Puglia d'oggi n. 44

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Fondato nel 1959 da Pinuccio Tatarella

Settimanale a diffusione gratuita

16 dicembre 2011 • anno II n. 44 nuova serie • 1 euro

BARI

BARI

Corso Cavour, il Sindaco, la Dec e la Rossani

Pedonalizziamo tutto il quartiere Murattiano A PAG 7

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L’ITALIA PREDA DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE - L’ambiente pugliese a rischio a causa delle prospettazioni

Ecco il Bel Paese delle trivelle: permessi facili, royalties basse

POSTE ITALIANE Spedizione in abb.to post. d.l. 353/2003 (conv. in legge 27 febbraio 2004 n. 46) art. 1 co. 1 - DCB BA

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L’Italia è il Bel Paese… delle trivelle. I fondali marini perforati, così come gran parte delle terre sfruttate per l’estrazione di idrocarburi, sono contigui a numerose zone protette e questo mette a repentaglio la flora e la fauna di quelle zone, danneggiando in ultimo noi stessi. Ma perché in Italia è così facile ottenere i permessi per le esplorazioni petrolifere? L’Italia non è certo l’Arabia Saudita, eppure siamo pieni di trivelle. Greenpeace ci viene in soccorso avvertendo che il petrolio italiano è poco è di cattiva qualità, tuttavia le compagnie petrolifere si fiondano nel nostro Paese perché che le royalties da pagare allo Stato sono del 4%, e non del 30-50% come per altri Paesi. Inoltre, non si paga alcuna imposta per i primi 300.000 barili di petrolio l’anno: oltre

800 barili (o 50.000 litri) di petrolio gratis al giorno. Infine, dice ancora Greenpeace, le attività esplorative sono effettuate o richieste da imprese ben note, ma anche da imprese minuscole, anche con soli 10.000 euro di capitale sociale. Immaginate quali potenti mezzi potrebbero dispiegare in caso di incidente! E la Puglia? Da qualche tempo la nostra terra è divenuta preda delle compagnie petrolifere, ultima la Northern Petroleum nella terra tra Brindisi e Lecce. Per questo il 21 Gennaio prossimo a Monopoli, Regione, Province, amministrazioni comunali e associazioni scenderanno in piazza per protestare contro la deturpazione del territorio e per una richiesta di regolamentazione nazionale. ANDREA DAMMACCO

NUMERO DEI CONSIGLIERI, LEGGE ELETTORALE, INDENNITA’ DI FINE MANDATO, LE LEGGI SONO ANCORA LONTANE

Tutte le riforme possibili per la Regione In corsivo A Gianfranco Fini si imputa spesso (e l’interessato è il primo ad ammetterlo) una certa mancanza di immaginazione. Ma ieri ha profondamente smentito questo cliché. Rimbrottando i parlamentari della Lega per la loro stupida gazzarra a Montecitorio, ha detto: fischiano i pecorai, non i deputati. Il fatto è che secondo noi, considerato il medio livello di preparazione e presentabilità dei parlamentari leghisti, noi facciamo fatica ad intravvedere una qualche differenza con i pecorai. Il nostro leader ha evidentemente una fantasia molto superiore alla nostra.

di Enrico Ciccarelli

ALL’INTERNO

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CERIGNOLA

Foggia

Panchine della vergogna Pece (Fli): Molfetta

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Azzollini, le reazioni Bat

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Il congresso di Fli A PAG 11

“Ormai il Sindaco ha tradito i suoi elettori” A PAG 13

L’EDITORIALE

Un anno dopo la vittoria di Pirro di GIANMARIO MARINIELLO Ero lì, nell’Aula della Camera. Tribuna stampa, ovviamente. Ero lì, per la prima (e unica) volta in vita mia, trascinato dal mio amico Gigi. Non volevo andarci. Strani presentimenti: un po’ dovuti alle tensioni interne, a causa dei vari Polidori, Muffa e Siliquini, un po’ perché in fin dei conti non poteva che finire così. Specialmente quando ho visto la Siliquini prendere la parola accanto ad Agostino Ghiglia (di cui aveva detto tutto il male possibile fino a qualche giorno prima) per dichiarare il suo sostegno a Silvio Berlusconi, da lei definita un “venditore di tappeti” nell’ultima riunione in cui ebbi la fortuna di ascoltarla. Un anno dopo tanto è cambiato. Scilipoti fa notizia solo per le sue macchiette, i responsabili si son dissolti, Berlusconi non è più a Palazzo Chigi, la Polidori ha perso il suo scranno al governo, Lega e Pdl si sono divise, FLI è viva più che mai. Un anno dopo tutto è cambiato. Quel 14 Dicembre resterà nella Storia come una vittoria di Pirro, il primo tassello del disfacimento dell’epopea berlusconiana. Infatti, da quel giorno, Berlusconi è crollato, anche se pensava di poter andare avanti come se nulla fosse, a dimostrazione che in politica non contano solo i numeri, ma gli uomini, le idee, le storie. E Gianfranco Fini non era sostituibile con un Razzi qualsiasi. Adesso viene il difficile. Berlusconi non è finito, ma il Pdl è ormai a -15% rispetto alle politiche del 2008. Adesso viene il difficile, già: ricostruire un legame con un elettorato di centrodestra che non vuole più Berlusconi.


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venerdì 16 dicembre 2011

Puglia d’oggi

In primo piano Mentre i ponti di comando delle forze politiche sono affollate di mugugnanti

Supermario e mister Tobin

Mario Monti durante il discorso sulla manovra finanziaria alla Camera dei Deputati

di ENRICO CICCARELLI La madre di tutte le battaglie è cominciata: mentre i ponti di comando (si fa per dire) delle maggiori forze politiche sono affollate di mugugnanti, mentre Di Pietro e Bossi cavalcano il destriero della demagogia, mentre i sindacati inseguono lo stanco rituale dello sciopero per impoverire ulteriormente le buste paga dei lavoratori, il professor Monti sta

cercando di inserire in Italia e in Europa quello che potrebbe rivelarsi l’unico antidoto agli eccessi della finanziarizzazione: il prelievo fiscale sui profitti delle transazioni finanziarie, chiamato anche Tobin Tax. James Tobin, l’economista statunitense che la teorizzò, fu insignito del premio Nobel per l’Economia, ma ai riconoscimenti formali non seguirono condotte coerenti. Nel trentennio della globalizzazione la sostanziale impunità dei capital

gain ne ha decretato il dilagare, coinvolgendo in una sorta di patto venefico e scellerato l’intrapresa e la manifattura. Intendiamoci, nessuno provvisto di buonsenso può demonizzare l’operato delle grandi banche e delle istituzioni finanziarie: la galoppante crescita delle economie occidentali, ma anche il formidabile ciclo espansionistico di Paesi come India, Cina e Brasile non sarebbero stati pensabili senza la finanza globale.

Il problema è che questo enorme flusso di capitali senza cittadinanza e senza patria e senza regole non poteva essere governato, tanto meno cedendo quote di sovranità alle Banche centrali e al Fondo Monetario Internazionale (che anzi hanno generato fenomeni ingigantiti ma oggettivi come il “signoraggio”). Ne è scaturito il mercato dei derivati e dei titoli tossici, l’espansione illimitata e irresponsabile dei consumi, il dominio della disuguaglianza fra le nazioni e all’interno di esse. I quattrocento miliardi di euro di capitale italiano che si stima sia depositato nelle banche elvetiche (aggiuntivi rispetto ai cento “scudati” lo scorso anno) sono la diretta conseguenza di questa crescita tanto impetuosa quanto squilibrata. Per quanto i maggiorenti dell’economia mondiale cincischino, la strada della Tobin Tax è l’unica maniera di tosare il mostro, impedire che la speculazione finanziaria tagli il ramo sul quale è seduta. Non si tratta di un’uscita estemporanea del presidente del Consiglio: il Parlamento Europeo ha da tempo raccomandato l’istituzione della Tobin, che si calcola capace di fornire un gettito (applicato l’aliquota dell’un per mille!) di circa cento miliardi di euro; non si è andati in questa direzione soprattutto per le resi-

L’intervento di Patarino in Commissione Affari Sociali

Tagli e trasparenza anche per giornalisti e conduttori della Rai “Così come i parlamentari sono tenuti a rendere pubblica la loro dichiarazione dei redditi, sarebbe bene che, in omaggio alla trasparenza, anche i giornalisti, i conduttori, gli opinionisti, gli attori e gli esperti a vario titolo che prestano, retribuiti, la loro opera per la tv di Stato facciano conoscere agli italiani l’ammontare dei loro redditi, i compensi per le

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loro presenze, prestazioni, fisse o occasionali che siano, e il costo complessivo dei programmi”. Lo ha detto il deputato di Futuro e Libertà e capogruppo in Commissione Affari Sociali, Carmine Patarino, intervenendo in aula a Montecitorio. “Sarebbe bene, inoltre, che anche per loro, in questa fase di grave emergenza economica, sia valida la regola

dei sacrifici e dei tagli dei compensi e dei privilegi”. Parlando della manovra, Patarino ha aggiunto: “Noi di Fli, consapevoli della gravità della crisi, preoccupati delle enormi difficoltà con cui quotidianamente è costretta a fare i conti la nostra gente e poiché amiamo davvero l’Italia, non ci siamo opposti alla scelta del governo tecnico. E daremo la

nostra fiducia perché siamo convinti che questi dolorosi sacrifici, oltre a mettere la nazione al riparo dal fallimento, abbiano anche l’obiettivo di avviare la fase della ripresa, della crescita e dello sviluppo. Una nazione civile come l’Italia – ha sottolineato Patarino - deve puntare sui principi del rigore, dell’equità, dello sviluppo e dell’efficienza, innanzitutto per dar vita a un nuovo e unico modello di sanità e non a un modello di serie A, di Serie B o di Serie C, a seconda della latitudine”.

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stenze d’Oltreoceano: ma in Occidente non può permettersi di fare il furbo, giocando sulla competitività dei regimi fiscali: chi lo facesse vivrebbe un’effimera stagione di prosperità incontrollata e di deficit spending per poi sprofondare nell’abisso. L’italia è forse il Paese al mondo che avrebbe la maggior convenienza dall’introduzione della Tobin Tax, vuoi per il significativo incremento di gettito che anche un’aliquota minimale inserirebbe (a spanne si può dire che un’aliquota del 2 per mille equivarrebbe all’intero importo della manovra di Monti) vuoi per l’ulteriore incremento dell’appetibilità dei titoli di Stato con cui si finanzia il nostro debito sovrano: è chiaro pe-

rò che agire da soli sarebbe avventato e temerario. Ma i nostri statisti in sedicesimo potrebbero per una volta evitare di compiacere le proprie clientele e dare mandato pieno al premier perché porti il tema al tavolo del nuovo direttorio franco-tedesco? Monti non ha scelto a caso il momento: le banche non sono mai state così dannatamente nei guai, non hanno mai avuto un così grande bisogno dell’aiuto della politica e delle istituzioni: a nessuno fa piacere cominciare a pagare il dovuto dopo anni di ingiusta franchigia. Ma è anche vero che il motto “meglio feriti che morti” vale anche per i banchieri. Forza, Mario.

LA GAZZARRA DELLA LEGA

“Ogni botte dà il vino che ha” La Camera dei Deputati dopo il Senato della Repubblica. Per la Lega ormai la strada è in discesa verso la ridicolaggine. Si può non essere daccordo, si può votare contro e criticare, anche aspramente e duramente, ma quello che si sta vivendo nei Palazzi della politica romana è degradante per “merito” della Lega Nord. Oltre all’ esposizione di cartelli all’interno dell’aula (eppure fino ad un mese fa loro sedevano sui seggi riservati al Governo, avrebbero potuto benissimo fare le cose che tanto sbandierano ora...) anche i numerosi interventi fatti nel disperato tentativo di ritardare la richiesta di fiducia, hanno costretto il Presidente della Camera Gianfranco Fini ad espellere due deputati leghisti: Fabio Rainieri e Gianluca Buonanno. “Prego i questori – dice Fini – di allontanare immediatamente i colleghi”. Nella mattinata di giovedì sono volati, tanto per cambiare, pesanti insulti: il leghista Massimo Pini chiama Fini cialtrone mentre il presidente della Camera commenta: “È proprio vero che ogni botte dà il vino che ha”. Scena non dissimile da quella vista soltanto un giorno prima al Senato, con la lite tra Calderoli ed il Presidente Schifani. La Lega ha scelto la strada della gazzarra, scambiando le Aule di Roma per una curva dello Stadio Olimpico. Intanto si divertono a giocare ai Deputati nel loro pseudo-parlamento padano, mentre si ingegnano a cercare il nome della loro moneta. Come a dire che a Roma giochiamo, a Milano facciamo le persone serie. Intanto ieri ha parlato anche Mario Monti. “Vorrei ringraziare le forze politiche - ha esordito così il premier Mario Monti al termine dei lavori sulla manovra – chiamati a dover risollevare il Paese da una situazione drammatica abbiamo provato a volgere tutto questo in positivo, sarete voi a giudicare”. “Sicuramente adesso abbiamo una manovra più equa e dire che pagano sempre i soliti è rifarsi a luoghi comuni“.

