Puglia d'oggi n. 28

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Fondato nel 1959 da Pinuccio Tatarella 27 luglio 2012 • anno III n. 28 nuova serie • 1 euro

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BARI - Il convegno organizzato da Fli

FLI - Verso l’assemblea dei Mille

Città Metropolitana, l’opportunità di sfruttare una grande occasione

Sarà l’umiltà a renderci davvero liberi

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I problemi giudiziari di Vendola, le aspirazioni di Emiliano, la discesa in campo di Canonico, tra Bari, Regione e Parlamento

Il valzer dei candidati L’ELZEVIRO

Ilva, ora basta

POSTE ITALIANE Spedizione in abb.to post. d.l. 353/2003 (conv. in legge 27 febbraio 2004 n. 46) art. 1 co. 1 - DCB BA

di Fortunata Dell’Orzo Ci vorranno generazioni per ridare alla culla italiana della Magna Grecia un ambiente sano e vivibile. Oggi non esistono tecnologie in grado di rendere salubri la fabbricazione dell’acciaio o la lavorazione degli idrocarburi. Taranto è un inferno alla diossina, l’errore madornale di fare di quella meravigliosa conca il primo centro siderurgico italiano con attorno una zona industriale ad altissimo impatto ambientale data ormai 51 anni. Era il 1961 e c’era l’Italsider. Saranno migliaia le braccia sottratte ad un’agricoltura straordinaria che vedranno in quel mostro fumante e rossiccio la svolta per il futuro. Passeranno pochi anni e le morti per tumore, gli incidenti sul lavoro, lo sfregio urbanistico di Taranto e delle sue cittadine satellite, l’affossamento di qualunque alternativa di sviluppo per un territorio stupendo, diventeranno realtà. Il mito dell’industria unico motore di lavoro e ricchezza ha qui la sua vittima più illustre. Nessuno avrà il coraggio di chiudere e riconvertire. La disoccupazione e un welfare ormai agonizzante non lo consentiranno. Ma cancellare l’offesa agli uomini e alla terra, pulendo il cielo dai fumi e il mare dai veleni è davvero l’unica vera saggia cosa da fare.

AI LETTORI

Sarà un autunno decisamente caldo per la politica pugliese. Mentre si è al lavoro per comporre lo scacchiere in vista delle prossime elezioni politiche di primavera, che nella nostra Regione per un coacervo di opportunità potrebbero trasformarsi in un vero e proprio election-day (comunali a Bari, regionali e politiche), considerando le aspirazioni e gli obiettivi politici di Vendola ed Emiliano. Intanto il primo passo l’ha fatto Nicola Canonico che, dopo essere stato il primo degli eletti nel Pd con oltre 17mila voti ed aver costituito un gruppo “singolo” in Regione (Moderati e Popolari) scende ufficialmente in campo. Punta alla carica di Sindaco di Bari, anche se in realtà guarda a Roma e tiene sotto scacco il Pd. A pag 4

Arrivederci a settembre di Fabrizio Tatarella Con questo numero di Puglia d’oggi sospendiamo le pubblicazioni per il mese di agosto. Diamo l’appuntamento ai nostri affezionati lettori per il prossimo mese di settembre, quando torneremo puntuali in distrubuzione gratuita e sul web ogni venerdì mattina. Tuttavia non ci fermiamo. Saremo presenti con continui aggiornamenti sul nostro sito e, intanto, stiamo lavorando per diventare sempre migliori. Ma non vogliamo anticiparvi nulla. Per il momento vi salutiamo con affetto.

BARI - Il governo tagliava, a Bari si approvava la riduzione del numero dei Consiglieri per rendere valide (e pagate) le commissioni

Quella delibera della vergogna ALLE PAGG 6 e 7

FOGGIA - Ritira le dimissioni o no? Ma potrebbe essere un disastro

Mongelli sfoglia la margherita

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CERIGNOLA - Senza mezzi e senza uomini, ma vengono “prestati”

Quei vigili in trasferta

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BARI - Il 27 settembre in Aula insieme all’ex manager Asl Lea Cosentino

Vendola, chiesto il giudizio

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l’occhio sul Belpaese Ma cosa volete di più da questa estate? Abbiamo anche le montagne russe. Gratis. Un giorno le borse vanno giù del 4%, il giorno dopo ne recuperano 3, il giorno dopo ancora ridiscendono di 5 punti, per poi risalirne di 6. Con capriole, giri della morte. Senza cinture di sicurezza. Come nei migliori parchi di divertimento, ma con l’unica differenza che è tutto gratis. Parla Draghi? Lo spread scende di 40 punti e le borse prendono fiato. Il giorno dopo arriva l’annuncio delle agenzie di rating e in borsa si respira aria da funerale. E il bello è che ogni giorno in tv non si parla d’altro (naturalmente, a parte le previsioni del tempo). Benvenuti nel nuovo meraviglioso e fantastico spettacolo estivo. E non fa niente se i soliti pochi giocano sulla pelle degli Stati, incapaci di reagire. A noi piace così, o no?

di Roberto Mastrangelo


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In primo piano

venerdì 27 luglio 2012

LE RIFORME ISTITUZIONALI - Vale per il presidenzialismo quel che vale per il bipolarismo: buona idea purchè non strumentale

Nè rinnegati, nè convertiti Le motivazioni sul presidenzialismo della destra italiana, da Michelini in poi di Enrico Ciccarelli

di Gianvito Pugliese

Il voto di preferenza ed i partiti politici Abbiamo accennato la settimana scorsa in questa rubrica alla sollecitazione del Presidente Napolitano ai partiti di rivedere la legge elettorale, magari reintroducendo il voto di preferenza. Monti ha recepito subito l’istanza e si è fatto promotore di una iniziativa da parte del governo. Francamente, è legittimo il timore che in una fase così delicata, tanto possa contribuire a minarne la stabilità. Infatti non sono pochi quelli che, in modo più o meno aperto, vorrebbero far cadere il governo tecnico. Se, infatti, non c’è dubbio alcuno sui risultati positivi di Monti sul piano dell’immagine internazionale, l’Italia oggi è tornata ad essere tra i grandi Paesi Europei con un premier stimato, ascoltato e finanche ricercato dai colleghi delle grandi democrazie europee, la crisi economica è lontanissima da vedere anche solo l’avvio della sua fine. D’altro canto, è ormai evidente che senza una soluzione “politica” assunta dall’intera Europa i singoli stati, soprattutto quelli come la Grecia, la Spagna, il Portogallo e la stessa Italia, ovvero gli stati con un debito pubblico elevato, non possono neanche sperare di avviare processi di rilancio serio dell’economia e dell’occupazione. Sosteneva giorni addietro in un convegno Pino Pisicchio, politico particolarmente attento ai sistemi elettorali: “In questo parlamento solo 32 persone sono state elette col voto di preferenza. Come si può pensare che questi parlamentari siano capaci di una riforma seria che li condannerebbe alla certa esclusione?” Per Pisicchio, dunque, è certo che non si farà nulla e, probabilmente, ha ragione. Certo, la separazione tra eletti ed elettori crescerà ancor più, ma sembra che questa per i nostri politici sia inspiegabilmente l’ultima delle preoccupazioni. Cominciamo, comunque, ad esaminare la posizione dei singoli partiti sulla riforma. La ridiscesa in campo di Berlusconi è davvero un macigno sulla strada della riforma elettorale. Angelino Alfano forse, essendo anagraficamente più giovane e politicamente più disponibile al confronto rispetto al suo leader, pensando al futuro, avrebbe potuto lavorare ad un progetto di riforma. Berlusconi ha fatto chiaramente capire che intende, invece, arroccarsi sul passato e mantenere quello che può. Se la sua proposta di tornare a Forza Italia, cancellando nome ed esperienza del Polo delle Libertà, la dice lunga sull’intento “nostalgico” del Cavaliere, è certo che il “porcellum” (come è stato soprannominato dal suo inventore –Calderoli- questo sistema elettorale, che produce nominati, anziché eletti) garantisce a Berlusconi di portare in Parlamento per la prossima legislatura un manipolo di fedelissimi, da usare come merce di scambio a garanzia dei suoi interessi. In tutto questo la volontà degli elettori sembra continuare a non contare un fico secco, a dispetto dei segnali forti che l’elettorato ha mandato: dalla crescita dell’astensionismo, all’exploit del Movimento 5 stelle. Riprenderemo il discorso, cari lettori, dopo la pausa estiva.

Con l’abituale sprezzo del ridicolo, Maurizio Gasparri ha accusato Gianfranco Fini di essere un traditore degli ideali e della storia della destra italiana, per essersi i senatori di Futuro e Libertà astenuti sul votobarzelletta di Pdl e Lega sull’elezione diretta del presidente della Repubblica. Naturalmente non si può pretendere che Gasparri comprenda la differenza intercorrente fra le riforme costituzionali e le raccolte di figurine, con relativo scambio tra Senato federale e Presidente eletto; ma è sufficiente avere un minimo di dimestichezza con la storia della Repubblica per capire che si tratta di un’accusa totalmente sballata. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire perché la destra

Puglia d’oggi

*** Direttore Fabrizio Tatarella *** Coordinamento Redazionale Roberto Mastrangelo

attraverso la designazione parlamentare, e l’altro concreto, cioè il “semestre bianco”, che impedisce al Capo dello Stato di sciogliere le Camere sei mesi prima della sua rielezione (per evitargli la tentazione di procurarsi una maggioranza favorevole alla riconferma). Se venisse meno uno di questi due pilastri, le istituzioni si troverebbero in una condizione di grave squilibrio. La carica antiparlamentare ed antipartitocratica del presidenzialismo furono le ragioni precipue che convinsero il Movimento Sociale, già con Michelini e poi con Almirante, ad abbracciarne la causa: si trattava della logica risposta alla minaccia che i partiti di massa rappresentavano per l’espressione genuina del sentimento popolare. Considerazioni non dissimili muovevano l’approccio al presidenzialismo di Bettino Craxi,

che da outsider sperava potesse rappresentare il grimaldello per rompere il dominio democristiano e comunista. L’idea che l’elezione diretta del Capo dello Stato potesse essere salvifica era inoltre potentemente aiutata dall’iniziale apparente successo della Quinta Repubblica francese, che su quell’idea era stata fondata. In realtà, però, declinata la straordinaria figura di Charles De Gaulle, moltiplicatisi i casi della cosiddetta coabitazione, quel sistema mostrò per intero i suoi limiti, convincendo i transalpini a ridurre la durata del mandato dell’inquilino dell’Eliseo. Insomma, vale per il presidenzialismo quel che vale per il bipolarismo: una buona idea ed una buona prassi che vanno sottratti all’intepretazione nefasta strumentale o feticistica dei Gasparri di turno.

il commento

La nemesi di Nichi

gianvitopugliese@gmail.com

Fondato nel 1959 da Pinuccio Tatarella

italiana è presidenzialista, di quale presidenzialismo si tratta e perché non si può immaginare di incistare l’elezione diretta del Capo dello Stato nell’attuale ingegno costituzionale. Il presidente della Repubblica venne immaginato dai Costituenti con caratteristiche di supremo garante, disegnando il suo istituto dalla figura del monarca, di cui costituiva il succedaneo. Per questo gli venivano dati poteri amplissimi (il rinvio alle Camere delle leggi che non lo convincevano, la nomina del presidente del Consiglio, lo stesso scioglimento del Parlamento) e immunità assoluta. Per evitare che queste prerogative potesero condurre ad una degenerazione autoritaria vennero posti due contrappesi: uno morale, cioè la mancanza di legittimazione popolare, costruita

I patiti della Nemesi (la dea della vendetta dell’Olimpo greco) hanno a stento trattenuto grida di esultanza alla notizia del rinvio a giudizio di Nichi Vendola. L’uomo che aveva spesso costruito proprie battaglie politiche a partire dalle carte delle Procure di mezza Italia, si trova avviluppato nelle spire della stessa idra mediatica, di quel marchio d’infamia che ha sostituito nei fatti la presunzione costituzionale di innocenza. Una “caduta” enfatizzata, sotto certi aspetti, dalla parallela vicenda lombarda, che ha visto Roberto Formigoni destinatario di un avviso di garanzia per quello che i magistrati ritengono un diffuso sistema di corruttele. Diciamo subito che le due storie non sono né accostabili, né

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paragonabili: nel caso della Lombardia siamo in presenza di atti controversi e di ricostruzioni che Formigoni nega, mentre in quello pugliese i fatti (l’attività di Vendola perché il dottor Sardelli fosse il primario del San Paolo a Bari) sono pacifici, ed è in questione la loro qualificazione giuridica. Ma anche qui il problema resta, e non per i forcaioli d’occasione o per i garantisti a geometria variabile. È il problema dell’etica pubblica e delle conseguenze che le inchieste giudiziarie devono avere sulla vita della politica e delle istituzioni. Lo stesso Vendola considera cruciale questa questione, come ha scritto riflettendo sull’analisi di Mario Tronti a proposito del rilancio della sinistra.

