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Tariffa R.O.C. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) - art. 1, comma 1, DCB Napoli - ANNO Xl - N. 7 - Luglio 2015 - Costo singola copia € 10,00

PORTO diporto &

IL MAGAZINE CHE APRE IL PORTO ALLA CITTÁ

Tempesta sulle rotte per la Sardegna


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sommario

IN ESCLUSIVA Focus sulla riforma dei Porti e della Logistica: Cinzia Franchini, Piero Lazzeri, Nereo Paolo Marcucci, Michele Pappalardo ------Intervento di: Antonio Basile, ------Interviste a: Riccardo Fuochi, Paolo Scudieri, Carmelo Calanna, Luigi Gabriele Anno XI - N°7 - Luglio 2015 Direttore responsabile Antonio De Cesare Direttore editoriale Maurizio De Cesare Hanno collaborato a questo numero: Antonio Basile - Cosimo Brudetti Eduardo Cagnazzi - Giacomo Canarsa Nicola Capuzzo - Fabrizio De Cesare Giovanni Grande - Nereo Paolo Marcucci Paola Martino - Stefano Meroggi Alberto Medina - Italo Merciati Sandro Minardo - Giovanni Piro Riccardo Russo - Francesco S. Salieri Alessandro Talini - Franco Tanel Stefania Vergani Amministrazione e abbonamenti Paola Martino amministrazione@portoediporto.it abbonamenti@portoediporto.it Costo abbonamento Italia € 110, estero € 220 CCP n. 81627671 - AM editori srl Via Diaz, 54 - 80055 Portici (Napoli) Pubblicità e marketing marketing@portoediporto.it Listini e specifiche tecniche www.portoediporto.it Progetto e realizzazione grafica AM editori srl Stampa Morconia Print Morcone (BN) Il magazine Porto&diporto è proprietà di AM editori srl info@ameditori.it redazione@portoediporto.it www.portoediporto.it Autorizzazione Tribunale di Napoli n. 17 del 15 febbraio 2006 Periodico associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana E’vietata la riproduzione totale e/o parziale di testi, fotografie e di qualsiasi altro contenuto o allegato. Tutti i diritti sono riservati.

ARMAMENTO 4 - Il Gruppo Grimaldi ordina altre tre car carrier 6 - Vincenzo Onorato nuovo padrone di Tirrenia 8 - Il Gruppo d’Amico presenta “The Owner’s Cabin” ASSOPORTI 10 - Napoli, segnali positivi per la ripresa dei traffici CABOTAGGIO 12 - Il Gruppo Lauro raddoppia in Algeria CANTIERISTICA 14 - Marina Militare, contratto per unità anfibia multiruolo 16 - Sicurezza sul lavoro e nuovi ordini per Fincantieri CROCIERE 18 - Msc Crociere, destinazione Cuba da dicembre 2015 SHIPPING 20 - Wärtsilä acquisisce L-3 Marine Systems Int. 22 - DNV GL ha presentato un nuovo concept FLNG SICUREZZA 24 - G7, sicurezza e formazione per personale imbarcato 25 - FederSicurezza RIFORMA 26 - Pappalardo, le persone giuste al posto giusto 28 - La filiera logistica necessita di riforme giuridiche 30 - Governo, avere capacità di ascolto verso lo shipping 32 - Il sistema Paese “deprime” il settore autotrasporto CONFAPI 34 - Hong Kong porta di ingresso per il Made in Italy in Cina FERROVIE 36 - Ferrovie, estendere sconto pedaggio

a tutte le regioni TRASPORTI 38 - Ryanair: “mantenere aperti i cieli d’Europa” LOGISTICA 40 - Fiat-Chrysler, tre possibilità per diventare forza globale INFRASTRUTTURE 42 - VGT inaugura la rotta tra Venezia e Sud America 44 - Cartagena si presenta come Porta d’accesso all’America HIGH TECH 46 - TomTom, soluzioni per fleet management AZIENDE 48 - Robot ABB per le auto Ford Focus dalla Cina 49 - Da Bei e Sace finanziamento per la ricerca FCA in Italia 50 - Con il sistema Excelsior le previsioni occupazionali 52 - Firema, dal tunnel della crisi al rilancio internazionale YOUNGSHIP 54 - Youngship Italia spiega le assicurazioni del mare FORMAZIONE 55 - Formazione e consulenza per il settore ferroviario NAUTICA 56 - Tankoa S693 – M/y Suerte, varo di successo 58 - Stabia Main Port per la nautica di lusso 60 - Comitato Leonardo e Perini per sostenere giovani talenti VIAGGI 62 - Viaggi d’affari: come ottimizzare la gestione ALBERGHI 64 - Tax credit per alberghi il bonus fa il bis


armamento / porto&diporto

Il Gruppo Grimaldi ordina altre tre car carrier

L’ordine presso i cantieri cinesi Jinling, con l’opzione per una quarta - Con l’impiego di tonnellaggio aggiuntivo, il Gruppo partenopeo migliora il servizio tra il Mediterraneo ed il West Africa

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opo l’ordine firmato due settimane fa per la costruzione di cinque nuove navi, il Gruppo Grimaldi ha recentemente siglato un ulteriore accordo per la costruzione di tre nuove navi della categoria PCTC (Pure Car Truck Carriers), con il cantiere cinese Jinling, per un investimento totale

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di 165 milioni di dollari. Il contratto prevede anche l’opzione per la costruzione di un’ unità aggiuntiva. Con consegna prevista nel 2017, le tre nuove unità verranno impiegate nelle rotte che collegano il Mediterraneo con il Nord America, linee utilizzate prevalentemente per l’esportazione di

veicoli del gruppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles) verso i mercati statunitense e canadese. Le nuove navi saranno dotate di otto ponti, quattro fissi e quattro mobili, rendendole capaci di trasportare 6.700 auto. “Con questo nuovo ordine si rinnova la flotta car carrier del nostro Gruppo,


per soddisfare le nuove esigenze del mercato” commentano con orgoglio il Presidente del Gruppo Grimaldi, Gianluca Grimaldi, insieme agli Amministratori Delegati, Emanuele Grimaldi e Diego Pacella. “Si rafforzerà inoltre la collaborazione con il cantiere cinese Jinling, con il quale abbiamo già recentemente lavorato per la costruzione di sei modernissime navi ro-ro ice class”, concludono gli esponenti del vertice del gruppo partenopeo. Grazie al recente ordine, il gruppo partenopeo completa il programma di potenziamento della propria flotta car carrier, prevedendo dunque la costruzione di otto nuove unità con l’opzione per ulteriori otto. Oltre a questa tipologia di navi, l’attuale portafoglio ordini del Gruppo prevede anche la consegna entro fine anno di due navi con/ro, ultime di una commessa di sei unità in costruzione presso cantieri coreani, tutte destinate ai collegamenti del Gruppo

tra l’Europa e il West Africa. Inoltre, entro il 2016 verranno consegnate cinque navi con/ro alla controllata Atlantic Container Line. Con una capacità di carico di 3.800 TEU, 28.900 m2 di carico rotabile e 1.307 automobili, saranno le più grandi del loro tipo al mondo, oltre ad essere più veloci, più ecologiche e più efficienti rispetto alle navi attualmente operate da ACL. Altra recente novità tra le attività del Gruppo è il consolidamento del servizio MEX. Con l’obiettivo di soddisfare le nuove richieste del mercato, il Gruppo Grimaldi ha avviato una serie d’interventi volti all’ulteriore potenziamento del Mediterranean Express Service (MEX), servizio regolare di linea che collega il Mediterraneo con l’Africa Occidentale. A partire dal prossimo settembre, infatti, la frequenza del servizio sarà ridotta a dieci giorni rispetto agli attuali dodici, grazie all’impiego delle quattro navi con/ro-multipurpose Grande Gha-

na, Repubblica di Argentina, Repubblica del Brasile e Grande Costa D’Avorio. Inoltre, a partire da inizio 2016, una quinta nave, gemella della Grande Ghana, sarà impiegata sul servizio di linea, incrementando così la capacità di carico e migliorando ulteriormente la frequenza. Le navi della classe “Grande” hanno una capacità ideale di carico di 1.000 auto/van, 2.800 metri lineari di merce rotabile e di 700 TEU e sono dotate di gru in coperta con capacità di 40 tonnellate. Con una stazza lorda di circa 52.000 tonnellate e una lunghezza di 210 metri, le navi con/ro multipurpose della classe “Repubblica” possono invece trasportare idealmente 2.800 metri lineari di merce rotabile, 700 auto/van e 600 TEU ciascuna. Grazie a tali azioni, il servizio MEX vede aumentata di oltre il 35% la propria capacità di carico, sia per container sia per unità rotabili. Inoltre, con l’introduzione della quinta nave la frequenza del servizio si ridurrà a soli otto giorni mentre è prevista l’estensione del MEX ad altri porti situati a Sud della Nigeria con scali diretti. Lanciato nel 2010, il servizio MEX è dedicato al trasporto di merce rotabile, container e project cargo e collega direttamente i porti di Valencia, Marsiglia, Genova, Livorno e Salerno con Casablanca (Marocco), Dakar (Senegal), Abidjan (Costa d’Avorio), Lagos (Nigeria), Cotonou (Benin) e Lome (Togo). Il Gruppo Grimaldi inoltre collega regolarmente il Nord Europa con l’Africa Occidentale con tre servizi regolari impiegando una flotta di oltre 20 navi con/ro-multipurpose per il trasporto di rotabili, container e project cargo. Grazie a questi collegamenti, la merce in provenienza dal Mediterraneo e trasportata tramite il servizio MEX può raggiungere, con tempi di resa e dei noli estremamente competitivi, vari altri scali africani (Takoradi, Luanda, Pointe Noire, Douala, Libreville, Tema, Freetown, Conakry) indirettamente serviti in trasbordo al porto di Dakar, importante hub del Gruppo in Africa Occidentale. Infine, attraverso i suoi vari servizi regolari infra-mediterranei che approdano allo scalo hub di Salerno, il Gruppo permette anche di collegare il West Africa con altri porti italiani quali Catania, Palermo e Cagliari così come vari scali del Mediterraneo come Malta, Tunisi, Il Pireo, Izmir, Mersin, Gemlik, Alessandria, Limassol, Ashdod, Beirut e Lattakia. Cosimo Brudetti

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armamento / porto&diporto

Vincenzo Onorato nuovo padrone di Tirrenia A

lla fine ce l’ha fatta. Vincenzo Onorato, armatore di origini partenopee, è riuscito a vincere la scommessa di aggiudicarsi Tirrenia – Compagnia di Navigazione e di tornare al 100% della sua Moby. Aveva tempo fino a fine settembre per farlo ma, grazie al supporto dal fondo d’investimento statunitense Och Ziff che ha garantito un finanziamento da 100 milioni di euro, ha preferito abbreviare i tempi e liquidare già a inizio Luglio i soci (il fondo Clessidra, Gruppo Investimenti Portuali e Shipping Investment) con cui aveva condiviso la gestione dell’ex compagnia di Stato. Si è trattato di un affare da circa 100 milioni di euro se si considerano i 10-12 milioni con cui è stato liquidata GIP, gli 8 milioni per Shipping Investments e i circa 80 a Clessidra per il 35% di Tirrenia (quota valutata quasi 30 milioni) e il 32% di Moby (altri 50 milioni). Il 100% di Tirrenia nel 2011 era stata ceduto per complessivi 380 milioni di euro, di cui 200 milioni versati subito e la quota rimanente da liquidare in tre tranche al ricevimento dei contributi stabiliti dalla convenzione (72 milioni annui per 8 esercizi). Contestualmente al passaggio delle quote, Ettore Morace ha rassegnato le dimissioni dall’incarico di Amministratore Delegato e Direttore Generale di Tir-

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renia Compagnia Italiana di Navigazione e in una nota ha detto: «Sono stati 4 anni intensi, c’era addirittura chi ci dava per spacciati ancor prima di iniziare, invece siamo riusciti a raddrizzare la nave e a portarla in porto sana e salva. Grazie alla collaborazione di tutti i miei colleghi, dirigenti, marittimi e amministrativi, abbiamo portato avanti una privatizzazione che è un caso di successo per l’Italia, grazie alla quale Tirrenia rappresenta ancor oggi, dopo quasi 80 anni di storia, uno dei fiori all’occhiello della marineria italiana». Al suo posto

nel ruolo di amministratore delegato è stato nominato Massimo Mura, mentre nuovo presidente è Pietro Manunta. Questa acquisizione non è però piaciuta alla Regione Sardegna che, tramite l’assessore ai Trasporti Massimo Deiana, si è rivolta all’Antitrust denunciando il rischio di una concentrazione di operatori in un mercato ristretto come quello dei collegamenti marittimi con l’isola. Con ogni probabilità l’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato si pronuncerà imponendo a Tirrenia e a Moby di rinunciare ad alcuni slot


sui collegamenti marittimi che verranno successivamente messi a gara fra le altre compagnie di navigazione. Tra queste non è escluso possa inserirsi anche Luigi Negri, amministratore delegato di Gip e socio di Blu Navy (compagnia di traghetti operativa nell’arcipelago Toscano) che con Onorato è entrato spesso in conflitto. Su questa opportunità l’imprenditore marittimo è possibilista e dice: «Vediamo come evolvono le cose e cosa dirà l’Antitrust. Tra un po’ sapremo se Onorato sarà il solo padrone delle linee marittime con la Sardegna». Il giorno stesso del passaggio di proprietà di Tirrenia, fra Negri e Onorato è montata immediatamente una polemica scaturita dai contenuti di una lettera aperta inviata da quest’ultimo agli equipaggi. In un passaggio della missiva si legge: «La Tirrenia da oggi non sarà più di manager che sono costati alla Compagnia milioni di euro all’anno e che non hanno mai rischiato nulla di proprio. La Tirrenia da oggi non sarà più di appaltatori di servizi scelti per clientelismo o peggio, e non per meritocrazia». Immediata è arrivata la replica di Luigi Negri, amministratore delegato di GIP (Gruppo Investimenti Portuali), che

ha risposto dicendo: «Non mi aspettavo che Onorato ci ringraziasse ma almeno il silenzio dopo aver comprato una società che era sull’orlo del fallimento ed è stata trasformata dal management in un gioiello. È stata valutato 80 milioni di euro il 100% di un’azienda che chiuderà il 2014 con più di 60 milioni di euro di Ebitda, oltre 35 milioni di utile netto e con liquidità per almeno 90 milioni di euro». Secondo l’imprenditore portuale genovese larga parte del merito va «a Ettore Morace che ha saputo apportare i giusti miglioramenti alla Convenzione nonostante i rappresentanti di Moby in Cda fossero contrari». Negri, definendo ironicamente «bella e appassionante» la lettera ai marittimi inviata da Onorato, tiene a precisare che «né Luigi Negri né GIP hanno mai e poi mai, in nessuna condizione e maniera, ricevuto un appalto da Tirrenia». Questa precisazione per rispondere alle critiche del patron di Moby quando parla di «appaltatori di servizi scelti per clientelismo o peggio e non per meritocrazia». Una nuova battaglia navale sulle rotte che collegano l’Italia continentale con la Sardegna avrà presto inizio. Nicola Capuzzo

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armamento / porto&diporto

Il Gruppo d’Amico presenta “The Owner’s Cabin” Arte e shipping si fondono in un innovativo programma di residenza di artisti internazionali a bordo delle navi per creare performance creative ispirate al mare

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l Gruppo d’Amico presenta “The Owner’s Cabin” il progetto con il quale saranno ospitati a bordo delle proprie navi artisti internazionali per soggiorni finalizzati a creare opere ispirate dal contesto della navigazione. Il progetto è stato inaugurato dall’artista italiano Benedetto Pietromarchi, salito a bordo della nave dry cargo Cielo di Vaiano, nel porto di Punta Pereira in Uruguay, per un viaggio che durerà circa un mese attorno all’Oceano Atlantico. La performance di Pietromarchi si

Il Gruppo d’Amico

Il Gruppo d’Amico è un gruppo internazionale tra i leader mondiali dello shipping. La mission della compagnia è incentrata su solidi principi di eccellenza professionale, tecnologia all’avanguardia e responsabilità sociale. Da sempre impegnata nel supportare e promuovere il mondo dell’arte e della cultura con l’obiettivo di introdurre aspetti sociali, culturali, ambientali ed economici in grado di raggiungere un sempre più ampio pubblico.

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incentrerà sulla relazione tra elementi naturali e opere costruite dall’uomo, e come le diverse culture ed epoche storiche l’abbiano condizionata. L’opportunità di poter soggiornare per un lungo periodo sulla nave, consentirà all’artista di poter costruire un corpus di opere significativo. Nei 60 anni di storia del Gruppo d’Amico, società che fa parte delle società di shipping leader a livello mondiale, l’arte ha da sempre rappresentato un punto di contatto con i Paesi nei quali opera sia attraverso i propri uffici internazionali, sia nelle rotte che raggiunge con le proprie navi. Nello specifico il Gruppo d’Amico è sostenitore delle eccellenze artistiche e culturali italiane supportando e promuovendo eventi e manifestazioni in tutto il mondo. In questo senso il progetto “The Owner’s Cabin” offre una piattaforma di ulteriore contatto tra lo shipping, l’arte e la cultura che offrirà interessanti stimoli creativi e cultuali grazie alla capacità degli artisti che saliranno a bordo, di sapere intravedere quegli elementi, spesso poco visibili, di un contesto

ambientale ed esperienziale davvero unico. “Siamo fieri e onorati di lanciare questo straordinario progetto di artisti a bordo delle nostre navi – commenta Paolo d’Amico, Presidente del Gruppo d’Amico – e di partire con un italiano, Benedetto Pietromarchi. Crediamo che “The Owner’s Cabin” contribuirà a rafforzare il nostro impegno nel diffondere l’arte e la cultura nelle aree nelle quali operiamo, che rappresentano gli hub mondiali dello shipping globale”. Stefania Vergani

Benedetto Pietromarchi

Nato a Roma nel 1972, Benedetto Pietromarchi, con una formazione classica ha studiato scultura all’Accademia delle Belle Arti di Carrara e architettura all’Architectural Association School of Architecture di Londra. Pietromarchi ha esposto in numerose fiere internazionali nelle città del Cairo, Londra, Como, Roma e Milano.


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assoporti / porto&diporto

Napoli, segnali positivi per la ripresa dei traffici

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artiamo dai dati: i primi cinque mesi del 2015 segnano una ripresa del traffico container e una significativa ripresa del traffico crocieristico. Da gennaio a giugno, infatti, i container in teu movimentati nello scalo sono stati 232.123, + 10,9% rispetto allo stesso periodo del 2014 in cui sono stati 209.390. Per i croceristi è invece previsto che arriveremo, nel 2015, a 1 milione 200 mila con 430 approdi. Ho menzionato questi settori di traffico perché da sempre rappresentano i punti di forza dell’economia portuale, i settori su cui misuriamo lo stato di salute del nostro scalo. Con ciò non intendo affermare che abbiamo superato le difficoltà ma rilevare che, grazie ad una ripresa delle principali voci di traffico, possiamo con maggior forza affrontare le questioni che sono innanzi a noi. Nell’ordine: il dragaggio da 1 milione e 300 mila m3, il completamento della cassa di colmata del Nuovo Terminal di Levante, la risistemazione della viabilità interna, la ripresa del progetto sul waterfront. Sono le opere infrastrutturali su cui si deve basare lo sviluppo prossimo del porto e su cui gli uffici dell’Autorità Portuale sono impegnati per superare

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le difficoltà burocratiche e le prescrizioni richieste, in particolare dal Ministero dell’ambiente. Sul dragaggio, infatti stiamo lavorando agli interventi propedeutici all’opera di escavo dei fondali. Mi riferisco alle prove di permeabilità del tufo (è il materiale della base della cassa di colmata) per cui sono in corso i lavori che dovrebbero terminare per la metà di agosto; mentre per il piano di caratterizzazione integrativo dei fondali sono in corso le procedure di gara per l’affidamento delle attività “geotecniche” di prelievo dei campioni e per l’affidamento dei servizi “laboratorio”. Per entrambi gli affidamenti si prevede l’aggiudicazione definitiva nei prossimi gironi e l’inizio delle attività entro il 20 luglio. I lavori di completamento della cassa di colmata, invece, procedono celermente e stimiamo di concludere per marzo 2016. Da quel momento potremo dare avvio al dragaggio. Mi preme sottolineare la tempistica perché le opere sono strettamente interconnesse e non possiamo pensare di indire le gare per il dragaggio se non abbiamo chiuso i lavori della cassa di colmata. Il rischio sarebbe di avere i materiali risultanti dall’escavo e di non avere la

possibilità di conferirli. Sul watefront intendiamo riprendere, quanto prima, i progetti già approvati per valutarne la sostenibilità economica e la validità architettonica. Non è, a mio avviso, tollerabile che una città come Napoli che, a differenza di altre città portuali, ha l’area crocieristico passeggeri nel centro storico, di fronte al Palazzo di Governo, sia così in ritardo nel processo di trasformazione del waterfront e quindi nell’integrazione con la città. Stiamo predisponendo, per questo, una sessione pubblica di lavori che servirà per ragionare sui progetti e sulla loro fattibilità. Il mio impegno, quindi, è assoluto al di là del tempo in cui resterò alla guida, nella mia veste di Commissario Straordinario dell’Autorità Portuale di Napoli. Sono consapevole che la complessità degli interventi e delle problematiche richieda un respiro più lungo, ma sono anche convinto che è fondamentale impostare bene il lavoro in modo da consegnare al Presidente che verrà un Ente e un porto con il vento in poppa. Antonio Basile Commissario Straordinario Autorità Portuale di Napoli


Le prioritĂ da affrontare: il dragaggio da 1 milione e 300 mila m3, la cassa di colmata del Nuovo Terminal di Levante, la risistemazione della viabilitĂ interna, il progetto sul waterfront.