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Registrazione presso il Tribunale di Bari n. 47/2010 del 12/11/2010

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Puglia d’oggi

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venerdì 16 dicembre 2011

In primo piano

Un anno fa il 14 dicembre: da dove per andare dove di SALVATORE TATARELLA * Da dove per andare dove? Questa la riflessione che ci deve occupare a un anno esatto da quel fatidico 14 dicembre. Superfluo indugiare su quello che poteva essere e non é stato e sui quattro zombi comprati al libero mercato di Montecitorio e già dimenticati persino dalla cronaca. Scontato affermare che il Paese ha perso un anno e che Gianfranco Fini e Fli avevano e hanno avuto ragione. Abbiamo, infatti, previsto, anticipato e favorito l'implosione dell'alleanza Bossi-Berlusconi, abbiamo evitato al Paese di precipitare verso una crisi dai contorni preinsurrezionali, abbiamo favorito la nascita di un governo di decantazione e sicurezza istituzionale. Tutto questo per andare dove e con chi? Sento ripetere con eccessiva enfasi e malcelata soddisfazione che dobbiamo ricostituire il centro destra, guardare all'Europa e richiamarci al Ppe. Mi guardo attorno e mi chiedo con chi avviare questa non meglio precisata ricostituzione. Con la Lega, ormai spiaggiata su lidi infrequentabili? Con il Pdl, ancora saldamente

La presidenza della Camera dei Deputati ancorato al vascello berlusconiano? Con l'Udc, che già prima di noi aveva messo in discussione l'alleanza con il Cavaliere? No, non vedo uno spazio comune e tantomeno la possibilità di ricostituire un'alleanza andata definitivamente in frantumi. Il nostro obiettivo allora deve essere necessariamente un altro. Se concordiamo sul fatto che il quadro politico é fortemente cambiato, mi sembra miope fare ricorso a schemi e termini ormai datati. Destra, sinistra e centro, come moderati e progressisti, appartengono a un corredo terminologico non più attuale. Oggi il tema terribilmente impegnativo dell'agenda politica é la ricostruzione del Paese e le riforme necessarie per la sua modernizzazione, nel quadro di un'Europa più unita e più forte. Su questo tema potranno na-

scere nuove alleanze e nuove politiche. Da un lato leaders e movimenti nuovi, che vorranno cimentarsi in questa difficile e storica missione di rifacimento e rilancio dell'Italia e dell'Europa, che chiameremo innovatori e riformatori; e di fronte tutti gli altri, ovvero il composito schieramento populista, reazionario e conservatore. Ai primi spetterà indicare riforme, misure, progetti e obiettivi che consegnino alle nuove generazioni un Paese risanato e modernizzato in un'Europa più forte e, quindi, necessariamente federata. Un traguardo difficile e ambizioso, degno di veri leaders. E' la strada della storia e della responsabilità. Gli altri ne imboccheranno un'altra, apparentemente più facile, ma senza futuro. E' la strada dell'irresponsabilità e dell'arroccamento a dife-

sa dei vecchi privilegi e delle cattive abitudini, che hanno portato l'Italia sull'orlo del fallimento. La gravità della situazione, senza precedenti se si eccettuano gli anni di guerra, impone scelte rapide e coraggiose. I partiti che, come Fli e Udc, hanno il merito di aver avvertito prima degli altri i segnali della crisi e la necessità di un rinnovamento, non debbono ora indugiare nella riesumazione di vecchie e logore formule, ma promuovere al più presto qualcosa di nuovo, che vada ben oltre i loro stretti recinti. Non penso, ovviamente, allo scioglimento dei due partiti, ma alla costruzione, al loro fianco, di qualcosa di nuovo, che assomigli molto a una Costituente Nazionale (ma il nome può essere anche un altro) aperta al contributo di singoli e di gruppi che, indipendentemente dalle strade percorse sino ad oggi, si riconoscano nella necessità di salvare il nostro Paese e di far fare all'Europa il decisivo e ineluttabile passo avanti verso una federazione che la renda forte, autorevole e unita politicamente, militarmente e fiscalmente. * DEPUTATO EUROPEO FLI PPE PRESIDENTE ASSEMBLEA NAZ. FLI

NEL 2011 POLITICA MESSA DA PARTE

LA ‘CORRUZIONE’ PARLAMENTARE

Dopo un anno l’Italia si lecca le tante ferite

E’ ora di fare luce su quei giorni bui

Il dicembre 2010 verrà di sicuro ricordato ai posteri come una stagione di abile marketing parlamentare, di compravendite più o meno celate e ottimizzate dalle doti imprenditoriali di un Premier sempre combattivo e ostinato. Una premessa per un 2011 incui la politica è stata messa da parte, per essere sostituita da un banchetto vorace e chiassoso i cui resti ammucchiati e putridi il Governo dei Professori è stato chiamato a ripulire. E’ demagogico dirlo

Esattamente un anno fa’ si consumava la più grande operazione di corruzione ‘parlamentare’ della storia repubblicana e nel frattempo il governo Berlusconi è andato meritatamente e definitivamente a casa. Ma resta, come un macigno, una grande questione morale che pesa sul Parlamento e la politica nazionale e che rischia di generare qualunquismo, disimpegno e delegittimazione complessivi. Per questo chiedia-

ma “l’avevamo detto”. Avevamo detto che in un angolo si stavano accatastando le ceneri di un Paese dalle dinamiche ormai sfasate, ma il teatrino della politica by Cavaliere continuava a produrre le sue leggine personalizzate, i suoi affari con tanto di demagogia e populismo come contorno. Il 14 dicembre 2010 è stata aperta la pagina più oscura dell’ultima era berlusconiana, ed esattamente un anno dopo l’Italia si lecca le ferite. Ma noi l’avevamo detto. ALDO DI BIAGIO

mo agli organi inquirenti di fare piena luce su quei giorni, e di accertare responsabilità e dinamiche, operazione possibile grazie anche alle denunce e al coraggio di tanti uomini di Fli. Per evitare che si possa pensare ‘tutti sono uguali tutti rubano alla stessa maniera’ pretendiamo verità su quel 14 dicembre e sulle ricompense ottenute da tutti i responsabili dell’epoca o di quelli successivamente illuminati sulla via di Damasco. FABIO GRANATA

L’INTERVENTO

Se quel giorno avessimo vinto noi... di ITALO BOCCHINO *

Il discorso di Berlusconi alla Camera il 14 dicembre Una specie di giorno del giudizio, per la politica italiana. O più laicamente uno spartiacque. Un anno fa, quel 14 dicembre 2010, andò in onda uno spettacolo che difficilmente dimenticheremo. Eravamo arrivati davanti a un bivio, e davanti a quella scelta c’era soprattutto Berlusconi: o rifare il centrodestra italiano, oppure colpirlo a morte. Lui optò per la seconda scelta, convinto di poter continuare il suo “one man show”. Le cose – come tutti sanno – sono andate diversamente. Bastia Umbra. 7 novembre 2010. Gianfranco Fini con Futuro e Libertà al massimo nei sondaggi, propose una road map per rifare il centrodestra: dimissioni di Berlusconi, nuovo governo con l’Udc, in modo da non sottostare a diktat Lega, e stop alla politica economica dei tagli lineari di Tremonti. Era una road map ambiziosa e lungimirante, che mirava a mettere insieme tutte le forze politiche che in Europa si ritrovano nel PPE e aprire un dialogo con l’opposizione, sancendo la fine del bipolarismo muscolare. Insomma tutte cose che abbiamo ascoltato da tutti gli esponenti del Pdl nei giorni precedenti alla caduta del governo Berlusconi. Noi lo avevamo detto con un anno di anticipo. Berlusconi doveva scegliere se guidare un processo nuovo, per la politica e la storia del Paese, oppure subirlo. Lui invece pensò di poter andare avanti sempre e comunque, sostituendo la politica con i freddi numeri,

raccattati faticosamente grazie a una lunga (e indegna) compravendita parlamentare. E così, rifiutando di compiere una scelta di buon senso, Berlusconi ha sfasciato il centrodestra, ha finito per subire il “nuovo corso” immaginato da Gianfranco Fini e ha dovuto abbandonare Palazzo Chigi. La vittoria del 14 dicembre fu insomma un’operazione di maquillage. Utile per “uscire bene” sui giornali del giorno successivo, ma controproducente per il futuro del centrodestra italiano. E per Berlusconi stesso. La storia delle ultime settimane testimonia a nostro favore. Chiudo con una provocazione. La storia non si fa con i “se” e con i “ma, eppure tante volte mi sono posto la domanda “e se avessimo vinto noi, quel 14 dicembre?”. La crisi economica non era ancora all’apice, un governo Monti non sarebbe stato possibile e tantomeno il Presidente Napolitano avrebbe potuto mettere in campo la sua “moral suasion” con l’efficacia di queste ultime settimane. Saremmo andati alle elezioni, probabilmente. Che è poi quello che con il senno di poi dicono anti esponenti del Pdl: “dopo il 14 dicembre dovevamo andare al voto!”. Ma non avremmo risolto alcun problema e anzi, avremmo fatto solo perdere altro tempo al nostro Paese. Tempo che oggi, un anno dopo quel 14 dicembre, la nostra amata Italia non può più permettersi di perdere. * VICE PRESIDENTE FLI


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Regione

venerdì 16 dicembre 2011

Puglia d’oggi

LE RIFORME POSSIBILI ALLA REGIONE PUGLIA - Provvedimenti per la salvaguardia del Consiglio e l’esercizio della democrazia

Caro Presidente, quest’anno vorremmo... Riforma elettorale, numero dei Consiglieri, indennità di fine mandato... un appello a Introna IL COMMENTO DI GIAMMARCO SURICO

Nulla da festeggiare, ora c’è molto da fare “Mi auguro che il governo Vendola, invece di aprire improbabili festeggiamenti per lo sblocco di risorse congelate a causa di proprie inadempienze, lavori perché la Puglia non possa mai restare prigioniera della tagliola moralizzatrice introdotta, a ragion veduta, dal decreto Monti, per le regioni sottoposte a piani di rientro e per ridare ai cittadini un sistema sanitario efficiente, ripristinando servizi adeguati e allentando la morsa intollerabile delle tasse”. E’ quanto afferma in una nota il consigliere regionale di Futuro e Libertà, Giammarco Surico che, anche come componente della Commissione Sanità del Consiglio della Regione Puglia, chiede al governo Vendola “maggiore trasparenza sull’impiego delle risorse recuperate dalle addizionali pagate dai pugliesi nel 2011 e confermate anche nel 2012”. Surico sottolinea che “il dolore dei cittadini pugliesi – a cominciare da quelli di Conversano che ieri hanno giustamente protestato e preteso chiarezza sul destino dell’ospedale cittadino, ma soprattutto sul loro diritto ad avere servizi

adeguati per la tutela della salute - non nasce dal veder morire il vecchio mondo, come afferma in maniera singolare il presidente Vendola in un suo comunicato, ma nel vedere allontanarsi la terra promessa e il mondo nuovo e migliore che non avanza. I cittadini pugliesi non sono miopi, ci vedono benissimo, provati da sacrifici peraltro inutili, da pressioni fiscali insostenibili, da assistenza negata e lunghe liste d’attesa, dall’assenza pervicace di una politica sanitaria capace di gestire la transizione verso quel nuovo mondo così propagandato, ma ancora drammaticamente avvolto nelle nebbie”. “Questo nuovo mondo delle meraviglie mostra di sé, ad oggi, solo la faccia degli sprechi, della disorganizzazione e della cattiva amministrazione”, continua il consigliere regionale, “La vicenda dell’ospedale di Conversano - dove, dopo aver speso 7 milioni e mezzo di euro per ammodernare reparti e apparecchiature, si riducono i servizi essenziali di cardiologia e radiologia, invece di utilizzarli a pieno regime fino alla prospettata riconversione - è emble-

Giammarco Surico matica di una situazione dilagante in tutta la regione dove, al danno della chiusura senza una contestuale e razionale copertura dei servizi territoriali, si aggiunge la beffa dello sperpero di denaro pubblico”. “Auspico”, conclude l’esponente di Fli, “che da subito, tirato il sospiro di sollievo per lo sblocco di circa 400 milioni da parte del Governo nazionale – il blocco, lo ricordiamo, è stato frutto dello sforamento del Patto di Stabilità per ben tre volte – il governo Vendola lavori, in trasparenza e con spirito costruttivo nel confronto con l’opposizione, per scongiurare un altro sforamento e per non restare imprigionati nella tagliola moralizzatrice dei cinque anni introdotta dal decreto Monti, volta ad incentivare le regioni sottoposte a piano di rientro ad ottemperare alle misure richieste, pena la perdita delle risorse congelate”.

di FORTUNATA DELL’ORZO Caro Presidente del Consiglio Regionale, Sono anni destinati, comunque, a passare alla Storia, e non solo per la nostra Regione. Una serie di nodi giunti al pettine, ci stanno costringendo a rivedere ed in gran fretta, tutta una serie di cose. Alcune delle quali sembravano inamovibili. La mutazione genetica della classe politica in casta, per esempio, ci ha colpiti dal Parlamento all’ultimo dei consigli circoscrizionali. E da servizio, il “mestiere” dell’eletto (o del nominato, nel caso dei parlamentari) si è trasformato in comoda e redditizia macchina produttrice di redditi, spessissimo immeritati. La regione Puglia, ahimè, non ha fatto eccezione: e sappiamo che c’è stato bisogno della Corte Costituzionale per stabilire, definitivamente, che nessuna legge elettorale può essere costruita senza tener conto dello statuto. Una battaglia che, certo ricorderai, è stata affrontata e condotta pressoché in solitudine da FLI e da alcuni bravi avvocati amministrativisti: una battaglia che ha impedito che ben altri 8 consiglieri (tutti di maggioranza) entrassero in aula, facendo lievitare ulteriormente i costi, già sproporzionati e sovradimensionati, dell’assemblea regionale. E non è tutto: 70 consiglieri sono troppi e il loro numero va ridotto, anche seguendo le indicazioni di

Il Consiglio Regionale della Puglia rigore e sobrietà che giungono dal Governo e dal Paese, esausto a causa di una crisi gravissima cui la classe politica non ha riservato, al momento, l’attenzione che era necessaria. E ancora: quella legge mostruosa che permetteva ai consiglieri di portarsi via, a fine mandato, un vero e proprio bottino di guerra, pari a tredici mensilità per ogni anno di consiliatura, una “indennità” che stabiliva solo un infame e immeritato privilegio? Certo la discussione si è aperta e una volontà bipartisan per abrogare questo ulteriore balzello che sottrae risorse alla comunità e ai servizi più importanti come la sanità e i trasporti, esiste. Ma la legge è ancora lontana dal diventare realtà, chiusa com’è sotto forma di disegno, proprio nei cassetti della tua Presidenza. In questo clima in cui tutti sono chiamati a fare duri sacrifici, l’unico mezzo democratico e doveroso per fermare l’onda pericolosa e qualunquista di anti politica che copre di grigiore ogni istanza e ogni

rappresentante eletto dal popolo, è dare l’esempio. Per cui confidiamo, come cittadini e come operatori dell’informazione, nella tua indiscutibile cultura delle Istituzioni per chiederti di rimettere all’ordine del giorno quei provvedimenti che, salvaguardando le competenze del Consiglio e facilitando l’esercizio della democrazia rappresentativa, diano un segnale, chiaro e forte, che la Casta vuol tornare ad essere classe al servizio del popolo che, esercitando il diritto di voto, sceglie i propri rappresentanti per il bene di tutti e non per i privilegi, odiosi e immeritati, di un piccolo gruppo di furbetti. Ci torna in mente John F. Kennedy quando diceva: “Non chiedetevi cosa questo paese possa fare per voi. Ma quello che potete fare voi per questo paese”. Come consiglieri regionali potete fare sicuramente moltissimo e siamo certi che da Presidente, saprai cogliere quest’occasione per confermare nel prestigio e nell’onore, l’Assemblea che sei stato chiamare a guidare.


