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Amore, malattie, guarigioni e incredibili imprese

Febbraio è il mese degli innamorati ed è per questo motivo che abbiamo pensato di dedicare il primo piano del nostro magazine all’amore.

All’interno troverete l’argomento visto da differenti angoli di prospettiva.

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Per quanto mi riguarda ho pensato di raccontarvi una storia vera che è a metà tra un caso clinico ed una storia di vita.

Elena è una giovane donna di 35 anni, schiva, riservata, introversa.

Fin da bambina era stata etichettata dai suoi genitori come una bimba “perfettina”, una scolara brava e puntuale. Elena era una bimba precisa, meticolosa, in alcuni ambiti perfezionista. In seguito, divenne un’adolescente bella, delicata ed estremamente gentile ed educata.

Anche ora porta a termine i suoi compiti lavorativi con diligenza. È misurata in tutto anche nell’alimentazione. Magra e slanciata, elegante nel portamento è gentile nei modi.

È molto brava nel suo lavoro ed è molto stimata dai colleghi di ufficio.

Ama avere tutto sotto controllo. A volte sente più forte del solito la tendenza alla dubbiosità ed all’indecisione che la frena fino a volte a bloccarla per la paura di poter sbagliare.

È una mamma amorevole ma non riesce ad essere spontanea come vorrebbe. È sempre molto controllata ed il suo amore vive dentro di lei con forza e calore ma lascia trasparire molto poco all’esterno. Chi non la conosce bene potrebbe definirla in certe situazioni “algida”.

Maneggia i propri sentimenti con difficoltà e fa fatica ad esternare con naturalezza emozioni e stati d’animo. Le effusioni verso Marco, suo marito, non sono mai state il suo forte anche se a volte le piacerebbe tanto riuscire ad avere uno slancio di spontaneità. La paura di essere eccessiva o addirittura di perdere il controllo ed esagerare è sempre stata presente nella sua testa, in tutte le situazioni della sua vita.

Anche il desiderio di abbracciare e baciare Sandra ed Alessia, le sue due bambine, sono per lei sempre state un ostacolo da superare.

Elena e Marco si erano conosciuti sul posto di lavoro circa 15 anni fa. Lui aveva un temperamento completamente diverso. Si potrebbe quasi dire la copia speculare di Elena. Allegro ed estroverso, solare e chiacchierone, aveva sin da subito corteggiato Elena perché era stato attratto dalla sua bellezza ma al contempo da quel fascino miste- rioso che le persone come Elena emettono. Sono proprio le persone come Marco - gioiose, scherzose e spensierate - che subiscono una particolare attrazione verso questo fascino silenzioso e indecifrabile.

Dopo un breve fidanzamento i due si sono sposati e hanno avuto nel giro di pochi anni due femminucce.

Le cose andavano bene. Marco era pieno di vitalità ed iniziativa. Riusciva a far sorridere e divertire Elena. Era un forte lavoratore e soddisfaceva appieno le esigenze della famiglia. Era molto innamorato di Elena e non perdeva occasione per dimostrarglielo con continue attenzioni, piccoli regali, grandi manifestazioni di affetto.

Con facilità intraprendeva nuovi progetti, anche se a volte appariva un po’ facilone e superficiale. Talvolta si comportava come se non riuscisse ad avere chiare le conseguenze delle sue azioni. Il suo pensiero era, a volte, talmente veloce che passava direttamente dalle premesse alle conclusioni.

Faceva amicizia con grande facilità e spesso invitava a cena persone anche conosciute da poco con cui familiarizzava in maniera entusiastica ed un pò impetuosa.

A porgli un freno ci pensava Elena, riflessiva ed analitica, cercava di riportare Marco lontano dai binari dell’entusiasmo e dell’impulsività che lui mostrava nell’intraprendere nuove iniziative. Lei era in grado di offrire un ampio ventaglio di come le cose si sarebbero potute evolvere, aveva una grande capacità di prevedere possibili sviluppi. È vero che la predittività di Elena aveva spesso un colorito pessimistico ed una naturale tendenza verso la diffidenza. C’è però da aggiungere che le sue previsioni erano molto spesso vicine alla realtà.

I due, nei primi anni di matrimonio, erano apparsi come l’esempio dell’incastro perfetto: Elena controllata, misurata, precisa ed analitica, con il ruolo di catalizzatore dell’impulsività di Marco; e lui vulcanico, pieno di vitalità ed energia, sempre allegro, con una grande capacità di comunicare e di risultare simpatico alla maggior parte delle persone che avevano a che fare con lui.

