PMI Magazine Gennaio 2025

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speciale fondi europei progetti per lo sviluppo dell' eCoNoMiA CirColAre A sostegNo delle pMi ursulA voN der leyeN presideNte dellA CoMMissioNe europeA

Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione
A.I.T.I. Associazione Italiana Tesorieri d’impresa
Università Cattolica del Sacro Cuore
Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie

SPO RTELLO E UROPA u rsula von der l eyen, presidente c ommissione europea

UNIPOL daniela marucci, responsabile corporate

Mensile Ufficiale dell’AssoimpresePMI - Associazione Industriali Piccole e Medie Imprese Italiane Il mensile è presente presso l’osservatorio per le piccole e medie Imprese, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie, Dipartimento della funzione Pubblica, Ministero dell’Economia e delle Finanze - Consip, Centro per l’informatica nella Pubblica Amministrazione - Cnipa, Associazione Italiana Tesorieri d’impresaaiti, Associazione Italiana Sistemi Informativi in Sanità e presso la commissione Europea (BRUXELLES)

per l’Innovazione

PMIMagazine

Direttore Responsabile Cosimo Bisci

Redazione e Impaginazione Grafica Silvia Tira

Area comunicazione marketing relazioni esterne Alberto Di Leo

Hanno collaborato a questo numero Paolo Melissi Fotografie - Mario Carò

Assoservizi srl Via San Raffaele 1, 20123 Milano Tel. Tel: +39 02 00700352 - 9230274

Fotolito e Stampa - PI-ME Pavia

Tutti i marchi, i servizi e interviste appartengono ai rispettivi loro proprietari. Iscritto al tribunale di Milano il 26/02/2001 numero di registrazione 92. ROC n° 21365

i Diritti

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NEXI

Giulio vasconi, Head of mercHant solutions

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CALENDARIO FISCALE - PMI, novità fiscali e bonus

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MERCATO ED ECONOMIA CIRCOLARE – FONDI A

SOSTEGNO DELLE PMI

Sono diversi i progetti e i fondi europei a supporto delle pmi nel settore dell’economia circolare e aiuti per aiutarle ad adeguarsi ai cambiamento del mercato del lavoro. Eccone alcune. Il progetto CESME è quello di supportare le piccole e medie imprese che vogliano adottare un approccio circolare trasformando le problematiche ambientali in opportunità di business. L’economia circolare si basa sull’ottimizzazione dei sistemi piuttosto che dei singoli componenti, e le piccole e medie imprese vengono accompa -

gnate passo passo in questo percorso. Nell’ottobre 2022 è stato lanciato CESMEPlus quale prosecuzione del progetto precedente denominato CESME al fine di migliorare ulteriormente le competenze dei decisori politici in materia di economia circolare. Durante la prima fase le azioni si sono concentrate sulla ripresa dalla crisi pandemica Covid19, con uno studio sull’impatto negli Stati partner. Tra le aziende coinvolte la Granarolo spa per un efficientamento nel recupero delle acque reflue: l'acqua prove -

niente dalla sedimentazione del depuratore viene trattata tramite filtrazione su sabbia per rimuovere la maggior parte dei solidi sospesi e successiva ultrafiltrazione per filtrare opportunamente l'acqua inviata all'osmosi inversa finale. Parte di quest'acqua viene inviata alla centrale termoelettrica e la restante viene miscelata con l'acqua proveniente dall'ultrafiltrazione in modo da ottenere una miscela idonea ad alimentare le torri di raffreddamento. Il concentrato di osmosi e ultrafiltrazione viene poi inviato

A CuRA DI CINzIA bOSChIERO

uRS u LA v ON DER L E y EN , P RESIDENTE DELLA C OMMISSIONE E u ROPEA

all'impianto di depurazione. Grazie al riutilizzo delle acque reflue, il risparmio idrico è pari al 12 per cento. Inoltre si segnala che ci si può candidare al “premio per giovani imprenditori europei”. La Commissione europea intende dare visibilità alle iniziative innovative dei giovani in tutta l’Unione Europea. Il premio permette ai giovani innovatori di accedere a preziose opportunità di tutoraggio e finanziamento. Le presentazioni finali si terranno il 5 giugno 2025, in occasione della Giornata europea dell'indu -

stria, a Rzeszów, in Polonia. I finalisti presenteranno i loro progetti a leader del settore, responsabili politici e potenziali investitori internazionali. Ciascuno dei dieci finalisti riceverà un sostegno personalizzato fino a 20mila euro, comprendente consulenza di esperti del settore, accesso a reti professionali e strumenti pratici per sviluppare le idee e garantire il successo a lungo termine. Il premio per i giovani imprenditori europei è un concorso che celebra l'innovazione e l'imprenditorialità in tutti i settori con

un occhio di riguardo alle soluzioni di economia circolare. Aperto agli imprenditori al di sotto dei 40 anni, mira a dotare le start-up e gli innovatori delle competenze, delle conoscenze e delle risorse necessarie per prosperare in un panorama economico sempre più competitivo e che punta all’ecosostenibilità. I candidati sono invitati a presentare progetti rispecchianti le priorità dell'Unione europea, come la sostenibilità, la trasformazione digitale e le ricadute sociali positive. Fondi europei per l’economia

circolare e l’ecosostenibilità sono aperti anche per il settore dell’agricoltura. Si segnala ad esempio un bando è aperto un bando all’interno del Piano Strategico dei fondi europei della PAC (Politica agricola comune europea) 2023-2027 dell’Italia – CSR 2023-2027 della Regione Sardegna – Intervento SRG01 “Sostegno Gruppi operativi del PEI AGRI”. Il bando è finalizzato a sostenere azioni pertinenti tese a sviluppare, collaudare, adattare, diffondere l’innovazione, l’accesso alla formazione e alla consulenza, la realizzazione di analisi e studi di fattibilità, lo scambio e la diffusione di conoscenze e informazioni; mira a sostenere i Gruppi Operativi del PEI AGRI – Partenariato europeo per l’innovazione in campo agricolo –che opera al fine di promuovere un’agricoltura e una silvicoltura sostenibili e competitive che “ottengano di più e meglio con meno”. Ogni Gruppo Operativo è formato da soggetti individuati tra diverse categorie che sono imprese agricole e/o forestali in forma singola e/o associata con sede legale e/o operativa nella regione Sardegna; imprese operanti nelle aree rurali rilevanti per il raggiungimento degli obiettivi del Gruppo Operativo; enti pubblici e/o imprese private operanti nel settore della ricerca e/o della formazione; soggetti prestatori di consulenza; soggetti del settore agricolo, alimentare e forestale, dei territori rurali e della società civile rilevanti per il raggiungimento degli obiettivi del Gruppo Operativo; imprese attive nel campo dell’ICT; agenzie regionali e società in house. Il bando ha un importo totale che ammonta a otto milioni di euro e ogni progetto approvato può ottenere al

massimo 500mila euro di spesa pubblica con una intensità pari al cento per cento della spesa ammessa, salvo il caso di investimenti produttivi, finanziati nell’ambito degli interventi SRD01, SRD13 e SRD15. Sempre in Sardegna è aperto un bando della Regione con un budget totale di 75 milioni di euro che concede finanziamenti previsti dall’Intervento SRD01 del CSR Sardegna 2023-2027 “Investimenti produttivi agricoli per la competitività delle aziende agricole”, per l’annualità 2024/2025 e rientra nel Piano Strategico della PAC 2023-2027 – Complemento regionale per lo Sviluppo Rurale 2023-2027 della Regione Sardegna – E’ finalizzato a potenziare la competitività sui mercati delle aziende agricole e ad accrescere la redditività delle stesse, migliorandone, al contempo, le performance climatico-ambientali. Tali finalità saranno perseguite attraverso la valorizzazione delle strutture aziendali, l’incremento della produttività e l’adeguamento della struttura dei costi e dei ricavi aziendali. Possono presentare domanda imprenditori agricoli, singoli o associati, ai sensi dell’art. 2135 del codice civile, con l’esclusione degli imprenditori che esercitino esclusivamente attività di silvicoltura e acquacoltura. Gli imprenditori devono essere iscritti nel Registro delle Imprese della CCIAA e titolari di Partita Iva con codice attività agricola prevalente (codice Ateco 01). Si può ottenere un contributo massimo di tre milioni di euro se si è una società cooperativa agricola. Non è consentita la presentazione di domande di sostegno per un volume d’investimenti inferiore a 15mila euro. Possono beneficiare dei fondi solo aziende le cui

superfici siano situate sul territorio regionale sardo. Per partecipare a questo bando, nel rispetto delle normative nazionali, è necessario presentare le domande on line attraverso il portale SIAN. Mentre in Calabria, sempre con fondi europei, si possono presentare domande relative al fondo Competitività Imprese istituito dalla Regione Calabria con l’obiettivo di sostenere, attraverso la concessione di finanziamenti a tasso agevolato e contributi in conto capitale, le imprese nella realizzazione di investimenti produttivi, rivolti alla crescita e/o all’espansione di attività imprenditoriali giudicate potenzialmente redditizie, mediante l’introduzione di innovazioni tecnologiche di prodotto e di processo, anche in ottica di attuazione di processi di transizione 4.0, di transizione digitale, di implementazione di modelli di economia circolare e di sviluppo sostenibile. Il fondo è articolato in due distinte Linee di intervento in relazione alla dimensione delle iniziative, e ciò al fine di garantire una riserva di risorse finanziarie da destinare anche alle iniziative di importo più ridotto. La Linea di intervento 1 “micro iniziative” è diretta a finanziare la realizzazione di investimenti agevolabili di importo minimo pari ad trentamila euro e massimo pari ad 100mila euro; la Linea di intervento 2 “piccole-medie iniziative” finanzia investimenti agevolabili di importo superiore ad centomila euro e fino ad un massimo di 750mila euro. Lo strumento trova copertura finanziaria nell’ambito del PR Calabria FESR FSE 2021/2027; Obiettivo specifico RSO1.3 “Rafforzare la crescita sostenibile e la competitività delle pmi e la creazione di posti di

lavoro nelle pmi, anche grazie agli investimenti produttivi”; Azione 1.3.1 “Competitività del sistema produttivo regionale”. Il soggetto gestore del Fondo è Fincalabria S.p.A., Società finanziaria regionale per lo sviluppo economico della Calabria, Ente strumentale e società in house della Regione Calabria, da essa interamente partecipata. Possono presentare domande le micro, piccole e medie imprese aventi la forma giuridica di ditta individuale, società di persone o società di capitali sane che rispettino determinati parametri economico-finanziari prefissati nel Regolamento operativo del Fondo e con regolarità nelle banche dati, tra cui Centrale Rischi di Banca d’Italia, ecc.); avere almeno due esercizi contabili annuali chiusi (bilanci approvati o dichiarazioni fiscali depositate); avere sede operativa in Calabria; essere operanti nei settori economici specificamente previsti dal Regolamento operativo del Fondo, con le esclusioni fissate dalle norme applicabili in materia di aiuti di Stato. L’Intervento finanziario complessivo (finanziamento a tasso agevolato più un contributo in conto capitale), è concedibile in regime de minimis. Inoltre si segnala un altro bando con fondi europei per l’economia circolare: sino al 12 maggio si possono inoltrare domande per aderire al bando di Regione Lombardia PSN/PAC 20232027 “Cooperazione per lo sviluppo rurale, locale e smart villages” per lo sviluppo rurale. La dotazione finanziaria ammonta a quattro milioni di euro. Possono partecipare aggregazioni, costituite da almeno due aziende agricole, di nuova costituzione o già costituite che intraprendano nuove attività.

L'intervento è finalizzato a sostenere la preparazione e l'attuazione di progetti integrati e strategie smart village intesi come progetti di cooperazione articolati, condivisi da parte di aggregazioni e partenariati, relativi ai sistemi del cibo, alle filiere agroalimentari e ai mercati locali. I progetti proposti devono essere finalizzati ad uno o più dei seguenti obiettivi: valorizzare le filiere produttive locali (agricole e agroalimentari); organizzare processi di lavoro in comune e condividere impianti e risorse; rafforzare i mercati locali e le filiere corte favorendo la vendita diretta; incrementare processi di economia circolare e di riduzione degli sprechi; promuovere il consumo consapevole e la sicurezza alimentare. La percentuale di contribuzione è pari al 60 per cento della spesa ammessa per le spese di investimento; del cento per cento per le spese di cooperazione e per le attività di promozione, al netto dell’Iva. I richiedenti possono presentare una sola domanda esclusivamente per via telematica tramite la compilazione della domanda informatizzata presente nel Sistema Informatico delle Conoscenze della Regione Lombardia (Sis.Co.), previa apertura e/o aggiornamento del fascicolo aziendale informatizzato. In tema di economia circolare l’Italia continua a rappresentare un riferimento importante. Ad esempio, per la produttività delle risorse siamo, assieme alla Francia, davanti alle altre principali economie europee con 3,2 euro generati per ogni chilo di materiale consumato e anche nella percentuale di riciclo sul totale dei rifiuti prodotti, speciali e urbani, siamo in testa con il 72%. Inoltre la Missione 2 del PNRR, inti -

tolata “Rivoluzione verde e Transizione ecologica” si prefigge di colmare le lacune strutturali che ostacolano il raggiungimento di un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse, in linea con gli obiettivi del Piano d’azione per l’Economia Circolare varato dall’UE. All’interno della Missione 2, la Componente 1, Misura 1, con una dotazione di 2,1 miliardi di euro, punta a migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare, rafforzando le infrastrutture per la raccolta differenziata, ammodernando o sviluppando nuovi impianti di trattamento, colmando il divario tra Nord e Sud del Paese e realizzando progetti flagship altamente innovativi per le filiere strategiche. La strada è lunga, ma il cammino è già iniziato. Le sfide del mercato richiedono innovazione anche nel settore energetico e quindi si segnala pure un altro importante bando europeo: sino al 24 aprile possono presentare domanda piccole, medie e grandi imprese per un bando aperto e suddiviso in due di cui una parte con un budget totale di 2,4 miliardi (IF24 Call) e l’altra con un importo totale di un miliardo (IF24 - Battery call). Si tratta di contributi del Fondo per l'innovazione (Innovation Fund) europeo che è uno dei principali programmi a livello mondiale a sostegno delle tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio. E’ gestito dalla Commissione europea e precisamente dalla Direzione Generale CLIMA, di concerto con l’Agenzia esecutiva europea per il clima, l'infrastruttura e l'ambiente - CINEA e la Banca europea per gli investimenti - BEI). Il

Fondo finanzia tecnologie innovative per le energie rinnovabili, le industrie ad alta intensità energetica, lo stoccaggio di energia e la cattura, l'utilizzo e lo stoccaggio del carbonio, al fine di contribuire alla ripresa dell'Unione Europea in chiave sostenibile e mirato a favorire la transizione a un'economia a zero emissioni entro il 2050. Il Fondo mira a creare incentivi finanziari per imprese e autorità pubbliche; investire in tecnologie all'avanguardia a basse emissioni di carbonio; sostenere la transizione dell'Unione Europea verso la neutralità climatica. Il Fondo europeo per l’Innovazione, nel concreto sostiene e promuove la dimostrazione di tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio supportando progetti volti alla diffusione commerciale di questo tipo di tecnologie con l'obiettivo di portare sul mercato soluzioni industriali per decarbonizzare l'Unione Europea e sostenere così la sua transizione verso la neutralità climatica e i due bandi sono uno un bando generale (IF24 call) e l’altro un bando relativo alle batterie per le auto elettriche (IF24 Battery call). Il bando IF24, come il bando dello scorso anno, comprende cinque ambiti, ciascuno dei quali finanzia una specifica categoria di progetti. Il topic 1. - Decarbonizzazione generale – sostiene progetti di larga scala (LSP) (ID: INNOVFUND-2024-NZT-GENERAL-LSP); il topic 2. - Decarbonizzazione generale – cofinanzia progetti di media scala (MSP) (ID: INNOVFUND-2024-NZT-GE -

NERAL-MSP); il topic 3. - Decarbonizzazione generale – supporta progetti di piccola scala (SSP) (ID: INNOVFUND-2024-NZT-GENERAL-SSP). Le prime tre categorie di progetti si differenziano solo per la dimensione dei progetti e finanziano attività che mirino a sostenere e promuovere tecnologie e processi innovativi a basse emissioni di carbonio per mitigare in modo significativo il cambiamento climatico in settori elencati nella direttiva EU ETS 2003/87/CE, promuovendo lo sviluppo sostenibile e la leadership tecnologica in Unione europea. Ogni progetto deve puntare all'innovazione nelle tecnologie e nei processi a basse emissioni di carbonio nei settori elencati nell'allegato I e nell'allegato III della direttiva EU ETS 2003/872; alla realizzazione e funzionamento di progetti per la cattura e lo stoccaggio geologico della CO2 (CCS) in modo sicuro dal punto di vista ambientale; oppure alla costruzione e gestione di tecnologie innovative di energia rinnovabile e di stoccaggio dell'energia. Mentre il topic 4. - Produzioni di tecnologie pulite (ID: INNOVFUND-2024-NZT-CLEAN-TECH-MANUFACTURING) sostiene la costruzione e gestione di impianti di produzione per la produzione di componenti specifici per energia rinnovabile (impianti di produzione di componenti per fotovoltaico, energia solare concentrata, energia eolica onshore e offshore, energia oceanica, geotermica, solare termica e altri sistemi di energia rinnovabile, inclusa la loro connessione alla

rete elettrica/termica); sviluppo di ettrolizzatori e celle a combustibile (produzione di elettrolizzatori e celle a combustibile per la produzione e il consumo di idrogeno); sviluppo di soluzioni di accumulo di energia (produzione di batterie, produzione di celle di batteria, che possono essere utilizzate nei veicoli elettrici anche come parte di progetti integrati e altre soluzioni di accumulo per uso stazionario e mobile, che coprano sia l'accumulo giornaliero che quello di lunga durata); sviluppo e produzione di pompe di calore. Inoltre c’è un topic 5 - Progetti Pilota (ID: INNOVFUND-2024-NZT-PILOTS) che sostiene tecnologie altamente innovative, dirompenti, per la decarbonizzazione profonda, necessaria per raggiungere l'obiettivo della neutralità climatica. Possono essere cofinanziate attività di costruzione e gestione di progetti pilota incentrati sulla convalida, la sperimentazione e l’ottimizzazione di soluzioni di decarbonizzazione profonde e altamente innovative in tutti i settori ammissibili. Per tutti e cinque i topic possono candidare una proposta progettuale i soggetti in possesso di personalità giuridica classificabili come enti privati o enti pubblici con sede legale in qualsiasi Stato del mondo. Ogni progetto deve avere una durata di almeno cinque anni per i topic 1, 2 e 4 e di minimo tre anni per i topic 3 e 5 e devono essere realizzati nel territorio dell’Unione Europea, della Norvegia, dell’Islanda, del Liechtenstein, oppure in Irlanda del