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Bari

venerdì 16 dicembre 2011

Espongo un caso e pongo qualche domanda. Alcuni anni or sono, sindaco Simeone Di Cagno Abbrescia, il Comune di Bari mise a gara la costruzione di tre parcheggi interrati. In piazza Giulio Cesare dinanzi il Policlinico, in piazza Cesare Battisti a fianco dell'Università, in corso Cavour a ridosso del Murattiano. Non avendo fondi pubblici disponibili, il Comune ricorse all'istituto della finanza di progetto. Ovvero l'impresa vincitrice progetta, costruisce e finanzia tutta l'opera. Per recuperare il capitale investito e realizzare l'utile d'impresa la stessa gestisce per un dato periodo l'opera realizzata per conto del Comune. La gara per tutti e tre i parcheggi fu vinta dalla Dec, la nota impresa di costruzioni del gruppo barese De Gennaro. I primi due parcheggi, in piazza Giulio Cesare e in piazza Cesare Battisti, pur fra alterne vicende, che ne hanno ritardato la realizzazione di qualche anno e provocato un delicato strascico giudiziario, sono stati ultimati e sono già in

Dopo otto anni gli strani silenzi e la lunga inerzia del sindaco Michele Emiliano

Il sindaco, la Dec, la Rossani Perchè la Dec non avvia il cantiere? Perchè il Comune tace? E gli ambientalisti? esercizio. Del terzo non si sa ancora nulla. È vero, tempo fa si sono fatti sentire alcuni comitati cittadini contrari alla realizzazione del parcheggio, ma, si sa, le manifestazioni di dissenso sono quasi fisiologiche, quando si deve realizzare un parcheggio interrato. Di certo sta che, nè l'impresa aggiudicataria, nè il Comune fanno sentire la loro voce. E questo è molto strano. Cominciamo dalla Dec. Ha partecipato a una gara e l'ha vinta. Da otto anni ha maturato il diritto alla realizzazione dell'opera, ma non si muove. Eppure, per la progettazione del parcheggio e la partecipazione alla gara avrà investito non pochi soldi. Dopo tanti anni dovrebbe aver voglia di recuperarli. In questo momento di crisi,

Corso Cavour come dovrebbe essere nel progetto della Dec poi, aprire un cantiere e mettere in agenda futuri introiti dovrebbe essere ancora più allettante. Invece, nulla. Non si muove, non reclama, non avvia il cantiere. Per la Dec, che pure ha tanti contenziosi aperti, è una condotta davvero strana. Lo stesso dicasi per il Comune. Potrebbe reclamare l'esecuzione dell'opera, ma non lo fa. Da otto anni. Il Sindaco, solitamente loquace su ogni

argomento, sul parcheggio di corso Cavour tace. Eppure, il Comune ha una sua programmazione, che non risulta essere stata modificata. Quella programmazione prevede un parcheggio in corso Cavour, per alleviare la pressione delle auto sul Murattiano. Per la realizzaione di quel parcheggio è stata fatta una gara europea, conclusasi con un'aggiudicazione non contestata. Fatto

rarissimo a Bari, dove ogni gara è sempre accompagnata da una fastidiosissima coda giudiziaria, che ne ritarda l'aggiudicazione per qualche anno, come ancor oggi dimostra la vicenda di Marisabella, bloccata dai continui ricorsi del gruppo Matarrese. Contro la Dec non vi sono stati ricorsi, ma ugualmente l'opera non parte. Da otto anni. La Dec non si muove e il Comune, che fino a qualche settimana fa annoverava fra gli assessori anche una rampolla del gruppo De Gennaro, non protesta. Conflitto d'interessi? Il Sindaco Michele Emiliano e la Dec hanno detto di no. L'assessora De Gennaro, hanno fatto sapere, non partecipava alle deliberazioni che riguardavano l'impresa di famiglia.

Può darsi, anzi, ammettiamo pure che sia andata così. L'inerzia e il silenzio del Comune, però, non sono una delibera, ma concretizzano un mero comportamento passivo. Come si dimostra, in casi simili, l'assenza dell'assessore in conflitto d'interesse? In questi giorni il Comune ha finalmente chiuso al traffico via Argiro. Una decisione che si trascinava, fra alti e bassi, da un ventennio circa e che poteva essere presa in un minuto. La nuova isola pedonale ha rilanciato la necessità di un parcheggio nei pressi del Murattiano, ma nemmeno in questa occasione il Sindaco si è ricordato del parcheggio della Dec. Non c'è più l'assessora, ma il Sindaco ancora non se la sente di prendere carta e penna e di intimare alla Dec l'esecuzione di un'opera importante e necessaria, che, per giunta, al Comune non costerebbe nemmeno un euro. Non è strano anche questo? Cosa si nasconde dietro questo anomalo silenzio e questa singolare inerzia del Sindaco di Bari?

ALCUNE IPOTESI SUL FILO DEL RAGIONAMENTO Prima di provare a dare una risposta, una precisazione è d'obbligo. Sin'ora abbiamo scritto solo di un fatto, documentatissimo, e posto alcune, legittime, domande. Le risposte che seguono, invece, non sono fatti, ma solo congetture, frutte di un mero ragionamento, che potrà avvicinarsi alla verità o risultare molto lontano da essa. Solo i futuri accadimenti e una parola certa e chiara delle due parti interessate, il Comune e la Dec, potranno fare luce e chiarezza su una vicenda, che allo stato resta molto oscura. Proviamo, allora, a ragionare e, solo sul filo del ragionamento, possiamo immaginare che la Dec in questo momento di crisi finanziaria non abbbia o non sia in grado di trovare la necessaria liquidità per avviare un'opera complessa e costosa, come il previsto parcheggio interrato di corso Cavour. Situazione critica, ma pur sempre legittima, che dovrebbe comunque lasciare estranea e indifferente la controparte Comune, interessata, invece, alla realizzazione dell'opera. Dobbiamo, pertanto, opinare che, allo stato, la parte inadempiente sia inequivocabilmente solo la Dec, perchè temporaneamente impossibilitata a realizzare il parcheggio. Il Comune, quindi, avrebbe tutto il diritto e il dovere di chiedere alla Dec l'adempimento dell'opera, sotto pena di risoluzione del contratto e di una pesante azione risarcitoria. Questo Emiliano, che è stato anche magistrato, lo sa meglio di chiunque altro. Ciò non di meno tace e non intima alla Dec la realizzazione dell'opera. C'entra il conflitto d'interesse? C'entra la vicinanza politica del gruppo De Gennaro, concretamente e notoriamente manifestata a Emiliano sin dai tempi della campagna elettorale? Non lo sappiamo. Ci limitiamo a constatare che, pur potendo e dovendo, il Comune non ingiunge alla Dec di iniziare i lavori. Capirne le ragioni, se del caso, spetterebbe ad altri. Il Comune, però, sul parcheggio potrebbe aver cambiato idea. Se Di Cagno lo voleva, Emiliano potrebbe essere di diverso avviso. Posizione politicamente legittima, che, però, andrebbe esplicitata con atti concreti e conseguenziali. Emiliano, cioè, dovrebbe proporre al Consiglio co-

munale e alla Dec una delibera, con la quale revoca a quest'ultima la costruzione del parcheggio. Si può fare, solo che avrebbe una forte controindicazione, perchè esporrebbe il Comune all'ennesima azione risarcitoria. Dopo i Matarrese per Punta Perotti, avremmo anche i De Gennaro per corso Cavour e a Michele Emiliano nessuno più toglierebbe l'Oscar per aver portato con le sue rocambolesche iniziative il Comune di Bari sull'orlo della bancarotta. Come potrebbe andare a finire? Sempre e solo sul filo del ragionamento si potrebbe supporre che, perdurando l'inerzia della Dec, prima o poi sia proprio il Comune, spinto dai soliti falchi ambientalisti, a revocare la concessione alla Dec. Sì, proprio così. Invece di chiedere l'adempimento della obbligazione e incassare la realizzazione dell'opera o il risarcimento dei danni, il Comune potrebbe fare l'esatto contrario. Revocare la concessione e mettere la Dec nella insperata e vantaggiosa posizione di essere lei a chiedere, anzichè subire, il risarcimento dei danni. Per il gruppo De Gennaro sarebbe un risultato davvero straordinario. Dopo otto anni di silenzio, quindi, basterebbe una semplice delibera comunale per far uscire la Dec dalla sua crisi di liquidità e metterla in condizione di chiedere un potenziale risarcimento multimilionario. Confilitto d'interesse? Grazioso regalo alla Dec ? Non sapremmo, però si può ben dire sin da ora che sarebbe facile per Emiliano addossare ai suoi falchi la responsabilità politica dell'operazione. Resterebbe solo da coprire la fortissima scoppola finanziaria scaricata sul Comune, ma per questa un aiuto insperato potrebbe venire dalla Rossani. Che c'entra con la Dec l'ex caserma militare, recentemente acquisita al patrimonio comunale? Nulla, ciò non di meno potrebbe tornare molto utile. Vedremo come, ma prima è necessario fare una breve storia della Rossani, che Salvatore Tatarella ha efficacemente individuato come la metafora del fallimento della politica barese. L'area dell'ex caserma si estende per diverse decine di ettari a ridosso della stazione centrale di Bari. Da più di trent'anni la

politica barese ha discusso e si è divisa sulla sua utilizzazione. Da sempre la si vuole acquisire al patrimonio comunale, ma sono sempre mancati, sia i soldi necessari, che una idea condivisa su cosa farne. Il più vicino all'acquisto è stato in passato il sindaco Di Cagno Abbrescia, ma, all'ultimo momento, non riuscì nell'impresa. Non ci riuscì nemmeno il Ministro Raffaele Fitto, che, nella sua funzione di ministro delle Regioni, avrebbe potuto farla acquisire gratuitamente al patrimonio comunale, quando lo Stato, approvando il federalismo fiscale, decise di cedere parte dei suoi beni inutilizzati agli enti locali. Lo stesso va detto del Sottosegretario agli interni Alfredo Mantovano e del Presidente della Commissione Bilancio del Senato Antonio Azzollini. Anche loro avrebbero potuto fare qualcosa, ma non lo hanno fatto. Speriamo che vogliano farlo per l'ex ospedale Bonomo. La caserma, comuque, è confluita finalmente nel patrimonio del Comune, attraverso una costosissima triangolazione, che ha coinvolto anche la sede della Prefettura, ceduta allo Stato, e la Chiesa Russa, ceduta alla Russia. Contabilmente la permuta non è stata un grande affare per il Comune, ma il guaio più grosso è che ancora oggi non si ha un'idea precisa e condivisa su come utilizzare quell'enorme area al centro della città e da sempre guardata con cupidigia dalla speculazione edilizia. Certo, come dice l'assessore Elio Sannicandro, sulla Rossani sono stati fatti molti forum e molti convegni, ma, sino ad oggi della ex caserma non si è riusciti a fare più di un desolante parcheggio a raso per alcune centinaia di vetture al giorno. È già una cosa, si dirà, ma, per quello che ci è costata, è pur sempre una piccola cosa. Sino ad oggi, però, perchè, intanto, quatto quatto, l'assessore Sannicandro ha tirato fuori dal cilindro una sua idea progettuale, con tanto di piano di fattibilità, contro la quale si sono subito coalizzate destra e sinistra. Il progetto di Sannicandro, da realizzare in parte con fondi pubblici, sedici milioni di euro, in parte con finanza di progetto, prevede di realizzare parcheggi, aree verdi, un albergo a quattro stelle, edifici pubblici e case per la residenza. Tutto

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gestito da privati per i prossimi novanta anni. Una speculazione, hanno gridato giustamente a sinistra e anche a destra. Alla querelle è restato estraneo il Sindaco Emiliano, ma proprio dal suo cilindro potrebbe uscire la soluzione vincente. Sempre e solo sul filo del ragionamento, la Rossani potrebbe far quadrare il cerchio anche per il parcheggio di corso Cavour e il possibile contenzioso con la Dec. Come? È presto detto. Se i falchi costringeranno Emiliano a cancellare il parcheggio di corso Cavour, aprendo alla Dec la strada di un ricco risarcimento, Emiliano potrebbe offrire a quest'ultima di realizzare il progetto previsto sulla Rossani. Il Comune si vedrebbe affrancato dalle pretese risarcitorie della Dec e, in più, vedrebbe realizzato nell'area Rossani quel parcheggio, che oggi non vuole o non può più realizzare in corso Cavour. Alle sinistre, eventualmente recalcitranti, il Sindaco potrebbe sempre opporre che è stata la loro opposizione al parcheggio di corso Cavour a mettere il Comune in difficoltà, esponendolo alle richieste risarcitorie della Dec e che, per evitare il fallimento dell'azienda Comune, a lui non resta che transigere la lite con la Dec, consentendole di realizzare il progetto di Sannicandro sulla Rossani. Del resto, questo sembra calzare a pennello sulla Dec. C'è un parcheggio e la Dec realizza parcheggi, c'è un albergo a quattro stelle e la Dec costruisce e gestisce alberghi, ci sono residenze e la Dec fa anche case, come a via Pappacena. Tutto torna, tutto quadra. Sorprendentemente, ogni tassello del grande puzzle edilizio occupa precisamente il suo posto, come se qualcuno lo avesse precedentemente disegnato. Sarà così? Non lo sappiamo. Noi, lo ripetiamo, abbiamo fatto solo un ragionamento e i conti tornano. Qualcuno teme che tutto questo possa avverarsi? Qualche altro dirà che è solo frutto di fantasia? Bene, per saperlo c'è un modo assai semplice. Basta che domani il sindaco Emiliano intimi alla Dec di aprire il cantiere di corso Cavour. Come avrebbe già dovuto fare da tempo. Come diritto, dovere e prudenza gli impongono. Ma lo farà?