Con il passare del tempo però cominciarono ad apparire segnali nuovi e preoccupanti. Elena si era accorta che Marco aveva sempre meno bisogno di sonno, dormiva poche ore per notte. Forse la colpa erano tutti quei caffè che beveva e che nell’ultimo periodo gli era sembrato che fossero sempre di più. Anche le spese erano aumentate: Marco acquistava su internet le cose più disparate. Non passava giorno che non arrivasse un pacchetto, un plico, una busta con qualcosa che Marco aveva acquistato sul web. Elena aveva cominciato ad accorgersi che i guadagni di Marco non erano più sufficienti al menage familiare. Le bambine stavano diventando più grandi ed avevano bisogno di tante cose. Marco sembrava più concentrato su se stesso che sulla sua famiglia rispetto al passato. Era diventato anche sempre più nervoso, irritabile ed in occasioni che si erano fatte sempre più frequenti aveva cominciato ad alzare il gomito. Elena era addolorata da questo comportamento ma portava avanti la sua azione di mamma amorevole dedita alle figlie ed alla loro educazione. Erano inoltre cominciati i litigi. I due discutevano per motivi anche futili. Elena cercava di smorzare l’aggressività di Marco con i silenzi e la sopportazione.

Un brutto giorno accadde qualcosa che avrebbe cambiato la loro vita.

Elena ricevette una telefonata dalla vicina stazione dei carabinieri. Marco era sta- to trovato in condizioni di agitazione e di confusione in una strada del centro mentre inveiva contro i passanti. Era stata chiamata un’ambulanza e Marco era stato ricoverato in trattamento sanitario obbligatorio nel reparto di psichiatria della sua città.

Fin qui la storia Di Elena e Marco. Cos’era successo nella testa di Marco? Perché c’è stata questa progressione di eventi negativi?

Quello che ho descritto è l’evoluzione di un temperamento affettivo, che si chiama temperamento ipertimico, verso un disturbo dell’umore, diagnosticato come Disturbo Bipolare. La fase di confusione-agitazione che porta Marco al ricovero è un episodio di eccitamento maniacale che caratterizza la fase euforica del disturbo bipolare tipo I.

Ho raccontato questa storia non a caso. Durante la mia vita come psichiatra ho visto tantissime volte delle bellissime unioni d’amore essere lacerate e distrutte dalla malattia mentale di uno dei due coniugi.

Alcune volte l’evoluzione inevitabile è la separazione e l’allontanamento dell’uno dall’altro. In quel caso il legame si sgretola, si esaurisce e muore.

Ho anche visto però tante situazioni (quando l’amore era più grande e profondo, mi piace pensare) in cui si percepiva la voglia di affrontare e battere la malattia, riuscire a vincere il male e tirare il proprio innamorato fuori dalla sofferenza, di riportare l’intera famiglia in una condizione di serenità e di pace più forte forse di quanto non lo fosse mai stato in precedenza.

Elena dopo il ricovero di Marco ha profuso verso di lui tutto il suo amore. Lo ha fatto sentire al centro della sua vita e di quella delle loro figlie. Marco ha così percepito che doveva farsi aiutare ed aiutarsi perché tre persone che lo amavano glielo stavano chiedendo.

Il senso del discorso sta forse proprio in questo. La nostra vita emotiva racchiude enormi forze e spinte, energie incredibili vivono e si muovono nella nostra mente.

L’amore è di sicuro la rappresentazione più alta e potente della nostra vita emotiva. Muove le montagne. E questo mi sento di dirlo per quello che nella mia esperienza clinica ho visto e imparato attraverso i pazienti.

Esiste un’enorme differenza della prognosi - la previsione di guarigione - tra i pazienti che sono amorevolmente sostenuti dai coniugi, dai genitori, dai figli, dai familiari, tra chi invece non ha tutto questo sostegno. Il futuro dei pazienti soli o che vivono situazioni di abbandono ed isolamento o peggio, di tensione e di paura, è infinitamente più buio di chi ha l’amore intorno a sé.

Lì dove le cure migliori non riescono ad abbattere le malattie, l’amore può essere un alleato potentissimo di aiuto e progressione verso la guarigione. Quando l’amore è presente può fare la differenza tra salute e malattia.

L’amore è forse in alcuni casi la cura più potente che c’è.

P.S.: Per chi fosse interessato, l’epilogo della storia di Elena e Marco è a lieto fine. Marco ora sta bene. Prende uno stabilizzatore dell’umore che si chiama litio e la sua vita, quella di Elena e delle due figlie sono nuovamente serene. Con un valore aggiunto: quello della consapevolezza che la gioia e l’armonia quando è il frutto di una vittoria ha un sapore più dolce e più profondo.

L’Amore è lì che li spia da lontano con la soddisfazione di aver compiuto un’altra delle sue incredibili imprese.

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