PreTesti • Occasioni di letteratura digitale • Agosto 2012 • Numero 8 • Anno II

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pretesti Occasioni di letteratura digitale

Diario di un viaggio a Tunisi di Alessia Gazzola

Jazz e letteratura: breve storia e analisi di un fenomeno

di Luca Conti e Dario PM Geraci

Niente come l’inferno o il paradiso di Philip José Farmer

La cena

Agosto 2012 • Numero 8

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di Arturo Cattaneo

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Il meglio della narrativa e della saggistica italiana e straniera in oltre 24.000 titoli

www.cubolibri.it


Editoriale Mentre l’Europa si interroga sul futuro della moneta unica, il Mediterraneo sta vivendo una fase cruciale avanzata dell’abbattimento dei vecchi regimi dittatoriali. Dalla Tunisia, passando per la Libia fino all’Egitto, oggi la grande protagonista del cambiamento è la Siria. Cambiamento doloroso, traumatico, dove si scontrano logiche di controllo geopolitico e grandi interessi economici. La popolazione, tutte le popolazioni, sono a loro volta agite e agenti di queste sommosse. Lo ricorderemo mai abbastanza? Alessia Gazzola, giovane scrittrice italiana, ci porta in un pellegrinaggio letterario in Tunisia con la sua storia di copertina, a immaginare un paese agito principalmente dai cambiamenti degli individui, più che dai cambiamenti delle comunità. Tunisi è la scenografia del mutamento dei personaggi e così vorremmo sperare del futuro delle civiltà del Mediterraneo: cambino prima gli individui, e di conseguenza cambieranno gli stati. Tunisia, Egitto, Libia, Siria: siamo noi che senza paura osiamo dire a noi stessi la verità. Quella verità che riscopriamo nella musica jazz insieme a Luca Conti e Dario PM Geraci e quella capacità di immaginare l’aldilà che ci ispira Philip J. Farmer nella nostra anticipazione. Cambierà così Milano, la Milano del racconto di Arturo Cattaneo e con l’Accademia della Crusca per “Sulla punta della lingua” si approfondirà il nostro comune modo di intendere l’ospitalità: ospite è colui che ospita e colui che è ospitato allo stesso tempo. Non si è accolti se non si accoglie. Nel “Mondo degli ebook” offriremo spazio, con Daniela De Pasquale, agli sviluppi che la tecnologia offre ai diversamente abili, primi, grandi e forti lettori, e insieme a Roberto Dessì esploreremo la lettura digitale di genere, questa volta votata al giallo estivo. Con “Buona la prima” ricorderemo un grande visionario escluso e ostracizzato dal regime comunista quale Bulgakov e insieme a Fabio Fumagalli per “Anima del mondo” viaggeremo sulle strade d’America per entrare in noi stessi e trovare una via d’uscita al nostro cambiamento. Per “Alta cucina” con Francesco Baucia ci delizieremo con l’inquietante Blueberry Pie, perché la vendetta più ingegnosa si nasconde sempre dietro un apparente stato di quiete. Cambiare si deve. La letteratura più affascinante è colma di cambiamenti, colpi di scena, sorprese inaspettate. Per sostenere i popoli del Mediterraneo in lotta, quest’agosto, non basterà ricordarli nei giornali: cambiamo noi stessi e saremo al fianco del popolo siriano ed egiziano. Cambieremo l’umanità, solo non avendo paura delle nostre molteplici identità. Buoni PreTesti a tutti. Roberto Murgia

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Indice

Testi

Il mondo dell’ebook

Rubriche

05-12 Racconto Diario di un viaggio a Tunisi di Alessia Gazzola

29-32 Il giallo digitale, trend estivo sempreverde di Roberto Dessì

37-39 Buona la prima Michail Bulgakov “Il Maestro e Margherita” (1966-67) di Luca Bisin

13-19 Saggio Jazz e letteratura: breve storia e analisi di un fenomeno di Luca Conti e Dario PM Geraci 20-23 Anticipazione Niente come l’inferno o il paradiso di Philip José Farmer 24-28 Racconto La cena di Arturo Cattaneo

33-36 Gli ebook e l’accesso alla cultura di Daniela De Pasquale

40-42 Sulla punta della lingua L’ospitalità: è vera, se ricambiata di Angela Frati e Stefania Iannizzotto 43-45 Anima del mondo Il cuore invisibile dell’America di Fabio Fumagalli 46-49 Alta cucina Mirtilli rosso sangue di Francesco Baucia 50 Recensioni 51 Appuntamenti 52 Tweets / Bookbugs

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Racconto

Diario di un viaggio a Tunisi di Alessia Gazzola

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sentirlo parlare, eppure Lucy ne era evidentemente invaghita. Come sempre, in viaggio era Lucy a stentare; mantenere il ritmo di Georgie le era sempre riuscito difficile, perché Georgie viaggiava a modo suo, ovvero, come tutto ciò che faceva, senza regole. A volte Georgie dimenticava i dettagli che avevano generato il viaggio, ma mai i dettagli del viaggio. A distanza di tempo ebbe qualche difficoltà a ricordare le ragioni di quel viaggio; così, in maniera indistinta, le sovveniva un impegno di lavoro di Sebastian. Ma segnare un limite tra dovere e piacere, nel lavoro di Sebastian, era cosa molto difficile.

i trovavano a Tunisi. Il caldo era insopportabile, al punto che Georgie sentiva bruciare sulla pelle la blusa di lino che indossava. Sperava che la calura fosse da attribuirsi al mezzogiorno, ma Sebastian le spiegò che avrebbe dovuto sopportare lo stesso caldo fino a sera, e quell’umidità odiosa anche durante tutta la notte. Per lo scirocco, poi, avrebbe dovuto rassegnarsi: li avrebbe avvolti in un bozzolo di calore e sabbia e non li avrebbe abbandonati mai, nemmeno per un istante. Era strana, Tunisi, le sem2. brava che la sua fisionomia le sfuggisse; per queAlloggiavano in un albersto Georgie si incantava go d’epoca, dall’aspetto di continuo e Sebastian sgangherato. L’edificio la esortava bruscamente a farla finita e a darsi una Lì a Tunisi Georgie e era bianco, le porte e le mossa. Sebastian erano sfiniti imposte di un azzurro vivace. L’ubicazione parDi poco alle loro spalle, dall’arsura, logorati ve a Georgie un po’ insforzandosi di tenere il dalla noia, distanti felice, troppo vicina alla passo, Lucy e Pierre, una eppure ancora amanti Medina, troppi turisti. coppia di amici che si era unita a loro all’ultimo e lei si sentiva smarrita Salirono le scale mentre e confusa dal vedere, due quindicenni smilmomento. Era anomalo, Pierre, di inerte, il suo mondo zi trasportavano a turno i bagagli: essenziali origini smaccatamencambiare per Georgie e Sebastian, te francesi, sfuggente e medio quello di Pierre, faraonico quello sinuoso nei contorni, i capelli lunghi fino di Lucy. Si accorsero – lo ignoravano – che alle spalle e sottili con un’iniziale stemnon avrebbero disposto di stanze separapiatura alla fronte. Il naso un po’ gobbo, i te, bensì di una sorta di appartamento con denti irregolari, la barba incolta; nulla di due stanze, un salotto e un bagno comune. eccezionale a vederlo, e in realtà anche a

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Sull’auto a noleggio, guidata da Sebastian, Pierre continuò a cercare il suo sguardo e Georgie ne fu divertita Georgie manifestò fiaccamente a Sebastian il suo disappunto per la sistemazione. Sebastian scrollò le spalle con noncuranza, lasciando cadere con negligenza la camicia sulla testiera del letto di ferro battuto. Ultimamente Georgie avvertiva una certa noia nel parlare con Sebastian. Il che feriva l’idea e l’illusione che negli anni aveva costruito. Aveva desiderato Sebastian con tutte le sue forze, ottenerlo era stata la sua maggiore conquista. Adesso, la perdita d’interesse che non poteva non vedere le sembrava che svilisse anche tutto il loro passato. Lì a Tunisi Georgie e Sebastian erano sfiniti dall’arsura, logorati dalla noia, distanti eppure ancora amanti e lei si sentiva smarrita e confusa dal vedere, inerte, il suo mondo cambiare. 3. Cenarono con del kebab in un piccolo ristorante pieno di ritratti di Ben Alì. “Ci pensate che ha settant’anni?” chiese Lucy, con sbigottimento. Sebastian si lanciò in un’analisi della condizione politica tunisina, che Pierre ascoltò con finta attenzione. Sebastian, non cambi mai. Non lo vedi che non ti ascolta? Tu parli con te stesso. Eppure, con quella luce intermittente e impietosa, la stessa che rendeva Lucy pallida come una mela cotogna, con quella musi-

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ca pop araba che rendeva l’atmosfera tutto fuorché rarefatta, con quell’odore di carne e cipolla che le dava il voltastomaco, Sebastian le parve immensamente bello, di una bellezza inarrivabile, come quella di una luce nel cielo. 3. bis “La porta non si chiude a chiave” disse Georgie a Sebastian. “Domani lo dirò alla reception” ribatté lui, ma lei sapeva che non l’avrebbe fatto. Ognuno sul proprio versante di materasso, singolarmente silenziosi, iniziarono a leggere, una rivista lui, i Diari di Sylvia Plath lei. “Quel Pierre è un idiota” disse infine lui, quasi con frivolezza. Georgie fu incuriosita dall’espressione. “Idiota? Perché?” “Non puoi venire a Tunisi e non conoscere nulla, assolutamente nulla della situazione locale. Che ci vieni a fare?” “Forse per divertirsi?” azzardò Georgie. Lui scosse fatalmente il capo, sprezzante. Chiuse la rivista, la posò sul comodino di vimini, spense la sua abat-jour. Le disse “buonanotte” e ripiegò sul suo lato. Georgie sentì che in quel preciso momento della sua vita avere un corpo, una pelle e sulla pelle dei recettori neurosensoriali, non aveva davvero alcuna utilità.

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Fu l’indomani che Georgie captò gli sguardi. Inizialmente timidi, quasi casuali. Successivamente più decisi e di certo non innocui. L’effetto era un misto di gratificazione e imbarazzo. Gratificazione perché nessuno la guardava così da molto tempo e comunque di certo non Sebastian. Imbarazzo perché a guardarla così era Pierre. Lucy non si accorse di nulla. Possibile che fosse distratta dall’esotismo del luogo, perché in genere Lucy era molto acuta. Georgie diceva sempre che Lucy era la sua memoria storica degli eventi. Senza di lei ricorderei metà delle cose che ricordo. Lucy era quanto di più simile a una sorella, per Georgie. Lucy era una delle poche persone al mondo capace di commuoverla. Fecero una gita nell’antica Cartagine e scoprirono con tristezza che nei secoli si era conservato poco o nulla. Il mare della costa era tempestoso, intenso, lontano dalla placidità di un mare caraibico, eppure ipnotizzante. Verde come giada, infuocato dallo scirocco, lo stesso vento colloso che la liquefaceva. Georgie, che amava i paesaggi marini, ne fu conquistata. E quel mare, cornice degli scavi archeologici delle Terme di Antonino Pio, le trasmise una fortissima sensazione di gioia, come una ricca sensazione di calore inondante e in quel contesto, gli sguardi di Pierre le dissero lo vedi, sei ancora viva. E io ti desidero. Sull’auto a noleggio, guidata da Sebastian, Pierre continuò a cercare il suo sguardo e Georgie ne fu divertita. A pranzo, però, presa dai sensi di colpa, si proibì di giocare ancora e nel farlo si sentì sollevata.

Georgie restò allibita dal vedere l’esubero degli autobus tunisini. Non aveva mai visto una concentrazione umana tanto densa in uno spazio così ristretto. Lucy rifiutò di salirci. Sebastian assicurò che il suo sistema immunitario ne sarebbe stato fortificato. E siccome erano tutti, ciascuno a proprio modo, tipi che traevano piacere dalle nuove esperienze e dal pregiarsi di aver conosciuto e vissuto una cultura estranea e lontana, infine presero l’autobus. Così stretti era difficile capire se un contatto fosse casuale o intenzionale. Eppure Georgie fu propensa a pensare che il contatto con Pierre fosse chiaramente intenzionale. Le aveva sfiorato il torace, il suo seno con il suo avambraccio, mentre lei era appesa a una maniglia per non perdere l’equilibrio e urtare contro Lucy o chiunque altro. Cercò Sebastian con lo sguardo, ma vide che era intento a studiare la guida della città e non si curava di lei. Georgie si sentì turbata come sempre le accadeva quando subiva un contatto fisico non richiesto, un contraccolpo sgradito. Fu sorpresa di sentire che il contatto di Pierre la nauseò e comprese che sognare di giocare era un conto, farlo era tutt’altro.

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5.bis Georgie dimenticò come gli approcci di Pierre si fecero più molesti, ma le rimase impresso che si trovavano a La Goulette, un quartiere periferico di Tunisi, nel porto, che era invaso da cammelli per i turisti che

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sbarcavano dalle navi da crociera. La gente sorridente sul loro dorso stagliata contro l’acciaio bianco della nave le diede un senso di tristezza. “Torniamo in albergo” disse a Sebastian, mentre una raffica di vento le riempì gli occhi di polvere, più un’esortazione che una domanda. “Non mi piace questo posto.” E non le piaceva Pierre, che cercava ancora di entrare a forza nel suo spazio vitale. Le sfiorava i capelli, la spalla, non faceva che fissarla e Georgie iniziava a considerare buona l’idea di affrontarlo apertamente e dirgli una buona volta di smetterla. Sebastian sgranchì il collo, i bei capelli biondi resi lucenti dal sole battente e la osservò con quella che lei scambiò per sufficienza, e che la ferì.