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cabotaggio / porto&diporto

Il Gruppo Lauro raddoppia in Algeria

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a fattiva collaborazione in Algeria tra il gruppo armatoriale Lauro e le autorità locali per l’utilizzo delle vie del mare quale mezzo alternativo al trasporto terrestre è ormai una solida realtà. Era l’agosto del 2014, quando in via sperimentale e per un breve periodo di tempo, la Capitan Morgan, società di navigazione partenopea facente capo al gruppo presieduto dall’onorevole Salvatore Lauro, decideva in collaborazione con le autorità algerine di dislocare la propria unità Ischiamar III lungo le coste di Algeri affinché quotidianamente fungesse da mezzo di trasporto alternativo a quelli terrestri. Sei le partenze giornaliere,

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tredici miglia nautiche di navigazione da Algeri a El Djamila in poco più di 35 minuti. Fin dai primi giorni di esercizio, gli uomini del governo algerino, quanto il management della Lauro, visto il favore dei passeggeri e soprattutto i numeri che si sviluppavano hanno avuto la conferma che il programma attuato fosse di quelli destinati a durare nel tempo capace tra l’altro di sviluppare economia in un paese, l’Algeria, che cerca la definitiva affermazione socioeconomica. Le vie del mare non solo mezzo di trasporto ma anche attrattore turistico. A quasi un anno dall’inaugurazione della prima corsa, con un totale di 129.418 passeggeri traspor-

tati e 1.241 corse eseguite, la Capitan Morgan destina ad Algeri una seconda unità: la Ischiamar I, una motonave di circa 35 metri di lunghezza capace di raggiungere una velocità di 20 nodi con una portata di 330 passeggeri, che agli ordini del comandante Nicola Russo affianca la Ischiamar III nei collegamenti giornalieri Algeri - El Djamila. Con l’arrivo nel porto di Algeri della seconda unità Capitan Morgan il numero di corse giornaliere diventano dodici, tre delle quali, fino alla fine del Ramadan saranno eseguite di notte per il piacere di cittadini locali e turisti. Alberto Medina


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cantieristica / porto&diporto

Marina Militare, contratto per unità anfibia multiruolo F

incantieri, uno dei primi gruppi cantieristici al mondo e operatore di riferimento nella navalmeccanica militare, e Finmeccanica, principale gruppo industriale italiano leader nel campo delle alte tecnologie, si sono aggiudicate il contratto per la costruzione e l’equipaggiamento di un’unità anfibia multiruolo (LHD), prevista nell’ambito del piano di rinnovamento della flotta della Marina Militare. Il valore del contratto è pari a oltre 1,1 miliardi di euro, di cui la quota di Fincantieri è pari a circa 853 milioni di euro, mentre quella di Finmeccanica ammonta a circa 273 milioni di euro. La consegna dell’unità è prevista nel 2022. Il contratto con il Raggruppamento Temporaneo di Impresa (RTI), costituito tra Fincantieri, in qualità di mandataria, e Finmeccanica, attraverso Selex ES, in qualità di mandante, è stato firmato per il Ministero della Difesa dalla Direzione degli Armamenti Navali (NAVARM) del Segretariato Generale. Il Raggruppamento Temporaneo di Impresa (RTI) è stato costituito secondo quanto previsto dall’accordo di stretta collaborazione nel settore delle costruzioni di navi militari tra Fincantieri e Finmeccanica siglato nell’ottobre 2014, all’interno del quale Fincantieri agisce da interfaccia unica verso il cliente, consentendo, al contempo, di valorizzare l’offerta dei prodotti di Finmeccanica in ambito navale e le sinergie tecniche e commerciali tra i due più grandi gruppi nazionali del comparto navale. In generale, il programma pluriennale per il rinnovamento della flotta della Marina Militare (la cosiddetta “Legge navale”) si avvale di un finanziamento complessivo di 5,4 miliardi di euro, e prevede la costruzione, oltre all’unità LHD di cui sopra, di sei pattugliatori con ulteriori quattro in opzione e di un’unità di supporto logistico. In particolare si tratta di un’unità anfibia multiruolo (LHD, ovvero Landing Helicopter Dock), di un’unità di supporto logistico (LSS, ovvero Logistic Support Ship) e di sei pattugliatori (PPA, ovvero Pattugliatori Polivalenti d’Altura) con ulteriori quattro in opzione. La caratteristica fondamentale comune a tutte e tre le classi di navi è il

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loro altissimo livello di innovazione che le rende estremamente flessibili nei diversi profili di utilizzo con un elevato grado di efficienza. In particolare queste unità presentano un doppio profilo di impiego (il c.d. dual use), quello tipicamente militare e quello per operazioni di protezione civile e soccorso in mare; in aggiunta hanno un basso impatto ambientale, attraverso avanzati sistemi di propulsione ausiliari a bassa emissione inquinante (motori elettrici) e di controllo degli effluenti biologici. Oltre alla costruzione di questa unità presso i propri cantieri, Fincantieri fornirà il supporto al ciclo vita nei primi dieci anni, articolato in attività di logistica (corsi di formazione, ricambi, documentazione tecnica) durante la costruzione dell’unità ISS, In Service Support (attività manutentiva), sviluppata durante l’esercizio in post-consegna, nonché quella di componenti e macchinari navali realizzati dalla Direzione Sistemi e Componenti, quali linee d’assi, timoneria, eliche di manovra, pinne stabilizzatrici e altri impianti di movimentazione. Finmeccanica, attraverso Selex ES, avrà il ruolo di prime contractor per l’intero sistema di combattimento della nuova unità che sarà dotata di un sistema di combattimento essenzialmente dedicato al supporto dei mezzi da sbarco, all’autodifesa e alle operazioni di coordinamento e comando delle altre forze navali e di terra. Saranno forniti inoltre tutti i sensori, tra cui il radar multifunzionale a scansione elettronica a quattro facce fisse in banda X, nonché i sistemi di comunicazione integrata di ultima generazione. Infine Finmeccanica - Selex ES, oltre ad avere la responsabilità della fornitura e integrazione di tutti i sistemi, inclusi quelli di OTO Melara, WASS ed Elettronica, sarà anche responsabile della relativa fornitura del supporto al ciclo di vita nei primi dieci anni, comprensiva dell’ILS, Integrated Logistic Support (supporto logistico integrato) e ISS, In Service Support (attività manutentiva). L’Amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, ha commentato: “L’annuncio di questa ulteriore unità completa la prima parte del piano di rinnovo della flotta della nostra Marina, uno dei più rilevanti programmi al mon-

do nell’ambito della difesa degli ultimi anni. Siamo estremamente soddisfatti ed emozionati di essere protagonisti in un progetto di tale portata, sia sotto il profilo tecnico che industriale, e che ci conferma come produttori di riferimento su scala globale anche nel settore militare, tanto per il mercato domestico quanto per l’export. Tutta Fincantieri lavorerà a questo programma con il massimo dell’impegno per realizzare nei tempi previsti prodotti di elevatissima qualità”. L’Amministratore Delegato e Direttore Generale di Finmeccanica, Mauro Moretti, ha dichiarato: “L’aggiudicazione del contratto rappresenta un nuovo e significativo contributo da parte di Finmeccanica e Fincantieri all’importante programma di rinnovamento della flotta della Marina Militare. Tutti gli innovativi sistemi elaborati per la nuova unità LHD, caratterizzata da un doppio profilo di impiego, sono il frutto delle più avanzate tecnologie che elevano ulteriormente il grado di efficienza


delle soluzioni proposte da Finmeccanica rafforzandone il posizionamento nel settore navale. Il gruppo continuerà ad investire in questo segmento, allo scopo di valorizzare ulteriormente prodotti e soluzioni in grado di riscuotere importanti successi anche sul mercato internazionale”. Caratteristiche dell’unità LHD - Landing Helicopter Dock L’unità avrà una lunghezza di circa 200 metri, una velocità massima di 25 nodi, e sarà dotata di un sistema di propulsione combinato diesel e turbine a gas (CODOG) e potrà ospitare a bordo oltre 1000 persone di cui più di 700 come personale trasportato militare o civile. La LHD ha la sua missione principale nel trasporto di personale, veicoli e carichi di varia natura e nel trasferimento a terra degli stessi in aree portuali tramite i sistemi di bordo e in zone non attrezzate tramite imbarcazioni di varia natura (tra cui spiccano le piccole unità da sbarco tipo LCM con capacità di

carico fino a 60 tonnellate, quattro delle quali possono essere ricoverate, varate e recuperate tramite un bacino allagabile situato nella poppa della nave). Il profilo di impiego militare della LHD prevede il trasporto e lo sbarco, in zone attrezzate e non, di truppe, veicoli militari e attrezzature logistiche utilizzando le apparecchiature e i mezzi di trasferimento in dotazione. Il profilo di impiego civile prevede: • supporto sanitario e ospedaliero • trasporto e sbarco anche in zone non attrezzate di personale e mezzi di soccorso ruotati o cingolati • fornitura a terra di acqua potabile tramite dissalatori di bordo o depositi nave • fornitura di corrente elettrica a terra per una potenza di 2000 kw e distribuzione della stessa tramite unità di conversione e distribuzione conteinerizzate • possibilità di ospitare a bordo personale specialistico o di ricoverare personale civile fino a 700 unità più un

numero analogo in unità abitative conteinerizzate • base per operazioni di soccorso tramite elicotteri e battelli di dotazione organica Dotata di ampie aree di imbarco carico all’interno (circa 4500 mq tra bacinogarage e hangar-garage) e di un ponte continuo scoperto idoneo a ricevere veicoli ruotati di vario tipo, containers ed elicotteri, l’unità può assolvere a molteplici missioni sia di tipo militare che civile. Le varie aree di stivaggio del carico sono accessibili tramite rampe poppiere e laterali, e la movimentazione del carico sarà affidata a rampe interne ed elevatori. Sarà presente a bordo un ospedale completamente attrezzato, con sale chirurgiche, radiologia e analisi, gabinetto dentistico, e zona degenza per 28 ricoverati gravi (ulteriori ricoveri sono possibili in moduli container opportunamente attrezzati). 8000

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cantieristica / porto&diporto

Sicurezza sul lavoro e nuovi ordini per Fincantieri F

incantieri ha dato avvio, in tutti gli stabilimenti italiani del gruppo, al progetto formativo “Sicurezza Attiva” con una sessione dedicata al tema della “protezione da scivolate, inciampi e cadute”, che rappresentano una delle cause principali di infortunio in cantiere. Il progetto ha coinvolto circa 4000 dipendenti e si inserisce nell’ambito di “Verso Infortuni Zero”, il programma operativo sulla sicurezza avviato nel 2011 dal gruppo che negli anni ha portato a una riduzione di oltre il 50% degli infortuni in azienda. L’iniziativa andrà a coprire tutti i rischi specifici presenti nei cantieri e si pone come progetto in aggiunta alla formazione obbligatoria. L’obiettivo è una sempre maggiore affermazione della sicurezza come priorità assoluta di Fincantieri, attraverso un percorso di sensibilizzazione sulle tematiche della sicurezza.

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Un ulteriore elemento di novità è rappresentato dal fatto che la formazione verrà effettuata sul luogo di lavoro, non in aula, e il “docente” sarà il Capo Prodotto che, opportunamente formato, illustrerà una scheda appositamente preparata ai propri operai, contestualizzandola e rispondendo a eventuali interrogativi. Ogni mese infatti, in un giorno stabilito, tutti i cantieri in contemporanea fermeranno la propria produzione e destineranno una breve

finestra all’iniziativa. Il nuovo strumento si basa proprio sulla creazione di momenti di aggregazione volti ad affrontare aspetti diversi in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Il coinvolgimento diffuso di tutta la struttura produttiva, capi, tecnici e operai farà leva sulla responsabilità individuale di ognuno di ritenere la sicurezza come riferimento essenziale in tutte le fasi di lavoro. “Sicurezza Attiva” è già stata speri-


Un programma con cadenza mensile che integra sul luogo di lavoro la formazione obbligatoria – Flessibilità aziendale, il successo del nuovo modello ha permesso 110 assunzioni mentata con buoni risultati nei cantieri americani del gruppo e mira alla salvaguardia e alla salute dei lavoratori promuovendo una cultura della sicurezza in azienda grazie a una metodologia formativa che si attua direttamente “sul campo”. Il programma formativo, che in questa fase è stato avviato a beneficio del personale Fincantieri, coinvolgerà in tempi brevi anche le ditte esterne che operano all’interno degli stabilimenti del gruppo. Intanto la direzione dei cantieri ha annunciato che l’ordine per una nuova nave da crociera ultra-lusso acquisito nel primo semestre del 2014 è per il cliente Silversea Cruises. L’unità si chiamerà “Silver Muse” e la consegna è prevista per aprile 2017. Con 40.700 tonnellate di stazza lorda e la capacità di ospitare a bordo 596 passeggeri, la nuova nave rappresenterà un’evoluzione di “Silver Spirit” e ridefinirà i canoni del viaggio oceanico ultra-lusso, conservando l’intimità della piccola unità e le spaziose cabine – tutte suite – che sono il marchio di

Silversea. La nuova unità porterà la flotta di Silversea a nove navi, e ancora una volta alzerà significativamente gli standard nel settore ultra-lusso con numerose migliorie dell’esperienza a bordo, per incontrare le esigenze senza compromessi in termini di comfort, servizi e qualità dei viaggiatori più competenti al mondo. “Abbiamo sempre avuto una relazione speciale con Fincantieri, da quando mio padre ha ordinato al gruppo la prima nave da crociera per Sitmar nel 1987 - ha dichiarato Manfredi Lefebvre d’Ovidio, Presidente di Silversea - Entrambe le società hanno una chiara idea di quello che cerca il nostro viaggiatore tipo, e ognuna approccia il mercato con originalità, creatività e qualità. Il team di lavoro guidato da Giuseppe Bono è stato eccezionale nella gestione del progetto, e siamo stati anche ben supportati da Sace”. Enzo Visone, CEO di Silversea ha aggiunto: “Con specifiche di progettazione migliorate e contenuti arricchiti, “Silver Muse” sarà costruita ancora una volta secondo criteri di sofisticatezza, innovazione dello stile e idee rivoluzionarie per i quali le navi di Silversea sono rinomate. Questa nave contribuisce ai nostri ambiziosi piani di crescita, che ci garantiranno di mantenere la leadership nella crocieristica ultra-lusso”. Dal canto suo Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri “Siamo molto lieti di collaborare nuovamente con Silversea, un gruppo che ha

dimostrato notevole dinamicità e capacità di raggiungere importanti traguardi sul mercato. Questo progetto ci offre l’opportunità di sviluppare nuove soluzioni creative e raggiungere standard innovativi per la costruzione di navi ultra-lusso, settore nel quale Fincantieri ha preso tutti gli ordini disponibili nel recente passato”. Grande soddisfazione anche per gli importanti risultati raggiunti nella Direzione Navi Mercantili grazie all’accordo relativo all’orario plurisettimanale in vigore dal 14 febbraio 2014 e rinnovato lo scorso 30 giugno, che l’azienda auspica quale nuovo modello di relazioni industriali per il Paese e per i lavoratori. La gestione flessibile degli orari di lavoro infatti ha consentito di ottenere nuovi importanti ordini nonché di gestire l’imponente carico di lavoro già acquisito, tra cui alcune importanti commesse prototipali. Nel periodo dal 1 gennaio 2014 al 30 giugno 2015 tale intesa infatti, non solo ha contribuito ad azzerare il ricorso alla cassa integrazione, ma ha permesso di procedere a 110 assunzioni in questa Direzione, tra cui 10 diplomati e 90 laureati, alcuni dei quali con esperienze qualificate nel settore. L’accordo rappresenta una moderna intesa in grado di coniugare le esigenze aziendali con quelle dei lavoratori, determinando altresì le condizioni - in un difficile contesto economico - per creare nuovi posti di lavoro e favorire l’inserimento di numerosi giovani. Italo Merciati

Fincantieri è uno dei più importanti complessi cantieristici al mondo e il primo per diversificazione e presenza in tutti i settori ad alto valore aggiunto, che in oltre 230 anni di storia della marineria ha costruito più di 7.000 navi. È leader mondiale nella costruzione di navi da crociera e operatore di riferimento in altri settori, dalle navi militari ai cruise-ferry, dai mega-yacht alle navi speciali ad alto valore aggiunto, dalle riparazioni e trasformazioni navali all’offshore. Il Gruppo, che ha sede a Trieste, conta complessivamente circa 21.900 dipendenti, di cui oltre 7.700 in Italia, e 21 stabilimenti in 4 continenti. Nel corso del 2013 il Gruppo ha perfezionato l’acquisizione di VARD, società che opera nella costruzione di mezzi di supporto alle attività di estrazione e produzione di petrolio e gas naturale quotata alla Borsa di Singapore. Fincantieri ha così raddoppiato le sue dimensioni, diventando il principale costruttore navale occidentale. Negli Stati Uniti opera tramite la controllata Fincantieri Marine Group (FMG). La società, che serve importanti clienti governativi fra cui la Marina Militare e la Guardia Costiera statunitense, conta tre cantieri (Marinette Marine, Bay Shipbuilding, Ace Marine), tutti situati nella regione dei Grandi Laghi. Negli Emirati Arabi, Fincantieri è presente con Etihad Ship Building, una joint venture insieme ad Al Fattan Ship Industries e Melara Middle East, i cui obiettivi sono la progettazione, produzione e vendita di differenti tipi di navi civili e militari oltre ad attività di manutenzione e refitting.

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crociere / porto&diporto

Msc Crociere, destinazione Cuba da dicembre 2015 M

SC Crociere ha annunciato che a partire da dicembre 2015 MSC Opera, nave da 2.120 passeggeri, avrà come home port L’Avana per la stagione invernale 2015/2016 per offrire ai propri ospiti 16 crociere nel Mar dei Caraibi all’insegna del relax e della scoperta. La nave, recentemente consegnata dallo stabilimento Fincantieri di Palermo completamente rinnovata e allungata di 24 metri grazie ai lavori del Programma Rinasci-

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mento, offrirà ai croceristi provenienti da tutto il mondo la possibilità unica di trascorrere crociere verso la Giamaica, le Isole Caiman e il Messico con, ciliegina sulla torta, 2 notti e 2 giorni e mezzo di sosta nella capitale cubana. “Siamo particolarmente orgogliosi nel rendere questa entusiasmante destinazione disponibile per i nostri ospiti” ha dichiarato Gianni Onorato, Chief Executive Officer di MSC Cruises. “Per questa ragione desidero ringraziare

personalmente tutti coloro che hanno lavorato con noi in questi mesi per rendere possibile l’arrivo di MSC Crociere a Cuba. In particolare vorrei ringraziare il Governo e il Ministro dei Trasporti e del Turismo cubano insieme ai suoi rappresentanti per il loro contributo altamente professionale.” “L’arrivo di MSC Crociere a Cuba” ha aggiunto Onorato,“testimonia il nostro costante impegno nell’offrire ai nostri ospiti un prodotto eccellente e


La nave MSC Opera partirà ogni settimana da L’Avana per 16 crociere nella stagione invernale, mentre per la corrente estate avrà Venezia come home port destinazioni uniche non appena queste diventano accessibili, migliorando così ulteriormente la nostra offerta globale e fornendo ai viaggiatori il meglio delle esperienze e dei servizi disponibili sul mercato”. “La crociera inaugurale avverrà tra meno di sei mesi, ma possiamo già riscontrare con soddisfazione la forte domanda per il prodotto, grazie alla capacità di attrazione di Cuba come destinazione ricca di cultura unita all’esperienza a bordo di MSC Crociere che ci distingue da tutti gli altri” ha concluso Onorato. Gli itinerari settimanali saranno a disposizione dei viaggiatori di MSC Crociere con una combinazione di pac-

chetti Fly & Cruise, che oltre alla crociera comprendono i voli da Italia, Spagna, Francia e Germania, ma anche Canada, Brasile e Argentina. L’apertura delle vendite delle crociere a Cuba è iniziata da giovedì 9 luglio attraverso tutti i canali di vendita. Per le escursioni e i servizi a terra MSC Crociere ha scelto come partner Cubanacan, il gruppo con sede a Cuba creato più di 20 anni fa, noto per i suoi professionisti esperti e per l’elevata qualità dei servizi offerti. La prima crociera partirà da L’Avana il 22 dicembre 2015, al termine del Grand Voyage che partirà da Genova il 2 dicembre alla volta di Cuba. Per garantire agli ospiti la possibilità di scoprire la capitale cubana il Grand Voyage arriverà a L’Avana il 18 dicembre e riprenderà il suo itinerario prima di tornare a Cuba per lo scalo finale del viaggio il 21 dicembre. Da lì, dopo 16 crociere settimanali, il 12 aprile 2016 la nave lascerà L’Avana per il Grand Voyage di ritorno in Europa con arrivo il 7 maggio in Germania, a Warnemunde. Esplorare e rilassarsi Durante la sosta di due giorni e mezzo a L’Avana, gli ospiti di MSC Opera potranno esplorare la meravigliosa città vecchia, luogo dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, per scoprirne la storia, la cultura e l’architettura. Nessuna visita dell’Havana risulterebbe completa senza una passeggiata sul famoso lungomare Malecòn, dove poter godere del rinomato stile di vita rilassato dell’isola. L’isola di Cozumel, nella penisola dello Yucatan messicano, offre le spettacolo delle antiche rovine Maya a Tulum. I viaggiatori potranno fare snorkeling con le tartarughe di mare e fare il bagno nelle freschissime acque delle grotte, esplorare le antiche grotte maya o crogiolarsi nella bellezza naturale dell’isola, dopo la costa di Quintana Roo. Nella Baia di Montego, costa Nord Ovest della Giamaica, gli ospiti potranno fare rafting sul fiume Martha Brae, un tour nella vecchia piantagione della tenuta Good Hope o cercare di comprendere i misteri della grande casa Rose Hall - affascinante testimonianza dell’epoca coloniale ricca di storie e intrighi. A Georgetown, nelle Isole Cayman, gli ospiti potranno fare snorkeling nella città di Stingram, prendere un catamarano verso la barriera corallina

o semplicemente rilassarsi sulla bianchissima spiaggia di Seven Mile, sulla costa ovest delle Grand Cayman, nota per le meravigliose acque e le spiagge coralline. Grazie all’apertura verso Cuba, l’iniziale programmazione invernale 2015/2016 di MSC Opera che prevedeva crociere alle isole Canarie è stata dunque cancellata. MSC Opera è la terza nave della flotta a essere sottoposta ai lavori di restyling e allungamento, nell’ambito del Programma Rinascimento, commessa da 200 milioni di euro per il rinnovo e l’ammodernamento di 4 navi esistenti: MSC Armonia e MSC Sinfonia che sono state già sottoposte ai lavori, MSC Opera che ha completato il suo ciclo di lavori nei cantieri palermitani e partirà prossimamente da Venezia per la crociera inaugurale, e MSC Lirica che entrerà nei cantieri di Palermo a fine agosto e tornerà a navigare a novembre. Il progetto si inserisce all’interno del piano industriale da 5,1 miliardi di euro avviato da MSC Crociere nel 2014 con l’obiettivo di raddoppiare la capacità della flotta entro il 2022. Nel frattempo, in attesa di solcare i mari caraibici, MSC Opera è già in mare e per l’intera stagione estiva avrà come home port Venezia. Questo posizionamento rafforza ulteriormente l’offerta di MSC Crociere nel Mediterraneo orientale. Rispondendo alla domanda dei suoi clienti attuali e futuri, MSC Crociere ha messo a punto per MSC Opera itinerari nei luoghi più belli e che più hanno da offrire in quest’area geografica. La nave partirà da Venezia per crociere di 14 giorni con scali in Puglia, Grecia (continentale e isole), la costa della Romania sul Mar Nero, Sochi la città di villeggiatura russa per eccellenza, la cosmopolita Istanbul in Turchia e la Costa Dalmata della Croazia, prima di tornare a Venezia, città che rappresenta essa stessa una destinazione prestigiosa. Dopo i lavori di rinnovamento e allungamento, MSC Opera presenta nuove dotazioni e nuovi livelli di comfort, tra cui più cabine con balcone, aree comuni più spaziose e una scelta di esperienze culinarie ancor più ampia e flessibile. Inoltre, a bordo della nave c’è anche un nuovo strabiliante Spray Park all’aperto per far divertire i piccoli ospiti tra scivoli, spruzzi interattivi e ingegnose cascate d’acqua. Giacomo Canarsa

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shipping / porto&diporto

Wärtsilä acquisisce L-3 Marine Systems Int.

