Musicare 4/2017

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SETTEMBRE-OTTOBRE 2017

MusiCare 2017 - ANNO XIX - Numero 4 - Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza

BATTE ANCORA! Perché la musica non finisce quando cala il sipario ma quando smettiamo di ricordare, ascoltare e cantare. La vita scorre come il tempo sul pentagramma, tra alti e bassi, come i picchi di un battito cardiaco. E non è mai troppo tardi per concedersi una serata a teatro, per perdersi e ritrovarsi, nella musica di ogni giornata.

SUONI DAL SILENZIO

La via del deserto per ritrovarsi umani: è la ricetta 2017 di Musica delle Tradizioni

DALLA JUPITER A “OTZMA”

I primi concerti delle Stagioni di OTO e Quartetto promettono soddisfazioni tra conferme e novità 1

UN, DUE, TRE, TOCCA A ME! Il nuovo percorso di formazione per insegnanti di infanzia e primaria ha già fatto il tutto esaurito


ANNO SOCIALE 108 Giovedì 19 ottobre 2017, ore 20:45

Giovedì 8 febbraio 2018, ore 20:45

KREMERATA BALTICA orchestra SEONG-JIN CHO pianoforte

Integrale delle Sonate e Partite di J. S. Bach parte prima

Teatro Comunale di Vicenza

Teatro Comunale di Vicenza concerto nel ricordo del marchese Giuseppe Roi

SUYOEM KIM violino

musiche di Górecki, Chopin e Weinberg

Venerdì 23 febbraio 2018, ore 20:45

Lunedì 13 novembre 2017, ore 20:45

MURRAY PERAHIA pianoforte

Teatro Comunale di Vicenza

Teatro Comunale di Vicenza

programma da definire

CUARTETO CASALS archi

Mercoledì 7 marzo 2018, ore 20:45

musiche di Beethoven e Porat

Teatro Comunale di Vicenza

ORCHESTRA DA CAMERA DI BRESCIA Filippo Lama violino concertatore BRUNO CANINO & ANTONIO BALLISTA

Lunedì 20 novembre 2017, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

SPIRA MIRABILIS orchestra Brahms Sinfonia n. 1

duo pianistico

musiche di Boccherini, Mozart e Schubert

Mercoledì 6 dicembre 2017, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

Lunedì 19 marzo 2018, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

DE LABYRINTHO ensemble vocale ROSSOPORPORA ENSEMBLE orchestra di

FILIPPO GAMBA pianoforte Integrale delle 32 Sonate di Beethoven quarto concerto

strumenti antichi

Walter Testolin direttore

Lunedì 16 aprile 2018, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

PER L’IMMORTAL SENTIERO Madrigali, arie e balli di Monteverdi nei 450 anni dalla nascita

MATTHIAS GOERNE baritono ALEXANDER SCHMALCZ pianoforte

Giovedì 14 dicembre 2017, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

Franz Schubert: i tre grandi cicli di lieder terzo concerto

THE KING’S SINGERS ensemble vocale

Lunedì 7 maggio 2018, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

LE NOZZE D’ORO DEI KING’S SINGERS Brani della tradizione natalizia

QUINTETTO BARTHOLDY archi

CAMERATA SALZBURG orchestra GREGORY AHSS violino concertatore JAN LISIECKI pianoforte KURT KÖRNER tromba

musiche di Zemlinsky, Mozart e Bruckner

musiche di Bach, Shostakovich e Mozart

Sabato 13 gennaio 2018, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

Lunedì 29 gennaio 2018, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

BIGLIETTI E ABBONAMENTI in vendita alla biglietteria del Teatro Comunale e presso la sede della Società del Quartetto (Vicolo Cieco Retrone, 24 / tel. 0444 543729 / info@quartettovicenza.org)

LORENZA BORRANI violino ALEC FRANK-GEMMILL corno naturale ALEXANDER LONQUICH pianoforte musiche di Schumann e Brahms

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www.tcvi.it / www.quartettovicenza.org


C

apita di perdersi. In una città che non si conosce si perde la bussola tanto si è disorientati dalle novità e, magari, dalle bellezze che offre, e non si ritrova più la strada di casa. In montagna, in una camminata, si perde la direzione giusta perché ad un bivio si imbocca un sentiero sbagliato, oppure perché il sentiero giusto sembra finire in mezzo ai rovi. Ci si può perdere anche nell’esecuzione di un brano musicale. Capita anche ai più grandi e solidi musicisti: una nota stonata, uno sguardo dal pubblico, qualcosa che distrae e fa perdere la misura, il tempo. Quando si suona con altri, scherzosamente, si dice che l’importante è iniziare e finire assieme: nel mezzo gli incidenti possono accadere. L’importante è ritrovarsi. Perdersi e ritrovarsi è l’essenza della forma sonata, in musica: dopo aver esposto un bellissimo tema, l’armonia si allontana, si “scompone” per svilupparsi in qualcosa di inaspettato, a tratti irriconoscibile da ciò che l’ha generato. Ma poi la riconduzione ci prende per mano e ci rassicura: è il momento della ripresa, tornano il tema e l’armonia che l’ha generato. Pierangelo Valtinoni e Paolo Madron - due autori vicentini di spicco nel panorama operistico europeo - hanno appena concluso quella che hanno definito la “trilogia della ricerca”. Nella loro prima opera, “Pinocchio”, il burattino perdeva ma poi ritrovava suo padre Geppetto, mentre nella seconda, “La Regina delle nevi”, Gerda ritrovava, al termine dell’opera, il suo compagno d’infanzia Kay. Così in quest’ultima, “Il Mago di Oz”, la protagonista Dorothy ritrova sé stessa al termine di un lungo e fantastico viaggio. Capita anche di perdersi un concerto, magari l’ultimo di quel grande interprete. Un vero peccato. Ma al di là dei cosiddetti “eventi”, l’importante è che non venga a mancare la musica di ogni giornata: una colazione ascoltando le “Goldberg” di Bach, preparare la cena con Schubert in sottofondo, un viaggio in auto in compagnia del cantautore che ha qualcosa da dirci o, per qualcuno, una bella canzone dello Zecchino d’oro, rigorosamente di almeno vent’anni fa, quando non c’era l’elettronica ma solo poesia e fantasia. Purché ci sia musica. La Società del Quartetto di Vicenza ha sempre proposto le proprie stagioni concertistiche non tanto con lo spirito del grande evento, quanto con quello di offrire una “colonna sonora” ad un territorio e ad ogni persona di quel territorio che, nella routine del proprio quotidiano, abbia piacere di fermarsi qualche ora ad ascoltare e ad ascoltarsi. Anche quest’anno, l’invito è di non portarsi a casa il programma di sala come cimelio da incorniciare, ricordo del grande nome ascoltato dal vivo, ma di portare con sé una storia, un ricordo e l’eco dell’emozione che quel momento ha saputo dare. Perché certe emozioni ritornano, altre no, e bisogna saper cogliere le cose belle quando ci sono. È quando diventiamo sordi ai ricordi, e alla bellezza che ci indicano, che perdiamo un pezzetto di noi stessi. ● Giovanni Costantini

cartaCanta LA PIÙ BELLA BATTAGLIA PERDUTA

In copertina Il “cuoricino di Elisabetta”, origami casalingo con uno spartito per viola e pianoforte. Anno XIX - Numero 4 Settembre-Ottobre 2017

coordinamento editoriale Giovanni Costantini collaboratori Marco Bellano Filippo Lovato Paolo Meneghini Alberto Schiavo impaginazione Alessandra Melison per le foto l’Editore è a disposizione di quanti provassero diritti di Copyright