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“Più tardi” rispose. “Più tardi avrai un appuntamento di lavoro.” “E in che modo questo ti tocca?” “Sei crudele.” “No. Sei tu, distante.” Sebastian ne soffriva? “Torniamo in albergo” ripeté, poggiando la mano sul suo braccio abbronzato. Gli sorrise e sperò che quel sorriso servisse a ricongiungerli, almeno per qualche minuto. Sebastian non sembrò indifferente. Rispose al sorriso. Sfiorò la sua mano. Ma solo per qualche minuto. Poi, tornò in sé, distratto. Nel giro di poco la riportò in albergo, come lei desiderava.

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6. La lasciò da sola per recarsi a quell’appuntamento di lavoro. L’indolenza e l’impalpabile nebbiosa umidità delle prime ore postmeridiane la infiacchirono. Salutò Lucy e Pierre e tornò nella sua stanza. Le sembrava un deserto, senza Sebastian, la sua maglietta del giorno prima ancora sul letto che non era stato riordinato. Georgie mangiò un dattero per ingordigia: non aveva appetito. Si abbandonò alla morbidezza eccessiva del vecchio materasso, una mano sulla maglietta sgualcita, una lacrima di noia e rimpianto scivolò sulla sua guancia e Georgie scivolò nel sonno.

che disse, a bassa voce, prima di chiudere la porta della stanza. 7. Andò con Sebastian a visitare il Museo del Bardo e, durante il tragitto su una squallida Golf, iniziò a desiderare di essere a casa, a Londra. Lei e Sebastian condividevano ampi, sconfortati silenzi. Il disagio la avviliva. Sebastian sembrava dimorare in una dimensione parallela e non era intenzionato a uscirne. Quel sole, che mai come in quei giorni detestò tanto, li trasformava nei loro manichini sudati, appannati, senza vita, e lo scirocco non li risparmiava,

Ovunque fosse andata e in compagnia di chiunque fosse stata, non si sarebbe mai sentita se stessa senza Sebastian Nella coscienza ovattata di quella delicata fase di transito dalla veglia al sonno, Georgie sentì odore di fumo. Ma era troppo pigra per curarsene. Sentì che Sebastian stava prendendo il suo posto nel letto. Sentì che con piccoli baci lambiva le sue spalle. Era pronta a cedergli. Del resto, non aveva memoria di una volta in cui gli si fosse negata. Quelli non erano i baci di Sebastian. Non li riconosceva, ma riconobbe Pierre. Si destò di soprassalto, inorridita. “Non so che mi è preso” si difese lui. “Oggi stesso cambierò albergo” gli disse con decisione. “Non farlo. Per Lucy.” Pierre si alzò dal letto di Sebastian. “Non succederà più” furono le ultime parole

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li insabbiava e polverizzava i loro sensi con crudeltà. “C’è qualcosa che non va?” le chiese Sebastian. Lei pensò che fosse un po’ troppo difficile da spiegare e così rinunciò. Cercò la sua mano, che lui non le negò. Girarono tra le stanze del Museo così, come timidi adolescenti in gita scolastica. Si ricongiunsero a Lucy e Pierre solo in serata. Lei era spumeggiante. Pierre appariva pensoso. Georgie non riusciva a perdonargli di averle causato quello stato di afflizione. Evitava il suo sguardo e gli rivolgeva la parola solo per rispondere a banali domande che era lui a porgli.

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8. Quando Georgie aprì gli occhi, l’indomani, Sebastian non era già più al suo fianco. Controllò l’ora pigramente e vide che erano già le nove. Era abbastanza inconsueto, per lei, dormire oltre le sette e trenta. Scostò il lenzuolo, accese la tv e la sintonizzò su un’emittente inglese. Andò in bagno, lavò il viso con abbondante acqua fresca e considerò che quell’insolita lunga dormita l’aveva rimessa al mondo. Udì poi un rumore provenire dal salotto. “Lucy” chiamò, ma non ottenne risposta. Nell’appartamento tornò il silenzio e gli unici rumori che udiva provenivano dall’esterno. Erano intensi ma non al punto da riempire l’aria che respirava; erano i rumori di un mercato, lo starnazzare di volatili, i richiami dei venditori. A ogni modo, nulla che la infastidisse davvero. Fece una coda dei lunghi capelli bruni e tornò nella stanza per chiamare Sebastian e dargli il buongiorno, come ai primi tempi della loro storia. Guardare al passato come unico modo per sognare un futuro. Non ci riuscì, lui era irragiungibile. Si sedette su una poltrona, iniziò a leggere dicendosi che di lì a poco Sebastian sarebbe rientrato. Sollevò lo sguardo dalle pagine del libro, come in preda a una sensazione di angoscia e si accorse di un’ombra o qualcosa di simile tra le due ante della porta che era semplicemente accostata e una piccola fessura metteva in comunicazione il mondo di Georgie con l’esterno. Sebastian aveva detto che avrebbe provveduto a farla sistemare, ma mai fidarsi di Sebastian! Non riuscì a distinguere di cosa o di chi si trattasse finché non si trovò a una breve distanza. 11

Solo allora, mentre il suo cuore accelerava i battiti per una sensazione primordiale di paura incontrollata, vide Pierre. E lui vide lei. Attraverso quella fessura gli occhi dell’uno finirono in quelli dell’altra e nessuno dei due ne fu contento. Georgie fu istintivamente angosciata dall’idea di non poter chiudere a chiave, di non poterlo chiudere fuori. La sagoma di Pierre non si mosse. Continuava a fissarla. Il tempo sembrò fermarsi. La voce della conduttrice inglese alla tv era l’unico appiglio alla realtà. Riprese a scorrere solo quando vide la sagoma di Pierre allontanarsi e ricominciò a vedere solo la parete bianca, oltre la fessura.

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Georgie non voleva restare in albergo un minuto di più. Prese la borsa e si gettò in strada pressoché correndo, senza nemmeno curarsi di aver chiuso la porta. Ancora palpitante e confusa, seguì la strada senza una meta, spinta dallo scirocco che faceva danzare il foulard con cui coprì la testa. Provava incessantemente a mettersi in contatto con Sebastian e in quegli attimi in cui l’eccessiva angoscia per quanto accaduto si mischiò all’angoscia per il naufragio della loro storia, Georgie sentì di essere legata a lui quanto e più di prima e che nulla era perso. Approdò nella Medina, la confusione le parve l’unico modo per occultarsi al mondo, ma presto provò fastidio per un luogo che ormai detestava e per la sua gente, e negli occhi che incrociava vedeva quelli di Pierre e la sua ingordigia e l’urgenza di rintracciare Sebastian diventò per lei sempre più pressante. Georgie non comprendeva di che tipo di bisogno si trattasse.

Certo non era per solitudine, o per paura, né per paura della solitudine. Ovunque fosse andata e in compagnia di chiunque fosse stata, non si sarebbe mai sentita se stessa senza Sebastian e quello sciocco episodio non fece che ricordarglielo, o meglio, le permise di immaginarlo perché in realtà... ... in realtà, si svegliò. Sudata, ansante e turbata. Ma il turbamento svanì nel momento in cui, allungando la mano trovò le spalle di Sebastian, ne udì il respiro, ne vide il sonno tranquillo. Aveva solo sognato. Era stata, sì, a Tunisi, ma molti anni prima. Quello scirocco, vento di miele, vento di deserto, non l’aveva mai dimenticato. C’era stata con Sebastian e mai con Lucy e Pierre. Povero Pierre, che non aveva mai mostrato alcun atteggiamento molesto, né perturbante. Nei riguardi di Georgie, perlomeno.

Alessia Gazzola Alessia Gazzola, nata a Messina nel 1982, è medico chirurgo specialista in medicina legale. Ha esordito nella narrativa con il romanzo L’allieva (Longanesi 2011), che ha fatto conoscere e amare al pubblico italiano, e a quello dei principali Paesi europei dove è uscito, un nuovo e accattivante personaggio: Alice Allevi. Nell’aprile di quest’anno è apparso, sempre per Longanesi, il suo secondo romanzo Un segreto non è per sempre. I libri di Alessia Gazzola sono disponibili in ebook da Cubolibri. Disponibile su www.cubolibri.it

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Saggio

Jazz e letteratura: Breve storia e analisi di un fenomeno

di Luca Conti e Dario PM Geraci


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positore e attento “manierista” del compare dovessimo utilizzare un paradosto letterario delle proprie opere. Nella sua so per descrivere il rapporto tra jazz collaborazione con il duo Illica-Giacosa, per e letteratura potremmo asserire che esempio, si andranno a toccare vette elevate la letteratura è un’arma, il jazz la in termini di perfezione assoluta in entrambi pallottola, il sentimento il grilletto. i campi. Le arie di non poche opere pucciniaEsiste da sempre un legame fortissimo tra ne sono del tutto innovative: si emancipano musica e letteratura. Basti pensare alla fungrazie alla loro musicalità zione che, da sempre, le e ricchezza letteraria pasdue forme d’arte hanno sando quasi allo status di esercitato per l’essere “canzoni”, come il celebre umano. Dapprima uno valzer di Musetta Quando svago, un leggero accomme’n vo’ o Un bel dì vedrepagnamento, un moto mo, per arrivare alle ancor dell’anima; in seguito un più celebri Nessun dorma o potente mezzo di denunE lucean le stelle. cia, di sfogo comunicatiDa questo punto di vista, vo, di impeto sentimenPuccini è un vero pioniere. tale, nell’accezione più Mai fino ad allora la musiampia del termine. ca si era fatta carico in maLa composizione musiniera così diretta di temacale, così come quella lettiche “popolari” e vicine al teraria, è innata; entramsentimento del pubblico. be si possono generare in Il sentimento: termine mumaniera più o meno raftuato dal latino e che signifinata, è possibile adottaFrancis Scott Fitzgerald fica letteralmente “percere una tecnica superiore pire con i sensi”, ma che col tempo ha accornell’elaborarle ma restano due tra le forme pato in sé una tale somma di significati storipiù limpide dell’espressione umana. co-antropologici e in minor parte letterari, in Entrambe sono prive di vincoli. Le si può cegrado di restituircelo allo stesso tempo denlare dietro trame ardite o partiture complesso eppure leggerissimo. Prima dell’avvento se, ma la loro natura – la primitiva necessità della psicanalisi, il sentimento era quasi una di condividere una sfumatura dell’animo colpa; visto come una sorta di fluido spesumano – prima o poi torna in superficie. Se, so malevolo, era il cavaliere nero contro il fino alla nascita dell’opera lirica (salvo eccequale la “ragione” doveva scontrarsi. Cuore zioni) il legame tra letteratura e composizioe cervello erano esaminati in maniera dualine musicale poteva non essere così evidente stica, antitetica. Ci sono voluti anni di teorie agli occhi di tutti, con essa appare ben chiaro e pubblicazioni scientifiche per inquadrare il naturale sodalizio artistico tra le due arti. un termine che pone le sue radici in filosoUno tra i più calzanti esempi in proposito fie lontanissime, forse inesplicabili. E ciò che è l’opera di Giacomo Puccini, geniale com-

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Con lui troviamo autori come Thomas Wolnon si può spiegare a parole, o che è diffife e compositori come Cole Porter. Romanzi cile da stabilire con esattezza, ha la possibicome Il grande Gatsby riflettono quel che Ferlità di essere dipinto con altre tecniche, con nanda Pivano definiva “il altri colori. Modalità di decennio che va dall’arcomunicazione ancestrali, mistizio alla grande crisi; passepartout per l’anima. il decennio del dopoguerSuoni. Musiche. ra col proibizionismo e il E, dopo la grande innosuffragio femminile, col vazione comunicativa apdilagare dell’automobile portata da Giacomo Puce della radio, con la ‘grancini, impossibile non parde paura rossa’ e il boom lare di George Gershwin, capitalistico, con l’ameall’epoca considerato il ricanismo a oltranza e il vero traghettatore della ripudio delle tradizioni musica cosiddetta “alta” letterarie, il decennio di nel porto del jazz. Pianista tutte le proteste e di tutte e compositore di prim’orle rivolte, delle utopie più dine, estimatore di Ravel ottimistiche e delle delue Debussy, con la Rhapsosioni più spietate”. dy in Blue del 1924 compie Nemmeno il tempo di faruno dei passi definitivi e La composizione ci l’abitudine e siamo già fondamentali per la storia musicale, così come alle porte di un avvenidella musica moderna, coquella letteraria, è mento che rivoluzionerà la stringendo il mondo della innata; entrambe si storia economico-sociale “classica” a prendere atto degli Stati Uniti, con riperdell’esistenza del jazz. Un possono generare cussioni evidenti in ampasso che nasce dalla voin maniera più o bito letterale e musicale: glia di sperimentazione e meno raffinata, è la Grande Depressione. di contaminazione verso possibile adottare Nonostante le rosee preuna tendenza musicale una tecnica superiore visioni del presidente fino a quel momento connell’elaborarle ma Coolidge – appena qualsiderata popolare, se non restano due tra le che mese prima – Wall Streaddirittura plebea. et precipita tragicamente, Sono gli anni della Jazz forme più limpide trascinando con sé migliaAge, come li definisce dell’espressione ia di investitori senza diFrancis Scott Fitzgerald, umana stinzioni di razza e ceto. scrittore che rappresenUna vera e propria ecatomta l’autentico manifesto be. Uno smarrimento senza precedenti, un di un periodo apparentemente spensierato, colossale tracollo che provoca sconvolgimenculturalmente florido e in costante fermento.

