Il progetto integrato degli arredi dell'Ospedale dei Bambini Pietro Barilla di Parma

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NUOVO OSPEDALE DEI BAMBINI DI PARMA

PROGETTO PRELIMINARE INTEGRATO DEGLI ARREDI E DELLE RELATIVE OPERE IMPIANTISTICHE E DI FINITURA AMBIENTALE

GRUPPO DI PROGETTAZIONE INTERDISCIPLINARE

PROGETTISTA E COORDINATORE DELLE PRESTAZIONI INTEGRATE E SPECIALISTICHE

ARCH. SERGIO BECCARELLI

POLICREO SRL PARMA

PROGETTO INTEGRATO ARREDI, ILLUMINOTECNICA E IMPIANTI ELETTRICI, SPECIALI E DATI STUDIO ING. LUCIANO ZANNI

PROGETTO INTEGRATO ARREDI, PREVENZIONE INCENDI E IMPIANTI MECCANICI STUDIO ING. UBALDO NOCERA

CONSULENZA SPECIALISTICA PSICOLOGIA AMBIENTALE E PSICOLOGIA DELL’ETA’ EVOLUTIVA DOTT. GIUSEPPE VIRCIGLIO

CONSULENZA SPECIALISTICA SOUND DESIGN, PRIVACY E SOUND MASKING ING. CARLO ALESSANDRO BERTETTI ING. MARCO FALOSSI

CONSULENZA SPECIALISTICA DESIGN ARREDI CLINICI E SANITARI ARCH. CLAUDIA RAIMONDO

CONSULENZA SPECIALISTICA SUPERAMENTO BARRIERE ARCHITETTONICHE E FACILITAZIONE ACCESSIBILITA’ E MOBILITA’ RIDOTTA E ASSISTITA

ARCH. MARCO BONDANI

STAFF OPERATIVO

MAESTRA D’ARTE ELISABETTA BALESTRINI

ING. PAOLO CORCHIA

GEOM. MICHELE DEVINCENZI

ARCH. MARCO FORMISANO

ARCH. LUCA FORNACIARI

ARCH. ROBERTO GASPARINI

GEOM. MARCO GHIRETTI

ARCH. MATTEO MASCIA

ARCH. FEDERICO MONICA

GEOM. ANDREA PASSERA

GEOM. PAOLA PELOSI

TECNICO COMPUTER GRAFICA STEFANO PRANDINI

ARCH. ALBINO VESCOVI

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1. CONSIDERAZIONI PRELIMINARI........................ .................3 1.1. Impostazionemetodologicadelprogetto 4 2. DESCRIZIONE DEL PROGETTO: CARATTERISTICHE FUNZIONALI, SANITARIE E DISTRIBUTIVE .....................................5 2.1. Icriteriprogettualiadottatiperlaconfigurazionefunzionale,sanitariaedistributiva 5 2.1.1. L’umanizzazione 6 2.1.2. Ladinamicadellaluce 7 2.1.3. Ilsuperamentodellebarrierearchitettonicheel’accessibilitàpergliipovedenti 7 2.1.4. Considerazionisullapreservazionedellaprivacyeisistemidisoundmasking 12 2.1.5. Ottimizzazionedeicostidigestione 13 2.2. IlivellifunzionalidelProgettoEsecutivo 13 2.2.1. L’interpretazionedeglispazidiaccoglienza 13 2.2.2. L’interpretazionedeglispazidistributiviesanitari 14 2.2.3. L’interpretazionedeglispazididegenza 15 2.2.4. Accessi,tipologiadeipercorsielogistica 15 2.2.5. Distribuzionefunzionale 16 3. DESCRIZIONE DEL PROGETTO: LE OPERE DI FINITURA INTERNA E DI ARREDO............................................................17 3.1. Iriferimenticoncettualichehannoinformatolescelteprogettuali 17 3.2. Laluce,lesceltecromaticheemateriche 17 3.3. Ilverdeinterno 17 3.4. Leoperedifiniturainterna 18 3.4.1. Pavimentazioni 18 3.4.2. Finitureaparete 19 3.4.3. Finitureasoffitto 20 3.4.4. Partizioniinterne 22 3.4.5. Porteinterne 22 3.4.6. Elementiparacolpi,parabarelle,corrimanieparaspigoli 24 3.5. Criteridisceltadelleoperediarredoinrelazionealledifferentitipologiedegliambienti 24 3.5.1. Degenze 26 3.5.2. Multidegenze 29 3.5.3. Ambulatori 31 3.5.4. Localiattivitàamministrative,localilavoropersonale 32 3.5.5. Atri,disimpegni,filtri 34 3.6. Leoperediarredo 38 3.6.1. Gliarrediospedalieri 39 3.6.2. Gliarredisumisura 39 3.6.3. Gliarredidamercatoedidesign 39 3.6.4. Gliarrediaccessori 40
I N D I C E

1. CONSIDERAZIONI PRELIMINARI

Il presente documento ha la finalità di illustrare il progetto integrato degli arredi e delle relative opere impiantistiche e di finitura ambientale mediante una opportuna sintesi delle caratteristiche funzionali, sanitarie ed edilizie nonchè di esporre una prima stima dei costi relativi agli arredi ed alle attrezzature necessari per garantire la corretta ed efficiente funzionalità della nuova struttura pediatrica.

Nel 1992 alle Regioni è stato affidato il compito di disciplinare i procedimenti relativi all’autorizzazione ed all’accreditamento delle strutture sanitarie (D. Lgs. N. 502 del 1992 – art. 8).

Il DPR 14 gennaio 1997 approva l’"Atto di indirizzo e coordinamento in materia di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l’esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private". Con il D.Lgs. N. 229 del 1999 e, infine con la Legge costituzionale n. 3/2001 si è meglio dettagliato il quadro di riferimento normativo entro il quale le Regioni dovevano operare.

La Regione Emilia-Romagna ha regolamentato le proprie procedure in materia di autorizzazione e accreditamento attraverso la Legge Regionale n. 34 del 12.10.1998 e successive delibere applicative, tra cui la recente DGR n°327 del 23/02/04 relativa ai requisiti generali e specifici per l’autorizzazione al funzionamento delle nuove strutture sanitarie.

L’intero processo di progettazione del Nuovo Ospedale dei Bambini di Parma, oltre alle disposizioni de suddetto quadro normativo di riferimento, ha rispettato la seguente articolazione metodologica, al fine di ottemperare puntualmente al quadro esigenziale espresso dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, e più precisamente:

è stato acquisito il quadro esigenziale complessivo che aveva definito, già nel dicembre 2005, le caratteristiche dell’offerta sanitaria prevista per il nuovo Ospedale dei Bambini di Parma (funzioni sanitarie ordinarie e polispecialistiche, offerta posti letto, umanizzazione, ecc.);

è stata operata la verifica dei requisiti generali e specifici per l’autorizzazione al funzionamento delle nuove strutture sanitarie disposti dal principale quadro normativo vigente (D.G.R. Emilia Romagna n. 327 del 23.02.2004);

è stata attivata una fase di confronto con tutti i responsabili dei dipartimenti sanitari interessati dalla realizzazione del nuovo Ospedale dei Bambini, al fine di perfezionare il progetto, sia in termini funzionali che distributivi.

Le funzioni ospitate nel nuovo edificio rispondono all’attuazione di un programma organico di interventi, pianificati nel medio e lungo periodo dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, al fine di offrire una migliore risposta assistenziale e logistica all’intero bacino d’utenza dell’area materno-infantile, che ricordiamo, per alcune specializzazioni, è riferibile ad un ambito regionale e nazionale.

L’intervento edilizio in oggetto è ricompreso, pertanto, nel quadro organico degli interventi orientati a soddisfare un alto livello di funzionalità e di servizi, affinché l’offerta sanitaria sia erogata per mezzo delle più moderne tecnologie e nelle migliori condizioni di accoglienza e di sostenibilità ambientali e sociali.

Il Progetto del Nuovo Ospedale dei Bambini di Parma, costituisce il risultato del lavoro di approfondimento delle diverse espressioni operative (direzionali, sanitarie e tecniche) dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e del Gruppo di Progettazione incaricato dalla Fondazione Ospedale dei Bambini di Parma Onlus.

Tale finalità è stata perseguita mediante l’attivazione di un gruppo di progetto multidisciplinare che ha affiancato ai progettisti, professionisti specializzati nella progettazione di strutture ospedaliere, psicologi, psicoterapeuti dell’età evolutiva e sound designer nell’ottica di definire un progetto volto ad integrare la funzionalità di una struttura ospedaliera con la fondamentale attenzione al benessere psicofisico dei futuri fruitori di tale servizio, nel caso particolare i bambini.

In relazione agli aspetti che hanno condizionato l’assetto dimensionale e localizzativo del nuovo “Ospedale dei Bambini” di Parma, si può affermare che il nuovo progetto si inserisce in modo coerente nella maglia dell’intero complesso ospedaliero, valorizzando le preesistenze che ancora conservano un reale valore storico-testimoniale.

Tale configurazione consente di realizzare una soluzione progettuale perfettamente aderente agli obiettivi di tutela della salute dell’infanzia nel rispetto dell’emotività del bambino, mediante un’articolazione delle funzioni, delle dotazioni e degli spazi rispondenti ai più significativi e recenti studi operati per ottimizzare la funzione clinica e sanitaria dell’area materno-infantile.

Il nuovo “Ospedale dei Bambini” diventerà un nuovo complesso ospedaliero autonomo e funzionale, pur nella sua appartenenza alla più estesa area ospedaliera, e realizzabile secondo fasi esecutive che imporranno necessariamente anche periodi di operatività faticosa, ma che porteranno ad un risultato finale coerente con i presupposti di eccellenza voluti ed attesi da tutta la collettività, dagli operatori amministrativi e sanitari e da chi ne ha intuito la grande importanza e ricaduta sociale, promuovendone l’attuazione.

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1.1. Impostazione metodologica del progetto

Il presente documento si compone di cinque volumi, i cui contenuti specifici, completi di macrocapitoli, sezioni ed allegati sono riassunti nel seguente schema volto a facilitare la lettura della documentazione prodotta.

La presente relazione, corrispondente alla parte prima del “Volume 1” offre gli elementi necessari alla lettura e alla comprensione del percorso concettuale e di ricerca che ha portato alla definizione del progetto oltre ad esplicare e riassumere in maniera sintetica le principali soluzioni progettuali adottate e approfonditamente descritte nei successivi volumi.

Più precisamente nel seguito viene inizialmente fornita una descrizione delle caratteristiche funzionali, sanitarie e distributive riguardanti il nuovo Ospedale dei Bambini a cui segue la descrizione del progetto delle opere di finitura interna e degli arredi mediante una sintesi dei riferimenti concettuali che hanno portato alle scelte progettuali, una analisi dei principali elementi caratterizzanti le finiture interne e i criteri di scelta delle opere di arredo in relazione alle diverse tipologie degli ambienti.

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2. DESCRIZIONE DEL PROGETTO: CARATTERISTICHE FUNZIONALI, SANITARIE E DISTRIBUTIVE

2.1. I criteri progettuali adottati per la configurazione funzionale, sanitaria e distributiva

Gli aspetti che hanno informato l’attività progettuale, possono essere sinteticamente riassunti secondo la seguente articolazione:

L’identità storica del luogo e degli edifici esistenti

Si è studiata la matrice storica di formazione dell’insediamento e dell’intera area ospedaliera, prendendo in esame le decisioni aziendali che hanno portato al graduale abbandono della logica dell’ospedale a padiglioni, orientandosi verso la concentrazione dei servizi sanitari nella nuova struttura a poliblocco;

I criteri per la flessibilità

È stata posta una specifica attenzione rispetto alla possibilità che l’edificio di progetto, nel tempo, possa consentire una completa riconfigurazione sia funzionale, che distributiva: le possibilità reinterpretative del nuovo organismo edilizio dovranno consentire di rispondere efficacemente all’obsolescenza di strutture e tecnologie, al cambiamento delle tecniche di diagnosi e cura, ed alle diverse necessità nell'impiego delle risorse umane.

Il rapporto della struttura ospedaliera con il paziente e con la collettività e l'umanizzazione

Nella consapevolezza che l'ospedale moderno debba diventare una struttura aperta sulla città, un edificio pubblico, come la chiesa, il mercato, la biblioteca, dove il cittadino si reca per usufruire o per gestire un servizio nelle condizioni di massimo comfort psicofisico, diventa di fondamentale importanza l'esigenza del paziente di ricevere stimoli rassicuranti dalla struttura che lo accoglie e lo aiuta a sconfiggere le barriere dell'isolamento e della paura; ciò vale a maggior ragione per un ospedale pediatrico. Per raggiungere questo obiettivo si è cercato di interpretare in maniera corretta il rapporto tra intervento architettonico ed intervento tecnologico. In fase di progettazione si è rivolta particolare attenzione alla ricerca di nuove condizioni di comfort della degenza in modo che il paziente pediatrico possa continuare a intrattenere relazioni sociali, coltivare gli affetti, ricevere informazioni e distrazioni. Tali condizioni possono essere ottimizzate favorendo il rapporto tra assistente e assistito, col presupposto di sollevare il personale, dotandolo di specifico supporto tecnologico, dalle incombenze usuali ripetitive non connesse con l'attività di assistenza.

Sono state previste, inoltre, soluzioni atte a garantire negli ambienti ad alto rischio, sia per il paziente che per gli operatori sanitari, la purezza dell'aria e l'efficace controllo ambientale, al fine di indurre condizioni di sicurezza e di alleviare la sofferenza favorendo lo sviluppo positivo delle degenze.

In merito ad un utilizzo più confortevole del servizio da parte dall'utente-paziente, si è privilegiato l'interscambio delle informazioni e comunicazioni organizzando un'ampia rete di connessioni e collegamenti, allo scopo di offrire al paziente, informazioni dirette e personalizzate sulla sua malattia, sul suo decorso, sulle terapie in corso, ecc..

Sono state previste soluzioni orientate all'umanizzazione delle aree rivolte al visitatore in termine di chiarezza e certezza dei percorsi, facilità di raggiungere il medico curante e di ottenere rapide prenotazioni, garantendo un ragionevole grado di tranquillità e sicurezza.

Alla scala del complesso insediativo

si è intervenuti cercando di costituire una direttrice di accesso alla struttura leggibile e riconoscibile in maniera chiara ed inequivocabile da parte dell'utente. Questa direttrice si concretizza nel percorso pedonale che collega la nuova struttura con via Abbeveratoia, dove si prevede la realizzazione di un nuovo ingresso che consentirà di rafforzare il rapporto tra la Città e l’Ospedale. Questo nuovo asse trasversale est-ovest, assume una configurazione direzionale coerente con l’ortogonalità che caratterizza gli allineamenti degli assi generatori del complesso ospedaliero, diventando esso stesso nuovo segno generatore del nuovo complesso edilizio.

L’apertura dell’ospedale verso via Abbeveratoia, consente, alla nuova struttura, di assumere una complessiva autonomia rispetto alle nuove relazioni assistenziali e funzionali che dovrà erogare, pur mantenendo inalterata la necessaria sinergia con i servizi logistici centralizzati e sanitari del poliblocco.

Tale configurazione consente anche di risolve il rapporto con gli accessi pubblici e carrabili, ed in prospettiva consentire la completa risoluzione del problema dei parcheggi rispetto a questa specifica funzione sanitaria.

Il percorso pedonale, di cui si prevede un’opportuna ambientazione, sarà attrezzato con una struttura fruibile e verde, per offrirsi, oltre che accesso alle funzioni assistenziali, quale luogo di incontro e relazione.

A livello di organismo edilizio

è stata posta particolare attenzione oltre che agli aspetti funzionali anche agli aspetti legati alla percezione psicologica dello spazio e quindi i termini di riferimento progettuale, per garantire l’umanizzazione, sono diventati l’orientamento, la luce, la mobilità, la confidenza relazionale, la rassicurazione, la privacy e la socializzazione. In prima istanza è stata posta l'attenzione sull'atrio di accesso che rappresenta il luogo di prima percezione della struttura interna e dove inevitabilmente si riduce il campo visivo dell'utente e quindi la capacità di orientarsi. In tal senso si prevede di realizzare al piano terra del corpo centrale un’area provvista di una serie di funzioni di accoglienza, informazione e di ristoro. L'atrio, pertanto, è stato progettato come una "piazza" interna, la cui dimensione maggiore risulta trasversale al percorso di accesso.

Alla scala della singola area funzionale

I termini di riferimento progettuale, per garantire l’umanizzazione, sono risultati gli stessi adottati alla scala dell'organismo e cioè: l’orientamento, la luce, la mobilità, la confidenza relazionale, la rassicurazione, la privacy e la socializzazione.

Anche in questo contesto sono state previste soluzioni progettuali affinché il paziente venga "guidato dalla luce" verso le funzioni assistenziali interne. Analogamente, nell'area della degenza, si cercherà di connotare con chiarezza il punto di controllo e gestione e quindi d'informazione.

Particolare attenzione è stata riservata infine alla camera di degenza, in quanto rappresenta l'intorno spaziale, nel più vasto mondo dell'organismo ospedaliero, in cui si svolge la vita quotidiana del paziente pediatrico.

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2.1.1. L’umanizzazione

“Umanizzazione significa creare una struttura non prevaricatrice, non violenta, forse un’immagine non istituzionale, creare un ambiente più amico dell’uomo, stabilire un nesso di causalità fra le esigenze dell’uomo e le risposte spaziali che vengono fornite, cioè lo spazio organizzato, costruito.” (“Arch. Fabrizio Rossi Prodi in Progettare per la Sanità”).

Fino agli anni ’50 l’argomento “bambino e ospedale” non era stato affrontato in modo adeguato, anzi era opinione comune tra gli operatori sanitari che senza la presenza continua dei genitori, il bambino fosse più tranquillo e più docile.

Alcuni lavori pubblicati in Inghilterra (il Rapporto Platt a Londra nel 1959 e Il vostro bambino in ospedale di James Robertson nel 1973) sconvolsero l’opinione fino ad allora consolidata, dicendo sostanzialmente che la serenità del bambino paziente era solo apparente, perché all’inquietudine e alla disperazione per l’abbandono da parte dei genitori erano subentrate la depressione e l’apatia

Il Rapporto Platt, realizzato da un’equipe di medici e psicologi, non solo evidenziò il concetto sopra esposto frutto di un’indagine specifica, ma fornì anche dei suggerimenti precisi per ridurre il disagio del bambino in ospedale, volti soprattutto ad introdurre una permanenza del genitore e a creare degli ampi spazi da dedicare al gioco

Un altro fondamentale passaggio nella concezione dell’ospedale per i bambini è costituito dalla “Carta di Leida“ realizzata in un convegno sul tema “bambino e ospedale”, tenutosi nella città olandese, promosso nel 1987 dalle associazioni di volontariato; questa carta identifica quattro punti fondamentali per ridurre o prevenire nel bambino il trauma da ricovero:

1. la presenza dei genitori

Occorre coinvolgere il genitore nella cura del figlio riconoscendogli un ruolo attivo e fornendogli tutte le informazioni necessarie, non solo sulle condizioni del bambino, ma anche sul funzionamento del reparto, perché si possa inserire positivamente nella routine ospedaliera.

Questa concezione ha dei risvolti anche sull’organizzazione degli spazi ospedalieri in quanto implica la realizzazione di ambienti dedicati ai genitori, che ne consentono la permanenza, sia nelle stanze di degenza che in spazi per il relax personale o per gli incontri con i medici.

2. la preparazione al ricovero

Secondo dati del 1995 forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità relativi ai Paesi europei, il ricovero in ospedale riguarda statisticamente il 50% dei bambini al disotto dei 14 anni e ben 2/3 di questi ricoveri avvengono d’urgenza. Generalmente non si tratta di malattie gravi: accertamenti, malattie stagionali, un trauma o un incidente, che però comportano l’allontanamento dalla figura di riferimento.

Un’opportuna informazione consente al bambino di affrontare adeguatamente sul piano mentale le proprie esperienze, oltre che a stabilire con chi lo assiste una vera e propria alleanza terapeutica basata sulla fiducia.

3. il gioco

Quando il bambino è ricoverato in ospedale il gioco assume un’importanza ancora maggiore: esso è necessario quanto il cibo, il riposo e le terapie e quindi può rappresentare uno degli strumenti di guarigione.

Numerose ricerche hanno dimostrato che il gioco in ospedale è realmente di aiuto al bambino solo se un adulto gioca con lui, un familiare o una persona designata appositamente a questo scopo.

4. l’ambiente

Nella progettazione dell’ospedale non basta più pensare all’efficienza delle procedure mediche, ma occorre far sì che l’ambiente possa svolgere un ruolo attivo nella terapia.

Progettando un ospedale a misura di bambini occorre quindi: immaginare di essere non più alti di 90 cm, sistemando di conseguenza le finestre, sia verso l’esterno che verso l’interno; prevedere spazi verdi visibili dalle finestre basse, perché il bambino si senta più vicino alla natura simbolo di vita; ideare un arredamento adatto ai piccoli, con colori vivaci ed elementi mobili solidi e lavabili; favorire la prevedibilità (chi arriverà, cosa succederà?) mettendo pareti vetrate anche all’interno, una buona illuminazione e indicazioni ben posizionate e facilmente comprensibili.

Gli aspetti sopra evidenziati in modo molto sintetico sono gli obiettivi introdotti dalla Carta di Leida, che negli anni a venire hanno guidato molti interventi realizzati nei vari Paesi europei, e sono stati perseguiti di volta in volta in base a certe priorità di scelta.

La ricerca di una tipologia ospedaliera volta ad esaurire il concetto di umanizzazione si è tradotta nei seguenti obiettivi che il progetto ha cercato di attendere puntualmente:

⇒ Ambienti a dimensione di bambino:

- ambienti piccoli, dimensionati a scala di bambino, raccolti, con ampiezze, volumetrie, materiali, colori e arredi residenziali piuttosto che istituzionali, non monotoni, con elementi ludici anche nelle strutture e spazi deputati a funzioni non ludiche (per es. banchi di accoglienza, sale d’attesa, corridoi e aree di passaggio, ecc.);

- mitigazione dell’inquinamento acustico;

- illuminazione corretta e regolabile;

- ambienti per terapie intensive raccolti e rilassanti.

⇒ Camere di degenza strutturate per la presenza/permanenza di un genitore:

- possibilità di ospitare un genitore nella propria stanza (sia con sedia e poltroncina a fianco del letto sia con posto letto);

- garantire il comfort alberghiero delle stanze di degenza;

- disponibilità di stanze singole.

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⇒ Spazi per i genitori:

- spazi di attesa dotati di propri servizi igienici;

- divano letto o poltrona letto nella stanza del paziente;

- servizi interni necessari (bagni, edicola, bar/ristoro, telefoni, bancomat) posti in aree facilmente raggiungibili dalle sale d’attesa e dalle stanze di degenza;

- luoghi preposti all’incontro tra genitori per socializzazione o per svago;

- spazi adeguati per il colloquio medici- genitori.

⇒ Spazi ricreativi e didattici, per l’incontro e la socializzazione:

- locale per attività didattiche, scolastiche e formative, opportunamente attrezzata e arredata in modo flessibile per far fronte ad esigenze d’età diverse;

- spazi ludici personali al chiuso e all’aperto;

- spazi ludici comuni al chiuso divisi per spazi d’età;

⇒ Centro di accoglienza e orientamento generale

- Spazio di accoglienza e orientamento generale eventualmente gestibile dalle associazioni di genitori, sia per coinvolgere queste attivamente sia per non gravare direttamente sull’azienda con costi aggiuntivi di personale. Tale spazio potrebbe contenere strutture e materiali informativi sulle attività e servizi disponibili per i pazienti e visitatori.

2.1.2. La dinamica della luce

All’interno della volontà di umanizzazione dello spazio ospedaliero la luce può svolgere un ruolo fondamentale nella costruzione di un rapporto positivo con l’ambiente in cui si è momentaneamente costretti.

Attraverso un attento utilizzo della luce si ricrea un “environment” più sensibile alle necessità del paziente e dei suoi famigliari, che li accompagna in questa esperienza supportando gli stati emotivi.

La luce può agire secondo diversi livelli negli spazi dell’attesa e della degenza nella limitazione dello stress e nella creazione di un rapporto di identificazione e appropriazione dello spazio.

Questo rende l’ospedale un luogo non vissuto come un “altrove ostile” ma fa percepire lo spazio come un ambiente che può essere sentito proprio, più vicino ad una quotidianità domestica.

Questa interpretazione della luce a favore del benessere dell’individuo è attenta non solo agli aspetti sensoriali psicologici ma anche a quelli fisiologici, all’influenza che la luce naturale e artificiale ha sui bioritmi umani.

Il corpo umano tende a sincronizzarsi con il ciclo giornaliero e stagionale della luce naturale, mantenendo in questo modo un equilibrio fisiologico e psicologico prezioso. È intuibile perciò l’importanza di mantenere uno stretto rapporto tra le persone e l’ambiente esterno, soprattutto nei casi di lunga permanenza in ambienti chiusi.

Anche per questo motivo l’architettura è studiata per creare un intenso rapporto di scambio tra l’interno e l’esterno, soprattutto valorizzando l’apporto della luce naturale. Per consentire il rispetto totale dell’equilibrio dei bioritmi legati alla luce, viene data la possibilità di interagire nel bilanciamento tra luce naturale e artificiale.

La luce è quindi interpretata come uno strumento flessibile e adattabile ai bisogni psicologici e fisiologici oltre che funzionali ed operativi del paziente, dei suoi famigliari e del personale medico.

Attraverso la sua variabilità controllata la luce ricrea privacy, senso di appartenenza e comfort, atmosfere rilassanti o stimolanti, interazione.

Per ottenere e soddisfare in pieno questo senso di appartenenza e di confidenza con lo spazio nelle aree più private dell’attesa e negli spazi della degenza la gestione personale della luce è diretta e semplice.

Una gestione attiva e immediata garantisce un senso di controllo e autodeterminazione dello spazio che permette di vivere il modularsi delle diverse esperienze in modo ottimale.

Più nello specifico, la dinamica della luce dell’Ospedale dei Bambini prevede le seguenti tipologie di illuminazione:

• luce naturale filtrata attraverso lo strato più esterno della facciata costituito setti verticali in vetro parzialmente saturi, per creare una “porosità” visiva tra interno ed esterno;

• luce naturale in testa ai percorsi distributivi orizzontali per orientarsi in riferimento all’esterno e per manifestare all’interno i cambiamenti naturali e atmosferici che avvengono all’esterno;

• luce naturale ed artificiale integrate nei luoghi di attesa e nelle camere di degenza.

2.1.3. Il superamento delle barriere architettoniche e l’accessibilità per gli ipovedenti

Dall’art. 1 del DPR 503/1996 si evince che per barriere architettoniche si intendono gli “ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque e in particolare di coloro che per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea”. Quindi, di fatto, una serie di impedimenti che limitano un’agevole e sicura utilizzazione di spazi e attrezzature a chiunque.

La difficoltà che persone con difficoltà incontrano quando desiderano muoversi liberamente nell’ambiente non sono sempre da attribuire alla situazione di disabilità in cui si trovano, ma speso sono cause che riguardano un ambiente difficilmente accessibile ed una società non sempre formata rispetto alle diversità delle loro esigenze.

Il problema in questione concerne le cosiddette “barriere architettoniche”. Le normali condizioni di vita hanno inoltre evidenziato come le maggiori cause riscontrate negl incidenti di tipo domestico siano da ricercare in un “difetto” delle strutture edilizie (spazi, percorsi, arredi e impianti) e cioè dei contenitori che ci accolgono nella vita di tutti i giorni.

Il termine barriere architettoniche fu introdotto nella normativa italiana alla fine degli anni sessanta. Mentre inizialmente il termine si riferiva solamente ai disabili fisici con problemi di deambulazione, oggi la filosofia delle barriere architettoniche si basa su un concetto globale della mobilità comprendendo un sempre maggiore numero di persone.

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Per mobilità si intende la capacita, abilità e disposizione di affrontare in modo autonomo le diverse situazioni di circolazione con la massima di sicurezza, il minimo di sforzo e il massimo di rendimento.

Si stima che circa il 15% degli italiani abbia problemi con la mobilità, tra i quali circa più di un milione di minorati della vista. Allora perché non progettare in un’ottica di “diversa abilità”?

Perché non superare le limitazioni degli interventi realizzati a norma e che si prefiggono di relegare in un qualche spazio soluzioni “ad hoc” spesso di dubbia qualità architettonica anche se certamente allineate con i parametri imposti dalle norme vigenti.

Vi è da riconoscere che nonostante tutto molto si è fatto negli anni e la sensibilità si è spostata verso un riconoscimento unanime della necessità di attenzione verso questi temi.

Per contro si può constatare come anche a livello didattico nelle nostre facoltà universitarie non vi siano corsi in cui il tema dell’accessibilità per tutti sia affrontato in modo organico ed integrato, quanto piuttosto venga trattato alla stregua di una semplice verifica dimensionale e quindi di pura aderenza quantitativa alla norma.

L’ulteriore passo che si intende fare qui è quello di comprendere che la progettazione deve scaturire dal soddisfacimento di una serie di esigenze di cui quella dell’”eliminazione delle barriere architettoniche” deve rappresentare un punto di partenza prestazionale da conseguire quasi naturalmente e quindi da modellare a servizio nel percorso di genesi del progetto di qualità per una buona architettura.

Le norme sono risultate essere quindi una guida piuttosto che una costrizione o un percorso limitante, verificando che il soddisfacimento delle esigenze di alcuni possono corrispondere al raggiungimento di un’eccellenza qualitativa fruibile da tutti, quali che siano le condizioni psico-fisiche permanenti o temporanee.

Se è vero che l’emanazione di norme non garantisce il raggiungimento di un buon risultato è ugualmente vero che un buon apparato normativo può risultare essere una base importante per il raggiungimento di un alto standard qualitativo progettuale.

L’Italia, pur seguendo un percorso tortuoso, è arrivata a dotarsi di un corpus normativo, anche di carattere tecnico, che affronta in maniera organica il problema della disabilità, distinguendosi in ambito comunitario.

Anche le norme e regole tecniche di altre discipline presentano sempre più spesso raccordi e prescrizioni per una progettazione che porti all’eliminazione delle barriere architettoniche.

Tappe fondamentali di questo percorso sono:

- La legge 30 marzo 1971, n. 118: “Conversione in legge del D.L. 30 gennaio 1971, n. 5, e nuove norme in favore dei mutilati e invalidi civili”. Si applica alle nuove costruzioni e alle ristrutturazioni delle opere pubbliche con particolare riguardo a quelle di carattere collettivo e sociale.

- Decreto Presidente Repubblica 27 aprile 1978, n. 384: “Regolamento di attuazione dell'art. 27 della L. 30 marzo 1971, n. 118, a favore dei mutilati e invalidi civili, in materia di barriere architettoniche e trasporti pubblici”.

- La legge 9 gennaio 1989, n. 13: “Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati”. Si applica alle nuove costruzioni e alle ristrutturazioni degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica.

- D.M.LL.PP. 14 giugno 1989, n. 236: “Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche”. Costituisce il regolamento di applicazione della legge 13/1989.

- Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503: "Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici." Si abolisce il DPR 384/1978, si adeguano gli standard dell’edilizia pubblica a quella privata e si inseriscono specifiche norme sull’accessibilità degli spazi pubblici e dell’arredo urbano.

Il DPR 384/1978 ha sicuramente il merito di aver fatto compiere un salto in avanti alla normativa sulle barriere architettoniche in Italia, tuttavia con l’entrata in vigore del DPR 503/1996 il suddetto decreto viene abrogato e accolto come decreto di applicazione il già collaudato DM 236/1989 equiparando finalmente l’edilizia pubblica e quella privata. Se si considera che quasi tutti gli edifici, qualunque sia il loro uso, sono soggetti a norme relative alle barriere architettoniche e molte di queste sono precise, tutto sommato esaustive e sufficientemente ben articolate, possiamo dedurre che l’Italia è attualmente uno dei paesi all’avanguardia in questo settore.

FIGURA 2.1-1 – DIMENSIONI DI RIFERIMENTO SEDIA A RUOTE E DATI ANTROPOMETRICI

Elemento che risulta evidente è la mancanza di indicazioni specifiche relative all’edilizia di tipo assistenziale ed ospedaliero. Condizione dettata dal fatto che il decreto di applicazione del DPR 503/1996 non sia stato pensato in modo specifico per gli edifici pubblici ma piuttosto semplicemente si sia utilizzato quello in uso per l’edilizia privata.

Avendo a disposizione una traccia sufficientemente definita la progettazione può utilizzare quindi questi dati come prezioso punto di partenza per poi puntare ad una progettualità in cui tutte le “diverse abilità” abbiano modo di sostare e di muoversi in una percepita comune normalità.

Per quanto concerne i percorsi orizzontali, ad esempio, le norme tecniche forniscono indicazioni riguardo alle dimensioni minime: “I corridoi o percorsi devono avere una larghezza minima di 100 cm, e avere allargamenti atti a consentire l’inversione di direzione ad una persona su sedia a ruote” (art. 8.1.9 D.M. 236/89).

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All’interno di un ospedale tuttavia, tale “misura” non può che essere considerata soltanto un livello minimo a cui fare riferimento. Infatti in considerazione del fatto che la movimentazione più significativa riguarda lo spostamento dei letti, risulta evidente la necessità di considerare misure minime molto differenti da quelle considerate minime dalla normativa.

La medesima semplice osservazione delle effettive necessità che si riscontrano in una struttura ospedaliera portano a considerare “normali” situazioni che potrebbero venire considerate “casi limite”, ma che in realtà si manifestano con regolarità.

Un esempio è l’affiancamento lungo i corridoi di due letti o di un letto e di una carrozzina. La stessa rotazione di un letto che dal corridoio viene fatto entrare in una stanza necessita di un dimensionamento minimo del corridoio stesso superiore ai due metri.

L’agile movimentazione di tali supporti richiede spazi di manovra preventivamente pensati perché risultino realmente efficaci e non appena sufficienti come spesso ci si trova a constatare.

FIGURA 2.1-2 – SPAZIO DI MOVIMENTO PER LETTIGHE

Anche per quanto concerne i servizi igienici, a partire da una attento esame della normativa di riferimento, sono state studiate analoghe soluzioni basate sulla valutazione di tutte le reali necessità che si vengono a manifestare nell’utilizzo ordinario del servizio stesso da parte di un paziente in carrozzina e dell’eventuale accompagnatore..

I fattori più importanti da considerare per l’individuazione delle principali dimensioni delle camere di degenza sono fondamentalmente tre.

- consentire all’interno della camera almeno uno spazio di manovra dove può avvenire una rotazione completa della sedia a ruote;

- garantire alla persona sulla sedia a ruote un passaggio minimo variabile tra i 80 cm per l’accostamento laterale e almeno 120 cm per l’accostamento frontale al letto;

- individuare finestre o aperture la cui altezza consenta agevolmente una visione dell’esterno a chi è in piedi, seduto o coricato sul letto.

Naturalmente anche la possibile movimentazione dei letti è una condizione da garantire con assoluta certezza. In questo caso oltre agli aspetti strettamente legati alle esigenze di tipo medico risulta fondamentale l’allineamento con le norme di prevenzione incendi per cui uno dei principali interventi di salvaguardia delle persone allettate in caso di incendio risulta essere “l’esodo orizzontale progressivo” che richiede appunto lo spostamento dei lett e dei suoi occupanti da un compartimento antincendio ad un altro attiguo della struttura, in attesa dell’intervento delle squadre di soccorso dei vigili del fuoco.

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FIGURA 2.1-3 – BAGNO: SPAZIO DI MOVIMENTO PER SEDIA A RUOTE

2.1-4 –

Al di là della definizione del termine di “barriera architettonica”, anche le specifiche tecniche tengono sempre presente questa tipologia di diversa abilità. Infatti ad esempio all’articolo 4, comma 4.1.5 “terminali degli impianti” si parla di come “…devono, inoltre essere facilmente individuabili anche in condizioni di scarsa visibilità ed essere protetti dal danneggiamento per urto”.

La medesima ricerca di qualità dell’accessibilità é garantita all’interno dell’edificio, nelle parti comuni, tramite l’individuazione di ascensori in cui sarà assicurata la segnalazione sonora dell’arrivo al piano e la numerazione in rilievo con scritte in braille, oltrechè tutti i dettagli, così come indicato nelle specifiche artt. 4.1.12 e 8.1.12 del D.M. 236/’89.

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FIGURA 2.1-5 – CARATTERISTICHE MINIME DEGLI ASCENSORI PER IL PUBBLICO

FIGURA CAMERA: SPAZI DI MOVIMENTO LETTIGHE E SEDIE A RUOTE

Mentre le norme e la diffusione della sensibilità hanno privilegiato i temi legati alla persona su sedia a ruote, pochi sono stati gli studi e i conseguenti provvedimenti normativi relativi agli accorgimenti necessari per agevolare l’uso degli edifici e degli spazi urbani a coloro che soffrono di menomazioni alla vista e all’udito.

Per il problema specifico legato alla circolazione delle persone con ridotta o nulla capacità visiva risulta vantaggioso definire il non vedente e l'ipovedente non con termini medici ma, piuttosto, in termini pratici: non vedente è chi per la soluzione dei problemi di mobilità non può utilizzare informazioni visive significative, ipovedente è chi può utilizzare scarse informazioni visive per la soluzione dei problemi di mobilità.

Altrettanto utile risulta sapere come si muove il non vedente. La maggioranza dei non vedenti utilizza per la loro mobilità l'accompagnatore vedente. I loro problemi connessi alla caratteristica del territorio urbano e degli spazi pubblici in generale si limitano a varchi sufficientemente larghi per fare passare contemporaneamente due persone.

I non vedenti autonomi usano per la mobilità principalmente il bastone corto o lungo o il cane guida. Con il bastone possono essere avvertiti ostacoli, oggetti pericolosi e dislivelli.

La mancata percezione visiva viene compensata dall'udito e dal tatto, che forniscono informazioni per l'orientamento e elementi di riferimento per la guida. I non vedenti riabilitati ed allenati percepiscono fondamentalmente attraverso il suono e il tatto.

Anche in questo caso, come per le altre forme di disabilità, la normativa italiana è sufficientemente esaustiva, sempre che tali indicazioni vengano considerate come punto di partenza da articolare con necessità reali riscontrate.

L’articolo 2, comma c) del D.M.LL.PP. 236/1989 sottolinea come per “barriere architettoniche” si intenda anche “la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi”.

Il testo legislativo più recente in tal senso è il D.P.R. n. 503 del 24 luglio 1996 "Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici.".

In tal senso la definizione più recente di “barriere architettoniche” per disabilità visive e uditive la si trova all’art. 1.2 comma c: “la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi”.

La normativa stessa lascia ampia discrezionalità al progetto, pur riconoscendo la necessità di tenere conto della normativa come punto di partenza. Infatti all’articolo 1.4 si legge “agli edifici e spazi pubblici esistenti,…, devono essere apportati tutti quegli accorgimenti che possono migliorarne la fruibilità sulla base delle norme contenute nel presente regolamento”.

In uno spazio pubblico qual è un ospedale, diventa fondamentale la fruizione dello spazio esterno a servizio della struttura.

Infatti l’art. 4 del DPR 503/96 recita “I progetti relativi agli spazi pubblici e alle opere di urbanizzazione a prevalente fruizione pedonale devono prevedere almeno un percorso accessibile in grado di consentire… l’uso dei servizi, le relazioni sociali e la fruizione ambientale anche alle persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale”.

All’articolo 13.3 si specifica meglio “per gli spazi esterni di pertinenza degli edifici stessi, il necessario requisito di accessibilità si considera soddisfatto se esiste almeno un percorso per l’accesso all’edificio fruibile da persone con ridotta capacità motoria o sensoriale”. Nel progetto dell’Ospedale dai Bambini sono state previste una serie di condizioni di dialogo dello spazio esterno con quello interno e di connessione dello spazio urbano con quello più prettamente ospedaliero. Tali ambiti della progettazione hanno necessariamente considerato la possibilità di garantire la massima accessibilità della struttura e dei suoi spazi di relazione sia a persone con ridotta capacità motoria ma anche per ipovedenti e non vedenti. Questo comporterà la necessaria collaborazione con l’Amministrazione Comunale e con l’azienda dei trasporti pubblici con cui sarà indispensabile aprire un dialogo per coordinare la realizzazione dei percorsi di accesso. Oltre a garantire percorsi con caratteristiche adeguate all’acceso di persone con sedia a ruote si prevede la collocazione di un percorso “tattilo-plantare” per guidare le persone non vedenti dall’esterno dell’area Ospedaliera alle aree di servizio offerte dalla nuova struttura. Infatti dalla fermata dell’autobus e dal marciapiede in corrispondenza con l’attraversamento pedonale, attestati entrambi su via Abbeveratoia, si prevede la collocazione di una sistema semplificato di percorso per ciechi formato da strisce rettilinee e parallele tra loro costituito da elementi in pietra opportunamente lavorati. Il verso del rilievo delle “mattonelle” orientato lungo la direzione di marcia suggerisce la percorrenza. Per segnalare un ostacolo, un pericolo o più semplicemente un servizio, come quello rappresentato dagli ascensori, si collocano perpendicolarmente al verso di marcia, elementi lapidei con differente tipo di rilievo solitamente a bollettoni per il pericolo e a strisce parallele per l’indicazione di un servizio.

FIGURA 2.1-6 –USO DI SEGNALI A TERRA PER NON VEDENTI

Le soluzioni progettuali sviluppate con specifica attenzione al superamento delle barriere architettoniche riguardanti anche la definizione di opportuni materiali ed elementi di finitura sono state puntualmente definite sulla base delle legislazioni di riferimento e delle considerazioni svolte sulla specificità dell’ambiente ospedaliero; tali accorgimenti sono inoltre stati condivisi e opportunamente approfonditi con il Centro Regionale di Informazione sul Benessere Ambientale – CRIBA.

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2.1.4. Considerazioni sulla preservazione della privacy e i sistemi di sound masking

La progettazione acustica degli spazi consente di anticipare e risolvere nella fase progettuale una serie di problematiche spesso non sanabili a posteriori se non tramite pesanti interventi che possono talvolta interessare elementi strutturali. Tra queste un tema fino ad oggi poco considerato, ma verso il quale si sta rivolgendo sempre maggiore attenzione anche in considerazione delle recenti normative comunitarie e nazionali, è la cosiddetta “speech privacy”, che in sostanza valuta la comprensibilità di una conversazione da parte di un soggetto a cui il messaggio verbale non è destinato. Il tema riguarda in prima battuta la riservatezza delle informazioni comunicate per via verbale, con graduazione differente in funzione della sensibilità e del valore delle informazioni (dat personali, segreti industriali, comunicazioni ordinarie, ecc.), ma le stesse problematiche determinano il “potenziale di distrazione” di una conversazione nei confronti di un soggetto non direttamente coinvolto nella stessa: la concentrazione di un soggetto, infatti, si riduce significativamente in presenza di un suono al quale il cervello è in grado di attribuire un significato e pertanto una conversazione risulta disturbante nel momento in cui si è in grado di comprendere le parole che la compongono.

I primi studi svolti negli anni ‘50 erano rivolti esclusivamente alla valutazione della riservatezza tra ambienti chiusi adiacenti: in sostanza l’obiettivo era la previsione o la verifica della comprensione da parte di un ascoltatore posizionato in una stanza di una conversazione che si svolgeva nella stanza adiacente. Le ricerche evidenziarono una serie di aspetti di primaria importanza:

• la necessità di identificare descrittori acustic che meglio rappresentano il livello di privacy;

• la necessità di definire la privacy in funzione delle attività previste nei locali. In alcuni casi è necessario un livello elevato di privacy, definito confidential, in altri casi è sufficiente un livello normale (everyday speech privacy).

• la capacità di comprensione di una conversazione che si svolge in un locale adiacente non dipende solo dalla capacità di fonoisolamento dell’elemento divisorio, ma anche dai seguenti fattori:

o caratteristiche fonoassorbenti dei due locali;

o potenza acustica del messaggio vocale (livello di voce o potenza emessa dagli altoparlanti in caso di diffusione elettroacustica);

o livello e composizione spettrale del rumore di fondo.

Successivamente, in seguito alla realizzazione di numerosi uffici di grandi dimensioni di tipo open-space, si evidenziarono analoghe problematiche all’interno dello stesso ambiente, con particolare enfasi sulla distrazione causata da conversazioni in corso nei “box” adiacenti e vennero sviluppate specifiche tecniche di valutazione dei locali e nuovi indici per la quantificazione di tali effetti.

Occorre infine sottolineare che gli ambienti di vita e di lavoro necessitano anche di caratteristiche acustiche tali da consentire una buona comprensione dei messaggi verbali perché questi possano essere fruibili, compresi i segnali immessi nell’ambiente per segnalare la possibilità o l’insorgenza di una situazione di pericolo; la progettazione deve pertanto dosare le varie componenti che influiscono sull’intelligibilità in modo tale da conseguire entrambi gli obiettivi.

Obiettivi della progettazione

L’esperienza comune dimostra come la sensazione di mancanza di privacy può portare ad abbandonare la permanenza in un locale per trovare una collocazione di maggiore riservatezza; il disagio è in genere proporzionale all’attesa, pertanto maggiore è il grado di riservatezza richiesto e più elevato sarà la sensazione di fastidio prodotta da una eventuale deficienza.

Il requisito di privacy risulta di conseguenza rilevante rispetto alla fruibilità di un locale in misura proporzionale alla sensibilità dello stesso. In primo luogo, pertanto, la progettazione deve provvedere ad una analisi di screening sulla sensibilità delle diverse destinazioni d’uso previste nell’ambito del progetto, concentrandosi su quelle caratterizzate da requisiti prestazionali più elevati.

E’ quindi necessario procedere con una valutazione relativa alla configurazione progettuale iniziale, la rispondenza o meno con i valori attesi determina la necessità di interventi di adeguamento.

Metodologia di studio

L’intelligibilità di una conversazione, che essa si svolga in un locale diverso da quello in cui è posizionato l’ascoltatore o che si svolga nello stesso locale, dipende sostanzialmente dagli stessi fattori.

La corretta progettazione acustica deve pertanto agire su questi elementi per conseguire gli obiettivi richiesti. In particolare è necessario valutare ed eventualmente intervenire sui seguenti fattori:

• la riverberazione dei locali oggetto di indagine gioca un ruolo primario nella comprensione del parlato. A parità di sforzo vocale, in un locale riverberante si realizza un livello di pressione acustica più elevato rispetto allo stesso locale dotato di rivestimenti fonoassorbenti, pertanto il messaggio risulta udibile a maggior distanza. Un ambiente riverberante rende anche difficilmente comprensibile il parlato a distanza ridotta, pertanto l’adozione di un corretto tempo di riverberazione facilita anche la comprensione delle parole tra due interlocutori;

• l’attenuazione introdotta dagli elementi di separazione presenti, a tutta altezza (ambienti differenti) o ad altezza parziale (open space) riduce il livello di pressione percepita sul lato opposto dell’elemento. Una maggior attenuazione aumenta il livello di privacy;

• lo sforzo vocale, o la potenza dell’impianto di riproduzione, determinano il livello di pressione sonora alla sorgente, pertanto a valori più elevati corrispondono livelli di privacy inferiori;

• il rumore di fondo è un fattore che influenza significativamente il risultato finale in quanto agisce come elemento mascherante. Già da diversi anni sono stat introdotti sistemi di sound masking, il cui scopo è l’introduzione di rumori di fondo in ambienti eccessivamente silenziosi e che non consentono di realizzare diversamente il livello di privacy richiesto. Vengono comunemente utilizzati principalmente in ambiente di tipo open-space. L’efficacia dei sistemi di sound masking dipende sostanzialmente dallo spettro di rumore generato, in quanto l’obiettivo è quello di conseguire un livello di privacy sufficientemente elevato senza introdurre fenomeni di annoyance nei soggetti interessati.

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Le verifiche progettuali hanno innanzitutto riguardato la localizzazione degli ambienti in cui è maggiormente presente una domanda di privacy.

Essi sono stati identificati nei locali sensibili in cui potrà essere promossa la comunicazione diagnostica tra medico e genitore e nel locale osservazione salma e relative pertinenze.

In questi ambienti si è proceduto a garantire le opportune condizioni di privacy.

Il progetto presenta, comunque, elevate caratteristiche di flessibilità prestazionale e, pertanto, consente di adottare i presidi di privacy anche con interventi futuri, qualora alcuni ambienti dovessero presentare la necessità di un maggiore isolamento acustico.

2.1.5. Ottimizzazione dei costi di gestione

Le scelte progettuali operate che hanno rilevanza in merito al contenimento dei costi di conduzione della struttura sono riconducibili a:

impianto distributivo delle funzioni, progettato con l’obiettivo di ridurre percorsi e rendere possibile l’uso integrato del personale addetto all’assistenza; schema distributivo dei servizi in grado di ottimizzare l’operatività del personale; materiali di costruzione e sistemi di gestione degli impianti in grado di assicurare impianti ad alta efficienza e ridotti consumi e fabbisogni energetici; soluzioni impiantistiche in grado di ottimizzare l rendimento di esercizio e minimizzare i costi di manutenzione; valutazioni riguardo ai servizi generali in funzione della gestione in appalto o in convenzione con altre strutture (ristorazione, lavanderia, farmacia, servizi diagnostici); utilizzo di corpi illuminati a basso consumo; utilizzo di sistemi di accensione automatica nei locali non presidiati; utilizzo di motori di azionamento di pompe e ventilatori con inverter; utilizzo di ascensori a fune del tipo con motore ad inverter; utilizzo di UPS ad alto rendimento.

2.2.

I livelli funzionali del Progetto Esecutivo

Per consentire una più approfondita lettura e valutazione dei livelli funzionali previsti in sede di progetto esecutivo vengono, nella presente sezione, elencati dapprima i criteri generali e le considerazioni che hanno condotto all’interpretazione dei vari spazi nelle macroaree principali (di accoglienza, distributivi e sanitari, di degenza, degli accessi) e alla loro conseguente progettazione; in seguito viene descritta la dotazione funzionale del nuovo Ospedale dei Bambini suddivisa per piano edilizio, al fine di esplicare in maniera più precisa la distribuzione della struttura.

2.2.1. L’interpretazione degli spazi di accoglienza

Gli spazi di accoglienza sono studiati e differenziati in base al tipo di attesa che li caratterizza.

Principale elemento di distinzione è l’utente a cui sono dedicati: il bambino che attende di essere ricoverato o l’adulto che lo accompagna, che aspetta di fargli visita o di ricevere notizie; per ognuno di questi casi vengono valutate le esigenze e i comportamenti che dipendono dagli stati emotivi e dalla lunghezza temporale dell’attesa.

L’organizzazione spaziale è influenzata dai comportamenti degli individui e determinata attraverso modelli prossemici.

Si distinguono quindi differenti tipologie nell’impostazione spaziale e organizzativa delle aree dedicate all’attesa che hanno però in comune l’attenzione verso l’individuo e l’obiettivo di far percepire lo spazio dell’ospedale come altamente dedicato e personale.

Si creano quindi differenti tipologie di aree di attesa:

area afferente all’Accettazione Pediatrica

È un’attesa breve, di smistamento, in cui gli individui sono soggetti a uno stato di massimo stress.

Gli spazi vengono divisi in ambienti chiusi fisicamente da pareti in vetro.

Questo permette di rispettare parametri igienici e funzionali di suddivisione dei pazienti eliminando però la sensazione di chiusura e isolamento. Non ponendo limiti alla visione e lasciando quindi percepire spazi più ampi, di più largo respiro si contribuisce ad abbassare la tensione emotiva.

area afferente all’ingresso e all’attesa della diagnostica

È un’attesa legata ad un minore livello di stress emotivo in quanto accompagna un evento programmato.

Le aree sono dedicate ad adulti e bambini.

Seguendo lo stesso principio di suddivisione degli spazi attraverso pareti che separano senza limitare completamente la visione vengono distinte tre tipologie di attesa:

1. relazionale, organizzata spazialmente intorno alle esigenze comunicative di un piccolo gruppo di persone come può essere la famiglia, dedicata ad un’attesa più rilassata e condivisa;

2. attiva, operativa, incentrata più sulle esigenze del singolo, dedicata quindi ad attività più raccolte ed operative;

3. ludica, dedicata ai bambini secondo le diverse età, con proiezioni e aree interattive.

