Attualità

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«È l'Assemblea federale che decide in merito al referendum»
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«La neutralità svizzera è lo strumento più importante per garantire la pace al nostro paese»
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Attenzione: l'UE vuole il controllo sulla vostra salute!
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Diventare membri di Pro Svizzera


Il pacchetto di accordi previsto con l'UE ci viene venduto come un rafforzamento della nostra sovranità. Il Consiglio federale parla di «pacchetto per la stabilizzazione e ulteriore sviluppo delle relazioni tra Svizzera e UE». Io la vedo diversamente. Chi cerca stabilità non dovrebbe aggrapparsi a una struttura che sta diventando sempre più instabile. La Francia vacilla, la Germania non riesce a decollare, le fondamenta dell'UE scricchiolano rumorosamente - e proprio ora la Svizzera dovrebbe agganciarsi? Chi si aggrappa a una nave che sta affondando rischia di affondare a sua volta.
chi dice «sì, ma» viene considerato favorevole. Pertanto, deve essere chiaro: respingiamo l'accordo quadro in modo inequivocabile e totale. La Corte di giustizia dell'Unione europea (CGUE) rivendica sempre più potere decisionale in ambito politico. Da noi, invece, le soluzioni vengono cercate dal parlamento, dai cantoni, dai comuni e dai gruppi di interesse. Se rinunciamo a questo, rischiamo un massiccio spostamento verso il centralismo, la regolamentazione e l'uniformità - e quindi l’esautorazione dei nostri organi politici.
ISSN 2234-9723
Redazione Pro Svizzera
Casella postale 3822 Lauterbrunnen
Tel. 031 356 27 27
redazione@ prosvizzera.ch
LEGATI
Con un testamento si stabilisce cosa si vuole che accada ai propri risparmi, ai propri titoli e ai propri beni immobili. Se apprezzate Pro Svizzera, sostenete il nostro lavoro per preservare una Svizzera libera e neutrale.
Grazie di cuore!
SWISS ci mostra come può finire: come vacca da mungere della Lufthansa. Vogliamo che la Svizzera subisca lo stesso destino, diventando l'ancora di salvezza economica di un'UE strutturalmente debole, politicamente sovraccarica e spaccata al suo interno?
I nostri punti di forza sono l'indipendenza, il pragmatismo e la libertà d'azione. Per questo negoziamo alla pari con altri Stati e istituzioninon importa quanto siano «ostili». Ciò di cui non abbiamo bisogno è un'adesione cieca a un'UE instabile, che praticamente non ha alcuna legittimità democratica. Chi crede che a Bruxelles potremmo avere voce in capitolo sulle leggi, sta sognando. La Germania e la Francia dominano - tutti gli altri seguono.
Il previsto pacchetto di accordi con l'UE non è un documento innocuo, non è un semplice accordo economico. L'Amministrazione federale – in particolare il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) con i suoi alti diplomatici vicini all'UE – non lesina nulla per abbellire l'accordo di 2000 pagine con altre 20 000 pagine di allegati. I punti critici vengono volutamente sottaciuti. Nella consultazione, il DFAE conta solo i sì o i no:
E che dire della nostra democrazia diretta? Della nostra facoltà di decidere autonomamente? Non si tratta di un dettaglio, bensì del nostro fondamento. Chi sostiene che potremmo semplicemente rifiutare le leggi dell'UE, ignora la pressione esercitata in anticipo dall'amministrazione e dagli attori stranieri.
La libera circolazione delle persone secondo il diritto UE è in contrasto con la nostra Costituzione federale (art. 121a: gestione autonoma dell'immigrazione). Pagamenti di coesione per miliardi di franchi vengono autorizzati senza il coinvolgimento del parlamento, dell'elettorato e dei cantoni. E persino i nostri ristoranti di montagna dovrebbero dire addio alle stoviglie e ai pavimenti in legno - a causa delle norme UE.
La Svizzera non è una succursale. È un modello autonomo e di successo. E tale deve rimanere. Dr. Stephan Rietiker