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ti in tutti i campi, compreso quello artistico. È un avvicendamento sincronizzato. Hoover sostituisce Coolidge, il jazz si fa largo a spese del blues, la nuova leva di autori “realisti” ai limiti dello spleen come Faulkner, Steinbeck, Hemingway, Saroyan e i meno citati Algren e Caldwell soppianta la scuola della Jazz Age. Musica e letteratura sono giocoforza sinergiche: laddove non attecchisce l’una, si fa spazio l’altra. Sono anni duri, che non fermano però la conferma o l’ascesa di artisti come Louis Armstrong, Duke Ellington, Lester Young o l’affermazione di romanzi come La paga del soldato, Sartoris, Al dio sconosciuto, Fiesta, Morte nel pomeriggio. Sono alcuni esempi di opere nate nello stesso humus: frutto di artisti diversi, ma nella medesima situazione, lontani chilometri, divisi 16

da giungle d’asfalto ma inequivocabilmente figli dello stesso fatalismo. Tristi assoli di strumenti a fiato riecheggiano nei romanzi di quegli anni, struggenti standard a fare da sfondo a locali fumosi e uomini che trovano la loro verità in un fondo di bottiglia. Nessuna speranza, nessuna illusione. La scossa prova a darla proprio il jazz con la Swing Era: big band come quelle di Benny Goodman, Tommy Dorsey, Glenn Miller, Artie Shaw furono le protagoniste di questo intermezzo atto a vivacizzare il pubblico, a renderlo meno oppresso dai problemi quotidiani. Bisognava occupare il proprio spirito in altro modo, altrimenti il carico lo avrebbe spezzato. Il ruolo dello scrittore, come quello del jazzman, è alla stregua di un lavoratore da pagare a cottimo. Il pubblico ha pochi sol-

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dell’eredità artistica dello sfortunato Boris. di e ha fame, spesso più dell’artista. I locali Rimanendo tra i confini europei è impossivogliono risparmiare e preferiscono le incibile non citare il caso di Cesare Pavese, atsioni alla musica dal vivo. Costa meno. Ci tento collezionista e conoscitore di jazz e si arrangia come si può. Feste private e jam blues, che cita in maniera diretta in opere session per racimolare qualche spicciolo, fiucome Ciau Masino e Blues della grande città. mi di inchiostro per i pulp magazines per farStili che rassomigliano al “sentire” dell’ausi pagare poco, ma subito. Qui muovono i tore piemontese, malinconico e smarrito in primi passi autori come Raymond Chandler una dimensione che vede e Dashiell Hammett; non appartenergli. dietro di loro un piccolo Il mito americano e l’amoesercito di ottimi scrittori re per il jazz sono poi spesnati nell’epoca sbagliata so riscontrabili nei racconti come Cornell Woolrich e brevi di Giorgio ScerbaBrett Halliday. Scrivevanenco, amante della cultuno di donne, intrighi, alra statunitense, delle big cool e jazz. La razione K band e delle loro melodie dell’uomo del tempo o, che spesso fanno da colonalmeno, dell’americano na sonora alle situazioni del tempo. di vita – amarissime – che Le cose in Europa non mette su carta. Grande fusono poi così diverse. Il matore, lo scrittore italosecondo conflitto monucraino decide di elimidiale è alle porte, esplonare il vizio sedendosi in de con violenza e finirà poltrona dopo aver messo in tragedia. sul giradischi un brano di In Francia, Boris Vian, Boris Vian Glenn Miller dal titolo The scrittore poliedrico ed Cowboy Serenade (While I’m Rolling My Last eccellente jazzista, firma romanzi come Cigarette). La schiuma dei giorni (1947) e Lo strappacuoTrascorsi gli impervi anni del secondo conre (1953), che travalicano i confini dell’aflitto mondiale, con la Depressione abbonnomia sociale stilizzata da Albert Camus dantemente alle spalle, gli Stati Uniti si trounendo jazz e parole in un automatismo vano in una condizione nettamente diversa, unico e di incontrastata efficacia. Vian, a di grande forza economica. Cuba, per anni suo agio anche nel campo dell’hard boiled, una sorta di cartolina felice osservata in si diverte – coadiuvato dalla propria granmodo rabbioso da un paese in difficoltà, è de maestria – a mescolare le carte di un ormai controllata a vista e sta mutando pelle: ideale mazzo in cui non ci sono jolly, ma solo quella che fino a pochi anni prima era la culpicche. Bisognerà attendere il Jean-Patrick la del benessere locale e straniero, è un paese Manchette di Piccolo blues e il suo contemin rivolta. Tutto è in perenne mutamento: il poraneo Hugues Pagan, attivo nel campo globo è diviso in due blocchi, l’americano e del polar, per riuscire ad intravedere parte 17

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tili, ma servitevi di un energico spacco che il sovietico. In questo clima plumbeo cresce separi il respiro retorico (come il musicista di una classe dominata dagli incubi della guerjazz prende fiato tra le varie frasi suonate)”. ra nucleare della caccia alle streghe, dalla La punteggiatura come emblema di una sospersonalizzazione come regola. Il ghetto vrastruttura da eliminare, il punto come un diventa il maggior centro di aggregazione, il dittatore da abbattere, le parole che scorrojazz lo strumento col quale sfogare il proprio no libere, sull’autostrada pulita della libertà, terrore divenuto ferocemente rabbioso. Per carta bianca o highway che sia. la prima volta nella storia degli Stati Uniti Per la prima volta, nella breve storia di queavviene un’epocale inversione di ruoli. Non sto parallelismo tra jazz e letteratura, la mupiù i neri ad avere come ideale la comunità sica non è unicamente diegetica rispetto alla bianca, ma quest’ultima – o almeno la sua narrazione. Non più uno sfondo, o un comufascia più giovane – a volersi integrare con ne sentire, ma un vero e una cultura afroamericaproprio comune denomina che sembra più libera e Tristi assoli di natore. Un parallelismo priva di tabù, a differenza strumenti a fiato nato con lo sfioramento della gerontocrazia imperiecheggiano nei e il perpetuo intrecciarsi rante ai posti di comando ha inizio la Beat Generation, romanzi di quegli anni, che sfocia in una definistruggenti standard tiva e liberatoria unione. la corrente che ha in Jack Come scrive ancora KeKerouac il proprio vate a fare da sfondo a letterario e in James Dean locali fumosi e uomini rouac nell’introduzione a Mexico City Blues: “Voglio il mito senza tempo. che trovano la loro essere considerato un poDivisi in hipsters e beatniks, verità in un fondo di eta jazz che soffia un lungli uni più pacati, gli altri bottiglia. Nessuna go blues in una jam session più ribelli, tutti corrono speranza, nessuna di una domenica pomesui tempi (quando non li illusione. riggio. Io attacco 242 choprecorrono) scontrandosi rus: le mie idee variano e fatalmente contro il più talvolta rotolano da chorus a chorus o dalla banale degli ostacoli: il tempo stesso. Animametà di uno alla metà di quello seguente”. ti da un ritmo incessante, sincopato come il In questo universo, Charlie Parker e Dizzy jazz che amano, prediligono la “prosa sponGillespie sono eretti a divinità. Compaiono tanea” che Kerouac stesso descrive in questi addirittura come personaggi letterari: la loro termini: “Poiché il tempo è l’essenza della importanza è tale che a essi vengono dedipurezza del discorso, il linguaggio è un indicate preghiere pagane mentre i loro volti, sturbato flusso della mente di segrete ideema soprattutto le loro melodie, entrano a far parole personali, un esprimere (come fanno parte dell’universo creativo di un’intera gei musicisti di jazz) il soggetto dell’immagine. nerazione. Con l’abbattimento del muro, del (...) Non fate periodi che separino frasi-strutblocco, dell’ultimo ideale, giusto o sbagliato ture già confuse arbitrariamente da falsi punche fosse, è stato abbattuto anche lo spirito ti e virgola e da timide virgole per lo più inu-

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di rivalsa che era il motore stesso della creatività dei nostri padri. Non ci siamo accorti del passaggio dell’Ultimo vero bacio, come scriveva James Crumley. Il sentimento, l’oscuro burattinaio che muove i fili del nostro destino, oggi fa fatica ad emergere. La tragedia, purtroppo, ci aiuta a tenerci in contatto con esso. L’uragano Katrina, per esempio, che ha spazzato via New Orleans e così drammaticamente narrato da James Lee Burke nei suoi romanzi pieni di jazz, di blues e rassegnazione. Il dramma della condizione umana e le rifrazioni della sua malvagità raccontati da Daniel Woodrell. L’atrocità della cronaca nera quotidiana,

vissuta a tempo di swing nei romanzi di Ellroy, di Elmore Leonard, in Musica dura di Michael Connelly. Il frangersi del tempo come acqua gelida sugli scogli, come un brano di jazz o blues nelle opere di James Sallis. Le periferie desolate nei racconti di Richard Ford e E.L. Doctorow in cui dal nulla, come in un qualsiasi quadro di Edward Hopper, potrebbero apparire i volti e gli strumenti di Charles Mingus e Cannonball Adderley. “Il cuore è un cacciatore solitario”, scriveva Carson Mc Cullers. Per incontrarlo non ci resta che sederci, leggere e ascoltare.

Luca Conti Luca Conti è il direttore della rivista “Musica Jazz”. Traduttore e giornalista, ha curato la traduzione italiana di alcuni tra i più significativi autori del noir contemporaneo angloamericano come Elmore Leonard, James Crumley e James Sallis. Ha curato, assieme a Giovanni Zucca, l’edizione italiana del Dizionario delle letterature poliziesche di Claude Mesplède. Sua, tra l’altro, anche la traduzione del volume Un secolo di jazz, di Fred Dellar e Roy Carr (Octavo, 1999).

Dario PM Geraci

Dario PM Geraci è scrittore, saggista, bibliofilo. Responsabile dei siti ufficiali de “Il Giallo Mondadori” e “Urania Mondadori”, scrive, tra gli altri, per i mensili “Musica Jazz” e “LiveIn Magazine”. È autore del volume Piombo ’70. Il braccio armato del cinema italiano (Edizioni Domino, 2008).

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Anticipazione

NIENTE COME L’INFERNO O IL PARADISO Un’avventura oltre i confini della vita

di Philip José Farmer

Pubblichiamo, in esclusiva per i lettori di PreTesti, un brano del libro Il fiume della vita (Fanucci, 256 pp., € 9,90, traduzione di Gabriele Tamburini), in libreria dal 30 agosto. L’editore Fanucci ripropone una nuova edizione di tutto il Ciclo del Mondo del fiume (di cui Il fiume della vita è la prima parte), l’opera che ha definitivamente consacrato Philip J. Farmer come uno dei grandi autori di fantascienza del Novecento.


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perché era l’oggetto solido più vicino, ma qualcosa di invisibile si oppose, come se un fascio di linee di forza, premendo contro di lui, lo respingesse. Fece una lenta capriola e la resistenza lo fermuoio! mò con le dita a una quindicina di centimetri Si era aperta la porta ed egli aveva visto, dalla barra. Protendendosi, riuscì ad avanfuori, un dromedario nero gigantesco, avezare di qualche millimetro. Al tempo stesso, va udito tintinnare i sonagli dei finimenti il suo corpo prese a ruotare sul proprio asse sfiorati dal vento caldo del deserto. Poi una longitudinale. Egli aspirò l’aria con un lunenorme faccia nera sotto un gran turbante go rumore raschiante. Pur sapendo che non nero era apparsa nel riquadro. L’eunuco c’erano appigli, sbatté affannosamente le nero era entrato nella stanza come una nubraccia per cercare di agguantare qualcosa. vola, con una scimitarra smisurata in pugno. Adesso era a faccia ‘in giù’. O ‘in su’? CoIl distruttore dei Piaceri, il Dissociatore. La munque, in direzione opposta a quella in morte era giunta. cui guardava al risveglio. Ma non faceva Buio. Nulla. Il suo cuore aveva ceduto per differenza; la vista, ‘sopra’ e ‘sotto’ di lui, sempre, ma egli non se ne era accorto. Nulla. era identica. Egli era sospeso nello spazio, Poi aprì gli occhi. Gli batteva forte il cuore. Era in un invisibile bozzolo che gli impediva di forte, fortissimo! I dolori della gotta ai piedi, precipitare. Un paio di l’atroce mal di fegato, le fitte al cuore: spaBuio. Nulla. Il suo cuore metri ‘sotto’ il corpo di una donna, dalla pelriti, completamente. aveva ceduto per sempre, le esangue. Era nuda C’era un tale silenzio ma egli non se ne e completamente glache egli si udiva circoaccorse. Nulla. bra. Sembrava addorlare il sangue in testa. mentata. Aveva gli ocEra solo in un mondo chi chiusi, il petto che si alzava e abbassava senza suono. dolcemente. Le gambe unite e tese, le bracNella forte luce diffusa, vedeva. Ma non cacia lungo i fianchi. Ruotava lenta come un piva quel che vedeva. Quelle cose, sopra, pollo sul girarrosto. accanto e sotto di lui, che cos’erano? Dove E anche lui, per la stessa forza, girava. Altri si trovava? corpi nudi e glabri si susseguivano via via Cercò di tirarsi su a sedere e provò un connel suo campo visivo, uomini, donne, bamfuso senso di panico. Non c’era niente: galbini, tutti in file silenziose che giravano su leggiava nel nulla. Il movimento abbozzato sé stesse. Sopra di lui girava il corpo nudo e lo fece ricadere in avanti, ma molto lentasenza peli di un nero. mente come se si trovasse a bagno nella meEgli abbassò il capo per vedere il proprio lassa fluida. A trenta centimetri dalla punta corpo. Anche lui era nudo e senza peli. delle sue dita, una barra di metallo brillava, Aveva la pelle liscia, i muscoli del ventre come arroventata, continuando all’infinito, ben disegnati e salienti, le cosce piene di sopra e sotto. Cercò di aggrapparsi a essa

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a moglie lo aveva stretto fra le braccia, come per tenere la morte lontana da lui. Egli aveva esclamato: – Mio Dio,