Periodico di cultura, musica e spettacolo di Società del Quartetto di Vicenza e Orchestra del Teatro Olimpico Direttore Resp.: Matteo Salin Editore: Società del Quartetto di Vicenza Redazione: vicolo cieco Retrone, 24 Vicenza Tel. 0444/543729 Fax 0444/543546 web www.quartettovicenza.org e-mail info@quartettovicenza.org Periodico iscritto al registro Stampa del Tribunale di Vicenza n. 977 Stampa: Tipolitografia Pavan snc su carta Passion 13 da 100 g/mq Tiratura 3000 copie

la carta di questa pubblicazione è gentilmente offerta da

W. A. MOZART SINFONIE IN C (“JUPITER-SINFONIE”) KV 551 BÄRENREITER-VERLAG, KASSEL Publication 1957 L’opera sarà interpretata dall’Orchestra del Teatro Olimpico Alexander Lonquich direttore lunedì 6 novembre 2017 al Teatro Comunale di Vicenza.

«Da outsider borghese al servizio della corte, Mozart combatté fino in fondo, con incredibile coraggio, una battaglia di affrancamento dai suoi padroni e committenti aristocratici. Lo fece di propria iniziativa, per amore della propria dignità di uomo e del proprio lavoro di musicista. E perse la battaglia – come era da prevedere, aggiungeremmo con la presunzione dei posteri.» Norbert Elias

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Orchetra del Teatro Olimpico

Stagione di concerti al Teatro Comunale di Vicenza

Stagione Sinfonica 2 0 1 7 /2 0 1 8

al Teatro Comunale di Vicenza

Comune di Vicenza

lunedì 6 novembre 2017 ore 20:45

Alexander Lonquich direttore e pianoforte Mozart: Ouverture da “Il Flauto magico” Concerto per pianoforte n. 27 Sinfonia n. 41 in Do magg. “Jupiter”

lunedì 26 febbraio 2018 ore 20:45

Alexander Lonquich direttore Gregory Ahss violino

Prokof’ev: Ouverture su temi ebraici op. 34 Prokof’ev: Concerto in Re magg. per violino e orchestra op. 19 Schumann: Sinfonia n. 2 in Do magg. op. 61

lunedì 18 dicembre 2017 ore 20:45

Alexander Lonquich direttore Ilya Gringolts violino

lunedì 26 marzo 2018 ore 20:45

Francesco Ommassini direttore

Schumann: Concerto per violino e orchestra in Re min. Schubert: Sinfonia n. 9 in Do magg. “La Grande”

Rossini: Sinfonia da “Tancredi” Beethoven: Sinfonia n. 5 in Do min. op. 67 Schumann: Sinfonia n. 4 in Re min. op. 120

domenica 31 dicembre 2017 ore 22:00 fuori abbonamento

sabato 7 aprile 2018 ore 20:45

GRAN CONCERTO DI SAN SILVESTRO Gábor Takács -Nagy direttore Polina Pasztircsák soprano

Prokof’ev: Suite da “Lieutenant Kijé op. 60 Concertino per violoncello e orchestra op. 132 Sinfonia n. 3 in Do min. op. 44

Enrico Bronzi direttore e violoncello

musiche di Brahms, Johann Strauss padre e figlio, Mascagni, Stolz, Heuberger, Kàlmàn, Khachaturian, Lehar

BIGLIETTI E ABBONAMENTI in vendita presso la biglietteria del Teatro Comunale di Vicenza Viale Mazzini, 39 - Vicenza tel. 0444 324442 / biglietteria@tcvi.it

lunedì 22 gennaio 2018 ore 20:45

Enrico Onofri direttore e violino

presso la sede dell’Orchestra del Teatro Olimpico Vicolo Cieco Retrone, 24 - Vicenza tel. 0444 326598 / segreteria@orchestraolimpico.it www.orchestraolimpico.it

Mozart: Sinfonia n. 10 in Sol magg. Sammartini: Sinfonia in La magg. Haydn: Concerto per violino in Sol magg. Mozart: Sinfonia n. 39 in Mi bem. magg.

online sul sito www.tcvi.it

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Indice

LA STECCA «Ci sono ancora così tante belle cose da dire in DO maggiore.» (Sergej Sergeevič Prokof’ev , pianista e compositore russo, 1891-1953)

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ouverture

PERCHÈ I VIOLINI HANNO LE EFFE a cura di Filippo Lovato

notEventi

SUONI DAL SILENZIO: LA VIA DEL DESERTO PER RITROVARSI UMANI di Ilaria Fantin

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antePrima

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musicaMese

L’ARTE PIANISTICA DI CHOPIN, DA BELLINI ALLA COREA di Marco Bellano

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musicaMese

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registri&note

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backStage

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UNA GRANDE RICHIESTA D’AMORE: MOZART, IL NOSTRO SPECCHIO

I QUATTRO RAGAZZI SPAGNOLI SOPRAVVISSUTI ALLA MUSICA... di Paolo Meneghini

CRESCERE CON LA MUSICA: UN NUOVO CORSO DI FORMAZIONE a cura della redazione

OTO IN TRASFERTA: SUCCESSO PER LA PRIMA NAZIONALE DE “IL MAGO DI OZ” a cura della redazione

audioVisivi

NEI PANNI DI SCHUMANN AD ASCOLTARE IL PAGANINI DI KREMER di Marco Bellano

di Giovanni Costantini

d’altro ouverture canto Vicenza ha appena accolto circa 200 strumentisti “under 30”, arrivati in città da tutta Italia per sostenere le audizioni indette dall’Orchestra del Teatro Olimpico per i ruoli di violino, violoncello, contrabbasso, oboe, fagotto, corno e tromba. In ballo c’era la possibilità di entrare nelle file di un’orchestra che propone un percorso di alta formazione, l’opportunità di condividere molte giornate di studio (ma anche momenti di svago) con i giovani colleghi e con i qualificati tutor e, non ultima, la chance di esibirsi in una stagione concertistica, a fianco di solisti e direttori di gran fama e al cospetto di una media di 850 ascoltatori a concerto. L’esperienza con la OTO rappresenta, per questi giovani maestri d’orchestra, una fase di ulteriore perfezionamento professionale nella prospettiva di spiccare finalmente il volo verso importanti ensemble orchestrali – in Italia o all’estero – che siano in grado di offrire loro un impiego stabile nel mondo della musica. Fra tutti coloro che aspiravano ad entrare nei ranghi della OTO ha particolarmente colpito un ragazzo, non ancora ventenne, che suona il corno da quando era bambino. Vive in un paesino di 5 mila anime adagiato in una delle valli bergamasche ed era alla sua prima audizione in assoluto. Arrivato a Vicenza con il padre, rimasto discretamente in disparte, era così teso ed emozionato che stava quasi per andarsene senza nemmeno farsi sentire dalla commissione. Ma, si sa, la vita a volte è come un film. Così, dopo averlo ascoltato, ai due compassati maestri esaminatori è sfuggito all’unisono un sincero “bravo!”. Un complimento non tanto per le pur ragguardevoli doti tecniche espresse, quanto piuttosto per una musicalità straordinariamente naturale. Per la spontaneità e la gioia di suonare che sgorgavano dal suo corno ad ogni nota. Fisico da cornista e “faccia da OTO”, nonostante l’emozione, il nostro ha superato brillantemente l’audizione e molto probabilmente potremo vederlo sul palco del Comunale di Vicenza fin dalla prossima, imminente stagione. ●

