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DOLCIARIA A. LOISON srl

Costabissara (VI)

La modernità che abbraccia la tradizione: è questo il connubio descritto perfettamente dalla Loison Pasticceri dal 1938, azienda familiare che da quattro generazioni produce pasticceria tradizionale italiana di alta qualità per negozi specializzati e gourmet. L’azienda consegue negli anni risultati importanti, considerate le sue piccole dimensioni, arrivando nel 2022 a 13 milioni di euro di vendite, 8 dei quali conseguiti all’estero. Un’azienda consapevole delle proprie origini che sa guardare bene anche al futuro, attenta alla sostenibilità con un impianto solare attivo dal 2011 e uno di depurazione operativo dal 2007.

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I punti di forza dell’azienda sono collegati al prodotto, con un processo di lavorazione lungo 72 ore fonte di vantaggio competitivo e una qualità elevata in ogni singolo ingrediente. Un prodotto realizzato con ricette uniche che mettono insieme design e fashion del Made in Italy, in grado di raccontare non solo i sapori ma anche il lifestyle tricolore in termini di dinamicità, velocità e creatività. A conferma di ciò, il 95% del fatturato è sviluppato sul marchio Loison, l’80% del quale sul segmento prodotti premium gourmet. Pensando a una piccola azienda, la preoccupazione potrebbe essere quella di scarsa affidabilità, ma anche questo non è mai stato il caso di Dolciaria Loison: precisione nei metodi e nei tempi e puntualità nelle consegne sono sue caratteristiche distintive, così come le certificazioni e i numerosi riconoscimenti di prestigio ottenuti, fra i quali Slowfood e la certificazione BRC ottenuta nel 2007 insieme a pochissime altre aziende. Fa la differenza anche il rapporto con il cliente, piccolo o grande che sia, sempre curato in ogni fase.

In ogni confezione della Dolciaria Loison, ad esempio, c’è sempre un piccolo libro che racconta la storia aziendale, del singolo prodotto e un form per inviare una recensione su quanto consumato. La lungimiranza di guardare ai mercati stranieri attraverso il digitale ha permesso all’azienda già nel 1996 di fare un salto di qualità e raggiungere con facilità e rapidità i mercati gourmet, adatti al proprio prodotto luxury food. Oggi Dolciaria Loison esporta in oltre 70 paesi, principalmente in Francia, Germania, Spagna, Austria, Svizzera, Inghilterra, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania e Bulgaria. Conoscere bene i propri vantaggi competitivi, studiare il mercato di riferimento e un lavoro ben strutturato di marketing digitale sono gli elementi imprescindibili della ‘ricetta Loison’ per sfidare i mercati stranieri, una filosofia che vede il cliente sempre al centro, un elemento decisivo che talvolta le grandi aziende finiscono con il dimenticare.

Dolciaria A. Loison srl

S.S. Pasubio, 6

Costabissara (VI)

OLTREMARE - Storie italiane di (stra)ordinario export web: www.loison.com

Nord Engineering è una società con sede a Caraglio (Cuneo), attiva nel settore metalmeccanico e che progetta e realizza contenitori in acciaio per la raccolta differenziata e l’allestimento di mezzi per la raccolta. La sua storia inizia nel 1997 su iniziativa di tre fratelli che brevettano ‘Easy’, un sistema di sollevamento polivalente completamente automatizzato e bilaterale che semplifica e ottimizza il processo consentendo attraverso un solo operatore la raccolta dei rifiuti solidi urbani differenziati in contenitori realizzati ad hoc, gradevoli e adatti a qualsiasi tipo di rifiuto.

