Angela Occhipinti - "viaggio nel viaggio" - Opere 1998 – 2008

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senza approdi. Forse questa è l’unica armonia che oggi ci è dato conoscere: un’armonia breve, instabile, che ansiosamente presagisce il vuoto. CARMELO STRANO Dal mentale al rigore. Potrebbe essere così sintetizzato il per corso ideologico dell’arte di Angela Occhipinti. La base delle sue forme e della sua composIzione è una geometria fortemente analitica. Questa si fa via via un gioco patrocinato da Euclide, in qualche caso contrassegnato anche dall’abbandono all’edonismo del colore. E poi questa geometria assume su c sé il mentale di partenza e Io tramuta in rigore, in gioco rigoroso. L ‘analiticità ha finito dunque col lasciare il posto a una griglia “point de repère”. Su questo terreno, ormai consolidato, si prova in continue investigazioni morfologiche e cromatiche il laboratorio pittorico e materico di Angela Occhipinti. -. In forza dei rilevati approdi ideologici la geometria può diventare, come quasi sempre accade, l’oggetto e il soggetto dove si consuma la devianza, l’imprevedibile racconto semantico e linguistico, dove si può anche lanciare un sussulto simbolico (Territorio magico e coordinate. 1989) o indagare la materia (Controcanto, 1989), una materia esaltata nel suo squillante cromatismo o nel suo timbro enfatizzato e talora persino in armonia con zone di fremito tonale (Ritorni all’indietro. 1989). La geometria per la Occhipinti si configura come il filtro per la sua soggettività: accesa, ma controllata, prorompente ma imbrigliata. Siamo arrivati addirittura all’opposto del mentale e del manierismo. Ci sono persino momenti di energetismo, di dinamismo pluridirezionale. E ci sono anche corteggiamenti per una realtà “caotica” nella quale la geometria costituisce il filo di Arianna. In questo ultimo caso il triangolo o il quadrato sono smembrati, perdono la loro identità per diventare un momento di coagulo del senso (senso come conoscenza), a salvaguardia del messaggio sostanzialmente referenziale e transitivo al quale l’artista non rinuncia mai neanche quando si dovesse far prendere la mano da un raptus informale. Si consideri al riguardo Tensioni-territorio magico del 1992. Sorprendentemente vivono in simbiosi (un vero pattern visivo) la linea retta. dei giochi assiali, sapientemente decentrati, Un movimento rotatorio multiplo — ad un tempo centripeto e centrifugo — e anche schegge timbriche di geometria le quali in qualche caso ricostituiscono la forma completa in virtù di una linea quasi impercettibile, al punto da risultare più allusa che espressa. Euclide sembra andare a braccetto con Einstein (spazio relativistico) e forse anche con Mandelbrot, il matematico dei frattali. Ma, come si è detto, la Occhipinti vigila puntualmente sull’ inquivocabilità del messaggio. Da qui la danza della geometria che ora assume io spazio come fondate ora lo provoca nelle sue modulazioni (il termine è da riferire al cambiamento delle tonalità in musica) ormai posteuclidee. La geometria si è fatta evento, accadimento: ma non in senso effimero, bensì come epifenomeno di una realtà che è tutta da scoprire. (presentazione del catalogo della mostra alla Galerie Zenit, Copenaghen)

TOMMASO TRINI Angela Occhipinti è una delle donne artiste italiane maggiormente dotate di vitalità, ha espanso i suoi esiti plurivoci, evitando modelli fissi e moltiplicando i raggi dell’esperienza, col risultato di acquisire una crescente profondità. Un flusso vitalistico di pensieri e di forme ha sempre permeato la sua opera pittorica orientata alla struttura. Raro è il suo istinto progettuale, uno dei maggiori motivi d’interesse della sua opera (accolta con crescente favore in Italia e all’estero). La quale proviene non solo dall’astrazione pittorica europea degli anni Sessanta, che ha preferito ‘scrivere’ segni o addirittura parole sulla tela invece di inscrivere campi di colore entro forme geometriche chiuse (sicchè risulta più articolata della post-paintely abstraction americana che ha rinchiuso le campiture cromatiche in geometrie piane, mai attraversate da segni o scrittura); ma che deriva da un’innata inclinazione all’architettura, come pure dalla pratica dell’incisione (un’attività che impegna l’artista anche come docente di accademia). A ben osservarla in studio, l’opera della Occhipinti rivela questo tipo di costruzione linguistica: ogni pezzo si articola come un ideogramma, come una parola. Noi entriamo così nell’architettura leggera di un discorso che ci coinvolge. Comune sia alle pitture su carta e su tela sia alle sculture in legno, l’articolazione duttile delle varie figure plastiche e cromatiche di ciascun pezzo rilancia il progetto continuo di un’arte, che curva la materia in una forma visibile al pensiero.


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