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ouverture

a cura di Filippo Lovato

PERCHÉ I VIOLINI HANNO LE EFFE Un paio di fogli infilati in un libro: un autore che non si firma ha pensato di imitare le Just so stories di Kipling attribuendo una spiegazione fantastica (e chiaramente inesatta) alla presenza delle effe nella cassa del violino. Come il modello che l’ha ispirata, anche questa storia è dedicata ai bambini che non si stancano di chiedere perché. Ma anche noi adulti possiamo trarne una lezione.

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’era una volta un liutaio che era diventato povero perché il Gran Signore del borgo in cui viveva era diventato sordo. Sembra strano, ma è proprio così. Antonio, così si chiamava il liutaio, costruiva violini. Aveva un figlio di dodici anni, Niccolò, che lavorava con lui e, a forza di provare i violini che costruiva suo padre, aveva imparato a suonare proprio bene. A quei tempi i violini non avevano le effe. Vuol dire che nel legno non c’erano quei buchi a forma di lettera effe corsiva che adesso vediamo ai lati del ponticello. Però a quei tempi i violini suonavano piano. Dentro una stanza potevi sentire un violino che suo-

nava, ma bisognava fare silenzio. Se pioveva forte, se si chiacchierava, il violino non si riusciva più a sentirlo. Il Gran Signore abitava nel castello che sorgeva nella piazza del mercato. Era un prepotente e non aveva un buon carattere. Però amava la musica. La sera, dopo cena, chiamava la sua orchestra d’archi perché suonasse per lui. C’erano ben tredici violini, sei viole, cinque violoncelli e due contrabbassi. Il Gran Signore, invecchiando, stava diventando sordo. Così, da un po’ di tempo, la sua orchestra d’archi non riusciva a finire un concerto perché a un certo punto il Gran Signore sbatteva il pugno sul tavolo e urlava che suona-

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vano troppo piano. Il Primo Violino si scusava, ma tutti i musicisti avevano una gran paura di perdere il posto. Il Gran Signore aveva ordinato ad Antonio di costruire i violini nuovi per l’orchestra. Tredici violini, perbacco. Il liutaio era andato a comprare il legno, l’aveva pagato, e aveva portato i suoi bellissimi violini al castello. “Il Gran Signore la pagherà dopo aver sentito suonare i violini”, aveva detto il servitore. Dopo un mese Antonio era tornato al castello, per chiedere se il Gran Signore aveva ascoltato i violini nuovi. “Il Gran Signore non la pagherà – gli aveva risposto sgarbatamente il servitore – perché non ha sentito suonare i suoi violini. I suoi violini non funzionano: suonano troppo piano, peggio di quelli vecchi”. Cosa poteva fare il liutaio? I soldi li aveva spesi quasi tutti per comprare il legno. Gliene era rimasto solo un pezzo in più. “Potresti costruire un altro violino – aveva suggerito Niccolò – così io vado a suonarlo in una stradina e chi passa mi darà qualche moneta”. Antonio non voleva, ma c’era poco altro da fare. Si mise all’opera e costruì un violino proprio bello. Non suonava forte, ma nessun violino a quel tempo lo faceva. Il giorno dopo Niccolò di buon mattino si mise a suonare in una via che sboccava in piazza, perché lì c’era un po’ di silenzio. Le donne che passavano con i cesti per la spesa lo guardavano e ogni tanto una moneta finiva nel cappello. Ma quando il traffico nella stradina crebbe, il violino non si riuscì più a sentirlo. Così Niccolò si spostò a suonare vicino al castello del Gran Signore, a lato del portone. Perché lì c’era silenzio: gli abitanti del borgo non sapevano che il Gran Signore era un po’ sordo, ma sapevano che non aveva un buon carattere, così, quando passavano davanti al castello facevano silenzio e si facevano il segno della croce. Un mercante molto preoccupato disse sottovoce a Niccolò di non stare lì, ma proprio in quel momento si aprì il portone. Niccolò, pensando che il Gran Signore gli avrebbe dato una bella moneta d’oro, cominciò a suonare con grande impegno. Nella piazza erano tutti col fiato sospeso. Miracolo: il Gran Signore

glio obliquo sulla cassa del violino, proprio vicino al ponticello. Per tutta la notte piovve forte e anche la mattina le gocce picchiettavano forte sui tetti. Niccolò, spostando il violino dal tavolo, pizzicò una corda e sentì un suono che non aveva mai udito prima. Con tutta quell’acqua che scrosciava sul tetto era sorprendente sentire il violino. Così prese l’archetto e provò a suonare. Antonio, ancora assonato, si destò di colpo: gli arrivava all’orecchio, il suono di un violino che, solo la mattina del giorno prima, sarebbe annegato in tutto quel trambusto d’acqua sui tetti. “È come se prima il violino cantasse con la bocca chiusa, e ora canta con la bocca aperta”, disse Niccolò. Al che Antonio ebbe l’idea: “Adesso so come far suonare più forte il violino”. Il liutaio prese lo strumento e allargò quel taglio facendo una effe corsiva. Così: f. E ne fece un’altra rovesciata, dall’altra parte del ponticello. “Perché le effe?”, chiese Niccolò. “Perché è l’iniziale della parola forte”, rispose Antonio. Nel primo pomeriggio Antonio diede il violino a suo figlio perché lo provasse. La pioggia era finita, un sole limpido splendeva nel cielo azzurro mentre gli ultimi stracci di nuvole scorrevano via portati dal vento. Niccolò strofinò l’archetto sulle corde e ne uscì un suono nuovissimo, luminoso come il sole, limpido come l’azzurro, veloce come il vento, un suono bello e forte che tutti potevano sentire. Niccolò, saltando di gioia, andò subito in piazza. Il suono del violino arrivò all’orecchio di tutti e le monete riempirono il cappello. In piazza c’era anche il Primo Violino dell’orchestra del Gran Signore che corse da Niccolò, gli diede una moneta d’oro e gli disse: “Vendimi il tuo violino. Altrimenti, tra poco, perderò il posto e forse anche la testa”. Niccolò gli rispose che non poteva. “Ma mio padre può aiutarti”. Detto, fatto. I 13 violinisti, i 6 violisti, i 5 violoncellisti e i 2 contrabbassisti dell’orchestra si misero in coda davanti alla casa di Antonio per aspettare che incidesse le effe sui loro strumenti. Quella sera il concerto andò avanti fino alla fine e il Gran Signore, a detta del servitore, mugugnò sottovoce: “Bene”. Il servitore gli disse che, se aveva sentito i violini, bisognava pagare il liutaio . Il Gran Signore assentì. Da allora Antonio ebbe un sacco di richieste di nuovi violini e Niccolò, per aiutarlo, non suonò più per strada. Ma una mattina se ne andò col violino verso la piazza. Si nascose e attese il Gran Signore che passava a cavallo. Al momento giusto col violino imitò il raglio di un asino. Il cavallo si spaventò e disarcionò il Gran Signore che cadde a terra facendosi un gran male al sedere. E mentre Niccolò, libero e felice, scappava via, il Gran Signore continuava a chiedersi cosa fosse successo.

