Puglia d'oggi n. 29

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Fondato nel 1959 da Pinuccio Tatarella 5 ottobre 2012 • anno III n. 29 nuova serie • 1 euro

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REGIONE PUGLIA - Passa la riduzione a 50

PROVINCE - L’incapacità dei politici locali

Messo alle strette, il Consiglio decide sul taglio dei Consiglieri

Scaduti i termini per le proposte di riordino, sarà Roma a decidere

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Riparte da Bari il tour di Gianfranco Fini. Sabato mattina in Confindustria. Nel pomeriggio l’incontro alla Fiera del Levante

Bentornato Presidente L’ELZEVIRO

Il tempo è galantuomo, Lavitola no

POSTE ITALIANE Spedizione in abb.to post. d.l. 353/2003 (conv. in legge 27 febbraio 2004 n. 46) art. 1 co. 1 - DCB BA

di Fortunata Dell’Orzo

Valter Lavitola, prima di essere radiato dall’Or dine dei Giornalisti, è stato editore e direttore di un giornale che evoca olr tre 100 anni di storia por litica italiana. A parziale consolazione dei simpar tizzanti del grande PSI di Pietro Nenni e Riccardo Lombardi, diciamo che quello di Lavitola nulla ha a che fare con il vero Avanti, morto e sepolto sin dai tempi di Tangenr topoli e solo parzialmenr te risorto on line. Lavitola, che divenr tò massone a 18 anni e che poi, per le secrete e misteriose vie italiche, ha accompagnato Berr lusconi nei viaggi di Star to all’estero, in sostanza è un gran campione di dossieraggio, come Renar to Farina, e sostanzialr mente un poco di buono. Siamo garantisti, ma non fessi, per cui rischieremo questa ardita definizione. Lui ha fatto la maggior parte del lavoro sporco, seguito poi a ruota dagli altri quotidiani di far miglia, compreso quello diretto da San Sallusti, martire della libertà di opinione. Bisognava pur nire l’eretico Fini, magari distruggergli ogni progetr to futuro. Ma il tempo è galantuomo. Lavitola no. Il suo padrone trascorrer rà una serena vecchiaia in qualche paradiso tror picale. Non è escluso per Valter un lungo soggiorr no nelle patrie galere.

L’EDITORIALE

Dopo Mirabello e la convention di Arezzo per l’assemblea dei “Mille per l’Italia”, il Presidente Gianfranco Fini onora l’impegno e ritorna tra la gente. Lo aveva anticipato a Mirabello, lo ha ribadito ad Arezzo. Negli ultimi giorni è ritornato protagonista del dibattito politico televisivo. I suoi elettori lo attendevano e puntualmente il Presidente è ritornato a spiegare le ragioni delle sue scelte e delle scelte di Futuro e Libertà. Sabato, da Bari, riparte il tour che lo vedrà protagonista in tutta Italia tra la gente, così come era abituato a fare. Stringendo mani e raccontando il progetto della Lista per l’Italia. Sabato 6 ottobre, alle 17 presso la Sala Tridente della Fiera del Levante Fini incontrerà la sua gente. A PAG 12

Gianfranco, la Puglia è con te di Fabrizio Tatarella Benvenuto Presidente, grazie per essere ancora una volta a Bari. Grazie, sopratutto, per aver scelto la Puglia, come prima tappa, dopo Arezzo, del tuo tour nazionale. Ci inorgogliremmo stupidamente se pensassimo solo a un pur meritato riconoscimento per la regia tutta pugliese ( Enrico Ciccarelli, Mario Ciampi e Salvatore Tatarella) della splendida convention aretina. Il tour, invece, parte giustamente [...] A PAG 12

BARI - Una maggioranza rissosa e inqualificabile tiene sotto scacco l’intera città

Emiliano, la lunga crisi grigia

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FOGGIA - Il Tar annulla i decreti del Governo e salva le Tremiti

Ecco lo stop alle trivelle

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CERIGNOLA - Una lista alternativa a Pd e Pdl sarebbe maggioritaria

La grande fuga dal Pdl

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GIUSTIZIA - L’inchiesta di Lecce delegittima la Procura barese

Anm divisa sul caso-Bari

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l’occhio sul Belpaese A volte la giustizia sembra prenr dersi gioco della realtà. Per carità. Nulla contro le regole in campo. Ma in alcune occasioni l’applicazione delle stesse ha un amaro retrogusto. Prendiamo per esempio il caso di Andrea Masiello. Reo confesso per aver “taroccato” quattro partite di calcio del Bari. Squalificato per 4 anni dalla giustizia sportir va. Ad un certo punto sembrava perfino essere il perno di tutta l’organizzazione criminale che gestiva le scommesr se sul calcio al centro delle attenzioni dei magistrati di Cremona e di Bari. A conti fatti ha patteggiato una pena di 1 anno e 10 mesi di carcere. Tra pochi mesi si metterà questa storiaccia alle spalle. Intanto il Bari ha subito per i fatti in cui è implicato Masiello 5 punti (per ora) di per nalizzazione in classifica. In quanti si ricorderanno di questi fatti tra 1 anno?

di Roberto Mastrangelo


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In primo piano

venerdì 05 ottobre 2012

Futuro e Libertà - Parte dal grande successo di Arezzo la proposta politica più lineare e trasparente disponibile in Italia

Le parole di Giulia e la Lista per l’Italia

Gianfranco Fini e Giulia Bongiorno durante i loro interventi ad Arezzo

di Enrico Ciccarelli La magnifica riuscita della manifestazione “Mille per l’Italia”, svoltasi nell’ultimo fine settimana ad Arezzo, rimarrebbe confinata alla legittima soddisfazione degli organizzatori, che hanno visto i loro sforzi ripagati da un successo superiore alle previsioni, se non avesse rappresentato anche un evento politico di straordinaria portata. La proposta della “Lista per l’Italia”, che proprio da quel palco Gianfranco Fini ha lanciato, e che nella stessa sede Pierferdinando Casini ha ufficialmente avallato con il sigillo della sua adesione, è un atto di grande portata proprio perché non rappresenta l’espe-

Puglia d’oggi

Fondato nel 1959 da Pinuccio Tatarella *** Direttore Fabrizio Tatarella *** Coordinamento Redazionale Roberto Mastrangelo

diente tattico sospettato da alcuni. Al contrario rappresenta la proposta politica più lineare e trasparente oggi disponibile per l’opinione pubblica italiana. È già stato autorevolmente detto, e non è il caso di ripetere, che l’endorsement al Monti-bis dei due leader e di Montezemolo è innanzitutto il sostegno convinto ad una politica e ad una serie di scelte. Se i due esponenti politici che più di altri hanno contribuito alla nascita del Governo di unione nazionale presieduto da Monti propugnano una prosecuzione dell’esperienza a seguito di una legittimazione elettorale e di una dichiarata intenzione politica non

c’è molto da meravigliarsi. Ma se ci si limitasse a questo, saremmo solo in presenza di un cartello elettorale, come paventa il ministro Passera: il fatto è che, coerentemente, la valorizzazione degli elementi di terzietà e di lealtà repubblicana che sono presenti e caratterizzanti dell’esperienza Monti passa anche per una rimozione delle barriere, spesso artificiose, che separano oggi la società politica dalla società organizzata (ha ragione Fini a ripudiare la fuorviante espressione “società civile”). Non si tratta di adornare la propria vetrina di militanti con qualche “indipendente” di prestigio, ma di dare risposta alla voglia

Redazione Via Abate Gimma, 163 70121 Bari redazione@pugliadoggi.it tel. 080/5213360 fax. 080/5220966 www.pugliadoggi.it Editore Publimedia Sud srl Stampa Rotostampa - Lioni (Av)

di protagonismo operoso che attraversa quella parte di opinione pubblica che a giusto titolo non si fida delle sirene populiste. C’è un Italia dell’impegno, della partecipazione, del patriottismo riformatore che aveva fino ad Arezzo serie difficoltà ad impegnarsi nei partiti e anche ad interloquire con loro: un’Italia che la società politica guardava spesso con malcelata ostilità, considerandoli predatori di posti e di incarichi o, nel migliore dei casi, dilettanti allo sbaraglio. Ad Arezzo Gianfranco Fini ha mandato in soffitta, speriamo definitivamente, questo atteggiamento, chiamando la classe dirigente di Futuro e Libertà a praticare la virtù dell’ascolto così rara in politica e a tenere in prima fila degli Italiani di primissimo ordine, che però non vivono abitualmente sotto i riflettori. Uomini e donne provenienti dai think thank di studio e di ricerca, dal management, dalle Università, dal lavoro e dalle professioni. Rappresentanti del mondo della cultura e della scienza, della solidarietà, del volontariato. Ciascuno senza tessere di partito in tasca, che

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non viene arruolato per suonare il piffero per la rivoluzione, tanto meno sedotto con il miraggio di prebende. Un’Italia che è in qualche modo rappresentata in modo esemplare da Giulia Bongiorno, cioè da una persona di risaputa ed acclamata competenza che è entrata in Parlamento ed ha fatto politica attiva senza annacquare di un millimetro le sue idee e i suoi talenti. Nel suo intervento di Arezzo ha sottolineato

più volte la necessità di un uso più attento delle parole, della necessità di ricondurle al significato loro proprio e di non farne scempio (come è stato fatto, ad esempio con la parola “libertà”). La novità di Arezzo, in altri termini, è che non ci si è limitati ad una bella copertina e ad un titolo suggestivo; sono state anche scritte le prime pagine di un miglior libro. Le altre tocca scriverle a tutti noi.

presenti alla convention

La Puglia ad Arezzo

Cosimo De Sortis

Tra i Mille per l’Italia da segnalare anche un buona rappresentanza pugliese. I foggiani

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sono stati i protagonisti assoluti nella bella città toscana. Oltre a Salvatore Tatarella e Mario Ciampi, il nostro Enrico Ciccarelli, che ha presentato la manifestazione, come giornalista è stato uno dei volti della società civile non impegnata nei partiti. Tra loro anche due giovani e capaci amministratori. Francesco Masiello e Cosimo De Sortis, hanno ascoltato con grande interesse il discorso di Fini.

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In primo piano

venerdì 05 ottobre 2012

POLITICA - Perchè Berlusconi ha un ruolo da figurante nello scenario attuale

il commento

L’onore perduto degli intellettuali di destra Normalmente non indulgiamo alle nostalgie missine. Malgrado “il profumo del ricordo che cambia in meglio” di cui parla Guccini, ci pare che quell’esperienza e quella tradizione vadano considerate in modo laico, con i loro indiscutibili meriti e gli altrettanto evidenti limiti. Ma c’è una cosa che di quel mondo e di quella epopea salveremmo senza riserve: l’assoluta irreprensibilità e probità di quella classe dirigente. Militare a destra, ai tempi dell’arco costituzionale, significava essere rigorosamente estromessi da qualunque posizione di potere e di gestione. Ma non era solo la carenza di occasioni a rendere impensabile che un esponente della destra fosse anche solo accostato a vicende di malaffare: esisteva una comunità umana caratterizzata da un’intransigenza talora feroce, uno spessore etico adamantino, un’idea della dedizione tipica dei partiti ideologici. La destra nazionale italiana era lontana da qualsiasi zona grigia, sia nelle lande dell’affarismo e della clientela che in quelle più tenebrose del comparaggio e della strizzatina d’occhio alle cosche (al punto che è uno dei Topoi letterari di Camilleri il personaggio del vecchio missino anti mafioso). Come è possibile che i tardi epigoni di quella classe dirigente si chiamino Fiorito? Quando è come è stato possibile che i gradini del percorso politico coin-

cidessero con innalzamenti sempre più sguaiati e trimalcioneschi del proprio personae tenore di vita? Gli uomini che, provenendo da Alleanza Nazionale, continuano a stare nel Pdl, dovrebbero preoccuparsi non delle faide e dei veleni, che sono da sempre i compagni inseparabili della cortigianeria, ma di questa ripugnante mutazione, di questo spaesamento senza rimedio. Vorremmo che il popolo della destra, indipendentemente dalle divisioni che lo attraversano, abbia un sussulto di riscossa contro la pattumiera in cui sono stati scaraventati i suoi valori. E non crediamo, cara Giorgia Meloni, cara Renata Polverini, che il problema si risolva trovando un uomo nero e prendendolo a calci nei denti, e nemmeno limitandosi a una pur rispettabile presa di distanza dal contagio della berlusconiana idea di successo. Serve una riflessione più profonda e incisiva, nel quale sarebbe prezioso, anzi indispensabile, l’apporto degli intellettuali d’area. Se Marcello Veneziani, fra l’uno e l’altro ben pagato articolo sul giornale del Cavaliere, trovasse il tempo di dar voce a questi temi, a trasformare la rabbia e il disgusto di questi giorni tristi in rivolta morale la sua intelligenza sarebbe davvero ben spesa; e così quella dei suoi meno accorsati colleghi. Enrico Ciccarelli

Il Cavaliere inesistente di Enrico Ciccarelli Cos’è successo a Silvio Berlusconi? Il dominatore degli ultimi vent’anni della politica italiana, l’eroe eponimo della Seconda Repubblica, appare un semplice comprimario o addirittura un figurante dello scenario preelettorale, dominato dalla polarità Monti-Bersani. Le ragioni sono molte, e sono soltanto in parte collegate al malinconico declino di un leader sopravvissuto ai suoi giorni migliori, zavorrato da scandali e vicende grottesche: in realtà Capitan Berlusconi affonda con la nave che ha costruito e condotto, quella del bipolarismo sudamericano che radicalizza lo scontro politico e fa di ogni appuntamento elettorale una guerra civile temperata. Scompare con lui un’idea della politica appiattita e schiacciata sulla ricerca del consenso, del tutto sprovveduta ed inadeguata alla “fase Due”, che è quella del governare. Un’idea perseguita con coerenza lineare e drammatica: ne sono stati conseguenza logica il perenne scontro con tutti i poteri di garanzia, l’ossessione non di risolvere la crisi ma di impedire che i cittadini la percepissero, il mantra dell’ottimismo, degli effetti annuncio, della rassicurazione ingannevole. Nel 1994, per fermare la gioiosa macchina da guerra

la domanda e la risposta

Pierluigi Battista e la galleria degli specchi Abbiamo da sempre stima di Pierluigi Battista, editorialista del “Corriere della Sera”: l’equilibrio e la serenità delle sue valutazioni. Nel commentare l’assemblea di Arezzo si pone e ci pone il laico interrogativo se la proposta della “Lista civica per l’Italia” e l’opzione per un Monti bis fatta da Fini e Casini non sia per caso una “scialuppa di salvataggio” per una politica discreditata e senza idee che si nasconda dietro il rispettabile volto del professor Monti. Un po’ come nel 1948, quando la propaganda demo-

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cristiana, sotto lo slogan “Ti conosco, mascherina!” invitava a distinguere, sotto la barba di Garibaldi, icona del Fronte Popolare, il minaccioso baffo di Stalin. La domanda è legittima, ma è anche il surreale risultato della “galleria degli specchi” che è diventato il dibattito pubblico in questo Paese. Fini e Casini auspicano un Monti-bis. Perché è comune ai due leader la constatazione della terribile inadeguatezza della Seconda Repubblica e del suo bipolarismo muscolare di fronte alle sfide della contemporaneità;

perché è patrimonio di entrambi l’idea che il bene comune e il destino della Patria facciano premio su ogni altra considerazione o interesse; perché tutti e due sono convinti che si debbano evitare le avventure populiste, ridisegnare un sistema istituzionale ingessato e venefico, ricostruire una democrazia dei partiti rigenerata e ricondotta a sobrietà e senso del dovere. A fugare i dubbi e le preoccupazioni di Battista e di tanti italiani dobbiamo essere noi. In un mondo di maschere, caro Battista, noi vogliamo rappresentare un volto, indicando con chiarezza agli Italiani cosa ci auguriamo per il presente e il futuro d’Italia. Enrico Ciccarelli

Silvio Berlusconi

delle sinistre demagogiche e illiberali che minacciavano di prendere il potere per via giudiziariamente assistita, Silvio Berlusconi si mostrò un catalizzatore impareggiabile, al punto da riuscire a vincere le elezioni mettendo in campo due coalizioni distinte e separate in base all’area

geografica. È emblematico che quella capacità di alleanza si sia rovesciata, quasi vent’anni dopo, nel suo contrario. Nel 1948 De Gasperi, pur disponendo della maggioranza assoluta in Parlamento, scelse di allargare il Governo alle forze laiche, indicando alla

Democrazia Cristiana il celebre motto “Mai soli!”; l’itinerario di Berlusconi è stato esattamente l’opposto: picconare, ridimensionare, disintegrare uno schieramento e una coalizione largamente maggioritaria in Parlamento e nel Paese. L’impressione è che adesso l’ultima avventura del Cavaliere si giocherà sulla competizione con Grillo, lungo una linea di deriva populista e securitaria. Alla politica responsabile il compito di costruire un bipolarismo europeo, con una coalizione di sinistra riformista e moderata e un centrodestra democratico e liberale, ma ugualmente riformatore. Due forze in leale competizione fra loro, capaci anche, ove la situazione del Paese lo richieda, di lavorare insieme ad un progetto di rinascita.


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Politica

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POLITICA - Ignazio Larussa vorrebbe una sorta di rifondazione aennina che si affiancherebbe al nuovo partito di Berlusconi

Gli ex An al bivio, ma non devono sbagliare strada di Salvatore Tatarella Si parla da tanto di una fuoriuscita dal Pdl degli ex amici di An. Dirò subito che la cosa mi interessa moltissimo e che la vedrei con grande favore. Si dice anche che la scissione potrebbe addirittura essere pilotata dallo stesso Silvio Berlusconi, che, poi, la riassorbirebbe sotto il suo comando con un patto federativo. In questo secondo caso, è evidente che la cosa mi interesserebbe poco e niente. Si tratterebbe di turisti della domenica, di scissionisti a intermittenza, di servitorelli che cambiano livrea, ma non il padrone. Se, invece, si trattasse di un, sia pur tardivo, scatto di dignità o di una ritrovata lucidità politica, l’idea potrebbe essere foriera di interessanti sviluppi. Guardiamoli. Il più convinto e scoperto sostenito-

Ignazio Larussa, con gli altri ex-An allo sbando

re dell’operazione è il mio amico Ignazio Larussa, al quale Pinuccio attribuiva una buona dose di intelligenza, purtroppo annacquata dalla sua proverbiale sicula svogliatezza. Ignazio vorrebbe creare una sorta di Rifondazione aennina (senza Gianfranco Fini), che si affiancherebbe al nuovo partito di Silvio Berlusconi, una sorta di nuova Forza Italia, lanciata da un nuovo predellino. La tesi di Ignazio, non sfornita di una

sua validità, è che un’offerta politica differenziata, ma convergente, consentirebbe a ciascuno dei due partiti di ottenere una maggiore fidelizzazione dei propri elettori e, quindi, di attrarre maggior consensi. Il ragionamento è giusto, ma ha il suo punto debole nella collocazione politica che gli ex An vorrebbero dare al loro nuovo partito, che collocherebbero ancora più a destra di Silvio Berlusconi, su posizioni,

oggi nettamente antigovernative e, domani, contrarie ad ogni forma di grande alleanza. Questa scelta, a prima vista, può sembrare la più logica e la più naturale, ciò non di meno è la più sbagliata. Vediamo perché. Innanzitutto, porsi più a destra di Berlusconi, dove stazionano già la Destra, la Lega, Forza nuova e altre minori formazioni xenofobe e antieuro, non è facile. Troppi lupi per pochi agnelli. Berlusconi, inoltre, avrà sempre una forza mediatica superiore, cavalcherà temi sempre più estremi ( no tasse, no immigrazione, no partiti ), si abbandonerá a una demagogia sempre più sfrenata e non lascerà spazi a nessun altro. Per di piû un partito italiano di stampo lepenista avrebbe bisogno di un leader forte e riconosciuto, che gli ex An, privi di Fini, non hanno più. Porsi contro il governo

oggi, e domani contro una grande alleanza, potrebbe raccogliere alcuni scontenti, ma posizionerebbe il nuovo partito in una posizione vagamente ribellista, vuotamente protestataria e politicamente poco responsabile. Se scissione di ex An deve esserci, la loro collocazione politica deve essere altra e antitetica. Dovrebbe, cioè, rappresentare una componente della Destra italiana, dialogante e responsabile, che si fa carico delle scelte dure, ma doverose, di questo momento e che annuncia la sua disponibilità a condividere domani, se necessario, responsabilità di governo anche con forze diverse e contrarie. A fare, cioè, quello che, ad onta dei contrari proclami elettorali, farà Silvio Berlusconi, se dalle elezioni, come è assai probabile, uscirà sconfitto. Solo che Berlusconi lo farà,

non per aiutare il Paese, ma per meglio tutelare i suoi molteplici interessi. A quel punto, gli ex An in versione tardo lepenista si troveranno in pochi e fuori dalla maggioranza di governo. Facendo, invece, il contrario, come mi permetto di suggerire, si troverebbero, loro si, nell’area di governo, estromettendone per sempre Silvio Berlusconi. I vantaggi sarebbero molteplici. Parteciperebbero responsabilmente alla ricostruzione del Paese, riprenderebbero a dialogare positivamente con Fini, Casini e il loro nuovo soggetto politico che uscirà dalle urne, e renderebbero possibile la ricostruzione, invocata da tanti nostri elettori, di un centro destra moderno, liberale, europeo e popolare, finalmente affrancato dall’anomalia di Silvio Berlusconi e della sua decadente e lussuriosa corte.

tatarella aderisce all’appello di “repubblica”

La legge anti corruzione per riannodare il filo con i cittadini Legge anticorruzione come atto conseguente e sacrosanto rispetto alla politica di Fli. Così l’europarlamentare Salvatore Tatarella, presidente dell’Assemblea Nazionale di Futuro e Libertà per l’Italia, ha aderito all’appello lanciato dal quotidiano “La Repubblica” per la celere approvazione della legge anticorruzione che è in questo momento all’esame del Senato. “E’ un atto conseguente alla battaglia di Futuro e Libertà per la moralizzazione della vita pubblica.” spiega Tatarella “Un’esigenza che è profondamente avvertita nell’opinione pubblica, ma che le forze politiche, specialmente il Pdl, sottovalutano colpevolmente, apparentemente ignare

che sta suonando con sempre maggiore insistenza la campanella dell’ultimo giro.” “Tutte le analisi internazionali” prosegue l’europarlamentare “registrano nel nostro Paese un tasso di corruzione allarmante, che comporta un pauroso arretramento etico e un non meno grave impoverimento economico. Approvare questa legge non è certo l’atto conclusivo, ma il primo passo di un percorso che è dovere della classe politica rendere celere e incisivo.” “Chiediamo ai senatori e ai parlamentari tutti un atto di coraggio e di coscienza” conclude Tatarella “utile a riannodare il filo ormai quasi spezzato del dialogo fra i cittadini, la politica e le istituzioni.”

il mondo politico malato

Subito l’iniezione di sana sobrietà Salvatore Tatarella ha sottoscritto la proposta di legge di iniziativa popolare per la riforma e la moralizzazione della vita politica. “Si tratta di una proposta articolata che non si limita ad interventi tampone, ma affronta in modo organico i principali nodi di una modifica normativa non più rinviabile” dice Tatarella, che aggiunge “E’ indispensabile che i partiti escano dal limbo giuridico di associazioni private, status che permette loro i peggiori abusi: devono

avere il rango e la disciplina di organismi di diritto pubblico, come ovvia conseguenza del loro potere e delle loro funzioni.” “Un altro importante aspetto” prosegue l’eurodeputato “è quello della democrazia interna, che deve essere statutariamente garantita anche attraverso il ricorso alle primarie per la scelta dei candidati.” “Resta comunque cruciale” dice ancora il presidente dell’Assemblea Nazionale di Fli “un percorso di moralizzazione e di riduzione dei costi della politica. Serve un’iniezione di sobrietà e moralità che è la condizione indispensabile per salvare la democrazia”.


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Politica

venerdì 05 ottobre 2012

I RETROSCENA - Anche al Parlamento Europeo i deputati del Pdl sono in fermento e cercano di smarcarsi da Berlusconi

L’affondo di Mauro colpisce il Cav

Mario Mauro, capo delegazione del Pdl al Parlamento Europeo

Mentre nel Pd e nel centrosinistra si litiga per le primarie (dentro e fuori il Pd, tra il Pd e Vendola...), nel centrodestra ad oggi tutto tace. O quasi. In realtà l’unico personaggio che ha espresso la sua intenzione a candidarsi per il premierato è Silvio Berlusconi. Proprio l’unico candidato che, tranne se stesso, non ha l’appoggio di nessuno oltre la cerchia dei suoi

fedelissimi. L’ultimo affondo in ordine temporale arriva da uno dei più autorevoli esponenti del Pdl a livello europeo, quel Mario Mauro capo delegazione del Pdl nel Ppe, e uomo che da tempo Berlusconi ha sostenuto in Europa. “Il Pdl per continuare a esistere ha un disperato bisogno di un nuovo leader’’. Mario Mauro, presidente dei deputati del Pdl al Par-

lamento europeo, ritiene esaurita l’esperienza del centrodestra guidato da Berlusconi: “Ha esaurito la sua carica, ha terminato la sua parabola. Il Pdl del futuro deve scegliere un nuovo candidato, guardiamoci dentro perchè se non riusciamo a trovarlo sarà meglio chiudere bottega, meglio archiviare definitivamente il Pdl’’. Mauro si dice pronto a sostenerlo “con tutte le for-

ze’’ e avverte: “Dobbiamo lavorare e individuare uno che dica ciò che vogliamo per l’Italia e ciò che faremo per l’Europa. E attenzione: se la nostra mossa a sorpresa fosse cercare di far ricadere sull’Europa la responsabilità per quanto non riusciamo a fare da vent’anni sarebbe pura follia’’. L’ultimo messaggio è ancora al Cavaliere. Mauro, dall’osservatorio di Bruxelles e Strasburgo, critica l’ultima uscita del Cavaliere contro Berlino: “Quelle parole sulla Germania fuori dall’euro sono state sbagliate: questa non è una partita di calcio e mi viene difficile immaginare quarant’anni dopo un nuovo 4 a 3. La verità è un’altra: inasprire le tensioni con Berlino vuol dire mettere a rischio l’intero progetto europeo. Questo sarebbe un errore imperdonabile’’. Tornando in Italia, invece, sul Pdl c’è da riflettere perfino sulla sua sopravvivenza. Mauro è espressione di Comunione e Liberazione,

vicino a Formigoni, e il suo pensiero è certamente condiviso anche dalla Cei. Questo stesso sentimento è, peraltro, condiviso da un altro deputato europeo del Pdl, il salentino Raffaele Baldassarre, da sempre vicino all’ex ministro Raffaele Fitto, uomo potente del Pdl in Puglia, il quale in più di una occasione si è detto

non più a suo agio nel partito in cui milita, non condividendone più strategie, obiettivi e finalità. Mentre gli ex-aenne aspettano solo il momento per abbandonare la nave, in tanti sono già dei profughi alla ricerca di una nuova collocazione politica e di una nuova casa. Roberto Mastrangelo

il commento di tatarella

Siamo al de profundis Registro molto favorevolmente il de profundis di Mario Mauro alla candidatura a leader di Silvio Berlusconi. L’on. Mauro, nella sua qualità di capodelegazione del Pdl a Bruxelles e di ex candidato di Berlusconi alla presidenza del Parlamento europeo, è il politico italiano piû influente e autorevole nel Parlamento e nel Ppe. La sua scomunica della

leadership di Berlusconi chiarisce, più di qualunque altra affermazione, quali siano le reali valutazioni politiche correnti a Bruxelles e quali le preoccupazioni delle cancellerie europee, degli ambienti economici e finanziari e del Ppe, sempre più allarmati dalla ipotesi di una nuova discesa in campo di Berlusconi. Salvatore Tatarella


Regione Puglia

venerdì 05 ottobre 2012

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GIUSTIZIA - Sabelli non è voluto entrare nel merito e ha auspicato un dibattito nazionale, il barese Casciaro va in tutt’altra direzione