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Siamo d’accordo con lui, e siccome non si può decidere caso per caso o secondo simpatia, vorrebbe essere così gentile da dirci qual è la fase, il grado o lo step che rende opportune le dimissioni? Perché abbiamo assistito in questo campo al dipanarsi delle convinzioni e delle strategie più varie: dall’idea che un avviso di garanzia postulasse l’immediato abbandono delle cariche ricoperte a quella

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per cui si può restare in sella fino a quando la Cassazione e magari la Corte Costituzionale non avessero inequivocabilmente sancito una colpevolezza infamante. Dal presidente della Regione, e soprattutto dal leader di Sel, dall’aspirante premier vorremmo avere un’interpretazione autentica: per chiarirci le idee e metterci il cuore in pace. Ritiene che si debba fare un’analisi di merito dei reati? Ritiene che serva una condanna in primo grado? Ritiene che percorsi politici e percorsi giudiziari vadano tenuti in regime di rigorosa separazione e reciproco rispetto? Non gli chiediamo di conformarsi al nostro parere o alla nostra posizione: gli chiediamo di spiegare ai Pugliesi qual è la sua. Perché noi non siamo riusciti ad intenderla. Enrico Ciccarelli

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In primo piano

venerdì 27 luglio 2012

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L’ASSEMBLEA DEI MILLE - Le ragioni della scelta. Da Arezzo ci aspettiamo proposte che siano valutate e valutabili per il loro merito

L’umiltà ci renderà liberi La forza di un partito che pensa al Cantiere-Italia come un’opera che deve essere la più aperta possibile di Salvatore Tatarella Le ragioni del botteghino elettorale suggerirebbero a Futuro e Libertà di interpretare il ruolo di forza antisistema, di provare a cavalcare la marea montante del qualunquismo, di fare un po’ i grillini, magari in doppiopetto. Nessuno più di noi avrebbe le carte in regola per interpretare questo ruolo: un partito che, oltre ad avere il merito storico di avere denunciato per tempo la deriva e la consunzione del berlusconismo, non annovera tra le sue file nemmeno un indagato e non percepisce un euro di contributo pubblico avrebbe buon gioco a stare dalla parte degli accusatori, o almeno da quella di chi può ammaestrare. Perché allora fare professione di umiltà e dar vita ad una iniziativa rivoluzionaria come quella organizzata per fine settembre ad Arezzo? Perché ricercare non il consenso, ma l’apporto di proposte e di idee della

società civile? Se fossimo dalle parti di Berlusconi o di Di Pietro, cioè della demagogia in proprio o in conto terzi, si potrebbe pensare che questa spedizione dei Mille riveduta e corretta sia poco più di una boutade propagandistica, un modo per sciacquare i panni in Arno. Ma non avrebbe senso, per una forza politica il cui leader ha già detto la più impopolare delle verità: che ciò che serve al Paese è un Governo di responsabilità nazionale che prosegua l’indispensabile e impopolare azio-

attualMente

ne di risanamento di Mario Monti. Sarà quindi il caso di accettare l’evidenza che l’iniziativa è esattamente ciò che sembra: il logico comportamento di un partito che non intende esercitare sulla società un potere di comando, o egemonie più o meno legittimate. Un partito che pensa al cantiere Italia come ad un’opera, un’impresa che deve essere la più aperta ed inclusiva possibile. Non si tratta del partitoPrincipe delle gramsciane “Note sul Machiavelli”, ma se volete del partito-

enzima, dell’intellettuale collettivo che mette in comunicazione mondi che fra loro non potrebbero né conoscersi né dialogare, di cui i mille senza tessera di Arezzo saranno l’ideale rappresentanza. Anche per questo troviamo un po’ stucchevoli e datate le querimonie di quanti ci chiedono continuamente conto della nostra collocazione e della collocazione di questa iniziativa. Da Arezzo ci aspettiamo proposte ed elaborazioni che siano valutate per il loro merito, non per la loro astratta iscrivibilità ai campi ideologici della destra e della sinistra. L’idea che si possa affrontare la tumultuosa burrasca del terzo millennio con le fragili etichette del secondo dopoguerra o della Rivoluzione Francese ci pare, per dirla con Ennio Flaiano, tragica ma non seria. L’umiltà, il coraggio del confronto, la determinazione a non rinchiudersi saranno ciò che ci renderà o ci manterrà liberi.

movimenti a sinistra

Il prezzo dell’offesa

La strana alleanza Tonino-Nichi-Beppe

Cosa faceva il 5 marzo Matteo Armellini su un palco, prima di un concerto? Lavorava a ritmi estenuanti, con una bassa retribuzione, senza garanzia e protezione dei sindacati. E ci moriva, pure. Cosa è successo dopo la sua morte? L’Inail ha firmato un assegno funerario alla famiglia di Matteo di euro 1936. Perchè? Il suo contratto era a bassissima retribuzione. E il risarcimento del danno? Nessuno: la legge, Testo Unico n. 1124, di quarant’anni fa, non lo prevede per la madre che non viva a carico del figlio. Quanto costa una vita? Un sogno? Un sacrificio? Un dolore? Un ricordo? Una dignità? 1936 euro? Si, avete letto bene: 1936 euro. Spiccioli, misere offerte che ledono la dignità di un essere umano. Che non si parli, allora, di risarcimento del danno, ma di danno alla vita, alle famiglie, alle madri, ai giovani, alla Nazione, al rispetto, ai principi costituzionalmente garantiti, ai valori e alla sopportazione umana. L’indignazione degli italiani è esplosa e non si fermi. La madre di Matteo non si rassegna e invoca giustizia, garanzie e tutela per i giovani che rischiano la vita lavorando onestamente e ininterrottamente, come il suo Matteo: trentunenne, lavoratore sottopagato, con un sorriso che, da una parte asciugava sudori e, dall’altra, costruiva sogni. E’ difficile calcolare economicamente la vita di un giovane, è inaccettabile che lo si faccia con 1936 euro, distruggendola nuovamente. Che questa volta non si spengano i riflettori.

Cos’hanno in comune Antonio Di Pietro, Nichi Vendola e Beppe Grillo? Apparentemente ben poco, se non l’opposizione al governo Monti. Ancora una volta, per l’ennesima volta, quando si ha troppa paura di perdere, o al contrario, buone possibilità di successo, si cercano alleanze a prescindere dai programmi. Ci si allea “contro”, invece che “a favore di”. Antonio Di Pietro cala le proprie carte sul tavolo delle future alleanze in vista delle elezioni politiche. Il pretesto è l’accordo sempre più difficile sulla legge elettorale. “La vera ragione per cui non non trovano la quadra è perchè non sanno più quale può essere la lista che potrebbe ottenere la maggioranza dei voti”, dice Di Pietro. Sulla legge elettorale è ancora il leader dell’Idv a parlare.

di Annalisa Tatarella

“I partiti della maggioranza avrebbero trovato un accordo su un sistema in parte proporzionale, in parte per collegi, in parte con le preferenze e in parte no. Una legge scritta in modo che si sappia prima chi sono gli eletti e chi invece deve restare fuori”. Intanto la strana alleanza tra Idv, Sel e MoVimento Cinque Stelle prende piede come alternativa di sinistra al Pd ed alla maggioranza ABC che sostiene Monti. Proprio i frequenti contatti tra Di Pietro e Vendola, sembra confermare questa prospettiva. “Ho visto Vendola questa mattina. Poi l’ho sentito al telefono. Ci sentiamo continuamente”. Chissà se Di Pietro, tra una telefonata e un caffè, si è fatto anche aggiornare sulla situazione processuale di Vendola.

a il commento

L’uscita dall’Euro sconfitta per tutti di Fortunata Dell’Orzo L’Europa è a un punto critico della sua Storia. La potenza inarrestabile della speculazione finanziaria sta agendo da maglio devastante e con una forza superiore a quella, sempre più astratta, degli Stati. Come la grande malavita organizzata, che opera su scale intercontinentali, il capitale speculativo che persino Luigi Einaudi avrebbe potuto definire parassitario, segue ormai strade sue, anche quando sembra aver trovato alleati insospettabili come un governo comunista (in Cina) o timorati del giudizio dell’Altissimo (come certi emiri arabi o cardinali cattolici). In poche parole, mentre le metafore della malattia diventano sempre più presenti (contagio, per esempio) e si parla apertamente di fallimento degli Stati, nessuno è in grado di sapere come andrà davvero a finire e quando si ricomincerà a parlare di crescita, di uscita dalla recessione, di risalita dalla stagnazione. Le leve di questa crisi sono nelle mani della speculazione internazionale, non certamente in quelle delle varie cancellerie europee o dello stesso governo americano. Persino i giganti asiatici, quelli che nello scorso decennio salivano annualmente di PIL con numeri a due cifre, oggi rallentano, perché l’affanno occidentale si riflette fatalmente e globalmente. Agosto è una svolta cruciale: non certo perché ci siano di mezzo le ferie, ma perché la situazione sembra essere arrivata a uno snodo. A essere messa in discussione è tutta l’architettura dell’Unione Europea, la supermolecola a 27 stati che non ha raggiunto né l’unità politica né, sostanzialmente, quella economica, nonostante la moneta unica. Le strade del rigore, percorse rigidamente ormai solo dalla Ger-

mania di Angela Merkel, non sembrano aver raggiunto nessun risultato mentre il pluridecennale accrescimento del debito pubblico ha fornito terreno fertile alla speculazione, con il gioco perverso del differenziale (spread) fra il rendimento dei titoli degli stati “virtuosi” come la Germania e quelli “spreconi” come la Grecia, l’Italia, la Spagna e il Portogallo. Numeri e percentuali che bruciano vite, distruggono il lavoro, riducono alla miseria milioni di persone. Così non può andare avanti molto a lungo. Se ad Agosto la Grecia dovesse davvero uscire dall’Euro, avremo due sconfitte: quella di un’idea di Europa che doveva unire e far prosperare in pace, dignità e libertà il vecchio continente e quella di uno stato moderno ed etico, in grado di proteggere i suoi cittadini da ogni genere di pericoli, compresi quelli della speculazione finanziaria. E’ molto probabile che la Grecia non resti sola nel suo esilio. A questo punto l’Europa sarebbe spaccata a metà e ai fautori del rigore resterebbero solo le spoglie inanimate di una meravigliosa utopia. Ci vorrà un grande sforzo di fantasia e creatività. Siamo, nei fatti, in guerra. L’emergenza richiederebbe una riduzione, un controllo dell’illimitata libertà di cui questo capitalismo maturo si fa ad tempo gloria e scudo. Forse la circolazione del denaro, la concessione del credito, il respiro agli investimenti di cui tanto si parla andrebbero tutti incoraggiati obbligando gli istituti di credito a comportamenti meno “aziendali” e più patriottici. Comunque vada a finire, è una bella lezione per chi strillava “meno Stato e più mercato”. Se non c’è lo Stato, il Mercato diventa arbitrio e prepotenza. Ci vorrà il coraggio di tornare a considerare le variabili economiche dipendenti da quelle etiche e umane.


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Regione Puglia

venerdì 27 luglio 2012

CAMPAGNA ELETTORALE - Emiliano e Canonico iniziano le pressioni sul Partito Democratico per un posto da Deputato

Che la danza abbia inizio Per la prossima primavera prende corpo l’ipotesi di una election-day complessa. In ballo politiche e regionali, con l’ipotesi di un allargamento alle comunali di Bari di Roberto Mastrangelo Sarà un autunno decisamente caldo per la politica pugliese. Mentre si è al lavoro per comporre lo scacchiere in vista delle prossime elezioni politiche di primavera, che nella nostra Regione per un coacervo di opportunità potrebbero trasformarsi in un vero e proprio election-day (comunali a Bari, regionali e politiche), considerando le aspirazioni e gli obiettivi politici di Vendola ed Emiliano. Cominciamo dal primo. Mettiamo per un attimo da parte la gatta da pelare della vicenda giudiziaria che il 27 settembre prossimo porterà il presidente della Giunta regionale pugliese in Aula a Bari per difendersi dal reato di concorso in abuso d’ufficio. Non è un mistero che in questi ultimi due anni le pressioni fatte dalla sinistra, che nell’ultima tornata elettorale politica è stata completamente estromessa dal Parlamento, per una aggregazione che faccia capo a Nichi Vendola sono state tante. Anche a ragione. In considerazione del successo del progetto di Sel e del collegamento a doppio filo che si è venuto ad instaurare con l’Idv di Antonio Di Pietro. Il problema principale insisterà nel rapporto con il Pd. Cosà farà Bersani? Andrà allo scontro frontale delle primarie contro Vendola, con il rischio di farsi davvero molto male? Entrerà a far parte di una coalizione decisamente spostata a sinistra? Virerà verso Casini? E i moderati (ex popolari) del Pd cosa faranno? Ad oggi non è nemmeno certo che si facciano davvero le primarie. Il gioco quotidiano è quello di bruciare possibili alternative agli attuali vertici del partito. Nè, come ha ampiamente dimostrato Leoluca Orlando a Palermo, le primarie possono davvero rappresentare un tabù ed un muro insormontabile, con il rischio però di perdere quel che rimane della propria credibilità politica. E qui si inserisce a pieno titolo Michele Emiliano.

Michele Emiliano

All’attuale sindaco di Bari il capoluogo va evidentemente stretto. La Regione Puglia, o forse più verosimilmente un seggio in Parlamento (o nel futuro governo) sembrano posti più adeguati, anche in considerazione delle ambizioni politiche di Emiliano. A Bari non potrà sicuramente più candidarsi. Dovrà fare dunque la sua scelta più in fretta possibile, anche per evitare di perdere il treno delle elezioni di primavera. Non scendere in campo significherebbe con ogni probabilità perdere l’occasione di una rapida ascesa politica, e fermarsi inevitabilmente alle prossime amministrative. Il suo destino è legato strettamente a quello che farà Vendola. Se si dovesse liberare la Regione Puglia l’occasione sarebbe ghiotta. Se invece il Pd dovesse perdere la “battaglia” e dovesse prevalere il suo candidato (Fabiano Amati?), si potrebbe ripiegare su un posto in Parlamento. In ogni caso bisogna decidere e chiudere la scacchiera in fretta. Ma non basta. Al Pd non è andata giù l’idea di Emiliano di una lista civica nazionale, progetto presentato negli scorsi mesi dal sindaco di Bari. E i rapporti tra la segreteria regionale di Sergio Blasi e Michele Emiliano sono soltanto apparentemente tranquilli, in realtà i due mal si digeriscono. Bisogna poi aggiungere gli altri protagonisti ed ambiziosi personaggi del centrosinistra pugliese. Resteranno a guardare? O più probabilmente cer-

il 27 settembre la prima udienza preliminare

cheranno di crearsi un proprio spazio politico? Il primo passo l’ha fatto Nicola Canonico che, dopo essere stato il primo degli eletti nel Pd con oltre 17mila voti ed aver costituito un gruppo “singolo” in Regione (Moderati e Popolari) scende ufficialmente in campo. Una mossa, questa, che da un lato significa che Canonico vuole ottenere qualcosa da Pd, e dall’altro che è pronto a mettere i bastoni tra le ruote al centrosinistra pugliese, e barese in particolare. L’obiettivo è chiaro. Puntare alla città di Bari per ottenere un posto in Parlamento. “Certo che voglio candidarmi in parlamento — conferma Canonico — credo sia un’ambizione legittima, dopo due mandati in Regione. Ma se le condizioni non ci sono, sono pronto a dare un contributo alla mia città”. Il gioco delle parti è già cominciato, e già si vedono i primi “ricatti” politici.

Nichi Vendola a giudizio per la nomina di Sardelli E’ stato richiesto il rinvio a giudizio del Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e dell’ex Direttore Generale della Azienda Sanitaria Locale di Bari, Lea Cosentino, per concorso in abuso d’ufficio. La richiesta, partita dalla Procura di Bari, riguarda la vicenda della nomina del professor Paolo Sardelli a primario dell’Unità operativa complessa di chirurgia toracica del presidio ospedaliero San Paolo di Bari. Il prossimo 27 Settembre si terrà la prima udienza preliminare dinanzi al GUP del Tribunale di Bari, Susanna De Felice, per decidere sulle due richieste di rinvio a giudizio. E mentre il Governatore ribadisce di non avere alcuna colpa, per aver scelto “il migliore”, dall’altra parte il Pdl conferma la fiducia negli inquirenti: “Noi siamo garantisti fino in fondo”. Euprepio Curto, consigliere regionale di Fli, interpellato sull’argomento, ha rilasciato la seguente dichiarazione.

“Non sono abituato a gioire delle disgrazie altrui. Semmai mi aspetto, rispetto a casi inizialmente e formalmente simili, linearità e uniformità di comportamenti”. “Orbene, alla luce della richiesta di rinvio a giudizio del Presidente Vendola per presunto abuso d’ufficio, mi chiedo se, coerentemente con i suoi principi etico-politici che nel passato lo spinsero a determinare il licenziamento in tronco di suoi diretti colleghi di Giunta, in questa occasione non avvertirà il dovere di dimettersi. Se ciò avverrà, chapeau! Se ciò non avverrà, mai come in queste occasioni il re sarà nudo”. La magistratura farà il suo corso, ed in aula Vendola avrà tutte le possibilità di dimostrare la sua innocenza e la trasparenza dei propri comportamenti. Le responsabilità politiche, comunque rimangono. In altri casi dirigenti ed assessori sono stati “licenziati”. Cosa deciderà Vendola per se stesso?

a chi e’ nicola canonico

Autocandidato a Bari per sbarcare a Roma Lui è un imprenditore. Viene da uno dei dormitori dell’area metropolitana barese, Palo del Colle, e non gli si riconoscono particolari meriti e capacità oltre quella di sapersi muovere, e come, nelle acque elettorali. Inutile chiedersi il suo “percorso ideologico” o “profilo ideale”. Franza o Spagna, basta che se magna rende al massimo l’idea, come per il suo inseparabile sodale “politico” Giacomo Olivieri, attuale presidente della Multiservizi Bari (e ci torneremo) che ha in armadio più casacche di un fantino sardo. Lui è sostanzialmente un serbatoio di voti: alle ultime regionali ne ha presi quasi 17 mila, il più votato fra i i piddini, fra i più suffragati in assoluto. In questo è un vero professionista, certo deve essere l’unica ragione per cui lo ha imbarcato l’infelicissimo PD pugliese. E lui era convinto che,

grazie ai suoi voti, poi Vendola lo nominasse assessore. Ma almeno a questa castroneria, che pure il PD aveva ventilato, il governatore è riuscito a dire no. E mal gliene incolse, al PD. Perché immediatamente Canonico si è fatto il gruppo suo “moderati e popolari” (ovviamente) un nome buono per tutte le stagioni e tutti i palati. E’ dal 2010 che medita vendetta e sembra che il momento sia giunto. Ma come fa un imprenditore a prendere tanti voti, pur non avendo nessun carisma, nessuna cultura, nessuna vera propensione al bene comune se non quella spacciata per tale ma che coincide perfettamente con il bene proprio? Gestendo il lavoro altrui, oggi bene prezioso e raro. E qui arriva la Multiservizi, che per anni Canonico ha controllato per mezzo di suo zio che era nel Consiglio di Ammi-

nistrazione presieduto da un altro collezionista di casacche, Vito Ferrara. Moltissimi dipendenti della Multiservizi provenivano da Palo del Colle, guarda caso, assunti a tempo e a rotazione, nonostante la presenza di una società per il lavoro interinale (poi sostituita, dopo le inchieste giornalistiche e giudiziarie che hanno azzerato il CDA, inducendo Michele Emiliano a tentare un po’ di pulizia). Certo, nessuno potrà mai provare il voto di scambio (io ti faccio lavorare e tu e la tua settima generazione votate per me), ma la correlazione biunivoca fra Canonico e la Multiservizi è stata, a lungo, nei fatti. Come è ancora nei fatti la presenza diretta e indiretta di alcuni clan malavitosi Baresi, altri grandi esperti di come si gestiscono al meglio i pacchetti di voti. La bufera di due anni fa sulla Multiservizi (nella quale chi ci lavora giura che non è cambiato niente) ha tolto questo giocattolino dalle mani di Canonico solo per pochi

mesi. Adesso che a presiederlo c’è il suo Gargamella, Giacomo Olivieri, San Nicola da Palo è tornato a poter controllare direttamente dalla tolda la sua preziosa navicella elettorale. Un improvvido regalo di Michele Emiliano, questa presidenza, una beffa per chi ha ricevuto pesanti minacce mentre istruiva l’inchiesta giornalistica che ha scoperchiato la pentola maleodorante di quasi dieci anni di gestione fuori controllo pubblico e con le infiltrazioni insopportabili dei boss cittadini. Per cui adesso minaccia: voglio andare a Montecitorio e se non mi ci mandate, mi candido a sindaco di Bari e con i miei voti vi faccio vedere io. Qualsiasi partito serio lo prenderebbe a fischi e pernacchie. Ma il Pd pugliese non è un partito serio. Lo sanno bene tutti i Canonico della terra. Per cui nessuno, se non il cittadino/elettore avvertito, potrà chiedere a don Nicola il perché di questa improvvida candidatura. Fortunata Dell’Orzo


Regione Puglia

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CONSIGLIO REGIONALE - La modifica dello statuto sulla riduzione a 50 consiglieri torna in commissione e non va in aula

E si continua a perdere tempo I partiti continuano a perdere tempo. A parole si dichiarano tutti a favore della riduzione a 50 dei consiglieri regionali, ma nei fatti la tirano per le lunghe. Invece di portare subito la modifica dello Statuto in aula per una sua veloce approvazione, hanno rimandato tutto in commissione, accomunando allo Statuto altre cinque o sei disegni di legge di più varia natura, dai vitalizii, alla legge elettorale, alla parità di genere. Un modo per imbrogliare le carte e sperare di farla franca, lasciando

inalterato il numero di sessanta consiglieri, contrario alla norma voluta dal Governo e confermata dalla Corte Costituzionale. La sentenza della Cor-

te Costituzionale del 17 luglio scorso, del resto, annulla qualsiasi ulteriore possibilità di discussione in materia di numero di consiglieri regionali assegnati alle

regioni a statuto ordinario. La Regione Puglia a seguito di questa decisione della Corte avrà un numero massimo di 50 consiglieri in rapporto alla sua popolazione.

lo scoglio del piano di riordino sanitario

intrighi consiliari in via capruzzi

Una verifica politica per la maggioranza

Integruppo di Amati, una Santa Alleanza?

“Vendola e la sua Giunta potranno anche superare lo scoglio della seconda fase del Piano di riordino sanitario, ma le critiche, i rilievi e gli attacchi che sono stati portati a lui e al suo Esecutivo da parte di autorevoli esponenti della sua maggioranza dovrebbero suggerirgli di rompere gli indugi e di procedere nella sede del Consiglio regionale ad una verifica sullo stato e soprattutto del futuro della Sanità in Puglia, ma soprattutto sullo stato di decozione della sua maggioranza”. Questo il commento del consigliere regionale di Futuro e Libertà, Euprepio Curto. “Un Piano di riordino assolutamente sciagurato – ha dichiarato Curto - che ha privato dei rispettivi punti nascita

città importanti come Manduria e Ostuni, che ha scippato l’Ospedale di Brindisi nord ai brindisini per darlo ai baresi. Un Piano di riordino che non tiene conto della assoluta assenza dei compensativi servizi territoriali e che non riesce a vedere le drammatiche condizioni in cui sono costretti ad operare i Pronto Soccorso, è frutto non tanto delle scelte dell’incolpevole assessore Attolini, quanto della superficialità con cui il Governatore Vendola continua a guardare alla Puglia e ai pugliesi“. “Voglio augurarmi – ha concluso Curto – che sia dia luogo in Consiglio regionale ad una verifica complessiva, sia programmatica che politica, della tenuta della Giunta Vendola“.

Non abbiamo alcuna propensione per il complottismo e non ci piace scavare sempre nel retrobottega della politica, ma se la nascita di un banale intergruppo regionale, sulla falsariga di quelli che da tempo esistono e operano nei parlamenti nazionali e sopratutto in quello europeo, ha scatenato un putiferio, qualcosa di più ci deve essere per forza. Vediamo. Due giovani consiglieri regionali di bello aspetto e di belle speranze decidono di costituire un intergruppo. Uno è Fabiano Amati, assessore regionale, fasanese, come il potentissimo luogotenente di Massimo D’Alema, Nicola Latorre. L’altro è Leonardo, Leo, Di Gioia, foggiano, cresciuto all’ombra del deputato foggiano Antonio Pepe, del quale è stato prima

assistente parlamentare e poi assessore provinciale. Il primo non nasconde la sua ambizione di strappare a Michele Emiliano la candidatura a Presidente della Regione, il secondo vuole spiccare il volo per Montecitorio, essendo molto a rischio la sua rielezione in Regione. Il segretario regionale del Pd Blasi, solitamente assai cauto, ha avuto parole di fuoco, bocciando senza appello l’intergruppo. Commenti negativi anche da altre parti politiche. Perchè? Una prima lettura vede nell’iniziativa di Amati uno strumento per rafforzare la sua candidatura regionale, in funzione anti Emiliano, ma onestamente non si vede come il giovane Di Gioia possa essergli di aiuto. Una seconda lettura, più intrigante,

Intanto il capogruppo del Pdl Rocco Palese non ha ritenuto di ritirare la richiesta di iscrizione all’ordine del giorno della proposta di legge di riduzione dei consiglieri regionali, regolarmente inserita nell’ordine del giorno della prossima seduta del 30 luglio. “Numerosi capigruppo hanno avanzato l’esigenza di garantire alle modifiche statutarie sul plenum dell’Assemblea un percorso parallelo alla nuova della legge elettorale, perché risulti strettamente coordinata alle previsioni dello Statuto”. La decisione dell’uffi-

Fabiano Amati

vede sempre una manovra anti Emiliano, ma con conseguenze circoscritte all’interno del Consiglio regionale e con una proiezione lunga sulle future alleanze. Ci spieghiamo. Emiliano da tempo si muove in Regione per costituire un suo gruppo consiliare, in grado di condizionare sia il suo partito, sia Nichi Vendola. Il movimentismo di Emiliano è fumo negli occhi sia per Vendola che per il Pd. L’intergruppo, allora, nascerebbe per sminare e neutralizzare la minaccia di Emiliano, garantendo al Governatore, ove fosse necessario, il voto in consiglio di qualche consigliere

cio di presidenza e della Conferenza dei capigruppo lascia attoniti. Possibile mai che i due maggiori partiti, Pdl e Pd, si siano fatti giocare dai gruppi minori? Inverosimile. È più probabile che ci triviamo in presenza del solito teatrino della politica e del solito gioco delle parti. È evidente che questi partiti non hanno ben compreso l’aria che tira. Le ammucchiate a difesa dei privilegi di casta non sono più tollerate. Meglio starne fuori. Fli, se ci sei, batti un colpo. Modifica dello Statuto subito. Prima dell’estate.

della minoranza di centrodestra. Dietro l’intergruppo ci sarebbe, quindi, la benedizione di tutte le forze anti Emiliano, da Vendola a Raffaele Fitto, sino a Massimo D’Alema. Questa lettura è certificata dagli ottimi rapporti Fitto - Vendola, verificabili ormai quotidianamente, e dal fatto che a muoversi verso l’intergruppo, nel versante di centodestra, siano tutti uomini facenti capo a Fitto. Singolare il fatto che in questa nuova Santa Alleanza, che mirerebbe a mettere le mani sulla Puglia futura, non figuri nessun uomo dell’Udc. Il partito di Casini potrebbe essere il grande sacrificato di un nuovo e inedito centrosinistra, che vedrebbe la luce dopo le politiche, e dove il centro sarebbe rappresentato, non più dall’Udc, ma da Raffaele Fitto e dal suo partito. Che potrebbe non essere più il Pdl, ma la Puglia prima di tutto.