in persona, a cavallo, stava ascoltando Niccolò suonare. Niccolò si faceva coraggio e suonava sempre meglio, la gente sulla piazza cominciava a sorridere, ma il Gran Signore urlò: “Smettila! Tanto non si sente niente. Anche tu, come tutti gli altri, suoni troppo piano!”. E con lo sperone diede un calcio al violino. Il Gran Signore proseguì la sua passeggiata a cavallo, la gente tornò ai suoi affari e Niccolò raccolse il violino, mentre le lacrime gli scendevano lungo le guance. Adesso come avrebbero fatto ad andare avanti? La sera a casa Antonio abbracciò Niccolò che singhiozzava. “Non piangere. Vedrai che riparerò il violino”. Il colpo del Gran Signore aveva aperto un ta-

Dolor indarno a chi si rode il fegato Angustia sì come all’agnel la Pasqua. Non perse tempo il bravo Niccolò In piazza il suo talento rivelò. E il taglio inciso sopra al bel violino Limato ad arte in modo sopraffino Antonio rese al sordo signorino. ● 7


ouverture notEventi notEventi

di Paolo di Meneghini Ilaria Fantin

SUONI DAL SILENZIO: LA VIA DEL DESERTO PER RITROVARSI UMANI Musica delle Tradizioni 2017 propone un vagabondaggio cultural-musicale fra dune di sabbia, steppe sconfinate e voci ancestrali. Perché anche l’uomo occidentale possa riscoprire una sua identità attraverso la dimensione del viaggio e del silenzio. Tre serate di world music dalla Mongolia e dal Sahara, coronate dalla presenza del “nostro” Moni Ovadia.

Moni Ovadia

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elle passate edizioni abbiamo cantato il fado con Joana, tenuto il tempo con la musica irlandese, riso ascoltando le vicende del rebetiko, sognato attraverso la danza dei dervisci. Siamo andati in India, in Turchia, in Tunisia. Ma abbiamo anche assaporato il Sud Italia apprezzando le melodie che da secoli ascoltiamo e che formano la nostra stessa identità. Quest’anno il nostro giro nel mondo riparte alla scoperta di tradizioni che affondano le loro radici in luoghi lontani, culture ancestrali, epoche remote, dal deserto del Sahara a quello dei Gobi, dal mondo ebraico alla cultura sefardita. Un viaggio verso mondi affascinanti, a noi quasi sconosciuti nella loro profonda essenza. Sarà dunque una forte emozione riconoscere nelle espressioni artistiche di queste antiche etnie, evocazioni e sonorità sorprendentemente vicine. Da venerdì 20 a domenica 22 ottobre, tre serate in cui si alternano sul palcoscenico del Teatro Comunale il trio Anewal di Alhousseini Anivolla, una tra le voci più note del desert blues sahariano, gli Egschiglen, vera istituzione mondiale nella World Music proveniente dalla capitale della Mongolia e il vagabondo

culturale per eccellenza, il nostro Moni Ovadia. Il filo conduttore dell’edizione 2017 del Festival è il nomadismo: i viaggi delle rotte carovaniere dei Tuareg, gli spostamenti delle popolazioni mongole che abitano le steppe asiatiche, le traversate delle etnie dalle storie tormentate che hanno solcato il Mediterraneo. E continuano ad attraversarlo. I canti e le antiche melodie di questi popoli raccontano storie che si perdono nella notte dei tempi, fra disperazione e aneliti di speranza, paesaggi mozzafiato e solitudine, deserti di sabbia, steppe sconfinate e l’immensità del mare. La primaria fonte di ispirazione e le parole che descrivono il nuovo viaggio di Musica delle Tradizioni, si ritrovano tra le righe dei numerosi scritti di Bruce Chatwin. Il distacco dalla vita materiale e dagli oggetti che distraggono al punto di diventare catene, la necessità di mettersi in cammino per lasciare alle spalle il superfluo e dialogare con la propria anima, l’importanza di rispettare la natura perché ‘ferire la terra è ferire te stesso’: idee in movimento, riflessioni che se veramente interiorizzate avrebbero il potere di cambiare il nostro modo di essere e il corso degli eventi.

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LA ROTTA MEDITERRANEA DI MONI OVADIA Un recital per voce, chitarre, contrabbasso e percussioni, basato sull’intreccio di racconti e canzoni popolari dell’area mediterranea e composizioni originali. Musica delle Tradizioni ha il piacere di ospitare uno tra i più grandi artisti “culturalmente apolide” dei nostri giorni. Moni Ovadia oggi è considerato uno dei più autorevoli e popolari uomini di cultura ed artisti della scena italiana. Nato a Plovdiv, in Bulgaria, da una famiglia ebraico-sefardita (greco-turca da parte di padre, serba da parte di madre), vive a Milano dalla sua infanzia. Un migratore, un gira mondo che ha sempre avuto tra gli obiettivi principali quello di far incontrare le culture e portarle a teatro, mescolando musica e recitazione. Musica delle Tradizioni ha l’onore di ospitare la sera del 21 ottobre il nuovo spettacolo “Rotte Mediterranee”: un recital per voce, chitarre, contrabbasso e percussioni mediterranee basato sull’intreccio di racconti e canzoni popolari dellʼarea mediterranea e composizioni originali. Il Mediterraneo non è solo un luogo geografico, è unʼatmosfera, un paesaggio. È, tra i punti cardinali, quello che vive nel presente: non è la proiezione smisurata della conquista dellʼovest, né il rigore nordico dellʼetica del lavoro, non è lʼorigine che appartiene allʼoriente, ma è lʼesperienza della complessità, la ricchezza delle differenze. Una dimensione della conoscenza non ossessionata dalla crescente velocità. Azzurro ma non sempre, grigio sotto le nuvole, nero nellʼoscurità, dorato o roseo e perfino rosso sotto il sole, bianco o plumbeo, verde, trasparente, torbido: il mare si colora di una gamma smisurata di sfumature che rimbalzano nei suoni delle voci, dei luoghi, delle musiche. I canti presentano elementi nelle lingue locali: bulgaro, serbo, greco, ladino, turco e vari dialetti italiani. Si tratta dunque di un repertorio plurilingue, in cui talora una stessa melodia accompagna testi in lingue diverse, talora una stessa canzone si compone di strofe in varie parlate. Musiche e canti ispirati alle diverse culture del Mediterraneo e al dialogo tra i popoli; partendo dallʼItalia si parte per un viaggio che tocca Spagna, Nord Africa, Grecia e arriva fino ai Balcani. Particolarmente interessante la presenza di alcune sevdalinke bosniache, romanze dei sefarditi bosniaci nate principalmente da racconti popolari della tradizione orale. Come ad aprire finestre sul mediterraneo, Moni Ovadia fonde musica, canto e parole in una originale forma di concerto teatrale, impreziosito dai suggestivi testi di Ivo Andric, Paolo Rumiz e dello stesso Moni Ovadia. Ad anticipare il concerto, alle ore 16.00 a Palazzo Chiericati, ci sarà uno speciale incontro tra Moni Ovadia e il prof. Giovanni Villa, direttore scientifico della pinacoteca vicentina. Un dialogo, una conversazione per entrare nel tema del festival e per confrontare il nomadismo della musica popolare in cui il nostro attore-musicista è immerso da sempre con il soggetto che più appassiona il professor Villa: l’opera d’arte.

