Alla scoperta di Firenze capitale nella città di oggi

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Storyboard – Alla scoperta di Firenze capitale nella città di oggi Itinerario: Piazza della Signoria > via dei Calzaiuoli > Piazza San Giovanni > via de’ Pecori > via de’ Brunelleschi > Piazza della Repubblica Topos: 21 luglio 1858: accordi di Plombières • 27 aprile 1859: la rivoluzione pacifica toscana • 15 marzo 1860: plebiscito per l’annessione al Regno • 15 settembre 1864: convenzione di settembre sulla questione romana • 1 giugno 1865: trasferimento della capitale a Firenze • il palazzo delle Assicurazioni Generali: pecunia non olet • edifici pubblici sedi del parlamento e dei ministeri • necessità di costruire abitazioni per gli impiegati della macchina statale • il restyling dell’assetto urbano • vecchi progetti realizzati (nuova facciata di Santa Maria del Fiore) • dal fiaccheraio e dall’omnibus al tram a cavalli • il risanamento del Centro cittadino • le nuove abitudini dei fiorentini: i caffè e le vetrine dei negozi

[l’attività inizia nella Loggia della Signoria] Gli accordi segreti di Plombières fra Napoleone III e Cavour prevedevano la cacciata degli austriaci dall’Italia, la spartizione della Penisola fra quattro regni fra loro confederati (Alta Italia ai Savoia, Italia Centrale ai Lorena, Due Sicilie ai Borbone e Roma al Papa), la cessione della Savoia alla Francia. L’accordo verbale fra lo statista piemontese e l’imperatore francese prevedeva anche che la Francia sarebbe entrata in guerra a fianco del Regno di Sardegna contro l’Austria solo – come ricordò lo stesso Cavour - “a patto che la guerra avvenisse per una causa non rivoluzionaria e potesse trovare giustificazione dinanzi alla diplomazia e più ancora all’opinione pubblica di Francia e d’Europa” 1 . Gli accordi di Plombières furono tradotti in un trattato firmato dai due sovrani nel gennaio 1859; nel trattato però sparì la parte relativa alla futura spartizione dell’Italia e si precisò che l’intervento francese sarebbe stato garantito solo in caso di aggressione austriaca al Piemonte. Per provocare il casus belli Cavour fece ammassare truppe piemontesi ai confini del Lombardo Veneto; l’Austria, considerando tale fatto un gesto belligerante, rispose con un ultimatum il 23 aprile 1859, vigilia di Pasqua, ingiungendo al Piemonte di ritirare le truppe dai confini entro tre giorni. Nello stesso giorno fu stampato a Firenze un “Indirizzo dei soldati toscani ai loro concittadini” che propugnava lo schieramento a fianco delle truppe piemontesi per “combattere fino all’ultimo sangue per l’indipendenza d’Italia, nostra patria”2 e rifiutando quindi la neutralità proclamata dal granduca Leopoldo II. Il giorno dopo, quando il Granduca uscì in carrozza da Palazzo Pitti per recarsi alla messa, alcuni dei soldati della guardia non presentarono le armi. 1

Alfredo Panzini, Il 1859, da Plombières a Villafranca, Milano 1929, p. 132 Archivio di note diplomatiche: proclami, manifesti, circolari, notificazioni, discorsi, ed altri documenti autentici riferibili all’attuale guerra contro l’Austria per l’indipendenza italiana, Milano 1859, p. 64 2


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