Nord, a condizione che il progetto riguardi la generazione, la trasmissione, la distribuzione o la fornitura di elettricità. Una volta approvato ogni progetto può ottenere la copertura massima sino al sessanta per cento dei costi definiti rilevanti dal bando stesso. Sono finanziabili solo progetti con una spesa in conto capitale che varia per tipologia di progetto e che per i progetti di larga scala vuol dire le spese in conto capitale superiori a 100 milioni di euro; per i progetti di media scala, le spese in conto capitale comprese fra 20 e 100 milioni di euro; per i progetti di piccola scala, le spese in conto capitale comprese fra 2,5 e 20 milioni di euro; per le produzioni di tecnologie pulite e per i progetti pilota, le spese in conto capitale superiori a 2,5 milioni di euro. I progetti che, in fase di valutazione, non verranno finanziati ma saranno inseriti nella lista di riserva e quelli che vengono rifiutati ma abbiano raggiunto le soglie minime nei criteri "Qualità del calcolo delle emissioni di gas serra evitate e requisiti minimi" e "Livello di innovazione" potranno beneficiare di un sostegno in termini di assistenza allo sviluppo del progetto (PDA) attraverso l'intervento della Banca europea per gli investimenti (BEI). Il budget complessivo dell’IF24 call ammonta a due miliardi e 400 milioni di euro ed è suddiviso visto che per progetti di larga scala sono destinati in tutto 1,2 miliardi; per i progetti di media scala, l’importo è di 200 milioni; per i progetti di piccola scala

sono stanziati cento milioni di euro; per la produzione di tecnologie pulite sono destinati 700 milioni di euro e per i progetti pilota 200 milioni di euro. Questi fondi potranno essere integrati da fondi nazionali. Invece il bando IF24 Batterie sostiene progetti relativi alla produzione di celle per batterie per veicoli elettrici al fine di migliorare la capacità industriale e la leadership dell'Unione Europea in questa tecnologia a zero emissioni nette e per garantire che la capacità di produzione di batterie nell'UE/SEE sia pronta per rispondere alla crescente domanda di veicoli elettrici, in linea con gli standard obbligatori sulle prestazioni di emissione di CO2 dei veicoli leggeri e pesanti. Il budget disponibile ammonta a un miliardo di euro. Possono candidare una proposta progettuale i soggetti in possesso di personalità giuridica classificabili come enti privati o enti pubblici, imprese con sede legale in tutti gli Stati del mondo. I progetti però devono essere realizzati nel territorio dell’UE, della Norvegia, dell’Islanda, del Liechtenstein. Ogni progetto selezionato potrà ottenere una copertura massima sino al sessanta per cento dei costi definiti rilevanti dal bando. Potranno ottenere il contributo solo progetti con una spesa in conto capitale superiore a 2,5 milioni di euro

WELFARE AZIENDALE E INTERGENERAZIONALE : PROGETTI, FONDI E INNOVAZIONI

Glenn Micallef è il nuovo Commissario euro -

peo per l'equità intergenerazionale, la gioventù, la cultura e lo sport. Il suo compito è dare ai giovani più libertà, parola e responsabilità all'interno delle nostre società, basandosi su ciò che ci unisce nella diversità, dal nostro patrimonio culturale allo sport a tutti i livelli. È responsabile per la preparazione di una strategia sull'equità intergenerazionale al fine di garantire che gli interessi delle generazioni presenti e future siano rispettati durante l'elaborazione delle politiche e delle leggi; intende assicurarsi che le voci dei giovani siano ascoltate per contribuire a plasmare il futuro dell'Unione Europea, anche coordinando i dialoghi sulla politica giovanile che ogni Commissario organizzerà una volta all'anno e aiutando a istituire un “comitato consultivo per i giovani”. Ha detto: ”Intendo sviluppare una nuova bussola culturale per guidare e sfruttare le molteplici dimensioni della cultura, con un'attenzione al miglioramento delle condizioni di lavoro di artisti e professionisti della cultura; lavorare su una strategia per rafforzare il modello sportivo europeo e sfruttare al meglio il potenziale dell'attività fisica per migliorare la salute fisica e mentale delle persone; lavorare su un piano d'azione contro il cyberbullismo e l'attuazione della strategia dell'UE sui diritti dell'infanzia e degli over 65; portare avanti il lavoro sulla previsione strategica per identificare tendenze, ricerche e sviluppi tecnologici che avranno un impatto sulle generazioni futu -

re”. Si punta molto infatti sul welfare e sul cercare di evitare una frattura tra generazioni. Questo è molto importante, soprattutto per un’Italia ed una Unione europea in cui la maggior parte del tessuto economico è formato da piccole e medie imprese in mano alle famiglie, nelle quali il passaggio generazionale non sempre è facile e, anzi, spesso crea fratture, difficoltà di condivisione di una strategia comune, il tutto reso ancora più insicuro in questo mondo disgregato, ove, anche per gli accordi economici e di marketing, la situazione degli Stati a livello internazionale crea disagi, continui problemi logistici e in cui una mancanza di relazioni stabili commerciali inficia lo sviluppo vista la necessità per le pmi di avere situazioni chiare su cui poter operare a lungo termine per poter consolidare passo passo il proprio business. In questo quadro la Commissione europea ha erogato pagamenti nell'ambito del Recovery and Resilience Facility (RRF) a Repubblica Ceca, Germania, Italia, Portogallo e Romania, per un totale di 26,8 miliardi di euro in prestiti e sovvenzioni.

Il totale erogato nell'ambito del RRF ha ora raggiunto oltre 300 miliardi di euro. Questa

importante pietra miliare riflette la portata delle riforme trasformative e degli investimenti in corso negli Stati membri dell'Unione Europea, accelera i progetti inerenti le transizioni verdi e digitali e rafforza al contempo la resilienza complessiva dell'Unione europea per le sfide importanti in essere. La Commissione europea ha erogato 6,9 miliardi di euro in prestiti e 1,8 miliardi di euro in sovvenzioni, al netto del prefinanziamento, all'Italia. “Nessuno parla intanto del PEPP, ma è importante sottolineare come l’Unione europea abbia evidenziato che occorre gestire questo divario tra over 65 e giovani. In Italia si parla solo di prepensionamenti, ma gli over 60 servono per formare i giovani e poi occorre che i prepensionamenti siano sostenibili e che gli stipendi dei giovani siano adeguati o il sistema contributivo li renderà poveri prima ancora del tempo”¸ dice il prof. Michele Poerio, presidente di FEDERSPEV , che si batte a livello nazionale ed europeo per pensioni eque e patti intergenerazionali da tempo e spiega: ”Il PEPP si configura come un nuovo strumento di pensione integrativa europeo. L'obiettivo dell'introduzione del PEPP è di consentire ai cittadini europei di accedere a

un nuovo prodotto di previdenza complementare volto ad integrare i regimi pensionistici individuali pubblici, professionali e nazionali. E’ la risposta ad un welfare differenziato ma più equo e mira ad una sostenibilità economica del sistema previdenziale e lavorativo”. Il 28 giugno 2024, l'Italia aveva presentato la sua sesta richiesta di pagamento, che copriva 39 traguardi e obiettivi. Tra questi rientrano le riforme della pubblica amministrazione, il miglioramento delle risorse umane, degli appalti pubblici e dell'amministrazione fiscale, nonché della politica sociale, tra cui la lotta al lavoro sommerso e il sostegno agli anziani non autosufficienti. Copre inoltre investimenti nella digitalizzazione, come lo sviluppo di piattaforme logistiche digitali e la modernizzazione dei parchi nazionali, insieme a sforzi per la sostenibilità, tra cui la gestione dei rifiuti e lo sviluppo agro-solare. La Commissione europea ha adottato una valutazione preliminare positiva della richiesta il 26 novembre 2024, a cui ha fatto seguito il parere favorevole del Comitato economico e finanziario del Consiglio, aprendo la strada alla decisione finale sull'erogazione. Ad oggi, l'Italia ha ricevuto complessivamente

PROF. M IC h ELE P OERIO , PRESIDENTE F EDERSPE v

122,2 miliardi di euro, sui 194,4 miliardi stanziati per il piano italiano di ripresa e resilienza.

Pur essendoci fondi per avviare progetti di welfare aziendale le piccole e medie imprese ancora oggi faticano a implementare misure ad hoc. Nonostante un aumento della diffusione di queste azioni, grazie soprattutto agli incentivi fiscali previsti dalla normativa nazionale ed europea sono ancora poche le imprese con meno di 250 addetti che riescono a garantire piani complessi e strutturati. Le pmi hanno significative difficoltà a predisporre piani di welfare complessi, che vadano oltre i buoni pasto e i fringe benefit; seppur tante piccole e medie realtà abbiano introdotto forme e strumenti di flessibilità per la conciliazione vita-lavoro (circa il 57 per cento) in Italia solo il 22 per cento delle pmi fa un ricorso elevato a politiche di welfare. Un dato conforta riportato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro : il welfare aziendale è l’ambito per cui è aumentata maggiormente la domanda di servizi professionali richiesti ai consulenti, seguono poi la consulenza economica e giuridica sui rapporti di lavoro. Stando ai dati è la capacità di fare rete che riesce a garantire

una maggiore e migliore diffusione del welfare tra le imprese, in quanto facilita la diffusione di pratiche nelle organizzazioni delle pmi che, da sole, per dimensioni, non sarebbero riuscite a realizzare, e, in questo, il far parte di distretti industriali aumenta di due punti percentuali la possibilità di investire nel welfare e di avviare progetti di welfare condivisi con realtà territoriali. Le rete di imprese distrettuali nelle varie Regioni italiane ha mostrato di avere un solido capitale sociale ed un forte legame con il territorio. Approfondendo il tema del welfare aziendale, sono emerse esperienze e progetti, realizzati con fondi europei, messi in atto da imprese d’eccellenza in regioni quali le Marche, l’Emilia Romagna, la Lombardia, la Sardegna ed altre, per il loro impegno sul territorio, stando ai dati dell’Osservatorio Nazionale Distretti Italiani. Una problematica emersa è la necessità di essere al fianco dei propri dipendenti quando abbiano figli, un disabile o un anziano da dover accudire, soprattutto se non autosufficiente. Il Terzo Settore esercita un duplice ruolo nel welfare aziendale: da un lato offre soluzioni di welfare ai propri dipendenti, dall’altro agisce come fornitore di servizi alle imprese.

Gli enti del terzo settore che hanno raggiunto un livello alto e molto alto di welfare aziendale sono il 59,3 per cento, contro il 33,3 per cento delle imprese for profit; in quasi tutte le aree i tassi di iniziativa sono superiori alla media delle pmi. In Italia le pmi raggiungono 11,3 milioni di famiglie con lavoratori dipendenti, il 44 per cento delle famiglie italiane, appartenenti a tutte le fasce sociali, di cui 3,2 milioni a vulnerabilità alta o molto alta. Possono quindi rafforzare il proprio ruolo sociale erogando sostegni mirati in relazione alla condizione familiare o alla presenza di fragilità connesse alla necessità di assistere figli o persone anziane. Inoltre, le imprese possono costituire la base di un nuovo welfare di prossimità perché largamente diffuse nel territorio italiano: le pmi da 6 a mille addetti sono 661mila. Secondo i dati del Welfare Index PMI 2024 in Italia il welfare aziendale è correlato positivamente con la solidità finanziaria delle imprese: l’indebitamento, misurato come quota percentuale sul fatturato, decresce al crescere dei livelli di welfare, con una differenza di oltre cinque punti tra le imprese di livello iniziale (70,3 per cento) e quelle di livello molto alto (64,5 per cento).

PROF. M IC h ELE P OERIO E PROF. M ARCO P ERELLI E RCOLINI , F EDERSPE v

Inoltre, di particolare interesse è l’analisi della correlazione tra welfare aziendale e capacità competitiva delle imprese sui mercati internazionali: mediamente la quota di imprese esportatrici è dell’8 per cento, ma passando dal livello iniziale ai livelli più elevati di welfare aziendale la quota quasi triplica, dal 5 per cento al 14,1 per cento. Tra le realtà che aiutano a gestire gli over 65 ci sono le Fondazioni a supporto del territorio come la Fondazione Ricovero Martinelli Onlus. Proprio di recente si è tenuto un evento a Cinisello Balsamo in cui il prof. Bernardo Misaggi, Presidente della Fondazione Ricovero Martinelli Onlus ha detto:”Siamo contro l’ageismo e crediamo molto al Valore dell’armonia tra le generazioni. Dal 1967, la Fondazione Ricovero Martinelli Onlus, con sede a Cinisello Balsamo, è al fianco delle famiglie e dei cittadini,” spiega il prof. Bernardo Misaggi, Presidente della Fondazione”, In data 18 dicembre abbiamo organizzato un evento natalizio, in cui, come neo-eletto Presidente, ho evidenziato i servizi che, per il territorio, proseguiamo ad offrire e come intendiamo migliorarli per venire sempre più incontro alle necessità delle Persone da noi assistite. Innanzitutto

la nostra Residenza Sanitaria Assistenziale ha ottenuto una conferma di qualità con Bollini Rosa Argento da parte della associazione Onda e seguiamo anziani non autosufficienti con una continuità di trattamenti personalizzati; il nostro Centro Diurno eroga servizi socio-assistenziali che consentono un aiuto e sostegno importante per le famiglie e per le pmi; inoltre potenzieremo l’assistenza domiciliare integrata; in più rafforzeremo la nostra capacità di dare servizi di prestazioni domiciliari rivolti, in particolare, ad anziani ultrasettantacinquenni non autosufficienti o affetti da demenza senile”. L’età anagrafica, stando ai dati OMS e ai dati di una recente ricerca europea, è sempre più vissuta come oggetto di stigma e pregiudizio, come se l’essere anziani fosse di per sé un limite, una condizione invalidante, una differenza in termini negativi. La struttura della Fondazione Ricovero Martinelli Onlus, invece, aiuta a ricreare un rapporto armonico tra le generazioni ed ospita ad oggi 215 Persone a cui è garantita la cura con una assistenza integrata personalizzata. L’ente è accreditato e convenzionato con Regione Lombardia. All’evento del 18 dicembre erano presenti le massime autorità tra cui il

Viceprefetto Aggiunto Dott. Fabrizio Donatiello, il Vice Questore Aggiunto Dott. Giovanni Di Stefano, il Sindaco di Cinisello Balsamo Giacomo Ghilardi, il Presidente del Consiglio comunale sig. Angelo Antonio Di Lauro. L’Arcivescovo di Milano Ecc. Mons. Mario Delpini, in riscontro all’invito rivolto, ha ringraziato il prof. Bernardo Misaggi, per il gradito invito allo scambio di auguri natalizi. Mons. Delpini si era rammaricato di non poter intervenire poiché impegnato, a sua volta, nella visita prenatalizia alle realtà ecclesiali e sociali dell’Arcidiocesi ma ha assicurato il suo ricordo nella preghiera e invoca su ciascuno la benedizione della presenza di Dio che si fa Bambino a coronamento dell’Avvento, con l’augurio di un anno benedetto da Dio. Sottolinea inoltre il prof. Bernardo Misaggi “Il nostro personale e i nostri volontari,” ogni giorno si prodigano per realizzare un’assistenza fatta, non solo di competenze mediche e socio-assistenziali, ma, soprattutto, caratterizzata da un Rispetto ed un Dialogo costante con i pazienti e le loro famiglie in quanto condividiamo i principi del ‘Manifesto Europeo contro l’Ageismo’ presentato presso il Parlamento Europeo ed i nostri principi base sono : educazio -

PROF. bERNARDO M ISAGGI , PRESIDENTE F ONDA z IONE R ICO v ERO M ARTINELLI O NL u S

ne, rispetto, accoglienza, cura, servizi integrati e personalizzati. Nessuno si sentirà mai un numero da noi. Diversi sono i nostri progetti futuri e prenderemo spunto da altri precedenti quali ‘La Stanza degli Abbracci’, ‘ScriviAmoci’ realizzati con personale dedicato, con il parroco e le scuole del territorio. Saremo una realtà da cui trarre spunto per progetti anche europei di best practices nei confronti soprattutto degli over 65”. Tra i progetti a livello europeo si menziona un progetto denominato Euroageism che ha ottenuto un finanziamento di 3.879.540,72 euro dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea nell’ambito dell’accordo di sovvenzione Marie Skłodowska-Curie con quindici progetti di ricerca per esplorare modi per migliorare la partecipazione attiva degli anziani nella forza lavoro; per affrontare l'età in relazione all'accesso a beni e servizi e per promuovere una società a misura di anziano, che aiuti gli anziani a realizzare il loro pieno potenziale. In base ai briefing scientifici per le policy del Joint Research Center europeo si evidenzia la natura diffusa degli atteggiamenti discriminatori e delle pratiche discriminatorie in base all’età che è considerata

un problema globale, prevalente in ogni sfera sociale, economica, etnica e geografica e in diversi contesti, tra cui il posto di lavoro, i media, l'assistenza sanitaria. Tra i progetti europei contro l’ageismo c’è il progetto “AGE against the Machine”, iniziato a gennaio 2024, durerà due anni. I partner del progetto sono Fondazione Novi Sad – Capitale Europea della Cultura (Serbia), Croce Rossa di Serbia (Serbia), Trupa Drž ne daj (Serbia), Teatr Brama (Polonia), Nordisk Teaterlaboratorium Odin Teatret (Danimarca), The Università di Évora (Portogallo) e Comppagnia Il Melrancio (Italia). Il piano “Welfare, Wealth, Work for Europe” (WWWforEurope) ha evidenziato come non serva solo garantire occupazione e produttività, ma soprattutto creare coesione sociale, evitare fratture tra i bisogni delle diverse generazioni. In qualità di Vicepresidente esecutivo per la prosperità e la strategia industriale, il compito di Stéphane Séjourné è di creare le condizioni affinché le nostre industrie e aziende possano investire, decarbonizzare e diventare più competitive e, anche lui ha evidenziato l’importanza di un patto intergenerazionale soprattutto nelle pmi e il ruolo del welfare aziendale. È responsabi -

le della guida del lavoro per avviare una nuova era di produttività, innovazione e competitività, esaminando tutti i diversi aspetti, dal mercato unico alla ricerca, all'economia e alla produttività, al commercio, alle dogane e ai mercati finanziari. Stéphane Séjourné è anche responsabile del portafoglio Industria, PMI e Mercato unico. Il suo compito è di promuovere gli investimenti, creare mercati guida per le tecnologie pulite e creare le condizioni affinché le aziende possano crescere e competere a livello globale.Punta a presentare un nuovo “Industrial Decarbonisation Accelerator Act”, per supportare la tecnologia pulita nell'industria, guidare l'implementazione del Net Zero Industry Act, sviluppare un futuro “Fondo europeo per la competitività per l'innovazione e gli investimenti in tecnologie”, supportare l'istituzione di nuovi importanti progetti di comune interesse europeo per i settori e le tecnologie più strategici, rivedere le direttive sugli appalti pubblici per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento, semplificando al contempo le regole e riducendo gli oneri amministrativi e punta a sviluppare una innovativa strategia per il mercato unico a favore delle pmi.