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muscoli robusti e giovanili. Le vene, che una volta risaltavano come cunicoli bluastri di talpa, erano scomparse. Non aveva più il corpo del sessantanovenne malato e pieno di acciacchi che agonizzava un istante prima. Erano scomparse anche le innumerevoli cicatrici. Aquesto punto si accorse che non c’erano corpi di persone anziane tra quelli che lo circondavano. Tutti sembravano sui venticinque anni, benché fosse difficile stabilire l’età esatta dal momento che la mancanza di capelli e di peli sul pube, li faceva apparire al tempo stesso più vecchi e più giovani. Si era sempre vantato di non aver mai conosciuto la paura. Ora invece la paura gli strozzò un urlo in gola, lo invase, spremette nuova vita da lui. In un primo momento era rimasto attonito per il fatto di essere ancora vivo. Inoltre la sua posizione nello spazio e la disposizione del nuovo ambiente gli avevano congelato i sensi. Vedeva e percepiva come attraverso una finestra semiopaca. Dopo alcuni secondi qualcosa scattò dentro di lui. Poté quasi

udirne il rumore, come se uno schermo fosse stato sollevato d’improvviso. Il mondo assunse una forma che egli poteva cogliere, se pur non ancora comprendere. Sopra di lui, ai lati, al di sotto fin dove giungeva il suo sguardo, galleggiavano dei corpi. Erano allineati, orizzontalmente e verticalmente. Nel senso verticale, le file erano separate mediante barre rosse, sottili come manici di scopa, una a trenta centimetri dai piedi dei dormienti, l’altra a trenta centimetri dalla loro testa. Tra corpo e corpo, sopra, sotto, e ai lati, c’era un distacco di circa due metri. Le barre salivano da un abisso senza fondo e s’innalzavano verso un altro abisso senza fine. Quel grigiore nel quale sparivano le barre e i corpi, sopra e sotto, a destra e a sinistra, non era né cielo né nulla al limitare, tranne l’opacità dell’infinito. Egli si trovava di fianco a un uomo bruno, di tipo toscano. Sull’altro lato c’era un’indiana, e oltre questa un pezzo d’uomo d’aspetto nordico. Solo dopo aver girato per tre volte su sé stesso riuscì a capire che cosa

Quel luogo non era simile ad alcun inferno o paradiso di cui egli avesse udito o letto, anche se riteneva di conoscere ogni teoria riguardante l’aldilà

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c’era di strano in quest’ultimo. Il braccio destro, a partire da un punto proprio al di sotto del gomito, era rosso. Come se mancasse lo strato superficiale di pelle. Dopo alcuni secondi, parecchie file più in là, vide un corpo di maschio adulto privo della pelle e di tutti i muscoli del volto. C’erano altri corpi non del tutto completi. Vide in lontananza, appena di sfuggita, uno scheletro con un guazzabuglio di organi all’interno. Egli continuava a girare e a osservare, mentre il cuore gli picchiava nel torace, dal terrore. Ormai sapeva di trovarsi in un locale smisurato, che le barre metalliche irradiavano una forza che sosteneva e girava milioni, forse miliardi, di esseri umani.

Ma dove? Di certo non nell’impero austro-ungarico, non a Trieste, non nel 1890. Quel luogo non era simile ad alcun inferno o paradiso di cui egli avesse udito o letto, anche se riteneva di conoscere ogni teoria riguardante l’aldilà. Egli era morto, e ora si trovava di nuovo vivo. Aveva sempre schernito l’idea di una vita dopo la morte. Per una volta, doveva riconoscere di essersi sbagliato. Ma nessuno gli avrebbe rinfacciato: – Te l’avevo detto, brutto miscredente! Perché lui solo, fra milioni e milioni, era sveglio.

Prima edizione: agosto 2012 Titolo originale: To Your Scattered Bodies Go © 1971 by Philip José Farmer © 2012 by Fanucci Editore

Philip José Farmer Philip José Farmer (1918-2009) è stato un autore di fantascienza statunitense. Narratore eclettico, ironico e dissacrante, si è aggiudicato alcuni tra i maggiori riconoscimenti letterari nel campo fantascientifico, tra i quali il premio Hugo per Il fiume della vita e il premio Nebula alla carriera. Oltre al Ciclo del Mondo del fiume, le sue opere più famose sono il Ciclo Fabbricanti di universi, le raccolte di racconti Relazioni aliene e Notte di luce e il romanzo Gli amanti di Siddo.

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LA CENA

Racconto

di Arturo Cattaneo

C

osa ci faccio qui? Me lo chiedo tanto forte che mi sento sul punto di urlare, di gridare qualcosa di volgare nel mezzo di uno dei ristoranti più eleganti di Milano. Un ristorante di tradizione. Centro aristocratico e nascosto, tra il Parco delle Basiliche, il Carrobbio, Piazza S. Alessandro e Corso Italia. Siamo seduti nella saletta verde riservata per noi, come ogni anno, dal mio amico giornalista Paolo Franzoni. L’unico amico che mi sia rimasto. E uno degli ultimi signori in questa città di merda. Il vecchio Milano... La capitale morale del paese, il simbolo dell’operosità italiana, magari un po’ burbera e puritana ma onesta e capace di convertire anche i più refrattari tra i nuovi arrivati al verbo del lavoro e della creatività senza vanterie... Il vecchio Milano… Ma va da’ via el cu! Non sono amareggiato. Non esattamente. Vado avanti a trasfusioni di bile. E in questo preciso istante sto scoppiando, intrappolato

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in questa cena a sei, tre uomini e tre donne, magari almeno quest’anno servisse a qualcosa. Sono seduto tra la giornalista di Videorama e la redattrice di una rivista femminile impegnata, di fronte al sentenzioso professore di comunicazione della Bocconi, con alla sua destra la conduttrice più di successo delle televisioni private lombarde. Assisto inebetito, sempre più privo di forze con il passare del tempo, al forsennato ping-pong di cazzate scambiate nelle ultime due ore sopra la rete del vasellame di Limoges stesa dal ristorante di tradizione per le sue portate, anche quando si tratta di tozzi di pane abbrustoliti, in arte crostini au gratin. A capotavola il mio amico Paolo Franzoni, giacca color tabacco frusta ma di sartoria, cravatta di maglia azzurrina allentata, la parlata arrotata e rassicurante, i gesti lenti, gli occhi affettuosi anche quando dissentono. È lo sguardo che vorrei avere io, mi dico guardandolo: senza rancori, senza lampi violenti.

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“Sono innamorata”, trilla Laura Baretti spostandosi sulla sedia con un fruscio di seta color ghiaccio, una gonna aderente abbinata a una giacchetta coreana. La calma piatta dei seni contrasta con la voce effervescente, tutta un orgasmo modulato. Laura è la titolare della rubrica gossip di Videorama, “la rivista di chi si ama”, la rivista che ogni settimana vende mezzo milione di copie grazie

Milano in cui eravamo cresciuti ci avevano insegnato che non sta bene guardare nel piatto, o nel bicchiere, degli altri, e che tanto il lavoro onesto paga sempre, e le cattive azioni prima o poi saltano fuori, e se incontro quello che per primo mi ha detto che la farina del diavolo va in crusca giuro che lo piglio a calci nel culo da qui all’Idroscalo. Precario, per dirla tutta. Giornalista preca-

In questo preciso istante sto scoppiando, intrappolato in questa cena a sei, tre uomini e tre donne, magari almeno quest’anno servisse a qualcosa ai nudi di copertina che consentono ai lettori seghe reali dopo quelle mentali degli articoli. La rubrica di gossip non l’avrei neppure notata, se il mio amico giornalista, il nostro anfitrione, non me l’avesse detto. Per me, la metà della rivista è gossip. Il resto è pubblicità. Intendiamoci, a questo tavolo sono il meno indicato a dare lezioni di giornalismo. Diciamo pure che come giornalista sono il più sfigato del gruppo, da quando mi hanno licenziato dall’Agenzia Stampa Europa più di vent’anni fa, giusto sei mesi dopo essere diventato professionista. Da allora sono un free-lance. Sono talmente free, il più dei giorni, da non sapere come fare ad arrivare a fine mese, se non fosse per qualche frammento di lavoro che metto insieme. E quanto al lance, che fa tanto crociato o cavaliere medievale, la infilerei volentieri in quel posto a quelli che predicano il lavoro flessibile. Di cui il sottoscritto, Mascherpa Luigi detto Gigi, è una delle incarnazioni più riuscite e involontarie, in questa città che si sono bevuti mentre io e altri ingenui stavamo a guardare senza dire niente, o a voce troppo bassa, perché nella 25

rio. Nonché insegnante precario, e mentre questi parlano di grandi testate, di Master interplanetari, di convocazioni improvvise in redazione per partire nel giro di due ore per New York, io sono qui che spero di trovare in segreteria telefonica, rientrato a casa, la voce del Cavalier Oronzo Mandato, Preside dell’Istituto Tecnico Aziendale di Quarto Oggiaro, che mi chiama per un’altra manciata di ore di supplenza: “Maschèèèèrpa, mi sente? Ma com’è che quando chiamo io lei non c’è mai? Cos’è, mi evita, Maschèèèèrpa? Avrei una sostituzione per lei. L’aspetto domattina alle otto, puntuale. Mi raccomando, Maschèèèèrpa”. Pausa. “Anzi, alle sette e mezza”. Quarto Oggiaro, l’ultima frontiera. E ringrazio Dio che non ci sia un Quinto Oggiaro, come Quintosole, o un Sesto Oggiaro, come Sesto San Giovanni, e men che meno un Settimo, come Settimo Milanese. Detto questo, mi rendo conto guardandola mentre si passa la lingua sulle labbra, rapida e leggera, i capelli a caschetto castano biondi finto trascurati, il naso a punta, e ho ancora nell’orecchio il fruscio della seta quando si è mossa accavallando le gambe per poi ab-

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“Di Vasco!”, trilla quasi strilla la Baretti solbandonarsi sullo schienale di raso verde, mi levandosi dallo schienale e sciogliendo le corendo conto di aver fatto più di un pensierisce da un abbraccio impenetrabile come una no su Laura Baretti. cintura di castità. Si avvicina al tavolo. Vuole Sarà perché mi ronza ancora nelle orecchie la vedere da vicino l’effetto che la rivelazione storia del direttore della rivista Videorama, ha avuto su di noi. Gli occhi castani sono maturo maestro di giornalismo in doppiosgranati. Il trucco li rende belli, devo ampetto e tre palle, così si sussurra, che nell’emettere. O desiderabili. Pieni di promesse. satto momento in cui l’inevitabile si fece de“L’ho intervistato a Roma, tre giorni fa. Sono stino e lo depositò in un letto con Laura, più appena tornata, e ce l’ho ancora dentro”. per dovere che per piacere, scoprì sotto la Il doppio senso, decido a uno sguardo, è incalma piatta dei seni una foresta pubica che volontario. ricordava le mutande ascellari di Fantozzi, e “Mi ha fatta accomodare su una poltrona, lui dovette farsi forza per possederla, come abisi è seduto di fronte, nella sua suite al Trinità tualmente si riferisce ai suoi rapporti con l’aldei Monti. Una favola”. Ti pareva. tro sesso, chiudendo gli occhi e chiamando “E parlava, parlava. Cortesissimo, senza fara raccolta un ultimo spasmo di rabbia virisi pregare. Una merale. Così la racconta lui, viglia. Vedevo già l’intra D’Annunzio e D.H. La conversazione è tervista stampata”. Lawrence. Per me, ha scoppiettante. Tocca ogni “Quando esce?”, chiesfogato sulla povera possibile argomento di dono a una voce, i sorLaura, si fa per dire, il suo odio di fondo per politica, cultura e società. risi esagerati e tirati, le altre due giornaliste il genere femminile. O Mai più di tre minuti rampanti. la sua omosessualità per argomento. Niente “Martedì. Franco [il direpressa (“mi faceva idee. Solo titoli, slogan, rettore in doppiopetto quasi schifo: sembrava citazioni televisive. e tre palle, ndr.] ha voun uomo…”). Raccolta luto assolutamente che testualmente dal mio uscisse subito. E sapete com’è Franco. Quanamico Franzoni, che è un reporter gentiluodo si mette in testa una cosa…” mo ma non disdegna il cognac dopo cena, “Che effetto fa sentir parlare Vasco?”, chieed è più amico mio che della Baretti, e quindo io. di a sua volta l’ha raccontata a me. “In che senso?”, la Baretti mi guarda obli“Anzi”, riprende Laura, ancora abbandoqua. Le altre due con sospetto. Il prof della nata sullo schienale di raso, “innamoratissiBocconi con aspettativa. L’amico giornalista ma!” in silenzio. Pausa retorica. Di un certo effetto, devo am“Parlare, non cantare”, preciso. mettere. “Oh, è splendido. Ha una voce calda e “Di chi?” Franzoni è il primo a rompere un bassa che ti affascina, come nelle canzosilenzio che si sta facendo imbarazzante. ni. Solo che in questo caso canta per te”. Non lo fa solo perché è educato. Laura gli Questa l’ha messa di sicuro nel pezzo che esce piace. Non so quanto ma gli piace. 26

