Costruire in legno - fattore di moda o scelta di qualità?

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V Convegno Biohaus Padova, 10 marzo 2011

COSTRUIRE IN LEGNO Fattore di moda o scelta di qualità? Sintesi intervento L’intervento è diviso in due parti. In una prima parte, con l’aiuto di alcune immagini, sottopongo i convegnisti ad un test: siamo davvero degni di impiegare il legno? Quanto c’è di moda nel ns approccio, o riconosciamo anche aspetti culturali? Nella seconda parte evidenzio alcune opportunità che il legno in edilizia può offrire. Parte prima. 1. Quando guardate questa foto, il pensiero va ad un immagine oleografica, di contrapposizione freddo-neve con il caldo legno?

O vi commovete per il gesto dell’anonimo costruttore che ha allungato due assi del rivestimento per proteggere le teste, vulnerabili, delle travi del solai? Questo delicatissimo gesto protettivo ed altri simili (vedi scandole che si sacrificano, fino al marcimento) introducono il tema della durabilità, che per il legno è il tema. Alcune raccomandazioni per progettare la durabilità del legno.


2. Stessa emozione, forse ancor più immediata, ho provato al cospetto di questo solaio, consolidato da un anonimo carpentiere.

Dovendo aumentare la portanza di un solaio, molto semplicemente si può aumentare il numero delle travi portanti. Il gesto, ovvio e banale, che ognuno di noi è portato a fare, è quello di frapporre fra le travi esistenti una nuova trave, a metà interasse. Il carpentiere no! Ne ha frapposte due, di stretta e diversa sezione, creando così un nuovo ritmo! Poetico e geniale. Splendida aggiunzione, che conferisce concinnitas, ordine, musicalità, bellezza. L’emozione “tecnica”che ora si prova, nel primo e secondo caso, non è stata spontanea. Ha avuto bisogno di spiegazione, di osservazione e conoscenza. Ecco dunque l’assioma: non c’è bellezza senza razionalità, paradigma dell’incessante agone fra natura ed artificio, fra grazia e necessità, fra intuizione e scienza. In una parola fra architettura ed ingegneria.

3. Ed a proposito di musicalità e ritmo, cito l’intervento dell’arch. Trizzino, palermitano, a Polizzi Generosa, Palermo. L’incarico era di ricostruire la copertura di una chiesa abbandonata del settecento ed adibirla a sala da musica. Quando mi illustrò il progetto subito gli domandai: “Scusa, perché i portali non sono uguali nella composizione delle tavole? Questo portale ha 5 elementi, e poi 3, 2…4”. “Continua, Laner, continua ti prego.. Senti la musicalità della sequenza? Sto lavorando su di un edificio del ‘700, il secolo di Mozart. Haendel, Back, Vivaldi, Monteverdi..Il legno mi permette ritmo e musicalità!


4. Trovo, durante un sopralluogo alle capriate del teatro di Castelfranco, questa strana staffa di collegamento monaco-catena.

Penso subito all’estrosità del fabbro. I fabbri godono nel domare il ferro col fuoco. Lo sanno piegare, ingentire, involverlo in spirali e volute. Perciò la staffa è a zig-zag! Più tardi, lento, arriva il disvelamento. Con quella staffa i chiodi non possono essere in linea, bensì a quinconce. Quando il legno, stagionandosi in opera si fessurerà, alcuni chiodi non saranno nella fessura, nel vuoto, privi di sostegno, ma nella polpa del legno!


5. Quest’immagine mi suggerisce un mondo.

Cesta di legno intrecciato. Perché il legno non si fa corrompere dal sale! (questa è una caratteristica che dobbiamo cominciare a sfruttare. Il legno non viene aggredito dagli agenti chimici). L’intreccio è uno stato di coazione. L’impiego degli stati di coazione è un grande capitolo della tecnologia del legno in gran parte ancora da scrivere. Lo spiego con alcuni esempi e possibili applicazioni, v. power point. (Per approfondimento vedi la Guida n. 5 della Peter Cox, Legno e stati di coazione, ed. Flap, 2008). Suggerisce anche l’equilibrio, che noi dobbiamo sempre cercare nelle nostre opere. Il legno è in grado di conciliare opposti e trovare armonia.