Alhousseini Mohamed Anivolla

Amartuwshin Baasandorj

Il deserto è bello, un posto incredibilmente pulito e puro. Il suo silenzio è tonificante, il sole è puro e mite, è un padre che insegna a rimanere nell’essenziale. M. Maggiani La vita dunque, se vista come un lungo viaggio da percorrere a piedi, avrebbe come protagonista il silenzio, uno stato mentale a cui l’uomo occidentale da troppo tempo volta indifferente le spalle. L’atmosfera ammaliatrice del deserto è sicuramente il luogo migliore dove l’uomo potrebbe ritrovare un pizzico di autenticità e dove, eliminando il superfluo che costituisce gran parte della sua identità, riconoscerebbe gli altri unicamente come fratelli. ●

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ouverture notEventi musicaMese

di Paolo Meneghini di Marco Ballano

L’ARTE PIANISTICA DI CHOPIN, DA BELLINI ALLA COREA Sarà il giovane pianista coreano Seong-Jin Cho a proporre i due concerti di Chopin, dopo aver fatto “suo” questo autore vincendo il prestigioso Concorso intitolato al compositore polacco. La trascrizione per archi del tessuto sinfonico sarà quella di Evgeny Sharlat, e non mancherà di esaltare quegli echi di belcanto ricercati da Chopin. La celebre Kremerata Baltica sarà sfondo e colore di questo primo concerto della Stagione della Società del Quartetto.

Kremerata Baltica

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on i suoi due Concerti per pianoforte e orchestra, nelle trascrizioni per archi di Evgeny Sharlat, Frédéric Chopin domina il programma che la Kremerata Baltica presenterà il 19 ottobre, con pianista coreano di 23 anni, Seong-Jin Cho, vincitore del Concorso Chopin (2015) e medaglia di bronzo ai concorsi Tchaikovsky e Arthur Rubinstein. L’arte di Chopin, si sa, parlò quasi esclusivamente tramite il pianoforte: sono pochissimi i lavori che il compositore pensò per strumenti diversi, nei quarant’anni scarsi della sua esistenza minata dalla tubercolosi. Eppure Chopin, fragile nel corpo, fece della sua fisicità eterea un travolgente punto di forza: le sue mani lunghe e diafane cesellavano sui nuovi pianoforti dell’epoca, dalla meccanica sempre più sensibile, un rivoluzionario virtuosismo del tocco. Anche nei rari casi di lavori sinfonici, l’orchestra viene sempre usata da Chopin come sostegno per il solista alla tastiera. Questo è subito evidente nel Primo concerto per pianoforte e orchestra Op. 11 (1830), in realtà il secondo lavoro di questo tipo concepito da Chopin, in ordine cronologico; il primo fu il Concerto n. 2 Op. 21. Chopin scelse di invertire l’ordine poiché l’ Op. 22 era una composizione in cui il pianoforte aveva sull’orchestra un dominio ancor più vasto, se possibile. Nel Concerto op. 11 l’autore si fece scrupolo di dare maggior spazio alla compagine strumentale, per produrre un lavoro che potesse meglio catturare l’attenzione del pubblico. Come risultato, si è avuta una musica maestosa, dove comunque il pianoforte mantiene

l’agilità leggiadra e scintillante tipica di Chopin. L’idea di Chopin fu vincente. Il Concerto n. 1, eseguito per la prima volta nel 1830, venne apprezzato con convinzione dal pubblico, e col tempo fu di sicuro preferito al n. 2 (che debuttò nello stesso anno). Ma Chopin tutto sommato rimase maggiormente legato al Secondo, arrivando ad eseguirlo un poco più di frequente rispetto al Primo (pur considerando che furono poche le apparizioni del compositore come solista alla tastiera). Sappiamo peraltro che, quando interpretava l’Op. 11, Chopin sceglieva spesso di fare completamente a meno dell’accompagnamento orchestrale. Il quale è comunque ricolmo delle stesse ispirate invenzioni melodiche che popolano la parte pianistica, dovute anche all’incondizionata ammirazione che il compositore polacco provava per lo stile dell’operista italiano Vincenzo Bellini. Gli abbellimenti che variano il tema principale nel secondo movimento dell’Op. 11 possono essere interpretati precisamente come esplicito omaggio belliniano: una ripresa adattata e personalizzata delle ornamentazioni del canto nella Norma. ●

giovedì 19 ottobre ore 20:45

Teatro Comunale di Vicenza concerto nel ricordo del marchese Giuseppe Roi

KREMERATA BALTICA orchestra SEONG-JIN CHO pianoforte musiche di Górecki, Chopin e Weinberg

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musicaMese ouverture

di Giovanni Costantini

UNA GRANDE RICHIESTA D’AMORE: MOZART, IL NOSTRO SPECCHIO Riflettere e riflettersi sulla musica del genio di Salisburgo: dalla tecnica esecutiva al significato più recondito, la scrittura di Mozart si presta ad una ricerca infinita. Una battuta di “Amadeus” e le considerazioni del sociologo Norbert Elias possono avvicinarci all’esecuzione e all’ascolto della sua musica. Alla ricerca di quello che non è scritto e non può esser detto.