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FIGURA 2.1-7 - SCHEMATIZZAZIONE DEI FATTORI INFLUENTI SULLA SPEECH PRIVACY

area afferente al day hospital, day surgery e Oncoematologia Pediatrica

Vengono distinte due aree di attesa:

1. relazionale, organizzata spazialmente intorno alle esigenze comunicative di un piccolo gruppo di persone come può essere la famiglia, dedicata ad un’attesa più rilassata e condivisa;

2. individuale, dedicata sia ad attività più concentrate ed operative che al relax del singolo, sono aree raccolte con un particolare rapporto con l’esterno.

area afferente al comparto operatorio, alla Neonatologia e all’area di Terapia Intensiva Pediatrica

Anche in questo caso le aree sono state differenziate in due distinti ambiti: un primo ambito dedicato principalmente ad adulti ed interpretato maggiormente a favore dell’attesa del singolo individuo, o comunque legate ad un’atmosfera di privacy e raccoglimento, ad una intimità più adatta al momento di forte stress emotivo; un secondo ambito relativo alle attese per un evento programmato.

L’attesa assumerà un’ambientazione prevalentemente ludica, dedicata ai bambini secondo le diverse età, con la possibilità di gestire proiezioni e aree interattive.

area afferente alla Degenza Pediatrica Polispecialistica

In questo reparto oltre alle aree propriamente dedicate all’attesa vi sono spazi pensati per far si che il bambino non perda il contatto con la quotidianità: luoghi per l’attività didattica, aree ludiche diversificate per età, spazi per incontrare la famiglia (la camera resta comunque luogo privilegiato per l’incontro con la famiglia).

Sempre nell’ottica di un ospedale pensato per i bisogni anche psico-emotivi dell’individuo è realizzata anche un’area particolare dedicata al momento molto delicato del dialogo tra parenti e medici.

2.2.2. L’interpretazione degli spazi distributivi e sanitari

La scelta distributiva è stata caratterizzata da schemi semplici e razionali che permettono sia un’agevole fruibilità da parte degli utenti e degli operatori, sia significative garanzie di flessibilità.

Questa caratteristica, requisito imprescindibile di ogni moderno ospedale, è stata validamente considerata e valorizzata nell’ambito dell’elaborazione progettuale.

Lo schema distributivo è quello di un ospedale di piccole - medie dimensioni, orientato a fornire qualificati servizi diagnostici e funzioni di ricovero di alta specializzazione, oltre che intermedia e di base ed importanti attività ambulatoriali.

Le soluzioni distributive adottate assicurano ottimali interrelazioni fra funzioni interne ed esterne alla struttura, fra attività specifiche di ricerca scientifica nell’ambito sia ospedaliero che universitario, nonché tra i servizi generali e servizi sanitari, i servizi diagnostico-terapeutici ed i settori di degenza e urgenza.

Sono state inoltre previste le soluzioni più appropriate per i seguenti aspetti critici e delicati:

• il sistema degli accessi della struttura, che deve garantire la massima fruibilità da parte degli utenti;

• la collocazione dei servizi generali, in aree facilmente accessibili dall’esterno;

• percorsi interni differenziati per le diverse categorie di utenti ( visitatori, pazienti ambulatoriali, personale e degenti) e per le funzioni a più elevata criticità (trasporto materiali sporchi e puliti, trasferimento pazienti);

• aggregazione di tutti i servizi di diagnosi e cura senza posti letto;

• organizzazione dei reparti di degenza per aree omogenee e per intensità di cura.

L’obiettivo strategico di collocare i servizi generali in aree ad elevato grado d’accessibilità e integrazione con i servizi sanitari, senza interferenze negative tra i traffici relativi ai due sistemi, trova puntuale riscontro progettuale nella loro centralizzazione in un unico livello, in diretto rapporto con gli accessi specializzati e con i nodi verticali di collegamento (livello interrato).

La creazione di una grande area dedicata ai servizi extra - degenziali, centralizzando tutti servizi di diagnosi e cura, consente sia uno stretto rapporto con l’esterno che una ottimale fruibilità dei servizi da parte dei pazienti degenti.

Questa soluzione valorizza i servizi sanitari extra degenza, in quanto, oltre che favorire un utilizzo efficiente ed economico dell’intero settore, consente di ottenere una maggiore flessibilità nel suo utilizzo, permettendo di considerare ipotesi funzionali alternative in relazione ai progressi della scienza medica e al mutare delle esigenze organizzative e strutturali proprie dei servizi di diagnosi.

Anche per il settore delle degenze è risultato opportuno apportare soluzioni con criteri di alta flessibilità analoghi a quelli sopraesposti, in cui l’organizzazione interna deve soddisfare sia i criteri di comfort e di un elevato standard alberghiero, sia le necessità in ordine ad aspetti di modularità, efficienza operativa ed economia di gestione.

Un’ulteriore garanzia di riduzione dei rischi biologici è offerta dalla cura dedicata alla scelta dei materiali di finitura, specie nei settori a medio ed alto rischio di contaminazione; le pavimentazioni, i rivestimenti, le vernici, componenti dei controsoffitti e gli infissi sono stati scelti nell’ottica di favorire al massimo la resistenza all’uso, nonché la semplicità e l’efficacia delle pluri-quotidiane operazioni di pulizia e disinfezione.

La scelta, inoltre, dei materiali di costruzione e coibentazione, è stata operata attentamente al fine di evitare successivi inquinamenti della struttura.

Le caratteristiche ambientali, microclimatiche ed il benessere termico delle varie aree è assicurato dalla scelta di un orientamento dell’edificio che privilegia quello ritenuto ottimale per la maggioranza degli ambienti.

Questo aspetto torna naturalmente a vantaggio della qualità e quantità dell’illuminazione naturale, che risulta garantita in ogni vano perimetrale da un rapporto superficie finestrata/superficie pavimento conforme al regolamento edilizio. Per evitare fenomeni di irraggiamento solare diretto, specie nelle degenze, le aperture illuminanti saranno dotate di dispositivi permanenti che ne consentano la schermatura.

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Negli ambienti in cui, per motivi funzionali, sia necessario ricorrere all’illuminazione artificiale integrativa o sostitutiva sono state previste soluzioni in grado di fornire in ogni specifico settore adeguati livelli di illuminazione, in quantità e qualità conformi alle vigenti indicazioni normative. La struttura è priva di barriere architettoniche, contiene un numero opportuno e ben distribuito di servizi igienici per disabili, i percorsi verticali sono stati dimensionati in misura adeguata per le diverse categorie di utenti, i corridoi ed collegamenti orizzontali presentano una larghezza minima di 2,10 m, che in corrispondenza dei percorsi per barellati assume una maggiore dimensione pari a 2,40 m. Le stazioni di lavoro infermieristico sono state concepite in modo da facilitare la sorveglianza dei nuclei delle degenze e degli accessi esterni all’area clinica. La dotazione di ambienti di servizio prevede locali per la caposala e per il personale infermieristico, la stanza del medico di guardia, locali per il deposito pulito e la preparazione dei farmaci, un vuotatoio e deposito sporco, ecc, secondo i requisiti di accreditamento e nel rispetto del quadro esigenziale formulato dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e dai responsabili dei Dipartimenti Sanitari.

2.2.3. L’interpretazione

degli spazi di degenza

La stanza di degenza è il nucleo base nel quale viene "vissuta" la malattia e la cura. Nella stanza di degenza il bambino porta "il suo mondo" di affetti, di emozioni, di proposte (gioco, scuola, incontri) che lo aiutano a ritrovare la salute con il sostegno degli adulti-tecnici (sanitari) e degli adulti-affetto ( i genitori). La stanza diviene la "casa temporanea" dove trovare le risorse personali (sicurezza, coraggio, fantasia, forza, volontà) e gli stimoli emozionali (affetto, scambi emozionali, rapporti intrafamiliari e interfamiliari) che gli permettono di confrontarsi con la malattia e controllarne l'evoluzione e la cura.

È la stanza il luogo cardine dell'Ospedale dei Bambini: un luogo dove avvengono eventi "privati", si entra nelle stanze chiedendo "permesso", perché si entra nello spazio familiare dei bambini e genitori; la stanza è un luogo di "relazioni" intrafamiliari e con l'èquipe curante, oltre che luogo di cura tecnica e luogo in cui è "preso in cura"; la stanza è la sede delle sue "lunghe" (anche se con tempi brevi!) attese di aventi sanitari: prelievi, punture, terapie, radiografie, ecc. tutti eventi carichi di preoccupazioni e di "fantasmi".

Quindi la stanza deve essere rassicurante, flessibile alle sue esigenze di proiezioni fantastiche "buone" (fantasia, giochi, ecc.), sicura perché "non impermeabile" dall'esterno (finestre), ma "chiusa" a vivere la propria malattia senza "temere" le esperienze degli altri (carrelli, lettighe, ecc.). Il bambino deve poter riconoscere il "suo spazio privato" da altri spazi "sociali", i quali a loro volta devono essere "altro" da quelli sanitari, in modo che il bambino comprenda le diverse funzioni (sala delle feste, gioco, incontro con amici) a loro volta diversi dalla scuola.

Il corridoio è luogo “distributivo” delle attività, spazio "intermedio", di transito, tra la parte sanitaria più stretta (medicazioni, sala prelievi, ecc.) e lo spazio "privato" (la stanza di degenza), non di "socializzazione" perché è contrario al contenimento delle infezioni ospedaliere e alla privacy.

All’interno della camera lo spazio si personalizza attraverso la caratterizzazione cromatica delle superfici (pavimenti, pareti e soffitto) che definiscono degli ambiti più privati intorno al bambino ricreando una scala dimensionale più sulla sua misura.

2.2.4. Accessi, tipologia dei percorsi e logistica

La soluzione progettuale offre un sistema di percorsi chiari ed inequivocabili, per consentire un facile orientamento degli utenti e un’agevole mobilità degli operatori e delle consulenze interne ed esterne.

Ai visitatori sarà offerto, nell’ampio ingresso posto al piano terra, un punto di accoglienza informativo e di orientamento per la corretta fruizione dell’offerta clinica ed assistenziale, acquisite le opportune informazioni sarà possibile intraprendere i differenti percorsi verso le varie funzioni cliniche.

I percorsi interni sono suddivisi lungo due direttrici principali: una riservata al pubblico ed una, più interna, ai flussi di tipo operativo, centralizzando in un unico livello, in diretto rapporto con gli accessi specializzati e con nodi verticali di collegamento, i servizi generali ad elevato grado di accessibilità.

I visitatori accedono sia al piano terra, che a tutti gli altri piani nelle zone di attesa o di controllo da parte del personale infermieristico, sempre attraverso percorsi controllati, chiaramente identificabili e riconoscibili.

Per il collegamento verticale del personale, dei degenti e delle merci sono stati predisposti appositi nuclei contenenti scale, montalettighe/montacarichi, in posizione strategica anche ai fini della sicurezza antincendio.

La distribuzione delle merci avviene a livello del piano interrato, collegato per mezzo di una rampa bidirezionale ad un piazzale di servizio interno, collegato al viale centrale dell’area ospedaliera.

La differenziazione dei percorsi riservati alle diverse categorie di utenti e di materiali, la separazione delle aree di attesa interne ai servizi di diagnosi fra pazienti ambulanti e pazienti degenti, la disponibilità, all’interno dei reparti e dei servizi di assistenza, di locali destinati ai diversi materiali di approvvigionamento, nonché la puntuale separazione fra locali “sporchi” e locali “puliti” sono elementi che sul piano progettuale assicurano il necessario livello di sicurezza.

Anche la distribuzione interna dei servizi consente funzionalità e soddisfa ulteriori requisiti di sicurezza igienica.

Si fa riferimento ad es. alla “Accettazione Pediatrica” suddivisa in un settore di attesa per gli esterni, uno di visita ambulatoriale, uno di osservazione e di breve degenza ed un settore di servizio.

Analoghe considerazioni valgono per la Diagnostica, che adotta schemi distributivi al passo con i più attuali orientamenti in tema di requisiti igienico-sanitari.

Per quanto attiene il Comparto Operatorio sono stati sviluppati schemi distributivi con spogliatoi e filtri per il personale in posizione adeguata e percorsi interni univoci in rapporto alle aree a diverso grado di sterilità in cui è idealmente suddivisibile la zona operativa.

La centralizzazione in un unico comparto di queste attività realizza condizioni ottimali per un valido controllo della contaminazione batterica.

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2.2.5. Distribuzione funzionale

Si propone di seguito un elenco analitico, suddiviso per livello edilizio, delle dotazioni funzionali che caratterizzano il progetto, e più precisamente:

Piano Interrato

Nel piano interrato sono previste principalmente funzioni accessorie ed impiantistiche.

In particolare in corrispondenza di questo livello edilizio sono collocate le seguenti funzioni:

o locali centrali tecnologiche;

o area spogliatoi e servizi del personale sanitario;

o area sterilizzazione;

o carico/scarico merci;

o depositi polivalenti a servizio dei reparti;

o locali tecnici – connettivo verticale.

Piano Terra

Al piano terra trovano distribuzione le funzioni di Accettazione Pediatrica, informazione e accoglienza, attese, diagnostica, area dedicata a funzioni comuni del Polo Materno Infantile. In particolare sono previste le seguenti destinazioni d’uso:

o ingresso principale con area informativa e di prima accoglienza, spazi di attesa e di gioco;

o area caffetteria;

o diagnostica per immagini;

o area specializzata di Accettazione Pediatrica (area Triage, ambulatori, sala di attesa post-visita area di Osservazione Breve Intensiva);

o locali a disposizione del Polo Materno Infantile;

o ambulatorio chirurgico;

o connettivo verticale e locali tecnici.

In questo piano sono previsti, inoltre, spazi che rispondono agli obiettivi di umanizzazione dell’Ospedale. In particolare nell’area di Accettazione Pediatrica è prevista la realizzazione di una sala attesa e giochi. Sempre a questo livello, ma in un ambito distributivo esterno alle zone specificatamente assistenziali, trovano collocazione, nell’area dedicata a funzioni comuni del Polo Materno Infantile, alcuni locali polifunzionali, destinati ad ospitare le sale docenti per la scuola in ospedale, un’ampia sala riunioni, un locale per le associazioni di volontariato (V.O.B.), che svolgono attività di supporto all’interno dei reparti ed infine i servizi igienici pertinenziali.

Piano Primo

Al piano primo trovano collocazione all’interno della stessa area specialistica:

o Oncoematologia pediatrica;

o area day hospital e day surgery e relativi ambulatori;

o ambulatorio chirurgico;

o connettivo verticale e locali tecnici.

Sempre in questo livello sono collocate le funzioni di attesa e gioco, locali per i genitori e spazi polivalenti che rispondono agli obiettivi di umanizzazione dell’Ospedale.

Piano Secondo

Il piano secondo è destinato ad ospitare il comparto operatorio, la terapia intensiva pediatrica e neonatale e la degenza neonatale.

In particolare sono previste le seguenti funzioni:

o degenza neonatale e terapia intensiva neonatale;

o terapia intensiva pediatrica;

o comparto operatorio;

o attese;

o locale osservazione e risveglio pazienti;

o connettivo verticale e locali tecnici.

La specifica collocazione dell’area neonatologica a questo specifico livello è stata studiata per garantire il collegamento diretto con il futuro reparto di ostetricia e ginecologia, la cui realizzazione è prevista nella seconda fase dei lavori per la realizzazione complessiva del Polo Materno-Infantile (Ospedale di giorno).

Piano Terzo

Il piano terzo è completamente destinato alla degenza pediatrica polispecialistica, ovvero degenza chirurgica, ordinaria internistica e ordinaria per patologie diffusive.

Oltre agli ambiti relativi alla degenza ed ai connettivi verticali, in tale piano, trovano distribuzione anche specifici spazi destinati ad ospitare attività didattiche, ludiche ed assistenziali gestite con il contributo delle associazioni di volontariato.

Piano copertura e locali tecnologici

Il piano copertura è il sesto livello edilizio del volume pluripiano dell’ospedale, esso è completamente destinato ad ospitare gli impianti meccanici ed i gruppi frigo. In corrispondenza di parte della copertura dei volumi tecnologici si sviluppa un’ampia area in cui potranno essere collocati i pannelli solari per la produzione di acqua calda ai fini civili. Questo livello è reso accessibile agli operatori dai due principali vani scala (A e B); i montalettighe possono essere utilizzati, ma la relativa corsa si esaurisce al piano terzo.

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3. DESCRIZIONE DEL PROGETTO: LE OPERE DI FINITURA INTERNA E DI ARREDO

3.1. I riferimenti concettuali che hanno informato le scelte progettuali

Le soluzioni compositive che hanno guidato la progettazione degli ambienti interni e degli arredi sono originate dalla volontà di porre al centro delle scelte le esigenze del bambino.

L’utilizzo dei colori, la cura dei materiali di finitura, lo studio della luce naturale ed artificiale, hanno accompagnato il percorso progettuale con lo scopo di umanizzare l’ambiente ospedaliero in ogni sua parte, ricreando, quando possibile, una dimensione domestica e fortemente orientata alla promozione relazionale.

Si rimanda alle specifiche schede contenute nell’Allegato 1 alla parte seconda del presente volume per una puntuale descrizione delle considerazioni di psicologia ambientale su cui si sono basate le scelte progettuali per ciascun ambiente.

3.2. La luce, le scelte cromatiche e materiche

L’illuminazione degli ambienti si distingue in base alla diversificazione delle funzioni e degli spazi di attesa, delle degenze, dei percorsi e dei luoghi di lavoro. Essa sarà realizzata principalmente in base alle esigenze emotive e funzionali del paziente e di chi lo accompagna.

In tutti i casi, la definizione della luce più adatta parte da considerazioni legate all’individuo, ai suoi comportamenti e al modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente dell’ospedale.

La distinzione principale riguarda l’interpretazione degli spazi di degenza rispetto a quelli di attesa.

Il progetto illuminotecnico previsto in sede di progettazione esecutiva consente di definire una risposta efficiente sul piano funzionale e clinico, nonché di soddisfare i requisiti normativi.

Di seguito si espongono alcune considerazioni qualitative che saranno sviluppate per conseguire un’opportuna implementazione delle dotazioni.

Negli spazi di degenza l’utente è attivo nella definizione dello scenario luminoso, mentre in quelli di attesa l’ambiente luminoso è definito, anche se variabile, e l’utente può intervenire solo in minima parte e limitatamente agli spazi di attesa più dedicati al singolo individuo.

Nelle camere si distinguono almeno tre differenti tipologie di luce per soddisfare tutte le necessità funzionali ed emozionali legate a tutto ciò che può avvenire in una stanza nell’alternarsi di momenti legati al singolo (degente, familiare o personale ospedaliero), o alla relazione che può instaurarsi tra loro.

L’impianto di illuminazione sarà integrato da corpi illuminanti a soffitto disegnati in funzione della percezione acquisita con la postura coricata (letto di degenza). La luce emessa sarà sia di tipo ambientale (mediante leggere sfumature cromatiche che cambiano con una frequenza dinamica impercettibile), sia di tipo spot (per la lettura, il gioco), sia di tipo medicale.

Nel caso delle degenze non filtrate si potrà, inoltre, includere anche un tipo di illuminazione più domestica, mediante corpi illuminanti a abat-jour sul comodino, al fine di rafforzare le caratteristiche familiari e domestiche dell’ambiente.

Ogni comportamento o situazione, quindi, coinvolge aree spaziali di estensione differente e variabile e presuppone differenti bisogni di luce:

luce ambientale, colorata o bianca, variabile in intensità e modificabile a zone secondo ritmi spaziali e temporali continuamente differenti e definibile con facilità dal bambino per seguire diversi momenti; è una luce che modella l’atmosfera della stanza;

luce personale, luce concentrata, bianca;

luce operativa, luce bianca con un’intensità, una distribuzione adatte a garantire le migliori condizioni per l’operatività dei medici.

Negli spazi di attesa, infine, la luce potrà non solo seguire gli stati emozionali e garantire le esigenze funzionali ma diventare anche strumento di comunicazione informativa o ricreativa.

3.3. Il verde interno

Le vetrate dell’edificio saranno dotate di alcune strutture di arredo verde. Esse saranno costituite da quinte verticali ottenute mediante piante rampicanti sostenute da appositi cavi tesi fra soffitti e alcune fioriere.

Le piante che formeranno le quinte sono Senecio macroglossum (Edera del Kenya), una pianta rampicante a foglia persistente e con fiorellini gialli simili a margherite. Secondo i dati bibliografici essa è adatta a tutte le esposizioni di progetto, soprattutto accetta il sole diretto e le alte temperature che si formeranno nelle zone di facciata a Sud. In quanto invece alle temperature minime durante la stagione fredda, queste saranno mitigate dalla presenza delle pareti e dalla facciata in vetro.

Le fioriere saranno realizzate mediante una struttura realizzata in carpenteria metallica, rivestita esternamente con un pannello metallico bilanciato in acciaio inox lucido e riflettente. Tra il rivestimento esterno ed il vano contenente il substrato in terra sarà garantita una opportuna aerazione, al fine di non generare temperature critiche per lo sviluppo delle piante.

Il vano interno della fioriera sarà perfettamente ermetico e consentirà di ospitare un volume di substrato corretto per il sostentamento delle piante. Tale vano sarà realizzato con una vasca in lamiera di acciaio inox, attrezzata con apposite fonometrie di scarico dell’acqua di irrigazione in eccesso.

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Il substrato delle fioriere sarà realizzato con 3 cm di argilla espansa da uso giardinistico posati sul fondo come materiale drenante e con circa 27 cm di una miscela di materiali vulcanici (pomici e lapilli di cui 70% lapillo vulcanico e 30% pomice 0-10 mm), sostanza organica (tipo torba bionda di granulometria media) e/o sostanza organica humificata (tipo materiale vegetale compostato) e concimi complessi con azoto nelle forme a cessione controllata.

Il prodotto commerciale già pronto è Vulcaflor della Europomice. La ditta cui sarà affidata la posa si occuperà anche della manutenzione totale dell’impianto per il primo anno di vegetazione in modo da consegnare le fioriere perfettamente rispondenti alle esigenze di progetto ed esenti da qualsiasi difetto.

3.4. Le opere di finitura interna

Le opere di finitura interna rappresentano l’elemento di completamento della struttura Ospedaliera, inteso come spazio di valorizzazione funzionale, da utilizzare e da vivere, anche se per breve tempo, in modo razionale e caratterizzato da scelte che rendono l’ambiente stesso familiare ed amichevole, mantenendo l’uniformità e la coerenza stilistica complessiva, rispettando le tipologie costruttive, le cromie e le finiture adottate per l’esterno.

Anche in questo ambito si è scelto di applicare tutti i dettami tecnologici e costruttivi più evoluti per mettere in atto una visione il più possibile rispettosa dell’ambiente, attraverso la promozione e l’utilizzo di sistemi tecnologici e materiali naturali ed ecologici.

3.4.1. Pavimentazioni

Le pavimentazioni degli ambienti ospedalieri presentano un’opportuna diversificazione in relazione alle funzioni che in essi vengono svolte.

Gli ambienti clinici, dovendo garantire una facile e frequente igienizzazione, saranno realizzati in Pvc e presenteranno una diversificazione cromatica all’interno delle stanze di degenza, degli spazi di attesa e dei percorsi.

In particolare gli ambienti che ospitano i pazienti durante il loro ricovero sono pensati per ricreare un ambiente familiare e in cui il bambino possa ritrovare dei riferimenti.

La scelta di un colore specifico che individui l’ambito di pertinenza di ciascun bambino all’interno degli spazi di degenza ne è un esempio.

Analogamente, il rivestimento dei bagni è pensato in funzione sia dei requisiti igienico-sanitari richiesti sia del ruolo che si affida ai colori come ausilio per rendere meno ostili gli ambienti di ricovero.

Per la scelta delle pavimentazioni interne e dei rivestimenti si è operato, inoltre, individuando differenti soluzioni al fine di garantire la migliore risposta progettuale in relazione alle caratteristiche funzionali e assistenziali che ogni singolo locale deve svolgere rispetto alla propria destinazione d’uso.

Le pavimentazioni sono state definite in modo da garantire le prestazioni richieste riguardo:

• la conducibilità elettrica;

• la capacità di sopportare i carichi derivanti dall’uso di oggetti su ruote;

• la sicurezza antisdrucciolo;

• l’assorbimento acustico;

• la facilità di realizzare e controllare le saldature dei giunti per renderli impermeabili e, quindi, più facilmente manutenibili e compatibili con l’ambiente sanitario

Di seguito si espone un elenco descrittivo delle principali tipologie di pavimentazione impiegate rispetto al relativo contesto di applicazione:

Tipologia: pavimentazione in grès porcellanato di grande formato, con finiture e colorazioni differenti.

Ambito di applicazione: Atri, Aree di accoglienza, informazioni e attesa, area caffetteria, attese di piano, locali riunioni e lavoro al piano terra, connettivi orizzontali, sale polifunzionali, passerelle, vani scale, servizi igienici.

Descrizione: Pavimento eseguito in piastrelle di gres porcellanato di grande formato (cm 80x80/90x90/120x60), spessore 14 mm. di prima scelta a pasta compatta e dura, colorata, non porosa e greificata, tale da garantire un elevato grado di impermeabilità, a sezione piena omogenea a tutto spessore, conforme alle norme UNI EN, con coefficiente di attrito R10 e/o R11, di forma quadrata o rettangolare. La scelta del grande formato è stata effettuata con la specifica funzione di ridurre le fughe, individuate come punti sensibili rispetto alla pulitura e alla sterilizzazione degli ambienti. La posa sarà eseguita a giunto unito mediante spalmatura con spatola dentata di collante a base cementizia additivato con lattice resinoso e sarà comprensiva di pezzi di raccordo pavimentorivestimento di formato sguscio dalle dimensioni di cm 60x15, spessore 8 mm. Per la stuccatura sarà utilizzato un additivo a base di lattice di polimeri sintetici n dispersione acquosa tipo Fugolastic della Mapei che, miscelato con prodotti a base di cemento, consentirà di dare maggior resistenza alla fugatura di pavimenti sottoposti a lieve attacco chimico e. miglior compattezza, cioè minore porosità ed assorbimento della fuga stessa.

E’ prevista la posa di elementi con diverse cromie nelle aree di accoglienza e accettazione al piano terra, a segnare i percorsi principali di accesso nonché nei connettivi orizzontali ai vari piani ad indicare, mediante infittimenti nel disegno di posa, gli accessi alle stanze di degenza.

La pavimentazione dei vani scala è costituita da piastrelle in gres fine porcellanato spessore 14mm, per gradino di larghezza 180 cm, pedata 30cm e alzata 17cm; pedata realizzata con elemento centrale da 119cm e compensi laterali, tutti caratterizzati da 3 fresature antiscivolo; alzata realizzata con elemento centrale da 119cm e compensi laterali tutti caratterizzati da 3 fresature, corredato dal relativo battiscopa di formato e dimensioni adeguati, posato su sottostrato cementizio a giunti orizzontali, con coefficiente Attrito R10, caratterizzate da opportuna resistenza allo scivolamento come previsto dalla normativa. .

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Tipologia: pavimentazione in PVC.

Ambito di applicazione: in corrispondenza di tutti i locali e gli ambienti con destinazione sanitaria ambulatoriale: ambulatorio medico, chirurgico, ecografico, medicazione; tutte le camere di degenza e multidegenza e relativi filtri e spogliatoi personale; comparto operatorio con relativi filtri e spogliatoi personale; locale bagno assistito e bonifica; depositi pulito, sterile, sporco e vuota; connettivi orizzontali al piano secondo.

Descrizione: la scelta di utilizzare un pavimento di tipo resiliente, è dettata da molteplici motivazioni tra le quali emergono prioritarie l’ottima resistenza all'abrasione, all'usura ed all'invecchiamento, nonché agli agenti chimici ed all'attacco di funghi e batteri. Inoltre è un materiale leggero idrorepellente e resistente al fuoco; ha molteplici possibilità di messa in opera grazie alle moderne tecnologie; è il prodotto che meglio risponde agli standard di sicurezza sempre più severi; dura a lungo e necessita di poca manutenzione. i pavimenti in PVC consentono il minimo impiego di materiali di pulizia e garantiscono un'elevata facilità di sterilizzazione e il non accumulo di germi patogeni, quindi elevata igienicità. Il PVC è composto da cloro ed etilene: non contiene cadmio né stirenebutadiene (sostanza sospetta di cancerogenicità e composto base delle gomme) e, pertanto, è definito NON CANCEROGENO. Ai fini della sicurezza antincendio del nuovo edificio il PVC, contenendo cloro, è difficilmente infiammabile ed è autoestinguente: rimuovendo la fiamma, la combustione si arresta. Le sue temperature di accensione spontanea o indotta sono più elevate rispetto a quelle della gomma, mentre la quantità di calore che si sviluppa in combustione è nettamente inferiore. Durante la combustione il PVC libera, rispetto ad altri materiali quali la gomma, più acido cloridrico e meno ossido di carbonio.

Questo aspetto è molto importante perché pur essendo i due gas tossici, l'acido cloridrico si avverte immediatamente per il suo odore acre (inducendo quindi le persone ad allontanarsi) e tende a depositarsi sulle pareti, scomparendo subito dalla massa gassosa. L'ossido di carbonio invece è inodore; ha un effetto "subdolo" in quanto agisce rapidamente provocando perdita dei sensi.

Legno, tessili e plastica bruciando sviluppano ossido di carbonio insieme a fumo e calore (ciò accade per tutti i materiali organici) che risulta il principale responsabile degli incidenti mortali durante gli incendi. Relativamente allo sviluppo di diossine durante gli incendi (spesso correlate alla combustione di composti di cloro), i risultati dei molti studi effettuati confermano che le quantità emesse durante un incendio accidentale dal PVC sono molto basse (livelli inferiori allo 0,1%). Per quanto riguarda gli aspetti legati al comportamento al fuoco dei pavimenti, la normativa vigente simula l’attacco dell’incendio mediante la presenza di fiamma di innesco di un pannello radiante, prevedendo un flusso di calore pari a 11 KW/mq.

Il pavimento vinilico che si intende utilizzare è un omogeneo monostrato, pressato conforme alle norme UNI EN 649 e UNI EN 12466, costituito da mescola di legante termoplastico a base di resine viniliche, plastificanti e pigmenti colorati, con finitura superficiale liscia, fornito in teli con spessore minimo di 2mm. reazione al fuoco classe Bfls1

Il pavimento inoltre dovrà essere in possesso di un coefficiente di attrito conforme a quanto previsto dal DPR 24 luglio 1996, n°503 recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici.

Contestualmente alla posa del pavimento dovrà essere realizzata una sguscia, sempre in PVC, avente altezza minima di 10 cm. in tutti i locali, ad eccezione dei corridoi dove avrà altezza di circa 30 cm. per raccordarsi al paracolpo inferiore (escluso da questa fornitura). La sguscia sarà sempre rifinita con profilo superiore di finitura per facilitarne la pulizia ed aumentarne l’igienicità.

In corrispondenza di locali con diversa pavimentazione (tipo gres porcellanato) sarà posto in opera un profilo in alluminio tipo VISEDGE VR, precedentemente annegato nel massetto; il pavimento in pvc dovrà essere termosaldato, con cordolo in pvc, all’inserto, sempre in PVC, preapplicato al profilo di cui sopra.

3.4.2. Finiture a parete

Le finiture a parete seguono i principi adottati per le pavimentazioni.

Gli ambienti clinici che richiedono l’utilizzo di superfici facilmente lavabili saranno rivestite a parete con teli in PVC così come utilizzato per il pavimento, gli spazi di attesa e i vani scala per i quali si è scelta una pavimentazione in gres porcellanato presentano un rivestimento a parete costituito da una doppia lastra in cartongesso con finiture lavabili; I trattamenti di finitura a parete (rivestimenti e tinteggiature) sono stati definiti in relazione alle caratteristiche degli ambienti nei quali essi si devono realizzare, in modo da garantire le prestazioni richieste, sia riguardo alla praticità della manutenzione e pulizia (resistenza allo strappo, stabilità alla luce, possibilità di eseguire saldature per ridurre i giunti, possibilità di pulizia con semplice panno umido, resistenza ai graffi, facilità di sostituzione), sia riguardo alla sicurezza antincendio.

Si riportano di seguito le varie tipologie di trattamenti di finitura delle pareti previste in progetto.

Tipologia: Rivestimenti murali vinilici.

Ambito di applicazione: in corrispondenza di tutti i locali e gli ambienti con destinazione sanitaria ambulatoriale: ambulatorio medico, chirurgico, ecografico, medicazione; camere di degenza terapia Intensiva Neonatale e relativi filtri e spogliatoi personale; sala terapia intensiva e relativi filtri; degenze isolate e relativo filtro; comparto operatorio con relativi filtri e spogliatoi personale; locale bagno assistito e bonifica; depositi pulito, sterile, sporco e vuota; cucinette: solo in corrispondenza della parete attrezzata.

Descrizione: L’altezza prevista per il rivestimento è fino al controsoffitto. Il rivestimento sarà realizzato con teli in vinilico omogeneo monostrato, calandrato e conforme alle norme UNI EN 649 e UNI EN 12466, costituito da mescola di legante termoplastico a base di resine viniliche, stabilizzanti, plastificanti, additivi inorganici e pigmenti colorati, con finitura superficiale liscia o leggermente goffrata con aspetto leggermente marmorizzato o granigliato nel colore a scelta della Direzione Artistica.

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Il rivestimento, prodotto in teli di altezza 180 cm, dovrà essere in possesso delle seguenti caratteristiche tecniche: spessore minimo 0,90 mm; peso minimo 1,50 kg/m²; reazione al fuoco "classe 1"; esso, inoltre dovrà rispondere alle prescrizioni di cui alla norma UNI EN 649. Valgono inoltre, per vari casi previsti, le specifiche di cui alle norme UNI EN 548, 686, 687 e 688. Il rivestimento sarà resistente agli agenti chimici ed impermeabile all’acqua; già finito (senza alcun ulteriore trattamento specifico) dopo la posa e manutenibile/pulibile con panno bagnato. Il rivestimento adottato crea una superficie a tinta unita senza giunti, particolarmente idonea all’ambiente sanitario in cui sono richieste superfici facili da manutenere, di lunga durata e resistenti a graffi, segni, ammaccature.

I teli verrano posati mediante incollaggio al supporto con adesivo acrilico in soluzione acquosa, a spalmatura semplice, tipo Adesilex VS45 della Mapei o similare. (Caratteristiche richieste: non infiammabile e privo di solventi o sostanze tossiche, eccellente adesività iniziale ad umido, tale che rivestimenti, anche pesanti, possono rimanere perfettamente posizionati; ad essiccazione avvenuta).

Tipologia: Rivestimento in piastrelle di gres tipo kerlite d grande formato.

Ambito di applicazione: Rivestimento di tutti i servizi igienici, abbinate a finiture a tinteggio nei connettivi orizzontali presso gli ambienti riservati al personale (lavoro medici, infermieri e sale relax)

Descrizione: il rivestimento sarà eseguito in piastrelle di gres porcellanato tipo “Kerlite” di prima scelta a pasta compatta e dura, colorata, non porosa, tale da garantire un elevato grado di impermeabilità, conforme alle norme UNI EN, formati vari, dalle dimensioni di cm 300x100, spessore 3,5 mm.

La posa, sino ad un’altezza di 2.20 m, verrà eseguita a giunto unito mediante spalmatura con spatola dentata di collante a base cementizia, al fine di consentire: un indurimento senza ritiro; notevole resistenza, perfetta aderenza a tutti i materiali; alta tissotropia tale da poter essere applicata in verticale senza colare e senza lasciar scivolare le piastrelle, anche di grande peso e sarà comprensiva di pezzi speciali di raccordo per angoli e spigoli in materiale ceramico e/o metallico. Per la stuccatura sarà necessario utilizzare un additivo a base di lattice di polimeri sintetici in dispersione acquosa tipo Fugolastic della Mapei che, miscelato con prodotti a base di cemento, consentirà di dare maggior resistenza alla fugatura dei rivestimenti sottoposti a lieve attacco chimico e. miglior compattezza, cioè minore porosità ed assorbimento della fuga stessa.

Tipologia: Idropittura lavabile.

Ambito di applicazione: trattamento delle superfici verticali, connettivi di piano, atri, attese, filtri antincendio, locali di attività amministrativa, medico di guardia, disimpegni, depositi, locali tecnologici e vani scala.

Sarà adottata una diversificazione dei colori in alcuni ambienti specifici, come le stanze di degenza, per caratterizzare cromaticamente i vari spazi a disposizione.

Descrizione: Il trattamento sarà eseguito con pittura lavabile, per interni, di alta qualità, a base del 100% di polimeri acrilici e pigmenti coloranti in dispersione acquosa, nei colori e nell'aspetto a scelta della Direzione Artistica, esente da solventi e conservanti, certificata per l’”idoneità per soggetti allergici” e resistente al lavaggio

compresa tra 3'000 e 5'000 cicli come previsto dalla norma UNI 10560. Nel rispetto della marcatura CE per i prodotti da costruzione prevista dalla Direttiva 89/106/CEE recepita dal DPR 21.04.93, n. 246.

Tipologia: Tinteggio con smalto.

Ambito di applicazione: trattamento delle superfici verticali nei locali di degenza, degenze filtrate e relativi filtri, corridoi, depositi materiale di pulizia, cucinette, sala colloqui, soggiorni, lavoro infermieri e medici, spogliatoi ad eccezione di quelli personale al piano interrato e in tutti i locali con rivestimento in gres oltre la quota di 2,20 m.

Descrizione: Il trattamento sarà eseguito a rullino e pennello od a spruzzo; il prodotto impiegato sarà a base di polimeri acrilici e pigmenti coloranti stabili alla luce, in dispersione acquosa per interni, esente da solventi e conservanti, certificata per l’”idoneità per soggetti allergici”. La finitura superficiale potrà essere sia lucida che satinata nei colori pastello chiari e nell'aspetto a scelta della Direzione Artistica in linea con le considerazioni riportate nella relazione di psicologia ambientale riguardo i cromatismi degli ambienti.

Tipologia: Rivestimento in laminato HPL con superficie in legno multilaminare

Ambito di applicazione: tale finitura è prevista nei connettivi orizzontali in corrispondenza delle porte delle camere di degenza e su porzioni di pareti delle camere stesse.

Descrizione: Pannelli in Laminato HPL tipo “Alpi, Alpikord Range 1” di spessore 1 mm, con superficie in legno multilaminare composti da un elemento tranciato di legno multilaminare trattato con finitura a vernice poliuretanica applicato su supporto fenolico.

3.4.3. Finiture a soffitto

Le scelte che hanno portato alla definizione delle finiture di controsoffitto sono state guidate dal rispetto delle normative vigenti e delle specifiche esigenze sanitarie e di disinfezione dei differenti ambienti ospedalieri. All’interno di questo quadro si è studiata con grande attenzione la disposizione e la finitura dei controsoffitti a causa della particolare valenza architettonica e percettiva che essi rivestono.

In particolare negli ambienti rivolti all’utenza quali le degenze, gli spazi di attesa e i connettivi si è optato per finiture caratterizzate da fasce di compensazione perimetrali e pannelli ispezionabili al centro in modo da conferire continuità visiva agli ambienti, confinare zone specifiche e segnalare, anche in maniera percettiva, alcuni percorsi principali. L’utilizzo di fasce di compensazione appositamente studiate negli ambienti più pubblici consente inoltre di uniformare l’aspetto dei controsoffitti evitando l’utilizzo di elementi tagliati o adattati in quanto potenziali riduttori della qualità estetica che caratterizza gli ambienti del nuovo ospedale.

I controsoffitti degli ambienti interni all’ospedale sono caratterizzati principalmente da elementi fissi posti come fascia di compensazione in adiacenza del perimetro delle pareti ed elementi modulari ispezionabili disposti al centro degli ambienti e in generale in funzione del posizionamento dei corpi illuminanti, delle travi fredde e quant’altro previsto consentendo così l’accesso e la manutenzione all’impiantistica in esso contenuta. In altri ambienti, quali stanze di degenza, locali clinici, ecc., la controsoffittatura sarà del tipo continuo onde consentire la massima igienizzazione.

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Di seguito sono elencate le differenti tipologie di controsoffittatura interna previste nei diversi spazi del nuovo ospedale.

Tipologia: controsoffittature in lastre di gesso rivestito stuccate e rasate

Ambito di applicazione: questa tipologia di controsoffittatura è prevista in tutte le camere di degenza.

Descrizione Controsoffitto orizzontale costituito da lastre di cartongesso da mm 13, avvitate direttamente alla struttura portante in lamiera zincata 6/10 con necessarie pendinature, rigide e regolabili in altezza, opportunamente ancorate al solaio e da posizionarsi ad interasse massimo di cm. 120. Si prevede l’applicazione di nastro monoadesivo in polietilene dietro le guide perimetrali nonchè la stuccatura dei giunti e delle teste delle viti sulle lastre per una perfetta continuità del paramento. Tutti i profili metallici saranno in acciaio zincato e preverniciati. Sul controsoffitto così eseguito verranno stese due mani di tinteggio lavabile nei colori a scelta della Direzione Artistica.

Tipologia: controsoffittature in fibra minerale finitura liscia (con e senza fascia di compensazione laterale in gesso rivestito).

Ambito di applicazione: in corrispondenza dei servizi igienici non filtrati (con specifico trattamento impermeabilizzante), locali clinici non filtrati, spogliatoi, pianerottoli vani scale, ecc.;

Descrizione: Controsoffitto orizzontale costituito da pannelli rigidi tipo OWAcoustic sanitas 02, di fibra minerale e/o lana minerale esente da amianti delle dimensioni di 60x60 cm con finitura superficiale verniciata piana, finitura liscia, con caratteristiche battericida e fungicida (certificate), posati su struttura portante e trasversale a vista costituita da profili a T rovescio con maglia di idonee dimensioni, pendinature rigide regolabil in altezza, molle e cornici perimetrali ad L o doppia L. Tutti i profili metallici dovranno essere in acciaio zincato e preverniciati. Il controsoffitto soddisferà le seguenti caratteristiche tecniche: spessore minimo 15 mm, assorbimento acustico minimo 0,15αw, reazione al fuoco classe A2 –S1,d0 nel rispetto della marcatura CE per prodotti da costruzione prevista dalla Direttiva 89/106/CEE recepita dal DPR 21.04.93, n. 246.

Tipologia: controsoffittature in fibra minerale finitura con fori (con e senza fascia di compensazione laterale in gesso rivestito).

Ambito di applicazione: in corrispondenza di soggiorni, sale colloqui, spazi polivalenti, atri e attese

Descrizione: Controsoffitto orizzontale costituito da pannelli rigidi tipo OWAcoustic sanitas 02, di fibra minerale e/o lana minerale esente da amianti delle dimensioni di 60x60 cm con finitura superficiale verniciata piana con leggera foratura, con caratteristiche di fono assorbenza, battericide e fungicide, posati su struttura portante e trasversale a vista costituita da profili a T rovescio con maglia di idonee dimensioni, pendinature rigide regolabili in altezza, molle e cornici perimetrali ad L o doppia L. Tutti i profili metallici dovranno essere in acciaio zincato e preverniciati. Il controsoffitto soddisferà le seguenti caratteristiche tecniche: spessore minimo 15 mm, assorbimento acustico minimo 0.70 αw, riflessione della luce 85%,reazione al fuoco classe A2 –S1,d0, nel

rispetto della marcatura CE per i prodotti da costruzione prevista dalla Direttiva 89/106/CEE recepita dal DPR 21.04.93, n. 246.

Tipologia: controsoffittature in fibra minerale classe A1 (con e senza fascia di compensazione laterale in gesso rivestito Euroclasse di reazione al fuoco A1).

Ambito di applicazione: in corrispondenza di locali in cui risulti necessario abbattere ulteriormente il carico di incendio

Descrizione: Controsoffitto orizzontale costituito da pannelli rigidi di fibra minerale e/o lana minerale esenti da amianti, dimensioni di 60x60 cm con finitura superficiale verniciata piana, fessurata o goffrata, con caratteristiche di fono assorbenza, battericida e fungicida (certificate), nell'aspetto a scelta della D.L., posati su struttura portante e trasversale a vista costituita da profili a T rovescio con maglia di idonee dimensioni, pendinature rigide regolabili in altezza, molle e cornici perimetrali ad L o doppia L. Tutti i profili metallici dovranno essere in acciaio zincato e preverniciati. Il controsoffitto soddisferà le seguenti caratteristiche tecniche: spessore minimo 15 mm, assorbimento acustico minimo 0.70 αw, riflessione della luce 85%,reazione al fuoco classe A1, nel rispetto della marcatura CE per i prodotti da costruzione prevista dalla Direttiva 89/106/CEE recepita dal DPR 21.04.93, n. 246.

Tipologia: controsoffittature in pannelli metallici a tenuta (con e senza fascia di compensazione laterale in gesso rivestito).

Ambito di applicazione: questa tipologia di controsoffittatura è prevista in corrispondenza degli ambienti clinici filtrati con impianto a tutt’aria: comparto operatorio del secondo piano, degenze e relativi filtri e servizi igienici, degenza e sala terapia intensiva neonatale e relativi filtri e servizi igienici, sala terapia intensiva e relativi filtri di accesso.

Descrizione: Controsoffitto orizzontale smontabile e ispezionabile a tenuta costituito da pannelli modulari tipo “Amstrong K clip hospital Bioguard, in acciaio elettro-galvanizzato, post-verniciato mediante polveri di poliestere (spessore minimo 60 micron) applicate con processo elettrostatico. Il pannello dalle dimensioni di 600x600x33 mm si presenterà liscio con angolo diritto a 90° e sarà rivestito da una vernice antibatterica che impedirà lo sviluppo di microrganismi grazie ad uno speciale biocida incorporato nella matrice della vernice stessa, nella parte interna dello stesso sarà incollato a caldo un velo non tessuto per l’assorbimento acustico, e su un lato interno verrà fissata una guarnizione di tenuta in neoprene. Il controsoffitto sarà installato su struttura portante in acciaio elettro-galvanizzato post-verniciato costituita da profili situati ad interasse di 1200 mm, la cui distanza dalla parete non dovrà superare 600 mm, al suddetto profilo verranno agganciati mediante clips di fissaggio i profili secondari ad un interasse di 600 mm, questo sistema garantirà la smontabilità dei pannelli e l’accessibilità all’intercapedine. Tale sistema garantirà inoltre la perfetta planarità dei pannelli e non consentirà alcun movimento del controsoffitto in caso di apertura di porte che possano provocare depressione nell’ambiente. La cornice perimetrale sarà costituita da un profilo 19x38x19 mm, preverniciato, fissato ad una distanza massima di 450 mm dall’ultimo punto di sospensione del profilo portante.

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Tipologia: controsoffittature in lastre di gesso rivestito n laminato HPL con superficie in legno multilaminare

Ambito di applicazione: questa tipologia di controsoffittatura è prevista in corrispondenza degli analoghi rivestimenti murari nelle camere di degenza.

Descrizione: Pannelli di controsoffittatura non ispezionabile rivestiti in laminato HPL tipo “Alpi, Alpikord Range 1” di spessore 1 mm, con superficie in legno multilaminare composti da un elemento tranciato di legno multilaminare trattato con finitura a vernice poliuretanica applicato su supporto fenolico.

3.4.4. Partizioni interne

Si riportano nel seguente paragrafo esclusivamente le tipologie previste di partizioni interne caratterizzate da superfici vetrate, a causa dell’importante relazione con gli ambienti introdotta dalle ampie superfici trasparenti. Le partizioni opache, realizzate mediante pareti di vari spessori ad orditura metallica saranno oggetto di particolari rivestimenti e finiture a seconda del contesto di riferimento, per una descrizione delle diverse soluzioni di finitura di tali pareti si rimanda al capitolo 3.4.2

Tipologia: pareti divisorie in vetro camera stratificato a tutta altezza (2,50 m) o sovrapposte a parete opaca (h. 1.50 m) provviste di tende interne elettrificate.

Ambito di applicazione: Terapia intensiva, Terapia intensiva neonatale, Osservazione Pazienti/risveglio, Osservazione Neonatale

Descrizione: Pareti divisorie vetrate, realizzate in vetro camera stratificato con tenda interna elettrificata a tutta altezza, tipo PD D1. La parete vetrata, principalmente posizionata all’interno di locali per i quali si rende necessaria una elevata igienicità, sarà realizzata con un profili in estruso di alluminio, verniciato a polveri epossidiche, fissati a pavimento e soffitto tramite dei tasselli ad espansione per garantire l’ottimale stabilità della parete e completo di guarnizioni in PVC coestruso rigido/morbido che dovranno garantire la tenuta acustica su tutto il perimetro della parete, che dovrà anche essere dotata di sistema di regolazione che permetta di compensare eventuali dislivelli del pavimento o del soffitto. Il profilo a terra dovrà essere caratterizzato da una sguscia di dimensioni analoghe a quella impiegata per le pareti in cartongesso, in grado di consentire un adeguato risvolto del pavimento in PVC. La parete sarà costituita da elementi vetrati realizzati con un doppio vetro stratificato con PVB acustico dello spessore adeguato a garantire, per l’intera parete, un indice di valutazione del potere fono-isolante R’w non inferiore a 45 dB e bloccati con opportuni profili in estruso di alluminio ai profili telescopici posizionati a pavimento ed a soffitto. All’interno del vetrocamera sarà posizionata una tenda interna, tipo ScreenLine® SL 22M elettrica, azionata da un dispositivo con motore elettrico integrato nel cassonetto della tenda stessa, unitamente ad una centralina miniaturizzata che consente il funzionamento simultaneo e sincronizzato di più tende, grazie all’utilizzo di un encoder, completa di: centralina, in grado di controllare simultaneamente fino a 4 tende e posizionabile all’interno delle scatole d’incasso, alimentatore, scheda elettronica e telecomando. Lamelle in lega di alluminio 6010-T8 verniciate con primer epossidico e finitura in poliestere ad alta resistenza di colore a scelta della DL e doppia velocità di funzionamento. Il tutto dovrà essere

completo di copertina di finitura in estruso d’alluminio, verniciato a polveri epossidiche, agganciata con delle clip a scatto al profilo telescopico. La connessione verticale tra i pannelli in vetro avverrà tramite dei profili brevettati in policarbonato trasparente ai quali sarà applicato un nastro biadesivo in schiuma acrilica per una perfetta unione verticale dei vetri che compongono la parete. Le connessioni ad angolo a 90°e a tre vie verranno analogamente risolte con profili brevettati in policarbonato trasparente opportunamente disegnati.

Tipologia: pareti divisorie in vetro stratificato a tutta altezza

Ambito di applicazione: Aree di attesa, accettazione, Area caffetteria

Descrizione: parete divisoria in vetro stratificato a tutta altezza tipo PD D, il sistema parete sarà realizzato con un profilo in estruso di alluminio, verniciato a polveri epossidiche, fissato a pavimento e soffitto tramite dei tasselli ad espansione per garantire l’ottimale stabilità della parete e completo di guarnizioni in PVC coestruso rigido/morbido che dovranno garantire la tenuta acustica su tutto il perimetro della parete, che dovrà anche essere dotata di sistema di regolazione che permetta di compensare eventuali dislivelli del pavimento o del soffitto. I profili così composti dovranno avere una altezza che può variare da un minimo di 61 mm a un massimo di 111 mm. La parete sarà costituita essenzialmente da elementi vetrati realizzati con un vetro dello spessore di 12 mm (stratificato 5-5-2) e bloccati con opportuni profili in estruso di alluminio ai profili telescopici posizionati a pavimento ed a soffitto. Il tutto dovrà essere completo di copertina di finitura in estruso di alluminio, verniciato a polveri epossidiche, agganciata con delle clip a scatto al profilo telescopico. La connessione verticale tra i pannelli in vetro avverrà tramite dei profili brevettati in policarbonato trasparente ai quali sarà applicato un nastro biadesivo in schiuma acrilica per una perfetta unione verticale dei vetri che compongono la parete. Le connessioni ad angolo a 90° e a tre vie verranno analogamente risolte con profili brevettati in policarbonato trasparente opportunamente disegnati.

3.4.5. Porte interne

Le porte interne sono state definite in relazione alle caratteristiche degli ambienti nei quali esse si devono realizzare, in modo da garantire le prestazioni richieste, sia riguardo alla praticità della manutenzione ed alla sicurezza di utilizzo (componenti stondati per facilitare le operazioni di pulizia e ridurre la possibilità di danni in caso di urti accidentali, elementi paracolpi), sia riguardo alla sicurezza antincendio, sia riguardo alla compatibilità sanitaria. A causa della eterogeneità delle caratteristiche e delle esigenze che i diversi ambienti sono chiamati a soddisfare sono previsti numerosi tipi di porte interne; la descrizione riportata di seguito enumera le principali tipologie di porte previste.

Tipologia: porte interne con cassa metallica ed anta in laminato.