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Bari

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Puglia d’oggi

QUALITA’ DELLA VITA A BARI

L’INCHIESTA - Parlano gli operatori: “Si sono effettivamente ridotti i problemi di traffico”

Affissioni e deiezioni, un piccolo “tesoretto”

Park&Ride, buon successo nelle due settimane calde

L'annuale classifica del Sole 24 ore sulla vivibilità delle province italiane ha scaraventato tutte le città pugliesi in coda alla graduatoria. Se Foggia ha conquistato il fanalino di coda, Bari non è stata da meno retrocedendo di quattro posizioni rispetto allo scorso anno. Puglia maglia nera abbiamo titolato la scorsa settimana, non registrando in questa occasione le abitualmente trionfalistice dichiarazioni dei reggitori locali della pubblica amministrazione. Muto Vendola, più muto Emiliano. Certo, non tutto dipende dai sindaci e dal loro operato. Molti e assai diversi sono i parametri utilizzati per la stesura di queste classifiche, che non possono essere utilizzate tout court per valutare l'efficienza dei primi cittadini. Molte cose dipendono da altri poteri, si pensi all'ordine pubblico, molte altre non rientrano nelle potestà dei sindaci, come il credito e le banche e moltissimo dipende dai cittadini. Si pensi al decoro pubblico, per esempio. Qui i cittadini giocano un ruolo importante, ma i sindaci possono fare molto per orientare, disciplinare ed educare i loro cittadini. Prendiamo Bari. Guardiamo i muri pubblici e privati, i cantoni delle strade, la segnaletica stradale, i lampioni della pubblica illuminazione, i semafori, le cabine telefoniche, le pensiline delle fermate dei bus. Tutto imbrattato da scritte e affissioni abusive di ogni tipo. Propaganda politica, annunci commerciali, spettacoli, offerte di lavoro, offerte immobiliari. C'è di tutto, con tanto di firma. Ma sono tutte affissioni abusive. Che nessuno reprime. Eppure, il danno per la pubblica amministrazione è enorme. Prima di tutto c'è una evasione tributaria. Non viene pagato il tributo dovuto per l'affissione e la pubblicità. Poi c'è il deturpamento dei pubblici impianti. È un danno d'immagine, ma è anche un danno economico, ove si procedesse a rimuovere l'affissione abusiva. Di fatto non avviene. Si tollera, si lascia fare, facendo moltiplicare le cattive abitudini. La città non

incassa il dovuto e, per giunta, è sempre più imbrattata e imbruttita. Invece, basterebbe poco per contribuire a mettere le cose a posto, dando a Bari un aspetto più decoroso. Il Sindaco ha a disposizione un esercito di centinaia di Vigili urbani. Moltissimi sono quotidianamente per strada ed elevano anche un rilevante numero di contravvenzioni stradali. Prova che sono vigili e attivi. La loro attenzione, però, sembra rivolta solo agli automobilisti. Non guasterebbe se degnassero della stessa attenzione anche alcuni cantoni delle strade cittadine. Siamo certi che un primo assaggio di un centinaio di verbali per affissione abusiva inviato a quelle aziende, studi, palestre, partiti e associazioni che fanno maggior uso di questa cattiva consuetudine li indurrebbe per il futuro a un diverso atteggiamento. Cosa aspetta il Sindaco a dare disposizioni in tal senso? Certo, provocherà qualche malumore, ma avrà reso la città più decorosa e si sarà guadagnato la stima e l'apprezzamento di quei cittadini, e sono la maggioranza, che vogliono bene a Bari. Quello che vale per le affissioni abusive, vale anche per gli escrementi dei cani. Quanti sono i cittadini che portano a spasso i loro cani, senza la obbligatoria dotazione di busta e paletta? Tantissimi, e il risultato si vede quotidianamente passeggiando per Bari. Anche in questa materia l'azione repressiva dei Vigili urbani lascia molto a desiderare. Vogliamo guardare il conferimento dei rifiuti e la raccolta differenziata, sopratutto di carta e cartoni, ma anche di vetro e plastica? La musica non cambia. Noi non crediamo che i Vigili abbiano occhi attentissimi per gli automobilisti e non vedano tutto il resto. Pensiamo, invece, che eseguano delle direttive e rispettino delle priorità. Ecco, noi chiediamo al Sindaco di cambiare le sue direttive e di porre fra le priorità anche il decoro della città. Non di molto, ma qualche posizione nella graduatoria del prossimo anno potremo scalarla. Con l'impegno del Sindaco, dei Vigili e dei cittadini.

di ISABELLA BATTISTA È lunedì pomeriggio. Sono passate due domeniche dall’apertura straordinaria per il periodo natalizio e il parcheggio è quasi totalmente colmo. Le prime due settimane “calde” di dicembre hanno riscosso un grande successo da parte degli utilizzatori del servizio di Park and Ride, producendo il tutto esaurito non solo per l’intero weekend, ma anche per i restanti giorni feriali. Nonostante la continua affluenza nel parcheggio, siamo riusciti ad intervistare un operatore di una delle tre postazioni, il quale ci ha mostrato un quadro positivo sull’andamento del servizio: «La società si sta attivando per far sì che i parcheggi siano sempre più grandi, il servizio di Park and Ride ha un buon riciclo e soprattutto

nelle ore serali risulta essere un buon contenitore: gli utenti sono soddisfatti in quanto sono effettivamente ridotti i problemi relativi al traffico e agli ingorghi di autoveicoli, gli autobus sono abbastanza puntuali, e il percorso si può svolgere in dieci minuti, con un’attesa tutto sommato abbastanza limitata, che arriva al massimo ai dieci minuti. Tutti i park and ride sono serviti bene, addirittura due su tre hanno due postazioni: l’area di sosta A "Corso Vittorio Ve-

neto - Lato Terra" insieme all’area di sosta "Corso Vittorio Veneto - Lato Mare", consente di contenere oltre 1000 macchine; l’area di sosta B “Pane e Pomodoro” ha un contenitore aggiuntivo lato terra, che permette di ospitare in totale altre 500-600 vetture. Inoltre, a causa dell’emergenza dei lavori nell’area di sosta di Corso Mazzini, abbiamo sopperito all'esigenza degli abbonati creando un parcheggio h 24, realizzato su modello del parcheggio della Caserma

Rossani. In più, grazie ai prezzi contenuti, questi servizi sono accessibili a tutti: con 55 euro al mese si consente a chi non può permettersi un garage di parcheggiare l'auto con una sosta prolungata». Parlando poi del periodo natalizio continua: « In queste domeniche c'è stata molta affluenza, il parcheggio è stato sempre pieno. La gente viene più spesso al park and ride, anche perché adesso c'è l'esigenza di risparmiare. Un abbonamento mensile costa 15 euro e spesso la navetta consente anche all'abbonato di avere un'alternativa valida che si affianca ai mezzi di solito affollati Per il 31 dicembre è previsto un parcheggio notturno, per quanto riguarda la Vigilia invece sarà rispettato l’orario ordinario. Ci saranno inoltre delle gratuità per la fascia under 18 e over 65, previa presentazione di un documento identificativo.».

A SAN MARCELLO SI PARLA DELLE PERIFERIE CITTADINE Recuperare le periferie. Se ne parla da tempo, e lentamente il piano avanza. Intanto oggi pomeriggio, alle ore 18, presso l’auditorium della parrocchia di San Marcello, il sindaco Michele Emiliano, l’assessore alle Politiche abitative Gianni Giannini e l’assessore all’Urbanistica Elio Sannicandro interverranno al primo di una serie di appuntamenti, coordinati dai tecnici del Politecnico di Bari, per informare costantemente i

Pirp, un incontro per il punto della situazione residenti del quartiere sullo stato di avanzamento degli interventi previsti dal Piano Integrato di Recupero delle Periferie (PIRP). All’incontro, promosso dal Comune di Bari, dalla Regione Puglia, dallo IACP Bari, dal Consorzio San Marcello SCARL e dal Politecnico di Bari, sono previsti, tra gli altri,

gli interventi dell’assessore regionale alla Qualità del territorio Angela Barbanente, del rettore del Politecnico di Bari Nicola Costantino, del presidente della VI circoscrizione Leonardo Scorza, del responsabile della ripartizione Urbanistica ed Edilizia privata del Comune di Bari Anna Maria Curcuruto, del re-

Michele Emiliano sponsabile della ripartizione Edilizia Pubblica e Lavori Pubblici del Comune di Bari Maurizio Montalto e di Gennaro Namoini dello IACP di Bari.

UN LIBRO SULLO STORICO PRESIDENTE DEL CUS BARI

Ignazio Lojacono un esempio da ricordare Ignazio Lojacono E'stato presentato nel Salone degli Affreschi dell Università degli studi di Bari il volume “Ignazio Loiacono un esempio da ricordare”, edito da Gelso Rosso scritto da Nicola Macina in collaborazione con la Famiglia Loiacono. Ancora un ricordo per il presidentissimo del Cus

Bari, dopo la notte bianca a lui dedicata quest'estate nello storico impianto sportivo da lui creato e dopo la statua posizionata all'ingresso del Cus quasi a significare la sua intramontabile presenza ora un libro che racconta tutta la sua storia la sua attività e sopratutto il suo amore verso lo sport. Moderatore della serata è stato il professor Giorgio Otranto docente di storia del cristianesimo antico, allietati dalle note

della pianista comprositrice Antonella Chiarappa alcuni passi dell'opera sono stati letti dall'attrice Barbara De Palma , sono intervenuti testimoniando il loro ricordo con fatti ed aneddoti sul “presidentissimo” il Magnifico Rettore dell'Università di Bari Corrado Petrocelli, Nicola Costantino Rettore del Politecnico,Renato Laforgia presidente del Cus Bari, il presidente del CONI Elio Sannicandro,il sindaco di Bari Michele

Emiliano,il presidente italiano dei CUS Leonardo Coiana, Franco Castellano presidente dell'UNVS unione nazionale veterani dello sport sezione di bari oltre naturamente i figli di Ignazio Loiacono insomma un parterre di tutto il rispetto per un uomo che ha scritto la storia dello sport a bari e che la città non intende dimenticare ed infatti è subito pronta nel cassetto la proposta di intitolare a lui quella parte del lungomare dove è collocato il suo gioiello in modo da poterlo chiamare “Lungomare Ignazio Loiacono”. EGIDIO FRANCO


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L’INCHIESTA - Le degradanti condizioni di abbandono del quartiere: illuminazione, pavimentazione, buche, avvallamenti di ogni tipo

Ora tutto il Murattiano deve essere pedonalizzato Sarebbe il più grande centro commerciale d’Italia, situato nel cuore e non nelle periferie della città

troverso e costoso, che non è stato più realizzato. Ancora una volta tempo e soldi sprecati. Chi pensa che nel murattiano si viva bene si sbaglia di grosso. Il livello di inquinamento sonoro e ambientale è molto alto, a causa della concentrazione di auto e di mezzi pubblici che lo attraversano. Da un paio di decenni si pensa di pedonalizzare tutto il quartiere o gran parte di esso, ma nessuna amministrazione ha avuto il coraggio di farlo. Molte sono le contestazioni, a volte contrastanti fra loro, che provengono, ora dai residenti, ora dai commercianti. Tutti protestano, tutti propongono, tutti chiedono, ma ognuno si muove solo cercando di assecondare la posizione meno penalizzante per sè. Gli amministratori succedutisi nel tempo hanno sempre cercato di trovare una soluzione che accontentasse tutti, ma non ci sono riusciti. Il murattiano è rimasto sempre quello. Vicende come questa evidenziano tutte le carenze, diremmo pure tutta la inutilità, della politica. Il pubbli-

co amministratore deve ascoltare l'opinione delle parti sociali e dei cittadini, ma deve anche avere una sua idea, un suo progetto, per il quale ha chiesto di governare. Esso, pertanto, non può nascondersi dietro la conflittualità degli interessi e lasciare la presa. Compito della politica è il governo degli interessi, attraverso una corretta mediazione. Chi amministra deve decidere, assumersi le sue responsabilità, portare avanti il suo progetto e risolvere i problemi. Poi, ovviamente, potrà subirne le conseguenze. Positive o negative che siano. Questa è la politica, questa è la democrazia. Non decidere, rinviare, tergiversare non risolve i problemi, ma li aggrava. Questo, a ben vedere, è il vero costo della politica. Molto, molto più delle tanto contestate indennità. Sul Murattiamo noi sosteniamo, con convinzione e determinazione, che deve essere interamente pedonalizzato. Sarebbe il più grande centro commerciale d'Italia, situato nel cuore e non nelle periferie della città, e realizzato a misura d'uomo. Pavimentazione, illuminazione, arredo publico, tutto con uno stile uniforme, semplice, moderno elegante e a misura di pedone. Il buon gusto, quando vogliamo, non ci manca. Stop a tutte le auto, salvo i residenti. Regolamentazione del carico e scarico e mezzi pubblici solo elettrici. L'Unione europea assicura anche i mezzi per ridurre le emissioni, i rumori e l'inquinamento. Basta utilizzarli. Se ci sarà un politico pronto a sostenere questo progetto, noi lo appoggeremo. In politica bisogna scegliere e noi abbiamo scelto. Vogliamo la pedonalizzazione di tutto il Murattiano.

pochi, ma sicuramente è necessario migliorare l'estetica della strada. Se dovessi dare un voto esprimerei un otto per

l'iniziativa e, per ora, un sei e mezzo per l'organizzazione”. Il signor Pintucci infine chiosa con un augurio rivolto ai suoi colleghi di via Argiro: “mi auguro fortemente che, quando verrà tutto organizzato per bene, ci sia tra i negozianti la voglia di migliorarsi, di fare sistema, per creare una sana concorrenza verso l'alto. Questo perché non bisogna scordarsi che via Argiro è una strada ancora nelle mani dei baresi, rispetto ad altre che sono preda delle multinazionali”. ANDREA DAMMACCO

di ROBERTO MASTRANGEL0 Confesso che ci ha fatto un po' sorridere il pavoneggiarsi di molti nostri amministratori fattisi riprendere e fotografare felici e soddisfatti per via Argiro. Tutti intenti a prendersi il merito della nuova isola pedonale, da Michele Emiliano a Mario Ferorelli, da Antonio De Caro a Emanuele Martinelli. C'è solo da chiedersi perchè, se tutti erano d'accordo, ci hanno messo più di sette anni per deliberare la modesta istituzione di una via pedonale. Poteva bastare un giorno e ci hanno messo sette anni. Più che pavoneggiarsi, dovrebbero vergognarsi. Via Argiro, però, ci offre il destro per dire la nostra sul centro murattiano, sulla politica e sul ruolo del pubblico amministratore. Il Murattiano è il quartiere centrale di Bari. Per molti il suo salotto. Per i più solo il suo centro commerciale. Li, comunque, operano i poteri

Via Argiro chiusa al traffico forti della città, i commercianti e le pubbliche istituzioni. Basta questo per farne un quartiere privilegiato, dove tutto funziona e tutto è in ordine ? Manco per idea. Anche quello che poteva essere un quartiere modello si presenta in degradanti condizioni di abbandono. Da sempre. Se si eccettua la pubblica illuminazione, potenziata dall'amministrazione di Si-

meone Di Cagno Abbrescia (ma nello stesso periodo le città italiane più moderne approvavano già programmi di contenimento energetico), negli ultimi trent'anni il centro di Bari ha conosciuto soltanto le fioriere e le palme kitsch di via Sparano e la violenza invasiva dei totem e delle inutili ferraglie dei progetti Poma 1 e 2. Qualche miliardo di sprechi e nulla più.