OTO - Orchestra del Teatro Olimpico

S

e c’è un autore che costituisce un banco di prova per un’orchestra – e per il suo direttore e concertatore –, quello è Mozart. Certo, Beethoven, Brahms e tutti i romantici e gli autori del ‘900 che verranno dopo, non hanno scritto esattamente partiture da sfogliare sorseggiando un’aranciata. Ma Mozart esprime – forse per primo, di sicuro al massimo grado – almeno due peculiarità che, dopo di lui, non saranno più scontate: equilibrio e proporzione nella scrittura, e dunque nei timbri e nei volumi delle voci, nella definizione delle lunghezze dei suoni, nell’orchestrazione, nei movimenti. Qualcuno ricorderà la scena del celebre “Amadeus” di Milos Forman, quando l’Imperatore osa dire al “suo” compositore che nell’opera «ci sono troppe note»; la risposta del “genio” è una battuta – come sarà indubbiamte una gag tutta la sequenza – ma rivela una verità: «c’erano le note che ci volevano, maestà, esattamente, né di più né di meno». Il sociologo Norbert Elias ha dedicato un saggio a Mozart:il titolo è esattamente il nome del compositore, la casa editorice è “il Mulino”, per la collana Intersezioni. Elias svolge diverse considerazioni sul conflitto sociale vissuto dal compositore di Salisburgo: una di queste la riportiamo a pagina 3, nella rubrica cartaCanta. Ma ciò che è più degno di nota di tutta l’opera di Elias è l’individuazione nelle pagine di Mozart di uno specchio per ciascuno di noi e, dunque, anche una attualizzazione del suo messaggio sociale e umano. Per Elias, il senso generale della musica di Mozart è una «grande richiesta d’amore» al punto che, in definitiva, il compositore morì per lo svuotamento di significato della propria vita, per la perdita delle due ragioni di vita cui teneva di più: «l’amore di

una donna cui affidarsi e l’amore del pubblico viennese per la sua musica. Per un certo tempo aveva goduto di entrambe; ed esse si collocavano al punto più alto nella gerarchia dei suoi desideri». Conclude Elias: «Questa è la sua e nostra tragedia; quella di un’umanità [...] che aspira, cerca, fallisce». Sommando le considerazioni tecniche iniziali a quelle “filosofico-estetiche” appena riportate, si capirà perché è doveroso avere grande attesa nei confronti del concerto della OTO e del suo direttore, Alexander Lonquich, del prossimo 6 novembre, interamente dedicato alla musica di Mozart. Da quei tre colpi “divini” di apertura dell’ouverture del “Zauberflöte”, fino al tema del fugato finale della sinfonia “Jupiter” – citazione della fuga in Mi maggiore del Clavicembalo bentemperato di Bach, nonché auto-citazione dalla “Credo Messe” – Mozart ci dà tutto sé stesso e tutte le sue convinzioni di vita, il suo “credo”. Poco conta, a questo punto, andare a dissertare sull’anno di composizione del Concerto in Si bemolle maggiore (in programma la stessa sera) o sulla forma dei movimenti. Queste informazioni si trovano su tutti i manuali, come tutti i musicisti possono leggere le note su di un pentagramma. Miles Davis dirà: «Suona quello che non c’è». Noi cerchiamo quello che ci manca, perché mancava anche a Mozart. ●

lunedì 6 novembre ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

OTO-Orchestra del Teatro Olimpico ALEXANDER LONQUICH direttore e pianoforte musiche di Mozart

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ouverture notEventi musicaMese

di di Paolo Meneghini Paolo Meneghini

I QUATTRO RAGAZZI SPAGNOLI SOPRAVVISSUTI ALLA MUSICA... Tra le centinaia di formazioni cameristiche che naufragano ogni anno nonostante un ottimo livello musicale, il Cuarteto Casals è l’eccezione spagnola che ha raggiunto la possibilità di vivere di questo lavoro. Il loro concerto a Vicenza – con musiche di Beethoven e la prima nazionale di “Otzma” - è la tappa di un viaggio iniziato 20 anni fa, stipati in una Citroën AX...

Cuarteto Casals

C

osa significa suonare in un quartetto d’archi che abbia una fisionomia stabile e la voglia di diventare importante? «Significa studiare, confrontarsi e discutere tutti assieme dalle 5 alle 7 ore ogni santo giorno, almeno nei primi anni – spiega Vera Martínez, violinista madrilena co-fondatrice del Cuarteto Casals – e se fai questo non c’è molto tempo, nell’arco di una giornata, per dedicarsi ad altro». Suonare stabilmente in formazione di trio o quartetto vuol dire scommettere non solo su sé stessi, ma su un’entità della quale fanno parte altri musicisti; significa rinunciare, magari, ad offerte di lavoro allettanti e a guadagni immediati. Anzi, di soldi bisogna tirarne fuori – e non pochi – per perfezionarsi sotto la guida di importanti maestri e poi per partecipare ai concorsi internazionali dove ci si confronta con una concorrenza agguerrita che arriva da ogni parte del mondo. Eppoi, all’inizio, è facile farsi prendere dallo sconforto: nessuno ti chiama perché non sei Roberto Antonello conosciuto, perché non hai pubblicato nemmeno un cd e non hai ancora vinto nulla d’importante. Per questo sono centinaia le formazioni che nascono sotto i migliori auspici e che poi naufragano tristemente; al contrario sono poche decine, a livello internazionale, quelle che sopravvivono alle difficoltà incontrate nel cammino. «Ricordo che per il nostro primo concerto, giusto 20 anni fa a Toledo – racconta ancora Vera Martínez – mio padre si offrì di accompagnarci con la sua utilitaria: una Citroën AX. I tre compagni stipati nei sedili posteriori viaggiarono per oltre un’ora con l’ingombrante violoncello di Arnau Tomàs appoggiato sulle gambe! Ma a parte questi tragicomici ricordi che stanno a testimoniare l’entusiasmo e l’umiltà con i quali siamo partiti, ciò che ci è veramente rimasto impresso di quella prima esperienza è stato l’elettrizzante impatto con il pubblico. A quell’epoca in Spagna non esistevano quartetti d’archi “a tempo pieno”; noi abbiamo aperto una strada».

La bella storia del Cuarteto Casals – che prende il nome dal musicista catalano Pau Casals (18761973), uno dei più grandi violoncellisti del Novecento – è iniziata alla metà degli anni ‘90 fra i corridoi della Escuela de Música Reina Sofía di Madrid. Grazie anche alle lezioni di Rainer Schmitt del Quartetto Hagen, al quale i quattro ragazzi si sono affidati per perfezionare la loro arte, la formazione è cresciuta tantissimo, al punto da guadagnarsi allori e riconoscimenti in importanti competizioni internazionali (Londra e Amburgo). Da lì si sono aperte le porte delle più importanti sale da concerto europee (parliamo della Philarmonie di Berlino, piuttosto che della Konzerthaus di Vienna) e nel 2002 è arrivato un contratto in esclusiva per l’etichetta discografica Harmonia Mundi. Nessun’altra formazione spagnola è stata in grado di arrivare tanto in alto. Per festeggiare i 20 anni di attività il Cuarteto Casals ha scelto di portare in tournée l’amatissimo Beethoven, autore del quale registrerà, fino al 2020, il ciclo completo dei Quartetti per archi. Ma accanto al genio di Bonn la formazione spagnola ha avuto la felice idea di proporre, ad ogni concerto del tour, un giovane autore contemporaneo. A Vicenza tocca a Matan Porat, pianista ma soprattutto compositore israeliano di gran vaglia i cui lavori sono commissionati da importanti istituzioni internazionali. È il caso del quartetto per archi “Otzma” che in settembre è stato eseguito in Prima assoluta alla Wigmore Hall di Londra e che sarà interpretato al Comunale di Vicenza in “prima” italiana. ●

lunedì 13 novembre ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

CUARTETO CASALS archi musiche di Beethoven e Porat

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registri&note ouverture

a cura della redazione

CRESCERE CON LA MUSICA: UN NUOVO CORSO DI FORMAZIONE Cinque incontri di “aggiornamento”, per i docenti della scuola dell’infanzia e della primaria, tenuti da due musicoterapeute. In collaborazione con l’Istituto Comprensivo Vicenza 5, la Società del Quartetto mette in pratica le proprie finalità associative e le indicazioni del Comitato Nazionale per l’apprendimento della musica.

