11 minute read

IL DRAMMA (ANCHE PSICOLOGICO) DELLE SETTE RELIGIOSE

Gli abusi sessuali e economici che si nascondono dietro la manipolazione mentale

L’ultimo tragico caso è avvenuto a Roma. A fine gennaio due donne, Luana Costantini (54 anni) e la madre Elena Bruselles (83) sono state trovate senza vita nel loro appartamento a Roma. Un macabro ritrovamento dietro cui si nasconderebbe - ma le indagini sono ancora in corso - una setta esoterica, dalle tinte sataniche: se il decesso di Luana risalirebbe a cinque giorni prima del ritrovamento (dunque intorno a metà gennaio), la madre sarebbe morta da oltre 30 giorni, tanto che il suo corpo era ormai mummificato.

C’è in effetti qualcosa che non torna in una vicenda che a prima vista sembrerebbe una tragedia familiare. È forte il sospetto degli investigatori che l’anziana donna, malata di Alzheimer, possa essere deceduta nel corso di un rito esoterico portato avanti dalla figlia, infermiera in una casa di cura: nella loro abitazione sono stati trovati candelabri, tuniche, formule magiche e centinaia di bottiglie di birra vuote. Così si è appreso che la figlia potrebbe appartenere a un movimento occultista noto sul web col nome Cubytrix. Un ulteriore tassello di questa indagine viene dal nome dell’ex fidanzato di Luana, che la polizia avrebbe rintracciato a Taurisano, in provincia di Lecce. Parliamo di Paolo Rosafio o, come si faceva chiamare, lo sciamano Shekinà Shekinà, che era a capo della piccola comunità di fanatici dell’occulto e del paranormale, Cubytrix appunto, cui anche la donna aveva aderito.

Soltanto le indagini diranno se c’è un legame tra le due morti e l’appartenenza al mondo dell’occultismo. Un mondo più diffuso di quello che si creda perché, come spiega lo psicologo Luigi Corvaglia, uno dei massimi esperti in Italia del tema, «si parla di questo fenomeno poco in modo ap- propriato. Se ne parla invece molto quando ci scappa il morto, perché crea un hype morboso, ma purtroppo non si approfondisce il tema, lo si dipinge a pennellate rosso sangue e poi invariabilmente l’interesse cala fino a quando il ciclo non ricomincia. Il tema invece merita di essere costantemente presente nella nostra riflessione, perché riguarda un fenomeno sociale enorme che coinvolge una moltitudine di persone che sono soggette a forme subdole di servitù. Merita attenzione perché, protetti da un mal compreso diritto alla libertà di scelta, personaggi senza scrupoli sopprimono qualunque libertà e qualsivoglia scelta delle persone che catturano». Ed è proprio questo il tratto distintivo dei cosiddetti “culti abusivi” o “coercitivi”, che solitamente, in modo errato, chiamiamo “sette”: veri e propri microuniversi, «gruppi totalitari - continua Corvaglia - in cui vige la chiusura rispetto al mondo circostante, che viene caricato di connotazioni negative, e nei quali si applicano forme di coercizione collettiva nei confronti dei singoli membri, anche mediante la stimolazione del senso di colpa e della paura». Alla chiusura nei confronti del mondo esterno, si applica una dipendenza dalla comunità grazie al cosiddetto “love bombing”, un vero e proprio bombardamento d’amore che, in assenza soprattutto di forti legami sociali o familiari, finisce con l’irretire il soggetto fino a renderlo adepto.

Tenere il conto di quanti siano i culti abusivi e quante persone siano coinvolte è molto difficile. Pochi sanno che nel 1998 se ne interessò anche il Viminale con l’allora ministro Giorgio Napolitano. Venne stilata una corposa relazione inquadrando la presenza in Italia di 76 movimenti settari, ma da allora nulla più è stato fatto.

Un Fenomeno Sottotraccia

Tenere il conto di quanti siano i culti abusivi e quante persone siano coinvolte è molto difficile. Pochi sanno che nel 1998 se ne interessò anche il Viminale con l’allora ministro Giorgio Napolitano. Venne stilata una corposa relazione inquadrando la presenza in Italia di 76 movimenti settari, ma da allora nulla più è stato fatto. Oggi una stima ottimista parla di oltre 500 tra comunità, organizzazioni abusanti, culti distruttivi, santoni e vere e proprie sette. «Si può legittimamente parlare di oltre 4 milioni di persone coinvolte in questo mondo tra adepti, fuoriusciti, familiari», ci rivelò non a caso un investigatore della Polizia, appartenente alla cosiddetta SAS - Squadra Anti-Sette, quando scrivemmo “Nella Setta” (Fandango) giusto una manciata di anni fa. Lo stesso investigatore che ora accenna a un exploit: «Con la pandemia i numeri sono aumentati. Al bisogno di risposte si è aggiunta la paura, terreno fertile per tutti i culti abusanti». Nonostante questo, però, le istituzioni sembrano chiudere con sempre maggiore forza gli occhi. Lo spiega Lorita Tinelli, psicologa, fondatrice del Cesap (Centro Studi Abusi Psicologici) e autrice del libro “Sette e manipolazione mentale” da poco uscito per