Alexandre Zindel, giurista, presidente della cooperativa Zaccaria
Egregio signor Zindel, Lei è un giurista e nel 2024 ha fondato la cooperativa Zaccaria con l'obiettivo di rafforzare il diritto al referendum facoltativo. Il diritto di referendum è sancito dalla Costituzione federale. Perché deve essere rafforzato?
La cooperativa Zaccaria vuole preservare la nostra democrazia referendaria svizzera, unica nel suo genere. La Costituzione federale consente al legislatore costituzionale (popolo e cantoni) di imporre «dinamicamente» nuove «regole del gioco» alla politica e all'amministrazione e, in caso di referendum riuscito, di vietare l'entrata in vigore di una legge federale.
Con la legge sull'identità elettronica abbiamo potuto constatare ancora una volta come la «classe politique» se ne infischi delle decisioni del popolo sovrano. Quattro anni fa, infatti, il popolo aveva respinto questa legge con una chiara maggioranza di 2/3. Ciò non ha tuttavia impedito al parlamento di approvare la stessa legge, con poche modifiche cosmetiche, nel dicembre 2024 (Consiglio nazionale: 85% sì, 13% no, astensioni 2%; Consiglio degli Stati: 94% sì, 2% no; astensioni 4%).
I risultati del referendum del 28 settembre 2025 (affluenza alle urne: 49,6%) parlano chiaro. Mentre l'Assemblea federale, come sopra indicato, ha votato quasi all'unanimità a favore della legge sull'identità elettronica, il popolo ha espresso un parere diverso: con il 50,4% di astensioni, solo il 25,0% degli aventi diritto al voto ha accettato questa legge, mentre il 24,6% ha votato contro. Solo in una democrazia fondata sul referendum è possibile dimostrare quanto poco i rappresentanti del popolo tengano conto della volontà e degli interessi del sovrano.
Come potete rafforzare il diritto di referendum con la vostra cooperativa? I membri si impegnano a raccogliere firme e a fornire contributi finanziari?
Una cooperativa iscritta nel registro di commercio può raccogliere i fondi necessari tramite merchandising, eventi, donazioni da parte di persone interessate, associazioni e aziende (ma presumibilmente non da Swisscom SA) e creare le strutture organizzative necessarie per una campagna referendaria di successo. In qualità di cooperativa, possiamo inoltre retribuire i nostri soci, l'amministrazione e gli esperti per il loro impegno. Un socio si impegna a versare una quota associativa una tantum. Successivamente non vi sono ulteriori obblighi per un membro.
Da dove deriva il nome Zaccaria e perché avete fondato una cooperativa e non un'associazione?
Dal famoso giurista grigionese Zaccaria Giacometti (1893-1970). Fu lui a coniare il termine «democrazia referendaria».
Non a caso la Svizzera si chiama ufficialmente Confederazione Svizzera - e non, per esempio, Associazione dei congiurati del Grütli. Inoltre, la forma giuridica
della cooperativa si rivela più adatta per un'organizzazione forte e vincolata solo alla volontà del popolo.
La vostra organizzazione potrebbe svolgere un ruolo importante negli accordi con l'UE. Al momento, il Consiglio federale intende impedire il referendum obbligatorio. La vostra organizzazione si impegnerebbe nella raccolta delle firme per i referendum necessari e sosterrebbe Pro Svizzera nella sua lotta contro il trattato di sottomissione all'UE?
Sì, la cooperativa Zaccaria sosterrà Pro Svizzera contro il trattato di sottomissione - non fosse altro perché la
Georges Martin, ex ambasciatore:
«Non seguire la follia degli altri»
«Dopo il 1815, il 1914 e il 1939, la neutralità è nuovamente oggetto di dibattito. La Svizzera si trova a un bivio della sua storia? Una parte dell'élite sostiene che con la guerra in Ucraina l'era della neutralità sia giunta al termine.

«ripresa dinamica» delle leggi UE è incompatibile con la democrazia referendaria svizzera e porterebbe all'esautorazione del sovrano.
Molte grazie per l'intervista. Maggiori informazioni
Chiede un riorientamento, in particolare un avvicinamento e probabilmente l'adesione alla NATO. Le guerre del passato hanno ricordato agli Svizzeri quanto sia importante non seguire la follia degli altri. Oggi i nostri antenati si aspetterebbero da noi che non abbandoniamo lo strumento collaudato della neutralità, ma che lo rinnoviamo e lo mettiamo al servizio della pace e della comprensione a livello mondiale. La neutralità non ha solo un passato glorioso, ma anche un futuro promettente. Conta sugli Svizzeri della nostra generazione. Rendiamo onore alla nostra storia!»
Georges Martin è stato diplomatico per 35 anni. È stato ambasciatore in Indonesia, Timor Est, Kenya, Uganda, Ruanda, Burundi e Somalia, poi capo della Divisione Sicurezza internazionale del DFAE e vicesegretario di Stato.
Il professor John J. Mearsheimer, geostratega statunitense, sulla Svizzera neutrale:
La Svizzera può essere un faro della ragionevolezza!
«La Svizzera è un piccolo paese in una giungla, ma la sua neutralità la rende unica... Non ha nemici perché non interferisce nei giochi di potere delle grandi potenze. Il suo ruolo è quello di mediatrice, di sede di negoziati, di ancora di stabilità. Pensate ai Congressi di Vienna, a Ginevra quale sede di organizzazioni internazionali, alla Svizzera quale luogo di colloqui di pace - ad esempio per l'accordo sul nucleare iraniano o per i negoziati umanitari. Questo ruolo è più prezioso che mai, ora che le grandi potenze diventano sempre più imprevedibili e che l'Europa vacilla. In un mondo in cui gli Stati Uniti si ritirano, la Cina acquista influenza e la Russia difende aggressivamente i propri interessi, c'è bisogno di attori neutrali che godano di fiducia. La Svizzera può essere un faro della ragionevolezza, un luogo in cui i conflitti vengono negoziati anziché combattuti. La sua neutralità non è un relitto del passato, ma un capitale strategico che la distingue dagli altri. Dovrebbe poten-
ziare la sua diplomazia, sfruttare la sua forza economica e consolidare il suo ruolo di sede di organizzazioni internazionali. In questo modo rimarrà un raro esempio di sovranità e indipendenza in un mondo caratterizzato dai conflitti tra grandi potenze. [https://weltwoche.de/ story/ende-auf-dem-schlachtfeld, 09.09.2025]