L’Anm si divide sul caso Bari I magistrati, ma anche i giornalisti per la verità, non sono co­me le altre categorie professionali hanno un solo sindacato: l’Associazione nazionale magistrati (Anm), l’Assostampa (Fnsi a livello naziona­le). Per cui quando parla il presidente o il segretario (che dir si voglia) si ha l’idea che sia il “pensiero” di tutta la magistratura o di tutti i giornalisti. Così non è. L’Anm di Bari e quella nazionale, per esempio, è “nelle mani” essenzialmente di due correnti Unicost e Magistratura democratica. Non solo, sia il presidente dell’Anm nazionale, Rodolfo Sabelli, sia il presidente della sezione barese, Salvatore Casciaro, fanno riferimento a Unicost, la corrente per così dire “centrista” della magistratura. I due avranno sicuramente avuto modo nei giorni scorsi di sentirsi su una delle vicende che maggiormente scuote il mondo della magistratura non solo barese: ovve-

ro l’avviso di conclusioni indagini che la Procura di Lecce ha notificato martedì scorso, 25 settembre, fra gli altri al procuratore di Bari, Antonio Laudati, e al suo ex pm, Giusep­ pe Scelsi. La querelle fra i due magistrati inquirenti non è nuova: un anno fa di questi tempi erano in corso le audizioni dinnanzi alla prima commissione del Csm di pm ex ex pm della Procura di Bari, di ufficiali e sottufficiali della Guardia di Finanza. A Roma, a Palazzo dei Ma­ rescialli. A Bari, praticamente in contemporanea, gli stessi erano a­scoltati dagli ispettori del Ministero della Giustizia. A Lecce, invece, sempre settembre 2011, i magistrati avevano cominciato a sentire sempre gli stessi, ma con audizioni meno numerose. Le domande, anche queste sempre le stesse: è vero che Laudati, come sostiene Scelsi, ha costituito un’aliquota Gdf alle sue dipendenze per controllare due suoi sostituti

Il Tribunale di Bari

(Scelsi, appunto, e Desirèe Digeronimo)? E’ vero che ha rallentato le inchieste a carico di Gianpi Tarantini? Ed è vero che lo ha fatto addirittura prima che si insediasse come procuratore, mentre a Bari vi erano ancora Emilio Marzano e il vice Marco Dinapoli? Ora da lunedì prossimo, primo ottobre, tutti gli interrogatori di pm e finanzieri saranno di pubblico dominio. I giornali hanno approntato pagine e pagine nelle quali con copia

incolla inseriranno tutti i verbali più “succulenti”: quel pm contro quell’altro...maldicenze, pettegolezzi, verità e mezze verità...addirittura il procuratore leccese Cataldo Motta ipotizza anche “reticenze” da parte di alcuni magistrati e alcuni ufficiali della Gdf... ma che brutta cosa, se fosse vera. Ma torniamo all’Anm. Lo scorso anno l’associazione sia nazionale sia locale non ha fatto mancare di far sentire la pro-

pria voce. Anche in quel caso si esprimeva viva preoccupazione per le vicende che “turbavano” il buon andamento degli uffici giudiziari baresi. E’ chiaro come in tutti i sindacati che si rispettino se il soggetto da “difendere” è amico si avrà un tenore diverso nel comunicato: insomma si può essere maggiormente garantisti, piuttosto che colpevolisti. Nulla di male, l’Anm è fatta di persone che appartengono a gruppi, saranno pure magistrati, ma almeno quando non esercitano l’azione penale possono dare libero sfogo alle loro simpatie o alle loro antipatie. Ma nei giorni scorsi è avvenuta una cosa stra: l’Anm nazionale, quella di Sabelli, per intenderci il giorno dopo l’avviso di conclusione indagini è intervenuta sul caso Bari specificando di non voler entrare nel merito della vicenda, ma sollevando un tema di carattere generale che doveva diventare

oggetto di discussione: quali dovrebbero essere i rapporti tra il procuratore e i suoi sostituti? Insomma, come va interpretato il ruolo di capo dell’Ufficio: in senso più manageriale (così come prevede la nuova legge, con tutto quello che ne consegue sul piano del dirigismo) o in modo più collegiale lasciando ai pm margini di manovra (e di sovraesposizione mediatica) più ampia. Ieri, però, l’Anm di Bari, in qualche modo sconfessando l’atteggiamento di Sabelli, entra non solo nel merito della vicenda Laudati-Scelsi, ma chiede in maniera “ferma” e “tempestiva” che vengano prese iniziative nei confronti dei due magistrati coinvolti che hanno lo scopo di ridare serenità all’Ufficio barese, ma che paradossalmente ieri pomeriggio, quando la decisione della Giunta dell’Anm, stata resa nota ha prodotto esattamente l’effetto contrario fra gli stessi magistrati.


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GIUSTIZIA - L’inchiesta leccese delegittima la Procura barese. Proprio ora che le inchieste su politica e affari stavano per dare i loro frutti

Che grullo questo Laudati Passeggiavo piacevolmente per le vie di Arezzo, intrattenendo un mio caro amico toscano sulle lontane vicende baresi, quando il mio interlocutore tosto mi ha detto “Ma che grullo vi ha mandato a Bari questo Alfano ?” Ora, tutti voi, maligni lettori di Puglia d’oggi, state già pensando che si stava (s)parlando del Pdl pugliese e che il grullo in questione altri non fosse che il suo coordinatore regionale, on. Francesco Amoruso. Vi sbagliate, Amoruso a Bari non ce l’ha mandato Angelino Alfano, ma ce l’ha messo Raffaele Fitto. Cosí, solo per sopramobile. Noi stavamo discutendo, invece, di cose grandi, importanti, poteri forti, Procure, politica e affari. E, il grullo, Dio ci salvi da un avviso di reato, appellato dal mio amico, era niente poco di meno che il dott. Antonio Laudati, potente Procuratore Distrettuale

antimafia di Bari. Giunto a Bari come un gran condottiero, il meschino è finito sotto inchiesta. Un suo collega, il Procuratore di Lecce, Cataldo Motta, ha chiesto il suo rinvio a giudizio per abuso d’ufficio e favoreggiamento. Con lui, sullo scranno degli indagati, sono finiti un altro Magistrato, Giuseppe Scelsi, e, come ormai è triste abitudine, anche un gruppo di giornalisti, indagati per diffamazione. Attenzione, però, nulla a che vedere con la nota falsavittima Sallusti. Questi sono giornalisti veri, quello un comprovato pataccaro diffamatore. Veniamo al grullo. Stando all’accusa, Antonio Laudati, qualche mese prima di assumere le sue funzioni, sarebbe venuto a Bari. Qui, all’insaputa del capo della Procura Marzano, avrebbe riunito tutti i sostituti Procuratori e a tutti, come uno sprovveduto guapponcello na-

Antonio Laudati

poletano, avrebbe detto “ Salve, mi manda Picone”. Ovviamente, la camorra non c’entra nulla, ma la metafora dà l’idea di quello che, secondo le accuse di Giuseppe Scel-

si, sarebbe realmente accaduto. Laudati, infatti, avrebbe più o meno detto che a Bari ce lo aveva mandato il Ministro della Giustizia Angelino Alfano, col compito preciso di fermare le inchieste sui fratelli Tarantini, che coinvolgevano il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Quindi, tutti fermi, sino a quando lui non si fosse insediato ufficialmente. Successivamente, sempre Laudati, per realizzare il suo progetto criminoso, avrebbe preso accordi diretti con il difensore barese di Gianpi Tarantini Esterrefatto, il mio amico, al quale avevo precedentemente illustrato il grande valore professionale e i successi giudiziari di Laudati, ha continuato a chiedermi: “E questo sarebbe il grande inquisitore? Il super Procuratore? L’esperto di mafia? Quello che ha messo in ginocchio la malavita barese? Sequestrato immobili e soldi alla mafia? Che ha inquisito politici e imprenditori, di destra e di sinistra, senza guardare in faccia a nessuno? Che ha recuperato i soldi dei

pugliesi dalle voraci fauci della potente multinazionale Merrill Lynch ? Che ha processualmente provato che le escort procurate da Tarantini a Berlusconi altro non erano che la tangente in carne umana per ottenere gli appalti di Finmeccanica? Suvvia, siamo seri. Se questi sono i fatti, codesto è per davvero solo un grullo, come sostiene il mio amico aretino. Possibile che un Procuratore agisca e si esprima in maniera tanto illecita e tanto infantile? Possibile che, arrivando a Bari, non conoscesse le simpatie politiche di Scelsi? Possibile che intrattenesse illeciti rapporti con un giovane avvocato di provincia, mai conosciuto prima? Se il surreale colloquio di cui parla l’accusa fosse davvero avvenuto, Scelsi e tutti i Sostituti presenti avrebbero dovuto fare subito una sola cosa: riferire l’accaduto al capo della Procura Marzano, platealmente e illecitamente scavalcato, e denunciare il fatto al C.S.M. Non pare che l’abbiano fatto. Scelsi, e solo lui, lo ha fatto molto tempo dopo e un giorno capiremo il perchè. Ma Laudati è davvero così grullo? Chiunque lo abbia frequentato, giurerebbe di no. E allora? Su questi fatti ci sono state giá due inchieste, del C.S.M. e degli ispettori ministeriali. Entrambe hanno mandato assolto Laudati, non contestandogli alcun addebito. Evidentemente, oltre alla inverosimiglianza dei fatti contestati, avevano anche considerato che Laudati, anche volendo, non avrebbe mai potuto favorire Berlusconi, per la semplice ragione che il Presidente del Consiglio non era nemmeno indagato a Bari. Il Procuratore di Lecce, invece, è stato di diverso avviso e, a sorpresa, ha dato credito a Scelsi, sebbene poi sia stato co-

stretto ad indagare anche quest’ultimo, perchè dalle indagini è emerso che era lui, e non Laudati, a intercettare illegalmente la sua collega Desirée Digeronimo. Accusato e accusatore, quindi, sono finiti sullo stesso tavolo. Non è questa, però, la sola singolarità della incredibile faida giudiziaria. Nell’inchiesta leccese, infatti, Laudati non è stato mai interrogato. Il Procuratore Motta non ha mai avvertito la correttezza di ascoltarlo, sebbene l’indagato ne avesse fatto formale richiesta. Ne ha chiesto il rinvio a giudizio, senza nemmeno concedergli il diritto di difendersi. Normale? Per nulla. Un’altra enorme singolarità riguarda, poi, proprio il Ministro Alfano. Perchè non è stato indagato anche lui? Se Scelsi ha detto il vero, Laudati ha agito per ordine di Alfano, del quale è stato solo il braccio operativo. Allora, perchè il primo è stato indagato e l’altro no? Sbagliamo, se supponiamo che in questo caso la competenza sarebbe passata al Tribunale dei ministri? No, non sbagliamo e non ci sorprende. A Lecce, una certa idea della competenza per materia l’abbiamo giá vista confusamente applicata durante le indagini per l’attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi. Questa di Laudati è solo una replica. Come finirá? L’innocenza trionfa sempre, come il caso Tortora ricorda proprio in questi giorni, ma la Procura di Bari ne uscirà fortemente delegittimata. Peccato, proprio ora che tante inchieste importanti e scabrose su politica, imprese e malavita stavano per dare i loro frutti. Clamorosi e gravi. È questo, inconsapevolmente o meno, il vero obiettivo di questa sciagurata e devastante vicenda? S. T.

in questi giorni all’esame del senato

Azzoppata la Procura Come era facilmente prevedibile su tutti i giornali stanno uscendo verbali e intercettazioni relative al procedimento penale contro Laudati e Scelsi. Questa volta non si tratta di fuga di notizie. I giornalisti indagati hanno accesso e tutti gli atti. È un loro diritto, ma anche una manna per

il loro lavoro. Ne leggeremo di tutti i colori, con il solo risultato di vedere la Procura azzoppata e delegittimata dall’inchiesta di Lecce e dalle campagne di stampa. A giovarsene saranno solo gli imputati eccellenti che, dall’arrivo di Laudati a Bari avevano perso sonno e impunità.


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GIUSTIZIA - L’inchiesta leccese delegittima la Procura barese. Proprio ora che le inchieste su politica e affari stavano per dare i loro frutti

Toghe... ma anche patate e cozze È il titolo di un fortunato libretto edito dalle nostre edizioni tempo fa. Piaccia o meno, politica e giustizia si incrociano e questi incroci vanno raccontati. In maniera comprensibile a tutti. dunque: toghe, ma anche - più digeribili - patate e cozze Nichi Vendola e Lea Cosentino sono scesi in “aula”, facendo scelte chiare; di facile lettura. Lady ASL ha scelto una Penalista “pura”, del paese suo; affiancata da un penalista “puro” del luogo dove si celebra il processo. E chi se ne frega se la Conte ieri ha difeso un associato di mafia e Chiusolo un associato di droga. In galera ci son finita – immagino abbia pensato la Lea – con i penalisti di grido mi difendo. La Conte è la più nota del Salento: dopo una iniziale, irresistibile, tentazione, è riuscita a rimanere fuori anche dal processo di Avetrana. Buon per Lei. Chiusolo le fa da sponda. Il “barese” ce vo’. Con Massimo, la Cosentino aggiunge “baresità” e competenza. Squadra forte. Nichi oppone una scelta diversa. “Mi trovo qui per sbaglio” – pare dire – “son foresto, non son pratico. Il penale,

poi, nel senso di diritto penale, mai visto e praticato”. Il prof. Muschitiello, la sua scelta: “Sono innocente” – pensa Nicola – non il penalista puro serve, ma un autorevole professore che spieghi come il mio coinvolgimento sia del tutto inappropriato”. Siamo qui per caso: tanto io quanto il mio difeso………..

Il fatto è noto: un concorso riaperto da Lea, con input di Nicola. Per fare la scelta migliore, dice la difesa; per favorire Sardelli, che vinse il concorso, dice l’accusa. Diverse le scelte processuali. Nicola vuole il processo, ora e subito, di sabato e di domenica, con rito abbreviato, accelerato, ridotto, compresso…………. Mollatemi subito questa assoluzione,che ho altro da fare: Ballarò, Porta a Porta, Piazzapulita, Primarie, Secondarie, Terziarie francescane. Alla Regione Puglia: mò vengo….. Cosentino ha meno prescia. “Bell bell”, o come parimenti si dice in salentino. Lea non vuole correre rischi. “Mi fate un bel processo unitario, per tutti i fatti che mi contestate; tanto con Tedesco e compagni già sono imputata. Ma un unico processo per più fatti, significa che se mi condannano, le pene le mettiamo belle ed insieme. Fanno meno “volume”. Nicola va di fretta. Cosentino va per la riunione al processo principale, quello con Tedesco e altri 32. Palla al Presidente Savino, dice la GIP Susanna De Felice. Il vostro scribacchino prevede che i desideri difensivi saranno esauditi. Lea ha diritto ad essere processato una volta e per tutto; Nicola avrà, come per legge, il suo processo svelto.