Piemme: «Le attività di un gruppo settario sono legate molto al carattere narcisista del suo leader, che trova tutti i modi per assoggettare a sé gli individui di suo interesse, fondamentali per nutrire il suo ego. Eccesso di amore, affabulazione e mistificazione sono le prime armi del successo di un guru. Ma poi c’è anche il bastone, ovvero l’induzione del senso di colpa, di vergogna e di inadeguatezza se non si riesce a sostenere le regole del gruppo e l’ideologia dominante».

Violenze E Abusi

È su questo doppio binario che si muovono i culti distruttivi. Una volta che vige una profonda manipolazione mentale, qualsiasi tipo di abuso può essere compiuto. Anche sessuale. Come nel caso di Mauro Cioni, l’ex sacerdote che, dopo aver abbandonato la tonaca (sospeso «a divinis» dopo aver messo incinta una fedele), fonda negli anni 2000 una comunità nota come la “setta di Montecchio”, in provincia di Arezzo, proponendosi come unico apostolo di Dio. «Il messaggio – si legge nelle carte processuali - è recepito soprattutto dalle donne, anziane e giovani, nelle quali inculca i concetti di fedeltà e obbedienza assoluta al Capo, nella convinzione che solo accettandolo come messaggero di Dio, anche nel corpo, potevano guadagnarsi la salvezza». Tutto ruota attorno agli abusi: «Con delle carezze su di me, con degli atti su di me, tu dimostri di accettare dio, perché in me tu accetti dio», diceva Cioni. E così cominciavano le tenerezze. Poi gli abbracci. I «toccamenti dei genitali». Infine i rapporti orali «con frequenze anche settimanali», perché il seme di Cioni era il seme di Dio. La dipendenza delle adepte era totale, e comprendeva anche questioni amorose, lavorative, famigliari. Un esempio? Dalle indagini emerge come fosse proprio il guru a decidere anche chi dovesse sposare chi. Alla fine di un complesso iter processuale nel 2021 la vicenda si è chiusa con una condanna a 14 anni. Esito simile ha toccato anche Rodolfo Fiesoli, detto il profeta, che per 40 anni ha regnato sulla comunità agricola che lui stesso aveva creato nel Mugello: il Forteto. Al suo interno era riuscito a sponsorizzare un nuovo modello pedagogico che gli consentiva di ricevere anche minori in affidamento - senza però che ci fosse alcuna convenzione col Tribunale dei Minori o con la Regione Toscana - e a imporre delle regole inquietanti. Dentro il Forteto erano sconsigliati i rapporti eterosessuali, in virtù di quelli omosessuali; le donne - così come scritto in sentenza - venivano indicate come inferiori rispetto agli uomini perché «impure e puttane»; era sostenuta una denigrazione costante della famiglia di origine, con la quale i legami erano fortemente ostacolati; era vietatissimo intraprendere rapporti con persone all’esterno della comunità, ed esercitare qualunque tipo di attività ricreativa, culturale, sportiva ed educativa. A tutti i membri veniva imposta la permanenza in comunità, dove il lavoro aveva orari massacranti e il salario - eccetto poche centinaia di euro - era assorbito dalle casse della comunità. Perfino ai malati veniva impedito di ricorrere alle istituzioni pubbliche per le necessarie cure. Si raggiungeva il paradosso: Fiesoli si prestava a suturare ferite con ago e filo. Un inferno in cui violenze e abusi erano la norma, in cui tutti erano tenuti a confessare fantasie sessuali anche se di fatto non le avevano mai avute perché altrimenti le “storie” erano estorte con botte e maltrattamenti. «Ho dovuto raccontare che mi sono messo un kinder nell’ano e anche a volte i tubi del dentifricio», ha confessato una delle vittime durante il processo.

Oggi una stima ottimista parla di oltre 500 tra comunità, organizzazioni abusanti, culti distruttivi, santoni e vere e proprie sette. «Si può legittimamente parlare di oltre 4 milioni di persone coinvolte in questo mondo tra adepti, fuoriusciti, familiari», ci rivelò non a caso un investigatore della Polizia, appartenente alla cosiddetta SASSquadra Anti-Sette, quando scrivemmo “Nella Setta” (Fandango) giusto una manciata di anni fa.

Quelli sessuali sono solo alcuni degli abusi che vengono commessi all’interno delle organizzazioni. Altre volte, anche quando non ci sono abusi, si arriva a creare una comunità totalmente alternativa allo Stato, con proprie regole, una propria costituzione, una propria bandiera, monete, tempi, partiti.

L’APOCALISSE È VICINA

Quelli sessuali sono solo alcuni degli abusi che vengono commessi all’interno delle organizzazioni. Altre volte, anche quando non ci sono abusi, si arriva a creare una comunità totalmente alternativa allo Stato, con proprie regole, una propria costituzione, una propria bandiera, monete, tempi, partiti. Emblematico è il caso di Damanhur, comunità nata negli anni Settanta fra Torino ed Ivrea, dove ci si battezza con il nome di un animale e di una pianta (all’interno vivono, tanto per dire, Elfo Frassino, Stambecco Pesco, Orango Riso), e nel quale tutti i membri - circa mille, da tutto il mondo - cercano la felicità spirituale sulle tracce del fondatore scomparso Falco Tarassaco, di mestiere ufficiale osteopata.

In altri casi ancora, nel momento in cui gli adepti sono soggiogati, è molto frequente che si lavori gratuitamente o che si ceda anche l’intero stipendio se viene chiesto dal guru. In palio, d’altronde, c’è la salvezza dell’anima. Che avvenga tramite cibo, tramite lezioni e percorsi di vita o giochi esoterici, sono dettagli. Riccardo è un ex anziano dei Testimoni di Geova (incarico simile a quello dei vescovi per i cattolici) in Puglia: «Mi ricordo quando i miei genitori, che sono rimasti fedeli a Geova e con cui non ho più rapporti dopo la mia fuoriuscita poiché mi considerano a tutti gli effetti morto, credevano al tempo della Guerra del Golfo che quella sarebbe stata la fine del mondo». Una precedente previsione aveva invece indicato l’apocalisse nel 1975. In effetti, a sentire i testimoni, questi sono anni potenziali per la battaglia di Armagheddon, termine con cui si indica «lo scontro finale tra i governi umani e Dio. Anche oggi - precisano dalla WatchTower, il centro internazionale dei testimoni - questi governi e i loro sostenitori si oppongono a Dio, rifiutando di sottomettersi al suo dominio. La battaglia di Armaghedon metterà fine al dominio umano». Quando? «La Bibbia mostra che Armaghedon ha luogo durante l’invisibile presenza di Gesù, che è iniziata nel 1914», come si dice nel versetto 24 del libro di Matteo. Concetti, questi, stampati nella mente di tutti i fedeli e, soprattutto, dei “prescelti” che vivono all’interno della Betel di Roma, sulla Bufalotta, sede italiana dei testimoni. D’altronde quella pare essere una zona mistica. Poco lontano sorge anche la chiesa italiana dei mormoni, culto in forte ascesa e balzato alle cronache per la costruzione di un tempio multimilionario. Ma non è tutto: «Nel nostro Paese esiste - riflette ancora Tinelli - un folto sottobosco di gruppi o santoni, anche ispirati dalle filosofie new age, che interpretano date e profetizzano eventi». Tra i più noti spiccano Giorgio Bongiovanni - lo “stigmatizzato”, che sostiene di avere contatti con gli extraterrestri - e Antonio Malatesta, leader dei “Monaci Durjaya” nel torinese. Ce ne parla Cecilia, fuoriuscita da qualche anno dopo un’esperienza scioccante: «Il guru era solito tenere lezioni specifiche sulle armi da combattimento come il bastone, il dab, la lancia, il kukri, il chakra e le altre armi della tradizione». Questa passione del guru, secondo le nostre fonti regolarmente dotato di porto d’armi, era nota agli adepti: «Ci disse – racconta Cecilia – che tutti noi avremmo dovuto imparare a sparare: i tempi erano pericolosi e con le armi avremmo potuto difendere l’orto dagli attacchi».

Evoluzione Settaria

Scovare tale fenomeno diventa sempre più complicato anche perché le stesse organizzazioni tendono a evolversi, ramificarsi, differenziarsi. Nell’ultimo periodo, ad esempio, non è raro potersi imbattere nelle cosiddette “psicosette” o movimenti “del potenziale umano” che già nella relazione del 1998 venivano riconosciuti capaci di provocare una «completa destrutturazione mentale negli adepti, conducendoli spesso alla follia e alla rovina economica».

Scovare tale fenomeno diventa sempre più complicato anche perché le stesse organizzazioni tendono a evolversi, ramificarsi, differenziarsi. Nell’ultimo periodo, ad esempio, non è raro potersi imbattere nelle cosiddette “psicosette” o movimenti “del potenziale umano”.

«Uscire da un’organizzazione distruttiva equivale un po’ a morire», spiega M. che ha passato oltre tre lustri in una nota comunità alle porte di Perugia.

«Sei obbligato a recidere tutti i legami dentro la comunità, fuori spesso non c’è più nessuno ad attenderti, e il conto in banca è vuoto».

In 24 anni la situazione si è aggravata. «Purtroppo - prosegue Lorita Tinelli - si è moltiplicata la presenza di gruppi che hanno avanzato proposte di ampliamento di attività di apprendimento, di memoria, ma anche di arricchimento. Spesso con slogan del tipo “genio in 21 giorni”, “sette esami in sette giorni”, “diventi ricco in sette giorni”. In un’epoca di grande crisi come quella che viviamo, la fragilità umana è sempre più a rischio per simili trappole». Esattamente come accaduto a B., 19enne in conflitto adolescenziale con i genitori, con grande difficoltà a proseguire gli studi universitari. «Ha aderito - rivela Tinelli - ad uno di questi percorsi con slogan e rassicurazioni. Dopo un percorso a forte impatto emotivo, ha lasciato i genitori e l’Italia. Sognava in grande, ma si è trovato a reclutare ragazzi come lui e a lavorare in nero dal guru per sopravvivere».

Tagliati Fuori

«Uscire da un’organizzazione distruttiva equivale un po’ a morire», spiega M. che ha passato oltre tre lustri in una nota comunità alle porte di Perugia. «Sei obbligato a recidere tutti i legami dentro la comunità, fuori spesso non c’è più nessuno ad attenderti, e il conto in banca è vuoto». Se lo Stato non ha ancora attuato alcuna attività di sostegno - economica o psicologicatutto resta in mano a organizzazioni volontarie che operano sul territorio, come l’Associazione Italiana Vittime Sette (AIVS). «Il nostro primo obiettivo - spiega il presidente Francesco Brunori - è quello di informare. Facciamo una prima assistenza a chi si mette in contatto con noi, aiutiamo a creare ponti con altre ex-vittime, tramite professionisti psicologi e legali cerchiamo di mettere in moto un sostegno reale. Nel caso ci siano gli estremi di una denuncia, forniamo poi tutti gli elementi possibili alle istituzioni per un avvio di indagine. Le organizzazioni settarie fanno ancora molta, troppa paura ed è per questo che bisogna parlarne».

Facile a dirsi, meno a metterlo in pratica. Come denuncia Lorita Tinelli: «Negli Usa vi sono diversi studiosi e giornalisti che, pur ricevendo reazioni aggressive da parte da Scientology continuano a fare informazione. In Italia si fa molta fatica. È risaputo purtroppo che la TV di Stato non tocchi tematiche inerenti ai Testimoni di Geova e a Scientology. Mi rendo conto che non sia facile affrontare gruppi palesemente aggressivi, ma riscontro che in altri Paesi la loro azione sia sottoposto a delle valutazioni differenti».

Ovviamente le organizzazioni rigettano ogni accusa, specificando di essere solo dei credo religiosi. Bisogna però evidenziare sul tema una diversità di trattamento tra il nostro Paese e gli altri. Tutto nasce da una raccomandazione del Consiglio d’Europa nel 1999 con cui si chiedevano agli Stati membri una serie di misure di prevenzione, informazione e contrasto. L’azione però non è stata omogenea. In Francia è attivo un osservatorio interministeriale sui culti distruttivi e nel 2001 è stata addirittura promulgata una legge che punisce «l’abuso di debolezza». «Una linea similespiega Corvaglia - è stata seguita dal Belgio, prima con una commissione parlamentare, poi con una legge che segue la logica di quella francese». In

Germania si è arrivati alla definizione di incostituzionalità di Scientology, cosa che ha fatto nascere uno scontro acceso (tuttora in corso) tra le autorità tedesche e i fedeli di Hubbard nel 2007. Spagna, Portogallo e Svezia hanno attivato commissioni e osservatori. L’Italia invece non ha fatto nulla: dopo l’abolizione - a giusta ragione, poiché troppo arbitrario - del reato di plagio nel 1987, è rimasto un vulnus che si è cercato di colmare con varie proposte di legge presentate nel corso delle ultime legislature. Tutti disegni, però, puntualmente abortiti. Insomma: nessun osservatorio, nessun monitoraggio, nessun reato che punisca chi manipola e abusa. Mentre le organizzazioni si moltiplicano. Nell’ombra.

Se lo Stato non ha ancora attuato alcuna attività di sostegno - economica o psicologica - tutto resta in mano a organizzazioni volontarie che operano sul territorio, come l’Associazione Italiana Vittime Sette (AIVS).

This article is from: