Cultura e welfare: progetti, policies, prospettive dal cantiere Marche rice r c h e &s vil upp o



Contributi di Maria Elena Santagati Rita Soccio Catterina Seia Francesca Velani
A cura di Francesca Velani Prefazione di Enzo Grossi
Contributi di Maria Elena Santagati Rita Soccio Catterina Seia Francesca Velani
A cura di Francesca Velani Prefazione di Enzo Grossi
Prefazione di Enzo Grossi Autori
Maria Elena Santagati
Rita Soccio
Catterina Seia Francesca Velani
Ringraziamenti
Agli autori, gruppo di lavoro del progetto. Rita Soccio, motrice di un processo unico, che grazie a lei di continuo si alimenta e si rinnova; Enzo Grossi e Maria Elena Sant’Agata, che con grande intelligenza e passione hanno saputo dare evidenza a un sistema semi sommerso, svelandone le potenzialità nello scenario internazionale; Catterina Seia, pioniera dei crossover culturali, che genera, tesse, e rafforza relazioni con straordinaria generosità e senza mai arrestarsi, occupandosi così della crescita del Paese.
A chi lo ha sostenuto ed è stato determinate nel suo diventare grande. Antonio Bravi, Sindaco di Recanati e Giorgia Latini, Assessore alla Cultura della Regione Marche.
Per il contributo di pensiero e relazionale un ringraziamento a Luciano Messi, Sovrintendente dello Sferisterio di Macerata e Direttore delle Rete Lirica delle Marche
Grazie al team della segreteria tecnica della Rete, Chiara Ferrari e Francesca Dell’Omodarme in fase di avvio ed Elisa Campana oggi, il cui apporto è stato fondamentale anche per la pubblicazione di questo volume.
Grazie a coloro che personalmente e per i loro enti hanno partecipato e stimolato la riflessione prima al Tavolo e poi con la Rete per il welfare culturale nelle Marche: sono loro che oggi ne rappresentano il vero patrimonio.
Un ringraziamento, infine, a tutti quelli che lavorando in più parti d’Italia tra cultura e benessere, hanno contribuito e contribuiscono a sviluppare riflessioni e attività intorno ad un’idea di sistema.
culturale:
Cultura
Salute
bene alla
domani?
cambio
welfare culturale:
delle comunità,
dove siamo
welfare culturale
modello di sviluppo
benessere
sviluppo
un Comune
caratterizzazione
Recanati alle Marche
in atto, di Francesca
attività
mappa
studi: arte e cultura per il benessere e la salute
cultura e salute: genesi, attività e prospettive di un
sviluppo
policy
bando regionale
buone
esigenze
cultura
benessere
progetti:
per l’adesione
Rete
In questo momento delicato di transizione, ma anche di grandi sfide che ci vedono protagonisti, investire nel settore culturale, grazie alla sua forza trasformativa e rigenerativa, è fondamentale per la ripartenza del Paese. La cultura gioca infatti un ruolo determinante nel coinvolgimento delle comunità e favorisce una dimensione di attivazione sociale che promuove il benessere individuale e collettivo. L’Agenda Europea per la Cultura ci indica la strada: la cultura è fondamento delle future società centrate sul benessere e la qualità della vita. Per l’Italia assume un significato particolare, perché come ha affermato recentemente il Presidente Mattarella “la cultura è l’anima del nostro Paese”.
Investire nel settore attraverso una progettazione sistematica, permetterà una vera e propria transizione culturale verso sistemi socio economici e tecnico produttivi innovativi in termini di visione, processi e prodotti. Anche la Dichiarazione di Roma, approvata dai ministri del G20dellaCultura , ha recentemente riconosciuto quanto essa sia motore cruciale per una crescita sostenibile, equilibrata e inclusiva.
Guardando a questi principi generali, l’attenzione di Promo PA Fondazione verso il welfare culturale si inserisce in un quadro di riflessione già attivato da tempo. Questo tema è divenuto centrale nelle nostre ricerche che, da sempre, si pongono come strumenti utili ad interpretare e comprendere le dinamiche del cambiamento, sostenere la crescita e diffondere la conoscenza. Il percorso nelle Marche presentato all’interno di questo volume, e comparato ad altri percorsi regionali virtuosi, si inserisce in un dibattito che la Fondazione ha già attivato coinvolgendo i massimi esperti del settore. Il welfare culturale è stato infatti approfonditamente trattato in più occasioni a LuBeC – LuccaBeniCulturali.Questi incontri hanno avuto il compito di mettere in luce le principali esperienze nazionali, stimolare il confronto su possibili obiettivi e policies, trovare convergenze comuni e azioni di sistema per un indirizzo nazionale.
È importante guardare al tema secondo una prospettiva di policy design, ed inquadrare queste esperienze come risorse da incorporare sia sul versante della produzione culturale che della gestione di servizi, in particolare quelli sociali, educativi, sanitari. Sia nelle Marche che in Emilia Romagna, regione in cui la Fondazione ha promosso un’indagine conoscitiva sullo stato dell’arte tra cultura e salute, è emerso infatti un ricco e già maturo capitale di esperienze e competenze tra i settori sanitario/socio assistenziale e culturale/educativo. In questo scenario il PNRR per la Cultura , rappresenta senz’altro un’occasione senza precedenti di cambiamento per accompagnare il rinnovamento economico, sociale e urbano del Paese.
In conclusione da queste pagine emerge l’invito a fare in modo che anche a livello nazionale la ricerca, le politiche e le pratiche della salute e della protezione sociale incontrino la ricerca, le politiche e le pratiche dell’arte e della cultura.
La prima cosa che mi ha colpito in questa esperienza è l’entusiasmo dei promotori e dei partecipanti.
Rita Soccio e Francesca Velani sono state i motori della iniziativa, anche lottando nella prima fase per far passare l’idea. Poi il loro entusiasmo ha contagiato le figure locali amministrative e di governance che sono diventate a loro volta promotori e fautori dell’iniziativa. A cascata il messaggio è arrivato a tutti i soggetti coinvolti a vario titolo. È bellissimo che questa pionieristica avventura sia nata a Recanati, città del sommo poeta, che aveva sempre creduto nella forza della cultura e, cosa questa nota a pochi, era stato come filosofo un attento sostenitore della felicità dell’individuo come bene ultimo da perseguire. In una pagina scritta il 30 8 1826 Leopardi dice: “il sommo bene è la felicità”. “Felicità non è altro che contentezza del proprio essere e del proprio modo di essere, soddisfazione, amore perfetto del proprio stato, qualunque del resto esso stato si sia, e fosse anco il più spregevole”1
Ma il nostro aveva anche capito che la felicità origina dal piacere, per Leopardi sinonimo di bellezza. “La felicità, considerandola bene, è tutt’uno col piacere”2 . Il sindaco di Recanati Antonio Bravi crede fermamente che questo sia un progetto importante, e questo va a suo onore, e a quello di una città che nel 2018 si era del resto candidata ad essere Capitale della Cultura. Qualche rimpianto certo, ma poi in realtà il Sindaco come noi crede sempre che Recanati meritava proprio di essere eletta quell’anno.
Ma di che progetto stiamo parlando? Come dice Francesca Velani, che come vicepresidente della Fondazione Promo PA ne ha curato l’esecuzione, a fronte della impossibilità di organizzare un grande convegno nella primavera 2020 proprio sul tema Cultura e salute per il sopravvenuto maledetto lockdown da COVID, si è deciso di lanciare con una grande indagine una ricognizione sulle progettualità attive tra cultura e salute nella Regione Marche. Questo anche perché era evidente che la pandemia avrebbe portato grandi difficoltà tra la popolazione.
In effetti la devastazione della pandemia milioni di morti, conflitti economici e limiti senza precedenti all'interazione sociale ha già avuto un effetto marcato sulla salute mentale della popolazione. I ricercatori di tutto il mondo stanno
1 Zibaldone, Giacomo Leopardi, p. 4191.
2 Idem, pag. 165.
studiando le cause e gli impatti di questo stress, e alcuni temono che il deterioramento della salute mentale possa protrarsi a lungo dopo che la pandemia si è placata. Tra gli effetti collaterali più subdoli della pandemia lo stress psicologico e la predisposizione a disturbi mentali quali ansia o depressione sono quindi sotto gli occhi di tutti e sempre più oggetto di evidenze scientifiche autorevoli.
Da qualche anno sappiamo peraltro che l’arte e la cultura hanno un effetto opposto, promuovendo il well being e la salute mentale. Ne è autorevole testimonianza il rapporto OMS uscito a fine 2019 che riassume circa 3000 studi pubblicati negli ultimi 30 anni a sostegno del ruolo protettivo giocato dall’esposizione alla bellezza artistica sulla salute umana.
La pandemia ha comportato vari gradi di restrizioni sociali che hanno interessato pesantemente la fruizione di arte e l’accesso libero a luoghi culturali. Si viene a chiudere così un circolo vizioso che può spiegare l’aggravarsi dei danni sul nostro equilibrio psicologico specie nelle persone che per propria indole sono più portate alla partecipazione culturale. Un cocktail davvero esplosivo.
Agli occhi dei promotori dell’indagine era evidente che la cultura sarebbe stata una delle medicine fondamentali non solo per curare, ma anche per infondere energia le fasce di popolazione più deboli che si stavano ingigantendo.
L’indagine ha dato effettivamente dei risultati importanti. È emersa una realtà abbastanza sorprendente per ricchezza di iniziative, e grande originalità. In effetti la Regione Marche ospita delle realtà culturali riconosciute a livello internazionale operanti con grande attenzione al mondo socio sanitario, ma che sono poco note a livello nazionale. Tra queste, cito alcuni esempi virtuosi:
• l’Associazione Arena Sferisterio, che dal 2009, in collaborazione con Università di Macerata, Museo Statale Tattile Omero, UIC Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, ENS Ente Nazionale Sordi, ha dedicato la propria attenzione ad ampliare e diversificare il pubblico del Macerata Opera Festival attraverso progetti di accessibilità per i disabili sensoriali di tutte le età (cfr. InclusivOpera). Parallelamente, con la Fondazione Rete lirica delle Marche e l’Università di Macerata sviluppa percorsi multisensoriali gratuiti che precedono lo spettacolo (accompagnato da soprattitoli, audio introduzione e audio descrizioni) e permettono al pubblico di scoprire cosa si muove dietro le quinte, in sartoria, di toccare gli oggetti di scena e ascoltare dalla voce delle maestranze tutti i segreti che si nascondono sopra e dietro il palcoscenico;
• l’AMAT Associazione Marchigiana Attività Teatrali, che ha promosso una formazione tecnica di dieci artisti e artiste che diventeranno tutor di pazienti
parkinsoniani da riabilitare con la filosofia Dance Well, facendoli ballare in luoghi storici.
• l’A.T.G.T.P. Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata, che da più di 30 anni opera su tutto il territorio nazionale, contando sul riconoscimento del MIC, del MIUR e della Regione Marche, poiché di occupa di teatro educazione, teatro sociale, formazione del pubblico e produzione teatrale per le giovani generazioni;
• il Teatro Universitario Aenigma, che dal 1990 svolge, presso l’Università di Urbino, una qualificata attività di ricerca e studio sul linguaggio teatrale con finalità educative e socio riabilitative, realizzando convegni di studi internazionali sul teatro in carcere e il teatro di interazione sociale, nonché laboratori teatrali nelle scuole pubbliche primarie e secondarie, produzioni teatrali, progetti editoriali, mostre e attività di teatro in carcere, con persone diversamente abili o con disagio psichico, con anziani ed in ambito interculturale;
• Il baule dei sogni Associazione di clownterapia onlus, che dal 2001, attraverso i suoi volontari del Sorriso e Clown Dottori, applica le discipline olistiche della Comicoterapia e Clownterapia, cercando di migliorare la qualità della vita di persone con disabilità, disturbi psichici, bambini, anziani e soggetti che vengono da categorie svantaggiate (ex detenuti, tossicodipendenti, minori in situazioni di disadattamento etc.)
Il primo risultato tangibile, evidente dagli interventi tenutisi nel ciclo di webinar proposto da Promo PA nel marzo 2020 intitolato “Cultura e benessere nelle Marche”, è quindi che questa ricerca, i cui risultati sono dettagliati in questo volume, ha messo in rete gli attori delle progettualità cultura e benessere, li ha fatti conoscere, facilitando la messa a sistema di un network che attende ora dalla politica azioni concrete.
E le azioni concrete non si sono fatte attendere. È nata la Rete per il welfare culturale delle Marche, coordinata dal Comune di Recanati e da Promo PA Fondazione.
L’assessore regionale alla cultura, Giorgia Latini, che in epoca non sospetta durante il suo incarico ad Ascoli Piceno aveva lanciato l’ascolto di musica a 432 hertz con il pianista biologo Emiliano Toso presso l’ospedale di Ancona, inaspettatamente per molti ha ottenuto l’inserimento nel piano regionale 2021 2024 proprio del tema cultura e benessere … e molto altro.
Il bello quindi deve ancora venire.
è un nuovo modello integrato di promozione del benessere e della salute, degli individui e delle comunità, attraverso pratiche fondate sulle arti visive, performative e sul patrimonio culturale.
Introdurre il percorso di volontà politica avviato dal Comune di Recanati, in questo momento storico, dopo lo tsunami pandemico, sulle potenzialità della Cultura per il benessere delle persone, significa riflettere sulla possibilità di svolta storica in cui siamo immersi.
Il Rapporto Annuale 2021 dell’Istat delinea uno scenario socio demografico che impone una discontinuità. Solo alcuni dati. Covid ha devastato il mondo con una distribuzione iniqua dell’accesso alle cure e della mortalità. Nel 2020 è stata rilevata la mortalità più alta dal secondo dopoguerra, con emblematici differenziali rispetto al livello di istruzione. Nel complesso, l’eccesso del rischio di morte dei meno istruiti (con al più la licenza media, o quella elementare tra i più anziani) rispetto ai più istruiti (con la laurea o il diploma tra i più anziani) risulta in media pari a 1,3 per gli uomini e a 1,2 per le donne (salito nel Nord Ovest, in corrispondenza del primo picco pandemico, fino a 1,5 per gli uomini e 1,4 per le donne).
Sussistono forti differenze nella dotazione di capitale umano tra Centro Nord e Mezzogiorno, soprattutto in termini di qualità (competenze acquisite), in un contesto nel quale l’Italia tutta, nonostante i progressi compiuti, si colloca in ritardo rispetto all’insieme dell’Ue27.
Nel 2020 sono crollati i matrimoni del 50% e le nascite in modo allarmante del 3,8%. I consumi privati sono calati del 10,7%. A gennaio 2021 si tocca il livello minimo dell’occupazione. La crisi ha penalizzato in particolare i settori a prevalenza femminile. L’incidenza della povertà assoluta è passata dal 6,4 al 7,7% per le famiglie e dal 7,7 al 9,4% per gli individui.
Gli stanziamenti senza precedenti di un’Europa solidale, con il programma Next generation Eu, il PNRR il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, possono consentire di costruire contesti abilitanti, riforme strutturali di ogni sistema, nuove politiche integrate di welfare per traguardare le sfide sociali di un mondo in profonda trasformazione, entro una realtà socio demografica che si caratterizza per profonde, accentuate, forme di disuguaglianza.
Lo sappiamo fin dagli albori della storia dell’umanità.
La Cultura, in quanto esperienza di senso che agisce sulla dimensione cognitiva quanto su quella emozionale, è profondamente connessa allo sviluppo umano, alla fioritura delle persone e delle comunità. Le esperienze sono innumerevoli a livello internazionale, in primis nei mondi anglofoni e scandinavi, come nel nostro paese. Nei luoghi di cura, nei luoghi della cultura, come nelle comunità. Nella promozione della salute, nella prevenzione primaria, come nell’accompagnamento ai percorsi di cura e gestione delle patologie, in tutto l’arco della vita, con attenzione alle persone più vulnerabili, esperienze per quanto promettenti scontano il profilo dell’occasionalità e sono state a lungo confinate al rango di episodi marginali rispetto alla scienza “dura”, agli approcci concreti e realistici al welfare. Fino a qualche tempo fa questa relazione era pressoché assente dalle agende politiche. Solo dopo la pubblicazione di una mole consistente di studi epidemiologici che hanno dimostrato inequivocabilmente come la partecipazione culturale si associ a un prolungamento della longevità e a un miglioramento della condizione di vita in situazioni di patologie degenerative, è cresciuta l’attenzione del suo impatto sul benessere, che va ben oltre l’intrattenimento in cui a lungo l’abbiamo confinata.
Lo scenario sta cambiando rapidamente. La ricerca e le esperienze in atto stanno aprendo prospettive entusiasmanti. La Nuova Agenda per la Cultura3 della Commissione Europea riconosce questa risorsa, tracciando un percorso inedito, fortemente innovativo assunto dalla programmazione europea per il settennale 2021 2027: allarga la sfera di attenzione delle politiche culturali ai cosiddetti crossover, ovvero alle interazioni pianificate, sistematiche e sistemiche tra la partecipazione e la produzione culturale con ambiti di policy esterni, un tempo percepiti come debolmente interconnessi. Le interazioni della cultura con benessere e salute, coesione sociale, innovazione sono inclusi tra i pilastri delle politiche culturali. È questo un grande riconoscimento nei confronti delle innumerevoli esperienze avviate e in corso: una indicazione della volontà dell’Europa di investire significativamente per incoraggiare sia la ricerca scientifica sia la sperimentazione clinica (Sacco, 2019). Nel 2020, la pandemia ha fatto emergere con maggiore forza il ruolo di questa alleanza, mostrando la rilevanza degli strumenti culturali, delle riserve cognitive per la resilienza delle persone al trauma, per la connessione con l’altro, con il mondo. Senza l’accelerazione dell’offerta culturale digitale e la risposta generosa, creativa degli enti di prossimità, il costo sociale dello tsunami, seppur ancora non quantificabile nelle sue profonde ferite invisibili e nell’aumento esponenziale
delle diseguaglianze, sarebbe stato molto più rilevante. Dalla pandemia abbiamo imparato che siamo tutti più fragili e che le attività culturali anche durante e nonostante la chiusura hanno saputo continuare a essere luogo di incontro e di scambio, dove ritrovare forze ed energie, tessere e mantenere legami. Lo leggiamo, tra gli altri, nel report Art Consumption and Well being During the Covid 19 Pandemic4 del progetto Art&Well being di Cluj Cultural Centre (RO) con la Fondazione Bruno Kessler di Trento (IT), il BOZAR Centre for Fine Arts (BE) e la UGM Maribor Art Gallery (SI) che evidenzia il valore attribuito dalle persone alla Cultura nella gestione quotidiana dell’impatto della pandemia durante i lockdown. Dalla survey digitale che ha coinvolto oltre 1500 persone in Europa nella seconda parte dello scorso anno emerge che l’impegno nell’ascolto della musica, la visione di film, la lettura e la scrittura, il disegno e la pittura ha distaccato di quasi 30 punti l’attività fisica e la cucina, mitigando gli stati di animo negativi, la paura e il turbamento portati dall’inedito scenario di instabilità. Un’occasione per sperimentare bellezza, stupore e trascendenza, riflettere sulla vita: “Mi fa sentire meglio”, “Rilassat*/Tranquill*”, "Positiv*”, "Gioios*", "Motivat*/appagat*", “Senso di benessere", "Soddisfazione” e "Ispirat*”. Ma non lo è stato per tutti. I più fragili sono stati schiacciati dalla pandemia in nuove periferie esistenziali.
