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Cronaca

Sabato 27 Luglio 2013

Provincia: siamo ai titoli di coda?

Slittano in seconda seduta l’approvazione del metodo tariffario per il servizio idrico e del Piano del Territorio

Si avranno solo due livelli territoriali

E’ stato approvato ieri dal Consiglio dei Ministri il cosiddetto “decreto svuota-province”. L’iter contempla in un primo momento uno “svuotamento” dei poteri delle province, successivamente con una procedura costituzionale dovrebbe arrivare la parola “fine” agli enti locali provinciali. ll provvedimento, in attesa di una eventuale riforma costituzionale prevede infatti che «le province diventino enti territoriali di secondo livello», si legge nella bozza del disegno di legge varato dal governo. La provincia cessa quindi di essere l’ente che è stato fino ad oggi. L’ente sarà dunque guidato da amministratori non eletti. Con il Ddl approvato ieri dal Consiglio dei ministri, si avranno «due i livelli territoriali, Regioni e Comuni e in mezzo l’organizzazione delle aree vaste, le città metropolitane: una riforma che si attende da 30 anni e che vedrà le città metropolitane con funzioni strategiche». Lo ha detto il ministro per gli Affari Regionali, Graziano Delrio, a Palazzo Chigi. «Nelle città metropolitane vive quasi un terzo della popolazione italiana. La riforma metropolitana può dare competitività al Paese», ha aggiunto Delrio. Le Province e le città metropolitane, con la riforma, sono enti di area vasta di secondo livello. «Si azzera tutta una classe intermedia politica ma non crediamo si azzeri così la democrazia», ha chiarito Delrio, il quale ha aggiunto che si partirà subito con un programma per individuare 3 mila enti intermedi che andranno soppressi o ridotti.

Il Cdm approva lo “svuota-province” e a Cremona la seduta salta per le troppe assenze

A

di Michele Scolari

ncora una volta il Consiglio provinciale è naufragato sullo scoglio delle le numerose assenze in seno al Pdl. Ancora una volta le pesanti lacerazioni aperte nella maggioranza hanno imposto al presidente Massimiliano Salini un esame di coscienza sulla propria tenuta, e questo per di più nel giorno di approvazione del decreto sullo svuotamento dei poteri delle province. Mentre in Corso Vittorio Emanuele andava in scena l’ennesima disfatta della maggioranza infatti, in Consiglio dei Ministri veniva approvato il disegno di legge che riguarda “Città metropolitane, Province, Unioni e fusioni di Comuni” e che ne rivede e ne svuota in parte i poteri in vista dell’abolizione dalla Carta Costituzionale. Stavolta la minoranza non ha portato il consueto soccorso. All’indomani del rinvio della seduta del 27 giugno, l’intera opposizione aveva ricordato che «in molte occasioni i gruppi di minoranza per forte senso di responsabilità istituzionale hanno scelto di non sparare sul pianista garantendo con il proprio numero la validità dell’assemblea». Ma ieri la misura è giunta al colmo e le opposizioni hanno scelto l’Aventino abbandonando l’aula, non prima di aver chiesto di verificare il numero legale e di aver sottolineato per l’ennesima volta le troppe assenze tra i banchi del Pdl. I consiglieri di minoranza Giovanni Biondi e Massimo Araldi sono rimasti in aula, ma senza che ciò consentisse di raggiungere il numero minimo per garantire la seduta (16 presenze). E così, con l’uscita dell’opposizione («non siamo disposti a svolgere un ruolo di supplenza» ha dichiarato il capogruppo del Pd,

Andrea Virgilio), dopo dieci minuti di sospensione per attendere i ritardatari, la seduta è naufragata assieme alle urgenze di un ordine del giorno congelato ormai da troppo tempo: dalla variante del Ptcp che permetterebbe di realizzare cave e discariche nel Pianalto della Melotta (come aveva ricordato Agostino Alloni lo scorso 19 luglio nello scontro, a mezzo post su Facebook, con il presidente Salini), all’approvazione delle nuove tariffe del servizio idrico per il 2012-2013. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, sembra che Lega Udc avrebbero votato la sua applicazione, senza però la retroattività, adeguandosi così alla mozione incidentale presentata lo scorso 21 luglio dal consigliere Giuseppe Trespidi, condivisa dallo stesso presidente Salini: il quale, tuttavia, ieri non ha omesso egli stesso di far

notare il numero crescente di voci che si oppongono al nuovo Metodo tariffario transitorio (imposto dall’Autorità per l’Energia). Il tutto dunque, ha annunciato il presidente della Provincia, è rimandato al prossimo martedì in seconda convocazione, dove, come da regolamento, bastano 10 presenze. «Io non mollo», ha chiarito Salini. «Dobbiamo prendere atto che i contenuti del programma di questa amministrazione dovranno di volta in volta tenere conto di chi li sostiene ma sono determinato a portare a termine gli obiettivi che ci siamo preposti», ha proseguito il presidente auspicando una forma di «opposizione moderna», subito interpretata da Biondi con la disponibilità a sostenere il centro destra di volta in volta da parte di una «maggioranza trasversale».

E mentre il segretario provinciale del Pdl, Luca Rossi, ha invitato Salini ad «imbastire un adeguato dibattito democratico interno alla maggioranza nell’interesse di tutti i cittadini cremonesi», il Carroccio è tornato ad esprimere il propri malumori per bocca del capogruppo Franco Mazzocco: «La situazione è al colmo e non più sostenibile. Francamente non mi va bene che la maggioranza utilizzi il Consiglio provinciale per risolvere i propri problemi interni. E non mi va neppure che la minoranza abbandoni l’aula dopo aver richiesto insistentemente la doppia convocazione». Dunque, siamo di nuovo all’ipotesi di staccare la spina? «Questo non sta a me deciderlo - conclude - ma chiederò a breve un incontro di maggioranza per verificare la sua tenuta, si spera in via definitiva».


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