Descrizione: Porte interne ad una o due ante a battente e/o scorrevole con cassa metallica ed ante in laminato, costituita da: anta di spessore 50 mm composta da:

- pannello tamburato a nido d'ape riquadrato con telaio in listellare d'abete sui fianchi verticali e multistrati marino sui lati inferiore e superiore, placcato con MDF da 5 mm e rivestito superficialmente con laminato plastico spess. mm 0,9, tinte unite (colori a scelta della DL Artistica).

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L'anta dovrà essere protetta nei fianchi verticali da un profilo di alluminio di grosso spessore che avvolga l'anta stessa ed i cui bordi siano complanari alla superficie del pannello. Il collegamento articolato dell'anta all'imbotte deve essere ottenuto mediante l'applicazione di tre cerniere a scomparsa;

- montanti in profilati estrusi di alluminio con funzione strutturale vincolati all'opera muraria grezza mediante 6 viti per ogni lato;

- Imbotti perimetrali a vista in lamiera di acciaio zincato preverniciato (colori RAL a scelta della DL Artistica) fissati al telaio in lamiera zn mediante un sistema in grado di garantire lo smontaggio delle sole fasce a vista per una pratica ispezionabilità e/o manutenzione senza essere costretti allo smontaggio completo dell'infisso; ; accessori d’uso: maniglia tipo pesante in alluminio o nylon, serratura a chiave (o con dispositivo libero/occupato) e quanto altro necessario per avere la porta completa e funzionante a regola d’arte.

Elementi previsti

- ad una sola anta con movimento a volata circolare

- a due ante asimmetriche tipo AO a volata circolare

- a due ante per applicazione anche in ambienti filtrati a volata circolare

- ad una sola anta con movimento rototraslante a raggio variabile e con sistema di apertura su entrambi i fronti

- a due ante di cui una fissa e vetrata

Tipologia: Porte a vetro per ambienti filtrati

Descrizione: porta interna vetrata a anta unica o a due ante simmetriche o asimmetriche per applicazione in ambienti filtrati a volata circolare, costituita da:

- ante in cristallo stratificato di sicurezza a norme UNI EN 12600 con interposto polivinilbutirrale, P.V.B. da mm 0,76 per classe antinfortunio 1B1. P.V.B. trasparente o in alternativa serigrafato (a scelta della DL Artistica).

Elementi perimetrali portanti dell’anta costituiti da doppio profilo in alluminio a scatto, di cui uno porta vetro, assemblati con squadrette in alluminio a bottone con interposta guarnizione porta vetro con alette morbide antivibrazione.

Il collegamento articolato dell'anta all'imbotte deve essere ottenuto mediante l'applicazione di tre cerniere a scomparsa; anta semifissa con le medesime caratteristiche della precedente, dotata di cerniere a scomparsa, catenacci di chiusura in basso e di sistema di chiusura rapido tipo “Push&go ©” in posizione mediana;

- montanti in profilati estrusi di alluminio con funzione strutturale vincolati all'opera muraria grezza mediante 6 viti per ogni lato;

- Imbotti perimetrali a vista in lamiera di acciaio zincato preverniciato (colori RAL a scelta della DL Artistica) fissati al telaio in lamiera zn mediante un sistema in grado di garantire lo smontaggio delle sole fasce a vista per una pratica ispezionabilità e/o manutenzione senza essere costretti allo smontaggio completo dell'infisso;

Tipologia: porte a vetro scorrevoli oscurabili

Descrizione: porta automatica scorrevole con anta vetrata a tenuta ermetica sui quattro lati prevista negli ambienti di multidegenza,, realizzata in una specchiatura, anta vetrata con vetrocamera realizzato con un doppio vetro stratificato con interposto film p.v.b. da mm 0.76, ed elementi perimetrali portanti dell’anta costituiti da doppio profilo in alluminio a scatto, di cui uno porta vetro, assemblati con squadrette in alluminio a bottone con interposta guarnizione porta vetro con alette morbide antivibrazione; all’interno del vetrocamera sarà posizionata una tenda interna, tipo ScreenLine® SL 22M elettrica, azionata da un dispositivo con motore elettrico integrato nel cassonetto della tenda stessa, unitamente ad una centralina miniaturizzata che consente il funzionamento simultaneo e sincronizzato di più tende, grazie all’utilizzo di un encoder, completa di: centralina, in grado di controllare simultaneamente fino a 4 tende e posizionabile all’interno delle scatole d’incasso, alimentatore, scheda elettronica e telecomando. Lamelle in lega di alluminio 6010-T8 verniciate con primer epossidico e finitura in poliestere ad alta resistenza di colore a scelta della DL e doppia velocità di funzionamento.

La porta interna verrà posizionata in corrispondenza di una parete vetrata e pertanto dovrà risultare perfettamente integrata con quest’ultima; la finitura superficiale dei profilati dovrà essere realizzata con trattamento di verniciatura a forno o di elettrocolorazione anodica colore a scelta della D.L. (Direzione Artistica), e speciali guarnizioni, di forma e materiale speciali per garantire una chiusura ottimale e resistente ai mezzi di pulizia e disinfezione, con i relativi contro-profilati per la tenuta ermetica.

La porta sarà completa di automatismo con relativo trasformatore, motore a 24 Volt c.c. a magneti permanenti, sistema di autoregolazione dei parametri di funzionamento, dispositivo di richiamo ante in caso di urto in chiusura e di blocco delle ante in caso di urto in apertura.

Tipologia: Porte interne scorrevoli

Descrizione: Porte automatiche scorrevoli da applicarsi in ambienti filtrati con anta a tenuta ermetica sui quattro lati, realizzata con telaio perimetrale in profilati estrusi in lega di alluminio e pannellatura in poliuretano espanso ad alta densità, rivestito su entrambi i lati in laminato plastico o in acciaio inossidabile satinato, tipo Besam Hermetic, eventuale finitura superficiale dei profilati realizzata con trattamento di verniciatura a forno o di elettrocolorazione anodica colore a scelta della D.L. (Direzione Artistica), e speciali guarnizioni, d forma e materiale speciali per garantire una chiusura ottimale e resistente ai mezzi di pulizia e disinfezione, con i relativi contro-profilati per la tenuta ermetica; completa di automatismo con relativo trasformatore, motore a 24 Volt c.c. a magneti permanenti, sistema di autoregolazione dei parametri di funzionamento, dispositivo di richiamo ante in caso di urto in chiusura e di blocco delle ante in caso di urto in apertura.

Per gli ambienti del comparto operatorio si dovrà garantire che il serramento abbia una permeabilità all’aria compresa tra 0,006 L/(s*m²*Pa) e 0,008 L/(s*m²*Pa); possibilità di visiva in vetro trasparente inserita nel pannello dell'anta dove previsto.

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Tipologia: Porte interne in estruso di alluminio

Descrizione: porte a due battenti tipo realizzate con telaio in estruso di alluminio verniciato a polveri in conformità alle direttive tecniche della normativa italiana vigente nel colore a scelta della D.L. (Direzione Artistica), con cerniere dotate di sistema di regolazione e doppia guarnizione di battuta sui 3 lati. Ante in profilati estrusi in lega di alluminio da mm 50 stondata antinfortunistica, finitura superficiale realizzata con trattamento di verniciatura a forno o di elettrocolorazione anodica colore a scelta della D.L. (Direzione Artistica), con cerniere dotate di sistema di regolazione e doppia guarnizione di battuta sui 3 lati. La chiusura delle ante sarà realizzata mediante maniglioni antipanico ad ingombro ridotto tipo Push Barr a chiusura multipla con maniglia esterna e cilindro a chiavi unificate.Tutti gli accessori di snodo e manovra (maniglie, cerniere, ecc.) dovranno essere dimensionati per lo specifico utilizzo e certificati di conseguenza. A completamento dei serramenti si intenda compreso:

- Elettrificazione dove previsto;

- Chiudiporta aereo dove previsto;

Per tutte le porte installate occorrerà prevedere sistema a chiave maestra generale (GGMK) per la gestione di più gruppi (GMK) e sottogruppi (MK) per il controllo accessi dei locali e per la gestione a livelli gerarchici delle aperture.

Tipologia: porte REI 30,60,120.

Descrizione: Porta tagliafuoco isolante in acciaio con telaio isolato ad uno o due battenti ciechi, in possesso d omologazione integrale REI 30-60-120 secondo norma UNI 9723, costituita dai seguenti elementi principali: controtelaio in acciaio tubolare delle dimensioni sufficienti a dare stabilità e tenuta all'intero serramento; sigillatura dello spazio tecnico tra controtelaio e telaio fisso con idonei prodotti; telaio fisso eseguito mediante sistema di lamiere pressopiegate in acciaio di cui una portante ed una di rivestimento isolate termicamente fra di loro ed unite meccanicamente senza ponte termico; mostre perimetrali (normali o maggiorate per locali piastrellati) in materiale isolante rivestito esternamente con lamiera di acciaio pressopiegata; battenti piani di idoneo spessore costituito da struttura metallica interna, pacchetto coibente stratificato ad elevata tenuta termica, rivestimento esterno in lamiera di acciaio zincata, piegata a disegno e resa solidale con il sottostante pacchetto mediante colle termoindurenti od altro sistema idoneo e comunque senza ponte termico, , composta da un numero minimo di 3 cerniere per battente, in acciaio di grandi dimensioni con bussola interna in nylon antirumore ed autolubrificante, rostri fissi centrali, uno per battente, applicati in corrispondenza del lato cerniera, regolatore di movimentazione per garantire la giusta sequenza di chiusura, serratura di tipo antincendio adatta alle alte temperature e relative chiavi, gruppo maniglie in alluminio o nylon del tipo antincendio ed antinfortunistico complete di placche; maniglioni antipanico tipo push bar; chiudiporta aereo ed elettromagnete con pulsante di sblocco; guarnizioni perimetrali termoespandenti sui battenti e guarnizioni in gomma di battuta sul telaio; eventuali parti fisse per laterali e/o sopraluce ciechi eseguite mediante telai e pannelli dello stesso tipo e caratteristiche di quelle apribili; finitura superficiale mediante verniciatura realizzata con polveri epossidiche di alta qualità con finitura sia lucida che opaca, nel colore (tinte RAL) e/o rivestimento in laminato plastico.

3.4.6. Elementi paracolpi, parabarelle, corrimani e paraspigoli

Si è ritenuto opportuno inserire questa specifica sezione relativa ai manufatti di protezione e di assistenza alla mobilità dei pazienti, seppure tali opere non siano oggetto del presente progetto esecutivo, in quanto dispositivi di arredo fisso condizionano in modo significativo l’intero quadro delle finiture degli ambienti.

Di seguito, pertanto, si offre una breve descrizione delle scelte operate in sede di progettazione esecutiva, al fine di garantire una corretta integrazione funzionale ed architettonica tra le finiture degli ambienti ed i dispositivi di protezione e di assistenza all’utenza.

Nei corridoi, nelle stanze degenze e negli altri locali in cui vi è la possibilità che le pareti vengano urtate da barelle, letti od altre attrezzature mobili, sono stati previsti elementi paracolpi, costituiti da fascia paracolpi posta subito sopra lo zoccolino, corrimano paracolpi, posto a circa 90 cm. dal pavimento e paraspigoli di porte e divisori.

Fasce e corrimano paracolpi saranno realizzati con sottostruttura continua e portante in alluminio estruso, rinforzata da opportune nervature capaci di garantire elevata resistenza meccanica, integrata da profilo in gomma continuo che garantisce l’ottimale elasticità del paracolpi agli urti, e rivestimento esterno composto da un profilo acro vinilico a superficie goffrata, non poroso, igienico, asettico, resistente agli agenti chimici della disinfezione, spessore non inferiore a 2 mm., reazione al fuoco in classe 1; i paraspigoli saranno costituiti da profilo continuo in alluminio estruso opportunamente sagomato per alloggiare il rivestimento, costituito da un profilo acro vinilico dello spessore non inferiore a 2 mm., classe 1 di reazione al fuoco, non poroso, igienico, asettico, resistente agli agenti chimici della disinfezione colorato nella massa stessa del materiale, spessore non inferiore a 2,2 mm.

3.5. Criteri di scelta delle opere di arredo in relazione alle differenti tipologie degli ambienti

Nella presente sezione vengono fornite, mediante simulazioni di progetto e testi esplicativi, le descrizioni degli arredi inseriti nelle differenti tipologie degli ambienti nonchè i percorsi concettuali e le considerazioni funzionali che hanno portato alle diverse scelte, guidate in particolare dai criteri di umanizzazione dell’ambiente ospedaliero già esplicitati al punto 2.1.1.

Nell’ottica di creare un ambiente che tenga in considerazione in primo luogo il benessere psicofisico del bambino anche gli arredi, in quanto elementi fortemente caratterizzanti lo spazio fisico, risultano essere attori di fondamentale importanza. I tradizionali arredi e dotazioni sanitarie ed ospedaliere, seppur efficienti da un punto di vista funzionale non offrono, in larga parte quella qualità estetica che determina fortemente la qualità percettiva dell’ambiente; l’impiego di arredamenti non consoni compromette in molti casi la qualità architettonica di un luogo contribuendo di conseguenza all’insorgere di stress dovuto alla disomogeneità e alla freddezza dell’ambiente ospedaliero.

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Si ritene invece importante proporre un progetto integrato dove materiali, colori, arredi, luci e decorazioni sono pensati assieme per creare un ambiente ospitale nei confronti dei bambini, nello spirito della Carta di EACH (European Association for Children in Hospital), che al settimo punto raccomanda: “Il bambino deve avere piena possibilità di gioco, ricreazione e studio adatta alla sua età e condizione, ed essere ricoverato in un ambiente strutturato arredato e fornito di personale adeguatamente preparato”.

Per conseguire gli obiettivi di umanizzazione si è optato pertanto, laddove possibile, per l’impiego di arredi commerciali che pur soddisfacendo gli standard di funzionalità e sicurezza previsti potessero contribuire in maniera attiva alla creazione di spazi stimolanti per i pazienti, le famiglie e lo stesso personale ospedaliero. Il desiderio di realizzare un ospedale a misura di bambino ha portato alla scelta di arredi che per forme, colori e tipologia dei materiali e delle relative superfici tattili risultasse particolarmente adatto alla composizione di luoghi vivaci, dinamici, stimolanti nonché fruibili anche dai più piccoli.

Ulteriori aspetti approfonditi riguardano la creazione di ambienti sonori e olfattivi particolari sia negli spazi più pubblici sia, in maniera più specificamente analizzata nelle degenze in modo da favorire una stimolazione multisensoriale volta a ridurre lo stress ospedaliero e accelerare in alcuni casi il percorso di guarigione.

L’impiego di arredi su misura e il cablaggio dei mobili permettono di sfruttare appieno le nicchie e gli spazi interstiziali presenti oltre ad eliminare completamente la presenza di ripiani aggettanti, fonte di intralcio per le movimentazioni di lettighe e dispositivi nonché pericolo potenziale per la sicurezza dei bambini, inoltre nella scelta del colore dei diversi arredi vengono proposte cromie pertinenti agli ambienti in cui verranno collocati e alle pigmentazioni delle pareti adiacenti, individuate mediante i criteri di psicologia del colore volti a creare ambienti stimolanti in relazione alle diverse funzioni che sono chiamati a svolgere.

Di norma la colorazione degli elementi di arredo riprende con toni lievemente più accesi i colori delle pareti, tuttavia in particolari ambienti quali soggiorno e sale di attesa l’utilizzo di arredi dai colori vivaci e contrastanti contribuisce a creare uno spazio stimolante e percettivamente interessante in particolare per quanto riguarda il bambino.

A titolo di esempio si riportano due simulazioni del medesimo locale, un ambulatorio di medicazione: nel primo caso le attrezzature presenti risultano essere in gran parte arredi ospedalieri standard, la seconda simulazione prevede invece l’utilizzo di una scaletta “non convenzionale” che contribuisce in maniera considerevole a rendere l’ambiente

ambulatoriale uno spazio stimolante per il bambino riducendo la carica di stress emotivo dovuta alle visite e all’ospedalizzazione. La scelta di optare, laddove possibile, per l’impiego di arredi di tipo commerciale non riguarda solamente gli ambienti relativi ai pazienti e alle loro famiglie ma coinvolge necessariamente il personale medico e ospedaliero nell’ottica di creare un ambiente di lavoro più stimolante e gratificante da un punto di vista percettivo. In particolare si sono adottate soluzioni di arredo per uffici che per design, ergonomicità e cromie contribuissero a rendere gli ambienti di lavoro e ambulatorio omogenei dal punto di vista della qualità generale del design degli arredi favorendo allo stesso tempo la comodità e la concentrazione necessarie in un ambiente di lavoro ad alta potenzialità di stress quale potrebbe essere un ospedale.

Una ulteriore proposta a cui si è approdati riguarda l’utilizzo eventuale di illustrazioni di grandi dimensioni. Questa soluzione rappresenta una novità rispetto ad alcune recenti esperienze in altri ospedali, dove ci si limita a decorare le pareti, ma non si interviene sull’ambiente generale, che non si differenzia nelle finiture dagli altri reparti ospedalieri.

L'umanizzazione dell’ambiente ospedaliero attraverso l’illustrazione, il colore, il disegno, rappresenta uno strumento di comunicazione importante per interagire non solo con i bambini fino a un’età preadolescenziale, in quanto si avvale di codici propri, quali il simbolismo, la sintesi e il cromatismo, che, grazie al loro dinamismo, forniscono al bambino gli stimoli per reagire alla passività che spesso regna nei reparti pediatrici.

IGURA 3.5-2

ERCORSO

Le decorazioni pittoriche hanno lo scopo di "attivare" il bambino e di fungere da ponte tra la sua vita quotidiana e l'esperienza di ospedalizzazione, utilizzando come "mediatore" proprio quel personaggio che il bambino vede a casa e ritrova dipinto nelle pareti del suo reparto.

Da queste raffigurazioni possono anche nascere occasioni di gioco e di condivisione, con la possibilità di maturare una maggiore fiducia nei riguardi dell'ambiente ospedaliero, prevenendo così il trauma del ricovero.

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ERCORSO DI UMANIZZAZIONE: RAFFRONTO FRA ARREDI SANITARI E ANALOGHI ARREDI COMMERCIALI F - P DI UMANIZZAZIONE: RAFFRONTO FRA FINITURE A PARETE UNIFORMI E MEDIANTE ILLUSTRAZIONI

I paragrafi seguenti descrivono le soluzioni integrate di arredi, finiture, dotazioni e illuminazione proposte per i vari ambienti tipo suddivisi per ambiti di riferimento quali:

• Degenze

• Multidegenze

• Ambulatori

• Locali per attività amministrative e di lavoro del personale

• Atri, disimpegni, connettivi e spazi di servizio agli utenti.

3.5.1. Degenze

La stanza di degenza è il nucleo base nel quale viene "vissuta" la malattia e la cura. Nella stanza di degenza il bambino porta "il suo mondo" di affetti, di emozioni, di proposte che lo aiutano a ritrovare la salute con il sostegno degli adulti-tecnici (sanitari) e degli adulti-affetto ( i genitori). La stanza diviene la "casa temporanea" dove trovare le risorse personali e gli stimoli emozionali che gli permettono di confrontarsi con la malattia e controllarne l'evoluzione e la cura.

È la stanza il luogo cardine dell'Ospedale dei Bambini di Parma: un luogo dove avvengono eventi "privati", si entra nelle stanze chiedendo "permesso" perché si entra nello spazio familiare dei bambini e genitori; la stanza è un luogo di "relazioni" intrafamiliari e con l'équipe curante, oltre che luogo di cura tecnica e luogo in cui è "preso in cura"; la stanza è la sede delle sue percettivamente lunghe (anche se con tempi brevi) attese di eventi sanitari: prelievi, punture, terapie, radiografie, ecc. tutte esperienze cariche di preoccupazioni. Quindi la stanza deve essere rassicurante, flessibile alle sue esigenze di proiezioni fantastiche "buone", sicura perché non impermeabile dall'esterno ma "chiusa" a vivere la propria malattia senza temere le esperienze degli altri. All’interno della camera lo spazio si personalizza attraverso la caratterizzazione cromatica delle superfici (pavimenti, pareti e parte delle controsoffittature) che definiscono degli ambiti più privati intorno al bambino, ricreando una scala dimensionale più sulla sua misura.

Le camere per le degenze ordinarie sono dislocate principalmente al terzo piano dell’edificio, dove si trovano 14 stanze a due posti letto e sei a un posto letto; a queste si aggiungono le camere del reparto di oncoematologia pediatrica (3 a un posto letto e 3 a due posti letto) situate al piano primo ed arredate seguendo i medesimi criteri.

Gli ambienti di degenza, essendo i luoghi maggiormente importanti e al contempo delicati dell’intera struttura, sono stati oggetto di una approfondita analisi multidisciplinare che ha portato alla definizione di un progetto integrato al quale si è dato il nome di “LA STANZA INTONATA”.

“LA STANZA INTONATA”, è il luogo in cui l’emotività e la personalità del paziente, le aspettative dei genitori, la professionalità e la dedizione degli operatori sanitari possono trovare un’armoniosa sinergia, una “intonazione”, finalizzata a raggiungere il traguardo della guarigione.

Tali obbiettivi sono raggiunti mediante un approccio progettuale fortemente supportato da ricerche psicologiche che si traduce in varie linee di intervento che coinvolgono:

• Qualità della distribuzione degli spazi e delle funzioni

• Qualità dei materiali e dei colori.

• Qualità della luce ambiente;

• Qualità dell’ambiente sonoro;

Il progetto architettonico prevede la realizzazione di specifici interventi per attuare gli obbiettivi precedentemente descritti; si opererà mediante la colorazione delle pavimentazioni in PVC, delle pareti e dei controsoffitti, nonché l’inserimento di particolari arredi fissi, posti in prossimità dei letti di degenza, per il pernottamento del genitore.

Sarà così possibile caratterizzare l’ambito di ogni singolo paziente, proteggendone le relazioni e l’intimità con il proprio genitore, pur garantendo le necessarie condizioni cliniche di igienicità ed efficienza assistenziale.

Nella distribuzione funzionale degli spazi particolare attenzione è stata posta al posizionamento e alla relazione fra il letto e il pertinente divanetto in quanto chiamati a favorire la vicinanza e il continuo contatto fra il bambino e il genitore che viene preservato anche nei momenti di visita o di medicazione del paziente pediatrico, la colorazione a smalto delle pareti predilige tinte tenui e rilassanti, l’utilizzo di elementi in legno contribuisce a rafforzare l’idea di calore e di intimità all’interno della stanza di degenza. F

Lo stesso divanetto, dotato di un apposita cassettiera sottostante per riporre i cuscini dello schienale, funge da posto letto per il familiare/caregiver; completano la dotazione della camera scaffalature per riporre giocattoli o libri che contribuiscono a creare un ambiente domestico e rassicurante e armadi per gli effetti personali del ricoverato.

PARTE
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IGURA 3.5-3 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELLA DEGENZA DUE POSTI LETTO, VISTA PLANIMETRICA

Oltre all’opportuno valore attribuito all’illuminazione naturale mediante le ampie finestrature, per quanto riguarda il tema della Luce ambiente l’obbiettivo è la realizzazione di un’illuminazione degli ambienti di degenza realizzata secondo le esigenze emotive e funzionali del paziente in età pediatrica e di chi lo assiste. Infatti, la qualità della luce in ambito ospedaliero, deve essere in grado di assecondare l’intero quadro delle emotività infantili, riducendo lo stress e promuovendo una predisposizione positiva rispetto al luogo di ricovero e di cura.

Relativamente alla qualità della luce, particolare attenzione è posta al controllo della temperatura di colore e dell’indice di resa cromatica. In particolare, per gli spazi di degenza si farà riferimento alla indicazione normativa che prevede un indice di resa cromatica 1B o RA compreso tra 80 e 90, valori che consentono di scegliere temperature di colore della luce più basse (intorno ai 3000 gradi Kelvin) in grado di offrire una luce più calda e maggiore comfort ambientale senza ridurre troppo i valori di efficienza (lumen/watt).

L’obbiettivo è inoltre di rendere il bambino attivo nella definizione dello scenario luminoso in cui dovrà vivere la propria esperienza di ricovero, al fine di integrare la percezione visiva nel percorso di cura e qualora possibile, rispetto al quadro clinico del paziente, offrire le migliori condizioni di relazione rispetto ad attività ludiche e formative.

L’illuminazione della camera prevede quindi:

- una illuminazione generale dell’ambiente in tutti i toni del bianco e colore che ricrei atmosfere variabili per aiutare il benessere psico-fisico, anche attraverso l’attenzione all’influenza della luce sui ritmi circadiani, e garantisca al tempo stesso il corretto illuminamento per momenti più operativi e di diagnosi;

- uno o più punti di luce bianca che permettano di garantire una corretta illuminazione in tutte le situazioni più personali o operative dando anche la possibilità di ricreare un proprio spazio per svolgere alcune attività senza disturbare le altre persone eventualmente presenti nella stanza.

Riguardo l’ambito sonoro si sottolinea come gli elevati valori di fonoisolamento di facciata imposti agli ospedali dalle leggi nazionali, il controllo dei rumori di origine impiantistica, i materiali dei pavimenti ad alta impedenza (gomma, linoleum, ecc.), determinino all’interno dell’ospedale la presenza di un ambiente che può risultare estremamente silenzioso; tale situazione può condizionare lo stato d’animo, l’attenzione verso ciò che succede in prossimità, i sensi

diventano più reattivi e rimangono “in ascolto”. Quando lo stato della malattia è critica, l’ambiente sonoro deve essere tale da ridurre il rapporto segnale/rumore, quando le energie aumentano possono aumentare anche le occasioni di ascolto.

Ciò premesso, il progetto prevede la predisposizione delle stanze di degenza per l’immissione di suoni che potranno essere personalizzati per ogni singolo paziente, mediante la realizzazione di un sistema di diffusione sonora con controllo centralizzato. L’immissione di suoni ambientali sarà caratterizzata da livelli e ritmi dosabili in modo differenziato in base alle prescrizioni e ad un protocollo predisposto sia dagli operatori sanitari, sia sulla base di una fase di screening operata mediante il coinvolgimento di uno psicologo dell’infanzia. La principale finalità è di innalzare il fondo acustico ambientale a valori di comfort psicologico per degenti: nelle stanze i suoni saranno resi differenziati rispetto ai corridoi ed ai luoghi di passaggio in genere e potranno seguire i ritmi della giornata (mattinorisveglio, pomeriggio sera, notte). Il clima acustico della stanza potrà essere inoltre correlato all’intensità della luce immessa nell’ambiente

Nel caso di lungodegenti, che fruiscono pertanto di stanze singole, sarà inoltre possibile introdurre, nell’ambito acustico percepito dai pazienti, specifici suoni; tali suoni potranno essere campionati nell’ambiente di vita in cui il bambino è usualmente immerso. La possibilità di immettere suoni provenienti dall’ambiente di vita domestico, richiede l’impiego di un dispositivo digitale di registrazione portatile da assegnare alla famiglia del bambino unitamente ad una guida all’uso. L’attività di campionamento potrà essere operata direttamente dai familiari, ovvero con l’aiuto di tecnici dell’ospedale.

Degenza un posto letto

La degenza singola è prevista in situazioni speciali come la gravità della condizione di salute o il pericolo di infezioni attive o passive, si evidenzia quindi una situazione particolarmente delicata, anche a livello psicologico, che investe il paziente pediatrico qui ricoverato.

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FIGURA 3.5-4 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELLA CAMERA DI DEGENZA DUE POSTI LETTO, SEZIONE PROSPETTICA
FIGURA 3.5-5 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELLA CAMERA DI DEGENZA UN POSTO LETTO

Per tale motivo la stanza singola comporta precise attenzioni dal punto di vista progettuale: mediante accurati accorgimenti infatti tale spazio potrebbe trasformarsi, da luogo di isolamento a una sorta di “tana” per quel nucleo genitori-figlio che abbisogna di essere protetto per ricaricarsi della necessaria energia, prima di poter riaffrontare il mondo esterno. La degenza singola può essere una sorta di luogo del sostare per uscire dall’incubazione della malattia, anche in senso antropologico oltre che medico.

L’elemento cardine della stanza risulta essere un angolo specificamente dedicato al gioco, tale spazio potrà simbolizzare il passaggio alla relazionalità oltre il nucleo ristretto della parentela, quando le condizioni di salute migliori lo renderanno possibile.

Il set point della stimolazione ambientale deve avere il massimo grado di possibile flessibilità (sonorità, luminosità e fragranze: gradualità energizzante e rilassanti per favorire la ricomposizione nell’equilibrio) per supportare affettivamente e cognitivamente i soggetti. Una serie di elementi progettati ad hoc contribuisce a fornire al bambino una serie di stimoli importanti da questo punto di vista: il livello delle finestre che si abbassa per permettere un fondamentale contatto visivo col mondo esterno, un sottostante davanzale a mensola che può trasformars in seduta o appoggio, un divanetto che può trasformarsi in letto per il genitore o superficie di gioco.

Anche le minime dotazioni tecniche normalmente presenti nelle sale di degenza come le prese di ossigeno, solitamente integrate in una canaletta metallica posta immediatamente sopra le testiere dei letti possono risultare oggetti invasivi e disturbanti per la paura che possono incutere al bambino; si è optato pertanto per una soluzione che integra tali elementi all’interno di una controparete cablata e rivestita in laminato e che contribuisce a disegnare il layout architettonico della stanza mediante una cornice che maschera i corpi illuminanti.

La scelta dei colori per le pareti e le pavimentazioni predilige le tinte tenui e riposanti, mentre gli arredi prevedono anche inserti a tinte più vivaci, il laminato della controparete riproduce invece essenze lignee dalle tonalità calde per rafforzare ulteriormente la familiarità e l’intimità della stanza.

Degenza due posti letto

Possono godere della degenza doppia, situazioni cliniche di una gravità condivisibile, dove il senso della malattia è elaborabile nella dimensione dello scambio comunicativo. L’incipit per lo scambio, può partire dai genitori, o da uno dei pazienti, specialmente del paziente che si sente con più esperienza ospedaliera, e talvolta dall’ultimo arrivato in cerca di supporto informale.

FIGURA 3.5-7 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELLA CAMERA DI DEGENZA DUE POSTI LETTO

Il senso di reciproco rispetto della privacy, nel contesto di intimità ospedaliera, parte dalla valutazione dell’atteggiamento dell’altro e dei suoi microatti che portano al sentirsi riconosciuto, senza cadere negli estremi dell’indifferenza o dell’invadenza.

Questa condizione particolare, sospesa tra una importante fase di relazione e condivisione e una altrettanto importante necessità di determinare spazi distinti ricreando una idea di privacy è stata affrontata mediante soluzioni percettive come l’utilizzo di colori differenti in corrispondenza dei due letti e l’allestimento di controsoffittature che oltre a contenere i corpi illuminanti puntuali sulle due postazioni letto sottolineano anche sull’elemento di soffitto una precisa distinzione fra i due spazi. Anche l’illuminazione è appositamente studiata per risultare regolabile autonomamente nelle due postazioni nonché minimamente invasiva nei confronti della postazione adiacente.

La disposizione speculare dei divanetti, oltre a garantire la vicinanza e l’intimità individuale fra genitore e paziente, crea uno spazio vuoto fra i due letti un corridoio che segna un ulteriore confine ma soprattutto un percorso per gli operatori sanitari che non interferisce con lo spazio di contatto fra il bambino e il genitore aumentando considerevolmente il senso di sicurezza e protezione anche nelle delicate fasi di visita o medicazione

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FIGURA 3.5-6 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELLA CAMERA DI DEGENZA FILTRATA UN POSTO LETTO

Ulteriori elementi che conferiscono grande flessibilità allo spazio della camera doppia favorendo le opportunità di relazione sono i tavolini ribaltabili per il pasto e il gioco posti nella parete frontale ai letti; si tratta di tre elementi in pannelli di MDF rivestiti in laminato adiacenti, due tavoli separati e un ulteriore piano di collegamento che può permettere nelle varie configurazioni di assemblaggio il mantenimento di spazi e momenti personali ovvero la condivisione dei momenti del pasto e del gioco tra i due pazienti e le rispettive famiglie.

FIGURA 3.5-8 - SCHEMA DEI POSSIBILI UTILIZZI DEI TAVOLINI RIBALTABILI NELLE CAMERE DI DEGENZA DUE POSTI LETTO

Il personale sanitario si inserirà per la attivazione o riattivazione medica in questo spazio rispettando le dualità e le singolarità. Il personale con i genitori potrà programmare il setpoint della luminosità (naturale/artificiale), degli stimoli visivi, uditivi ed olfattivi, in integrazione tra la cura e il prendersi cura.

Analogamente alle stanze di degenza singola si è provveduto all’occultamento delle prese per i gas medicali in un mobiletto cablato rivestito in laminato posto fra i due letti che racchiude inoltre una tendina divisoria estraibile da utilizzarsi durante le visite.

La scelta dei colori per le pareti e le pavimentazioni predilige tinte tenui e riposanti dinamizzate dall’accostamento fra due differenti colori, gli arredi prevedono inserti a tinte più vivaci, il laminato della controparete riproduce essenze lignee dalle tonalità calde per rafforzare ulteriormente la familiarità e l’intimità della stanza.

3.5.2. Multidegenze

Gli ambienti di multidegenza sono caratterizzati dalla necessità di monitoraggio e controllo da parte degli operatori sanitari e da un conseguente minor livello di intimità e privacy, si tratta inoltre di ambienti spesso allestiti con attrezzature mediche specifiche di dimensioni considerevoli.

Anche in questo caso tuttavia si è deciso di non considerare le multidegenze come semplici ambienti funzionali: il paziente pediatrico qui ricoverato, fortemente debilitato da un punto di vista fisico e psicologico e sottoposto a terapie spesso invasive necessita infatti ancor di più di ritrovare un ambiente confortevole e rassicurante.

Terapia intensiva pediatrica e neonatale

Gli ambienti di terapia intensiva necessitano di particolari accorgimenti architettonici e distributivi in relazione alle attività mediche e terapeutiche qui dislocate; la necessità di favorire il monitoraggio continuo da parte degli operatori sanitari e nello stesso tempo l’isolamento in stanze di degenza singole ha portato alla configurazione di una serie di ambienti separati da partizioni vetrate oscurabili con un sistema di tendine a veneziana cablate e integrate all’interno dei vetri, l’accesso alle stanze è ottenuto mediante porte a vetro scorrevoli.

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FIGURA 3.5-9 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AMBIENTE DI TERAPIA INTENSIVA NEONATALE, VISTA PLANIMETRICA FIGURA 3.5-10 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AMBIENTE DI TERAPIA INTENSIVA PEDIATRICA, SEZIONE PROSOPETTICA

Si è applicato alle singole unità di degenza della terapia intensiva un percorso di definizione degli arredi e delle finiture analogo a quello delle stanze di degenza ordinaria, seppure in questo caso sia necessario confrontarsi con ambienti in cui aumentano specifiche necessità di igiene (rivestimenti in PVC estesi su tutte le pareti) e in cui le specifiche attrezzature mediche risultano preponderanti.

FIGURA 3.5-11 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AMBIENTE DI TERAPIA INTENSIVA PEDIATRICA, SEZIONE PROSPETTICA

Per ognuna delle quattro unità si è ipotizzato un colore differente, con tonalità pastello e tenui per gli elementi in PVC posati a pavimento e sulle pareti, gli arredi specifici con funzione sanitaria (dotazioni per posto letto) e personale (effetti personali del paziente e dei familiari) ripropongono la medesima colorazione di base in toni lievemente più accesi; tale scelta, oltre a rompere la monotonia e l’indifferenziazione dell’ambiente, fornisce ulteriori stimoli visivi al paziente e al familiare che attraverso le pareti vetrate può percepire i colori delle stanze attigue.

La presenza continuativa del familiare al fianco del piccolo paziente è stata favorita mediante l’inserimento di una poltrona girevole e reclinabile affiancata ad ogni letto

Degenza neonatale

L’ambiente dedicato alla degenza neonatale necessita, analogamente agli ambienti di terapia intensiva, di garantire una visibilità ampia da parte degli operatori addetti al controllo evitando, in questo caso, la suddivisione in stanze, tuttavia si è considerata la fondamentale esigenza, in questa precoce e delicatissima fase della vita di garantire un rapporto intimo e personale fra il genitore e il proprio figlio.

Pur mantenendo infatti gli accorgimenti necessari a garantire il controllo degli operatori sui neonati mediante ampie partizioni vetrate si è favorito il rapporto diretto fra il genitore e il bambino tramite la creazione di piccoli spazi semiindipendenti attrezzati con una incubatrice, le relative attrezzature, armadietti per dotazioni ed effetti personali e una poltrona su ruote/chaise longue dedicata. Tali microambienti sono stati ulteriormente differenziati e resi indipendenti mediante le diverse colorazioni delle pareti e dei relativi arredi in tenui tinte pastello; ogni spazio può inoltre essere isolato in casi particolari tramite tendine regolabili cablate e integrate fra i vetri divisori e pareti estraibili a soffietto.

FIGURA 3.5-12 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AMBIENTE DI

Locale Osservazione Pazienti-Risveglio

Si tratta di un locale di permanenza breve, dedicato al risveglio assistito dall’anestesia in seguito a un intervento chirurgico; il paziente sperimenta in questo ambiente il graduale risveglio da una condizione di incoscienza. L’ambiente è immaginato come uno spazio unico di forma quadrangolare, caratterizzato dalla postazione centrale di controllo per gli operatori sanitari con quattro posti letto separabili mediante tendine più due posti letto in isolamento situati su un lato dell’ambiente e separati mediante pareti vetrate. Il locale risveglio, seppure caratterizzato da permanenze brevi risulta essere un ambiente molto delicato in quanto il momento del ritorno a uno stato di semicoscienza in seguito a un intervento chirurgico deve essere accompagnato da opportuni stimoli sensoriali che possano favorire il rilassamento e la transizione serena ad uno stato di normalità.

Per questo motivo si è optato, anche in questo luogo per un trattamento cromatico delle superfici verticali e orizzontali pertinenti ad ogni posto letto: le finiture in PVC a parete e a pavimento riporteranno differenti colorazioni su tenui cromie pastello volte a trasmettere serenità al paziente nonché a stimolarne la ripresa di coscienza; la separazione da altri ambienti adiacenti e l’isolamento acustico garantiscono inoltre l’assenza di potenziali fattori di stress uditivo dal momento che in queste condizioni l’udito risulta essere il senso più ricettivo e stimolato.

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PARTE PRIMA PAGINA
N
DEGENZA
EONATALE
FIGURA 3.5-13 - SIMULAZIONE VIRTUALE DEL LOCALE OSSERVAZIONE PAZIENT -RISVEGLIO, SEZIONE PROSPETTICA

Camere degenza day hospital e day surgery

Le camere per la degenza in day-hospital e day-surgery sono caratterizzate, per la loro funzione medico-diagnostica da un medio tempo di permanenza del paziente che richiede pertanto una dotazione intermedia fra la camera di degenza e una normale sala d’attesa. La necessità di ridurre lo stress emotivo causato da lunghi periodi di attesa e da interventi medici e diagnostici specifici e concentrati nell’arco di poche ore ha portato alla progettazione di un ambiente il più possibile informale e stimolante, che potesse distinguersi da una ordinaria camera di degenza. L’utilizzo di poltrone regolabili in luogo dei letti, la diffusione della luce naturale e la differenziazione nell’uso di colori vivaci nelle pertinenze di ogni postazione rende lo spazio più simile a un salotto domestico in cui sono favorite sia l’intimità familiare, sia l’interazione con gli altri piccoli pazienti

3.5.3. Ambulatori

Gli ambulatori vengono spesso considerati alla stregua di ambienti puramente tecnici e funzionali, finalizzati soltanto a soddisfare le esigenze mediche relative alle visite diagnostiche e alle medicazioni, tuttavia tali ambienti rivestono un valore fondamentale per l’impatto psicologico ed emotivo che possono causare al paziente pediatrico seppure si tratti di luoghi in cui la permanenza è limitata a tempi relativamente brevi. L’ambulatorio è inoltre spesso il luogo in cui il bambino interagisce direttamente per la prima volta con l’operatore sanitario, si tratta pertanto di aree particolarmente sensibili chiamate oltretutto a soddisfare la massima funzionalità ed efficienza nell’organizzazione degli spazi. Anche in questi ambiti è previsto il rivestimento delle pareti mediante teli in PVC analogamente alle pavimentazioni

Sono stati adottati particolari accorgimenti per rendere tali ambienti, caratterizzati da un alto potenziale di stress per piccoli pazienti sottoposti a visite e medicazioni, il più possibile accoglienti mediante colorazioni vivaci, immagini ed elementi di arredamento che mediante stimoli visivi e percettivi riportino a una dimensione ludica e rilassante.

Ambulatori medico, di medicazione, ecografico e prelievi

Le soluzioni proposte per gli ambulatori prevedono l’inserimento di arredi in nicchie in modo da favorire la massima funzionalità e la movimentazione dei pazienti e degli operatori sanitari intorno ad essi. L’utilizzo di tinte vivaci per gli arredi, volte a catturare l’attenzione del bambino rispetto alle attrezzature sanitarie, possibili fonti di timore e stress; la colorazione delle pareti è generalmente neutra, si propone pertanto l’eventuale utilizzo di serigrafie rappresentanti paesaggi naturali su una delle pareti in modo da stimolare la fantasia e fornire elementi di distrazione e rilassamento; l’inserimento di immagini di personaggi del mondo dell’animazione può avere un effetto rassicurante su piccolo paziente pronto a riconoscere figure note e divertenti.

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FIGURA 3.5-14 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELLA CAMERA DI DEGENZA DAY HOSPITAL FIGURA 3.5-15 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AMBULATORIO MEDICO, VISTA PLANIMETRICA FIGURA 3.5-16 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AMBULATORIO MEDICO

L’ambulatorio diviene di conseguenza un ambiente fortemente accogliente e stimolante, in grado di contrastare il naturale timore e l’ansia che il bambino prova nel varcarne la soglia senza però eliminare la percezione dell’efficienza tecnico/medicale dello stesso.

3.5.4. Locali attività amministrative, locali lavoro personale

Come esplicitato nell’introduzione alla presente sezione, le considerazioni riguardanti le scelte effettuate in merito alle tipologie di arredo negli ambienti di degenza e servizi medici ai pazienti vengono applicate anche a quella serie di ambienti pertinenti al personale di servizio dell’ospedale.

La realizzazione di ambienti di lavoro piacevoli e stimolanti e di aree di ristoro e relax particolarmente curate migliora sensibilmente la soddisfazione e la motivazione del personale riducendo fortemente le potenziali cause di stress che il lavoro in ospedale può fornire.

In particolare vengono analizzati in questa sezione:

- gli ambienti di coordinamento infermieri e di lavoro medici per i quali sono state proposte soluzioni di arredi commerciali per uffici

- gli ambienti di ristoro e relax per i quali si sono individuate proposte progettuali volte a favorire il riposo e il rilassamento

Coordinamento infermieri e Lavoro Medici

Si tratta di locali in cui vengono svolte attività di gestione, logistica, ricerca e aggiornamento, pertanto si propone uno stile sobrio, con elementi di arredo da ufficio dalle linee essenziali e accurate che garantiscono alti standard di ergonomicità; le tonalità pastello accordate sui toni riposanti dell’azzurro favoriscono l’efficienza in caso di periodi di lavoro prolungati.

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PARTE PRIMA PAGINA RELAZIONE ILLUSTRATIVA RELAZIONE ILLUSTRATIVA ILLUSTRATIVA ILLUSTRATIVA FIGURA 3.5-17 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AMBULATORIO DI MEDICAZIONE FIGURA 3.5-18 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELLA SALA COORDINAMENTO INFERMIERI FIGURA 3.5-19 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AMBIENTE COORDINAMENTO INFERMIERI

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FIGURA 3.5-20 - SIMULAZIONI VIRTUALI DELL’AMBIENTE LAVORO MEDICI

Lavoro infermieri

Diversamente ai precedenti ambienti in cui le attività sono riconducibili ad un lavoro di ufficio si propone per questa sala, caratterizzata dalla compresenza di arredi commerciali e attrezzature tecniche quali frigoriferi per farmaci e campioni biologici ed emoteche, una colorazione degli arredi sulle tonalità accese del rosso, cromia che nei luoghi di lavoro può favorire la concentrazione e stimolare l’attenzione e l’efficienza

FIGURA 3.5-21 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AMBIENTE LAVORO INFERMIERI

Cucinetta e sala relax

Cucinetta e sala relax risultano ambienti fondamentale di ristoro e riposo per il personale medico sanitario impiegato nella struttura; per tale motivo si è optato per scelte cromatiche di tinte pastello sui toni dell’azzurro e del verde.

FIGURA 3.5-22 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELLA CUCINETTA

Nella sala relax, inoltre, oltre a un piano cucina e a un tavolino sono state inserite poltrone regolabili e sistemi di luci soffuse per favorire il rilassamento o puntuali per permettere la lettura.

FIGURA 3.5-23 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELLA SALA RELAX

3.5.5. Atri, disimpegni, filtri

Sono analizzati in questa sezione i criteri e le considerazioni che hanno portato alle soluzioni di allestimento e finiture proposte per gli spazi più “pubblici” dell’Ospedale quali ingressi, sale d’attesa, aree di accettazione, stanze comuni e connettivi orizzontali, spazi con funzioni molto diverse, solitamente connotati da soste brevi o medie o semplicemente dall’attraversamento che necessitano tuttavia di specifiche e attente valutazioni volte a migliorare il comfort psicopercettivo dei pazienti e delle famiglie nonché a creare un ambiente omogeneo dal punto di vista dell’umanizzazione.

Ingresso e Area di attesa Accettazione pediatrica

L’ingresso e la relativa area di attesa dell’Accettazione Pediatrica risultano il principale accesso alla struttura per le situazioni di emergenza non programmate; la posizione avanzata verso la strada ne consente l’immediata percezione quale punto di accesso preferenziale, tale collocazione è particolarmente importante in quanto nelle condizioni di naturale ansia e agitazione che possono caratterizzare i familiari dell’ammalato la scelta intuitiva del percorso più breve risulta prevalente rispetto alla consultazione delle indicazioni segnaletiche presenti.

Lo studio delle finiture e degli arredi è stato particolarmente accurato in quanto, oltre a rispondere alle specifiche esigenze funzionali, tale ambiente rappresenta il primo impatto che il paziente e i familiari possono avere con la struttura ospedaliera; si sottolinea inoltre come questo primo impatto sia spesso accompagnato da condizioni psicofisiche problematiche, caratterizzate da dolore, ansia e conseguente stress. La progettazione di un ambiente accogliente, familiare e a misura di bambino è in grado di ridurre fortemente il potenziale traumatico che l’esperienza può rivestire nel piccolo paziente in attesa di un primo soccorso.

La distribuzione interna è volta a favorire innanzitutto l’estrema banalizzazione dei percorsi, con il banco dell’accettazione posto immediatamente di fronte alla porta d’ingresso; una volta assegnato al paziente il relativo codice triage inizia la delicata fase di attesa, per la quale sono stati individuate le aree adiacenti alle pareti perimetrali vetrate del medesimo ambiente. L’utilizzo di ampie superfici vetrate favorisce la diffusione di luce naturale nelle ore diurne, fornisce una fonte di distrazione e rilassamento particolarmente importante nei casi di attese prolungate e soprattutto, allargando la profondità di visuale, riduce fortemente la percezione di affollamento dell’ambiente, considerata una delle maggiori fonti di stress emotivo nella delicata fase dell’attesa.

Nonostante il mantenimento percettivo di un ambiente unico e il più possibile aperto si è soddisfatta la necessità funzionale di creare ambienti di attesa separati a seconda delle età e delle condizioni di salute dei pazienti: mediante la disposizione degli arredi e l’utilizzo di divisori trasparenti lo spazio è stato suddiviso in tre specifiche zone dedicate: una zona bambini, attrezzata con apposite aree gioco e caratterizzata da un atmosfera ludica grazie a forme tondeggianti, superfici morbide e colori vivaci, una zona ragazzi e adolescenti e una apposito spazio più protetto, separato ma visivamente permeabile grazie alle partizioni vetrate, dedicato ai pazienti febbricitanti.

Le sedute curvilinee sono formate da moduli componibili su ruote mobili, rivestite in ecopelle ignifugo di colore arancione e sono orientate verso una parete attrezzata dove è presente uno schermo informazioni e un grande puzzle a parete con giochi e calamite, nella zona dedicata a ragazzi e adolescenti i moduli di color azzurro sono disposti in maniera più tradizionale e illuminati in modo da favorire il relax e la lettura

Si è favorito in quest’ambiente l’utilizzo di arredi dai colori vivaci per aumentare le fonti di distrazione e di stimolo sensoriale, per quanto riguarda le cromie delle pareti si è optato invece per cromie neutre su toni caldi volte a favorire il rilassamento.

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FIGURA 3.5-24 - AREA DI INGRESSO E ATTESA ACCETTAZIONE PEDIATRICA
, PIANTA
FIGURA 3.5-25- SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AREA DI ATTESA DELL’ACCETTAZIONE PEDIATRICA

Hall e area di ingresso e accoglienza

Alla Hall dell’ Ospedale si accese tramite due ingressi: l’ingresso principale da via Abbeveratoia e un secondo accesso comunicante con l’area ospedaliera sul fronte opposto.

La hall è costituita da un ampio Open Space che si sviluppa trasversalmente rispetto all’ingresso e che si articola con varie zone facilmente fruibili e in comunicazione tra loro per garantire un facile orientamento e percezione dello spazio anche per persone con ridotta capacità motoria e sensoriale.

La hall è caratterizzata da un’ ampia vetrata a lato dell’ ingresso, da ampie zone di passaggio, dalle pareti colorate dai percorsi preferenziali segnalati tramite una pavimentazione lineare cromaticamente più chiara.

La pavimentazione in grès porcellanato con elementi a due colori richiama le soluzioni sviluppate in tutti i connettivi orizzontali della struttura, l’addensamento degli elementi più chiari sottolinea percettivamente i percorsi, gli accessi, le aree di attesa e l’ area gioco centrale racchiusa da 4 pilastri.

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Le pareti sono tinteggiate con diverse colorazioni, il soffitto è provvisto di pannelli in cartongesso ribassati dove trovano collocazione le luci che illuminano distinguendo i vari ambienti in cui è suddiviso lo spazio: Area InformativaReception, Area Ristoro, Area Attesa Programmata e Area Ludica- Zona Relax

Area Informativa-Reception

L’Area Reception si colloca frontalmente all’ ingresso e si raggiunge percorrendo una pavimentazione lineare avente anche funzione di guida per ipovedenti che indica la direzione preferenziale a chi accede alla hall.

La scelta di umanizzazione ha portato ad evitare configurazioni di reception più tradizionali, come box o ambienti chiusi che rischiano di segnare una eccessiva separazione fra operatori ed utenti; grazie a una soluzione leggera, meno formale ed integrata con lo spazio riservato a pazienti e famiglie l’accoglienza diventa il primo approccio con quell’atmosfera familiare e di contatto umano diretto che coinvolge l’intero ospedale.

E’ costituita da un Bancone in laminato riproducente essenze lignee, Il bancone possiede due postazioni di lavoro frontali e una postazione di lavoro laterale, mentre la parte retrostante è dotata di un portale che funge da piano di appoggio.

La parte frontale è formata da piani :in aggetto ad altezze differenti di per facilitare l’ appoggio ai bambini e alle persone disabili.

FIGURA 3.5-26 - AREA DI INGRESSO E ACCOGLIENZA, PIANTA
FIGURA 3.5-27 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AREA DI INGRESSO E ACCOGLIENZA, ZONA RECEPTION

Area Ristoro

L’Area Ristoro si trova sulla destra rispetto all’ ingresso ed si snoda ad angolo con il bar posto in posizione frontale rispetto al corridoio di accesso.

Si tratta di uno spazio fondamentale sia come supporto a pazienti e famiglie in attesa, sia come luogo di ristoro e decompressione per i visitatori e i familiari dei piccoli ricoverati, per tale motivo si è optato per una configurazione molto luminosa in cui gli elementi trasparenti risultano essere dominanti; in questo modo si favorisce l’apertura della visuale su spazi ampi rispetto agli ambienti interni offrendo un’importante occasione di rilassamento e distrazione.

In quest’ottica si sono disposti i tavoli per la consumazione appoggiati alla lunga vetrata laterale e un lungo tavolo centrale; per la consumazione in piedi è prevista una mensola disposta lateralmente al banco bar, adiacente alla zona informazioni del secondo ingresso.

Il bar con sviluppo a “U” è costituito da un banco bar e da un retrobanco, dall’area bar si accede tramite una porta scorrevole ad una piccola cucina di lavorazione.