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ärtsilä Corporation ha annunciato che l’acquisizione di L-3 Marine Systems International (MSI) con sede in Germania è stata completata ed il controllo della compagnia trasferito a Wärtsilä a partire dal 1° giugno 2015. Nel dicembre 2014, Wärtsilä aveva annunciato il raggiungimento di un accordo con L-3 Communications Holdings Inc., quotata alla Borsa di New York, per l’acquisizione di MSI grazie a liquidità propria e ad agevolazioni creditizie. Il valore della transazione è stimato in 285 milioni di euro (valore d’impresa). Dopo i previsti adeguamenti di liquidità, capitale operativo e oneri sociali, il prezzo d’acquisto stimato dovrebbe salire a 295 milioni. Il prezzo finale sarà fissato comunque una volta chiusi i bilanci. L’operazione ha già ricevuto l’autorizzazione da parte delle autorità coreane, in marzo, e della UE, in aprile.

I sistemi elettrici e di automazione (E&A) stanno assumendo un’importanza sempre maggiore dal momento che l’operatività delle navi sta diventando sempre più sofisticata. La già forte posizione di Wärtsilä nel settore dello sviluppo tecnologico per il miglioramento dell’efficienza operativa sarà ulteriormente rafforzata con l’aggiunta dell’ampia gamma di competenze di MSI. Il portafoglio aziendale comprende infatti diversi marchi di prodotti molto noti, quali SAM Electronics, Valmarine, Lyngsø Marine, DynamicPositioning& Control Systems, JovyatlasEuroatlas, ELAC Nautik, FUNA, GA International e APSS. MSI possiede una vasta esperienza nella fornitura di sistemi di automazione, di navigazione ed elettrici, di tecniche per il posizionamento dinamico, nonché di tecnologia sonar e di comunicazione sottomarina, per una varietà di tipi d’imbarcazione e instal-

lazioni offshore. L’organizzazione di MSI, che attualmente comprende più di 1700 dipendenti in 38 sedi di 14 paesi diversi, sarà integrata nell’esistente settore E&A di Wärtsilä. L’acquisizione migliorerà notevolmente l’offerta di prodotti E&A di Wärtsilä e la sua posizione di mercato. Nel 2014 MSI ha ottenuto 404 milioni di euro di fatturato netto ed un profitto operativo del 7%. Wärtsilä prevede che la nuova unità sarà in grado di sfruttare nuove opportunità commerciali e di migliorare l’efficienza operativa per i propri clienti, riuscendo così ad aumentare sia le vendite che la redditività dell’impresa. Si prevede che l’acquisizione produrrà un incremento degli utili per azione già nel 2015. Ulteriori informazioni riguardanti l’impatto finanziario saranno fornite una volta completate le operazioni di chiusura dei bilanci. Sandro Minardo

Wärtsilä in breve Wärtsilä è leader mondiale nella fornitura di soluzioni per la generazione di energia pensate per l’intero ciclo di vita degli impianti, progettate per il settore marino e dell’energia. Concentrando la propria attenzione sull’innovazione tecnologica e sull’efficienza totale, Wärtsilä riesce a ottenere il massimo delle prestazioni a livello ambientale ed economico con soluzioni pensate per le imbarcazioni e gli impianti di generazione dell’energia dei propri clienti. Nel 2014 il fatturato netto di Wärtsilä è stato pari a 4,8 miliardi di euro con circa 17.700 dipendenti. La società è presente con più di 200 sedi in quasi 70 paesi in tutto il mondo. Wärtsilä è quotata in borsa sul NASDAQ OMX di Helsinki, Finlandia.

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shipping / porto&diporto

DNV GL ha presentato un nuovo concept FLNG

DNV GL ha sviluppato il concept di un impianto galleggiante per il trattamento del GNL che non richiede la presenza di equipaggio. Consentirà lo sfruttamento di riserve in aree di difficile accesso, aumenterà la sicurezza e ridurrà i costi

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attezzato “Solitude” (solitudine), il concept dimostra come i progressi della tecnologia - ottenuti sfruttando per la maggior parte elementi già disponibili sul mercato - possono essere combinati in un mix capace di ridurre del 20% l’OPEX annuale, a fronte di un incremento di pochi punti percentuali del CAPEX, migliorando al contempo anche il livello generale della sicurezza. La tecnologia FLNG - Floating Liquified Natural Gas - si sta evolvendo rapidamente, sotto la spinta dell’esigenza del settore di poter sfruttare le riserve presenti in acque poco accessibili. Sono diversi i concept allo studio, ma solo alcuni sono arrivati effettivamente alla fase di sviluppo poiché diverse società dell’oil & gas si sono trovate, negli ultimi dieci anni, a fare i conti con una crescita a doppia cifra sia del CAPEX

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che dell’OPEX. Prevedendo che in futuro i limiti di costo per i progetti nelle aree remote saranno ancora più sfidanti e gli standard ambientali e di sicurezza più stringenti, DNV GL ha deciso di dedicarsi allo sviluppo della tecnologia FLNG come parte del proprio programma “Extraordinary Innovation Projects”. “Solitude è stato sviluppato avendo bene in mente le problematiche relative alla manutenzione - spiega Elisabeth Tørstad, CEO di DNV GL Oil & Gas Spostando il focus dalla massima efficienza alla massima affidabilità e scegliendo opzioni di processo robuste con ridondanza intrinseca, siamo riusciti a sviluppare un concept che assicuri il mantenimento dei livelli produttivi e aumenti la redditività economica dei progetti FLNG”. Per la produzione di energia, Soli-

tude sfrutta tecnologie avanzate già disponibili sul mercato. L’energia, che altrimenti dovrebbe essere generata da turbine che richiedono un elevato livello di manutenzione, potrebbe essere, ad esempio, prodotta grazie a celle a combustibile. Questo porta a un sensibile miglioramento della capacità di generazione e a una riduzione dell’impatto ambientale per unità. L’attrezzatura dell’impianto FLNG è modulare, monitorata da remoto a terra, con la maggior parte delle attività di manutenzione di routine e di risoluzione dei guasti realizzate da unità di controllo e manutenzione robotizzate in grado di autoprogrammarsi. La parte superiore ospita un sistema di guide che corre lungo tutto l’impianto consentendo ai robot di accedere a tutte le apparecchiature. Reti di sensori senza fili agiscono


come occhi, naso e orecchie, inviando informazioni a un sistema di monitoraggio che sovrintende al rilevamento dei guasti, gli interventi di manutenzione preventiva e la pianificazione degli interventi di riparazione. Dato che nessuno vivrà o lavorerà a bordo, i rischi per la sicurezza delle persone vengono totalmente eliminati. In occasione di lavori che richiedono l’intervento di squadre di manutenzione, la piattaforma verrà preparata affinché le operazioni si possano svolgere nella massima sicurezza. Un’imbarcazione di supporto di nuova concezione, con un sistema di attracco diretto, renderà gli interventi ancora più sicuri. “I progetti oil & gas già esistenti in aree remote hanno conosciuto sviluppi tecnologici impressionanti, soprattutto per quel che riguarda le operazioni sottomarine. Solitude si rifà a questi - ha dichiarato Tørstad - Gli operatori controllano già installazioni sottomarine e piattaforme offshore dalla terra ferma. Visti i grandi progressi nei sistemi di automazione e gestione remota delle operazioni, gli impianti offshore senza equipaggio rappresenteranno un naturale sviluppo nei prossimi decenni”. “Anche se Solitude è un concept olistico, molte delle soluzioni che utilizza possono essere implementate in modo indipendente l’una dall’altra. Diverse son già disponibili oggi. Questi progetti rappresentano il nostro modo di riflettere ad alta voce. Il nostro obiettivo è di presentare concept di alto livello affinché diventino spunto di discussione

e materia di sviluppo in collaborazione con le imprese di settore. Vediamo in Solitude una nuova opportunità per il futuro” ha concluso Elisabeth Tørstad. Extraordinary innovations L’innovazione parte dalla comprensione della situazione attuale, dall’apertura mentale, dall’apprendere dagli altri e dal giocare con le idee. Nei progetti “Extraordinary Innovation” di DNV GL, viene adottato questo approccio per avere uno sguardo nuovo sui settori in cui si opera e sulle sfide che si devono affrontare. “Il nostro obiettivo è di ispirare i nostri stakeholder a pensare in modo diverso e a sostenere soluzioni più sicure, più smart e più verdi” è il nuovo credo di DNV GL. DNV GL Dal 12 settembre 2013, DNV e GL si dono fuse in DNV GL. Con l’obiettivo di salvaguardare la vita, la proprietà e l’ambiente, DNV GL consente alle organizzazioni di incrementare la sicurezza e la sostenibilità delle proprie attività. DNV GL fornisce servizi di classificazione e verifiche tecniche oltre a software e a servizi di consulenza indipendente per i settori marittimo, oil & gas e dell’energia. Inoltre, fornisce servizi di certificazione a clienti operanti in svariati settori. Con origini che risalgono al 1864, DNV GL opera oggi a livello globale. È presente in oltre 100 Paesi con 16.000 professionisti impegnati ad aiutare i propri clienti a rendere il mondo più sicuro, più smart e più verde. DNV GL – Oil & GAS Nel settore dell’oil & gas, GL Noble

Elisabeth Tørstad Denton e DNV Oil & Gas hanno unito le forze per garantire performance migliori, sicure, affidabili sia per quanto riguarda i progetti, sia la gestione delle operazioni. Offre un’ampia gamma di servizi tra cui technical assurance; marine assurance e advisory , la consulenza nell’ambito del risk management e la classificazione offshore. I nostri 4.000 professionisti possono contare su esperienza, capacità multidisciplinari e di innovazione per risolvere le sfide che i propri clienti si trovano a dover affrontare. Con i nostri partner, contribuiamo allo sviluppo del settore attraverso lo sviluppo di standard e best practice per l’intero ciclo di vita degli asset. Giovanni Piro

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shipping / porto&diporto

G7, sicurezza e formazione per personale imbarcato

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uso ormai comune della parola “contractor” lo considera un errore da matita blu. “Meglio parlare di guardie giurate addette ai servizi di sicurezza sussidiaria, una definizione meno sintetica ma molto più in linea con l’effettivo profilo del ruolo”. Generale in congedo dell’Esercito, Carmelo Calanna è il responsabile della formazione di G7, la prima società di sicurezza in Italia autorizzata a fornire servizi antipirateria a bordo di navi mercantili e, con il braccio specializzato G7 Academy, a fornire, attraverso specifici percorsi di preparazione, personale altamente qualificato. Con PORTO&diporto chiarisce alcuni punti di un’attività dai risvolti delicati ma sempre più essenziale per i trasporti internazionali. Come opera il personale a bordo delle navi mercantili? Ogni team fornito da G7 è composto da un minimo di 4 membri ed opera esclusivamente nella high risk area caratterizzata da una più alta densità di attacchi, compresa tra la costa Est del Corno d’Africa e quella Ovest dell’India. Le missioni sono svolte solo su mercantili battenti bandiera nazionale e il personale armato, il cui eventuale intervento ha solo carattere persuasivo, dipende direttamente dal comandante dell’unità. Quando comincia l’impiego di G7 nell’antipirateria?

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L’impiego di guardie giurate addette ai servizi di sicurezza sussidiaria a bordo delle navi comincia nel gennaio 2013. Da allora sono state condotte con pieno successo oltre 150 missioni. Il tutto nel rispetto di un quadro normativo che disciplina in modo dettagliato le modalità di impiego del personale. Da parte nostra c’è l’impegno costante a fornire un elevato livello qualitativo in un’offerta che recentemente si rivolge anche alla formazione. Quali percorsi sono stati attivati? Fino alla modifica del Decreto Ministeriale 154 poteva essere assunto solo personale che avesse trascorso un periodo di almeno sei mesi in missione Onu o Nato. Con il cambiamento di scenario, invece, si sono aperte le porte alla formazione di operatori provenienti dal mondo civile. In quest’ambito, ci avvaliamo di istruttori che arrivano dal mondo militare prevedendo nella fase operativa l’affiancamento con personale che ha già maturato esperienza nel settore. L’obiettivo principale è perfezionare l’offerta attraverso processi continui di revisione e aggiornamento delle “lezioni” acquisite sul campo. Come si diventa operatore specializzato in attività antipirateria? L’iter è complesso e minuziosamente scandito dalla normativa vigente. Dopo un primo corso di 40 ore, comune a tutte le altre figure di addetti alla sicurezza

sussidiaria previste dalla G7 Academy, si accede a due moduli integrativi, rispettivamente presso la Scuola delle Capitanerie di porto di Genova e la Brigata Marina S. Marco di Brindisi. Conclusa questa prima fase con un test, bisognerà superare un esame finale condotto da un’apposita commissione. Successivamente si procederà alle lezioni di tiro e all’acquisizione del libretto di navigazione. Non si tratta dunque di creare dei “Rambo”: al centro del processo contano soprattutto requisiti di carattere psicologico e di equilibrio comportamentale. Quali altre figure forma la G7 Academy? L’attività del nostro braccio formativo abbraccia la security in tutte le sue varianti. Un esempio è costituito dal personale che può essere impiegato in funzione antiterrorismo nei porti. Gli addetti sono qualificati anche per l’uso di attrezzature ad alto contenuto tecnologico come gli scanner. Sotto questo aspetto l’Academy adotta una serie di tecniche innovative che derivano direttamente dal sistema militare. Tra gli altri corsi offerti alle aziende in aree a rischio: travel security, CISM (Critical Incident Stress management), guida veloce, etc. inoltre è stato attivato un comparto dedicato al Risk Analysis e Intelligence. Giovanni Grande


shipping / porto&diporto

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FederSicurezza

ederSicurezza, Federazione del Settore della Vigilanza e Sicurezza Privata, promossa dalla Confcommercio - Imprese per l’Italia, Confederazione Generale Italiana delle Imprese, delle Attività Professionali e del Lavoro Autonomo, è stata costituita il 16 febbraio del 2005 per volontà delle due principali Associazioni Nazionali di Categoria: Assvigilanza ed Univ. La Federazione è l’Organismo di rappresentanza unitaria del settore e si caratterizza come momento di sintesi delle specificità imprenditoriali riconducibili al comparto; si propone, nell’interesse generale delle imprese di riferimento, un raccordo sindacale unificante delle realtà associative oggi presenti nell’ambito della sicurezza complementare. FederSicurezza opera per la tutela, la salvaguardia, la promozione e lo sviluppo imprenditoriale d’area, favorendo l’ottimizzazione e la valorizzazione sinergica delle potenzialità presenti nel comparto della vigilanza e sicurezza privata ed in quello, ad esso attinente e connesso, delle aziende o dei professionisti che forniscono tecnologie, metodologie, strutture ed impianti per la sicurezza. La Federazione, che oggi associa AssVigilanza, Univ, Anssat, Anisi, Anivp e PiùServizi, rappresenta circa il 65% degli istituti di Vigilanza e del Trasporto Valori che operano nel mercato nazionale, oltre l’85% delle aziende italiane della radiolocalizzazione satellitare ed una importante e crescente quota di imprese dedicate ai servizi integrati, per un totale complessivo di circa 450 realtà aziendali - costitui-

te per oltre il 70% da Istituti di Vigilanza Privata - che occupano 20.000 addetti (di cui il 70% circa attivi nella Vigilanza), con un fatturato annuo stimabile in più di due miliardi di euro. FederSicurezza è accreditata presso il Ministero dell’Interno, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Ministero delle Comunicazioni. La Federazione rappresenta l’Italia all’interno di CoESS Confederation of European Security Services, nell’ambito della quale ha assunto anche la Seconda Vice Presidenza Europea. Per Luigi Gabriele, Presidente di FederSicurezza, “l’antipirateria rappresenta un’occasione di mercato indubbiamente appetibile per la vigilanza privata, ma allo stesso tempo un comparto di attività caratterizzato da estrema delicatezza. Un’opportunità rispetto alla quale non intendiamo tirarci indietro, ma ri-

Luigi Gabriele teniamo indispensabile uscire dalla logica del low cost e della complementarietà. E’ necessario investire su una formazione adeguata che consenta ai nostri operatori di mettere a servizio la propria professionalità a 360 gradi, e non invece di relegarla a copertura dei “buchi” altrui”. FederSicurezza, tramite la propria struttura operativa Sicurservizi, e G7 srl, tramite la struttura formativa G7 Academy, grazie ad un’apposita convenzione, intendono mettere in campo corsi di formazione antipirateria pienamente strutturati. Italo Merciati


riforma / porto&diporto

Pappalardo, le persone giuste al posto giusto

Per il presidente di Federagenti è arrivato il momento di voltar pagina – Capacità decisionali per i nuovi responsabili dei porti italiani

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iter defatigante cui è costretto l’agente marittimo per il pagamento della tassa d’ancoraggio ha divertito non pochi partecipanti all’ultima Assemblea nazionale di Federagenti. Una variante del gioco dell’oca (presentazione del conteggio per la tassa sulla base della stazza della nave in Capitaneria; verifica da parte di quest’ultima ed emanazione dell’ordine di introito; emissione in banca di assegno circolare da consegnare in Dogana; rilascio di bolletta doganale da riportare in Capitaneria;

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consegna di una lettera d’impegno qualora l’evento si verifichi nei giorni di sabato o di domenica), un addentrarsi nei meandri labirintici della burocrazia italiana descritto, volutamente, con il sorriso sulle labbra. “Sono problematiche che denunciamo da anni – spiega il presidente della Federazione, Michele Pappalardo – e mettere in evidenza il lato sarcastico di certe situazioni, rinunciando alle drammatizzazioni, ci è sembrata una strada inedita da esplorare per pungere nel vivo la controparte e ottenere finalmente qualche risultato

concreto”. Quanto pesa la burocrazia per le attività del settore? È un vincolo che frena l’intero sistema Paese e, per il settore marittimo, costretto a fare i conti con realtà internazionali più efficienti, emerge in tutta la sua drammaticità. Al di là del tono scanzonato con cui la problematica è stata introdotta, dai lavori dell’Assemblea sono emersi elementi di forte criticità. Penso alla denuncia del vice presidente di Contship, Marco Simonetti, sugli eccessi di controlli che stanno in-


fluenzando in negativo i traffici di Gioia Tauro. Se, come è chiaramente emerso, il numero spropositato di ispezioni rispetto ai concorrenti spagnoli e olandesi produce meno risultati in termini di sequestri, significa che qualcosa nel sistema non funziona come dovrebbe. Si è parlato anche delle polemiche nate in seguito all’istituzione dei corridoi doganali, cosa pensa al riguardo? Se lo Sportello Unito fosse pienamente a regime non si sarebbe innescato il meccanismo che ha portato alla richiesta di questo strumento. Come categoria siamo favorevoli ad ogni procedura di semplificazione e risparmio in termini di tempi e di costi. A patto che non intacchi i livelli minimi di professionalità richiesti. Siamo consci dei vantaggi derivanti dai corridoi: la merce si sposta più velocemente e l’ottimizzazione dei costi derivante dall’accentramento delle procedure di controllo si traduce in vantaggi per il consumatore e in un più stretto rapporto tra aziende e territorio. C’è un però. Si rischia il depauperamento del tessuto portuale, l’inaridimento di quelle categorie lavorative che hanno contribuito nel corso degli anni alla ricchezza che si genera dalle banchine.

