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ta di risorse per soddisfare i bisogni fondamentali comuni, ma non per soddisfare i bisogni e le preferenze individuali, quelli cioè legati ai progetti di vita individuali. In altri termini, l'uguaglianza dovrebbe essere assicurata da una forma di aiuto fornita dallo Stato in una sola sfera, che permetterebbe sia la partecipazione attiva degli individui alle altre sfere, sia la distribuzione di altri beni sociali secondo principi diversi. Un'impostazione del genere consentirebbe la conciliazione di libertà e eguaglianza, entrambi elementi fondamentali dell'equità. Infatti, offrendo un'incondizionata sicurezza rispetto ai bisogni fondamentali a tutti i cittadini, questi vengono messi in grado di partecipare in modo paritetico alle altre sfere. Secondariamente, ogni individuo deve essere libero di perseguire, oltre il livello costituito dai bisogni di base, i propri progetti di vita e di acquisire le risorse necessarie allo scopo. In terzo luogo, gli individui sarebbero in grado di partecipare alle più svariate forme di cooperazione sociale, distribuendo una varietà di beni secondo principi diversi sulla base dell'associazione volontaria. Poiché ognuno vede garantiti i propri bisogni di base dalle misure statali, egli non dipende da alcuna forma di cooperazione per soddisfarli. Col che, la cooperazione potrà dirsi autenticamente volontaria e si potranno negoziare su base paritetica i termini fondamentali di coope-

razione, compresi i ruoli lavorativi e familiari. Un approccio all'equità che tenti di porre l'uguaglianza alla base della cooperazione, invece di servirsi della redistribuzione per rendere equo il risultato finale, offre il vantaggio di lasciare agli individui molta libertà di organizzare le proprie associazioni cooperative e di adattare i benefici alle diverse e soggettive concezioni del benessere personale. Chiaramente, ciò significare che le quote attribuite non saranno uguali ma differenziate e potranno apparire ingiuste agli occhi di un osservatore esterno. Ma se a tutti vengono garantiti i bisogni fondamentali, allora si potrà uscire senza alcun rischio da qualsiasi associazione cooperativa (e persino dall'ambito lavorativo) senza essere privati dei mezzi di autonoma sussistenza. In definitiva, il miglior modo di conciliare libertà e uguaglianza non è quello di applicare gli stessi principi a tutte le sfere della cooperazione sociale e di esigere l'equalizzazione del benessere in ciascuna di esse o dimostrare che tutti traggono benefici da particolari disuguaglianze come vuole cc Rawls col suo principio di differenza". Al contrario, esso consiste nel definire i bisogni di base degli individui e nell'usare la sfera politica per il loro soddisfacimento. A sua volta ciò consentirebbe alle altre sfere di ripartire equamente i beni sociali che sono loro propri. È questa l'idea centrale di un 43


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