«The Lancet», una delle più rinomate riviste mediche specializzate, pubblica le seguenti stime: dal 1971 al 2021, le sanzioni unilaterali sono state la causa della morte di 564’258 persone l'anno. Il numero di persone che muoiono a causa delle sanzioni è superiore al numero delle vittime della guerra (106’000 morti l'anno) e
«simile, secondo alcune stime, al numero totale delle vittime della guerra, comprese le vittime civili (circa mezzo milione di morti l'anno)». Come prevedibile, i gruppi di popolazione più a rischio sono i bambini sotto i cinque anni e gli anziani. I decessi di bambini sotto i cinque anni hanno rappresentato «il 51% di tutti i decessi causati dalle sanzioni nel periodo 1970-2021». Le sanzioni unilaterali degli Stati Uniti e dell'Unione Europea sono più letali di quelle delle Nazioni Unite. «Gli effetti negativi sulla mortalità sembrano essere at-
tribuibili alle sanzioni statunitensi». Il motivo è che "le sanzioni unilaterali degli Stati Uniti o dell'UE potrebbero essere concepite in modo tale da avere un impatto ancora più negativo sulla popolazione bersaglio". La ragione degli effetti negativi delle sanzioni statunitensi – e dell'UE al loro fianco – risiede nell'"uso diffuso del dollaro statunitense e dell'euro nelle operazioni bancarie internazionali e come valute di riserva globali, nonché nell'applicazione extraterritoriale delle sanzioni, in particolare da parte degli Stati Uniti"».
[The Lancet, 1 agosto 2025, https://www.thelancet.com/ pdfs/journals/langlo/PIIS2214-109X(25)00189-5.pdf]


«È l'Assemblea federale che decide in merito al referendum»
Il 13 giugno il ministro degli esteri del PLR Ignazio Cassis ha annunciato che il Consiglio federale non intende sottoporre il pacchetto di accordi con l’UE al referendum obbligatorio - ciò significa che, in caso di votazione popolare, sarebbe necessaria solo la maggioranza del popolo, ma non quella dei cantoni. Il Prof. Dr. Hansjörg Seiler ha redatto una perizia che esamina criticamente la decisione della maggioranza del Consiglio federale.
Egregio Prof. Seiler, nel Tages-Anzeiger del 1° maggio 2025 un commento afferma: «La Costituzione federale è chiarissima: la maggioranza dei cantoni è prevista per le modifiche della Costituzione stessa, per l'adesione a organizzazioni sovrannazionali e per le cosiddette leggi federali urgenti senza base costituzionale. I trattati UE non rientrano in nessuna di queste categorie. Sottoporli alla maggioranza dei cantoni sarebbe un atto di puro arbitrio». Nel suo parere non condivide questa posizione, perché?
Principalmente perché gli accordi – in concreto la modifica dell'accordo sulla libera circolazione delle persone – sono in contraddizione con l'articolo 121a della Costituzione federale. Possono quindi essere conclusi solo se questa disposizione costituzionale viene preventivamente abrogata o modificata. Ciò richiede in ogni caso un referendum costituzionale obbligatorio con la maggioranza dei cantoni.
Dunque, non si tratterebbe di arbitrarietà. Il consigliere federale Cassis ribadisce nella NZZ del 27.9.25: «Per il Consiglio federale è stato determinante anche l'argomento della continuità e della coerenza con la precedente posizione assunta nei confronti degli accordi bilaterali I e II, anch'essi soggetti a referendum facoltativo». Si tratta quindi «solo» di accordi bilaterali nel nuovo pacchetto di accordi con l'UE?
I nuovi accordi si differenziano dagli accordi bilaterali I per l'obbligo di riprendere il nuovo diritto dell'UE e dagli accordi bilaterali II per il campo di applicazione molto più ampio. Un'altra novità rispetto a questi due pacchetti è la regolamentazione della risoluzione delle controversie con il coinvolgimento della Corte di giustizia dell'Unione europea. L'argomento della continuità convince quindi solo in parte. Ma, soprattutto, in questa intervista il signor Cassis non affronta la questione costituzionale dell'articolo 121a della CF.
Nella Sua perizia Lei constata che esistono «argomenti sostanziali» a favore dell'assoggettamento del pacchetto di accordi al referendum obbligatorio sui trattati internazionali ai sensi dell'articolo 140 della Costituzione federale. Quali sono gli argomenti principali? In primo luogo, non si tratta di un referendum su un trattato internazionale, bensì di un referendum costituzionale per una modifica dell'articolo 121a della CF. Tuttavia, potrebbe anche essere preso in considerazione un referendum su un trattato internazionale ai sensi dell'articolo 140 capoverso 1 lettera b della Costituzione federale (adesione a una comunità sopranazionali). Infine, sarebbe possibile anche un cosiddetto referendum obbligatorio sui trattati internazionali «sui generis» 1 oppure si potrebbe emanare una disposizione costituzionale speciale sull'approvazione degli accordi. In ogni caso, tuttavia, l'Assemblea federale dispone di un margine di manovra.
Lei sostiene che con, il pacchetto di accordi UE, dovremmo adottare gran parte della Direttiva sui cittadini dell'Unione (UBRL) ed estendere la libera circolazione delle persone nell'UE (nuovi diritti di soggiorno per i cittadini dell'UE, diritto di soggiorno permanente e ricongiungimento familiare). Per questo motivo, l'articolo 121a capoverso 4 della Costituzione federale, che richiede una gestione autonoma dell'immigrazione, dovrebbe essere praticamente modificato. Il consigliere federale Cassis ribatterebbe probabilmente che si tratta di un'interpretazione arbitraria?
L'articolo 121a della Costituzione federale prevede che la Svizzera regoli autonomamente l'immigrazione, che tutte le autorizzazioni di soggiorno per stranieri siano limitate da tetti massimi e contingenti e che, in particolare, il diritto al soggiorno permanente possa essere limitato. Non possono essere conclusi accordi internazionali che violino questo articolo. Con i nuovi accordi viene fra l'altro ripresa la Direttiva UE sui cittadini dell'Unione, che amplia sotto diversi aspetti la libera circolazione delle persone rispetto al precedente accordo e, in particolare, prevede un diritto legale al soggiorno permanente. Ciò è in chiara contraddizione con la Costituzione. Come già detto, il signor Cassis non affronta affatto questo tema.
1 Nota della redazione: nel diritto, «sui generis» è un termine tecnico utilizzato per descrivere qualcosa che non rientra nelle consuete categorie giuridiche.
Il Consiglio federale non può decidere nulla. Può solo presentare una proposta all'Assemblea federale.
Ci sono altri motivi per sottoporre il pacchetto di accordi al popolo e ai cantoni? Per esempio, la ripresa del diritto UE e il ruolo della Corte di giustizia dell'Unione europea (CGUE). Questo non modifica la nostra legislazione, la democrazia diretta e la giurisdizione?
Questi aspetti istituzionali potrebbero giustificare l'assoggettamento degli accordi al cosiddetto referendum obbligatorio sui trattati internazionali sui generis, come fu il caso per l'accordo SEE.
Ritiene possibile che il parlamento corregga la decisione del Consiglio federale?
È l'Assemblea federale che decide in merito al referendum. Il Consiglio federale non può decidere nulla. Può solo presentare una proposta all'Assemblea federale.
Grazie mille per l'intervista.