I

n linea con i propori obiettivi di associazione culturale e con le indicazioni del Comitato Nazionale per l’apprendimento della musica, la Società del Quartetto ha promosso un nuovo percorso di formazione ed aggiornamento per insegnanti di Scuole dell’Infanzia e prime classi di Scuola Primaria. Nel titolo è già esplicito lo spirito dell’iniziativa: Un, due, tre, tocca a me!. “...La musica si impara vivendola fisicamente ed emotivamente, così che essa contribuisca alla nostra crescita come individui, attraverso una esperienza creativa che coinvolga tutto ciò che alla musica può essere inerente: il gioco, il movimento, il corpo, il canto”. Il percorso - che ha già visto il “tutto esaurito” sul fronte delle adesioni - è formato da cinque incontri di due ore ciascuno per un totale di dieci ore di formazione. Ogni incontro è suddiviso in tre parti: un

cappello introduttivo/teorico, una parte laboratoriale attiva e un confronto finale di discussione. Le lezioni saranno tenute dalla dott.ssa Chiara Bertollo (musicoterapeuta-formatrice e organizzatore Nidi in Famiglia) e dalla dott.ssa Eleonora Beltramello (musicoterapeuta preparto e post parto in età evolutiva e per adolescenti). Nei cinque incontri verranno trattate le seguenti tematiche: Ritmo e body percussion, vocalità, gesti e suono, timbro, intensità, altezza, durata, ascolti attivi e lettura di gioco, attività ludiche per esplorare i parametri del suono, ascolti attivi e lettura della partitura. Gli incontri si svilupperanno tra ottobre e novembre e si svolgeranno presso la Scuola Media “A. Giuriolo”, parte dell’Istituto Comprensivo Vicenza 5, partner del progetto. ●

backStage ouverture

a cura della redazione

OTO IN TRASFERTA: SUCCESSO PER LA PRIMA NAZIONALE DE “IL MAGO DI OZ” Una settimana di produzione operistica per una ventina di elementi dell’Orchestra del Teatro Olimpico, coinvolta nell’allestimento dell’opera di Pierangelo Valtinoni e Paolo Madron, nell’ambito di OperaEstate Festival. musiche di Pierangelo Valtinoni su libretto di Paolo Madron. Prodotto da Città di Bassano OperaFestival nell’ambito di Lirica d’autunno 2017, l’allestimento ha rinnovato il felice connubio di varie realtà del territorio per mettere in scena un’opera in Prima nazionale, pubblicata dalla prestigiosa Boosey&Hawkes, dopo i successi ottenuti all’estero. Domenica 8 ottobre sul “palcoscenico” del PalaBassano si sono esibiti sei solisti, quattro attori, il coro di voci bianche Gioventù in Cantata e Giovani voci di Bassano, oltre alla già nominata Orchestra del Teatro Olimpico. Con la professoressa Cinzia Zanon Maestro del coro, la direzione e concertazione sono state affidate al maestro Carlos Spierer, grande conoscitore delle opere di Pierangelo Valtinoni, avendo già diretto “Pinocchio” e “La Regina delle Nevi”. La recita pubblica di domenica 8 ottobre è stata preceduta giovedì 5 e venerdì 6 ottobre da due sessioni di prove generali che hanno visto il coinvolgimento delle scuole del territorio. ●

Pierangelo Valtinoni

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rchestra del Teatro Olimpico (in formazione ridotta, a parti reali) in trasferta per l’allestimento de “Il mago di Oz”, opera in due atti con

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ouverture notEventi tracce

di Paolo Meneghini di Filippo Lovato

IL SENSO POETICO DEL PIANISTA COREANO IN UN CD DEDICATO ALLA MUSICA DEL POLACCO

MAGDALENA KOŽENÁ E VENICE BAROQUE: ABBINATA PERFETTA PER LE ARIE DI HÄNDEL

autore G. F. Händel titolo CD Ah! mio cor - Arias interpreti M. Kožená (soprano) Venice Baroque Orchestra, A. Marcon (dir.) etichetta CD DG 477 6547 AH, DDD, 2007

autore F. Chopin titolo CD Piano concerto n. 1, Ballate interpreti S. J. Cho (piano) London Symphony Orchestra, G. Noseda (dir.) etichetta CD DG 476 5941 GH, DDD, 2016

A Händel e, soprattutto, all’aria barocca, Magdalena Kožená ha dedicato questo CD che segna la prima collaborazione discografica tra il mezzosoprano ceco e la Venice Baroque Orchestra di Andrea Marcon. Il vasto corpus di opere e oratori del sassone viene vagliato alla ricerca di gemme di bellezza che offrano un assaggio della varietà di affetti di cui Händel era abile evocatore. La tracklist include otto arie in italiano e tre in inglese. Si va da “Ah! mio cor” dall’Alcina, a “Pensieri, voi mi tormentate!” da Agrippina, dalla “Cara Speme” del Giulio Cesare, al “Mi derida l’amante” da Amadigi. E poi “E vivo ancora?” e “Dopo notte atra e funesta” da Ariodante, “Ah stigie larve” da Orlando e la commovente “Lascia ch’io pianga” da Rinaldo. In inglese: “Where shall I fly” da Hercules, “O had I Jubal’s lyre” da Joshua e “With darkness deep” da Theodora. Magdalena Kožená è cantante di espressività potente e mai retorica, sostenuta da una dizione molto teatrale e intonazione adamantina. Domina un vibrato che è tremito d’emozione, e riesce a trasmettere il senso del testo anche quando le acrobazie del canto rischiano di metterlo in ombra. Il timbro ambrato della sua voce ricca di armonici è balsamo per i timpani. Marcon guida la Venice Baroque Orchestra in una lettura di fraseggio rotondo e articolato, palpitante di pathos. Abbinata perfetta. ●

Dall’ultimo vincitore del concorso Chopin ci si aspetta un disco dedicato alla musica del polacco. Il pianista sud-coreano Seong-Jin Cho, ventunenne quando nel 2015 ha ottenuto il più alto riconoscimento alla prestigiosa competizione che si svolge ogni cinque anni a Varsavia, allinea in questo magnifico CD il concerto in Mi minore op. 11 e le quattro ballate. Cho si immerge nella musica di Chopin con una finezza e un’eleganza encomiabili. Il suo fraseggio è sempre nitido, mirabilmente vario. Ma a stupire è il delicato senso poetico del suo suonare. Cho è interprete di sensibilità vibratile che ammorbidisce anche i passaggi più virtuosistici, che coglie i dettagli, che irradia di senso tutte le note. Ci si bea ad ascoltare i sospiri del suo periodare, la meraviglia delle dinamiche che si smorzano senza che si smarrisca la voce del pianoforte. Perché Cho sa articolare il suono con incredibile perizia. Al di là della tecnica, talmente raffinata da smaterializzarsi, si avverte il soffio della miglior gioventù in questa lettura spontanea, attenta e mai forzata, una gioventù consapevole e non sfrontata, che ha qualcosa da dire. Noseda da par suo chiede alla LSO un fraseggio definito ma non sbrigativo che trasmette una sensazione di naturalezza e si abbina bene con le scelte interpretative del talentuoso solista. ●