Gli arredi mantengono uno stile sobrio ed essenziale, l’utilizzo di elementi in legno e laminati riproducenti essenze lignee è volto a mantenere le sensazioni di calore e familiarità che pervadono tutti gli ambienti del nuovo ospedale.

Si è infine pensato ad alcuni tavoli componibili con ripiani posti a diverse altezze per consentire ad adulti e bambini di sedersi e consumare il pasto in maniera autonoma allo stesso tavolo.

Area Attesa Programmata

L’Area Attesa Programmata è una zona della hall situata lateralmente all’ Area Informativa-Reception e appositamente adiacente all’ area gioco bimbi in modo che il visitatore possa essere vicino al bambino nel momento del gioco senza che incorra in pericolo; è caratterizzata da due sedute disposte lateralmente all’ area gioco bimbi centrale e da una lunga seduta continua curvilinea disposta frontalmente alla stessa.

La scelta di colori vivaci e forme arrotondate estende a questa zona solitamente riservata agli adulti l’atmosfera giocosa e a misura di bambino dell’area ludica.

Le due sedute sono con schienale centrale formate da moduli componibili su ruote mobili, rivestite in ecopelle ignifugo color rosso, la seduta curvilinea anch’essa formata da moduli componibili su ruote mobili ha due diversi fronti opposti contraddistinti dal colore diverso: da un lato i moduli di color giallo, orientati verso una parete che sfuma dal bianco al verde dove è presente uno schermo informazioni e un grande puzzle a parete con giochi e calamite, dall’ altro lato i moduli di color azzurro sono orientati verso la zona gioco bimbi centrale.

Area Ludica-Zona Relax

Date le forti differenze di esigenze e interessi che caratterizzano i pazienti pediatrici nelle diverse età l’ Area LudicaZona Relax si è distinta in tre zone dedicate a bambini o a ragazzi di varie età per il gioco, lo svago e il relax.

La zona dedicata ai bambini da 0-5 anni si colloca vicino a parte delle sedute per un maggior controllo dei bambini da parte dell’ adulto, è immaginata come un’area ovale attrezzata con un tappeto di gomma color verde e parzialmente chiusa da un parapetto in legno laminato color verde con protezioni in gomma.

FIGURA 3.5-29 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AREA DI INGRESSO E ACCOGLIENZA, AREA LUDICA

La zona dedicata ai bambini di 6-12 anni è collocata centralmente rispetto alla hall ed è circoscrìtta all’ interno di quattro colonne; è composta, sul lato rivolto alla seduta continua curvilinea, da una mensola con 5 postazioni per pc.

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FIGURA 3.5-28 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AREA DI INGRESSO E ACCOGLIENZA, ZONA RISTORO

All’ interno dell’ area è collocato un plastico. La zona ragazzi (13-18 anni) si colloca lateralmente rispetto all’area giochi centrale e corrisponde sostanzialmente all’ Area Attesa con le sedute per poter dedicarsi al relax e alla lettura.

Connettivi di piano

I principi generali dell’umanizzazione sono stati adottati anche nell’elaborazione degli spazi connettivi di piano quali corridoi e snodi, ambienti spesso considerati come “non luoghi” e conseguentemente non oggetto di particolari accorgimenti. La frequenza di attraversamento di tali luoghi e la loro funzione di filtro fra spazi più o meno pubblici li rende al contrario elementi particolarmente sensibili per quanto riguarda la percezione dell’ambiente ospedaliero del bambino; per questo motivo le ampie pareti dei corridoi diventano, in corrispondenza delle aree di degenza, ulteriori elementi ludici e stimolanti tramite rivestimenti n pannelli metallici decorati con forme tridimensionali attraverso la tecnologia 3d metal plasma e restituiti con varie colorazioni; il risultato ottenuto, grazie a tali elementi caratterizzanti non solo per quanto riguarda la vista ma anche il tatto, è quello di spazi straordinariamente stimolanti.

FIGURA 3.5-30 - SIMULAZIONE ORIZZONTALE

Particolare attenzione è stata posta nel favorire l’orientamento all’interno della struttura ospedaliera con accorgimenti in aggiunta ai sistemi di segnaletica non compresi nell’appalto, attraverso la caratterizzazione di punti specifici quali ingressi, atri e snodi mediante accentuazioni cromatiche, pannelli decorativi, diversificazione dei sistemi di illuminazione e variazioni dell’altezza dei controsoffitti per ricavare condizioni spaziali differenti

Attese di piano

Si tratta di aree di attesa pertinenti alle diverse funzioni presenti nel singolo piano, sono situate in corrispondenza degli atri di distribuzione caratterizzati dalle grandi vetrate aperte sull’esterno e attrezzate con elementi verdi.

Similmente alle aree di attesa dell’Accettazione Pediatrica si ipotizza la conformazione di uno spazio confinato da elementi di seduta imbottiti di colorazione vivace e di forma curvilinea con la finalità di non interferire con le aree di transito garantendo in questo modo la diminuzione del potenziale di stress causato dagli spostamenti di personale,

pazienti e attrezzature all’interno del reparto e la conseguente maggior tranquillità del paziente e dei familiari durante il delicato momento dell’attesa.

FIGURA 3.5-31 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AREA DI ATTESA DI PIANO

Accettazione Oncoematologia

L’area di accettazione del reparto oncoematologico è l’ultimo ambiente di filtro fra gli spazi propriamente pubblici dell’ospedale e le aree ambulatoriali o di degenza breve o lunga; la geometria della stanza è interrotta dall’elemento curvilineo del bancone, rivestito con pannelli in laminato decorati con semplici figure vegetali; anche in questo ambiente la scelta di colori tenui è finalizzata a massimizzare il rilassamento dei piccoli pazienti e dei familiari durante la breve attesa all’interno del reparto.

FIGURA 3.5-32 - SIMULAZIONE VIRTUALE DELL’AREA DI ACCETTAZIONE DELL’ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA

PARTE PRIMA PAGINA RELAZIONE ILLUSTRATIVA RELAZIONE ILLUSTRATIVA ILLUSTRATIVA ILLUSTRATIVA 37
DEL CONNETTIVO DI PIANO

Soggiorno

Il soggiorno inserito nei piani di degenza è uno spazio polifunzionale di incontro tra gli ospiti dell’ospedale, per bambini e i loro cari, e per tutti quelli che hanno a cuore il prendersi cura dei bambini, in particolar modo volontari. Tale ambiente deve pertanto potersi declinare alle diverse possibilità di incontro: dovrà innanzitutto essere uno spazio gioco. Il gioco ha un grande valore per i bambini, dedicare uno spazio gioco in una struttura ospedaliera pediatrica, significa far rimanere il bambino malato in contatto con i suoi mondi, quello reale e quello simbolico. In questo luogo possono avvenire apprendimenti informali o semi formalizzati sia per i bambini sia per i loro genitori: gruppi di genitori possono “autoaiutarsi” a gestire l’ansia per la malattia dei figli.

FIGURA 3.5-33 - SIMULAZIONE

Lo spazio è caratterizzato da un’ampia finestratura che occupa l’intera parete opposta all’ingresso garantendo una ottima illuminazione naturale e la visuale verso l’esterno dei bambini, anche grazie alla mensola-seduta sottostante la finestra; i colori neutri delle pareti si contrappongono alla vivacità cromatica degli arredi che sottolineano il carattere ludico e ricreativo dell’ambiente, tale aspetto è rafforzato anche dalle forme tondeggianti degli arredi.

La necessità di uno spazio flessibile, che possa soddisfare differenti funzioni (gioco, accoglienza, scuola, intrattenimento, incontro) ha portato alla scelta di realizzare una partizione mobile che permette di suddividere il soggiorno più grande, situato in adiacenza del cavedio centrale, in due stanze indipendenti.

3.6. Le opere di arredo

Nella presente sezione si fornisce un elenco generale delle tipologie di opere di arredo previste nel progetto, in particolare tali opere sono riconducibili a quattro differenti ambiti omogenei, e più precisamente:

• gli arredi ospedalieri

• gli arredi su misura;

• gli arredi da mercato o di design.

• Gli arredi accessori

La scelta di combinare arredi di tipo ospedaliero con arredi di produzione d’interni e con arredi disegnati su misura è finalizzata a sfruttare le differenti opportunità offerte dal mercato scegliendo nei diversi settori specialistici i prodotti che offrono il migliore rapporto qualità-prezzo.

Ciò nel rispetto delle esigenze tecniche, economiche e manutentive, e con lo scopo di caratterizzare l’intervento in modo non unicamente specialistico, favorendo la percezione di una continuità tra il mondo esterno e l’ospedale.

Gli atri di piano e le postazioni infermieri di reparto sono caratterizzati da banconi reception disegnati su misura in relazione alla forma degli spazi in cui sono inseriti e con la finalità di qualificare gli spazi fondamentali della relazione ospedaliera, alla produzione per ufficio si è fatto riferimento per le scrivanie e gli armadi di ambulatori e studi medici.

Particolare attenzione è stata posta nella scelta delle sedute, per le quali soluzioni tecniche (ad esempio. le poltrone relax) sono state combinate con soluzioni d’arredo (poltroncine per i soggiorni, divani per l’atrio di ingresso, sedie per le camere e gli ambulatori).

Per gli arredi di tipo ospedaliero è stata posta attenzione alla scelta dei colori e delle finiture, proponendo in alcuni casi la sostituzione di materiali standard e curando l’inserimento nelle condizioni spaziali dei locali (ad esempio: tutti gli armadi delle degenze sono a incasso in nicchie appositamente predisposte).

Per una dettagliata descrizione dei singoli elementi di arredo, delle quantità e del loro collocamento si rimanda alle specifiche sezioni del Volume 3.

Il progetto prevede, pertanto, la redazione della documentazione relazionale, grafica, prestazionale ed economica per la definizione delle opere di arredo sia nell’ambito dei prodotti ospedalieri, commerciali, su misura e accessori, ad esclusione delle seguenti attrezzature:

• termo culle e incubatrici presenti nella terapia intensiva pediatrica e neonatale e nella degenza neonatale;

• frigo per farmaci nelle medicherie, lavoro infermieri ecc...;

• letti tecnici nel comparto operatorio

• pensili per terapia intensiva neonatale (6 posti);

• pensili per degenza neonatale (12 posti più due isolati);

• pensili per terapia intensiva pediatrica (4 posti);

• pensili per sale operatorie (2 sale);

• barelle doccia per locali medicazione;

• fabbricatori di ghiaccio;

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VIRTUALE DI UN AMBIENTE DI SOGGIORNO

• lava padelle;

• lava ferri;

• lava biberon;

• sistemi PACS;

• la segnaletica direzionale e di sicurezza (indicazione vie di fuga, ecc. );

• estintori;

• ed in generale tutte le attrezzature sanitarie.

3.6.1. Gli arredi ospedalieri

Riguardano le attrezzature e le dotazioni ospedaliere e sanitarie specifiche, sono riconducibili ai seguenti ambiti.

o LETTI E SEDUTE

o COMODINI

o TAVOLI

o ARREDI COMPOSTI

o CARRELLI

o ARMADI E SCAFFALI

o MACCHINARI

o ACCESSORI

o LAVABI E COMPLEMENTI SPECIALI

o ACCESSORI PULIZIA PERSONALE

o ACCESSORI BAGNO

o ARREDI LOCALI SPOGLIATOIO

3.6.2. Gli arredi su misura

Si definiscono arredi su misura particolari attrezzature che devono garantire specifiche prestazioni funzionali, rispetto al relativo ambito di collocazione e di fruizione.

In questo specifico ambito sono ricompresi i seguenti arredi:

• Degenza e relativi spazi complementari (disimpegno e servizi igienici):

o armadi integrati alle pareti con anta a scomparsa;

o strutture di sostegno dei divani letto e panca integrata;

o fasce perimetrali di rivestimento delle pareti integrate con gli elementi di arredo;

o mensole porta oggetti;

o divisori verticali a libro, interposti tra i letti di degenza, realizzati su disegno.

PARTE PRIMA PAGINA

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• Aree generali e di piano di accoglienza ed informazione dell’utenza:

o banconi attrezzati;

o pareti attrezzate;

• Area di ristorazione:

o arredo bar e relativo bancone.

• lavori medici e infermieri:

o banconi di lavoro;

3.6.3. Gli arredi da mercato e di design

Come specificato nell’introduzione la progettazione punta sulla qualità degli interni che, nel caso del settore ospedaliero, è ottenibile attraverso la diversificazione della forniture ossia prevedendo, oltre alla normale fornitura degli arredi ospedalieri specifici, una serie di aziende specializzate nella fornitura di altre categorie di prodotti, quali sedie, tavolini, poltrone, arredo ufficio, reception. accessori.

Inoltre grazie all'apporto di alcuni elementi di arredo di design la qualità degli spazi aumenta considerevolmente, mentre la loro incidenza sul budget totale è minima.

• Arredi compositi

• Banchi di accettazione

• Armadi e scaffali

• Scaffali per libri (soggiorno)

• armadio archivio ufficio

• armadio portaoggetti ufficio

• armadio portaoggetti chiusura a chiave

• pensile archivio ufficio

• mobiletto archivio ufficio

• Imbottiti

• poltrone sala colloqui

• poltrone visitatori degenze

• poltrone soggiorno

• divano letto

• Mobili per bambini

• Sedia (soggiorno )

• Seduta speciale (soggiorno )

• Tavolo bimbi (soggiorno)

• Sedute

• sedia impilabile

• sgabello

• sedia da lavoro

• sedia sala riunioni

• sedia degenze

• sedia soggiorno

• sedie accettazione

• Tavoli

• scrivanie

• tavolo soggiorno

• tavolo cucina

• tavoli riunioni

• tavolo archivio

• tavolino tondo

• Cassettiere

3.6.4. Gli arredi accessori

• attaccapanni parete

• attaccapanni piantone

• cestino

• orologi

• Lavagne metalliche con magneti

• Tv

• Telo per proiezione

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PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 1
1. IL “DRIVER” DELLA PROGETTAZIONE: L’UMANIZZAZIONE SUL PENTAGRAMMA DELL’ICF...........................................3 1.1. L’umanizzazione negli ospedali 3 1.2. Il modello bio-psico-sociale nell’ICF 4 1.3. Implicazioni operative 5 2. UTILIZZO FUNZIONALE DEI FATTORI FISICI E SCENARI NEURO-PSICO-SOCIO-AMBIENTALI...........................................6 2.1. Il contributo della psicologia ambientale 6 2.2. I fattori fisici e il loro utilizzo funzionale 6 2.2.1. Isuoni 7 2.2.2. Ilcolore 8 2.2.3. L’illuminazione 11 2.2.4. Gliodori 12 2.2.5. Larispostatattileallesuperfici 13 2.3. L’elaborazione cross modale degli stimoli sensoriali e la Programmazione NeuroLinguistica 14 2.3.1. Premessa 14 2.3.2. Descrizionedeiprocessineurosensomotoriedelleelaborazionicrossmodali 14 2.3.3. Il contributo integrativo dellaProgrammazione NeuroLinguistica, ovvero attraversola parola si rievocano lestimolazionesensoriale 15 3. MODELLO DI FRUIZIONE, MODELLO PSICOLOGICO E LIVELLO DI STIMOLO: SVILUPPARE FUNZIONALITÀ PER POTENZIARE IL FUNZIONAMENTO ....................... ...........16 3.1. Un modello per il metodo: gestire l’ambiente fisico e sociale per migliorare la “risposta psicologica”16 3.2. La descrizione del sistema dei luoghi 18 3.3. Il modello di fruizione dei luoghi 18 3.3.1. Iluoghieilmodellodicuraambientale:propostadigestionefunzionaledeifattorifisici 20 3.4. Proposta di un modello psicologico integrato di cura 21 3.4.1. Lasoggettivitàeilcontestoospedaliero 21 3.4.2. Losviluppopsicosocialedelbambino,larelazioneconilgenitoreeladegenza 21 3.4.3. Identificazionedelmodellopsicologicointegratoperlacura 21 3.4.4. IlSistemamultiplodicondivisionedell’intersoggettività 24 3.5. La gestione del livello di stimolo 25 3.5.1. Fattorifisiciambientali 25 3.5.2. Fattoritransazionali 25 3.5.3. Lacolonnasonoradellacura:esempiodigestionefunzionaledelsuono 26 4. QUALI INTERVENTI PER LA SONORIZZAZIONE AMBIENTALE. ........................................28
I N D I C E
PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 2 4.1. Premessa 28 4.2. I suoni del tuo ambiente di vita 29 4.3. I tuoi suoni: il sistema armonizzante Bioarmon 31 4.4. Musica da rilassamento 31 4.4.1. Ambientiadusocollettivo 32 4.4.2. Ambientiadusosingolo 32 4.5. Suoni della natura 32 4.6. Induzioni cerebrali 34 4.6.1. Introduzione 34 4.6.2. Induzionecerebrale(brainwaveentrainment) 36 4.6.3. MetododeiBattimentibinaurali 37 4.6.4. Altretecniche emetodi BrainwavesEntrainment(BWE)implementabili 38 5. BIBLIOGRAFIA...................................... ..............................39 6. GLOSSARIO......................................... ...............................40

1. IL “DRIVER” DELLA PROGETTAZIONE:

L’UMANIZZAZIONE SUL PENTAGRAMMA DELL’ICF

1.1. L’umanizzazione negli ospedali

I più recenti studi svolti sull’ambiente ospedaliero evidenziano che le caratteristiche architettoniche, spaziali e funzionali dell’ambiente influiscono sulla salute, sul benessere e sui risultati clinici e che, al fine di ridurre la componente di stress causata dall’ambiente (“hospital induced distress”) quali paura, ansie, ecc., è necessario intervenire anche sulle connotazioni ambientali che provocano tali reazioni. Lo spazio fisico influenza lo stato mentale delle persone che fruiscono di quello spazio e la quantità di energia mentale disponibile, tanto da poter determinare le loro attitudini e i loro atteggiamenti. Ciascuno di noi percepisce l’ambiente che ci circonda in un modo leggermente differente ma la risposta alle sollecitazioni ambientali, ha un suo livello di coerenza ed eccezioni rispetto al comportamento generale possono essere prevedibili.

La salute e la malattia rappresentano due dimensioni della vita: ognuna richiama in sé le connotazioni e i segni dell’altra. La condizione di malattia è un’esperienza fortemente traumatica in tutto il ciclo di vita ma in particolare nell’infanzia e, come tale, può interferire con lo sviluppo psico-sociale del bambino. Tuttavia, i più recenti orientamenti della letteratura in ambito psicoeducativo, focalizzano ’attenzione verso alcune tipologie di interventi che consentono ai bambini ospedalizzati e alle loro famiglie di vivere la condizione di crisi indotta dalla malattia e dall’ospedalizzazione come “sfida evolutiva” e crescita.Tale recupero culturale della malattia come esperienza avente valenza “conoscitiva” che obbliga a confrontarsi con i “limiti” e la “finitudine” della condizione umana, comprende anche la riappropriazione dello “stupore” nei confronti della vita e la restituzione del valore e del significato dell’esistenza nella sua globalità. L’ospedale, attraverso l’appropriazione dei diritti dei bambini, peraltro sanciti dalle normative, e trasformando l’attenzione per l’infanzia in responsabilità attraverso atteggiamenti, procedure, tecnologie e modalità terapeutiche in linea con le esigenze proprie dell’infanzia, potrebbe riprendere la tradizionale dimensione di luogo educativo in cui “sapienza”, scienza, tecnologia e ospitalità si fondono con competenza e “compassione”: una trasformazione, dunque, da “luoghi di cura” in “luoghi in cui prendersi cura”.

Un processo che viene definito come umanizzazione il quale fa riferimento a un ospedale che mette al centro del suo intervento il paziente come persona con i suoi speciali e specifici bisogni che, nel caso dell’area pediatrica, è anche esteso al sistema familiare del piccolo paziente. La lettura dell’umanizzazione in chiave psicoeducativa nel caso del

bambino malato e ospedalizzato vuol dire fare riferimento ai bisogni di ridefinizione dell’immagine di sé, di collegamento in termini di continuità tra la quotidianità ospedaliera con quella che la precedeva, di garanzia di relazioni significative all’interno della vita ospedaliera, di ambienti sicuri e confortevoli e di riconoscimento non solo come “bambino malato” ma anche dotato di “risorse e parti sane”. L’approccio psicoeducativo e della Psicologia della Salute comportano un passaggio, infatti, dall’esclusiva focalizzazione sulle compromissioni all’individuazione di nuove possibilità di sviluppo rintracciate nella ricerca di nuove risorse che consentano al bambino di trovare risposte a nuovi compiti evolutivi posti dall’ospedalizzazione stessa. Il processo di umanizzazione può essere pertanto importante sul piano della prevenzione dell’eventuale black-out evolutivo indotto dalla malattia e dal ricovero ospedaliero. La confortevolezza degli ambienti, in termini di spaziosità, luminosità, colore, suoni, facilità di orientamento, possibilità di spazi di privacy e spazi relazionali, sono elementi che stanno assumendo sempre più importanza: l’umanizzazione degli ambienti ospedalieri passa anche attraverso l’organizzazione dell’ospedale in funzione dell’integrazione tra aspetti diagnostici, terapeutici , tecnologici con quelli relazionali della cura che coinvolgono le relazioni reciproche e il grado di soddisfazione degli utenti, dei visitatori e degli operatori.

In merito gli operatori presenti, l’insieme di professionalità, conoscenze e capacità organizzative, sono da considerare come il vero capitale di un sistema sanitario; malattia e sofferenza sono fenomeni della vita umana che riguardano l’essenza della condizione esistenziale e pongono quesiti che trascendono la scienza e la tecnologia medica. Dal punto di vista psicologico l’ammalato viene a trovarsi in una condizione regressiva di fragilità che, associata al dolore e alla paura dell’ignoto (esiti della malattia), comporta la necessità da parte dell’operatore sanitario di una presenza ferma e capace di contenere. Un operatore sanitario che mantenga un atteggiamento teso e rigido non può che indurre ansia e, al contempo, corre il rischio di spendere molte energie per controllare la propria ansia e innescare ulteriori meccanismi difensivi; inoltre, può succedere che, protetto dal camice bianco, spesso egli tenda a provare un senso di onnipotenza ma che, in realtà, si stia difendendo egli stesso dalle proprie emozioni elicitate dal contatto con la sofferenza.

Ogni lavoratore, non solo in ambito sanitario, oggi è chiamato ad investire una crescente quota di energie nell’attività che svolge e spesso è costretto ad affrontare richieste sempre più pressanti. Storicamente l’interesse scientifico riferito al rapporto tra lavoro e benessere si è basato sullo studio dei fattori di rischio di tipo fisico, chimico e biologico in grado di provocare danni alla salute dei lavoratori; solo recentemente si è posta maggiore attenzione alle variabili che possono incidere sul benessere psichico quali lo stress lavoro-correlato: un rischio di tipo psicosociale nei confronti del quale il datore di lavoro è tenuto ad un preciso impegno di valutazione (Art. 28, D.Lgs. 81/08 e s.m.i.). La promozione del benessere organizzativo si interseca con una materia interdisciplinare in campo psicologico della Psicologia della Salute Organizzativa che si pone come fine primario la prevenzione del malessere psicologico e del rischio ad esso correlato tramite la realizzazione di ambienti lavorativi “sani”. Dal punto di vista pratico dunque, ai fini dell’incremento del benessere dell’organizzazione e dei suoi membri, sarebbe utile intervenire nella progettazione dei luoghi di lavoro non come tradizionalmente effettuata (secondo cioè una prospettiva “tecnocentrica” in base alla quale ci si aspetta che siano le persone ad adattarsi alle caratteristiche di lavoro) ma secondo una prospettiva “antropocentrica” che pone l’individuo al centro del processo di progettazione, facilitandone l’adattamento ed il benessere. Concorre a tal riguardo la progettazione dello spazio architettonico anche attraverso uno studio del

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 3

rapporto stimolazioni ambientali/spazio quale ulteriore elemento incrementante il benessere, l’efficacia e la soddisfazione delle persone, di pari passo alla valutazione e al monitoraggio costante della condizione di salute psicologica e il grado di benessere degli operatori, sulla base della quale impostare piani di prevenzione e di intervento. Ciò a dire che la finalità che l’organizzazione dovrebbe perseguire è quella di proporsi non solo come luogo di prevenzione del malessere, bensì come contesto adatto alla promozione del benessere, individuando e analizzando i fattori organizzativi maggiormente in grado di porre gli individui a rischio di sviluppare malessere e stress, attraverso approcci interdisciplinari delle Psicologie del Lavoro, della Salute, Sociale, Ambientale e Clinica. Gli effetti dello stress negativo (distress = quando gli stimoli o le richieste dell’ambiente eccedono le risorse personali per farvi fronte) possono essere di natura fisiologica, psicologica e comportamentale, riducendo in tal senso la qualità della vita in generale e il senso individuale di benessere. L’approccio contemporaneo alla tematica considera lo stress nell’ambito della dinamica interazione tra la persona e il suo ambiente nella sua accezione di contesto psico-fisicosociale. Alla luce di tale modello, assumono dunque forte valenza le valutazioni cognitive effettuate dai soggetti nella effettiva insorgenza di fenomeni di stress e relativi stili di coping, vale a dire di “padroneggiamento” della situazione. In altre parole, l’ambiente fisico (aspetti architettonici) e quello psicosociale (stress lavoro-correlato) nel quale si vive e si lavora, possono essere considerati nelle loro potenzialità patogeniche da un lato, ma anche salutogeniche in quanto attivatori di strategie di coping .

Nell’ambito ospedaliero lo “stress” assume una rilevanza particolare in quanto capace di influenzare negativamente gli esiti clinici dei pazienti agendo sui parametri psico-fisiologici e sulla performance del personale. Alcune ricerche dimostrano che lo stress occupazionale sia originato anche dalle caratteristiche socio-fisiche dell’edificio ospedaliero tra cui: l’immagine, le condizioni sensoriali, la possibilità di esercitare controllo sull’ambiente e la difficoltà all’orientamento. Un ospedale pediatrico assume poi connotazioni ancora più specifiche in quanto l’utente è un soggetto in evoluzione e, pertanto, l’esperienza di ospedalizzazione si riferisce a persone con livelli di maturazione diversificati per età e dunque con differenti competenze nel gestire le transazioni con l’ambiente ospedaliero, restando costante il fatto che alcuni fattori ambientali possono comunque essere patogenici in quanto inadatti alle necessità evolutive del momento.

1.2. Il modello bio-psico-sociale nell’ICF

L’ICF, la Classificazione Internazionale del Funzionamento proposta dall’OMS, come modello biopsicosociale, utilizza la dimensione della disabilità, mantenendo il termine menomazione, ma proponendo la descrizione delle attività e della partecipazione. E’ importante cogliere che il modello dell’ICF (Figura 1.2/1) incorpora le prospettive medica e sociale. La prospettiva medica è nella descrizione della condizione di salute mentre quella sociale è compresa nella parte relativa ai contesti ambientali.

Le dimensioni delle disabilità – differenti menomazioni, restrizioni nell’attività e limitazioni nella partecipazione – sono esiti di un’interazione fra la condizione di salute e l’ambiente complessivo. La natura dell’interazione è differente in ciascun caso: le menomazioni sono primariamente il prodotto di caratteristiche fisiche del corpo della persona,

mentre le restrizioni alla partecipazione sono primariamente il risultato di barriere ambientali. Così, sia la prospettiva medica che quella sociale sono preservate in questo modello.

Nel progetto del Nuovo Ospedale dei Bambini intendiamo lavorare sui fattori contestuali ambientali, trasformandoli da possibili barriere in facilitatori per la persona, favorendo così il processo di cura. I domini dei fattori contestuali ambientali coprono tutti gli aspetti del contesto naturale, fisico, artificiale e sociale in cui le persone vivono:

1) Prodotti e tecnologia - es. cibo, tecnologia per l’assistenza, prodotti per la comunicazione, denaro e risorse;

2) Ambiente Naturale e cambiamenti ambientali effettuati dall’uomo - es. geografia fisica, clima, animali, qualità dell’aria, suono e vibrazioni ;

3) Relazioni e sostegno sociale - es. famiglia, amici, colleghi e datori di lavoro, estranei, persone che forniscono aiuto e assistenza ;

4) Atteggiamenti - es. valori sociali, atteggiamenti personali e credenze;

5) Servizi, sistemi e politiche - es. leggi, politiche, programmi e agenzie sociali.

Sicuramente l’intervento di umanizzazione si concentra, a differenti livelli nei diversi domini citati, oltre al punto 2, dove, per esempio, l’immissione di suoni negli spazi ospedalieri, dalle sale d’attesa alle stanze di degenza, sarà tesa a favorire, facilitare, il percorso di cura.

Il modello bio-psico-sociale evidenzia pertanto che le performance degli individui possono essere influenzate dai fattori ambientali, che possono facilitare l’acquisizione di stili di vita migliorando la qualità della vita. Lo stato della malattia può essere un evento critico che favorisce “strategie di coping”, utili al futuro mantenimento di un qualsiasi benessere per limitare il malessere.

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 4
Figura 1/1 – Modello ICF

1.3. Implicazioni operative

Il progetto del Nuovo Ospedale dei Bambini di Parma, già dalle prime fasi della progettazione, ha posto particolare attenzione nel promuovere soluzioni architettoniche e funzionali attente alle necessità dei pazienti e degli operatori sanitari.

Lo studio in oggetto intende approfondire le possibilità per migliorare ulteriormente la risposta psicologica nel Nuovo Ospedale dei Bambini, affinché la fruizione dello spazio progettato permetta ai pazienti di vivere una esperienza meno traumatica, consapevoli della difficoltà di applicare “regole generali” a comportamenti individuali e del conseguente impegno di monitoraggio che dovrà essere garantito da parte degli operatori sanitari al fine di poter verificare i feedback e intervenire in una logica di miglioramento continuo.

Per avviare la riflessione-proposta sulla gestione dei processi di umanizzazione dell’Ospedale dei Bambini di Parma, far riferimento al modello antropologico biopsicosociale proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso l’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento), vuol dire porsi in un’ottica medico e sociale assieme, dell’approccio alla cura, cogliendo il senso della responsabilità legato alla gestione dei “fattori contestuali ambientali”. Questo strumento classificatorio potrà favorire la descrizione delle azioni di cura “umanizzata”, per avviare un processo di discernimento su ciò che diventa FACILITATORE (e non BARRIERA) nella gestione del paziente e del suo contesto.

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 5

2. UTILIZZO FUNZIONALE DEI FATTORI FISICI E SCENARI NEURO-PSICO-SOCIOAMBIENTALI

In questo capitolo sarà esplicitato il contributo della psicologia ambientale, la descrizione dei fattori fisici funzionali ambientali (incluse alcune loro specifiche classificazioni tassonomiche) con le relative declinazioni di utilizzo, facendo riferimento alle implicazioni psichiche per gli individui. Inoltre, si farà riferimento al modello neuropsicologico di integrazione semantica dell’elaborazione crossmodale di stimoli fisici (con le loro possibili sinergie), alla teoria dei “neuroni specchio” (la simulazione incarnata), alla Programmazione NeuroLinguistica, ecc, sostenendo la necessità di una cura complessiva della persona, includendo la cura dell’ambiente come favorente il prendersi cura di sé.

2.1. Il contributo della psicologia ambientale

La Psicologia Ambientale è un campo disciplinare che ha fornito prove empiriche a sostegno della qualità dell’ambiente sulla salute e sul benessere delle persone; essa, sin dalle sue origini, ha manifestato uno spiccato interesse per il miglioramento degli ambienti ospedalieri in una prospettiva centrata sui fruitori del servizio, dunque nella direzione della già citata umanizzazione. In quest’ottica, anche la Psicologia della Salute sposta il focus del processo terapeutico non solo sulla malattia da curare, ma sull’individuo come portatore di emozioni, esigenze e bisogni unici e particolari. In tale accezione rivestono pertanto notevole importanza le misure organizzative e gestionali atte a migliorare la fruizione del servizio e a rendere meno traumatici i ricoveri ospedalieri.

Tornando alla Psicologia Ambientale e ai suoi ambiti di intervento, tale disciplina si delinea alla fine degli anni ’50 partendo da un iniziale interesse sulle caratteristiche fisiche dell’ambiente (Proshansky,1958) e successivamente si focalizza anche sugli aspetti di interfaccia tra comportamento umano e ambiente socio-fisico (Stokols,1978, Altamn, 1987, Bonnes-Sacchiaroli, 1992, Lewin, Barak…): l’attenzione dunque viene posta al contesto psico-fisico-sociale.

I contributi empirici della disciplina rintracciabili in letteratura sugli effetti dell’umanizzazione fisico-spaziale sono ad oggi ancora scarsi, mentre sono maggiormente reperibili analisi descrittive e idiografiche o Linee Guida per la progettazione sanitaria.

Tra pochi contributi presenti, comunque rari in ambienti di cura, è possibile evincere due tipi di approccio di studio: un primo approccio che ha verificato l’effetto di una singola variabile ambientale (Ulrich, Steffy, Ching, Sadella e Oxley, Arneill e Devlin) e un secondo approccio che ha comparato le risposte valutative di pazienti ricoverati in unità ospedaliere (per lo più psichiatriche) che variano per il grado di umanizzazione fisico-spaziale ( Devlin e Davidson, Bonaiuto, Fornara, Bonnes, Mura et al)

Tali contributi confluiscono dunque in una prospettiva teorico-operativa, condivisa da architetti, ingegneri, medici, infermieri e psicologi, che sottolinea il potenziale salutogenico dell’ambiente ospedaliero che si esplica direttamente nei confronti del paziente che indirettamente sui familiari e lo staff sanitario. Riferendosi poi specificatamente agli studi di Psicologia Ambientale e rimanendo in campo pediatrico, essi hanno evidenziato come la conoscenza infantile dell’ambiente sia influenzata dalle emozioni provate all’ingresso nella struttura ospedaliera (Acredolo,1979),

intendendo per questa sia lo spazio fisico che professionisti presenti così come tutti i fruitori, n un intreccio tra dimensioni fisiche e sistemi sociali in azione.

Nella specificità dell’ospedale pediatrico, l’ambiente diventa supportivo se promuove il benessere psicofisico del bambino ospedalizzato: ciò a sottolineare il concetto di Salute nella sua più recente accezione, vale a dire quale concetto multidisciplinare che ha a che fare con gl aspetti psicologici, sociali e fisici e che non si esaurisce nella sola assenza di malattia e sempre tenendo conto che il bambino ha un suo modo particolare di interpretare la malattia e di assegnare ad essa significato a seconda della fase di sviluppo in cui egli si trova.

Altre fonti di studio hanno dimostrato che la presenza di ambienti multisensoriali all’interno o nelle immediate vicinanze dei reparti nei quali pazienti vengono sottoposti a procedure diagnostiche e terapeutiche invasive o sgradevoli e in modo frequente, può contribuire a tranquillizzare il paziente riducendo i loro livelli di ansia e di agitazione. Attraverso l’impiego di luci, colori, odori, suoni modulati tra loro, la stanza può assumere così connotazioni sensoriali stimolanti o calmanti, anche su scelta del paziente (R. Del Nord, 2006).

In generale, in riferimento alle condizioni sensoriali (R. Del Nord, 2006) quali il rumore, la temperatura, gli odori,ecc., essi possono dunque costituire elementi di discomfort sui quali intervenire: il rumore è un riconosciuto stressor ambientale (Evans, Cohen, 1991) ed è la variabile più frequentemente studiata in relazione ai suoi potenziali effetti negativi sulle persone che permangono all’interno dell’ospedale (Devlin, Arneill, 2003), anche per il personale operante all’interno della struttura (Ulrich et al. 2004). Anche l’illuminazione può assumere una valenza stressogena soprattutto in mancanza o scarsità di luce naturale (Keep, Jamnes, Innan, 1980, Walch et al, 2004), così come la temperatura, generalmente valutata negli ospedali come troppo calda (Weinberg, Creed, 2000); infine, appunto, gli odori che rappresentano un ulteriore connotato sensoriale negativamente associato all’ospedale e che può rappresentare come tale uno stimolo stressogeno (Zimring, Reizenstein, Michleson, 1991).

2.2. I fattori fisici e il loro utilizzo funzionale

Il prisma dei colori nel suo essere classificatorio, è esemplificativo del possibile melange (distinzione e connessione) e della relativa trasformazione di elementi fisici in relazione alle dinamiche psicofisiche

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 6

I principali fattori fisici che possono condizionare il grado di comfort ambientale e la risposta psicologica ad un ambiente sono molteplici e comprendono:

• i suoni;

• i colori;

• l’illuminazione;

• gli odori;

• la risposta tattile alle superfici.

• le dimensioni fisiche degli spazi;

• le forme degli ambienti;

• la sistemazione degli arredi.

Ad esempio, la saturazione e la brillantezza determinano la risposta emozionale di una persona al colore; i suoni regolano le nostre emozioni in relazioni alla loro presenza o assenza (silenzio), al ritmo, all’intensità, alla presenza di coloriture tonali, ecc.; gli odori, processati dalla stessa parte dl cervello che regola le emozioni, influenzano in modo rilevante l’umore della persona, la qualità visuale influenza il desiderio di rimanere in un posto; l’illuminazione naturale accresce il benessere, favorisce l'orientamento, stimola i sensi, può rendere, opportunamente gestita, il piccolo paziente più autonomo, contribuire ad accrescere la fiducia in se stessi e aiuta nel percorso di cura.

I fattori fisici, sono pertanto da declinare, per favorire la migliore risposta psicologica all’interno dello stesso spazio, utilizzando uno o più fattori determinanti in relazione alla libertà concessa dai vincoli tecnici-funzionali, alla semplicità/complessità nel poter ottenere l’effetto desiderato, ai costi dell’intervento, ecc.

2.2.1. I suoni

I suoni regolano significativamente le nostre emozioni, in misura tale che la sonorizzazione di un ambiente può concorrere nel determinare l’umore delle persone che utilizzano uno spazio. La neuropsicologia riconosce nella sonorità del ritmo la capacità di stimolare il sistema limbico dove avviene l’integrazione emotivo-istintivocomportamentale dei suoni. Il sistema limbico ha strette connessioni con l’ipotalamo, attraverso il quale regola i ritmi biologici fondamentali, come temperatura, attività corticosurrenalica (escrezione renale di Na e K), ciclo sonno veglia, e quelle funzioni ritmiche basilari e necessarie che sono l’attività cardiaca e respiratoria.

Il livello di utilizzo clinico è suddividibile in musicoterapia attiva e musicoterapia d’ascolto. La musicoterapia attiva viene normalmente proposta a persone che presentano disturbi della sfera psichico-somatica poiché produce effetti sia a livello fisico che mentale. La musicoterapia attiva viene proposta da insegnanti di musica, adeguatamente preparati anche da un punto di vista psicologico, i quali insegnano l’uso di vari strumenti che possono venire anche modificati ed adattati alle esigenze fisiche dei singoli. La musica aiuta i pazienti ad assumere un atteggiamento più

equilibrato nei confronti delle malattie e delle somatizzazioni, stimolandone le facoltà mentali. La “musicoterapia d’ascolto” (o gestione clinica della sonorità ambientale) può avere molti risvolti positivi che si possono sintetizzare in due punti fondamentali: rinforzo dell’Io e autorealizzazione (Carrozzini).

Quale rapporto tra suoni e bambini? Dipende dall’età, dall’esperienza educativa, dalla cultura di appartenenza e dalla tipologia psichica. Sicuramente i suoni hanno una forte funzione evocativa per i bambini, possono fascinaresuggestionare più facilmente in dimensione globalizzante, scatenando emozioni anche molto polarizzate (bello-brutto, eccitante-inibente, …). A chi si prende cura di loro spetta l’educarli a modulare la loro rappresentazione delle sonorità, favorendo il dialogo tra emozioni, sentimenti e cultura, che nel nostro caso è anche cultura del prendersi cura di sè.

2.2.1.1 I suoni e l’ospedale

La qualità ambientale delle strutture sanitarie pediatriche e per la sua afferenza al concetto di cura globale del soggetto, comporta anche un’attenzione a soluzioni architettoniche di tipo aurale: è noto come la nostra esperienza sonora inizi già in epoca prenatale e che essa condizioni precocemente atteggiamenti e comportamenti di relazione con l’ambiente; il neonato, poi, stabilirà un legame con i propri genitori regolato da un sistema di comunicazione verosimilmente audiofonico e vocale. E’ nota, ancora, l’esistenza di una vera e propria interazione tra suono e colore dove la trasformazione della curva d’ascolto provoca automaticamente una modificazione dello spettro dei colori e avvia dei processi emotivi che possono motivare verso la creatività. La natura stessa del suono poi, implicitamente e intuitivamente indotta dal “sentire” e dall’ “ascoltare”, tende ad escludere un’altra parte fondamentale dello stesso in quanto “assenza”, vale a dire il “silenzio”. Silenzio che, in funzione del vuoto che circoscrive, dialoga invece a “voce alta” dando cittadinanza alla “voce interiore”. Nello spazio architettonico rientra dunque a pieno titolo il “suono del rumore” che spesso in ambiente ospedaliero viene avvertito come suono da tenere sotto controllo e da evitare.

Elementi, questi, di architettura uditiva che andrebbero progettati e integrati nello spazio fisico/architettonico a partire dallo studio delle “sonorità” e dei “rumori” già naturalmente presenti e dando loro una lettura che è anche, se non soprattutto, mediata dalla “realtà interna” del soggetto che ascolta.

Il soggetto che ascolta individuato nel bambino ospedalizzato e alla luce delle considerazioni sin qui esposte, dovrebbe essere messo nelle condizioni che consentano un passaggio da un’esclusiva focalizzazione sulle compromissioni indotte dalla patologia all’individuazione delle possibilità di sviluppo, possibilità che andrebbero rintracciate nella ricerca di nuove risorse che possano consentirgli di trovare risposte ai compiti evolutivi posti dall’ospedalizzazione e, in tal senso, moderare anche lo stress; in modo parallelo si potrebbero attivare interventi di supporto rivolti alle famiglie improntati sull’ascolto, l’accoglienza, l’accompagnamento e sulla capacità di coping emotivo.

Nella Tabella 2.2.1/1 sono classificati suoni Rilassanti ed Energizzanti e le relative Evidenze di utilizzo. La scelta dell’utilizzo della tipologia di suoni è collegata alla condizione del soggetto e a che cosa si intende più funzionale rispetto al Riequilibrio dello stato di salute.

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SUONI ENERGIZZANTI

Tabella 2.2.1/1 – Classificazione suoni energizzanti/rilassanti

Alta intensità dello stimolo

Ritmi imprevedibili: impongono un tono di vigilanza maggiore, un maggiore livello di energia mentale, determinano una minore concentrazione su cosa stiamo facendo, ecc.

Ritmi veloci, maggiori di 50-70 battute al minuto

Armonie complesse o movimentate

Frequenze alte o molto alte

Musica suonata in chiave minore, tende a rinvigorire maggiormente ma tende a far sentire le persone meno allegre

Se si vuole mantenere alto il livello di attenzione la musica deve variare

Volume alto è stimolante e può essere adatto quando si svolgono attività a basso impiego di risorse mentali.

AMBIENTE RILASSANTE Bassa intensità dello stimolo

Ritmi prevedibili: possiamo anticipare cosa verrà dopo, riducendo il livello di attenzione e di energia mentale, maggiori risorse per la concentrazione, ..

Ritmi lenti, 30-50 battute al minuto

Armonie semplici

Frequenze basse: predispongono al rilassamento

Musica suonata in chiave maggiore tende a rendere le persone più allegre

Musica lenta senza parole o con parole non comprensibili

Volume basso: è rilassante e permette la concentrazione (< 55 dBA)

Suoni della natura: suoni delle foglie mosse dal vento, suoni dell’acqua, ..

Rumore bianco a 45-50 dBA rende difficile ascoltare e essere distratti da suoni provenienti dall’esterno, favorisce la concentrazioneEVIDENZE

Musica ritmata predispone all’attivazione e al movimento

Musica ad altissimo volume determina nei locali pubblici aumento del consumo di alcol

La musica nelle sale d’attesa riduce lo stress.

I pazienti che possono ascoltare la musica che a loro piace sembra che avvertano meno dolore rispetto ai pazienti che non ascoltano musica: (parto indolore (Burt e Korn). trattamenti anestetici (Clutton e Broch)

I suoni dell’acqua riducono lo stress dei pazienti

I dolori percepiti diminuiscono associando suoni naturali o musica classica a immagini naturali

2.2.1.2 Usi della musica

La musica è stata utilizzata per consentire un’ampia gamma di effetti non solo in ospedale, ma anche nel territorio e nei contesti assistenziali residenziali. Alcuni di essi sono riassunti di seguito.

• Riduzione dell’ansia: per ridurre l’ansia delle persone durante l’ospedalizzazione e durante procedure spiacevoli o invasive.

• Rilassamento: per aiutare le persone a rilassarsi. I suoi effetti sono stati misurati in termini dell’impatto sulla frequenza cardiaca, pressione arteriosa, frequenza respiratoria.

• Riduzione del dolore: per ridurre la severità del dolore o ridurre il bisogno di analgesia nelle persone con dolore acuto o cronico.

• Migliorare le funzioni cognitive: per migliorare le funzioni cognitive in termini di comportamento, alimentazione e per ridurre il bisogno di contenzione fisica per le persone con demenza.

• Riduzione del rumore: per minimizzare gli effetti che gli ambienti rumorosi, come le sale operatorie e le unità di assistenza critica, hanno sui pazienti.

• Aumentare la soddisfazione: per aumentare la soddisfazione di pazienti e visitatori dell’ospedale, rispetto all’assistenza fornita.

• Migliorare l’umore: migliorare l’umore ed sentimenti di benessere per diversi gruppi di pazienti.

• Tolleranza agli esercizi: migliorare le performance degli esercizi e la tolleranza delle persone sane e in coloro che hanno patologie croniche.

• Tolleranza alle procedure: migliorare la tolleranza della persone a procedure spiacevoli o invasive, come l’inserzione di linee intravascolari, procedure chirurgiche, medicazioni di ustioni e chemioterapia.

2.2.2. Il colore

Il colore è energia, la parte visibile delle radiazioni elettromagnetiche, è una sensazione percepita dall’occhio e trasmessa al cervello. Quando l’occhio è stimolato da onde elettromagnetiche comprese nello spettro del visibile tra i 400 e gli 800 nanometri o 4000 e 8000 Å (dove Å è l’unità di misura delle radiazioni e corrisponde a 1/100.000 di millimetro), emesse da una fonte naturale o artificiale, avviene una complessa rielaborazione neurofisiologica per cui alle diverse lunghezze d’onda attribuiamo i nomi dei colori. Ogni fascia di lunghezza d'onda corrisponde a un colore: rosso 6200 Å, arancio 5890 Å, giallo 5510 Å, verde 5120 Å, blu 4750 Å, indaco 4490 Å, viola 4230 Å. Al di sotto del viola troviamo l'ultravioletto e al di sopra del rosso l'infrarosso

L’utilizzo funzionale del colore e dei suoi effetti sull’uomo può contribuire in modo determinante a migliorare il comfort ambientale, potendo creare contenuti emozionali riequilibranti. Gli stimoli cromatici possono essere dosati in funzione dell’uso, combinando valori percettivi di codice con quelli psico-fisiologici, terapeutici e socioculturali. Ogni

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gradazione cromatica influisce in differenti modi sulle funzioni dell’organismo, sulla mente e sulle emozioni: il compito del progettista del colore è armonizzare tutto questo, effettuando criticamente uno studio preliminare approfondito dei parametri, delle variabili e delle interazioni con le eventuali preesistenze dei siti, per giungere, alla fine, ad una oggettiva definizione di scelta per ogni colore, idonea allo specifico fruitore.

II mondo del colore ha un'importanza tale da riuscire ad esercitare un'influenza nel nostro animo, riuscendo ad indurre allegria, tristezza, benessere o tensione a seconda del suo impiego. Tutto ciò è stato scientificamente dimostrato e già W. Goethe a suo tempo sosteneva che "i colori agiscono sull'anima suscitando sensazioni, risvegliando emozioni e pensieri che ci distendono o ci agitano, che provocano gioia o tristezza".

2.2.2.1 Progettazione funzionale del colore: il colore e i suoi effetti

Tra i principali effetti che il Colore produce sugli esseri viventi possono essere ricordati gli effetti foto biologici, comunicativi, psicologici e terapeutici.

a. Effetti fotobiologici

La visione - che è responsabile della percezione, della forma, della qualità dei materiali; la fotoperiodicità che sincronizza vari ritmi biochimici circadiani; la fotosintesi clorofilliana che converte l’energia luminosa in forme utilizzabili di energia chimica; la produzione di vitamina D; le variazioni del sistema nervoso autonomo, per cui l’esposizione prolungata di un individuo a Luce-Colore rossa produce aumento della pressione sanguigna, della conduzione cutanea, della frequenza respiratoria, del tono muscolare, della velocità di ideazione; effetti contrari si hanno dopo l’esposizione al blu.

b. Effetti comunicativi

Sono una serie di cambiamenti di comportamento prodotti da Luce-Colore attraverso gli scambi di informazioni, verbali e non verbali: la comunicazione, i segnali non verbali, la comunicazione sociale, i comportamenti di trasferimento nello spazio; la comunicazione mediatica: sempre più massicciamente arricchita da segnali legati alla presenza dei mass media; la comunicazione informatica: la virtualità del cyberspazio dove la navigazione è favorita da indicatori e selettori che si caratterizzano per l’immediatezza delle immagini e dei colori.

c. Effetti psicologici

Sono una serie di cambiamenti nel modo di sentire, interpretare, valutare e agire che gli essere umani mettono in atto rispetto agli stimoli procurati dal colore: i modelli culturali, nei quali gli individui hanno imparato a dare un senso, in termini di significati attribuiti e di vissuti evocati: l’espressione di sé e di relazione con gli altri; la scelta dell’abbigliamento; la scelta dei ‘territori’, la prossemica; l’attrattività in relazione agli aumentati bisogni di sicurezza; le sinestesie percettive, che attraverso il colore sostituiscono la visione con gli altri sensi.

d. Effetti terapeutici

Sono una serie di cambiamenti migliorativi prodotti da Luce-Colore, sia nella dimensione corporea che in quella

psichica: la cromoterapia, antichissima disciplina terapeutica che non ha subito alcun cambiamento di metodologia da seimila anni, viene utilizzata nella medicina occidentale in modo ridotto, ad esempio per l’ittero neo-natale e la cura di piaghe da decubito; la medicina psicosomatica; le tecniche antistress; lo sviluppo della memoria nei processi di apprendimento; il benessere da contesto ambientale.

2.2.2.2 Colore e ospedale

La giusta definizione della tonalità, saturazione e luminosità per ogni colore utilizzato negli ambienti può essere progettata negli ospedali considerando:

• coerenza cromatica, in rapporto all’utilizzo degli ambienti ed alla loro volumetria, in considerazione dei fruitori, sia operatori sanitari che pazienti;

• diversificazione tra gli ambienti, non solo per una migliore identificazione degli stessi, ma per la diversa tipologia di cura e di utilizzo;

• soluzioni di attenzione, mediante definizioni cromatiche caratterizzate da colori che aiutino la respirazione, attutiscano i rumori e gli odori, etc., per l’attivazione di sinestesie percettive;

• per l’attivazione di sinestesie o miglioramento della visibilità dei percorsi e degli accessi, tramite soluzioni di luce e colore.

Gli obbiettivi sopra riportati hanno portato, nel caso di applicazioni ad ambulatori e infrastrutture sanitarie, alle seguenti combinazioni cromatiche:

• turchese e grigio cielo: l’effetto che si ottiene, di coniugare comfort e funzionalità, predispone all’ottimismo, ed è legato alla caratteristica di alleggerimento degli stress espressa dal turchese, mentre il grigio cielo riporta emotivamente all’apertura ed all’abbattimento della barriera interno/esterno, dilatando gli spazi e dando la sensazione di far penetrare il cielo all’interno.

• indaco rosato: può ridurre la percezione della sensazione del dolore ed aumentare quella di purificazione dell’aria. Queste gradazioni aumentano, infatti, l’asetticità e l’attivazione anestetica

• giallo: nelle tonalità calde, può produrre l’effetto di stimolazione psichica e visiva, di sollecitazione dell’attenzione degli addetti al lavoro, con conseguente miglioramento dell’efficienza; è, inoltre, estremamente luminoso, potrebbe sostituire il bianco.

• arancione: per effetto delle sue proprietà fisiche, stimola l’attività respiratoria ed oculare, attenua la percezione degli odori, oltre a risultare potenzialmente defaticante ed anti-claustrofobico.

• verde: rende accogliente un ambiente di ricezione e si coniuga con l’idea di ecologia.