La pavimentazione è fra le più impresentabili d'Italia. Mattonelle da quartieri popolari, buche e avvallamenti frequenti, asfalto diffuso, rattoppi male eseguiti, basole sconnesse, rifacimenti privati di ogni tipo, dissuasori pedonali di diverso formato e varia segnaletica pubblicitaria, spesso abusiva, danno del quartiere murattiano una immagine di desolante abbandono. Del Murattiano la strada regina è via Sparano, sino a ieri prima e unica isola pedonale cittadina. Nemmeno questa condizione privilegiata ne ha fatto una via di qualità. Stessa orribile pavimentazione e stesso scadente arredo pubblico di tutto il quartiere. Per la verità, la prima giunta Emiliano, con l'assessora Simonetta Lorusso, ascendenze socialiste in ceppo famigliare di antica destra, ha tentato di riqualificare almeno via Sparano, ma non ha avuto successo. Invece di proporre e realizzare un progetto serio, fatto di interventi semplici e necessari, fu scelta la strada ampollosa ed esagerata del concorso. Ne è venuto fuori un progetto con-

PARLANO I COMMERCIANTI

“Toccherà anche a noi fare sistema” Strada affollata sin dalla mattina e fino a tarda sera, con i baresi che sembrano contenti di potersi godere un altro spazio liberato dalle auto. Così si presenta la nuova via Argiro dopo la decisione di renderla interamente pedonale. Bar e negozi hanno beneficiato dell'iniziativa, così come i gazebo e le bancarelle delle associazioni. Lo testimoniano anche le voci dei negozi sto-

rici della via. Samuel, dell'omonimo negozio si esprime così: “è stata sicuramente una decisione positiva, abbiamo potuto notare anche che il flusso di gente è stato, in questi primi giorni almeno, maggiore rispetto anche a quello di via Sparano. Questo dovuto sicuramente alla novità, ma anche al fatto che un'altra strada pedonale ha invogliato la gente a vivere un po' di più il centro. Si do-

vrebbe migliorare la disponibilità dei parcheggi, ma soprattutto educare i cittadini all'uso dei mezzi pubblici rendendo questi ultimi più efficienti e organizzato. Comunque sappiamo che questo è un risultato che avverrà col passsare del tempo”. Della stessa positività è Nicola Pintucci, l'ultimo erede di uno degli storici negozi di Bari: “la zona pedonale è assolutamente lodevole come iniziativa, per noi e per la vivibilità della città, ma anche e soprattutto perché dobbiamo consegnare una città migliore nelle

mani dei nostri figli. Riguardo l'arredo, per ora ci accontentiamo perché sappiamo che i fondi al momento destinati sono


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dal Territorio

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Puglia d’oggi

MOLFETTA- Per Amato è l’ennesima pagina triste di cinque anni di cattiva amministrazione

Azzollini non sceglie: le reazioni Rana: “Il sindaco non si esprime perchè non sa su quale specchio arrampicarsi” SEGNATEMPO Il 31 ottobre scorso il senatore Raffaele Stancanelli (Pdl) ha formalizzato le sue dimissioni scegliendo di restare sindaco di Catania. Sono passati 47 giorni. Azzollini e Pepe?

Il centro storico di Molfetta

di FRANCESCO TEMPESTA La questione Azzollini continua ancora a tener banco a Molfetta e sembra che in questi giorni si stia infiammando sempre più. Il sindaco di Molfetta non ha ancora deciso cosa fare (deve scegliere fra la posizione di primo cittadino e

quella di Senatore) e continua a ignorare la recente Sentenza Costituzionale del 21 ottobre 2011, n.277, che così recita: “Va dichiarata l’illegittimità costituzionale degli articoli 1, 2, 3 e 4 della legge 15 febbraio 1953, n. 60 (Incompatibilità parlamentari), nella parte in cui non prevedono l’incompatibilità tra la

MOLFETTA

Sicurezza in città, chi l’ha più vista? Auto in fiamme, scippi, droga, rapine, tutto questo è la città di Molfetta negli ultimi mesi. Gli appassionati di cronaca nera possono ben gioirne. Parlare di auto che vanno a fuoco ogni notte non è esagerato. Per averne conferma basta connettersi sui principali giornali locali online per apprezzare le artistiche foto dei roghi notturni. La città ormai comincia ad interrogarsi sul fatto che ci possano essere serie infiltrazioni criminali organizzate dietro questi eventi sinistri e non semplici episodi di teppismo. Chi o cosa spinge puntualmente ogni notte qualche facinoroso ad aggirarsi per le vie urbane con tanica di benzina a seguito? È un mistero al quale gli inquirenti stanno cercando di dare una risposta immediata e sul quale da tempo i vari partiti d'opposizione Rifondazione, Italia dei Valori e in primis Liberatorio Politico si sono concentrati lanciando sin da subito l'allarme. Negli scorsi giorni “anche” il Comune di Molfetta ha cominciato ad interessarsi di questa pericolosa escalation di incendi e certamente proverà a mettere in atto una serie di accorgi-

menti per scongiurare altri episodi di questo genere. Nel frattempo agli incendi notturni si sono affiancati scippi e rapine a mano armata a danni di privati cittadini, distributori di carburanti, tabaccai e supermercati. L'evento che ha fatto più discutere è stato però quello legato al furto in un negozio di abbigliamento in pieno centro, nei pressi di corso Umberto I. Il fatto si è consumato durante la notte ma è stato completamente filmato dalle telecamere di sicurezza interne ed esterne del locale stesso. Il video, che sta facendo il giro della rete, mostra un gruppo ben organizzato di ladri vestiti interamente di bianco e a volto coperto che prima scassinano la saracinesca del locale e poi vi penetrano all'interno portando via tutto quanto. Valore del bottino: circa cinquantamila euro. I ladri hanno impiegato circa ventuno minuti per portare a termine il colpo e questo fa pensare come in questo lasso di tempo nessuno abbia visto o sentito nulla nonostante i rumori inconfondibili del flessibile in azione. Anche questo è un altro mistero. F.T.

carica di parlamentare e quella di sindaco di Comune con popolazione superiore ai 20.000 abitanti…”, supportato anche dalla sua maggioranza in Consiglio Comunale. Puglia d'oggi ha rivolto una domanda unica per i vari rappresentanti della politica molfettese cercando di capire cosa pensano su quanto sta accadendo. E' giusto che in Consiglio Comunale la maggioranza abbia evitato di discutere dell'illegittimità del doppio incarico del sindaco Azzollini? Cosa spinge il sen. Azzollini a non esprimersi circa una sua eventuale scelta? Donato Rana (Fli): “Il caso del Sindaco Azzollini riveste due aspetti; uno puramente legale ed uno etico. Per quanto riguarda il primo punto egli fino ad oggi ha diritto ad esercitare le due funzioni e il Consiglio Comunale non ha alcun titolo per discutere la cosa. La maggioranza ha

quindi motivazioni valide per eludere l’argomento in pubblica assise. La cosa però riveste anche un aspetto etico che, a mio parere, è il più importante. Mantenere le due cariche penalizzando così fortemente Molfetta che non può essere governata “nei ritagli di tempo che la Presidenza della Commissione Finanze al Senato e la stessa funzione di Senatore” è un atteggiamento altamente riprovevole”. “Molfetta - prosegue Rana - è una cittadina complessa e ha bisogno di chi la segua attentamente cogliendone i bisogni e ascoltando le necessità di chi la abita. Azzollini non si esprime perché non sa su quale specchio arrampicarsi per giustificare appunto l’aspetto etico. Chiunque su questo punto lo metterebbe nell’angolo e non lo sopporterebbe. Egli non sceglierà nulla. Sa che la gente non è più con lui e men che meno coi

suoi accoliti e allora ogni giorno che passa è un giorno guadagnato. Tommaso Minervini (Sel) “Non è giusta. E’ stata una scappatoia legittima, ma contraria alla lettera ed allo spirito della legge. Le sentenze della Corte Costituzionale sono tutte immediatamente esecutive, tutti i cittadini e qualunque giudice ha l’obbligo di applicarle. Il "Testo Unico delle leggi sull'Ordinamento degli Enti Locali" Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267, agli artt. Art. 62; Art. 68; Art. 69 e Art. 70 disciplina la contestazione di tale sopravvenuta incompatibilità in capo al Consiglio Comunale, al Prefetto o ai singoli elettori che possano adire il Tribunale civile. Non c’è altro da aggiungere. Tutto il resto è figlio delle bizzarrie giuridiche e delle sacche decadenti della politiche italiana, che ancora non si capacita dei tempi nuovi.” Gianni Porta (Rifondazione Comunista) “Il rifiuto da parte della destra di discutere in Consiglio comunale del doppio incarico di Azzollini grazie alla forza dei numeri manifesta una debolezza politica, acuitasi in questi anni di conclamata ed evidente impossibilità a ricoprire cariche nazionali e ruolo di sindaco per una comunità come quella molfette-

GRAVINA

La lotta di poteri all’interno del Pd Guerra interna nel Pd di Gravina, in vista delle prossime consultazioni elettorali. Ufficialmente il nodo della discordia riguarda le possibili strategie e le alleanze elettorali, ma in ballo potrebbero esserci equilibri interni in vista di possibili poltrone da conquistare a Palazzo di Città. In campo, uno contro l’altro, il coordinatore della segreteria Antonio Cozzoli ed il segretario Antonio Valente. I due si sono scambiati negli scorsi giorni numerose accuse, arrivando a coinvolgere i vertici provinciali del partito ed il commissariamento della sezione gravinese, con il conseguente azzeramento dei vertici loca-

li. “Come mai non si è continuato il dialogo con Sel e con il Pri? Come mai non si è nemmeno iniziato il confronto con la lista Vendola? Come mai non si è nemmeno aperta una discussione con tutte le forze dell'opposizione a Gravina? Come mai non si è aperta una discussione con i movimenti civici cittadini?” - queste le tante domande poste da Cozzoli. “Faccio parte della minoranza interna del PD, e da quanto apprendo, ne faccio parte da sempre” – incalza risentito dall'atteggiamento di quello che egli non riconosce più come suo segretario di partito. “Non mi sembra che ci sia stata alcuna di-

scussione interna al Pd relativa a chi debba ritenersi un alleato tradizionale o sulla composizione della delegazione trattante. Siamo in presenza di un "plenipotenziario della politica cittadina", accanto ai tanti altri”. Parole pesanti, senza dubbio, che la dicono lunga sulla voglia del Pd cittadino di dettare le linee guida della propria coalizione elettorale, anche a costo di mandare a monte possibili alleanze. Si sà, la voglia di accapparrarsi la fetta maggiore della politica cittadina è da sempre a livelli molto elevati in certi partiti. Bisogna vedere se si riusciranno a conquistare i voti dei gravinesi. Fino ad ora nel Pd si sta parlando di persone e di veti. Di programmi nemmeno l’ombra. D.C.

Antonio Azzollini se che esige attenta e permanente presenza. In più vi è il dato psico-politico, ormai delirante, della supposta insostituibilità di Azzollini da parte dei suoi stretti seguaci e le difficoltà sulla successione nel centrodestra per la prossima candidatura a sindaco.” Robert Amato (Udc) “Quella dell'ultimo Consiglio Comunale è stata l'ennesima pagina triste di cinque anni di cattiva amministrazione da parte del centrodestra. La questione della pregiudiziale fa capire come lo stesso sindaco sia in difficoltà ed in imbarazzo davanti ad una sentenza che lo pone dinanzi ad una scelta; è stato quanto mai sbagliato appellarsi alla pregiudiziale per evitare la discussione perché la città tutta aspettava di capire come Azzollini si sarebbe comportato in tal senso e proprio perché eletto dal popolo e per rispetto dei suoi elettori avrebbe dovuto con coraggio discutere il punto in Consiglio. Certo Azzollini ha dalla sua anche la sua buona stella considerato che la giunta del Senato sembra allungare i tempi di questa benedetta interpretazione della Corte Costituzionale”. “Vorrei sottolineare però, come ancora una volta l'opposizione si sia rivelata debole ridotta a pochi consiglieri di minoranza e con i restanti ormai già virtualmente dall'altra parte della barricata. Vorrei condannare inoltre la scelta degli ex consiglieri dell'Udc, presenti in Consiglio, che hanno votato a favore della pregiudiziale proposta dalla maggioranza. Certo motivi di opportunità spingono Azzollini a non esprimersi sulla questione, troppi interessi in gioco, in primis il nuovo porto, sebbene in cuor suo la decisione è quanto mai scontata: decidere per il bene dei suoi interesse e non per Molfetta”.


Puglia d’oggi

dal Territorio

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FUTURO E LIBERTA’ - Parla il neo coordinatore: “Primo obiettivo la costituzione concreta, su tutto il territorio, del Terzo Polo”

Marinaro acclamato coordinatore provinciale Bat Domenica scorsa a Trani si è conclusa la stagione congressuale di Fli nelle province pugliesi BAT

Raccolta differenziata, al via il nuovo progetto

Due momenti del Congresso di Trani Futuro e Libertà è una realtà nazionale, regionale ed anche provinciale e cittadina, ormai vi sono coordinamenti in tutte le città e le richieste di adesione si moltiplicano, sintomo di crescita politica e di richiesta di responsabilizzazione generale. Si è tenuto a Trani domenica 11 dicembre 2011, nella galleria di S. Luigi, il 1°congresso provinciale della BAT presieduto dal Presidente dell’assemblea nazionale, l’europarlamentare Salvatore Tatarella, alla presenza del coordinatore regionale on. Francesco. Divella, del commissario provvisorio provinciale, il consigliere regionale Gianmarco Surico.