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Bari

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L’INCHIESTA - 2500 euro al mese per due sole riunioni di Consiglio comunale. I Circoscrizionali ci costano circa 160.000 euro ogni mese

Sui Consiglieri di Bari adesso indaga anche la Corte dei Conti

Sullo scandalo delle Commissioni consigliari del Comune di Bari ora indaga anche la Corte dei Conti. Sul tavolo del Segretarion Generale del Comune Mario D’amelio è appena arrivata la richiesta di una relazione dettagliata da parte del Procuratore regionale dott. Francesco Lorusso. L’indagine della Procura regionale riguarda tutte le Commissioni permanenti e speciali di tutte le Circoscrizioni cittadine e fa seguito a un dettagliato esposto pervenuto alla Corte dei Conti, secondo il quale anche i consiglieri circoscrizionali, come i colleghi comunali, fanno lievitare il numero delle riunioni delle commissioni per gonfiare il loro stipendio mensile. Secondo il dettagliatissimo esposto, a fronte di una quasi nulla attività di tutti i Consigli circoscrizionali, le Commissioni consigliari si riuniscono, invece, a ritmo serrato. Lo scopo sarebbe quel-

lo di consentire ai consiglieri circoscrizionali di raggiungere il numero di riunioni sufficiente (26) per ottenere il massimo consentito della retribuzione mensile, che è pari a un quarto di quella del Presidente. Singolarmente le cifre possono apparire anche modeste. Un consigliere circoscrizionale guadagna solo 36 euro a gettone, per un massimo ogni mese di 934 euro lordi. Una somma poco significativa, se non fosse per il fatto che i consiglieri circoscrizionali a Bari sono 135, per i quali, quindi, ogni mese spendiamo piû di 120.000. A questa cifra va aggiunta poi quella per i nove Presidenti, che prendono lordi 3.700 euro a testa, ogni mese. Totale, fra gli uni e gli altri, quasi 160.000 euro. Per le casse comunali e per i cittadini, un piccolo salasso mensile. Per i beneficiati un piccolo gruzzolo, senza grande impegno. Basta la fug-

gevole presenza, anche la sola firma, alle riunioni di Commissione, che non sono mai meno di 26 ogni mese, e il gioco è fatto. Cosa discutano quotidianamente non è dato sapere, viste le poche competenze e i pochi mezzi delle Circoscrizioni. Su tutto questo, e anche su alcune commissioni speciali, costituite e tenute in vita solo per garantire l’erogazione del gettone, vorrà far luce il Procuratore regionale. E non solo lui. È possibile, infatti, che si estenda anche ai Consiglieri circoscrizionali l’indagine della Guardia di Finanza, che sino ad oggi è concentrata solo sulle riunioni delle Commissioni comunali. Il meccanismo truffaldino, se truffa sará accertata, sembra essere il medesimo. Certo è assai singolare che quasi tutti, fra consiglieri comunali e circoscrizionali, siano cosî

zelanti e precisi, da raggiungere ogni mese il tetto della massima retribuzione. Anche quando il Consiglio lavora poco o niente. Si veda il mese di giugno appena trascorso. Il consiglio comunale ha tenuto solo due riunioni, approvando poche e non impegnative delibere. Ciò, però, non ha impedito alla quasi totalità dei consiglieri di portare

a casa il solito gruzzoletto mensile di 2400 euro. Con un sistema perfezionato, lubrificato e ormai replicato in ogni Circoscrizione e anche alla Provincia. Basta moltiplicare le presenze in Commissione e il gioco è fatto. Può continuare così? Noi diciamo con forza di no. Questa pacchia deve finire. Sopratutto in tempi di spending review. Intendiamoci. Noi non

Francesco Lorusso, procuratore regionale della Corte dei Conti

intendiamo iscriv e r c i al partito dell’antipolitica e del disfattismo qualunquista. L’impegno politico e amministrativo deve avere una forma di ristoro, perchè consiglieri e assessori sottraggono del tempo alle loro attività. Ma quel ristoro deve essere il giusto compenso del tempo effettivamente impiegato. Qui, invece, ci sono elementi per ritenere che si tratti di un compenso frutto di aggiustamenti. Insomma, una truffa e un illecito arricchimento a danno delle finanze pubbliche. Commessi, per giunta, da amministratori che abbiamo eletto perchè amministrassero al meglio la nostra Città. Non possiamo accettare che siano dei truffatori. Per questo chiediamo che le indagini siano veloci e che la veritá sia accertata al piû presto. Almeno prima delle prossime elezioni comunali.

la situazione alla provincia di bari

Una Provincia a gettone che cade dalle nuvole di Fortunata Dell’Orzo Caso gettoni due, la vendetta. In Provincia di Bari, dove si vivono gli ultimi giorni di Pompei, ci sarebbe ugualmente un po’ di moneta da restituire. Si tratta dei gettoni di presenza non dovuti, ma ugualmente incassati dai consiglieri assenti. Gettoni per i Consigli provinciali e per le Commissioni. Una situazione che si trascina da almeno un decennio e

che mai nessuno ha avuto il coraggio di affrontare (e risolvere), e che ancora una volta è un giornale coraggioso e indipendente come Puglia d’Oggi a sollevare. E l’ipotesi che la Corte dei Conti decida di vederci chiaro anche in questo caso, come ha già fatto per il Comune di Bari, si fa concreta. Intanto va detto che i dipendenti che dovrebbero occuparsi della vicenda si sono chiusi in un ostinato silenzio. Il nuovo dirigente del ser-

vizio, che ha preso possesso dell’incarico da pochissimo, non rilascia alcuna dichiarazione. Ma noi siamo riusciti ugualmente a sapere che il problema dei gettoni non dovuti è già abbastanza vecchiotto e che il suo predecessore, Piero Centrone, l’unico a quel che se ne sa ad avere chiara la situazione, è andato appena in pensione senza mai aver nemmeno iniziato a trattare della questione. Felice di aver lasciato questa patata bollente e imbarazzante in mano altrui. Centrone è stato per decenni il vero perno amministrativo della Provincia, una figura divenuta

pressoché leggendaria. Sarebbe l’unico a sapere a quanto ammonti con precisione il denaro da restituire e chi sarebbero i reprobi ad averlo indebitamente incassato. Inutile chiedere dettagli a quello che sarebbe “l’ufficio preposto”: “stanno decidendo i capigruppo” è la riposta. Ma su che, chiediamo noi. “Non so che dirle” è la risposta. In effetti, se ci sono stati dei denari percepiti irregolarmente c’è da restituirli e basta. Abbiamo provato a chiederlo a qualche gruppo consiliare. Non ci crederete ma nessuno si è degnato di rispondere al telefono.

E, ci dicono, le ferie non sono ancora iniziate. Inutile anche telefonare all’Assessorato alla Trasparenza che, in questo caso, è piuttosto opaco e reticente. Intanto i telefoni suonano di un occupato che sa di cornetta staccata e poi, se qualcuno per ventura ti risponde, ovviamente cade dalle nuvole e non sa nulla. Nessuno, poi, ti dice il nome, come sarebbe obbligatorio per chi lavora in un ente pubblico. Ma queste sono cose che ai giornalisti (veri) non hanno mai fatto impressione. Caso mai sono tutte conferme che sì, le province sono inutili. Abroghiamole tutte.


Bari

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L’INCHIESTA - Per non perdere il gettone di presenza, hanno abbassato il quorum per la validità delle riunioni

Quella delibera della vergogna aale nostre proposte

La politica prima della magistratura Sia la Procura della Repubblica, attraverso la Guardia di Finanza, che la Corte dei Conti stanno indagando sui Consiglieri comunali (46) e Circoscrizionali ( 135 ) di Bari. La cosa non ci fa piacere, perchè è nuovo fango che cala sulla classe politica della città. Il nostro auspicio è che le due inchieste arrivino sollecitamente a conclusione. Non è giusto, infatti, fare di tutta l’erba un fascio. Ci sono consiglieri che non hanno approfittato della loro posizione e pochi furbi che hanno fatto gli scrocconi a danno del pubblico erario. Saranno i giudici ad accertarlo. Non è il nostro mestiere. Noi, invece, ci rivolgiamo alla politica, e per essa, a tutti i segretari cittadini dei partiti presenti in consiglio comunale, e alle istituzioni, nelle persone del Sindaco e del Presidente del Consiglio. Viviamo un tristissimo momento di antipolitica e di stretta da spendig review. Abbiamo il dovere di agire, senza aspettare le iniziative e le sentenze del-

la Magistratura. La politica, se è tale, le anticipa e non le subisce. Altrimenti non riconquista la fiducia dei cittadini. Le nostre proposte sono chiare e semplici: 1) il Consiglio comunale rimodifichi l’art. 21 del Regolamento, riportando l’asticella per la validità delle riunioni alla metà piû uno dei presenti, come era prima della scellerata proposta di Monteleone; 2) le Commissioni si riuniscano solo di pomeriggio. 3) il Consiglio sospenda la delibera sul decentramento, in attesa della istituzione della Città metropolitana. Le tre proposte, che sottoponiamo al Sindaco, al Presidente del Consiglio e ai Segretari cittadini di tutti i partiti, sono logicamente collegate e si muovono tutte nell’ottica del contenimento della spesa pubblica e della moralizzazione della politica. Ci auguriamo che le parti chiamate in causa non restino mute o non si tirino indietro. L’opinione pubblica ne terrà conto. T.

In principio fu Giulio Tremonti. Correva l’anno 2008. Per contenere la crescente spesa degli enti locali, il superministro di Berlusconi introduce nella finanziaria una norma antisprechi. Obiettivo: ridurre il tetto dei gettoni di presenza dei consiglieri comunali e circoscrizionali. La nuova norma dispone che il gettone di presenza si eroghi solo in caso di riunione validamente costituita. Un bel risparmio, perchè prima i consiglieri presenti incassavano il gettone anche se le sedute andavano deserte per mancanza del numero legale. Una pacchia, che al Comune di Bari malvolentieri vogliono far cessare. Infatti, per circa tre anni la norma viene ignorata e i gettoni pagati anche per le sedute andate deserte. Si deve alla perseveranza del Segretario Generale Mario D’amelio, e ai pareri dell’Avvocatura comunale, se l’anno scorso il Comune di Bari ha finalmente messo fine all’illecito andazzo. Non solo, perchè la Ragioneria comunale ha conseguentemente richiesto a tutti i consiglieri la restituzione dei gettoni non dovuti, per un totale di oltre 46.000 euro. Un piccolo tesoretto, che il Comune sta recuperando, operando delle trattenute mensili sui compensi dovuti a ogni singolo consigliere. Fra i debitori anche undici consiglieri non rieletti che, sino ad oggi, non hanno ancora provveduto al saldo. La norma anti sprechi di Tremonti ha creato fra i consiglieri piû di un malumore. Non tanto per le riunioni di Consiglio comunale, che non sono mai più di trenta all’anno, quanto per le Commissioni, che si riuniscono quotidianamente e rappresentano la fonte di massimo introito per i Consiglieri. Da qui la necessità di correre subito ai ripari. Insomma, mentre Tremonti a Roma e D’Amelio a Bari si adoperano per ridurre gli sprechi, nei corridoi del

Comune, dove i consiglieri comunali passano il massimo del loro tempo, si organizza subito il partito dello scrocco. Un partito trasversale, che accomuna tutti i gruppi, ma che ha il capo riconosciuto in Costantino Montelone, capogruppo del Pdl, ovvero dello stesso partito del Ministro Tremonti. Sarà proprio Monteleone a proporre e fare approvare da tutti la delibera, che ha neutralizzato quasi del tutto la norma antisprechi del Ministro Tremonti. Come? Semplice. Con una telegrafica e velocissima delibera di soli sette righe, e senza una sola parola di motivazione, Monteleone propone la modifica dell’art. 21 del Regolamento del Consiglio comunale. Per la validità delle riunioni non sarà più necessaria la presenza della metà più uno dei consiglieri. Ne basterà un terzo. La proposta di Monteleone viene approvata all’unanimità dalla Commissione per il regolamento, in una seduta lampo, che ha inizio alle 12.20 e termina alle ore 13.00 “dopo un lungo dibattito”, come verbalizza con involontaria ironia la Segretaria Rosanna Sanseverino. La Commissione per il Regolamento è composta da 20 consiglieri. Per approvare validamente questa delibera si sono dovute raccogliere le presenze di undici consiglieri. Dopo la modifica, ne basteranno sette. Il provvedimento, naturalmente, ha un iter velocissimo.

La delibera è del 23 marzo. Già il giorno dopo viene inviata al Presidente del Consiglio Pasquale Di Rella, che nella stessa giornata la invia sollecitamente alla Ripartizione competente, non senza raccomandarne l’urgenza. La Giunta Comunale ne prende atto senza osservazioni il 4 aprile e la prima Commissione l’approva nella seduta dell’8. Sempre con voto unanime. Presidente della prima Commissione è Marco Emiliano, cugino del Sindaco, mentre l’onnipresente Monteleone è componente e votante. Non passa un mese, e la delibera è all’esame del Consiglio, che l’approva il 5 di maggio. Tutto in meno di un mese e mezzo. Nessun altra delibera nella storia del Consiglio comunale di Bari ha avuto un iter così veloce. Il Presidente Di Rella tenta di passare ai voti velocemente, senza dibattito e senza illustrazione. Impedisce il blitz la consigliera Maria Maugeri, che chiede chi fosse il proponente della delibera. Monteleone tace e si nasconde. Lo salva Di Rella, che attribuisce la paternità della delibera alla commissione per il Regolamento. Interviene anche Roberto Carbone, che tiene a precisare che nelle Commissioni si lavora per la città. Forse qualcuno ne dubita. A ragion veduta. Su trentadue presenti, la delibera passa quasi all’unanimità, con un solo voto contrario e un solo astenuto. Tutti i gruppi, di governo e di opposizione, di destra e di sinstra, votano a favore. Una vergogna o, per dirla alla Calderoli, una porcata. In salsa barese. La parte dispositiva del provvedimento recita testualmente: “il Consiglio comunale, per i motivi in premessa citati e condivisi, delibera di modificare l’art.21...”, ma, leggendo la delibera delle motivazioni non c’è alcuna traccia. Cosa avrebbero dovuto scrivere, che volevano guadagnare di più? Non ne hanno avuto il coraggio.

quanto costa all’anno al pubblico erario?

Costantino, quanto ci costi Il prof. Costantino Monteleone, capogruppo del Pdl, è il Consigliere comunale che ci costa di più. Mensilmente incassa sempre il massimo della indennità consentita, pari a poco meno di 2400 euro, perchè è il Consigliere comunale più presente in Comune. Nello scorso mese di giugno, ha collezionato ben 73 presenze, tra Consiglio ( 2) e Commissioni ( 15 alla prima, 19 alle Pari opportunità, 20 al Regolamento e 18 alla Trasparenza). Senza contare le Conferenze dei capigruppo, alle quali partecipa per conto del Pdl. Uno stakanovista del Consiglio, indubbiamente. Uno del quale gli elettori dovrebbero andar fieri. Solo che le cose non stanno proprio cosí. Di questa frenetica attività del consigliere Monteleone, infatti, non si hanno molti riscontri. Le 19 riunioni della commissione Pari opportunità non hanno prodotto nulla. Le 20 della Commissione Regolamento pure e cosí anche le 18 riunioni della commissione Trasparenza. Da nessuna

parte si ritrova traccia dell’impegno amministrativo del capogruppo pidiellino. Quelle riunioni, però, hanno consentito al prof. Monteleone di non recarsi mai a tenere lezione all’Istituto paritario Alessandro Volta, del quale è dipendente e dal quale mensilmente riceve una lauta busta paga. Altri 4000 euro al mese, che il Comune puntualmente rimborsa al Volta, sicchè, fra gettoni e rimborsi, il prof. Montelone ci costa piû di 6.400 euro al mese, che fanno piû di 66.000 all’anno e più di 330.000 euro per tutta la consigliatura. Nessuno costa o è costato più di lui in tutta la storia del Consiglio comunale di Bari. Il nostro Paperone si porta a casa questo bel malloppo, senza fare un giorno di lavoro e senza lasciare tracce significative del suo assorbente lavoro politico. Ma chi è Costantino Monteleone, quale peso elettorale e quale importanza politica ha a Bari per godere di un simile trattamento? Monteleone nasce politicamente in area e famiglia

socialista. Con tangentopoli e la fine del Psi approda a Forza Italia. Lo sponsorizza Peppino Schino, un imprenditore del settore rifiuti, al quale Monteleone resterà a lungo vicino, usufruendo dei suoi voti e del suo appoggio. Eletto consigliere comunale nel 1994, siede anche nel Consiglio d’amministrazione della Fiera del Levante, manifestando subito una forte propensione per il doppio incarico e la doppia retribuzione. Nel 1999 viene rieletto e conquista la Presidenza del Consiglio, con una indennità maggiorata, ma con risultati assai deludenti. Mai presidenza

è stata più incerta, impacciata e debole della sua. Nel 2004 viene eletto nuovamente, ma Forza Italia va all’opposizione e perde la presidenza del consiglio. Non accontentato nelle sue richieste, lascia il partito di Berlusconi per passare ad An, dove tenta il grande passo. Si candida alla Regione, ma non ce la fa. Condannato a restare in Consiglio comunale, non si sa ancora per quali meriti, riesce ad entrare fra gli assistenti parlamentari del neo senatore di An, Francesco Divella, noto imprenditore del settore pastaio e da sempre vicino alla destra e, in particolare, a Pinuccio Tatarella. Con An transita nel Pdl, dove diventa capogruppo consigliare. Quando Gianfranco Fini esce dal Pdl, Divella lo segue, sia in Generazione Italia che in Futuro e Libertà. Sulle prime anche Monteleone segue Divella, aderendo a Generazione Italia e poi anche a Futuro e Libertà. Il suo nome lo si ritrova ancora in internet fra i primi mille amministratori comunali di Generazione Italia e nella associazione pugliese di sostegno a Fini, creata da Divella, dove Oronzo Valentini è il

Presidente e Monteleone il vice. Un ristretto board, dove nemmeno Salvatore Tatarella trova accesso. Di Monteleone è segnalata la presenza, con tanto di testimonianze, anche a Bastia Umbra e Milano, alle due assise di Futuro e Libertà, anche se il nostro Costantino, come san Pietro con Gesù, rinnegherà pubblicamente i suoi trascorsi finiani. In cambio il Pdl lo riconferna capogruppo consigliare, mentre il Presidente della Provincia, Francesco Schittulli, su segnalazione sempre del Pdl, lo nomina a capo del Nucleo di valutazione della Provincia. Altro incarico lautamente gettonato, e per il quale Monteleone non può vantare alcuna specifica competenza, se non la sua appartenenza al Pdl. La carriera professionale e lavorativa di Monteleone, infatti, comincia con una laurea in giurisprudenza, non utilizzata per esercitare l’avvocatura, e si conclude con una docenza in una scuola serale, l’istituto paritetico Alessandro Volta, scuola privata gestita da un’associazione che, comunque, gli versa un ragguardevole stipendio. Pagato dal Comune di Bari.


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Speciale

venerdì 27 luglio 2012

FUTURO E LIBERTA’ - Dal 18 al 21 agosto in Piazzale Ferri si terrà la più importante festa estiva del Mezzogiorno

Fli, la festa d’estate è a Manfredonia

Salvatore Tatarella

Quattro giorni di assemblee, incontri e dibattiti nelle calde serate agostane per la seconda festa estiva di Futuro e Libertà. Si svolgerà in Puglia, infatti, a Manfredonia (FG), (Piazzale Ferri – Castello) dal 18 al 21 agosto la più importante Festa estiva del Mezzogiorno di FLI. Tantissimi gli ospiti presenti per la kermesse organizzata dal partito di Gianfranco Fini. Inaugurata da diversi Sindaci della Capitanata come Angelo Riccardi di Manfredonia, Gianfranco Savino di San Severo, Luigi Pompilio di San Giovanni, Vincenzo Monte di San Nicandro Garganico, Roberto Prencipe di Mattinata, con i due Sindaci pugliesi di FLI, Dario Iaia di Sava (TA) e Saverio Lamarucciola di Pietra Montecorvino, e la partecipazione di Mimmo Farina Assessore ai lavori pubblici della Provincia di Foggia e del Presidente della Provincia di Bari Prof. Francesco Schittulli. Previsti gli interventi dei Coordinatori regio-

nali e provinciali di Udc, gli on.li Angelo Sanza e Angelo Cera e del parlamentare del Pd, Michele Bordo e di FLI, Carmelo Patarino, Vice Presidente alla Camera di FLI e Francesco Divella, Coordinatore regionale di FLI, e del leader dei giovani di Generazione Futuro Gianmario Mariniello. Attesto confronto, lunedì 20 agosto, tra i coordinatori provinciali dei più importanti partiti della provincia: Franco Landella (Pdl), Angelo Cera(UdC), Paolo Campo (Pd) e il padrone di casa Fabrizio Tatarella (FLI) si confronteranno su “Politica e anti politica”. Gli incontri saranno moderati da giornalisti di diverse testate ed emittenti foggiane: Ernesto Tardivo direttore dell’edizione di Capitanata de “La Gazzetta del Mezzogiorno” Antonio Blasotta direttore de “Il Mattino di Foggia” Saverio Sderlenga di Teleradioerre ed Enrico Ciccarelli di “Puglia d’Oggi”. La Festa estiva di FLI a Manfredonia sarà conclusa martedì 21 agosto alle 19.30 dal parlamentare europeo Salvatore Tatarella, Presidente dell’Assemblea nazionale di FLI, dal consigliere regionale di FLI Uccio Curto e dal Vice coordinatore nazionale Antimafia e Vice Coordinatore nazionale di FLI Fabio Granata. Gli organizzatori dela Festa sono Vincenzo Loriso Coordinatore FLI, Antonio Novelli, Presidente Comitato organizzatore, Patrizia Melchiorre, responsabile femminile, Salvatore Natalino, Coordinatore Generazione Futuro.

il programma della seconda festa di futuro e liberta’ per l’italia

Quattro giorni di incontri, dialoghi e dibattiti sul futuro del centrodestra e della politica SABATO 18 AGOSTO Ore 18.00 APERTURA DELLA FESTA TRICOLORE Ore 18.30 ASSEMBLEA DEGLI AMMINISTRATORI DI FLI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA Introduce Lino MONTELEONE Consigliere comunale Torremaggiore Presiedono Dario IAIA Sindaco di Sava, Rino LAMARUCCIOLA, Sindaco di Pietra Montecorvino Intervengono: Giuseppe TAVANI, assessore Rodi Garganico, Mimmo LONGO, Consigliere comunale San Giovanni Rotondo, Pasquale PARISI, assessore Vieste, Francesco DI BATTISTA Consigliere comunale Lucera, Rosario MARROCCHELLA, assessore San Nicandro Garganico, Rocco VOLPONE, consigliere comunale Ordona, Dino DI BENEDETTO, Consigliere comunale Margherita di Savoia Ore 19.30 QUALE FUTURO PER I COMUNI E LE PROVINCIE? Introduce: Vincenzo LO RISO Pres. Circolo FLI Manfredonia “P.Tatarella” Intervengono Angelo RICCIARDI Sindaco Manfredonia Roberto PRENCIPE Sindaco di Mattinata Luigi POMPILIO Sindaco di San Giovanni Rotondo Gianfranco SAVINO Sindaco di San Severo Vincenzo MONTE Sindaco di San Nicandro Garganico Avv. Mimmo FARINA assessore Lavori Pubblici Provincia di Foggia conclude: Prof. FRANCESCO SCHITTULLI, Presidente della Provincia di Bari Modera: Saverio SERLENGA giornalista “Teleradioerre” DOMENICA 19 AGOSTO Ore 18.30 ASSEMBLEA REGIONALE GENERAZIONE FUTURO Intervengono: Salvatore NATALINO, Coordinatore Generazione Futuro Manfredonia, Francesco LA SALVIA, Coordinatore provinciale Generazione Futuro, Maurizio LOPEZ, Coord. Prov. GF Bari, Raffaele LOSAPPIO, Coord. Prov. GF Bat, Raffaele CAFIERO, Coord. Prov. GF Taranto, Marco MITRUGNO, Coord. GF Brindisi, Pippi

MELLONE, Coord. GF Lecce. Presiede Francesco FISCHETTI, Coordinatore regionale Generazione Futuro Conclude GIANMARIO MARINIELLO, Coordinatore nazionale Generazione Futuro Ore 19.30 ELEZIONI POLITICHE 2013. DOPO MONTI QUALE GOVERNO PER L’ITALIA? Introduce: Emilio GAETA Consigliere provinciale, componente Assemblea nazionale FLI Intervengono: On. Carmelo PATARINO Vice Capogruppo Camera FLI On. Michele BORDO deputato Pd Dott. Nicola BISCOTTI “Italia Futura” On. Angelo SANZA Coordinatore regionale UdC On. Francesco DIVELLA Coordinatore regionale FLI Modera: Antonio BLASOTTA direttore de “Il Mattino di Foggia” LUNEDI 20 AGOSTO Ore 19.30 TRA POLITICA E ANTI POLITICA, IL FUTURO DELL’ITALIA E DELLA CAPITANATA Franco LANDELLA Coordinatore provinciale Pdl Fabrizio TATARELLA Coordinatore provinciale FLI On. Angelo CERA Coordinatore provinciale UDC Paolo CAMPO Coordinatore provinciale PD Modera: Ernesto TARDIVO, direttore “Gazzetta del Mezzogiorno” MARTEDI 21 AGOSTO Ore 19.30 FUTURO E LIBERTA’ VERSO IL POLO PATRIOTTICO, EUROPEO E RIFORMISTA Introduce Umberto CANDELA Coordinatore FLI Foggia Mario CIAMPI segreteria politica FLI, direttore Fondazione Agenda Presiedono Enzo PECE e Roberto IULIANI, Vice Coordinatori provinciali FLI Modera: Enrico CICCARELLI giornalista di “Puglia d’Oggi” Sen. UCCIO CURTO, Consigliere regionale FLI On. SALVATORE TATARELLA, Europarlamentare/ Presidente assemblea nazionale FLI On. FABIO GRANATA, Vice Coordinatore nazionale FLI/Vice Presidente Commissione Anti mafia


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Speciale

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Territorio

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IL CONVEGNO - Tra opportunità e criticità, il dibattito organizzato dal circolo di Fli Bari Città Metropolitana