Da 10 anni alla guida di Nord Engineering c’è Malachy Musso, che ha fatto crescere l’azienda sui mercati stranieri rendendola leader nello smart waste management. La capacità progettuale è senz’altro un elemento che distingue la società, capace da una parte di customizzare il proprio prodotto in base alle esigenze del cliente, e dall’altra di renderlo allo stesso tempo industriale. Altri acceleratori dell’attività aziendale nel tempo sono l’innovazione, la capacità di gestione dei brevetti e l’adattamento del proprio processo di industrializzazione a quello dei propri clienti, realtà grandi e importanti. Realizzare questo percorso ha dato a Nord Engineering consapevolezza dei traguardi che stava raggiungendo e di trovarsi al posto giusto nel momento giusto. In alcuni mercati come Francia e Spagna, affini economicamente e culturalmente, l’azienda ha saputo subito massimizzare i propri risultati. In altri, come il Nord e il Sud America (Uruguay, Perù, Argentina, Stati Uniti in particolare) o negli Emirati arabi, in Turchia, Israele, Marocco e Algeria, è arrivata in un secondo momento come azienda già solida.

Per penetrare in questi mercati, spiegano i vertici della società, non basta esser pronti dal punto di vista tecnico, ma bisogna anche prestare grande attenzione alla cultura di questi Paesi, rispettandola e sapendola apprezzare: solo in questo modo si potrà infatti essere in grado di modificare un prodotto e conseguentemente valorizzarlo. Avere la presunzione che il proprio approccio possa andar bene in qualsiasi paese del mondo è quindi sbagliato: bisogna tener conto delle culture e delle esigenze locali. Come dire: preservare il proprio Dna e la propria identità e, allo stesso tempo, aprirsi a nuove realtà. Una chiave di successo per un imprenditore che ha voglia di espandere il proprio business all’estero, secondo Nord Engineering, è senz’altro l’umiltà, intesa come ricerca e lavoro costante su sé stesso. Il business risiede nelle idee e nella loro qualità, è questo che porta valore al prodotto, e non il contrario.

Nord Engineering spa

Via Divisione Cuneense, 19/B

Caraglio (CN)

OLTREMARE - Storie italiane di (stra)ordinario export web: www.nordengineering.com

E’ il 1964 quando Franco Bevini, che guida l’azienda FB specializzata in lavorazioni meccaniche, punta a penetrare il mercato della componentistica di ascensori e insieme a un socio dà vita a Modena alla PFB, azienda il cui core business è l’intera gamma di componentistica di settore e in particolare quella ‘salvavita’ che interviene in caso di anomalia di sistema, ad esempio con il limitatore di velocità o il paracadute istantaneo, prodotti in circa 60.000 unità all’anno.

Dopo la sua scomparsa, la gestione passa nelle mani dei figli, che nonostante le difficoltà iniziali dovute agli ingenti investimenti trasformano l’azienda e la fanno crescere al punto da moltiplicare per 7 il fatturato nel giro di soli 3 anni. PFB oggi conta 32 dipendenti ed esporta in 60 paesi in maniera diretta, e in molti di più attraverso i rivenditori. Da 5 anni la gestione è nelle mani di Riccardo Bevini e della figlia dell’altro socio. La qualità è il punto di forza dell’azienda, che non ha mai puntato sulla leva del prezzo. La vita media di un prodotto PFB è infatti 30 anni, talvolta addirittura 40, proprio perché la materia prima scelta è di qualità elevatissima. Il made in Italy è autentico, tutti i componenti sono prodotti nel nostro Paese e questo caratterizza l’azienda rispetto ai competitor che spesso lavorano sul territorio italiano solo in piccola percentuale. Momenti difficili della vota aziendale sono stati l’improvviso passaggio del testimone ai due fratelli dopo la morte del padre Franco, quando la società valeva poco e aveva tanti debiti generando poco utile, e la crisi del 2008.

