Queste istituzioni 101 102

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complessa e tende ad agire senza criteri di efficacia ed efficienza. Non c'è alcuna responsabilità diretta tra il costo della struttura e la soddisfazione dei cittadini-utenti che usufruiscono dei servizi che la struttura fornisce. Se un servizio erogato da un privato non mi soddisfa, posso rivolgermi ad un altro fornitore con la conseguenza che se il mio grado di insoddisfazione diviene generalizzato l'azienda va in crisi e chiude: è il mercato che fa la selezione e garantisce la qualità. Ciò non avviene nel pubblico, anzi meno domanda c'è da parte dell'utente e meglio va per la struttura che non è chiamata a produrre, per di più senza alcuna contrazione economica per il personale, essendo assente ogni criterio di produttività. Il metodo Cassese, grazie al quale oggi abbiamo visto risultati significativi, mi sembra dunque l'unico percorribile: solo interventi drastici possono costringere la burocrazia a recepire iniziative di ammodernamento della pubblica amministrazione. Il nemico principale di Sabino Cassese è stato il tempo. Tutti sapevamo che il governo Ciampi era un governo a termine, di transizione e l'unica cosa che Cassese poteva fare era avviare la riforma intervenendo sui punti nevralgici della pubblica amministrazione, innescando così una reazione a catena all'interno della stessa amministrazione con l'effetto di attivarne autonomi processi di riforma. È chiaro che una terapia intensiva ha anche il rischio di uccidere il paziente debilitato, specialmente quando questi non collabora, ma era un rischio che doveva esser corso. Oggi possiamo dire che le condizioni del paziente sono stazionarie, ma è ancora lunga la strada che porta alla guarigione sem100

pre che i nuovi medici siano all'altezza della situazione.

Giampaolo Ladu * CONTROLLO DI LEGITFIMITÀ E CONTROLLO DI GESTIONE

Da tempo la pubblica amministrazione è oggetto di un profondo riassetto organizzativo che, grazie ad interventi legislativi di notevole momento, non si limita ad una "risistemazione" dell'esistente, ma si estende all'introduzione, nel nostro ordinamento, di figure e schemi mutuati da altri Paesi o dal ripensamento di enti preesistenti, ridisegnati - per finalità operative non meno che per una riaffermazione del principio di responsabilità in chiave privatistica. È facile pensare, da questo punto di vista, alle organizzazioni "no profit", proprie da molti anni del sistema anglosassone ed ormai in via di diffusione anche in Italia: organizzazioni caratterizzate non già dall'assenza di profitti, ma dalla loro particolare struttura finalistica. A mente della normativa statunitense, infatti, enti come università, ospedali, associazioni ambientalistiche o di beneficenza non a scopo di lucro, a differenza delle aziende private, non pagano tributi, in funzione dell'adesione a tre principi fondamentali. Innanzitutto, i servizi offerti da queste organizzazioni devono essere di pubblica utilità; in secondo luogo, tutti i profitti devono essere reinvestiti e nessun dividendo può essere pagato ai soci; infine, una quota del fatturato deve essere destinata alla beneficenza. • Ordinario di Contabilità dello Stato, Università di Cagliari e Università di Pisa.


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