La consapevolezza dell’impatto sociale della cultura (connaturata nei processi di rigenerazione umana e urbana, sviluppati dal basso dopo la grande crisi a cavallo degli anni ‘10 del 2000 e che si configurano oggi come un grande fenomeno che connota il Paese), è aumentata esponenzialmente anche nelle istituzioni culturali mainstream, nelle quali possiamo affermare che la pandemia ha generato una trasformazione genetica. Per molte è stata l’occasione di ripensare la missione, ampliando la stessa definizione di servizio culturale, di contributo al benessere e alla Salute: non si tratta di tappare le falle a politiche sociali deficitarie, ma riconoscere a livello costitutivo, non più ancillare, il ruolo della Cultura e delle pratiche artistiche sul potenziamento delle risorse individuali e collettive, sull’empowerment, ruolo che non toglie primazie, ma aggiunge forza allo statuto.
Nel 2020, in Italia, i musei e le biblioteche hanno dovuto osservare 126 giorni di chiusura totale. Per 172 giorni le riaperture sono state parziali e contingentate. Per alcuni musei, essere aperti significa non solo accogliere visitatori, ma anche intessere relazioni durevoli e circolari con segmenti speciali di pubblico, grazie all’azione degli operatori dei dipartimenti educazione, esperienze durevoli di benessere fondato sulla costruzione di rapporti coinvolgenti attraverso l’arte. Le
chiusure hanno inflitto un colpo duro a queste delicate relazioni, ma non le hanno azzerate. Dovunque, musei, biblioteche, teatri, hanno trovato il modo di mantenere vivo il legame con il loro pubblico, con una accelerazione della presenza sui canali digitali (Cicerchia, Seia, 2020 e 2021)5. La relazione digitale, all’inizio improvvisata trasferendo in narrazioni analogiche, è stata una base straordinaria per sperimentare, costruire nuove competenze, pensare alla rilevanza strategica di una strategia multicanale non più dilazionabile: in ogni caso un patrimonio, un cambiamento irreversibile. “La mente che incontra una nuova idea non ritorna al punto precedente” affermava A. Einstein.
La consapevolezza dell’impatto della Cultura su più dimensioni della Salute e del benessere di individui, gruppi e collettività cresce nella comunità scientifica internazionale.
Sul versante sanitario, dalla seconda metà del XX secolo, abbiamo assistito a una focalizzazione sul miglioramento prestazionale dei servizi e a progressi senza precedenti nella ricerca biomedicale e nella sperimentazione clinica. Il successo nella lotta biologica contro le patologie non ha avuto contraltare nella dimensione socio relazionale, sui luoghi e sulle relazioni di cura, su ciò che rientra nelle cosiddette medical humanities, pressoché assenti nell’alta formazione delle professioni della cura nel nostro Paese.
La nuova attenzione si fonda sulla rilevanza delle risorse esperienziali individuali, sullo sviluppo del loro potenziale, sulla resilienza, sul valore delle comunità per il loro benessere: è una visione biopsicosociale della Salute basata su un corpo sempre più solido di evidenze convergenti accumulato da inizio millennio, indicazioni confermate dalle ultime frontiere delle ricerche scientifiche (dalle neuroscienze, all’epigenetica, alla psiconeuroendocrinoimmunologia).
Oggi la stessa OMS Organizzazione mondiale della Sanità acclara il valore della Cultura per la Salute con l’Health Evidence Network Synthesis Report 67 2019 (Quali le evidenze del ruolo della cultura nel miglioramento della Salute e del Benessere?)6, una vera milestone per operatori socio sanitari, culturali,
5 Cicerchia, Seia, “Cultura, creatività e benessere: verso un welfare culturale”, in Rapporto Symbola 2020, Io sono Cultura, https://www.symbola.net/approfondimento/cultura benessere isc20/; Cicerchia, Seia, “Welfare culturale, che passione”, in Rapporto Symbola 2021, Io sono Cultura, https://www.symbola.net/approfondimento/welfare culturale che passione/
6 Il Rapporto prende in esame oltre 900 pubblicazioni prodotte dall’inizio del 2000, review sistematiche, meta analisi e meta sintesi basate su oltre 3000 studi e 700 ulteriori singoli studi nella Regione Europa (53
educativi e policy makers. Questo rapporto, citato nella prefazione del volume, mette a disposizione i risultati di una rassegna della letteratura scientifica e umanistica con un approccio interdisciplinare (medicina, psichiatria, psicologia, filosofia, neuroscienze, antropologia, sociologia, geografia ed economia della salute, sanità pubblica…), senza precedenti.
Il lavoro acclara come lapartecipazioneculturalesiaunaimportanterisorsa salutogenica,ovverocapacedicrearesalute,sianelladimensionedella promozioneedellaprevenzioneprimariasianeipercorsienellerelazioni dicura,nellacostruzionediequitàediqualitàsociale. È il risultato di un lungo percorso strategico che OMS ha avviato nel 2013 con l’approccio Salute in Tutte le Politiche che indica che la Salute, in quanto fenomeno dinamico e complesso, non è soltanto responsabilità ed esito della Sanità, ma della interdipendenza di ogni politica, del comportamento di ogni organizzazione e di ogni individuo. In questa direzione OMS raccomanda ai policy makers, di considerare la centrale influenza della partecipazione culturale nella costruzione di politiche sanitarie sempre più intersettoriali con il dialogo tra cultura, educazione e socialità e incoraggia un approccio dal basso attraverso l’arte comunitaria, partecipativa, per valorizzare le risorse umane esistenti, per generare coesione sociale.
Anche IUHPE-International Union of Health Promotion and Education ha recentemente pubblicato (luglio 2021) un volume a cura di ricercatrici provenienti da USA, Argentina e Norvegia, che esplora il potenziale delle arti nei processi di trasformazione sociale in un quadro di giustizia sociale (in open access Art and Health Promotion: tools and bridges for practices, research and social transformation7).
Il campo della promozione della Salute è una disciplina centrale volta a consentire alle persone di migliorare il proprio benessere fisico, mentale e sociale, obiettivo per il quale è necessario identificare e realizzare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni, per far fronte e modificare il proprio ambiente. La Salute è vista quindi come una risorsa per la vita quotidiana, non come l’obiettivo del vivere. Assumere questo punto di vista, riconoscendone le determinanti sociali non è compito semplice, in quanto prende in considerazione anche le barriere strutturali, sociali, culturali ed economiche, che coinvolgono più domini paesi).
su autorizzazione dell’OMS,
e quindi l’influenza di questi fattori, che portano rischi di esclusione sociale, va considerata con una lente intersettoriale.
La dimensione sociale è già enfatizzata dalla Carta di Ottawa (OMS 1986) che sostiene che la Salute è creata nei contesti di vita quotidiana in cui impariamo, lavoriamo, giochiamo, amiamo: è il risultato di un insieme di risorse, fisiche, personali e sociali in possesso dell’individuo, della capacità di auto determinazione, grazie a contesti favorevoli a svilupparle attraverso ‘opportunità’ accessibili.
Per affrontare e correggere problemi che incidono sulle disparita di salute, attraverso l’impegno attivo di tutti i settori della società, la Carta indica cinque linee di azioni: rafforzare le comunità, lavorare sugli ambienti sociali per lo sviluppo delle abilità personali, riorientare i servizi in un quadro di politiche concentrate intenzionalmente su questi sforzi.
Contro le diseguaglianze. Le Arti hanno un ruolo promettente nel promuovere giustizia sociale e autodeterminazione (Chandanabhumma e Narasimhan, 2019). Già nel 2009 la dichiarazione di Lima su Arte, Salute e Sviluppo (PAHO) ne ha sottolineato il potere intrinseco, suggerendo connessioni chiave: l’Arte è “un potente strumento per rielaborare situazioni critiche, il dolore e delineare migliori per le vite di ognuno (pag 3); attraverso la creatività, si promuovono immaginazione e pensiero critico, presupposti per la cittadinanza attiva e il cambiamento sociale”. Esprime una potenzialità fondata sul riconoscimento che la partecipazione culturale attiva e alcune specifiche attività culturali sono fattori che stimolano gli immaginari. Favorisce quelle che OMS definisce le life skills le abilità per muoversi con pienezza sulla scena della vita8 (con particolare riguardo a empatia, comunicazione efficace, gestione delle emozioni e lavoro di team), il rafforzamento delle competenze mnestiche e comunicative (verbali e non verbali), la riattivazione fisica del corpo (movimento, respiro, equilibrio), l’integrazione corpo-mente (sensazione/emozione/pensiero), lo sviluppo di social value e capitale sociale, la valorizzazione e inclusione delle differenze, la riflessione etica e il potenziamento dell’apprendimento critico, la promozione della resilienza. Le Arti possono contribuire al contrasto al burn out e la gestione dello stress, alla healthliteracy (la capacità di comprendere e guidare i propri percorsi di salute, che dalla dimensione individuale ha impatti sul capitale sociale). Agency, direbbe l’economista premio Nobel A. Sen, ovvero l’effettiva possibilità e abilità di azione di ogni individuo, a favore del proprio benessere.
Un crescendo rossiano di interesse che si traduce in un aumento delle ricerche, in risultati scientifici sempre più eclatanti, nella moltiplicazione delle esperienze e dell’avvio di percorsi strategici da parte di investitori sociali e di pubbliche amministrazioni (Sacco, 2019).
Con questa consapevolezza, con Annalisa Cicerchia abbiamo contribuito per il secondo anno consecutivo al Rapporto “Io sono Cultura” di Fondazione Symbola che, valutando gli impatti economici della cosiddetta “economia arancione”, guidata dalla cultura e dalla creatività (Trimarchi, 2019), ha deciso di trattare la dimensione del welfare, come presupposto per uno sviluppo sostenibile, area di crescita di nuove competenze e professioni. Un welfare culturale.
Il sistema italiano di welfare non è ancora concepito nella sua struttura generale come strumento di capacitazione e crescita, come leva di sviluppo sociale (Mimmi, 2021). Continua a prevalere una concezione assistenziale, di welfare riparativo. I servizi non riescono a rispondere da soli a bisogni sempre più complessi se non interagiscono con una rete di risorse comunitarie, di prossimità, più o meno formali. Un processo di inclusione sociale non può ridursi a qualche ora di assistenza domiciliare sanitaria e farmacologica o di ospitalità in un centro diurno. Senza una rete di vicinato, di volontari che affiancano la persona, danno sollievo ai carer familiari, attività sportive e culturali che valorizzino le capacità espressive, senza una comunità competente il processo di inclusione fatica ad avere successo.
Ma se il welfare e la coesione sociale debbono diventare nelle linee applicative del Recovery plan il terzo asse di sviluppo del nostro Paese insieme alla transizione ecologica e digitale, dobbiamo comprendere come fare in modo che le persone possano esprimere il proprio potenziale. La Cultura aumenta la consapevolezza di chi siamo, facilita la relazione con gli altri e la partecipazione collettiva favorisce modi innovativi di approcciare, definire e risolvere i problemi. Contrastare le diseguaglianze è una sfida economica e sociale.
Considerando che creazione di una società della cura, capace di prendersi cura non sia più un’opzione, nel primo giorno del primo lockdown con una call to action ha preso avvio una inedita piattaforma di ricerca azione nazionale, CCWCultural Welfare Center9 .
Dieci professionisti provenienti da diverse aree disciplinari che, nell’ambito di altrettante istituzioni, hanno cooperato a geometria variabile dagli inizi del
millennio sul terreno pionieristico per l’Italia dell’alleanza tra Cultura e Salute, hanno deciso di mettere a sistema le migliori competenze per contribuire attraverso le Arti a una nuova idea di welfare.
Il centro ha sede operativa in due luoghi simbolo dell’innovazione sociale, unendo idealmente Nord e Sud: a Torino nel Distretto Barolo, dal 1823 vera cittadella della solidarietà e a Favara, in provincia di Agrigento, dove dieci anni fa ha preso avvio uno dei più significativi progetti di rigenerazione urbana a base culturale del mondo.
Il welfare culturale è un neologismo che sta conoscendo una rapida diffusione. Per il suo uso disinvolto, abbiamo sentito la necessità di una prima definizione nel 2020 per il Dizionario Treccani10, aperta a ulteriori interpretazioni.
Poiché il benessere individuale viene influenzato in modo sostanziale da forme specifiche di accesso culturale, le politiche che puntano a promuoverne l'accesso possono essere considerate come politiche per la Salute. Il welfare culturale − integrando e mettendo a sistema competenze e risorse di diversi settori per il raggiungimento di un benessere delle persone e della collettività può rappresentare una traiettoria di azione primaria di intervento per città e territori, così come a livello di Paese.
CCW unisce e rafforza le voci che nel Paese ritengono urgente, coinvolgendo attori e portatori di interesse pubblici e privati, lavorare in un’ottica multidisciplinare, multilivello e intersettoriale, per dare valore e rafforzare in termini metodologici le esperienze in atto che adottano l’arte e la cultura nei processi di cambiamento, nutrire visioni e azioni che pongano in atto questa visione, attraverso ricerca, advocacy e l’accompagnamento delle politiche, supportando la costruzione di nuove competenze. In questa direzione ha stipulato partnership11 e chiamato a raccolta altri esperti in una knowledge community. Un ecosistema di dialogo dal quale ha preso vita un Laboratorio nazionale sulle politiche12 .
Territori apripista. Da pratiche virtuose a politiche. L’Italia delle buone pratiche pronta a un cambio di passo
CCW aderisce ad ASVIS e Alleanza per l'Infanzia. La rete CCW comprende tra gli altri Fondazione Fitzcarraldo, Corep Consorzio Formazione Permanente Università di Torino, DoRS centro di documentazione per la promozione della Salute, E.SI.S. Ente siciliano per il servizio sociale.
Il Laboratorio "Cultura e Salute: è tempo di politiche" è stato avviato ad ArtLab 2021, con soggetti che stanno sviluppando strategie di sistema (Amministrazioni regionali e cittadine, Reti, Investitori sociali).
In Italia alcuni territori apripista stanno lavorando per un salto di scala delle pratiche. Amministrazioni pubbliche ed enti della filantropia istituzionale intenzionati a varare strategie di lungo termine, cross over, hanno commissionato indagini per far emergere il patrimonio dei soggetti e delle esperienze attive nei loro territori in tema, per capitalizzare l’esistente, radicandolo in processi e protocolli, come risorsa per le nuove sfide sociali.
Per parlare di welfare culturale è indispensabile pensare in termini di sistema territoriale e avviare un dialogo profondo, costruttivo, continuativo tra mondi che hanno comunicato poco tra loro, quello delle professioni culturali e quello medico assistenziale.
Dalle analisi svolte in Italia emergono:
• la consapevolezza che il tema sia strategico per lo sviluppo sostenibile della società;
• un’intensa attività diffusa e in alcuni casi molto matura;
• la necessità di condividere processi rigorosi, portando a modello buone pratiche già in essere;
• la forte esigenza di formazione specifica che favorisca il dialogo intersettoriale, sia degli operatori culturali, sia socio sanitari che educativi13 ;
• la mancanza di politiche e di misure finanziarie dedicate allo sviluppo di azioni di medio e lungo periodo.
C’è un problema di linguaggi, per i quali occorre una koinè, ma soprattutto un lento e costante lavoro di cooperazione interdisciplinare, con una piena collaborazione degli attori istituzionali che incidono su questi processi.
Va evitato che la partecipazione culturale venga strumentalizzata ai fini del perseguimento della qualità sociale, in quanto la Cultura è un’espressione umana dotata di un valore intrinseco, i cui effetti in termini di comportamenti vanno osservati a livello longitudinale in un orizzonte temporale di medio lungo termine.
Le esperienze culturali non producono lo stesso effetto di benessere su chiunque, ma nella misura in cui viene riconosciuto valore e significato dagli individui e dalle comunità (Sacco, 2019).
13 In risposta a questo tangibile bisogno, CCW Cultural Welfare Center ha avviato una Scuola dedicata, CCW School, progettando il primo Master executive Cultura e Salute in Italia, a reti unificate per i mondi della cultura, salute, sociale, e sanità.
Solo bandendo il riduzionismo, le generalizzazioni, possiamo evitare che uno scenario promettente venga screditato da “cattive” pratiche e si trasformi in una moda passeggera.
Le pratiche debbono avere alto livello qualitativo, è un prerequisito, ma affinché producano un impatto sociale significativo e divengano un patrimonio permanente è determinante trovare contesti territoriali che decidano consapevolmente e in modo coeso di dare spazio a queste sperimentazioni e sostenerle, con una ricomposizione e un miglior utilizzo delle risorse pubbliche e private per una maggior rispondenza tra problemi e soluzioni (Manzoli, Paltrinieri, 2021).
Apriamo finestre su alcuni percorsi che evidenziano il cambio di passo nelle Regioni del Centro Nord.
LA TOSCANASono passati quasi 15 anni da quando, quasi contemporaneamente negli Stati Uniti, in Europa e in Australia hanno preso avvio i primi programmi di attività museali per le persone con demenza. Dopo le prime esperienze pionieristiche si sono diffusi e si sono moltiplicate le ricerche che ne attestano gli effetti benefici per i partecipanti. D’altronde, nel mondo sono 46 i milioni stimati di persone che vivono con la demenza; di questi il 60% con diagnosi di Alzheimer. A causa dell’invecchiamento della popolazione si prevede che nel corso dei prossimi 30 anni i casi triplicheranno ed entro il 2050 sarà colpita 1 persona su 85 nel mondo coinvolgendo 130 milioni di individui. Dal 2013, partendo dall’esperienza pilota del Museo Marino Marini, molti musei toscani hanno elaborato in rete un proprio modello per programmi dedicati alle persone che vivono con l’Alzheimer e ai loro carer. Il percorso è riconosciuto e sostenuto dall’Assessorato alla Cultura regionale.
Nell’agosto 2020, con soggetto capofila l’associazione L’Immaginario, viene formalizzato il Sistema MTA Musei Toscani per l'Alzheimer (www.museitoscanialzheimer.org), per favorire il coordinamento delle attività e intensificarne l’efficacia, promuovere formazione continua e comunicazione integrata. Aderiscono 21 istituzioni culturali che rappresentano oltre 40 tra musei e sistemi territoriali, realtà molto diverse tra loro che comprendono musei d’arte, spazi espositivi, musei di storia naturale, orti botanici, musei archeologici, etnografici e scientifici, biblioteche; da realtà grandi e affollate da numerosi visitatori a musei piccolissimi.
Il Sistema cura la costruzione del dialogo con il servizio Sistema Sanitario Nazionale SSN, per integrare le proposte dei musei con gli altri servizi dedicati alle persone con demenza.
Il modello toscano propone un incontro attivo, intenso e significativo con il patrimonio museale: un’esperienza che restituisca la certezza di essere parte attiva della vita culturale e sociale della comunità. Non ha intenzioni terapeutiche, non si propone come obiettivo di mantenere le capacità cognitive, o rallentarne la perdita, o ridurre i disturbi del comportamento, ma misura con parametri il successo degli interventi.
Tutti i programmi si basano sulla collaborazione, nella progettazione e nella conduzione delle attività, di educatori museali e di professionisti con competenze specifiche ed esperienza in ambito geriatrico e di cura delle demenze: animatori, educatori, psicologi. Questo ne fa un progetto complessivo, che va appunto nella direzione di favorire e promuovere un cambiamento sociale radicale, una risposta della comunità alla questione della demenza.
L’importante lavoro del Sistema MTA di integrazione degli interventi e dei servizi del settore socio sanitario con quello culturale ha portato all’inclusione dei programmi museali negli interventi “psicosociali” fra quelli di Assistenza Domiciliare Integrata prevista nel Piano Regionale Demenze (e sempre più incentivata da parte del SSN). Il percorso di accreditamento dei servizi museali è un passaggio fondamentale affinché il museo possa giocare un ruolo attivo e non essere considerato esclusivamente uno spazio in cui soggetti esterni, accreditati nello svolgimento di servizi alla persona, svolgono attività.