Processare distintamente due imputati, in concorso tra loro, rende il compito dell’accusa più arduo, più difficile. Non so per Lea, ma per Nicola finirà bene. Assolto sarà! L’abuso di ufficio è reato di difficile prova. L’hanno costruito e voluto così politici di lunga navigazione, per disinnescare uno scoglio giudiziario, più insidioso di quello di Schettino. Provare che intenzionalmente hai procurato vantaggio con un atto amministrativo è difficile, qualche volta impossibile. Ci conta, Nicola: venirne fuori con una assoluzione, sarebbe un bello slancio per la imminente campagna elettorale. Bisogna solamente accelerare, fare presto. Entro dicembre, portare a casa un 530, una assoluzione. E ancora una volta la Giustizia, per il bene come in questo caso, o per il male, come in altri, influirà sulla politica e, dunque, sulle elezioni. Anche se il mio modello di politico resta uno, che fa cose buone per la sanità, senza mettere becco nelle scelte per il personale. Ma questa, come direbbe Nicola, è anti politica. Lo Scribacchino


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LA RIFORMA - Dalla prossima legislatura soltanto in 50 in via Capruzzi

Tanto tuonò che piovve sui Consiglieri regionali

La sede della Regione Puglia. In alto il Governatore Nichi Vendola

di Roberto Mastrangelo Abbiamo iniziato a parlarne su Puglia d’Oggi esattamente due anni fa. Abbiamo portato avanti la battaglia contro gli 8 consiglieri regalati alla maggioranza di Nichi Vendola, ed abbiamo avuto ragione dalla Corte Costituzionale. Adesso, quando il Con-

siglio Regionale è stato messo alle strette sul taglio dei consiglieri della Regione Puglia a 50, quando proprio non si poteva più rinviare il voto, e quando i capigruppo si sono resi conto che l’opzione “60” sarebbe stata destinata ad essere cassata dal Governo, dopo aver perso praticamente un anno, è arrivata la tanto

attesa decisione. In Via Capruzzi, infatti, è passata all’unanimità, ma non senza qualche frizione, la reductio statutaria del numero di consiglieri dell’Assemblea. Era stato addirittura il Consiglio dei Ministri, nel giugno scorso, ad impugnare la legge regionale che abbassava l’asticella a 60, dopo lunga mediazio-

ne e il voto unanime del Consiglio quasi un anno fa, prima che la manovra governativa di Tremonti cambiasse le carte in tavola con l’articolo 14, che legava il numero di componenti dell’aula alla soglia di popolazione delle Regioni. Saranno 50, dunque, a partire dalla prossima legislatura, con 10 assessori, dei quali 2 soli esterni, rispetto ai 7 attuali, e un collegio di revisori dei conti chiamato a controllare le finanze regionali. Una vittoria che Vendola pone come sua propria, quando invece c’è chi da tempo sta invocando una revisione del genere. Non solo, in questi mesi c’è stata una dura battaglia di ricorsi e controricorsi per evitare che la legge arrivasse a compimento. Queste le parole del governatore pugliese: “Un segnale di sobrietà -

siamo il Consiglio regionale d’Italia che spende di meno. Ora si tratta di continuare in questa opera”, ha dichiarato a margine della seduta, seguito dal presidente Introna: “Ad ogni pugliese costiamo meno di 4 euro. Nessuno meno di noi, nemmeno la Toscana e Lombardia, che ci fanno compagnia nel basso della classifica, ma che pure chiedono a toscani e lombardi trequattro volte di più”. Eppure basta scorrere i vecchi giornali per vedere quanto è stata tribolata e non voluta questa revisione. Hanno fatto di tutto per rinviare, per non decidere, per lasciare lo statuto così com’è, dopo aver

provato senza successo a scavalcarlo interpretando la legge elettorale in maniera a dir poco “fantasiosa”. Le carte e le sentenze parlano. Era ora che alla Regione qualcuno se ne accorgesse. Eppure noi l’abbiamo ripetutamente detto. Ma non fa niente. Non ci interessano i meriti. Siamo contenti che, alla fine, una norma statutaria sia stata cambiata per il meglio e senza l’inutile e costosa (per le casse della Regione) scelta dei 60 consiglieri. Sarebbe stata sicuramente bocciata dalla Corte Costituzionale. Tanto per cambiare.


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TAGLI - I termini per presentare le proposte a Roma stanno per scadere, ma da noi se ne preoccupano in pochi

Province, si accapigliano per enti del tutto inutili di Andrea Dammacco Davvero un parto difficile il riordino delle Province pugliesi, il futuro dei Comuni ricadenti sulle province soppresse dal Governo è del tutto incerto. Chi farà capo alle competenze che una volta erano delle province? Chi avrà responsabilità in merito a infrastrutture ed enti? Chi si aggregherà a chi? Tante incognite alle quali si cercherà di dare una qualche soluzione ma non con poche difficoltà e chissà quando. L’assessore al Federalismo, Marida Dentamaro, ha incontrato la settimana scorsa, su richiesta del Presidente Upi- Puglia, Schittulli, i Presidenti delle Province pugliesi che hanno preferito rappresentare autonomamente le loro posizioni piuttosto che affidarle alla Cabina di Regia, prevista dalla l.r 36/2008. L’incontro, che avrebbe dovuto dare indicazioni decise sul riordino dei territori, non ha portato all’effetto desiderato. Non è emersa, infatti, alcuna posizione unitaria né riguardo ai territori a nord della città metropolitana di Bari, né per ciò che riguarda l’area a sud del capoluogo regionale. Le criticità, e le critiche portate da ogni provincia, sono tante. Dalla questione di chi sarà capoluogo tra Brindisi e Taranto a che fine farà il territorio di Lecce, da quali territori si annetteranno all’area metropolitana di Bari a che fine farà la provincia Bat. Unico elemento condiviso, ha sintetizzato l’assessore Dentamaro al termine della riunione, sarebbe la richiesta di ri-

mettere ogni decisione alla volontà dei Comuni, compresi quelli ricadenti nel territorio dell’area metropolitana, la cui istituzione è contestata dai vertici delle Province Bari e BAT. Ma non è questa la risposta che ci si aspettava dai vertici regionali. I cittadini per primi avrebbero voluto vedere un po’ più di polso da parte del Governatore e i suoi dirigenti. Lasciare che 258 Comuni decidano fra loro il da farsi in meno di due settimane, termine ultimo per presentare la proposta definitiva da inviare al Governo, significa quasi lavarsene le mani. Il rischio, ma forse l’auspicio di alcuni, è che sarà il Governo stesso a definire il nuovo assetto delle Province, se neanche le Regioni riescano a farlo entro i termini, secondo quanto stabilito dalla legge 135/2012. L’unico passo avanti è stato fatto per le province di Foggia e Lecce. L’assessore ha confermato la convocazione della Cabina di

brindisi

Ferrarese si dimette

Regia dove riferirà quanto emerso nell’incontro con i presidenti delle Province pugliesi, confermando altresì la disponibilità delle Province di Foggia e Lecce (quelle con i requisiti di sopravvivenza) ad accogliere nei propri territori i Comuni che si esprimeranno in tal senso. Ma “quanto ai territori a sud di Bari- dice l’assessore Dentamaro- le Province interessate non hanno espresso una scelta unanime sulla costituzio-

ne di una e due province”. “Questo riordino- commenta la Dentamaro - è proprio un parto difficile: se nemmeno i sei Presidenti riescono ad esprimere unità di vedute, allora fanno bene i Comuni ad attrezzarsi per affrontare, comunque, la nuova architettura dello Stato, ferma restando la volontà della Regione a supportarli in ogni iniziativa di raccordo territoriale e collaborazione istituzionale”.

Partono dall’indignazione di essere obbligato dal Governo a stangare i propri cittadini le dimissioni del presidente della Provincia di Brindisi Massimo Ferrarese. “Nessuno può chiedermi di danneggiare i miei cittadini – ha dichiarato Ferrarese -. Ho ricevuto la nota che per il riequilibrio di bilancio avrei dovuto aumentare l’RCA, tagliare i trasporto ai disabili e tanti altri servizi. Non sono d’accordo a far questo in una provincia già mortificata dalla legge”. Queste le motivazioni, di un Ferrarese colmo di sdegno. Una domanda però sorgerebbe spontanea a qualunque cittadino. Ma un rappresentante della popolazione non

dovrebbe battersi per difendere la stessa? Che senso ha abbandonare la nave in preda al disgusto? I tagli e le tasse di cui parla Ferrarese non scompaiono con le sue dimissioni. Anzi. Saranno ora applicati senza tener conto delle reali esigenze del territorio. Problemi simili esistevano già da tre anni, non da oggi. Quelli di Ferrarese sono problemi che, anche maggiori, hanno altri presidenti di Provincia di tutta Italia. E sicuramente ciò che si richiede ad un presidente di Provincia è di lottare per i diritti dei rappresentati, non di ritirarsi a testa bassa dalla lotta. a.d.

cabina di regia in stallo, mancano le intese a tutti i livelli. anche stavolta a decidere sarà solo roma

Vendola marina l’incontro per il riordino delle Province Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha inviato una lettera aperta ai presidenti dell’Anci e dell’Upi Puglia in seguito all’assenza al tavolo che avrebbe dovuto definire il nuovo assetto delle Province in Puglia. “Noi, come Governo regionale, abbiamo cercato di accompagnare i nostri Enti locali nel processo

di riordino istituzionale”, scrive. “Nella contesa politica si è cercato di mescolare le carte, mettendo in capo alla Regione responsabilità che non ci competono. Dire, ad esempio, che il sottoscritto ha deciso di sopprimere la Bat - sottolinea Vendola - è una menzogna. Non frequentare i tavoli istituzionali è un modo di scaricare i

problemi su qualcun altro. A me spiace che sia accaduto. Siamo pronti, come sempre, a contribuire ad un confronto serio e leale; ma se qualcuno vorrà proseguire nella direzione evanescente della non scelta, dovrà cercare i suoi interlocutori soltanto a Roma. L’assessore al Federalismo Marida Denta-

maro parla di “un’altra occasione persa per governare democraticamente e con spirito di collaborazione il processo di riordino delle province previsto dalle disposizioni della spending review”. La riunione con i rappresentanti dell’Anci e dell’Upi della Cabina di Regia era stata convocata per definire, entro il termine di legge, la proposta di riordino da trasmettere alla Regione per il successivo inoltro al governo nazionale. “Evidentemente -

prosegue la Dentamaro - Comuni e Province non sono riusciti a trovare un’intesa nell’ambito dei propri organismi di rappresentanza, arenandosi su sterili dispute di campanile che la Regione ha tentato in ogni modo di scongiurare. Non è un bell’inizio per la nuova stagione delle Autonomie, che in questo modo delegano ad altri decisioni importanti sugli strumenti istituzionali per affrontare le sfide di un futuro ormai prossimo”. a.d.


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Bari

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L’editoriale

dA PAG 1

Gianfranco, la Puglia è con te [...]dalla Puglia, perchè qui è nata la destra di governo. Fu nel giugno del 1993, quando il Silvio Berlusconi politico nemmeno esisteva, che in Puglia furono eletti i primi sindaci di destra. Avevano ancora la maglia del Msi, a Corato e Altamura, ma in testa già un disegno più ampio e ambizioso, che pochi mesi dopo si sarebbe concretizzato nella grande avventura di Alleanza nazionale. Oggi, in qualche maniera, stiamo vivendo la stessa avventura. Allora alle nostre spalle avevamo solo un Msi emarginato e fuori dai giochi. Creammo Alleanza nazionale e venne il governo. Oggi, alle nostre spalle abbiamo solo la breve e fragile storia di Fli. Eppure, come vent’anni fa, stiamo pensando in grande. Per il bene del Paese. Con i Mille per l’Italia e con la Lista per l’Italia

stiamo costruendo la vera altenativa per uscire da uno scontro solo muscolare fra Berlusconi e Bersani. Vogliamo, come allora, mettere insieme la parte migliore del Paese. Energie vitali, nuove e pulite, insieme a pezzi di politica seria e responsabile. Vogliamo farlo, per dare un futuro all’Italia e alle nuove generazioni, stabilità e certezza a un nuovo governo Monti, rispettabilità e forza internazionale al nostro Paese, strumenti e risorse alla crescita dell’economia. Senza promesse roboanti e irrealizzabili, ma con un programma di poche, chiare e forti riforme. La Puglia, come ieri, è pronta per questa nuova avventura e, come allora, sarà al tuo fianco, dispiegando il meglio delle sue energie. Buon viaggio Presidente. Fabrizio Tatarella

LA GIORNATA DI FINI - Prima con i giovani in Confindustria, poi tra la sua gente

Fini dialoga con giovani e imprese La giornata barese di Gianfranco Fini prenderà l’avvio con un importante convegno presso Confindustria di Bari-Bat (alle ore 10.30). Il titolo è oltremodo importante. “I Giovani, le Imprese e il Paese: dialogo con le Istituzioni”, ed intende richiamare l’attenzione di tutti, ad iniziare da quella del Presidente della Camera dei Deputati, sulla necessità e sul diritto/dovere della politica a tutti i livelli a non essere sorda nei confronti delle istanze delle forze attive del Paese. In un momento di grave e profonda crisi, infatti, è indispensabile fare “sistema” per potersi tirare su dalle secche di una recessione che, nata fuori dai confini del nostro Paese ed alimentata dalla metafinanza, rischia di travolge-

re in prima battuta proprio le industrie e, di conseguenza, infliggere colpi pericolosi ai lavoratori, soprattutto ai più giovani. Il convegno sarà moderato dal direttore della Gazzetta del Mezzogiorno Giuseppe De Tomaso, vedrà i saluti di Giandomenico Mallarsi, presidente Ance Bari-Bat e l’introduzione di Luigi De Santis, vice presidente Ance Giovani Bari-Bat. A seguire verranno ri-

volte alcune domande da parte dei giovani imprenditori delle Province di Bari e Bat. A rispondere saranno chiamati, insieme al Presidente Gianfranco Fini, Onofrio Introna, Presidente del Consiglio regionale della Puglia, Nicola Costantino, Rettore del Politecnico di Bari, Corrado Petrocelli, Rettore dell’Università di Bari. Le conclusioni saranno affidate a Gianfranco Fini.