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conversazionale: la protesta dei commermartedì: ci giocherei le tre palle del direttore. cianti per il calo dei consumi. Il cameriere La conversazione è scoppiettante. Tocca ogni in livrea pelato e distinto deposita i sorbetpossibile argomento di politica, cultura e soti alla mela verde e al Calvados che annuncietà. Mai più di tre minuti per argomento. ciano l’intervallo della cena, con l’aria di chi Niente idee. Solo titoli, slogan, citazioni telene ha sentite troppe per visive. Mai un dubbio. dover modificare la sua Le mie frecciate ironiespressione facciale. Per che cadono nel vuoto. Il un istante spero quaprof della Bocconi tenta si abbia fatto un salto di scuotere l’ambienai servizi a correggete quando il discorso si re di suo il Calvados. sposta, più per inerzia “Lo Stato dovrebbe preche per convinzione, miare i consumi, perché sull’università. muovono lavoro, crea“Come dice il nostro no occupazione”, all’uRettore”, sguardo cirnisono le tre giornaliste colare a renderci conLe giornaliste al mio come le nipotine di zia sapevoli che sta realtavolo incalzano Paperina. Emy, Ely, Evy. mente parlando del suo inesauste. C’è una “In effetti, bisognerebbe Rettore, “i nostri veri clienti non sono gli stu- tensione erotica perversa tassare chi non consudenti”. Pausa. “Sono le nell’aria, non solo nella ma”, conclude trionfanaziende”. Cori sdegnastanza. È in tutta la città, te la Baretti, che nel frattempo ha avuto modo ti delle tre giornaliste. densa e avvolgente di pensare a fondo al Ma come, le aziende? come smog. problema. Le giornaliste Impettiscono in difesa al mio tavolo incalzano della cultura, specie la inesauste. C’è una tensione erotica perversa redattrice del settimanale impegnato, che nell’aria, non solo nella stanza. È in tutta la ha seno e profilo statuari. Le labbra di carcittà, densa e avvolgente come smog. Le tre ta stampata vibrano di sdegno. Larvate acscribe ci sguazzano, denudano i pori come cuse di fascismo. Anche di qualunquismo. davanti a una telecamera. Sicure del loro Ma che cosa dice il Rettore? Le loro testate ruolo, convinte della giustezza delle loro hanno grande fiducia nei giovani. La riviidee, e se cambiano come il vento in mezzo sta femminile ha appena pubblicato un’inal mare tanto meglio (“la democrazia è quechiesta sui consumi intelligenti dei giovani: sto, poter cambiare!”). Tra le nebbie indotte telefonini, video, playstation (“Non li fredalla pinolata su crema di zabaione e dal vin ghi. Sanno esattamente cosa comprare”). santo, il mio sdegno alla fine si sfalda, i sensi “Ma cosa c’entrano i clienti con l’universisono attutiti, le reazioni biliose smussate dai tà?”, azzardo io illudendomi di andare al succhi gastrici. Franzoni sorride. Il prof delcuore del problema. la Bocconi è sereno, il sorriso beato, ascolta. Mi guardano come un povero pirla. Precario. Fuori, nella piazzetta esagonale, le nostre La parola clienti fa scattare un altro link 27

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sei voci passano e ripassano nella nebbia come anatre su un laghetto metropolitano. È l’una passata, solo poche auto nottambule. Sulla destra in fondo, spettrale, il colonnato dell’Intendenza di Finanza si allunga verso Piazza Vetra e la Basilica di San Lorenzo. Un tempo si andava lì a pagare le tasse. Qualche volta ci sono stato con mio padre, da ragazzino. Mentre ci baciamo dandoci appuntamento alla prossima volta [col cazzo che mi beccate ancora, ndr.] [anche se poi ci ricasco sempre, nndr.] mi sembra di avvertire la pressione del braccio della Baretti sul mio, e di tastare il velluto nel suo sguardo, e forse la serata potrebbe non finire qui, ma ho anch’io il mio orgoglio, e non penso che poi mi pentirò per la semplice ragione che sono già pentito (“el pistola te set ti”: il verso

di una canzone di Jannacci emerge da profondità junghiane), e ognuno se ne va per la sua strada. Le tre Grazie della Prensa Italica a sognare il Pulitzer. L’amico giornalista verso la sua Volvo d’annata. Il prof della Bocconi nella via d’acciottolato, oscillante per il vino e i sassi. Tiro su il bavero del cappotto e mi avvio. Sarà che il vino e la stanchezza e le frustrazioni li reggo sempre peggio, con il passare degli anni, o sarà l’effetto straniante della nebbia che fa arrivare i rumori come da una registrazione in cuffia, ma sento all’orecchio una voce gracchiante e lontana: “…mi ha sentito Maschèèèèrpa? Risponda! Domani alle sette e mezza. Ha sentito Maschèèèèrpa?”

Arturo Cattaneo Arturo Cattaneo ha pubblicato due romanzi: Ci vediamo a settembre (Sedizioni 2010) e La notte inglese (Mondadori 2012). Suoi racconti sono usciti su “Paragone Letteratura”. La sua attività di scrittore si affianca a quella di docente di Letteratura Inglese in Università Cattolica. In quest’ambito si è occupato di letteratura rinascimentale inglese e dei rapporti culturali anglo-italiani, pubblicando saggi e volumi tra cui Il trionfo della memoria. La Casa della vita di Mario Praz (Vita & Pensiero 2003) e Chi stramalediva gli Inglesi. La diffusione della letteratura inglese e americana in Italia tra le due guerre (Vita & Pensiero 2007). Per Adelphi ha tradotto e curato Profilo di Clio (2003), di Josif Brodskij, e Il cacciatore d’immagini (2005), di Charles Simic. È stato giornalista professionista a Milano. Il suo ultimo romanzo, La notte inglese, è disponibile in ebook da Cubolibri. Disponibile su www. cubolibri.it

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Il mondo dell’ebook

IL GIALLO DIGITALE, TREND ESTIVO SEMPREVERDE Sulle assolate spiagge mediterranee e tra le bianche vette alpine, la bella stagione concilia la lettura investigativa, che conquista nuovi estimatori. Anche grazie agli eBook. di Roberto DessĂŹ 29

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dall’estero. Nello specifico dagli Stati Unilzi la mano chi sa qual è il coti, e anche questo non suona sorprendente. lore dell’estate 2012. ApparFinora, soltanto una ristretta minoranza di tenendo alla categoria degli trendsetter arditi hanno osato indossarlo in uomini che vedono soltanto pubblico, facendo sfoggio della propria bizsedici colori, mi sono premurato di consulzarria spalmati sotto il tare alcune esperte del sole, o al riparo dalla settore, scoprendo che Questo è però l’anno calura in qualche ria dominare la scena del giallo digitale: fugio di montagna; gli saranno i colori fluo, e nello specifico il tanlasciatecelo dire, un vero astanti, pur innamorati della tonalità bianco gerine (sarò ottuso, e proprio must-have del carta, hanno mostrato ma per me è e rimane 2012 dopo due anni di curiosità. Qualcuno, arancione). La vittoria semi-anonimato timidamente, ha chiedi una tonalità sgarsto informazioni a rigiante in effetti era guardo. prevedibile: l’estate è stagione di Il colore giallo non può espiccole trasgressioni, anche crosere definito in assoluto matiche, dei colori accesi, delle una moda del 2012, semtinte vivaci e solari. Come mai un classico estivo il il giallo digitale. Non ne cui successo si è reiterato avete mai sentito parnegli anni: sotto i soli estilare? Mi permetterò di vi si sono sciolte macarene, parafrasare Enzo Micsoli cuori e amori, ma questo cio e chiedervi: “…ma ostinato colore è come leggete?”. rimasto semL’affascinante tonalità pre sulla cresta è sul nostro mercato da dell’onda, sbuun paio di anni, pur cando dalle bornon essendo ancora se mare dell’avconsacrata dal favore vocato come della del grande pubblico; casalinga, disegnaanche perché sono in to da una moltitudimolti a non conoscerla, ne di artisti in stili sempre e per alcuni risulta essedifferenti. Da quello noir re troppo fredda e imper i più cupi a quello thriller personale. Ma le mode, per stomaci e cuori in cerca di si sa, sono fatte per essere emozioni forti, fino all’investigatibersaglio della critica più bivo, per chi il cervello non vuole progotta e reazionaria, a maggior prio spegnerlo, neppure in vacanza. ragione quando provenienti

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Peso. Il digitale è un tessuto leggero legQuesta però è l’estate delgero, dal minimo ingombro, ideale per la sfumatura giallo digitale: rompere l’assedio dei lasciatecelo dire, un vero vari Minosse, Caronte e proprio must-have del e Ulisse. Immaginate 2012 dopo tanto anonisolo di volervi portare mato. A confermarlo sono dietro il modello biangli stessi addetti ai lavori, co carta della Trilogia che chiamati in causa da Millennium, disegnata AdnKronos dichiarano senza risparmio di prosa all’unisono “sì, il biandal compianto Stieg Larsco carta sarà ancora per son. Quanto peserebbe molti anni a venire il grande sulle vostre spalle? Quane irrinunciabile classico, ma le to spazio toglierebbe in vatonalità digitali sgomitano per ligia? Certo, potreste ovviare acquisire spazio e seguito, portando con voi solo generando fatturati uno dei 3 pezzi, ma sempre più interesL’ordito giallo digitale se dovesse appassiosanti. Alla fine dell’eè facile da realizzare, narvi a tal punto da state i conteggi saranvolerne ancora? Non no più precisi, ma ciò perfino più del si tratta di un astruso che si vede è piuttobianco opaco, e costa pensiero da lettori busto incoraggiante”. infinitamente di meno limici: l’inchiesta del Tanto da convincere “Wall Street Journal” molti di loro ad attizgià citata nello scorso nuzare ulteriormente il fuoco, mero di “PreTesti” conferagendo sulla doppia leva ma che tra i dati in possesdella scelta e del prezzo. so delle case editrici ora c’è anche Basti pensare che nel nostro la velocità alla quale vengono conpaese si è passati dagli appena 668 sumati i vari generi letterari. Giallo gialli digitali acquistabili nel 2010 ai e rosa sono quelli più “rapidi” e da1.181 del 2011 (+76,8%), con ulteriogli indici di abbandono più bassi. Ma re esponenziale incremento previsto qui si entra fin troppo nel campo dei per l’anno in corso. Negli Stati Uniti gusti personali. l’associazione degli editori annuncia lo storico sorpasso: il giallo digitale Convenienza. L’ordito giallo digitavende più di quello bianco cartaceo. le è facile da realizzare, perfino più E non è il solo. del bianco cellulosa, e costa infinitaDiscostandosi dagli aspetti fashion, mente di meno. Si può così optaci sono almeno altri tre buoni motivi re senza remore per un low cost per scegliere questa mise estiva.

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Il bianco carta sarà ancora per molti anni a venire il grande e irrinunciabile classico, ma le tonalità digitali sgomitano per acquisire spazio e seguito generando fatturati sempre più interessanti puro come l’Abate nero firmato Wallace, al prezzo di 0,49 centesimi, cifra alla quale non è più possibile comprare neppure un ghiacciolo al limone. Oppure propendere per un pacchetto contenente i lavori dei più affermati stilisti della penna gialla; ad esempio, varrebbe la pena portarsi a casa un intramontabile classico come le inchieste di Maigret, a blocchi da 5 e prezzo di 4, ma potreste puntare anche su un intenso e moderno Faletti, che degli investigativi ad alta tensione è diventato maestro, o sul fresco, gelido giallo del nord intessuto dai vari Larsson, Nesbø e Läckberg.

sante o l’amico-parente di turno vi scorge in lontananza, immerso in quella storia che anche lui ha letto, ma che non l’ha interamente soddisfatto perché era chiaro fin dall’inizio che era il maggiordomo ad aver ucciso il ricco padrone di casa, è meglio occultare tutto quanto dietro un grigio pareo della collezione primavera-estate eReader 2012, e godersi il proprio nuovo acquisto in santa pace. E che sia una gialla, luminosa estate per tutti voi!

Finale a sorpresa. Che come ben sa chi di giallo si veste d’abitudine, non va mai rivelato. Quindi, onde evitare scene da vignetta della Settimana Enigmistica nella quale il pas-

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Il mondo dell’ebook

GLI EBOOK E L’ACCESSO ALLA CULTURA I libri digitali sono potenzialmente uno strumento di inclusione e partecipazione equo e non discriminante, ma devono ancora sciogliere molti nodi relativi a disponibilità di titoli, diritto d’autore e DRM di Daniela De Pasquale

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unque io corro così, non in modo incerto; combatto, ma non come chi batte l’aria. Anzi, tratto duramente il mio corpo e lo assoggetto a me. Per timore che, con qualsiasi mezzo, dopo aver predicato agli altri, io stesso ne diventi naufrago”. Oscar Pistorius ha tatuato sulla spalla questa citazione tratta dalla Bibbia per ricordare sempre a se stesso che è importante avere il pieno controllo del proprio corpo e che per ottenere risultati bisogna lavorare du-

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ramente. Lui è il Dream Runner sudafricano che è diventato un simbolo dello sport: corre con due protesi in fibra di carbonio al posto delle gambe, e lo abbiamo visto gareggiare con i normodotati alla staffetta 4x400 e ai 400 individuali alle Olimpiadi di Londra 2012. Correre per l’oro olimpico è la conseguenza della sua corsa dietro a un sogno, divenuto realtà grazie a una grande forza di volontà e alle tecnologie. Non è un caso che l’International Classifica-

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tion of Functioning, Disability and Health, lo ne, tablet, sistemi wireless diventano le prostrumento di misurazione dell’Organizzaziotesi elettroniche che annullano del tutto lo ne Mondiale della Sanità, abbia invertito da svantaggio. Oltre a un grande progresso in negativo a positivo il punto di vista sulla ditermini di quantità, assistiamo giorno per sabilità anche nei termini che la descrivono: giorno a un progresso di qualità, grazie a sofoggi si parla di diversa abilità, ossia modalità tware e applicazioni sempre più raffinati che differenti per raggiunsono il perfetto punto gere uno stesso obietdi incontro tra multitivo. Il termine “hanmedialità e multisendicap” è sostituito da sorialità: due tetramini “partecipazione”: non che, come nel Tetris, si si tratta di uno svantagdispongono in maniegio assoluto, ma relatira complementare per vo al rapporto tra l’innon lasciare spazi fundividuo e l’ambiente zionali vuoti. in cui si trova, che può Una grande opportuaumentare ma anche nità che permette di essere ridotto o annulcontrastare disturbi lato. Come? Attraverdell’apprendimento so le tecnologie, che e di rendere accessiSmartphone, tablet, permettono di creare bile la cultura, prosistemi wireless, inedite forme di incluprio due dei principali software sempre più sione, insperabili solo temi di Handimatica, raffinati diventano le qualche anno fa. la mostra-convegno Internet, e in generale protesi elettroniche che italiana per l’integrale tecnologie informatiannullano lo svantaggio zione e l’autonomia che, rappresentano un che quest’anno si ispiche si viene a creare nel importante strumento ra al “fanciullino” di rapporto tra una persona Pascoli nel centenario di abbattimento di barriere. Di accessibilità si della sua morte: “Il e l’ambiente in cui è parla da sempre, anche nuovo non si inventa: immerso se spesso questo concetsi scopre”. Secondo to si confonde con quell’esperienza della Fonlo di usabilità: un sito accessibile è pensato dazione Asphi che la organizza, le migliori per venire incontro alle esigenze di chiunque soluzioni oggi sul mercato nascono dagli “arsi trovi in una situazione di difficile fruizione. tigiani della tecnologia”, coloro che vivendo Potenzialmente tutti, basta avere una connesun problema da vicino riescono a ingegnarsi sione lenta, o un sistema operativo particolare. per scoprire” e fabbricarsi” una soluzione su Oggi, con l’enorme disponibilità di hardwamisura. Ne è esempio Marco Iannacone, un re, si fa un ulteriore passo avanti: smartphoingegnere che, dopo aver scoperto di avere