Qual è l’alternativa? Lo sdoganamento deve essere effettuato all’interno della cinta portuale, garantendo però la massima efficienza per abbattere i tempi, per non aggravare sulla competitività delle merci con costi aggiuntivi. Da questo punto di vista, lo ripeto, bisognerebbe mettere a regime lo Sportello Unico, sfruttare a fondo i vantaggi del pre-clearing. Invece appena il 10% dei famosi 23 enti che dovrebbero essere messi in rete sono effettivamente collegati tra loro. Lo stato di salute della categoria? La crisi dei trasporti si è riversata anche sugli agenti marittimi. Il comparto ha sofferto la flessione dei noli e il calo complessivo dei traffici che ha investito i porti della penisola. Non sono stati anni felici e anche se oggi intravediamo qualche luce è ancora presto per azzardare ipotesi trionfalistiche. Cosa differenzia gli agenti marittimi italiani dagli omologhi europei? Con l’eccezione parziale del Portogallo siamo l’unica categoria a livello continentale regolata da una normativa (legge n.135/77, ndr) che ci tutela e detta principi stringenti. Una situazione che fino a poco tempo fa veniva giudicata non troppo positivamente dai colleghi esteri. Oggi invece in molte sedi la nostra esperienza è presa a modello e rappresenta un punto di riferimento per un costituendo processo di armonizzazione a livello europeo. Non a caso l’apposita commissione costituita dalla nostra organizzazione mondiale è presieduta da un italiano. Che giudizio da del Piano della Logistica e della Portualità? L’impostazione di fondo mi piace. La logica di sistema, la regia unica, l’accorpamento delle Ap sono tutte indicazioni che nel corso degli anni abbiamo ampiamente condiviso. Credo che i punti positivi superino nel complesso le criticità. Sono però perplesso su alcune scelte. Soprattutto, l’accavallamento di diverse regioni, con tutto quanto ne consegue in merito alle competenze relative, nella determinazione di alcuni distretti marittimi. E poi la nuova composizione dei comitati portuali dove, di fatto, sono stati esautorati i rappresentanti di chi lavora sulle banchine. Una situazione in cui, devo confessarlo, non mancano le colpe di parte. I comitati così come sono costituiti adesso rappresentano il luogo per eccellenza del conflitto d’interesse, dove si perseguono gli interessi particolari a scapito della comunità. Infine, la scelta di dare maggior centralità alla “direzione porti” in seno al ministero. Funzionerà solo se la struttura sarà dotata di risorse e strumenti per poter realmente svolgere i propri compiti.

Michele Pappalardo Le priorità per il distretto portuale campano? Per ragionare seriamente in termini di sistema sarà necessario innanzitutto mettere a regime i porti di Napoli e Salerno con gli aeroporti e gli interporti regionali; rinunciando ai voli pindarici e ai “grandi progetti” che per definizione hanno bisogno di lunghi tempi per essere realizzati. Non dico di non ragionare sul lungo termine ma la priorità è valorizzare l’esistente per recuperare il terreno perduto. Quando vedo che merci, passeggeri e operatori accedono all’area portuale di Napoli da un solo raccordo autostradale penso, mi si perdoni l’immagine, che andiamo in guerra con le pistole ad acqua. Stesso discorso per la mancanza di collegamenti ferroviari, i ritardi sui dragaggi o la scarsa chiarezza sulla questione delle concessioni. Da questo punto di vista Salerno può rappresentare un buon esempio da seguire. Uno scalo che nonostante gli oggettivi limiti geografici è riuscito a crescere grazie alla collaborazione fattiva tra imprenditori, istituzioni e governance efficiente. La differenza tra le due realtà sta tutta qui: Salerno è un porto “giovane” che è stato creato dai suoi operatori portuali, Napoli è il risultato di una stratificazione storica e amministrativa che alla lunga ha finito per perdere il bandolo della matassa. Le qualità del prossimo presidente della nuova Ap della Campania? Non voglio riesumare la vecchia polemica tra politici e tecnici. Quale che sia l’origine o la formazione del nuovo Presidente dovrà essere soprattutto un generale in grado di scegliere bene i suoi colonnelli. È arrivato il momento di cambiare pagine e per essere all’altezza del compito ci sarà bisogno, almeno per una volta, delle persone giuste nel posto giusto. Giovanni Grande

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riforma / porto&diporto

La filiera logistica necessita di riforme giuridiche

U

n “Libro bianco” e una proposta di legge per inquadrare il settore. Fedespedi, l’organizzazione imprenditoriale delle imprese di spedizioni internazionali, si prepara agli appuntamenti del prossimo autunno. “Nel corso della nostra Assemblea pubblica – annuncia il presidente Piero Lazzeri – faremo il punto della situazione presentando, in collaborazione con l’Università di Varese, una ricerca che spieghi in modo esaustivo le caratteristiche della categoria”. Una realtà comprendente l’intera filiera logistica, composta da 31 associazioni territoriali, in rappresentanza di circa 2.200 aziende per 80mila dipendenti impiegati direttamente, che sconta quotidianamente la mancanza di un preciso quadro normativo. Perché la richiesta di un riconoscimento legislativo? È chiaro che non è più tempo di albi e non è nostra intenzioni fare richieste fuori tempo massimo. Ma gli operatori logistici possono essere considerati dei veri e propri “sopravvissuti” alla tempesta del neoliberismo; hanno affrontato questi anni senza reti di protezione adeguate. Il riconoscimento giuridico del nostro profilo specifico ci permet-

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terebbe finalmente di ovviare a certi oneri che rendono più gravosa l’attività. Un’esigenza che si sente in modo particolare nelle questioni contrattuali dove dobbiamo fare riferimento ad altre figure. Rinunciare ad inquadrare un settore che complessivamente fattura 20 miliardi di euro e, per caratteristiche operative, deve confrontarsi in un contesto comunitario dove ogni Paese contempla norme specifiche, significa cedere soprattutto sul terreno della competitività. Non ci interessa nessun tipo di protezionismo, le nostre aziende hanno una vocazione naturale verso l’internazionalizzazione dei mercati e ne seguono le evoluzioni. Come è cambiato l’orizzonte delle attività? Le trasformazioni delle aziende di spedizione sono andate di pari passi con quella della movimentazione delle merci, supportando la specializzazione manifatturiera del Paese. Le innovazioni tecnologiche, la complessità delle catene logistiche hanno di fatto superato la tradizionale definizione di “ingegneria” o “architettura del trasporto” trasformando lo spedizioniere in un “consulente” a tutto tondo: oggi è necessario possedere un know how

consolidato su regolamenti, metodi di pagamento, analisi dei mercati. Una complessità di approccio riconosciuta anche a livello universitario. Qual è il rapporto con il mondo della formazione? Migliore che in altri ambiti. In diversi atenei italiani sono già attivati corsi in ingegneria ed economia che rispondono alle nostre specifiche esigenze; a Milano, Genova, Napoli, solo per fare qualche esempio, ci sono corsi di specializzazione, con collaborazioni dirette con le aziende: un contatto con il mondo del lavoro che permette una selezione verso l’alto della qualità degli operatori. Quanto ha impattato la crisi sulle attività? Oggi viviamo un periodo di stabilità dopo la grande tempesta degli anni scorsi. Siamo riusciti a resistere anche in virtù della consuetudine a confrontarsi con le difficoltà operative. Tutta la supply chain a partire dal 2007/08 ha registrato grandi esodi ma, specie negli ultimi tempi, c’è anche qualcuno che rientra. Starà alla nostra capacità di adeguare il sistema nazionale dei trasporti la possibilità di cambiare definitivamente pagina.


Piero Lazzeri

Cosa pensa del Piano della Logistica? Nei mesi scorsi ho espresso la mia perplessità circa il rischio di un’impostazione del documento eccessivamente accademica, poco centrata sulle questioni poste dagli addetti ai lavori. Fermo restando che bisognerà attendere tutti i passaggi necessari per l’approvazione della riforma trovo comunque condivisibili alcune scelte strategiche di fondo. Il taglio delle Autorità portuali, per cominciare. Un sistema con 24 enti era francamente insostenibile e gli stessi 13 o 14 distretti regionali che si vanno configurando mi sembrano eccessivi. Dal mio punto di vista questa operazione dovrebbe rappresentare il punto di partenza verso un’ulteriore semplificazione che porti a individuare 5-6 macro-sistemi scelti non in base a criteri politici ma sulla potenzialità di attrarre la merce. Il rischio maggiore è che la gestione di questo processo sia condotta con scarsa determinazione. Non avrebbe senso fare come con l’abolizione delle Provincie: un’operazione di semplificazione che non ha prodotto risultati concreti. Stesso discorso vale per l’accentramento delle decisioni strategiche in materia di

portualità. In che senso? Rispristinare il modello del “decision maker” permetterebbe una vera razionalizzazione del sistema. Anche in questo caso, la chiave per centrare gli obiettivi sta nell’allontanare la cattiva politica dalle leve del comando. Solo un’approfondita conoscenza del settore, unita alla reale volontà di puntare su quei sistemi portuali capaci di creare nuova movimentazione, impedirà di sprecare in progetti inefficaci le già scarse risorse. Convogliandole, soprattutto, sui porti che già da oggi possono contare su trend di crescita. Qual è il punto di maggiore criticità del sistema? La burocrazia, a tutti i livelli. Se riuscissimo a porvi rimedio il settore potrebbe crescere di un buon 10-20% rispetto ai livelli attuali. Invece, frena sia le aziende nazionali sia gli investimenti internazionali. Una realtà straniera al giorno d’oggi decide di investire in Italia solo se non può farne veramente a meno, allontanata da fattori, come i tempi della giustizia e la mancanza di certezza del diritto, che ci pongono non a caso in posizioni di rincalzo in tutte gli indici di efficienza.

Non si salva proprio niente? Al contrario. In un panorama logistico in mano a pochi Paesi del Nord Europa già il fatto di “tenere” il passo, nonostante tutti questi ostacoli, rappresenta un segnale di vivacità. In Italia esistono eccellenze che nulla hanno da invidiare al resto del continente. Nonostante un forte frazionamento interno e una concorrenza sempre più accentuata emergono realtà importantissime non solo nel settore delle spedizioni. Penso agli studi legali specializzati nel commercio internazionale. O ai broker assicurativi. Tutte professionalità con alle spalle una tipica “cultura italiana”. Da questo punto di vista non sono pessimista per il futuro. Il settore è riuscito ad assorbire i colpi più pesanti, ora è arrivato il momento di rilanciare l’azione. D’altro canto fino a quando la struttura produttiva della penisola sarà basata sul manifatturiero il comparto logistico, con le sue 20-25 filiere altamente specializzate, risulterà essenziale per garantire al sistema condizioni di competitività nei mercati d’esportazione. A patto, però, di mantenere la barra dritta e creare le condizioni per operare senza troppi freni. Giovanni Grande

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riforma / porto&diporto

Governo, avere capacità di ascolto verso lo shipping D

el PNPL apprezzo soprattutto la visione olistica delle soluzioni logistiche per sostenere l’economia reale cioè le aziende manifatturiere esportatrici ed i consumatori intermedi e finali. Perché l’economia nazionale cresca è indispensabile superare l’anarchia e la moltiplicazione dei luoghi dove si assumono gli obiettivi e le decisioni ridefinendo come fa il Piano i soggetti e le modalità della programmazione della regolazione e della gestione per tutti i segmenti dell’attività logistica. Il MIT, dotato di competenze adeguate tornerà a svolgere il proprio ruolo di programmazione degli obiettivi di settore nell’ambito delle politiche industriali decise dal Governo e dal Parlamento. Avrà, almeno nelle intenzioni del Piano, una grande capacità di ascolto verso le Autorità di Sistema e verso le associazioni degli operatori attraverso l’adozione del Codice di Condotta europeo sul partenariato. Spero che il metodo sia allargato ai rapporti con tutte le componenti del sistema logistico nazionale comprese

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quelle che hanno imperniato il loro potere sulla cogestione e sulla intermediazione dei sussidi. Senza una regia forte e competente come quella prevista nel PNPL lo Stato continuerebbe a finanziare la cannibalizzazione reciproca tra i porti senza stimolarne la crescita. I sistemi multi-porto, previsti ma non definiti, ne attenueranno il rischio e consentiranno una offerta integrata di servizi anche se non sempre e non dovunque la integrazione tra più debolezze produrrà una forza (accorpare due porti con fondali insufficienti è ovvio che non equivarrà ad averne uno con pescaggi adeguati). Ma l’accorpamento di funzioni analoghe che risultano duplicate in entità con la stessa ragione sociale e con la stessa mission ha senso anche nel pubblico soprattutto perché eviterà che l’autonomia finanziaria piena o parziale che sia possa contribuire ad una ulteriore fase di anarchia progettuale . Rilevo che in ogni caso alle AdS saranno garantite le risorse indispensabili al loro funzionamento ed a quello dei porti “accorpati”.

In questo modo non si disperderanno in mille rivoli le risorse disponibili per investimenti basati sul ritorno economico, sulla immediata cantierabilità, sul coinvolgimento di risorse private. Constato che perfino un Governo decisionista come l’attuale ha “sospeso” nel PNPL la parte relativa all’argomento accorpamenti e riduzione del numero delle Autorità. Dovrà farlo in ossequio al comma 1 dell’Art. 29. Leggendo le carte diffuse e considerandole “tendenziali” posso dire che condivido l’orientamento alla loro riduzione che avrebbe potuto essere più banalmente realizzata con accorpamenti a livello regionale nei quali il porto “core” fosse stato capofila e sede dell’Autorità uniformandoci alle decisioni assunte a livello europeo. Un sistema efficiente è gerarchico ed i suoi pilastri portanti debbono essere sovraordinati rispetto agli altri soggetti coinvolti. Per questo motivo condivido che le Autorità di sistema, l’agenzia delle Dogane ed il MIT siano configurate nel PNPL in modo tale da poter raggiungere le finalità che sono state


loro assegnate. Capisco le contrarietà ma in tutto il mondo gli Harbour masters rispondono alle Autorità portuali e la sanità marittima è in molte parti del mondo una funzione interna, insieme ad altre compresa la security, delle Customs and Border protection Agencies, che mi risulta funzionino. Ormai tutti sanno che le operazioni di imp/exp sono condizionate solo relativamente dall’Agenzia delle Dogane. Lo splitting dei tempi pubblicato da World Bank li addebita soprattutto ad adempimenti prodromici e contestuali in capo ad altre amministrazioni. L’Agenzia ha altre pecche e Confetra ha altre ragioni di controversia con l’Agenzia delle Dogane. Gli EU Pilots che abbiamo promosso verso la TAXUD riguardano le sanzioni per errori (eccessive, la pretesa di riscuotere l’IVA alla frontiera in Francia ad esempio dal 1^ gennaio è esattamente l’inverso), la normativa per la quale le Dogane fino al terzo grado di giudizio hanno i diritti dei vincitori anche in caso di soccombenza in primo e secondo grado. Sulle nuove modalità di nomina dei

Presidenti ritengo che siccome i porti ed in generale le attività logistiche impegnano territori e condizioni di vita delle popolazioni sia indiscutibile che il loro impatto fisico sia oggetto di codecisione con le Istituzioni locali elettive sperando che queste non siano iscritte al partito dei NIMBY. Ritengo però che non abbiano titolo ad essere coinvolte nella indicazione dei Presidenti visto che questi debbono rispondere della loro gestione al Paese e non al Comune o alla CCIAA. Il loro coinvolgimento poteva avere senso, considerati i punti di partenza, nella fase sperimentale iniziale che si è conclusa da molto tempo. Il richiamo ai porti Nord Europei ed al ruolo che in quelle realtà svolgono le municipalità o i lander è del tutto inappropriato. A livello locale il Tavolo di partenariato permetterà di distinguere ruoli e responsabilità pubbliche e private superando un assetto che negli anni si era deformato. Ritengo che il PNPL debba essere integrato prima dell’emanazione del DPCM dalla previsione che il parere del Tavolo di partenariato sia obbligatorio e vincolante per le decisioni suscettibili di generare costi per gli utenti. Gli “one stop shop“ per tutte le operazioni di imp/exp e lo “sportello unico” delle amministrazioni coinvolte in altri processi rispondono alle richieste che Confetra ha avanzato da anni. Spero però sia possibile integrare il PNPL con alcuni elementi puntuali che riguardano specifici colli di bottiglia che abbiamo indicato nel nostro “crash program” a tutti i Governi che si sono succeduti in questi anni. Spero fortemente che non ci si impantani ancora una volta. Lascia ben sperare quanto ha velocità di realizzazione l’avvio dei tematici e l’utilizzo di “vettori normativi già incardinati”. Uno di questi (delega ambientale) dovrà ancora una volta occuparsi di dragaggi e di vasche di contenimento o di colmata. Pur sperando in un risultato più risolutivo di quelli raggiunti negli ultimi anni resto convinto che per avere fondali adeguati (non dovunque e comunque) si debba intervenire drasticamente consentendo a certe condizioni gli sversamenti a mare e la rottura delle assurde impermeabilizzazioni delle vasche di colmata. Ancora: mi sembra utile che dopo venti anni si regoli l’Art. 18 ed in particolare che finalmente si sia previsto di normare il “fine concessione” e l’incameramento dei beni realizzati a spese del concessionario. Significa che c’è consapevolezza che questi sono due macigni sulla strada degli investimenti infrastrutturali nei porti da parte dei privati.

Dopo la decisione del TAR Catania la discussione sui Servizi tecnico nautici è tutta in punta di diritto. Personalmente spero che si lasci il passo ad una più pertinente visione economica e funzionale dell’argomento. La mia opinione è che le dimensioni dei porti italiani ed il traffico che ognuno di loro movimenta non alimenterebbero adeguatamente i ricavi di più operatori di servizi tecnico nautici. Le tariffe si impennerebbero. Confetra sostiene da anni che l’alternativa consiste nella introduzione della “tariffa di prontezza operativa” che spalma su tutti gli utilizzatori potenziali della “safety” portuale – garantita a tutti che siano o non siano utilizzatori commerciali del servizio - una parte dei costi generati dalle prescrizioni delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera finalizzate alla sicurezza della navigazione. Penso che il Ministro abbia fatto bene a rimandare ad un successivo approfondimento un tema delicatissimo come quello del Lavoro portuale. In tutti i porti del mondo civilizzato esistono pool di manodopera resi necessari dal fatto banale che i traffici marittimi hanno picchi e flessi. Credo che non si debba correre il rischio di avviare al lavoro personale raccogliticcio e non professionale. Ciò potrebbe accadere – in particolare in certe aree del paese - se fosse consentito di integrare la forza lavoro dipendente dai terminalisti attraverso le comuni agenzie interinali. Anche in casa Confetra vi sono Colleghi che sostengono il definitivo superamento dell’Art. 17. Conoscendo la loro onestà intellettuale ritengo che si tratti di un “fallo di reazione” ad alcuni eccessi di alcuni artt. 17 troppo numerosi, troppo costosi, troppo assenteisti, poco professionalizzati. Ho sostenuto e sostengo però che non si debba creare il caos in tutti i porti a causa di problemi puntuali che non sarebbero risolti con colpi di mano. Nereo Paolo Marcucci Presidente Confetra

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riforma / porto&diporto

Il sistema Paese “deprime” il settore autotrasporto L

a CNA-Fita, nata nel 1974 per tutelare, assistere e rappresentare i propri associati, lo fa ininterrottamente da oltre 40 anni. Da allora rappresenta operatori sia del trasporto persone quanto del trasporto merci. Oltre 26 mila le imprese associate nell’autotrasporto di cose per conto di terzi dell’artigianato e della piccola e media impresa e le loro forme organizzate come consorzi e cooperative. Le imprese associate operano principalmente nel trasporto per conto di terzi dai prodotti industriali a carico completo, ai trasporti di prodotti agroalimentari, al trasporto petrolifero e chimico, ovvero a tutti i settori del trasporto su gomma, oltre che nelle attività complementari e sussidiarie al trasporto delle merci. Il momento attuale sembra relegare l’autotrasporto all’ultimo posto della filiera della logistica, complice la politica italiana che deprime il settore generando costi operativi spesso fuori