Il Rettore Corrado Petrocelli

nel pomeriggio l’incontro con la gente di puglia

Con Fini il punto di partenza Dopo Mirabello con la consueta Festa del Tricolore e la convention di Arezzo per l’ assemblea dei “Mille per l’Italia”, il Presidente Gianfranco Fini onora l’impegno e ritorna tra la gente. Lo aveva anticipato a Mirabello, lo ha ribadito ad Arezzo. Negli ultimi giorni è ritornato protagonista del dibattito politico televisivo con la partecipazione ad “Otto e mezzo”, a “Ballarò” e “Piazza pulita”. I suoi elettori lo attendevano e puntualmente il Presidente è ritornato in TV a spiegare le ragioni delle sue scelte e delle scelte di Futuro e Libertà. Sabato, da Bari, ripartirà il suo tour che lo vedrà protagonista in tutta Italia tra la gente così come era abituato a fare. Ritornerà a stringere le mani, a raccontare dal vivo il progetto della Lista per l’Italia che giorno dopo giorno va sempre più delineandosi e che trova sempre più adesioni e sostegno tra gli elettori. La Puglia, come al solito, accoglierà al meglio il Presidente che sabato 6 ottobre, alle 17 presso la Sala Tridente della Fiera del Levante incontrerà la sua gente. Accompagnato dall’ Onorevole Italo Bocchino, Fini sarà accolto dall’Onorevole Salvatore Tatarella, Presidente dell’Assemblea nazionale del partito, dal coordinatore regionale Onorevole Francesco Divella, dal deputato tarantino e vice-capogruppo alla Camera dei Deputati Carmelo Patarino, dai consiglieri regionali, dai coordinatori provinciali, dagli amministratori ma soprattutto da tantissimi militanti e da numerosi giovani. L’attesa è tanta e l’entusiasmo è alle stelle. Dalla Puglia, regione in cui Futuro e Libertà alle ultime elezioni amministrative ha conseguito i migliori risultati, Fini proseguirà il suo percorso politico e declinerà in chiave politica e territoriale quanto già espresso durante l’assemblea di Arezzo. Un dato è chiaro e può rassicurare tutti i militanti, Fli non è un partito in liquidazione, Fli non si

scioglie, ma sarà il motore per la costruzione del nuovo soggetto moderato, alternativo ad un centro-sinistra in affanno e impegnato a dirimere le controversie interne e ad un centro-destra (quello berlusconiano) del quale emerge il volto peggiore, che oramai ha perso credibilità. La visita a Bari del Presidente non dovrà essere però il punto di arrivo del percorso politico pugliese, dovrà anzi essere motivo di sprono nei confronti dei dirigenti e dei militanti di partito. Toccherà loro continuare l’attività politica sul territorio, toccherà loro far crescere il partito cercando di mettere da parte posizioni anche personali, toccherà loro spiegare in tutte le piazze della regione il progetto finiano, toccherà loro organizzare e partecipare alle manifestazioni di periferia, toccherà loro coinvolgere anche coloro i quali sono sfiduciati, toccherà loro incontrarsi e discutere a tutti i livelli, toccherà loro far vivere ogni giorno un partito che non può permettersi di farlo esclusivamente il giorno della visita del Presidente. L’Italia vive il momento peggiore della propria storia dal secondo dopoguerra ad oggi, è il momento della verità e della sobrietà. L’Italia vive ed assiste ai continui scandali causati da un classe politica viziata e corrotta, la politica (quella sana) non può lasciare spazio in questo momento all’antipolitica ed ai populisti che ci vorrebbero fuori dall’Euro e isolati fuori dall’Europa. E’ necessario raccontare la verità agli italiani e proseguire il percorso di riforma e di snellimento della nostra nazione con il coinvolgimento di tutte le parti migliori della società. Questo è l’obiettivo di Futuro e Libertà, questo è il percorso intrapreso con l’Assemblea dei Mille e che proseguirà d’ora in avanti a partire da Bari, in tutte le piazze di Italia. Francesco Fischetti


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COMUNE - Una magggioranza rissosa e inqualificabile continua a far sciogliere le sedute del Consiglio per mancanza del numero legale

Emiliano: la lunga crisi grigia

di Fortunata Dell’Orzo A metà circa del secondo mandato, Michele Emiliano è già completamente proiettato verso il suo futuro. Non è affatto detto che sia quello di presidente della regione Puglia, come pure si dice da un bel po’. La situazione politica è liquida, mobile, im-

prevedibile. Tutto dipende dalla prossima scadenza elettorale che è quella legislativa di aprile 2013. Che lui si sia stancato, anzi, annoiato di fare il sindaco si capisce dallo stato comatoso in cui versa la sua stessa maggioranza, a iniziare dal gruppo di peones riuniti nella sua lista personale. Diverse sono le

sedute di Consiglio Comunale che finiscono prima del tempo per mancanza di numero legale. E a farlo mancare non è la fantasmatica opposizione di centro denstra, ma la rissosa e inqualificabile maggioranza di centro sinistra. Per essere rieletto, infatti, Michele Emiliano ha scelto una strategia lontana da

quella travolgente e innovativa dell’Onda e di Emilab, quando circondato da decine di giovanotti e giovanotte di buona cultura e belle speranze, aveva impresso un moto inarrestabile alla sua azione amministrativa. Il suo secondo mandato è stato caratterizzato da alleanze con gruppi lob-

bistici e di potere, come i Degennaro per esempio, o l’appoggio dato sia pur indirettamente (e comunque da presidente del PD) alla trionfale elezione in Consiglio regionale di Nicola Canonico, il ras della Multiservizi, sulla quale ha ripreso comunque il controllo con la nomina (da parte di Emiliano) del suo uomo Giacomo Olivieri a presidente. E’ stata una scelta tattico-logistica che ha fatalmente condizionato l’intera amministrazione cittadina. Perché ha ovviamente influenzato la nomina degli assessori politici, fra cui un paio di evidenti nullità come Filippo Barattolo e Franco Albore, il primo per una UDC dai mille volti e diecimila maschere, il secondo di una DC che non esiste nemmeno fra le figurine Panini. E c’è voluta una ponderosa inchiesta della magistratura, quella sul gruppo Degennaro, main contractor del comune per

la realizzazione di alcuni parcheggi sotterranei, per indurre Annabella Degennaro, in palese conflitto di interessi, a dimettersi dalla giunta. Oggi la giunta è lontanissima dall’aver impresso alla città quella forte spinta al miglioramento e al cambiamento che pure aveva dinamizzato il primo mandato. E’ anche vero che la crisi e i tagli certo non hanno aiutato, per esempio, a non aumentare la tarsu e a spendere il denaro che pure la città ha in cassa. Ma le vicende le Petruzzelli, il disordine e la sporcizia, la mancata chisura virtuosa del ciclo dei rifiuti, l’arrancare del trasporto pubblico preda di una ventina di sindacati egoisti e miopi, la totale assenza di ogni politica culturale (non c’è nemmeno l’assessore), lasceranno una pesante eredità per chiunque dovrà prendere, prima o poi il posto di Emiliano a Palazzo di città.


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NEL CENTRODESTRA - L’unico a superare l’esame di comunicazione politica è stato Raffaele Fitto. Per il resto poco o nulla

Pdl: a Bari è notte fonda il caso della scuola mazzini

La mensa scolastica e quei voti cattolici Una scuola elementare e una parrocchia, in pieno centro a Bari. Una lite per dei locali che appartengono alla scuola ma sono in comodato d’suo alla parrocchia. Una parrocchia speciale, perché è quella di don Alberto d’Urso, il prete antiusura di Bari. Una scuola grande, ma con una mensa piccola. Che va messa a norma. E forse quei locali dati alla parrocchia potrebbero servire. Scoppia la diatriba, una faccenda che in qualsiasi altra città sarebbe stata risolta da un paio di assessori e qualche delegato del Vescovo. A Bari no. Bari è piena di baciapile, magari divorziati e variamente accoppiati che però si sentono tutti cattolici e difensori della

fede. Per cui entra in campo il Consiglio Comunale. Che decide di non decidere. Nessuno si vuole inimicare nostra madre chiesa proponendo, per esempio, che la convenzione fra parrocchia e comune venga sospesa per risolvere i problemi di mensa della scuola. I voti cattolici fanno gola a tutti. Persino a Togliatti, se non ricordiamo male. Figuriamoci a questa pletora di Caballeros miracolati del Consiglio comunale che fanno a gara, da destra e da sinistra, a prendere le difese del parroco. Per cui, tutto è sospeso o demandato nelle volitive mani di Emiliano. E intanto l’adeguamento della mensa deve accadere entro dicembre.

Un momento del convegno di Bari. Da sinistra Raffaele Fitto, Maurizio Gasparri, Antonio Distaso

di Fortunata Dell’Orzo “Italia, Mezzogiorno d’Europa: idee e valori per costruire il domani”. Così suonava l’head line scelta per questa réunion del PDL pugliese sotto gli

sguardi di un ex ministro, Raffaele Fitto, e di un ex colonnello della fu Alleanza Nazionale, Maurizio Gasparri. Il tutto negli spazi dello Sheraton Hotel dei Degennaro, a Bari. Un mezzo migliaio di persone, con prevalenza di ultracinquantenni maschi, molte signore dal look tranquillo e qualche squinzia ancora ferma alla coscia facile e al trucco similegizio che piaceva al Capo. Poche bandiere, nessun BERLUSCONI scritto da nessuna parte e, grazie a Dio, nessun “meno male che Silvio c’è” il mantra di cui sembrava non si potesse fare a meno nelle convention di un tempo. In sintesi estrema: due ore di sostanziale e pneumatico nulla, con nessuna attinenza, manco di striscio, con il tema proposto e che invece doveva suonare così: stasera facciamo vedere a Gasparri come siamo belli e bravi, sperando che ci faccia candidare alle elezioni o ci riconfermi candidati. Non sappiamo se Gasparri, cui un untuoso Francesco Schittulli ha fatto gli auguri per l’onomastico, conoscesse o meno tutti quei polli, in parte suoi colleghi parlamentari, in parte ex, in parte amministratori locali. E non sappiamo nemmeno se mentre ascoltava annoiato e serissimo la raffica di banalità presentate come interventi, prendesse mentalmente appunti su chi trombare e chi appoggiare alle prossime politiche. Certo l’esame di comunicazione politica non l’ha superato nessuno, tranne Raffaele Fitto, che di bravo è bravo, a parte

la dizione che è ancora pessima e ben due sconfitte elettorali brucianti alla Regione e al Comune di Bari, sulla coscienza. Nemmeno lui, si intende, si è attenuto al tema della serata. Ma per lo meno i suoi attacchi a Vendola avevano il pregio della coerenza e della efficace sintesi a effetto (“Vendola dice che vuole un figlio: sarebbe bene che ci spiegasse come mai una donna deve girare quattro ospedali in Puglia per poter partorire”). Insomma, lì in mezzo l’unico leader è ancora Fitto, piaccia o non piaccia, a capeggiare un bel gruppo di Ascari velleitari e balbuzienti sempre dal punto di vista della comunicazione politica. I colleghi calciofili danno le pagelle alla fine della partita. Possiamo farlo anche a noi, al termine di una kermesse utile solo ai Degennaro per fare cassa e non certo alla politica di questo lembo d’Italia. Luigi d’Ambrosio Lettieri, senatore in carica e coordinatore PDL area metropolitana: 5 meno meno. Si vede che non conosce nemmeno da lontano i veri problemi della città. Unica sua strategia è attaccare Emiliano. Potrà anche avere ragione, ma non ha fatto una sola proposta alternativa. Antonio Distaso, deputato in carica e coordinatore provinciale: 3 meno meno. Nipote di un grand’uomo e di un grande docente, è la prova che certe virtù non si ereditano con il DNA. Nessun cenno all’Europa, poche e confuse idee di critica al centro sinistra. Nessuna proposta. Francesco Amoruso, senatore in carica: 2. Nel

suo discorso ha ovviamente riesumato il ricordo di Pinuccio Tatarella, senza il quale non sarebbe diventato nulla. Nessun cenno al tema della serata. E’ di sicuro fra coloro che non saranno riproposti per l’elezione. Francesco Schittulli, presidente della moribonda provincia di Bari, eletto con il centro destra (che lui spesso in camera caritatis dichiara di detestare). Dovremmo dargli -2: ha fatto gli auguri a Gasparri per San Maurizio, ha svuotato la sala, non ha detto praticamente nulla anche se ha finto di dire cose fondamentali e trancianti. Il solito disastro, insomma, cui siamo abituati da tre anni. Raffaele Fitto, ex ministro di Berlusconi e deputato in carica. 7: sa mettere due parole in croce, riesce a interessare la platea, polemizza con eleganza ed efficacia. Certo anche lui ha dribblato il tema, ma per lo meno lo ha fatto con un po’ di intelligenza. Se fosse lui il successore di Berlusconi, il centro sinistra dovrebbe preoccuparsi moltissimo. Maurizio Gasparri, capo dei senatori del PDL. 3: demagogia a gogò, autoassoluzione sul caso Lazio, solita manfrina su quanto di bello e buono ha fatto Berlusconi, nessun cenno all’Europa e un’accusa gravissima a Scalfaro, Ciampi e Conso “sono loro quelli che hanno fatto la trattattiva Stato-Mafia”. Poi però accusa Ingroia di fare il barricadero comunista. Certo, vi sono stati altri interventi. Ma su di essi non è possibile esprimere alcun giudizio. Inesistenti, insomma.


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Bari

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DENTRO IL PD - Le grandi manovre dell’imprenditore rampante per scalare i vertici della politica regionale

Canonico: chi offre di più? di Fortunata Dell’Orzo Intanto bisogna ricordare che, comunque finisca, il nostro è sfiorato (diciamo così per ora) dall’interesse dalla magistratura non solo per la sua vecchia società con Giampi Tarantini, uno dei lenoni di Berlusconi. Ma per una faccenda che riguarda il periodo in cu controllava la Multiservizi di Bari tramite suo zio, membro del cda. Una questione che, a detta degli inquirenti, tocca sia il voto di scambio (assunzioni alla multi servizi in cambio di voti) sia un presunto appalto regionale ottenuto senza bando di gara. Canonico è uno che ci sa fare, nella vita e in politica. Nel suo curriculum non cercate lauree o altri particolari titoli di merito: lui ha il diploma e gli basta la laurea del suo sodale di partito Antonio Buccoliero per sentirsi realizzato. La Puglia è ricca di questi imprenditori

Nicola Canonico

ruspanti, tutti calce e cazzuola che poi pensano di scalare il cursus honorum della politica. Si fanno eleggere con un partito, il Pd nel caso di Nicola Canonico e dimostrano di valere 18 mila preferenze. E pensano che a caval donato non si guardi in bocca. Poi, in un momento di saggezza, Nichi Vendola, che ha già fatto la fesseria pagata a caro prezzo di fare Alberto Tedesco assessore alla Sanità, non lo nomina nemmeno ge-

nerale delle giovani marmotte. E Canonico mette il broncio, esce dal PD (che ovviamente non gli impone di dimettersi da Consigliere regionale) e fonda un movimento tipico del mongiapongista italiaco: i moderati e popolari, cui affluisce anche il succitato Buccoliero, reduce dal PDL e Giacomo Olivieri, l’uomo di Canonico: ha una cabina armadio spaziosissima per poter ospitare tutte le casacche che ha cambiato in vista sua. I tre mettono assieme un bel po’ di voti, anche se non tutti “disponibili” nella zona di Bari. Sono sulla piazza, al miglior offerente: Canonico ha “minacciato” che vuol fare il sindaco di Bari. Ma se spediscono in Parlamento, forse, toglie il disturbo. Gli elettori sono avvisati. Meglio contare su di loro: i partiti, al momento, non danno alcun segno di volersi riscattare.

auditorium nino rota, la vergogna della provincia di bari

Chiuso da oltre vent’anni, quando verrà ridato alla città? Non ce la faranno neanche stavolta a riaprirlo. Avevano promesso per Natale 2012. Poi prudentemente si è parlato di gennaio 2013, poi di febbraio. La Provincia, nella persona dell’Assessore alla Cultura Trifone Altieri, sta facendo una delle peggiori figure non solo di fronte ai cittadini, ma all’intero comparto delle arti, specie quelle legate alla musica. Ma non sembra che questo possa sconvolgere più di tanto il bel Trifone, sempre molto elegante e attento a farsi riprendere dal profilo migliore. Per riaprire l’Auditorium ci vuole ben altro che un coltivatore di funghi prestato alla politica. Ci vorrebbe un manager serio e preparato, in grado di sbloccare gli intoppi e velocizzare i lavori. Questa del Nino rota è la dimostrazione che la Provincia è davvero un ente inutile, la cui persistenza in vita è solo un danno collettivo. Al momento non sappiamo neanche se la regione Puglia abbia o meno erogato gli 800 mila euro promessi e se la Provincia abbia sganciato il milione di euro di cui si parlava qualche settimana fa.

Se fosse davvero innamorato del suo lavoro e della sua missione, se rispettasse i cittadini, Altieri si sarebbe già dimesso ammettendo di non essere capace di fare quello che pretende fare. Se Francesco Schittulli fosse un vero amministratore, lo avrebbe già cacciato dall’assessorato. Invece no, questo osceno balletto di rimandi, rinvii, scuse, pretesti e nebulose motivazioni, di cui nessuno si prende la responsabilità, continua alla faccia di chi non ha più luoghi per esibirsi o per fruire della buona musica. Il problema principale per il completamento delle opere sono i fondi non sufficienti. Originariamente era stato previsto uno stanziamento di poco superiore ai 5 milioni di euro per il rifacimento delle due sale dell’auditorium barese (la sala grande da 850 posti e quella piccola da 230). Adesso il problema è reperire e garantire quei soldi per l’avvio dei lavori. Con “soli” venti anni di ritardo, considerando che i costi, intanto, sono lievitati in tre anni dalla cantierizzazione di altri 3 milioni di euro. f.d.o.


Europa

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UN ANNO DI ELEZIONI - Usa, Germania e Italia davanti ad un punto di svolta con l’appuntamento delle urne. Chi vincerà?

2013: chi guiderà il mondo? riunione del bureau a berlino

Ppe, si discute del futuro dell’industria europea

Salvatore Tatarella (Fli)

Si concluderà domani il bureau del gruppo parlamentare del Ppe, riunitosi per tre giorni di dibattito a Berlino. All’appuntamento ha partecipato anche l’on. Salvatore Tatarella, deputato europeo di Fli. La sessione principale del bureau si sta occupando del futuro dell’industria europea, con tre tavole rotonde

sul modello competitivo europeo, sulla deindustrializzazione in Europa e sugli investimenti in finanza e innovazione. La sessione estera, invece, riguarda l’agenda dopo il voto negli Usa e tre tavole rotonde sulla primavera araba, sulle partnerships con i paesi dell’est e sui Bric e la nuova architettura mondiale. Il programma si chiude con altre quattro tavole rotonde sul mercato digitale transatlantico, sul mercato europeo dell’energia, su nuove vie per l’occupazione post crisi e sulla ridefinizione di un vero dialogo sociale per prevenire populismo e anarchia.

di Sveva Biocca Si potrebbe definire il 2013 come “ l’anno elettorale”. Americani, tedeschi ed italiani assisteranno ad un cambio – o forse no – dei leader che attualmente governano il loro paese. Oltreoceano ormai la campagna elettorale è alle battute finali. Barack Obama e Mitt Romney si giocheranno il tutto per tutto nei “rituali” tre incontri che precedono le elezioni di novembre. Per ora i due candidati alla presidenza si scambiano reciproci complimenti. Se l’attuale Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che “Romeny è uno bravo nei dibattiti, mentre io me la cavo”, il suo avversario ha parlato di Obama come “uno dei più grandi oratori dell’era moderna”. Elogi a parte, sarà interessante osservare l’andamento dello confronto dialettico fra i due. Obama continuerà ad insistere nel raffigurare Romney

come “milionario fuori dalla realtà”? E Romney attaccherà il Presidente sempre sulla questione economica? Vedremo, ad inizio anno il nuovo Presidente sarà investito della carica più importante al mondo. In Germania Peer Steinbruck proverà a sfidare Mrs “austerità” , la cancelliera Angela Merkel. Il candidato del partito socialdemocratico ha da poco annunciato un programma definito come “anti-banche”, si dice favorevole agli eurobond, ma rimane fedele alla linea merkeliana a proposito del rigore fiscale. Alla guida dell’intramontabile Germania quindi troveremo o una coalizione tra cristianodemocratici e liberali guidata da una tra le donne attualmente più potenti al mondo, altrimenti una colazione tra SDP e verdi con a capo l’ex Presidente della Nord-Reno Westfalia. Le conseguenze sui

Mitt Romney e Barak Obama, i due candidati alle presidenziali Usa

mercati a seconda del vincitore? Non di grande portata. L’Italia è un’incognita. Mancano i candidati , – per ora l’unico certo è Grillo… - mancano i programmi, – non per tutti, ma quasi – ma soprattutto manca la riforma elettorale. Vendola si candida alle primarie del centrosinistra, Casini e Fini sperano in un Monti bis, Montezemolo rinuncia alla politica, Di Pietro si candida da solo, il PdL aspetta ma non sembra dare segni di vita, Renzi continua a rottamare impaurendo tutto l’establishment del

PD. Bersani e Berlusconi rischiano addirittura di scambiarsi i ruoli. Se prima era Berlusconi a premere per il premio di maggioranza, adesso Bersani, sempre più attratto da una vittoria elettorale, non vi vuole rinunciare. Conseguenze sulla situazione economica? Imprevedibili, tanto che Monti, per tranquillizzare i mercati, è “costretto” ad aprire uno spiraglio sulla sua candidatura mentre era a New York, per poi smentire quanto affermato appena atterrato in Italia. Sembra essere tornati indietro nel tempo fino al 1992.

commissione europea

Mercato unico europeo II, 12 azioni prioritarie per una nuova crescita di Vincenzo Matano In occasione del ventesimo anniversario del mercato unico, la Commissione europea ha adottato l’Atto per il mercato unico II. Il documento contiene dodici azioni che dovranno essere adottate dalle Istituzioni europee per portare a compimento il mercato unico, strumento considerato necessario per affrontare in maniera convinta la crisi economica. “Il mercato unico può fare di più per i cittadini e le imprese dell’Unione europea”, ha dichiarato Michel Barnier, Commissario europeo per il mercato interno e i servizi. “L’Atto per il mercato unico II invita noi responsabili politici a metterci all’opera, a impegnarci e a fornire risultati. Sono convinto che le dodici azioni prioritarie che presentiamo otterranno il grado di adesione che meritano a livello politico. È l’occasione per sfruttare il pieno potenziale del mercato unico, questa nostra grande risorsa, affinché la nostra economia sociale di mercato torni a essere competitiva e prospera”. Le azioni previste si concentrano su alcuni fattori di crescita, che comprendono le reti di trasporto e di energia, nella prospettiva di una maggiore concorrenza nel trasporto ferroviario,

marittimo, per la realizzazione del “cielo unico europeo” e di una maggiore efficienza nel settore dell’energia. Tali interventi passano, inoltre, attraverso la mobilità di cittadini e imprese, dunque dalla rimozione di ostacoli pratici e giuridici ancora esistenti. In particolare, riconosce la Commissione Ue, la rivoluzione dell’economia digitale resta un’opportunità da non perdere. Per realizzare il mercato unico digitale entro il 2015, l’esecutivo europeo propone di agevolare il commercio elettronico nell’UE grazie a servizi di pagamento più affidabili e competitivi; di investire nelle connessioni veloci a banda larga, e di rendere comune la fatturazione elettronica nelle procedure relative agli appalti pubblici. Un altro ambito di intervento e’ quello che riguarda imprenditoria sociale, coesione e fiducia dei consumatori. Il successo del mercato unico dipende anche dalla fiducia dei consumatori, e la loro possibilità di accedere alle opportunità del mercato. Per questo la Commissione vuole il miglioramento delle norme sulla sicurezza, insieme a commissioni trasparenti e un trasferimento più semplice del conto corrente.


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Territorio

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LE TASSE IMPOSTE - La tassazione sulla casa principale come risorsa per fare cassa. Ovunque è guerra tra maggioranze e opposizioni

Basta un poco di zucchero e l’Imu va giù di Maria Pia Ferrante E’ la tassa al vetriolo. Imposta. Mai sostantivo fu più appropriato. Lontano da qualsiasi volontà. Municipale. Mai aggettivo fu più descrittivo. Unica. Mai attributo fu ‘sì poco adatto. Anche se fosse, l’italiano, tanto legato a famiglia e casa difficilmente l’approverebbe. E’ la tassa che lo colpisce al cuore. E gli fora il portafogli. Poiché la casa, la prima, quella acquistata con mutuo e fatica, non è che un tetto concesso dalle banche. L’IMU in questi casi, non rappresenta che la tassa sul debito. Impermeabile alla logica. Non tutti sanno però che per l’IMU sulla la prima casa i Comuni hanno piena autonomia. Per il viceministro all’Economia Grilli tocca ai Sindaci decidere o meno per l’abolizione IMU prima casa. Grilli ha dichiarato che «i Comuni, nell’esercizio della loro potestà

regolamentare, possono disporre incrementi della detrazione per abitazione principale (pari a 200 euro) fino a concorrenza dell’imposta dovuta, esentando nei fatti l’immobile da imposizione». E a quanti definiscono l’IMU sulla prima casa una patrimoniale nascosta, o comunque criticano la reintroduzione della tassazione sull’abitazione principale risponde che «l’Italia è il Paese con la più bassa tassazione della proprietà immobiliare tra i principali Paesi Ocse». Ancora una volta si pone l’accento sulla necessità di risanare la situazione italiana, con i sacrifici di tutti, «non si dimentichi che la reintroduzione del prelievo sulla prima casa è dovuta, anche e soprattutto, alla esigenza congiunta del consolidamento dei conti pubblici e del perseguimento di obiettivi di equità (il prelievo sulla prima casa riduce la disparità di trattamento tra proprietari ed inqui-

lini, che sostengono un costo per la disponibilità dell’abitazione)». Questo evidenzia le grinze di superficialità e disattenzione effettuate da molti Comuni che di fatto non differenziano l’aliquota sulle seconde case affittate con contratto a libero mercato da quelle locate con contratto agevolato, o tenute a disposizione. Dove per agevolato si intende innanzitutto il locatario.

Nel comune di Bari a muovere le acque anche l’ Associazione Piccoli Proprietari di Case. L’aliquota per la prima casa è stata riconosciuta dello 0,4% e la stessa percentuale per le seconde case locate con contratto d’ affitto agevolato. Per l’ abitazione principale inoltre, il Consiglio comunale ha deliberato una seconda detrazione , oltre i 200 euro già previsti, pari a 150 euro per le famiglie proprietare di un solo immobile in tutto il

territorio nazionale e pari a 100 euro per i titolari di altra unità immobiliare ubicata nel territorio del Comune di Bari e comunque non titolari di altri immobili nel territorio nazionale. Ma se nel capoluogo di provincia pare sia stata fatta chiarezza, insieme a qualche conquista nel bene delle tasche e delle coronarie dei cittadine, è ben diversa la situazione nei paesi limitrofi. Il prelievo sulla prima casa offre ai Comuni un’importante leva di autonomia fiscale, in quanto gli stessi possono manovrare aumentando o diminuendo fino a 0,2 punti percentuali l’aliquota dello 0,4%. Per l’IMU sull’abitazione principale, non è prevista riserva di imposta a favore dello Stato. Il Comune perciò può destinare l’intero gettito relativo a tali immobili al finanziamento dei servizi indivisibili». Ma pare che nei Comuni

della provincia barese non solo non è stata abolita la tassa sulla prima casa, ma introdotta (o quantomeno determinata) sulla base dello 0,4% fino allo 0,6%. In molti casi, per le seconde case non si accenna a scendere sotto lo 0,76% indicato dalla normativa per consentire la differenziazione tra lo stato d’uso degli immobili diversi dall’abitazione principale. Piuttosto l’aliquota è stata proposta pari al massimo, ovvero a 10,60‰ . Questo si traduce in una guerra tra maggioranza e opposizione dei Consigli Comunali , che di fatto si traduce in un trascinamento delle decisioni e nel totale disorientamento del cittadino, barra contribuente, il quale, restando in standby non può farsi i conti in tasca. E forse temporeggiando, al verde, si prende un po’ di ossigeno. Tanto alla fine comunque è una tassa. Tanto vale cercare di farne cassa al massimo.