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un figlio dislessico, si è messo a studiare creFin qui solo ottime notizie. Ma si sa che più ando un tablet con tanto di hardware e sofci si avvicina alla luce più l’ombra si fa grantware specifici per il sostegno scolastico ai de. E i punti in ombra al momento sono anDSA (Disturbi specifici di apprendimento). cora molti. Innanzitutto la disponibilità dei Si chiama Edi-touch e sarà disponibile da titoli. Siamo nel pieno del paradosso, perché quest’anno nella scuola primaria per iniziare a mantenere alte le percentuali dei lettori in la sperimentazione anche con altri bambini. Italia sono proprio i non vedenti e gli ipoveRimanendo in questo ambito, non possiamo denti (362mila i primi, 1 milione i secondi). ignorare il ruolo dei libri digitali: si possono Conosciamo bene le tristi statistiche per cui amare o odiare, ma sul loro grande merito un italiano su due non legge nemmeno un lidi generare inclusione l’accordo è totale. Gli bro in dodici mesi. Loro invece leggono tre eBook permettono modalità alternative di volte più della media, con almeno 9 titoli fruizione di un testo: grazie ai software textall’anno, e il 31,3% dichiara di leggere ogni to-speech o di sintesi vocale, i testi si convergiorno. Purtroppo leggono ciò che trovano tono in parlato, indispensabile per chi elabora disponibile, scaricando testi da siti come Foncon difficoltà lo scritto o ha bisogno di ascoldazione Galiano o Liber Liber e scambiandotare più di una volta. seli, perché la creazioPer non vedenti e ipone di versioni accessiDal 2013 il progetto LIA vedenti ci sono anche bili è affidata a strutgli screen reader, che ture specializzate e a metterà a disposizione grazie a sintesi vocale volte necessita anche gratuita di ipovedenti e o tastiera braille fordi un mese dal monon vedenti 3.000 eBook niscono informazioni mento della richiesta. accessibili, tra novità specifiche anche sulla A rivelare questi dati editoriali e titoli su richiesta è un’indagine condotstruttura e navigazione del testo o di un ta dall’Università di sito. Grazie alle app di lettura che consentono Milano-Bicocca e dalla Doxa, attualmente la di aprire gli eBook sui nostri eReader e tablet, più approfondita a livello mondiale e che cotutti abbiamo la possibilità di personalizzastituisce la prima fase del progetto LIA – Lire la lettura scegliendo luminosità, contrasto, bri Italiani Accessibili. Si tratta di un’iniziatisfondo e la grandezza dei caratteri: si arriva va coordinata dall’AIE, con la partecipazione a scegliere fino a 10 font size, che il meccanidell’Unione Italiana Ciechi e altri stakeholsmo di reflow riadatta all’interno della pagiders che operano nel settore della disabilità na in modo che non ci sia bisogno di scorrere visiva, finanziata dal Ministero per i Beni e da sinistra verso destra, ma solo dall’alto in le Attività Culturali. L’obiettivo è creare una basso. Anche chi ha problemi di mobilità può piattaforma che dal 2013 renda disponibili trovare nell’eBook un’utile risorsa: sempre gratuitamente 3.000 titoli di narrativa e sagdisponibile, senza doversi spostare da casa, e gistica (2.000 italiani, 500 stranieri e 500 su rifacilmente maneggiabile perché il peso è solo chiesta), soprattutto novità editoriali, in verquello del dispositivo di lettura. sione accessibile e in ePub, che nella fase di

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analisi è emerso come formato ideale soprattutto nella versione 3.0 che integra specifiche relative all’accessibilità. Di fatto il Braille, di per sé molto costoso soprattutto se applicato all’informatica, è sempre meno utilizzato e conosciuto dalle nuove generazioni: dall’indagine emerge che ne fanno uso il 43,7% della fascia d’età 35-50, ma solo il 36% di chi ha tra i 18 e i 34 anni. C’è ancora un enorme problema da risolvere e riguarda l’interoperabilità di hardware e software con le tecnologie assistive. In poche parole, diritto d’autore e DRM. Per esempio,

È dunque importante che uno strumento di inclusione, che ha massime potenzialità di democrazia e accesso, non si trasformi in un ulteriore motivo di emarginazione, tagliando fuori chi è più debole dal punto di vista economico o culturale. Mentre il mercato dell’editoria digitale definisce le proprie caratteristiche, c’è ancora tempo per conoscere più a fondo questo target di lettori fortissimi e prevedere anche la voce e-accessibility nella propria carta di identità, che garantisca l’incontro tra un file creato dall’editore e il tipo di disabilità dell’utente, grazie a un oliato

Tra gli attuali limiti all’accessibilità di un eBook c’è la difficile interoperabilità di hardware e software con le tecnologie assistive se non c’è compatibilità, come si può trasferire il file in un software per la stampa Braille? Se un testo non è copiabile, come si può trascrivere o riadattare? Al punto che un gruppo di non vedenti ha scritto e consegnato una lettera aperta alle case editrici affinché propongano e sostengano sistemi di gestione del DRM compatibili con le deroghe al diritto d’autore, con la possibilità di autorizzare profili di utilizzo e di copia in relazione allo specifico handicap. “Ci preme far presente queste cose proprio perché se ne tenga il giusto conto in fase di progettazione e messa a punto delle piattaforme tecnologiche. […] Errori di progettazione possono precludere spazi di mercato, e, in caso di adeguamenti successivi, hanno numerosi costi aggiuntivi, mentre ora sarebbero quasi a costo zero”.

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meccanismo di comunicazione tra software, device e lucchetti digitali. Perché non si dica che gli editori non sentono, non vedono, non parlano.

Disponibile su

www. cubolibri.it

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Buona la prima Storie di libri ed edizioni

MICHAIL BULGAKOV

“IL MAESTRO E MARGHERITA” 1966-67

di Luca Bisin

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n poche parole: uno straniero”: nella Mosca staliniana delle delazioni e dei sospetti, della burocrazia asfissiante e della polizia segreta, non occorre un minuzioso arabesco di dettagli per ridare il segno di un’eccezione, il margine di un’anomalia che venga a turbare la meccanica ben oliata dei funzionari, dei comitati, delle procedure. Uno straniero, forse un turista, un “inturist”, è già un ragionevole motivo d’inquietudine, uno spunto plausibile di paura e diffidenza, e il diavolo, in questo, non pare più minaccioso di un tedesco o un inglese, di un francese o un polacco, quale lo stimano anzitutto il direttore Berlioz e il poeta Bezdomnyj incontrandolo durante una passeggiata ai Patriaršie prudy in un afoso tramonto primaverile. Questo iniziale equivoco dei due amici, che vorrebbero costringere nel profilo ben determinato di un turista, di una estraneità forse molesta ma prevedibile e familiare, l’irruzione di una difformità che si rivela invece dirompente, ha forse il compito di tracciare per il lettore una via possibile per percorrere la selva dei significati e delle suggestioni che Bulgakov ha saputo accogliere nelle pagine de Il Maestro e Margherita. Il consulente Woland, specialista in magia nera, reca certo le tra sue movenze le trac-

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ce visibili di ciò che a Faust si presentava come lo “spirito che dice sempre no”, per il quale “nulla c’è che nasca e non meriti di venire disfatto”. Eppure, nel romanzo, l’arte diabolica di Woland sembra essere assai meno quella del distruttore implacabile, quanto invece quella di cui egli offre un memorabile saggio sulla scena del Varieté: l’arte dello smascheramento che, invocato dal presidente della Commissione Acustica a tutela dell’ordine costituito e a favore della “massa spettatrice”, si rivela piuttosto il pretesto di uno sconvolgimento dove a mostrarsi estraneo e inaccessibile è, infine, proprio il mondo puntigliosamente costruito della propaganda sovietica. Nell’epilogo del romanzo, in effetti, il poeta Bezdomnyj, dismessi ormai tanto il suo pseudonimo “Bezdomnyj” quanto il solenne titolo di “poeta”, torna ai viali alberati dei Patriaršie prudy, e sotto l’inquieta luce di un plenilunio di primavera lascia che una scoperta fatale affiori nel suo animo: per quanto egli sappia e capisca ogni cosa, “non di tutto può Disponibile su www. cubolibri.it avere ragione”. Del resto, il primo, timido affacciarsi del suo capolavoro al mondo, Bulgakov lo affida a uno pseudonimo che reca in sé proprio gli echi di un incontro malriuscito con l’estraneo e delle sue imprevedibili conseguenze: nel 1929 egli propone alla rivista Nedra la pubblicazione (che gli viene rifiutata) di un breve racconto dal titolo “Mania furibonda”, fimandolo col nome di “K. Tugay”. Quel testo riproduce in sostanza una stesura

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preliminare di ciò che nell’ultima versione del romanzo sarà il quinto capitolo: l’irruzione di Bezdomnyj, allucinato e sconvolto, presso il Griboedov, dove si riuniscono i fortunati detentori di una tessera marrone, di cuoio profumato e bordata d’oro, che ne attesta l’appartenenza all’associazione letteraria Massolit e, più ancora, ne certifica il privilegio di “aver ricevuto alla nascita il dono del talento letterario” ­­– concessione ben meritevole d’invida, se non per la grazia della creazione artistica, almeno per la possibilità di godere delle squisitissime pietanze, del jazz furibondo, dei balli sfrenati che animano le serate al Griboedov. Ma il nome “Tugay”, invece, rimanda a un racconto pubblicato nel 1924, “Il fuoco dei Khan”, nel quale un gruppo di turisti si reca in visita alla dimora un tempo appartenuta al principie Felix Yusupov, oggi proprietà della famiglia Tugay. Tra questi visitatori spiccano due figure antitetiche di straniero: l’uno si aggira sguaiato e indecoroso nella sua tenuta da turista, con i pantaloni corti che lasciano in vista le gambe ricoperte di vene varicose, presenza fastidiosa e intrusa nella solenne cornice della dimora avita; l’altro, enigmatico e distinto, risulterà essere il principe Yusupov stesso, tornato per assistere impotente alla dissoluzione del proprio glorioso passato sotto l’impeto inarrestabile dei cambiamenti, fino alla decisione fatale di dare alle fiamme la casa. In effetti, questo fallito tentativo di pubblicazione – il solo che Bulgakov azzarderà

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lungo i dodici, affannosi anni di sistemazione, revisione, riscrittura del suo “romanzo del tramonto” – annuncia già, nelle sue risonanze segrete, il segno di una storia editoriale tormentata che vedrà una prima conclusione solo nel 1966/67, a più di vent’anni dalla morte dello scrittore, quando sulla rivista Moskva apparirà (in una versione ancora parziale e gravemente censurata) la prima edizione del romanzo. Giunto a Mosca nel 1921, installatosi in quello stesso appartamento sulla Bolshaya Sadovaya a cui il romanzo assegnerà una reputazione “se non proprio cattiva comunque molto strana”, facendone lo scenario di sparizioni inspiegabili e “cose diavolesche”, la dimora eletta di Woland e dei suoi enigmatici aiutanti, Bulgakov si era attirato con i suoi racconti e con le sue opere teatrali le ire sempre più accese della critica militante e dei funzionari di partito. Nel 1929 l’esplicito biasimo nei suoi confronti da parte di Stalin, nonché una perquisizione del suo appartamento da parte della polizia segreta,

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sanciscono l’irrevocabile sentenza di una messa al bando, e le successive traversie dello scrittore hanno assunto l’aura di una vicenda esemplare e quasi leggendaria. Come il principe Yusupov di fronte all’incedere di una novità che appare tanto volgare quanto inarrestabile, Bulgakov dà alle fiamme il proprio romanzo; si piega, seppur con dignità e fierezza, al rito umiliante della supplica al potente, scrivendo a Stalin e appellandosi “all’umanità del potere sovietico” per invocare almeno la possibilità di un impiego in teatro; trova infine il proprio riscatto postumo nel lavoro tenace e spossante per portare a termine il romanzo, nella fama immortale che esso attinge sfuggendo a ogni tentativo di censura e condanna, nella portata simbolica di una sentenza che è divenuta proverbiale: quella con cui Woland replica al Maestro, il quale ha bruciato il proprio romanzo su Ponzio Pilato: “Non può essere, i manoscritti non bruciano!”.