Unipol: tUtela il tUo bUsiness dagli attacchi informatici

Negli ultimi anni, le aziende italiane si trovano ad operare in un contesto di crescente instabilità. La pandemia di Covid-19, la crisi geopolitica e gli effetti dei cambiamenti climatici hanno costretto le imprese a rivedere le proprie strategie a causa dell'aumento dell'inflazione, dei prezzi delle materie prime e dell'energia. Nonostante una maggiore consapevolezza delle sfide emergenti, le aziende hanno dimostrato capacità di adattamento alle situazioni di crisi, ma non hanno ancora purtroppo modificato

sostanzialmente il loro approccio alla prevenzione e alla gestione strutturata dei rischi. In particolare, i rischi legati alla fornitura e alle difficoltà di approvvigionamento non ricevono ancora l'attenzione necessaria per riorganizzare le catene di fornitura in modo da renderle più solide e sostenibili secondo i criteri ESG. Analogamente per quanto riguarda il tema della cybersicurezza. Il rischio cyber è ormai uno dei principali timori per le aziende italiane, con attacchi informatici in costante aumento. Le conseguenze di questi

attacchi possono essere devastanti, comportando perdite finanziarie significative e danni reputazionali. Tuttavia, nonostante la gravità della minaccia, gli investimenti in sicurezza informatica rimangono sorprendentemente insufficienti. Un modo, in particolare, per valutare l’attenzione alla gestione del rischio è l’analisi dei dati relativi al trasferimento dello stesso con la sottoscrizione di coperture assicurative. Secondo il report "Osservatorio Cineas 2024", il 92,1% delle aziende considera il cyber risk molto importante,

il team di Unipol

ma solo il 30,8% ha una copertura assicurativa per questo tipo di rischio. Tuttavia, il 36,9% delle aziende non assicurate dichiara di avere in programma di sottoscrivere una copertura contro il cyber risk.

La mancanza di investimenti adeguati in sicurezza informatica evidenzia la necessità di un supporto esterno per aiutare le aziende a migliorare la propria postura di sicurezza. In questo contesto, Unipol ha siglato una partnership con Start 4.0, Centro di Competenza nato dal Piano Industria 4.0, per stimolare l'adozione di misure di sicurezza preventive. Attraverso questa collaborazione, viene offerto alle PMI un servizio di valutazione dei rischi sulla sicurezza informatica, mettendo a disposizione il supporto formativo e i progetti elaborati dal Centro di Competenza per implementare soluzioni di cybersecurity finanziate con i fondi del PNRR.

Tra le iniziative da adottare in ambito di cybersicurezza, è fondamentale che le aziende investano in formazione continua per i propri dipendenti, affinché siano consapevoli delle minacce informatiche e delle migliori pratiche di protezione. La consapevolezza e la preparazione sono elementi chiave per ridurre la vulnerabilità delle aziende agli attacchi cyber.

Un ulteriore passo importante per le aziende italiane è l'adeguamento alla normativa NIS2(direttiva 2022/2555), recepita in Italia con D.lgs. 138/2024, che richiede, tra l’altro, alle imprese in perimetro la registrazione presso la piattaforma dell'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), attiva dal 1° dicembre 2024.

Dal 1° dicembre 2024 al 28 febbraio 2025, i soggetti pubblici e privati a cui si applica la NIS2, devono quindi manifestarsi all’Autorità nazionale competente NIS registrandosi sulla piattaforma digitale resa disponibile da ACN. Resta ferma la possibilità per l’Autorità nazionale competente NIS, su proposta delle Autorità di settore, di individuare ulteriori soggetti ritenuti critici. Tali soggetti riceveranno una specifica comunicazione diretta, a valle della quale potranno procedere con la registrazione. Tale adempimento è funzionale a consentire ad ACN di censire i soggetti operanti nei settori vigilati, anche al fine di fornire loro supporto in fase di implementazione degli obblighi, attraverso le articolate attività di monitoraggio e ausilio nel loro percorso condiviso di crescita, disciplinate dall’art. 35 del D. lgs. 138/2024.

Sul sito dell’ACN sono disponibili informazioni sui settori e sottosettori inclusi nella normativa NIS, e le modalità per determinare se un’organizzazione è “essenziale” o “importante”. Questa distinzione è cruciale, poiché prevede requisiti di compliance diversi, con misure più stringenti per i soggetti essenziali.

La mancata registrazione è una violazione che prevede una sanzione amministrativa pecuniaria con un importo fino al 0.1% del fatturato annuo su scala mondiale del soggetto. Prima di avviare la registrazione, il soggetto deve designare il punto di contatto, di cui all’articolo 7, comma 1, lettera c) del decreto NIS (D. lgs. 138/2024). La registrazione è composta da tre fasi: il

censimento del punto di contatto, la sua associazione al soggetto e la compilazione della dichiarazione NIS. Il punto di contatto è una persona fisica designata dal soggetto obbligato (sia esso un ente pubblico o un'azienda privata) con il compito di curare l'attuazione delle disposizioni del decreto NIS per conto del soggetto stesso a partire dalla registrazione, e interloquisce, per conto del soggetto NIS, con l’Autorità nazionale competente NIS, ossia l'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN). Sugli specifici compiti del punto di contatto è ancora in corso una discussione. La designazione può ricadere su: rappresentante legale del soggetto, procuratore generale, dipendente delegato dal rappresentante legale. In questo caso, è necessario fornire un titolo giuridico che attesti la delega, come una delega ad-hoc o una preesistente più ampia.

Per le pubbliche amministrazioni, è possibile designare come punto di contatto un dipendente di un'altra amministrazione rientrante nell'ambito di applicazione del decreto NIS. Analogamente, i soggetti facenti parte di un gruppo di imprese possono designare un dipendente di un'altra impresa del medesimo gruppo, purché rientrante nell'ambito di applicazione del decreto. Il punto di contatto svolge un ruolo cruciale nel garantire che l'organizzazione mantenga una comunicazione efficace con l'ACN e adempia agli obblighi di registrazione e aggiornamento dei dati, fungendo da collegamento tra l'Autorità e l'organizzazione stessa. Un'altra rilevante normativa sulla sicurezza informatica è la legge n. 90 del 2024, recante “Disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici”, che contiene importanti adempimenti per le pubbliche amministrazioni rientranti nel suo perimetro di applicazione e

daniela marUcci, responsabile corporate di Unipol

scheda informativa scudo cyber: www.unipol.it

risponde alla ratio di rafforzare la sensibilità e la protezione dei predetti soggetti sui rischi informatici aventi impatto su reti, sistemi informativi e servizi informatici.

L’art. 8 della legge 90 del 2024 assegna delle pubbliche amministrazioni il compito di costituire o individuare una struttura esistente al loro interno che possa realizzare una serie di azioni finalizzate, appunto, al rafforzamento della resilienza. All’interno di questa struttura verrebbe incardinata anche la figura del referente per la cybersicurezza. Questa figura potrebbe, in alcuni

casi, sovrapporsi a quella del punto di contatto prevista all’articolo 7, comma 1, lettera c) del decreto NIS (D. lgs. 138/2024). Sul punto, la recente determina ACN del 26 novembre 2024 sulle modalità di accesso e registrazione alla piattaforma in funzione dal 1 dicembre 2024 ha precisato come “La designazione del punto di contatto da parte dei soggetti di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 giugno 2024, n. 90, che rientrano nell’ambito di applicazione del decreto NIS, può soddisfare l’obbligo di nomina e comunicazione del referente per la cybersicurezza

di cui all’articolo 8, comma 2, della medesima legge”, con ciò dimostrando di voler considerare la figura del referente per la cybersicurezza di cui alla legge n. 90 del 2024 corrispondente a quella di punto di contatto secondo la direttiva NIS 2. In sintesi, le aziende italiane devono affrontare una serie di sfide complesse, ma con un approccio strutturato alla gestione dei rischi, investimenti adeguati in sicurezza informatica e conformità alle normative come la NIS2, possono migliorare significativamente la loro resilienza e capacità di adattamento.

SPECIALE DIGITAL PAyMENTS

NEXI:

EVOLUZIONE DEL MERCATO E SOLUZIONI

INNOVATIVE PER TRANSAZIONI SEMPRE PIU’

AGEVOLI E SICURE, UTILI ALLE PMI

L'automazione dei processi, l'eliminazione di inefficienze e l'adozione di soluzioni cloud possono portare ad una significativa riduzione dei costi operativi, contribuendo a minimizzare gli sprechi e a ottimizzare l'uso delle risorse, aumentando la redditività complessiva delle piccole e medie imprese. La Commissione europea è al fianco delle

pmi con una serie di soluzioni che agevolano le transazioni digitali e il mercato unico comunitario. Mentre la direttiva europea sul commercio elettronico rimane la pietra angolare della regolamentazione digitale, molto è cambiato dalla sua adozione oltre 20 anni fa. eIDAS ha dato vita ad una struttura normativa e tecnologica comune a

tutti gli Stati membri dell’Unione europea, su cui costruire un Mercato Digitale Europeo basato su fiducia e certezza delle transazioni. La legge sui servizi digitali affronterà i cambiamenti in atto e le sfide che ne derivano. In questo quadro, i pagamenti digitali hanno un ruolo da protagonista e rappresentano una grande opportunità per le im -

prese. Ne abbiamo parlato con Giulio Vasconi, Head of Merchant Solutions di Nexi Italia La digitalizzazione è un’opportunità per tutte le imprese e voi, come Nexi, mettete a loro disposizione servizi di incasso e pagamento digitale che possono supportarle nello sviluppo del loro business. Come è strutturata la vostra offerta?

Le nostre soluzioni sono pensate per supportare il percorso di digitalizzazione di esercenti e imprese, per soddisfare le loro esigenze, per consentire loro di cogliere tutte le opportunità di business offerte dai pagamenti digitali, garantendo al contempo la sicurezza nelle transazioni. Abbiamo un portafoglio di servizi molto ampio, che va dallo SmartPOS, prodotto che abbiamo rafforzato e potenziato in modo importante nell’ultimo anno, al SoftPOS, app che permette alle imprese di incassare direttamente da smartphone o tablet e disponibile sia su Android sia su IOS. Passando poi per il Mobile Pos, che può essere usato come Pos principale o in aggiunta al Pos principale per incassare in mobilità, e per il Pos cordless. Oltre a soluzioni per accettare pagamenti online, essendo oggi l’e-commerce un canale di vendita in costante evoluzione, sempre più fondamentale per le imprese che vogliono essere competitive. La parola chiave è omnicanalità: la nostra è un’offerta omnichannel che ha l’obiettivo di arricchire sensibilmente l'esperienza utente in linea con le tendenze in atto sul mercato. Il SoftPOS è di fatto un’innovazione molto

INTERVISTA A GIULIO VASCONI, HEAD Of MERCHANT SOLUTIONS DI NEXI ITALIA

importante che cambia radicalmente il modo di incassare. Ce ne può parlare?

E’ una soluzione innovativa che consente agli esercenti di utilizzare il proprio smartphone o tablet per accettare i pagamenti effettuati dai loro clienti con carte contactless dai principali circuiti (PagoBANCOMAT®, BANCOMAT Pay®, Visa, V-Pay, Maestro, Mastercard) e tramite digital wallet (es. Google Pay, Apple Pay, Samsung Pay e Huawei Pay). SoftPOS, infatti, è un’app che l’esercente può associare al proprio device in pochi passaggi nella massima semplicità e sicurezza e che consente anche di emettere

la ricevuta, inviandola digitalmente al cliente. Rappresenta la soluzione ideale per attività in mobilità, liberi professionisti, esercizi commerciali con consegne a domicilio: oltre al vantaggio della dematerializzazione degli incassi, consente all’esercente di accettare pagamenti digitali in sicurezza, tramite un dispositivo di uso ormai quotidiano. L’utilizzo dello smartphone o del tablet, inoltre, permette all’esercente di avere un punto di incasso in aggiunta a quello principale, riducendo attese e code nel momento del pagamento, lasciando così maggiore spazio all’ascolto e alla gestione del cliente nel

SPECIALE DIGITAL PAyMENTS

processo di acquisto. Ed è disponibile sia su Android, sia su IOS.

Quali sono i prodotti e i servizi d'eccellenza proposti da Nexi per la microimpresa e liberi professionisti?

Innanzitutto proprio il SoftPOS, prova ne è che sta prendendo piede presso quegli esercenti e quelle imprese che hanno bisogno di semplificare gli iter amministrativi di incasso e vendita di servizi e prodotti e per i quali SoftPOS risulta uno strumento utile, sicuro e che garantisce la massima mobilità e operatività sul territorio. Se pensiamo invece agli altri esercenti, senza dubbio lo SMartPOS rappresenta una soluzione ideale, perché offre una serie di servizi integrati, come la gestione delle mance, degli sconti, i programmi di raccolta punti e di fidelizzazione e altro ancora.

Ogni attività può essere gestita direttamente dal device, senza bisogno di ulteriori apparecchiature o software.

Uno dei temi chiave nella gestione dei clienti, per le imprese, è la fidelizzazione: a tale proposito avete lanciato di recente Nexi Club. Di cosa si tratta?

E’ un programma gratuito che regala esperienze esclusive, premi speciali e of -

ferte imperdibili a tutti gli esercenti che hanno una soluzione di accettazione di pagamento Nexi, POS o e-commerce. L’obiettivo di Nexi Club è sia ingaggiare i merchant, perché consente loro di accedere a una serie di servizi gratuiti che possono personalizzare ed agevolare sulla base delle proprie esigenze, sia di tenerli aggiornati sulle novità del mercato dei pagamenti e sulle nuove normative.

E’ uno strumento innovativo che crediamo possa portare benefici concreti alle imprese che scelgono di dotarsi di una soluzione targata Nexi.

Il mercato dei pagamenti digitali è in profonda evoluzione: quali sono le leve sulle quali punterete per continuare a guidarne l’evoluzione anche in futuro?

La parola chiave è investire. Quello dei pagamenti digitali è un mercato competitivo in cui

per eccellere servono competenze e tecnologia: noi, in qualità di PayTech leader in Europa, abbiamo la scala per investire sia in tecnologia, nella quale mettiamo oltre 300 milioni di euro annui, sia in competenze, così da avere un team di professionisti specializzati nei digital payments.

E riteniamo fondamentale investire nelle relazioni con i nostri partner, in primis le banche del nostro Paese, oltre che i grandi brand corporate. Siamo una realtà europea, ma siamo anche molto radicati nei territori in cui operiamo e questo ci consente di avere chiare le esigenze di cittadini e imprese: in questo senso, la nostra vicinanza territoriale, unita alla scala europea, ci consente di continuare a guidare l’evoluzione del mercato. E anche a coglierne i principali trend, creando soluzioni in grado di cavalcarli.

ManovraeconoMIca:

dopo l'approvazione con la fiducia alla Camera dei Deputati, la Legge di Bilancio 2025 è giunta in dirittura d'arrivo, con un testo che presenta molte conferme ma anche diverse novità, introdotte nel corso dell'iter da numerosi emendamenti. La manovra dispone “interventi con effetti pari, in termini lordi, a circa 30 miliardi di euro nel 2025, più di 35 miliardi nel 2026 e oltre 40 miliardi nel 2027, secondo quanto era stato preventivato. Dopo le modifiche approvate in Commissione Bilancio della Camera e la fiducia alla Camera, l'iter prevede un rapido passaggio al Senato per il via libera finale.

Di seguito, quindi, riassumiamo i punti fermi della legge e anche le novità che si sono andate aggiungendo al testo originario lungo il percorso.

Irpef a tre aliquote

L'intervento più considerevole sul piano fiscale è, senz'altro, quello che riguarda la riduzione delle aliquote Irpef su tre scaglioni, confermando quanto era stato già preannunciato inizialmente. Il dispositivo, quindi, introduce tre aliquote al 23% fino a 28 mila euro, 35% fino a 50 mila euro, e 43% oltre i 50 mila euro, congiuntamente al taglio del cuneo fiscale. Quest'ultimo, infatti, è stato esteso per i redditi fino a 40 mila euro, mentre in precedenza era a 35 mila euro, con un beneficio per ulteriori 3 milioni di contribuenti. Per i redditi inferiori a 20mila euro, invece, viene introdotto un ulteriore sostegno percentuale – che oscilla tra il 7,1% e il 4,8%, a seconda della fascia di reddito. Per

i redditi da lavoro dipendente superiori a 20mila euro, è prevista una detrazione addizionale pari a mille euro per redditi fino a 32mila euro, con riduzioni progressive fino a 40mila euro. Queste due misure avranno un impatto di due terzi sui 30 miliardi di euro totali.

Il taglio dell'Irpef con cui si intendeva ridurre la seconda aliquota dal 35% al 33% è stato rimandato al 2026.

Detrazioni fiscali

Il Ddl di Bilancio per il 2025 contiene un tetto alle spese che i contribuenti potranno portare in detrazione, con l'esclusione delle spese mediche. Ecco i cambiamenti in materia per i contribuenti che dichiarano più di 75 mila euro. A partire dal 2025, l’ammontare delle spese detraibili ai fini Irpef non potrà oltrepassare un determinato massimale calcolato in riferimento a due indicatori: un valore fisso predeterminato sulla base del reddito complessivo dichiarato; un coefficiente parametrato alla situazione familiare del contribuente. Il primo è definito in base al reddito complessivo dichiarato: 14.000 euro per i soggetti con reddito compreso tra 75.000 e 100mila euro; 8.000 euro per i soggetti con un reddito superiore a 100mila euro. Il secondo indicatore è legato al numero dei figli fiscalmente a carico presenti nel nucleo familiare del contribuente, prevedendo un coefficiente così distinto: 0,50 se nel nucleo familiare non vi sono figli fiscalmente a carico; 0,70 se ve ne è uno; 0,85 se ve ne sono due; 1 se ve ne sono più di due o se ve

calendario fiscale

• Ir P ef a tre al I quote
• Detraz I on I f I scal I

ne è almeno uno con disabilità.

Per le aziende

È stata prorogata, per i prossimi tre anni, la maggiorazione del 20% della deduzione relativa al costo del lavoro derivante da nuove assunzioni di dipendenti a tempo indeterminato, effettuate da imprese e professionisti. La deduzione può arrivare fino al 130%, nel caso di assunzioni stabili di particolari categorie di soggetti: disabili, giovani under 30 ammessi agli incentivi occupazione, mamme con almeno due figli, donne vittime di violenza, ex percettori del reddito di cittadinanza. Tra le ultime novità, invece, spicca la riduzione di 4 punti dell’Ires per le imprese che accantonano almeno l’80% degli utili dell’esercizio 2024, reinvestendo in azienda almeno il 30% (e comunque non meno del 24% in riferimento agli utili dell’esercizio 2023). Nel dettaglio, gli investimenti non devono essere inferiori a 20mila euro e le aziende dovranno assumere a tempo indeterminato l’1% di lavoratori in più. Il taglio dell'Ires, quindi, va

dal 24% al 20% per le aziende interessate, che dovranno rispettare le seguenti condizioni: una quota non inferiore all’80% degli utili di esercizio dovrà essere accantonata; almeno il 30% degli utili accantonati dovrà essere destinato agli investimenti; il numero di unità lavorative non dovrà essere diminuito nel 2025 rispetto alla media del triennio precedente; nuove assunzioni di lavoratori con contratto a tempo indeterminato che costituiscano un incremento; nessun ricorso alla cassa integrazione.

Rilevante è anche la conferma del Piano Transizione 5.0, che introduce numerose novità per le imprese che investono in macchinari e software digitali e sostenibili, che comprendono semplificazioni procedurali, incentivi green, cumulabilità delle agevolazioni e un’aliquota unica per investimenti fino a 10 milioni di euro, che erano state annunciate dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. In primo luogo, è prevista una semplificazione delle procedure energetiche, con la semplificazione del calcolo dei consumi ener-

getici, grazie all’introduzione di nuove disposizioni. Viene valorizzato il ruolo delle Energy Service Company (ESCO) e viene implementata una procedura semplificata per ottenere i benefici derivanti dalla sostituzione di macchinari obsoleti. Questa semplificazione mira a rendere più accessibili gli incentivi legati al miglioramento dell’efficienza energetica. È prevista anche un' aliquota agevolativa unica del 35% per investimenti fino a 10 milioni di euro, che scende al 5% per investimenti compresi tra 10 e 50 milioni. Le nuove aliquote maggiorate sono: 40% per risparmi energetici significativi (invece di 40/20/10%); 45% per risultati energetici superiori (invece di 5/25/15%). L’aliquota unica favorisce una gestione più chiara e prevedibile degli incentivi per le imprese.Un’altra importante novità è la possibilità di cumulo degli incentivi con altre agevolazioni. Le imprese, infatti, potranno combinare gli incentivi Transizione 5.0 con Il credito d’imposta per investimenti nelle Zone Economiche Speciali (ZES) del Sud; Le agevolazioni per le Zone Logistiche Sem-

• s ismabonus • b onus ristrutturazioni

• Voucher

3I In

V est I re I n I nno Vaz I one

plificate (ZLS); Altri incentivi nazionali ed europei. Questa cumulabilità offre maggiori opportunità di finanziamento e supporto agli investimenti aziendali. Quanto al Piano Transizione 4.0., si segnalano le modifiche che porteranno all'eliminazione degli incentivi per i beni immateriali – software – dal prossimo anno, e un limite di spesa pubblica fissato a 2,2 miliardi di euro. Queste modifiche puntano a spingere le imprese verso una transizione più orientata alla sostenibilità e all’innovazione green, superando il tradizionale approccio di Industria 4.0. Con l'adozione di queste nuove misure, il Governo si propone di sostenere le imprese italiane nella trasformazione tecnologica e ambientale, favorendo una crescita sostenibile e competitiva.

Tra le principali modifiche apportate dal Governo in corso d'opera, spicca anche un emendamento alla Manovra 2025, che prevede la proroga dell'operatività del Fondo di Garanzia per le PMI, a partire dal 1° gennaio 2025. Questa modifica estende fino al 31 dicembre 2025 tutte le misure transitorie – introdotte dall'art. 15-bis del Dl n. 145/2023, con alcune eccezioni. In particolare, la percentuale di garanzia per le operazioni finanziarie destinate alle esigenze di liquidità delle piccole e medie imprese viene ridotta al 50%, indipendentemente dalla fascia di appartenenza. Rimane invariata, invece, la copertura all’80% prevista per i finanziamenti destinati a programmi di investimento e alle start-up, a sostegno dell’innovazione e della crescita imprenditoriale. Un'altra novità riguarda l’incremento dell’importo massimo garantito per le operazioni denominate “a importo ridotto”, che passa da 80.000 a 100.000 euro per richieste presentate in modalità di riassicurazione da soggetti garanti autorizzati. Inoltre, la gratuità dell’intervento viene mantenuta per le microimprese, garantendo un sostegno mirato alle aziende di dimensioni più piccole.

Le imprese small mid cap beneficiano di modifiche significative: viene eliminata l’esclusione delle aziende con meno di 250 dipendenti non rientranti nella definizione di PMI, ampliando così l’accesso al Fondo anche per le imprese con un numero di dipendenti compreso tra 250 e 499, come già previsto dall’art. 15-bis. Questo correttivo risolve in tal modo un’anomalia normativa, includendo tra le beneficiarie le imprese che, pur non rientrando nella categoria di PMI in senso stretto, necessitano di supporto per accedere al credito. Queste modifiche hanno come obiettivo il rafforzamento del sostegno finanziario per le imprese, garantendo maggiore flessibilità e inclusività nell’accesso al Fondo di Garanzia, con un’attenzione particolare alle esigenze di liquidità, agli investimenti innovativi e alle categorie di imprese meno servite dai meccanismi tradizionali di credito. Inoltre, sono previsti Benefici fiscali per il fotovoltaico, con il potenziamento del credito d’imposta per l’installazione di impianti fotovoltaici, e la Cumulabilità con altri incentivi, grazie alla quale gli incentivi Transizione 5.0 potranno essere cumulati con altre misure agevolative esistenti. Questi interven-

ti, infatti, mirano specificamente a supportare le aziende nella transizione verso l’industria digitale e sostenibile. Il Credito d'imposta per le aziende che investono nella ZES –Zona Economica Speciale - unica del Mezzogiorno, invece, viene incrementato fino a 2,2 miliardi di euro, con l'obiettivo di stimolare gli investimenti nelle regioni meridionali e supportare lo sviluppo economico del Sud Italia. Rimanendo nell'ambito meridionale del Paese, le piccole e medie imprese del Sud - Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia – potranno beneficiare di un nuovo sistema di decontribuzione al 25% per le assunzioni a tempo indeterminato. Questa agevolazione sarà ridotta al 20% nel 2026 e 2027. L’obiettivo è incentivare l’occupazione stabile e ridurre il costo del lavoro nelle aree economicamente svantaggiate.

Solo per le grandi aziende, con ricavi sopra i 750 milioni di euro, è stato dato il via libera alla Web Tax, e alla riduzione della tassa sulle plusvalenze delle criptovalute che, dal 2025, torna al 26%, per poi salire al 33% dal 2026.

Per i lavoratori

Sono diversi gli interventi che interessano direttamente i lavoratori, partire dall'ampliamento del congedo parentale, indennizzato all’80% a tre mesi complessivi, entro il sesto anno di vita del figlio. È stato poi confermato ed esteso alle lavoratrici a tempo determi-

nato e a quelle autonome, anche con reddito d’impresa che non optano per il regime forfettario, il bonus mamme lavoratrici. Questa tipologia di sgravio contributivo spetterà dal 2025 alle lavoratrici madri di due o più figli, fino al compimento del decimo anno d’età del figlio più piccolo, mentre dal 2027, per le madri con tre o più figli l’esonero contributivo è previsto fino al compimento del 18° anno d’età del figlio più piccolo. L’esonero è riconosciuto soltanto a condizione che la retribuzione o il reddito imponibile ai fini previdenziali non sia superiore a 40.000 euro annui. Anche i Fringe benefit sono stati confermati, con la soglia di esenzione portata a 2 mila euro per i lavoratori con figli a carico, e a mille euro per tutti gli altri. Inoltre, sono previsti importi maggiorati per i nuovi assunti che accettano di trasferire la residenza oltre i 100 chilometri di distanza. A ciò si aggiunge la detassazione triennale dei premi di risultato, che passano dal 10% al 5%, come era stato annunciato. Inoltre, è stato introdotto un aumento di 5 punti, dal 25 al 30%, del limite di detassazione delle mance che il personale che lavora nei bar o nei ristoranti riceve dai clienti. Innalzato infine da 50mila a 75mila anche il tetto di reddito sotto la quale si applica.

Per quanto riguarda il tema pensioni, fermo restando i requisiti ordinari della pensione anticipata, c'è da rilevare che la legge di bilancio ha visto l'inserimento di un emendamento che prevede, per i lavoratori intera-

mente contributivi – con il primo versamento dopo il dicembre 1995 – la possibilità di accedere alla pensione anticipata con almeno 64 anni, utilizzando l'eventuale rendita della pensione complementare per raggiungere la soglia di importo minimo del trattamento, pari a tre volte l’assegno sociale. Per i lavoratori che intendono utilizzare il nuovo canale di uscita saranno necessari 25 anni di contributi dal 2025 mentre, successivamente al 2030, verranno richiesti 30 anni di contributi.

i b onus

Sul fronte dei bonus edilizi e delle detrazioni fiscali, era già nota l'intenzione del Governo di tagliare le spese e sostenere i nuclei familiari più numerosi, riducendo progressivamente i bonus edilizi. Il primo dei bonus a essere eliminato è il cosiddetto Superbonus, che nel 2025 si potrà avere solo per interventi avviati entro il 15 ottobre 2024, individuati come quelli per i quali, entro tale data, risulti: presentata la CILAS, se gli interventi sono diversi da quelli effettuati dai condomini; adottata la delibera assembleare che ha approvato l'esecuzione dei lavori e presentata la CILAS, se gli interventi sono effettuati dai condomini; presentata l'istanza per l'acquisizione del titolo abilitativo, se gli interventi comportano la demolizione e la ricostruzione degli edifici.

Confermata, invece, la proroga nel 2025 del Bonus ristrutturazioni al 50%, ma limitata-

mente alle prime case. Salva l’esclusione delle caldaie a gas, infatti, per i bonus edilizi non cambia ciò che il ddl prevedeva nella versione approdata in Parlamento. A partire dal prossimo anno, il Bonus Casa passerà al 36%, ma solo per le seconde abitazioni, mentre per le prime resterà al 50%. La riduzione dell'aliquota esclude solamente gli interventi relativi alle spese di sostituzione del gruppo elettrogeno di emergenza, esistente con generatori di emergenza a gas di ultima generazione. Per questo motivo, la misura riguarda tutte le fattispecie d'intervento, compreso il bonus per l'acquisto di case in fabbricati interamente ristrutturati. Sulla base di un emendamento approvato dalle Commissioni, invece, risultano escluse da qualsiasi agevolazione le spese per interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili, come ad esempio le caldaie a gas.

Per tali detrazioni viene confermato un ammontare complessivo delle spese sostenute non superiore a 96.000 euro per unità immobiliare.

L’Ecobonus per le spese sostenute nel 2025, invece, passa al 50% per tutti gli interventi agevolati, ma anche in questo caso solo se i lavori sono realizzati da chi adibisce l’immobile ad abitazione principale, altrimenti si scende al 36%.Queste aliquote (50% per le prime case e 36% per le altre), si applicano per tutti gli interventi agevolati, compresi

quelli che, fino al 2024, godevano di una detrazione più elevata, ad esempio perché parti comuni di edifici condominiali. Le nuove aliquote si applicano per tutte le tipologie di interventi agevolati, compresi quelli che, fino al 2024, davano luogo ad una detrazione più elevata, quali, ad esempio: interventi realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali, interventi su parti comuni di edifici condominiali finalizzati congiuntamente alla riduzione del rischio sismico e alla riqualificazione energetica.

Il Sismabonus nel 2025 passa al 50% per le prime case e al 36 % negli altri casi. L’aliquota diventa uguale per tutti gli interventi, compresi quelli finora premiati maggiormente, come in caso di passaggio a una o a due classi di rischio inferiori o sulle parti comuni. Sia per Bonus Casa che per Ecobonus e Sismabonus, negli anni 2026 e 2027 le aliquote, secondo il testo, passano al 36% per le prime case e al 30% per le altre. Anche in questo caso le aliquote si applicano per tutte le tipologie di interventi agevolati, compresi quelli che, fino al 2024, davano luogo ad una detrazione più elevata: interventi che comportano il passaggio ad una o a due classi di rischio inferiori, compreso il Sismabonus. La Legge di Bilancio, inoltre, ha prorogato anche il Bonus Mobili ed Elettrodomestici, con lo stesso limite di spesa detraibile di 5.000 euro e la stessa aliquota di detrazione, al 50%, questa volta a prescindere dal fatto che si tratti o meno di una prima casa.

Quanto alla cessione dei crediti e agli sconti in fattura, come era prevedibile, non sono state concesse proroghe, ma anche nessuna riduzione, per cui rimane in essere la cessione del credito/sconto in fattura solo per chi abbia maturato il diritto in base alle regole vigenti attualmente.

notIzIe Per le IMPrese

400 MIlIonI Per lo sVIluPPo Delle tecnologIe crItIche eD eMergentI È stato approvato il decreto “Sostegno di progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale di rilevanza strategica per il sistema produttivo". Questo intervento prevede lo stanziamento di 400 milioni di euro, inserendosi all'interno del Programma Nazionale Ricerca, Innovazione e Competitività 2021-27, per finanziare e agevolare programmi di R&D, da realizzare nei territori delle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna, coerenti con i settori tecnologici nell’ambito del regolamento Ue n. 2024/795, che istituisce una piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa (Strategic Technologies for Europe Platform – STEP).

La nuova misura prevede che il 60% delle risorse sarà riservato ai progetti proposti da piccole e medie imprese e da reti di imprese. Se avanzati in forma congiunta, i soggetti proponenti, dovranno appartenere tutti alla categoria di PMI, ad eccezione degli Organi-

smi di ricerca.

Possono beneficiare delle agevolazioni le aziende di qualsiasi dimensione con almeno due bilanci approvati al momento della presentazione della domanda per ottenere il sostegno, che esercitano attività industriali, agroindustriali, artigiane e i Centri di ricerca. Le agevolazioni possono essere concesse nella forma del finanziamento agevolato, per un valore pari al 50 per cento dei costi e delle spese ammissibili in concorso con il contributo diretto alla spesa, in una percentuale articolata in diversi scaglioni:

• 35 per cento per le imprese di piccola dimensione;

• 30 per cento per le imprese di media dimensione;

• 25 per cento per le imprese di grande dimensione.