La Città Metropolitana un’occasione per tutti

di Andrea Dammacco Continuano i dibattiti in tema di cancellazione di province e trasformazione di Bari in una città metropolitana, tra favorevoli e contrari, alla luce del decreto sulla spending review del governo Monti che, di fatto, ha messo un punto fermo sul destino della provincia di Bari, che scomparirà per lasciare spazio alla Città Metropolitana. Funzioni, regole, uffici... tutto ancora è da costruire. Lunedì scorso, presso l’aula consiliare del Comune di Bari, si è svolta una tavola rotonda organizzata da Futuro e Libertà che ha visto protagonisti, moderati da Maria Teresa D’Arenzo di Barisera, da sempre giornalista molto attenta e presente sui

problemi dell’intera area, l’assessore regionale al Federalismo Marida Dentamaro, l’assessore comunale di Bari con delega al Decentramento Mara Giampaolo, il presidente della Provincia di Bari Francesco Schittulli e il parlamentare europeo di Fli Salvatore Tatarella. Gli interventi dei relatori sono stati molto snelli e piacevoli, e hanno messo in luce pregi di una nuova formula amministrativa ma anche alcuni dubbi e criticità sulla sua amministrazione e competenza. Quel che è emerso, mettendo d’accordo tutti i presenti è che sarà necessario chiarire per bene confini e funzioni, e certamente valutare bene la struttura stessa dell’ente, ma i presupposti per essere un buon trampolino di lancio per l’intera “provin-

cia” ci sono tutti. Quindi dai promotori dell’incontro arriva il parere positivo per la scelta del Governo. Secondo l’europarlamentare Fli Salvatore Tatarella: “Monti è stato costretto a provvedimenti impopolari perché nessun Governo ne aveva presi prima, nonostante le assicurazioni. Non era stato cancellato nulla e ora non avremo più sessantaquattro presidenti, giunte e consigli provinciali. Che costano parecchio alla collettività, senza produrre grandi effetti”. “Ora - la sua tesi - bisogna proseguire con i tagli verso il ceto politico e la fine del bicameralismo parlamentare”. Una critica sottile è stata espressa dal

presidente della Provincia di Bari Francesco Schittulli: “Non saranno più previsti organi eletti, non ci sono affinità tra i vari paesi che andranno a comporre

la città metropolitana - attacca l’oncologo - C’era davvero tutta questa fretta? Non sono stati attaccati i poteri forti, non sono stati cancellati i quattromila enti di nominati, né le Regioni a statuto speciale, ma si pensa alla Provincia di Bari che invece è stato definito un ente virtuoso”. L’assessore al decentramento del Comune Mara Giampaolo, invece, pensa agli effetti sui nuovi municipi di Bari: “dobbiamo stringere il più possibile anche per l’impossibilità ad assumere. Con questo decreto si passa direttamente al taglio; noi abbiamo prima pensato a trasferire le funzioni e poi passeremo a ridefinire i

confini”. La collega regionale Marida Dentamaro porta però la discussione sul risparmio di risorse e necessità socio-politiche del Paese: “in questa fase emergenziale senza Monti e Napolitano oggi chissà dove sarebbe l’Italia - chiarisce subito - il provvedimento sarà pure demagogico, per dare un segnale all’Europa, ma è un passaggio necessario per la riorganizzazione del sistema. Che si punti subito all’elezione diretta del sindaco metropolitano. Le nuove funzioni danno competenze pesanti: secondo me è una buona opportunità, non c’è nulla da temere”.

francesco schittulli

marida dentamaro

salvatore tatarella

Va ridisegnato tutto il sistema

Cogliamo questa grande opportunità

Tre anni di ritardo per la Città Metropolitana

Assessore Dentamaro lei crede che siamo pronti a questa svolta storica del nostro territorio? Io ritengo che dopo 22 anni che si è parlato di area metropolitana, o siamo pronti o siamo pronti. Se una classe dirigente non coglie questa opportunità straordinaria che il governo Monti ha messo a disposizione dei territori, è meglio che vada a casa. Riguardo alle critiche rivolte alla grande differenza tra le realtà locali credo che l’omogeneità non sia una condizione necessaria per una buona governabilità. Anzi la varietà può diventare un valore aggiunto per il territorio in quanto i diversi aspetti dei paesi

Area metropolitana e città di Bari. Onorevole Tatarella siamo pronti per questo cambiamento epocale? Purtroppo io credo di no perché dell’area metropolitana se ne parla dal 1990 e non si è mai giunti ad una conclusione. Inoltre nel 2009 c’è stata una legge che consentiva al presidente della provincia e al sindaco di avviare un procedimento per delineare i tratti della città metropolitana. Questo purtroppo, in tre anni, non è stato fatto. C’è sicuramente da fare tutto un percorso che il comune di Bari dovrà affrontare. Infine c’è l’ulteriore problema del guado di una risistemazione delle autonomie che dovrà necessariamente essere ben

Francesco Schittulli

Presidente Schittulli, siamo arrivati ad un punto di snodo della questione Bari città metropolitana. Siamo o non siamo in grado di gestire questa nuova area? E ha nostalgie riguardo la fine della presidenza della Provincia? Rispondo con un’altra domanda: siamo o non siamo in grado di gestire il paese? Io non

vedo questa linearità, figuriamoci ora con una sorta di incrostazione tra differenti realtà, tra realtà quasi contrapposte. Non ho nostalgie riguardo la chiusura della provincia di Bari. Anzi. Io sono stato uno dei pochi presidenti a favore dell’abolizione delle province. Ma va ridisegnato tutto il sistema. Ad esempio non hanno senso, ancora oggi, cinque regioni a statuto speciale. Inoltre come sono state disegnate fino ad ora, le aree metropolitane sono un “pateracchio” perché, a mio parere, le uniche aree realmente metropolitane sono quelle di Milano, Roma e Napoli le cui località di provincia sono dei dormitori per i lavoratori del comune principale.

possono integrarsi tra loro e dare una spinta decisiva alla crescita del territorio. Sarà indispensabile questo cambiamento forte, perché è sulle condizioni strutturali che bisogna cominciare a incidere per risollevare il Paese.

Marida Dentamaro

Salvatore Tatarella

gestito da un governo politico e non da un governo tecnico. In ogni caso bisogna dare atto, all’attuale premier, che è stato l’unico che è riuscito a fare quello che i precedenti governi hanno promesso e mai fatto. Certamente non è un decreto riformatore delle autonomie locali. E’ un progetto taglia spese che il governo fa per quel che può.


Europa

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EUROPA - La condizione posta dall’Europa è una forte riforma del settore finanziario, per evitare di creare altre emergenze

La Spagna nel mirino Chiesto l’aiuto di 100 miliardi per la ricapitalizzazione delle banche iberiche

La sede della banca di Spagna. In Basso il premier iberico Rajoy

di Eliona Cela Il boom economico degli anni ‘90 sembrava rendere l’economia spagnola inarrestabile. Un’economia col vento in poppa che ha suscitato invidia e ammirazione di tutta Europa.

Durante quel periodo i tassi di crescita non scesero mai al sotto il 3%, la disoccupazione scese dal 22% all’8% mentre il reddito disponibile netto passava da 388 a 872 miliardi di euro. La Spagna ostentava numeri da capogiro, faci-

litata anche da un efficace utilizzo dei fondi europei a sua disposizione. Ma década dorada, come viene chiamato il periodo di apice economico, era destinato a finire e molti esperti lo avevano previsto. Con lo scoppio della cri-

si, la Spagna si è rivelata infatti fragile accusando il colpo in misura maggiore rispetto ad altre economie europee, passando in poco tempo da una crescita economica miracolosa ad una grave recessione. In particolare, il settore edile, che fino ad allora si era dimostrato estremamente fertile, si paralizzo portando ad un calo dei prezzi al metro quadro con quasi mezzo milione di case invendute. A quel punto il dito venne puntato sul sistema politico e quindi contro il capo del governo José Luis Rodriguez Zapatero, accusato di aver incoraggiato l’edilizia per debellare la crisi. Secondo il quotidiano EL PAIS “Zapatero commette il primo errore finanziando miriadi di opere pubbliche, e così

il momento di crisi

L’Europa in affanno guarda alle Olimpiadi di Sveva Biocca Sembra un tunnel senza uscita. Il differenziale tra Btp e Bund sale a quota 537 punti, la borsa di Milano chiude a -2,7% e quelle di Parigi e Francoforte fanno peggio. L’impero della Moody’s avverte Germania, Olanda e Lussemburgo, avvicinando l’ipotesi della perdita della tripla A per tutti e tre i paesi. Mutty Merkel sembra voler rimandare le decisioni prese al Consiglio Europeo del 28-29 giugno scorso, mentre Italia, Francia e Spagna invocano una “veloce attuazione” delle stesse. Nel frattempo capitan Draghi, in visione della riunione della BCE del prossimo 2 agosto, vuole una Banca Centrale Europea che assomigli sempre più alla FED statunitense, auspica alla stampa di moneta ed all’acquisto di bond per la stabilità dei prezzi. Ed infine ci si mette anche Obama lanciando una strigliata al vecchio continente: “Che la UE agisca”. Beh, questo se lo augurano tutti. Ed il fronte italiano? Super Mario vola da Putin e giustifica il

super-spread dicendo che “non dipende dall’Italia”; i partiti sono ancora divisi sulla legge elettorale e la questione dei tagli alla spesa pubblica mobilita sindaci, farmacisti e tribunali; si parla addirittura di minaccia all’apertura di alcune scuole e di probabile blocco delle tredicesime per statali e pensionati. Mancano ormai pochissimo giorni all’inizio delle Olimpiadi ed il mondo intero guarderà atleti gareggiare semplicemente per la gloria dopo anni di fatica, sacrifici e perseveranza. Come ha detto il premier iberico Rajoy di fronte ai membri del Comitato Olimpico spagnolo: “Per superare questa situazione, applicherò al governo la stessa medicina degli sportivi: sforzo, disciplina e dedizione.” Per due settimane avremo la possibilità di guardare alla “civiltà” di una competizione sportiva e non solamente a quel selvaggio far-west senza legge che è la speculazione finanziaria internazionale.

permette alle imprese di costruzioni di tirare avanti. Tutto quel costruire aiuole, abbellire strade e inventare parchi, che oggi fa di Madrid una delle città più curate al mondo, non produce ricchezza né in prospettiva lavoro. Ma anche per aver taciuto la realtà e smentito la grave situazione economica fino all’ultimo giorno utile, definendola al massimo come una transitoria ed effimera deceleraciòn.” Ora Madrid ha dovuto fare i conti con la realtà chiedendo all’ Eurogruppo un aiuto di 100 miliardi per risanare l’ economia in gravi condizioni da anni. Infatti non si tratta di un salvataggio vero e proprio, ha tenuto a precisare il ministro dell’Economia spagnolo, Luis de Guindos, ma un salvataggio diretto nello specifico al settore, finanziario, per la ricapitalizzazione delle banche che hanno questa necessità. Guindos ha precisato: “Gli aiuti saranno rivolti alla parte più debole del sistema finanziario - ha concluso- si tratta di un prestito che stiamo ricevendo a condizioni molto favorevoli, che verranno stabilite nei prossimi giorni”. Il presidente della Commissione europea Jose Manuel Durao Barroso ed

il commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn hano risposto: “ Siamo certo che la Spagna riconquistera’ la fiducia degli investitori e dei mercati e creera’ le condizioni per tornare alla crescita sostenibile ed alla creazione di posti di lavoro” L’unica condizione posta dall’Europa è una forte riforma del settore finanziario spagnolo, che eviti che le banche, con “infiltrazioni” politiche, creino altre situazioni d’emergenza. Dalla sua la Spagna si porta in eredità dai tempi d’oro nobili strumenti da poter sfruttare, gode infatti di ottime ed efficienti istituzioni, infrastrutture moderne e la sfida, ora, sta nel reinventare un modello economico che possa dare solide basi per la crescita. La crisi viene acuita anche dal risultato dei mercati e dalle dichiarazioni della contrastata agenzia di rating Moody’s, la quale ha declassato ancora una volta questa settimana le banche spagnole e in particolare 16 banche tra cui spicca Banco Santander. Sperando che la Spagna reagisca con i giusti strumenti sembra che i prossimi paesi a rischio rating negativo possano essere Portogallo ed Irlanda. Lisbona e Dublino son avvisati!!!

progetti del programma life+

La Commissione europea ha stanziato 268 milioni di euro per nuovi progetti ambientali La tutela dell’ambiente, anche se in un periodo di crisi economica, rimane un grande obiettivo dell’Unione europea. La Commissione ha, infatti, approvato il finanziamento di 202 nuovi progetti nel quadro del programma LIFE+, il fondo europeo dedicato all’ambiente. I progetti presentati riguardano interventi nei settori della tutela della natura, della politica ambientale e dell’informazione in tema di questioni ambientali. L’investimento complessivo è pari a 516,5 milioni di EUR, di cui 268,4 milioni saranno coperti dal contributo europeo. Janez Potocnik, Commissario per l’Ambiente, ha dichiarato: “In occasione del ventennale del programma LIFE e della direttiva “Habitat”, ho il piacere di annunciare la prosecuzione del finanziamento di progetti ambientali di qualità elevata in tutta l’UE. Questi nuovi progetti LIFE+ vanno a favore di azioni innovative e di migliori pratiche per raf-

forzare la tutela della natura, migliorare l’ambiente e affrontare i cambiamenti climatici”. Nell’ultimo bando, che si è chiuso questo mese, dai 27 Stati membri dell’UE sono pervenute più di mille richieste, di cui 202 sono state selezionate per un cofinanziamento nell’ambito delle tre componenti del programma, ossia LIFE+ Natura e biodiversità, LIFE+ Politica e governance ambientali e LIFE+ Informazione e comunicazione. Il ministero dell’Ambiente italiano ricorda nell’occasione del ventennale che “i progetti finanziati da Life in Italia rappresentato un importante capitale di esperienze per affrontare le principali tematiche ambientali”. Grazie a questi progetti sono stati raggiunti importanti risultati e il ministero dell’ambiente prende lo spunto da questi successi “per fare un bilancio dei risultati che sono stati raggiunti dal programma in Italia: 602 i progetti ammessi al cofinanziamento dal 1992 ad oggi per un importo

complessivo di finanziamenti comunitari pari a 387 milioni di euro a fronte di un investimento complessivo di oltre 890 milioni di euro. Questi ottimi risultati fanno dell’Italia il principale beneficiario in Europa dello strumento finanziario Life”. Vincenzo Matano


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Foggia

venerdì 27 luglio 2012

Il primo cittadino sembra tentato dal ritiro delle dimissioni. Ma potrebbe essere un disastro

E Mongelli si mette a sfogliare la margherita

In alto l’ingresso del Comune di Foggia. A sinistra il sindaco dimissionario Gianni Mongelli

di Claudio Aquilano Ci ripenso o no? Gianni Mongelli, sindaco di Foggia dimessosi a metà luglio, ha ancora un po’ di tempo per ripensarci, prima che, decorsi i venti giorni dalla data del protocollo, il Consiglio Comunale sia sciolto e il Governo invii un commissario prefettizio. Le pressioni, palesi e occulte, perché il primo cittadino torni sui suoi passi, sono venute da più parti, a cominciare da sindacati e imprenditori. Oltre all’affetto e alla stima per l’interessato, pesano anche le preoccupazioni per una fase di grande incertezza economica ed occupazionale che il commissariamento aprirebbe. Anche nella migliore delle ipotesi, quella in cui si riesca ad evitare il dissesto, una stasi produttiva sarebbe inevitabile, con un commissario chiamato ad assicurare l’ordinaria amministrazione in una città nella quale di ordinario c’è ben poco. E se poi allo sguardo impersonale del commissario i conti comunali dovessero apparire irrimediabilmente fallimentari, le conseguenze sarebbero gravissime: basti pensare che il commissario ad acta incaricato

di gestire il dissesto liquiderebbe i crediti vantati dalle imprese al 30% del loro valore nominale; e si tratta di crediti già usati per garantire fidi bancari e quantr’altro. Alla luce di queste considerazioni il ritiro delle dimissioni non avrebbe alternative: Mongelli non

potrebbe rimanere insensibile al grido di dolore, tanto più che i capricciosi partiti che avevano fatto le bizze negli ultimi temi, il Partito Socialista e l’Unione di Capitanata, si sono immediatamente riallineati. Non così il Partito Democratico, che ha salutato l’addio di Mongelli con una affettuosa rassegnazione che è sembrata molto vicina alla soddisfazione. Cosa di cui hanno immediatamente approfittato i partner di coalizione, pronti a lasciare in mano al Pd il cerino acceso della crisi. Meno visibile, ma altrettanto sostanziale, la trattativa per ricucire lo strappo istituzionale, con il clamoroso stato di ab-

bandono in cui il sindaco è stato lasciato da parte dei responsabili dell’ordine pubblico, Prefetto e Questore in testa. Ma con l’arrivo del nuovo rappresentante del Governo la tensione è destinata a stemperarsi, tanto più che è arrivato l’appoggio della Procura. Ma durerà? In che misura la giusta preoccupazione di ridurre il più possibile le tensioni sociali non si tradurrà nell’invito al sindaco ad arrangiarsi? Sullo sfondo la questione-regina: ritirate le dimissioni, il sindaco riuscirà a far approvare il bilancio? Il no unanime del collegio dei revisori è certo, e lo spauracchio di una futura azione di responsabilità della Corte dei Conti è abbastanza terrorizzante.

Ritirare le dimissioni per ritrovarsi mandato a casa ope legis per la mancata approvazione o addirittura in dissesto non è una prospettiva allettante. Né aiutano le uscite intemperanti dell’assessore regionale all’Ambiente sulla questione Amica. Questo Nicastro ottimista a Foggia e catastrofista a Bari (perché riesce difficile immaginare che l’agenzia di stampa regionale abbia inventato le sue dichiarazioni in Regione) non è precisamente il compagno di viaggio ottimale per Mongelli. Che finora l’unica solidarietà veramente convinta l’ha avuta dal suo collega di Lecce, Paolo Perrone, che –forse non per caso- è dello schieramento opposto.

gal meridaunia a bovino

lavoro

Oggi si inaugura la nuova sede del Gal

Cara, in fumo altri 60 posti di lavoro

Verrà inaugurata oggi la nuova sede del GAL Meridaunia a Bovino,, in piazza Municipio, a pochi passi dalla Cattedrale. Un evento importante per Meridaunia che, per la prima volta dal 1998, avrà i propri uffici in una struttura completamente adibita alle proprie attività. Un edificio risalente ai primi anni del 1800 situato in un contesto di particolare valore storico ed ambientale catalogato quale palazzetto della borghesia locale. Struttura interessante non solo per le caratteristiche della muratura esterna ma

anche per il tipo di decorazione che presenta. L’evento inaugurale, dopo la benedizione di S.E. Mons. Francesco Pio Tamburrino, arcivescovo della Diocesi FoggiaBovino, avrà un momento di presentazione del lavoro realizzato, che vedrà gli interventi di Alberto Casoria, presidente di Meridaunia, Vincenzo Russo, procuratore Capo di Foggia, Dario Stèfano, assessore alle Risorse Agroalimentari Regione Puglia, Michele Dedda e Edoardo Beccia, sindaci di Bovino e Troia e Daniele Borrelli, direttore del GAL.

“Ancora un duro colpo all’occupazione in provincia di Foggia, a causa della perdita di circa 60 posti di lavoro nella vertenza in corso con Croce Rossa Italiana per il Centro Accoglienza Stranieri (CARA) di Borgo Mezzanone”. A rilevarlo è il segretario generale della Fisascat Cisl di Foggia, Leonardo Piacquaddio, a seguito dell’incontro svoltosi in Prefettura. Nulla si è risolto dopo circa 7 mesi e decine di incontri tra la CRI, le categorie sindacali, l’Assessorato al Lavoro della Provincia, l’Assessorato

al Welfare della Regione e la Prefettura, svoltisi per trovare una soluzione per salvaguardare le figure professionalizzate che avevano svolto attività all’interno del CARA fino al gennaio 2012. Dall’insediamento della CRI avvenuto a febbraio, a seguito di un ricorso accolto dal Tar di Puglia, avverso alla precedente cooperativa che gestiva i servizi, i lavoratori sono stati lasciati fuori dal contesto occupazionale. Inutile è stata anche la sottoscrizione di un accordo che, a fine febbraio, ne stabiliva il reintegro.

IL COMMENTO

La musica adesso è finita di Fabrizio Tatarella Errare è umano, perseverare è diabolico. La pronuncia dei giudici d’appello, che hanno confermato la declaratoria di fallimento di Amica Spa, ha messo in chiaro che l’azione del Comune di Foggia in questi mesi, al di là delle buone intenzioni, è consistita nel nulla cosmico. Una imbarazzante pochezza di idee che si era già manifestata all’inizio del mandato di Mongelli, quando l’unica ricetta messa in campo era stata quella di sostituire il vecchio Cda con un bravo funzionario prefettizio. Una scelta necessitata dall’emergenza, alla quale però avrebbe dovuto far seguito un piano di rilancio aziendale che è mancato, sostituito dall’idea un po’ imbarazzante che bisognasse fare piazza pulita delle “chiacchiere” e che l’Amica dovesse preoccuparsi soprattutto di spazzare le strade, come nel buon tempo antico. Idea naufragata in un mare di cassonetti non svuotati e in una affannosa rincorsa dell’emergenza sociale. Negli otto mesi trascorsi dalla sentenza la Giunta si è baloccata in un’attesa dell’impossibile, tenendo in stand-by un tecnico di valore come Raphael Rossi e non muovendo un dito per la new company che doveva sostituire la vecchia azienda. Ora ci troviamo non solo in presenza di un altissimo rischio per i livelli occupazionali, ma anche di un definitivo depauperamento della città e di una micidiale doppia emergenza: quella immediata, di un crack del servizio e di un conseguente disastro igienicosanitario, e quella di medio periodo, che rinvia ulteriormente la questione del ciclo dei rifiuti e del loro smaltimento. Una prova di insipienza e di incapacità che non solo suggerirebbe, ma imporrebbe le dimissioni.


Cerignola

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IN CITTA’- Mentre mancano le auto, il Comune di Cerignola “presta” i propri vigili urbani al Comune di Stornarella

Giannatempo no-limits e i vigili sono senza mezzi una scelta insensata

I vigili in trasferta, e il servizio in città? Il Comune di Cerignola ha raggiunto un accordo con quello di Stornarella, impegnandosi a “prestare” a quest’ultimo alcuni dei propri vigili urbani. In una nota dell’Amministrazione, si legge : “I Vigili Urbani di Cerignola danno la loro disponibilità, per assicurare un adeguato servizio nelle strade del paese dei Cinque Reali Siti”. Ora, la domanda sorge spontanea: e nel nostro Comune, chi si occuperà di prestare un adeguato servizio, posto che il numero dei suddetti è già, ampiamente, al di sotto del numero legale? Cerignola ha bisogno di più controlli, di più vigilanza, ed ora riduciamo ancor di più le nostre scarse risorse, per prestarle ad altri. Ogni qualvolta ci lamentavamo dell’inesistente controllo notturno, nelle zone della movida cerignolana, la

risposta dei nostri amministratori era sempre la stessa: non ci sono soldi per gli straordinari. Ed ora, invece, magicamente, questi soldi sono disponibili, ma non per intensificare i controlli nella nostra città. Ennesima, lampante dimostrazione che ai nostri amministratori non importa nulla di Cerignola. Eppure, Pdl ed Udc-Udcap sono stati scelti dai cerignolani. La coppia ReddavideMandrone non riesce ad indovinarne una. Dai semafori spenti, alle rotonde, al voler armare di taser i nostri vigili - stile Texas - passando per la confusione creata in Viale Roosvelt, arrivando a questa scelta incomprensibile. Per loro, partorire un’idea sensata pare più complicato che vincere al SuperEnalotto. Carlo Dercole

di Enzo Pece “Il Comune di Cerignola, si impegna – è scritto nella bozza di accordo di collaborazione ai sensi dell’art. 4 del comma 4, lett. c) della Legge n. 65 del 07/03/1986, compatibilmente con le proprie esigenze di servizio, con il personale di polizia locale disponibile a prestare servizio presso il Comune di Stornarella al fine di garantire a quest’ultimo

manifestazioni estive

Tatarella e Futuro e Libertà non vanno in vacanza “In provincia di Foggia lo abbiamo sempre fatto. Non andremo in vacanza”. Questo il commento del Coordinatore provinciale di Foggia di Futuro e Libertà Fabrizio Tatarella, commentando il ricco cartellone di appuntamenti, convegni e dibattiti che animeranno l’estate di Fli nella provincia di Foggia. Non soltanto feste all’ombra delle serate agostane, ma anche l’occasione per essere presenti nelle piazze e tra la gente, per dibattere dei principali problemi ed opportunità che, a livello locale come nazionale, bisogna affrontare, discutere delle riforme da realizzare e, da ultimo ma non cosa meno importante, dare un contributo fattivo e concreto alla formazione di una migliore coscienza politica e di una classe dirigente che sarà chiamata ad amministrare la cosa pubblica a tutti i livelli. Questi gli appuntamenti in calendario. Si parte il 17 agosto a Serracapriola, per poi passare dal 18 al 21

Fabrizio Tatarella

agosto alla festa di Manfredonia. Dal 23 al 25 agosto Fli sarà in campo a San Giovanni Rotondo, mentre l’8 e 9 settembre sarà la volta di Torremaggiore, per proseguire il 15 e 16 settembre a Stornarella e, infine, a fine settembre, con la Festa provinciale di Foggia. “Andiamo avanti - ha concluso Tatarella - la voglia di lavorare e l’entusiasmo di sempre non ci mancano”.

un sufficiente ed adeguato servizio di vigilanza sul territorio comunale”. A Cerignola il numero dei vigili urbani si dice sempre essere sottodimensionato alle esigenze del territorio. Si dice anche che il personale ha età avanzata. Si vocifera, ancora, che non hanno mezzi e dotazioni. Non fanno corsi di aggiornamento e non riescono neanche ad allenarsi al poligono. Insomma, servono a poco. Del resto a loro discolpa hanno sempre l’attenuante che la nostra realtà sociale è particolare. Io resto dell’idea che le colpe rimangono tutte a loro. Tranne pochi operatori che si dedicano con passione e serietà in trop-

pi non fanno il loro lavoro. E la realtà sociale la fanno peggiorare proprio loro. E, invece, continuiamo a dare la possibilità di mandare in onda su Striscia la Notizia altri servizi su Cerignola e i suoi vigili urbani. Staremo nuovamente su Canale 5. Scommettiamo? E’ un’altra assurdità compiuta da questa Amministrazione. Adesso il know how del corpo dei vigili urbani lo esportiamo negli altri comuni limitrofi. Che risate. Se non a Striscia questa volta staremo a… Zelig! Che figura. Direte che è facile parlare. Bisogna dare le soluzioni. Bene. Ho già detto tanto al riguardo in varie occasioni.