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Sulla punta della lingua

Come parliamo, come scriviamo

Rubrica a cura dell’Accademia della Crusca

L’OSPITALITÀ: È VERA, SE RICAMBIATA Perché la parola ospite ha un doppio significato di Angela Frati e Stefania Iannizzotto

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he in italiano molte parole abbiano più significati (siano cioè polisemiche) non desta alcuna meraviglia: tutti sanno che la parola collo può indicare sia una parte del corpo umano sia la parte della camicia che gli si accosta, ma anche la parte più stretta della bottiglia o una balla di merce, un pacco in spedizione. Qualcuno saprà persino che in ambito architettonico la parola indica la parte inferiore del capitello di una colonna. Meno frequente è un tipo particolare di polisemia, detta enantiosemia, che si verifica quando due significati di una stessa parola sono tra loro contrari (giorni feriali ‘lavorativi’ e periodo feriale ‘di vacanza’) o contraddittori (sbarrare la porta ‘chiudere’ e sbarrare gli occhi ‘aprire’) o inversi (affittare ‘dare e prendere in affitto’). A quest’ultimo tipo si può ricondurre la parola ospite che da sempre desta una cer-

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ta curiosità perché indica sia chi riceve sia chi dà ospitalità. Se si consulta un qualsiasi vocabolario, vi si leggerà infatti che ospite ha un doppio significato: si usa per indicare chi ospita (un ospite premuroso) e, più comunemente, chi è ospitato (un ospite gradito). Per risolvere il mistero occorre fare un viaggio a ritroso nel tempo. La parola italiana ospite (come il francese hôte, lo spagnolo huésped e le analoghe voci delle altre lingue romanze) deriva infatti dal latino hospitem (al nominativo hospes), che già possedeva i due significati fondamentali, dovuti ai doveri di reciprocità propri dell’ospitalità degli antichi, di ‘colui che ospita e quindi albergatore’ e di ‘colui che è ospitato e quindi forestiero’, in modo simile a ciò che avveniva per la parola greca xénos. Il termine latino hospes deriva dalla composizione di hostis ‘straniero’ e potis ‘signore’, e indicava il padrone di casa che esercita l’ospitalità nei confronti del forestiero.

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di hostis da ‘forestiero ospite’ a ‘nemico’, Già il significato originario di hostis non si ricorse a un nuovo termine per indicare era quello poi affermatosi di ‘nemico’, ma la nozione di ospitalità creando il compoquello di ‘straniero a cui si riconoscono i disto hospes. Hospes è dunque il “padrone di ritti di ospitalità’. Il legame di uguaglianza casa” che dà ospitalità al forestiero; i rape reciprocità che si stabilisce tra un hostis e porti che si istauravano tra chi accoglieva e un cittadino di Roma sta proprio alla base chi era accolto erano così stretti – legati andella nozione di ospitalità. Così hostis indiche al fatto che chi era ospitato si impegnacava ‘colui che è in una reciproca relazione va a sua volta a ricambiare l’ospitalità – che di scambio’ nei confronti del civis e quinhospes ha indicato anche la persona accolta di, in ultima analisi, l’ospite. Più tardi hostis in casa d’altri. La reha assunto un’accezione negativa e ha La reciprocità del patto di ciprocità del patto di ospitalità è dunque preso il significato di ospitalità è all’origine del all’origine del dop‘straniero in quanto doppio significato della pio significato della nemico’ da cui è deparola ospite parola ospite. Riconorivato l’italiano (oggi scendo questa «squiraro) oste ‘nemico, sita umanità degli antichi», anche Leoparesercito nemico’, come dall’aggettivo hostidi nello Zibaldone scriveva: «di tal genere lis il nostro ostile (invece oste nel senso di ‘geè ancora quella tanta ospitalità esercitata store di osteria’ proviene dall’antico frandagli antichi con tanto scrupolo, e protetta cese hoste a sua volta dal latino hospitem). da tanto severe leggi, opinioni religiose ecc. In conseguenza del mutamento semantico

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sco dove Gastgeber indica chi dà ospitalità e quei diritti d’ospizio ecc. affinità d’ospizio Gast chi la riceve. ecc. Ben diversi in ciò dai moderni» (5 luForse, per levarsi d’impiccio, si potrebbe alglio 1827). lora pensare di proporre anche in italiano Nella pratica linguistica, è il contesto in cui un sostantivo per indicare solo chi ospita, la parola è inserita a disambiguarne il sigma in realtà, come spesso accade nei fatti nificato: un “ospite accogliente, generoso, di lingua, sarà l’uso alla fine a trovare da sé disponibile” è di solito colui che offre ospiun’eventuale soluzione. Infatti, a ben guartalità; un “ospite che viene a cena” è senza dare, quando è necessario distinguere tra i dubbio colui che riceve ospitalità. due significati di ospite, l’italiano ha già preDetto questo però è vero che la polisemia di so delle decisioni e mette a disposizione un ospite può creare talvolta qualche ambiguiventaglio di scelte. Se tà. E così anche Monper ospite ormai si intale, nelle prose delNella pratica linguistica, la Farfalla di Dinard, è il contesto in cui la parola tende comunemente ‘colui che è ospitato’, gioca sul doppio siè inserita a disambiguarne per indicare ‘colui gnificato della paroil significato che ospita’ invece, la per accentuare la in relazione al contecaricatura grottesca sto e al grado di formalità, si può oggi già del signor Fuchs: «Squattrinato come tutti scegliere tra: ospitatore (forse troppo lettei veri poeti (e tale lo si considera anche se rario!), il padrone di casa o semplicemente egli non scriva versi) la sua principale prol’amico che mi ospita. Per non dire che è già fessione è quella di Ospite: ospite ospitato, in uso il termine ospitante associato a ‘chi s’intende, non ospitante». dà ospitalità’, ad esempio nelle espressioni Il problema non esiste in altre lingue, come squadra ospitante e famiglia ospitante. per esempio in inglese, che ha host per ‘ospitante’ e guest per ‘ospitato’, o in tede-

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Anima del mondo Paesaggi della letteratura

IL CUORE INVISIBILE DELL’AMERICA Il Midwest nelle opere di Sherwood Anderson e David Foster Wallace

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gli occhi, ormai plurimillenari, di noi europei, l’America è stata sempre considerata come il figlio ribelle e degenere, l’inverso del mito greco di Crono divoratore della propria progenie. Ora che il destino della storia sembra navigare verso Oriente e che, di conseguenza, l’America è entrata nella fase meno dinamica della sua piena maturità, possiamo meglio comprendere i travagli interiori che essa ha subìto nella corso della sua breve vita. Abbagliati dalle affascinanti luci delle due coste, ci siamo scordati del suo vero cuore: il Midwest, la regione

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di Fabio Fumagalli

dei Grandi Laghi. Situato tra le grandi città della East Coast e i grandi spazi dell’Ovest, esso rappresenta la parte più “americana” degli USA. Come all’interno del cappello a cilindro di un mago, vi si può trovare un’enorme varietà di cose: metropoli grandiose, paesini sonnacchiosi, arcadici paesaggi rurali, grandi industrie e ambienti naturali incontaminati. Ma sorvolare questi luoghi non significa ancora “sentirli”. Lo straniero, solitamente, sintetizza l’essenza del Midwest in vuota piattezza, landa sterile, campi di felci verdi o di stoppie corte e dure, lievi gibbosità e declivi che rendono

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sempre Anderson che nel la topologia del posto un suo romanzo più riuscipanorama talmente moto, Poor White (1920), si fa notono e arido da far imcantore della tempesta in pazzire gli automobilisti arrivo. Il testo racconta le che lo attraversano. vicende di Hugh McVey, Eppure, qui la Storia ha inventore autodidatta, lasciato un solco proche dalla povertà sale, fondo, una ferita anconon senza fatica, i gradira aperta. Si leggano a ni del riscatto sociale ed proposito le meraviglioeconomico. È l’avvento se pagine vergate da della grande rivoluzioSherwood Anderson in ne industriale/finanziaWinesburg, Ohio (1919) ria che porta alla nascita dove, utilizzando brevi del “sogno americano”. ed impalpabili tocchi, Ma il risveglio si rivela viene descritta una picun incubo. Il Midwest, cola comunità dell’Ainfatti, viene sconvolto merica preindustriale. dal mutamento in atto e, In quest’opera, i persoSherwood Anderson con esso, le persone che lo naggi, accompagnando Come all’interno del popolano. La terra inizia il lettore come un coro di voci, rendono direttacappello a cilindro di ad essere sfruttata sempre più intensamente, le mente percepibili le raun mago, vi si può armoniche leggi della nadici dell’America rurale trovare un’enorme tura vengono abbandonaall’alba della modernità. varietà di cose: te per lasciare spazio alle A quell’epoca, ognuno metropoli grandiose, selvagge regole del capiaveva un proprio ruolo. Ecco allora che dalle papaesini sonnacchiosi, tale. Tutto cambia vorticosamente, alla velocità delgine del libro emerge una arcadici paesaggi la luce. Solo osservandolo serie di episodi dedicati rurali, grandi industrie da lontano si può comal Reverendo, al Dottore, e ambienti naturali prendere appieno un così al Patriarca ecc., la narepocale avvenimento. Otrazione di una piccola incontaminati tant’anni dopo Anderson, “Spoon River dei vivi” David Foster Wallace, con parole metaforidove le nevrosi e la solitudine dei singoli che, ce lo descrive in questo modo: “E così, non servono a smascherarne l’ipocrisia laall’inizio dell’epoca della Grande Deprestente, ma solo a definirne meglio i contorni. sione, durante la quale il suolo dell’Illinois Nessun evento traumatico si è ancora abbatnon divenne polveroso neanche un poco, e tuto su questo luogo. Si scorgono però delil granturco non crebbe meno verdeggiante, le nuvole minacciose all’orizzonte. Così, è

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a un incrocio senza segnaletica avvenne una collisione fra una ricca donna di Chicago diretta a sud a bordo di una grossa automobile da turismo e un contadino su un piccolo trattore che stava attraversando la strada da est a ovest per arrivare all’altro dei suoi campi. Fu la macchina a uscirne vittoriosa”. La macchina vinse sull’uomo. Le piccole comunità vennero travolte dalla marea. Qualcosa del passato però sopravvive. In mezzo all’odierno proliferare delle fobie e delle nevrosi che il consumismo (estremo prodotto del capitalismo) porta ovunque con sé, la terra del Midwest reclama ancora i suoi diritti: “La calura estiva e l’umidità da far sudare le pareti, la grottesca fertilità del suolo che fa crescere a viva forza erbe varie […] i moscerini che si nutrono di sudore e le zanzare che proliferano tra le zolle e nei canali ostruiti dalle alghe […]. Ma più di tutto il vento […]. Il vento possiede una

personalità, un (brutto) carattere e, indiscutibilmente, programmi ben precisi […]. Vento, vento e poi ancora vento”. È come se l’unica forma di resistenza (di salvezza?) all’inesorabile declino di una nazione non venisse dal suo volto ma dal suo cuore oscuro ed invisibile. Allora, che fare?, sembra chiedersi D.F. Wallace. Non resta che ascoltare quel battito sempre più flebile, cercando di preservarne il ricordo prima che svanisca del tutto. Ciò che compete ad un’epoca decadente è, infatti, la memoria attiva del passato. Solo così, ci ammonisce lo scrittore in Verso Occidente l’Impero dirige il suo corso, si può accettare consapevolmente e dignitosamente il proprio futuro: “Apri gli occhi. Voltati in diverse direzioni. Guarda. Ascolta. Usa orecchie che sarei fiero di chiamare nostre. Ascolta il silenzio dietro il rumore dei motori. Cristo, tesoro, ascolta. Senti? È una canzone d’amore. Per chi? Tu sei il mio amore”.

La terra inizia ad essere sfruttata sempre più intensamente, le armoniche leggi della natura vengono abbandonate per lasciare spazio alle selvagge regole del capitale David Foster Wallace

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Alta cucina Leggere di gusto

MIRTILLI ROSSO SANGUE La vendetta è una torta da consumare… in fretta

di Francesco Baucia


“è

paraggi di Castle Rock, si era avventurato come per le torte: alla fine di ogni sealcuni giorni prima nei boschi per cercare rata, del cheesecake e della torta di dei mirtilli, ma non ne era più uscito. Le rimele non rimane assolutamente nulla, cerche erano state inutili e ormai i familiari della mousse di pesche e della torta di disperavano di poterlo trovare vivo. Vern cioccolato ne rimangono delle fette, mentre la però conosce un segreto: quel delinquente meravigliosa torta di mirtilli rimane intatta.” di suo fratello ha visto il corpo del ragazzo; Così, nel film My blueberry nights, un fasciRay era stato travolto da un treno e il suo noso barista-filosofo (interpretato da Jude corpo si trova su una rotaia a più di dieci Law) discetta a una giovane in cerca di conmiglia da Castle Rock. Ma il fratello di Vern solazione per una delusione d’amore. Cernon può annunciare di averlo scoperto, perto la risposta di questo barista fa pensare ché la sera dell’avvistamento aveva appena che non avesse mai letto Stephen King, e rubato una Dodge e se la stava spassando in in particolare il racconto The body (Il corpo), giro per il sud-ovest del Maine insieme a un incluso nella raccolta Stagioni diverse (Speramico e a due ragazze. Vern propone allora ling & Kupfer). Perché qui la torta di miragli amici l’avventura risolutiva dell’estate: tilli non rimane affatto intonsa e immacopartire, di nascosto dai lata sui banconi di una genitori, alla ricerca caffetteria, ma viene Giorgio Manganelli del corpo e, una volta consumata a più non ha affermato che trovato, annunciarne posso e diventa anche ogni giovane uomo la scoperta per balzare lo strumento per una ingegnosa vendetta. ha bisogno “di conoscere agli onori delle cronaD’altronde, nello stesl’incubo, […] di essere egli che locali. I ragazzi accettano al volo: tanto, so racconto, i deliziosi stesso amico dell’incubo. per i loro genitori ‒ alfrutti di bosco che ne Questo è il prezzo cuni distratti e freddi, costituiscono il ripiealtri violenti e dediti dell’adolescenza.” no sono anche la causa all’alcol ‒, un’assenza di una morte violenta da casa prolungata più del solito non è cerche dà l’avvio a tutta la storia. Ma proceto un motivo di preoccupazione. Partono in diamo per ordine. “Gente, volete vedere tre, oltre a Vern: Teddy, Chris e Gordon, il un morto?”: così Vern Tessio, un ragazzino narratore della vicenda. E non sanno ancodella cittadina di Castle Rock, nel Maine, ra che quell’avventura, iniziata per gioco, provoca gli amichetti riuniti per una parcorrisponderà all’attraversamento della “litita a carte nel rifugio estivo costruito su nea d’ombra” nei loro destini, al momento un albero. Nessun richiamo è più seducenincantato della vita in cui forse si metterante per degli adolescenti annoiati di quello no definitivamente alle spalle l’infanzia per del mistero e del male. Anche se l’evento accedere al mondo adulto. Parlando dell’Isanguinoso in questione è un fatto banale, sola del tesoro – romanzo che al pari di queancorché drammatico, da cronaca di paese. sto racconto ha al suo centro la vicenda di Ray Brower, un giovane di una cittadina nei