Il servizio non si è interrotto con il distanziamento fisico imposto dalla pandemia. I musei hanno continuato a lavorare per mantenere vivo il contatto con il proprio pubblico, sperimentando varie modalità in remoto che hanno permesso di non lasciare sole le persone e di creare nuove opportunità di relazione. Il Sistema MTA ha ideato e organizzato un percorso di formazione per la gestione di attività a distanza che ha coinvolto 70 professionisti dei musei e del mondo della cura, che hanno a loro volta mobilitato centinaia di partecipanti, prevalentemente residenti in case di riposo e RSA, ma anche persone che vivono in famiglia, con i loro carer.
Un convegno internazionale del marzo 2021, in digitale, ha visto la partecipazione di oltre 350 professionisti dal mondo a testimonianza delle grandi
potenzialità delle proposte culturali inclusive a favore degli anziani fragili nelle proposte culturali14 .
Il modello Musei per l’Alzheimer Toscana, vincitore di bandi europei, è esportato in altre Regioni italiane, tra cui Piemonte ed Emilia Romagna.
Reggio Emilia, Bologna, segnano strade nell’innovazione sociale: dall’educazione ai processi di rigenerazione urbana e umana, al welfare comunitario, ovvero servizi alla persona guidati dalle pubbliche istituzioni, gestiti direttamente o affidati al terzo settore che si fondano sul valore della comunità. Bologna, città che continuamente sperimenta soluzioni per favorire l’uscita delle persone dalla fragilità con risorse nazionali e sovra nazionali, da tempo ha inserito nel Piano Strategico Metropolitano, nell’area delle politiche di welfare, un capitolo dedicato all’Empowerment delle Comunità (Franzoni, 2014) che contempla la partecipazione culturale come risorsa per costruire capitale sociale e cittadinanza attiva. La collaborazione strutturale dell’ASL con l’Associazione Arte e Salute a fianco delle persone con patologie psichiatriche ne è un esempio che riflette un approccio complesso al tema della cura con una collaborazione sistematica tra professionisti di discipline diverse, con un metodo collaborativo. Co progettazione e co produzione sono leve dei più innovativi approcci di welfare, che superano la dimensione dell’assistenza a favore di nuove forme di socialità e mutualità volte a prevenire e attenuare il disagio, rispondere ad antichi e nuovi bisogni valorizzando la connessione tra le persone, le famiglie e il territorio, attraverso la ritessitura di legami, generativi di responsabilità.
Molte città al mondo stanno portando avanti processi partecipativi e collaborativi nel solco delle trasformazioni sociali che chiamano in causa la responsabilità sociale condivisa, la collaborazione tra pubblico e privato. Il comune di Bologna, ispirato dalla Città di Barcellona con cui è in dialogo costante, ha attivato nel 2016 una nuova governance urbana, con un decentramento dei servizi. Con il percorso di welfare di Comunità che ne è seguito, i Quartieri hanno una centralità, non sono solo soggetti amministrativi che erogano servizi, ma luoghi di cittadinanza attiva, di sviluppo di reti, quindi di comunità. “Dai Laboratori di Quartiere nascono le Scuole di Quartiere per sostenere coloro che sui territori si prendono cura delle persone e dei luoghi, rafforzando il legame tra le diverse identità locali in
di Giappone (ArtsAlive http://www.artsalivejp.org/), Inghilterra (Manchester Museum (https://www.museum.manchester.ac.uk; https://www.mmfromhome.com), Olanda (Museo Zeeuws di Middelburg https://www.zeeuwsmuseum.nl , Van Abbe Museum di Eindhoven https://vanabbemuseum.nl) e Stati Uniti (Arts & Minds https://artsandminds.org).
una città che ha nel proprio DNA la partecipazione civica e la valorizzazione delle differenze”.
Nel 2017, nell’ambito del Piano Innovazione urbana, con la “Mappa della Cultura”, ha avviato una lettura dinamica della trasformazione degli spazi urbani, indotti dall’innovazione sociale a base culturale, integrandola con dati qualitativi per comprendere come i luoghi siano immaginati, vissuti dai diversi gruppi sociali.
Un programma di ricerca e formazione realizzato dal Dipartimento delle Arti DAMS dell’Università di Bologna, promosso dalla Scuola Achille Ardigò e dall’Area welfare del Comune ha analizzato la dimensione culturale nel welfare di Comunità nelle esperienze territoriali nel quartiere Navile alla luce della crisi generata da Covid 19, restituendo le riflessioni in un volume del luglio 202115 . “Ripensare al ruolo della cultura nell’ambito del welfare significa allontanarsi da un’ottica assistenziale, di risposta prestazionale o riparativa ai bisogni espressi e guardare a un’ottica universalistica, come leva di sviluppo e crescita delle persone, delle comunità e del sistema economico complessivo”.
Bologna ha affrontato questa sfida attraverso l’Assessorato all’Immaginazione civica, confluito nella delega alla Cultura. Il programma Pon Città Metropolitana 2014 2020 aveva come obiettivo l’inclusione sociale e la coesione, con un pensiero trasversale, uscendo da una logica di azione e infrastrutturazione riparativa, i cui esiti sono nella direzione che l’Europa oggi sollecita. E ha investito nella Cultura come leva, in linea con le politiche di welfare comunitario e generativo; promosso progetti di rigenerazione socio culturale di singoli individui, comunità e aree cittadine connotate da degrado; animazione territoriale, collaborazione civica, progettazione condivisa, laboratori per rigenerare e rinsaldare legami, favorire processi di produzione e disseminazione culturale in particolare nei giovani.
Un progetto in corso è “Exit strategy vie di uscita culturali” che ha l’intento di contribuire al benessere della popolazione con percorsi preventivi, riabilitativi e di inserimento socio sanitario. La Cultura accompagna piani socio sanitari, in particolare per minori con situazioni genitoriali problematiche, giovani ritirati, adulti con storie di disagio, con la creazione di reti con attori istituzionali, la strutturazione di rapporti continuativi con welfare, Sanità ed Educazione, il
15 Welfare culturale, la dimensione della cultura nei processi di welfare di comunità. A cura di Giacomo Manzoli e Roberta Paltrinieri ed. Franco Angeli, 2021.
rafforzamento delle biblioteche di quartiere, delle sale di pubblica lettura come presidi culturali.
Parma, riconoscendo nel benessere delle persone e delle comunità il prerequisito per lo sviluppo sostenibile, lo ha assunto tra gli assi del progetto strategico di Capitale Italiana della Cultura 2020+21, guidato dall’Assessore Michele Guerra, con il coordinamento di Francesca Velani. Una riflessione collettiva è stata la base per una collaborazione stabile tra istituzioni culturali, socio sanitarie ed educative, nella prospettiva di costruire veri e propri servizi al cittadino, cross over tra Cultura e Salute, con risultati riconosciuti, che possano realmente diventare patrimonio comune. L’intenzione è stata formalizzata attraverso il protocollo d’intesa “in materia di Salute della città” attraverso il quale il Comune di Parma ha coinvolto le principali organizzazioni sanitarie della città. Una politica di welfare culturale che converge con la Sanità anche nella trasformazione in corso della medicina del territorio che vede nello strumento delle “case della salute” una leva di prossimità per la promozione della Salute, l’inclusione sociale, la prevenzione e l’accompagnamento nei percorsi di cura. Sono già in programma interventi di capacity building a favore degli operatori socio sanitari, l’organizzazione di esperienze performative (artistico teatrali e/o musicali) nei quartieri periferici della città al fine di coinvolgere la cittadinanza e valutare gli effetti della partecipazione culturale, la vicinanza alle imprese che vedono nella cultura un driver di innovazione e di benessere organizzativo. Il progetto “Cultura e Salute” travalica i confini cittadini. Un’indagine in corso condotta da Promo PA Fondazione, di cui Francesca Velani16 è vicepresidente, in dialogo con l’assessorato alla Cultura regionale, sta interessando l’Emilia Romagna.
Lo spessore della visione politica, le risorse in campo (considerando anche che l’Università di Parma è un centro riconosciuto internazionalmente nelle neuroscienze, nella psicolobiologia e nella psicologia fisiologica), l’ampia base di stakeholders coinvolti sono di buon auspicio per la tenuta del programma, anche per la tornata elettorale dell’amministrazione cittadina del 2022.
La Fondazione Compagnia di S. Paolo, una delle corazzate filantropiche del Paese, è il primo investitore sociale italiano a varare una strategia di lungo termine su “Cultura e Salute”.
16 Che dal 2018 con LuBeC Lucca Beni Culturali promuove il dibattito nazionale su Cultura e Salute in collaborazione con CCW member.
Nell’estate 2020 ha commissionato un’indagine realizzata da CCW Cultural Welfare Center con DoRS Centro di Documentazione per la Promozione della Salute della Regione, per conoscere sotto questo profilo le sue aree di elezione, Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. Il lavoro ha fatto emergere nella macro regione del Nord Ovest uno scenario ricco e complesso: quasi 3000 iniziative avviate negli ultimi dieci anni, da oltre 250 soggetti, singoli individui, realtà di medie dimensioni, prevalentemente non profit, che dedicano le loro energie alla relazione tra cultura e promozione della salute, prevenzione, gestione e cura delle patologie, nei luoghi di cura come nelle istituzioni culturali, nella comunità.
La ricerca non è esaustiva, ma ben rappresenta il fermento e il patrimonio culturale, professionale e civico diffuso nelle tre Regioni, già intuito da osservatori qualificati, ma mai mappato. Si tratta di un universo pulviscolare, nascosto, ma con radici profonde, che affondano in stagioni di innovazione sociale, partendo dalla fine degli anni Sessanta, dalla rivoluzione basagliana che aveva visto tra i fulcri l’Ospedale Psichiatrico di Collegno. Un ruolo da apripista è assunto dalla medicina in stretto contatto con il disagio psichico e sociale nel coinvolgere il mondo della cultura. La nuova psichiatria s’impone di spezzare l’isolamento che attaglia gli individui in condizioni di disagio e di lavorare sulla dimensione relazionale, sulle loro potenzialità, sull’allargamento dell’habitat della cura. È in quel contesto che nascono sul territorio esperienze seminali di rapporto tra le dimensioni della cura e le attività culturali e artistiche, nelle arti figurative e performative. L’attuale humus di ricchezza di sperimentazioni ha avuto inoltre altre rilevanti radici in altre stagioni di innovazione sociale nel decennio ’70 ’80: il Piano Nazionale Sanitario con il Piemonte come Regione di riferimento per il sostegno alle azioni di educazione di promozione della Salute, la rivoluzione educativa innervata sui territori, con il Terzo settore nell’Educazione informale e nell’Animazione teatrale, best practice a livello nazionale. Dai primi anni duemila, sempre a Torino, la stagione dei progetti di rigenerazione urbana con il progetto apripista Teatro e Periferie e il Teatro Sociale e di Comunità, nato a Torino e portato nel mondo.
Sono lezioni che non andranno più perse e che continuano a irrorare le pratiche di cura e salute nelle istituzioni e nei territori. Un patrimonio diffuso sulla Salute come bene comune che muove intersettorialità, partecipazione civica, con buone pratiche che hanno risonanza europea, ma che spinti prevalentemente dal basso faticano a radicarsi. Ha necessità di un tessuto istituzionale e sociale di orientamento, supporto, capacitazione per diventare un ecosistema che possa dare un contributo efficace e sostenibile alle sfide di Salute. Di investimenti.
Fondazione Compagnia di S. Paolo ha delineato la sua strategica su quattro macro ambiti:
1. Cultura e prevenzione primaria
2. Cultura, relazione di cura e medical humanities
3. Cultura e umanizzazione dei luoghi di cura
4. Benessere e cura nelle istituzioni culturali
E intende investire su modelli di intervento con impatto valutabile, replicabili grazie a protocolli. In questa direzione ha varato un percorso sperimentale pluriennale, sviluppato con una commissione scientifica interdisciplinare, il Cultural Wellbeing Lab focalizzato sullo sviluppo di quattro progetti dimostrativi, pilota, su sfide sociali realizzabili con reti multiattoriali, nei diversi assi di intervento, che creino dialogo, sensibilità e competenze.
Il percorso sulla Cultura come risorsa di benessere che in questo libro si racconta, avviato nel 2020 dal Comune di Recanati, una delle città finaliste della Capitale Italiana della Cultura del 2018, è il primo in Italia ad essere assunto come pista politica da parte della Regione di appartenenza, che lo co finanzia. Incontriamo nuovamente Promo PA Fondazione, che affianca il percorso, che è partita da una indagine che ha interessato quasi 4000 realtà socio sanitarie, assistenziali, educative e culturali a livello regionale. Conoscere e valorizzare l’esistente, le organizzazioni attive sul tema, lo stato dell’arte dei loro progetti è stato il primo passo di una mobilitazione che ha portato alla creazione di una community (istituzioni culturali, pubbliche amministrazioni, università, aziende sanitarie, imprese sociali, culturali, b company), riunita in un tavolo permanente di lavoro, accompagnata da un’azione di capacity building.
Nel 2021, il percorso è sfociato nel piano Triennale della Cultura della Regione Marche, che ha l’obiettivo di modellizzare azioni intersettoriali, favorire la nascita di servizi trasversali tra cultura e sistema socio sanitario attraverso l’aggregazione tra soggetti pubblici e privati e tra le diverse organizzazioni e ambiti.
La community è la base per la nascita della Rete regionale per il welfare culturale nelle Marche. Una linea di stanziamenti a bando pubblico regionale su Cultura come cura (Prevenzione e promozione della Salute e Trattamento delle patologie) e Cultura per l'inclusione e la coesione sociale, con focus sulle persone con disabilità, sosterrà processi e progetti intersettoriali per l’accessibilità e la partecipazione culturale dedicati a questo specifico target e per la terza età, azioni in collaborazione con il Tavolo regionale permanente istituito
con la legge regionale per la “Promozione dell’invecchiamento attivo”, n. 1 del 28 gennaio 2019.
E domani? Un cambio di paradigma.
Le idee e le innovazioni che saremo in grado di generare in questo periodo rimarranno un patrimonio di esperienze prezioso anche quando l’emergenza sarà superata: è proprio di fronte a scelte complesse, quando siamo costretti a mettere in gioco le nostre capacità migliori, a ripensare i nostri valori e il senso stesso del nostro agire.
Siamo all’inizio di un ciclo di ricerca, professionalizzazione, sperimentazione che apre un nuovo approccio integrato alla promozione della Salute, alla prevenzione primaria, alla cura che guarda alle relazioni di comunità, al welfare di comunità. In una cornice di ripensamento dei modelli di welfare nazionali e locali, il welfare culturale appare, in quanto modello integrato, una via possibile per forme innovative di risposte a bisogni individuali e collettivi. Ci autorizza a immaginare piste di lavoro teoriche ed empiriche per le pubbliche amministrazioni.
Il salto di scala delle pratiche culturali per la salute, il ridisegno del sistema di welfare e di coesione richiedono uno studio approfondito sulle risorse e sulla sostenibilità, anche economica, ma abbiamo elementi per potere affermare che l’inazione costerebbe di più, in termini sociali e finanziari.
Occorrono nuove competenze, per evitare gli slogan. È una strada lunga, irta di nodi, ma piena di stimoli, di possibilità di ricerca, di risultati di rafforzamento della dignità e delle possibilità per la crescita delle comunità (Mimmi, 2021), insistendo nel processo passando dalle epifanie alle strategie. Perché questo accada, occorre conoscere, superare l’attuale frammentarietà delle esperienze e l’aneddoticità della loro rappresentazione. Questo richiede una conoscenza accurata e aggiornata delle esperienze in atto, metodi di valutazione e validazione riconosciuti e la creazione di una piattaforma aperta, di alto livello, per la ricerca in collaborazione con la comunità scientifica internazionale. Il dialogo strutturato tra i sistemi, culturali e sociosanitario è essenziale, anche per dare vita a interventi coordinati e condivisi sul piano della formazione degli operatori culturali e sanitari.
La costruzione di un sistema di welfare culturale è un traguardo ambizioso, ma nello stesso tempo realistico, per il nostro Paese: un’impresa di innovazione sociale multiattoriale, multilivello e intersettoriale con effetti economici di questa portata non è banale, ma i presupposti ci sono e sono molto solidi.
Si può guardare a un cambio di paradigma nel protagonismo civico con cittadini che da soggetti passivi e utilizzatori di servizi divengano soggetti responsabili, capaci di attivare risorse progettuali.
Come ci insegna Bologna, l’Immaginazione civica può svolgere un ruolo cruciale nel sostenere nuove politiche e nuovi approcci. È la capacità di aspirare di cui ci parla Arjun Appadurai (2011, 2014), il modo in cui le persone mettono in gioco il loro futuro, prefigurando una possibilità di cambiamento. Una pratica del possibile. È giustizia sociale.
Tutto iniziò con la candidatura a Capitale Italiana della Cultura per il 2018. Un percorso che abbiamo affrontato con passione e serietà tanto da aver sfiorato e quasi assaporato la vittoria. Si deve a quella esaltante e costruttiva esperienza un cambio di paradigma sul valore anche sociale ed economico della cultura per una città come la nostra, dove anche le grandi aziende del territorio parlano il linguaggio della bellezza e della creatività.
Dopo la mancata Capitale, come ne La Ginestra di Leopardi, non ci siamo scoraggiati e anzi in pochi anni abbiamo concretizzato i grandi progetti strutturali descritti nel dossier di candidatura convinti dell’importanza strategica di questi nuovi luoghi per lo sviluppo della nostra comunità e dell’intero territorio.
Quindi abbiamo restaurato il Colle dell’Infinito con un finanziamento del Ministero della Cultura e affidatone la gestione al FAI Fondo Ambente Italiano; realizzato una innovativa mediateca annessa alla biblioteca comunale e all’archivio storico, dando vita ad un unico polo culturale con l’apertura anche di nuove sezioni dedicate alla poesia contemporanea e al fumetto; ultimato con un finanziamento regionale il Museo della Musica che valorizza il distretto aziendale musicale del territorio e creato anche la sound identity di Recanati.
Partecipare a Capitale ci ha consentito di scambiare idee e opinioni con altri Comuni e conoscere diverse realtà associative come la Rete delle Città della Cultura, coordinata da Promo PA Fondazione, con la quale si è subito istaurato un proficuo rapporto di collaborazione e progettualità.
Da questo percorso di crescita siamo approdati quasi naturalmente al progetto “Cultura e Benessere” dove l’azione culturale e in genere la bellezza non vengono percepite solo come fattore estetico, ma anche determinate per la salute. Ispirata dal nuovo welfare culturale, la proposta segue le linee programmatiche dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite nell’obiettivo di “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”, ma anche le linee di azione suggerite dall’OMS Organizzazione Mondiale della Sanità.
Da questa prima idea, grazie all’apporto di Promo PA Fondazione, nel 2020 abbiamo sviluppato con il co finanziamento della Regione Marche , un vero e proprio percorso conoscitivo e progettuale che ha portato, dopo mesi di lavoro
e con il coinvolgimento di molti attori di diversi settori, a creare una vera Rete regionale rivolta a promuovere e sostenere azioni di welfare culturale nelle Marche17, e della quale il Comune di Recanati ha sostenuto i costi e assunto il Coordinamento.
Perché in questi anni abbiamo investito e creduto nel potenziale della cultura per migliorare la vita delle nostre cittadine e cittadini. Convinti dello scenario generale dei nuovi studi scientifici che presenta prospettive e visioni su come la cultura possa contribuire in modo decisivo al benessere delle comunità e concorrere fortemente alle nuove politiche attive del welfare su settori socio sanitari come genitorialità, invecchiamento attivo o in alcune patologie degenerative.
Perché Recanati è una città medio piccola a trazione culturale, come la maggior parte dei Comuni italiani, dove la bellezza è considerata solo per un fattore turistico economico e non sociale sanitario. La sua dimensione facilita i rapporti interpersonali, le reti di relazioni fra comparti diversi della società, fra questi e il mondo dell’economia, della formazione, della ricerca e della cultura.
