MacPlas 385 (ottobre-novembre)

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EDITORIALE

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LUCA MEI

L’INFORMAZIONE (TECNICA) PORTATRICE DI PACE Il Premio Nobel per la Pace 2021 è stato assegnato alla filippina Maria Ressa e al russo Dmitrij Muratov, giornalisti indipendenti che hanno denunciato gli abusi di potere e i regimi dittatoriali nelle Filippine, la prima, e difeso la libertà di espressione in Russia attraverso il giornale di opposizione Novaja Gazeta, il secondo. Nella motivazione del comitato svedese che conferisce il Premio Nobel per la Pace si legge che il prestigioso riconoscimento è andato ai due giornalisti “per i loro sforzi nel salvaguardare la libertà di espressione, che è una condizione preliminare per la democrazia e una pace duratura”. Premesso tutto questo, verrebbe ora da chiedersi cosa c’entri il Premio Nobel per la Pace con una rivista il cui bacino di lettori si trova in ambito industriale, a meno che non si faccia caso al fatto che i due premiati sono operatori dell’informazione, campo in cui rientra, declinata in versione tecnica, anche la nostra attività. Certo, con il Nobel si vola alto (e con quello per la Pace ancora di più) e il rischio di precipitare rovinosamente e di farsi molto male per accostamenti azzardati e presuntuosi è direttamente proporzionale all’altezza, ma, una volta concesso l’azzardo, più che l’accostamento, da una lettura più approfondita della motivazione si può intuire che il premio è stato assegnato ai due giornalisti per aver svolto il loro lavoro con impegno, preparazione, competenza, serietà, onestà e coraggio. Valori, questi, che, per chi fa informazione, di qualsiasi genere, dovrebbero essere fari da non perdere mai di vista, non solo nelle notti più buie ma anche nei giorni più luminosi. Soprattutto in un’era in cui il mestiere dell’informatore e del comunicatore è palesemente “sprofessionalizzato” dal proliferare di mezzi a disposizione di chiunque voglia esprimere la propria opinione, che rischia di trasformare un pluralismo sacrosanto in un fiume di parole impetuoso e fuori controllo, sempre al limite dell’esondazione nel sensazionalismo, nei falsi scoop, nelle notizie inesistenti e nel fenomeno delle bufale (altisonantemente e anglofonicamente definite “fake news”), in taluni casi alimentato ad arte con scopi divisivi ben lontani da un’arricchente diversità di vedute e culturale, con derive svilenti e che imbruttiscono ogni ambito di convivenza civile. Ecco, allora, cosa può c’entrare il Premio Nobel per la Pace assegnato a due giornalisti per le loro battaglie in nome della libertà, che passa attraverso quella di espressione, portatrice di democrazia e pace durature: l’esempio altissimo che se ne può trarre affinché l’informazione, finanche tecnica, sia profondamente ispirata da sani principi etici, che le permettano di travalicare i confini del messaggio del momento e del proprio contesto circoscritto, per diventare infine foriera di pace.

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MACPLAS n. 385 - Ottobre/Novembre 2021


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