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I colori possono essere suddivisi in caldi e in freddi (Tabella 2.2.2/1) e possono avere effetto riequilibrante (stimolare inibendo o eccitando) per l’individuo, in base alle caratteristiche biopsichiche o alle condizioni psicofisiche in cui si trova. I colori freddi, come il blu, abbassano la frequenza cardiaca e respiratoria. Hanno quindi un effetto calmante e rilassante. I colori caldi, e il rosso in particolare, hanno un effetto eccitante, aumentano l’attività muscolare, la frequenza del respiro e il battito cardiaco: sono quindi riconducibili alla tonicità e all’azione. Il verde rappresenta il punto di equilibrio tra questi colori.

Tabella 2.2.2/1 - Classificazione colori energizzanti/rilassanti

COLORI ENERGIZZANTI

Colori caldi e accesi NEUTRALITA’ COLORI RILASSANTI E RIPOSANTI

Rosso

Arancione

Giallo nelle tonalità calde Verde

I colori energizzanti danno la sensazione di uno spazio fisico più piccolo, avvicinano i confini delle pareti

Il colore verde restituisce la percezione di uno spazio fisico inalterato

Colori chiari tinta pastello

Turchese e grigio cielo

Blu, azzurro, indaco

Violetto

Rosa pallido

Verde acqua

Albicocca

I colori rilassanti determinano l’effetto di dilatare lo spazio fisico, allontanando i confini delle pareti

Tradizionalmente i colori delle camere dei bambini erano il celeste, il verdino, il rosa pallido. Oggi la bioarchitettura e la cromoterapia confermano l'antica saggezza. Queste tinte inducono la calma, il sonno; in più possono favorire la lettura, la concentrazione e lo studio. Per questo motivo azzurro, verde acqua e rosa risultano ideali per la zona letto e studio (dimensione della riflessività).

Nell'angolo gioco si può puntare, invece, su colori energetici come il giallo o l'arancione; che stimolano il dinamismo e regalano allegria.

Nella stanza di degenza è opportuno evitare il monocolore ma utilizzare più tinte in armonia tra loro, per stimolare la percezione visiva, le funzioni psico-motorie e la curiosità.

Mobili e oggetti d'arredo devono riprendere, in versione leggermente più intensa, i colori delle pareti.

Il colore delle stanze di degenza potrebbe essere sfumato o spugnato per favorire aspetti proiettivi nel bambino, si potrebbero utilizzare due colori per stanza per diversificare aiutando a sviluppare una sorta di pluralità intorno al proprio stato psico-fisico.

2.2.2.3 I bambini e I colori, qualche riflessione in relazione al loro utilizzo, alla loro fruizione e alla loro risonanza percettiva

Di seguito, la descrizione di alcuni parametri interpretativi legati all’utilizzo del colore da parte dei bambini, poi la descrizione della risonanza percettiva e simbolica dei colori, al fine di far cogliere le possibili integrazioni tra l’utilizzo e la percezione del colore.

Il rosso stimola molto bambini, potrebbe rivelare impulsi affettivi o aggressivi, a seconda della linea che accompagna il colore: una linea spigolosa, dritta e sottile rivela che è l’aggressività a prendere il sopravvento sull’affettività, mentre, al contrario, una linea morbida ed armoniosa rivela che è l’affettività ad emergere.

Il bambino che usa il blu, solitamente è molto riflessivo, sicuro di sé, calmo e ben adattato all’’ambiente che lo circonda.

La preferenza del giallo è solitamente tipica del bambino allegro e giocherellone. Molto positivo è l’uso del giallo e dell’arancione da parte dei bambini, in quanto ciò sembra essere indice di apertura mentale e relazionale.

Il verde rivela un tentativo di trovare equilibrio e controllo disciplinato, quasi sempre formale. L’uso eccessivo del verde può rivelare tratti difensivi che mirano alla ricerca di protezione.

Il rosa è riconducibile all’illusione, ai racconti magici, ai sogni in cui tutto è possibile.

Il nero è assenza di colore ed è usato molto spesso per fare solo linee o contorni. Se usato per colorare dal bambino, è necessario osservare la quantità di colore impiegata. L’uso eccessivo del nero può rivelare infatti segnali di timore, spesso conseguente a qualche piccolo trauma.

Il bianco, somma di tutti i colori, si rivela, talvolta, sintomo di anaffettività (tendenza a distanziare le emozioni). Se in un disegno compare il bianco – non come sfondo, ma come colore aggiunto – il bambino può rivelare una tendenza schizoide: sensazione dispersiva e freddezza.

Non si può negare che i colori abbiano un potere simbolico forte e possano indurre effetti psicologici ed emotivi, si evidenzia inoltre come ogni colore si contraddistingua per l’ambivalenza di stimoli e riferimenti simbolici tradizionali sia positivi che negativi, spesso fortemente contrapposti; talvolta, l’accostamento di due differenti cromie o la scelta di tonalità più o meno accese permette di rafforzare alcuni aspetti simbolici rispetto ad altri, per poter scegliere con maggiore consapevolezza i colori da utilizzare si riportano in dettaglio, quali sono le più diffuse emozioni trasmesse ed elicitate dai principali colori.

Il rosso simboleggia tradizionalmente la passione, l'amore, il calore, l'alimentazione, la resistenza, ed è molto stimolante. Per molti risulta un colore aggressivo. Può simbolizzare anche il pericolo, il sangue, il fuoco e la violenza.

Il rosa simboleggia femminilità e gioventù; ma anche debolezza e ingenuità.

Il giallo richiama la luce del sole, la felicità, la crescita e l'oro. Può anche simboleggiare disonestà, codardia, tradimento, gelosia, falsità, malattia e azzardo.

L'arancio è percepito come un colore vibrante e accogliente. Simboleggia inoltre attenzione e ricerca.

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Il verde è natura, ambiente, vita, crescita, fortuna, gioventù, primavera, fertilità (tagliato) oltre a invidia e gelosia.

Il porpora simboleggia regalità, spiritualità, passione ed amore; ma talvolta anche crudeltà, arroganza e pianto.

Il blu simboleggia la calma, l'acqua, il cielo, l'armonia, la fiducia, la pulizia e la lealtà; ma può indicare anche tristezza e depressione.

Il marrone simboleggia neutralità, terra e caldo oltre a sporcizia.

Il grigio simboleggia, intelligenza, solidità, pulizia e modernità. Viene anche associato a maturità e tristezza.

Il bianco richiama pulizia, innocenza, spazio, purezza, castità, semplicità e pace. Ma anche morte (culture orientali), freddezza e sterilità.

Il nero è associato a potere, eleganza, magia, mistero e notte. Simboleggia anche lutto e morte (culture occidentali), cattiveria, infelicità, tristezza, rimorso e rabbia

In sintesi vi è una funzione simbolica del colore che si gioca per il soggetto tra aspetti di fruizione passiva (ambientale) ed attiva (colorare) nel passaggio dalle emozioni, alle sensazioni e nel contribuire alla formazione delle rappresentazioni.

2.2.3. L’illuminazione

I livelli di illuminazione e i colori all’interno di un ambiente, congiuntamente, possono concorrere a determinare il nostro comportamento.

In relazione al flusso luminoso presente in un determinato spazio, per il quale sono stati stabiliti imiti minimi e massimi in termini di lux raccomandati in funzione della destinazione d’uso, dell’attività e compiti visivi per esterni e interni, un illuminamento uniforme è senz’altro funzionale alla visione dell’occhio in quanto non deve sempre adattarsi alle condizioni dei livelli di luminosità, ma dal punto di vista estetico viene soggettivamente percepito meno attraente rispetto alla presenza di chiaroscuri. Inoltre, è importante considerare la temperatura di colore delle luci in quanto le luci calde vengono psicologicamente percepite e giudicate come predisponenti ad atmosfere intime ed accoglienti, mentre quelle fredde come maggiormente adatte a luoghi di lavoro dove le tonalità affettive hanno psicologicamente meno implicazioni.

La Tabella 2.2.3/1 riepiloga le caratteristiche salienti della luce in relazione alla possibilità di ottenere un ambiente energizzante o rilassante.

Tabella 2.2.3/1 - Classificazione illuminazione energizzante/rilassante

ILLUMINAZIONE ENERGIZZANTE ILLUMINAZIONE RILASSANTE

La luce diretta aumenta il nostro livello energetico, la luce prodotta dal corpo illuminante colpisce direttamente la superficie che necessita di illuminazione.

Una elevata intensità della luce: determina un effetto stimolante e riduce la stanchezza.

Luce “fredda” predispone a maggior stress ed è adatta a luoghi di lavoro.

Sole a mezzogiorno 10.000 lux

Luce che ci tiene svegli 700 lux

La luce concentrata (spot lighting) Indirizza gli spostamenti lungo direttrici o percorsi preferenziali, creando un territorio, organizzando gli spazi.

Una bassa intensità della luce: determina rilassamento e la tendenza a ridurre il volume della voce, aumenta la sensazione percepita di privacy, la conversazione è più intima.

La luce diffusa ha un effetto ipnoinducente e calmante.

La luce “calda”, ottenibile da lampade ad incandescenza (2500-3000 K) o lampade a fluorescenza (4000 K), è rilassante.

Luna piena 1 lux

Crepuscolo 11 lux

Luce bassa 150 lux

La luce indiretta determina una sensazione di “allargamento” dei confini dello spazio.

La cura dell’illuminazione negli ambienti ospedalieri è dunque tanto più importante quanto più si differenziano gli ambienti di lavoro da quelli di degenza: luci indirette e soffuse hanno un effetto ipnoinducente e calmante, luci concentrate per esempio dall’alto in basso quali ad esempio quelle di una scrivania, consentono concentrazione e mobilitano energie per lavorare appunto a tavolino.

Una camera di degenza, in quanto intreccio tra esigenze operative del personale sanitario e le necessità psicopercettive di pazienti e familiari, può rappresentare un luogo conflittuale da un punto di vista illuminotecnico, pertanto è auspicabile che vengano progettati sistemi luminosi differenziati e modulabili sia alle testate dei letti che attraverso impianti mobili che non creino abbagliamenti e consentano operatività sia al personale che ai piccoli pazienti (attività di lettura, di disegno, etc).

Studi recenti hanno comunque dimostrato che un ambiente luminoso uniforme e diffuso che minimizzi le zone d’ombra, ma anche la presenza di luce indiretta che ostacoli l’abbagliamento, garantisce condizioni buone di visibilità e atmosfere rilassanti se previsti anche dispositiv di regolazione del livello luminoso che garantiscano anche il lavoro notturno degli operatori.

La luce, inoltre, è importante come stimolo ambientale che regola naturali ritmi circadiani, anch’essi necessariamente in conflitto tra il ritmo sonno-veglia del paziente e l’attività operativa notturna; inoltre la luce rappresenta un supporto ai processi affettivi e dunque può connotare gli spazi ospedalieri in senso residenziale, alla stessa stregua degli ambienti domestici.

Infine, l’illuminazione naturale e le vedute sono mportanti stimoli percettivi che supportano il benessere sensoriale ed emotivo delle persone presenti in ambiente ospedaliero e, pertanto, andrebbe attentamente presidiata a livello

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progettuale. Ulrich et al (2004) hanno dimostrato che l’esposizione alla luce del mattino sia molto più efficace rispetto a quella serale nel ridurre i livelli di depressione. Le ricerche mostrano inoltre che i pazienti che occupano stanze maggiormente illuminate da luce naturale richiedono meno sedativi e antidolorifici dopo le operazioni rispetto a quelli che risiedono in stanze illuminate artificialmente.

Le vedute rappresentano uno stimolo distraente e di connessione percettiva e cognitiva con il mondo esterno, limitando così il senso di confinamento della struttura ospedaliera sia per i pazienti che per i familiari, nonché stimolando un senso di benessere occupazionale per il personale. Secondo Devlin e Arneill (2003) le viste che si aprono su scenari naturali sono quelle maggiormente preferite.

Infine, pur tenendo in considerazione le caratteristiche di sanificabilità e igiene ospedaliera, sarebbe utile prevedere sistemi di oscuramento delle finestre per controllare l’ingresso della luce naturale durante il giorno creando, al contempo, un’atmosfera piacevole di luce diffusa, ma anche di protezione dalle luci artificiali esterne notturne.

2.2.4. Gli odori

L’olfatto è in un certo qual modo la caratteristica sensoriale più primitiva e più complessa in termin di modello di risposta. Il mondo delle emozioni (e in parte conseguentemente quello dei sentimenti) e il senso dell’olfatto sono determinati e sviluppati nella stessa regione del nostro cervello, regione che si è formata molto precocemente (il sistema limbico) nella razza umana ed è pertanto logico e ormai acquisito il fatto che gli odori e le fragranze abbiano influenza diretta sullo stato d’animo e relativa sulla psicologia degli esseri umani.

Essi possono indurre effetto energizzante o rilassante (Tabella 2.2.4/1), possono provocare sentimenti di avversione, di simpatia o di rigetto. Non esiste di per sè una scala assoluta, permanentemente valida per stabilire questi effetti; fragranze normalmente accettate possono, in specifici stati fisici, essere avvertite in modo sgradevole e la creazione di una composizione aromatica richiede non solo un naso raffinato e ben preparato ma anche una sensibilità sul mondo dei sentimenti, delle emozioni e dei segreti desideri degli esseri umani.

Molti effetti dell’odore sono in pratica difficili da comprendere. Ad esempio il profumo di gelsomino non influenza il tempo necessario per addormentarci ma agisce sulla qualità del sonno e sul miglioramento della performance mentale del pomeriggio del giorno seguente.

Tabella 2.2.4/1 - Classificazione profumi energizzanti/rilassanti

PROFUMI ENERGIZZANTE

Sono pochi i profumi energizzanti e tra questi sono segnalati la menta piperita, il limone, il basilico, chiodi di garofano, patchouli, pompelmo e rosmarino.

La menta in particolare migliora le prestazioni fisiche e mentali correlate ad attività noiose

Il profumo di caffè rinvigorisce.

Tutti gli aromi o profumi non graditi (cattivi odori) sono energizzanti perché inducono a prendere iniziative per rendere l’aria più respirabile o per muoversi e andare via

Stimolazione appetito

Aromi di prodotti appetitosi, cioccolato, cappuccino e brioche calda, ...

PROFUMI RILASSANTI

Riduzione ansia e miglioramento del sonno

Il profumo di arancia riduce i livelli di ansia, in particolare per le donne

Il profumo di vaniglia riduce gli stati d’ansia, come pure gli aromi floreali e, in particolare, il gelsomino e il giacinto

Le ricerche di Hirsh (2003) del Sewnse of Smell Institute in Chicago mostrano che l’ansia può essere ridotta annusando lime, maggiorana, rosa, lavanda, bergamotto e cipresso

Rilassanti

La lavanda attua una azione sedatrice sul sistema nervoso centrale (può essere nebulizzata sulle lenzuola)

Noce moscata, cedro, rosa, bergamotto, camomilla, maggiorana, legno di sandalo, vaniglia, ylang-ylang, valeriana

L’aroma di mela speziata riduce la pressione del sangue

Esiste la possibilità di creare “loghi olfattivi”, per la connotazione degli spazi e la riconoscibilità degli stessi, ad esempio in aiuto al way finding, utilizzando dei diffusori di profumi allo stato solido che vengono diffusi naturalmente per semplice ventilazione o con sistemi a controllo della diffusione che possono essere controllati da remoto con interfaccia domotico (Figura 2.2.4/1).. Questi ultimi hanno il vantaggio di determinare una percezione costante all’interno dell’isola olfattiva a differenza della tipica percezione variabile in funzione della distanza, tipica dei sistemi tradizionali1

1 Il profumo è composto da note di testa, di cuore (o corpo) e di fondo (o coda) che caratterizzano le varie fasi di persistenza del profumo: 1) note di testa, rappresentate dagli elementi più volatili poiché si percepiscono durante primi 10 minuti dopo l’applicazione; leggere, fresche ed effimere, spesso rappresentate da note esperidee (es. arancio, bergamotto, limone, mandarino) o erbacee (es. artemisia, lavanda, rosmarino, salvia), attirano l’attenzione e fanno intuire l’evoluzione del profumo, fondendosi con gradualità e armonia alle note di cuore; 2) note di cuore (o corpo), note dominanti rappresentate dagli elementi più pesanti che si sprigionano per circa 4/6 ore e che esprimono il tema principale o carattere del profumo; sono spesso note fiorite (es. garofano, gelsomino, mughetto, rosa, tuberosa, ylang-ylang) o speziate (es. cannella, chiodo di garofano, coriandolo, noce moscata, pepe); 3) note di fondo (o coda), elementi persistenti e meno volatili che durano anche più giorni e che sono avvertite solo impercettibilmente attraverso le note di testa, rinforzando anche le note di cuore, di cui controllano la velocità di evaporazione; sono spesso note boisée (es. legno di cedro, patchouli, sandalo, vétiver) o balsamiche (es. benzoino, galbano, labdano, mirra, opoponaco).

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2.2.4.1 Odori e ambiente ospedaliero

Gli odori rappresentano un connotato sensoriale negativamente associato all’ospedale e che può rappresentare come tale uno stimolo stressogeno (Zimring, Reizenstein, Michleson, 1991). L’ambiente ospedaliero è infatti spesso connotato fortemente da un suo “odore” caratteristico, dovuto ai farmaci e ai disinfettanti per esempio, che spesso elicita nei pazienti e nei visitatori sensazioni di preoccupazione e di timore, come se la rappresentazione della percezione contestuale della malattia avvenisse anche a livello olfattivo. L’olfatto, infatti, è collegato con la zona limbica del cervello, che è la zona preposta all’elaborazione delle emozioni; pertanto, l’olfatto è un potente generatore di stati d’animo ed inoltre viene spesso associato all’”aria” sia come “veicolo degli odori” che come “respiro”, attraverso il quale si introduce l’indispensabile ossigeno.

In considerazione di tali aspetti, l’ospedale dovrebbe dunque connotarsi anche come “profumato”; un’esperienza pilota norvegese ha recentemente realizzato un progetto prevedendo all’interno di un hospice la presenza di pareti trattate con uno smalto speciale che, strofinando muro, emana una particolare essenza connotata a livello sperimentale come piacevole: un basso utilizzo di tecnologie ma con grande rilevanza di impatto sulla componente umana.

2.2.4.2 La composizione dei profumi

Attraverso le sette principali classi olfattive si classificano dettagliatamente le fragranze. Questa suddivisione è particolarmente utile per orientare la scelta nel vasto mondo dei profumi. Conoscendo le note di testa, di cuore e di fondo dei profumi preferiti si possono infatti scegliere in modo più mirato profumi con note simili. Esistono criteri

rigorosi per la classificazione dei profumi, che si dividono in sette classi olfattive (e in varie sottoclassi)2: Agrumata, Floreale, Fougère, Chypre, Legnosa, Ambrata e Curiata.

Vi sono profumi/odori che sono più adatti ai bambini, dovranno essere individuate tonalità di fragranze declinate sui loro bisogni, tra l’eccitante e il calmante (energizzante e rilassante) contribuendo con modalità multisensoriali, con esiti cross modali soggettivi (per esempio combinando l’utilizzo dei colori con determinate fragranze).

2.2.5. La risposta tattile alle superfici

La percezione attraverso il tatto per i bambini è una fondamentale modalità conoscitiva dell’ambiente in cui si trovano (R. Del Nord, 2006); le caratteristiche materiche delle superfici che delimitano gli spazi e di ciò in essi contenuto, possono poi arricchire di una connotazione tattile la percezione visiva, dunque la progettazione della dimensione tattile costituisce una risorsa ai fini dell’interazione con l’ambiente in quanto supporto ai processi affettivi e al controllo

2 Agrumata: Per agrumati intendiamo gli oli essenzial ottenuti per estrazione dalle bucce di frutti quali bergamotto, limone, arancia, mandarino etc., combinati con prodotti a base di fiori d'arancio. In questo gruppo troviamo le principali Eau de Cologne usate sia dalle donne che dagli uomini.

Floreale: Fragranze con una singola nota fiorita o un bouquet floreale con temi prevalenti di gelsomino, rosa, mughetto, violetta, tuberosa, narciso, etc. Fougère: Questa denominazione di fantasia, che non ha la pretesa di aver alcuna relazione con l'odore della felce (fougère in francese), comprende un accordo generalmente ottenuto con note di lavanda, di legni, di muschio di quercia, di cumarine, di bergamotto, di geranio etc.. Chypre: Il nome deriva dal profumo che François Coty creò nel 1917. Il successo di Chypre lo ha reso i capostipite di questa grande famiglia che raggruppa profumi basati principalmente su accordi di muschio di quercia, cisto-labdano, patchouly, bergamotto etc. Legnosa: Caratterizzato dalle note calde e opulenti come il sandalo ed il patchouly, a volte secche come il cedro ed il vetyver. La partenza è composta il più delle volte da note di lavanda ed agrumate. Ambrata: Sotto la denominazione "ambrata" qualche volta detta anche "orientale" sono raggruppati i profumi con note dolci, cipriate, vanigliate, cisto-labdano, animali molto marcate. Esiste una tipica nota ambrata? Certamente Guardate la voce ambrata leggera. Curiata: E' una formulazione tutta a sé. Un’idea di profumeria piuttosto differente con note secche, a volte molto secche, con lo scopo di ricreare l'odore caratteristico del cuoio (affumicato, legno bruciato, betulla, tabacco…) e di note di testa con inflessioni floreali.

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Figura 2.2.4/1 – Tipologie esemplificative di diffusori di profumi

cognitivo. Le superfici architettoniche, soprattutto negli spazi dedicati al gioco o al relax del bambino, possono essere rivestite in modo tale da rimandare al bambino la percezione di sofficità pur mantendone le caratteristiche di facile pulibilità e di sicurezza; anche la modalità di riscaldamento radiante a pavimento può trasmettere una sensazione di caldo avvolgente e soprattutto consentire di giocare sul pavimento o camminare a piedi scalzi. La Tabella 2.2.5/1 riporta le macro caratteristiche tattili delle superfici.

Tabella 2.2.5/1 – Classificazione tattile delle superfici

RISPOSTA TATTILE ENERGIZZANTE RISPOSTA TATTILE RILASSANTE

Superfici dure

Superfici fredde

Superfici ruvide

Superfici riflettenti

Superfici morbide

Superfici calde

Superfici lisce

Superfici satinate

Le superfici sono anche una sorta di seconda pelle, oltre che la nostra porta al mondo esterno: l’attenzione a questo processo di distinzione favorisce la possibilità di aprirsi alla diversità imparando a conoscere in quali superfici ci sentiamo meglio accolti.

2.3. L’elaborazione cross modale degli stimoli sensoriali e la Programmazione NeuroLinguistica

2.3.1. Premessa

Il cervello percepisce gli stimoli sensoriali, vi sono delle aree cerebrali preposte alla elaborazioni delle singole tipologie di stimoli sensoriali(uditivi, visivi, ecc …). Altre aree cerebrali sono preposte ad una elaborazione cross modale degli stimoli sensoriali, dando priorità alla percezione di alcuni stimoli fisici che permettono all’individuo di meglio interagire con il mondo esterno. L’elaborazione cross modale degli stimoli sensoriali si carica di aspetti semantici (livello di significato socio-culturamente condiviso, connesso alle modalità di elaborazione neurologica). L’attenzione all’integrazione degli stimoli fisico-ambientali è il fondamento di questo progetto di umanizzazione (Figura 2.3.1/1).

La teoria dei neuroni specchio, con il suo aver evidenziato la capacità dell’individuo di cogliere l’intenzionalità delle azioni degli altri, diventa inclusiva della dimensione di “cura ambientale”, nel senso che attraverso gli stimoli fisici ambientali si pone l’accento sul tipo di cura che si vuole attuare per facilitare il riequilibrio di energie nell’individuo, attraverso la concertazione di stimoli tendenti all’inibizione/eccitazione in funzione energizzante e/o rilassante.

Anche l’insegnamento della Programmazione Neurolinguistica, può aiutarci nel definire la cura ambientale, tenendo in considerazione il suo presupposto, ovvero come attraverso la parola si possa co-elicitare evocando condizioni ambientali favorevoli.

2.3.2. Descrizione dei processi neurosensomotori e delle elaborazioni cross modali

Nei sistemi biologici, gli strumenti acustici e visivi e sistemi di processazione si sono evoluti ad un alto grado di sofisticazione, abilitando gli organismi a ricevere ed estrarre precise informazioni sullo stato corrente dell'ambiente. In particolare, i sistemi sensoriali acustici e visivi servono per complessi compiti comunicativi. Prese separatamente, ad esempio le funzioni biologiche dei sistemi acustici e visivi, sono implementate con complesse strutture neurali molto organizzate, che non sono ancora completamente comprese. Per cui, il compito di investigare come cooperano dal punto di vista percettivo, è molto difficile. Comunque, analizzare come i sistemi acustici e visivi si integrano, può portare ad una migliore comprensione dei loro principi di base.

E' stato osservato che, in molti casi, le funzioni integrative dei sistemi acustici e visivi sono simili e sono complementari l'un l'altro. Uno dei primi compiti del sistema neurale è quello di costruire una rappresentazione dell'ambiente, composta da oggetti disposti nello spazio fisico (che si potrebbe pensare come lo spazio cartesiano), con tre dimensioni spaziali e il tempo. Sia il sistema acustico che quello visivo sono estremamente adattati per recuperare e costruire rappresentazioni spaziali e temporali. Entrambi possono rappresentare lo spazio attraverso meccanismi quali la visione spaziale e la localizzazione del suono. Questi meccanismi sono separati, ma la loro

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Figura 2.3.1/1

opera è integrata in modo estremamente sottile e complesso, per costruire rappresentazioni dell'ambiente più significative e pregnanti per il soggetto.

Le dimensioni tempo e spazio sono variabili di base per ogni rappresentazione ed esse ovviamente, devono essere rappresentate in modo tale da essere percepite in modo coerente per i soggetti. Il processo di integrazione sensoria, per costruire più consistenti rappresentazioni che riguardano lo spazio e il tempo, si ottiene sintonizzando le misure che vengono dai differenti sensi. Nella rappresentazione spaziale, viene considerato lo spazio riempito di oggetti, mentre per la rappresentazione temporale, si parla di eventi. Si può parlare di oggetti spazio-temporali, prendendo in considerazione sia il tempo che le proprietà spaziali degli oggetti. Il principale problema è come l'operazione di entrambi i sistemi sia integrata in una singola rappresentazione spazio-temporale audio-visiva.

Attualmente soltanto una regola, che sembra la più opportuna, può essere formulata: più alta è l'interazione dei segnali e la complessità, più prominenti sono gli assetti cross-modali tra il sistema acustico e visivo. A causa di questa regola, gli effetti cross-modali tendono ad essere più forti nel caso del parlato (Massaro, 1989; Grant e Braida, 1991).

La ridondanza di informazioni è il presupposto dell’integrazione o convergenza cross-modale. L’integrazione è un fenomeno che si realizza nel momento in cui informazioni appartenenti a diverse modalità sensoriali vengono identificate ed elaborate come appartenenti a un singolo evento o a una singola sorgente fisica. Per completare il quadro complessivo, occorre inoltre soffermare l’attenzione sul fatto che normalmente i nostri organi di senso sono bersagliati contemporaneamente da una molteplicità di stimoli appartenenti a diverse modalità sensoriali e, generalmente, la percezione di questa unitarietà ha origine dalla vicinanza spaziale e dalla sincronia con cui le informazioni si presentano. (Michela Balconi, Alba Carrera: Percezione cross-modale delle emozioni. Sincronizzazione di codici comunicativi; in Neuropsicologia della comunicazione, Springer Milan, 2008)3

L’integrazione multisensoriale produce benefici su differenti aspetti del comportamento (Stein & Stanford, 2008).

A livello fisiologico, la salienza dell’informazione sensoriale rappresenta la determinante principale del vantaggio risultante dall’integrazione multisensoriale (Stein & Meredith, 1993).

Nell’uomo, il coinvolgimento diretto del Collicolo Superiore nei processi di integrazione multisensoriale è stato indagato solo in tempi recenti, grazie a paradigmi psicofisici formulati sulla base di specifiche evidenze anatomiche (Leo, Bertini, et al., 2008b; Bertini, Leo & Làdavas, 2008).

Nonostante i sistemi sensoriali siano sensibili a specifiche forme di energia noi tendiamo a rappresentarci l’ambiente che ci circonda in maniera unitaria e integrata.

Dati comportamentali (Stuart e Jones, 1995) e ricerche di neuroimmagine (per una rassegna vedi Calvert, 2001) forniscono evidenze convergenti sull’esistenza e la natura di processi di interazione e integrazione di informazioni provenienti da diverse modalità sensoriali anche se il quadro di dove, quando e come queste relazioni abbiano luogo

è ancora lontano dall’essere esaustivo. La ricerca sull’integrazione crossmodale si è occupata generalmente di aspetti sensoriali e percettivi (Giard & Peronnet, 2000) tralasciando spesso aspetti di più alto livello quali il coinvolgimento della semantica e quello della rappresentazione dei concetti (Kubovy, 2000; Adams & Janata, 2002).

2.3.3. Il contributo integrativo della Programmazione NeuroLinguistica, ovvero attraverso la parola si rievocano le stimolazione sensoriale

Gli stimoli ambientali si riverberano nel nostro corpo e il nostro cervello-mente li elabora rappresentandosi situazioni, emozioni partendo dalla semantizzazione (concettualizzando anche verbalmente) di percezioni cross modali (che implicano i differenti sensi), come se alcune modularità neurofisiopsichiche ritornassero al corpo significandosi.

Gli studi sull’elaborazione cross modale degli stimoli sensoriali si possono correlare agli studi sulla Programmazione NeuroLinguistica (PNL), riconoscendo un dialogo nell’individuo tra la dimensione sensoriale e la dimensione di verbalizzazione della stessa.

Bandler e Grinder, fondatori del modello della programmazione neurolinguistica (gli autori sottolineano che si tratta di un modello e non di una teoria) hanno elaborato un sistema di classificazione dei sistemi percettivi ovvero modali: vista, udito, cenestesi (tatto), olfatto e gusto. Gli elementi fondamentali a partire dai quali si formano gli schemi del comportamento umano sono i sistemi percettivi con cui i membri della specie umana operano sul loro ambiente. "Il modello della programmazione neurolinguistica muove dal presupposto che tutte le distinzioni che noi esseri umani siamo in grado di effettuare in merito al nostro ambiente (interno ed esterno) e al nostro comportamento possano essere rappresentate vantaggiosamente nei termini d tali sistemi”

Queste categorie percettive costituiscono i parametri strutturali della conoscenza umana. Il nostro postulato è che ogni esperienza in atto può essere codificata utilmente come composta di qualche combinazione di queste categorie sensoriali. In forma visiva, la quadrupla si presenta così A,V,C,O.

A= auditivo; V= visivo; C= cenestetico; O= olfattivo/gustativo.

Le informazioni o distinzioni sensoriali ricevute attraverso ciascuno di questi sistemi mettono in moto e adattano i processi comportamentali e l'output dell'individuo."

Gli autori continuano affermando che" L'esistenza d sequenze ordinate di rappresentazioni che chiamiamo strategie presuppone delle interconnessioni di attività neurologiche: tali connessioni sono chiamate sinestesi in PNL."

In conclusione, così come gli stimoli sensoriali possono indurre nell’individuo sensazioni fortemente caratterizzate, anche la parola intorno agli stimoli sensoriali può ulteriormente caratterizzare la rielaborazione cross modale e il livello di significazione delle esperienze sensoriali stesse.

3 Questo testo è sostanzialmente una sintesi dell’articolo di M. Balconi e di A. Carrera.

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3. MODELLO DI FRUIZIONE, MODELLO PSICOLOGICO E LIVELLO DI STIMOLO: sviluppare funzionalità per potenziare il funzionamento

3.1. Un modello per il metodo: gestire l’ambiente fisico e sociale per migliorare la “risposta psicologica”

Il progetto di un luogo fisico influenza il comfort delle persone che utilizzeranno quello spazio e sollecita i loro comportamenti. L’ambiente fisico e sociale determina una risposta psicologica come conseguenza della sovrapposizione e interazione delle variabili ambientali, sociali e relazionali che compongono nel complesso la “sollecitazione ambientale” (Figura 3.1/1).

Capovolgendo il processo, è doveroso argomentare intorno alle necessità psicologiche delle persone che utilizzeranno l’ambiente ospedaliero (bambini, medici, genitori, ..); è quindi possibile predisporre un intervento progettuale “accordato”, in grado cioè di rispondere congruentemente alle esigenze.

Nell’ottica della prospettiva di umanizzazione fisico-spaziale dell’ambiente ospedaliero, il “luogo-ospedale” è costituito da “sub-luoghi” tra loro variamente interconnessi e interdipendenti a seconda delle relazioni che i fruitori improntano con essi. L’attribuzione di qualità agli elementi ambientali nella prospettiva multi-luogo (l’Ospedale come un sistema di luoghi la cui principale relazione è espressa dai criteri di inclusione/esclusione e vicinanza/lontananza) non ha un carattere univoco, ma dipende da quale attore sociale emette la sua risposta valutativa (il progettista, l’utente, il familiare, l’operatore, il visitatore, il volontario, etc.) in funzione della sua familiarità con il contesto, del suo ruolo e del

pattern di durata temporale. Secondo la teoria di Canter (1977) infatti, il luogo risulta dalla relazione tra attributi fisicospaziali, usi/attività, e concezioni degli attributi fisico-spaziali, specifici sistemi di uso e di attività e specifici bisogni, aspettative, esigenze e obiettivi dei diversi attori sociali implicati (in P. Rutelli, 2010). Diventa importante allora correlare in modo approfondito le esigenze psicologiche del bambino ospedalizzato e della sua famiglia con la progettazione, l’arredo, la gestione degli spazi, anche sonori, nelle strutture sanitarie pediatriche proprio ai fini della loro umanizzazione: un ambiente ospedaliero che ispiri e promuova fiducia in un momento traumatico della vita del bambino, che lo rassicuri e gli permetta di partecipare attivamente al suo percorso di cura, un ambiente che consenta di essere il più liberamente esplorato, un luogo integrato e opportunamente relazionato con il mondo esterno.

Differentemente dall’adulto infatti, il bambino percepisce spontaneamente l’ambiente come un insieme di atmosfere, colori, luci, suoni e movimento traendone un’immediata idea positiva o negativa; un’atmosfera in altre parole non istituzionale e che evochi piuttosto quella familiare, può intuitivamente contribuire a ridurre timori del bambino e a stimolarne l’interesse. Spazi interni progettati sulle necessità del bambino, percorsi semplici, chiari e ben identificabili, elementi di arredo che rinforzino il valore di luogo di incontro e di scambio relazionale, giochi di luce, di colore e di suoni, il contatto visivo con l’ambiente naturale e ampie viste sul territorio circostante l’ospedale stesso, rappresentano aspetti salienti che, integrati in esperienze finalizzate al supporto del bambino e della sua famiglia ed anche degli operatori, possono portare ad una gestione ottimale dello stress psico-fisico-sociale della condizione pediatrica. In ciò non dimenticando che l’organizzazione ospedaliera non dovrebbe troppo interferire con le consuete attività del bambino quali la frequenza scolastica e l’attività di gioco.

La fruizione di un ambiente implica attività di natura fisica e cognitiva, nel quale dunque si sia coinvolti anche in processi mentali attraverso quali si capisca dove ci si trova, cosa si può fare e come. Condizioni positive di fruizione derivano senza dubbio da un design dell’ambiente che permetta condizioni adeguate di controllo, tenendo conto che il “controllo” è una fondamentale risorsa di coping e, dunque, centrale nell’ottica di una riduzione delle condizioni di stress ambientale, nella sua accezione di controllo cognitivo (si comprende il luogo e ciò che viene fatto al suo interno) e fisico (disponibilità strumentali per operare delle scelte)

L’umanizzazione fisico-spaziale dell’ambiente ospedaliero si sostanzia dunque in accorgimenti, attenzione e focalizzazione su elementi e attributi che variano a seconda del sub-luogo considerato. Le domande da porsi sono:

• chi utilizzerà i locali?

• cosa farà all’interno dei locali?

• per quanto tempo?

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Figura 3-1/1

Per intervenire con successo sulla progettazione degli interni è pertanto necessario:

• identificare la destinazione d’uso degli ambienti (luoghi e sub-luoghi);

• definire il “modello” di fruizione dell’ambiente: singola tipologia di utilizzatori, più utilizzatori contemporaneamente della stessa tipologia, più utilizzatori di differenti tipologie, ecc. Il modello di utilizzo deve poter distinguere il tempo di permanenza nell’ambiente (breve, lungo).

• identificare le esigenze psicologiche più correnti degli utilizzatori, evidenziando in sintesi i soggetti su cui deve essere maggiormente focalizzato l’intervento, privilegiando le necessità dell’utilizzatore più debole (il malato?), anche in relazione all’intensità della cura.

Il risultato da far confluire ai progettisti dell’architettonico delle finiture e degli arredi è in sintesi rappresentato da schede di sintesi in cui, per ciascun locale, viene definito il livello di stimolo sensoriale più opportuno in relazione alla

destinazione d’uso dell’ambiente e alle condizioni di salute del piccolo malato, il cui conseguimento può derivare dalla combinazione sinergica di fattori fisici e sociali.

Il set point sensoriale dei sub luoghi meno problematici e complessi può avere una regolazione di default, stabilita a priori, prevalentemente statica (fissa), mentre può assumere caratteristiche di regolazione dinamica nei sub-luoghi critici in cui si concentra la massima domanda di una “intonazione” della risposta del locale con lo stato del paziente e con il livello di cura a cui è sottoposto.

La regolazione può in questi casi essere affidata agli operatori ospedalieri e, in fase di guarigione, consegnata ad una gestione diretta del paziente e/o del suo caregiver

A queste fasi di analisi preliminari seguiranno le caratterizzazioni/verifiche ingegneristiche classiche, basate su indicatori fisici (livelli di rumore, di illuminazione, ecc.) interrelabili alla risposta psicologica stimolata dall’ambiente. Ciò

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Figura 3.1/2 Figura 3.1/3

permette di definire uno stato iniziale ed uno stato finale di ottimizzazione delle opportune caratteristiche dell’ambiente.

L’analisi di fattibilità tecnica degli interventi ha lo scopo di discriminare tra interventi potenzial ed interventi realizzabili, alla luce della normativa tecnica e dei vincoli che a vario titolo gravano sul progetto.

L’individuazione della possibile “risposta psicologica” all’architettura degli interni è impegnativa. Le persone sono complesse, coniugano pensieri e stati emotivi che sono un insieme di stati di razionalità, irrazionalità ed emozioni. Il “posto giusto” è differente da persona a persona: accanto a risposte innate, valide per tutte le persone, l’interazione con lo spazio fisico varia nel tempo e dipende dalla personalità, da fattori culturali, dallo stato di salute, ecc. Gli studi svolti in merito alla “risposta psicologica” all’ambiente fisico delineano pertanto dei “principi generali” tratti dal lavoro di psicologi ambientali, di ricercatori e di professionisti operanti nel settore, la cui applicazione al Nuovo Ospedale dei Bambini di Parma richiederà di programmare delle verifiche di rispondenza agli obiettivi, alle quali far seguire i correttivi ritenuti più idonei.

Il metodo richiede impegno nella descrizione degli elementi, dei soggetti e dei relativi fattori che, se conosciuti, permettono la migliore gestibilità nel processo di cura da parte dei curanti

Il modello di psicologia ambientale e il conseguente processo di umanizzazione dedicato alla costruzione e gestione del NOBP, si caratterizza per l’attenzione al rapporto tra l’ambiente ( ovvero gli stimoli ambientali legati all’utilizzo di materiali e tecnologie), il controllo della stimolazione multisensoriale e come la stimolazione possa facilitare il processo di cura.

La stimolazione multisensoriale, nel suo facilitare il processo di cura, attiva processi cognitivi ed affettivi nei pazienti e negli operatori. Stimolare processi cognitivi vuol dire avere delle intenzioni comunicative su ciò che è bene apprendere per gestire e favorire la cura e il prendersi cura. E’ attraverso la sensorialità che l’individuo elabora le conoscenze: l’attenzione alla dimensione affettiva (riconoscimento dello stato d’animo dell’altro e la mediazione del modo di porsi) può influire sulle emozioni e la motivazione che facilita la condivisione dei processi cognitivi (far capire e comprendere) indispensabili per una cura partecipata che influenza stili di vita più salutari. Insomma è doveroso progettare l’ambiente in funzione di supporto dei processi cognitivi di operatori e pazienti risulta di fondamentale importanza per sviluppare un processo di empowerment (possibilità di individualizzare le condizioni di stimolazione sensoriali).

3.2. La descrizione del sistema dei luoghi

Bisogni, aspettative, esigenze ed obiettivi degli attori sociali coinvolti variano con il luogo o sub-luogo. Le informazioni di base sui luoghi e sub-luoghi derivano dal progetto esecutivo del Nuovo Ospedale dei Bambini in cui è possibile riconoscere, per ogni piano dell’edificio, il numero e localizzazione dei locali presenti, la loro destinazione d’uso da cui derivare il “modello” di utilizzazione dell’ambiente.

Sono stati quindi elencati, aggregandoli in tipologie omogenee, i luoghi di maggior interesse per la verifica delle interazioni tra variabili ambientali, sociali e relazionali che compongono nel complesso la “sollecitazione ambientale”.

Le Tabelle 3.2/1a-b riportano una sintesi dei locali organizzata per piano e tipologia di fruizione.

3.3. Il modello di fruizione dei luoghi

La valutazione dell’ambiente da parte del bambino è un costrutto complesso, non solo legato alle caratteristiche dello spazio fisico ma anche al processo cognitivo sottostante che conduce alla formulazione di un giudizio sull’ambiente. Nell’elaborazione di una valutazione confluiscono sia elementi oggettivi riconducibili al luogo osservato, sia variabili soggettive legate all’osservatore: impressioni individuali, reazioni emotive, suscitate dall’ambiente, costumi e abitudini, ecc. A ciascun ambiente caratterizzato da una destinazione d’uso può essere fatto corrispondere un “modello di fruizione” temporale e sociale e, conseguentemente, differenti requisiti ambientali primari.

Nelle Tabelle 3.3/1a-b riportanti l’elenco degli ambienti è stata associata l’“intensità” di occupazione degli spazi e i tempi di permanenza. Vengono considerati in questa sede gli ambienti la cui fruizione coinvolge principalmente, direttamente o indirettamente, i piccoli malati.

Intensità di fruizione

La possibilità di socializzare e di regolare l’interazione sociale, il sentimento di benessere e sicurezza che il bambino può trarre dalla permanenza in un ambiente in cui è preservata la privacy, l’interazione con lo stress occupazionale o lo stress dei genitori-parenti, l’impossibilità di continuare la routine della vita normale, ecc., dipendono da ciò che circonda il bambino. L’intensità di fruizione è un fattore associato al sub-luogo che può essere categorizzato in tre tipologie di macro situazioni:

A (alta) Locali affollati in cui il bambino può essere a contatto con tanti altri bambini o genitori-parenti, in presenza o meno di personale volontario, medico o nfermieristico.

M (media) Il bambino è con altri bambini, unitamente a genitori-parenti, o a contatto con il personale medico e infermieristico

B (bassa) Il bambino viene a trovarsi da solo con i genitori-parenti o con il personale medico e infermieristico, in assenza di rapporti diretti con altri bambini.

Tempi di permanenza

La conoscenza dell’ambiente, non solo fisica ma anche in relazione alla dimensione sociale, alle regole d’utilizzo, alle norme di comportamento, ecc., nonché i meccanismi di adattamento al contesto ospedaliero, dipendono dal tempo di permanenza nel luogo, con differenze legate all’età e alla conoscenza pregressa (cognitive mapping). Il fattore temporale è di minore importanza per i bambini piccoli che concepiscono lo spazio, il tempo e più in generale il mondo esterno, come profondamente intrecciati, “con-fusi”, con la loro realtà emotiva interna.

Nella patologia, in particolare quando comporta lunghi periodi di degenza, l’interazione tra l’uomo e il suo contesto è tanto più incisiva quanto più il suo “contesto” si restringe al solo ambiente ospedaliero.

Per nostri scopi è stata introdotta una classificazione in tempi di permanenza Brevi, Medi o Lunghi:

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B (brevi) Permanenza per il tempo strettamente necessario e perlopiù contenuto entro qualche ora, (accoglienza, attesa breve al pronto soccorso, attesa di piano ai singoli reparti, ambulatori, studi medici, ecc), percorsi destinati al pubblico, percorsi destinati agli operatori sanitari….

M (medio) Permanenza prolungata all’interno dei locali fino alla breve degenza (day hospital, …)

L (lungo) Tempi prolungati variabili in relazione all’intensità della cura alla gravità, tipici della degenza ordinaria (neonatale, polispecialistica, internistica, patologia diffusiva)

Tabella 3.2/1a

PIANO N. AMBIENTE TIPOLOGIA DI FRUIZIONE TERRA

1 Area di attesa pronto soccorso PS (attesa breve) BA, GP

2 Locale

13 Sala colloqui PM, GP

14 Lavoro medici PM

SECONDO

15 Lavoro infermieri PI

16 Distribuzione interna BA, GP, PM, PI pluralità

17 Distribuzione interna (percorsi OS) BA, GP, PM, PI pluralità

Tabella 3.2/1b

PIANO N. AMBIENTE TIPOLOGIA DI FRUIZIONE

1 Degenza ordinaria neonatale (box) BA, PM, PI, (GP)

2 Camera genitore GP

3 Ambulatori medici PM, BA lavoro concentrato individuale

4 Medicheria PM, PI, BA (GP?) lavoro concentrato

5 Lavoro medici PM

Lavoro infermieri PI

6 Terapia intensiva BA, PM, PI. Lavoro concentrato, GP

7 Terapia intensiva neonatale TIN BA (termoculla) PM, PI Lavoro concentrato, GP

8 Locale Osservazione pazienti preparazione Lavoro concentrato PM, PI, BA

9 Locale Osservazione pazienti risveglio Lavoro concentrato PM, PI, BA

10 Sala chirurgica Lavoro concentrato PM, PI

11 Soggiorno (adiacente locale osservazione salma) GP

12 Locale osservazione salma GP

13 Distribuzione interna BA, GP, PM, PI

14 Distribuzione interna (percorsi OS) BA, PM, PI

1 Atrio attese degenza BA, GP

2 Accettazione BA, GP

3 Locale polivalente (soggiorno) BA, GP?, VO.

4 Camera degenza un posto letto

5 Camera degenza due posti letto

TERZO

BA, GP

BA, GP pluralità

6 Medicheria BA, PI, PM, (GP?)

7 Ambulatori medici

8 Locale polifunzionale

BA, PM, PI (GP?) lavoro concentrato individuale

BA, GP?, VO

9 Lavoro infermieri PI

10 Lavoro medici PM

11 Soggiorno (adiacente locale osservazione salma) GP

12 Locale osservazione salma GP

13 Distribuzione interna

Legenda:

PI Personale infermieristico

PM Personale Medico

BA Bambini

GP Genitore/i, Parenti

OS Operatori Sanitari

VO Volontari

BA, GP, PM, PI

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 19
osservazione P.S. BA, GP, PM, PI lavoro concentrato 3 Triage P.S. BA, GP, PI, PM (supervisione) 4 Ambulatori P.S. BA, PM, PI lavoro concentrato 5 Medicheria BA, PM, PI lavoro concentrato 6 Ambulatorio chirurgico BA, PM, PI lavoro concentrato individuale 7 Camera degenza breve un posto letto BA, GP 8 Camera degenza breve due posti letto BA, GP pluralità 9 Lavoro medici PM 10 Lavoro infermieri PI 11 Sala attesa diagnostica per immagini BA, GP, pluralità 12 Area accoglienza-informazioni-caffetteria BA, GP pluralità 13 Locale allattamento Mamma, BA 14 Ambulatori ecografico BA, PM, PI lavoro concentrato individuale 15 Locale trattamento immagini e refertazione PM lavoro concentrato individuale 16 Lavoro personale PM-PI 17 Locale osservazione pazienti preparazione e risveglio BA, PM, PI 18 Area TAC, Risonanza magnetica,.. BA, PM, PI 19 Sale riunioni/Attività amministrativa OS, amministrazione 20 Scuola in ospedale BA, insegnanti 21 Distribuzione interna BA, GP, PM, PI 22 Distribuzione interna (percorsi OS) BA, PM, PI PRIMO 1 Atrio attese BA, GP, 2 Camera degenza un posto letto BA, GP 3 Camera degenza due posti letto BA, GP pluralità 4 Degenza day hospital un posto BA, GP 5 Degenza day hospital 2-5 posti BA, GP, pluralità 6 Medicheria BA, PM, PI (GP) lavoro concentrato 7 Ambulatori medici BA, PM (GP) lavoro concentrato individuale 8 Locale Osservazione pazienti preparazione BA, PI, PM lavoro concentrato 9 Ambulatorio chirurgico BA, PM, PI lavoro concentrato 10 Locale Osservazione pazienti risveglio BA, PM-PI lavoro concentrato 11 Locale polivalente (Soggiorno) BA, PG?, VO 12 Locale polivalente
per VOB VO

Tabella 3.3/1b

PIANO N. AMBIENTE INTENSITA’ DI FRUIZIONE TEMPI DI OCCUPAZIONE

1 Degenza ordinaria neonatale (box) L

2 Camera genitore M-L

3 Ambulatori medici B

4 Medicheria B lavoro concentrato

5 Lavoro medici -- -Lavoro infermieri -- --

6 Terapia intensiva M-L. Lavoro concentrato

SECONDO

osservazione salma B B

13 Distribuzione interna M-A B

14 Distribuzione interna (percorsi OS) M-A B

1 Atrio attese degenza

TERZO

B

2 Accettazione B

3 Locale polivalente (soggiorno) M-B gioco

4 Camera degenza un posto letto B

5 Camera degenza due posti letto

M

6 Medicheria B

7 Ambulatori medici

B lavoro concentrato

8 Locale polifunzionale M-B gioco

9 Lavoro infermieri -- --

10 Lavoro medici -- --

11 Soggiorno (adiacente locale osservazione salma) M-B B

12 Locale osservazione salma B B

13 Distribuzione interna M-A B

3.3.1. I luoghi e il modello di cura ambientale: proposta di gestione funzionale dei fattori fisici

I “luoghi” dell’ospedale che rivestono maggiore importanza per il bambino malato e per i familiari che sempre più attivamente prendono parte alla cura del bambino sono descritti, cercando di caratterizzarli nella loro tipicità psicomedicoantropologica, nell’ALLEGATO 1, al fine di suggerire tipologie di intervento ambientale che favoriscano la cura medica. La descrizione dei luoghi riguarda:

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 20
PIANO N. AMBIENTE INTENSITA’ DI FRUIZIONE TEMPI DI OCCUPAZIONE TERRA 1 Area di attesa pronto soccorso P.S. A B 2 Locale osservazione P.S. M-B, lavoro concentrato M-B 3 Triage P.S. B (supervisione) B 4 Ambulatori P.S. BA, PM, PI lavoro concentrato B 5 Medicheria B, lavoro concentrato B 6 Ambulatorio chirurgico B, lavoro concentrato M-B 7 Camera degenza breve un posto letto B M 8 Camera degenza breve due posti letto M M 9 Lavoro medici -- -10 Lavoro infermieri -- -11 Sala attesa diagnostica per immagini A B 12 Area accoglienza-informazioni-caffetteria A B 13 Locale allattamento B B 14 Ambulatori ecografico B, lavoro concentrato B 15 Locale trattamento immagini e refertazione -- -16 Lavoro personale -- -17 Locale osservazione pazienti-preparazione e risveglio B B 18 Area TAC, Risonanza magnetica,.. B B 19 Sale riunioni/Attività amministrativa -- -20 Scuola in ospedale M M 21 Distribuzione interna M-A B 22 Distribuzione interna (percorsi OS) M-A B PRIMO 1 Atrio attese A B 2 Camera degenza un posto letto B L 3 Camera degenza due posti letto M L 4 Degenza day hospital un posto B M 5 Degenza day hospital 2-5 posti M M 6 Medicheria B B 7 Ambulatori medici B B 8 Locale osservazione pazienti preparazione B B 9 Ambulatorio chirurgico B B 10 Locale osservazione pazienti risveglio B B 11 Locale polivalente (soggiorno) M gioco, socializ. B-M 12 Locale polivalente per VOB -- -13 Sala colloqui B B 14 Lavoro medici -- -15 Lavoro infermieri -- -16 Distribuzione interna M-A B 17 Distribuzione interna (percorsi OS) M-A B
Tabella 3.3/1a
7 Terapia intensiva neonatale TIN M-L. Lavoro concentrato 8 Locale osservazione pazienti, preparazione M-B, lavoro concentrato M-B 9 Locale osservazione pazienti,
M-B, lavoro
M-B
Sala chirurgica B-M Lavoro concentrato M-B
Soggiorno (adiacente locale osservazione salma) M-B B 12 Locale
risveglio
concentrato
10
11

• Area d’attesa del Pronto Soccorso Pediatrico;

• Area di accoglienza e attesa (S.A. diagnostica per immagini, ..)