Con successivo provvedimento direttoriale, inoltre, saranno stabilite modalità e termini di presentazione delle domande di agevolazione e gli schemi per la presentazione delle stesse. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy è l’amministrazione titolare di tale investimento del Fondo crescita sostenibile, la cui gestione verrà affidata a Mediocredito Centrale.

Promozione all’estero dei marchi collettivi

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha reso operativa l’agevolazione per la promozione all’estero di marchi collettivi e di certificazione.

Dal 18 dicembre 2024 e fino al 20 gennaio 2025, infatti, le associazioni rappresentative delle categorie, i consorzi di tutela di cui

all’art. 53 della legge 24 aprile 1998, n.128 e s.m.i., e altri organismi di tipo associativo o cooperativo potranno presentare, al soggetto gestore Unioncamere, le domande per l’accesso al contributo fissato nella misura del 70% delle spese valutate ammissibili ed entro il limite di 150 mila euro, a fronte di iniziative di promozione all’estero del marchio collettivo o di certificazione da realizzare entro i 6 mesi successivi alla concessione del contributo.

Sono finanziabili iniziative quali:

• partecipazione a fiere e saloni internazionali;

• eventi collaterali alle manifestazioni fieristiche internazionali;

• incontri bilaterali con associazioni estere;

• seminari in Italia con operatori esteri e

all'estero;

• azioni di comunicazione sul mercato estero, anche attraverso GDO e canali on-line;

• creazione di comunità virtuali a supporto del marchio.

Lo stanziamento annuale disposto dalla legge ammonta a 2,5 milioni di euro.

320 milioni di euro alle P mi per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha firmato il decreto “Sostegno per l'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle PMI”, che prevede un regime di agevolazioni, concesse sotto forma di contributo in conto impianti, per i programmi di investimento delle piccole e medie imprese finalizzati all’autoproduzione di energia

elettrica ricavata da impianti solari fotovoltaici o mini eolici, per l’autoconsumo immediato e per sistemi di accumulo/stoccaggio dell’energia dietro il contatore per autoconsumo differito. La misura prevede uno stanziamento di 320 milioni di euro, a valere sull’Investimento 16 della Missione 7 “REPowerEU” del PNRR, di cui il 40% riservato alle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, e un altro 40% alle micro e piccole imprese. Le agevolazioni, concesse ai sensi del “Regolamento GBER”, saranno assegnate nella misura massima del:

• 30% per le medie imprese;

• 40% per le micro e piccole imprese;

• 30% per l’eventuale componente aggiuntiva di stoccaggio di energia elettrica dell’investimento;

• 50% per la diagnosi energetica ex-ante necessaria alla pianificazione degli interventi previsti dal decreto. Qualora, in fase di definizione della graduatoria, le risorse destinate alle riserve non dovessero essere pienamente assorbite, saranno rese disponibili per il finanziamento delle domande di agevolazione riferite ai restanti territori e alle imprese di media dimensione. Ai fini delle agevolazioni sono ammesse le spese, non inferiori a 30 mila euro e non superiori a 1 milione di euro, relative ad una sola unità produttiva del soggetto proponente, per:

• l’acquisto, l’installazione e la messa in eser-

calendarIoFIScalePMI

cizio di beni materiali nuovi strumentali, in particolare impianti solari fotovoltaici o mini eolici, sostenuti a partire dalla data di presentazione della domanda di agevolazione;

• apparecchiature e tecnologie digitali strettamente funzionali all’operatività degli impianti;

• sistemi di stoccaggio dell’energia prodotta;

• diagnosi energetica necessaria alla pianificazione degli interventi.

Con successivo provvedimento direttoriale saranno stabiliti modalità e termini di presentazione delle domande di agevolazione e gli schemi per la presentazione delle stesse. La gestione verrà affidata a Invitalia.

15 milioni di euro per l’imprenditoria femminile

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, rende noto che sono ancora disponibili i 15 milioni di euro di agevolazioni destinati alla misura “Oltre Nuove Imprese a Tasso Zero”, rifinanziata attraverso la Legge Made in Italy (n. 206/2023).

Il provvedimento, a cui erano stati assegnati, nel 2021, 100 milioni di euro di risorse PNRR (Decreto interministeriale 24 novembre 2021) ha come obiettivo quello di rafforzare il sostegno alle iniziative di autoimprenditorialità promosse da donne e giovani e favorire lo sviluppo di nuove imprese femminili in tutto il territorio nazionale.

L’accesso ai contributi è riservato alle micro e piccole imprese costituite da non più di 60 mesi e in cui la compagine societaria sia composta, per oltre la metà numerica dei soci e quote di partecipazione, da donne, e alle persone fisiche che intendono costituire una nuova impresa.

Le iniziative ammesse devono riguardare:

• produzione di beni nei settori industria,

artigianato e trasformazione dei prodotti agricoli;

• fornitura di servizi alle imprese e alle persone, compresi quelli afferenti all'innovazione sociale;

• commercio di beni e servizi;

• turismo, incluse le attività turistico-cultur li finalizzate alla valorizzazione e alla fruizione del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico, nonché le attività volte al miglioramento dei servizi per la ricettività e l'accoglienza. Le agevolazioni saranno erogate sotto forma di finanziamento agevolato, a tasso zero, della durata massima di dieci anni e di contributo a fondo perduto, per un importo complessivo non superiore al 90% della spesa ammissibile che è di 1.500.000 euro per le imprese costituite da non più di 36 mesi e 3.000.000 euro per le imprese costituite da più di 36 mesi e da non più di 60 mesi.

Le domande e le eventuali richieste di informazioni potranno essere indirizzate a Invitalia che gestisce la misura per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Voucher 3 i i nvestire in innovazione

Dal 10 dicembre 2024, è possibile presentare le domande di accesso – sulla piattaforma online di Invitalia - alle agevolazioni previste da Voucher 3I Investire in innovazione. Questo incentivo, disposto dal Mimit in attuazione della “Legge Made in Italy”, intende sostenere le startup innovative e le microimprese con la concessione di un voucher per l’acquisto di servizi professionali per il brevetto delle invenzioni industriali. La misura, che ha una dotazione finanziaria di 9 milioni di euro per il biennio 2023-2024, consente di acquistare i seguenti servizi di consulenza forniti

dai professionisti iscritti negli elenchi gestiti dal Consiglio Nazionale Forense e dall’Ordine dei consulenti in proprietà industriale: • verifica della brevettabilità dell'invenzione e ricerche di anteriorità preventive;

• stesura della domanda di brevetto e di deposito presso l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi;

• deposito all'estero di una domanda che rivendica la priorità di una precedente domanda nazionale di brevetto.

L’importo dell’agevolazione sarà concesso in regime “de minimis”, nelle misure di 1.000, 3.000 e 4.000 euro + IVA.

la cabina di regia Mimit-regioni per le crisi aziendali

Una cabina di regia Mimit-Regioni per le crisi aziendali è stata programmata per dare forma a un nuovo modello di gestione e coordinamento delle vertenze aziendali sul piano territoriale, in grado di rispondere efficacemente alle crisi riguardanti le piccole imprese. L’obiettivo del nuovo modello di gestione delle vertenze è duplice: supportare aziende e lavoratori nei momenti di criticità e, dove necessario, riconvertire le aree industriali, garantendo la salvaguardia dell’occupazione e la valorizzazione dei territori. Un aspetto rilevante dell'iniziativa è il rafforzamento delle strutture regionali per la gestione delle crisi, pensate per intervenire in modo tempestivo sulle vertenze che coinvolgono aziende con meno di 250 dipendenti. Un approccio che mira a ridurre i tempi di intervento e a ottimizzare il lavoro dell’Unità di crisi aziendali centrale del Mimit, che continuerà a fornire supporto operativo e strategico.

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Struttura e ruolo del

re N tr I

Con la pubblicazione del d ecreto d irettoriale del Ministero dell'ambiente e della Sicurezza energetica n. 255 del 12 dicembre 2024, è stata adottata la procedura di accreditamento che gli enti, le amministrazioni e gli organi di controllo devono seguire per accedere alle informazioni contenute nel reNtrI – il sistema informativo di tracciabilità dei rifiuti, ai fini dello svolgimento delle proprie attività istituzionali.

Il Rentri – Registro Elettronico Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti – è il sistema informativo di tracciabilità, gestito dal Ministero dell'Ambiente, con il supporto tecnico operativo dell'Albo Nazionale Gestori Ambientali, entrato in vigore il 15 giugno 2023, con Decreto Ministeriale 4 aprile 2023 n. 59, rappresentando un passo significativo verso una gestione digitale e attuale dei rifiuti speciali in Italia. Questo sistema, in connessione con la rete telematica delle Camere di Commercio (CCIAA), è stato progettato per migliorare la trasparenza, l’efficienza e la prevenzione nella gestione dei rifiuti, assicurando un monitoraggio continuo dei flussi di rifiuti e mate-

riali. La sua istituzione risponde alla necessità di adottare un sistema di tracciabilità, come previsto dalla Strategia nazionale per l'economia circolare, che consente di acquisire e monitorare i dati ambientali, rendendoli fruibili non solo per le attività di vigilanza e controllo, ma anche per le politiche ambientali adottate dal Ministero. Inoltre, il registro introduce e rende operativo un modello di gestione digitale per l'assolvimento degli adempimenti previsti, tra cui l'emissione di formulari di identificazione del trasporto e la tenuta dei registri cronologici di carico e scarico, consentendo attraverso la messa a sistema delle informazioni contenute in questi documenti, un costante

monitoraggio dei flussi dei rifiuti e di materia. Si comprende, quindi, che il RENTRI è un sistema che nasce dall'incontro tra la transizione ecologica e quella digitale, contemperando così alle esigenze della pubblica amministrazione e delle imprese, generando benefici per tutti gli attori coinvolti.

Struttura e ruolo del RENTRI

Il RENTRI si articola in una sezione Anagrafica, comprensiva dei dati dei soggetti iscritti e delle informazioni relative alle specifiche autorizzazioni, e di una sezione Tracciabilità, comprensiva dei dati ambientali relativi agli adempimenti, di cui agli articoli 190 e 193 del decreto legislativo

152/2006, e dei dati afferenti ai percorsi dei mezzi di trasporto ove previsto. Vediamo di seguito quali siano le principali linee di azione del RENTRI. Prima di tutto, il registro mette a disposizione della Pubblica Amministrazione un flusso costante di dati e informazioni relative alla movimentazione dei rifiuti, supportando le politiche ambientali e della pianificazione regionale. Inoltre concorre a sostenere le autorità di controllo nella prevenzione e nel contrasto della gestione illecita dei rifiuti, facilitando le modalità di verifica basate su documenti digitali; assolve con rapidità e facilità agli adempimenti previsti per le imprese, con lo snellimento delle procedure, anche attraverso l’utilizzo di strumenti di supporto alla transizione digitale messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica; riduce i tempi per la trasmissione dei dati necessari per la rendicontazione e il monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi europei di recupero e riciclo, gestendo al contempo in modalità digitale milioni di documenti cartacei.

L'obbligatorietà del RENTRI

Il RENTRI è, di fatto, un sistema obbligatorio per un ampio ventaglio di operatori coinvolti nella gestione dei rifiuti, siano essi pericolosi o non pericolosi, al fine di assicurare tracciabilità sicurezza e conformità normativa nella gestione dei rifiuti aziendali in modalità digitale. Le aziende coinvolte comprendono i produttori iniziali di rifiuti pericolosi e le imprese che gestiscono, trasportano o smaltiscono rifiuti sia pericolosi sia non pericolosi, oltre che enti e imprese coinvolti in operazioni di recupero o smaltimento.

Nello specifico, l'accesso al registro è riservata alle impresse, agli agli enti ed altri soggetti obbligati all’iscrizione al RENTRI e a coloro che intendano volontariamente aderirvi.

I soggetti obbligati di cui all’articolo 188 bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 così come modificato, da ultimo, dal D.lgs. 213 del 2022 sono:

• Enti e imprese che effettuano il trattamento dei rifiuti

• Produttori di rifiuti pericolosi

• Enti e imprese che raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi a titolo professionale

• Commercianti ed intermediari di rifiuti pericolosi

• Consorzi istituiti per il recupero e il riciclaggio di particolari tipologie di rifiuti Inoltre, con riferimento ai rifiuti non pericolosi, il decreto rimanda all’articolo 189 del D.lgs. 152/2006 e s.m.i.:

• Imprese ed enti produttori iniziali di rifiuti non pericolosi di cui all'articolo 184, c. 3, lettere c), d) e g) con più di 10 dipendenti.

• Enti e imprese che raccolgono o trasportano rifiuti non pericolosi a titolo professionale, esclusi coloro che trasportano i propri rifiuti non pericolosi.

• Commercianti ed intermediari di rifiuti non pericolosi

Non sono, invece, tenuti ad iscriversi:

• Imprese ed enti produttori iniziali di rifiuti

FOCUSPMI

non pericolosi di cui all'art. 184, c. 3, lettere c), d) e g) che hanno fino a 10 dipendenti;

• Imprese ed enti produttori iniziali di rifiuti non pericolosi diversi da quelli di cui all'art. 184, c. 3, lettere c), d) e g);

• Produttori di rifiuti non pericolosi non rientranti in organizzazione di ente o impresa.

Tutti questi soggetti sono tenuti all'iscrizio-

ne al registro al fine di garantire il monitoraggio delle operazioni nel rispetto della legge e, anche, per evitare le sanzioni previste. La normativa a sostegno del Rentri, inoltre, sancisce che le operazioni relative non possono essere più gestite in modalità cartacea e, pertanto, eventuali stampe dei movimenti non hanno più alcun valore legale in sede di ispezione, e tutto dev'essere gestito e conservato esclusivamente in formato digitale, secondo le normative vigenti

per i documenti elettronici. Inoltre, a partire dal 2026, gli obblighi relativi alla Tenuta e Conservazione digitale saranno applicati anche al Formulario Identificazione Rifiuti – FIR.

Conservazione digitale dei documenti informatici

La Conservazione digitale a norma garantisce nel tempo l’accessibilità, l’utilizzabilità, l’integrità, l’autenticità e la reperibilità dei

documenti digitali. Il processo è regolato dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), che stabilisce le modalità operative, le specifiche tecniche e i modelli organizzativi da seguire. La normativa digitale insieme alla normativa RENTRI, designa dunque che il Registro Cronologico, in quanto documento informatico, venga conservato secondo procedure specifiche che garantiscano: Autenticità e integrità: i documenti devono essere conservati in modo che non possano essere alterati

o modificati; Immodificabilità: una volta creato e registrato il documento, esso deve essere protetto da ogni tentativo di manipolazione; Accessibilità e leggibilità: i registri devono essere archiviati in formati che garantiscano la loro fruibilità nel tempo, anche in caso di cambiamenti tecnologici futuri.

I documenti informatici devono essere conservati presso sistemi di Conservazione accreditati AgID. Questi sistemi garantisco-

no che i documenti siano mantenuti in conformità con gli standard di sicurezza, protezione e accessibilità previsti dalla legge. Gli operatori devono, dunque:

• Avviare la Conservazione a norma: assicurare che i documenti siano sottoposti a un processo di Conservazione conforme alle normative vigenti.

• Rivolgersi a fornitori certificati: utilizzare

servizi di Conservazione offerti da fornitori accreditati, analogamente a quanto avviene per la Conservazione delle fatture elettroniche. La Conservazione, così come per i documenti elettronici di tipo contabile ad esempio le fatture elettroniche, deve essere operata almeno una volta all’anno. Le tempistiche per la Conservazione dei Registri Digitali sono stabilite dall’articolo 190 del Decreto Legislativo 152/2006, ed è responsabilità

dell’operatore assicurare che i documenti siano conservati per il periodo previsto dalla legge. In questo senso, RENTRI non fornisce direttamente servizi di Conservazione digitale, pertanto gli operatori devono affidarsi a fornitori esterni per garantire la conformità alla normativa. Come dicevamo, nel caso di utilizzo di un software gestionale rifiuti per la gestione del Registro Cronologico di Carico e Scarico, il trasferimento al sistema

di Conservazione deve avvenire almeno una volta all’anno. Si può di procedere, in ogni caso, con maggiore frequenza per garantire l’immodificabilità del Registro, come previsto dalle normative.

Le diverse tempistiche coinvolte nella gestione del Registro di Carico e Scarico includono dunque:

1. Tempistiche per le annotazioni: le annota-

zioni sul Registro Cronologico locale devono essere effettuate entro i termini stabiliti dall’Art. 190 del D.Lgs. 152/2006.

2. Tempistiche per il trasferimento al RENTRI: i dati relativi ai movimenti annotati sul Registro Cronologico devono essere trasferiti al RENTRI secondo quanto stabilito dall’Art. 15 comma 2 del DM 59/2023.

3. Tempistiche per la Conservazione del Registro: il documento elettronico del

Registro Cronologico deve essere trasferito al sistema di Conservazione almeno una volta all’anno, secondo le norme civilistiche applicabili a tutti i registri tenuti ai fini amministrativi.

Per questi motivi, è importante mantenere una chiara distinzione tra i movimenti annotati localmente e il Registro Cronologico nel suo complesso. I movimenti devono essere registrati localmente e successivamente tra-

smessi al RENTRI, mentre il Registro Cronologico digitale deve essere posto in Conservazione secondo le tempistiche stabilite.

L' Export per Conservazione

La funzione “Export per Conservazione” consente di trasferire il Registro al sistema di Conservazione, garantendo così la sua immodificabilità.