La dimensione piccola favorisce anche la contaminazione fra competenze diverse, la circolazione delle idee, la connessione fra creatività e impresa. Imprese dai brand noti come Clementoni, Guzzini, Eli, Eko, Rainbow e molti altri.
Recanati come tanti Comuni italiani è il centro di un sistema territoriale organizzato in un modello di sviluppo policentrico. È uno dei poli culturali cardine della Regione Marche con Giacomo Leopardi, Beniamino Gigli e Lorenzo Lotto. Inoltre la sua strategica posizione sul crinale di una collina offre un paesaggio all’infinito che va dai monti azzurri dei Sibillini fino alla riviera del Conero… E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Ormai l’efficacia delle attività culturali e creative come fattore di ben essere individuale e coesione sociale sono riconosciute e sancite sia dall’OMS Organizzazione Mondiale della Sanità, sia dalle molteplici pubblicazioni e sperimentazioni che da almeno 30 anni, soprattutto nei Paesi scandinavi e nel
17 Cfr. gli articoli di Francesca Velani per il processo messo in atto e Maria Elena Santagati per i risultati della mappatura.
Regno Unito, si svolgono in collaborazione fra sistemi istituzionali connessi alla salute, alle politiche sociali, alla cultura e creatività.
Per quanto detto finora e per la forza evocativa che trasmette, Recanati si candida non solo a sperimentare nuovi sistemi di welfare culturale nel suo territorio e diventare modello da seguire per altri Comuni, ma vuole mettere a sistema con la rete del benessere costituita il vivace tessuto culturale associativo sociale così ricco nelle Marche.
L’apporto delle istituzioni diventa fondamentale per lo sviluppo di nuovi servizi culturali di carattere innovativo, che vadano ad impattare sui settori del socio sanitario, ma senza flettere la ricerca artistica che non deve essere privata della sua identità. Attraverso questo nuovo approccio, la cultura contribuirà al benessere delle persone e delle comunità, con una visione della salute che punta a massimizzare i fattori dello stare bene (salutogenesi).
Altro fattore fondamentale per lo sviluppo di un modello replicabile e che possa essere rivoluzionario anche per le pubbliche amministrazioni è l’elemento del rilevamento e della misurazione degli effetti sui cittadini. L’evidenza scientifica degli eventuali effetti di ben essere in risposta agli stimoli culturali permetterà di basare le azioni non solo su sensazioni e suggestioni, ma di avere una base scientifica con rilevazioni certe da far valere anche in contesti al di fuori di quelli culturali.
Se è vero che l'arte e la bellezza fanno bene alla salute e allungano la vita, un paese come il nostro con un patrimonio artistico/culturale/paesaggistico così significativo, dovrebbe adottare per legge azioni con percorsi terapeutico culturali come prevenzione e risparmio della spesa sociale e sanitaria.
L’azione amministrativa che ci ha contraddistinti in questi anni è stata la concretezza nel posare a terra i progetti che altrimenti sarebbero rimasti solo tante belle idee e parole campate per aria.
Il percorso iniziato con il progetto “Recanati cantiere regionale per il welfare culturale” non è stato semplice da portare avanti, ma la caparbietà che ci contraddistingue e pensare di fare la cosa giusta ci ha portati ad avere risultati al di là di ogni rosea aspettativa.
La prima azione, quella di mappatura regionale, ci ha permesso di conoscere le tante realtà che operano da anni nella nostra Regione con progetti anche molto interessanti, ma sconosciuti ai più perché slegati da ogni contesto.
Con la seconda azione, quella della formazione, non solo abbiamo approfondito temi sul welfare culturale, ma abbiamo conosciuto delle buone pratiche da replicare nei nostri territori. La terza azione è stata una conseguenza naturale: nasce la Rete per il welfare culturale nelle Marche dove si mettono a sistema e si fanno interagire tra loro il patrimonio di competenze e professionalità di diverse realtà che vanno dai Comuni, alle Istituzioni pubbliche/private, alle associazioni, al terzo settore, alle fondazioni etc.. Con la Rete nasce anche un sito18 dove raccogliere le diverse esperienze anche per future collaborazioni e sperimentare progetti comuni.
Sono state due le esperienze che abbiamo voluto sperimentare a Recanti, quella di Dance Well per persone affette da Parkinson ed Educare alla felicità, progetto rivolto agli adolescenti.
Dance Well Ricerca e movimento per il Parkinson, partito da Bassano del Grappa, è un progetto che si sta diffondendo sul territorio nazionale e internazionale. La pratica consiste in lezioni di danza per persone con Parkinson che si svolgono in spazi artistici come i musei. Lo spazio artistico è uno degli elementi che distingue Dance Well dalle pratiche tradizionali in sale di danza, palestre o spazi per la riabilitazione in senso stretto. Le lezioni di danza sono condotte da Dance Well Teachers certificati, in collaborazione con le strutture sanitarie poiché al suo interno si includono varie strategie riabilitative in grado di avere effetti positivi sui sintomi e sulla qualità di vita delle persone con Parkinson. A Recanati abbiamo avviato nel 2021 un percorso finalizzato alla formazione di Dance Well Teachers per avviare il progetto all’interno del bellissimo Museo Civico di Villa Colloredo Mels, in collaborazione con Sistema Museo. La città di Recanati diventa così polo di riferimento della pratica Dance Well per tutto il territorio marchigiano.
Educare alla felicità è un percorso formativo Social Soft Skills rivolto alle alunne/alunni della scuola secondaria di primo grado e mirato alla consapevolezza e al rafforzamento delle skills relazionali e sociali, attraverso le arti. Il progetto, realizzato in collaborazione con l’associazione Sineglossa, è diventato ancora più centrale nel contesto della pandemia da Covid 19. Infatti lo studio dell’OECD Education and Covid 19 evidenza come gli effetti della pandemia sui giovani siano destinati ad avere un impatto molto negativo di lungo periodo. Il progetto vuol essere una risposta all’incertezza, al senso di impotenza
nei confronti della natura indomabile, come viene suggerita anche dal nostro Poeta ne La Ginestra, con la “social catena”, unico sostegno reciproco e di solidarietà tra gli esseri umani. I contenuti del percorso formativo nelle scuole prendono le mosse dall’opera di Leopardi e mirano a valorizzare l’insegnamento de La Ginestra, offrendo agli alunni un’occasione di socialità attraverso la quale rafforzare le skills che stimolano un atteggiamento propositivo e ottimista. Il progetto ha coinvolto più di 350 studentesse/studenti delle scuole non solo del Comune di Recanati, ma anche di altri Istituti della regione.
Una caratterizzazione di studi: arte e cultura per il benessere e la salute
Un importante e inaspettato risultato è quello della collaborazione tra Comune e l’Istituto d’Istruzione Superiore Statale “V. Bonifazi” che per il prossimo anno scolastico apre l’indirizzo dei Servizi per la Sanità e l’Assistenza ad una nuova caratterizzazione di studi: Arte e cultura per il benessere e la salute.
Una caratterizzazione formativa assolutamente innovativa con una nuova apertura verso il mondo del benessere che va a completare il lavoro sul welfare culturale per la promozione della co progettazione tra il sistema della cultura e quello socio sanitario.
Tra gli obiettivi della caratterizzazione abbiamo: la formazione di figure professionali con competenze tecnico pratiche necessarie alla valutazione del rischio nel campo della salute e ai miglioramenti degli stili di vita; la formazione di addetti alla prevenzione e al benessere in grado di progettare e realizzare interventi di educazione sanitaria, seguendo l'ottica della promozione della cultura come benessere; la comprensione dei benefici delle arti e della cultura nella relazione di cura e nei progetti di prevenzione e promozione della salute; la sostenibilità di progettualità ad alto impatto sociale.
Il percorso in Arte e Cultura per il Benessere e la Salute, mira a un potenziamento delle medical humanities offrendo alle studentesse/studenti la possibilità di acquisire competenze trasversali che li rendono in grado di integrare le arti e la cultura nella relazione di cura e nei progetti di prevenzione e promozione della salute. Il progetto formativo è indirizzato a soddisfare il crescente fabbisogno di competenze trasversali legate alla salute e alla cultura. Il percorso si caratterizza per una didattica interattiva e incontri con esperti e professionisti delle medical humanities, in stretta collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Recanati, e i soggetti aderenti la rete per il welfare culturale Marche.
A livello internazionale, da più parti si sollecita l’intervento dei policy makers per garantire sempre più condizioni di benessere e di salute e, quindi, una migliore qualità della vita per tutti i cittadini, anche per coloro in condizioni di fragilità e vulnerabilità sociale.
Attraverso la Dichiarazione di Roma, i Ministri della Cultura del G20 hanno puntato un faro sul tema, esortando i Governi “a riconoscere la cultura e la creatività come parte integrante di agende politiche più ampie, come la coesione sociale, l’occupazione, l’innovazione, la salute e il benessere, l’ambiente, lo sviluppo locale sostenibile e i diritti umani”, in risposta ai principi fondatori della Dichiarazione, che sottolineano l’urgenza di “riconoscere l’impatto sociale dei settori culturali e creativi, sostenere la salute e il benessere, promuovere l’inclusione sociale, l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile, il capitale sociale locale, amplificare il cambiamento comportamentale e la trasformazione verso pratiche di produzione e consumo più sostenibili e contribuire alla qualità dell’ambiente di vita, a beneficio della qualità della vita di tutti”.
Tale impegno trova un solido riferimento sia negli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in particolare nei Goals n.3 “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età” e n. 11 “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”, sia nelle linee di azione dell’OMS Organizzazione Mondiale della Sanità. In tale contesto alla cultura è riconosciuto un ruolo fondamentale, provato a livello scientifico: quello di essere tra i determinanti individuali e sociali della salute.
La più volte citata pubblicazione “What is the evidence of the role of the arts in improving health and well being?”, edita nel 2019 dall’OMS, conferma il ruolo primario delle arti e della cultura nella prevenzione, nel trattamento e nella gestione di patologie e nella promozione della salute.
L’OMS chiede, dunque, che l’intervento dei policy makers sui territori preveda da un lato la promozione di una maggior conoscenza e consapevolezza degli impatti dell’arte e della cultura sulla salute e l’impegno per incrementare la partecipazione culturale; dall’altro azioni mirate a favorire la sistematizzazione di processi che conducano a stabilizzare la collaborazione con i sistemi socio
sanitario ed educativi, anche integrando e co finanziando rispettivi programmi di policy e di azione.
È evidente che il potenziamento del contributo trasversale dell’arte e della cultura al benessere dei cittadini, nonché alla gestione delle sfide sociali, sia ancora più decisivo nell’attuale situazione post emergenziale legata alle conseguenza della pandemia da Covid 19, effetti negativi sociali e clinici, che si registrano sulla popolazione di ogni età ed estrazione.
Ed è in questo quadro di grade attualità che si è inserito il percorso che Recanati e le Marche stanno portando Avanti, dimostrando una visione sistemica ampia ed una concretezza nella messa a terra che sembra essere oggi un caso ancora unico.
Nel 2020 il Comune di Recanati ha sostenuto, con il co finanziamento di AMAT e della Regione Marche, l’iniziativa “Cultura e benessere: un progetto per Recanati, un modello per il Paese”, un percorso di indagine, formazione e riflessione curato da chi scrive per Promo PA Fondazione, e volta a far emergere le organizzazioni e le progettualità tra cultura e benessere attive sul territorio regionale, nonché a stimolare policies per la stabilizzazione di azioni dedicate.
Il progetto si è sviluppato attraverso la messa in opera di quattro azioni coordinate e integrate:
1. un’indagine conoscitiva su scala regionale destinata a oltre 4000 contatti dei comparti cultura, sanità e sociale;
2. un ciclo di incontri aperti al sistema territoriale regionale, volto a promuovere la conoscenza e l’approfondimento del tema in ambito pubblico e privato;
3. la creazione di un Tavolo di lavoro, evolutosi poi nella Rete per il welfare culturale nelle Marche;
4. la definizione di una proposta rivolta alla Regione Marche, come stimolo allo sviluppo e all’ampliamento delle azioni tra cultura e salute a livello regionale. Quanto sopra ha innescato un processo tuttora in atto, e può essere considerato un riferimento metodologico per altri territori che intendano operare in analogia, avviando e/o rafforzando processi di sviluppo territoriale a base culturale con un particolare focus sul rapporto tra cultura e benessere.
L’ “Indagine sullo stato dell’arte dei progetti tra cultura e benessere nella regione Marche” (aprile giugno 2020) ha avuto come obiettivo quello di fotografare lo stato dell’arte rispetto al dialogo tra mondo della cultura e quello socio sanitario, rivolgendosi ai soggetti pubblici e del Terzo Settore.
In un momento tanto delicato e mai vissuto prima quale l’esperienza del look down, la chiamata di un comune verso l’intera regione a riflettere sul rapporto tra cultura e salute, è stato come puntare un faro su ciò che stavano vivendo le persone, sugli effetti quotidiani dell’assenza di cultura, sulle conseguenze immediate di un vuoto che ha segnato l’esistenza di molti, rendendo urgente definire nuove visioni e azioni per il benessere degli individui.
La ricognizione ha coinvolto pratiche e organizzazioni attive sul tema cultura e benessere, nonché l’identificazione del loro potenziale interesse, delle esigenze e delle azioni per favorire lo sviluppo del welfare culturale a livello locale e per far crescere i soggetti operanti sul tema.
I risultati riportati per intero in questo volume, e commentati da Maria Elena Sant’Agati nel suo articolo , hanno messo in luce elementi determinati per la conoscenza delle attività in corso, delle eccellenze e delle necessità più urgenti, anche grazie a segnalazioni e commenti degli stessi partecipanti all’indagine
A seguire evidenziamo alcuni elementi di sistema emersi dal lavoro e utili a comprendere le scelte sia metodologiche, sia di contenuto che hanno guidato le azioni sviluppate successivamente, come formazione, promozione, progettualità etc…. Dalla lettura incrociata dei dati rilevati direttamente, con le interviste e lo studio di casi di chiara fama, si rileva:
- la consapevolezza diffusa che il tema sia strategico per uno sviluppo sostenibile della società nei prossimi anni; un’attività in essere caratterizzata in pochi casi da una grande maturità e connessioni anche internazionali, ma nella maggior parte delle situazioni da progetti frammentati in termini territoriali, e con bassa replicabilità anno dopo anno, ancora in cerca di una modellizzazione;
una forte esigenza e disponibilità, da parte sia degli operatori culturali, sia socio sanitari, di approfondire il tema, di comprenderne gli effetti dal punto di vista scientifico e esperienziale, di fare formazione specifica, anche integrandola nella programmazione ordinaria, perché divenga elemento stabile del percorso di studi di tutti gli interessati;
- la diffusa necessità (richiesta) di condividere e modellizzare i processi già maturi, di conoscere chi li sviluppa per poterli assumere come riferimento e svilupparli in altre realtà, di costruire sistemi di dialogo e confronto permanenti con chi abita “vicino casa”; - il bisogno di confrontarsi sia con gli altri soggetti regionali attivi, sia con esperienze nazionali che possano aprire nuove prospettive di collaborazione e/o azione; la necessità che nascano policies sistemiche tra cultura, salute e sociale, sostenute da misure finanziarie dedicate allo sviluppo e alla maturazione di azioni di medio e lungo periodo; - lo sviluppo di strumenti per la misurazione dell’impatto nell’ambito dei progetti tra cultura e benessere, che aiuti a far comprendere nel tempo quanto potenti possano essere i risultati in termini di benessere della comunità, e dunque di impatto socioeconomico sul sistema.
Infine, sono emersi chiaramente gli ambiti di intervento prioritari per le organizzazioni marchigiane, che corrispondono alle azioni che con maggior ampiezza sono state intraprese per rispondere a bisogni espressi dai territori: la cura, l’inclusione e la coesione sociale, i giovani, l’invecchiamento attivo.
Quanto rilevato, letto nel più ampio quadro delle politiche europee in materia di cultura, sostenibilità e innovazione sociale, è stato generativo rispetto ai passi successivi, che si nutrono dell’esperienza di protagonisti marchigiani di esperienze riconosciute e di quella del team di lavoro multidisciplinare che gradualmente sono diventati un gruppo di lavoro unito intorno all’idea di un grande progetto di territorio.
Per rispondere ad alcune delle istanze emerse dalla mappatura e per dare l’opportunità di un confronto aperto (peraltro in un nuovo momento di sostanziale isolamento), tra ottobre e novembre 2020 è stato organizzato un primo ciclo di incontri sul tema “cultura e benessere”, con il duplice obiettivo di approfondire con esperti e buone pratiche specifici aspetti e casi studio del welfare culturale, e creare un’opportunità di incontro seppur online per i soggetti marchigiani impegnati sul tema o interessati a farlo.
Muovendo dalla convinzione che la partecipazione culturale è occasione di produzione del valore salute, sono stati approfonditi principi fondamentali, presentate evidenze scientifiche, e trattati gli effetti saluto genici della cultura.
Molte le buone pratiche analizzate per il loro successo e affermazione (marchigiane e non): InclusivOpera, dell’Associazione Arena Sferisterio con l’Università di Macerata per le disabilità visive e uditive; Dance Well Ricerca e movimento per Parkinson, promosso dal Comune di Bassano del Grappa attraverso il suo CSC Centro per la Scena Contemporanea; MTA. Musei Toscani per l'Alzheimer realizzato dal Sistema Musei Toscani per l’Alzheimer; Nati per leggere, dell’Associazione Culturale Pediatri, dell’Associazione Italiana Biblioteche e del CSB Centro per la Salute del Bambino Onlus. Ampio infine anche il confronto sul lavoro svolto dall’Amministrazione Provinciale di Bolzano, sotto la guida del Direttore Antonio Lampis, come processo pubblico privato di medio lungo periodo condotto in maniera trasversale abbracciando aree differenti delle politiche dell’Ente.
Ognuno dei casi indicati ha anche illustrato il proprio modello di misurazione, condividendolo insieme al racconto della genesi del progetto, della governance e del processo attuativo. Promuovere i principi della valutazione e misurazione dei risultati è infatti determinate affinché nel tempo si possano costruire banche dati utili a dimostrare scientificamente gli effetti delle attività culturali sul benessere dell’individuo.
Ebbene, stimolare la conoscenza diretta attraverso una riflessione e un dibattito attivo, è stato porre le basi per restare vicini: da quel dialogo, già dopo il primo incontro, è infatti nato il Tavolo di lavoro per il welfare culturale, prodromico a quella che sarebbe stata successivamente la Rete.
In seno al ciclo di incontri, e grazie alle molte sollecitazioni emerse, si è costituito un tavolo di lavoro per la condivisione di buone pratiche e la messa a punto di una proposta progettuale più ampia, in cui tutti i soggetti potessero riconoscersi come sistema che lavora su obiettivi valoriali comuni.
Il Tavolo è stato di stimolo alla presentazione di una “Proposta per lo sviluppo di una policy intersettoriale in materia di welfare culturale” all’Assessore alla Cultura della Regione Marche Giorgia Latini, che brevemente a seguire sintetizziamo, poiché possibile processo replicabile:
OBIETTIVI: migliorare il benessere e la qualità della vita dei cittadini, attraverso la nascita e la stabilizzazione di servizi trasversali tra cultura e sistema socio sanitario nelle Marche.
RISULTATI ATTESI: creare veri e propri servizi stabili tra cultura e salute; sviluppare un’abitudine alla co progettazione multidisciplinare; rafforzare le buone pratiche pilota già in essere sul territorio regionale e accrescerne l’impatto;
creare opportunità per nuovi progetti a valere sui fondi dalla programmazione comunitaria 2021 2027. Sul lungo periodo: l’assunzione di un ruolo di riferimento del sistema produttivo culturale marchigiano sul tema specifico; il rafforzamento della resilienza a vari livelli nella popolazione coinvolta.