• Connettivi di piano

• Locale polivalente (soggiorno)

• Degenza un posto letto

• Degenza due posti letto

• Degenza day hospital

• Terapia intensiva neonatale

• Terapia intensiva

• Locale Allattamento

• Locale osservazione pazienti-preparazione

• Locale osservazione pazienti-risveglio

• Locale osservazione salma

• Ambulatori medici

• Ambulatorio chirurgico

• Lavoro medici

• Cucinetta e sala relax

3.4. Proposta di un modello psicologico integrato di cura

3.4.1. La soggettività e il contesto ospedaliero

Le soggettività nella situazione ospedaliera sono n coesistenza in un livello di prossimità alta, di una intimità quasi familiare con persone fino a poco prima estranei. In questa coesistenza della diversità di persone si articolano altre soggettività espressione di differenze per età, per competenze cognitive, per patologie dei bambini, oltre a differenze degli stili genitoriali (in parte legate alle età dei figli) correlate alle dinamiche tra i genitori e i figli nel modo di vivere la condizione di malattia dei figli. A queste diversità, si affiancano quelle degli operatori sanitari con la loro rappresentazione della cura. Dalla analisi di tutte queste diversità si potrebbero evidenziare eventuali profili di stile di accudimento nella cura, che si potrebbero abbinare a fattori fisici ambientali in grado di apportare beneficio alla coppia genitore figlio, ad esempio tipologie di sonorità, partendo dallo scenario di induzione di una maggiore tranquillità o per eccitazione/riscaldamento o per depressione/raffreddamento: in ogni modo per favorire l’investimento di energie nel contribuire a curarsi

3.4.2. Lo sviluppo psicosociale del bambino, la relazione con il genitore e la degenza

Vengono brevemente riportate in Figura 3.4.2/1 le caratteristiche dello sviluppo psicosociale del bambino e quelle che possono essere o dovrebbero essere le tipiche reazioni dei genitori a seconda delle fasi dello sviluppo, viste nello scenario del ricovero ospedaliero.

Figura 3.4.2/1

I genitori di un figlio ammalato potrebbero vivere uno stato di impotenza che rendendoli fragili agli occhi dei figli, può non favorire in questi ultimi la collaborazione nella fase di cura. Un incidente o una malattia possono rendere necessario il ricovero di un bambino in ospedale. Può capitare che vi debba soggiornare per un lungo periodo o magari anche ritornare più volte. È dunque importante che il ricovero non provochi nel bambino un trauma troppo pesante, e in quest'ottica è indispensabile il ruolo e l'appoggio morale degli adulti.

Preparazione e accompagnamento richiedono pertanto un'informazione adeguata, affinché l'ospedale diventi un'istituzione che tratta il bambino nella sua interezza, rispettando nella stessa misura il suo corpo e la sua psiche.

Dopo la degenza i bambini devono poter rielaborare l'esperienza vissuta con il gioco, il disegno e la conversazione: a volte occorre loro un certo tempo per riabituarsi alla famiglia e alla vita quotidiana fuori dall'ospedale.

Nello scenario del ricovero, come e forse ancor di più specificatamente che in quello della vita ordinaria, agli adulti tocca un “compito di sviluppo” nei confronti dei minori: aiutarli a saper affrontare la crisi della malattia, sviluppando essi stessi comportamenti con funzione generativa. Avere una funzione generativa nella relazione con l’altro (è questo vale ovviamente anche per il personale ospedaliero) vuol dire riconoscere le difficoltà dell’altro, legittimare la diversità dei suoi comportamenti, ma nella convinzione che l’altro possa trasformarsi sviluppando modalità più autentiche di condivisione sviluppando una propria modalità comportamentale sempre più matura, nell’alveo della propria soggettività biopsicosociale.

In conclusione la finalità ultima è lavorare affinchè lo stato di malattia diventi una risorsa per lo sviluppo.

3.4.3. Identificazione del modello psicologico integrato per la cura

Identificare un modello psicologico integrato per la cura che oscilli “dal curare al sapersi prendere cura”, parte

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 21

dall’attenzione agli aspetti fisico-ambientali cogliendo come si possono gestire e come vengono vissuti-elaborati dagli individui che ad essi esposti.

Il modello psicologico si ispira alla psicologia ambientale, tiene conto della psicologia dello sviluppo (ogni età ha le sue peculiarità emotive-cognitive), delle tipologie di attaccamento, dello stile apprenditivo, delle strategie di coping, valuta le funzionalità dei fattori fisici ed è attento alle “evidenze di condivisione intersoggettiva”. La Tabella 3.4.3/1 chiarisce, come oltre alla diagnosi e cura medica, si possa realizzare un sistema di cura ambientale che curi la regia della declinazione fattori contestuali ambientali.

Ora rispetto agli stimoli fisici (il suono, il colore, gli odori etc…) nel tempo l’uomo ne ha sviluppato la conoscenza classificandoli e sviluppandone le loro proprietà curative ( all’estremo del loro sviluppo tecnico-terapeutico ad esempio troviamo la musicoterapia, l’aromaterapia e la cromoterapia). Le caratteristiche degli stimoli fisici possono favorire il benessere e meglio ancora il “ben esistere” degli individui, ovvero determinati colori, suoni e odori possono facilitare la nostra predisposizione alla cura. Questi stimoli fisici sono percepiti dall’individuo, con modalità sensoriali cross modali (una sorta di dialogo tra sensazioni-percezioni) e vengono semantizzati (attribuzione di significato, di valore simbolico a volte prevalente) in base alle proprie caratteristiche biopsichiche (tipi uditivi, visivi, olfattivi, cinestesici ecc …) e al tipo di mediazione affettiva, culturale ed intenzionale (il modello dei “neuroni specchio”, dell’intersoggettività incarnata). L’idea forte è che il passaggio in ospedale di bambini e genitori possa essere un momenti di apprendimento rispetto al sapersi prendere cura di sé, che include ma va oltre la cura medica della parte malata, per riportare alla centralità a persona che impara a gestire il suo stile di vita. Sappiamo dall’OMS che lo stile di vita è responsabile dell’innalzamento o dell’abbassamento dei livelli di malattia in una società. Far diventare la degenza ospedaliera una opportunità di sviluppo culturale rispetto al “ben esistere” è una grande sfida per le politiche della salute.

Per la gestione psico-ambientale delle relazioni in ospedale, si pone l’importanza di conoscere le persone negli:

• stili di attaccamento, (esiste un “modello” di attaccamento del bambino: insicuro-evitante, sicuro, ecc.);

• stili di apprendimento (è soggettivo e dipende dal processo di adattamento del proprio bio-psichismo all’ambiente socio-affettivo e culturale);

• Strategie di coping, (modalità di reazione, gestione attiva dello stress; locus of control: attribuzione di responsabilità del proprio stato o attribuzione di colpa agli altri); che li caratterizzano, oltre il pregiudizio.

Come usare questa griglia? Individuate le variabili soggettive (età, sesso, tipicità psicologiche), valutata la condizione di salute, stabilite le azioni di cura medico-sanitarie, cogliere livelli di induzione contestuale ambientale per facilitare la cura e verificare le evidenze di condivisione intersoggettiva (tra empatia, immedesimazione-collaborazioneopposizione).

Nell’accoglienza in reparto oltre agli aspetti anamnestici clinici, si potrà introdurre una raccolta di informazioni intorno ad aspetti di gradimento ambientale, attraverso la quale il caregiver potrà precisare (eventualmente sia rispetto a se stesso, sia rispetto al figlio) ciò che tendenzialmente risulta gradevole o sgradevole per il paziente. Questa azione

permetterà di programmare, nei limiti delle possibilità, che devono essere dapprima precisate, quella che può essere l’offerta di cura ambientale disponibile ed attivabile per facilitare la cura clinica. Tutto ciò perché dietro aspetti di sgradevolezza/gradevolezza possono anche annidarsi aspetti di allergia/sinergia, che saranno da considerare per facilitare una condizione di nuovo equilibrio/armonia nel piccolo paziente e in fondo anche in chi si prende cura di lui.

Per il caregiver, essere coinvolto in questo processo del prendersi cura, potrà essere di aiuto nel gestire il prendersi cura genitoriale quotidiano favorendo la capacità di individuare principi di azioni educative con funzione riequilibrante per l’individuo (favorire l’apprendimento di stili di vita che favoriscono il mantenimento della salute.

Inoltre può essere importante valutare lo stile di apprendimento del caregiver. Al fine di limitare i livelli di incomprensione con il caregiver, rispetto alla condivisione degli atti di cura ambientale (e anche clinica), si potrebbe introdurre un breve questionario per capire in quale modo più facilmente vengono comprese le pratiche di cura, indagando il Canale sensoriale (Visivo-verbale,Visivo- non verbale, Uditivo, Cinestetico) più recettivo alla comunicazione-comprensione.

Per favorire lo sviluppo della cura ambientale, bisogna creare una “comunità di pratica” per la gestione della cura ambientale. Gestire fattori ambientali di un ospedale per bambini è questione molto complessa anche se affascinante. Sicuramente l’idea, per il personale sanitario, di rappresentarsi come comunità di pratica, può aiutare a costruire un percorso fatto di ingegno, impegno e generosità. Ovvero può far sentire il personale, protagonista, soggetto ed attore di un progetto che intende sperimentare un nuovo clima di cura che necessità di una regia disponibile a recepire i migliori canovacci della cura, in uno spirito di condivisione e partecipazione agente e riflettente. Di seguito, al fine di comprendere al meglio il modello di cura ambientale proposto, sono descritte le principali caratteristiche degli stili di attaccamento, degli stili di apprendimento, delle strategie di coping e del sistema multiplo di condivisione dell’intersoggettività.

Tabella 3.4.3/1 Tabella –– Griglia identificazione modello di cu Griglia identificazione modello di cu modello modello cura biopsicoambientale del soggetto ra biopsicoambientale del soggetto ra

VARIABILI SOGGETTIVE SOGGETTIVE CARATTERISTICHE

ETA’ E SESSO (M/F) 0-2 anni 3-6 7-11 PREADOLESCENTI ADOLESCENTI

TIPO PSICOLOGICO Insicuroevitante Sicuro Insicuroambivalente Disorientato/ Disorganizzato

STILE APPRENDIMENTO Visivo Uditivo, Cinestetica, Visivo-Verbale, Visivo – non verbale

STRATEGIE COPING CENTRATO

CONDIZONE DI SALUTE (ICD10)

AZIONI MEDICHE DI CURA

INTENZIONE/INDUZIONE AMBIENTALE PER FACILITARE LA CURA

F A Suoni

Soluzione del problema Richiesta di supporto sociale

Disagio emotivo evitamento del problema

Rilassante Energizzante Mitigante Stabilizzante Inibente

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 22

Colori

Luminosità

Odori

Tattilità

EVIDENZA DI CONDIVISIONE INTERSOGGETTIVA

Tabella 3 Tabella 3 Tabella 3.4.3/2 .4.3/2 –– Scheda di accoglienza (gradimento ambientale)

FATTORI AMBIENTALI

COLORE SUONI ODORI TATTO ILUMINAZIONE

Tipologie

GIUDIZIO

3.4.3.1 Stili di attaccamento: interazioni e relazioni

Dalle interazioni e dalle relazioni il soggetto elabora un Modello Operativo Interno (MOI) che possiamo collocare nel livello cognitivo-verbale, il livello che ci connette con il mondo attraverso la cognizione, ovvero il nostro modo di pensare, le nostre idee, il nostro linguaggio, la nostra cultura (Tabella 3.4.3.1/1).

"La nostra capacita' di "riflettere" di volgerci indietro verso la nostra storia personale, crea il concetto che abbiamo di noi stessi, rinsalda la nostra identita' e i ruoli che ci siamo assunti. (...). Il livello cognitivo-verbale, rappresenta il livello dell'esperienza con il quale il bambino, per creare una teoria del se' e del mondo, lavora in modo attivo attraverso le proprie introiezioni, inizia a verificarle, ne sperimenta la validita' o meno con l'azione". Ovviamente il Modello

Operativo Interno “MOI” che condizione la nostra modalità di attaccamento (insicuro evitante, insicuro ambivalente, sicuro, disorientato-organizzato, può riguardare il bambino oggetto di cure, ma anche i caregivers, affettivi ed istituzionali: gli adulti coinvolti dovranno capire il loro livello di attivazione del MOI rispetto alla cura, alla malattia e all’atteggiamento del bambino.

La possibilità di dare pensiero alle azioni ne permette la possibile trasformabilità, cogliendo quale atteggiamento può essere maggiormente funzionale.

Tabella 3.4.3.1/1

3.4.3.2 Stili di apprendimento

Per curarsi è necessario un livello di compliance, perché il livello di compliance funzioni è necessario che il piccolo paziente e/o i genitori apprendano a collaborare con chi cura. Quindi non sono da sottovalutare gli stili di apprendimento che possono caratterizzare gli individui, per evitare fraintendimenti delle informazioni che si vogliono condividere con i pazienti.

Ogni persona ha uno stile di apprendimento preferenziale connaturato, frutto di un processo di adattamento del proprio bio-psichismo all’ambiente socio-affettivo e culturale.

Le classificazioni e descrittori definienti un profilo di apprendimento non possono essere rigidamente utilizzati per descrivere la ricchezza di ogni stile di apprendimento individuale. Gli stili possono variare ed articolarsi rispetto a:

• Canali sensoriali (Visivo-verbale,Visivo- non verbale, Uditivo, Cinestetico);

• Elaborazione informazioni (Analitica, Globale);

• Modalità di lavoro (Individuale, gruppo).

Le tipologie di apprendimento, 1. cinestetico, 2. analitico, 3. estroverso, 4. impulsivo, 5. uditivo, 6. sistematico, 7. introverso, 8. intuitivo, 9. visivo, 10. globale, 11. Riflessivo, potrebbero essere utili per definire differenti profili di funzionamento nell’apprendere, utili per meglio orientarsi nelle strategie comunicative più efficaci per diversi individui.

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 23
Gradevole Sgradevole Gradevole Sgradevole Gradevole Sgradevole Gradevole Sgradevole Gradevole Sgradevole

Parlare di stile cognitivo, significa cogliere: a) Modalità di elaborazione delle informazioni, b) Acquisizione in memoria con procedure di associazione e classificazione, c) Recupero dalla memoria.

Queste informazioni possono essere utili al personale ospedaliero, per partecipare a quel fondamentale processo di apprendimento che può essere la degenza, nel facilitare l’autocura.

3.4.3.3 Stress e strategie di coping

Lo stress è un potente agente patogeno, e quando viene a mancare la capacità di farvi fronte il rischio è quello di sviluppare qualche forma di sofferenza psicologica e fisica.

Le strategie di reazione di un individuo allo stress vengono definite di “coping”; con questo termine ci si riferisce alle strategie, più o meno funzionali, che ognuno di noi utilizza per “far fronte” alle situazioni stressanti.

Sono state svolte molte ricerche con l'obiettivo di misurare la tolleranza allo stress e la capacità di coping di persone diverse, e in particolare di soggetti che soffrono di qualche patologia fisica: i risultati dicono che coloro che sono in grado di affrontare le situazioni difficili subiscono minori effetti negativi, ottenendo anche dei miglioramenti nella patologia da cui sono affetti, mentre coloro che tendono ad utilizzare comportamenti di evitamento (vedi ansia), negazione e disimpegno soffrono maggiormente, peggiorando ulteriormente la propria malattia. Questi ultimi sono soggetti a livelli più elevati di stress e le conseguenze che subiscono sono ovviamente maggiori.

Oltre alle capacità di coping esistono altri fattori fondamentali in grado di ridurre lo stress; uno di questi è il sostegno sociale, il quale si presenta sotto svariate forme. Con il termine sostegno sociale strutturale si fa riferimento alla rete di relazioni sociali di una persona, per esempio al fatto che sia sposata o meno, e al numero di amici che possiede. Con il termine sostegno sociale funzionale si fa invece riferimento alla qualità delle relazioni sociali, per esempio al fatto che una persona ritenga di avere amici a cui rivolgersi in caso di bisogno (Cohen e Wills, 1985). Lo scarso sostegno sociale si associa, ad esempio, ad un incremento delle emozioni negative, le quali, a loro volta potrebbero agire sui livelli di alcuni ormoni e sul sistema immunitario.

L’autoefficacia, ossia la convinzione delle proprie capacità di organizzare e realizzare il corso delle azioni necessarie per gestire adeguatamente le situazioni e raggiungere gli obiettivi prefissati, si è dimostrata un fattore determinante dei comportamenti di promozione della salute. Per costruire un buon senso di autoefficacia occorre imparare:

• come osservare sistematicamente il comportamento che si cerca di modificare;

• come stabilire obiettivi intermedi raggiungibili per motivare e dirigere i propri sforzi;

• come ottenere incentivi per mantenere lo sforzo necessario.

Le azioni di promozione della salute, mirano, infatti ad aumentare la consapevolezza e la conoscenza dei fattori di rischio per la salute, oltre che a potenziare le abilità di autoregolazione. Abbiamo differenti tipologie di coping:

• Coping centrato sulla soluzione del problema, caratterizzato dal tentativo di affrontare la situazione problematica, cercando le soluzioni più adeguate e facendo ampio ricorso a risorse ed esperienze personali (ad esempio "Cerco di trovare soluzioni efficaci", "Opero con i mezzi che ho a disposizione").

• Coping centrato sulla richiesta di supporto sociale, caratterizzato dalla tendenza a ricercare il sostegno, il consiglio e l'aiuto di altre persone per risolvere la situazione problematica (ad esempio "Cerco l'aiuto dei colleghi" e "Mi consiglio con un collega che stimo").

• Coping centrato sul disagio emotivo, caratterizzato dalla tendenza a reagire fortemente a livello emotivo di fronte al problema e dall'incapacità a gestire e controllare adeguatamente le proprie emozioni (ad esempio "Ho difficoltà a controllare le mie emozioni" e "Entro in uno stato di forte agitazione").

• Coping centrato sull'evitamento del problema, caratterizzato dalla tendenza a tentare di evitare la situazione problematica a livello cognitivo o comportamentale (ad esempio "Evito di pensarci" e "Delego la soluzione del problema a un mio diretto superiore")

Cogliere quale strategia di coping si sta reificando ci può aiutare nella strategia di comunicazione per favorire la cura.La combinazione di stimoli di vario tipo (sonori, colori, odori, tattile) può sinergizzarsi con le azioni di cura, modulandosi con le intenzioni per raggiungere un determinato tipo di condizione. A seconda delle condizioni psichiche o del tipo psicologico può essere favorente svolgere Azioni di Cura caricando di intenzioni attraverso induzioni di differenti suoni, colori, odori, tattilità. Le sonorità giungono elettivamente all’orecchio, ma il corpo è pervaso dalle sue onde, e il corpo è costituito per il 70% circa da acqua, quindi sostanze liquide molto sensibili alle stimolazioni sonore.

Le stimolazioni sonore hanno tendenza alla pervasività per la loro propensione all’evocazione olistica, globalizzante. Ecco allora che l’aspetto sonoro diventa intenzione attraverso il Sistema Multiplo di condivisione Intersoggettiva, “massaggiando-messaggiando” tonicamente il corpo e rilassando la mente.

Se attraverso i colori e i profumi si armonizza la rappresentazione crossmodale, si facilita il risveglio della quiete che favorisce la semantizzazione delle intenzioni accompagnate dalla cura. Si avrà un corpo-mente che si può rilasciarsi e riprendere, partendo dall’affidarsi.

3.4.4. Il Sistema multiplo di condivisione dell’intersoggettività

Il “sistema multiplo di condivisione dell’intersoggettività” nasce dagli studi sui “neuroni specchio”, ovvero dall’aver rilevato l’attivazione della stessa area senso-motoria sia in chi fa l’azione sia in chi l’osserva. Recente studi hanno rilevato pattern di attivazione neuronale analoghi nelle azioni, nella rappresentazione dell’azione sia visiva sia uditiva. Questa scoperta porta alla possibilità di descrivere attraverso le neuroscienze quello che differenti pratiche esperenziali dicevano potersi indurre attraverso la musica. Il cervello elabora in funzione crossmodale sinergicamente stimoli e reazioni visive-uditive-prassiche, assumendo soggettive reversibilità.

Gallesi lo definisce il sistema della molteplicità condivisa che rende possibile il riconoscimento degli altri essere umani come nostri simili, che promuove la comunicazione soggettiva, l’imitazione, empatia e l’attribuzione di intenzioni agli altri, nonché la comprensione del significato delle sensazioni e ed emozioni esperite dagli altri (simulazione incarnata). I neuroni specchio sono il correlato sub-personale della condivisione multimodale dello spazio

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 24

intenzionale. Sé e altro da sé sono correlati, in quanto entrambi, osservato e osservatore, sono spazio “noi centrico”, sistema dinamico guidato da regole di reversibilità

La recente scoperta dei neuroni a specchio audiovisivi ci pone il tema della cross modalità (motricità, vista, udito), ovvero della codifica della finalità/intenzionalità in ciò che si sente, in ciò che si vede e in ciò che si muove (Figura 3.4.4/1).

Tutto ciò ricontestualizzato in un ambiente di cura ci fa capire quale responsabilità si gioca il sistema delle cure nel suo diventare modello, condividere intenzioni e poter sollecitare azioni di autocura che possono favorire l’acquisizione di stili di vita meno patogeni.

La combinazione di stimoli di vario tipo (sonori, colori, odori, tattile) può sinergizzarsi con le azioni di cura, modulandosi con le intenzioni per raggiungere un determinato tipo di condizione. A seconda delle condizioni psichiche o del tipo psicologico può essere favorente svolgere Azioni di Cura caricando di intenzioni attraverso induzioni di differenti suoni, colori, odori, tattilità. Le sonorità giungono elettivamente all’orecchio, ma il corpo è pervaso dalle sue onde, e il corpo è costituito per il 70% circa da acqua, quindi sostanze liquide molto sensibili alle stimolazioni sonore.

Le stimolazioni sonore hanno tendenza alla pervasività per la loro propensione all’evocazione olistica, globalizzante. Ecco allora che l’aspetto sonoro diventa intenzione attraverso il Sistema Multiplo di condivisione Intersoggettiva, “massaggiando-messaggiando” tonicamente il corpo e rilassando la mente.

Se attraverso i colori e i profumi si armonizza la rappresentazione crossmodale, si facilita il risveglio della quiete che favorisce la semantizzazione delle intenzioni accompagnate dalla cura.

Si avrà un corpo-mente che si può rilassarsi e riprendere, partendo dall’affidarsi.

3.5. La gestione del livello di stimolo

3.5.1. Fattori fisici ambientali

Il livello di stimolo è regolabile agendo sui fattori fisici ambientali e sulle transazioni. In termini ideali, se si potesse prescindere da vincoli costruttivi e prestazionali che spesso negli ambienti ospedalieri condizionano pesantemente la possibilità d’azione, ogni ambiente potrebbe essere accordato alla tipicità psicomedicoantropologica, al fine di suggerire tipologie di intervento ambientale che favoriscano la cura medica.

In base alle analisi precedentemente illustrate si è ritenuto in ogni caso utile per indirizzare la progettazione degli interni e degli arredi riassumere, per i principali ambienti, i requisiti di base riconducendoli a due macro categorizzazioni:

• fattori ambientali stimolanti o energizzanti;

• fattori ambientali rilassanti.

Questi fattori possono essere, in alcuni casi, dosati in modo variabile nell’ambiente al fine di poter considerare la variabilità del paziente o delle necessità.

Esistono ambienti in cui tutti i cursori del set point sensoriale devono essere regolati in fase, al fine di guadagnare performance rilassante o stimolante. Casi emblematici di questa tipologia di locali sono ad esempio il locale allattamento o il locale osservazione salma, caratterizzati da stati emozionali diametralmente opposti ma per i quali la “cura” ambientale prevede condizioni che tendono all’attenuazione degli stimoli. In altri casi le componenti fisiche dell’ambiente agiscono contemporaneamente su piani opposti per giungere ad un equilibrio sensoriale e i cursori del set point devono muoversi in modo differenziato, taluni verso l’energia e altri verso il relax. La stanza intonata rappresenta il laboratorio in cui i di fattori ambientali possono essere maggiormente adattati al decorso della malattia e al paziente.

Le schede dell’Allegato 1 contengono la sintesi dei locali analizzati.

3.5.2. Fattori transazionali

Una transazione, tra due persone, fra due culture, fra due modi di pensare, provoca inevitabilmente, alle volte in maniera impercettibile, alle volte in maniera eclatante, una mutazione di due soggetti che non saranno più gli stessi a transazione avvenuta. L’esperienza di ciascuno si è arricchita e ne resta traccia.

Il Transazionalismo è un orientamento psicologico sviluppatasi in capo all’università statunitense di Princeton e rappresentato principalmente da A. Ames, H. Cantril e H. Ittelson. Il concetto di “transazione” derivato da J. Dewey indica quegli eventi psicologici le cui componenti sono non già precostituite, bensì determinate dalla loro partecipazione attiva agli eventi stessi. Un esempio macroscopico di transazione è rappresentato dalla percezione, che secondo i transazionalisti deve essere considerata come un processo eminentemente attivo (e non già come una semplice reazione a stimoli provenienti dall’ambiente esterno), in cui il soggetto percipiente è coinvolto come totalità inscindibile e mediante cui egli non solo struttura, ma addirittura crea il mondo delle proprie esperienze.

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 25
Figura 3.4.4/1

Quindi seguendo questo filone possiamo pensare l’ospedale come luogo di “transazioni”, di scambi partecipati, di esperienze che attraversano questo luogo per creare transazioni dal luogo di cura alla dimensione culturale del “prendersi cura”.

3.5.3. La colonna sonora della cura: esempio di gestione funzionale del suono

I suoni rappresentano un potente strumento con cui indirizzare gli stati d’animo che convivono in luoghi diversi dell’ospedale o nell’ambito dello stesso luogo.

Il primo passo consiste nella ottimizzazione della risposta acustica degli ambienti critici, quali sono le aree degenza oncoematologia, terapia intensiva, ambienti neonatali, … e degli ambienti ad alta frequentazione (sale d’attesa, corridoi,..). Le scelte tecniche dovranno essere orientate all’architettura aurale o uditiva degli spazi.

Negli ambienti resi più “accoglienti” è importante attuare una gestione del silenzio e della sonorizzazione, a partire dalle aree in cui si localizzano le maggiori condizioni di stress, al fine di stimolare correttamente il paziente in funzione del suo stato clinico e/o psichico, anche con il ricorso alla immissione di suoni che possono ridurre il distacco dall’ambiente di vita familiare L’immersione in un ambiente silenzioso condiziona lo stato d’animo, l’attenzione verso ciò che succede in prossimità, i sensi diventano più reattivi e rimangono “in ascolto”. Un silenzio imposto in cui provarsi, un silenzio dove si colloca un corpo malato che emette suoni e una mente che può diventare “rumorosa”. Al malato è bene non farlo sentire troppo questo corpo: meglio non ascoltare sè stessi, meglio non ascoltare i passi che si avvicinano, meglio non fare ascoltare le autoambulanze che arrivano in ospedale, il pianto del bambino nella stanza accanto,…. Quando lo stato della malattia è critica, l’ambiente sonoro deve essere tale da ridurre il rapporto segnale/rumore, quando le energie aumentano possono aumentare anche le occasioni di ascolto.

La stanza intonata alla soggettività rappresenta la massima espressione di attenzione al paziente in cura.

La privacy implica la possibilità di avere preservato un livello di intimità, ovvero devo poter staccare dall’ambiente circostante e poter stabilire un limite. Il limite è la soglia del mio spazio che deve essere preservato e preservabile. Avere la possibilità all’interno di una struttura pubblica di uno spazio a gestione privata può aiutare a viversi l’ospedale come luogo di cura e di cure, facilitando il travaso tra le due dimensioni. Dire che la stanza intonata è un momento privato a tonalità pubblica, è riconoscere alla cura la dignità della soggettività personale in connessione con la dimensione della cura nella sua valenza pubblica

Perché la stanza sia intonata deve prevedere da parte del “gestore” il riconoscimento di un “sistema multiplo di condivisione della soggettività”, ovvero la possibilità che quel luogo diventi in funzione del benessere il luogo dei rispecchiamenti di emozioni, azioni, visioni, suoni, imitazioni,empatia e relativo scenario della intersoggettività. La musica, le sonorità, possono segnare come una colonna sonora gli accenti della cura e delle cure, nelle differenti necessità di rilassamento e riattivazione, per riaprire il dialogo tra corpo e mente dalla funzione curativa alla funzione accuditiva e creativo-ricreativa. La sensazione del gestibile, ovvero la malattia è gestibile, può necessitare della flessibilità per riconoscersi flessibili partendo dal proprio limite.

La gestione del suono nella stanza intonata nella fase del dolore, della sofferenza, dell’acuzia, deve essere improntata a ridurre il livello di insofferenza del malato, contribuendo a ridurre temporaneamente il fastidio per la propria fisicità, creando un clima ovattato, quasi come se le onde sonore attivassero una sorta di abbraccio contenitivo che rilassa dall’ “irrequietudine” psico-fisica con una azione di supporto alla tonia muscolare. Dare la sensazione di sentirsi contenuto, ma non costretto, partecipato ma non soffocato.

Nella fase di ristabilimento la musica-suono diventerà attraverso le onde sonore una sorta di massaggio stimolante, che aiuta a corroborare l’intenzione di azione, il senso della propensione all’intersoggettività, quasi a solleticare, avvertendo della presenza dell’altro, aprendosi alla connessività, recuperandosi ai possibili sé oltre il sé malato. I ritmi sonori possono corroborare i ritmi cardiaci che accompagnano alla pluralità delle emozioni, il corpo si incammina dopo essere stato allettato, si predispone al so-stare per ritornare ad imparare. Il limite della malattia ci accompagna come esperienza vissuta e data, ma sempre meno pervasa e sempre più ricordo del corpo già offeso ma ora proteso.

Si pone la necessità di individuare una sorta di SOUND MANAGER che possa orchestrare la diffusione, infusione, soffusione dei suoni e delle sonorità, figura che deve collaborare con “sound leader” presenti nei sub-luoghi. Gli uni e l’altro debbono avere una sound-teca da cui attingere per sviluppare le possibili colonne sonore della cura, da differenti diffusori collocati nelle strutture, diffusori che possono essere gestibili in parte in periferia e in parte in remoto dalla regia, comunque su uno spartito condiviso.

Tempo psicologico

Il tempo rappresenta una dimensione intrinsecamente dinamica di ogni evento comportamentale: infatti esso è in stretto rapporto con ogni fenomeno legato allo sviluppo ed al cambiamento. Generalmente gli eventi che accelerano i processi corporei tendono ad abbreviare la percezione della durata del tempo e, analogamente, quelli ad azione ritardante a dilatarla.

E’ possibile differenziare l’”esperienza temporale” quale consapevolezza del trascorrere del tempo che a livello psicologico genera l’esperienza temporale, dal “senso della durata del tempo” quale capacità di valutare la durata di un lasso di tempo relativamente breve senza l’ausilio di strumenti, dall’”orientamento temporale” quale capacità di orientarsi nel tempo e di situare in esso gli event senza l’ausilio di strumenti. In particolare, è importante sottolineare l’aspetto della “prospettiva temporale” intendendo per essa l’arco di tempo psicologico in cui l’individuo vive per cui la persona, pur vivendo nel presente, è in grado di avere rappresentazioni del passato e del futuro. La prospettiva temporale è una nozione fondamentale del tempo psicologico e che coinvolge l’intera personalità dell’individuo i cui aspetti si possono così suddividere (Ricci Bitti et al., 1970, 1979,1981):

• l’atteggiamento verso il tempo e le fasi temporali della propria esperienza

• l’orientamento differenziale sulle diverse dimensioni temporali (passato, presente e futuro)

• la densità a quantità di contenuti cognitivi che si hanno in relazione alle fasi della prospettiva temporale

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• l’estensione (ampiezza dell’arco temporale concettualizzato dal soggetto) e la collocazione nel tempo dei contenuti cognitivi connessi al passato e al futuro

• il grado di organizzazione per gli avvenimenti accaduti o che accadranno

In considerazione di quanto esposto, sarebbe interessante sperimentare quali stimoli ambientali (luce, suoni, colori, odori) possano incidere sulla percezione del tempo psicologico in ambito ospedaliero.

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4. QUALI INTERVENTI PER LA SONORIZZAZIONE AMBIENTALE

4.1. Premessa

Nei capitoli precedenti è stato illustrato il modello concettuale di riferimento derivato dalla psicologia ambientale, definite le correlazioni tra la fruizione degli ambienti (destinazioni d’uso), lo stato psicologico degli utilizzatori e il livello di stimolo auspicato. Le verifiche acustiche che verranno sviluppate nella Parte B dello studio avranno lo scopo di valutare le condizioni di rumorosità dei locali, i tempi di riverberazione, la presenza di rinforzi modali e di indirizzare conseguentemente gli interventi sui rivestimenti. L’acustica architettonica dei locali permetterà inoltre di modificare la percezione delle dimensioni fisiche degli spazi (le superfici assorbenti rendono meno chiare le dimensioni mentre quelle riflettenti meglio perimetrano i confini fisici) e il modo con cui suoni sono vissuti.

Negli ambienti, resi più accoglienti e “intonati”, potranno essere immesse sonorizzazioni ad hoc, destinate ad un pubblico generico o ad un ascolto individuale, per permettere agli utilizzatori dell’ospedale, degenti, famigliari, personale ospedaliero, di vivere al meglio l’esperienza dell’ospedalizzazione, lo stato della malattia o di facilitare il proprio lavoro. Biologi e psicologici congiuntamente hanno determinato molte delle nostre risposte emozionali ai suoni (Bruner 1990) e, in generale, il ritmo, la tonalità, l’intensità, convergono congiuntamente nella produzione di un effetto psicologico indipendente da fattori culturali. L’interazione dell’uomo con le onde sonore si esplica attraverso tre modalità:

• Le onde sonore, introdotte nel nostro sistema uditivo e convertite in sensazioni uditive nel campo di frequenza 20 Hz - 20 kHz, regolano significativamente e in modo prevedibile il nostro stato psicologico e le nostre emozioni, in un modo così potente da consentire la modificazione dello stato emotivo, fisico e mentale.

• Le onde sonore introdotte nel nostro sistema uditivo possono determinare effetti extrauditivi in grado di interagire e “riallineare” ritmi delle onde cerebrali, modificandone il contenuto energetico.

• Il nostro corpo, e singoli organi che lo compongono, agisce come “filtro” alle onde sonore che lo sollecitano, amplificandole o attenuandole. Da qui la possibilità di individuare suoni maggiormente “accordati” con il piccolo paziente e con il decorso della malattia.

L’impianto di diffusione sonora può essere progettato per consentire la riproduzione audio di vari stimoli sonori appartenenti alle categorie sopra esposte, i cui effetti dovranno essere monitorati dal personale medico-sanitario al fine di rilevare la risposta del bambino e l’efficacia nei confronti degli obiettivi perseguiti, al fine anche di indirizzare le applicazioni “pilota” in altri ambiti dell’ospedale

Nella fase di start up dell’ospedale dei bambini la dotazione iniziale o “sound teca” potrà contenere:

• basi sonore contenenti suoni ambientali tratti da scene di vita quotidiana del bambino nella dimensione di vita familiare e sociale;

• basi sonore intonate con la tonica individuale del bambino malato;

• basi musicali rilassanti (“relaxing music”);

• basi sonore contenenti suoni abiotici e/o biotici, per intervenire sulla risposta soggettiva al trascorrere del tempo;

• basi sonore destinate al mascheramento sonoro (“sound masking”), come azione di difesa dall’intrusività di altri suoni non desiderati o di controllo del silenzio;

• basi musicali contenenti suoni in grado di determinare induzione cerebrale di differenti tipologie di attività elettrica.

In termini impiantistici è possibile ricorrere a sistemi di diffusione sonora (e stimolo) localizzata, definiti “audio spot light system” o “doccie sonore”. In alternativa i più tradizionali impianti di diffusione che permettono una sonorizzazione di tutto l’ambiente. Questi ultimi possono avere anche una funzione di mascheramento sonoro.

La metafora del poter entrare ed uscire da un campo sonoro, cosa possibile con sistemi di diffusione sonora localizzata, potrebbe leggersi come equivalente dell’entrare ed uscire dalla malattia. Nello specifico può aiutare a gestire un bisogno individuale di “massaggio sonoro” in un contesto di differenziazione soggettiva nel mantenimento di presenze plurali: insieme ma separati, connessi ma isolabili, pur se ancora presenti.

Nella malattia c’è un bisogno di individualità, ma non di meno ci può essere un bisogno collettivo: il suono diffuso può essere un suono intenzionalmente partecipato. Una sorta di contagio collettivo di sonorità in co-presenza può aiutare processi di identità, dare quella forza della condivisione, dell’imparare reciproco, dell’incrementare la propria soggettività attingendo a quella del’altro. A volte se c’è l’altro posso andare oltre il me stesso, la condivisione di ritmi rilassati e/o energizzanti può dare la forza della sinfonia, le onde sonore plasticizzano i corpi nella loro espressività.

La Tabella 4.1/1 riassume le opzioni di sonorizzazione per il Nuovo Ospedale dei Bambini di Parma.

Tabella 4.1/1a – Opzioni di sonorizzazione

LOCALI Obiettivo/Effetto psicofisiologico Tecnica o effetto sonoro

Area d’attesa del pronto soccorso pediatrico Riduzione dello stress Accorciamento della sensazione del tempo trascorso o sensazione del “tempo giusto”

Stimolazione indiretta della respirazione tramite suoni naturali ritmati (suoni delle onde del mare). E’ una tecnica di rilassamento basata sul presupposto che respirazione e tensione muscolare sono direttamente collegate: è ben noto infatti che la tensione nervosa tende ad alterare il ritmo e la profondità del respiro, con conseguente diminuzione dell'ossigenazione del sangue.

Rilassamento Inserimento battimenti binaurali nella

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Area di accoglienza e attesa (piano terra)

Riduzione stati d’ansia

Rilassamento

Riduzione stati d’ansia

Locale polivalente (soggiorno)

Degenza un posto letto

Stanza “intonata”

Creare un ambiente rilassante in una zona del locale

Rilassamento

Riduzione stati d’ansia

Riallineamento

“Disconnessione” (basso stimolo) verso l’esterno, con accorciamento della sensazione del tempo trascorso

“Ri connessione” (medio stimolo) in cui viene gradualmente riallineato il tempo psicologico al tempo fisico.

“Connessione” (Stimolo energizzante)

Rilassamento

Riduzione stati d’ansia

base di sound masking

Diffusione sonora localizzata nella zona attesa, evitando propagazione negli spazi adiacenti,. Suoni lenti e rilassanti. Ascolto in cuffia nell’area audiovisivi.

Diffusione sonora localizzata

Sistema armonizzante BioarmonMusicoterapia passiva

Your sound

Sound masking ottenuto da suoni dell’acqua.

Volume da definire in base alle dimensioni del locale.

Riduzione graduale sound masking in termine di volume, con passaggio in crescendo a suoni d’acqua in movimento e a suoni biotici in cui predominano frequenze medio-alte

Musica classica, “Effetto Mozart”

I suoni ad alta frequenza danno energia al cervello

Battimenti binaurali

Tabella 4.1/1b – Opzioni di sonorizzazione

LOCALI Obiettivo/Effetto psicofisiologico

Connettivi di piano Way finding

Attenuare con Sound Masking i rumori che possono propagarsi all’interno dei sub luoghi sensibili.

Ridurre udibilità segnali sonori che attivano stati emotivi negativi (i passi degli addetti ospedalieri, dei carrelli dei medicinali, …)

Tecnica o effetto sonoro

Diffusori equispaziati linearmente

Percorsi sonori a tema

Ambient music con effetto di lieve sound masking al fine di ridurre il rapporto segnali/rumore rispetto ai locali circostanti.

Terapia intensiva Favorire il sonno

Locale Allattamento Favorire la privacy

Rilassamento

Locale osservazione salma

Locale osservazione pazienti- preparazione

Locale osservazione pazienti-risveglio

Ambulatorio chirurgico

Attenuare i silenzi

Aumentare la privacy

Attenuare i rumori provenienti dall’esterno

Suoni d’acqua, musica ambient

Isolare rispetto all’esterno, attenuando per non dilatare il dolore e restituire il silenzio per ascoltare se’ stessi

Leggero vento tra le foglie, evocazione di trasporto e di leggerezza

Rilassamento

Riduzione stati d’ansia

Aumentare la privacy

Favorire la concentrazione degli operatori

Dispositivi ascolto in cuffia

Musica ambient di sottofondo,

Cucinetta e sala relax

Aumentare la privacy

Rilassamento

4.2. I suoni del tuo ambiente di vita

Attenuare i rumori provenienti dall’esterno (fooisolamento)

Impianto diffusione sonora adatto musica ambient.

Un lungo allontanamento dall’ambiente di vita familiare, determinato da condizioni di degenza prolungata nel tempo e legate a gravi o croniche condizioni di salute dei piccoli pazienti, determina una sostanziale variazione delle abitudini di ascolto. Le toniche, i suoni e segnali che compongono il paesaggio sonoro abitualmente ascoltato del bambino di colpo cambiano e lasciano il posto ai suoni tipici dell’ospedale che compongono un nuovo paesaggio sonoro, estraneo, in grado di determinare stati di ansia o di attivazione di alti livelli di attenzione sul dettaglio sonoro: i passi dei medici che si avvicinano alla stanza, i carrelli delle medicine mossi dal personale infermieristico, il pianto del bambino nella stanza accanto, …

Degenza due posti letto

Degenza day hospital

Terapia intensiva neonatale

Rilassamento

Riduzione stati d’ansia

Riallineamento

Rilassamento

Dispositivi di ascolto in cuffia e/o sistemi di diffusione sonora localizzati

Suoni d’acqua ritmati

Per i bambini lungodegenti particolarmente sensibili a queste problematiche di interazione con l’ambiente sonoro si può proporre ai familiari la possibilità di campionare, sulla base di semplici istruzioni, i suoni nell’ambiente domestico e di riprodurli nella stanza dell’ospedale. Lo scopo può essere quello di rendere lo spazio sonoro più amichevole, con espliciti richiami al contesto di vita e alle icone sonore abituali. La presenza di un familiare accanto al piccolo paziente rafforza il contenuto sinestetico della base sonora

Si deve prevedere la possibilità di interazione con il mezzo, da parte del bambino, dei familiari, dello specialista e del responsabile del controllo (regia). Il controllo centralizzato dell’immissione di musica/suoni nei singoli locali necessita

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di strumentazione dedicata da collocare in una postazione di lavoro dedicata.

Il campionamento dei suoni dell’ambiente di vita con qualità audio CD può avvenire per mezzo di un registratore digitale portatile (Figura 4.2/1) fornito ai familiari e accompagnato da brevi istruzioni sulle modalità di impiego della strumentazione e del software. Il kit di registrazione è composto dal registratori digitale, un cavalletto da tavolo, una protezione per i microfoni e un comando per azionamento a distanza.

Il protocollo sperimentale applicabile ai bambini ospitati nei reparti lungo degenze del Nuovo Ospedale si compone delle seguenti fasi:

a. L’operatore sanitario/il personale delle associazioni del volontariato esaminano con i genitori la condizione di vita quotidiana del bambino e identificano le possibili scene sonore che contengono le sonorità abituali, …

b. Vengono fornite ai familiari le istruzioni sul come campionare i suoni ambientali e messo a disposizione il kit di rilevamento, accompagnato da una breve guida operativa all’uso.

c. I genitori registrano le scene sonore e, prima di riconsegnare all’operatore sanitario la strumentazione, riascoltano i contenuti audio per garantire il buon esito della registrazione e i contenuti dei file audio.

d. L’operatore copia i file audio nella cartella personale del degente e programma l’immissione dei suoni nella stanza del bambino.

e. Il monitoraggio della risposta soggettiva permette di verificare gli effetti psicologici determinati dalle variazioni dell’ambiente sonoro.

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Figura 4.2/1 – Registratore portatile digitale

4.3. I tuoi suoni: il sistema armonizzante Bioarmon

Il sistema armonizzante Bioarmon può essere applicato come iniziativa sperimentale alle stanze della degenza del reparto oncoematologia e al reparto lungo degenti, ambienti dove si verificano condizioni di permanenza prolungata nel tempo e legate a gravi o croniche condizioni di salute dei piccoli pazienti.

BioArmon è lo "strumento" che utilizzando la musica, la respirazione, le forme, i colori, gli aromi e i cristalli in modo armonico e mirato, è in grado di modificare lo stato emozionale e fisico dell'essere, al fine di condurci, con semplicità e naturalezza, a sintonizzarci con la nostra più intima esistenza. Quest'ultima si manifesta attraverso la nota individuale, detta anche tonica personale, che l'operatore riesce ad individuare. La tonica personale è il suono che caratterizza ogni essere umano, rendendolo unico e irripetibile e che si stabilizza dopo la pubertà, rimanendo costante per tutta la vita.

Il sistema armonizzante si basa sul principio della “sinestèsi” che è la percezione simultanea di più sensi che interagiscono in modo sinergico, inducendo nel soggetto una presa di coscienza dei fenomeni molto più complessa e completa di quella che può sperimentare normalmente Il suono di base, individuato inizialmente dall'operatore in circa trenta minuti, per mezzo di specifiche apparecchiature, unito ai colori, ai cristalli e agli aromi ad esso corrispondenti in perfetta empatia energetica, consente di definire la "mappa" vibrazionale ideale per il piccolo paziente e per lo stato della malattia che sta vivendo. Al personale medico vengono forniti gli strumenti per identificare rapidamente, e in piena autonomia, la sonorizzazione più efficace per il piccolo paziente. La sonorizzazione personale di durata 15’ viene immessa nel sistema di riproduzione audio della stanza intonata in tempi predeterminati e correlati ai tempi della cura e dell’organizzazione ospedaliera, permettendo al piccolo paziente di "riaccordarsi" con se stesso.

Ascoltare la propria musica, essere inondati dai colori che sentiamo “nostri” e massaggiati con le essenze che vibrano perfettamente col nostro essere, non solo genera un effetto sinestesico corroborante e fortemente “attivo” ma consente alla cura medica a cui il paziente viene sottoposto a rendere il massimo beneficio in tempi più brevi.

Il protocollo sperimentale applicabile ai bambini ospitati nei reparti lungo degenze del Nuovo Ospedale si esplica attraverso un “gioco” di riconoscimento delle preferenze cromatiche che permette di giungere all’individuazione della musica da immettere nella stanza intonata. La procedura segue le seguenti fasi:

a) L’operatore sanitario, opportunamente istruito, offre al bambino la possibilità di scegliere 8 colori su un totale di 17.

b) I numeri corrispondenti ai colori scelti vengono inseriti dall’operatore in un semplice programma di calcolo che provvede a definire un preordino per punteggio decrescente dei colori scelti. A ciascun colore corrisponde una nota.

c) Partendo dalle prime note, quelle associate ai punteggi più alti, l’operatore sanitario identifica la scheda colori armonizzati.

d) Viene svolta la prova chinesiologica che permette di identificare la nota del momento, difficilmente corrispondente alla tonica individuale.

e) L’operatore si sposta quindi nella stanza della regia e, selezionata la nota intonata, immette nella stanza del bambino il brano musicale. Le composizioni sono basate sull’intonazione armonica naturale basata su 17 suoni. Alla nota intonata seguono brani di musica classica intonata. Attraverso un'esperienza della durata di 15 minuti, ripetibile anche tutti i giorni, ogni bambino potrà "riaccordarsi" con se stesso, al fine di raggiungere uno stato più equilibrato e gioioso.”

f) Monitoraggio della risposta soggettiva

La realizzare di un DVD specifico, calibrato sulla tonica individuale del bambino, può essere fornito alla famiglia contestualmente alle dimissioni dall’ospedale.

4.4. Musica da rilassamento

In generale, il ritmo, la tonalità e l’intensità della musica convergono congiuntamente nella produzione di un effetto psicologico, indipendente da fattori culturali. Questo effetto psicologico può essere indirizzato sul rilassamento in tutti quegli ambienti in cui lo stress o l’ansia possono caratterizzare lo stato psicologico tipico del fruitore.

Già nel passato, la musica è sempre stata indicata per i suoi effetti calmanti sulla mente umana e per l’abilità nel risvegliare ed arricchire lo spirito. Con “Relaxing Music” si intende musica adatta al rilassamento e cioè capace di favorire un abbassamento di stress e, contemporaneamente, di dare all’ascoltatore il controllo della propria tensione fisica ed emotiva. In generale, l’effetto tranquillizzante della musica è dovuto ad un aumento dell’attività dell’emisfero destro del cervello, responsabile dell’attività immaginativa e creativa, con diminuzione del lavoro dell’emisfero sinistro, sede del linguaggio, del pensiero razionale e della capacità di calcolo. Il tipo di musica da utilizzare per indurre la condizione di rilassamento deve essere in grado di agire sull’ascoltatore in modo positivo.

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Ritmo - Per lungo tempo il “tacsus”, la pulsazione ritmica scandita dal battito cardiaco e corrispondente ad una battuta musicale, è stato in musica l’unico mezzo per misurare il tempo e stabilire il ritmo della musica. Il nostro cuore batte 50-70 volte al minuto quando siamo a riposo e rilassati ed è provato che numero di battiti al minuto del cuore è in grado di sincronizzarsi con il ritmo della musica che ci circonda. Il ritmo del respiro è inoltre coordinato con il battito cardiaco. Non possiamo evidentemente rilassarci se siamo immersi nel rumore, in una sovrapposizione casuale di suoni, non potendo il nostro cuore adattarsi ad alcun ritmo.

Tonalità - La tonalità di un suono influenza la nostra risposta emozionale nello stesso modo del ritmo di ciò che stiamo ascoltando. toni bassi ci predispongono ad uno stato di malinconia e di rilassamento mentre toni alti sollevano il nostro umore e ci fanno sentire giocosi, allegri, gioiosi,…. Suoni caratterizzati da frequenze molto alte, come quelle dei violini, sono energizzanti.

Volume- Intensità - Il volume di un suono, che viene spesso anche chiamato - colloquialmente ed erroneamente - intensità, è la qualità sonora associata alla percezione della forza di un suono, ed è determinato dalla pressione che l'onda sonora esercita sul timpano: quest'ultima è a sua volta determinata dall'ampiezza della vibrazione e dalla distanza del punto di percezione da quello di emissione del suono. Per misurare il volume percepito di un suono, si fa spesso riferimento al livello sonoro, che viene calcolato in decibel.

Livelli alti all’interno di un locale determinano difficoltà di comunicazione in voce (bassa intelligibilità, effetto di mascheramento, ecc.), con conseguente necessità di aumentare il tono della voce o diminuire le distanze dalla sorgente e condizioni di disconfort o annoyance. Oltre una certa soglia suoni diventano fastidiosi, con scale crescenti di disconfort al crescere del livello in decibel, e possono determinare effetti sulla salute (aumento pulsazioni e battito cardiaco, …).

4.4.1. Ambienti ad uso collettivo

Nel caso di ambienti ad uso collettivo e in cui l’utenza varia con continuità, come ad esempio le sale d’attesa, la sonorizzazione deve poter determinare effetti di rilassamento indipendentemente dai “gusti” musicali ndividuali. In base agli studi scientifici compiuti non esiste, però, un tipo di musica universalmente capace di trasmettere calma e pace ad ogni individuo; questo limite è causato dal fatto che ognuno di noi ha una certa formazione e cultura musicale che ci porta inconsapevolmente a ritenere sgradevoli alcuni generi musicali. E se ciò si verifica, è possibile generare anche un effetto totalmente opposto al significato di relax, nonostante vengano applicati criteri di composizione emersi dagli studi. E’ bene ricordare, infatti, che è la nostra mente, attraverso il cervello, che produce e trasmette il messaggio di “relax” a tutto corpo; e se ad essa non risulta piacevole il tipo di musica non verrà mai raggiunto il traguardo del benessere mentale e fisico (quiete).

I parametri generali da poter seguire per indurre il senso di rilassamento sono riferiti essenzialmente al tempo e al ritmo. Ciò è spiegato dal fatto che il nostro corpo tenta in modo naturale una immediata sincronizzazione con il ritmo musicale (dal battito del piede, al movimento della mano, delle dita, o di tutto il corpo) e tutto questo influisce, attraverso la mente, anche sul ritmo cardiaco. L’ideale battito cardiaco umano rilevato in condizioni di relax è di circa 60 bpm (battiti per minuto) e raggiungerlo significa aprire le porte ad un benessere non solo fisico ma soprattutto mentale; è stato dimostrato che durante questa condizione i risultati di apprendimento e le capacità creative vengono amplificate di molte volte con significativi benefici pratici che permettono anche il recupero di quell’energia vitale apparentemente già esaurita a causa dello stress giornaliero.