La scelta di continuare a puntare sulla qualità si è rivelata premiante, e il mercato ha riconosciuto questo merito. Il costante miglioramento dei prodotti e il mantenimento di una bassissima percentuale di difettosità, che ha ormai raggiunto livelli record pari allo 0,02% su oltre 500.000 pezzi venduti, è la direzione anche per il futuro. L’apertura verso i mercati stranieri è stata la svolta del business. La penetrazione è avvenuta in numerose aree del globo, dall’Europa (Francia e Germania in primis) al Medio Oriente, affascinato da tutto ciò che proviene dal Vecchio continente. L’Italia rappresenta oggi poco meno della metà del fatturato totale. L’Europa dell’est è in grande espansione. Lavorare su mercati esteri non è certo facile, avvertono i vertici di PFB, perché ogni Paese ha le proprie peculiarità e pensare di improvvisare senza studiare con attenzione le caratteristiche di ogni Paese può essere un errore fatale. Il consiglio è quindi avere tatto e sensibilità, per capire come comportarsi di volta in volta.

PFB srl

Via Raimondo dalla Costa, 690

Modena (MO)

OLTREMARE - Storie italiane di (stra)ordinario export web: www.pfb.it

L’acronimo di R.I. Group sta per ‘Ricerca e Innovazione’, i due elementi che muovono l’azienda sin dal primo giorno di attività. E’ il 1973 quando Salvatore Tafuro, all’epoca ventenne e già padre di tre figli, inizia a produrre a Leverano in Salento carpenterie metalliche e serramenti in alluminio dedicati all’edilizia. Tafuro avvia l’azienda in un momento in cui il business cresce quasi senza accorgersene. Negli anni ’70-’80 scoppia il boom dell’edilizia abusiva e Salvatore si guarda intorno per cogliere le tante opportunità.

Oggi, R.I. Group è fra i leader mondiali nella progettazione e costruzione di sistemi modulari, con circa 300 dipendenti fra Italia ed estero. Il segreto del suo successo consiste nell’intercettare i bisogni dei clienti, nella continua innovazione del prodotto e nel dinamismo nel seguire le esigenze del mercato, nel quale bisogna farsi trovare sempre pronti di fronte a qualsiasi esigenza. R.I. Group è un riferimento mondiale nell’ambito delle emergenze, sviluppando prodotti altamente performanti, facili da trasportare, dispiegare, ripiegare e replicare; lo è in ambito civile, nel quale è pioniere di abitazioni modulari e con capacità energetiche autonome, e in ambito militare, nel quale sviluppa la prima torre di difesa blindata telescopica, strumento invidiato dal mondo intero. Tre sono le divisioni in cui opera R.I. Group: Civile, Difesa e Sanitaria. Il momento più importante della storia aziendale è durante il lockdown, quando all’impresa viene

OLTREMARE - Storie italiane di (stra)ordinario export chiesto dalla NATO di realizzare ospedali mobili da campo e biocontenimenti modulari (oggetto di brevetto), ambienti asettici per gli operatori sanitari che consentiranno di salvare la vita di numerose persone.

Durante il lockdown Tafuro lancia anche un magazine aziendale trimestrale per raccontare la propria realtà, uno strumento che si è rivelato nel tempo un ottimo elemento di marketing. Attività consolidate ad Haiti, Iraq e Afghanistan raccontano la capacità dell’azienda di operare anche in zone disagiate e in situazioni di emergenza. Un significativo contributo allo sviluppo delle economie locali arriva dalla creazione di Joint Ventures in vari paesi, compresa la formazione e professionalizzazione del personale locale in sinergia con Governi, Istituzioni locali e organismi Internazionali quali ONU, Unione Europea e NATO. Mercati stranieri principali sono Kosovo, Libano, Gibuti, Niger e l’Egitto. Spostare il proprio business all’estero, secondo R.I. Group, vuol dire studiare un dato mercato investendo tempo e denaro, capire in che modo penetrarlo con il proprio prodotto lasciando a casa pregiudizi e presunzione, e integrandosi appieno con quel mondo.

R.I. spa

Via Surbo, 38

Trepuzzi (LE) web: www.rigroup.it

SAPAF srl Scandicci (FI)

Sapaf, azienda familiare da tre generazioni nata nel 1954 e con sede a Scandicci in Toscana, produce borse e vanta una lunga tradizione di pelletteria con una storia consolidata di export in tutto il mondo. Negli ultimi anni ha differenziato la produzione collaborando con nomi noti internazionali, progettando collezioni per Private Labels e realizzando una propria linea a marchio Sapaf Atelier 1954. Quattro le fasi significative dell’azienda: la prima è fra gli anni ‘50 e ’60, quando la massima esaltazione delle capacità artigiane di Sapaf si traduce in produzioni limitate e modelli unici che abbracciano vari stili al femminile, tra i quali le borsette da sera in pellami pregiati con decorazioni artistiche e incisioni in oro 24 carati.

La filosofia aziendale è eccellenza qualitativa e unicità. Fra gli anni ‘70 e ‘80 si apre il palcoscenico internazionale: l'azienda conquista la fiducia del mercato e l'attenzione dei media grazie all'elevata qualità delle sue produzioni, affermandosi soprattutto negli Usa e in Giappone. La terza fase si svolge fra gli anni ‘90 e il 2000: sono gli anni del consolidamento del know how tecnico e dell'acquisizione di nuove conoscenze organizzative. Il progetto Sapaf Atelier 1954 prende forma e oggi, partendo dalla nascita nel 1954 di una semplice bottega artigiana, attraverso eccellenza e esperienza è uno dei più esclusivi del panorama Luxury. Parola chiave di Sapaf è sicuramente ’sostenibilità’, intesa nei suoi tre aspetti di

OLTREMARE - Storie italiane di (stra)ordinario export sostenibilità sociale, economica e ambientale. Sociale perché da sempre lavorare in Sapaf è considerato un privilegio per pochi: spesso si entra giovani apprendisti per poi crescere professionalmente in una grande famiglia e creare pezzi unici al mondo.

Sapaf è la prima azienda di pelletteria italiana ad applicare la norma SA8000 fin dal 2003, da sempre pone grande attenzione alle certificazioni e mette il rispetto per il lavoro e la soddisfazione dei propri collaboratori al centro della sua mission. Il profondo rispetto per l’ambiente guida da sempre la filosofia di Sapaf di ‘fabbricare bellezza’ senza recare danni al nostro pianeta. L’azienda utilizza solo energia certificata da fonti rinnovabili, con un risparmio annuo di 30mila Kg di Co2. Insieme ai ricercatori dell’Università di Firenze, studia nuove tecniche e materiali per ridurre al minimo l’impatto ambientale delle lavorazioni, promuovendo la lunga vita dei prodotti attraverso il riuso di borse a marchio Sapaf, attraverso apposita certificazione di autenticità. Grande attenzione anche alla sostenibilità economica con la corretta remunerazioni dei lavoratori e il giusto prezzo di vendita per garantire la clientela finale.

Sapaf srl

Via del Padule, 76

Scandicci (FI) web: www.sapaf54.itm

WIDER srl

Ancona (AN)

L’avanguardia della nautica italiana ha sede ad Ancona e si chiama Wider. Nel 2010 Tilli Antonelli, fondatore del cantiere nautico Wider, realizza a Castelvecchio di Monteporzio (Pesaro Urbino) barche dotate di terrazze centrali che, aprendosi, danno maggior spazio al pozzetto (da qui il nome ‘wider’, vale a dire ‘più ampio’). Da quel momento è tutto un crescendo di innovazione e successo, poiché l’azienda introduce nella propria produzione la tecnologia ibrido-elettrica utilizzata nella propulsione e nel funzionamento degli apparati hotel delle proprie imbarcazioni. Tale tecnologia è a tutt’oggi non superata e viene applicata con successo negli yachts da 45 e 52 metri.

Puntare su futuro e innovazione ed essere visionari fino a voler diventare la ‘Tesla della nautica’ diventa il punto di forza dell’azienda. Il salto di qualità avviene alla fine del 2019, poco prima della pandemia, quando alla guida dell’azienda arriva Marcello Maggi, che acquisisce la proprietà aziendale da un fondo straniero per ‘restituire’ qualcosa al proprio territorio d’origine. Arrivano finanziamenti, partono nuovi progetti e il numero di dipendenti cresce, cosa che in qualche modo è anche la risposta del mercato a una esigenza delle persone, considerato che il trauma del Covid aveva aumentato, fra le varie cose, e per chi poteva permetterselo, la richiesta di barche per poter trascorrere le vacanze con i propri cari lontano dalla folla. Oggi l’azienda opera in due settori distinti: la realizzazione di barche in serie, catamarani e barche più piccole, con Corrado Baldazzi nel ruolo di Chief Commercial Officier, e la produzione di yacht in acciaio e alluminio customer, realizzati cioè su misura per il cliente, con Maurizio Magri Chief Commercial Officier.

Investimenti importanti, continue integrazioni di dipendenti e organizzazioni da stravolgere potevano diventare in qualche momento della vita aziendale ostacoli ardui da superare, ma Wider ha saputo rispondere anche in questo caso con determinazione ed efficienza lavorando costantemente in team e superando queste sfide. Il business di Wider è oggi chiaramente e assolutamente mondiale: l’azienda si rivolge principalmente al mercato europeo (in particolare Spagna, Costa Azzurra, Italia, Grecia e Turchia) e agli Stati Uniti (soprattutto Florida e sud-est degli Usa), oltre che all’Asia e all’Oceania. La chiave di successo in mercati così diversi tra loro è sicuramente il prodotto, che da un lato trasmette l’italianità dell’azienda, la sua storia e le sue tradizioni, e dall’altro è innovativo e diverso da tutti gli altri, con la centralità del cliente che è un elemento che fa sempre la differenza.

Wider srl

Via Pantaleoni snc

Ancona (AN)

OLTREMARE - Storie italiane di (stra)ordinario export web: www.wider-yachts.com

MARIANTONIA URRU srl

Samugheo (OR)

Marantonia Urru è una tessitura artigianale che opera in Sardegna grazie all’opera di 4 fratelli che portano avanti l'attività dell'azienda costituita nel 1979 dalla madre, Mariantonia Urru appunto Due sono gli elementi distintivi principali che caratterizzano la crescita nel tempo dell’azienda. Il primo è l’innovazione, sulla quale Mariantonia Urru ha sempre scommesso pur mantenendo un forte e costante legame con la tradizione, in modo da rinnovare quanto di buono aveva realizzato nel tempo. Il secondo è la collaborazione con designer italiani e stranieri di alto livello, che disegnano per l’azienda collezioni basate su tecniche tradizionali contaminate e valorizzate dallo stile di ciascuno di essi.

La prima collezione per divani viene realizzata con Patricia Urquiola. Da lì partono collaborazioni con vari designer fino al 2013, quando vengono realizzate le prime collezioni di tappeti firmate da designer ma con marchio Mariantonia Urru. Oggi l’azienda vanta una ventina di collezioni firmate da una decina di designer ed esporta negli Stati Uniti, in Australia, Europa e Medio Oriente. I mercati più importanti sono Usa e Australia, culturalmente più pronti a recepire i suoi tappeti contemporanei e di design. Un problema trasformato in opportunità è quello logistico: avere sede in Sardegna significa trovarsi isolati e affrontare alti costi di trasporti. L’azienda punta quindi sempre di più su qualità ed eccellenza della produzione e sulla tradizione artigiana millenaria, praticamente sparita nel resto dell’Occidente, rendendo il prodotto sempre più esclusivo. Il tappeto di Mariantonia Urru non può puntare a mercati generalizzati, e gli alti costi di trasporto fanno sì che non si possa puntare al solo mercato italiano. Per ammortizzare questi ultimi, l’azienda deve puntare al mondo, sebbene in mercati di nicchia e ad alta capacità di spesa, e ai punti vendita di tappeti più esclusivi al mondo.

Mariantonia Urru lo fa rendendo il prodotto qualcosa di emotivo, un racconto sul quale fare leva per aggiungere ulteriore valore. L’azienda consiglia infine internazionalizzazione ed export anche a chi dal mercato italiano ha un ritorno economico già sufficiente, perché confrontarsi con il resto del mondo attribuisce maggiore sicurezza in termini di diversificazione del rischio, maggiore consapevolezza dei propri pregi e difetti e quindi delle potenzialità tanto nel fronteggiare i momenti difficili quanto nel cogliere eventuali opportunità.

Mariantonia Urru srl

Via Kennedy, 77

Samugheo (OR)

OLTREMARE - Storie italiane di (stra)ordinario export web: www.mariantoniaurru.com

TEK REF srl

Simaxis (OR)

La storia di Tek Ref parte da un prodotto voluminoso, pesante e a basso valore aggiunto realizzato in Sardegna: il forno per pizza componibile in materiale refrattario. L’azienda nasce nel 1996 su iniziativa di Luca Pieri producendo forni da materiali poveri e di facile reperibilità. Un’impresa, quindi, apparentemente “gravata” da una carenza di competitività sui mercati esteri che però sarà capace nei fatti di trovare proprio al di fuori dei confini italiani la propria dimensione. Il segreto del successo di Tek Ref sta nell’aver ‘ripensato’ il prodotto attraverso il design e la comunicazione, trasformandolo in un oggetto bello e funzionale, pronto per l’uso, in grado di far vivere all’aperto e in qualsiasi paese del mondo una esperienza conviviale genuinamente italiana incentrata sulla pizza e resa possibile dall’utilizzo di un forno semplice da usare ma dalle prestazioni semi-professionali.

All’inizio dell’attività la Sardegna è l’unico mercato. Internet fa avviare le prime vendite all’estero: una scelta obbligata per un prodotto relativamente povero, pesante, delicato e difficile da trasportare, per il quale sarebbe penalizzante puntare solo sulle altre regioni italiane considerato il peso rilevante dei costi di trasporto e dei tempi di consegna. Per sfruttare le potenzialità di crescita, il mercato di sbocco deve essere globale: Tek Ref vince la sfida e oggi con i suoi forni a marchio zio-ciro.com, alternativa italiana ai barbecue party, esporta l'80% della propria produzione in 40 Paesi. I principali mercati sono quelli anglosassoni, dalla tipica cultura di cucina e vivere all'aperto: Usa, Canada, Regno Unito, Paesi scandinavi, Australia e Nuova Zelanda. Mercati importanti sono anche gli Emirati Arabi, che vivono molto le tendenze in atto nel mondo, e Israele.

Altra mossa vincente per Tek Ref è puntare sulla qualità del made in Italy. Due le innovazioni decisive per il successo dell’azienda: la prima è quando decide di realizzare un forno prodotto finito e pronto all’uso, anziché fermarsi a produrre singoli elementi da assemblare. Internalizzare questa ultima fase, realizzando comunque un forno a legna tradizionale ma di dimensione più piccola, leggera e facilmente trasportabile, le consente di allargare in modo determinante la clientela.

La seconda innovazione, brevettata, è quella apportata in termini di design, con un rivestimento esterno, leggero e resistente agli agenti atmosferici e alle dilatazioni che ha reso il prodotto ancora più leggero, manovrabile e agevolmente trasportabile, e quindi - secondo la migliore tradizione del made in Italy - più comodo, bello e raffinato tale da non sfigurare anche in ambienti eleganti.

Tek Ref Srl

Z.I. Loc. Feurredda

Simaxis (OR)

OLTREMARE - Storie italiane di (stra)ordinario export web: www.zio-ciro.com

Geeks Academy è un network internazionale di centri di alta formazione nato su iniziativa di Antonio Venece. Il gruppo opera in 4 aree: intelligenza artificiale e big data, blockchain e coding, cyber security e cloud, gaming e metaverse, con un prodotto formativo anche a distanza. Consolidato il business in Italia, academy ha aperto una sede a Dubai (accreditata e certificata a livello internazionale) e altre a Singapore, Seul e in Svizzera, e punta oggi con successo a nuovi mercati come Medio ed Estremo Oriente, Africa e Città del Messico. I numeri parlano di 1200 studenti formati in 6 anni di attività, ben il 95% dei quali avviati al lavoro.

Geeks Academy nasce all'indomani di un viaggio di Venece negli Stati Uniti fra ‘le cattedrali della formazione avanzata’, dopo aver individuato da vicino alcune loro caratteristiche comuni quali la dimensione dei gruppi di lavoro, piccola fino a 8 persone, auditorium super moderni, tecnologie avanzate e qualità degli spazi. Numerose le caratteristiche distintive di Geeks Academy. I corsi in italiano e in inglese possono essere seguiti anche senza titoli pregressi perché gli elementi necessari secondo Venece sono la passione, il grande desiderio e la forte motivazione di voler imparare una professione. Fra lezioni in presenza (a Roma, Milano e Bologna) e corsi on line, la scuola mantiene la filosofia dell'Accademia con lezioni sincrone: anche quando lo studente è da

OLTREMARE - Storie italiane di (stra)ordinario export remoto, quindi, c’è il docente a disposizione. Le lezioni si svolgono anche di domenica, novità introdotta già dal 2016, di sera e sono registrate, in modo da poter essere fruite in differita da chi non può essere presente. Numerose le attività extra didattiche con visite in luoghi significativi, cosa che le scuole esclusivamente on line non organizzano. L’Accademia è certificata dal Ministero dell'Istruzione e può quindi formare anche il personale della Pubblica amministrazione locale.

La formazione è compatta e modulare, e consente agli allievi di scegliersi con maggiore libertà le materie da studiare. Si punta alla qualità della formazione, e non ad aumentare il numero degli allievi per guadagnare di più, anche se i corsi sono online e potrebbero facilmente consentirlo. “I nostri iscritti –conferma Venece - arrivano attraverso il passaparola, e le aziende ci chiamano lasciando a noi la scelta di quale profilo fornire in base alle competenze richieste.

Il nostro paradigma è diverso: non è più il titolo a garantire che si può fare quel lavoro ma le competenze dell’allievo formato, che può fare tanto per l’azienda negli anni anche in ruoli e per bisogni diversi”.

Geeks Academy Europe srl

Via della Consulta, 52

Roma web: www.geeksacademy.it

L’azienda agricola Dal Forno Romano, sede a Cellore d’Illasi nella Valpolicella, da 40 anni racconta il suo territorio e l’eccellenza del Made in Italy attraverso una viticoltura di alta qualità, fatta di basse rese e bottiglie rare e preziose capaci di far innamorare gli appassionati di fine wines di tutto il mondo. L’impresa nasce nel 1983, quando l’allora ventiseienne Romano Dal Forno decide di non conferire più le sue uve alla locale cantina sociale ma inizia a vinificarle in proprio.

Oggi l’azienda lavora 34 ettari, di cui 18 di proprietà, e commercializza circa 50.000 bottiglie all’anno tra Valpolicella Superiore e Amarone, alle quali si aggiunge una limitatissima produzione del vino dolce passito Vigna Seré. I tre vini vengono distribuiti esclusivamente attraverso il canale Ho.re.ca ed esportati in 65 paesi nel mondo. Romano Dal Forno può contare in questi anni sull’aiuto alla conduzione dell’azienda dei figli Luca, Michele e Marco. Quest’ultimo, dal 2020, ha la responsabilità di tutte le fasi produttive nel ruolo di amministratore delegato, affiancato dal padre. Sin dall’inizio dell’attività, Romano Dal Forno punta tutto sulla qualità, provando ogni giorno a fare il miglior lavoro possibile e ad ottimizzare sempre di più i processi produttivi, convinto com’è che se un prodotto è buono e di qualità alla fine il mercato lo premierà e lo acquisterà. “E noi ancora oggi ci comportiamo così – racconta Marco Dal Forno - perché in fondo siamo un po’ anomali in termini di marketing: per anni non abbiamo partecipato a fiere, abbiamo lanciato il nostro sito solo 10 anni fa, e solo nel 2015 abbiamo inserito in azienda un export manager. Siamo presenti ogni tanto a qualche fiera solo per la comodità di incontrare tutti i nostri importatori in un luogo unico, e non per necessità di promozione. Ciò nonostante, il mercato negli anni ci ha premiato - afferma Dal Forno - con soddisfazione. Identificare specifici momenti decisivi per il successo dell’azienda è difficile: la crescita è stata piuttosto regolare e costante negli anni.