Un bando pubblico: per sostenere attività triennali tra cultura e benessere, cui possano accedere una molteplicità di enti e organizzazioni territoriali in forma aggregata e trasversale, ma non singolarmente.
Per il raggiungimento dell’obiettivo, si suggerisce di prevedere delle premialità per la replicabilità delle buone pratiche già mature, per la composizione mista di ogni gruppo di partecipanti (enti locali, associazioni del terzo settore, istituzioni e associazioni del sistema socio sanitario, musei, etc.), per la multidisciplinarietà degli stessi (ambiti culturale e socio sanitario pubblico e privato) così da poter coprire con le competenze dei vari soggetti il tema proposto. Promozione delle buone pratiche: contribuire a rendere le competenze e i progetti delle eccellenze del territorio, patrimonio comune, anche grazie a una schedatura on line che possa essere messa a disposizione di tutti. Attraverso l’incontro tra le esigenze registrate sui vari territori che si muoveranno autonomamente per presentare le domande sul bando e le buone pratiche, sarà così possibile innescare nuovi processi di crescita, ma anche rinnovamento delle esperienze.
Misurazione e monitoraggio: definire un sistema di monitoraggio e misurazione dei risultati che sia comunemente riconosciuto ed utilizzato a livello regionale per rilevare i dati di impatto delle attività culturali sul benessere dei partecipanti.
La valutazione dell’impatto della partecipazione culturale sul benessere dei singoli è, infatti, conditio sine qua non per lo sviluppo di progettualità sul tema. Come rilevato da più parti e come confermato anche dall’indagine svolta sul territorio, sistemi di valutazione e monitoraggio dei risultati risultano in gran parte dei casi ancora limitati se non proprio assenti, nonostante la sperimentazione crescente in questa direzione, peraltro matura in alcuni casi proprio nelle Marche.
Network per il welfare culturale: a partire dal lavoro del Tavolo di Coordinamento per il Welfare Culturale costituitosi in via informale, dare vita ad una rete che, attraverso la firma di un protocollo d’intesa, aggreghi organizzazioni di varia natura impegnate o interessate a contribuire allo sviluppo del tema.
OpenLAB formazione esperienziale: supportare attraverso momenti formativi lo sviluppo di progettualità in linea con gli obiettivi sopra esposti. Un’occasione di
co progettazione tra pubblico e privato, per rafforzare le competenze progettuali dedicati al binomio cultura e benessere.
Nei primi mesi del 2021 il documento è stato oggetto di un intenso e positivo confronto con l’amministrazione regionale, che stimolata anche da altre sollecitazione sul tema sia interne, sia di altri soggetti ha coltro pienamente l’importanza del tema, ed inserito l’azione “Cultura e benessere” nel Piano
Triennale della Cultura 2021 2021, con l’obiettivo di dare attuazione a progetti pilota innovativi, di durata triennale, che possano rappresentare buone pratiche da replicare per innescare nuovi processi di crescita e rinnovamento.
La misura regionale, che guarda naturalmente ad un sistema ben più ampio di quello rappresentato dal Tavolo, è tuttavia un caso significativo di processo avviato dal basso, e indica una strada percorribile per la stabilizzazione del dialogo e la creazione di servizi tra i sistemi culturali e socio sanitario.
In virtù delle potenzialità della sua tradizione negli ambiti interessati (cultura, sanità e sociale), l’Italia può di fatto candidarsi a diventare uno dei paesi leader in questo scenario, con benefici in termini di potenziale vantaggio competitivo, occupazione e qualità della vita, spesa pubblica. Ma per farlo deve consolidare politiche di sistema, sviluppate sul medio e lungo periodo.
Per questo motivo è nata la Rete per il welfare culturale nelle Marche, che rappresenta l’evoluzione del Tavolo sopra citato, ed è coordinato dall’assessore alle culture del Comune di Recanati e supportato dalla segreteria tecnico scientifica di Promo PA Fondazione.
Si costituisce formalmente per dare autonoma attuazione ad alcuni punti della proposta presentata alla Regione, in particolare quella del network. Obiettivo della rete è infatti aggregare e far collaborare organizzazioni pubbliche e private di varia natura, impegnate o interessate a contribuire allo sviluppo del welfare culturale a livello locale e regionale, attraverso la partecipazione a diverse attività. Costituisce un sistema di raccordo permanente ai fini di eventuali progettazioni comuni, ma non possiede per scelta personalità giuridica.
Partner della Rete è la Regione Marche che ha condiviso gli obiettivi della stessa e ne ha la presidenza. Possono aderire enti, organizzazioni no profit, istituzioni accademiche, imprese, etc. che intendano promuovere azioni nell’ambito del welfare culturale. L’adesione avviene tramite sottoscrizione formale del
protocollo19 secondo quanto previsto dagli statuti e/o regolamenti interni di ciascun soggetto.
La Rete è dotata di un Comitato di indirizzo formato dal coordinatore, da otto membri eletti tra i rappresentanti degli aderenti e quattro scelti per competenze in materia. Il Comitato individua priorità, linee di azione e opportunità e promuove azioni per la crescita ed il consolidamento del network, attraverso la condivisione di proposte con tutti gli aderenti al protocollo.
Ogni anno organizza incontro di confronto tra tutti gli aderenti per la presentazione dei risultati delle attività di monitoraggio e di raccolta di buone pratiche e di eventuali proposte/strategie per l’anno successivo.
La Rete, oggi conta oltre cinquanta realtà, ed è uno strumento di confronto e divulgazione di buone pratiche e modelli a partire da quelli regionali, individuati attraverso l’indagine e/o grazie all’adesione e dunque alla condivisione, e in linea con il citato Piano Triennale della Cultura.
Il Comune di Recanati in qualità di soggetto promotore del progetto ha assunto il coordinamento della Rete, ed ha preso in carico la segreteria tecnico scientifica nominando un soggetto accreditato sul tema e coordinato il Comitato di indirizzo, partecipando a tavoli di lavoro regionali e nazionali, etc..
Il Comitato di Indirizzo ad oggi è composto da Vanna Bianconi, Comune Di San Severino Marche; Federico Bomba, Sineglossa; Ada Borgiani, Compagnia Della Rancia; Camilla Murgia, Comune Di Pesaro; Annalisa Pavoni, Società Amici Della Musica G. Michelli; Barbara Re, Università Di Camerino; Carlotta Tringali, Amat Associazione Marchigiana Attività Teatrali.
Un segnale di riconoscimento del ruolo importante che la Rete svolge a livello regionale è l’invito a partecipare al gruppo tecnico scientifico regionale di supporto, coordinamento e monitoraggio del PP2 “Comunità Attive”, uno dei dieci Programmi che compongono il Piano Regionale della Prevenzione 2020 2025 (PRP) della Regione Marche. Il gruppo tecnico scientifico è di carattere interdisciplinare ed intersettoriale: composto da realtà diverse provenienti dal settore sanitario, sociale e anche culturale.
Si tratta della prima vera occasione di coinvolgimento dei referenti culturali all’interno di un tavolo di lavoro del dipartimento salute con la presenza di molte associazioni di ambito sociale. Un passo importante verso la tanto auspicata
19 Cfr. il protocollo di adesione nella sezione “Dati e documenti” di questo volume.
inclusione della cultura negli Ambiti sociale e sanitario, uno degli obiettivi che il Coordinamento si è posto.
Dal 2021 Promo PA Fondazione è il soggetto che cura sia la segreteria tecnico scientifica, sia la piattaforma welfareculturalemarche.it, curando la promozione di attività, eventi, progetti e idee nell’ambito del welfare culturale tra gli operatori del settore sociale, culturale e sanitario.
Sito e newsletter sono gli strumenti principali di comunicazione della Rete e sono utilizzati focalizzati sul raccogliere idee, notizie ed iniziative nazionali ed internazionali che possano fornire spunti per sviluppare nuove progettualità condivise nell’ambito del welfare culturale; diventare nel tempo uno dei punti di riferimento per le tematiche di welfare culturale a livello nazionale; aumentare i partner della Rete; diffondere le attività di welfare culturale sai tra gli aderenti, sia tra i non aderenti.
Il bando regionale per le attività di welfare culturale
Nel settembre 2022 è stato pubblicato l’avviso regionale per sostenere attività di welfare culturale, destinato alle organizzazioni del Terzo Settore e finanziato nell’ambito dell’Accordo di programma Stato Regione Marche 2021 per il sostegno allo svolgimento di attività di interesse generale da parte di Organizzazioni di volontariato, Associazioni di promozione sociale e Fondazioni del Terzo Settore.
L’intervento si avvale di una dotazione di oltre 700 mila euro complessivi e si suddivide in due categorie: la prima destinata ad un unico progetto di rete di carattere regionale per un importo di 319.951 euro. La seconda destinata a finanziare 10 progetti di area vasta con un importo di 40.000 euro per ogni progetto, per un totale di 400.000 euro.
Le progettualità presentate dovranno essere “finalizzate allo sviluppo di territori inclusivi e sostenibili, caratterizzati da legami sociali, da generosità e attenzioni, al fine di creare reti di comunicazione e collaborazione tra luoghi diversi e soggetti diversi favorendo così la coesione sociale” .
Sperimentando e/o sviluppando la conoscenza reciproca, il dialogo e le modalità del lavorare insieme, si contribuisce, secondo prospettive differenti, allo sviluppo del territorio e alla promozione del bene comune, in particolare in una situazione divenuta più fragile e complessa a causa della pandemia.
La finalità è del bando anche di dare, attraverso i vari tipi di attività culturali, una spinta al cambiamento positivo come la crescita dei rapporti umani tra i giovani, che hanno particolarmente subito l’isolamento dovuto alla pandemia, l’aumento delle loro capacità di attenzione relazionali e scolastiche, maggiore educazione al rispetto reciproco.
Tra i risultati auspicati quello di creare collaborazioni tra il Forum del Terzo Settore e il Consorzio Marche Spettacolo, che svolge un ruolo di coordinamento tra soggetti impegnati nell’attività culturale e d è oil soggetto incaricato dalla Regione di promuovere le azioni tra cultura e benessere per il prossimo futuro.
L’impegno collettivo ha saputo portare risultati importanti. Proseguiamo sulla strada intrapresa. Work in progress…
La ricerca “Recanati, un cantiere per il welfare culturale” si configura quale prima indagine esplorativa volta a delineare lo stato dell’arte delle organizzazioni e progettualità che, sul territorio marchigiano, intervengono intorno al “cultura e benessere”21 .
Si tratta di una ricognizione propedeutica a successive fasi di lavoro sul territorio regionale, che prevedono interventi volti a favorire lo sviluppo del welfare culturale attraverso la progettazione di servizi integrati a livello locale tra i settori culturale, socio assistenziale, sanitario ed educativo22
Dall’analisi dei questionari emergono alcune considerazioni in relazione alle potenzialità di sviluppo della tematica e del fenomeno sul territorio regionale.
In primis, un livello elevato di interesse e di disponibilità a collaborare da parte delle organizzazioni rispetto alla tematica “cultura e benessere”, tanto da parte delle organizzazioni attive che da parte di quelle che non lo sono ancora, lasciando supporre ampi margini di sviluppo di interventi in tale direzione. Si ricorda, infatti, che ben l’87% delle organizzazioni attive si è dichiarata disponibile a partecipare a tavoli di lavoro, e oltre il 60% delle non attive è interessata a sviluppare attività sul tema e a partecipare a workshop, tavoli e progetti; soltanto una netta minoranza, infatti, ritiene il tema non rilevante per la propria organizzazione.
Alla disponibilità e all’interesse per la tematica si affiancano però esigenze di formazione. Il grado di conoscenza della tematica risulta ancora limitato per entrambe le categorie di organizzazioni, sebbene con prevedibili variazioni in positivo per quelle già attive.
Volendo considerare i potenziali ambiti di interesse per le organizzazioni, per entrambe le categorie i livelli più elevati si registrano per “cultura, inclusione e coesione sociale” e “cultura e giovani”. Anche rispetto al tema “cultura e
20 Maria Elena Santagati è ricercatrice. Ha svolto l’indagine nelle Marche su incarico di Promo PA Fondazione.
21 Cfr.i risultati completi nell’articolodedicato in questo volume
22 Cfr. articoli di Francesca Velani e Rita Soccio in questo volume.
famiglia” si rileva una convergenza di interessi, mentre gli altri sotto ambiti presentano andamenti molto differenti, soprattutto nel caso del tema “cultura e salute” (in quarta posizione per le organizzazioni già attive e in penultima per le non attive), e di “cultura e infanzia” (in penultima posizione per le organizzazioni attive e in terza posizione per le non attive). Il sotto ambito “cultura e benessere aziendale” risulta in ultima posizione, comprensibilmente alla luce della sua specificità.
Per quanto concerne le azioni che le organizzazioni ritengono importanti a livello sistemico per una loro crescita sul tema, entrambe le categorie ritengono prioritaria la disponibilità di finanziamenti dedicati. A seguire, le azioni mostrano alcune variazioni, imputabili al diverso grado di operatività delle organizzazioni sul tema. Le organizzazioni già attive, infatti, hanno manifestato preferenza per azioni di immediato supporto e facilitazione quali l’attivazione di sperimentazioni progettuali comuni e la definizione di accordi di collaborazione tra il settore sociale e culturale, ma anche di sensibilizzazione e motivazione degli stakeholders, networking con altre organizzazioni che sviluppano attività analoghe, percorsi formativi dedicati al personale socio sanitario, educativo e culturale. Le non attive, invece, hanno espresso preferenza per azioni di contesto che possano creare condizioni favorevoli all’avvio di una loro attività sul tema, ovvero la definizione di accordi di collaborazione tra il settore sociale e culturale, percorsi formativi dedicati al personale socio sanitario, educativo e culturale, ma anche attivazione di sperimentazioni progettuali comuni e istituzione di un tavolo di lavoro interdisciplinare sul tema su scala territoriale.
Tale differenza si riscontra anche in relazione alla rilevanza delle possibili azioni dei policy makers per lo sviluppo del welfare culturale a livello locale, nonostante nelle prime due posizioni si registrino, in entrambi i casi, canali di finanziamento dedicati e l’inserimento del tema della partecipazione culturale per il benessere delle persone nei programmi educativi partendo dall’infanzia. Tuttavia, la maggior parte delle organizzazioni non attive ha ritenuto molto rilevante la condivisione di buone pratiche tra operatori, l’inserimento del tema “Cultura e salute” nell’alta formazione delle professioni mediche, sociali, educative e culturali e il coordinamento di tavoli di lavoro tra attori culturali, sociali, educativi ed economici del territorio, che invece figurano in posizioni più basse della classifica per le organizzazioni attive.
Relativamente ai progetti, emerge la tendenza a un’irradiazione culturale di specifici contesti, spazi e territori e di attrazione/avvicinamento di target a luoghi/linguaggi della cultura, principalmente nell’intento di innescare processi di empowerment e capacitazione. Si rilevano alcune attività articolate, in taluni casi
anche consolidate e ripetute nel tempo, e molteplici iniziative puntuali, alcune sviluppatesi a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid19. Queste ultime, se da un lato risultano relativamente semplici nella loro articolazione, con il rischio di un impatto limitato, dall’altro testimoniano il riconoscimento, da parte delle organizzazioni, del potenziale di cambiamento della cultura, nonché un impegno fattivo in tal senso.
Le organizzazioni meriterebbero pertanto di essere accompagnate nella progettazione verso una strutturazione più articolata di processi e iniziative, tale da massimizzarne le possibilità di impatto. Inoltre, si rileva una ulteriore esigenza rispetto allo sviluppo e all’adozione di strumenti di valutazione di impatto che, nella gran parte dei casi, non viene effettuata oppure è realizzata, in alcuni casi, in modo informale.
Ne emerge la necessità di accompagnare molte delle organizzazioni verso il potenziamento delle proprie competenze e della propria capacità progettuale sul tema, eventualmente anche attraverso la condivisione di esperienze più mature condotte da altre organizzazioni.
La prima esplorazione ha inteso individuare alcune delle principali realtà attive, rappresentative di diversi sotto ambiti di intervento, e costituisce un primo step conoscitivo.
Ne emerge un insieme assai variegato di pratiche, in alcuni casi da ritenersi di rilevanza nell’intero contesto nazionale, in diversi ambiti: a livello del binomio cultura e salute, sia per quanto concerne le attività di prevenzione e promozione, sia per la gestione e il trattamento di patologie, ma anche in relazione al contributo dell’arte e della cultura a obiettivi di natura sociale. Si rileva la presenza di alcune organizzazioni che hanno quale obiettivo statutario il perseguimento di attività relative al tema cultura e salute/benessere, progettualità condotte da organizzazioni che hanno finalità primariamente culturali, sociali o sanitarie e, inoltre, raggruppamenti regionali di realtà che contribuiscono a sviluppare fenomeni legati alla tematica.
Quanto ai principali ambiti di intervento, sin da questa prima esplorazione è possibile rilevare un ampio raggio di azione, che abbiamo ritenuto di suddividere come segue: cultura e disabilità; cultura e inclusione sociale; cultura e invecchiamento attivo; cultura e benessere aziendale; cultura e salute. In alcuni di questi ambiti emergono esperienze molto significative e, in taluni casi, dalle ampie potenzialità, anche in relazione alla presenza di organizzazioni uniche nel panorama nazionale o a interventi di policy o di strutturazione a livello regionale.
In relazione ai singoli sotto ambiti, nel caso di cultura e disabilità spiccano alcune organizzazioni che operano primariamente su tale binomio, ovvero il noto Museo Omero di Ancona e la Fondazione ARCA di Senigallia, attiva sul fronte arte e autismo, cui si aggiungono le iniziative promosse sia da istituzioni culturali come lo Sferisterio di Macerata e la Fondazione Pergolesi Spontini, sia da organizzazioni sociali che integrano attività artistico culturali nei loro progetti, tra cui ASP Ambito 9.
Molteplici le esperienze di interesse anche nell’ambito cultura e inclusione sociale, con organizzazioni ormai consolidate quali Teatro Aenigma di Urbino, impegnata nel teatro sociale con incarichi a livello nazionale e internazionale, e in prima linea anche sul fronte teatro e carcere, tanto da aver costituito un coordinamento regionale sul tema, coinvolgendo altre compagnie attive in materia. Altro coordinamento regionale esistente è quello delle realtà che operano a livello di Teatro sociale, promosso da AMAT Associazione Marchigiana per le Attività Teatrali e ATGPT Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata. Anche in questo ambito si segnalano singole compagnie o associazioni, sia culturali sia sociali, che operano sul tema, tra gli altri La casa di Asterione, UBO teatro, AMA Aquilone.
Per quanto concerne l’invecchiamento attivo, si segnalano alcune iniziative di AUSER Marche, ASP Ambito 9, AMAT e Consorzio Marche Spettacolo. Di notevole interesse, anche in vista di sviluppi futuri, la presenza nelle Marche dell’unico IRCCS Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico in ambito geriatrico in Italia, l’INRCA Istituto nazionale ricovero e cura degli anziani con sede ad Ancona, nonché la legge regionale per la “Promozione dell’invecchiamento attivo”, n. 1 del 28 gennaio 2019, che, oltre ad aver istituito il Tavolo regionale permanente per l’invecchiamento attivo, dedica un intero articolo alle attività da promuovere in ambito civile, facendo espresso riferimento a iniziative socio culturali e alla fruizione culturale (art.8) e un intero articolo (art.10) al tema “salute e benessere”.
Altro ambito con esperienze di notevole interesse, nonostante la sua specificità, quello di cultura e benessere aziendale, per cui si segnalano due realtà che, a diverso titolo, integrano arte e cultura nei processi aziendali, ovvero la Fondazione Ermanno Casoli di Fabriano e l’Associazione Sineglossa di Ancona, promotrice, tra le varie iniziative, del Festival Art+B=love?; si segnala, inoltre, il progetto B.ART Business & Art per la fertilizzazione d'impresa nelle Marche, promosso dal Consorzio Marche Spettacolo.
