1 minute read

SEI MINUTI DI ATTIVITÀ FISICA PER COMBATTERE L’ALZHEIMER

Come ritardare l’insorgenza di malattie neurodegenerative

Che il regolare esercizio fisico sia fondamentale per mantenersi in salute ce lo sentiamo ripetere continuamente. Ma ci saremmo mai aspettati di leggere che appena sei minuti di attività fisica ad alta intensità potrebbero contribuire concretamente a ritardare l’insorgenza di malattie neurodegenerative?

Advertisement

Eppure è proprio quello che emerge da una ricerca neozelandese pubblicata da poco sul Journal of Physiology, in cui gli studiosi hanno esaminato gli effetti dell’esercizio fisico e del digiuno intermittente in 12 volontari sani e fisicamente attivi (6 uomini e 6 donne) di età compresa tra i 18 e 56 anni.

Sei minuti di attività fisica intensa sono, dunque, sufficienti ad aumentare la produzione di una sostanza cruciale per il cervello, una proteina specializzata che è essenziale per il suo sviluppo, l’apprendimento e la memoria, e che può proteggere dall’insorgenza di disturbi neurodegenerativi legati all’età, come la malattia di Alzheimer e il morbo di Parkinson.

La proteina in questione è chiamata fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF) e promuove la neuroplasticità (la capacità del cervello di modificare la propria struttura e le proprie funzionalità) e la sopravvivenza dei neuroni. Studi sugli animali hanno dimostrato che l’aumento della disponibilità di BDNF incoraggia la formazione e l’archiviazione dei ricordi, migliora l’apprendimento e in generale aumenta le prestazioni cognitive.

Questi ruoli chiave e le sue potenziali qualità neuroprotettive hanno alimenanto l’interesse dei ricercatori per il BDNF. «Ha mostrato grandi promesse nei modelli animali, ma finora gli interventi farmacologici non sono riusciti a sfruttare il suo potere protettivo negli esseri umani – ha affermato Travis Gibbons dell’Università di Otago, in Nuova Zelanda, autore principale dello studio – Abbiamo visto la necessità di esplorare approcci non farmacologici in grado di preservare la capacità del cervello e che possano aumentare naturalmente il BDNF per favorire un sano invecchiamento». (F. C.)

This article is from: