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PSICOTERAPIA E STIMOLAZIONE CEREBRALE NON INVASIVA
from Brain. Aprile 2023
by Brain
di Davide D’Ettore*
*Professore Ordinario di Psicologia Clinica, Dipartimento di Scienze della Salute - Università di Firenze; Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Psicologia Clinica e della Salute e Neuropsicologia.
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Con il termine “Stimolazione cerebrale non invasiva” (Non-Invasive Brain Stimulation, NIBS) ci si riferisce all’uso di metodi, che non comportano alcun intervento chirurgico, per stimolare il cervello a scopi terapeutici. Per intervenire sull’attività neuronale si usano fondamentalmente due tipi di tecniche:
1) La Stimolazione Magnetica Transcranica (Transcranial Magnetic Stimulation, TMS), in cui per modulare l’eccitabilità corticale in determinate aree del cervello si impiega un campo magnetico, prodotto da una bobina appoggiata sul cuoio capelluto; tale campo elettromagnetico induce un transitorio passaggio di corrente elettrica in una specifica regione cerebrale causando la depolarizzazione neuronale, cioè impulsi nervosi, che dovrebbe produrre effetti terapeutici.
2) La Stimolazione Elettrica Transcranica (Transcranial Electric
Stimulation, tES), che può essere somministrata in vario modo (per esempio impiegando corrente alternata o continua), consiste invece nell’applicazione di correnti elettriche al cuoio capelluto per mezzo di almeno due elettrodi; tale procedura ha il vantaggio di essere meno costosa, più facile da somministrare e da trasportare, anche se forse un po’ meno precisa nella localizzazione dell’area cerebrale bersaglio.
A partire dalla fine degli Anni Ottanta del secolo scorso tali forme di stimolazione transcranica non invasive hanno dimostrato buone evidenze empiriche di efficacia nel trattamento di disturbi mentali quali il disturbo depressivo maggiore e il disturbo ossessivo compulsivo in prima istanza, ma dati più recenti ne dimostrano l’utilità anche per il disturbo da stress post-traumatico e i disturbi da uso di sostanze. Più recentemente hanno cominciato ad apparire dati che indi- cano che la NIBS potrebbe costituire un promettente strumento addizionale da accostare alla psicoterapia e alla farmacoterapia, come loro potenziamento.
Le psicoterapie, soprattutto quelle la cui efficacia è stata dimostrata in modo scientifico (come ad esempio la terapia cognitivo-comportamentale o quella interpersonale), costituiscono una forma di esperienza di apprendimento controllata, che agisce sulla neurofisiologia del cervello promuovendo la plasticità neurale, influenzando l’espressione dei geni e il funzionamento sinaptico (epigenesi) e, forse, inducendo anche neurogenesi. Studi condotti sulla depressione maggiore e il disturbo da stress post-traumatico hanno dimostrato la presenza di cambiamenti mediati dalla psicoterapia nella corteccia prefrontale dorsolaterale e ventromediale, nella regione temporale e in strutture come la corteccia cingolata, l’insula, l’ippocampo e l’amigdala. Tutte queste aree sono importanti per la regolazione delle emozioni, la presa delle decisioni, la codifica e la rievocazione dei ricordi, così rappresentando le regioni chiave cui indirizzare gli interventi psicoterapeutici.
Appare, quindi, particolarmente importante appurare se la stimolazione cerebrale non invasiva di queste strutture possa costituire un fattore che amplifica, potenzia e consolida l’efficacia delle psicoterapie.
Un recentissimo articolo apparso sull’importante rivista internazionale Neuroscience and Biobehavioral Reviews, di cui lo scrivente è uno dei coautori, si pone appunto la meta di effettuare una rassegna sistematica, allo scopo di valutare la letteratura scientifica attualmente esistente per accertare l’efficacia dell’associazione di NIBS e psicoterapia.
Sono stati evidenziati 13 studi per la TMS e 11 per tES; in alcuni casi la NIBS veniva fatta prima della psicoterapia, come innesco facilitante, in altri simultaneamente nel corso della seduta, in altri infine dopo di essa come consolidamento.
L’associazione fra TMS e psicoterapia (in genere terapia cognitivo-comportamentale) si è dimostrata efficace per la depressione maggiore, per le fobie e per il disturbo da stress post-traumatico, anche in studi randomizzati e controllati (quelli di qualità più elevata); tale associazione si è rivelata efficace anche per il disturbo ossessivo-compulsivo, ma solo in studi a caso singolo o naturalistici, quindi di qualità inferiore.
Per quanto riguarda la tES e la sua associazione alla psicoterapia, la ricerca l’ha dimostrata efficace per la depressione maggiore anche in studi randomizzati e controllati (sebbene ve ne sia uno che non ha rilevato vantaggi dall’associazione), per la dipendenza da oppioidi ma non per l’alcolismo, per il disturbo d’ansia generalizzata e il disturbo da stress post-traumatico (anche se non in modo particolarmente rilevante), ma non per il disturbo di binge eating.
In conclusione, è possibile affermare che vi sono prove favorevoli alla potenziale utilità di associare paradigmi mirati di NIBS alla psicoterapia (pre, durante e post le sedute), al fine di aumentarne l’efficacia e consolidarne gli effetti. Era già nota l’efficacia della NIBS da sola, ma questo suo uso in associazione con la psicoterapia, di recente introduzione (come evidenziato dallo studio qui riassunto), apre nuove e interessanti possibilità, di cui potranno avvalersi le persone con vari disturbi mentali, che potranno rivolgersi alle strutture italiane, dove è presente la strumentazione per la NIBS e contemporaneamente si offrono servizi di psicoterapia.
Le psicoterapie, soprattutto quelle la cui efficacia è stata dimostrata in modo scientifico (come ad esempio la terapia cognitivo-comportamentale o quella interpersonale), costituiscono una forma di esperienza di apprendimento controllata, che agisce sulla neurofisiologia del cervello promuovendo la plasticità neurale, influenzando l’espressione dei geni e il funzionamento sinaptico (epigenesi) e, forse, inducendo anche neurogenesi.