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mercato europeo. Un quadro d’insieme di queste problematiche ci viene offerto da Cinzia Franchini, Presidente nazionale CNA-Fita, in questa intervista rilasciata a PORTO&diporto. Il Governo si muove nella direzione di dare un giusto peso alla logistica nel contesto economico-produttivo nazionale. Quale la percezione del settore Autotrasporto? Ci auguriamo sia la volta buona! La filiera logistica è molto complessa e articolata nei soggetti, nei ruoli e nei problemi che la animano. Un problema su tutti è la spasmodica tentazione di gestirla sempre e solo attraverso la contrazione dei costi: al ribasso. In Italia purtroppo siamo molto distanti dall’approccio che in altri Paesi consente di valorizzare le professionalità e le competenze di una filiera così strategica per le economie moderne. Il punto di vista dell’autotrasporto è quello più distante perchè costretto in

fondo a questa catena e soprattutto depresso da un “sistema Paese” che gli impone costi operativi assolutamente fuori mercato e in media molto più alti che in altri Paesi Europei. Carburante, pedaggi, assicurazioni per non parlare poi del costo del lavoro. Tutto da noi costa di più che altrove. A questo si aggiungono una serie di carenze o mal funzionamenti infrastrutturali che ci mantengono, per esempio, tra i Paesi con la velocità commerciale più bassa d’Europa. In relazione al Piano Nazionale della Logistica e dei Porti quali le lacune e quali i suggerimenti migliorativi? Più che un suggerimento servirebbe un principio guida che in Italia dovrebbe valere sempre: non disperdere, semplificando. Di Piani della Logistica ne abbiamo avuti fin troppi e ci sono costati una fortuna. La politica fa bene a scegliere pochi porti sui quali investire e soprattutto quelli giusti per con-


centrare, migliorando, la gestione dei flussi commerciali. Lo stesso su tutto il resto: interporti ed aeroporti. La coperta è così corta che continuare a sperperare risorse sarebbe pura follia di cui beneficerebbero pochi a discapito di un Paese intero. Nel testo del Piano si legge “Un coordinamento nazionale forte ed efficace e la condivisione sono due esigenze imprescindibili per garantire la realizzazione di una vision integrata per il settore della logistica e della portualità”. Insomma più centralità e meno territorio. Scelta condivisibile? Territorio e Nazione debbono comprendere che le strategie logistiche sono continentali ed internazionali. Non possiamo prescindere da una visione che deve tener conto di dove vengono realmente progettate e concordate le rotte commerciali. Il resto segue e si chiama sburocratizzazione, costi operativi di mercato, capacità di attrarre e organizzare operatori. Una regia centrale aiuta e il territorio non potrà che goderne dovendo necessariamente accettare un approccio glocal alla logistica. Credo che chi oggi intende dividersi su una simile semplificazione lo fa perché portatore di interessi particolari e di certo non improntati al recupero di competitività. Recentemente Lei ha inviato a mez-

zo stampa una lettera aperta al ministro Delrio circa le “deduzioni forfettarie” per gli autotrasportatori, ci spiega cosa sono e perchè sono così importanti? Una delle questioni urgenti ancora irrisolte è quella dei fondi destinati alle deduzioni forfettarie. Si tratta di deduzioni e crediti d’imposta essenzialmente legati al recupero forfettario delle spese sostenute dagli autotrasportatori per le trasferte in relazione ai trasporti personalmente effettuati dall’imprenditore, titolare di ditta individuale, o dai singoli soci di società di persone. E’ un beneficio essenziale per la sopravvivenza di migliaia d’imprese artigiane che subiscono, quotidianamente, concorrenza sleale e dumping sociale da parte di aziende di altri paesi, principalmente dell’Est Europa, ma anche di società italiane che hanno da tempo delocalizzato sfruttando l’opportunità di costi decisamente più bassi (costo del lavoro, carburante, assicurazioni, pedaggi, pressione fiscale. Questo incentivo è importante perchè, insieme al rimborso trimestrale delle accise sul carburante, permette direttamente alle piccole imprese artigiane che in questi anni hanno saputo garantire la necessaria flessibilità all’intera filiera logistica e alla sua vezione, di recuperare poche ma fondamentali risorse economiche

Cinzia Franchini, per continuare ad operare correttamente. Non si comprende come mai oggi, in condizioni operative proibitive, a rimetterci dovrebbero essere proprio coloro che hanno semmai sostenuto con professionalità, intraprendenza e flessibilità la logistica nazionale. Se è un problema di risorse economiche le soluzioni alternative ci sono e CNAFita ne ha proposte diverse al Ministro Delrio, dimostrando che è possibile preservare migliaia di aziende italiane mantenendo l’obiettivo di una razionalizzazione della spesa. MDC

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confapi / porto&diporto

Hong Kong porta di ingresso per il Made in Italy in Cina N

on più solo fabbriche del mondo ma piazze di esportazione per la produzione di alta qualità griffata made in Italy. Dopo moda e design cresce nelle economie asiatiche la voglia di tricolore a tavola. Con Hong Kong a recitare la doppia parte: ricco mercato di consumo e piattaforma di lancio verso il Pearl River Delta, regione industriale con i più alti livelli di reddito e di potere di acquisto in Cina. Un’opportunità importante per la filiera agro-alimentare nostrana al centro del seminario “Hong Kong: la nuova frontiera del food and wine”, tenutosi recentemente a Parma. Ne parliamo con Riccardo Fuochi, presidente di Confapi Export, organizzazione la cui missione è l’assistenza nei processi di internazionalizzazione delle PMI e dei Consorzi Export aderenti a Confapi (94 mila imprese manifatturiere con circa 900mila lavoratori rappresentati).

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Perché Hong Kong rappresenta un’opportunità? Si tratta innanzitutto di un grosso mercato. Ai sette milioni di abitanti dell’isola, caratterizzati da un alto potere di acquisto, vanno aggiunti i circa 50 milioni di visitatori che annualmente vi giungono per motivi di affari o turismo. Tutti consumatori che propendono decisamente verso uno stile di vita occidentale. Inoltre, è qui che si formano le tendenze del consumatore cinese. Un prodotto di successo ad Hong Kong sarà ritenuto il prodotto giusto, quello di riferimento anche in Cina. Come si posiziona la produzione italiana in questo mercato? È una presenza numericamente rilevante ma che soffre di una scarsa penetrazione. Le vendite di vino italiano, faccio un solo esempio, raggiungono appena il 3% del totale; una percentuale stabile negli ultimi anni pur in presenza di un discreto aumento in termini

Riccardo Fuochi


assoluti. Purtroppo scontiamo cronici problemi nei canali della distribuzione internazionale oltre alla difficoltà ad affermare brand riconoscibili. Se è vero che i prodotti italiani rappresentano il top della gamma è altrettanto vero che la nostra cucina è caratterizzata da una varietà fin troppo ampia per essere facilmente recepita. Il successo dell’industria vinicola francese nasce da una scelta precisa: l’identificazione del prodotto d’oltralpe con marchi universalmente identificabili, come nel caso del Bordeaux. Da dove nascono queste difficoltà? La dimensione dell’impresa, in mercati dove i costi sono rilevanti e gli investimenti difficili, conta moltissimo. La problematica principale per il tessuto delle PMI italiane sta nella difficoltà ad organizzarsi in sistema. Per abbassare i costi bisognerebbe creare sinergie,

aggregarsi in gruppo, fare massa critica. Scegliere di strutturarsi, sfruttando tutti gli strumenti di assistenza e finanziamento messi a disposizione da enti e associazioni. Quale ruolo svolge Confapi Export in questa direzione? Il nostro obiettivo principale è assistere il processo di internazionalizzazione delle imprese, affiancandole anche nella ricerca di partner, nell’organizzazione di attività promozionali efficaci che non si limitino alla missione commerciale di pochi giorni o alla fiera. In quest’ottica lanceremo a breve un progetto in Cina per la creazione di uno spazio permanente, uno showroom collettivo di prodotti italiani che vedrà la partecipazione di diverse aziende: un unico punto che si autofinanzierà con i proventi derivanti dalla vendita diretta. Quale ruolo può svolgere la logistica nella conquista di nuovi mer-

cati? È un fattore importante per garantirsi competitività in contesti caratterizzati da forte concorrenza. E vale ancora di più nel campo dei prodotti deperibili e fortemente controllati, dal punto di vista igienico e sanitario, come lo sono quelli alimentari. Mi riferisco, in particolare, ai servizi di logistica avanzata che possono rappresentare la giusta soluzione per realtà non ancora pronte a creare proprie strutture commerciali all’estero. L’outsourcing, infatti, permette di agire sia nella fase del trasporto sia in quello della vendita e della distribuzione, passando per le operazioni doganali, di etichettatura e magazzinaggio. Insomma, una filiale virtuale per testare il mercato, sviluppare una rete di distributori, promuovere, al pari di concorrenti già affermati, i propri prodotti. Giovanni Grande

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Ferrovie, estendere sconto pedaggio a tutte le regioni E

stendere a tutte le Regioni lo sconto sul pedaggio di accesso alla rete ferroviaria per tutte le imprese ferroviarie merci operanti in Italia: lo chiede FerCargo evidenziando alcune inadeguatezze della normativa in vigore. Dal primo gennaio di quest’anno, grazie alla legge di Stabilità 2015 e in particolare alle disposizioni del comma 294, il traffico ferroviario merci da e per le regioni del Sud Italia e le isole è sostenuto da una norma che stabilisce lo sconto sul pedaggio per tutte le imprese ferroviarie. Di fatto è un azzeramento del costo al chilometro delle tracce che ogni impresa paga a RFI per l’utilizzo delle linee ferroviarie. FerCargo, l’associazione che riunisce le imprese ferroviarie private italiane,

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chiede al Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio una correzione della legge, alla luce delle problematiche emerse dopo i primi sei mesi di applicazione, una posizione condivisa anche da Trenitalia Cargo. Il neoeletto presidente di FerCargo, Giancarlo Laguzzi negli scorsi giorni ha chiesto un incontro al ministro Delrio per analizzare questione. La legge, come dicevamo, prevede per il triennio 2015-2017 un sostegno al trasporto ferroviario cargo sotto forma di sconti al pedaggio pagato a RFI. La disponibilità finanziaria è di 100 milioni l’anno. Il meccanismo di calcolo e attribuzione dell’incentivo è semplice. Entro il 30 aprile dell’anno successivo, (quindi entro l’aprile 2016 per quest’anno) ogni impresa in accor-

do con RFI calcola quanti chilometri ha percorso nell’anno per le relazioni da e per il Sud Italia e le isole. Con una semplice moltiplicazione si calcola il pedaggio che è stato pagato e di conseguenza il contributo che si ottiene. E’ subito emerso però che la somma dei chilometri percorsi tra tutte le imprese ferroviarie private e Trenitalia Cargo impegna meno della metà delle risorse messe a disposizione dal Governo e non si può certo immaginare che nel corso di uno o due anni i traffici da e per il Sud raddoppino di volumi. Il presidente di FerCargo Giancarlo Laguzzi spiega: “Nella formulazione attuale restano inutilizzate risorse per circa il 60% del contributo stanziato. Occorre una modifica della legge per estendere lo stes-


so meccanismo di incentivo a tutte le Regioni e rilanciare così, per la prima volta nella storia di questo Paese, in accordo con tutti gli attori del sistema, la logistica ferroviaria. Il Ministro dei

Trasporti ha manifestato recentemente attenzione al settore della Logistica, incontrando le rappresentanze dell’Autotrasporto; per un concreto sviluppo ed un vero rilancio del sistema logistico nazionale, è necessario raccogliere anche le istanze delle imprese ferroviarie del settore merci”. Le ragioni di questa richiesta sono articolate: si parte dal fatto che, in origine, la formulazione della legge era diversa: si prevedeva che le risorse assegnate fossero utilizzate per scontare il costo del pedaggio di tutta le rete nazionale con priorità di assegnazione alle zone del Sud e suddivisione del residuo, proporzionalmente sulla base dei treni/km, tra tutti i traffici effettuati sulla rete nazionale. Era una formulazione che aveva trovato già l’accordo di tutte le parti interessate Ministero in testa e che “misteriosamente” è stata modificata all’ultimo secondo. In secondo luogo, è quanto mai necessario sostenere il traffico merci ferroviario, sia per la fortissima concorrenza sui costi fatta dall’autotrasporto, sia in previsione della rivoluzione dei traffici che l’apertura all’esercizio della nuova Galleria di Base del Gottardo, in Svizzera porterà a partire dall’estate del prossimo anno. Le relazioni dai porti del Nord Euro-

pa saranno meno costose e più convenienti, con treni di 700 metri di lunghezza, una sola locomotiva in testa, e soprattutto, sagoma limite che permetterà il transito senza dover utilizzare i costosi carri ribassati. Insomma, si rischia che le merci privilegino le relazioni da e per il Nord Europa, penalizzando i nostri porti e scaricando in Val Padana ulteriori volumi di merci che sarebbero terminalizzate in gran parte via gomma. Non per nulla un grande operatore come Hupac sta ampliando i terminal di Milano Smistamento, Piacenza e Brescia proprio in funzione del nuovo Gottardo. I circa 55 milioni di euro/anno che rimarranno inutilizzati con l’attuale formulazione dell’incentivo, potrebbero essere quindi efficacemente impiegati per aiutare a spostare su ferrovia i maggiori traffici che il Tunnel del Gottardo produrrà sostenendo indifferentemente tutte le imprese ferroviarie che operano anche al Centro Nord, per i chilometri effettivamente percorsi. Sarebbe un sostegno all’intero servizio ferroviario nazionale e quindi al mercato nel suo complesso, in coerenza agli obiettivi di trasferimento di quote di traffico dalla strada alla ferrovia che anche questo Governo ha fatto propri. Franco Tanel

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trasporti / porto&diporto

Ryanair: “mantenere aperti i cieli d’Europa” R

yanair ha lanciato una petizione online estesa a tutta l’Unione Europa per impedire che i consumatori dell’Europa vedano i propri programmi di viaggio o le proprie vacanze interrotti o cancellati da un ristretto gruppo di sindacati dei Controllori del Traffico Aereo (ATC) che vanno in sciopero chiudendo i cieli sull’Europa. A partire dal 2009, i sindacati dei Controllori del Traffico Aereo francesi hanno messo in atto azioni di sciopero per 39 giorni, causando cancellazioni per milioni di persone in Europa. La scorsa chiusura dello spazio aereo francese, il 12 e 13 aprile di quest’anno, ha costretto le compagnie aeree europee a cancellare oltre 3.600 voli con inconvenienti per oltre 500.000 consumatori. Ryanair ha ripetutamente fatto appello alla Commissione e al Parlamento Europeo affinché prendano posizione per impedire queste azioni di sciopero, che causano confusione presso i consumatori europei. Ryanair ha lanciato quindi la

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petizione online per “Mantenere Aperti i Cieli d’Europa”, che offre ai consumatori europei l’opportunità di unirsi nel suo appello per proteggere l’Europa dai ripetuti ricatti e disservizi da parte dei sindacati dei Controllori del Traffico Aereo, in questi modi: 1. Rimuovendo il diritto di sciopero per i sindacati dei Controllori del Traffico Aereo Europei, nello stesso modo in cui alle varie forze di polizia e militari d’Europa non è consentito scioperare. Negli Stati Uniti, ai sindacati dei Controllori di Volo è proibito per legge di scioperare. Chi lavora come Controllore di Volo in Europa potrà ancora aderire a un sindacato, organizzarsi e avanzare i propri interessi attraverso la mediazione o l’arbitrato vincolante, il che non implica scioperi o chiusure dei cieli europei oppure


2. Permettendo agli altri Controllori del Traffico Aereo europei di gestire i voli sullo spazio aereo francese durante gli scioperi, il che minimizzerebbe le cancellazioni e i disservizi per i consumatori europei in Spagna, Italia, Germania e Regno Unito, i quali necessitano di attraversare lo spazio aereo francese e spagnolo. Quando questa petizione estesa a tutta l’Unione Europea otterrà 1 milione di firme, Ryanair intende presentarla a Bruxelles e invitare la Commissione e il Parlamento dell’UE a prendere finalmente un provvedimento. Kenny Jacobs di Ryanair ha dichiarato: “E’ inaccettabile che i consumatori europei vedano ripetutamente interrotti o cancellati i propri piani di viaggio e vacanze dalle azioni egoistiche dei sindacati dei Controllori del Traffico Aereo ogni estate, i quali usano gli scioperi come prima arma piuttosto che come ultima risorsa. I sindacati francesi dei Controllori di Volo organizzeranno ancora una volta tre giorni di sciopero questa settimana, e ciò impatterà su centinaia di migliaia di consumatori europei. È particolarmente riprovevole che questi scioperi abbiano luogo nel momento di picco della stagione estiva, puntando deliberatamente ai vacanzieri e alle famiglie. Oggi abbiamo lanciato la pagina web http://www.keepeuropesskiesopen.com/, dove i consumatori possono sostenere la nostra petizione online facendo appello alla Commissione Europea e al Parlamento

Europeo affinché rimuovano il diritto di sciopero dei sindacati dei Controllori di Volo o permettano agli altri Controllori del Traffico aereo europei di operare nello spazio aereo francese o spagnolo durante questi ripetuti scioperi. È tempo che la Commissione e il Parlamento prendano misure per impedire che le famiglie e i normali viaggiatori europei vedano le sudate vacanze o i propri programmi di viaggio regolarmente interrotti da questi sindacati che chiudono i cieli sopra l’Europa. Se l’Unione Europea non vorrà ascoltare le compagnie aeree, forse ascolterà i cittadini europei.” Intanto Ryanair ha reso noto le statistiche relative al traffico e al tasso di riempimento nel mese di giugno: il traffico è cresciuto del 14% con 9,5 milioni di client; il tasso di riempimento è cresciuto di 5 punti percentuali salendo al 93%; il traffico annuale fino a giugno è cresciuto del 14% con 94,3 milioni di clienti. Lo scorso 7 Luglio la compagnia ha potuto riscontrare che c’è stata una risposta record da parte dei consumatori da tutta Europa all’offerta di 1 milione di posti a €19,85 messi in vendita per festeggiare il 30esimo anniversario dal suo primo volo. Le prenotazioni nel primo giorno di vendita dei posti a €19,85 sono state moltissme superando le 400.000, con un raddoppio del traffico sul sito Ryanair.com poiché i consumatori hanno voluto usufruire dei voli scontati. Barcellona si è dimostrata la destinazione più popolare scelta dai clienti Ryanair che hanno “acchiappato” queste speciali tariffe per il 30° compleanno, mentre i clienti italiani hanno dimostrato di essere la nazionalità più veloce di tutte nel prenotare le tariffe speciali. In risposta a questa richiesta senza precedenti, Ryanair suggerisce ai clienti che il modo più semplice per trovare le tariffe a €19,85 con la

migliore disponibilità è l’utilizzo della funzione Trova Tariffe sul sito Ryanair. com. Una volta lì, i clienti dovrebbero impostare il prezzo che vogliono pagare a €20,00 e il sito farà il resto, mostrando loro tutte le destinazioni ancora disponibili a €19,85 o a meno. Kenny Jacobs, Chief Marketing Officer di Ryanair. ha dichiarato: “Siamo stati spiazzati dalla risposta alla nostra offerta di posti a €19,85 per il 30esimo compleanno, con una richiesta record da parte dei clienti nel giorno di lancio del milione di posti in promozione. Sono già stati acquistati oltre 400.000 posti del milione in offerta e ci aspettiamo che il numero continui a crescere nei giorni a venire poiché il traffico sul sito Ryanair. com continua a fluire e i consumatori sfruttano al massimo la nostra generosità in occasione del nostro compleanno. I clienti dovrebbero usufruire della funzione Trova Tariffe sul nostro sito per prenotare i posti scontati con ancora più scelta, poiché segnala le destinazioni con la maggiore disponibilità. Questa offerta a €19,85 farà risparmiare ai clienti ulteriori 125 milioni di euro poiché continuiamo a offrire le più basse tariffe aeree d’Europa con il più grande network di rotte e il miglior servizio”. Ryanair è la compagnia aerea preferita in Europa, con più di 1.600 voli giornalieri da 74 basi, che collegano 190 destinazioni in 30 paesi, e opera con una flotta di oltre 300 nuovi Boeing 737-800. Ryanair ha recentemente annunciato ordini per ulteriori 283 nuovi aeromobili Boeing 737, oltre a un’opzione per altri 100 Boeing 737 MAX 200, che permetteranno a Ryanair di abbassare le tariffe e di accrescere il traffico dai 100 milioni di quest’anno a oltre 160 milioni di passeggeri p.a. nel 2024. Ryanair conta attualmente un organico di oltre 9.500 professionisti dell’aviazione altamente qualificati e vanta un record di 30 anni di sicurezza. Carolina Sinnopoli

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logistica / porto&diporto

Fiat-Chrysler, tre possibilità per diventare forza globale Commento di Manish Menon, analista di Frost & Sullivan per il settore automobilistico e dei trasporti

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’accordo FCA, ora basta!’ è stata la reazione di General Motors (GM) con FiatChrysler Automobiles (FCA) riguardo a una possibile fusione GM-FCA. Ultimamente, FCA ha spinto fortemente per avvicinarsi a diverse case automobilistiche; nel caso di General Motors, con una certa insistenza. L’amministratore delegato di FCA, Marchionne, ha più volte espresso la sua opinione in merito all’inevitabile consolidamento nel settore automobilistico per ottenere migliori sinergie, specialmente quando la sovracapacità rappresenta un’importante questione irrisolta che dovrebbe essere affrontata il prima possibile. Nei mesi successivi alla fusione di Fiat e Chrysler nel 2000, Marchionne è riuscito a rendere Chrysler un business profittevole, mentre Fiat, allo stesso tempo, ha subito perdite importanti in Europa. Nelle ultime settimane, Marchionne ha chiesto ripetutamente un consolidamento delle principali case automobilistiche a livello globale, per riuscire a sostenere gli enormi investimenti necessari per soddisfare la domanda di veicoli più puliti, più sicuri e tecnologicamente avanzati. Ciò mostra anche il suo desiderio di affrontare i problemi che potrebbero limitare la capacità di FCA di competere in un settore automobilistico sempre più competitivo. Un’attenta analisi del portafoglio di veicoli di FCA getta luce sui motivi per cui Marchionne è alla disperata ricerca di un partner o di una fusione con una casa automobilistica globale come GM. FCA ha un ricco portafoglio di offerte per quanto riguarda veicoli commerciali leggeri (LCV) e SUV, ma è significativamente indietro nel segmento delle auto piccole e ibride rispetto ai suoi concorrenti in Europa e Nord America. Per ricapitolare quanto è accaduto nel 2000, Fiat e GM hanno stretto un’alleanza, con l’acquisto del 20% di Fiat da parte di GM. Il decennio è stato influenzato da fusioni e acquisizioni di alto profilo, con particolare attenzione alla creazione di piattaforme dai volumi elevati per ottenere il massimo profitto. Fiat e