ouverture notEventi audioVisioni

di Paolo Meneghini di Marco Bellano

NEI PANNI DI SCHUMANN, AD ASCOLTARE IL PAGANINI DI KREMER https://www.youtube.com/watch?v=-FPs9vz_HLs Nel 1983, il personaggio di Niccolò Paganini comparve in due scene del film Frühlingssinfonie di Peter Schamoni, dedicato alla vita di Robert Schumann. Quel Paganini era Gidon Kremer, il fondatore della Kremerata Baltica. In una sequenza del film, Paganini esegue il diciassettesimo dei suoi Capricci: tra il pubblico è presente il giovane Schumann (Herbert Grönemeyer), destinato a infiammarsi per l’arte del violinista italiano. Il regista ci mostra l’episodio grazie a un dialogo tra campi e controcampi, divisi tra Kremer e il pubblico. Quest’ultimo è colto da una certa distanza e con inquadrature fisse; Paganini ci appare più vicino e “inseguito” nei suoi movimenti da una macchina a mano che, pur con fluidità e quasi senza tagli, continua a cambiare angolazione di ripresa: da sinistra, da destra, leggermente dal basso… La vitalità della musica si riverbera nella mobilità discreta dello sguardo. Al pubblico è dedicato un solo momento speciale, che corrisponde all’inizio della seconda sezione del Capriccio: improvvisamente in primo piano, vediamo il volto del giovane Schumann. L’immagine vibra dello sguardo ammirato del giovane. La macchina da presa scivola poi verso il dettaglio delle dita, che già stanno cercando di trasformare pianisticamente le invenzioni del violinista. Da quel momento, quando si torna su Paganini, l’angolazione è talvolta dall’alto in basso: ci mette così nei panni di Schumann, che si trova su uno dei palchi. ●

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VENERDÌ 20 OTTOBRE

DOMENICA 22 OTTOBRE

ore 21 “Azalaï : Millecinquecento chilometri a piedi nel deserto” narrazione e interventi musicali ispirati all’omonimo libro di Carlo Maver pubblicato da Pendragon. CARLO MAVER voce narrante, flauto e bandoneon

ore 21

Teatro Comunale di Vicenza, sala del Ridotto

Teatro Comunale di Vicenza, sala del Ridotto

EGSCHIGLEN #MONGOLIA

Yanlav Tumursaihan: morin khuur (violino mongolo) e voce Amartuwshin Baasandorj: canto khoomii, tobshuur (liuto

ore 21:30

mongolo), morin khuur e percussioni Uuganbaatar Tsend-Ochir: tobshuur, flauto e voce

ANEWAL TRIO #NIGER

con la partecipazione della ballerina Ariunaa Tserendavaa

Alhousseini Mohamed Anivolla: voce solista, chitarre e percussioni Jean Gnonlonfoun: chitarra basso, voce e tamburi parlanti Tunde Ali: percussioni Con le figure sulla sabbia disegnate dal vivo da NADIA PRETTO

ALTRI EVENTI SABATO 21 OTTOBRE

SABATO 21 OTTOBRE

Palazzo Chiericati, Vicenza

ore 16 Il Professor Giovanni Carlo Federico Villa, direttore scientifico della Pinacoteca di Palazzo Chiericati, dialoga con Moni Ovadia sul tema del nomadismo: nell’arte, nella cultura e nella musica popolare.

Teatro Comunale di Vicenza, sala Maggiore ore 21

MONI OVADIA

in ROTTE MEDITERRANEE

SABATO 21 OTTOBRE

Moni Ovadia: voce narrante e canto Anissa Gouizi: voce Giovanni Seneca: chitarre Gabriele Pesaresi: contrabbasso Francesco Savoretti: percussioni mediterranee

BIGLIETTI CONCERTI AL TEATRO COMUNALE 20 ottobre 2017 CARLO MAVER + ANEWAL TRIO (Niger) ingresso unico Euro 8 21 ottobre 2017 MONI OVADIA ingresso unico Euro 11,50

22 ottobre 2017 EGSCHIGLEN (Mongolia) ingresso unico Euro 8 ALTRI EVENTI 21 ottobre 2017 INCONTRO CON MONI OVADIA Palazzo Chiericati ingresso libero

Teatro Comunale di Vicenza, sala Maggiore

ore 20 (foyer) Performance finale del laboratorio Mappamondo musicale

21 ottobre 2017 MAPPAMONDO MUSICALE Teatro Comunale per assistere a Mappamondo musicale è necessario acquistare il biglietto per lo spettacolo di Moni Ovadia

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PRENOTAZIONI E PREVENDITE Online www.tcvi.it Biglietteria Teatro Comunale Viale Mazzini 39, Vicenza tel. 0444 324442 biglietteria@tcvi.it

Società del Quartetto di Vicenza Vicolo Cieco Retrone 24, Vicenza tel. 0444 543729 info@quartettovicenza.org www.quartettovicenza.org info: www.quartettovicenza.org Facebook: Musica delle Tradizioni


STAGIONI CONCERTISTICA E SINFONICA 2017/2018

AL TEATRO COMUNALE DI VICENZA

FAMILY MUSIC PASS: emozioni sonore per tutta la famiglia!

Una nuova formula di abbonamento pensata per avvicinare il pubblico delle famiglie all’entusiasmante esperienza della Grande Musica dal vivo Quattro concerti “facili” fra celeberrime sinfonie (la “Jupiter” di Mozart e la Quinta di Beethoven), capolavori di Schumann e Brahms e lo spettacolo di un Concerto per due pianoforti e orchestra. 6 novembre 2017 ore 20:45 - Teatro Comunale di Vicenza OTO-Orchestra del Teatro Olimpico - Alexander Lonquich direttore e pianoforte musiche di Mozart 29 gennaio 2018 ore 20:45 - Teatro Comunale di Vicenza Lorenza Borrani violino - Alec Frank-Gemmill corno naturale - Alexander Lonquich pianoforte musiche di Schumann e Brahms 7 marzo 2018 ore 20:45 - Teatro Comunale di Vicenza Orchestra da Camera di Brescia - Filippo Lama violino concertatore Bruno Canino & Antonio Ballista duo pianistico musiche di Boccherini, Mozart e Schubert 26 marzo 2018 ore 20:45 - Teatro Comunale di Vicenza OTO-Orchestra del Teatro Olimpico - Francesco Ommassini direttore musiche di Rossini, Beethoven e Schumann FAMILY MUSIC PASS (4 concerti) - 2 adulti + 1 ragazzo under16: € 110 - 2 adulti + 2 ragazzi under16: € 130

in vendita presso la biglietteria del Teatro Comunale di Vicenza Viale Mazzini, 39 - Vicenza / tel. 0444 324442 / biglietteria@tcvi.it www.tcvi.it

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www.quartettovicenza.org

www.orchestraolimpico.it


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