Nell’ambito più strettamente relativo a cultura e salute, si segnalano esperienze di integrazione delle componenti artistico culturali all’interno delle strutture
sanitarie, come nel caso degli Ospedali Marche Nord, con due importanti progetti trasversali ai vari reparti: “Arte in ospedale” e “Biblioteca in ospedale”, e dell’Ospedale pediatrico Salesi di Ancona, in cui, grazie all’impegno dell’omonima Fondazione, pratiche artistiche entrano nei processi terapeutici. Ancora l’attività dell’Associazione Ponte Blu, promotrice anche del Movimento Hospice Marche, attiva con diverse iniziative terapeutiche e di supporto attraverso linguaggi artistici sia nella fase del fine vita, sia in altre condizioni patologiche, e organizzazioni impegnate nella clownterapia, come Il Baule dei sogni e VIP Vallesina. In questo ambito, si rilevano casi interessanti anche relativamente a formazione e ricerca, con laboratori di ricerca e corsi, tra cui il CRISA Centro interuniversitario di ricerca sull'invecchiamento sano e attivo di cui fa parte l’Università di Macerata, il Master di I livello in medicina narrativa dell’Università Politecnica della Marche e il Corso di laurea magistrale in Scienze Motorie per la Prevenzione e la Salute dell’Università di Urbino. Oltre, ovviamente, al già citato INRCA.
Come detto, da una prima esplorazione emerge un quadro variegato, con alcuni casi di strutturazione su scala regionale (es. Teatro Sociale e Teatro in carcere) e molteplici singole esperienze che meriterebbero di essere valorizzate, condivise e inserite in programmi e servizi tali da massimizzarne l’impatto e la portata, mettendo in rete esperienze analoghe e risorse dei vari comparti.
Sono state realizzate dieci interviste a organizzazioni rappresentative di diversi sotto ambiti di intervento in relazione al tema cultura e benessere: Museo Omero, Sferisterio, Teatro Aenigma, La casa di Asterione, Sineglossa, Il baule dei sogni, ATGPT Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata, Fondazione Lirica delle Marche, Comune di Pesaro (settore biblioteche), prof.ssa Elena Di Giovanni Università di Macerata.
Il ruolo della cultura quale fattore di sviluppo umano e sociale, in grado di incidere sulla salute e sul benessere dei singoli e della collettività e sul raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Agenda 2030), emerge chiaramente dalle interviste realizzate.
Le organizzazioni intervistate declinano tale potenziale in diverse modalità e risultano principalmente impegnate nel perseguimento dei seguenti obiettivi: promuovere l’accessibilità dell’arte e delle produzioni culturali, favorire processi
di inclusione e capacitazione attraverso la mediazione artistica, fornire attività di formazione e, in alcuni casi specifici, accompagnare lo sviluppo della/e comunità e integrare i processi terapeutici attraverso arte e cultura. Vi è inoltre una diffusa consapevolezza della necessità di valutare l’impatto generato dalle singole attività, che si traduce in pratiche di monitoraggio e, in alcuni casi, in strumenti di valutazione elaborati ad hoc, anche attraverso progetti di ricerca, in collaborazione con istituzioni accademiche e altri enti.
Le organizzazioni sono impegnate in progettualità consolidate e articolate, talvolta in evoluzione e implementate anche oltre i confini regionali, frutto di una intensa e costante cooperazione intersettoriale e destinate a una pluralità di target. Molte delle organizzazioni svolgono inoltre attività di formazione, sia del pubblico sia degli operatori.
La collaborazione intersettoriale
Tutte le organizzazioni intervistate mostrano un elevato grado di cooperazione con attori del settore sociale e, seppur in maniera minore, del settore sanitario. Il livello di formalizzazione delle singole collaborazioni risulta ancora variabile, facendo emergere potenzialità relativamente alla definizione di accordi e strumenti che agevolino tale quadro collaborativo.
Le collaborazioni in essere coinvolgono una pluralità di organizzazioni, pubbliche e private, su scala locale, regionale e nazionale. I principali partner risultano essere: servizi sociali dei Comuni, ambiti sociali territoriali, azienda sanitaria regionale, centri diurni e residenziali, associazioni rappresentative di specifiche disabilità, scuole, carceri, cooperative sociali.
In alcuni casi, si sono avviate sperimentazioni che prevedono la collaborazione di più luoghi della cultura di diversa tipologia, ad esempio museo e biblioteca o museo e teatro, e organizzazioni di altri settori.
Tutti gli intervistati hanno ritenuto rilevante dotarsi di strumenti e meccanismi di collaborazione, ad esempio attraverso tavoli di lavoro intersettoriali, reti, condivisione di buone pratiche e protocolli d’intesa per formalizzare e stabilizzare le esperienze già intraprese e favorirne lo sviluppo e la contaminazione verso altri soggetti.
Tutti gli intervistati concordano sulla necessità di rispondere alle esigenze di formazione degli operatori dei diversi settori, anche attraverso scambio di pratiche, tavoli di lavoro e network per l’integrazione delle diverse professionalità.
A ciò si aggiunge anche, in alcuni casi, l’importanza del riconoscimento professionale di alcune figure, ad esempio quella degli operatori del teatro sociale.
Altra esigenza rilevata, quella di promuovere un nuovo posizionamento dei luoghi della cultura, superando la logica settoriale e autoreferenziale che ha caratterizzato finora molte organizzazioni culturali, verso un nuovo approccio che promuova la cultura come elemento non accessorio o meramente ludico, ma come costitutivo del benessere dei singoli e delle comunità. E ancora, in questo senso occorre promuovere una maggior consapevolezza dei benefici dell’arte e della cultura a livello sociale e sanitario.
Si rileva, inoltre, la necessità di un nuovo approccio anche nella gestione dei progetti, e soprattutto dei finanziamenti, ovvero un coinvolgimento dei partner in un processo di co progettazione e un impegno di enti sovraordinati e amministrazioni pubbliche per la creazione di linee di intervento, di meccanismi di formalizzazione e di canali di finanziamento dedicati che integrino risorse e competenze dei diversi settori, alleggerendo ostacoli burocratici e promuovendo strumenti di valutazione realmente efficaci.
L’emergenza sanitaria potrebbe costituire un fattore di accelerazione nell’acquisizione di una nuova consapevolezza delle varie componenti del benessere e, quindi, del ruolo della cultura e delle organizzazioni culturali. Molte delle organizzazioni hanno fatto ricorso a strumenti tecnologici per garantire una presenza o continuità nell’erogazione di alcuni servizi.
Se, da un lato, la tecnologia si è rilevata di supporto e sono emersi ampi margini di potenziamento nel suo uso da parte del settore culturale, dall’altro, gli intervistati sono concordi nel considerarla quale mero strumento a supporto del proprio operato, che deve e dovrà ancor più porre grande enfasi sull’aspetto relazionale e comunitario, potenziando il ruolo della cultura in una situazione di emergenza, di disgregazione e di aumento delle disuguaglianze a livello sociale. Un’opportunità che si rivela particolarmente preziosa per intraprendere nuovi processi e percorsi per e con le comunità, verso un nuovo ruolo delle organizzazioni culturali, come già sottolineato nel paragrafo precedente.
Obiettivo dell’indagine è stato procedere ad una mappatura delle organizzazioni attive sul tema cultura e benessere nelle sue molteplici declinazioni per comprenderne ambiti e modalità di intervento, esigenze e disponibilità a collaborare e a un approfondimento di alcuni casi studio. Inoltre, si è inteso rilevare anche dalle organizzazioni non attive sul tema i motivi della non attività, il potenziale interesse verso il tema e le esigenze per un eventuale intervento sul tema.
L’indagine è stata condotta attraverso la somministrazione di un questionario online (in Appendice i principali risultati), la realizzazione di un’analisi desk, a integrazione di quanto già rilevato, e di interviste semi strutturate a un campione di organizzazione attive sul tema in diversi settori.
Il questionario è stato inviato al campione di organizzazioni sotto descritto, tramite piattaforma Lime Survey e si componeva di due domande di inquadramento generale e due serie di domande distinte per le organizzazioni già attive sul tema e per quelle non ancora attive.
La rilevazione è stata effettuata dal 1° aprile al 10 maggio 202023 e rivolta ad organizzazioni dei settori culturale, socio assistenziale, educativo e sanitario del territorio marchigiano, iscritte negli elenchi regionali.
Per il settore culturale, il campione ha incluso musei, biblioteche, teatri censiti dalla Regione Marche, compagnie teatrali iscritte alle principali federazioni di riferimento, associazioni di scala regionale e associazioni culturali iscritte ad elenchi regionali.
- Per il settore socio assistenziale, una selezione di cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, associazioni di volontariato e fondazioni iscritte negli elenchi regionali attive in ambiti potenzialmente inerenti alla tematica di nostro interesse, oltre a centri di aggregazione giovanile, centri sociali per anziani, centri di alloggio.
23 Da notare che il periodo di compilazione della survey ha coinciso con la prima ondata della pandemia da Covid 19, elemento che ha indubbiamente avuto una incidenza sul numero di rispondenti in tutti i settori, e in particolar modo per quelli del settore sanitario e socio assistenziale.
-
Per il settore educativo, centri di ricerca e corsi di laurea delle università marchigiane vicini alla tematica cultura e benessere, ma anche università della terza età, strutture iscritte negli elenchi regionali come nidi d’infanzia e comunità educative.
Per il settore sanitario, sono stati considerati ASUR Azienda sanitaria unica regionale e la sua rete territoriale, unitamente a residenze per anziani non autosufficienti, residenze sanitarie per la riabilitazione, case di riposo, residenze protette, centri diurni psichiatrici e per tossicodipendenti iscritti agli elenchi regionali.
In totale l’indagine è stata inviata a 3.843 indirizzi e mail.
Sono 199 i questionari ritenuti validi e utilizzati per l’elaborazione a seguire.
Come accennato sopra, sono 199 i questionari completi. A questi si aggiungono circa 150 organizzazioni che hanno compilato soltanto la parte iniziale di inquadramento, 155 fornendo informazioni relativamente al proprio settore di appartenenza (59 culturale, 36 socio assistenziale, 27 educativo/alta formazione, 18 sanitario) e 149 relativamente alla loro attività/inattività sul tema (108 attive, 41 non attive).
Il maggiore numero di rispondenti si registra per la provincia di Ancona, con il 39%, seguita dalla provincia maceratese con il 28%, e a seguire, con un certo distacco, le restanti province di Pesaro Urbino con il 16%, Ascoli Piceno con l’12% e Fermo con il 5%. Si veda la ripartizione dei rispondenti suddivisi per provenienza geografica (fig 1).
Delle 199 organizzazioni rispondenti, come riportato in figura 2, il 52% fa parte del settore culturale in senso ampio (n.104), il 26% del socioassistenziale (n.51), il 10% del settore sanitario (n.20), il 9% del settore educativo e alta formazione (n.17), e il 3% di altri settori (n.7).
Figura 1 Ripartizione rispondenti per provincia
Figura 2 Ripartizione rispondenti per settore di appartenenza
Volendo incrociare il dato della provenienza geografica e quello del settore di appartenenza, si rileva la ripartizione di cui alla figura 3, suddivisa per province.
I rispondenti provenienti dal settore culturale prevalgono in tutte le province ad eccezione di quella di Fermo, e nelle province di Ancona e Macerata presentano un livello pressoché analogo. Circa la metà dei rispondenti del settore socio assistenziale proviene dalla provincia di Ancona. La maggior parte dei rispondenti del settore sanitario e socio sanitario si concentra nelle province di Ancona e Macerata.
Delle 199 organizzazioni rispondenti il 58.29% (n.116) ha dichiarato di essere attivo nell’ambito cultura e benessere e il 41.71% (n.83) non attivo (fig. 4).
In figura 5 la ripartizione delle organizzazioni attive/non attive per provincia, in cui emerge che nelle province di Pesaro Urbino e Macerata circa la metà delle organizzazioni risulta non attiva, mentre negli altri casi si ha una prevalenza di organizzazioni attive. Le non attive delle province di Ancona e Macerata rappresentano rispettivamente il 36% e il 31% del totale24 .
24 Si sottolinea che in questo grafico e in quelli a seguire sono indicati i valori numerici, mentre nella descrizione testuale sono indicate le percentuali corrispondenti.
Per quanto concerne la ripartizione delle attive/non attive per settore (fig. 6), emerge che circa la metà delle organizzazioni attive e il 60% delle non attive appartiene al settore culturale. Nei settori socio assistenziale, educativo e sanitario e socio sanitario prevalgono le organizzazioni attive, presumibilmente poiché hanno partecipato all’indagine in gran parte organizzazioni che sono già
sensibili alla tematica cultura e benessere pur non avendo, per loro natura, finalità culturali.
La figura 7 riporta la ripartizione delle organizzazioni attive/non attive dei singoli settori per provincia.
Nel settore culturale, circa la metà delle organizzazioni delle province di Ancona e Macerata risultano non attive, mentre nella provincia di Ascoli Piceno si ha una preponderanza di organizzazioni attive e in quella di Pesaro Urbino di non attive.
Nel settore sanitario e socio sanitario (fig. 8), si ha una netta prevalenza di organizzazioni attive nella provincia di Ancona e di Fermo, mentre in quella di Macerata prevalgono le non attive. Nel caso di Ascoli Piceno l’unica risposta registrata è di una organizzazione non attiva, mentre nel caso di Pesaro Urbino di una organizzazione attiva. Nel settore educativo, come si evince dalla figura 9, in tutte le province prevalgono le organizzazioni attive, ad eccezione di quella di Fermo in cui si hanno una risposta da parte di un’organizzazione attiva e una da parte di una non attiva.
Per quanto concerne il settore socio assistenziale, prevalgono in tutte le province le organizzazioni attive, ad eccezione del caso di Pesaro Urbino dove risultano più numerose le non attive (fig.10).
Come si vede nella figura 11 a seguire, nel caso di altri settori le sole risposte delle province di Ancona e Macerata provengono da organizzazioni non attive, mentre le sole risposte di Fermo e Pesaro Urbino provengono da organizzazioni attive. Nel caso di Ascoli Piceno, due delle tre risposte totali provengono da organizzazioni attive.
Figura 8 Ripartizione attive/non attive del settore sanitario e socio sanitario per provincia
Figura 9 Ripartizione attive/non attive del settore educativo per provincia
Figura 10 Ripartizione attive/non attive del settore socio assistenziale per provincia
Figura 11 Ripartizione attive/non attive di altri settori per provincia
Relativamente agli ambiti di intervento delle organizzazioni attive (fig.12), per cui vi era la possibilità di selezionare più risposte, emerge che le organizzazioni operano prevalentemente nell’ambito “cultura, inclusione e coesione sociale” e “cultura e giovani”; con valori pressoché analoghi tra loro, le organizzazioni risultano attive anche negli ambiti “cultura e disabilità”, “cultura e famiglia”, “cultura e salute”, e, a seguire con percentuali inferiori, in ordine decrescente anche negli ambiti “cultura e infanzia”, “cultura e sviluppo sostenibile”, “cultura e invecchiamento attivo”, altro, “cultura e benessere aziendale”.
12 Ambiti di intervento
inclusione e coesione
e giovani
Cultura e disabilità
Cultura e famiglia
Cultura e sanità
Cultura e infanzia
Cultura e sviluppo sostenibile
Cultura e invecchiamento attivo Altro
Cultura e benessere aziendale
Quanto alla tipologia di attività (risposta multipla), le organizzazioni operano prevalentemente attraverso “Attività di sensibilizzazione e divulgazione” e “Proposte culturali”, da considerare che nella risposta “altro” sono state indicate prevalentemente iniziative di promozione culturale e di educazione, quindi classificabili nelle due categorie prima menzionate. A seguire, intervengono con “Attività di sperimentazione con target specifici” e “Attività di ricerca” (fig. 13).
Attività di sensibilizzazione
divulgazione
culturali
Attività di sperimentazione con target specifici
Attività di ricerca
Alle organizzazioni attive è stato inoltre chiesto di identificare le modalità con cui contribuiscono, attraverso le loro attività, allo sviluppo della relazione tra cultura e benessere. Anche in questo caso vi era la possibilità di risposta multipla, da cui risulta che circa la metà interviene favorendo una partecipazione culturale grazie a un’offerta diversificata e circa il 40% è impegnata in processi di formazione e capacitazione, in collaborazione con attori di altri settori.
Circa un quarto delle organizzazioni è attivo anche in progetti relativi alla cura e prevenzione di patologie e offre spazi ed eventi per target diversificati. A seguire, con percentuali inferiori, si registra che il 15% circa offre servizi culturali da remoto tramite strumenti tecnologici, il 9% circa si avvale di processi e strumenti di valutazione, si è allineata agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 o interviene attraverso altre modalità. Di seguito, in ordine decrescente, si riporta l’esito della rilevazione come descritto in figura 14 a seguire:
47.58% Proponiamo un’offerta diversificata che favorisce una ampia partecipazione culturale attiva;
• 38.71% Sviluppiamo attività di formazione e processi di capacitazione dei cittadini e della comunità in collaborazione con attori del comparto sociale, educativo e culturale;
• 27.42% Promuoviamo programmi e progetti che favoriscono la prevenzione e la cura di patologie, il supporto ai caregivers in collaborazione con attori del settore socio sanitario/educativo/culturale;
• 23.39% Abbiamo adeguato i nostri spazi/eventi alle esigenze di target diversificati;
• 15.32% Ci siamo dotati di strumenti tecnologici per l’erogazione di servizi culturali da remoto, per raggiungere un più ampio target di popolazione e replicare le attività in orari differenti;
• 9.68% Abbiamo obiettivi di impatto, processi e strumenti di valutazione;
• 8.87% Abbiamo allineato le nostre strategie e le nostre attività agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030;
• 8.87% Altro.
Figura 14 Modalità con cui viene sviluppata la relazione “Cultura e benessere”
Oltre agli ambiti attuali di intervento, alle organizzazioni è stato chiesto di individuare, tra una serie di sotto temi elencati, quelli di interesse e quindi di
sviluppo potenziale, selezionandone al massimo quattro e classificandoli in ordine di priorità. Volendo riportare i sotto temi che hanno riscontrato il maggior interesse nelle prime 4 posizioni, e rimandando al paragrafo successivo per la media ponderata di ciascun sotto tema, si rileva quanto segue (fig. 15):
• nella 1° posizione, il 23,15% delle risposte si è concentrato su Cultura, inclusione e coesione sociale e il 17,59% su Cultura e salute;
• nella 2° posizione, il sotto tema Cultura e giovani assorbe il maggior numero di risposte con il 24,49% seguito con un netto distacco da Cultura e famiglia con il 18,37%;
• nella 3° posizione, Cultura, inclusione e coesione sociale e Cultura e famiglia registrano il medesimo valore pari a 16,47%;
• nella 4° posizione, prevale nettamente il sotto tema Cultura e sviluppo sostenibile con il 25% seguito, con un valore quasi dimezzato, da Cultura e disabilità con il 13,24%.
Per comprendere l’effettivo interesse e il grado di priorità di ciascun sotto tema si è proceduto al calcolo della media ponderata, da cui emerge che “Cultura, inclusione e coesione sociale” e “Cultura e giovani” registrano i valori più elevati, seguiti dagli altri sottotemi, come dimostrano i valori riportati nella tabella 1 a seguire.