Addirittura, utilizzando in modo appropriato la musica con alcune “terapie mediche naturali” è stato possibile curare pazienti affetti da gravi problemi di natura emotiva, da stress, da sconforto, ansie, paure e persino da problemi fisici.

Le ricerche condotte in questo più specifico settore sono di competenza della “Music Therapy” e permettono anche di aiutare la riabilitazione o alleviare le sofferenze di pazienti affetti da più seri disabilità.

Lo sviluppo di brani “rilassanti” deve essere prevalentemente affrontato con l’uso di tempi che variano fra i 60 e 90 bpm, utilizzando i 60 bpm anche per quei brani indicati per compiere esercizi di respirazione. Stabilita questa costante temporale, si potranno realizzare lunghe atmosfere pacifiche lievemente animate da un piccolo battito ritmico per dare modo all’ascoltatore di “sincronizzarsi” inconsapevolmente. Lo sviluppo di una appropriata melodia di riferimento stabilirà un diretto “feeling” emotivo e indurrà un piacevole senso di rilassamento. Un brano musicale realizzato nel rispetto di queste indicazioni dalla sensibilità del compositore, potrà essere piacevolmente impiegato anche per scopi strettamente collegati a quell’aumento di capacità creative e di apprendimento brevemente anticipate in precedenza.

4.4.2. Ambienti ad uso singolo

Negli ambienti ad uso singolo, o in cui il sistema di diffusione sonora è localizzato e in grado di indirizzare il campo sonoro in una limitata zona dello spazio fisico, si può ricorrere all’ascolto a basso volume di brani lenti e ripetitivi, secondo i gusti soggettivi. Possono essere usati brani di musica classica (Bach, Mozart, Chopin, ecc.), new age o simili.

Nelle “stanze intonate “di degenza la sonorizzazione è creata da un musico terapeuta in funzione delle necessità psico-fisiche del paziente (musicoterapia passiva), come indicato nel Capitolo dedicato al sistema armonizzante Bioarmon. Oltre che di aiuto nel trattamento di stress, ansia, disturbi psicosomatici e depressione, la musicoterapia può essere usata in ambito neuropsichiatrico infantile come mezzo di comunicazione col bambino autistico.

4.5. Suoni della natura

Il tempo è solitamente inteso in senso oggettivo e fisico, misurabile in secondi, minuti, ecc. anche se capita che si valuti il tempo in base all’ascolto ad esempio di un brano musicale o di una conversazione, dove un piccolo silenzio può enfatizzare il discorso. Queste ultime valutazioni sono soggettive perché derivano da sensazioni.

Il tempo soggettivo non è molto differente dal tempo oggettivo se le durate dei più lunghi impulsi sonori (sound bursts) sono comparabili. Pertanto è spesso considerato che la durata soggettiva sia quasi uguale alla durata oggettiva. Questo non è sempre vero, in particolare quando la durata degli impulsi sonori trasferiti al sistema uditivo è paragonabile con la durata delle pause.

In relazione al comportamento dell’udito umano è stato sperimentalmente provato che la durata soggettiva o percepita è maggiore della durata fisica quando gli impulsi sono caratterizzati da una durata inferiori a 100 ms. La Figura 4.5/1 contiene il confronto tra la durata soggettiva prodotta dalle pause e quella prodotta dagli impulsi trasferiti al sistema uditivo.

Questo risultato evidenziato da Zwicker diventa ancor più sorprendente se si compara la durata percepita delle pause con la durata soggettiva determinata dagli impulsi trasferiti al sistema uditivo. I risultati delle ricerche indicano che il

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fenomeno è indipendentemente dal livello sonoro e viceversa correlato alla frequenza del segnale: toni ad alta frequenza (3.2 kHz) determinano effetti di “dilatazione” del tempo percepito di ben 4 volte mentre un rumore bianco ha un effetto minore, sebbene caratterizzato da un fattore circa pari a 2.

Attualmente non ci sono molte ricerche su questo argomento e non può essere delineato un modello comportamentale di valenza generale. Il modello ad oggi proposto è basato sul presupposto che la durata percepita dipenda dalla durata con cui la sorgente sonora permane a livelli superiori di 10 dB rispetto ai livelli minimi.

Tp durata fisica in millisecondi delle pause (silenzi)

Ti durata fisica in millisecondi degli impulsi sonori

I suoni del bosco e dei prati in presenza di una leggera brezza sono caratterizzati da un rumore di fondo bianco sul quale si sovrappongono i suoni del paesaggio biotico: grilli, cavallette, …, insetti) caratterizzati da componenti ad alta frequenza.

I suoni d’acqua in caduta (pioggia, fontane, cascate, ..) o in movimento (ruscelli, scivoli, canali ..) determinano un suono “bianco”, privo di coloriture tonali.

I suoni delle onde del mare, con frequenza compresa tra 6-16 onde/minuto, aggiungono dinamica alla scena sonora e intervengono sul ritmo della respirazione, rallentandola, riducendo il ritmo del battito cardiaco e attuando pertanto una azione rilassante.

I suoni e la loro capacità di costruire architettura dei liquidi (l’architettura della cura: trovare la propria forma)

Gli studi di Masuru Emoto sono una importante sollecitazione a pensare intorno alla cura attraverso i suoni, partendo dalle sue osservazioni su come la musica possa influenzare cristalli d’acqua, ci possiamo chiedere, essendo l’essere umano costituito da circa il 70% di acqua, quanto il fatto che le sonorità informano i liquidi non possa essere sviluppato pensando che le sonorità ci possano aiutare a ritrovare “la forma”.

Il ricercatore giapponese Masaru Emoto nei sui studi sui cristalli d'acqua, ha potuto notare che quando si espone l'acqua (in questo caso distillata) a musica di vario genere, incredibili sono le differenze che si manifestano nella qualità dei cristalli ottenuti, a seconda del genere di musica impiegato. Il disegno dei cristalli sembra "dare forma" ai sentimenti espressi da un determinato brano musicale. Tutto il lavoro svolto da Masaru Emoto è in grado di mostrarci chiaramente non solo gli effetti della musica sull'acqua, che come ben si sa è una sostanza estremamente ricettiva alle informazioni che le vengono inviate, ma anche come i nostri pensieri o le nostre emozioni, influiscono sulla struttura dell'acqua. Questo dimostra doppiamente quanto sia efficace l'utilizzo terapeutico musicale, tenendo anche conto che i nostri corpi sono formati in maggior parte da acqua: la musica è in grado di agire sui nostri fluidi interni, e

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Figura 4.5/1

se utilizziamo anche musica appropriata in grado di armonizzare il nostro livello emotivo; le nostre emozioni, a loro volta, influiranno beneficamente sull'acqua e quindi sulla materia (visto che il pensiero è in grado di modificare la struttura organica ). Nelle figure che seguono alcune immagini degli effetti della musica sull’acqua.

"Sinfonia nr. 40 in Sol Minore" di Mozart.

Questa sinfonia é un'aria appassionata che sembra perseguire la bellezza più di ogni altro lavoro di Mozart.

Un brano di profonda meditazione, che sembra quasi una preghiera alla bellezza. Questa musica lenisce gentilmente il cuore degli ascoltatori.

Il cristallo é talmente bello e aggraziato, che é come se parlasse per conto dei sentimenti del compositore.

4.6. Induzioni cerebrali

"Canzone d'Addio" di Chopin

Questo brano di musica per pianoforte é talmente famoso che quasi tutti se lo ricordano dopo averlo sentito una volta. Non mi sono mai sorpreso tanto come quando ottenni questo cristallo. La sua particolare forma é dovuta a "Canzone d'Addio"? La forma di base del cristallo é quasi perfettamente suddivisa in piccole parti che sono diventate "separate" l'una dall'altra.

L'ingrandimento del microscopio é identico ad altre foto

"Pastorale" di Beethoven

É una delle più famose sinfonie di Beethoven, e si tratta di un brano brillante, fresco e gioioso. Questo meraviglioso cristallo conferma il fatto che la buona musica incide positivamente sull'acqua

4.6.1. Introduzione

Danza popolare Kawachi

La canzone di una danza popolare che si é tramandata nella regione Kawachi per oltre 800 anni. Questo é un cristallo dell'acqua esposta a tale canzone.

L'idea fu suggerita dal signor Kawachiya Kikusuimaru, che ha anche provveduto a cantarla lui stesso. Per centinaia d'anni questa musica é stata conservata e cantata da molte persone, e in virtù di questo potrebbe avere qualche potere terapeutico.

Una musica Heavy Metal

Questa musica é intrisa di rabbia e sembra condannare il mondo.

Di conseguenza, la ben formata struttura esagonale di base del cristallo si é rotta in pezzi perfetti. L'acqua sembra aver reagito negativamente a questa musica. Non stiamo dicendo che l'Heavy Metal sia cattivo, ma solo che in questo caso dev'esserci stato un problema con i testi.

Questo é semplicemente un esempio.

Il cervello è composto da bilioni di cellule chiamate neuroni che comunicano le une con le altre attraverso attività biochimica elettrica. La combinazione di milioni di neuroni che inviano simultaneamente segnali produce nel cervello un grande quantità di attività elettrica (“brainwave”) che può essere rilevata e mappata per mezzo di attrezzature medicali (Elettroencefalogramma EEG), utilizzando 19-25 sensori elettrici e analizzando segnali con complessi modelli matematici. La comparazione tra l’attività elettrica media di migliaia di individui privi di disturbi dello sviluppo, psichici, neurologici, con il risultato dell’EEG permette di identificare problemi di ansia, d’umore, apprendimento, comportamento, ecc.

La velocità con cui la forma d’onda procede nel tempo di un secondo da un picco al successive (cicli per secondo o frequenza) riflette il grado di attivazione dell’area del cervello monitorata dall’elettrodo.

Basse frequenze, come nelle tracce delta, theta o alpha indicano un basso flusso sanguineo e di “combustibile” (glucosio) utilizzato in quella parte del cervello. Una frequenza maggiore, come nella traccia beta, indica un incremento di attività cerebrale

Il tipo di attività elettrica del cervello riflette anche il livello di reattività e attivazione della persona. La frequenza

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dominante nell'elettroencefalogramma determina in quale stato il cervello si trova e, se l'ampiezza delle onde alpha è più alta delle altre, si dice che il cervello si trova nello stato Alpha. Le frequenze possono essere classificare in 4 stati principali: Delta da 2 a 4Hz, Theta da 4 a 8 Hz, Alfa da 8-12 Hz e Beta da 12-38 Hz.

Le onde Beta sono tipiche di uno stato meditativo profondo. In questo intervallo di frequenze l’individuo è concentrato sugli stimoli interni e l’interazione tra i due emisferi cerebrali è elevata. Questa fase è tipica del dormi/veglia.

Le onde Gamma sono molto rare e relative a frequenze superiori ai 30 Hz (nel campo 30-90 Hz) e sono tipiche degli stati di meditazione e di grande energia, sono correlate con la volontà e i profondi poteri psichici.

Tabella 4.6.1/1 - Tipo di onde cerebrali e di stati mentali correlati

Onda Frequenza Stato mentale associato

Questo è in generale lo stato mentale della maggioranza delle persone durante il giorno che caratterizza lo stato di veglia o fase REM. Usualmente questo stato è in se’ stesso tranquillo, ma non ne deve essere sottostimata l’importanza. Le onde Beta indicano che la corteccia cerebrale è attivata.

Beta 12hz - 38hz

Alpha 8hz - 12hz

Molte persone hanno dei deficit di attività Beta, cosa che può segnalare disordini mentali o emozionali come la depressione, insonnia, ADD. Dalla stimolazione dell’attività Beta può conseguire un miglioramento della stabilità emozionale, dei livelli energetici, stimolare l’attenzione e la concentrazione.

E’ tipico del rilassamento vigile e di uno stato mentale in cui non vengono processate molte informazioni. E’ lo stato naturale al risveglio mattutino e prima di addormentarsi. Quando si chiudono gli occhi automaticamente il cervello inizia ad aumentare la produzione di onde alfa.

Lo stato caratterizzato da onde alfa è l’obiettivo di un meditatore esperto: lo stato alfa è uno stato mentale molto ricettivo e assorbente e può essere utilizzato per la “riprogrammazione” mentale e per accelerare l’apprendimento.

Sonno leggero o rilassamento estremo.

Theta 3hz - 8hz

Delta 0.2hz - 3hz

Lo stadio Theta può anche essere utilizzato per l’ipnosi, per accellerare l’apprendimento e la ri-programmazione.

Sonno profondo in assenza di sogni. Delta è la più bassa frequenza del cervello: quando la frequenza dominante è la Delta, il corpo si sta autocurando e risettando il suo orologio interno. In questo stato si è completamente inconsci.

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Figura 4.6.1/1

4.6.2. Induzione cerebrale (brainwave entrainment)

Con induzione cerebrale si intende la risposta elettrica del cervello nei confronti di stimolazioni sensoriali ritmiche come ad esempio impulsi di suoni, di luce, ecc. Poco tempo dopo la scoperta delle onde cerebrali Alpha da parte di Hans Berger nel 1929, ricercatori scoprirono che la forza delle onde poteva essere "guidata" utilizzando delle luci intermittenti o lampeggianti. Questo fenomeno fu chiamato "Photic Driving", che è una definizione di induzione cerebrale in cui viene usata la luce per la stimolazione.

Quando il cervello riceve uno stimolo attraverso il sistema uditivo, visivo o dagli altri sensi, risponde emettendo una carica elettrica, chiamata “cortical evoked response (Figura 4.6.2/1). Queste risposte elettriche si propagano in ogni parte del cervello fino a diventare cosa noi vediamo o sentiamo.

Quando il cervello è esposto ad uno stimolo ritmico, come ad esempio quello determinate da un suono di batteria, il ritmo è riprodotto nel cervello nella forma di impulso elettrico. Se il ritmo diventa più veloce e abbastanza costante, può iniziare ad assomigliare al ritmo naturale delle onde cerebrali. Quando ciò accade, il cervello risponde sincronizzando il proprio ciclo elettrico sullo stesso ritmo. Questo meccanismo di “trascinamento” (entrainment) delle onde cerebrali è comunemente chiamato “Frequency Following response o FFR). Si tratta di un principio universale della fisica definito come la sincronizzazione di due o più cicli ritmici

Il meccanismo di FFR Frequency Following response può essere sfruttato per intervenire sulla fasizzazione delle onde cerebrali e quindi sullo stato mentale. Ad esempio, l’attività elettrica del cervello alla frequenza di 4 Hz è associata al sonno, così un campione sonoro a 4 Hz può aiutare a riprodurre lo stato del sonno a livello cerebrale. Lo stesso principio può essere applicato praticamente a tutti gli stati mentali, inclusa la concentrazione, la creatività e molti altre straordinarie esperienze, come ad esempio la meditazione profonda.

Esistono specifici software (ad esempio NP2 Neural Programmer) che permettono di programmare gli stimoli mentali ottenibili per induzione delle onde cerebrali al fine di migliorare le performance dell’individuo (migliorare la concentrazione, rendere più ricettiva la mente, ridurre l’insonnia, ecc.) o predisporlo ad affrontare meglio una situazione stressante (una operazione, un esame clinico, …). NP2 è in grado di produrre tutte le forme note di Audio e Visual entrainment, inclusi battimenti Monaurali & Binaurali, pulsazioni, filtri, ecc. L’ascolto attento delle sessioni audio di NP2 fa emergere piccole e rapide pulsazioni sonore. Queste pulsazioni sono difficilmente identificabili perché possono essere inserite all’interno della musica o di rumore bianco. Al procedere della sessione di ascolto la frequenza di queste pulsazioni viene modificata lentamente, così da modificare la forma delle onde cerebrali e guidare la mente allo stato mentale desiderato.

Le session in NP2 sono state meticolosamente progettate per produrre la migliore risposta neurale durante i test EEG. Affinchè il cervello risulti effettivamente indotto a seguire gli stimoli, ogni impulso o battimento deve lasciare nel cervello un imprinting elettrico individuale, chiamato “Cortical Evoked Response”. Affinchè ciò accada l’intensità dell’impulso deve essere molto grande e quanto più improvviso. Sotto in Figura 4.6.2/3 è riportato un esempio di un pattern isocronico (isos dal greco=stesso, cronos =tempo) in cui il tempo dello stimolo è uguale al tempo del silenzio, mentre in Figura 4.6.2/4 è visualizzato l’effetto di un filtro (modulazione di volume) applicato alla musica.

Questo tipo di stimolo uditivo produce una incredibile risposta elettrica a livello cerebrale, più pronunciata di ogni altra forma di stimolo.

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Figura 4.6.2/1 Figura 4.6.2/2

4.6.3. Metodo dei Battimenti binaurali

La più nota forma di induzione cerebrale è quella basata sui cosiddetti battimenti binaurali, originati dall’effetto combinatorio di due toni leggermente differenti in frequenza inviati separatamente ai padiglioni auricolari con l’ausilio di cuffie.

In musica i “battimenti” consistono in un lento innalzamento e abbassamento del livello sonoro percepito allorchè due note prossime in frequenza vengono suonate insieme. Quando la differenza tra le frequenze è molto piccola e non viene quindi percepita dal nostro sistema uditivo come un terzo suono (terzo suono o auto effetto Tartini), ma soltanto come una modulazione in ampiezza di un suono di frequenza intermedia. Il confine nella differenza delle frequenze per il passaggio dall’effetto di terzo suono a quello dei battimenti si colloca attorno a 20-30 Hz, ossia presso il limite inferiore della gamma udibile dall’uomo, là dove le onde acustiche non vengono più percepite dall’orecchio come suono, ma come una successione di singoli picchi di pressione separati nel tempo, quasi come un battito cardiaco.

Quando le celle ciliate del sistema uditivo timpanico vengono raggiunte dalle vibrazioni meccaniche in moto lungo la membrana basilare, si flettono generando dei segnali elettrici raccolti dalle terminazioni nervose e convogliati al cervello dove vengono mixate tra di loro: le loro forme d’onda si sommano e si sottraggono le une con le altre determinando una pulsazione o “battimento” (“beats” ). Se la differenza in frequenza tra i due toni è inferiore a 20 Hz i battimenti veicolano delle frequenze infrasoniche in grado di

influenzare le onde cerebrali. Questi "infrasuoni", anche se più deboli, raggiungono, comunque, il livello sensoriale, senza, però, riuscire ad essere percepiti dal nostro livello cosciente. Essi, quindi, non essendo coscientemente recepiti, rimangono nella zona di "percezione subliminale". La Figura 4.6.3/1 evidenzia la risposta elettrica del cervello a seguito di un ascolto, esteso per 1-2 minuti, di suoni binaurali che inducono un battimento alla frequenza alfa (8hz - 12hz).

Figura 4.6.3/1

Le frequenze "Binaural Beats" sono state scoperte nel 1839 dal tedesco Heinrich Wilhelm Dove e sperimentate per la prima volta sul cervello dal Dr. Gerald Oster nel 1973 al Mount Sinai School of Medicine di New York, a cui sono seguite le ricerche dell'equipe medica del dottor Louis Chalout e del dottor F. Borgeat (Universita' d Montreal). Il metodo consiste nella diffusione di una base sonora registrata ad un volume tale da poter essere piacevolmente udita da tutti nella quale vengono introdotti, con una tecnica particolare, alcuni "infrasuoni" (suoni con frequenza inferiore a 20 Hz) di intensità molto minore (ad esempio, 30 dB).. Essi, non essendo coscientemente recepiti, rimangono nella zona di "percezione subliminale".

E' una delle tecniche più efficaci quando si parla di induzioni cerebrali o brainwave entrainment ed ovviamente funziona solo con suoni stereofonici e quindi è consigliabile l'uso delle cuffie stereofoniche.

Esistono tuttavia molti altri metodi, più efficienti, che consentono un migliore controllo rispetto ai toni binaurali e che possono essere usati senza l’obbligo ad un ascolto in cuffia o di una speciale regolazione degli altoparlanti. Ad esempio i battimenti monoaurali possono essere utilizzati molto efficacemente senza cuffie. Allo stesso modo agiscono stimolazioni ritmiche, impulsi e stimoli luminosi.

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Figura 4.6.2/3 Figura 4.6.2/4

4.6.4. Altre tecniche e metodi Brainwaves Entrainment (BWE) implementabili

Monaural Beats (Battimenti monaurali o battiti monoaurali)

Simile al Binaural beats con la differenza che due toni portanti vengono miscelati prima di essere inviati all'orecchio. Quando due toni lievemente diversi, opportunamente intrecciati in un singolo suono a bassa intensità, vengono sottoposti allo stesso orecchio, il cervello elabora e percepisce un terzo tono equivalente alla differenza dei due toni ascoltati. E' una tecnica molto efficace e non richiede l'uso delle cuffie stereofoniche.

CrossFeed Stereo Modulation (Modulazione stereo incrociata)

Questo tipo di modulazione agisce similmente al bilanciamento o pan di un qualsiasi impianto stereo o media player, ma invece di aumentare o diminuire semplicemente il volume di ogni canale, alimenta il suono tra i canali in modo circolare su un modello di onda sinusoidale e ad una percentuale specifica. La percentuale di modulazione è relativa alla frequenza cerebrale o alla banda di frequenze che vogliamo indurre. La Crossfeed modulation produce una sottile induzione che non disturba il brano musicale ambientale di sottofondo. Questo metodo funziona efficacemente con musica e toni puri ma solo in stereofonia e quindi con le cuffie stereofoniche.

Pulse Isochronic Volume Modulation (Modulazione del volume a pulsazione isocronica)

E' un metodo di modulazione che aumenta e diminuisce il volume di un suono su un modello di onda triangolare ad una percentuale specifica. E' uno dei metodi più datati di induzione che si conosca e secondo molti uno dei più efficienti sebbene uno dei più grossolani. Questo metodo funziona con musica e toni puri sia in monofonia che in stereofonia ed eventualmente non richiede cuffie stereofoniche.

Auto-Pan Modulation (Modulazione panoramica)

Semplice metodo che aumenta e diminuisce il volume di un suono del canale destro o sinistro su un modello di onda sinusoidale in una specifica percentuale al secondo

Questo metodo funziona efficacemente con musica e toni puri ma solo in stereofonia e quindi è consigliabile l'uso delle cuffie stereofoniche.

Harmonic Box X (Box X Armonica)

E' un metodo di induzione cerebrale descritto da James Mann nel suo libro "The Awakening Mind 1". Questo metodo incorpora più battimenti (monaurali e binaurali) combinati in una singola struttura armonica.

Due o più battimenti vengono impostati per stimolare una frequenza primaria delle onde cerebrali e le due o più voci vengono disposte in modo da creare un battimento "crossover" del doppio della frequenza primaria (doppia frequenza = armonica). Infine, i toni in un orecchio vengono impostati per pulsare al triplo della frequenza primaria (tripla frequenza = armonica), l'altro orecchio è impostato con la frequenza primaria.

Funziona solo con toni puri sia in monofonia che in stereofonia ed eventualmente non richiede cuffie stereofoniche.

Low-Pass Filter Modulation (Modulazione filtrata passa basso)

Questo metodo rimuove le alte frequenze di un'onda sinusoidale ad una percentuale specifica per secondo. Usato in modo appropriato può essere un metodo di induzione incredibilmente efficace e raffinato. E' molto usato per produrre simulazioni di onde marine in associazione con noise o suoni simili. Può essere usato con musica e toni puri sia in monofonia che in stereofonia ed eventualmente non richiede cuffie stereofoniche.

Pitch Modulation (Modulazione dell'intonazione)

Questo metodo aumenta e diminuisce l'intonazione di un suono su un modello di onda sinusoidale ad una percentuale specifica per secondo. Viene usato specialmente con suoni che simulano il vento, le onde del mare e toni profondi. Può essere usato con musica e toni puri sia in monofonia che in stereofonia ed eventualmente non richiede cuffie stereofoniche.

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5. BIBLIOGRAFIA

1. R.B.BECHTEL, A.CHURCHMAN, “Handbook of Environmental Psychology”, J.WILEY&Sons inc, 2001

2. D.STOKOLS, I.ALTMAN, “Handbook of Environmental Psychology”, VOL. I, II, KRIEGER Publishing Company, 1991

3. S.AUGUSTIN, “Place Advantage – Applied Psycology for Interior Architecture”, J.WILEY&Sons Inc,. 2009

4. R.DEL NORD, “Lo Stress Ambientale nel Progetto dell’Ospedale Pediatrico”, Motta Architettura srl, 2006

5. R.BELGIOJOSO, “Costruire con i suoni”, Franco Angeli, 2009

6. M.COSTA, “Psicologia Ambientale e Architettonica – Come l’ambiente e l’architettura influenzano la mente e il comportamento”, Franco Angeli, 2009

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Counseling

Il termine indica una l’attività professionale che tende ad orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità del paziente, promuovendone atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando la capacità di scelta.

Processi di Coping

Processi di Coping Coping Coping

Termine che indica gli sforzi cognitivi e comportamentali compiuti da un individuo per "fronteggiare" (dall'inglese to cope) situazioni stressanti che comportano percezioni di minaccia, perdita o sfida per il soggetto stesso. Le strategie di reazione di un individuo allo stress vengono definite di “coping”; con questo termine ci si riferisce alle strategie, più o meno funzionali, che ognuno di noi utilizza per “far fronte” alle situazioni stressanti.

Hospital induced distress

Componente di stress causata dall’ambiente ospedaliero

Healing environment, healing design, designing healing environment

Healing environment, healing design, designing healing environment

Ambiente di guarigione, progetto dell’ambiente di guarigione, basato su evidenze mediche e focalizzato sul paziente, sulle famiglie e sullo staff medico

Compliance

Acquiescenza, condiscendenza, conformità, adesione del paziente, intesa in senso generale come la disponibilità, sia consapevole sia inconsapevole, ad accettare un presidio medico e a trarre da questo il maggior giovamento possibile, e quindi con la corretta aderenza a esso. Tale presidio può essere un farmaco o una terapia che comprenda modificazioni delle abitudini di vita o alimentari, per esempio una dieta. La compliance è ridotta nelle persone non collaboranti per le quali è più difficile, per motivi fisici e psicologici, ottenere un beneficio completo da qualsiasi tipo di intervento medico.

Processo cognitivo

Un processo cognitivo è la sequenza dei singoli eventi necessari alla formazione di un qualsiasi contenuto di conoscenza. L’acquisizione della conoscenza procede attraverso molteplici percorsi culturali ed intellettuali fra loro interconnessi, determinati dalle particolari comunità sociali a cui si appartiene e dalle particolari esperienze cui si è sottoposti.

Caregiver Caregiver

Caregiver, è un termine inglese che indica coloro che si occupano di offrire cure ed assistenza ad un'altra persona. I caregiver possono essere medici. Infermieri, familiari, amici o persone con ruoli diversi, che variano a seconda delle necessità dell'assistito.

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ALLEGATO 1: I LUOGHI

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1. Area d’attesa del Pronto Soccorso Pediatrico 2. Area di accoglienza e attesa (piano terra) 3. Connettivi di piano 4. Locale polivalente (soggiorno) 5. Degenza (ordinaria o filtrata) singola (un posto letto) 6. Degenza (ordinaria o filtrata) doppia (due posti letto) 7. Degenza day hospital 8. Terapia intensiva neonatale 9. Terapia intensiva 10.Locale Allattamento 11.Locale osservazione pazienti-preparazione 12.Locale osservazione pazienti-risveglio 13.Locale osservazione salma 14.Ambulatori medici 15.Ambulatorio chirurgico 16.Lavoro medici 17.Cucinetta e sala relax

AREA D’ATTESA DEL PRONTO SOCCORSO PEDIATRICO

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Bambini, Genitori-Parenti, VOB

Può essere alta

AMBIENTE RILASSANTE

TEMPO Breve

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (3)

ODORI (4)

RISP. TATTILE (5)

RISP.VISIVA (6)

NOTE (1) Diffondere suoni biotici per ridurre la sensazione del tempo in attesa.

(6) Inserire arredi attrattivi per bambini e genitori-parenti

(2) Rosato per ridurre la sensazione del dolore gli stati d’ansia e gli attacchi di panico, per conservare la calma.

(3) Luce diffusa a bassa intensità

(4) Evitare la propagazione di odori caratterizzanti le cure mediche.

(5) Sedute morbide al tatto.

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PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 42

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

Il modo con cui il bambino viene in contatto con l’ospedale è in questa accezione quello più traumatico, quindi la prima impressione che il piccolo paziente ricava dagli spazi di accesso ai locali del Pronto Soccorso può essere riconosciuta come esperienza critica (R. Del Nord, 2006), anche per i familiari. L’attesa, poi, è una tipica fonte di stress, in particolare in situazioni di emergenza sanitaria accompagnata da stati di dolore acuto, collegata alla sensazione che la percezione del tempo sia più lunga; inoltre viene esperita una percezione di affollamento in quanto la sala di attesa di un Pronto Soccorso è spesso congestionata con corrispondente percezione di rumorosità ambientale e problematicità relative alle condizioni di privacy che comporta una forzata esposizione a stimoli che aggravano i livelli di stress (il pianto, i lamenti di altri pazienti, etc). La progettazione architettonica dovrebbe incidere anche su questi aspetti, diminuendo livelli di discomfort ambientale. Nella sala d’attesa dove ci sono situazioni d’urgenza prevarranno condizioni di allerta indotte da condivisione empatica, attivatasi con il primo soccorso e che continua al pronto soccorso. Il contenimento inizia dall’avere riconosciuta la propria condizione. Si determina una situazione di allerta controllato che diventa più facile gestire tranquillizzando genitori e piccolo paziente, che dovranno avere pazienza nella fase di triage. Si dovrà capire di quali sonorità può beneficiare la coppia genitore/ paziente: il suono dovrà evocare la possibilità di uno stare fermo non inutile, senza troppo ritmo di movimento, potrà essere un toccare lieve, tiepido o fresco che sorregge dallo smarrimento.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi

Ridurre l’ansia e lo stress da attesa, ridurre la paura della paura, ridurre il dolore, ridurre la sensazione del tempo di attesa.

Suoni/Rumori

Attenuazione acustica migliorata dei controsoffitti al fine di ridurre il rumore di fondo e la percezione di ambiente affollato. Può essere consigliata l’immissione di sonorità che possono determinare effetti di rilassamento indipendentemente dai “gusti” musicali individuali. Lo stress dell’attesa può essere efficacemente controllato con induzioni celebrali in grado di programmare gli stimoli mentali.

Colori

Preferire colori riposanti che riducono la sensazione del dolore, aumentano l’asetticità e l’attivazione anestetica (rosato chiaro).

Illuminazione

La luce indiretta e diffusa ha un effetto ipnoinducente e calmante, la luce indiretta determina una sensazione di “allargamento” dei confini dello spazio ideale per ridurre il senso di affollamento. Apparecchi da tavolo o a piantana con una luce bianca calda, differenti sistemi di illuminazione in differenti parti della sala, possono ricreare una atmosfera familiare e soft più rilassante.

Odori

Evitare la propagazione di odori tipici delle cure mediche

Risposta tattile

Sedute con rivestimenti morbidi contenitivi.

Risposta visiva

Privilegiare, nella disposizione degli arredi, una connessione visiva diretta con l’accettazione. Fornire occasioni di distrazioni con quadri, arredi, ecc. che, se visivamente attrattivi, possono intervenire positivamente sulla sensazione del tempo di attesa.

AREA DI ACCOGLIENZA E ATTESA, PIANO TERRA

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Bambini, Genitori-Parenti, VOB Medio-Alta variabile

AMBIENTE RILASSANTE

TEMPO Breve

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

Seppure si tratti di un contesto programmato, anche questo ambiente può rappresentare uno spazio psicologico emotivamente delicato per i piccoli pazienti e i loro familiari; le caratteristiche fisiche ambientali, insieme ad un corretto approccio da parte del personale sanitario, dovrebbero dunque trasmettere il più possibile messaggi di equilibrio, partecipazione e rassicurazione in modo da trasmettere fiducia e serenità.

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (5) (5)

ODORI (3)

RISP. TATTILE (4)

RISP.VISIVA (6)

NOTE (1) Diffusione in zone ristrette o in cuffia solo nell’area d’attesa

(2) Tendenza al neutro, con riduzione del senso di affollamento

(3) Zona attesa evitando sovrapposizioni odorigene con area cafeteria

(5) Rilassante nella zona attesa, stimolante-intensa nelle aree della comunicazione, della reception, della vetrina espositiva. Luci di transizione giorno/notte all’ingresso,

(6) Localizzazione di stimoli visivi (plastico)

La sala d’attesa per visite programmate è un luogo collettivo di condivisione dell’esperienza di attesa, spesso attraversato dal desiderio dei genitori di imparare qualcosa di più rispetto ai possibili malanni da far evitare al figlio, o da sentirsi preparati per affrontarli se dovessero capitare. Il personale sanitario può essere oggetto del gossip (pettegolezzo) da parte dei genitori, che vogliono conferme sulle loro credenze, in una sorta di reificazione delle qualità del personale per non avere dubbi sull’affidarsi allo specialista. Diversi possono intrattenersi cercando di carpire segreti sugli operatori e sulle strutture condividendo pregiudizi o sterotipi sulla tipologia degli esami diagnostici. Altri genitori sono molto ricurvi sui loro figli, quasi a proteggerli-proteggersi da un livello di ignoto. Questi potrebbero essere le due posizioni opposte dei genitori nella sala d’attesa programmata: da una maniacalità chiacchierata ad un silenzio depressivo-riflessivo. I bambini possono essere o abbandonati al corpo del genitore ( con loro quasi fusi) oppure presi da un fare dispersivo e diffuso, spesso a distanza dai genitor che con differentemente lassi possono richiamarli. In questo scenario sonorità a “tonia media” possono riportare le due categorie di persone ad un maggior sostare tra il fermo e un po’ mosso.

Dare spazio alle pluralità orchestrando le convivenze con la mediazione leggera dei volontari, può essere la miglior forma di accoglienza che la struttura può sviluppare. Pluralizzare le esistenze dei pazienti con diversi canali di attività (un’area video, un area di ascolto e un’area di gioco) può dare a tutti la sensazione di superare la situazione di frustrazione dell’attesa e della tensione del non ancora sapere come andrà la visita.

FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi

Ridurre l’ansia e lo stress da attesa, ridurre la paura della paura, ridurre la sensazione del tempo d attesa Suoni/Rumori

No musica o sonorità diffuse ovunque, meglio campi sonori localizzati nelle sedute dell’area di attesa, ritmi lenti rilassanti, suoni biotici per ridurre la sensazione del tempo di attesa

I rumori degli altri invadono la nostra privacy e ci infastidiscono, nei locali affollati la somma degli effetti delle tanti voci e suoni determina un aumento del rumore di fondo che motiva uno spontaneo innalzamento del tono della nostra voce. E’ necessario localizzare superfici ad alto fono assorbimento nell’area caffetteria (controsoffitto, poltroncine, arredi)..per evitare che voci e operazioni del bar si propaghino e nell’area dell’attesa. Un trattamento fonoassorbente del controsoffitto deve essere esteso a tutta la sala con particolare attenzione alle aree di contatto tra gli utenti e il personale della reception che devono essere il meno riverberanti possibili.

La pavimentazione in materiale smorzante (gomma, …) dell’area di attesa attenua il suono dei passi, per segnalare un confine all’interno del quale l’attesa è “speciale”. Il plastico da quel lato offre una scena interessante che continua girando in tondo

Colori

Non devono incentivare l’aggressività e la vivacità del bambino. Ridurre il senso di affollamento, creare contenuti emozionali riequilibranti con tonalità neutre (verde).

Azione di indirizzamento dell’utenza (way finding) e di delimitazione dei percorsi con colori a pavimento Illuminazione

Intensa nell’area dei corridoi della comunicazione, della reception, dell’ingresso, della vetrina espositiva, rilassante nell’area riservata ai bambini. Luci al led a colore variabile possono illuminare il plastico.

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AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 43
PSICOLOGIA

La zona di adattamento visivo della hall è quella in cui avviene il passaggio dalla luce del giorno alla più scura parte interna dell’ospedale di giorno e, viceversa, dal buio dell’esterno a un ambiente illuminato di sera. Per aiutare l’occhio ad abituarsi ai diversi livelli di luminosità, la zona di adattamento deve essere dotata di una illuminazione all’entrata particolarmente chiara di giorno, con un livello di illuminazione interna calante verso la zona di uscita la sera.

Odori

Evitare sovrapposizioni tra aromi della caffetteria (stimolanti) con altre fragranze. Se adottate potrebbero sottolineare con delicatezza l’area dell’attesa dei bambini piccoli (....talco, vaniglia,....) e fragranze fresche (lavanda, muschio,…) per i più grandi.

Risposta tattile

Arredi con finiture morbide al tatto, sedute e divani con tessuti morbidi e accoglienti

Risposta visiva

il plastico ha la funzione di attrarre l’attenzione dei bambini e degli adulti, rompere la tensione suscitando attenzione, permettendo al tempo di trascorrere più rapidamente in attesa della chiamata. Specchi che deformano l’immagine. Luci che muovono la visione statica.

Note al lay-out arredi

La sala d’attesa può essere articolati in tre aree differenziate( sottolineate da tonalità di colore –intorno al verde-, con forme e disposizione delle sedute: un’area contenitiva-circolare dedicata ai bambini molto piccoli, una centrale per adulti, fanciulli e preadolescenti che “ascoltano suoni della natura” e una terza area audiovisiva (sedute con auricolare o audio vicino a capo), mista per età. Quindi, tre aree distinte per “l’accoglienza multisensoriale”, corrispondenti alle diverse età evolutive e a differenti risposte psicologiche alla tensione dell’attesa: ludico-motoria, uditiva, audiovisiva, tattile, luminosità.

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PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA

PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 45

CONNETTIVI DI PIANO

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Bambini, genitori-parenti, VOB, personale infermieristico e medico.

Alta intensità di fruizione

AMBIENTE RILASSANTE

TEMPO Breve Ripetuto

AMBIENTE

STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (3)

ODORI (4)

RISP. TATTILE

RISP. VISIVA

NOTE (1) Riduzione del riverbero con controsoffitti fonoassorbenti, dilatazione dello spazio fisico. Percorsi sonori wayfinding.

(2) Colori rilassanti nelle connessioni della degenza, colori energizzanti nelle connessioni del personale medico e

(2)

(3)

(4)

(5)

(4) Diffusione di aromi wayfinding in aree delimitate.

(5) Segnaletica inequivocabile su originedestinazione dei percorsi

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

I corridoi sono luoghi di transizione tra le sale medico-infermieristiche, gli ambulatori strumentali e le stanze di degenza. Sono un luogo dove ci si incontra perlopiù casualmente nel passaggio da uno stato di tensione ad un possibile di relax (o viceversa), questo sia per i pazienti e i loro parenti, sia per gli operatori.

In relazione alle distanze da percorrere, possono determinarsi disagi e disorientamento per i pazienti e visitatori, soprattutto se l’accesso avviene tramite carrozzine o passeggini che devono essere movimentati tramite connessioni verticali.

Oltre ad una efficace segnaletica visiva, i percors possono essere segnalati con tracce sonore, luminose o olfattive, per favorire l’orientamento ed evitare di perdersi.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi

Riconoscere a “colpo d’occhio” il luogo e se il percorso prescelto è quello giusto, ridurre il senso di affollamento e di spazio piccolo.

Suoni/Rumori

Il rumore da calpestio, controllato dal pavimento in linoleum e da suole in gomma, le voci e altre emissioni sonore degli utilizzatori devono essere attenuati con un trattamento fonoassorbente di base dei controsoffitti e eventuali “potenziamenti” di fono assorbenza estesi alle pareti nei tratti che costituiscono transizione tra luoghi rumorosi e luoghi più silenziosi.

Nei momenti più silenziosi, in cui il rumore dei passi o lo scivolare del carrello dei farmaci può essere premonitore e destare paure e ansie, inserire un leggero “masking“. In altri intervalli diurni potrebbe essere diffusa musica classica orecchiabile a volume basso, ad esempio nella fascia oraria mattutina (9-11) e in quella pomeridiana (16.30-18), per mitigare le tensioni dell’operatività, sia per il personale sia per gli ospiti.

Colori

I corridoi sono luoghi di movimento, di trasporto, in cui viene spesa energia. Dove il passo può essere lento o non necessariamente veloce, nelle aree di degenza, i colori possono essere rilassanti. Nei corridoio dove è richiesta efficienza agli addetti i colori possono deviare su tonalità energizzanti o defaticanti.

Illuminazione

Prevedere che l’illuminazione abbia funzioni supporto all’orientamento e del way finding, con segnalazione di zone in cui possono passare solo gli addetti e non i visitatori (abbassando il livello di illuminazione) o dei nodi di indirizzamento o di passaggio dei visitatori (incremento localizzato dei livelli di illuminamento). La luce deve inoltre sottolineare i pannelli segnaletici.

Odori

Possibile diffusione di aromi per la caratterizzazione olfattiva dei percorsi, introduzione di fragranze per ambienti healing

Risposta tattile

Non applicabile

Risposta visiva

Colori, illuminazione e segnaletica devono permettere il facile riconoscimento del percorso.

LOCALE POLIVALENTE (SOGGIORNO)

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Bambini, Genitori-Parenti, VOB Alta

AMBIENTE RILASSANTE

TEMPO Medio periodico

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1)(2)

COLORI (4)

ILLUMINAZIONE (5) (5)

ODORI (6)

RISP. TATTILE (3)

NOTE (1) Suoni rilassanti in una zona del locale (area della lettura e del disegno). Volume basso.

(2) Migliorare il fono assorbimento con “mobile” sospesi al soffitto biassorbenti o sagome a tema applicate alle pareti. Tendaggi.

(3) Alcune superfici morbide al tatto, pavimentazione elastica

(4) Colore giallo-arancione, (5) Luce regolabile in funzione dell’uso e in alternativa alla illuminazione naturale del sole

(6) Isola olfattiva con profumo “icona” di un luogo goloso e del ben-essere (lampone, fragola)

DESCRIZIONE

PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

Il soggiorno polivalente è uno spazio di incontro tra gli ospiti dell’ospedale, per i bambini e i loro cari, e per tutti quelli che hanno a cuore il prendersi cura dei bambini, compresi volontari. Questo deve potersi declinare alle diverse possibilità di incontro dei bambini e per i bambini, deve facilitare l’esplicarsi della cultura della promozione del compito di sviluppo che gli adulti hanno nei loro confronti. Per fare questo deve innanzi tutto essere uno spazio gioco. Il gioco ha un grande valore per i bambini, dedicare uno spazio gioco in una struttura ospedaliera pediatrica, vuol dire far rimanere il bambino malato in contatto con i suoi mondi, quello reale e quello simbolico. E’ lì che incontrandosi con altri bambini, accompagnati dai loro parenti, il bambino potrà detendere il suo stato di stress provocato dalla malattia e dalla dimensione del ricovero. Inoltre attraverso il gioco, con giochi e con i coetanei, anche guidati dagli adulti, può essere innescato un processo trasformativo delle proprie rappresentazioni mentali che può aiutare a sciogliere il “grumo” della malattia. In questo luogo possono avvenire apprendimenti informali o semi formalizzati sia per i bambini sia per i loro genitori: gruppi di genitori possono “autoaiutarsi” a gestire l’ansia per la malattia dei figli e/o il dolore per la possibile morte.

Questo luogo può diventare il posto dell’incontro tra i cari che si sostengono nel momento che si avvicina al commiato per lo spegnersi di una piccola vita. E’ lì che i genitori possono essere raggiunti dai parenti che portano il calore della loro solidarietà.

I FATTORI FISICI E IL LORO

UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi

Flessibilità nell’uso degli spazi, che a fasi alterne possono ospitare gioia e dolore

Suoni/Rumori

L’ambiente, potenzialmente rumoroso e contenitore di voci e suoni, deve tendere al controllo dell’eccesso di riverberazione affinchè possano essere convenientemente collocate anche aree destinate a giochi o socializzazioni più silenziose.

L’intervento sul fono assorbimento del controsoffitto, unitamente agli arredi e al pavimento, in linoleum o altro materiale elastico, questi ultimi per il controllo del calpestio, possono permettere di raggiungere una acustica ambientale soddisfacente. In un’area del soggiorno può essere inserito un impianto localizzato di diffusione sonora.

Illuminazione

Energizzante se accompagna il gioco ma regolabile per occasioni meno felici

Odori

Profumo “icona” di un luogo goloso e del ben-essere (lampone, fragola)

Colori

Arancione, giallo nelle tonalità calde. Rendono il grande spazio più a dimensione di bambino, restituiscono allegria nel gioco

Risposta tattile

Il legno e il morbido potranno accogliere il mondo interno del bambino per facilitare la sua espressione di stati d’animo.

Risposta visiva

Valenza positiva per tutti locali dotati di finestre che permettono di avere la vista verso l’esterno, permettendo di beneficiare di elementi di distrazione e che consentono di creare un legame percettivo e cognitivo con il mondo esterno.

Un armadio giochi potrà attirare la curiosità del bambino e far investire nel fare conoscere giocare, rispetto al passivo-depressivo stare.

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Note al lay-out

Si dovrà modulare lo spazio in base all’età, perché infanti, fanciulli e preadolescenti possano trovare momenti di svago durante il loro ricovero. I volontari ospedalieri potranno animare lo spazio, facendolo diventare una sorta di punto di incontro, punto di ritrovo per momenti ricreativi. Non potranno mancare casette (dato il loro valore simbolico) e relativi arredi (con i diversi ambienti), bambole e bambolotti di vario tipo (per mettere in scena relazioni).

Questo spazio polivalente è un luogo della cultura dell’incontro, un luogo per la messa in scena di differenti rituali sul gioco per la vita e per il rispetto della morte. E’ verosimile che a segnare il passaggio ai differenti momenti possano essere tendaggi che coprono le pareti, attutendo la musica del disperato dolore. Altrimenti pareti in sfumature di arancio possono accompagnare i momenti ludici.

Le sedute possono essere di gomma componibile, piccole sedie per i bambini si possono trasformare in poltrone o divanetti per gli adulti dolenti. Armadietti o cassapanche possono accogliere giochi o ex-porre giochi.

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DEGENZA-UN POSTO LETTO

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Bambino, genitori-parenti, personale infermieristico e medico

TEMPO Lungo

Bassa

AMBIENTE RILASSANTE

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1) (1)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (3) (3)

ODORI (4)

RISP. TATTILE (5)

RISP. VISIVA (6) (6)

NOTE (1) Stanza intonata, con diffusione sonora variabile in funzione dello stato psico-fisico del paziente

(2) Colori chiari tinta pastello

(3) Luci indirette e soffuse, regolabili dal rilassante allo stimolante.

(4) Variazioni profumate dal neutro al rilassante

(5) Superfici morbide

(6) Variabile in funzione dello stato psicofisico del paziente

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

La degenza singola deve essere prevista in situazioni speciali, sia dal punto di vista della condizione medica (dalla gravità della condizione di salute a pericolo di infezioni attive o passive) sia per la condizione psichica (reattività e fragilità del minore o del gruppo familiare all’evento malattia), sia per il possibile protrarsi della degenza e il riacutizzarsi delle sintomatologie. La stanza singola potrebbe essere una sorta di tana per quel nucleo genitori-figlio che abbisogna di essere protetto per ricaricarsi della necessaria energia, prima di poter riaffrontare il mondo esterno. La degenza singola può essere una sorta di luogo del sostare per uscire dall’incubazione della malattia, anche in senso antropologico oltre che medico: il luogo per affrontare la vergogna e il dolore per la malattia. Alcune volte può essere il luogo per affrontare in riserbo lo strazio per l’avvicinarsi della possibile morte.

Un angolo per il gioco, potrà simbolizzare il passaggio alla relazionalità oltre il nucleo ristretto della parentela, quando le condizioni di salute migliori lo renderanno possibile. Il set point della stimolazione ambientale deve avere il massimo grado di possibile flessibilità (sonorità, luminosità e fragranze: gradualità energizzante e rilassanti per favorire la ricomposizione nell’equilibrio) per supportare affettivamente e cognitivamente i soggetti: come a potersi dire che non si è solo in ospedale. Uno schermo obliquo a trequarti di parete posto sulla parete opposta alla testata del letto, può favorire la distrazione guardando scene che possono portare fuori dall’ospedale. Diffusione sonore di base possono isolare dal, o riportare al, contesto ospedale, a seconda delle esigenze.

Se genitori in questo contesto si ritrovano ad essere molto in simbiosi con il figlio-paziente, e tocca loro sorreggere fisicamente e moralmente il figlio, il personale sanitario rappresenta il ponte tra la scienza della cura e il mondo delle relazionalità altre (possono coinvolgere volontari in funzione di mediazione e se possibili avvicinare altri pazienti). Insomma, la degenza singola è un luogo “parentesi”, di dimensione sospesa, in attesa del possibile o dell’impossibile attesa. Talvolta essa può doversi trasformare in stanza intonata al lutto, attenuandone le stimolazioni sensoriali.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi: flessibilità e adattamento della risposta sensoriale alle esigenze della cura

Suoni/Rumori

Controllare le caratteristiche di riverberazione del locale, prevedendo una attenuazione acustica di base dei controsoffitti. Verificare il possibile miglioramento del fono isolamento rispetto ai corridoi e stanze contigue. Impianto sonorizzazione programmabile dall’interno e dall’esterno: riproporre i suoni di casa, le musiche preferite, la colonna sonora della cura intonata allo stato della malattia, suoni di masking per attivare sconnessioni dagli altri luoghi,

Colori

Fresco per le pareti (un azzurro mare che riporta all’acqua e ricorda la serenità del cielo. Adottare colori ingrigiti sulla parete di sfondo al paziente per una migliore valutazione del colore dell’incarnato.

Illuminazione

L’illuminazione generale indiretta crea una distribuzione della luminosità adeguata, uniforme ed equilibrata e quindi una atmosfera gradevole e confortevole nella camera di degenza. Prevedere regolazione in crescendo (visite, trattamenti) o in calando (illuminazione notturna e luci per orientamento), nonché luce concentrata per la lettura.

Odori

Variazioni profumate rilassanti e, se del caso, sedatrici, come quella attuata sul sistema nervoso centrale dalla lavanda che può ad esempio essere nebulizzata sulle lenzuola.

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA
AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 48
PSICOLOGIA

Profumo di gelsomino per migliorare la qualità del sonno.

Risposta tattile

Superfici e rivestimenti caldi e morbidi al tatto.

Risposta visiva

Valenza positiva per tutti i locali dotati di finestre che permettono di avere la vista verso l’esterno, consentendo di beneficiare di elementi di distrazione e che consentono di creare un legame percettivo e cognitivo con il mondo esterno.

Quando il bambino sta meglio, un supporto audio video è di aiuto

Note al lay-out

Deve essere un luogo caldo nell’arredo (mobili in legno, come per ritornare alla natura)

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DEGENZA-DUE POSTI LETTO

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Bambini, genitori-parenti, personale medico e infermieristico Media

TEMPO Lungo

AMBIENTE RILASSANTE

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1) (1)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (3) (3)

ODORI (4)

RISP. TATTILE (5)

RISP. VISIVA (6)

NOTE (1) Stanza con dispositivi per l’ascolto in cuffia o sistemi di diffusione sonora localizzati sui letti.

(6) Vista verso l’esterno dalle finestre e schermi per visione programmi TV con ascolto in cuffia dei canali

(2) Colori chiari tinta pastello.

(3) Luci indirette e soffuse, regolabili dal rilassante allo stimolante.

(4) Variazioni profumate rilassanti.

(5) Superfici morbide.

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

La degenza doppia contiene una condizione sospesa tra l’uno verso il due e il due verso l’uno, che talvolta riporta al tanti. Essere in due può far chiudere sull’uno, talvolta far chiudere sul due, più frequentemente il due aiuta a moltiplicare, se si riconosce la differenza e ci si rispetta nel piacere della diversa molteplicità. Se nella degenza doppia si parte da due condizioni di salute in convivenza, si arriva facilmente a quattro persone in coesistenza, che possono sviluppare sinergie, ma anche allergie relazionali. La garanzia di spazi distinti pur se comunicanti darà etologicamente la possibilità di sviluppare solidarietà, partendo dal riconoscimento della diversità nella similitudine.