Qualora si rendesse necessaria una rettifica di un movimento già registrato, l’operatore dovrà annotare una nuova registrazione di rettifica e trasmetterla al RENTRI, come per l’annotazione originale. Se il Registro Cronologico è già stato posto in Conservazione, qualsiasi ulteriore registrazione di rettifica deve essere anch’essa conservata, come addendum al documento già esistente. L’oggetto che viene portato in Conservazione è il Registro tenuto in locale e non i dati che vengono trasmessi al RENTRI. Come stabilito dall’art. 4 del D.M. 59/2023, le registrazioni effettuate sul Registro di

Carico e Scarico locale devono essere rese consultabili agli organi di controllo tramite mezzi informatici forniti dall’operatore, che è dunque responsabile anche del loro corretto funzionamento. Queste registrazioni costituiscono l’informazione primaria e originale, da cui è possibile effettuare riproduzioni e copie per usi consentiti dalla legge. In tal senso, gli operatori devono effettuare le registrazioni in modo da garantire la possibilità di riproduzione dei documenti posti in Conservazione e l’estrazione delle informazioni dagli archivi informatici, relativamente alla serie di dati trasmessi al RENTRI.

Questo è fondamentale qualora sia richiesto in sede di ispezioni o verifiche da parte degli organi di controllo.

La trasmissione al RENTRI consiste nell’invio obbligatorio dei dati relativi alla gestione dei rifiuti al Registro Elettronico Nazionale, mentre la Conservazione digitale a norma ha l’obiettivo di garantire nel tempo la validità legale e l’integrità dei documenti informatici, come i FIR e i Registri Cronologici. La Conservazione digitale assicura accessibilità, autenticità e reperibilità dei documenti ed è regolata dall’AgID, che ne definisce i requisiti tecnici e organizzativi.

Le regole operative per la Conservazione sono definite nelle Modalità operative 17 “specifiche tecniche”, approvate con Decreto Direttoriale n. 143 del 6 novembre 2023 e pubblicate sul sito del RENTRI.

La Tenuta digitale

Come anticipato, il Registro non potrà più essere tenuto in modalità cartacea o meglio, in sede di ispezione da parte degli enti deputati al controllo (ARPA, NOE, ecc…) col fine di dimostrare la corretta tracciabilità della gestione dei rifiuti farà fede il Registro

elettronico correttamente tenuto. Vediamo il passaggio preciso dell’Art. 4 del succitato Decreto, che abbiamo già spiegato:

“… le registrazioni sono rese consultabili agli organi di controllo con mezzi informatici messi a disposizione dall’operatore, che ne deve assicurare il corretto funzionamento e costituiscono informazione primaria e originale da cui è possibile effettuare, su diversi tipi di supporto, riproduzioni e copie per gli usi consentiti dalla legge…” e prosegue “… i numeri di ciascuna registrazione

che compongono il Registro sono progressivi e non modificabili e garantiscono l’identificabilità dell’utente” Per garantire l’opponibilità ai terzi, l’immodificabilità deve essere assicurata dal titolare del Registro e riferita al documento informatico in formato XML, predisposto secondo i modelli XSD pubblicati nel portale RENTRI. L’immodificabilità può essere garantita sia proteggendo il documento da tentativi di modifica, sia mantenendo evidenza di eventuali modifiche apportate successivamente alla generazione del file, preservando comunque i dati originali.

Pr ocedure per la corretta Tenuta e Conservazione del Registro Digitale

Abbiamo visto come la corretta Tenuta digitale del Registro di Carico e Scarico è operata nel rispetto delle due discipline concorrenti:

• ambientale: art. 190 del TUA (obbligo di registrazioni entro 10 gg lavorativi)

• digitale: DM 59/2023 – formazione del documento informatico in conformità al

CAD e alle linee guida AgID

Ricapitoliamo i passaggi da seguire per rispettare le disposizioni di legge e produrre documenti digitali validi per l’esibizione agli

enti di controllo.

• Produrre un file XML contenente i movimenti degli ultimi 10 giorni.

• Applicare al documento una firma digitale o un sigillo elettronico.

• Archiviare i documenti prodotti seguendo le procedure informatiche definite nelle linee guida AgID.

• Almeno una volta all’anno, raccogliere i documenti, firmarli digitalmente con una firma qualificata e inviarli in Conservazione digitale presso un sistema accreditato AgID. Come fare la Tenuta digitale con RENTRI Le imprese devono implementare procedure

conformi per la Tenuta digitale del Registro Cronologico, garantendo che tutti i dati relativi alla gestione dei rifiuti siano registrati e conservati nel rispetto delle normative.

Se il servizio di Tenuta e Conservazione non è garantito dal software gestionale utilizzato l’azienda dovrà dotarsi dei seguenti strumenti informatici:

• Firma digitale qualificata dell’amministratore o suo delegato alle funzioni ambientali.

• Spazio di archiviazione presso conservatore accreditato AgID che ammetta la classe

documentale Registro Cronologico di Carico e Scarico.

• Esibitore web dei documenti conservati. Scegliendo un software di gestione rifiuti con Conservazione digitale integrata, si potranno facilitare molto questi passaggi.

È fondamentale, inoltre, che il personale sia formato sull’uso delle piattaforme digitali e che le procedure di gestione e Conservazione dei documenti siano monitorate regolarmente per garantire il rispetto delle norme per gli obblighi di Tenuta a norma.

L’azienda deve inoltre dotarsi della figura del Responsabile della Conservazione e redi-

gere il Manuale della Conservazione.

Il Responsabile della Conservazione

Il Responsabile della Conservazione è una figura prevista dalle normative in materia di Conservazione digitale per garantire la corretta Tenuta e Conservazione dei documenti digitali aziendali, anche quelli relativi alla gestione dei rifiuti.

La nomina del Responsabile della Conservazione è obbligatoria per tutte le aziende che gestiscono documenti in formato elettronico, inclusi i Registri di Carico e Scarico dei rifiuti. La persona che ricopre il

ruolo deve garantire che questi ultimi siano disponibili e utilizzabili in caso di controlli o verifiche da parte delle autorità competenti. Il responsabile si occupa di definire le politiche di archiviazione, verificare l’integrità e la leggibilità dei registri nel tempo, garantire l’adozione di sistemi sicuri di Conservazione e monitorare l’accesso ai dati per evitare manomissioni o perdite.

Il Manuale della Conservazione digitale

Il Manuale della Conservazione è un documento obbligatorio che descrive le modalità con cui l’azienda conserva i propri documen-

FOCUSPMI

ti digitali, tra cui anche i Registri Cronologici dei Rifiuti.

Il manuale deve contenere tutte le informazioni relative alle procedure di Conservazione, come ad esempio i software utilizzati, i formati dei file, le misure di sicurezza adottate e le responsabilità interne. Nel contesto della gestione dei rifiuti, il Manuale della Conservazione assume una particolare rilevanza poiché garantisce che tutte le operazioni di registrazione e Conservazione dei dati siano svolte in conformità con le normative vigenti.

Le iscrizioni al RENTRI

I servizi per l'iscrizione al registro, da effettuare nell'apposito portale rentri.gov.it –con SPID per persona fisica, SPID per persona giuridica, Carta Nazionale dei Servizi (CNS) o Carta di Identità Elettronica (CIE)sono attivi da 15 dicembre 2024. Entro il 13 febbraio 2025, è fissata la prima scadenza prevista dal D.M. 59/2023 per l’iscrizione, che coinvolte complessivamente circa 70 mila operatori, rientranti nelle seguenti categorie:

• impianti di recupero e smaltimento di rifiuti,

• trasportatori e intermediari di rifiuti,

• imprese con più di 50 dipendenti che producono rifiuti pericolosi oppure rifiuti non pericolosi derivanti da lavorazioni industriali, artigianali e dal trattamento di rifiuti, acque e fumi.

Gli operatori iscritti, che non dispongono di

un sistema gestionale interoperabile con il RENTRI, accedendo all’area, possono utilizzare i servizi messi a disposizione dal RENTRI per:

• Gestire il registro di carico e scarico in modalità digitale assolvendo agli obblighi di vidimazione e compilazione;

• Emettere il FIR in modalità cartacea assolvendo agli obblighi di vidimazione e compilazione;

• Trasmettere la copia del FIR controfirmato e datato in arrivo dal destinatario (ex 4a copia) agli altri operatori coinvolti nelle fasi del trasporto;

• Scaricare la copia del FIR controfirmato e datato in arrivo dal destinatario (ex 4a copia);

• Emettere i FIR in modalità digitale assolvendo alla vidimazione, compilazione e sottoscrizione digitale del formulario;

• Trasmettere i dati al RENTRI contenuti nel registro di carico e scarico e nel FIR. Invece gli operatori iscritti, che hanno adottato un sistema gestionale interoperabile con il RENTRI ma NON dispongono di soluzioni autonome di firma remota, accedendo all’area, possono scaricare il certificato emesso dal RENTRI di tipo sigillo elettronico per l’applicazione della firma digitale in modalità remota al fine di trasmettere i dati al RENTRI, nel rispetto delle regole tecniche definite da AgID per l’interoperabilità applicativa da e verso le P.A.

A partire dal 13 febbraio 2025, i soggetti

interessati dovranno tenere i registri di carico e scarico, con i nuovi modelli ed in formato digitale, utilizzando i propri sistemi gestionali o i servizi di supporto messi a disposizione dal RENTRI. Dalla stessa data, tutti gli operatori, anche i non iscritti, dovranno utilizzare i nuovi modelli cartacei dei Formulari di identificazione dei rifiuti che dovranno essere vidimati digitalmente e compilati o con i sistemi gestionali degli utenti o con i servizi di supporto messi a disposizione dal RENTRI.

Nello specifico delle piccole e medie imprese coinvolte dal progetto RENTRI, va ricordato che queste avranno a disposizione un lasso di tempo maggiore per adeguarsi all'obbligo introdotto, che scatta gradualmente, tra il 2024 e il 2025. La data per l'iscrizione per tutte le PMI, infatti, è fissata al 15 giugno 2025 e, anche in questo caso, seguono 60 giorni per completare l'iter d'adesione. Questo approccio graduale è stato pensato per consentire alle piccole e medie realtà produttive di organizzarsi senza compromettere la loro operatività. Inoltre, sempre dal 15 dicembre 2025, tutte le categorie non precedentemente obbligate – incluse le piccole e medie imprese produttrici di rifiuti pericolosi, dovranno iscriversi entro 60 giorni.

Decreti direttoriali previsti dall’art. 21 del D.M. 59/2023

Sono stati pubblicati i seguenti decreti direttoriali:

n. 253 del 12/12/2024 con il quale si individuano le caratteristiche che i sistemi di geo-

localizzazione devono garantire ai fini della tracciabilità dei rifiuti n. 254 del 12/12/2024 di approvazione dei manuali a supporto degli utenti e degli operatori

n. 255 del 12/12/2024 di adozione della procedura di accreditamento degli Enti e delle Amministrazioni di cui all’articolo 19, comma 4 del D.M. 4 aprile 2023, n. 59

Documentazione per l’attestazione dei requisiti da parte dei soggetti delegati di cui all’art. 18 del D.M. 4 aprile 2023 n.59. Pubblicato il: 28/11/2024

L’art. 18 del D.M. 4 aprile 2023 n.59 prevede che i produttori iniziali di rifiuti possono adempiere agli obblighi di cui al Titolo III dello stesso D.M., anche con riferimento alle attività di raccolta e trasporto dei propri rifiuti, delegando, al momento dell'iscrizione o successivamente ad essa, le rispettive associazioni imprenditoriali rappresentative sul piano nazionale o società di servizi di diretta emanazione delle stesse, ovvero il gestore del servizio di raccolta o del circuito organizzato di raccolta di cui all'articolo 183, comma 1, lettera pp), del decreto legislativo n. 152 del 2006.

A tal fine, i soggetti delegati ai sensi del citato art. 18 sono tenuti a iscriversi al RENTRI in apposita sezione attestando il possesso dei requisiti descritti dalle modalità operative di cui all’articolo 21 del D.M. 4 aprile 2023 n.59.

Le modalità operative allegate al decreto direttoriale n. 143 del 6 novembre 2023 stabiliscono, al punto 3.5.2, i requisiti che i soggetti individuati dall’art. 18 devono indicare in sede di iscrizione.

La Direzione Economia Circolare e Bonifiche

del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con il supporto dell’Albo nazionale gestori ambientali, ha definito la documentazione che i soggetti interessati devono allegare alla pratica di iscrizione per attestare il possesso di alcuni dei requisiti previsti dalle modalità operative sopra citate. In particolare:

• i soggetti che in quanto gestori di una piattaforma di conferimento o imprese di trasporto chiedono di operare in quanto gestori di un circuito organizzato di raccolta devono allegare una dichiarazione predisposta secondo il modello “ModelloRequisitiCircOrgRaccolta” allegato alla presente.

• le associazioni imprenditoriali o le loro società di servizi, laddove non facciano capo a forze sociali rappresentate all’interno del Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro, o non siano rappresentative dei settori economici titolati a partecipare ai Consigli delle Camere di commercio devono allegare, oltre alla copia di un contratto collettivo nazionale del lavoro da esse sottoscritto, una dichiarazione predisposta secondo il modello “Modello Requisiti CoperturaTerritoriale” allegato alla presente.

Le Sezioni regionali e provinciali dell’Albo nazionale gestori ambientali, nella cui circoscrizione territoriale è ubicata la sede legale del soggetto delegato, effettuano una verifica preliminare, anche avvalendosi della Camera di Commercio (CCIAA) competente per territorio e della Segreteria del Comitato nazionale dell’Albo Gestori ambientali, del possesso dei requisiti di cui all’art. 18 comma

2 del D.M. 4 aprile 2023, n. 59. All’esito positivo di tale verifica il richiedente è abilitato ad operare in quanto soggetto delegato. Nell’area di supporto alla voce Procedura di utilizzo\manuali nei prossimi giorni verrà reso disponibile il manuale aggiornato.

Il progetto di formazione

Su iniziativa dell'Albo Nazionale dei gestori ambientali, nell'ambito del supporto tecnico e operativo al Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, è stato messo a punto anche un progetto di formazione, destinato alle associazioni di categoria e alle imprese tenute ad iscriversi al RENTRI. Il progetto di formazione prevede due moduli:

Modulo I: soggetti tenuti all’iscrizione al RENTRI (operatori, produttori, delegati); modalità e tempistiche per l’iscrizione; le nuove regole per la gestione dei formulari di identificazione rifiuto; le nuove regole per la gestione dei registri cronologici dei registri di carico e scarico; illustrazione dell’ambiente dimostrativo.

Modulo II: Illustrazione delle applicazioni RENTRI; Modalità di gestione dei FIR cartacei; Illustrazione dei servizi di supporto. L'attività di formazione prenderà il via il 16 aprile 2025, con una serie di sessioni dedicate alle associazioni di settore già coinvolte nelle fasi di consultazione e sperimentazione del registro. Successivamente saranno pianificate le sessioni destinate alle imprese: produttori, trasportatori, impianti e intermediari. Ulteriori aggiornamenti saranno pubblicati sul sito www.rentri.gov.it.

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AL VIA DAL 5 FEBBRAIO LO SPORTELLO PER ACCEDERE AL FONDO PER IL SOSTEGNO ALLA TRANSIZIONE INDUSTRIALE

Sarà operativo dalle ore 12.00 del 5 febbraio 2025 lo sportello per la presentazione delle domande per l'utilizzo delle risorse del Fondo per il sostegno alla transizione industriale che si pone l'obiettivo di favorire l’adeguamento del sistema produttivo italiano alle politiche UE sulla lotta ai cambiamenti climatici.

È quanto stabilisce il decreto direttoriale emanato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, su indicazione del ministro Adolfo Urso. I fondi destinati alla misura sono 400 milioni di euro, nella forma del contributo a fondo perduto, di cui il 40% verranno messe a disposizioni delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Inoltre, nell’ambito di operatività del decreto e tenuto conto delle finalità connesse alla misura, una quota pari al 50% della somma sarà riservata alle imprese energivore.

Le agevolazioni sono concesse a imprese, di qualsiasi dimensione e operanti sull’intero territorio nazionale e devono perseguire almeno una delle seguenti finalità: una maggiore efficienza energetica nell’esecuzione dell’attività d’impresa nel rispetto dei limiti e delle condizioni previste al Titolo II del decreto direttoriale 23 dicembre 2024; un uso efficiente delle risorse, attraverso una riduzione dell’utilizzo delle stesse anche tramite il riuso, il riciclo o il recupero di materie prime e/o l’uso di materie prime riciclate nel rispetto dei limiti e delle condizioni previste al Titolo III dello stesso decreto.

Le risorse attingono ai fondi del PNRR disponibili nell’ambito della Misura M1, Componente C2, Investimento 7 “Sostegno al sistema di produzione per la transizione ecologica, le tecnologie a zero emissioni nette e la competitività e la resilienza delle catene di approvvigionamento strategiche”.

Le richieste dovranno essere presentate esclusivamente in via telematica attraverso la piattaforma informatica di Invitalia che, per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, gestirà la misura e curerà l’istruttoria per l’ammissione alle agevolazioni.

Con una dotazione di 400 milioni di euro, a valere sulle risorse della Misura M1C2 - Investimento 7 del PNRR, sotto-investimento 1, il 5 febbraio 2025 si aprirà un nuovo sportello per la presentazione di domande sullo strumento agevolativo del Fondo per il sostegno alla transizione industriale, che ha l’obiettivo di favorire l’adeguamento del sistema produttivo italiano alle politiche UE sulla lotta ai cambiamenti climatici.

L’operatività del Fondo è disciplinata dal decreto ministeriale 21 ottobre 2022 del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro della transizione ecologica.

Il decreto direttoriale del 23 dicembre 2024 definisce termini e modalità di presentazione delle domande attraverso l’apertura di uno sportello finalizzato al sostegno di programmi di investimento per la tutela ambientale

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con una dotazione iniziale di 400 milioni di euro operante attraverso una procedura valutativa a graduatoria atta a determinare l’ordine di ammissione alle valutazioni istruttorie delle domande presentate.

