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INDIVIDUATO L’INTERRUTTORE GENETICO DELLE ABBUFFATE

Ecco il gene che induce a consumare grandi quantità di cibo

Chi di voi ha mai sentito parlare di “intelligenza fluida”? Parliamo di quella caratteristica chiave degli esseri umani che permette di risolvere anche problemi mai incontrati prima, dei quali quindi non si ha esperienza. Ebbene sarebbe stata stata identificata l’area del cervello in cui ha origine proprio la cosiddetta “intelligenza fluida”.

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Si ritiene sia un insieme di processi mentali complessi come quelli coinvolti nell’astrazione, nel giudizio, nell’attenzione, nella generazione di strategie e nell’inibizione. Si correla anche con molte abilità cognitive come la memoria.

Il risultato si deve a un gruppo di ricercatori dello University College

London (Ucl) e University

College London Hospitals (Uclh), che ha pubblicato lo studio sulla rivista Brain (ovviamente solo omonima della nostra).

I ricercatori, guidati dalla professoressa Lisa Cipolotti, sono riusciti a individuare la particolare regione cerebrale coinvolta in questi processi, grazie ad uno studio che ha coinvolto 227 pazienti che avevano avuto un tumore al cervello o un ictus (patologie che possono danneggiare diverse aree).

Utilizzando un test cognitivo di difficoltà crescente, gli autori dello studio hanno collegato i risultati ottenuti dai par- tecipanti alle rispettive lesioni al cervello, scoprendo che scarsi risultati erano legati solo ai pazienti con lesioni nella parte frontale destra: questa zona, oltre che da tumori e ictus, può essere compromessa anche da demenza e traumi.

«I nostri risultati indicano per la prima volta che le regioni frontali destre del cervello sono fondamentali per le funzioni di alto livello coinvolte nell’intelligenza fluida, come la risoluzione dei problemi e il ragionamento», ha spiegato alle agenzie stampa la Cipolotti. «Questo supporta l’uso del test” dell’intelligenza fluida “in un contesto clinico, come modalità per valutare l’intelligenza fluida e identificare la disfunzione del lobo frontale destro».

«Il nostro approccio di combinare una nuova mappatura del deficit di lesione con un’indagine dettagliata delle prestazioni dell’Apm (il test più consolidato di intelligenza fluida, ndr) in un ampio campione di pazienti fornisce informazioni cruciali sulle basi neurali dell’intelligenza fluida - ha concluso la professoressa - Una maggiore attenzione agli studi sulle lesioni è essenziale per scoprire la relazione tra cervello e cognizione, che spesso determina il modo in cui vengono trattati i disturbi neurologici».

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