Numerosissimi i cittadini presenti. Con la partecipazione di tutti i coordinatori dei circoli attivi nelle dieci città della BAT si è svolto un ampio e accorato dibattito:con al centro le motivazioni fondanti del partito Futuro e Libertà, la richiesta di un’amministrazione pubblica più efficiente e meno invadente, un Paese intransigente contro la corruzione e contro tutte le mafie e che venga sempre promossa la legalità, l’etica pubblica ed il senso civico. Un Paese del merito: senza privilegi e dove tutti abbiano uguali opportunità e dove vengano premiati i più capaci. Un Paese solidale ed aperto ai più deboli, fondato sulla sussidiarietà. Un

Paese rispettoso della dignità della persona, della famiglia, garante dei diritti civili di ognuno, con la difesa e valorizzazione dell’ambiente, delle bellezze naturali e del patrimonio culturale e storico, puntando sulle donne e sui giovani. Il dibattito si è incentrato sulla strategia che Futuro è Libertà ha messo in atto insieme all’UdC, all’Api ed all’Mpa (leader Fini, Casini, Rutelli e Lombardo), cioè la costituzione del cosiddetto TERZO POLO che si appresta a diventare il Primo Polo in termini di adesioni e di aggregazioni. Si è discusso dello sforzo che i responsabili locali di questi partiti devono assolutamente mettere in campo compiendo qualsiasi sforzo per seguire le indicazioni e le volontà che i leader a livello nazionale indicano a livello periferico, e quindi la richiesta del tentativo obbligatorio che le forze appartenenti al terzo polo devono mettere in atto

per affrontare insieme le prossime elezioni amministrative che si devono svolgere a Trani, Canosa e S. Ferdinando di Puglia. Occorre evitare la divisione del Terzo Polo, evitare questa nuova aggregazione in città diverse si collochi in coalizioni diverse. Al termine del dibattito si è passati alla elezione, per acclamazione del primo coordinatore provinciale BAT: è stato eletto il Consigliere comunale, e Coordinatore FLI della città di Trani, Leonardo Marinaro, da tutti conosciuto anche con il nome Dino, il quale, dicendosi onorato dell’incarico assegnatogli e di accettarlo con entusiasmo e determinazione pur consapevole delle responsabilità del ruolo, ha affermato che il suo primo obiettivo sarà la collaborazione concreta dei coordinatori di tutte le altre città della BAT e la costituzione concreta, su tutto il territorio, del TERZO POLO.

Proteggere l’ambiente e favorire la Raccolta Differenziata. Sono questi gli obiettivi principali dell’iniziativa “Insieme a te ci differenziamo”, promossa dalla Provincia di Barletta - Andria - Trani. Nel corso dell’incontro, tutti i soggetti coinvolti hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa per sostenere ed incrementare l’attività di recupero, riutilizzo e riciclaggio di oli e grassi vegetali ed animali esausti di provenienza domestica. In virtù di tale intesa, gli oli esausti dovranno essere tenuti, prima del conferimento, in piccole taniche (distribuite gratuitamente), eliminando così i rischi di rottura e versamenti; successivamente, i singoli cittadini potranno conferirli nei contenitori fissi dove verranno ritirate a norma. Nella fase sperimentale del progetto (primo anno), saranno di-

stribuite 2mila tanichette, che potranno aumentare in caso se ne ravvisi la necessità. “Crediamo fortemente in questa iniziativa, che ha una forte vocazione culturale ha commentato il Presidente della Provincia di Barletta - Andria Trani, Francesco Ventola -. Sensibilizzare i cittadini a difendere l’ambiente attraverso la Raccolta Differenziata significa incentivare un cambiamento di cui il nostro territorio mai come oggi necessita. La fase di start up di questo progetto è certamente un primo obiettivo raggiunto; mi auguro possa anche rappresentare un punto di partenza per allargare l’iniziativa a tutti i dieci comuni della nostra Provincia. Con questa intuizione speriamo di riuscire a sensibilizzare le numerose famiglie a tutelare il nostro patrimonio ambientale”.

BARLETTA

GIOIA DEL COLLE

Emergenza carceraria, discussioni e confronto

L’Ospedale Paradiso perde pezzi, altri venti posti letti tolti al paese

La Puglia è fra quelle regioni italiane che si è dotata di una figura importante, la scorsa estate, quella del garante dei detenuti. Una figura ancor più importante se si pensa alle condizioni delle carceri nel Paese e nella nostra regione. Se ne parla questo pomeriggio a Barletta in un convegno organizzato alle ore 18 nella sala conferenze del Gos (viale Marconi, 49). A illustrarne le criticità, i possibili rimedi e i percorsi utili a cambiare la situazione, a portare un contributo di denuncia saranno il garante dei detenuti della Puglia, il professor Piero Rossi, l’on. Rita Bernardini, dei radicali, da tempo impegnata in una battaglia di civiltà per i detenuti. A fornire uno spaccato delle carceri dalla prospettiva di chi lì dentro svolge ruoli di grande responsabilità, sarà il direttore del carcere di Trani Salvatore Bolumetti, mentre degli interventi che la legge prevede in alternativa ai tempi lunghi e ai costi onerosi per avere nuove strutture per superare il

problema del sovraffollamento, parlerà il magistrato di sorveglianza Matteo Soave. Il convegno sarà introdotto dal consigliere regionale Franco Pastore che ripercorrerà le tappe del lavoro istituzionale attualmente in discussione alla Regione Puglia, sollecitando atti e percorsi che hanno portato alla nomina del garante, e anche sul campo, con le iniziative promosse al carcere di Trani. La discussione e il confronto saranno inframmezzati da proiezioni di filmati. In apertura sarà presentato un video sui presunti casi di violenza dietro le sbarre, dopo alcuni interventi sarà la volta di un video che propone l’organizzazione di un concerto di musica classica, a due pianoforti, nel carcere di Trani, che si è tenuto un anno fa, e infine l’elaborazione artistica, originale e sensibile, della detenzione, di un filmaker di Catanzaro che a questo tema ha dedicato un cortometraggio. C.S.

Ormai c’è soltanto da attendere il conto alla rovescia per i cittadini di Gioia del Colle per assistere alla morte definitiva del proprio Ospedale. Colpito a più riprese dalla scure dei tagli regionali per le strutture sanitarie, l’ultimo referto della struttura gioiese conta ad oggi soltanto 32 posti letto, fra medicina e geriatria, nonchè la presenza di alcuni servizi ancora attivi ma funzionanti solo di mattina tra grandi code per pagare il ticket e servizi che non possono essere erogati. Un risultato del tutto negativo. L'ultima operazione risale solo a qualche giorno fa e riguarda lo spostamento di una costola dell'ospedale. Gioia del Colle perde infatti 20 posti letto di Pneomologia, recuperati nel numero di 12 nella struttura di Putignano. L'ospedale Paradiso ormai sembra una vecchia costruzione di Lego. C'è chi si diverte a montarlo e smontarlo a proprio piacere. Nel tempo però si stanno perdendo molti pezzi e la sua fine è segnata. I tagli netti del bisturi stanno via via eliminando anche quei servizi basila-

ri che rappresentano le fondamenta del diritto alla salute. Di recente sono stati anche tagliati i fondi per la portineria della struttura: i malati rimangono così incustoditi e la loro sicurezza non può essere garantita. Intanto del servizio territoriale non si ha notizia, e le uniche cose che ancora si riescono a fare a Gioia del Colle sono i pagamenti dei ticket (ma soltanto per 3 ore al mattino). Questa situazione preoccupa i cittadini gioiesi che si vedono ulteriormente privati di servizi sanitari e che adesso sono costretti a spostarsi a Putignano per poter salvaguardare la propria salute. Ma a Putignano ci si arriva soltanto con mezzi propri. Non un autobus (treni nemmeno a parlarne), collegamenti assolutamente inidonei per una realtà grande ed importante come quella di Gioia del Colle. Dopo mesi di attese e di richieste il vertice di lunedì scorso ha così raccolto le preoccupazioni dei cittadini utenti. Ma di risposte non ce ne sono state. ROBERTO MASTRANGELO


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Capitanata

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FOGGIA- Nelle ore notturne erano sistematicamente affollate di senzatetto e prostitute

Quelle panchine della vergogna L’amministrazione comunale le fa rimuovere dal Viale della Stazione e poi le rimette

La stazione di Foggia

di CLAUDIO AQUILANO Ennio Flaiano avrebbe detto che “la situazione è tragica, ma non è seria”. La notizia della rimozione delle panchine dal centralissimo viale della stazione, perché incolpevoli vittime di utilizzo improprio da parte degli extracomunitari, dei senzatetto e delle

prostitute che popolano la zona ha davvero caratteristiche grottesche. L’opinione pubblica ha reagito con veemenza, soprattutto nel vasto mondo dell’online e dei social network. Questa, ad esempio, la nota che Enrico Ciccarelli, già direttore del nostro giornale, ha pubblicato sabato scorso. Ho riletto più e più volte la notizia della rimozione delle panchine da viale

XXIV maggio pubblicata da "Stato Quotidiano", con la interrogazione di Leonardo De Santis che salva quel briciolo di dignità e di civiltà che resta ad una città impazzita. Non si sa cone non chiamare in causa la follia per un atto di autovandalismo, con cui il Comune rimuove quel minimo di utile arredo urbano di quella che un tempo fu la strada per eccellenza della città, la

prima metà di quel chilometro che dopo piazza Cavour mutava in Corso Giannone in un rettifilo che, pur tollerando casupole ed obbrobri, aveva per sé una certa magniloquenza novecentesca, con la fontana del Sele giusto in mezzo. La motivazione: le panchine del viale fornivano un irresistibile ancoraggio alle prostitute, che nelle ore notturne le utilizzavano per non abbiamo capito bene quale chiassoso e inverecondo spettacolo. Residenti e commercianti avrebbero sottoscritto una petizione non per far allontanare le prostitute, ma per far togliere le panchine! In attesa che, con lo stesso meritorio obiettivo si allarghino fino al margine dello sterrato o delle case le carreggiate di via Bari e via San Severo, la tentazione maggiore è quella di dare la stura all'ironia e al sarcasmo, di seppellire questa ridicola iniziativa del Comune, non sappiamo se del sindaco (speriamo di no) di un

qualche assessore (sarebbe grave) o di qualche dirigente (sarebbe gravissimo), sotto le risate, anzi le pernacchie che meriterebbe. Ma qualcosa ci trattiene dal farlo; perché nella pasticciona e cialtronesca decisione, secondo noi, c'è ben altro che incapacità e sprovvedutezza, e nemmeno soltanto il patetico tentativo di blandire ogni capriccio o alzata d'ingegno che possa garantire qualche voto. Quelle panchine rimosse sono secondo noi una disfatta della civiltà perché hanno le stigmate del provvedimento etnicamente orientato, della discriminazione, del razzismo. La panchina rimossa è come la fontana che qualche anno fa venne chiusa ad Ortanova perché colpevole di essere usata come lavabo ed abbeveratoio dai lavoratori extracomunitari. Togliamo servizi e vivibilità al viale XXIV maggio e al quartiere Ferrovia perché ormai è "cosa loro": dei ci-

Puglia d’oggi

nesi, dei maghrebini, dei senegalesi, dei rumeni, degli albanesi. E il sindaco che aveva promesso "nei primi cento giorni" (sic!) il piano di risanamento della zona è scomparso, proprio come è scomparso Tito Salatto dopo avere annunciato in pompa magna l'ambiziosa ristrutturazione dell'Ariston. Il taglio delle panchine è l'ufficializzazione simbolica di questa resa codarda, di questa disfatta tacita. È sconfortante che contro questa vergogna si sia levata una voce soltanto, quella del consigliere De Santis. Per quel che vale vi aggiungo la mia: non mi pesa molto essere ultimi nelle classifiche dei giornali; ma esserlo in quelle della dignità mi brucia. Una levata di scudi alla quale hanno partecipato diversi altri consiglieri comunali di maggioranza e lo stesso presidente dell’assiste municipale Raffaele Piemontese, che ha indotto il sindaco Mongelli ad una precipitosa marcia indietro: le panchine verrano rimesse, ed è lodevole resipiscenza. Ma la figuraccia resta, insieme alla plastica percezione che a Palazzo di Città si sia persa la trebisonda, con il salto di ogni comunicazione interna anche in materie così delicate.

I RETROSCENA - Il provvedimento “informale” di due assessori PER SAPERNE DI

Ma il primo cittadino non ne sapeva niente La brutta figura in cui è incorsa l’Amministrazione Comunale di Foggia ha la firma di due assessori socialisti, Federico Iuppa e Vinicio Di Gioia, e del dirigente Fernando Biagini. Che su una decisione di così grande impatto i due assessori non abbianp pensato di informare il capo dell’Amministrazione la dice lunga sulla cultura amministrativa imperante a Palazzo di Città. E non è meno significativo che il dirigente abbia ritenuto di impartire la relativa disposizione senza prendere alcun provvedimento amministrativo di carattere formale. Non esiste cioè (e secondo quanto dichiarato da Biagini non c’è bisogno che esista) alcuna determina. Le panchine sono state rimosse da personale interno del Comune sulla base di un semplice incarico informale. Stando a quanto Biagini ha riferito alla collega Giovanna Greco di Foggia Today, gli autori di questo singolare caso di auto vandalismo non sono affatto pentiti del loro operato. Anzi, mettono i puntini sulle i rispetto all’annunciata intenzione del sindaco di far rimettere le panchine al loro posto: il reintegro sarà solo parziale e condizionato ad un imprecisato monitoraggio della situazione. Quanto agli assessori, ritengono di avere agito nell’interesse dei residenti, venendo incontro alle richieste contenute in una petizione che avrebbe raccolto oltre cinquecento firme. Tutti articoli di fede, perché questa singolare petizione ha avuto forme di circolazione abbastanza anomale: non l’hanno rice-

Gianni Mongelli, sindaco di Foggia vuta i giornali, non è stata pubblicizzata sulle emittenti televisive locali, e non è stata formalmente registrata nemmeno allo stesso Comune. Uno degli assessori interessati dice che è stata consegnata personalmente a lui, e da lui girata al sindaco. Il tutto senza possibilità di verifica, senza un riscontro all’Ufficio Protocollo, insomma senza uno straccio di documentazione. Un modo di amministrare che forse sarebbe tollerabile in un piccolo centro di mille e sei cento anime, non in una città cento volte più popolata. In panchina, se il sindaco avesse senso dell’istituzione e della dignità del Comune, dovrebbero andarci –e subito- assessori e dirigenti di tal fatta.

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MEGLIO PREVENIRE CHE CURARE PROGRAMMA DI PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO

REGIONE PUGLIA Assessorato alle Politiche della Salute

Non si sente e non si vede, quando te ne accorgi potrebbe essere troppo tardi. Il tumore al colon retto è una delle più frequenti cause di morte. Cosa fare? La risposta è semplice: prevenire. Oggi con il test delle feci è facile, gratuito e puoi farlo da casa tua. Se hai da 50 a 70 anni riceverai la provetta con le istruzioni per eseguire il test e le modalità di spedizione. Il risultato dell’esame ti sarà comunicato per posta. Sottoponiti al test che può salvarti la vita.