6. Un’ultima immagine, per verificare se sono riuscito ad introdurvi nel mondo del legno.


Se ci sono riuscito, sentirete immediatamente lo strazio del bosco bruciato. Alberi scheletriti, spezzati, devastazione. Per i meno sensibili, l’invito è a leggere la didascalia. Camicetta di jersey stampata e doppiata da canotta di mussola fiorata di Ungaro (723 euro) e gonna di fettucce di Missoni. La provocazione in realtà vuol essere un richiamo alla necessità che il legno, materiale straordinario, ha oggi necessità di promuovere le sue virtù che non sono conosciute. E’ tempo di promuoverlo per i valori che possiede, è tempo di progettare, di sporgersi oltre la banalità e la moda che sembra aver fatto presa sul legno! C’è bisogno di conoscenza, scienza, impegno. Il legno possiede molte virtù. Non perciò deve diventare un guanciale per il sonno di molti!

Parte seconda In poco più di trent’anni il legno, massiccio e ricomposto –lamellare in primis- è ritornato anche nel nostro Paese come alternativa non solo per la realizzazione di coperture impegnative, ma anche per l’edilizia residenziale. Gran parte degli edifici realizzati a L’Aquila dopo il terremoto sono infatti di legno. Prima degli anni ottanta dello scorso secolo, tranne episodi sporadici specie nei territori alpini, il legno strutturale era impiegato per costruzioni provvisionali o per chalet in blokbau. Dal secondo dopoguerra in poi era sparito, cedendo al protagonismo del cemento armato, del laterizio e dell’acciaio. Nemmeno nel restauro veniva contemplato. Per la ricostruzione dei solai di larice della Cà d’Oro a Venezia, negli anni cinquanta, si preferì il laterocemento! Il rinnovato interesse per l’impiego di questo materiale non è dovuto alla sensibilità dei progettisti, quanto piuttosto alle fede e coraggio di alcuni imprenditori e al successo dell’impiego in Europa e Nord America dei derivati a base di legno per uso strutturale (lamellare, microlam, parallam, diverse tipologie di pannelli) che avevano, ed hanno, nella certificazione delle caratteristiche meccaniche la condizione prima di affidabilità, sicurezza e durabilità. Progetto, calcolo, innovazione e ricerca sono cresciute all’interno dei produttori di lamellare. Certo, i progetti sono firmati da progettisti, anche di fama, ma sempre filtrati, ridotti e piegati alle esigenze della produzione ed il successo è costruttivo, edilizio. Non c’è –qualche episodio non fa regolaarchitettura. A meno che non si voglia confondere l’arte del costruire o i materiali con l’architettura. Non c’è architettura, perché, penso, manca la cultura del legno. Le grandi, alte e strette travi lamellari scandiscono senza ritmo lo spazio interno, non c’è l’articolazione spaziale, tridimensionale che le esili e instabili aste lignee reclamano e nessuna delle possibilità prestazionali del legno viene sfruttata nel progetto della residenza. Le case di legno sono uguali a quelle di muratura, come se la sola presenza del legno fosse sufficiente a legittimarne la scelta! Una ragione che chiarisce la povertà progettuale è presto individuata. I progettisti non conoscono le caratteristiche del legno. Ci si accontenta degli slogan della serie che è materiale sostenibile, ecologico, caldo, coccolo, vivo (eppure l’albero che l’ha dato è morto!), ma non se ne sfruttano le caratteristiche, come la duttilità, ovvero la capacita di dissipare energia, il vincente rapporto massa/caratteristiche meccaniche, l’inattaccabilità chimica, le proprietà termiche ed acustiche, la resistenza al fuoco o, viceversa, se ne ignorano le difficoltà, come il pericolo di marcescenza, di reazione al fuoco e non si progetta la durabilità. Non si conoscono le infinite tipologie di prodotto che l’industria offre. Insomma, si usa il legno come un pianista che suonasse uno Steinway con due dita!