Bat

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MARGHERITA DI SAVOIA - Determinanti per le dimissioni del sindaco anche le firme dei due consiglieri di Futuro e Libertà

Fli manda a casa la Carlucci di Sabino Rizzi * Non mi è mai piaciuto infierire sui vinti, ma non mi sono mai tirato indietro dinanzi alla denunzia di fatti, persone e circostanze inerenti le vicende politiche e amministrative che hanno determinato la storia del nostro paese. Ora pertanto che sulla lunga carnevalata inscenata dall’ On. Gabriella Carlucci e dai suoi giannizzeri, che anche per le ultime circostanze hanno sfoggiato il meglio del loro vasto repertorio, è calato finalmente il sipario, possiamo e dobbiamo dire pane al pane e vino al vino. Chi, dove e come ebbe, meno di 3 anni or sono, la sciagurata idea di individuare nella ex soubrette la candidata-sindaco del nostro paese per nome e per conto del Partito del Popolo delle Libertà? Ne ebbi il primo sentore - era l’ inverno del 2010 - nella tavernetta-scantinato di casa Diaferio: fra l’assaggio di un buon affettato

e qualche sorso di rosso generoso, Antonio Ricco, allora alla spasmodica, anche se inconfessata, ricerca della nomina a coordinatore cittadino del Pdl, si lasciò sfuggire quel fatidico nome, trovando - unica fra i “notabili” del Centro-Destra presenti la mia fiera netta opposizione. Ma evidentemente i dovuti contatti e accordi erano già stati presi, e il piano era già pronto. Tutti, dico tutti!, dai cosiddetti papaveri della ex Forza Italia a quelli della ex Alleanza Nazionale, dai Giacomantonio ai Sarcina, dai Muoio ai Russo, dai Dipaola ai Dipace, dai Diaferio ai Fanelli, dai Ricco ai Camporeale, etc. etc. sino ai “cespugli” e movimenti civici che incominciavano a proliferare attorno al Pdl, (vero Bufo, vero Frontino, vero Distaso, vero Ronzulli, vero Daloiso, vero Scognamiglio, vero Borreggine) tutti, nessuno escluso, per pura convenienza politica, per misero tornaconto personale, ma forse

Francesco Reddavide

più per mancanza di spina dorsale, nel giro di qualche settimana con la coda fra le gambe, come cani bastonati (compresi i vertici provinciali e regionali del mio ex partito: vero sen. Amoruso, vero on. Silvestris?) furono costretti, taluni loro malgrado, altri per servilismo, talaltri per pura codardia, talaltri ancora per coprire attività “nere” e conti bancari “rossi”, ad accettare la incredibile candidatura a sindaco di Margherita di Savoia di una signora di origini friulane, nata in Sardegna

e residente a Roma, che si vedeva porgere su di un piatto d’argento, la ghiotta opportunità di una futura conferma a parlamentare, e una ben più crassa di affari negli ambiti i più disparati. Lo scempio scaturito da oltre due anni di amministrazione è purtroppo sotto gli occhi di tutti: non starò qui a ripetere quanto più e più volte abbiamo denunziato, unitamente alle altre forze di opposizione. Ho detto in apertura che non mi piace infierire sui vinti: ma i responsabili

di questo immane disastro meriterebbero una misura tanto salutare nell’antica Grecia, l’ostracismo, al fine di impedire loro di riorganizzarsi e continuare a infettare la scena politica cittadina! Ma il miglior modo per impedire loro di continuare a fare danni alla cittadinanza è quello di chiamare all’appello tutte le forze sane del paese, quanti non hanno ancora gettato all’ammasso la loro dignità, tutti gli uomini seri, tutte le donne attente e sensibili, tutti quei giovani che conservano ancora una scala di valori in cui credere e per cui combattere, quanti sono disposti a far valere con forza le ragioni della propria dirittura morale e civile contro ogni affarismo e clientelismo di partito, tutti gli anziani, che provenendo da altra educazione e formazione politica e partitica, provano disgusto per quanto è accaduto, e che non aspirano ad altro che a vedere realizzate le loro legittime

aspirazioni, quelle di un paese non straordinario, ma ordinario, normale, finalmente normale! Noi di “Futuro e Libertà”, che con la attenta, vigile e intelligente azione dei nostri consiglieri comunali Dino Di Benedetto e Donato Delvecchio, abbiamo contribuito ad affossare l’Amministrazione Carlucci, abbiamo tutte le carte in regola per proporci alla pubblica opinione quali protagonisti del cambiamento che verrà. Pertanto chiamiamo a raccolta sin da ora tutti i cittadini degni di questo nome acchè al nostro fianco si impegnino in prima persona, con la loro faccia, la loro storia, la loro esperienza, la loro giovinezza, il loro entusiasmo, la loro cultura , la loro intelligenza, ma soprattutto la limpidezza della propria coscienza, ad iniziare a costruire il futuro che questo paese finalmente si merita.» * Coordinatore cittadino Fli


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Foggia

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Anche dopo la bocciatura del Tar ai decreti ministeriali di autorizzazione non bisogna abbassare la guardia

Domani la manifestazione per dire “no” alle trivelle

Le Isole Tremiti, splendide perle del Mare Adriatico. In basso la delegazione di Fli l’anno scorso a Termoli

di Claudio Aquilano L’unico assente, purtroppo giustificato, sarà il grandissimo Lucio Dalla, che alla tutela della tranquillità dei fondali delle Tremiti, dedicò una delle sue ultime battaglie di impegno civile. Ed è nel suo nome che i movimento No Triv continua a battersi contro i sondaggi chiesti dalla Petroceltic. Uno slancio che non si ferma e non rallenta anche dopo la decisione del Tar che ha

annullato per vizi di forma l’autorizzazione data dal Ministero dell’Ambiente alle prospezioni. E’ tutto pronto, infatti, per la grande manifestazione di protesta pacifica in programma sabato 6 ottobre a Manfredonia contro le piattaforme petrolifere in Adriatico. Mercoledì mattina, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Foggia, il coordinatore del movimento No Triv Adriatico, Raffaele Vigilante, ha illustrato il programma

definitivo della giornata. Nella città garganica è previsto l´arrivo di almeno 5 mila manifestanti provenienti oltre che dal resto della Puglia, anche dal Molise, Abruzzo e Marche. In testa al corteo che si snoderà per le principali vie cittadine, i presidenti delle Regioni Puglia, Abruzzo e Molise, delle province interessate e di molti comuni che si affacciano sull´Adriatico. Il raduno alle 15,30 nell´area mercatale di via Scaloria. Alle 18, tappa sulla sopiaggia del castello dove verrà messo in scena lo spiaggiamento dei cetacei. In contemporanea si disputerà una regata velica di protesta nelle acque circostanti la spiaggia di Manfredonia. A seguire, alle 18,30, in Largo Baselice (zona mercato ittico) sono previsti gli interventi dei rappresentanti istituzionali che leggeranno ed approveranno un documento indirizzato al Ministro dell´Ambiente. Infine lo spettacolo mu-

sicale con i concerti di Baccini, Paola Turci e di diverse band musicali del territorio. Testimonial dell´evento, l’attrice foggiana Vladimir Luxuria. “Ci aspettiamo una grande manifestazione ha rimarcato Raffaele Vigilante- attraverso la quale faremo capire a chi di dovere che il nostro Gargano, l´Adriatico in generale, le Isole Tremiti, sono oasi naturalistiche dove il vero petrolio è rappresentato dal turismo. Abbiamo scelto Manfredonia perchè è la città più importante della Capitanata e una delle più rappresentative dell´Adriatico”. Alla conferenza stampa hanno partecipato anche la vice presidente della Provincia di Foggia, Billa Consiglio e il sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi. “La città è pronta ad ospitare questo altro grande evento. Sono sicuro che tutto andrà per il meglio e mi auguro di vedere una manifestazione significativa, con tanta gente che an-

cora una volta dimostri una forte attenzione alle tematiche ambientali rispetto alla questione delle trivellazioni.” Va registrato il dissenso del Wwf, che in una nota scrive “Le istituzioni non devono scendere in piazza a protestare, devono produrre atti concreti. Ecco perchè il WWF Puglia sabato non parteciperà alla manifestazione contro le trivellazioni in programma a Manfredonia”. E’ Matteo Orsino a parlare, nello stesso giorno in cui il popolo dei No Triv annuncia il programma di sabato prossimo. “Riteniamo - aggiunge Orsino - che ci sia un’ingerenza delle istituzioni in una manifestazione di protesta che deve essere esclusiva dei cittadini e delle associazioni. I politici non devono manifestare, devono avanzare proposte concrete per risolvere la questione della ricerca di idrocarburi al largo delle Isole Tremiti in maniera radicale”

IL COMMENTO

Noi e le trivelle di Fabrizio Tatarella Il possente mor vimento che, anche grazie all’infaticabile opera di Raffaele Vigir lante, esprimerà domar ni a Manfredonia, il No dell’opinione pubblica di Puglia e Molise ai sondaggi della Petror celtic, ci vede presenti senza primogeniture e senza complessi. Siamo semplicemente lì dove è naturale che siamo, visto che la protesta contro questo scempio, attestata anche da dor cumenti ufficiali, è da parte nostra anteriore persino alla nascita di Futuro e Libertà. Sarebbe un grave err rore per quanti vogliono un Adriatico libero da trivelle, cullarsi sugli alr lori e rilassarsi, all’indor mani della sentenza del Tar che cancella l’autor rizzazione ministeriale. La motivazione di quer sto provvedimento, pur salutare, non è tale da rassicurare: un vizio di forma può essere super rato, e in ogni caso gli uffici ministeriali sono tenuti ad applicare le norme, perché diversar mente si macchierebber ro di abuso di potere. Per allontanare dall’arcipelago di Trer miti e da altri luoghi del nostro mare lo spaur racchio di perforazioni devastanti per l’ecosir stema abbiamo bisogno di imboccare la strada maestra di una confer renza internazionale degli Stati rivieraschi che definisca in modo chiaro un orientamento complessivo in materia di estrazioni off-shore. Ed è questo, non la passerella, il ruolo che compete ad una politica degna di questo nome.


Cerignola

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COMUNE - Il grossolano errore di De Cosmo, che fonda il partito a Cerignola senza l’assenso dei vertici nazionali

Italia Futura o ritorno al passato? Intanto di certo c’è la fuga dal Pdl Ha destato stupore e sconcerto il grossolano errore di De Cosmo, assessore Pdl ancora oggi, di fare un passo in avanti per scappare. Fondare un partito prima ancora che Montezenolo decidesse di farlo è parso a molti atto di presunzione. Impadronirsi di una sigla senza l’assenso dei vertici di Italia Futura non è stata una grande

idea. Montezemolo non scenderà in campo, ma si limiterà a chiedere alcuni posti in lista alla Lista per l’Italia di Fini e Casini. Inoltre il referente ufficiale di Italia Futura è il giovane avvocato Gaetano Pugliesi. Il motivo? Accordo tra Fini Montezemolo e Casini è non prendere a Roma come in periferia nessun eletto del Pdl, nessuna faccia compromessa

con il vecchio Pdl berlusconiano. Motivo questo che, raccontano nel Pdl, ha portato il Sindaco Giannatempo, che si diceva certo di un seggio alla Camera, in una profonda depressione. Non c’è posto per gli uscenti nel Pdl figurarsi per i nuovi. Senza via d’uscita il Sindaco è costretto a fare ultimo dei giapponesi del

politica cittadina

Anche Francesco Reddavide aderisce al progetto di Fli Anche a Cerignola aumentano le adesioni al progetto politico di Gianfranco Fini. Aderisce a FLI anche Francesco Reddavide, noto impiegato Asl, Vice Presidente del Family day, da sempre impegnato in politica, espressione del mondo cattolico e del volontariato Dopo aver lasciato a maggio l’Udc, di cui era stato segretario cittadino, ha deciso di sposare, insieme a diversi suoi amici,

il progetto di FLI e della nascente lista per l’Italia. “ E’ la dimostrazione – ha detto Enzo Pece, coordinatore cittadino di FLI – che il partito inizia a crescere. Non più solo voto di opinione e l’entusiasmo coinvolgente di tanti ragazzi, ma professionisti e giovani imprenditori hanno deciso di scendere in campo con noi. Dopo le politiche, con la disintegrazione del Pdl, e in previsione delle prossi-

Francesco Reddavide

me comunali molti altri si aggiungeranno”.

mi per... metta!