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Sergio Marchionne GM hanno rapidamente combinato diversi programmi, come ad esempio gli acquisti e i motori e i cambi. Con l’uscita di GM nel 2005, Fiat ha beneficiato del pagamento di una somma pari a circa 2 miliardi di dollari da parte di GM. Tornando ora al 2015, Marchionne è ancora interessato a GM. Ma a differenza del 2000, questa volta GM non ha per il momento ceduto al suo approccio. Analizzando da vicino entrambi i marchi, si spiega la posizione di GM. Proprio come GM, FCA ha un ricco portafoglio di offerte per quanto riguarda SUV e LCV, ma con una portata molto più ampia in questo segmento. Con la sua offerta di 21 modelli, FCA produce quasi 2,2 milioni di veicoli in questa categoria, nelle Americhe, in Europa e in Asia. Invece, con i suoi 34 modelli GM riesce a malapena a produrre lo stesso numero di veicoli di FCA nel segmento di SUV e LCV, e si rivolge prevalentemente al solo mercato delle Americhe. Tuttavia, guardando al segmento delle auto piccole e ibride, diventa chiaro il motivo per cui Marchionne sta spingendo per una fusione con GM. FCA è significativamente indietro rispetto GM nel segmento delle auto piccole e dei veicoli ibridi. Nonostante si rivolgano alla stessa base geografica e, con 38 modelli, FCA ne abbia due in più di GM, FCA si assesta su cir-

ca 2.1 milioni di veicoli nel segmento A/B/C, ossia meno della metà della produzione globale di GM nello stesso segmento. Pertanto, una fusione con FCA sarebbe una grande scommessa per GM, poiché porterebbe un beneficio solo a FCA, mentre rappresenterebbe una passività per GM. Nel frattempo, GM sta cercando di mantenersi snella evitando l’aggiunta di nuovi stabilimenti produttivi. Dal 2010, GM ha cessato le attività per i marchi con bassi volumi come Hummer, Pontiac e Saturn, e ha mantenuto vivi marchi con alti volumi come Buick, Chevrolet, Cadillac e GMC. Considerando questi aspetti, inoltre, GM è stata recentemente oggetto di una profonda ristrutturazione interna a livello del gruppo. Un accordo tra GM e FCA sembra quindi altamente improbabile, ed evidenzia il fatto che FCA ha bisogno di GM molto più del viceversa. Idealmente, Marchionne dovrebbe concentrarsi sulle case automobilistiche con una ricca offerta di auto piccole in Europa e nelle Americhe, caratteristica che potenzialmente indica il gruppo Volkswagen, PSA, Renault-Nissan, Mazda, Honda, Hyundai e Suzuki


come possibili partner. Mentre le case automobilistiche potrebbero essere disposte a coltivare l’idea di unire le forze con FCA e, probabilmente, espandere la propria base di clienti, ognuna di queste possibilità pone una sfida diversa. Il gruppo Volkswagen, ad esempio, non è attivamente interessato all’acquisizione o fusione con un’altra casa automobilistica al momento. La casa tedesca, inoltre, punterebbe al controllo completo del gruppo FCA, che la famiglia Agnelli potrebbe non voler cedere, nell’eventualità di una fusione. Anche un accordo con Suzuki potrebbe essere difficile, considerando che Volkswagen detiene quasi il 20% delle quote di Suzuki, mentre Honda e Hyundai hanno finora resistito alla tentazione di acquisire o stringere un’alleanza con una casa automobilistica dell’Europa occidentale. Renault-Nissan potrebbe, nel migliore delle ipotesi, considerare un’alleanza strategica con FCA simile a quella che ha stretto con Daimler AG. Mazda, d’altro canto, rappresenta una proposta interessante per FCA. Il gruppo FCA ha fornito a Mazda la tecnologia utilizzata per la Mazda MX5 Miata, che con ogni probabilità avrà un fratello

simile proveniente dalle scuderie FCA. Nonostante ciò, l’acquisizione o la fusione con Mazda non aiuterà FCA a raggiungere il suo scopo, poiché Mazda non porterebbe i volumi desiderati. Considerando il loro ricco portafoglio di offerte nel segmento delle auto piccole, PSA parrebbe essere la casa automobilistica più probabile per attirare l’interesse di FCA. Una fusione aiuterebbe entrambi i marchi a concentrarsi sui loro punti di forza, allo stesso tempo aiutandosi vicendevolmente a guadagnare sufficiente slancio nei mercati delle regioni in cui l’uno o l’altro marchio sono indietro. PSA ha un portafoglio di offerte piuttosto ricco nel segmento delle auto piccole, che può beneficiare FCA, e inoltre ha bisogno di diventare un player più rilevante a livello globale. Insieme, PSA e FCA possono soddisfare le proprie esigenze specifiche, colmando le lacune nei rispettivi portafogli di offerte. Tuttavia, una fusione con PSA sembra essere un’ipotesi piuttosto complessa, poiché PSA sta lottando per riconquistare la posizione di dominio nel mercato di un tempo, e sta cercando di tornare ad essere una grande casa automobilistica.

Il futuro dipende da questi possibili esiti: avere successo sul mercato o, viceversa, soccombere alle sue dinamiche. FCA ha tre diverse possibilità per avere successo. Se Marchionne sta seriamente valutando di portare GM a bordo, è possibile farlo passando dalla porta di servizio, e FCA potrebbe benissimo scegliere questa via. La seconda opzione sarebbe quella di stringere una partnership con giganti tecnologici come Google o Apple. La forza innovativa di tali aziende è ciò di cui ha bisogno FCA, poiché doterebbe istantaneamente la casa automobilistica di capacità tecnologiche uniche in termini di guida automatica, connettività di prima categoria / HMI. In terzo luogo, la partnership con PSA sembra essere la scelta più logica che si prospetta per il futuro. PSA porterà i volumi di cui FCA ha bisogno in Europa, mentre FCA potrebbe aiutare PSA a diventare una casa automobilistica globale, aiutando il gruppo francese attraverso i suoi stabilimenti di produzione e la sua rete di concessionari in tutto il mondo, una situazione di guadagno per entrambi.” Francesco S. Salieri

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infrastrutture / porto&diporto

VGT inaugura la rotta tra Venezia e Sud America

Approdato in Laguna il primo carico di limoni in arrivo dall’Argentina. Più economica l’importazione e la distribuzione nel NordEst

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enezia apre una rotta commerciale tra Laguna e Argentina e Uruguay all’insegna degli agrumi. A partire da inizio di questo luglio, Venice Green Terminal, primo hub a temperatura controllata nel Porto di Venezia, avvia nuove opportunità di import argoalimentari con lo sguardo rivolto verso il Sud America. Il 4 luglio infatti è approdata sulle banchine veneziane, a bordo della nave cargo Bjorg un carico di limoni dall’Argentina del produttore San Miguel, uno dei più importanti player sudamericani dell’ortofrutta. Due settimane dopo, un altro carico di agrumi approderà dall’Uruguay, sulle banchine veneziane. A fare da regista tra produttore argentino e l’importatore italiano (con base in Emilia Romagna), è Venice Green Terminal, la nuova struttura frigorifera in grado di sdoganare, accogliere, conservare e distribuire prodotti freschi, deperibili o che richiedono particolari condizioni di mantenimento in “catena del freddo” (garantendo cioè che tutte le operazioni avvengano a un regime di temperatura controllato). La posizione strategica di Venice Green Terminal rispetto al quadrante Mediterraneo e Adriatico e in relazione con i mercati del NordEst e del Nord Europa, ha reso vantaggioso operati-

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vamente ed economicamente scegliere Venezia come punto di approdo per chi importa dall’Argentina sia per le consegne via terra che per la ridistribuzione susseguente allo sbarco. Nel tempo massimo di 24 ore dall’arrivo in porto della nave con i container, Venice Green Terminal è in grado di effettuare tutti i controlli sulla merce e di consegnarla al magazzino dell’importatore, oppure di organizzare i trasporti per farla arrivare a destinazione di clienti finali, per conto dello stesso importatore. Venice Green Terminal opera come base logistica di stoccaggio e spedizione dei prodotti, dei limoni argentini in questo caso. “Siamo in grado di movimentare la merce, di distribuire a carico intero o a groupage da 2 a 15-20 pallet per volta – spiega Sergio Berto, presidente di VGT – Rispetto alle tradizionali rotte dal Sud America, scegliere Venezia, per le aziende del NordEst sino all’Emilia-Romagna, può essere vantaggioso per consegne via terra e ridistribuzione sul territorio Italiano, a seconda della prossimità delle destinazione, nell’arco di 500 chilometri dalla Laguna (fino all’Abruzzo e al Lazio)”. “Per Venezia e per la comunità portuale è sicuramente positiva l’apertura di una nuova rotta commerciale – spie-

ga Claudia Marcolin, Segretario Generale dell’Autorità Portuale di Venezia – VGT è l’esempio positivo di recupero di una vecchia area industriale all’interno della prima area portuale veneziana e di diversificazione delle attività che vi si svolgono; una nuova attività che potrà contribuire rafforzare la leadership dello scalo lagunare, sia in import che in export, per il settore agroalimentare”. Quello del 4 luglio è stato un primo carico, al quale è previsto seguano, dal Sud America, altri container di aziende diverse, fino al termine dell’estate. Il primo dall’Uruguay giungerà il 18 luglio. Tra i servizi garantiti da Venice Green Terminal, oltre allo sdoganamento e alla distribuzione, ci sono anche tutti i controlli sanitari, fito-sanitari, quelli documentali e fisici sulla merce previsti dall’Agenzia delle Dogane. Ma nel calendario delle attività di Venice Green Terminal, non c’è solo l’apertura di questa prima rotta verso l’Argentina. VGT infatti si appresta a ripartire con nuove relazioni commerciali con Israele e Nord Africa: nel dettaglio sbarcheranno a Venezia agrumi, mango, avocado, melograni, fichi d’India, litchi (ciliegie cinesi), papaya e altri prodotti di origine esotica. Stefania Vergani


infrastrutture / porto&diporto

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infrastrutture / porto&diporto

Cartagena si presenta come gate di accesso all’America A

lla presenza di un pubblico composto da rappresentati delle più importanti compagnie di navigazione italiane ed europee, il Porto di Cartagena ha presentato, presso il padiglione della Colombia a Expo Milano 2015, le caratteristiche e potenzialità che lo hanno reso uno dei migliori porti dei Caraibi per il turismo e il commercio a livello mondiale. Giovanni Benedetti, direttore commerciale della società del Porto di Cartagena, ha presentato le nuove linee di servizi logistici specializzati che permettono a imprese di diversi settori

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di distribuire i loro prodotti nel mondo dalla Colombia. “Vogliamo mostrare al mondo che il Porto di Cartagena non offre solo servizi di trasporto, ma una serie di servizi specifici che permettono alle imprese di stabilirsi in Colombia e utilizzare il porto come centro per tutte le operazioni logistiche. In questo modo vogliamo rivoluzionare i sistemi di trasporto e logistica marittima” ha assicurato Benedetti. Benedetti ha messo in risalto il caso dell’impresa italiana Pirelli che da sette mesi è presente nel Porto utilizzando i nuovi servizi di deposito doganale of-

ferti dal Porto di Cartagena. “Il primo Paese a darci fiducia e usufruire dei nostri servizi, contribuendo in questo modo al nostro sviluppo, è stato l’Italia. Oggi importanti imprese italiane come Costa Container Lines e D’Amico Navigazione lavorano con il Porto di Cartagena, e multinazionali come Pirelli distribuiscono i loro prodotti, attraverso il nostro porto, agli altri Paesi Latinoamericani” ha spiegato Benedetti. Uno degli obiettivi della presenza del Porto di Cartagena a Expo è quello di incrementare il numero di compagnie di navigazione turistica che attraccano


al Porto di Cartagena per aumentare, di conseguenza, il flusso turistico verso la città di Cartagena, Patrimonio Culturale dell’UNESCO. “Il porto punta ad accogliere più di 500,000 visitatori e attraccare 212 navi. A livello turistico abbiamo il potenziale per accogliere più di 10.000 passeggeri al giorno” ha affermato Benedetti. Rappresentanti di MSC Crociere e Hamburg Süd, una delle venti compagnie di trasporto marittimo più importanti a livello internazionale, così come del Porto di Genova, della regione Toscana e Marche e del comune di Napoli, hanno partecipato all’incontro per conoscere le opportunità offerte dal Porto Colombiano. “Il Porto di Cartagena e il Porto di Genova sono un riferimento reciproco nel settore dei trasporti marittimi e ci sono diverse linee che ci collegano regolarmente ogni giorno. Dal 2010 le attività tra i due porti sono più che quintuplicate. Per quanto riguarda la frutta, sono

sicuro che nei prossimi cinque anni ci sarà un’ulteriore crescita del 30 o 40% delle esportazioni dalla Colombia in Italia attraverso i nostri porti” ha dichiarato Silvio Ferrando Responsabile Ufficio Marketing del Porto di Genova. Come terminal per il trasporto e per le crociere, Cartagena è uno dei più importanti porti dei Caraibi, riconosciuto per sei volte consecutive come il miglior porto della regione a livello internazionale e dichiarato il più affidabile dalla Caribbean Shipping Association. Ad oggi 30 importanti compagnie di navigazione turistica hanno attraccato al Porto di Cartagena tra cui Royal Carribbean, Carnival Cruises, Pullmantur Cruises, Princess Cruises, MSC Crociere e Disney Cruise Line. Durante la visita della delegazione del Porto di Cartagena si sono tenuti incontri con rappresentanti delle regioni Lombardia, Lazio e Sicilia presso il Padiglione Italia, nonché rappresentanti di padiglioni di altri Paesi strategici

per l’apertura a livello internazionale del porto come Germania, Giappone ed Emirati Arabi. La Società Regionale del Porto di Cartagena è un partner del Padiglione della Colombia a Expo Milano 2015 e il suo apporto fa parte del capitale privato che ha reso possibile la presenza del Paese all’Esposizione Universale con un padiglione di quasi 2.000 metri quadrati. La partecipazione della Colombia a Expo Milano 2015 è uno sforzo congiunto del governo Colombiano e delle imprese private per posizionare il Paese a livello internazionale. In linea con il tema dell’esposizione universale, la Colombia presenta la sua ricca offerta agricola e il grande potenziale delle coltivazioni del Paese, in particolare l’alta qualità di caffè, cacao, frutta esotica, canna da zucchero, fiori e altri prodotti. Fabrizio De Cesare

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hightech / porto&diporto

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TomTom, soluzioni per fleet management

omTom Telematics è diventato il primo provider di soluzioni di fleet management (FMS) in Europa, tagliando il traguardo dei 500.000 veicoli connessi,supportando ormai oltre 36.000 clienti in tutto il Mondo. “In un momento di diffuso consolidamento nel mercato del fleet management, TomTom Telematics si distingue come brand globale con una reputazione affidabile, costruita in oltre 15 anni di esperienza aiutando i clienti ad ottimizzare le operazioni del loro parco veicoli,” spiega Thomas Schmidt, Managing Director di TomTom Telematics, recentemente nominato da Telematics.com uno dei top influencers della telematica. “La piattaforma Software as a Service (SaaS) WEBFLEET fornisce il monitoraggio in tempo reale dei veicoli, le informazioni di guida e i report relativi alle performance della flotta. Offre una sicura open-platform che unisce ricche funzionalità pronte all’uso, con una vasta gamma di applicazioni integrate.La recente .connect Developer Conference ha dimostrato l’impegno di TomTom Telematics nel collaborare con partner al fine di creare soluzioni specifiche per mercati verticali.” WEBFLEET permette alle aziende di migliorare il lavoro di squadra, connettendo lo staff del back-office con i con-

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ducenti e i veicoli sulle strade di oltre 60 Paesi. Tutti i sistemi e i dati delle aziende clienti sono gestiti attraverso un alto standard sicurezza (ISO27001:2013, verificato nuovamente a Giugno 2015). Tra questi dati, ogni giorno, vengono processati oltre 600 milioni di messaggi e posizioni GPS. About TomTom La mission aziendale è realizzare prodotti tecnologici semplici da utilizzare, in modo che tutti possano trarne beneficio. E’ stato inventato quindi il navigatore satellitare più facile da usare, aiutando milioni di persone a raggiungere la propria destinazione. Oggi siamo alla continua ricerca della semplicità in modo da rendere la tecnologia accessibile a tutti. Il gruppo è composto da 4 Business Unit: Consumer, Automotive, Licensing e Telematics. L’utilizzo dei prodotti TomTom è molto intuitivo: che si tratti di navigatori satellitare, di orologi sportivi o di Action Cam. Questi strumenti permettono alle aziende di migliorare le prestazioni dei propri veicoli commerciali e di aumentare l’efficienza degli stessi con le soluzioni di gestione delle flotte aziendali. Le mappe aggiornate in tempo reale sono riconosciute a livello mondiale, alimentano servizi innovativi basati sulla localizzazione che porterà a un sistema di

guida automatizzato, una realtà futura per l’industria automobilistica. Fondata nel 1991 e con sede ad Amsterdam, il Gruppo conta 4.200 dipendenti in tutto il Mondo che producono e vendono i prodotti in oltre 46 paesi. About TomTom Telematics TomTom Telematics è la Business Unit di TomTom dedicata alla gestione delle flotte e alla telematica per i veicoli. La piattaforma WEBFLEET è una soluzione Software-as-a-Service, utilizzata da piccole e grandi aziende per migliorare le performance dei veicoli, risparmiare carburante, supportare i conducenti e incrementare l’efficienza della flotta nel suo complesso. TomTom Telematics è uno dei leader mondiali nella fornitura di soluzioni telematiche con oltre 500.000 sottoscrizioni a livello globale. Questi strumenti aiutano conducenti in oltre 60 Paesi, fornendo il più forte network di supporto locale del settore e la più ampia gamma di applicazioni e integrazioni con terze parti in specifici settori. Oltre 36.000 clienti beneficiano ogni giorno degli elevati standard di sicurezza, qualità e disponibilità dei servizi certificati ISO 27001:2013, verificati nuovamente a giugno 2015. Giovanni Piro


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aziende / porto&diporto

Robot ABB per le auto Ford Focus dalla Cina

Ordine da 52 milioni di dollari per robot che aumenteranno la flessibilità produttiva in una nuovissima fabbrica Ford in Cina.

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BB, Gruppo leader nelle tecnologie per l’energia e l’automazione, si è aggiudicata un ordine del valore di 52 milioni di dollari per aumentare la flessibilità e l’efficienza nel nuovo impianto di produzione della Changan Ford Automobile Co. Ltd a Harbin, Cina. I robot saranno utilizzati per la produzione del nuovo modello Focus di Ford. ABB fornirà robot, tra i quali l’IRB 6700 e l’IRB 7600, per la nuova linea di produzione di saldatura altamente automatizzata “Body in White” di Changan Ford. Nell’ordine è incluso il Gate Framer di ABB, un sistema di posizionamento e inquadramento delle auto, in grado di produrre fino a sei modelli diversi sulla stessa linea e che impiega solo 18 secondi per passare da un modello all’altro. I robot ABB nel nuovo impianto di Changan Ford rafforzeranno e renderanno flessibile la produzione dello stabilimento e permetteranno di rispondere rapidamente alle mutevoli condizioni del mercato e alla domanda dei consumatori riducendo al contempo i costi di investimento rispetto alle linee di produzione tradizionali. ABB lavora assieme a Changan Ford sin dal 2007 con i robot che producono per la Joint venture Ford Mondeo nell’impianto di produzione a Chongqing.