Possono godere della degenza doppia, situazioni cliniche di una gravità condivisibile, dove il senso della malattia è elaborabile nella dimensione dello scambio comunicativo. L’incipit per lo scambio, può partire dai genitori, o da uno dei pazienti, specialmente del paziente che si sente con più esperienza ospedaliera, e talvolta dall’ultimo arrivato in cerca di supporto informale.

Il senso di reciproco rispetto della privacy, nel contesto di intimità ospedaliera, parte dalla valutazione dell’atteggiamento dell’altro e dei suoi microatti che portano al sentirsi riconosciuto, senza cadere negli estremi dell’indifferenza o dell’invadenza.

Quando la salute lo consente, diversi momenti potranno essere in bridging trascorsi negli spazi collettivi di gioco. Parte del gioco-giocattolo esterno potrà essere talvolta funzionalmente trattenuto nella stanza di degenza.

Il personale sanitario si inserirà per la attivazione e/o riattivazione mediche in questo spazio uno-doppio, rispettando le dualità e/o le singolarità. Il personale con genitori potrà programmare il setpoint della luminosità (naturale/artificiale), degli stimoli visivi, uditivi ed olfattivi, in integrazione tra la cura e il prendersi cura.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi:

Migliorare la privacy seppure in un contesto di condivisione.

Suoni/Rumori

Controllare le caratteristiche di riverberazione del locale, prevedendo una attenuazione acustica di base dei controsoffitti.

La possibilità di ascoltare musica rappresenta per il bambino allettato un efficace mezzo di distrazione per far passare il tempo. Le sonorità potrebbero essere condivise nel risveglio e nell’addormentamento (questo potrebbe non avvenire solo per motivi speciali e soggettivi), mentre per il resto un sistema di diffusione masking potrebbe ridare privacy in alcune fasi della giornata a tonalità più stressogena per l’uno o per l’altro (a volte per riprendersi isolandosi dopo l’invasività delle cure).

Predisporre dispositivi per l’ascolto individuale in cuffia.

Colori

I colori sulle pareti potranno essere due, anche complementari (ad esempio dall’azzurro verso l’arancio, su toni chiari), ma il dialogo deve essere tra le pareti, non la parete con due colori a dividere lo spazio dell’uno e dell’altro.

Anche i colori degli arredi possono dialogare ad incrocio ( esempio il comodino e le testate dei letti alternate a coppie di due colori), dando mobilità ma regolarità. Lo stesso vale tra il gioco dei due letti con il gioco delle possibili chaise-longue per i genitori.

Adottare colori ingrigiti sulla parete di sfondo al paziente per una migliore valutazione del colore dell’incarnato.

Illuminazione

L’illuminazione generale indiretta crea una distribuzione della luminosità adeguata, uniforme ed equilibrata e

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA
AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 50
PSICOLOGIA

quindi una atmosfera gradevole e confortevole nella camera di degenza. Prevedere regolazione in crescendo (visite, trattamenti) o in calando (illuminazione notturna e luci per orientamento), nonché luce concentrata per la lettura.

Odori

Dialogo costruito nell’alternare fragranze nelle diverse fasi della giornata o a momenti diversi (in una ciclicità binaria: calmante ed eccitante).

Profumo di gelsomino per migliorare la qualità del sonno

Risposta tattile

Superfici e rivestimenti caldi e morbidi al tatto.

Risposta visiva

Valenza positiva per tutti i locali dotati di finestre che permettono di avere la vista verso l’esterno, permettendo di beneficiare di elementi di distrazione e che consentono di creare un legame percettivo e cognitivo con il mondo esterno.

Due schermi obliqui tra loro, disposti quasi ad angolo retto, posti al centro della parete opposta alle testate dei letti, a trequarti dell’altezza della parete, potrebbero dare una sola direzione di attenzione visiva, permettendo anche il possibile sdoppiamento della visione (con audio in masking, se diviso o se condiviso).

Note al lay-out

Nella degenza doppia, fornire arredi perlopiù uguali, potrebbe far respirare un’aria di democrazia, di non discriminazione. Gli spazi devono essere distinti ma non per forza contraddistinti, ovvero sfumature, zigzag: ”linee non dritte” dovranno dare il senso del limite, non marcare il confine.

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 51

DEGENZA-DAY HOSPITAL

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Bambini, genitori-parenti, personale medico e infermieristico Media

TEMPO Medio

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

Il DAY HOSPITAL è il luogo frutto della moderna medicina e chirurgia, che coniuga la variabile tempo (nel senso della riduzione del tempo del ricovero) con a variabile tecnologia (i progressi delle discipline medicochirurgiche permettono una protezione clinica estendibile oltre il ricovero) e con la variabile socioeconomica-culturale.

AMBIENTE RILASSANTE

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1) (6)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (3) (3)

ODORI (4)

RISP. TATTILE (5)

RISP. VISIVA (7)

NOTE (1) Il sound diffuso nel locale deve essere rilassante e a basso volume. Effetto di masking,

(2) Arcobaleno

(3) Luci indirette e soffuse, regolabili dal rilassante allo stimolante.

(4) Essenza rilassante (lavanda) contro gli odori dell’ospedale

(5) Superfici lisce, satinate, morbide

(6) Possibile ascolto energizzante individuale in cuffia

(7) Vista verso il giardino pensile, monitor TV con ascolto in cuffia dei canali

I ricoverati in DH, hanno perlopiù la necessità di essere esposti ad atti di cura ben precisi e specifici in merito al loro bisogno, in tempi che superano il tempo di cura ambulatoriale per la necessità di un monitoraggio maggiore diagnostico e/o di cura.

Per i pazienti e i loro genitori si tratta solitamente di una “full immersion” preparata nel tempo-tempio della cura ospedaliera: perlopiù sarà una lunga giornata di attesa tra diversi atti di cura, con la speranza di non andare oltre il “day” e con “quasi lo stress” di dover concorrere nella cura affinchè le cose vadano per il meglio.

Il tempo tra i differenti atti di cura dovrà per il bambino e il suo genitore essere un tempo del rilassamento accompagnato da momenti informativi circa la propria patologia e il proprio ben-esistere.

Il personale sanitario a seconda della specificità degli interventi potrà collocare il piccolo malato in stanze per pochi o diversi pazienti (da due a cinque), tenendo conto anche del mutuo-aiuto tra pari e tra genitori, inserendo stimolazioni sensoriali (sonorità, audiovisivi, isole olfattive, aspetti luminosi e di colore) differenti nelle differenti fasi del ricovero diurno.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi: migliorare la privacy, velocizzare la percezione del fluire del tempo di cura

Suoni/Rumori

Controllare le caratteristiche di riverberazione del locale, prevedendo una attenuazione acustica di base dei controsoffitti. Suoni diffusi per la degenza day hospital, possono far sentire meno la cesura degli interventi del personale per i singoli degenti o per il possibile dover andare e venire dei pazienti. Tolleranza alle procedure: migliorare la tolleranza della persone a procedure spiacevoli o invasive, come l’inserzione di linee intravascolari, procedure chirurgiche, medicazioni di ustioni e chemioterapia. Prevedere predisposizione di dispositivi per l’ascolto in cuffia: la possibilità di ascoltare musica rappresenta per il bambino allettato un efficace mezzo di distrazione per far passare il tempo.

Colori

La degenza day Hospital suggerisce una dimensione arcobaleno, ovvero l’idea che la stanza di degenza possa trovare sulle pareti campiture verticali, poco più ampie della testata del letto, aventi un colore che si alterna all’altro dell’arcobaleno. L’arcobaleno inteso a rappresentare nella sua somma l’espressione del day, del giorno, del chiaro, nel declinarsi dei colori dell’individualità e della pluralità delle condizioni di salute in contesto di cura diurna.

Adottare colori ingrigiti sulla parete di sfondo al paziente per una migliore valutazione del colore dell’incarnato.

Illuminazione

L’illuminazione generale indiretta crea una distribuzione della luminosità adeguata, uniforme ed equilibrata e quindi una atmosfera gradevole e confortevole nella camera di degenza day hospital. Prevedere regolazione in crescendo nonché luce concentrata per la lettura

Odori

Ondate di fragranza di lavanda possono ridare fresco e orientare verso la tranquillità, lenendo la possibile invasività acre del sentire di farmaco.

Risposta tattile

Superfici e rivestimenti caldi e morbidi al tatto.

PARTE PARTE
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SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA

Risposta visiva

Valenza positiva per tutti i locali dotati di finestre che permettono di avere la vista verso l’esterno e la luce del sole, di beneficiare di elementi di distrazione e di creare un legame percettivo e cognitivo con il mondo esterno. Organizzare un giardino pensile suggestivo con vialetti, labirinti e sorprese sonore.

Una piramide tronca rovesciata, definita da quattro monitor, sospesa in zona centrale del soffitto, con il suo scorrere di immagini, può essere un accompagnare verso il lieve riposo o verso un distrarsi per la cura.

Note al lay-out

Gli arredi dovrebbero dare la sensazione di leggerezza e mobilità, nel loro essere letti mobili, quasi poltrone, chaise-longue, pronte per stare, ma anche per andare, dotate di cuffie-casco in cui poter intonare la propria singolarità ascoltando sonorità diffuse su più canali (musiche per bambini, suoni di natura, musica classica, ecc.) ed uno con possibilità di sincronizzazione con i videoprogrammi. Anche un piccolo armadietto dal quale si diparte un tavolinetto modulabile in altezza ed inclinazione, potrebbe completare la postazione, quasi un posto, ma non solo un posto.

Una quasi poltrona ancora sedia può aiutare il genitore ad una vigilanza rilassata del figlio, alternata al condividere con altri genitori quella voglia di sapere difensiva che aiuta ad affrontare le “disgrazie”, imparando dalla malattia altrui e dalla propria.

Una piccola sala adiacente può servire da temporaneo distacco per genitori e/o figli, quasi a staccare dall’impegno della sala di degenza, per condividere altro, in un ponte tra l’essere in ospedale e il ritornare a casa attraversando il mondo, magari con qualche nuova visione o convinzione.

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 53

TERAPIA INTENSIVA NEONATALE

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Genitori, neonati, personale medico e infermieristico Bassa

AMBIENTE RILASSANTE

TEMPO Lungo

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (3) (6)

ODORI (4)

RISP. TATTILE (5)

NOTE Box

(1) Suoni d’acqua ritmati per cullare, ritmi lenti per conciliare il sonno

(6) Un elevato livello di illuminazione può essere richiesto, per tempi limitati, nel corso di visite e trattamenti.

PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

La TIN è una struttura operativa altamente specializzata e tecnologizzata, ad elevata presenza di personale sanitario che lavora in un costante clima di emergenza; in essa genitori del bambino prematuro o in condizioni critiche possono vivere un continuo stato di tensione dovuto al timore di perdere in ogni momento il proprio bambino e all’impossibilità di stabilire e mantenere un contatto fisico e costante con il piccolo che potrebbe invece facilitare la costruzione e lo sviluppo del legame genitoriale.

Per quanto l’accesso alla TIN, oggi diversamente da qualche anno fa, sia permesso e agevolato, seppure in condizioni controllate, proprio ai fini della partecipazione attiva dei genitori al processo di cura del figlio, l’ambiente può essere particolarmente stressogeno in quanto appunto altamente tecnologizzato e affollato dalla presenza del personale sanitario e tecnico. A ciò si aggiunge la vulnerabilità, in particolar modo della mamma, che può avvertire con sofferenza la discrepanza tra il parto naturale immaginato e la nascita reale “tecnologica” e pericolosa avvenuta; inoltre, dopo la nascita, la separazione dal figlio potrebbe anche durare qualche giorno amplificando così la frustrazione e l’esperienza depressiva del distacco. Spesso la mamma potrebbe sentirsi particolarmente affaticata dalla spola che potrebbe dover fare tra casa e ospedale, al contrario della mamma di un bambino nato normalmente che torna a casa insieme al figlio potendosi così riprendere anche dalle fatiche del parto. E, ancora, questa mamma potrebbe non sentirsi proprio tale dato il contatto fisico ridotto con il proprio bambino e trascurare così anche le cure del puerperio.

Essere mamma di un bambino prematuro, la cui sopravvivenza non è sicura, può esporre a lunghi periodi di incertezza dovuti alla discrepanza tra le aspettative e la realtà e dal fatto che il proprio bambino non è come lo si era immaginato e questo a volte può portare allo sviluppo di sentimenti negativi o poco materni nei confronti del proprio figlio.

Essere genitori di un bambino prematuro e in pericolo di vita, può far nascere comuni atteggiamenti difensivi che vanno dalla “negazione” per potersi proteggere da una precoce morte, alla “colpevolizzazione” espressa sia con amarezza che con rabbia (agita o diretta interiormente) per, nella migliore delle ipotesi, arrivare all’accettazione dell’evento, aprendo così la strada ad un processo di elaborazione che porrà le basi di un legame affettivo profondo, seppure attraverso la mediazione tecnologica, e in questo l’ambiente socio-fisico del reparto assume particolare importanza.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi

Suoni/Rumori

La TIN è un luogo delicato che necessità di strumentazioni attorno alle incubatrici che possono essere rumorose e dalle quali il neonato può ricevere potenziale danni a seguito di esposizione a condizioni acustiche inadeguate. Le stanze singole adottate rappresentano la soluzione di massimo comfort acustico per neonati. Porre in ogni caso attenzione alla sigillatura delle porte di accesso e adottare un fono assorbimento di base nel controsoffitto, riducendo al massimo le emissioni di rumore delle attrezzature.

In merito alle condizioni acustiche di questa realtà operativa, esse rappresentano una risorsa se supportano: le condizioni di fruizione in termini di privacy acustica (controllo dei livelli di rumorosità), la rigenerazione psicofisica dei pazienti consentendo loro di riposare, il corretto sviluppo neurocomportamentale dei neonati prematuri e i processi affettivi proponendo suoni piacevoli inducenti calma e benessere (introduzione progettata di connotazioni acustiche piacevoli e distraenti).

E’ stato dimostrato che gli stimoli acustici (musica e suoni naturali) possono influire sull’attività bioelettrica del cervello e produrre effetti positivi come la riduzione dell’ansia, della tensione e dell’insonnia (Devlin, Arneill, 2003 in R. Del Nord, 2006). L’insonorizzazione delle attrezzature rumorose e il miglioramento dell’acustica di sala può permettere di introdurre sonorizzazioni rilassanti per il neonato, che potrebbe essere cullato con suoni dolci, lievi e caldi, suoni d’acqua ritmati, in continuità con i suoni che hanno accompagnato il feto durante la gravidanza. Colori

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA
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Turchese e grigio cielo: l’effetto che si ottiene, di coniugare comfort e funzionalità, predispone all’ottimismo, ed è legato alla caratteristica di alleggerimento degli stress espressa dal turchese, mentre il grigio cielo riporta emotivamente all’apertura ed all’abbattimento della barriera interno/esterno, dilatando gli spazi e dando la sensazione di far penetrare il cielo all’interno.

Illuminazione

Illuminazione si adatta alle necessità della cura e del riposo, è richiesto un incremento in caso di visite e trattamenti. La vigilanza notturna necessita di 20 lx (DIN EN 12464-1).

Odori

Profumo di neonato,

Note al lay-out

Nell’area di lavoro del personale sono auspicate condizioni ambientali che favoriscono l’attenzione e riducono la stanchezza: elevato livello di illuminazione energizzante, colore giallo nelle tonalità calde, i suoni d’acqua ritmati nei box confluiscono attenuati nell’area di lavoro per detendere.

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 55

TERAPIA INTENSIVA PEDIATRICA

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Bambino, genitore, personale medico e infermieristico Bassa TEMPO Lungo

AMBIENTE RILASSANTE

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (3) (7)

ODORI (4)

RISP. TATTILE (5)

RISP. VISIVA (6) (8)

NOTE

(1) Ritmi lenti e sonorità per conciliare il sonno

(2) Colore rosa e corallo

(3) Livello di illuminazione regolabile, in particolare per la notte

(4) Evitare odori ospedale

(5) Morbidezza

(6) Evitare vista strumentazione medicale

(7) Elevati livelli di illuminazione, per tempi limitati, nel corso di visite e trattamenti.

(8) Introdurre stimoli positivi o di distrazione con arredi o proiezioni a soffitto. Proiezione dell’ora. Vista dalla finestra.

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

La Terapia Intensiva Pediatrica è una Struttura dedicata all’accettazione e alla cura di pazienti in età pediatrica che si trovano in condizioni critiche per la vita a causa di varie condizioni morbose. Il paziente di Terapia Intensiva, contrariamente a quanto naturalmente si sia indotti a pensare, si trova in condizioni tali per cui le caratteristiche fisico-sensoriali sono tutt’altro che non significative. Ancor più, nel paziente pediatrico in Terapia Intensiva che ha inferiori capacità psicocognitive e minor bagaglio esperienziale rispetto all’adulto, la tematica degli stressori ambientali può assumere una primaria rilevanza. Nella Struttura di Terapia Intensiva possono essere presenti pazienti pediatrici fortemente sedati ma anche pazienti nel pieno possesso delle proprie capacità percettivo-cognitive e, a livello di stimolazioni ambientali, essi possono essere esposti sia a condizioni di “sovrastimolazione sensoriale” e da “manipolazione terapeutica” che di “sottostimolazione” indotte, quest’ultime, dalla scarsità di relazioni sociali e di “tocco terapeutico”.

I familiari del piccolo paziente ricoverato in Terapia Intensiva sviluppano un’elevata risposta di stress al suo ricovero in quanto esposti ad un ambiente altamente tecnologizzato, oscillante tra la vita e la morte, e interdetti nella prossimità con il figlio: una destrutturazione cognitiva e emotiva imposta dalla crisi della malattia che può portare a disorientamento e dispersione di identità. Qui viene prepotentemente richiamato, ed eventualmente costruito attraverso supporti di tipo psicologico, lo sviluppo di capacità di fronteggiamento con cui si identifica il coping, in riferimento al suo piano “elaborativo” della situazione ma, prioritariamente, “distrattivo” in quanto decomprimente rispetto allo stress indotto dall’evento traumatico.

Ciò a dire che la competenza genitoriale, anche nel caso della Terapia Intensiva, si definisce (se necessario in modo supportato) attraverso la capacità del genitore di prendere in carico quella specifica condizione evolutiva del figlio e attraverso la gestione del processo di attraversamento delle condizioni di rischio, in un’alternarsi tra esame di realtà e speranza. Questo diventa possibile nella misura in cui il genitore possegga o comunque possa sviluppare competenze specifiche inerenti la propria sfera personale e, dunque, la gestione del rapporto tra se stesso e la malattia del figlio, e della loro dimensione interpersonale.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi

Ridurre gli stressori ambientali a carico dei piccoli pazienti e dei genitori; ridurre i disturbi del sonno e la difficoltà di dormire; migliorare la privacy.

Suoni/Rumori

Prevedere una attenuazione acustica potenziata per i controsoffitti e le pareti, nel limite della ammissibilità tecnica, per ridurre la riverberazione del rumore emesso dalle apparecchiature medicali, dagli allarmi, telefoni, ecc.

I box di terapia intensiva adottati rappresentano la soluzione di massimo comfort acustico per i ricoverati. Porre in ogni caso attenzione alle chiusure delle porte di accesso, affinchè non risultino rumorose e garantiscano una buona tenuta acustica.

Illuminazione

L’illuminazione deve essere adattata alle necessità della cura e del riposo, è richiesto un incremento in caso di visite e trattamenti. La vigilanza notturna necessita di 20 lx.

Regolare il livello di illuminazione giorno/notte affinchè il piccolo paziente non subisca una forte alterazione dei ritmi circadiani.

Possono essere introdotti motivi musicali che cadenzano il fluire del tempo (ninna nanna o musiche rilassanti per la notte, la colazione della mattina, ...)

Odori

Evitare odori intensi di medicinali e disinfettanti

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA
AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 56
PSICOLOGIA

Colori

Nei box possono essere proposti colori, quali il rosa, indaco rosato e il corallo, che fungono da “attenuatori” di intensità acustica percepita e della sensazione del dolore percepito.

Nella zona lavoro del personale, il giallo, nelle tonalità calde, produce l’effetto di stimolazione psichica e visiva, di sollecitazione dell’attenzione degli addetti al lavoro, con conseguente miglioramento dell’efficienza.

Visivo

Evitare/limitare la vista diretta delle attrezzature mediche

La presenza di finestre è un fattore positivo per consapevolizzare il trascorrere del tempo.

Sfruttare il soffitto come luogo di proiezione dinamica di immagini, dell’ora, ecc.

Note al lay-out

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PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA

PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 58

LOCALE ALLATTAMENTO

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Bambino, mamma Bassa

AMBIENTE RILASSANTE

TEMPO Medio

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

Un luogo dedicato in quanto giustificato dalle rappresentazioni sociali della nostra società che considerano l’allattamento un atto riservato tra mamma e bambino allattato, al massimo condivisibile tra madri che allattano.

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (3)

ODORI (4)

RISP. TATTILE (5)

NOTE (1) Musica ambient rilassante

L’allattamento, indipendentemente dalla modalità utilizzata, in campo psicologico viene descritto come una situazione relazionale perfettamente orchestrata e per lo più compiuta inconsapevolmente: un evento che si ripete più volte durante la giornata e che, se sperimentato costantemente dal bambino in un clima ambientale e relazionale tranquillo, crea le basi per lo sviluppo di un Sé sicuro. Un’esperienza, quella dell’allattamento, che risulta piacevole per il bambino dato il contatto fisico e il senso d calore,e piacevole anche per i genitori data la vicinanza emotiva e corporea con il proprio figlio attraverso la quale trasmettergli conforto, amore, senso di benessere e di tranquillità. Il latte è un liquido zuccherino, composto prevalentemente da acqua. L’immaginazione ingenua ma anche quella poetica attribuiscono all’acqua un carattere quasi sempre femminile sottolineando così la maternità delle acque. L’acqua è una materia che vediamo ovunque nascere e crescere: la sorgente, d’altronde, è in sé una nascita continua. L’acqua, inoltre, è oggetto di una delle maggiori valorizzazioni del pensiero umano: la valorizzazione della purezza; inoltre, evocando giochi di acque chiare, primaverili e torrenziali, di acque sgorganti e di acque che allegramente si rincorrono in limpidi corsi d’acqua piene di immagini della natura che ivi si rispecchiano, facilmente si associa all’acqua la componente della freschezza. Freschezza come carica di risveglio, freschezza come il canto dell’acqua di limpidi ruscelli, ridenti mormorii riconducibili al linguaggio infantile della Natura.

L’acqua, e quindi anche il latte nell’accezione menzionata, è l’elemento più adatto ad illustrare i temi di combinazione delle potenze: essa accoglie con la medesima facilità le materie opposte, lo zucchero e il sale, consentendo loro di dissolversi in essa ; l’acqua si impregna così di tutti i sapori e di tutti gli odori: del sapore zuccherino della bevanda di latte e dell’aroma di talco di mamma e bambino, in un’alchimia di profumi che evocano lo spirito della natura. E la natura non è forse Madre eterna proiettata nell’infinito? Dal punto di vista sentimentale la Natura è una proiezione della madre: la mamma che accudisce, accoglie, nutre, conforta, esorta.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi

Migliorare la privacy, realizzare un ambiente caldo, intimo e confortevole.

Suoni/Rumori:

Attenuazione acustica di base del controsoffitto. Garantire un buon isolamento acustico rispetto alla sala attesa e al servizio igienico utenti, dove possono determinarsi condizioni di rumorosità interferenti (isolamento della porta del locale, fono isolamento muro di separazione).

Prevedere impianto diffusione sonora per immettere sottofondi musicali rilassanti e creare una atmosfera distesa, anche con effetto di masking rispetto ai locali adiacenti.

Nella stanza dedicata all’allattamento sarebbe auspicabile introdurre suoni d’acqua e della natura. Suoni d’acqua perché per l’immaginazione umana tutto ciò che scorre è acqua; andando a ricercare nell’inconscio, si potrebbe dunque dire che ogni acqua è latte, ogni bevanda felice è latte materno.

Il mare è materno, l’acqua è un latte prodigioso; l’acqua così maternizzata ne descrive tutte le qualità dolcificanti: l’acqua “addolcisce” un dolore…l’impressione di dolcezza e sollievo che può provare una gola irritata o una lingua asciutta ingerendo acqua rimanda al primo liquido, al latte dolce e tiepido che nell’immaginazione degli esseri umani sarà sempre acqua privilegiata.

Colori

Colori riposanti chiari, tinta pastello, azzurro, verde acqua e rosa.

Illuminazione

Luce diffusa a bassa intensità, regolabile per aumentare la sensazione di privacy

Odori

Aromi in linea con l’evocazione immaginifica, Isola sensoriale aromatica icona del luogo (talco, tiglio,..).

Risposta tattile

Morbidezza delle sedute avvolgenti.

Risposta visiva

Quadri alle pareti con immagini rilassanti: bambini che dormono, orizzonti all’alba, paesaggi marini, prati di montagna…

Note al lay-out

Arredi e sedute dalle linee morbide, assenza di spigoli.

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 59

LOCALE OSSERVAZIONE PAZIENTI-PREPARAZIONE

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Bambino, personale medico e infermieristico, genitore Bassa

AMBIENTE RILASSANTE

TEMPO Breve

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (3)

ODORI (4)

RISP. TATTILE (5)

RISP. VISIVA (6) (7)

NOTE

(2) Favorire l’attivazione anestetica

(3)

(4) Evitare odori ospedale

(5) Superfici morbide e calde

(6) Evitare contatto visivo con pazienti in uscita sala operatoria

(1) Ascolto in cuffia della musica o canzone preferita.

(3) Elevati livelli di illuminazione possibilmente direzionali imposti dalle norme sanitarie

(7) Immagini per catturare l’attenzione e attivare momenti di distrazione, cartoni animati preferiti

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA

PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 60

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

L’intervento chirurgico rappresenta un evento fortemente ansiogeno per qualsiasi persona, sia essa un bambino, un adulto, un anziano o un disabile: un momento che può essere vissuto come intensamente destabilizzante tale da interferire poi con il decorso post-operatorio. Nella specificità dell’ambiente pediatrico, “La natura dell’esperienza dell’intervento chirurgico è tale da procurare ansia ai bambini in quanto essi si sentono minacciati da stressori quali la separazione dai genitori, il dolore o il discomfort e la perdita, durante la convalescenza, delle routine e delle attività familiari” (La Montagne et al., 2001, in Del Nord, 2006).

Ogni paziente nel periodo pre-operatorio sta per affrontare un evento che certamente lo pone in condizioni di inferiorità e passività tali da facilitare l’emergere di sensazioni, emozioni, sintomi configurabil come stato ansiogeno caratterizzato da preoccupazione, inquietudine, timore; un’ansia di attesa rispetto a qualcosa che non si conosce come tale e come sarà nel post-chirurgico, pertanto una condizione temuta, una paura orientata al futuro che viene vissuta con ipervigilanza e tensione.

Le evidenze scientifiche degli ultimi anni hanno dimostrato una lineare correlazione positiva tra l’ansia preoperatoria e l’ansia post-operatoria: in letteratura sono numerosi gli studi ed i modelli d’intervento psicologico sul paziente pre- e post- intervento chirurgico, basati sull’ipotesi che i fenomeni clinici dell’ansia pre-operatoria influenzino sia l’emergere di comportamenti post-operatori disfunzionali che l’emergere di stati deliranti, più o meno durevoli (Kain Z.N. et al. 2004).

Già Spielberg et al., (1973) dimostrarono con un questionario specifico di quantificazione dell’ansia (S.T.A.I.) che mentre la paura mobilizza il soggetto all’azione, l’ansia aumenta l’attenzione sull’ambiente e sul proprio corpo, facilitando la recettività sensoriale e attivando patterns di risposte negative a eventi stressanti.

Durante tutto il periodo pre-operatorio e post-operatorio il bambino e i suoi genitori subiscono elevati livelli di stress da un punto di vista fisico, legato al dolore, alla costrizione a letto, al digiuno, etc.: da un punto di vista psicologico per un’eventuale inadeguata comprensione dell’evento, talvolta indotta dallo stesso comportamento ansiogeno dei genitori, e da un punto di vista ambientale in quanto l’ambiente estraneo e sconosciuto della Sala Operatoria può rafforzare il disagio, tanto più se il livello dello stesso caratterizza uno spazio esplicitamente “sanitario” che evoca nel paziente una sensazione di freddezza ed estraneità che non può che amplificarne l’ansia.

Questo non può prescindere dalla variabile relazionale che circonda il paziente, cioè il bisogno di non sentirsi isolato. Possiamo individuare in questo bisogno quella componente affettiva, etologicamente determinata e attuata sin dalla nascita (teoria bowlbyiana dell’Attaccamento), che spinge ogni individuo alla prossimità con coloro che ama, specie di fronte alla sofferenza e al pericolo (Bowlby 1988). Questa profonda motivazione porta infatti regolarmente ogni familiare a sostare nell’area più vicina alla sala operatoria per tutto il tempo dell’intervento e un blocco operatorio pediatrico dovrebbe facilitare il più possibile tale vicinanza. Al contempo, in questo percorso di accompagnamento da parte dei familiari, è opportuno verificare e favorire una collaborazione consapevole dei genitori: essi possono infatti rappresentare il primo apparato mentale contenitivo delle paure del bambino e, nella maggior parte dei casi questo avviene in modo naturale; ma, in altre situazioni può accadere che la tensione, l’angoscia o la conflittualità tra i genitori prevalga e l’attenzione dei curanti nel costruire questa holding psichicamente protettiva per il bambino, viene messa a dura prova. La figura di uno psicologo dedicato in sala di Preparazione e di Risveglio della Sala Operatoria potrebbe in questi casi rappresentare un ponte, un’ “area transazionale” tra il dentro e il fuori, tra il corpo e la mente, tra la parola e lo sguardo, facilitando così una maggiore compliance da parte del piccolo paziente al processo di cura.

In letteratura si rintracciano diversi programmi di riduzione dello stress pre-operatorio del bambino e del genitore: programmi di educazione pre-operatoria all’intervento attraverso visite “guidate” al Blocco Operatorio e breve stazionamento nelle Sale di Preparazione e di Risveglio, ai fini della conoscenza sia ambientale che delle attrezzature mediche che verranno impiegate; in alcuni di questi programmi viene anche simulata l’induzione all’anestesia attraverso il gioco consentendo ai bambini di manipolare una bambola predisposta che nell’immaginario simbolico diventa “il piccolo paziente”; altri programmi prevedono l’ascolto della canzone preferita di quel bambino o la visione del suo cartone animato preferito attraverso

una videoproiezione predisposta al momento dell’induzione all’anestesia, in considerazione della sua valenza distraente; in altri ancora sono state inserite professionalità preparate e dedicate a magie, improvvisazioni, giochi (es. clown), in funzione sempre del decremento dell’ansia.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi

Ridurre l’ansia pre-operatoria per favorire la compliance del paziente.

Suoni/Rumori

Attenuazione di base dei controsoffitti.

Evitare al bambino l’ascolto dei dialoghi del personale infermieristico o medico, inducendolo a distrarsi con suoni, canzoni, musiche registrate diffuse in cuffia con sistemi di riproduzione personali.

Colori

Indaco rosato: riduce la percezione della sensazione del dolore ed aumenta quella di purificazione dell’aria. Queste gradazioni aumentano, infatti, l’asetticità e l’attivazione anestetica. Adottare colori ingrigiti sulla parete di sfondo al paziente per una migliore valutazione del colore dell’incarnato.

Illuminazione

E’ una caratteristica ambientale sulla quale è difficile intervenire perché il personale medico e infermieristico ha bisogno di una buona illuminazione.

Odori

Evitare la diffusione di odori caratteristici dei disinfettanti e dei farmaci

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 61

LOCALE OSSERVAZIONE PAZIENTI-RISVEGLIO

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Bambino, genitore, personale medico e infermieristico Media

AMBIENTE RILASSANTE

TEMPO Breve

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (3)

ODORI (4)

RISP. TATTILE (5)

RISP. VISIVA (6)

NOTE (1) Creare le condizioni sonore per un risveglio dolce

(2) Giallo pastello, per regalare allegria al risveglio.

(3) Luci regolabili zona letti

(4) Evitare odori dell’ospedale

(5) Tessuti morbidi

(6) Evitare la vista diretta di attrezzature mediche

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

Quanto descritto per la Sala di Preparazione all’intervento chirurgico è in parte valido anche per la Sala di Risveglio; in quest’ultima in particolare, il piccolo paziente vi sosterà almeno un’ora, alternando fasi di quasi consapevolezza al sonno: un tempo, vissuto dagli operatori sanitari in modo solitamente razionale, organizzato, fluido e funzionale, ma soggettivamente esperito dai parenti come interminabile, vuoto ed angoscioso per l’eventuale mancanza di informazioni sull’intervento che, ad es., “sarebbe dovuto durare poche ore” e invece si è protratto più a lungo. Il paziente, anche pediatrico, che si risveglia dall’anestesia, accoglie con sollievo e con piacere la vista di un volto che gli si rivolge chiamandolo per nome, di una persona che gli chiede come si senta e che gli dà notizie di chi fuori è in ansia per lui: in questo caso sarebbe auspicabile valutare la possibilità della vicinanza di un familiare e, se ciò non fosse possibile, di una persona dedicata tra il personale, anche volontario, oppure dello psicologo ospedaliero, formati all’accesso delle varie aree di Sala Operatoria osservandone le regole di vestizione, igiene e di comportamenti.

Dal punto di vista dell’umanizzazione ambientale e compatibilmente con le esigenze peculiari di un ambiente di Sala Operatoria, all’interno delle sale di Preparazione e di Risveglio, giochi, disegni, divanetti, pareti colorate, fragranze, sonorità rilassanti e di mascheramento al rumore delle attività prevalenti, luci schermate, potrebbero creare un clima attraente e distraente per il bambino, ed offrire un luogo familiare ai genitori se viene loro consentito di so-stare e dare, in prima persona, cura ed accudimento al proprio figlio. Una sorta di umanizzazione pittorica e sonora di tali ambienti che potrebbe diventare un fattore di facilitazione della cura, stimolando la fantasia.

La fantasia permette infatti di sognare, di immaginare l’impossibile, di varcare i confini dello spazio e del tempo, di evadere, concedendo uno spazio mentale in cui le ansie e timori possano essere rappresentati e narrati, per riuscire poi ad affrontare in modo più tranquillo una realtà che potrebbe essere troppo angosciante, in quanto i colori, i segni, i disegni, i suoni, le fragranze diventano portavoce dei mot d’animo.

E, al risveglio… “Rosaspina, la Bella Addormentata che, punta da un fuso, attendeva di essere risvegliata dal bacio del Principe, tutto il Regno fece festa”.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi

Risveglio dolce

Suoni/Rumori

E’ noto il fatto che l’udito sia l’ultimo senso a sparire e il primo a ritornare quando una persona perde e riacquista coscienza; pertanto l’ambiente acustico all’interno della sala risveglio riveste particolare importanza e merita particolare attenzione. E’ importante favorire un elevato fonoassorbimento dei suoni provenienti dall’esterno e dall’interno del locale.

In corrispondenza dei letti può essere previsto un impianto di diffusione sonora localizzato, collegabile a sistema di riproduzione personale Hi Pod, per avere la possibilità di far ascoltare la colonna sonora del risveglio.

Colori

Giallo, nelle tonalità calde, produce l’effetto di stimolazione psichica e visiva, di sollecitazione dell’attenzione degli addetti al lavoro, con conseguente miglioramento dell’efficienza. Adottare un giallo ingrigito sulla parete di sfondo al paziente per una migliore valutazione del colore dell’incarnato.

Illuminazione

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA
AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 62
PSICOLOGIA

E’ una caratteristica ambientale sulla quale è difficile intervenire perché il personale medico e infermieristico ha bisogno di una buona illuminazione. Se possibile attenuare la luce nella zona letto, quando non strettamente necessaria, per favorire un risveglio dolce.

Odori

Evitare la diffusione di odori dovuti ai farmaci e ai disinfettanti

Visivo

Schermare la vista diretta su apparecchiature mediche, flebo, ecc.

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 63

LOCALE OSSERVAZIONE SALME

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Genitori, parenti, amici

AMBIENTE RILASSANTE

TEMPO Breve

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (3)

ODORI (4)

RISP. TATTILE

RISP. VISIVA (5)

NOTE (1) Migliorare fono assorbimento per dilatare i confini verso il cielo e aumentare la privacy.

(2) Colore del cielo

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

Un luogo in cui si prova grande pena e sconforto per la perdita di una tenera vita, o di una vita attesa, dove spesso la disperazione è associata a rabbia e dolore. Trovare qui la possibilità di privacy, non di solitudine, è importante.

E’ qui che i genitori del defunto con i loro parent e amici si avvicinano alla disperata consapevolezza del distacco dal corpo del figlio. La delicatezza per il dolore dei cari richiede una forte simbolizzazione del luogo caratterizzandolo anche geometricamente per la sua sacralità (anche in senso laico). Sedute comode attorno alle pareti del locale antistante la camera di osservazione della salma, possono essere l’accoglienza dei corpi sofferenti per il dolore della scomparsa.

Questo luogo deve allo stesso tempo permettere di vivere la singolare individualità emotiva nei confronti della morte e di condividere il senso di comunanza e universalità dell’evento. Anche il personale sanitario, con discrezione potrà prendersi del dolore dei parenti del piccolo paziente, gestendo specifiche stimolazioni sensoriali con senso di partecipazione e accoglimento.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi

Avvantaggiare scelte che migliorano l’intimità e la riservatezza.

Suoni/Rumori

Fonoassorbenza potenziata sul controsoffitto, per creare effetto di espansione dell’altezza del locale e attutire, ma non troppo, il pianto.

Colori

Preferire il colore blu. Oltre a simboleggiare l'anima, l'eternità e la profondità dei sentimenti, il blu simboleggia anche tristezza e paura. Infatti è frequente l'espressione inglese "I feel Blue" per dire che si è depressi. Altro particolare, il Blu è anche il colore dell'introversione, del necessario chiudersi in se stessi al momento del lutto.

Illuminazione

Illuminazione tenue, indiretta.

Odori

Fragranze di fiori di campo misti, muschio, … possono dare il senso di potersi conciliare con un ritorno alla natura.

Risposta visiva

Nell’architettura del locale, si può prevedere che il soffitto ricordi geometrie a forma di cupola, per facilitare negli astanti la dimensione della trascendenza, dell’avvio di una soggettiva religiosità transculturale, rispettosa dell’avvenuto passaggio di stato.

Soffitto con rigature ad “effetto volta”, a sottolineare l’espansione verso l’alto.

64

AMBULATORI MEDICI

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Bambino, genitore, medico Bassa

AMBIENTE RILASSANTE

TEMPO Breve

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1)

COLORI (4)

ILLUMINAZIONE (5)

ODORI (2)

RISP. TATTILE (3)

RISP. VISIVA (6)

NOTE

(1) Ambiente silenzioso ideale per la comunicazione in voce

(2) Diffusori di aromi rilassanti

(3) Morbidezza e calore di contatto con le superfici e con il lettino

(4) Giallo, Verde

(5) Quella necessaria per le visite

(6) Elementi di arredo e di attrazione

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA

PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 65

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

La colonna sonora dell’ambulatorio pediatrico è l’esserci nella relazione e nella comprensione. Il curante nel tempo limitato della visita, deve capire il funzionamento del corpo del piccolo paziente e delle relative emozioni connesse, ascoltando il bambino e i genitori che raccontano del figlio. Il curante, ciò che ha capito lo deve tradurre in una diagnosi o in necessità di accertamenti diagnostici, e in un trattamento, che dovranno essere comunicati al paziente e ai suoi caregiver. Questo è un momento delicato, in cui le interferenze interne (psichiche) devono essere abbassate e quelle esterne (rumori fisici) limitate il più possibile. Per facilitare la comunicazione della diagnosi e del trattamento, uno schermo a cristalli liquidi appeso alla parete dietro la scrivania del medico collegato al personal computer, o un doppio schermo del pc, possono favorire la comunicazione della diagnosi e del trattamento, permettendo al bambino e ai genitori di visualizzare oltre che ascoltare il curante.

I

FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi:

Favorire la compliance del piccolo paziente

Suoni/ Rumori

Garantire per la privacy dei pazienti un ottimo isolamento delle pareti rispetto ai locali adiacenti e la possibilità di comunicare senza inibizioni con il medico. Eventuale ricorso a effetti sonori di masking. Prevedere un fono assorbimento di base del controsoffitto.

Colori

Giallo: nelle tonalità calde, produce l’effetto di stimolazione psichica e visiva, di sollecitazione dell’attenzione degli addetti al lavoro, con conseguente miglioramento dell’efficienza

Illuminazione

Le visite necessitano di adeguata intensa luminosità direzionabile.

Odori

La diffusione di fragranze, in sintonia olfattiva con il curante e pazienti, tra lavanda e fiori d’arancio, può favorire la concentrazione ed avere funzione antibatterica.

Risposta tattile

Arredi costruiti con materiali caldi al tatto. Ciò vale soprattutto per il lettino da visita, che dovrebbe avere una forma flessibile e morbido-compatta nell’accogliere il corpo “disturbato”.

Risposta visiva

Un ambiente attraente e confortevole favorisce la curiosità, diminuisce l’ansia e può rendere il bambino più collaborativo. Giochi e particolari elementi di arredo. Elementi di attrazione visiva alle pareti.

Note al lay-out

Preferire locali sufficientemente ampi in cui inserire un piccolo spazio giochi con un tavolinetto simile a quello del dottore, può favorire la distrazione del paziente mentre i genitori si concentrano per comprendere diagnosi e indicazioni al trattamento. Arredi che solo in parte richiamano il contesto istituzionale, ovvero sostanzialmente amichevoli, con scrivanie ed armadi non troppo burocratiche nella forma (non troppo squadrati).

AMBULATORIO CHIRURGICO

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Bambino, medico, infermiere, genitore Bassa

AMBIENTE RILASSANTE

TEMPO Breve

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (6)

ODORI (3)

RISP. TATTILE (4)

RISP. VISIVA (5)

NOTE

(1) Diffusione musica ad induzione

(2) Giallo pastello, verde chiaro

(3) The verde

(4) Lettino morbido e compatto nell’accogliere il corpo “disturbato”.

(5) Evitare stimoli visivi negativi

(6) Alta intensità luminosa necessaria ai medici

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

L’ambulatorio chirurgico è il luogo dove si può fare diagnosi chirurgica, dove il chirurgo può effettuare visite di controllo successive all’intervento chirurgico, oppure il luogo dove vengono effettuati interventi di chirurgia minore. In ogni caso, pur se a differenti livelli, il grado di tensione psicofisica è forte, in quanto l’atto chirurgico con il suo incidere il corpo, allerta in modo prepotente i sistemi di difesa dell’individuo, spesso in modo spropositato e non proporzionato all’atto chirurgico e al suo fine.

Questa dinamica è sicuramente legato al vivere la ferita, anche narcisistica, inferta al corpo, in modo destoricizzato, senza riuscire a presentificarsi la dimensione evolutivo-temporale dell’atto chirurgico.

Un contesto ambientale estremamente rilassante, realizzato attraverso l’utilizzo della pluralità degli stimoli multisensoriali, può aiutare a detendere il paziente, il suo caregiver e i sanitari.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi

Rilassare e favorire la compliance del piccolo paziente

Suoni/Rumori

Per la privacy dei pazienti garantire un ottimo isolamento delle pareti rispetto ai locali adiacenti. Prevedere un fono assorbimento di base del controsoffitto.

Musica di sottofondo lieve, ripetuta ad induzione pnotica, potrebbe rilassare il piccolo paziente e incalzare funzionalmente l’operare del chirurgo.

Colori

Il colore delle pareti su tonalità verde chiaro, potrebbe dare un rilassamento concentrato

In alternativa il giallo che, nelle tonalità calde, produce l’effetto di stimolazione psichica e visiva, di sollecitazione dell’attenzione degli addetti al lavoro, con conseguente miglioramento dell’efficienza. Variazioni di colore e di intensità della luce possono aiutare i pazienti a rilassarsi.

Illuminazione

Visite e trattamenti necessitano di alta intensa luminosità.

Odori

Fragranze di The verde, possono dare energia e relativa calma, una funzione contente e moderatamente energizzante.

Risposta tattile

La seduta e/o il lettino chirurgico dovrebbero accogliere il corpo con rivestimenti fatti di materiali gommosi fascianti, ricoperti di pelle sintetica, morbida al tatto.

Risposta visiva

Evitare che il paziente in preparazione veda il bambino in uscita dall’ambulatorio chirurgico e la vista delle attrezzature mediche.

La possibilità di presentazione a video, con immagini circoscritte, che mostrano la tipica evoluzione dell’incisione/ferita/intervento chirurgico, potrebbe cognitivamente guidare il decorso post-operatorio, accompagnando mentalmente alla possibile guarigione

PARTE
66
PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E

LAVORO MEDICI

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Personale medico

AMBIENTE RILASSANTE

TEMPO Medio

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1) (1)

COLORI (2) (2)

ILLUMINAZIONE (3)

ODORI

RISP. TATTILE (4)

RISP. VISIVA

NOTE

(1) Ambiente silenzioso in grado di accogliere musica rilassante, anche con effetto di masking, ma anche stimolante la concentrazione.

(2) Colori nella sala riunioni che favoriscono la concentrazione stimolata

(3) Ridurre la stanchezza con luce fredda e intensa

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA

PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 67

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

Si tratta di spazi professionali all’interno dei quali il medico può svolgere le attività burocratiche di routine e che, se condivisi, possono incoraggiare le comunicazione e il confronto tra i membri dello staff medico e con altri consulenti dell’ospedale. Ma possono anche essere luoghi in cui comunicare diagnosi ai parenti del piccolo paziente o affrontare insieme, e il medico poi elaborare in solitudine, eventi dolorosi come morti premature e lutti.

Prevedere pertanto locali dedicati, appartati, confortevoli e riservati esprime attenzione ai temi della sofferenza umana e tiene conto anche della soggettività degli operatori, denotando così “una cultura organizzativa all’intervento sanitario” in senso più ampio nell’ambito della quale viene riconosciuta la possibilità di dare cittadinanza anche alle emozion dolorose e offrire contenimento agli stressor occupazionali.

In riferimento agli stressor occupazionali e in riferimento alle caratteristiche del contesto ambientale e dell’attività lavorativa, le ricerche recenti (Totterdel, 2005) li individuano in eccessivi livelli di rumore, temperature non adeguate, scarsa illuminazione, turni di lavoro prolungati soprattutto nelle fasce orarie notturne, e inadeguata conciliazione tra vita lavorativa ed extralavorativa.

In considerazione del fatto che gli esiti dello stress occupazionale si evidenziano a livello individuale ma anche a livello organizzativo incidendo sui risultati organizzativi in particolare in riferimento alla soddisfazione percepita dai fruitori dei servizi erogati e che “le condizioni dell’ambiente fisico intervengono in modo significativo nel processo di coping” (Evans e Cohen, 1991), la concezione ottimale degli spazi ospedalieri può pertanto minimizzare le condizioni di sovraccarico lavorativo fisico e psichico del lavoratore.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi

Creare condizioni ambientali favorevoli a svolgere con comodità e concentrazione il lavoro

Suoni/Rumori

Garantire un fonoassorbimento di base del controsoffitto e degli arredi, al fine di ridurre il tempo di riverberazione, e un adeguato fonoisolamento delle partizioni verticali per la privacy.

Colori

Colore giallo, stimola l’attenzione e l’apprendimento, acuisce la concentrazione. Le tonalità fredde danno l’impressione che il tempo scorra più velocemente (locale lavoro medici). Nella sala riunioni un giallo in tonalità calde può aiutare a sollecitare l’attenzione degli addetti ai lavori.

Illuminazione

Una elevata intensità e variabilità della luce riduce la stanchezza Garantire un adeguato livello di illuminazione

Odori

Lavanda

Visivo

Vedute esterne su alberi, quadri d’ambiente naturale.

Note al lay-out

Nel locale dedicato al lavoro dei medici (ma estensibile come concetto anche ad altri locali operativi), è auspicabile creare una collocazione spaziale di arredi valutando le caratteristiche antropometriche degli utilizzatori in relazione alla specificità della loro attività: evitamento di posizioni scomode di scrittura e di uso del videoterminale, idonee sedute, adeguato dimensionamento dello spazio e dell’illuminazione, comfort ergonomico, odori gradevoli, ambienti cromatici che inducano calma ma anche concentrazione e possibilità di ascolto di sonorità modulate o sull’attivazione dello stato di concentrazione o sull’effetto distraente e/o di raccoglimento soggettivo, rappresentano nel complesso alcune tra le modalità per ridurre lo stress occupazionale e incidere positivamente sulle capacità di coping.

PARTE PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E 68

CUCINETTA E SALA RELAX

TIPOLOGIA E INTENSITÀ DI FRUIZIONE

Personale medico e infermieristico

AMBIENTE RILASSANTE

TEMPO Medio

AMBIENTE STIMOLANTE

Alto Medio Basso Basso Medio Alto

SUONI (1)

COLORI (2)

ILLUMINAZIONE (3) (3)

ODORI (4)

RISP. TATTILE (5)

RISP. VISIVA

NOTE (1) Ambiente in grado di accogliere musica rilassante.

(2) Colori dal neutro al rilassante

(3) Bassa intensità della luce per area relax,

(5) Linee morbide, assenza di spigoli, sedute ergonomiche

(3) Intensità luce sufficientemente elevata in cucina per ridurre la stanchezza

(4) Odori della cucina

PARTE SECONDA SECONDA PAGINA PSICOLOGIA AMBIENTALE E UMANIZZAZIONE PSICOLOGIA E

DESCRIZIONE PSICOMEDICOANTROPOLOGICA DEL LUOGO

L’ospedale per gli ospedalieri spesso non è semplicemente un luogo di lavoro, ma un luogo dove il tempo lavoro scorre sulla cifra dell’intimità, non solo perché i pazienti sono in pigiama e gli operatori in divisa, ma anche perché il lato alberghiero della cura implica una dimensione vicina a quella della casa. Questa dimensione è inoltre auspicabile per tollerare lo stress lavorativo, per trasformarlo in eustress (stress che fa bene, in questo caso anche per fare del bene) e limitare il fatto che possa diventare distress (stress che fa male). Per gli operatori è fondamentale poter avere una sorta di stanza di decompressione, dove poter ricomporre, ristorandosi e recuperando energie da dedicare alla cura degli altri. Se vogliamo, è necessario che gli operatori imparino a co-gestirsi le pause, il tempo della pausa, una dimensione del distacco funzionale al reintegrarsi nelle prassi lavorative. Imparare a non perdere tempo, vuol saper alternare otium e negozium, non abolire l’otium. I ritmi di cura ospedaliera includono che i pazienti incalzino i curanti e le equipe curanti devono giostrarsi nel recupero delle energie per un pensiero decisionale più funzionale

Poter cadenzare il tempo lavoro con qualche pausa caffè/the, una bevanda calda o rinfrescante, accompagnata da un piccolo snack, è salutare. Potersi vivere questa pausa in un ambiente confortevole, talvolta vicino ad un piccolo tavolo, talvolta in una comoda seduta, spesso può far ritornare al tempo della corsia con un piglio più lucido e con una maggiore disponibilità ad affrontare la dimensione della cura.

E’ appunto il luogo dove il lieve stare, può permettere un ripensare con se stesso, facilitare la comunicazione informale, che a sua volta possono andare a rifunzionalizzare le comunicazioni e le decisioni formali.

I FATTORI FISICI E IL LORO UTILIZZO FUNZIONALE

Obiettivi

Creare condizioni ambientali favorevoli al relax

Suoni/Rumori

Garantire un fonoassorbimento di base del controsoffitto e degli arredi, al fine di rendere meno incombente il ritorno sonoro dei locali e di predisporre all’ascolto di eventuale sottofondo musicale nell’area relax. L’introduzione di sonorità rilassanti (medie) nella zona relax può facilitare il riconciliarsi con l’eustress.

Colori

I colori delle pareti potrebbero alternare verde (area cucina), per rendere accogliente il locale, e turchese, gradazione di ciano tendente al verde, per alleggerire lo stress nell’area relax.

Illuminazione

L’illuminazione deve scomporre la stanza in due parti: una parte più illuminata vicino alla cucina e una con illuminazione riflessa dal soffitto nella zona relax (comode sedute e un piccolo divano).

Odori

La dimensione olfattiva può essere lasciata all’evaporazione degli aromi del cibo riscaldato (caffè, the, ecc…), tendenzialmente stimolanti. Evitare che invadano l’area relax.

Visivo

Nell’area relax quadri e poster con vedute prospettiche naturali.

Note al lay-out

I mobili della cucina potrebbero alternare legno noce e acciaio satinato (solidità e calore).

Un orologio sparso a parete potrebbe ricordare la scomposizione del tempo e il suo scorrere e un po’ incalzare.

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PARTE

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