È prevista l’applicazione delle disposizioni di favore recate dalla sezione 2.6 del “Quadro temporaneo” (decisione della Commissione europea C(2024) 5008 FINAL concernente il Quadro temporaneo di crisi e transizione per misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia a seguito dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina) e dagli articoli 14, 17, 38, 38 bis e 47 del Regolamento generale di esenzione per categoria n. 651/2014 (GBER). Le istanze per l’accesso alle risorse potranno essere presentate a partire dalle ore 12.00 del giorno 5 febbraio 2025. La procedura di compilazione della domanda di agevolazione e della ulteriore documentazione allegata sarà resa disponibile per tempo nel sito internet di Invitalia.

A chi si rivolge

Le agevolazioni sono concesse a imprese, di qualsiasi dimensione e operanti sull’intero territorio nazionale, che, alla data di presentazione della domanda devono:

• essere regolarmente costituite, iscritte e «attive» nel registro delle imprese;

• operare nel settore manifatturiero di cui alla sezione C della classificazione delle attività economiche ATECO 2007;

• essere nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non essere in liquidazione volontaria e non essere sottoposte a procedure concorsuali;

• non essere già in difficoltà al 31 dicembre 2019;

• non rientrare tra i soggetti che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato, gli aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione europea;

• aver restituito somme dovute a seguito di provvedimenti di revoca di agevolazioni concesse dal Ministero;

• essere in regola con le disposizioni vigenti in materia obblighi contributivi.

• non trovarsi in una delle situazioni di esclusione previste dall’art. 5, comma 2, del DM 21 ottobre 2022.

Il 40% delle risorse è destinato al finanziamento di progetti da realizzare nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Il 50% delle risorse è riservata alle imprese energivore (ovvero quelle inserite nell’elenco tenuto dalla Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali – CSEA, relativo alle imprese a forte consumo di energia ai sensi dell’articolo 19, comma 2, della legge 20 novembre 2017, n. 167).

Cosa finanzia

I programmi di investimento devono riguardare una sola unità produttiva dell’impresa proponente, e devono perseguire almeno una delle seguenti finalità:

• una maggiore efficienza energeticanell’esecuzione dell’attività d’impresa nel rispetto dei limiti e delle condizioni previste al Titolo II del decreto direttoriale 23 dicembre 2024;

• un uso efficiente delle risorse, attraverso una riduzione dell’utilizzo delle stesse anche tramite il riuso, il

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riciclo o il recupero di materie prime e/o l’uso di materie prime riciclate nel rispetto dei limiti e delle condizioni previste al Titolo III del decreto direttoriale 23 dicembre 2024.

I programmi di investimento devono essere volti al perseguimento, in via esclusiva, di un miglioramento in termini di tutela ambientale dei processi aziendali. Non sono ammessi interventi che determinano un aumento della capacità produttiva, fatti salvi gli aumenti derivanti da esigenze tecniche, qualora non superiori al 20% rispetto alla situazione precedente all’intervento. Per gli aiuti concessi a valere sul Quadro temporaneo, gli aumenti devono essere di dimensione non superiore al 2% (due percento) rispetto alla situazione precedente.

I suddetti programmi devono essere avviati successivamente alla presentazione della domanda di accesso al Fondo, prevedere spese complessive ammissibili di importo compreso tra 3 milioni di euro e 20 milioni di euro ed essere realizzati entro 36 mesi dalla data di concessione del contributo (con una eventuale proroga del termine di ultimazione del programma non superiore a 12 mesi).

Entro tale termine dovrà intervenire anche l’entrata in funzione e la piena operatività degli investimenti oggetto dei programmi di sviluppo agevolato.

I programmi di investimento inoltre devono rispettare il divieto di doppio finanziamento, ai sensi dell’articolo 9 del Regolamento (UE) 2021/241 e successive modificazioni e integrazioni, e non arrecare un danno significativo agli obiettivi ambientali, ai sensi dell’articolo 17 del Regolamento (UE) 2020/852 (DNSH) e successive modificazioni e integrazioni, e devono risultare conformi alla normativa ambientale nazionale e unionale applicabile nonché a quanto prescritto dalla circolare MEF-RGS del 14 maggio 2024, n. 22, e alle relative schede tecniche applicabili.

Spese ammissibili

Sono ammissibili alle agevolazioni le spese strettamente funzionali alla realizzazione dei programmi di investimento di cui all’articolo 7 del Decreto del 21 ottobre 2022 relative all’acquisto e alla costruzione di immobilizzazioni, come definite agli articoli 2423 e seguenti del codice civile, che riguardino:

• Suolo aziendale e relative sistemazioni (entro il 10% dell’investimento totale ammissibile)

• Opere murarie e assimilate (nel limite del 40% dell’investimento totale ammissibile e solo se funzionali agli obiettivi ambientali)

• Impianti e attrezzature varie di nuova fabbricazione

• Programmi informatici, brevetti, licenze, know-how e conoscenze tecniche non brevettate

La misura ammette, inoltre, le spese per la formazione del personale. Nello specifico, sono ammesse:

• spese di esercizio relativi a formatori e partecipanti alla formazione connessi al progetto e costi servizi di consulenza;

• spese di personale relative ai formatori;

• costi dei servizi di consulenza connessi al progetto di formazione.

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Agevolazioni concedibili

Le agevolazioni sono concesse, nella forma del contributo a fondo perduto, nei limiti delle intensità indicate agli articoli 12 e 15 del Decreto del Direttore del 23 dicembre 2024.

Come funziona

Le imprese possono presentare una singola domanda per unità produttiva, indipendentemente dalla pluralità di obiettivi ambientali perseguiti dal programma di investimento, in via telematica accedendo alla piattaforma predisposta da Invitalia. Si prevede una procedura valutativa a graduatoria atta a determinare l’ordine di ammissione alle valutazioni istruttorie sulla base dei punteggi attribuiti ai singoli programmi di investimento. Il punteggio attribuibile a ciascun programma di investimento è determinabile sulla base dei risultati ottenuti a seguito della realizzazione del programma di investimenti in diversi ambiti ambientali. I risultati ottenuti a seguito della realizzazione degli investimenti, come individuati nella relazione tecnica, sono valorizzati mediante l’utilizzo di indicatori specifici in relazione a ciascuno dei diversi ambiti ambientali.

Laddove si presentino situazioni di parità di punteggio, sarà data preferenza alla domanda di agevolazione il cui contributo agevolativo risulti più contenuto. La graduatoria finale sarà resa disponibile nella competente sezione dei siti internet del Ministero e del Soggetto gestore (www.invitalia.it).

Modalità e termini per la presentazione delle domande di agevolazione I termini e le modalità per la presentazione delle domande sono stati stabiliti con il decreto direttoriale del 23 dicembre 2024.

Le imprese possono presentare la domanda esclusivamente on-line attraverso la piattaforma informatica accessibile nell’apposita sezione del sito web dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A. – Invitalia (www.invitalia.it), a partire dalle ore 12:00 del 5 febbraio 2025 e fino alle ore 12.00 del giorno 8 aprile 2025. La procedura di compilazione della domanda di agevolazione e la ulteriore documentazione allegata sarà resa disponibile per tempo nel sito internet di Invitalia. Le domande saranno avviate alla fase di valutazione istruttoria secondo l’ordine conseguito in graduatoria. Le domande valutate positivamente saranno ammesse alle agevolazioni fino a concorrenza delle risorse disponibili.

MADE IN ITALY 2030: AL LAVORO PER RAFFORZARE LA SOVRANITÀ INDUSTRIALE DEL PAESE

È importante che il Sistema Italia concorra all'elaborazione della nuova politica industriale che intendiamo realizzare in Italia e in Europa dove siamo sempre più protagonisti, come dimostra il riscontro ottenuto dal nostro ‘non paper’ sull'auto nelle istituzioni comunitarie”.

È quanto affermato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, sen. Adolfo Urso, aprendo le due riunioni con

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le Regioni e con i Sindacati Confederali, che si sono svolte questa mattina in sequenza al Mimit. Continua infatti, anche in questi giorni, la fase di consultazione pubblica con gli stakeholder del Libro Verde "Made in Italy 2030", documento elaborato dal Centro Studi del Mimit e presentato presso il Cnel lo scorso 16 ottobre. Confronti che seguono l’audizione del Ministro in Commissione Attività produttive della Camera e Industria del Senato e i colloqui avuti con le associazioni di categoria e mondo camerale.

“Con questo documento intendiamo mettere a sistema le azioni di politica industriale che già stiamo realizzando al fine di consolidare il ruolo dell’Italia nella manifattura e nell’export, rafforzando la sua posizione tra le prime dieci economie al mondo”, ha dichiarato Urso. “Dobbiamo governare le due transizioni, green e digitale, coniugandole con la transizione geopolitica in atto, al fine di rinforzare la nostra sovranità industriale, energetica e tecnologica e, al tempo stesso, tutelare la sicurezza economica e l'autonomia strategica europea”, ha concluso.

La consultazione pubblica in corso porterà poi alla stesura nei primi mesi del 2025 di un Libro Bianco sulla nuova strategia di politica industriale che l’Italia punta ad attuare in coordinamento con le politiche comunitarie.

Il Libro Verde per una nuova strategia di politica industriale per l’Italia è stato preparato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy con l’obiettivo di far ripartire nel nostro Paese, dopo molti anni, un ampio dibattito su come costruire una strategia industriale condivisa.

Una nuova politica industriale è necessaria affinché l’Italia possa restare un Paese industrializzato, avanzato e moderno, centrare le sfide delle transizioni, costruire il futuro del Made in Italy anche in un mondo complesso ed incognito, segnato dal ritorno di crisi, grandi trasformazioni e nuovi conflitti politici ed economici.

Il Libro Verde è il primo passo per arrivare a costruire una nuova strategia di politica industriale. Esso offre un contributo di idee, proposte e visioni per una Nuova Politica Industriale da realizzare in parallelo al mandato della prossima Commissione Europea ed in stretto coordinamento con le politiche comunitarie.

La consultazione pubblica consentirà al Libro Verde di essere ulteriormente elaborato per divenire il Libro Bianco sulla politica industriale che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha intenzione di adottare per il prossimo autunno dopo un confronto con tutti gli attori e gli stakeholders, pubblici e privati interessati.

Il CNEL, con cui il MIMIT ha un accordo di collaborazione, sarà partner del Ministero per la consultazione pubblica che coinvolgerà stakeholder pubblici e privati e che si concluderà il 31 dicembre 2024.

Il Libro Verde è strutturato i due sezioni: nella prima sezione, di taglio strategico, si analizzano i problemi e le sfide del futuro dell’industria italiana, mentre, nella seconda sezione, vi sono focus specifici e studi settoriali. Il volume affronta i seguenti temi: quali sono i punti di partenza della politica industriale italiana basata sul Made in Italy, quali sono le sfide da superare, come ripensare il rapporto tra Stato e imprese, come ridefinire obiettivi

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e priorità della nuova politica industriale ed il ruolo economico internazionale dell’Italia. Si ritiene difatti necessario concepire la politica industriale non come fine a sé stessa ma come strumento di grandi obiettivi nazionali. Vengono pertanto proposti quindici grandi obiettivi che giustificano la politica industriale e che dovrebbero essere utilizzati per valutarne l’efficacia.

Le sfide che spingono al ritorno della politica industriale sono tre, interconnesse e di pari rilevanza (triplice transizione): quella green, quella tecnologica e quella geopolitica. Esse vanno affrontate con una strategia complessiva, bilanciandole in un approccio realista e pragmatico.

Questo vuol dire che la nuova politica industriale dovrà puntare a utilizzare le risorse che le saranno assegnate per raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione, della modernizzazione tecnologica del Made in Italy, della sicurezza economica e dell’autonomia strategica. La necessità di un ritorno a strategie di politica industriale viene spiegata anche con l’urgenza di correggere le conseguenze negative del periodo dell’iperglobalizzazione che hanno portato ad una apertura dei mercati non governata politicamente, ad una crisi del manifatturiero europeo e di alcuni settori industriali strategici come quelli dell’automotive e della siderurgia. Oltre che puntare a rimuovere le conseguenze negative della iperglobalizzazione, la politica industriale deve affrontare i ritardi strutturali del sistema produttivo, sociale ed economico italiano. Sono discussi pertanto i principali fattori di forza e di debolezza del modello produttivo italiano nel suo sviluppo storico.

Uno dei compiti chiave della politica industriale dovrebbe essere quello di ridare centralità al manifatturiero per arrestare il processo della deindustrializzazione e della desertificazione industriale.

Il costo dell’energia viene identificato come il principale input produttivo e fattore di competitività da perseguire seguendo il principio di neutralità tecnologica nella transizione verde e includendo il nucleare di ultima generazione nel mix energetico nazionale, anche per ridurre il divario nel prezzo dell’energia con gli altri Paesi europei.

Per rendere possibile la costruzione di un nuovo patto di politica industriale che non ripeta gli errori del passato, vengono avanzate alcune proposte ed evidenziate delle necessità che consentano di:

• costruire strumenti più accurati di quelli esistenti di misurazione e valutazione della spesa in politica industriale, che consentano di calcolare il livello di spesa ottimale e di stabilizzarla nel medio termine in punti percentuali di PIL;

• passare ad un nuovo rapporto di collaborazione tra pubblico e privato che veda uno Stato sempre più stratega che, anche grazie ad una nuova capacità amministrazione e di valorizzazione delle informazioni, negozi, coordini ed orienti le imprese verso grandi obiettivi nazionali di politica industriale;

• sviluppare un mix bilanciato di politiche industriali sia orizzontali che verticali, con queste ultime che definiscano e sostengano i settori strategici quali ad esempio quelli della siderurgia, dell’automotive, della farmaceutica, della difesa e aerospazio, della cantieristica.

A queste verticali strategiche si uniscono due nuovi domini in cui l’evoluzione tecnologica sta aprendo nuove

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frontiere per le imprese italiane: quello dello spazio e quello del mare, ed in particolare il sottodominio della subacquea. Oltre a questi settori strategici, il Libro Verde cerca anche di sviluppare una metrica oggettiva e quantitativa per poter misurare in ogni settore produttivo il livello di rilevanza strategica secondo 16 parametri; di rendere la politica industriale uno strumento trasversale che interseca tre livelli:

• quello governativo, cioè di un coordinamento di politiche che fanno capo a più amministrazioni;

• quello parlamentare, che cerca un consenso bipartisan tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione;

• quello nazionale, che raccolga le istanze di imprese, parti sociali, cittadini e società civile.

Infine, il Libro Verde analizza due importanti caratteri distintivi del sistema produttivo italiano: quello del Made in Italy e quello delle filiere produttive.

Per stimare il Made in Italy è stato utilizzato un indice di specializzazione che consente di calcolare con maggiore precisione il suo valore effettivo nei diversi settori produttivi, identificandone quote di fatturato, export ed occupati.

Per le filiere si è cercato di descriverle ricostruendo i rapporti economici tra imprese appartenenti a settori economici diversi ma interdipendenti. Sono state identificate 19 filiere produttive e per ciascuna di esse sono calcolati il valore della produzione della filiera, la quota di valore della produzione prodotta da imprese del manifatturiero, l’indice di concentrazione della filiera, il numero di occupati, il valore delle esportazioni. Per dare visibilità alla realtà economica delle interdipendenze di filiera viene valutata la possibilità di organizzare una Conferenza delle Imprese e delle Filiere che possa aiutare a sviluppare politiche industriali trasversali a più settori produttivi.

PIANO TRANSIZIONE 5.0

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo Transizione 5.0, il Piano promosso dal Mimit che si pone l'obiettivo di supportare e traghettare il passaggio dei processi produttivi a un modello energetico efficiente, sostenibile e basato su fonti rinnovabili supportando gli investimenti in digitalizzazione, transizione green e formazione del personale.

Piano Transizione 5.0 si caratterizza innanzitutto per l'automatismo della misura: le imprese potranno infatti usufruire del beneficio fiscale automaticamente, senza alcuna istruttoria e valutazione preliminare. La sua trasversalità coinvolge inoltre tutti i tipi attività, senza distinzione di dimensione, settore e territorio ed è pertanto cumulabile con altre agevolazioni finanziate con risorse nazionali a eccezione del credito d’imposta Transizione 4.0 e del credito per investimenti nella Zona Economica Speciale (ZES) e nelle Zone Logistiche Speciali (ZLS). Sono ammissibili al beneficio 5.0 i progetti di innovazione aventi a oggetto investimenti in beni materiali e immateriali tecnologicamente avanzati (gli stessi riportati nell’allegato A e B del Piano Transizione 4.0) purché si raggiunga una riduzione dei consumi energetici pari ad almeno il 3% dell'unità produttiva o 5% se calcolata sul processo interessato dall'investimento. A queste condizioni è possibile agevolare anche le spese di

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formazione e gli investimenti in impianti per l'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all'autoconsumo. Il bonus è riconosciuto per i nuovi investimenti effettuati dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025 con possibilità di completare gli oneri documentali entro il 28 febbraio 2026. Il credito d’imposta prevede un’aliquota massima del 45% ed è modulato in 9 aliquote in funzione dell’ammontare degli investimenti e della riduzione dei consumi energetici conseguita.

Cos'è

Il Piano Transizione 5.0, in complementarità con il Piano Transizione 4.0, si inserisce nell’ambito della più ampia strategia finalizzata a sostenere il processo di trasformazione digitale ed energetica delle imprese e mette a disposizione delle stesse, nel biennio 2024-2025, 12,7 miliardi di euro.