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Stephen King incastona nel libro questa storia esilarante come un capitolo a parte, intitolato appunto La vendetta di Culo di Lardo Hogan casa, intrattiene i proun ragazzino alle prepri amici attorno al se con il mistero del fuoco con la storia di male – Giorgio Manuna singolare vendetganelli ha affermata. Stephen King incato che ogni giovane stona nel libro questa uomo ha bisogno “di storia esilarante come conoscere l’incubo, un capitolo a par[…] di essere egli steste, intitolato appunso amico dell’incubo. to La vendetta di Culo Questo è il prezzo di Lardo Hogan: vi si dell’adolescenza, ma narra di un ragazzo è anche l’unico modo, obeso, zimbello dell’unico tempo in cui la popolazione di un l’esperienza della refantasioso paese del ciproca intelligenza Maine, Gretna, che si del positivo e del neprende una spettacogativo può essere ceStephen King lare rivincita sui suoi lebrata, vissuta, comnemici durante una gara per mangiatori di presa”. Jim, il protagonista dell’Isola del tetorte. E in questo caso si tratta proprio di soro racconterà la sua avventura solo molti torte di mirtilli, da consumare più in fretta anni dopo i fatti, e lo stesso accadrà a Gore in minor tempo possibile. Culo di Lardo don, divenuto da adulto un fortunato scritinterpreterà la gara alla sua maniera, e chi tore. Ma l’elemento importante delle due leggerà The body potrà scoprire l’esito di vicende è che quello scontro con il negativo questa parabola dal vago sapore twainiano. (con l’Ombra, avrebbe detto Jung) risulterà Ma forse, dopo averla letta, non desidererà poi fondamentale per la costruzione delle più tanto ardentemente tuffarsi su una fetta loro individualità e – aspetto niente affatdella mitica blueberry pie. Intanto, segnaliato secondario – delle loro voci di narratori. mo qui una semplice ricetta per realizzare Come se l’angoscia provata fosse il motore questo classico della cucina nordamericadel racconto, l’evento decisivo che spalanca na. Occorrerà procurarsi due dischi di pala diga dell’immaginazione. E già nel pelsta brisé; un chilo circa di mirtilli (possono legrinaggio verso il corpo insepolto di Ray andare bene anche quelli surgelati, accuraBrower Gordon mette alla prova la propria tamente decongelati); mezzo cucchiaino di vocazione, ancora timida, di storyteller: nelscorza di limone grattugiata; un cucchiaio le prima notte trascorsa dai ragazzi fuori 48

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di succo di limone; farina (circa il quarto di una tazza); zucchero (mezza tazza); una presa di cannella; un cucchiaio di burro ridotto in scagliette; e infine, per la doratura della torta, un uovo e un cucchiaio di latte. Ecco la preparazione: si stende un disco di pasta brisé e lo si dispone sul fondo della teglia in modo che la pasta abbondi sui bordi; in una terrina si mescolano i mirtilli con lo zucchero, la farina, la cannella, il succo e le scorze di limone, poi si dispone il composto sul disco di pasta; si distribuisce il burro in scaglie su tutta la superficie e si chiude con il secondo foglio di pasta facendo attenzione a sigillarne i bordi, increspandoli; si mette la torta a riposare in frigo per mezzora e

intanto si riscalda il forno a 220 gradi; nel frattempo, si sbatte l’uovo con il latte per la doratura finale e una volta estratta la torta dal frigo se ne spennella tutta la superficie; prima di infornarla è necessario fare quattro tagli sulla superficie, per permettere la fuoriuscita del vapore che si forma durante la cottura. La blueberry pie deve cuocere venti minuti a 220 gradi e poi circa trenta minuti a 180, in ogni caso finché non risulta opportunamente dorata. È da consumare fredda, magari accompagnandola con una pallina di gelato alla crema. E, si spera, prestando più attenzione al galateo della tavola di quanto non faccia Culo di Lardo Hogan.

TORTA DI MIRTILLI (BLUEBERRY PIE) Ingredienti: 2 dischi di pasta brisé 1 kg di mirtilli ½ cucchiaino di scorza di limone grattugiata 1 cucchiaio di succo di limone ¼ di tazza di farina ½ tazza di zucchero una presa di cannella 1 cucchiaio di burro in scaglie 1 uovo 1 cucchiaio di latte

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Come nasce un uomo

Recensioni

UNA LAMA DI LUCE di Andrea Camilleri

Salvo Montalbano è uno solo. Di Andrea Camilleri ne abbiamo invece almeno due versioni: l’inventore del commissario Montalbano e l’appassionato storico di episodi e aneddotica siciliana. E quanti sono i lettori che aspettano ogni estate una storia di Camilleri con protagonista Montalbano? Centinaia di migliaia. Sono ancora tanti, per fortuna. Nell’anno in cui il mercato editoriale italiano mostra segni di crisi pesantissimi, resiste un dato su tutti: l’immutata passione per Vigata e i suoi personaggi. Certo il sesso delle Cinquanta sfumature rimane saldamente ai primi posti delle classifiche di vendita, ma, per dirla con Montalbano, che noia il sesDisponibile su so fatto dagli altri: prima o www. cubolibri.it poi ti addormenti. Ambientato nel contesto degli sbarchi di tunisini in seguito alla guerra civile, Una lama di luce è un romanzo doppio o triplo dove ritroviamo le manie e le abitudini del commissario Montalbano, ma dal quale riceviamo anche l’impressione che la sua fedeltà e lealtà possano vacillare. Salvo perde la testa per la gallerista Marian e l’assenza di Livia diventa sempre più rimarchevole, riducendosi a sola presenza telefonica di continuo richiamo al dovere della serietà. Quanto è debole un uomo indeciso?

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E quanto è ridicolo questo Montalbano che quasi si scambia per Mimì Augello? L’amore improvviso apre sempre delle fessure entro le quali la personalità vacilla. Montalbano è uno solo, ma nella Lama di luce diventa più solo che “uno”. Il commissario si sdoppia e si triplica inseguendo terroristi, clandestini, mercanti d’arte. Inseguendo la sua identità, perché Montalbano ora vuole un’identità umana, cioè articolata, plurima, complessa e ambigua come sono i casi che risolve. E non vuole che la vita si risolva tutta nell’intelligenza delle sue indagini, nelle sue felici intuizioni. Insegue l’amore e insegue i suoi criminali. Alla fine trova un cadavere, François Moussa, che riaffiora dal proprio passato. François è un brandello del suo amore e di quello di Livia. È il ragazzo che insieme Salvo e Livia avevano custodito come un figlio. François è la vita che riaffiora nella tragedia della morte e la decisione di Salvo per la serietà di un solo amore: quello per Livia. Quanto è difficile vivere la vita vera? Ora Montalbano sa che è difficile e doloroso. Per questo nella Lama di luce diventa più uomo che mai e forse, non senza una qualche imprudenza, possiamo registrarne la nascita nell’anagrafe vera della Vigata immaginata. (Luigi Orlotti)

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FESTIVAL DELLA MENTE

Appuntamenti

e gli altri eventi del mese

FESTIVAL DELLA MENTE La distesa di mare che si apre davanti alla città di La Spezia e ai suoi dintorni è nota come Golfo dei Poeti, in onore dei molti letterati che nel tempo hanno scelto quei luoghi come habitat naturale per l’esercizio della loro creatività: tra i tanti, si ricordano Percy Bysshe Shelley, Lord Byron, George Sand e David Herbert Lawrence. Ed è proprio alla creatività che è dedicato il Festival della mente, un appuntamento culturale consolidato (giunge quest’anno alla nona edizione) che si tiene a Sarzana, cittadina della Val di Magra nell’entroterra spezzino. La kermesse diretta e progettata da Giulia Cogoli vedrà alternarsi, sui propri palcoscenici, personalità influenti di diversi ambiti del sapere (scienza, filosofia, psicoanalisi, linguistica, arte) accomunate dall’intento di indagare sul significato dei processi creativi e sulle loro condizioni di possibilità all’interno degli attuali scenari di crisi. Segnaliamo alcuni appuntamenti tra i molti proposti: il 31 agosto, alle 17.45, il giurista Gustavo Zagrebelsky terrà un intervento inaugurale dal titolo “Il diritto alla cultura, la responsabilità del sapere”; il 1 settembre, alle 15.30, Giacomo Marramao discuterà, da una prospettiva filosofica, le relazioni tra creatività e potere; il 2 settembre, alle 11.30, il pittore e disegnatore Tullio Pericoli dialogherà con la storica dell’arte Anna Ottani Cavina sui segreti delle arti figurative; infine, sempre il 2 settembre, alle 18.30 e alle 21.30, Mario Brunello sarà protagonista di una lectio-concerto dedicata alle Suites per violoncello di Bach. Per informazioni sui luoghi e i costi degli eventi e per visionare il programma completo rimandiamo al sito del Festival: www.festivaldellamente.it. Dal 31 agosto al 2 settembre LIBRI IN SPIAGGIA Il Lido di Venezia evoca immediatamente immagini di divi del cinema, passerelle, bagliori di macchine fotografiche. Ma sulla spiaggia più nota della città lagunare c’è pane anche per i denti voraci degli appassionati di letteratura. Dal 2009, infatti, Libri in spiaggia fa accendere parole negli scenari che hanno ispirato il ca-

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polavoro di Thomas Mann Morte a Venezia. La manifestazione, organizzata dall’associazione culturale “Venezia Editori” con il patrocinio del Comune di Venezia e il contributo della Municipalità di Lido Pellestrina, propone incontri con poeti, scrittori e protagonisti del mondo editoriale per tutta l’estate, da metà giugno fino alla prima settimana di settembre, per passare poi la mano alla Mostra del Cinema. Tra gli appuntamenti di fine agosto ricordiamo il reading di “Poesie sotto le stelle” (il 23, alle 21, a Villa Pannonia) e la presentazione del volume Venice all seasons (Heliarbooks) di Maurizio Cerruti, una raccolta di racconti incentrati sulle avventure veneziane di sette personaggi famosi, da Hemingway a Mitterand (il 31 agosto, alle 18, sempre a Villa Pannonia). Venerdì 7 settembre la rassegna si concluderà con la presentazione dei volumi Il fiore della lirica veneziana, a cura di Maffio Venier e Veronica Franco, e 1932 Mostra del Cinema. Una perla per un delitto di Barbara Zolezzi e Elisabetta De Pieri (alle 18, a Villa Pannonia). Fino al 7 settembre TRAMONTINVERSI Anche la poesia, la più alta e nobile avventura della parola, mette i sandali e scende in spiaggia. Privilegia peraltro i lidi viareggini, dove presso lo stabilimento Bagno Sauro (Terrazza della Repubblica 9) Novarubedo, in collaborazione con le associazioni culturali “BAU”, “La parentesi della scrittura” e la libreria Luccalibri, ha ideato e organizzato una serie di reading poetici che si tengono appunto al tramonto, ogni venerdì dei mesi estivi. Non potrà che giovare, a queste atmosfere rarefatte, la luce struggente dei crepuscoli di fine agosto e d’inizio settembre, periodo in cui presenteranno i loro lavori gli autori di versi Maria Grazia Maramotti (il 24 agosto), Gianluca Cupisti (il 31 agosto) e Lucetta Frisa (7 settembre). Tra gli altri ospiti del mese di settembre ricordiamo l’anglista Tomaso Kemeny con il suo volume Poemetto gastronomico e altri nutrimenti, edito da Jaca Book (il 21 settembre). Fino al 5 ottobre

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Tweets @stefanceres Cresce vendita ebook, ma in valigia gli italiani non . rinunciano al libro di carta

@shanpu La soluzio ne all’ete rna lotta libro-ebo ok è chia ramente averli en trambi.

@marcellavergani

@machedavvero Ma se gli ebook costa ssero meno, non si leggereb be infinitamente di più?

o @reppomanun i k sull’ipad, se m Leggo un eboo mpro il libro. piace molto co o. Altrimenti è Così lo possegg rtuale. una relazione vi

Soddisfazioni da bibliotecari: scoprire che tua mamma ti ha monopolizzato l’e-reader!

@angelo ricc Osservo il i w Vedo la n eb letterario. ascita di un golem .

Bookbugs

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pretesti Occasioni di letteratura digitale

PreTesti • Occasioni di letteratura digitale Agosto 2012 • Numero 8 • Anno II Registrazione Tribunale di Cagliari N. 14 del 09-05-2012 ISSN 2280-6385 Telecom Italia S.p.A. Direttore responsabile: Daniela De Pasquale Direttore editoriale: Roberto Murgia Coordinamento editoriale: Francesco Baucia Direzione creativa e progetto grafico: Fabio Zanino Alberto Nicoletta Redazione: Sergio Bassani Luca Bisin Fabio Fumagalli Patrizia Martino Francesco Picconi Progetto grafico ed editoriale: Hoplo s.r.l. • www.hoplo.com In copertina: Alessia Gazzola • foto di Leonardo Cendamo L’Editore dichiara la propria disponibilità ad adempiere agli obblighi di legge verso gli eventuali aventi diritto delle immagini pubblicate per le quali non è stato possibile reperire il credito. Per informazioni info@pretesti.net

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