Figura 15 Interesse rispetto ai singoli sotto temi
Cultura e salute Cultura, inclusione e coesione sociale
Cultura e giovani
Cultura e infanzia Cultura e sviluppo sostenibile
Cultura e famiglia
Cultura e disabilità
Cultura e invecchiamento attivo
Cultura e benessere aziendale
Cultura, inclusione e coesione sociale 18,5
Cultura e giovani 17,3
Cultura e famiglia 12,5
Cultura e salute 11,6
Cultura e disabilità 10
Cultura e sviluppo sostenibile 9,4
Cultura e invecchiamento attivo 8,4
Cultura e infanzia 7,7
Cultura e benessere aziendale 1
Al fine di comprendere quali azioni a livello sistemico le organizzazioni ritengano prioritarie per la loro crescita sul tema in oggetto, è stato chiesto loro di selezionare, tra una serie di opzioni possibili, al massimo quattro azioni e di classificarle in ordine di priorità.
Volendo riportare le azioni che hanno riscontrato il maggior interesse nelle prime 4 posizioni, e rimandando al paragrafo successivo per la media ponderata di ciascuna opzione, come riportato in figura 16, si rileva quanto segue:
• nella 1° posizione, figurano in primis la necessità dello “Stanziamento di fondi dedicati al tema” (24,11%) e la “Sensibilizzazione e motivazione degli stakeholder” con il 19,64%;
• nella 2° posizione, il 23,58% delle risposte si è concentrato su “Attivazione di sperimentazioni progettuali comuni” e il 18,87% su “Definizione di accordi di collaborazione tra il settore sociale e culturale”;
• nella 3° posizione, con valori pressoché simili emergono nuovamente la “Definizione di accordi di collaborazione tra il settore sociale e culturale” (18,75%) e lo “Stanziamento di fondi dedicati al tema” (17,71%);
• nella 4° posizione, figurano “l’istituzione tavolo di lavoro interdisciplinare sul tema su scala territoriale” (22,86%) e “l’istituzione osservatorio per monitorare le buone prassi sul territorio” (17,14%).
Per comprendere quali azioni le organizzazioni ritengano effettivamente prioritarie a livello sistemico per una loro crescita nello sviluppo della tematica in questione, come riportato in tabella 2 a seguire, si è proceduto al calcolo della media ponderata, da cui emerge che l’elemento del sostegno finanziario attraverso fondi dedicati risulta primario (19,9), seguito dall’attivazioni di sperimentazioni progettuali comuni (16,8) e dalla definizione di accordi di collaborazione tra i settori sociale e culturale (15,4).
A seguire, con valori simili, le organizzazioni ritengono importante le azioni di sensibilizzazione degli stakeholder (13,7), di networking con organizzazioni che sviluppano attività analoghe (13,3) e percorsi formativi dedicati al personale dei vari settori (12,9). Infine, con valori inferiori, figurano l’istituzione di un tavolo di lavoro su scala territoriale (7,3) e l’istituzione di un osservatorio per il monitoraggio delle buone prassi (3,5).
Figura 16 Azioni prioritarie a livello sistemico per far crescere le organizzazioni sul tema
Tabella 2 Riepilogo azioni a livello sistemico per far crescere le organizzazioni sul tema (media ponderata) ORGANIZZAZIONI ATTIVE
Stanziamento di fondi dedicati al tema 19,9
Attivazione di sperimentazioni progettuali comuni 16,8
Definizione di accordi di collaborazione tra il settore sociale e culturale 15,4
Sensibilizzazione e motivazione degli stakeholder 13,7
Networking con altre organizzazioni che sviluppano attività analoghe 13,3
Percorsi formativi dedicati al personale socio sanitario, educativo e culturale 12,9
Istituzione di un tavolo di lavoro interdisciplinare sul tema su scala territoriale 7,3
Istituzione di un osservatorio per monitorare le buone prassi sul territorio 3,5
Oltre ad individuare quali azioni possano essere di supporto per la loro crescita sul tema, alle organizzazioni è stato chiesto di individuare, tra una serie di opzioni possibili, le azioni che i policy makers dovrebbero intraprendere per favorire lo sviluppo del welfare culturale a livello locale, classificandone la rilevanza in una scala da 1 a 5 (1 non rilevante 2 poco rilevante 3 abbastanza rilevante 4 rilevante 5 decisamente rilevante).
Di seguito, in figura 17 si riportano i valori registrati per ciascuna azione in ciascun livello della scala, da cui emerge una convergenza verso il livello più elevato di rilevanza per le azioni relative alla previsione di canali di finanziamento dedicati e all’inserimento del tema della partecipazione culturale per il ben essere delle persone nei programmi educativi.
Volendo classificare le azioni che hanno registrato il massimo livello di rilevanza (sommando i livelli superiori della scala, 4 e 5), in figura 18 emerge che l’azione relativa all’inserimento del tema della partecipazione culturale per il ben essere delle persone nei programmi educativi, partendo dall’infanzia, e prevedere canali di finanziamento dedicati registrano i valori più elevati, rispettivamente pari a 82,30% e 80,70%, seguiti dal sostegno alla realizzazione di servizi congiunti tra i diversi attori con progetti di sistema e dal coordinamento di tavoli di lavoro tra attori culturali, sociali, educativi ed economici del territorio, con valori pressoché simili rispettivamente pari al 74,78% e al 73,21%. Seguono, con valori leggermente inferiori, la promozione della consapevolezza e della conoscenza del tema con attività divulgative e la condivisione di buone pratiche verso cittadini e imprese (71,68%), l’adozione di strumenti tecnologici condivisi per la gestione, l’erogazione ed il monitoraggio dei servizi (68,14%) e la promozione della condivisione di buone pratiche tra operatori (66,07%).
E infine, con un leggero distacco, figurano attività di formazione del management e del personale delle organizzazioni pubbliche e private (62,16%) e l’inserimento del tema “cultura e salute” nell’alta formazione delle professioni mediche, sociali, educative e culturali (58,56%).
Figura 17 Rilevanza azioni dei policy makers per lo sviluppo del welfare culturale a livello locale
Per comprendere il livello di conoscenza delle singole organizzazioni sul tema “cultura e benessere” e le relative esigenze di formazione, ai rispondenti è stato chiesto di indicare, tra quattro livelli possibili di conoscenza, quello relativo alla propria situazione.
Come descritto in figura 19 a seguire, soltanto il 5.65% ha dichiarato il massimo livello, ovvero “Sono informato anche rispetto alle ricerche e alle pubblicazioni più recenti, partecipo/ho partecipato a convegni sul tema e seguo il dibattito nazionale e/o internazionale”, il 25,81% dichiara di essere “a conoscenza delle principali tendenze in atto, di alcuni progetti in corso e seguo il dibattito sul tema. Mi interessa la materia e vorrei coltivarla”, mentre il livello che registra il maggior numero di risposte, ovvero il 33,06%, corrisponde a un livello medio basso di conoscenza “Ho letto alcuni articoli e sono a conoscenza dell’esistenza di alcuni progetti, ma non oltre”. Infine, il 26,61% dichiara di avere “conoscenze limitate alle progettualità che coinvolgono la mia organizzazione”. L’8,87% non risponde alla domanda.
Si registra una disponibilità molto elevata da parte delle organizzazioni a partecipare a tavoli di lavoro, pari all’87,10%. Soltanto il 4,84% si dichiara non interessato, l’8,06% non risponde alla domanda (fig. 20).
Alle organizzazioni non attive è stato chiesto di indicare le motivazioni della propria attuale inattività (potendo selezionare più opzioni di risposta), da cui è emerso che il tema risulta interessante e rilevante per gran parte delle organizzazioni, che sarebbero ostacolate da questioni di natura prevalentemente organizzativa (fig.21). Considerando la media ponderata delle risposte registrate da ciascuna opzione, risulta infatti che “Il tema è rilevante per la mia
organizzazione, ma allo stato attuale non disponiamo di risorse umane e finanziarie per sostenere un eventuale progetto” registra il valore più elevato, pari a 17, seguito da “Il tema è interessante, ma necessiterebbe di una formazione specifica del personale” con un valore pari a 14,3, e infine “Il tema non è rilevante per la mia organizzazione” con un valore pari 8,9. Segue l’opzione “altro” con 4,9.
Ben il 65,59% delle organizzazioni non ancora attive si dichiara interessato a sviluppare attività sul tema. Soltanto il 23,66% si dichiara non interessato. Il 10,75% non fornisce alcuna risposta (fig. 22).
Oltre agli ambiti attuali di intervento, alle organizzazioni è stato chiesto di individuare, tra una serie di sotto temi elencati, quelli di prioritario interesse e di potenziale sviluppo, selezionandone al massimo quattro e classificandoli in ordine di priorità.
Volendo riportare i sotto temi che hanno riscontrato il maggior interesse nelle prime 4 posizioni, e rimandando al paragrafo successivo per la media ponderata di ciascun sotto tema, si rileva quanto segue come riportato in figura 23:
• nella 1° posizione, il 29,82% delle risposte si è concentrata su Cultura e giovani, seguite con un certo distacco da Cultura, inclusione e coesione sociale (22,81%);
• nella 2° posizione, ancora una volta il sotto tema Cultura e giovani assorbe il maggior numero di risposte (29,17%), seguito con un netto distacco da Cultura e famiglia (18,75%);
• nella 3° posizione, appare di nuovo Cultura e famiglia che assorbe il 25,00%, seguito da Cultura e sviluppo sostenibile (17,50%);
• nella 4° posizione, il sotto tema Cultura e sviluppo sostenibile assorbe il 28,57% ed è seguito, con un valore dimezzato, da Cultura e disabilità 14,29%.
Figura 21 Motivi della non attività
Figura 22 Interesse a sviluppare attività sul tema
Tabella 3 Riepilogo interesse verso i singoli sotto temi
ponderata)
Sotto tema Media ponderata
Cultura e giovani
Cultura, inclusione e coesione sociale
Cultura e infanzia
Cultura e famiglia
Cultura e sviluppo sostenibile
Cultura e invecchiamento attivo
Cultura e disabilità
Cultura e salute
Cultura e benessere aziendale
Per comprendere l’effettivo interesse e il grado di priorità di ciascun sotto tema si è proceduto al calcolo della media ponderata, come dimostrano i valori riportati nella tabella 3. “Cultura e giovani” registra il valore più elevato, pari a 12, seguito con distacco da “Cultura, inclusione e coesione sociale”, “Cultura e infanzia”, “Cultura e famiglia”, “Cultura e sviluppo sostenibile”, “Cultura e invecchiamento attivo”, “Cultura e disabilità”, e infine “Cultura e salute” e “Cultura e benessere aziendale”.
Al fine di comprendere quali azioni le organizzazioni ritengono prioritarie a livello sistemico per la loro crescita sul tema in oggetto, è stato chiesto loro di selezionare, tra una serie di opzioni possibili, al massimo quattro azioni e di classificarle in ordine di priorità. Volendo riportare le azioni che hanno riscontrato il maggior interesse nelle prime 4 posizioni, e rimandando al paragrafo successivo per la media ponderata di ciascuna opzione, si rileva quanto segue come indicato in figura 24:
• nella 1° posizione, con lo stesso valore, figurano la necessità di “Percorsi formativi dedicati al personale socio sanitario, educativo e culturale” (21,79%) e dello “Stanziamento di fondi dedicati al tema” (21,79%);
• nella 2° posizione, si registra una convergenza sulla “Definizione di accordi di collaborazione tra il settore sociale e culturale” (27,69%) a cui segue, con un valore nettamente inferiore, “l’attivazione di sperimentazioni progettuali comuni” (15,38%);
• nella 3° posizione, compaiono di nuovo, con valori simili, “l’attivazione di sperimentazioni progettuali comuni” (21,67%) e lo “Stanziamento di fondi dedicati al tema” (18,33%);
• nella 4° posizione, di nuovo lo “Stanziamento di fondi dedicati al tema” (18,60%) e lo stesso valore “l’Istituzione di un tavolo di lavoro interdisciplinare sul tema su scala territoriale” (18,60%).
Per comprendere quali azioni le organizzazioni ritengano effettivamente prioritarie a livello sistemico per una loro crescita nello sviluppo della tematica in questione, si è proceduto al calcolo della media ponderata, da cui emerge che il sostegno finanziario attraverso fondi dedicati (12,5) e la definizione di accordi di collaborazione tra i settori sociale e culturale (12,4) risultano primarie, seguite dalle altre azioni (tab. 4).
Figura 24 Azioni prioritarie a livello sistemico per far crescere le organizzazioni sul tema
Tabella 4 Riepilogo azioni a livello sistemico per far crescere le organizzazioni (media ponderata)
Stanziamento di fondi dedicati al tema 12,5
Definizione di accordi di collaborazione tra il settore sociale e culturale 12,4
Percorsi formativi dedicati al personale socio sanitario, educativo e culturale 10,3
Attivazione di sperimentazioni progettuali comuni 9,5
Istituzione di un tavolo di lavoro interdisciplinare sul tema su scala territoriale 8,5
Sensibilizzazione e motivazione degli stakeholder 5,9
Networking
Istituzione
Oltre ad individuare quali azioni possano essere di supporto per la loro crescita sul tema, alle organizzazioni è stato chiesto di individuare, tra una serie di opzioni possibili, le azioni che i policy makers dovrebbero intraprendere per favorire lo sviluppo del welfare culturale a livello locale, classificandone la rilevanza in una scala da 1 a 5 (1 non rilevante 2 poco rilevante 3 abbastanza rilevante 4 rilevante 5 decisamente rilevante). Di seguito si riportano i valori registrati da ciascuna azione in ciascun livello della scala, da cui emerge una polarizzazione verso i livelli di rilevanza più elevati (fig. 25).
Figura 25 Rilevanza azioni dei policy makers per lo sviluppo del welfare culturale a livello locale.
Volendo classificare le azioni che hanno registrato il massimo livello di rilevanza (sommando i livelli superiori della scala, 4 e 5), in figura 26 emerge come prioritaria l’azione relativa alla previsione di canali di finanziamento dedicati (87,60%), nettamente superiore alle altre azioni che registrano in gran parte valori compresi tra 76% e 73%: inserimento del tema della partecipazione culturale per il ben essere delle persone nei programmi educativi, partendo dall’infanzia (76,83%), promuovere la condivisione di buone pratiche tra operatori (75,90%), inserire il tema “cultura e salute” nell’alta formazione delle professioni mediche, sociali, educative e culturali (74,39%), coordinare tavoli di lavoro tra attori culturali, sociali, educativi ed economici del territorio (74,39%), sostenere la realizzazione di servizi congiunti tra i diversi attori con progetti di sistema (74,07%), promuovere la consapevolezza e la conoscenza del tema con attività divulgative e la condivisione di buone pratiche verso cittadini e imprese (73,17%), con percentuali inferiori figurano garantire attività di formazione del management e del personale delle organizzazioni pubbliche e private (63,41%) e implementare strumenti tecnologici condivisi per la gestione, l’erogazione ed il monitoraggio dei servizi (60,98%).
Figura 26 Riepilogo grado di rilevanza azioni dei policy makers.
Per comprendere il livello di conoscenza delle organizzazioni non attive sul tema “Cultura e benessere” e le relative esigenze di formazione, ai rispondenti è stato chiesto di indicare, tra quattro livelli possibili di conoscenza, quello relativo alla propria situazione (fig. 27). Ne emerge l’esigenza di aumentare la conoscenza della tematica: ben il 36.56% dichiara di non aver alcuna conoscenza del tema “Non ho conoscenze in materia oppure non ho mai affrontato il tema” e il 44.09% dichiara un livello di conoscenza medio basso “Ho letto alcuni articoli e sono a conoscenza dell’esistenza di alcuni progetti, ma non oltre”. Il 6.45% dichiara di essere “a conoscenza delle principali tendenze in atto, di alcuni progetti in corso e seguo il dibattito sul tema. Mi interessa la materia e vorrei coltivarla” e soltanto l’1.08% dichiara di essere “informato anche rispetto alle ricerche e alle pubblicazioni più recenti, partecipo/ho partecipato a convegni sul tema e seguo il dibattito nazionale e/o internazionale”. L’11.83% non risponde alla domanda.
Figura 27 Grado di conoscenza del tema
Nella figura 28 a seguire, il 62.37% dei rispondenti dichiara di essere interessato a partecipare a workshop, tavoli e progetti sul tema, mentre il 25,81% di chiara di non essere interessato. L’11.83% non risponde alla domanda. Figura 28 Interesse a essere coinvolto in workshop, tavoli di riflessione e/o progetti sul tema
Attraverso l’indagine, come già dichiarato, si è inteso procedere anche a una ricognizione di buone pratiche in essere sul territorio regionale. A tale proposito, una sezione del questionario era dedicata alla raccolta di informazioni circa le progettualità delle singole organizzazioni sul tema cultura e benessere.
Hanno risposto a questa sezione del questionario n. 107 organizzazioni. Di queste 50 sono attive nel settore culturale (per un totale di 97 progetti descritti), 30 nel settore socio assistenziale (per un totale di 55 progetti descritti), 13 nel settore sanitario e socio sanitario (per un totale di 23 progetti descritti), 10 nel settore educativo alta formazione (per un totale di 22 progetti descritti), 4 in settori “altri” (per un totale di 9 progetti descritti).
Ne emerge un insieme ricco ed eterogeneo di pratiche, rivolte a una pluralità di beneficiari attraverso attività diversificate, realizzate, nella maggior parte dei casi, in collaborazione con altre organizzazioni del territorio. Si rilevano sia progetti strutturati e articolati nel tempo che beneficiano del finanziamento di fondazioni e amministrazioni pubbliche, sia iniziative di natura episodica.
Di seguito si riportano i principali elementi caratterizzanti i progetti descritti dalle organizzazioni nei diversi settori. Progetti di organizzazioni attive nel settore CULTURALE
In questo settore si rilevano progettualità provenienti da quattro principali categorie di organizzazioni: biblioteche e archivi (organizzazioni rispondenti: 8, per un totale di 20 progetti); - musei, associazioni attive nell’ambito del patrimonio culturale, materiale e immateriale, e naturalistico (organizzazioni rispondenti: 8, per un totale di 11 progetti); soggetti dello spettacolo dal vivo (organizzazioni rispondenti: 21, per un totale di 45 progetti); - associazioni ed enti attivi in vari ambiti culturali e organizzatori di festival/eventi (organizzazioni rispondenti: 13, per un totale di 21 progetti).
Nel primo caso, biblioteche e archivi rivolgono le proprie attività principalmente a bambini, adolescenti e famiglie, utenti ordinari ma anche non pubblico, persone con disabilità e cittadinanza in generale; gli obiettivi primari risultano essere la promozione della lettura, dell’accessibilità e della fruizione del patrimonio librario e non, aumentare la conoscenza e la consapevolezza rispetto a determinate tematiche, ma anche favorire processi di sviluppo cognitivo. Vengono proposti attività di letture animate, corsi e percorsi di alfabetizzazione, laboratori e incontri, allestimento di punti lettura e prestito in spazi urbani, fornitura di libri per lettori con esigenze specifiche. Come partner, oltre ai Comuni, figurano associazioni locali, scuole, pediatri di famiglia, strutture socio educative, ma anche associazioni attive in favore di persone con disabilità o bisogni speciali.
Nel caso di musei e altre organizzazioni attive nell’ambito della valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico, i principali destinatari delle attività proposte sono bambini, giovani, persone con disabilità ma anche pubblico generico.
Gli obiettivi principali risultano essere la sensibilizzazione e la divulgazione rispetto al patrimonio o a tematiche legate alla sostenibilità, inclusione di persone con disabilità nella fruizione del patrimonio, promozione di pratiche che favoriscono il benessere dei singoli in relazione alla fruizione del patrimonio/
territorio. Ad esempio, promozione del forest bathing all’interno di un parco nazionale o della fruizione di un territorio attraverso una rete costituita da musei, centri culturali e termali, passeggiate ecologiche, oltre ad attività laboratoriali, di comunicazione digitale, di produzione di contenuti audiovisivi, pubblicazione di una rivista, visite. In questo caso il ventaglio di partner risulta più limitato e si compone di Comuni, università e aziende private.