Puglia d’oggi

Capitanata

venerdì 16 dicembre 2011

LUCERA - Mercoledì il lungo serpentone si è snodato per le strade del centro foggiano

In difesa dell’ospedale Dopo la manifestazione l’incontro con i rappresentanti della Regione Dal sito www.statoquotidiano.it, che segue, specie attraverso la penna di Piero Ferrante, con puntualità e correttezza, gli avvenimenti della Capitanata, riprendiamo la cronaca della grande manifestazione svoltasi mercoledì a Lucera a difesa dell’ospedale cittadino, minacciato di chiusura a seguito dei tagli alla spesa decisi da Vendola e Fiore. Sono tagli obbligati, ma non dipendono soltanto, come cerca di far credere la Giunta Regionale, dal giro di vite del ministro Tremonti: la spesa sanitaria pugliese, infatti, è da tempo inefficiente e drogata, nonché fomite di corruzione, come hanno dimostrato anche le ultime vicende foggiane. Che a far le spese di questo stato di cose siano i cittadini anziché i responsabili effettivi è davvero triste. Anche per questo motivo alla manifestazione hanno dato un significativo contributo i militanti e i dirigenti di Futuro e Libertà della cittadina sveva (vedi anche, qui di fianco, il corsivo di Fabrizio Tatarella, ndr)

L’ingresso del nosocomio di Lucera Entusiastica la reazione dei lucerini all’appello lanciato dai promotori della manifestazione tenutasi mercoledì mattina tra Piazza Duomo e l’Ospedale Lastaria di Lucera. Diverse centinaia di persone hanno affollato le vie centrali del comune dauno creando un lungo ed ordinato serpentone

SERRACAPRIOLA

umano che, uniformatosi dinanzi lo spiazzale del nosocomio lucerino ha ascoltato quanto detto da chi ha organizzato il mega corteo. Dopo il brevissimo discorso di Michele De Santis, promotore del Comitato Spontaneo per la salvaguardia del Lastaria,Saverio Lamarucciola (Sindaco di Pietra Montecorvino), Pasquale Dotoli (Sindaco di Lucera), il Sindaco di San Bartolomeo in Galdo Vincenzo Sangregorio ed il Vescovo della Diocesi di LuceraTroia S.E. Mons. Domenico Cornacchia si sono alternati in brevi interventi che emanavano, tra applausi ed urla, la ferma voltontà di non arrendersi all’idea di vedere l’ospedele lucerino, eccellenza di Capitanata, irrimediabilmente «dismesso». Subito dopo la fine della manifestazione, una delegazione rappresentativa del Comune di Lucera, oltre che alcuni elementi della stampa locale, si sono recati a Bari, presso la sede del Consiglio Regionale pugliese in cerca di un incon-

tro con gli esponenti del governo regionale che hanno deciso, almeno così ha affermato l’assessore regionale alla sanità Tommaso Fiore, la dismissione graduale e rapida dell’Ospedale Lastaria. Un pomeriggio parzialmente fruttifero, con incontri con esponenti politici della maggioranza di governo (si è incontrato molto casualmente l’assessore alle politiche sociali Elena Gentile – che ha glissato in parte alle domande poste da giornalisti e politici soprattutto sui termini di carattere tecnico e qualitativo confrontati con altre realtà “salvate” in Capitanata dalla mannaia) e con i consiglieri regionali di minoranza Lucio Tarquinio e Rocco Palese (PDL) che avrebbero garantito in qualche modo la possibilità di un incontro con i rappresentanti del governo regionale già per questo fine settimana. Dal canto loro, sia Pasquale Dotoli che i politici che si sono attivati in questi giorni per difendere strenuamente il nosocomio lucerino, si sono detti pronti a nuove attività di protesta, anche eclatanti, che potrebbero coinvolgere anche la popolazione lucerina. Per il prossimo sabato, intanto, è convocato un consiglio comunale monotematico sulla questione che, pare, non voglia dichiararsi chiusa. Ci saranno tutti? Ci saranno i responsabili regionali? Ci saranno tutti i consiglieri?.

CERIGNOLA - “Il ciclo politico del sindaco è finito”

Giuseppe Palma ha aderito a Fli

Giannatempo ha tradito i suoi elettori

Il consigliere comunale di Serracapriola Giuseppe Palma ha scelto di aderire ufficialmente a FLI. Si tratta dello sbocco naturale del consigliere più votato nelle scorse consultazioni cittadine che era sceso in campo in una lista civica. A distanza di alcuni mesi Palma ha deciso, dopo aver dato un fattivo contributo alle attività della formazione del partito di Fini, di aderire a FLI senza però recidere i

“Governare è far credere”. Mai è stato così attuale l’aforisma di Macchiavelli. Mai così vero sia a livello nazionale che locale. Il governo romano di Berlusconi, ma anche l’amministrazione cerignolana di Giannatempo, ci hanno fatto credere quello che loro hanno voluto farci credere. Berlusconi ci ha fatto credere di poter creare un milioni di posti di lavoro. Di poter abolire le province. Di non incorrere in rischi di

legami con il gruppo consiliare di appartenenza. Contestualmente all’adesione nel FLI il consigliere Palma è stato nominato dal coordinatore provinciale Fabrizio Tatarella quale responsabile e supervisore del il nord tavoliere per la formazione delle liste relative ai consigli comunali che andranno rinnovandosi nella prossima primavera (Chiueti, Torremaggiore e Apricena).

crisi internazionale. Di essere sempre di buon umore, pieno di ottimismo perché altrimenti tutto sarebbe andato peggio. Allo stesso modo il sindaco Giannatempo ci vuole far credere che ha tutto sempre sotto il suo controllo. Che ha grandi doti personali e politiche. Che ha la capacità di allearsi con i suoi peggiori nemici pur di raggiungere i suoi obiettivi. Che sta programmando nel migliore dei modi il futuro dei ceri-

gnolani. Che si è fatto tanto e si sta facendo ancora tanto altro. Ma dove? Ma cosa? Ma quando? Ritornino entrambi sulla terra! Anzi. Berlusconi ci è già tornato! Adesso tocca a Giannatempo. L’Italia e Cerignola hanno bisogno di credere e di sognare. Entrambi, però, non ci riusciranno più. Gli italiani ed i cerignolani in particolare non vogliono più credere in voi. Sanno bene, orami, di essere stati presi in giro. Non riuscite più né a governare e neanche a farci credere in qualcosa. ENZO PECE COORDINATORE CITTADINO FLI

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Il corsivo di Fabrizio Tatarella

Quei tagli draconiani di Vendola Abbiamo partecipato con convinzione alla manifestazione contro l’ipotesi di chiusura dell’ospedale “Lastaria” di Lucera. A livello locale come a livello nazionale siamo contro la demagogia del partito della spesa pubblica, e siamo convinti che la grave situazione in cui versa l’Italia (e la Puglia non sta certo meglio) debba convincere tutti a comportamenti sobri e rigorosi. Ci ribelliamo però al disastro di una politica sanitaria della Giunta Vendola che è riuscita ad essere molto peggiore di quella della Giunta Fitto. I governanti della Regione hanno cincischiato per sette anni per poi procedere a tagli draconiani ed illogici. In una Puglia nella quale la spesa sanitaria è squilibrata non tutti gli ospedali possono essere letti e valutati con lo stesso metro: in particolare non si può ragionare sul nosocomio lucerino senza valutare la complessa orografia e la difficoltosa viabilità del bacino di riferimento. Trattare con lo stesso criterio situazioni dissimili è il colmo dell’iniquità, specie se i colpi di scure danno l’impressione di essere inferti alla cieca, salvando sacche di privilegio e incidendo nella carne viva dei bisogni dei cittadini. I giudici hanno salvato Vendola dal patto scellerato con Don Verzé: ci auguriamo che il nostro corteo possa indurre il governatore e il suo assessore Fiore a un altrettanto positivo ripensamento.


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Europa

venerdì 16 dicembre 2011

Puglia d’oggi

LA CONFERENZA SUL CLIMA - Il dopo-Kyoto divide e scalda gli animi. L’Italia chiede più flessibilità da parte dell’Ue sulla tabella di marcia

Il ministro Clini sorprende a Durban Bisogna lavorare sulle tecnologie verdi con i principali Paesi responsabili dell’inquinamento ambientale di ELIONA CELA Neo ministro dell'Ambiente, ex membro del consiglio di amministrazione dell'Agenzia europea dell'Ambiente, è Corrado Clini la sopresa inaspettata di questi ultimi giorni al vertice mondiale sui Cambiamenti Climatici. Intervistato in esclusiva a Durban, dove si trova per partecipare ai lavori della Conferenza Internazionale il Ministro italiano dopo l’incontro con il capo delegazione cinese Xie Zhenhua, afferma che "la tecnologia nucleare è ... una delle tecnologie più importanti. Molti Paesi, a cominciare dalla Cina, stanno lavorando per sviluppare nuove tecnologie nucleari. Non credo che dovremmo fare affidamento su vecchie tecnologie nucleari. Credo che dovremmo lavorare al fine di promuovere la ricerca e l'innovazione nel settore nucleare, senza pregiudizi.” "E' il motore dell'economia globale verde - aggiunge Clini - ed il futuro delle politiche globali verso la lotta al cambiamento climatico sarà basato su politiche, norme e tecnologie per ridurre le emissioni di CO2. Dobbiamo lavorare insieme - la Cina e l'Europa - per progettare, sviluppare e testare tutte le opzioni per ridurre l'intensità di CO2. Mentre l'Unione europea sta cercando di impegni giuridicamente vincolanti per ridurre le emissioni, la Cina come Paese in via di sviluppo non è sulla stessa linea. Ma questo non è un problema, perché quello che vogliamo è promuovere programmi concreti”. “Anche se l'Unione Europea - continua Clini - dovesse impegnarsi per un secondo protocollo di Kyoto, con ulteriori riduzioni delle emissioni e la Cina dovesse seguire un altro percorso, possiamo ancora lavorare insieme per identificare programmi comuni e regole comuni per cambiare l'economia reale”. “Per esempio, se si guardano ai numeri sulle energie rinnovabili, vediamo che la Cina è il più importante produttore al mondo di queste tecnologie. La partnership tra Europa e Cina nello sviluppo di queste tecnologie è più importante della partecipazione della Cina ad un accordo giuridicamente vincolante. Questo è ciò che vogliamo, aggiunge Clini, vogliamo coinvolgere la Cina nello

sviluppo delle migliori tecnologie e vogliamo farlo insieme. Questo vale anche per Brasile, Sud Africa, Messico e India. Forse questa è una prospettiva concreta per affrontare il cambiamento climatico, piuttosto che aspettare che Stati Uniti, Canada o Giappone e Russia cambino le loro strategie”. Dopo il fallimento di Copenhaghen, dopo Cancun e i buoni propositi tocca a Durban dove giorno dopo giorno il clima diventa sempre più caldo! Il dopo Kyoto divide e scalda gli animi. Alla fine il

Protocollo numero 2, dopo il 2012, forse ci sarà ma l'Italia dopo le dichiarazioni di Clini, chiede più flessibilità da parte dell'Ue sulla roadmap, la tabella di marcia da seguire fino al 2020 in merito alle emissioni di Co2. E’ evidente che la lotta ai cambiamenti climatici si posiziona su nuovi scenari e cambia la geografia forse per colpa anche della crisi economica. Secondo Clini lavorare insieme sulle tecnologie verdi con i principali Paesi responsabili dell'inquinamento ambientale come la Cina e gli Stati Uniti, è im-

portante, se non addirittura più importante, che concordare obiettivi di emissione dei gas serra giuridicamente vincolanti. Ora Clini dovrà solo spiegarlo al Commissario europeo per l'azione per il clima, Connie Hedegaard, che negli ultimi due anni ha lottato attivamente perchè questi obiettivi diventassero giuridicamente vincolanti, addirittura chiedendo un passaggio al 30% di riduzione delle emissioni da parte dell’Europa al 2020. Prima occasione il prossimo consiglio europeo a Bruxelles.

Il ministro Clini durante la conferenza sul clima a Durban

L’ARTE DI RIMANDARE Mentre l’Europa cercava di salvare la propria economia e reputazione il mondo cercava di trovare un accordo internazionale sulla propria sopravvivenza. Ci sono voluti 12 giorni, 200 rappresentanti da tutto il mondo e trentasei ore di tempi supplementari per concludere in nulla di fatto la diciassettesima Conferenza delle Parti sul clima, a Durban. Eppure l'annuncio del nuovo accordo è stato accolto da un lungo applauso nonche’ da un entusiamo surreale dai rappresentanti europei definendolo una “svolta storica”. Applauso liberatorio

I grandi della terra danno lezioni di autoconvincimento che di fatto significa ben poco. Il documento infatti prevede una nuova fase ponte per il Protocollo di Kyoto, che coprirà il periodo 2013-2020 peccato che Giappone, Russia e Canada non ne fanno parte, anzi il Canada ha ufficializzato proprio poche ore fa la sua esclusione da Kyoto2. Considerando poi che Cina e India non hanno obblighi è chiaro che oltre la metà delle emissioni globali di gas serra non avranno controllo legale.