L’Assessore e il... viaggio a quel paese Mi per... Metta, Assessore De Co- di al pallone”? smo. Immagino che novanta minuti di Che si prova ad essere fanculeggia- insulti siano poco a fronte dei tanti to per novanta minuti più recupero ? soldi al pallone che Lei meritoriamenDi che materiale occorre avere la te chiede ed ottiene. faccia per resistere a questa tortura, E c’è chi dice che dietro alla conteChe sarebbe insopportabile per stazione che la insulta, ci siano ragioni qualsivoglia mortale? politiche. Che dicevano gli ultras Mi per... Metta, assesa proposito dei voti da sore: Lei ottenuti a Torricelli? Gliela diciamo la verità E perchè sono tutti ina quel poveretto di Giancazzati con Lei? natempo ? Una congiura, certo. Glielo diciamo che io e Del resto come Ella Lei siamo amici. ebbe a dire in maniera Che amici? Congiurati! memorabile nel corso di Che Lei è in quel posto un per aiutarmi a sputtanare Consiglio Comunale Giannatempo. (e’ tutto registrato), si in- L’Assessore De Cosmo Glielo diciamo che cazzano con Lei, ma Lei eravamo d’accordo da e’ soltanto il commerciaprima. lista del Presidente dell’Audace. D’altra parte, se Lei non avesse fatLa prossima contestazione, dun- to apposta, mi spiega come sarebbe que, sarà per il dentista di Dinisi o per possibile questa unitaria, unanime il suo benzinaio. convinzione che Lei debba andare Ma dico io,questa e’ una ingiustizia proprio, esattamente, precisamente, vera. dove dicono gli ultra’? Come pensare di fare a meno di Lei Vada, assessore, vada. e della sua fatidica, indimenticabile, Buon viaggio. Franco Metta infinita domanda: “ hai messo i sol-

Pdl mentre i topi scappano. Franco Reddavide, anche lui del Pdl, a Foggia ha chiesto di lasciare Pdl per passare con Montezemolo. Gli hanno detto che per il bene di tutti è meglio che abbandoni la politica. Tre consiglieri comunali del Pdl hanno avvicinato chi il coordinatore provinciale di FLI, Fabrizio Tatarella, chi il leader de La Cicogna, Franco Metta, per tentare una via di fuga e sperare di salvarsi. Giannatempo, fallito il “pactum sceleris”, il patto scellerato con De Cosmo (il primo a Roma il secondo Sindaco) spera in una candidatura alla Regione, ma, con la riduzione a 50 consiglieri, il solo seggio che scatterà a Foggia per il Pdl è conteso tra l’uscente Gatta e Franco Landella, con il coordinatore provinciale del Pdl avvantaggiato se tutti i foggiani si mette-

ranno insieme in una guerra dichiarata agli ex An. Intanto, anche a Cerignola FLI è in crescita. Non ci sono più solo dei giovani vivaci con Enzo Pece, ma anche alcuni imprenditori e professionisti che sono andati a loro spese ad Arezzo alla manifestazione dei Mille per l’Italia organizzata da un ringiovanito Salvatore Tatarella. A Cerignola un ipotetico schieramento “montiano”, alternativo a Pdl e Pd, composto da società civile FLI, Udc e La Cicogna sarebbe largamente primo. Lo vedremo alle politiche quando il Pdl in città an-

drà sicuramente sotto il 10%, attestandosi su quelli che erano i consensi delle vecchia Forza Italia, mai esplosa a Cerignola a causa dello strapotere di An. Sarà proprio ad aprile con le politiche che molti consiglieri capiranno che non saranno rieletti (con la riforma a 24 l’opposizione prenderà 8 seggi) e faranno il passo di lasciare Pdl. In quella occasione, però, capiranno che è troppo tardi in quanto i loro elettori li avranno già anticipati per aderire alla Lista per l’Italia ad aprile del 2013 e alla Lista per Cerignola tra due anni. Carlo Dercole


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Cinema

venerdì 05 ottobre 2012

REALITY - Dopo il provino per il Grande Fratello la vita del pescivendolo Luciano non sarà più la stessa

Tra realtà e finzione di Michele Falcone Reality é il viaggio nella testa di un uomo che ha perso la propria identità.Vincitore del Gran Prix della giuria al festival di Cannes 2012, Matteo Garrone racconta la sua commedia della vita, nelle sue mille sfaccettature di drammaticità. Il quotidiano della famiglia Ciotola é sconvolto da un semplice provino di

papà Luciano, pescivendolo napoletano doc al quartiere Barra, presso un ipermercato dove si stanno svolgendo le selezioni del Grande Fratello, da quel momento la sua percezione della realtà non sarà piú la stessa. Il prodigioso talento di Aniello Arena (detenuto nel carcere di Volterra e da anni attore della Compagnia della Fortezza diretta da Armando Punzo) fa di

la scheda - the way back REGIA: Matteo Garrone SCENEGGIATURA: Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso FOTOGRAFIA: Marco Onorato ATTORI: Aniello Arena, Loredana Simioli, Claudia Gerini, Ciro Petrone, Nunzia Schiano PRODUZIONE: Fandango, Archimede, Rai Cinema DISTRIBUZIONE: 01 Distribution PAESE: Italia 2012 DURATA: 115 Min

Ciotola un personaggio magnifico e dolente, un po’ guitto un po’ clown, insomma un autentica sorpresa, una forza della natura, un talento naturale. Reality é un film pieno di colori e umori, uno spettacolo rutilante, meravigliosa e funzionale la fotografia del compianto Marco Onorato, scomparso qualche mese fa, che ha reso iperrealistica e da sogno una storia a tratti felliniana. Il regista romano quindi si pone all’interno del panorama cinematografico italiano come un solista, un fuoriclasse, che attingendo a piene mani dalla commedia italiana, figlia del Neorelismo, struttura un ‘ idea concreta e beffarda della nostra Italia.Reality” non è un film sul Grande Fratello o sulla televisione, ma un

Galleria Bari L’era glaciale 4 h 16:15 - 18:20 - 20:40 - 22:40 Reality h 15:50 - 18:10 - 20:30 - 22:45 Ribelle - The Brave

h 16:25 - 18:30

Città del Cinema Foggia Il Cavaliere oscuro - il ritorno h 16:00 - 19:10 - 22:00 Magic Mike h 16:00 - 18:10 - 20:25 - 22:35 The Words La locandina del film

percorso autodistruttivo di un uomo che ha deciso di fare dell’apparire una ragione d’essere. Garrone si rivela capace di raccontare con evidente onestà e talento una storia così banalmente vera e feroce. L’amore e il rispetto che il regista ha sempre dimostrato verso le identità dei singoli personaggi raggiunge qui un livello di

tensione fortissimo.Garrone gira con gusto kitsch e fa centro nel migliore dei modi, raccontandoci il vero male che attanaglia il pubblico di oggi: l’apparire a tutti i costi, l’esserci, pur di mettere in gioco la propria vita. Il film doveva chiamarsi in un primo momento Big House.

h 16:00 - 20:00

Corso Cerignola (Fg) Gli equilibristi h 18:30 - 20:15 - 22:10 Resident Evil: Retribution h 18:15 - 20:10 - 22:15 The Words

h 18:00 - 20:00 - 22:00


Cultura e Spettacoli

venerdì 05 ottobre 2012

LIBRIAMO - Anche quest’anno l’evento itinerante dei “Globetrotter” tra Trinitapoli, Molfetta e Bari

Leggi come mangi

di Daniela De Sario Ogni anno un tema diverso, ma la sostanza, e soprattutto i protagonisti, della rassegna “LibriAmo” resta sempre la

stessa: sono sempre loro, i libri, e tutti i mondi fantastici che questi possono spalancare davanti ai nostri occhi. E proprio perché leggere un libro altro non è che viaggiare

stando fermi, l’organizzazione “Globeglotter” (promotrice dell’evento) propone per ogni edizione uno scenario innovativo, un modo originale di mettersi in moto con i volumi rigorosamente al seguito, anche se le città di riferimento dell’evento “LibriAmo” restano sempre Trinitapoli, cuore pulsante dei “globe-glotter”, Molfetta e Bari. Il nome degli organizzatori, infatti, incarna proprio questo spirito: un neologismo che affonda le radici nella parola greca “glotta” (cioè lingua) e la lega indissolubilmente al globo, individuando nella diffusione delle parole e delle culture l’unico modo per essere veri cittadini del mondo. Dopo aver portato i libri a respirare iodio insieme ai lettori su una

barca per l’edizione 2007, e averli resi protagonisti delle “letture permanenti” lo scorso anno (come suggerisce l’ironico titolo, lo scenario erano i saloni di bellezza, superando un clichè che li vede come antri di frivolezze e superficialità) il viaggio continua. Da venerdì 5 a domenica 7 ottobre, i lettori, capitanati dalla presidentessa di GlobeGlotter Antonietta D’Introno e allietati dalla compagnia di attori “Il carro dei comici” di Molfetta saranno invitati ad entrare nelle panetterie e nei ristoranti. Nel 2012, infatti, si è viaggiato poco a causa della crisi, e i “globeglotters”, sensibili all’attualità, hanno voluto per quest’anno mettere radici e scegliere luoghi di at-

tesa per godersi la lettura: e perché quindi non unire a questa un altro dei grandi piaceri della vita, la tavola? Ecco nascere “Leggi come mangi. Incontri, letture ed eventi per palati esigenti”, il sottotitolo e tema dell’evento, come raccontato anche nel cortometraggio Parla come mangi” creato dagli allievi del corso teatrale della Globeglotter. E tra un bookcrossing, ossia uno scambio di libri che nasce lasciando tomi sparsi per la città perché possa trovarli qualcun altro, e una sublime cena ispirata ai banchetti della letteratura (ad esempio “Solo pane” di Judi Hendricks e “Il pranzo di Babette” di Karen Blixen) la festa della lettura coinvolgerà tutti, lettori seriali e neofiti.

lecce

Gli scatti di Tina Modotti in mostra fino a dicembre “Tina Modotti. Fotografa e rivoluzionaria”, questo è il titolo della mostra allestita al Cineporto di Lecce, visitabile fino al 14 dicembre. Gli ottanta scatti esposti che sono al centro della mostra, raccontano la vita e l’impegno della fotografa italiana curata da Reinhard Schultz. D’indole ribelle, proletaria per nascita, Tina Modotti (Udine, 17 agosto 1896 – Città del Messico, 5 gennaio 1942) appartiene a quella generazione di artisti che hanno intrecciato i fili dell’impegno sociale alle cause che, nella

prima metà del XX secolo, hanno condotto a nuovi modi di intendere la ragion d’essere dell’uomo contemporaneo. Attrice di teatro e cinema, fotografa, rivoluzionaria, passionaria perseguitata, musa di grandi artisti come Pablo Neruda, modella dei pittori naturalisti messicani David Alvaro Siqueiros e Pablo Rivera, figura controversa dai molti nomi e dalle molte vite, la Modotti ha avuto una grande vera passione: la fotografia. Prima messa al servizio degli ideali sociali e poi sacrificata per la lotta politica, rivelatasi

Una delle foto in mostra

quando aveva vent’anni grazie a Edward Weston, il maggior fotografo dell’epoca che l’amò e ne fece la sua musa. L’esposizione, curata da Reinhard Schultz con la collaborazione della Galerie Bilderwelt di Berlino (fotografie di Tina Modotti) e il Center for Creative Photo-

graphy di Tucson, Arizona, comprende una selezione di 80 opere dell’artista dal 1923 al 1930. La maggior parte delle opere riguarda il periodo messicano dell’artista, mentre la serie dei ritratti di della Modotti riguarda, invece, il periodo di Los Angeles e sono firmati da Edward Weston, inclusa anche una foto del periodo hollywoodiano sul set del film “The tiger’s coat”. Nel corso dell’inaugurazione sarà proiettato il film “Tina in Mexico” di Brenda Longfellow. (Dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20 e la mattina dalle 10 alle 13 solo per gruppi organizzati e su prenotazione). I.B.

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BARI - POLITECNICO

In mostra le architetture del XX secolo E’ stata inaugurata giovedì, 4 ottobre nell’Aula Magna della Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari (campus universitario), la mostra itinerante del Dottorato di Ricerca in Composizione Architettonica del prestigioso Istituto Universitario di Architettura di Venezia, più noto come IUAV. La mostra, dedicata alle architetture del XX secolo, quale prova della vitalità dell’arte contemporanea, espone alcune recenti tesi del Dottorato, prodotte dal 2004 al 2010. Attraverso gli elaborati grafici e i modelli prodotti dai tesisti, l’esposizione illustrerà alcune architetture del XX secolo, assunte come casi di studio perché significative sul piano delle tecniche compositive adottate nella loro progettazione. Tra le opere indagate c’è la Philharmonie di Hans Sharoun, la Cappella della Resurrezione di Lewerenz, la House II di Peter Eisenman e il Padiglione del Brasile a Osaka di Paulo Mendes da Rocha. La mostra, che ha già fatto tappa a Venezia, Milano e Gorizia, resterà aperta al pubblico fino al 20 ottobre, per poi trasferirsi il prossimo 24 ad Amburgo, in Germania.

acquaviva delle fonti

Il concerto nel palazzo comunale degli “Juvenes Cantores” pugliesi di Isabella Battista Sabato 6 ottobre alle ore 20.30, al Palazzo de Mari di Acquaviva delle Fonti, si esibiranno in concerto gli Juvenes Cantores, l’affermato gruppo pugliese, fondato dodici anni fa e diretto da Luigi Leo nel solco di una tradizione che si richiama ai cori dei pueri cantores, sorti nelle cappelle del primo Medioevo per accompagnare le funzioni liturgiche. Il programma, che si aprirà con un paio di composizioni di Gregor Aichinger, l’organista e compositore tedesco che tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento introdusse in Germania l’uso del basso continuo, e del quale gli Juve-

nes Cantores hanno eseguito in prima europea l’integrale dei «Tricinia Mariana», annovera, infatti, pagine di varia estrazione geografica, oltre che temporale, in ossequio al tema di questa terza edizione di «Anima Mea», «Musiche, mondi, memorie». Si potranno ascoltare, dunque, brani di autori contemporanei, dagli spagnoli Eva Ugalde e Javier Busto Sagrado al tedesco Sigfried Strobach, dal norvegese Nystedt Knut all’italiano Roberto Beccaceci, passando per il giapponese Matsushita Ko, l’americano Michael Brewer, il venezuelano Cristian Grases, il dominicano Julio Alberto Hernández Camejo e il canadese Stephen Hatfield. Inoltre, gli

Juvenes Cantores eseguiranno un’«Ave Maria» del compositore inglese (di origini svedesi) Gustav Theodor Holst, che alla fine dell’Ottocento fu attratto dal misticismo indiano, e due classici della tradizione napoletana, «O sole mio» di Edoardo di Capua e «Funiculì funiculà» di Luigi Denza, che, vale la pena ricordare, fu maestro di canto alla Royal Academy of Music di Londra. Dunque, si tratta di un repertorio antologico comprendente polifonie antiche e dei nostri giorni con alcune trasfigurazioni colte di canti popolari, che gli Juvenes Cantores, già noti al pubblico di «Anima Mea» per aver cantato durante la prima edizione

Acquaviva delle Fonti (Bari) - Palazzo de Mari, sede del Municipio

del festival nel «Magnificat» di Bach accanto all’orchestra barocca Orfeo Futuro diretta da Alessandro Ciccolini, interpretano con consumata maestria, frutto di un percorso di formazione artistica e umana, grazie alla quale hanno ottenuto numerosi e importanti riconoscimenti, imponendosi tra i più apprezzati cori giovanili italiani. Inoltre, mezz’ora prima del

concerto, «Anima Mea» propone le Passeggiate d’Arte con visite guidate a cura di ArcheoClub e l’intervento dell’attrice Nunzia Antonino. Ulteriori informazioni su www.orfeofuturo.it. Numero verde 800 96 01 37 PRENOTAZIONI servizio bus-navetta per diversamente abili in carrozzina (almeno 48 h prima del concerto)


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venerdì 05 ottobre 2012

Più Europa per far crescere l’Italia

FINI TATARELLA

Sabato 6 ottobre - ore 17,00 BARI - FIERA DEL LEVANTE

Partito Popolare Europeo

PARTITO POPOLARE EUROPEO


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