Nel caso di enti quali Comuni e associazioni attive in vari settori della cultura o promotrici di festival e altre iniziative, i principali beneficiari risultano essere la cittadinanza, anche di determinati quartieri o città, studenti, anche con bisogni educativi speciali, e target con esigenze specifiche. I principali obiettivi sono favorire processi di empowerment e di formazione, inclusione sociale e rafforzamento dell’identità e del senso di appartenenza, diffusione di diversi linguaggi artistici, sensibilizzazione a tematiche specifiche. Le attività a cui le organizzazioni fanno ricorso sono molteplici ed eterogenee: festival, concorsi e premiazioni, corsi e laboratori, iniziative di animazione territoriale e di coinvolgimento della comunità, iniziative divulgative quali incontri e mostre, residenze d’artista. Per la varietà di attività realizzate e di organizzazioni, i partner risultano essere molteplici: oltre a enti pubblici, soggetti privati, associazioni sportive, professionali, socio assistenziali, ASUR, università e altre istituzioni culturali.
Infine, il maggior numero di progetti descritti si registra nel settore dello spettacolo dal vivo. In questo caso gli obiettivi principali risultano essere la promozione della conoscenza dei linguaggi dello spettacolo dal vivo, anche in modo diffuso sul territorio, l’inclusione sociale attraverso la mediazione artistica, la sensibilizzazione rispetto a determinate tematiche attraverso il linguaggio teatrale, l’accessibilità agli spettacoli, la formazione del pubblico, l’espressione artistica attraverso lo sviluppo del proprio potenziale creativo.
I beneficiari sono eterogenei: cittadinanza, scuole, target specifici come ospiti di residenze protette o case di riposo, persone diversamente abili, ma anche stranieri, bambini e anziani. Le principali proposte consistono in laboratori artistici, supporti alla fruizione per persone con esigenze specifiche, spettacoli, concerti e altre tipologie di attività formative. I partner principali sono Comuni, associazioni e cooperative del settore socio assistenziale, altri soggetti del terzo settore, università, scuole, altre istituzioni culturali e aziende.
In questo ambito emerge che, nella maggior parte dei progetti, la cultura viene intesa come processo di educazione e di formazione ai fini della capacitazione
dei singoli e della comunità di riferimento, quale contributo al miglioramento del benessere e delle condizioni di vita dei beneficiari che risultano essere molto eterogenei. Sono inclusi, infatti, beneficiari di diverse fasce d’età, destinatari specifici quali, ad esempio, genitori di un istituto scolastico e ospiti di una residenza protetta, anche in relazione a interventi realizzati all’estero nei paesi in via di sviluppo, ma anche famiglie, neogenitori o persone con diverse tipologie di disabilità.
Gli obiettivi risultano molto specifici e coprono un ambito di intervento molto ampio, tra cui: educazione delle giovani generazioni e della cittadinanza alle tematiche ambientali, dello sviluppo sostenibile, di una sana alimentazione o ad altre tematiche specifiche; inclusione e capacitazione di persone con disabilità o empowerment di particolari comunità; la promozione di attività ludiche o di attività culturali per il miglioramento dello stile o delle condizioni di vita di determinati target. Le attività risultano essere quindi molteplici: si registrano infatti laboratori creativi, iniziative culturali, pratiche artistiche, corsi e seminari formativi, attività divulgative, ludico motorie, escursioni e iniziative di informazione, prevenzione e percorsi di integrazione. I principali partner di progetto risultano essere Comuni, associazioni, scuole, enti nazionali e regionali. Progetti di organizzazioni attive nel settore SANITARIO E SOCIOSANITARIO
Le attività in questo caso sono rivolte prevalentemente al sistema di attori del comparto sanitario, a pazienti/utenti di servizi sanitari e loro famiglie, personale sanitario, volontari e, nel caso di attività di prevenzione, anche a studenti delle scuole superiori e alla cittadinanza. Gli obiettivi primari risultano essere di due tipi: da un lato, sensibilizzare a determinate tematiche, promuovere la prevenzione, proporre formazione per volontari e personale, dall’altro, agire sulle varie patologie e migliorare le condizioni dei pazienti/utenti e la qualità delle cure. Le principali attività promosse in questo caso sono, relativamente al primo obiettivo, seminari e incontri formativi, iniziative di divulgazione quali dibattiti e convegni, potenziamento dell’attività di volontariato; per quanto concerne il secondo obiettivo, attività ludico motorie, ricreative ed escursioni culturali, iniziative relative a particolari forme terapeutiche quali l’ippoterapia e l’arteterapia, progetti più specifici come, ad esempio, la sperimentazione di un giardino sensoriale, un progetto di housing sociale o la presenza di gruppi multifamiliari all'interno del Dipartimento di Salute Mentale. In un caso, in relazione a obiettivi di assistenza agli utenti dei servizi sanitari e miglioramento delle strutture sanitarie, le attività sono anche di monitoraggio e di indagine sul grado di umanizzazione delle stesse. Anche in questo caso sono numerose le
collaborazioni con associazioni di volontariato, cooperative e altre organizzazioni/enti del comparto sociale.
Progetti di organizzazioni attive nel settore EDUCATIVO
Le tipologie di attività prevalenti in questo caso risultano essere corsi di formazione, laboratori, iniziative culturali e divulgative ma anche premi e concorsi, rivolti prevalentemente a soddisfare obiettivi di formazione ed empowerment, sensibilizzazione, ma anche inclusione e coesione sociale. I principali beneficiari sono la popolazione scolastica (alunni, docenti, personale), giovani, minori e famiglie, persone con disabilità sensoriali e non, ospiti di strutture sanitarie, di case circondariali e di case di riposo del territorio. I principali partner di progetto risultano essere organizzazioni culturali e del comparto sociale, ma anche associazioni di quartiere e produttori locali.
Progetti di organizzazioni attive in altri settori
In questo caso le attività sono prevalentemente rivolte alla sensibilizzazione, a obiettivi di natura educativa e alla conoscenza e valorizzazione delle risorse locali, attraverso iniziative culturali o di formazione. Sono principalmente rivolte alle scuole e alla cittadinanza e vedono la collaborazione di associazioni e istituzioni locali, pro loco, enti quali Comuni e Provincia.
• L’OMS Organizzazione mondiale della Sanità afferma che la “salute” è un senso di benessere completo, prima di tutto psicologico e mentale e che l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile afferma la necessità di “assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”;
• la cultura è indicata dalla stessa OMS tra i determinanti individuali e sociali della salute e può apportare il suo contributo trasversale nella gestione delle attuali sfide sociali, in particolare l’acuirsi delle disuguaglianze legate all’emergenza pandemica da Covid 19;
• la stessa OMS, attraverso la pubblicazione di un censimento di oltre 3000 tra studi e ricerche, nel 2019 ha confermato il ruolo delle arti e della cultura nella prevenzione, nel trattamento e nella gestione di patologie e nella promozione della salute, ovvero ha messo a disposizione della comunità internazionale dati di valutazione e monitoraggio che dimostrano i positivi effetti della cultura su diversi aspetti della vita, agendo su più livelli consci e inconsci della nostra persona, quindi sulla società tutta;
• nell’anno 2020 il Comune di Recanati ha sviluppato, nell’ambito delle attività dell’Assessorato alle Culture, e con il sostegno della Regione Marche, un lavoro di approfondimento e formazione sul tema del welfare culturale dedicato all’intero territorio marchigiano. Il progetto è stato curato e realizzato da Promo PA Fondazione, che ha altresì contribuito alla trasformazione degli esiti in un progetto multidimensionale regionale, con una forte replicabilità;
• i risultati emersi dall’indagine regionale, svolta nell’ambito del percorso 2020, hanno evidenziato un interesse ampio e condiviso per lo sviluppo di policy tra il mondo della cultura e quello socio sanitario, e una serie di buone pratiche diffuse a livello regionale, e riconosciute a livello nazionale e internazionale, con focalizzazioni prevalenti sul rapporto tra la cultura e le attività di cura, quelle per l’inclusione sociale, la disabilità e i giovani;
• tra le azioni prioritarie è emersa la necessità di strutturare una rete sul tema del welfare culturale per favorire l’osmosi progettuale ed il confronto, la formazione sul tema sia per il mondo della cultura, sia per quello socio sanitario, l’attivazione di un sistema di valutazione e monitoraggio in itinere, ed anche per intercettare e/o stimolare l’attivazione di misure finanziarie dedicate regionali e sovraregionali;
• si è costituito un tavolo di coordinamento informale per delineare proposte per possibili azioni di intervento su scala regionale, muovendo dalle attività di eccellenza in essere, e volte a favorire lo sviluppo e il radicarsi di politiche di welfare culturale;
• la Regione Marche, muovendo dai risultati di cui sopra, ha inserito nel Piano triennale della Cultura il tema “cultura e benessere” come azione da sviluppare attraverso il sostegno a progetti speciali pluriennali e multisettoriali, dando sostegno così ad una vera e propria politica sul tema, prima in Italia.
Tantopremesso,conilpresenteprotocollosiconvienequantosegue
Art1.Oggetto.È costituita la “Rete per il welfare culturale nelle Marche” allo scopo di aggregare e far collaborare organizzazioni pubbliche e private di varia natura, a vario titolo impegnate o interessate a contribuire allo sviluppo del welfare culturale a livello locale e regionale, attraverso la partecipazione alle diverse attività che la rete intenderà intraprendere anche in partenariato con altri soggetti.
La Rete costituisce un sistema di raccordo permanente anche ai fini di eventuali progettazioni comuni, comunque non vincolante. Come tale, si fonda sull’accordo dei soggetti firmatari del presente protocollo, non raffigurandosi un soggetto diverso dai componenti.
Art2.Attività. La Rete si impegna a svolgere tutte quelle attività funzionali a:
• sensibilizzare i propri aderenti, gli stakeholders del territorio, scuole e cittadinanza sul tema “cultura e benessere”;
• condividere buone pratiche locali, nazionali e internazionali tra i propri aderenti e verso l’esterno;
• svolgere attività di formazione, informazione e divulgazione destinata agli operatori dei diversi settori parte del sistema cultura e benessere;
• svolgere attività di comunicazione per diffondere le attività proprie e degli aderenti;
• sviluppare e sperimentare progettualità congiunte tra gli aderenti alla rete, sollecitando altresì la partecipazione di soggetti non aderenti;
• avviare processi collaborativi e partecipativi tra aderenti, pubbliche amministrazioni, istituzioni accademiche e altri enti e istituzioni del territorio finalizzati alla sperimentazione di progetti e servizi per il welfare culturale a livello locale;
• elaborare e presentare proposte progettuali destinate ai policy makers;
• individuare opportunità di collaborazione con altri soggetti attivi su tematiche e obiettivi analoghi sul territorio nazionale e estero, anche intercettando potenziali canali di finanziamento europei;
• individuare opportunità di finanziamento per le proprie attività;
• altre attività definite e approvate in sede di incontro del Comitato di Indirizzo.
Art3.Presidente.La presidenza della Rete è attribuita all’Assessore Regionale alla Cultura.
Art 4. Coordinamento. Il Comune di Recanati in qualità di soggetto promotore del progetto assume il coordinamento della Rete, nella figura dell’Assessora alle Culture, fino al rinnovo di cui all’art. 5. Il Coordinatore prende in carico la segreteria tecnico scientifica nominando un soggetto accreditato sul tema.
Art5.ComitatodiIndirizzo. Il Comitato di Indirizzo potrà avere fino a 13 membri, compreso il coordinatore ed escluso il presidente, e si impegna a incontrarsi periodicamente, a contribuire attivamente all’animazione e alla gestione della rete, nonché a favorire il dialogo e lo scambio tra tutti i membri aderenti.
I componenti del Comitato si impegnano a collaborare per individuare priorità, linee di azione e opportunità per la Rete e a promuoverne azioni volte alla crescita e al consolidamento, condividendo le proposte, grazie al supporto della segreteria tecnico scientifica, con tutti gli aderenti al presente protocollo. I membri sono individuati come segue:
• uno è il coordinatore
• otto sono designati sulla base delle candidature nominali espresse dai soggetti aderenti alla Rete e votate in riunione plenaria.
• quattro membri sono nominati dal resto del Comitato previo parere del Presidente e del Coordinatore della Rete, e a seguito di un confronto con la segreteria tecnico scientifica
Il Comitato di Indirizzo si compone di persone fisiche, votate nominalmente, parte o designate dai soggetti aderenti. Si rinnova ogni tre anni in sessione plenaria.
Non sono previsti emolumenti per suoi membri.
Art6.AdesioneallaRete.Possono aderire alla Rete Comuni, organizzazioni no profit, altri enti della pubblica amministrazione, istituzioni accademiche, imprese, etc. che intendano promuovere azioni nell’ambito del welfare culturale. L’adesione avviene tramite sottoscrizione formale del presente protocollo secondo quanto previsto dagli statuti e/o regolamenti interni di ciascun soggetto. La notifica di adesione avviene tramite lettera indirizzata al Coordinatore della Rete, Assessora alle Culture del Comune di Recanati.
Art7.Incontroannuale.Ogni anno la Rete organizza un incontro di confronto. In occasione dell’incontro vengono presentati i risultati della attività di monitoraggio e di raccolta buona pratiche della Rete stessa, e le eventuali proposte/strategie per l’anno successivo.
Letto, firmato e sottoscritto
Medico Chirurgo, gastroenterologo, nato e residente in Milano. Clinico, ricercatore, docente in ambito universitario, manager di ricerca e sviluppo con lunga esperienza nella epidemiologia clinica e nella medicina farmaceutica.
Attualmente opera come professore a contratto dello IULM per l’insegnamento Cultura e Salute, come Advisor scientifico della Fondazione Bracco, e come Direttore Scientifico dell’Istituto Villa Santa Maria di Tavernerio (Co). È membro fondatore del Centre for Computational and Methematical Biology dell’Università Denver Colorado.
È autore di circa 300 pubblicazioni e di oltre 250 contributi a congressi nazionali ed internazionali, nonché di numerosi libri. Ha inoltre organizzato oltre 20 Simposi Scientifici e 5 congressi internazionali. Negli ultimi anni si è dedicato in maniera particolare alle relazioni tra consumo culturale e benessere psicologico. Per altre info: http://publicationslist.org/enzo.grossi
Formatasi presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata, con i maestri Magdalo Mussio e Vittorio Mascalchi. La sua ricerca artistica legata alle tematiche sociali ed etiche si è avvalso dell’utilizzo di diversi media, dalla fotografia al disegno, dal video alla installazione, dall’incisione alla grafica. Ha partecipato a numerose mostre collettive tra cui la 54° Biennale Arti Visive di Venezia Padiglione Italia Regione Marche e L’arte non è cosa nostra Palazzo delle Esposizioni sala Nervi Torino. Ha all’attivo numerose mostre personali e collettive e vincitrice di diversi premi nazionali. È autrice e coautrice di diversi testi scolastici relative alla progettazione grafica e alla comunicazione pubblicitaria adottati dalle scuole secondarie di secondo grado ad indirizzo Grafico e Comunicazione Pubblicitaria.
Dal 2014 ricopre la carica di assessora alle Culture del Comune di Recanati dove ha avviato tra tanti il progetto Cultura e Benessere, volta ad un cambiamento di paradigma sulle attività culturali come terminali di benessere per le comunità, ed esempio di buona pratica replicabili per le amministrazioni pubbliche dell’intero Paese.
Pioniera nei crossover culturali, dal 2010 è impegnata nell’innovazione sociale, agendo per un ruolo strategico della cultura alla costruzione di capitale sociale e contributo al welfare. Opera in contesti ad alta complessità con istituzioni pubbliche ed enti filantropici a favore delle fasce deboli, in prevalenza donne e minori, in diverse infrastrutture sociali scuole, ospedali, aree periferiche e interne con progetti replicabili e replicati, basati sull’empowerment delle persone e delle comunità. Co Founder e Vice Presidente di Fondazione Medicina a Misura di Donna e Fondazione Fitzcarraldo, dirige testate culturali. Fonda nel 2020 CCW il primo centro di ricerca sul welfare culturale in Italia. CCW è un Do Tank che mette le migliori competenze per creare un ecosistema di dialogo crossover, dare valore e rafforzare le esperienze in atto che adottano la cultura nei processi di cambiamento per il benessere delle
persone e delle comunità, promuovendo la diffusione di pratiche replicabili, lo sviluppo della ricerca e la formazione di competenze, nutrendo politiche che mettano in atto questa visione.
È Vicepresidente di Promo PA Fondazione e Direttrice di LuBeC Lucca Beni Culturali. Affianca enti pubblici locali e centrali nella realizzazione di progetti e piani di sviluppo territoriale a base culturale, con un approccio di dialogo e collaborazione tra pubblico e privato. Cura progetti, ricerche e attività formative che pongono la cultura al centro di azioni e policies interdisciplinari, come determinate nello sviluppo del welfare, fattore di innovazione e competitività per le imprese, elemento generativo di coesione e sostenibilità sociale, componente fondamentale per gli obiettivi della sostenibilità dell’Agenda ONU 2030. Dal 2011 cura “La Magna Charta del volontariato per i beni culturali”, percorso per rendere sistemica la collaborazione tra luoghi della cultura e associazioni, attraverso una corretta gestione di ambiti e ruoli. Dal 2016 è responsabile della Rete delle Città della Cultura, con oltre 80 aderenti. Dal 2018 è Coordinatrice di Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020+21, per cui ha scritto il dossier di candidatura. Dal 2021 fa parte del gruppo di indirizzo dell’International School della Fondazione Scuola per le attività e i beni culturali ed è incaricata da Compagnia di San Paolo per la valutazione dei progetti. Nel 2020 e 2021 ha curato mappature uniche in Italia sul welfare culturale, per promuovere lo sviluppo di policies sul tema, anche organizzando incontri a tema tra il sistema pubblico e privato che opera tra cultura, sanità e sociale. Nel 2022 ha curato lo svolgersi di un grande progetto di ricerca emiliano sull’inclusione e l’accessibilità nei Musei.
Attualmente professore a contratto presso la LUISS “Guido Carli” e assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Perugia, è stata Post doc research fellow e Visiting PhD student presso il Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna, con la supervisione di Luca Zan. Consegue nel 2015 il dottorato di ricerca in Science Politique presso SciencesPo Grenoble, sotto la guida di Guy Saez, dopo una laurea in economia e management del turismo, con Fabiana Sciarelli, e la laurea magistrale GIOCA Graduate Degree in Innovation and Organization of culture and the Arts, con Luca Dal Pozzolo. Partecipa a progetti di ricerca e consulenza per enti e fondazioni, con un particolare interesse per le politiche territoriali, il management museale e l’innovazione sociale culture driven. In tema di welfare culturale, ha partecipato alle prime tre mappature di progetti “cultura e salute” condotte in Italia, relativamente a Marche ed Emilia Romagna per Promo PA Fondazione, e a Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta per Fondazione Medicina a Misura di Donna e Compagnia di San Paolo. Giornalista pubblicista, collabora con “Il Giornale dell’Arte” e “Agcult”.
di malattie o infermità”: è da questa rivoluzionaria dichiarazione dell’OMS che hanno ,
in termini di allungamento della vita, benessere mentale/psicol
Questo libro racconta la storia di un cantiere tutto italiano che ha voluto costruire un percorso dentro questo pensiero, le Marche. Un progetto prima, un processo oggi, che dal basso ha saputo confrontarsi e fare sistema, generando importati opportunità e promuovendo una politica di sistema.
Partito dal sogno di un territorio Recanati oggi è una stoia da raccontare, un modello, una buona pratica… e siamo solo all’inizio.
PROMO P.A. nasce nel 2003 come Fondazione di ricerca orientata ad operare prevalentemente nel campo della formazione e dei beni culturali. E’ iscritta all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche del MIUR.
Dal 2003 è partner di soggetti pubblici e privati nella conduzione di indagini e studi di tipo socio economico e per l’aggiornamento di professionisti e manager pubblici.