Il Commissario europeo al clima Connie Hedegaard infatti ha cercato invano di inserire nel testo finale l'indicazione che costituisse un trattato "legalmente vincolante"; l'India si è opposta finchè non si avrà un quadro più chiaro; la Cina accusa i Paesi industrializzati di non fare abbastanza. Alla presidente sud africana del summit non era rimasta altra chance che quella di far incontrare i delegati europei e indiani

per un faccia a faccia finale. Il compromesso è stato poi suggerito dalla delegazione brasiliana, e ha portato alla firma di un accordo "con valore legale". Quindi l’accordo ha un “valore legale” ma non “vincolante.” Poi tra 10 anni, nel 2020 gli Stati si pensa entreranno in un nuovo trattato internazionale. La verita’ e’ che ancora non si sa quali saranno gli impegni che i Paesi deci-

deranno di assumersi sotto il cappello del nuovo trattato, né le modalità operative. Si prevede solo una nuova roadmap per arrivare a questo risultato entro il 2015, attraverso un nuovo gruppo di lavoro denominato Ad Hoc Working Group on the Durban Platform for Enhanced Action. Durban temeva nell’ essere ricordato come il terzo fallimento mondiale quindi ha partorito un accordo che di fatto posticipa di 10 anni qualunque tipo di decisione e passa la patata bollente al Qatar dove gia’ si sta cominciando ad organizzare il prossimo Cop. ELIONA CELA

PARLAMENTO EUROPEO

Arriva il permesso di lavoro senza frontiere

L’Aula del Parlamento Europeo a Strasburgo I lavoratori extracomunitari che lavorano legalmente nell’UE avranno diritti simili a quelli degli europei per quanto riguarda le condizioni di lavoro, la pensione, la sicurezza sociale e l’accesso ai servizi pubblici, secondo la nuova legislazione sul

"permesso unico", approvata dal Parlamento europeo riunito in sessione plenaria a Strasburgo. La direttiva permetterà ai lavoratori extracomunitari di ottenere il permesso di lavoro e quello di residenza attraverso un'unica procedu-

ra. Gli Stati membri avranno due anni per trasporre le nuove misure nelle legislazioni nazionali. "Chi avrà il permesso unico di soggiorno - ha dichiarato il commissario europeo per gli affari interni Cecilia Malmstrom - potrà avere anche parità di trattamento con i cittadini dell'Ue per il riconoscimento delle qualifiche professionali e accademiche, per la fiscalità, per la formazione professionale e l'accesso alla sicurezza sociale, compresi i sussidi di disoccupazione e il trasferimenti dei diritti

pensionistici". Le nuove regole non modificheranno la possibilità di ciascun governo nazionale di regolare il flusso di lavoratori extracomunitari, ma obbligheranno le autorità nazionali a rispondere a una richiesta per un permesso unico entro 4 mesi, riducendo le incertezze, l’iter amministrativo e i tempi d’attesa. La candidatura per il permesso potrà essere presentata sia dal lavoratore sia dall’impresa che assume. Il provvedimento, inoltre, prevede l’accesso alla formazione professionale e all’istruzione per i cittadini extracomunita-

ri che hanno un lavoro o sono registrati come disoccupati. "La direttiva sul permesso unico - ha sottolineato la relatrice Veronique Mathieu (Ppe) - è una risposta alla crisi di mano d'opera che si profila all'orizzonte europeo". Tutto ciò rappresenta indubbiamente un grande passo avanti, ma l'esclusione dei lavoratori distaccati e di quelli stagionali dal suo campo di applicazione, resta una lacuna che deve essere colmata al più presto per difendere i diritti di tutti gli immigrati, nessuno escluso. VINCENZO MATANO


Puglia d’oggi

Spettacoli e Cultura

venerdì 16 dicembre 2011

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ARTE - Soddisfatto il curatore Germano Celant: “Siamo riusciti a mettere in rete sette città e otto istituzioni con le forza e con passione”

“Arte povera in Teatro”, la tappa al Margherita Con Bari si chiude il ciclo delle esposizioni in sette città italiane

Due momenti della mostra al Teatro Margherita di Bari

di ISABELLA BATTISTA Ieri sera è stata inaugurata “Arte Povera in Teatro”, la mostra allestita nel Teatro Margherita di Bari che chiude il ciclo delle esposizioni dedicate al movimento artistico e già

BARI - VENERDÌ 16 DICEMBRE

Uto Ughi al Petruzzelli Venerdì 16 dicembre: Bari - Teatro Petruzzelli ore 21.00 - Uto Ughi con il “Concerto di Natale” della Camerata Musicale Barese CONVERSANO - VENERDÌ 16 DICEMBRE

ArtisticaMente al Dolce Natale Venerdì 16 dicembre: Conversano, Villa Garibaldi ore 20:30 Fiera enogastronomica con esposizioni natalizie, musica e cabaret. LECCE - DOMENICA 18 DICEMBRE

Il concerto di Renga Domenica 18 dicembre: Lecce – Teatro Politeama Greco ore 21.00 Francesco Renga in concerto BARI - DOMENICA 18 DICEMBRE

Festa italiana al Petruzzelli Domenica 18 dicembre: Teatro Petruzzelli (Bari) alle ore 21.00 - Concerto di Renzo Arbore e l’Orchestra Italiana.

aperte al pubblico nelle città di Bologna, Roma, Rivoli, Milano, Napoli, Bergamo. La conferenza stampa di presentazione della mostra barese è avvenuta mercoledì mattina, presso il circolo della Vela, alla presenza del sindaco di Bari Michele Emiliano, dei curatori della mostra Germano Celant e Antonella Soldaini, degli artisti Jannis Kounellis e Gilberto Zorio e del consigliere incaricato del sindaco per le Arti visive Vito Labarile. Nel pomeriggio invece pressol’ex Palazzo delle Poste dell’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari, Germano Celant ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “Raccontare e raccontarsi: Arte povera 1967-2011”. Durante la presentazione, presieduta dalla prof.ssa Christine Farese Sperken dell’Università di Bari Aldo Moro, Vito Labarile e il Sindaco Michele Emiliano, si è parlato anche della scelta del sito in cui è stata allestita la mo-

stra: «Il Teatro Margherita è stato da sempre un luogo che possiede la capacità di suggestione e provocazione nei confronti della città di Bari- ha commentato Emiliano - Celant si è adeguato alle possibilità che gli offriva la città, portando a Bari l’Arte Povera, una presenza culturale che è stata capace di creare un’idea dell’Italia a livello internazionale». Ha inoltre sottolineato l’importanza di fornire il giusto aiuto agli artisti locali e di procurare loro gli spazi adeguati «per consentire a chi si misura con le proprie ambizioni, un processo di costruzione dell’autostima». Celant in apertura ha invece sottolineato l’importanza del lavoro di squadra che ha caratterizzato l’intero evento: «Siamo riusciti a mettere in rete sette città e otto istituzioni con mezzi di controllo locale, con le forze di chi ha fornito la propria disponibilità con passione», spiegando poi dettagliatamente sia le modalità di organizzazione che vertono intorno a una mostra del genere, sia illustrando schematicamente i punti salienti dell’Arte Povera, mettendola a raffronto con le tematiche artistiche coeve. Arte Povera 2011 si avvale infatti dei prestiti dei

maggiori musei e delle più importanti fondazioni, dedicate ai singoli artisti in Italia e all’estero e ha il fine di coagulare l’attenzione su una ricerca visuale che è stata riconosciuta quale importante contributo all’arte nel mondo. La finalità è di esporre l’intero percorso artistico che, coinvolgendo sette grandi città, si pone simbolicamente come un insieme rappresentativo del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

CHRISTMAS IN JOY Si terrà mercoledì 21 dicembre alle ore 19.30, nella cornice della Basilica di San Nicola a Bari, il prestigioso appuntamento natalizio “Christmas in Joy”, voluto fortemente dall'Associazione Serena Onlus in collaborazione con l’Associazione Alzheimer Bari. L’evento, completamente gratuito, vedrà la straordinaria partecipazione dell'Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari e del musicista Mario Rosini insieme al suo trio jazz, e sarà una bella occasione di incontro per lo scambio di auguri natalizi e soprattutto un momento di condivisione, per essere vicini alle famiglie dei malati di Al-

Concerto gratuito contro l’Alzheimer zheimer. L’appuntamento musicale “Christmas in Joy” rappresenta una delle tante iniziative di beneficenza che vedono l’Associazione Serena Onlus in prima linea negli ambiti sociali della nostra Puglia e attraverso il quale si potrà anche contribuire all’importante attività portata avanti dall’associazione "Alzheimer Bari" che giornalmente opera al fianco di chi si trova in gravi difficoltà sociosanitarie, perché

colpito direttamente e non dalla malattia. Per poter aiutare concretamente il gruppo Alzheimer di Bari con l’acquisto, alla cifra simbolica di 10 euro, del libro “Una sciarpa di seta bianca” voluto fortemente dal Presidente e dal Vice Presidente dell'associazione alzheimer bari, Pietro e Katia Schino, che racchiude le testimonianze dei parenti di chi è stato colpito dalla malattia che "cancella i ricordi" .

LECCE - PROSEGUONO LE MANIFESTAZIONI

CONVERSANO

Italia-Turchia, dialogo tra culture

I chiostri si vestono di festa per il Natale

Continua a Dicembre la manifestazione che vede protagonista in Italia, la Turchia con “OBIETTIVO MEDITERRANEO: PUGLIA-TURCHIA, DIALOGO TRA CULTURE”, un progetto co-organizzato e ideato dalla Primo Piano LivinGallery a cura di Dores Sacquegna e da Art Project for the Turkey Organization Commitee, a cura di Emine Tokmakkaya, ospitato a Lecce presso la galleria d’arte contemporanea Primo Piano LivinGallery, l’ Accademia delle Belle Arti e il Castello Carlo V. La manifestazione di respiro internazionale vede il coinvolgimento di artisti e di operatori culturali turchi e pugliesi e delle Autorità di

entrambi i luoghi. Dall’08 al 23 dicembre la Primo Piano LivinGallery, ospita la mostra d’arte Contemporanea con la partecipazione di diversi artisti Turchi e una rassegna di opere della curatrice e artista Emine Tokmakkaya. Nelle sale adiacenti della galleria, inoltre è presente la rassegna “Video Biografie Mediterranee” curata da Dores Sacquegna con i seguenti artisti pugliesi presentati dal critico e storico d’arte Marina Pizzarelli: Uccio Biondi, Vito Capone, Miki Carone, Pietro Coletta, Fernando De Filippi, Giulio De Mitri, Gaetano Grillo, Iginio Iurilli, Vito Mazzotta, Fernando Miglietta,

Il Castello Carlo V di Lecce Romano Sambati, Giuseppe Spagnulo. Dal 10 al 20 dicembre presso il Castello Carlo V, si terrà invece la mostra documentativa curata da Dores Sacquegna su “Una Identità Mediterranea: Pino Pascali”, una mostra che ripercorre il percorso artistico del noto artista pugliese con fotografie e due video di cui: Pino Pascali o le trasformazioni del serpente di Marco Giusti e Skmp2 - solo Pascali di Luca Patella.

Domani e domenica i chiostri di Conversano si vestono di festa. L’Associazione Turistica Pro Loco, con il patrocinio di Regione Puglia, Provincia di Bari, Città di Conversano, presenta infatti la II edizione di Natale nel proprio centro storico. Il percorso gastronomico allestito nei caratteristici borghi e all’interno del Chiostro di Santa Chiara offrirà degustazioni di dolci e prodotti tipici delle antiche tradizioni conversanesi, gustosi piatti tra primi, secondi, dolci, vino e tanto altro. Tra i prodotti tipici che si potranno degustare particolare attenzione è dedicata alle Zeppole di Santa Lucia, un dolce semplice dell’antica tradizione. Passeggiando tra i mercatini, ospitati nella suggestiva cornice del Chiostro seicentesco del Monastero di San Benedetto, i visitatori potranno apprezzare le creazioni realizzate a mano dai maestri artigiani e sarà possibile entrare nel cuore della storia del Mostrum Apulie, visitando il Chiostrino Medievale, aperto eccezionalmente per la manifestazione. Stasera il preludio con il “Dolce Natale” in villa Garibaldi, con lo Show di Natale di ArtisticaMente e l’esibizione del comico barese Gianni Ciardo.


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Cinema

venerdì 16 dicembre 2011

Puglia d’oggi

ENTER THE VOID - Dopo due anni distribuito il lavoro di Gaspar Noé

Le forti emozioni di un film difficile di MICHELE FALCONE Presentato a Cannes nel 2009 ma distribuito improvvisamente in questi giorni, Enter the void terzo lungometraggio dell'argentino Gaspar Noé quello dello scandaloso Irreversible, é un melodramma allucinogeno, un trip mentale affascinante ed inquietante, un film oscuro dai ritmi epilettici, un viaggio nel vuoto, nelle allucinazioni degli acidi. Dopo i meravigliosi e sfavillanti titoli di testa, che fecero andare in visibilio Quentin Tarantino, giurato a Cannes, il film, ambientato in una Tokyo al neon analizza la vita di due fratelli orfani sull'orlo della follia, Oscar (Nathaniel Brown) e Linda (Paz De La Huerta), molto legati tra di loro. Hanno perso i genitori in un terribile incidente

stradale, quando erano ancora bambini, poi furono divisi e affidati a famiglie diverse. Una volta a Tokyo, Oscar comincia a spacciare droga per comprare il biglietto d'aereo a Linda. Arrivata anche lei nella metropoli giapponese, finisce a fare la spogliarellista nel night club di Mario (Masato Tanno), "pappone" giapponese che si innamora di lei. Enter the void non è affatto un film semplice, ma la cui chiave sta nel comprendere la logica originale del regista argentino, bisogna dire ad onor del vero abbastanza complicata. Colpisce la sensualità selvaggia e brutale della modella e attrice newyorkese Paz De La Huerta, esaltata dalla fotografia di Benoit Debie, che si dimostra un maestro negli effetti fluo e neon. Il film é una vera e propria esperienza estetica,

davvero eccellente e immaginifica, dove sicuramente la vera tematica centrale del film é la paura di restare soli e la reincarnazione, argomento che il regista affronta in maniera non convenzionale. Siamo di fronte ad un film angosciante, particolare che genera forti emozioni. Enter the Void non è certo uno di quei film “leggeri”: 143 minuti di puro delirio, accompagnato da visioni di svariata natura su questioni di importanza capitale. D’altra parte la filmografia del cineasta argentino parla chiaro. Se questo è lo stesso regista di Carne, Seul contre tous ed Irréversible, non ci si può certo aspettare un’epica ad ampio respiro dai toni concilianti, ma un qualcosa che supera un'idea di cinema "normale", un vero e proprio film che apre le porte della percezione.

Showville Bari 1921 - IL MISTERO DI ROOKFORD 18:45 - 20:45 - 22:40 IL GIORNO IN PIU’ 17:40 - 20:20 - 22:40 LIGABUE - CAMPOVOLO 2.0 20:20 - 22:40

SCIALLA!

Galleria Bari

TOWER HEIST La locandina del film - Cinema ABC Bari 18:30 - 21:30

LA SCHEDA TITOLO: Enter the Void. REGIA: Gaspar Noé ATTORI: Nathaniel Brown, Paz de la Huerta, Cyril Roy, Olly Alexander, Masato Tanno. USCITA: 9 dicembre 2011 PAESE: Francia, Germania, Italia 2009 GENERE: Avventura DURATA: 135 Min

20:20 - 22:30 22:35

MIDNIGHT IN PARIS 16:30 - 18:30 - 20:45 - 22:45

Uci Cinemas Molfetta

ANCHE SE E’ AMORE NON SI VEDE 18:10 - 19:30 - 20:25 - 21:35 LA PEGGIOR SETTIMANA... 17:30 - 20:00 - 22:00 REAL STEEL

17:10 - 19:50 - 22:25


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