Dal Forno Romano è un’azienda tutto sommato piccola e con pochi dipendenti. Come azienda familiare riesce in qualche modo anche a limitare i costi in periodi di crisi, e questo le consente di superare più facilmente qualche periodo difficile. Un consiglio agli imprenditori che non guardano con attenzione all'export?

Marco Dal Forno non ha dubbi: Bisogna diversificare i mercati ed evitare la concentrazione del business su un solo Paese. “Avere basi più ampie e poggiare su più pilastri –spiega – consente maggiore tranquillità nell’affrontare la sfida quotidiana del mercato”.

OLTREMARE - Storie italiane di (stra)ordinario export

Azienda Agricola Dal Forno Romano

Loc.Lodoletta, 1

Val d'Illasi (VE) web: www.devotodesign.it

Da colleghi di università a soci: è questa la storia di Leonardo Cavalli e Giulio De Carli, fondatori di One Works, società che si occupa di infrastrutture e progettazione architettonica di edifici.

Fornire ai propri clienti servizi integrati è senz’altro un punto di forza e un elemento distintivo rispetto ai concorrenti. In questa azienda coesistono architettura e ingegneria, pianificazione, quantificazioni economiche dei progetti e parte creativa. Tutti gli elementi sono concatenati: agli architetti One works è in grado di offrire un approccio più olistico, sia rispetto a un investimento in infrastrutture che nel real estate, mentre gli ingegneri hanno l’opportunità di un campo di interlocuzione con il cliente più multidisciplinare.

Il risultato è un vantaggio competitivo costruito negli anni, affiancando inizialmente urbanistica e architettura, poi ingegneria, sociologia e altre discipline. Il momento di svolta nell’attività di One works corrisponde al debutto sui mercati internazionali. Partendo dai punti di forza in Italia, One works arriva a cogliere opportunità e mercati molto più ampi.

Grazie all’esperienza maturata nella costruzione di aeroporti, ad esempio, riesce a lavorare su altri progetti complessi quali ad esempio la realizzazione di metropolitane. Un momento da ricordare a riguardo è il biennio 2014/2015, con la realizzazione in parallelo delle metro di Doha e Riyadh. Un momento invece da cancellare è la crisi economica italiana tra il 2008 e il 2010. Un ciclone che travolge sia il settore pubblico che privato della nazione, e che spinge l’azienda a guardare verso altri paesi del mondo. Il Medioriente è il mercato al quale l’azienda si rivolge maggiormente, seguito dal Nord Europa. Quanto agli errori da evitare sui mercati internazionali, secondo la filosofia One works bisogna fare attenzione alle competenze vere, evitando di millantare di poter vendere servizi che si sa di non poter effettuare.

Due i consigli per chi vuole esportare: avere il coraggio di compiere una scelta così impegnativa, e ragionare a quel punto con una dimensione davvero internazionale. Pensare che il Made in Italy sia una condizione sufficiente ad aver successo è una convinzione fallace. Bisogna piuttosto organizzare offerte competitive, conoscere bene il mercato da presidiare e seguirlo con pazienza e attenzione, magari con il supporto di un intermediario sul posto. Infine, mai sentirsi arrivati: i risultati si conquistano giorno dopo giorno.

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