Per esempio si potrebbe ipotizzare di sciogliere il corpo dei vigili urbani e privatizzare il servizio. Non si può?… Si deroga su tutto in questa Italia…. Figuriamoci… Oppure si potrebbe cambiare immediatamente il Comandante. Acquistare con gli sponsor quattro piccole auto Smart per pattugliare almeno quattro zone della città. Con soli quattro vigili. Con un’auto normale si vedono sempre in cinque. Basterebbe, poi, solamente organizzare bene il lavoro di quelli volenterosi e capaci che pur ci sono. Premiando quelli capaci. Quelli svogliati si adeguerebbero. E come sempre un po’ di meritocrazia farebbe bene.


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Cinema

venerdì 27 luglio 2012

LA LEGGENDA DEL CACCIATORE DI VAMPIRI - Una rivisitazione dei motivi della guerra civile americana

I vampiri che non ti aspetti di Michele Falcone Abramo Lincoln versione Van Helsing. Insolito film fantasy/storico, La leggenda del cacciatore di vampiri é un’ opera curiosa e intrigante, velata di mistero e di horror. Diretto dal kazako trapiantato negli States Timur Bekmabentov, ebbe molto successo con i suoi film d’esordio: I guardiani della notte e I guardiani

di giorno, primi episodi della saga fantasy vampiresca tratti dai romanzi di Sergej Luk’janenkoIl regista russo realizza un’opera che, nonostante tratti l’argomento trito, almeno in questi ultimi anni, dei vampiri, ormai di moda dopo il successo planetario di Twilight, crea una sottotrama interessantissima ambientata durante la guerra di secessione americana, siamo nel bel

la leggenda del cacciatore di vampiri REGIA: Timur Bekmambetov SCENEGGIATURA: Seth Grahame-Smith ATTORI: Benjamin Walker, Dominic Cooper, Anthony Mackie, Mary Elizabeth Winstead, Rufus Sewell, Marton Csokas FOTOGRAFIA: Caleb Deschanel PRODUZIONE: Abraham Productions, Bazelevs Production, Tim Burton Productions DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox PAESE: USA 2012 DURATA: 105 Min

bezzo del 1800, dove il giovane Abrham, intelligente ragazzino assetato di vendetta, scalerà le vette della politica diventando nientemeno il presidente degli Stati Uniti Lincoln grande difensore dei diritti di uguaglianza razziale. Sedicesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, vincitore della Guerra di Secessione e primo fautore dell’abolizione della schiavitù, Abraham Lincoln si delinea nella figura di un “super” che cerca di conciliare il ruolo di politico, di padre, di marito.Tratto dal romanzo originale scritto da Seth Grahame-Smith,m La leggenda del cacciatore di vampiri, come in tutti i film del regista russo, esiste un furore cinetico pari solo a quello di Michael Bay ma dosato con ancor più grossolanità; c’é molta forza e passione nelle sue

Corso Cerignola (Fg) Biancaneve e il cacciatore h 19:15 - 21:45 La leggenda del cacciatore... h 18:40 - 20:30 - 22:20 Paranorlam Xperience h 18:30 - 20:30 - 22:30

Città del Cinema Foggia Cena tra amici h 17:15 - 19:30 - 21:45 Una scena del film

pellicole, anche se spesso l’uso eccessivo della CGI (computer grafica) dimostra una limitazione inventiva registica. Comunque i pregi di questo film non sono pochi, anche perché ha una grande qualità, lasciarci incollati alle sedie per circa 100’ minuti trasportati da un ritmo frenetico e da una storia molto avvincente. Con i suoi contenuti La leggenda del cacciatore di vampiri poteva essere un’opera veramente dissacrante rispetto

alla figura intoccabile di Lincoln, autentico padre dei diritti civili, invece fantastica troppo, sulla sua vita, per confermarne esaltazione e mitologia, creando una fantastoria, poco benevola verso il presidente. Benjamin Walker, interpreta con autentica naturalezza Lincoln,Dominic Cooper, é il maestro di caccia di Lincoln, e la bella Mary Elizabeth Winstead, é la moglie, in un cast all’altezza di un frenetico e simpatico giocattolone.

Lorax - Il guardiano della foresta h 16:20 - 18:10 The Amazing Spider-Man (3D) h 16:20 - 19:00 - 21:45

Showville Mungivacca (Ba) Contraband h 18:20 - 20:30 - 22:40 Biancaneve e il cacciatore h 17:20 - 18:30 - 20:00 - 21:15 La leggenda del cacciatore di... h 18:00 - 20:20 - 22:30


Spettacoli e Cultura

venerdì 27 luglio 2012

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LIBRI - Il viaggio nel gusto e nelle eccellenze pugliesi di Sabrina Merolla. Il suo programma in tv è diventato un libro

Dove ci porta il Buon Vento?

Sabrina Merolla fotografata insieme alla copertina del suo libro

di Evelina Giordano Sabrina Merolla, originaria di Gravina in Puglia (Ba), avvocato e conduttrice televisiva, dallo sguardo vivace e dal temperamento tenace, è impegnata dal 2008 in un intenso e apprezzato lavoro di valorizzazione e divulgazione mediatica delle bellezze territoriali pugliesi e delle sue eccellenze in campo turistico ed enogastronomico.

intervista integrale www.pugliadoggi.it

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Dott.ssa Merolla, dopo il fortunato programma di sua ideazione e conduzione “Buon Vento”, che la impegna dal 2008 in viaggi televisivi itineranti per tutta la Puglia, oggi la vediamo alle prese con una nuova sfida: la pubblicazione del libro “BUON VENTO Viaggio nel Gusto” (Gelsorosso Ed. Bari), presentato al Palazzo della Provincia di Bari. Quando e come nasce l’idea di scrivere un libro? Quando è nato “Buon Vento” (nel 2008 sulle reti del Gruppo Norba, ndr) l’obiettivo portante era di realizzare un format televisivo che svelasse lo spettacolo paesaggistico e naturalistico della costa pugliese e lucana. Fu un’esperienza straordinaria, unica, incalzante di scoperte e approfondimenti. L’idea del libro è nata per raccontare, capitolo dopo capitolo, una Puglia ricca di storie e sapori, spesso insospettabili, accompagnando

anche i lettori attraverso molteplici esperienze di viaggio, rendendoli partecipi di molti degli incontri che ho vissuto con gli artefici del gusto di questa terra. Con chi ha condiviso il percorso di questo emozionante e intenso nuovo progetto? Con i protagonisti dei ventisei racconti di viaggio e delle oltre quaranta recensioni e segnalazioni del libro. Tra loro, chef, ristoratori, produttori e imprenditori che ho incontrato in esclusiva per i lettori, raccontando le loro storie singolari fra ricordi, speranze, aneddoti, esperienze, mete conquistate e proposte, arrivi e partenze. Attraverso la sua nuova esperienza di narratrice, cos’altro crede di lasciare impresso nelle menti meno giovani e cosa in quelle più giovani? L’ascolto, l’approfondimento sono strumenti privilegiati per ampliare i propri orizzonti e per sti-

molare le idee, senza limiti cronologici. Il confronto genera sempre nuova crescita e alimenta la cultura. Entrare nel mondo delle grandi “imprese di vita” è un privilegio che può fungere da sprone per orientare il proprio percorso. Nel mio libro, una delle componenti narrative è proprio l’aspetto biografico di questi imprenditori industriosi e ingegnosi, spesso partiti da zero o “da sotto zero” e che, per raggiungere il loro obbiettivo, hanno dovuto investire tutto quello che avevano e, spesso, anche quello che non avevano. A quale delle sue oltre 100 puntate girate con cura e professionalità, con cui ha dato visibilità a Puglia e Basilicata, è particolarmente legata, e perché? Ogni puntata racchiude un mondo di scoperte e racconta luoghi dalle peculiarità uniche e irripetibili, come ogni capitolo del libro. Gli itinerari di Buon Vento aprono il sipario su palcoscenici paesaggistici che custodiscono le radici della cultura di terre come la Puglia e la Basilicata, accomunate da un glorioso trascorso storico, da monumenti dal valore inestimabile, dallo spirito di accoglienza e convivialità delle genti mediterranee. Questi elementi raggiungono gli spettatori attraverso le immagini e i racconti di viaggio, smuovono nel pubblico il senso della scoperta e trasfondono la voglia di incamminarsi nei luoghi visti in video, per vivere di perso-

na l’itinerario proposto da Buon Vento. In questo periodo è in giro per la promozione del suo libro BUON VENTO Viaggio nel Gusto, unico nel suo genere. Dove è possibile acquistarlo e quali sono i prossimi appuntamenti dove poter assistere ad una presentazione? Il libro è disponibile alla Feltrinelli di Bari e nelle migliori librerie pugliesi, anche su prenotazione. È acquistabile direttamente alla libreria della Casa Editrice Gelsorosso (Strada Palazzo dell’Intendenza, Bari – Borgo Antico) e negli online store (www. ibs.it). Il calendario di presentazioni è ricco di appuntamenti culturali e letterari ed è sempre in evoluzione. Nell’estate 2012 il libro è stato scelto per gli eventi della famosa rassegna “Libri nei vicoli del Borgo Antico di Locorotondo”, e nel calendario di incontri del festival itinerante della letteratura “Spiagge d’Autore “. Le prossime date sono consultabili sul sito ufficiale www.buonvento.tv. Lei vive con grande trasporto il suo lavoro e riesce a trasmettere con emozione la sua passione. Quali altri programmi ha in mente per il futuro? Ha mai pensato di portare i suoi progetti all’estero? Il tema “estero” è fra gli aspetti predominanti dei progetti in corso. Giungono incalzanti richieste di traduzione del libro per offrire anche ai viaggiatori stranieri l’opportunità di conoscenza e approfon-

il romanzo

I conigli di Torre Pelosa, il romanzo di Sammarelli Torre Pelosa, storico quartiere della città di Bari, per i più Torre a Mare. È qui che si apre lo scenario di un racconto che fa della denuncia un’arma a doppio taglio tra la rassegnazione e la spinta all’azione. Francesco Saverio Sammarelli, al suo primo lavoro editoriale con … E vennero chiamati i conigli di Torre Pelosa (Wip Edizioni) fa di questa antitesi il fil rouge del suo romanzo narrando, o meglio, denunciando bieche circostanze, ingannevoli compromessi, viscidi imbrogli che fanno parte di una realtà spesso senza scrupoli. Frank e Sergio, una voce fuori campo che racconta di un mondo sospetto, fatto di so-

prusi e aspettative deluse: questi i protagonisti, personaggi reali o solo eteree presenze, che si imbattono in “sciacalli e iene”, losche figure, suadenti donne pronte a tutto, imbroglioni e cinici parassiti. E poi, quando la sensazione di non potersi più fidare di nessuno fa mancare loro l’aria e la terra sotto i piedi si sgretola, ci sono due possibilità: cadere giù o accettare la meschina verità e denunciarla. Sammarelli si muove su due stili letterari differenti, passando dal romanzo al documento con una tale semplicità da accattivare il lettore e offrirgli un parallelismo concreto tra testimonianza e racconto. Così l’autore tira le somme di un’Ita-

La copertina del romanzo

lia afflitta dalla corruzione e dalla logica del dio denaro, denuncia non risparmiando nessuno e tocca punti nevralgici e nervi scoperti. Dai preti pedofili alle lacune della giustizia, dai personaggi delle intricate maglie del po-

tere che “predicano bene ma razzolano male” ai giovani figli di papà. Se nella “storia” di un ingegnere alle prese con i “truffaldini” che incontra sulla sua strada chiunque può trovare un po’ di sé, i documenti, frutto di una scrupolosa ricerca, informano e lanciano interessanti feedback sulla realtà che noi tutti viviamo. Con un linguaggio semplice ma incisivo, utilizzando un registro che varia dal colto all’ informale, Sammarelli riesce a trattare alcuni degli aspetti più scabrosi della realtà sociale con grinta. L’amarezza e la delusione, però, vibrano tra le pagine e allo stesso tempo gridano allo scandalo. Francesco Saverio Sammarelli, E vennero chiamati i conigli di Torre Pelosa, Wip Edizioni, Bari 2011 (pgg. 341, euro 15.00).

dimento degli itinerari raccontati. Il progetto più impegnativo nelle prossime settimane sarà la preparazione della nuova produzione televisiva, arricchita dai sottotitoli in lingua inglese e destinata anche ai canali televisivi esteri, oltre che ad una web tv creata ad hoc per i viaggi di Buon Vento che saranno guardabili e condivisibili in tutto il mondo. Per concludere, a chi intende dedicare il suo successo? A tutti coloro che hanno contribuito a sostenere e supportare il mio impegno professionale, dagli affetti familiari ai più stretti collaboratori professionali. Buon Vento a tutti.

LECCE - Teatro

La badante la voglio solo così Giovedì 2 agosto, alle ore 21, nel chiostro dei Teatini, andrà in scena la commedia in vernacolo leccese “La Badante”, un’iniziativa inserita in Lecc’è, il cartellone degli eventi estivi. Si tratta di due tempi estremamente attuali, realistici, esilaranti e coinvolgenti. Fra i problemi che attanagliano la terza età quello dell’assistenza agli anziani si impone in modo evidente nella società moderna. Il protagonista, Osvaldo, con la sua pensione è l’unico sostegno per la famiglia. Un uomo in età avanzata, con un po’ di soldi ma con pochissima memoria. Osvaldo ha un’unica certezza: vuole la Badante e la vuole “bella e bona”. L’autore de La Badante è Antonio Greco che, dopo la pubblicazione di vari libri su personaggi leccesi e situazioni nostrane, si cimenta anche nelle vesti di autore teatrale. La Commedia fa parte del ricco repertorio della Filodrammatica Lupiae che proprio quest’anno festeggia i suoi quarant’anni di attività.


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venerdĂŹ 27 luglio 2012


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