Hansjörg Seiler è stato professore di diritto pubblico all'Università di Lucerna dal 2001 al 2005 e giudice federale ordinario dal 2005 al 2021; dal 2016 al 2021 ha presieduto la Corte di diritto pubblico del Tribunale federale.

Walter Wobmann, ex-consigliere nazionale, vicepresidente Pro Svizzera
«La neutralità svizzera è lo strumento più importante per garantire la pace
La Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N) ha deciso di sottoporre a consultazione il controprogetto all'iniziativa sulla neutralità approvato dal Consiglio degli Stati. La consultazione è stata avviata e durerà fino al 23 dicembre 2025.
È insolito che una commissione sottoponga a consultazione un controprogetto dell'altra camera. A che cosa si vuole arrivare con questo?
Sì, in questa fase del dibattito parlamentare è davvero molto insolito, ma apparentemente è fattibile. Si tratta di una decisione della Commissione della politica estera del Consiglio nazionale e queste sedute non sono pubbliche, quindi non è chiaro il motivo. Forse si vuole sondare l'accettabilità di un tale controprogetto, oppure si tratta di una mossa puramente tattica. Tuttavia, la lunga durata dell'esame dell'iniziativa popolare dimostra che la questione della neutralità viene presa sul serio..
Il processo parlamentare si sta protraendo in modo sorprendente. Come proseguirà ora?
La consultazione durerà fino al 23 dicembre. Successivamente, il Consiglio federale redigerà un messaggio in merito, che sarà poi esaminato dal Consiglio nazionale e dal Consiglio degli Stati. L'ultima parola spetterà verosimilmente al popolo a settembre o a novembre del 2026.
La raccolta delle firme è iniziata nel novembre 2022. Se si guarda alla situazione attuale nel mondo, l'iniziativa è ancora attuale?
L'iniziativa popolare è oggi più attuale che mai! Purtroppo, da allora la situazione della sicurezza è ulteriormente peggiorata. Per questo motivo la neutralità svizzera, ossia la neutralità permanente, integrale e armata, è lo
strumento più importante per garantire la pace al nostro paese. Essa contribuirebbe inoltre a ripristinare la fiducia nella Svizzera e la sua credibilità presso la comunità internazionale.


Il comitato d'iniziativa valuterà attentamente la situazione dopo la decisione del parlamento. Ora è importante continuare a sostenere con determinazione l'iniziativa sulla neutralità. Mostrate il vostro sostegno con bandiere da balcone, adesivi e volantini:
«A che punto siamo con l'iniziativa sulla neutralità?»
8 novembre 2022: inizio raccolta delle firme.
11 aprile 2024: deposito alla Cancelleria federale.
28 maggio 2024: Cancelleria federale: iniziativa riuscita con 129 806 firme valide.
26 giugno 2024: il Consiglio federale respinge l'iniziativa senza controprogetto.
27 novembre 2024: il Consiglio federale emette il messaggio relativo all'iniziativa.
27 maggio 2025: La Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati (camera di prima istanza) decide con 9 voti contro 3 e 1 astensione di respingere l'iniziativa. Con 7 voti contro 6 viene respinto un controprogetto diretto.
19 giugno 2025: Dopo un lungo dibattito, il Consiglio degli Stati respinge l'iniziativa popolare con 35 voti contro 8 e nessuna astensione. Con 27 voti contro 15 e un'astensione, sostiene un controprogetto:
«Art. 54a Neutralità della Svizzera:
1 La Svizzera è neutrale. La sua neutralità è permanente e armata.
2 La Confederazione si avvale della neutralità per garantire l'indipendenza e la sicurezza della Svizzera, per prevenire i conflitti o per contribuire alla loro soluzione. Essa si pone a disposizione come mediatrice.»
1° luglio 2025: prima discussione nella Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N).
26 agosto 2025: la CPE-N decide di sottoporre a consultazione il controprogetto del Consiglio degli Stati.
23 settembre 2025: Procedura di consultazione avviata. Termine per la presentazione delle osservazioni: 23 dicembre 2025 (tutte le organizzazioni, come pure tutte le cittadine e tutti i cittadini, possono prendere posizione).
Molto semplice: L'iniziativa sulla neutralità intende sancire concretamente la neutralità svizzera nell'articolo 54a della Costituzione federale, in modo che non possa essere interpretata a piacimento:
1 La Svizzera è neutrale. La sua neutralità è permanente e armata.
2 La Svizzera non aderisce ad alleanze militari o difensive. È fatta salva una collaborazione con tali alleanze in caso di aggressione militare diretta contro la Svizzera o in caso di atti preparatori in vista di una simile aggressione.
3 La Svizzera non partecipa a scontri militari tra Stati terzi e non adotta neanche misure coercitive non militari nei confronti di Stati belligeranti. Sono fatti salvi gli obblighi verso l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e i provvedimenti volti a impedire l’elusione delle misure coercitive non militari adottate da altri Stati.
4 La Svizzera si avvale della propria neutralità permanente per prevenire e risolvere conflitti e offre i propri buoni uffici in qualità di mediatrice. Documentazione:
Primavera 2026: A seconda dell'esito del dibattito parlamentare e della data fissata dal Consiglio federale, sono possibili le seguenti date di votazione: 27.9.26, 29.11.26 ...

Da secoli la Svizzera vive grazie a due pilastri: l’indipendenza e la neutralità. Sono questi valori che hanno permesso al nostro Paese di prosperare, di difendere la sua libertà e di restare un’oasi di stabilità in un’Europa attraversata da conflitti e crisi. Oggi però questi stessi valori sono sotto attacco: da Bruxelles, da organismi internazionali, ma anche da una parte della nostra stessa classe politica che sogna di legare la Svizzera mani e piedi all’Unione europea.
La neutralità non è un concetto superato. È il nostro migliore strumento di pace. Chi chiede «più allineamento» con la NATO o con Bruxelles in realtà vuole trascinare la Svizzera in conflitti che non ci appartengono. Neutralità significa: nessun coinvolgimento in guerre altrui, nessuna presa di posizione di parte, ma dialogo con tutti. È grazie a questo principio che la Svizzera è rispettata nel mondo e può offrire i suoi buoni uffici.
L’indipendenza, a sua volta, significa decidere da soli le nostre leggi, la nostra politica economica e migratoria. Non serve un accordo quadro con l’UE che ci trasformi in una colonia di Bruxelles, obbligandoci ad applicare automaticamente regolamenti decisi da altri. La democrazia diretta non è negoziabile: i cittadini svizzeri devono restare i soli padroni in casa propria.
E infine: l’immigrazione. Non possiamo più chiudere gli occhi di fronte a una realtà evidente. La Svizzera è oggi uno dei Paesi con la più alta percentuale di immigrati in Europa. Questo comporta pressione su alloggi, infrastrutture, scuole e sicurezza. L’immigrazione incontrollata minaccia la coesione nazionale e mette a rischio i valori che hanno fatto grande il nostro paese. La realtà è semplice: senza regole chiare, l’immigrazione diventa un peso insostenibile per la Svizzera.
Per questo diciamo chiaro e forte: la Svizzera deve restare indipendente, neutrale e sicura. Difendere la nostra libertà non è un lusso, è un dovere verso le generazioni future!











La nostra campagna «La neutralità protegge. La neutralità è utile.» del 1° agosto è stata un grande successo: oltre 2000 bandiere da balcone sono state vendute in tutta la Svizzera - un segnale forte della nostra neutralità permanente, armata e totale.
Il concorso per l'esposizione più originale della bandiera ha dato vita a menti creative - i vincitori sono stati proclamati: …
James Schlachter, Liestal
Werner Otto, Castrisch
Jürg Zellweger, Degersheim
Gottfried Bürgi, Thalwil
Fritz und Marietta Bärfuss, Thun
Josef Zahner Kaltbrunn
Eva Graf, Gipf-Oberfrick
Myriam König, La Vue-des-Alpes
Albert Deucher, Steckborn
Hans-Peter und Sonja Hug, Herrliberg
Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno partecipato. Il vostro impegno dimostra che la Svizzera difende i propri valori in modo visibile e consapevole. Continuate così!

Dobbiamo mobilitarci ed essere presenti in ogni angolo del nostro paese:
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Iniziativa per la neutralità

Il trattato di sottomissione all'UE ha conseguenze di vasta portata per il settore sanitario. La popolazione svizzera dovrebbe pagare e non avrebbe più voce in capitolo. Con questo trattato, l'UE può imporre la censura dei media, il coprifuoco e la vaccinazione obbligatoria in Svizzera.
Non solo ci impegneremo ad adottare alla lettera anche nel settore sanitario i regolamenti, le direttive e le sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea in continua evoluzione. No! I funzionari sanitari dell'UE non potranno nemmeno essere perseguiti penalmente. Dovremo accogliere nel nostro paese le agenzie dell'UE e i raccoglitori di dati, che dovranno godere di tutti i privilegi immaginabili: esenzione fiscale, immunità dall'azione penale, esenzione dalle restrizioni all'immigrazione e molti altri vantaggi.
Immaginate che le competenze vengano estese in modo

Rémy Wyssman, consigliere nazionale e membro del comitato esecutivo
tale che queste agenzie dell'UE possano anche ordinare misure coercitive. E se anche voi subiste un danno personale, le agenzie e i loro collaboratori resterebbero impuniti. In breve: il controllore dell'UE potrà fare tutto, voi niente. E se poi il controllore dell'UE deciderà di stabilirsi in Svizzera, sarà anche esentato dal pagamento delle imposte.
L'UE può imporre l'obbligo vaccinaleanche in Svizzera
Sapevate che con la stipula del nuovo accordo sanitario
dell'UE non saranno più i rappresentanti eletti dal popolo a decidere in merito alla nostra sanità e alla libertà di espressione, bensì i tecnocrati sanitari dell'UE nei lontani e protetti palazzi amministrativi di Bruxelles? E non si tratta affatto di questioni di poco conto. Si tratta di misure di grande impatto come l'obbligo di vaccinazione, certificati, isolamento e mascherine. La Svizzera dovrebbe anche entrare a far parte del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), ma senza diritto di voto. L'obbligo di vaccinazione potrebbe così diventare vincolante e la libertà di espressione e di viaggio potrebbero essere limitate senza che noi possiamo avere voce in capitolo.
Contratti di fornitura segreti a spese dei contribuenti svizzeri
Secondo il pacchetto di accordi dell'UE, non potremo più sapere nulla nemmeno nel delicato settore sanitario. Il testo dell'accordo, redatto nel miglior gergo burocratico di Bruxelles, afferma in modo significativo che i documenti classificati come «riservati» non potranno più essere resi accessibili al popolo svizzero. Conseguenza: sia la Svizzera che l'UE potranno stipulare contratti segreti per la fornitura di vaccini. Il principio di trasparenza verrà così vanificato e le aziende farmaceutiche straniere potranno vendere le loro dosi di vaccino in Svizzera a prezzi astronomici e non verificabili, a spese dei contribuenti svizzeri e senza alcun rischio di responsabilità civile. Tutto segreto e senza rischi imprenditoriali. In cambio, noi Svizzeri ci assumeremo tutti i rischi sanitari e finanziari.
Il diritto sanitario dell'UE prevale sul diritto svizzero
E se noi Svizzeri non ci adegueremo, saremo puniti severamente. L'UE potrà imporre sanzioni (in gergo burocratico: «misure di compensazione») al nostro paese se non applicheremo le norme sanitarie dell'Unione. La Corte di giustizia dell'Unione europea ha già chiarito che il diritto sanitario dell'UE prevale sul diritto nazionale.
Non potremo più decidere autonomamente, non potremo più dire nulla, non potremo più sapere nulla, dovremo sopportare tutto. E per tutto questo dovremo pagare milioni a Bruxelles per discutibili programmi di genere e di rieducazione?
Chi non vuole tutto questo deve opporsi all'intero pacchetto di trattati UE.
Con questo trattato, l'UE può imporre la censura dei media, il coprifuoco e la vaccinazione obbligatoria in Svizzera.
Grande resistenza contro i piani di Bruxelles – I critici parlano già di «Stasi 2.0»
Secondo la Commissione europea, in futuro i fornitori di servizi di messaggistica (per esempio Meta con WhatsApp, Signal, ecc.) dovranno controllare che le foto, i video, ecc., contenuti nei messaggi inviati tramite cellulare non abbiano contenuti punibili dalla legge, prima di inviarli in forma crittografata. Rainer Wendt, presidente del sindacato di polizia tedesco: «I controlli delle chat, a prescindere da chi li effettui, segnano la fine della privacy, della libertà di espressione e della democrazia. In qualità di sindacalista, ho bisogno di comunicazioni riservate, per esempio con giornalisti, colleghi o politici». [bild.de, 08.10.25]
La carenza di competenze in Europa è dovuta al deterioramento della formazione generale e professionale, che non prepara la manodopera al cambiamento tecnologico. Come dimostrano i risultati PISA, il livello di istruzione nell'UE è in calo. Le prime posizioni nelle ultime relazioni PISA sono occupate dai paesi asiatici, mentre l'Europa registra un calo senza precedenti. [«Rapporto Draghi: Il futuro della competitività europea»]
permanente a Parigi: perché la Francia non riesce a tenere sotto controllo il proprio debito pubblico
Un primo ministro dimissionario, un debito pubblico enorme e nessuna prospettiva di riforme economiche: la Francia è attualmente in crisi. Da anni la Francia vive al di sopra delle proprie possibilità. Con un debito pubblico di 3,3 trilioni di euro (3.300.000.000.000 euro, pari



Debito pubblico di 3,3 trilioni di euro
al 114% del PIL), il paese presenta in termini assoluti il debito pubblico più elevato dell'eurozona.
[srf News, 07.10.25]
Attualmente il numero di persone senza lavoro è il più
alto registrato da molto tempo a questa parte

3 milioni di persone senza lavoro
Per la prima volta da dieci anni a questa parte, in Germania sono nuovamente più di tre milioni le persone che risultano disoccupate. Nel mese di agosto, l'Agenzia federale per il lavoro (BA) ha registrato 3,025 milioni di disoccupati - 46 000 in più rispetto a luglio. Il tasso di disoccupazione è salito al 6,4%.
Particolarmente colpiti sono i lavoratori dell'industria. Secondo l'Istituto per la ricerca sul mercato del lavoro e professionale (IAB), in questo settore «attualmente si perdono più di 10 000 posti di lavoro al mese». Solo nel settore automobilistico, in un anno sono scomparsi 51 500 posti di lavoro. [welt.de, 29.08.25]
Conclusione: perché dovremmo stare meglio unendoci a Bruxelles e alla mania normativa dell'UE? Le grandi economie dell'UE stanno attualmente attraversando un periodo di grave crisi...
Berna, 16.09.2025 — Il 16 settembre 2025 il consigliere federale Guy Parmelin, capo del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR), e i rappresentanti degli altri Stati dell’AELS hanno firmato a Rio de Janeiro l’Accordo di libero scambio con gli Stati del Mercosur. Prosegue quindi con successo la politica di libero scambio della Svizzera.
La firma dell’Accordo di libero scambio (ALS) tra i quattro Stati dell’Associazione europea di libero scambio (AELS: Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia) e i quattro del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) segna una tappa importante nella politica commerciale della Svizzera. Dopo 14 cicli negoziali, i contraenti hanno finalmente raggiunto un’intesa. Forte dei suoi 270 milioni di consumatori, il mercato comune dell’America meridionale Mercosur è già oggi una destinazione interessante per l’export svizzero e presenta un notevole potenziale di crescita. Nel 2024 la Svizzera ha esportato nei quattro Paesi citati merci per oltre 4 miliardi di franchi, realizzando un aumento del 32 per cento rispetto al 2014.

Grande importanza economica
L’Accordo è conforme ai più recenti ALS conclusi dall’AELS con Paesi terzi e presenta un campo d’applicazione settoriale molto ampio. Scaduti i periodi transitori, circa il 96 per cento delle nostre esportazioni verso il Mercosur sarà completamente esente da dazi. Considerati gli elevati dazi applicati oggi da questi Stati, il nuovo accordo consentirà alle aziende svizzere di realizzare notevoli risparmi doganali, per un totale stimato di oltre 155 milioni di franchi all’anno. A prescindere dagli accordi con l’Unione europea e con la Cina, il nuovo ALS presenta quindi il maggior potenziale di risparmio doganale di tutti gli ALS della Svizzera ed è paragonabile al recente accordo con l’India.
[Comunicazione SG-DEFR]
In materia di innovazione, nessuno può competere con la Svizzera
«Per la quindicesima volta consecutiva, la Svizzera è in testa all'indice di innovazione dell'OMPI, seguita dalla Svezia e dagli Stati Uniti.
La Svizzera rimane il paese più innovativo al mondo. Secondo l'indice dell'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (OMPI), è davanti alla Svezia e agli Stati Uniti, mentre la Cina entra per la prima volta nella top 10.
Da 15 anni la Svizzera è in testa all'indice globale dell'innovazione, che viene elaborato sulla base di decine di indicatori in oltre 130 paesi. I primi tre posti sono gli stessi di un anno fa, seguiti dalla Corea del Sud, che ha guadagnato due posizioni, e da Singapore, che ha perso un rango...»
nuovo al vertice: l'ETH rimane la migliore università d'Europa
Il Politecnico federale di Zurigo rimane ai vertici europei: per la quarta volta consecutiva conquista l'undicesimo posto al mondo nella classifica internazionale «Times Higher Education». [20Min., 09.10.2025]


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Come riportato dalla NZZ del 3 ottobre («Trattati UE: chiedere a Bruxelles prima di ogni votazione?»), se i nuovi accordi istituzionali venissero approvati, l'UE potrebbe non solo imporre misure di compensazione qualora non fosse soddisfatta dell'esito di una votazione (già solo per questo: ma cosa, ancora?!), ma tali misure potrebbero riguardare qualsiasi accordo, quindi anche quelli non inclusi nel pacchetto. La NZZ cita un esempio: se la Svizzera rifiutasse un'estensione del ricongiungimento familiare, l'UE potrebbe ostacolare l'ammissione di prodotti. In questo modo, una votazione sull'immigrazione sarebbe vincolata alla certificazione dei prodotti.
Su cosa voteremmo allora?
Che ne sarebbe del principio dell'unità della materia, che richiede che vi sia un nesso oggettivo tra tutte le parti di un progetto? Come dovrebbe essere strutturato il libretto di voto, se non è chiaro quali misure adotterà l'UE? Secondo la NZZ, nei verbali non vi è alcuna menzione di un obbligo di divulgazione di tali misure. In futuro dovremmo quindi speculare «a titolo preventivo» sulle conseguenze che potrebbe avere un sì o un no - una situazione assurda.

moderna di questo principio. Sebbene non rafforzino un sovrano come nell'antica Roma, creano pressione mettendo in contrapposizione interessi diversi. Naturalmente anche oggi esistono conflitti tra interessi economici e politici: è una caratteristica intrinseca di ogni democrazia. La novità sarebbe però che tali tensioni potrebbero essere provocate e strumentalizzate consapevolmente dall'UE per influenzare le decisioni politiche nel nostro paese. L'approvazione degli accordi bilaterali legittimerebbe istituzionalmente un simile comportamento da parte dell'UE. Conseguenza: invece di discussioni aperte e oggettive, i gruppi di interesse verrebbero messi gli uni contro gli altri. Il buon consenso svizzero e la nostra libertà decisionale democratica verrebbero affossati. A tutto ciò si aggiungono gli enormi costi per la Svizzera. La Svizzera si dissolverebbe come zucchero nell'acqua.
Nell'antica Roma, «Divide et impera» era una strategia per assicurarsi il potere: chi mette i gruppi gli uni contro gli altri impedisce l'unità e la resistenza. Le misure di compensazione estranee alla materia sono una variante
Il buon consenso svizzero e la nostra libertà decisionale democratica verrebbero affossati.



Nella scorsa sessione autunnale il Consiglio nazionale ha affrontato l’iniziativa popolare «No a una Svizzera da 10 milioni», che intende imporre un vero limite alla crescita demografica. Il testo è stato respinto grazie ai voti congiunti di PLR, Il Centro, Verdi liberali, Verdi e PS; solo l’UDC ha mantenuto una posizione coerente e l’ha sostenuta. Il cuore della questione è nei numeri. Negli ultimi 20 anni la Svizzera ha fatto registrare un’espansione demografica che, in larga parte, è dovuta all’eccessiva immigrazione. Questo significa che, anno dopo anno, accresciamo la popolazione netta in modo significativo, con ripercussioni immediate sulle infrastrutture, i servizi e il territorio.

Piero Marchesi Consigliere nazionale UDC
Per rendere l’idea: ogni anno costruiamo una nuova città di San Gallo, che conta circa 80'000 abitanti. Una nuova città di pari dimensioni — un agglomerato da decine di migliaia di persone da connettere con strade, trasporti, reti energetiche, scuole, ospedali, alloggi — e questo indefinitamente. Non è una metafora: è ciò che avviene nel paese nel suo complesso. Una crescita di questa portata non può essere neutra. Le conseguenze sono tangibili: traffico più intenso, trasporti pubblici sovraccarichi, difficoltà negli alloggi, crescita dei costi per i servizi pubblici, pressione sul consumo di suolo e sull’ambiente, stato sociale fortemente abusato da chi non ha mai contributo ad alimentarlo, ma che ne beneficia a piene mani. L’impatto si fa sentire nelle città, nelle periferie e in tutto il territorio nazionale.
Il parlamento non ha voluto accogliere questa gravità: ha preferito respingere l’iniziativa e rinviare la questione. Adesso tocca al Consiglio degli Stati esprimersi e, infine, sarà il popolo — in un voto che verosimilmente si terrà nel giugno 2026 — ad avere l’ultima parola.
L’UDC continuerà a difendere l’iniziativa come una misura pragmatica, non ideologica: perché fermare questo ritmo insostenibile non è un ritorno al passato, è la base per garantire coesione, servizi funzionanti e un territorio vivibile per le generazioni future.
Il nano malefico dice:
Il Consiglio federale ama la neutralità. Tanto che preferisce proclamarla ovunque - a Bruxelles, a New York, nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, nelle misure coercitive non militari («sanzioni»), nelle esportazioni di armi. Neutrale, ma impegnata. Indipendente, ma integrata. Sovrana, ma solidale.
Secondo il Consiglio federale, la Svizzera è neutrale - fintanto che ciò non crea problemi. E se invece crea problemi, allora si procede con «flessibilità».

Domande:
• Esiste una versione della neutralità compatibile con l'UE?
• L'appartenenza all'ONU è legata alla superiorità morale o all'autonegazione diplomatica?
• La neutralità sarà presto pubblicata in un PDF come «linea guida» - con data di modifica indeterminata?
• Il Consiglio federale lavora al servizio della neutralità permanente, armata e totale della Svizzera - o questa è solo uno strumento di diplomazia?
Tanto per chiedere - domande da nani ...

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Importante: la maggioranza del Consiglio federale non intende sottoporre il pacchetto di accordi con l'UE al voto di popolo e cantoni (referendum obbligatorio). Se il parlamento non correggerà questa decisione errata, dovremo raccogliere le firme per diversi referendum. Per questo motivo dobbiamo essere rapidamente pronti a lanciare i referendum.
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