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“Changan Ford e ABB hanno un rapporto di lunga durata e siamo lieti di constatare che la solida reputazione ABB nel fornire una tecnologia eccellente e affidabile e una eccellente capacità nel project management ci hanno fatto guadagnare ancora una volta il riconoscimento del cliente.” Ha dichiarato Pekka Tiitinen, responsabile della divisione Discrete Automation e Motion di ABB. “Migliorare la produttività industriale è uno dei principali motori di crescita del business di ABB nel quadro della strategia “Next Level”. Le tecnologie di produzione ABB, flessibili e intelligenti, aiutano i clienti a ridurre efficacemente i costi di investimento, a migliorare la loro produttività e a rispondere tempestivamente alle esigenze del mercato”. La famiglia di robot IRB 6700, una nuova generazione di grandi robot industriali, è stata introdotta sul mercato nel 2013. Più robusto, più efficiente del 15% rispetto al suo predecessore e con una manutenzione semplificata è il robot di classe 150-300 kg. con la più alta performance rispetto al suo costo totale di gestione. Inoltre ABB fornirà a Changan Ford soluzioni complete e avanzate di Bodyin-White, incluso un sistema flessibile di trasporto vetture e un sistema di saldatura laser, così come il sistema

robotizzato Roller Hemming usato per la graffatura delle porte e del tetto dei veicoli. Le tecnologie dei robot industriali di ABB coprono l’intero processo di produzione delle automobili, incluso lo stampaggio, la saldatura Body-inWhite, la verniciatura e le lavorazioni meccaniche dei motori. I clienti ABB del settore automobilistico comprendono grandi case internazionali come BMW, Honda, Volvo e Great Wall Automobile. ABB Robotics è fornitore leader di robot industriali, fornitore anche di software per robot, apparecchiature informatiche periferiche, celle modulari di produzione e service per attività quali saldatura, movimentazione, assemblaggio, verniciatura e finitura, picking, packing, pallettizzazione e sorveglianza delle macchine. I mercati chiave comprendono il settore automobilistico, la plastica, la lavorazione dei metalli, le fonderie, l’elettronica, le macchine utensili, il settore farmaceutico, le industrie alimentari e delle bevande. Una forte attenzione alle soluzioni consente ai produttori di migliorare la produttività, la qualità dei prodotti e la sicurezza dei lavoratori. ABB ha installato più di 250.000 robot in tutto il mondo. Paola Martino


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Da Bei e Sace finanziamento per la ricerca FCA in Italia

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a Banca europea per gli investimenti (“BEI”), SACE e Fiat Chrysler Automobiles (“FCA”) hanno perfezionato un finanziamento di 600 milioni di euro finalizzato a sostenere i piani in ricerca, sviluppo e produzione del gruppo automobilistico nel periodo 2015-17. Il finanziamento di durata triennale, messo a disposizione da BEI e garantito al 50% da SACE, riguarda siti produttivi e di ricerca e sviluppo di FCA localizzati sia al Nord sia al Sud della Penisola. Questa operazione e i rapporti complessivi di collaborazione sono stati al centro dell’incontro che si è svolto a Torino tra il Vice Presidente della BEI, Dario Scannapieco, responsabile per

le operazioni in Italia, Malta e Balcani, l’Amministratore Delegato di SACE, Alessandro Castellano, e l’Amministratore Delegato di FCA, Sergio Marchionne. Per BEI, l’operazione si inquadra all’interno di due fra i tradizionali filoni di investimento a sostegno dell’economia europea: i progetti in ricerca e sviluppo e quelli per la protezione dell’ambiente tramite diminuzione delle emissioni e miglioramento dell’efficienza energetica. L’operazione è sostenuta da “InnovFin – EU Finance for Innovators”, con il sostegno finanziario dell’Unione europea nell’ambito del programma Horizon 2020. Nel dettaglio, il progetto ha due com-

ponenti principali. La prima componente è relativa alle attività di ricerca e sviluppo di FCA nei centri di Torino e Modena. Tali attività riguardano lo studio dei carburanti per propulsori avanzati e tecnologie efficienti dei veicoli, le tecnologie per la sicurezza e il comfort dei veicoli e le nuove architetture di veicolo. La seconda componente riguarda investimenti nei centri produttivi localizzati nel Sud Italia (Pratola Serra e Termoli) per la produzione di nuovi efficienti motori benzina e diesel per Alfa Romeo. “Siamo soddisfatti di rafforzare ancor più la nostra collaborazione con FCA, una realtà internazionale che è il primo gruppo manifatturiero italiano e tra i protagonisti mondiali dell’auto”, ha commentato Dario Scannapieco, Vicepresidente della BEI, “in particolare centrale è il focus sugli investimenti in ricerca e sviluppo, la cui priorità per le tematiche ambientali è rafforzata nel momento attuale dalla necessità di dare una spinta ulteriore e definitiva alla ripresa economica”. “Con questa operazione confermiamo il nostro sostegno alla capacità di innovazione e alla competitività internazionale di FCA e delle centinaia di PMI italiane attive nel settore automotive - ha dichiarato Alessandro Castellano, amministratore delegato di SACE - Un impegno che rinnoviamo oggi con orgoglio e soddisfazione, consapevoli che investire in R&S sia un presupposto fondamentale per la crescita futura di FCA e per lo sviluppo di processi produttivi e occupazionali del nostro Paese”. “Il contratto di finanziamento – ha affermato l’amministratore delegato di FCA Sergio Marchionne – è importante per noi e per l’Italia. Oltre a partecipare fattivamente alla ripresa del nostro Paese, è un rilevante contributo che permetterà a FCA di proseguire nel cammino intrapreso anni fa di progettare e realizzare vetture con soluzioni tecnologiche sempre più avanzate per ridurre consumi ed emissioni. Questo vale sia per le alimentazioni tradizionali, sia per quelle alternative come per esempio il metano, in cui abbiamo una leadership europea indiscussa”. Sandro Minardo

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Con il sistema Excelsior le previsioni occupazionali T

ra aprile e giugno 2015, le imprese italiane dell’industria e dei servizi prevedono di stipulare 282.000 nuovi contratti di lavoro, sia dipendente (assunzioni effettuate direttamente dalle imprese), che “atipico” (contratti in somministrazione, collaborazioni e incarichi a professionisti con partita IVA): un numero che risulta in aumento del 34% rispetto ai 210.000 del trimestre precedente. Questo andamento riflette la crescita della domanda di lavoro in vista della stagione estiva: i contratti attivati nel 2° trimestre sono sempre più numerosi rispetto agli altri trimestri dell’anno. Ma, soprattutto, la domanda di lavoro evidenzia un miglioramento dal punto di vista tendenziale, cioè rispetto allo stesso trimestre del 2014: in questo caso i flussi di lavoratori in entrata previsti fanno registrare un incremento del 13%, confermando la tendenza positiva del 1° trimestre e il rafforzamento degli altri segnali di ripresa del ciclo economico. La variazione tendenziale dei flussi deriva dall’effetto congiunto di un aumento del 17% delle assunzioni dirette di

lavoratori dipendenti e di una riduzione del 6% dei contratti atipici: emergono pertanto i primi effetti dell’approvazione della nuova legislazione sul mercato del lavoro (Jobs Act), che sta portando ad una maggiore stabilizzazione dei rapporti di lavoro, grazie alla forte crescita della quota di contratti a tempo indeterminato (a tutele crescenti). Anche in provincia di Salerno è previsto un incremento tendenziale dei contratti attivati nel 2° trimestre dell’anno, anche se di entità percentuale inferiore rispetto a quello nazionale. Nella provincia i nuovi contratti saranno 4.750, il 6% in più rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Questa variazione tendenziale positiva è il risultato di un aumento dell’11% delle assunzioni direttamente effettuate dalle imprese e di una diminuzione del 32% dei contratti atipici. In termini assoluti, in questo trimestre le assunzioni effettuate dalle imprese saranno pari a 4.360 unità (92% dei contratti totali), mentre i contratti atipici dovrebbero attestarsi a 390 unità (8%). Riassumendo, nel 2° trimestre 2015: il 71% delle 4.360 assunzioni di lavoratori dipendenti previste nella provincia sarà a tempo deter-

minato; le assunzioni si concentreranno per il 77% nel settore dei servizi e per l’89% nelle imprese con meno di 50 dipendenti; nel 63% dei casi saranno rivolte a candidati in possesso di un’esperienza lavorativa nella professione o almeno nello stesso settore; per una quota pari al 24% interesseranno giovani con meno di 30 anni; in 6 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati. Coerentemente con quanto avviene in ambito nazionale, anche in provincia di Salerno è prevista una variazione positiva dell’occupazione tra aprile e giugno 2015. Il saldo occupazionale atteso nella provincia è infatti pari a +2.230 unità, in peggioramento rispetto alle +2.400 di un anno fa. Il saldo di +2.230 unità atteso per questo trimestre è la sintesi tra 4.750 “entrate” previste di lavoratori, dipendenti o autonomi, e 2.520 “uscite” (dovute a scadenza di contratti, pensionamento o altri motivi). Questo in sintesi è quanto emerge dall’indagine trimestrale Excelsior, realizzata da Unioncamere, in collaborazione con il Ministero del Lavoro. L’indagine è condotta su un campione di circa 50.000 imprese, rappresentative dell’universo delle imprese private dell’industria e dei servizi con almeno un dipendente in media nel 2013. Stefano Meroggi


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aziende / porto&diporto

Firema, dal tunnel della crisi al rilancio internazionale T

reni e dipendenti sono salvi, Firema potrà finalmente uscire dal tunnel della crisi ed evitare la chiusura. Nasce così la newco tra Titagarh Wagons Limited (90%), azienda indiana nel settore del train con base a Calcutta e Gruppo Adler-Pelzer (10%), tra i principali player mondiali nella componentistica per il settore automotive. La nuova società rileva il 100% di Firema Spa, azienda attiva nella produzione meccanico-ferroviaria con sedi a Caserta, Potenza, Milano e Spello, sottraendola all’onta del fallimento. Firema, il cui nome sta per Fiore Regazzoni Marchiorello, i vecchi fondatori dell’azienda, conta circa 500 dipendenti, dei quali 340 saranno assunti dalla nuova società, mentre per un’ottantina di addetti si procederà con contratto a tempo in modo da consentire all’azienda di portare a termine le commesse già acquisite sia in Italia che all’estero. Per gli altri dipendenti si procederà al ricorso alla cassa integrazione, alla mobilità ed ai pensionamenti. “Questa operazione - dichiara Paolo Scudieri, presidente del gruppo Adler-Pelzer - rappresenta un passo decisivo nella strategia di diversificazione della holding che entra così con maggiore

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incisività nel settore del trasporto ferroviario. I nostri prodotti, tecnologicamente avanzati e dal design curato, costituiranno un valore aggiunto per i treni e tram di Firema. L’esperienza nel settore a livello internazionale di Titagarh, inoltre, costituisce una garanzia per l’azienda che potrà uscire da un periodo incerto che dura da ben cinque anni. Abbiamo voluto così dare anche un segnale all’industria manifatturiera presente sul territorio, nel quale abbiamo da oltre 60 anni investito, e ci interessa continuare ad investire, come già di recente abbiamo fatto con l’apertura dello stabilimento di Airola fino ad allora in crisi”. L’accordo raggiunto con la società indiana, sottolinea Scudieri, reso possibile grazie alla mediazione del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, prevede anche la fornitura da parte del gruppo internazionale con base a Ottaviano del supporto nell’ambito dei rapporti con le istituzioni locali (bancarie e governative) per lo sviluppo ed il prosieguo del business della newco. Titagarh, dal canto suo, si impegna ad utilizzare la Adler come fornitore preferenziale per la fornitura di interiors per i treni passeggeri. Titagarh, una public Limited Company è il più

importante gruppo industriale privato indiano che opera nella costruzione di materiale rotabile, con capacità di competere sui mercati globali, anche attraverso i sui centri di Ricerca & Sviluppo e le sue strutture produttive localizzate in India ed in Europa. Il gruppo vanta oggi cinque stabilimenti produttivi, quattro ubicati in India ed uno nel Nord della Francia ed è quotato sia alla National Stock Exchange of India che alla Bombay Stock Exchange. AdlerPelzer Group è una holding con sede a Ottaviano, in provincia di Napoli, che progetta, sviluppa e industrializza componenti e sistemi per l’industria del trasporto. Fondata nel 1956 da Achille Scudieri, conta oggi 58 stabilimenti in 19 Paesi, 7 siti di ricerca e Sviluppo per un fatturato annuo di oltre 1 miliardo di euro. Nei programmi della società è la realizzazione di un polo industriale per la meccanica ferroviaria, ma Scudieri sta anche verificando le possibilità di una eventuale quotazione in Borsa. Un’operazione che renderebbe il gruppo ancora più competitivo sul mercato internazionale. Ma per il momento gli occhi sono puntati sulla riorganizzazione di Firema e sulle prossime gare. Eduardo Cagnazzi


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youngship / porto&diporto

Youngship Italia spiega le assicurazioni del mare S

i è tenuto recentemente a Genova nella splendida cornice di Villa delle Peschiere l’ultimo evento pre-estivo organizzato da YoungShip Italia dal titolo “Navigare a vista: le assicurazioni marittime”. L’incontro è il primo del suo genere in casa YoungShip Italia dato che l’associazione, oltre ai consueti appuntamenti, ha deciso, seguendo le orme di YoungShip International, di sperimentare un nuovo format di incontri organizzando un incontro di studio. Non solo, YoungShip Italia ha deciso di ampliare l’idea di Youngship International creando un evento aperto al pubblico che ha messo in comunicazione più aziende per fare il punto della situazione su un settore fondamentale come quello delle assicurazioni marittime. Sono stati i giovani associati di YoungShip Italia i protagonisti dell’incontro partecipando non solo come relatori, ma animando il seminario dalla platea rendendo così ancora più coinvolgente ed interessante l’evento. Sono intervenuti come relatori ben sei esponenti di quattro differenti società attive nel ramo delle assicurazioni marittime: Federico Sommella (Sommella Studio Tecnico Navale), Andrea Cepollina (P.L. Ferrari & Co.), Gianluca Versaci (P.L. Ferrari & Co.), Andrea Risso (Cambiaso & Risso

Marine), Andrea Valenti (Cambiaso & Risso Marine) e Enrico Vergani (Studio Legale Garbarino Vergani). Dopo i saluti di Simona Coppola, Presidente di YoungShip Italia, il convegno è stato aperto da Federico Sommella, perito navale che ha portato all’attenzione dei presenti un caso da lui personalmente seguito ovvero l’incidente della Rickmers Dubai, entrata in collisione con un rimorchiatore e una chiatta nello Stretto di Dover. Hanno poi proseguito il dibattito Andrea Cepollina e Gianluca Versaci, P&I broker di P.L Ferrari i quali, dopo una breve panoramica sui rischi coperti dai P&I Clubs, si sono soffermati sul caso di collisione rappresentato da Sommella spiegando nel dettaglio ai giovani presenti in sala come un P&I broker affronta un sinistro navale sottolineando la grande importanza

che ha nel proprio lavoro un approccio tempestivo ed efficace a supporto dell’armatore. Sono intervenuti poi Andrea Risso e Alessandro Valenti, H&M broker di Cambiaso e Risso Marine, che hanno ricordato quanto l’Italia abbia ancora un ruolo rilevante nel panorama delle coperture assicurative a livello internazionale, grazie anche a compagnie assicurative che operano nel nostro mercato rivolgendo lo sguardo ai rappresentanti di Assicurazioni Generali, Axa, Siat e Swiss Re presenti in sala. I due broker assicurativi genovesi hanno poi brevemente descritto i principali formulari internazionali evidenziando le maggiori differenze tra i medesimi. L’incontro è stato concluso da Enrico Vergani, titolare dello Studio Legale Garbarino Vergani e socio sostenitore di Youngship Italia, che, dopo una sommaria introduzione sulle novità apportate dall’Insurance Act 2015 inglese, che entrerà pienamente in vigore nell’agosto 2016, ha ripercorso i vari temi trattati nel corso dell’incontro di studio evidenziando le connessioni tra le diverse coperture assicurative il cui impiego consente una gestione efficiente del rischio relativo all’esercizio dell’attività marittima. Alessandro Tallini


formazione / porto&diporto

Formazione e consulenza per il settore ferroviario D

ue giovani donne, la napoletana Rosa di Micco e la lucana Carmen Mauri, danno vita alla prima azienda in Italia, AC Train, in grado di fornire tutti i servizi di formazione e consulenza di cui il comparto

Carmen Mauri ferroviario fa richiesta. Compresi quelli per la manutenzione dei veicoli, la sicurezza in viaggio e per la formazione dei capistazione. Un buon esempio di imprenditoria giovane e femminile in un territorio particolarmente difficile, come il Sud Italia. Un programma ambizioso quello di AC Train, il consorzio con sede a San Giorgio a Cremano, che nasce per iniziativa di due società, Athena e Consuldream, e che è reso concreto grazie alla presenza in sede di un simulatore di guida. Raccogliendo anche l’eredità delle due aziende che lo compongono, AC Train è oggi l’unica realtà in grado di offrire tutti i servizi di formazione e consulenza che il mercato su ferro richiede, forte della propria mission che si basa sull’innovazione e la ricerca, due fattori che guidano le

azioni del consorzio, consentendogli di essere sempre al passo coi tempi e con le continue trasformazioni di un mercato in costante mutamento. Attraverso la sua consorziata Athena, AC Train è anche l’unica realtà del Centro-Sud Italia ad aver ottenuto il riconoscimento dall’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie (Ansf) per l’erogazione di tutti i corsi di formazione su sicurezza, condotta treni, composizione, verifica, accompagnamento e formazione dei manutentori. Forte di questi requisiti e delle performences raggiunte, AC Train è stata protagonista nel mese di maggio, nella qualità di massimo esperto nella consulenza e formazione nel settore della mobilità, di un seminario organizzato a Bologna da ManTra (Associazione Manutenzione Trasporti) che riunisce circa 400 imprese. “L’incontro di Bologna ha riguardato in particolare la manutenzione delle flotte impegnate nell’igiene ambientale, come ad esempio il funzionamento delle macchine pulitrici e dei compattatori della nettezza urbana”, ha dichiarato Rosa Di Micco, presidente di AC Train. “Questo tipo di attività incide sull’efficienza del servizi in modo importante e ha un effetto diretto sui costi che i cittadini sopportano per non parlare della sicurezza che riveste sempre più un ruolo centrale nel settore”. Ma chi sono le due giovani imprenditrici? Napoletana, classe 1976, Rosa di Micco si laurea in psicologia all’università La Sapienza di Roma. Specializzata in Psicoterapia della Gestalt e Analisi Transazionale, consegue un master di 2° livello in Counselling psicodinamico per adolescenti e giovani adulti presso il Dipartimento di Neuroscienze del Policlinico di Napoli. Dopo molte esperienze nell’ambito della psicologia sociale entra a far parte di una società di formazione di Napoli, ricoprendo il ruolo di responsabile di interventi formativi e docente. A fine 2010

entra in Athena come collaboratrice, occupandosi operativamente della formazione e come referente per i rapporti con l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria. Nel 2014 fonda, insieme alla Mauri, il consorzio AC Train e ne

Rosa Di Micco diviene presidente mantenendo il ruolo di responsabile dei servizi di formazione. Lucana del 1978 è invece Carmen Mauri, con laurea presso l’università degli studi di Napoli Federico II in Economia aziendale. Il corso scolastico prosegue con un master in Risorse umane ed altri corsi per la gestione dei sistemi di sicurezza e per la gestione della qualità. Dopo una esperienza lavorativa in una società di consulenza aziendale di Milano, torna a Napoli dove fonda Consuldream di cui ricopre la carica di responsabile amministrativo e consulente senior e project manager relativamente ad attività di organizzazione aziendale. Attualmente è vice presidente di AC Train. Eduardo Cagnazzi

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nautica / porto&diporto

Tankoa S693 – M/y Suerte varo di successo Anteprima mondiale al Monaco Yacht Show 2015 Un eccezionale risultato tecnico

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ankoa Yachts – il primo Cantiere “boutique” con un approccio multiculturale alla costruzione nautica – ha annunciato che è stato varato con successo il suo primo yacht, Tankoa S693 – 69.30mt. Nome dello yacht: Suerte. Tankoa Yachts e Yacht-Ology, società di Michel Karsenti, hanno annunciato con palpabile soddisfazione il varo del progetto S693 che sarà ora conosciuto come Suerte. Costruito per uno dei clienti più affezionati di Karsenti, la costruzione di questo primo yacht di 69,30 metri è stata effettuata nei tempi previsti, nonostante le numerose modifiche ed aggiornamenti decisi dal cliente in collaborazione con il cantiere. Suerte sarà ufficialmente presentato al pubblico e all’industria nautica in

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occasione del prossimo Monaco Yacht Show 2015. Tankoa Yachts - il “cantiere boutique” con sede a Genova e il suo agente globale vendite e marketing, Yacht-Ology, - sono particolarmente orgogliosi del varo. Appena Suerte ha raggiunto l’acqua, ha dimostrato un perfetto equilibrio con inclinazione laterale pari a zero gradi e un’immersione distante di un solo centimetro rispetto ai calcoli del progetto. Il varo tecnico è avvenuto - insieme con i primi test – il 25 giugno 2015. Dal 1 ° luglio fino alla fine del mese, M/Y Suerte inizierà le prove in mare per i test tecnici. Lo yacht sarà pronto per la consegna finale a metà agosto 2015. I generatori, gli abbattitori di fuliggine, i sistemi di condizionamento e la maggior parte dei sistemi idraulici

sono stati testati, con successo, mentre Suerte era ancora adagiata sulla chiatta sommergibile. Poche ore dopo, è stata rimorchiata per essere ormeggiata di poppa sul molo del cantiere Tankoa lungo 250 metri. Suerte ha già iniziato i test di ormeggio mentre entrambi i test di stabilità con RINA e Lloyd sono stati passati con successo. Lo yacht inizierà la sua crociera nella seconda metà di agosto, dopo che tutte le forniture e i giochi d’acqua voluti dal proprietario saranno installati in tutta sicurezza a bordo. Edoardo Ratto, direttore generale di Tankoa, non appena Suerte ha lasciato il molo ha dichiarato: “Il raggiungimento di un equilibrio così perfetto al primo varo accade una volta ogni 40 nuovi vari. Sono veramente e sinceramente emozionato, perché que-


sto è il nostro primo yacht come Tankoa e nonostante il nostro impressionante ufficio tecnico, il più alto livello di professionalità dei nostri ingegneri e il nostro background nella costruzione di yacht, ci sono sempre alcuni fattori imprevisti che possono influenzare l’equilibrio durante il varo. La maggior parte dei costruttori sono ancora in grado di compensare un eventuale problema di equilibrio leggero con tutto ciò che rimane da installare a bordo, ma qui, non abbiamo nulla da correggere”. L’architetto navale e professore Ruggiero, in piedi sul molo, era senza parole. Dopo aver visto Suerte trainato dalla chiatta, più tardi ha dichiarato: “Ho varato più di 400 imbarcazioni nella mia vita. Non mi ricordo quando ho visto un risultato così perfetto dalla prima volta in acqua. Per quanto si possa essere un buon architetto navale, una volta che le linee sommerse sono consegnate e le prove in vasca hanno raggiunto risultati soddisfacenti, non abbiamo il pieno controllo di ciò che l’ufficio tecnico del costruttore e il project management fanno nel corso del progetto. In questo caso specifico, posso dire che tutto ciò che è stato fatto è semplicemente fantastico”. Per Michel Karsenti e Yacht-Ology, consulente globale per vendita e marketing di Tankoa, questo non è stato solo “un varo in più” ma, secondo le sue parole: “Questo varo è stato molto emozionante per tutti noi. L’intera fase di progettazione condotta con Francesco Paszkowski si è diretta verso la creazione di uno yacht moderno che rimarrà tale anche tra dieci anni. Dai ren-

dering a colore allo yacht assemblato nel capannone, è sempre difficile avere un’idea vera di quale sarà l’effetto, una volta in acqua. Vedendola “seduta” perfettamente nelle sue linee ha dato a tutti noi la sensazione di un lavoro di squadra ben realizzato. Arrivare a un tale livello di realizzazione tecnica con un primo yacht è la prova vivente che un costruttore italiano quando investe saggiamente è in grado di competere con i migliori cantieri del mondo. Moltissimi altri costruttori mi hanno chiesto “il perché” quando hanno sentito dell’accordo di Yacht-Ology-Tankoa, quasi due anni fa. Scommetto che sapranno perfettamente capirlo dopo aver visto Suerte durante il prossimo Monaco Yacht Show! Tankoa è un costruttore di prima classe, e dalla nostra parte, come Yacht-Ology, siamo orgogliosi di esserne i venditori. Credo che dovremo lavorare ancora più duramente per tenere il passo alla domanda che stiamo affrontando per Tankoa Yachts”.Il completamento degli interni – ora arrivato al 95% – si svolgerà in acqua mentre l’allineamento degli assi e il primo avviamento del motore sono stati condotti 48 ore dopo il varo. Il varo di questo primo Tankoa della serie di 70 metri è stato celebrato il 1° luglio con una cena per 500 persone che ha riunito i dipendenti di Tankoa, i subappaltatori, i fornitori, gli intermediari internazionali, i designer e una selezione di giornalisti internazionali. I 500 ospiti sono arrivati al cantiere, dove uno scenario particolarmente originale è stato allestito all’interno del bacino galleggiante di 100 metri con Suerte ormeggiata proprio di fronte ad

esso. Come per ogni azione intrapresa da Tankoa, è stato interpellato il migliore professionista nella pianificazione di eventi. L’architetto Umberto Ottino – la cui fama tra i marchi di lusso si estende in tutta Europa e in Medio Oriente – ha infatti gestito l’evento. Il discorso di benvenuto fatto prima della cena, è consistito in un sincero ringraziamento sia a tutte le parti coinvolte nella costruzione di questo splendido yacht sia al proprietario, di grande esperienza, che ha avuto fiducia in Tankoa Yachts per la sua nuova realizzazione. Alle cena è seguito uno spettacolo molto “fresco” e originale, con la performace acrobatica aerea di una ballerina sostenuta da palloni gonfiabili e da un concomitante spettacolo di luci. Save the date - Monaco Yacht Show 2015. Tankoa organizzerà più eventi durante il MYS 2015 per essere in grado di passare più tempo con i suoi estimatori. Uno di questi sarà molto esclusivo, con una vera e propria sorpresa culinaria! Prossimamente in uscita due nuovi modelli di 53 metri. Durante il Monaco Yacht Show, e a seguire al Fort Lauderdale International Boat Show, Tankoa e Yacht-Ology introdurranno i nuovi concept di 53 metri, nomi in codice S531 e S532. Due yacht di Francesco Paszkowski dal design eccezionale con un asimmetrico disegno della piattaforma principale per il S531 e un ponte principale full wide-body e tre suite per il S532. Questi due yacht offriranno i comfort di navi molto grandi in una “confezione” rispettivamente di 740 e 800 GRT. Riccardo Russo

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nautica / porto&diporto

Stabia Main Port per la nautica di lusso U

n nuovo approdo per superyacht nel cuore del centro storico di Castellammare di Stabia. ll nuovo Marina “Stabia Main Port” è stato inaugurato nei giorni scorsi ed è pienamente operativo, con servizi di sicurezza, assistenza tecnica per comandanti ed ospiti, colonnine per acqua e corrente, e soprattutto un approdo direttamente in città. A pochi metri dalle Antiche Terme di Stabia, con 28 sorgenti, con il castello medioevale che sormonta la Baia, dando il benvenuto a chi arriva via mare, uno sportello informativo per i servizi turistici e la possibilità per chi sbarca di noleggiare una bici o un’auto e gironzolare in città o dirigersi verso la penisola sorrentina. Battesimo con l’arrivo del primo superyacht: Cloud 9, lungo 60 metri che ha accolto gli ospiti diretti a Capri. Costruito nel 2009 in Francia, raggiunge una velocità massima di 18 nodi. L’Area vivibile è di 500 mq. I ponti coprono un’area di 265 mq tra aree solarium, piscina e vip suite con balcone privato. Cloud 9 ha un’autonomia di 5 mila miglia nautiche, che rende possibile la traversata oceanica atlantica. Il superyacht può ospitare 12 persone ed ha 14 componenti di equipaggio. Lo yacht è stato disegnato dal famosissimo Andrew Winch, architetto navale. E’ rimasto a Castellammare di Stabia, a Stabia Main Port, nel centro storico della città una sola notte, per lasciare

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spazio a 3 nuovi arrivi nei giorni successivi. Il Comandante Colin si è complimentato con i titolari e lo staff “per la splendida accoglienza e la strepitosa struttura”. Un arrivo brindato con champagne, gallette di Castellammare e babà al limoncello, all’insegna della tradizione, che rivive oggi a Castellammare attraverso il mare. “Ringraziamo la Capitaneria di Porto, Dogana e Polizia di Frontiera per il preziosissimo supporto e lavoro sinergico, che ha portato a buon fine l’arrivo di questo primo panfilo nella nostra amata città - illustra Umberto Graziuso, Presidente della società Antico Porto di Stabia che ha creato il nuovo Marina - Stabia Main Port è la meta ideale per chi vuole raggiungere velocemente Sorrento e Pompei. Il progetto è nato dall’idea di alcuni imprenditori locali, che già hanno dei piccoli approdi nel centro storico della città, di fronte alla possibilità con bando pubblico di poter avere in concessione l’area, hanno partecipato al bando e vinto, investendo per ampliare gli approdi in città e rafforzare l’incoming nell’area”. Situato al centro del Golfo tra Napoli e Salerno e a poche miglia da Capri, Ischia e l’Area Marina Protetta di Punta Campanella, Stabia Main Port è il luogo ideale per chi vuole approdare in un piccolo borgo, con botteghe di prodotti artigianali, ristoranti, pub, cinema, gelaterie, uffici postali, banche e a poca

distanza il castello Medioevale, che saluta i diportisti sormontando il borgo all’ingresso del porto. “Imprenditori che sono stati seguiti dalle autorità ad ogni passo e con grande attenzione - illustra l’Ammiraglio Antonio Basile - e dopo 3 anni sono riusciti a realizzare un progetto che sicuramente farà bene alla città di Castellammare di Stabia, porterà sviluppo a tutta l’area”. Le aree sono totalmente custodite e gli uffici si trovano accanto agli spazi dell’ufficio circondariale della Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia. Gli approdi in totale nell’area del centro storico sono in totale 130, di cui 25 per i superyacht, da 30 ai 120 metri, con la possibilità di poter ormeggiare anche alongside, sarebbe a dire a murata vicino alla banchina. “Questi imprenditori si sono veramente impegnati ed ora bisognerà seguirli con l’arrivo delle barche - spiega Savino Ricco, Comandante della Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia - la città sicuramente ne gioverà”. Del resto l’area in questione è stata per decenni utilizzata da grandi imbarcazioni varate dalla Fincantieri o per soste veloci e rifornimento. Rinomato perchè da sempre è punto di approdo per la Nave Scuola “Amerigo Vespucci”, costruita proprio all’attuale Fincantieri, nato come Regio Arsenale Borbo-


nico. “Seguendo le orme della nostra storia stiamo cercando di creare il futuro della città - commenta Graziuso - con un team di giovani pronti ad investire

in studi di settore, analizzando ogni servizio, dalla sicurezza portuale alle normative vigenti nel settore del diporto, dai servizi turistici all’accoglienza per una clientela di lusso, abituata alla riservatezza e agli agi, ma soprattutto alla tranquillità e all’esclusività”. Esclusività e riservatezza garantite non solo dai sistemi di sicurezza, ma anche dalla collocazione del nuovo Stabia Main Port, il cui punto di accesso rientra nell’area di controllo della Capitaneria di Porto, gli uffici con desk di servizio sono di fronte al molo per i superyachts, dove la clientela avrà spazi esclusivi, distanti dai diportisti proprietari di imbarcazioni di portata minore e quindi con esigenze diverse. “Un risultato positivo anche per gli ex lavoratori della Stabia Porto - commenta soddisfatto il Sindaco Nicola Cuomo - infatti con il progetto del nuovo marina, partiranno le assunzioni dei primi 5 dipendenti e, con l’avvio completo, si potrà dare lavoro anche agli altri”. Dal punto di vista turistico, naturalmente si è ampliata l’offerta, abbinando alla classica visita agli scavi di Pompei, il tour alle ville romane dell’antica Stabiae. La possibilità di spostarsi velocemente verso la penisola sorrentina, vista la collocazione del porto ai confini con Vico Equense, dunque approdo naturale per chi vuole dirigersi verso Sorrento. E ai più curiosi si sta proponendo la visita al castello Medioevale, che sormonta la città di Castellammare di Stabia, da sempre rinomata come

città delle acque, raccontata da Goethe nei suoi scritti durante il Grand Tour e resa celebre nei Secoli da grandi artisti teatrali, nati a Castellammare di Stabia, come Raffaele Viviani e Annibale Ruccello, per non dimenticare Luigi Denza compositore di Funiculì Funiculà. “Ci tengo a sottolineare che il nuovo Stabia Main Port non va in contrapposizione con Marina di Stabia, situato alla periferia di Castellammare, in una zona più tranquilla – continua Graziuso, Presidente del Consorzio Antico Porto di Stabia – sono due realtà diverse. Il nostro nuovo approdo è direttamente in città, con botteghe artigianali a portata di mano, fonti termali come l’Acqua della Madonna e l’Acetosella, negozi di prodotti tipici, da biscotti e gallette alle tipicità regionali, dal pescivendolo al tabacchi. Inoltre c’è il Cinema Montill, ristoranti, pub, bar, lavanderie e uffici postali. Insomma in modo naturale il centro storico di Castellammare negli ultimi 5 anni si è trasformato, accompagnando la passeggiata della villa comunale che costeggia il mare con attività commerciali idonee per i turisti. La strada che costeggia l’area portuale, piazza Orologio fino alle Antiche Terme di Stabia sono ormai diventate un Welcome ideale, per chef di bordo ed equipaggio, che possono qui intrattenersi mentre gli armatori o gli ospiti dell’imbarcazione sono impegnati in escursioni o pranzi in ristoranti rinomati”. Riccardo Russo

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nautica / porto&diporto

Comitato Leonardo e Perini per sostenere giovani talenti

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erini Navi, leader mondiale nella progettazione e costruzione di grandi navi a vela e a motore, rinnova per l’ottavo anno consecutivo il suo impegno nella promozione di giovani laureati mettendo a disposizione una borsa di studio nell’ambito dei Premi di laurea promossi dal Comitato Leonardo. In particolare quest’anno Perini Navi, attraverso il bando Nuove Idee per il Concept e per il Design di una nave a vela di oltre 30 metri, intende premiare i progetti di laureati e laureandi che offrono le idee più innovative in termini di linee estetiche, volumi esterni ed interni, concetti abitativi, soluzioni di design.

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Il Comitato Leonardo, presieduto attualmente dall’imprenditrice Luisa Todini, è nato nel 1993 su iniziativa comune del Sen. Sergio Pininfarina e del Sen. Gianni Agnelli, di Confindustria, dell’ICE e di un gruppo d’imprenditori con l’obiettivo di promuovere l’Italia come sistema paese attraverso varie iniziative volte a metterne in rilievo le doti di imprenditorialità, creatività artistica, raffinatezza e cultura che si riflettono nei suoi prodotti e nel suo stile di vita. I Premi di Laurea sono un’iniziativa che il Comitato Leonardo promuove ormai dal 1997, grazie al sostegno dei propri associati, e che nel tempo ha

permesso di sostenere oltre 200 brillanti laureati di altrettanti istituti universitari in tutto il Paese. “Da ben 18 anni Il Comitato Leonardo sostiene e promuove il talento dei giovani che rappresentano il futuro dell’economia italiana - ha commentato Luisa Todini, Presidente del Comitato Leonardo - L’obiettivo dei Premi di Laurea è dare loro spazio, premiando e valorizzando le tesi più brillanti e meritevoli che raccontino il meglio dell’Italia di oggi nei vari settori. Dal 1997 abbiamo premiato e sostenuto 140 neolaureati di tutta Italia. Oggi più che mai è necessario coltivare il talento e la creatività delle nuove generazioni al fine di


tutelare e preservare l’eccellenza della produzione made in Italy: il Comitato Leonardo infatti non solo si impegna per raggiungere questo obiettivo ma con l’iniziativa dei Premi di Laurea mira ad avvicinare sempre più i giovani al mondo del lavoro.” “Collaboriamo con entusiasmo da diversi anni con il Comitato Leonardo con l’obiettivo comune di promuovere il Made in Italy nel mondo – commenta Fabio Boschi, Presidente di Perini Navi –Vogliamo dare voce ai giovani talenti sostenendo le idee più brillanti e innovative, stimolare la creatività e la capacità di sviluppare una visione che vada oltre le consuetudini. Perini

Navi è infatti da sempre azienda leader nell’innovazione tecnologica e design, veicolo in mare di stile, creatività e bellezza”. Al bando potranno accedere tutti gli studenti laureandi e laureati provenienti da Facoltà di Architettura e Ingegneria, da Istituti Politecnici, Scuole di specializzazione in architettura navale e scuole di design. La premiazione avrà luogo al Quirinale nel corso della cerimonia di conferimento dei Premi Leonardo alla presenza del Presidente della Repubblica. Il gruppo Perini Navi con una flotta di 59 imbarcazioni in navigazione, 56 a vela e 3 a motore, è leader mondiale nella progettazione e costruzione di

grandi navi a vela. Dal 2007 è entrato nel settore dei motor yacht con il marchio Picchiotti, rilanciando così lo storico marchio rilevato agli inizi degli anni Novanta. Il Gruppo è costituito da Perini Navi, nata negli anni Ottanta grazie a un’idea di Fabio Perini che ha ideato e sviluppato un rivoluzionario sistema automatico per il controllo del piano velico. Il Gruppo opera anche attraverso il cantiere Picchiotti di La Spezia in cui si concentrano la produzione dei motor yacht e le attività di refitting, e il cantiere Perini Istanbul - Yıldiz (Turchia) in cui vengono svolte le attività legate alla realizzazione di scafo e sovrastruttura. Riccardo Russo

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viaggi / porto&diporto

Viaggi d’affari: come ottimizzare la gestione

29 miliardi di risparmio all’anno con un portafoglio bilanciato di hotel di catena e indipendenti

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9 miliardi di dollari: a tanto ammontano i risparmi su base annua che si potrebbero ottenere a livello mondiale per il settore dei viaggi d’affari, ottimizzando il processo di hotel procurement. Secondo lo studio recentemente pubblicato da HRS Corporate, il global solutions provider leader in Europa per i viaggi d’affari, un portafoglio ottimizzato di hotel porta in media a una riduzione dei costi annui di circa il 9%. Di questi il 6,8% è rappresentato dai costi diretti e il 2,2% da quelli indiretti. Secondo quanto diffuso dalla Global Business Travel Association, la spesa mondiale per i viaggi d’affari nel 2014 è stata pari a circa 1.180 miliardi di dollari. Di questi 320 miliardi sono stati spesi per i pernottamenti in hotel. Una cifra piuttosto alta, pari a circa il 27% della spesa del totale dei viaggi. Ecco quindi che l’ottimizzazione del portafoglio hotel da parte dei travel manager rappresenta uno strumento utile a contenere i costi. Se spesso l’opzione più semplice e immediata è l’acquisizione nel proprio portafoglio di un elevato numero di strutture di catene alberghiere, optare per un portafoglio più bilanciato con anche hotel indipendenti può portare ad alti margini di risparmio. Nella realtà però solo il 22% delle aziende intervistate dichiara di ricorrere principalmente alle negoziazioni con hotel indipendenti. Alla domanda su quali sfide e quali ostacoli impediscano di raggiungere i propri obiettivi in materia di hotel procurement, i più hanno indicato l’”aumento delle tariffe degli hotel” (48%) e gli “opposti interessi interni” (46%) come cause principali. Ma ciò che molti trovano sfidante, in aggiunta, è il dispendio di tempo e risorse necessario per l’hotel procurement così come l’elevata frammentazione dei diversi mercati alberghieri regionali. Affidandosi al supporto di esperti fornitori di servizi con una elevata co-

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noscenza del mercato e trasparenza dei costi e in grado ottimizzare le negoziazioni tariffarie sulla base dei dati di benchmark, i travel manager di tutto

il mondo potrebbero ridurre al minimo gran parte del loro sforzo, ponendo l’outsourcing dell’hotel procurement come leva decisiva per generare po-


tenziali di risparmio. Sono oggi però poche le aziende che mettono in pratica l’outsourcing: solo il 14 per cento delle aziende intervistate

ha esternalizzato la negoziazione tariffaria a un fornitore di servizi esterno. Al contrario, la maggior parte (71%) ancora negozia le proprie tariffe alberghiere

o utilizza uno strumento di supporto (14%). “Considerando che il mercato alberghiero è costituito in Europa per l’88% da hotel indipendenti e le risorse limitate che le aziende hanno spesso a disposizione, diventa fondamentale l’outsourcing dell’hotel procurement – dichiara Flavio Ghiringhelli Managing Director di HRS Italia - . Soltanto lo scorso anno, HRS Corporate ha negoziato 6 milioni di roomnight con circa 27.000 hotel in più di 120 paesi e più di 2.100 destinazioni e ciò lo rende il consulente ideale.” Alberto Medina

HRS Corporate è il global hotel solutions provider leader in Europa per i viaggi d’affari, che offre a oltre 40 mila clienti corporate in tutto il mondo una suite completa di strumenti gratuiti in grado di coprire tutte le fasi del viaggio d’affari: dall’hotel procurement, alla prenotazione, da soluzioni innovative per il pagamento al report delle spese effettuate. HRS propone inoltre ai suoi clienti servizi personalizzati e consulenze mirate che permettono di ottenere risparmi, incrementare la soddifazione dei dipendenti e ottimizzare il travel management. A completare l’offerta, HRS propone soluzioni create ad hoc per conferenze e prenotazioni di gruppo. Con oltre 290.000 hotel in 190 paesi, HRS presenta una grande selezione di alberghi in tutto il mondo. Tra questi, oltre a centinaia di catene alberghiere, è possibile scegliere oltre 170 mila hotel indipendenti

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alberghi / porto&diporto

Tax credit per alberghi il bonus fa il bis

Ristrutturazione e digitalizzazione: potenzialità e opportunità per le aziende alberghiere

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ssociazione Italiana Confindustria Alberghi ha organizzato a Firenze l’evento “Ristrutturazione e Digitalizzazione a portata di Bonus. I Tax Credit: come funzionano e quali le opportunità per le aziende alberghiere”. L’appuntamento rivolto al mondo dell’hotellerie è stato realizzato in collaborazione con Confindustria Firenze e patrocinato da FederlegnoArredo. Per quanto concerne il Tax Credit Digitalizzazione lo Stato ha stanziato 15 milioni di euro da qui al 2019 per consentire alle imprese ricettive e in parte alle AdV e ai TO, sotto forma di minor tassazione, il recupero delle spese sostenute nel periodo 1 gennaio 201431 dicembre 2016 per tutte le attività dall’informatizzazione alla promozione on line. Infine, la recente pubblicazione in G.U. relativa al Tax Credit Ristrutturazioni ha completato il quadro delle agevolazioni rivolte al settore alberghiero. Ad uso esclusivo del segmento alberghiero, lo strumento consentirà di

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recuperare una parte importante delle spese sostenute per interventi sull’edificio – manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo degli edifici, ristrutturazione edilizia, rimozione delle barriere architettoniche, efficientemente energetico – e per il rinnovo degli interni (mobili e componenti d’arredo). 220 milioni di euro lo stanziamento complessivo da parte dello Stato per un credito di imposta nel triennio 2014-2016 di 200 mila euro. “L’attenzione del Governo rivolta al settore turistico è evidente e le nostre aziende ora hanno finalmente tutti gli strumenti per aumentare la propria competitività – ha dichiarato Giorgio Palmucci, Presidente Associazione Italiana Confindustria Alberghi - Il settore necessitava di un restyling sia strutturale che rivolto ai sistemi tecnologici poiché la clientela è sempre più attenta alla cura dei dettagli ed esigente sul fronte della connettività. Impreziosire e ammodernare quanto già esistente, fornire servizi hi-tec per raggiungere una fetta di mercato sempre più ampia

non rappresenta più un miraggio ma un’attività sulla quale possiamo investire grazie proprio agli aiuti dei 2 Tax Credit”. “Il Tax Credit per gli investimenti nella digitalizzazione dell’offerta turistica e quello per l’ammodernamento delle infrastrutture alberghiere permetteranno di promuovere al meglio la cultura, il paesaggio e le eccellenze enogastronomiche delle tante realtà del Paese, creando opportunità di sviluppo sociale, economico e culturale per il territorio” ha aggiunto Francesco Tapinassi, Dirigente presso la Direzione Generale Turismo del MIBACT. “E’ una opportunità che attendevamo da tempo, e che andrà saputa sfruttare al meglio – ha sottolineato Beatrice Grassi, Presidente della Sezione Industria Alberghiera di Confindustria Firenze - per questo come Sezione fiorentina e con i colleghi nazionali stiamo lavorando perché tutti i nostri associati conoscano le potenzialità dello strumento che abbiamo a disposizione”. Fabrizio De Cesare


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