Un’altra ragione della modestia progettuale è individuabile nella mancanza di ricerca. Si preferiscono soluzioni affermate, semplici e ripetitive. Non si riesce a strappare che qualche segreto alla grande tradizione costruttiva con questo materiale. Non si riesce a sfruttare la grande potenzialità che il legno possiede per coinvolgere i nostri sensi. Ecco, il legno è capace di soddisfare molte aspettative multisensoriali, il tatto, la vista, l’odorato. E’ capace del confort fisico, psicologico. In sintesi, di fare di una casa una casa! L’innovativa tecnologia del controllo numerico (CNC) è intesa in modo riduttivo per velocizzare il cantiere con elementi pretagliati, anziché intenderne la grande potenzialità per il progetto, specie di dettaglio. L’abete rosso è l’unica specie impiegata. Si può affermare che c’è la monocultura dell’abete rosso, mentre altre specie - larice, castagno, quercia, carpino, ontano, fino all’umile pioppo - sono neglette, ignorando così mirabili tessiture, venature, colori e profumi. Si assiste soltanto ad una crescita di venditori e commercianti o imprenditori improvvisati, che poco o nulla sanno di legno, trattato come un qualsiasi materiale da costruzione, svilito dei suoi valori culturali, semantici, espressivi ed economici. Competitivi sui prezzi, difficilmente sulla qualità. Manca la presenza di associazioni di categoria motivate, è assente l’insegnamento -su un migliaio di scuole tecniche superiori ed universitarie, il legno è insegnato forse in dieci scuole- e per la ricerca non viene stanziato un euro. Dallo scorso luglio 2009 anche in Italia è finalmente legittimato l’uso strutturale del legno. Le nuove NTC (Norme tecniche per le costruzioni, DM 14 genn. 2008) contemplano le costruzioni di legno massiccio e suoi derivati. È una norma impostata a criteri prestazionali che apre alla ricerca e all’innovazione. Potrebbe essere davvero lo strumento in grado di smuovere le acque chete del comparto e che induce ad osare, sporgersi sul già detto dagli altri materiali. Gli archetipi del progetto col legno non possono essere le tipologie, forme e concezioni ottenibili con altri materiali costruttivi. È ora di pretendere consequenzialità e invenzione. Abbandonare la moda ed avviare -non semplicemente evocare- la necessaria cultura che il legno sottende. Vediamo ora di soffermarci su alcuni aspetti propositivi. Le imprese più attente fanno supplenza alle istituzioni assenti. Oggi, in questo convegno, Biohaus svolge una azione di informazione e conoscenza. I produttori si sono dotati di un ufficio tecnico che offre servizio ai progettisti. Offrono manufatti non standardizzati e cercano di assecondare il progetto, offrono le soluzioni più avanzate di risparmio energetico, di confort acustico e si prestano fino alla soluzione dei piani finanziari. Le attenzioni alla durabilità sono oggi uno degli aspetti che le migliori aziende hanno a cuore, perché è chiaro che la casa deve dare garanzie in questa direzione, oltre che alla sicurezza al vento, al terremoto, al fuoco ed altri eventi eccezionali. Si comincia a sfruttare il grande potenziale offerto dalle macchine a controllo numerico per migliorare i particolari costruttivi e non solo per fare più in fretta a costruire. Ma soprattutto ci sono segnali di approccio progettuale nuovo. Si sperimentano le potenzialità strutturali del legno (v. lavori Ivalsa) e in qualche scuola, finalmente, si comincia ad insegnare il progetto col legno. In una parola si fa strada l’obiettivo che è quello di far diventare la casa di legno un fatto culturale e non solo moda, ma la strada non è ancora in discesa! Franco Laner Venezia, 5 marzo 2011


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