In particolare, in linea con le azioni di breve e medio periodo previste dal piano REPowerEU, Transizione 5.0, con una dotazione finanziaria complessiva pari a 6,3 miliardi di euro, si pone l’obiettivo di favorire la trasformazione dei processi produttivi delle imprese, rispondendo alle sfide poste dalle transizioni gemelle, digitale ed energetica.

L’articolo 38 del Decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19 (normattiva.it), convertito, con modificazioni, dalla legge 29 aprile 2024, n. 56, recante “Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”, ha istituito il nuovo Piano Transizione 5.0, introducendo un credito d’imposta per le imprese che effettuano nuovi investimenti, a decorrere dal 1° gennaio 2024 e fino al 31 dicembre 2025, destinati ad aziende ubicate nel territorio dello Stato, nell’ambito di progetti di innovazione che comportano una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva non inferiore al 3 per cento, o, in alternativa, una riduzione dei consumi energetici dei processi interessati dall’investimento non inferiore al 5 per cento.

Con il decreto interministeriale del 24 luglio 2024 (pdf) sono individuate le modalità attuative della disciplina del nuovo credito d’imposta, con particolare riferimento all’ambito soggettivo e oggettivo, nonché alla misura del beneficio, alle disposizioni concernenti la procedura di accesso all’agevolazione, alla relativa fruizione e ai connessi oneri documentali.

La presentazione delle comunicazioni preventive dirette alla prenotazione del credito d’imposta “Transizione 5.0” e delle comunicazioni di conferma relative all’effettuazione degli ordini accettati dal venditore con pagamento a titolo di acconto in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione. I termini di apertura per la presentazione delle comunicazioni di completamento dei progetti di innovazione, di cui all’articolo 12, comma 6, del citato decreto 24 luglio 2024, saranno individuati con successivo provvedimento del MIMIT.

Come funziona

La Misura consiste in un’agevolazione sotto forma di credito d’imposta proporzionale alla spesa sostenuta per nuovi investimenti in strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato, effettuati nel biennio 2024-2025.

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Il credito di imposta è riconosciuto a condizione che si realizzi una riduzione dei consumi energetici di almeno il 3% per la struttura produttiva o, in alternativa, di almeno il 5% del processo interessato dall'investimento. In particolare, la riduzione dei consumi energetici deve conseguire da investimenti in beni materiali e immateriali funzionali alla transizione tecnologica e digitale delle imprese secondo il modello “Industria 4.0” (Allegati A e B alla Legge 232/2016).

Si specifica che ai fini della applicazione della misura Piano Transizione 5.0 rientrano tra i beni di cui all'allegato B alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, anche: 1. i software, i sistemi, le piattaforme o le applicazioni per l'intelligenza degli impianti che garantiscono il monitoraggio continuo e la visualizzazione dei consumi energetici e dell'energia autoprodotta e autoconsumata, o introducono meccanismi di efficienza energetica, attraverso la raccolta e l'elaborazione dei dati anche provenienti dalla sensoristica IoT di campo (Energy Dashboarding); 2. i software relativi alla gestione di impresa se acquistati unitamente ai software, ai sistemi o alle piattaforme di cui alla lettera a).

Nell’ambito dei progetti di innovazione sono inoltre agevolabili:

• i beni materiali nuovi strumentali all’esercizio d’impresa finalizzati all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo, a eccezione delle biomasse, compresi gli impianti per lo stoccaggio dell’energia prodotta;

• spese per la formazione del personale nell’ambito di competenze utili alla transizione dei processi produttivi (nel limite del 10% degli investimenti effettuati nei beni strumentali e nel limite massimo di 300 mila euro).

Possono beneficiare del contributo tutte le imprese residenti e le stabili organizzazioni con sede in Italia, a prescindere dalla forma giuridica, dal settore economico, dalla dimensione e dal regime fiscale adottato per la determinazione del reddito d’impresa.

Il credito d’imposta riconosciuto è utilizzabile esclusivamente in compensazione nel modello F24 presentato tramite i servizi telematici offerti dall’Agenzia delle Entrate, entro la data del 31/12/2025, decorsi 5 giorni dalla regolare trasmissione dei dati all’Agenzia delle Entrate da parte del GSE.

Procedura per l’accesso all’agevolazione

La procedura per l’accesso all’agevolazione è subordinata alla presentazione di una certificazione «Ex ante», attestante la riduzione dei consumi energetici conseguibile mediante gli investimenti progettati, ed una «Ex post», comprovante l’effettiva realizzazione degli investimenti in conformità alla certificazione ex ante.

Soggetti abilitati al rilascio delle certificazioni

Ai sensi dell’art 15, comma 6 del decreto i soggetti abilitati al rilascio delle certificazioni sono: • gli Esperti in Gestione dell’Energia (EGE), certificati da organismo accreditato secondo la norma UNI CEI 11339;

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• le Energy Service Company (ESCo), certificate da organismo accreditato secondo la norma UNI CEI 11352;

• gli ingegneri iscritti nelle sezioni A e B dell’albo professionale, nonché i periti industriali e i periti industriali laureati iscritti all’albo professionale nelle sezioni “meccanica ed efficienza energetica” e “impiantistica elettrica ed automazione”, con competenze e comprovata esperienza nell’ambito dell’efficienza energetica dei processi produttivi.

Fasi della procedura

Per la prenotazione del credito d’Imposta le imprese inviano una Comunicazione Preventiva, corredata dalla Certificazione ex-ante, tramite la Piattaforma Informatica «Transizione 5.0» accessibile tramite SPID dall’Area Clienti del sito istituzionale del GSE.

Le comunicazioni preventive inviate saranno valutate e gestite dal GSE secondo l’ordine cronologico di invio, verificando esclusivamente il corretto caricamento sulla Piattaforma informatica dei dati e la completezza dei documenti e delle informazioni rese e il rispetto del limite massimo dei costi ammissibili per singola impresa Beneficiaria per anno (50 mln €).

Entro 30 giorni dalla conferma del credito prenotato (ricevuta di conferma) l’impresa trasmette una Comunicazione relativa all’effettuazione degli ordini accettati dal venditore con pagamento a titolo di acconto, in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione dei beni di cui agli allegati A/B e impianti di autoproduzione.

A seguito del completamento del progetto di innovazione l’impresa trasmette una Comunicazione di completamento, corredata dalla Certificazione ex-post, contenente le informazioni necessarie ad individuare il progetto di innovazione completato.

500 MILIONI DI EURO PER AUTOMOTIVE E FILIERE PRODUTTIVE STRATEGICHE

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha adottato il decreto che disciplina le modalità di accesso ai fondi per favorire la competitività e la resilienza delle catene di approvvigionamento strategiche, incentivando gli investimenti privati nei settori in transizione, a partire dall’automotive.

Il finanziamento destinato alla misura è di 500 milioni di euro, a valere sulla Missione 1, Componente 2, Investimento 7 “Supporto al sistema produttivo per la transizione ecologica, le tecnologie Net Zero e la competitività e resilienza delle filiere strategiche”, sotto-investimento 2 del PNRR, tramite il ricorso allo strumento agevolativo dei Contratti di sviluppo. Alle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia sarà riservato almeno il 40% delle risorse.

Le filiere produttive strategiche individuate dal provvedimento sono: automotive; agroindustria; design, moda e arredo; sistema casa; metallurgia e siderurgia; meccanica strumentale, elettronica e ottica; treni, navi, aerei e industria aerospaziale; chimica; farmaceutica.

Ai fini dell’accesso agli incentivi, i Contratti di sviluppo presentati da una o più imprese dovranno riguardare

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programmi di sviluppo industriale o di tutela ambientale finalizzati a sostenere la competitività e la resilienza delle filiere strategiche. Tali programmi potranno includere, ove pertinente, progetti di ricerca, sviluppo e innovazione strettamente connessi e funzionali tra loro, in linea con gli obiettivi di crescita della filiera di riferimento.

La misura sarà gestita da Invitalia che, per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, svolgerà l’istruttoria per l’ammissione alle agevolazioni. Oltre alle nuove domande, al bando potranno accedere, previa presentazione di apposita istanza, anche le domande di Contratti di sviluppo già presentate il cui iter risulti sospeso per carenza di risorse finanziarie.

Alle domande di agevolazione verrà assegnato un punteggio, per la formazione di una graduatoria che stabilirà l’ordine di avvio all’istruttoria, in base ai seguenti criteri: impatto occupazionale connesso al programma realizzato; innovatività del programma di sviluppo; coinvolgimento di piccole e medie imprese nel programma di sviluppo.

La misura era stata illustrata dal ministro Urso al Tavolo Stellantis. Con successivo provvedimento direttoriale saranno stabiliti modalità e termini di presentazione delle domande di agevolazione.

Il decreto disciplina le modalità di accesso, attraverso lo strumento dei Contratti di sviluppo, ai fondi disponibili nell’ambito della Missione 1, Componente 2, Investimento 7 del PNRR ("Sostegno al sistema di produzione per la transizione ecologica, le tecnologie a zero emissioni nette e la competitività e la resilienza delle catene di approvvigionamento strategiche") finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU e, in particolare, del sottoinvestimento 2 volto a favorire la competitività e resilienza delle catene di approvvigionamento strategiche. Nell’ambito della Missione 1 – Componente 2 “Digitalizzazione e innovazione e competitività nel sistema produttivo” , l’Investimento 7 “Sostegno al sistema di produzione per la transizione ecologica, le tecnologie a zero emissioni nette e la competitività e la resilienza delle catene di approvvigionamento strategiche:”, con una dotazione finanziaria di 2,5 miliardi di euro ha come obiettivo sia fornire un volano di risorse finanziarie ingenti all’attuazione di politiche in favore della manifattura di net zero technologies, sia a promuovere la transizione ecologica dei processi produttivi.

Essa si compone di due sub-investimenti entrambi attraverso uno schema a Facility con implementing partner “Invitalia S.p.A”:

• Sub-investimento1: consiste in uno strumento denominato "tecnologie a zero emissioni nette" volto a incentivare gli investimenti privati e migliorare l'accesso ai finanziamenti nei settori dell'efficienza energetica, della produzione rinnovabile per l'autoconsumo e della trasformazione sostenibile del processo produttivo.

• Sub-investimento 2: consiste in un investimento pubblico in uno strumento denominato "Competitività e resilienza delle catene di approvvigionamento strategiche" sostiene progetti relativi alle principali catene del

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valore strategiche, quali programmi di sviluppo industriale e programmi di sviluppo della protezione dell'ambiente.

La misura prevede uno schema a facility con due Milestone ed un target:

• M7-30: Entrata in vigore dell'accordo attuativo al T4 2024

• M7-31: L'Italia trasferisce a Invitalia 2 500 000 000 di euro per il dispositivo, di cui: 2 000 000 000 di euro per il sottoinvestimento 1 Tecnologie a zero emissioni nette; 500 000 000 di euro per il sottoinvestimento 2 Competitività e resilienza delle catene di approvvigionamento strategiche al T4 2024

• M7-32: Invitalia deve aver stipulato convenzioni di finanziamento giuridicamente vincolanti con i beneficiari finali per un importo necessario a utilizzare il 100 % dell'investimento.

COOPERAZIONE - MODELLO VIRTUOSO DI IMPRESA

In data undici dicembre u.s. si è tenuto, presso la Camera di commercio di Roma, Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano in Piazza di Pietra, il convegno “Cooperazione - Modello virtuoso di impresa”.

L’evento è stato organizzato dalla Direzione Generale per i Servizi di Vigilanza del MIMIT, in coerenza con gli obiettivi di promozione del sistema cooperativo assegnati, e ha riscontrato un grande interesse, testimoniato anche dalla elevata partecipazione di pubblico per tutta la durata dell’iniziativa.

Sono intervenuti, nei saluti di apertura, il Presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, che ha evidenziato come il modello di impresa cooperativa dimostra di essere un tassello fondamentale per l’economia del Paese; il Presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Roma, che ha auspicato una collaborazione sinergica tra l’Ordine e la Direzione ponendo le professionalità che rappresenta a disposizione dell’attività degli Uffici, nonché della formazione continua; il Capo Dipartimento per i servizi interni, finanziari, territoriali e di vigilanza Benedetto Mineo, che ha portato i saluti dell’Amministrazione e ha espresso grande soddisfazione per l’iniziativa.

L’apertura dei lavori ha visto la relazione iniziale del Direttore generale Giulio Mario Donato, “Libertà di impresa e cooperazione a confronto. Il ruolo regolatore dello Stato”, all’interno della quale, inter alia, è stata ripercorsa l’origine storica e politica dell’articolo 45 della Costituzione ponendo l’attenzione al tema dell’utilità sociale, sia nell’accezione di limite alle iniziative economiche di cui all’art. 41 Cost. che in quella di funzione della cooperazione a carattere di mutualità.

È intervenuto il Sottosegretario di Stato Massimo Bitonci il quale, nell’esprimere soddisfazione per l’iniziativa in argomento, ha rappresentato l’esigenza di un’interazione più intensa tra l’amministrazione e i professionisti, al fine di creare un polo di riferimento per le imprese.

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A seguire, si è dato avvio alle relazioni di Giuseppe Quagliana - Dirigente della Divisione Albi, contributi degli enti cooperativi, studi e analisi del sistema cooperativo, “Descrizione e analisi sullo stato del sistema cooperativo italiano” e dell’avv. Pierluigi Morara del foro di Bologna, “La cooperativa: una forma di impresa moderna e sostenibile” e del dott. Andrea Ciccarelli, Dottore commercialista e Presidente commissione cooperative presso ODCEC di Roma con la relazione dal titolo “Cooperative e commercialisti: vantaggi reciproci”. A conclusione degli interventi tecnici sono state condivise tre esperienze di cooperative di successo vigilate dal Mimit ed alla presenza dei rispettivi presidenti: Edoardo Corbucci - Presidente della società cooperativa IL DOTTORE IN AGRARIA, Luca DI Sciullo - Presidente della società cooperativa IDOS e Giorgio Russo – Presidente della società cooperativa IL RAGGIO.

Come riferito in premessa l’evento, in cui le attività di moderatrice sono state svolte da Laura Iacone, funzionaria della DGV, è stato molto apprezzato da tutti i partecipanti e ha posto le basi per lo sviluppo di fattive collaborazioni con gli ordini rappresentati e con la Camera di commercio, al fine di creare una rete di supporto alle imprese mutualistiche e di favorire i processi di innovazione e sostenibilità del sistema cooperativo.

AL VIA LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE NEXTGENERATIONEU

Martedì 14 gennaio 2025, presso “Europa Experience – David Sassoli” in Piazza Venezia a Roma, si è svolto l’evento di lancio della campagna di comunicazione, promossa dalla Commissione europea, sul NextGenerationEU in Italia, dal titolo: “Il futuro diventa realtà”.

La campagna, lanciata in diversi Paesi europei, è volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sui vantaggi tangibili offerti dai progetti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) attraverso il racconto delle storie di alcuni dei suoi protagonisti, i cosiddetti “local heroes”.

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha contribuito all’iniziativa attraverso la testimonianza di un’imprenditrice che ha beneficiato di un finanziamento su una misura PNRR del MIMIT legata all’imprenditoria femminile.

Imma Stizzo, giovane donna imprenditrice del sud, ha fondato una start up: Itaca Education, che utilizza nuove tecnologie digitali per la formazione in oltre 50 scuole italiane.

Con il suo progetto imprenditoriale, che prevede la realizzazione di una piattaforma online per lo sviluppo di contenuti formativi altamente innovativi e coinvolgenti, ha creato prodotti innovativi, mediante il ricorso alla realtà aumentata ed alla mixed reality per integrare la didattica tradizionale

Con lo stesso obiettivo il Ministero attraverso la sua Unità di missione per l’attuazione degli interventi del Piano

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Nazionale di Ripresa e Resilienza sta avviando una campagna di comunicazione istituzionale, che si svolgerà nel corso dell’anno, su tutto il territorio nazionale.

Il primo evento è programmato per il prossimo 22 gennaio 2025 nel Centro Congressi Multicentre “Antonino Zaniboni” di Mantova, in collaborazione con la Camera di Commercio di Cremona-Mantova-Pavia ed Invitalia, e sarà dedicato al tema dell’“Imprenditoria femminile” .

Il roadshow promuoverà trasparenza e partecipazione nella raccolta delle esperienze realizzate sul territorio, suggerimenti, impressioni e criticità e diffonderà i risultati finora conseguiti con le risorse del PNRR e le ulteriori opportunità di investimento e degli strumenti finanziari che l’amministrazione mette a disposizione delle imprese, coinvolgendo le realtà operanti sul territorio, in modo da massimizzare le risorse ed ottimizzare i risultati ed i costi.

L’intento degli eventi, in linea con la campagna lanciata dalla Commissione Europea "NextGenEU: il futuro diventa realtà", è quello di informare il pubblico delle imprese e dei cittadini sullo stato di avanzamento delle misure e diffondere la conoscenza circa il contributo che il PNRR può portare ai territori in termini di nuovo ecosistema in grado di valorizzare il patrimonio scientifico, tecnologico ed imprenditoriale italiano, ma anche e soprattutto, dell’impatto sull’economia e la società di tali misure che, come è noto, sono affrontate con un modello innovativo di gestione degli strumenti finanziari.

PMI, URSO FIRMA

DECRETO CHE STANZIA 320 MILIONI DI EURO PER L’AUTOPRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha firmato il decreto “Sostegno per l'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle PMI” che prevede un regime di agevolazioni, concesse sotto forma di contributo in conto impianti, per i programmi di investimento delle piccole e medie imprese finalizzati all’autoproduzione di energia elettrica ricavata da impianti solari fotovoltaici o mini eolici, per l’autoconsumo immediato e per sistemi di accumulo/stoccaggio dell’energia dietro il contatore per autoconsumo differito. Le risorse destinate alla misura sono 320 milioni di euro, a valere sull’Investimento 16 della Missione 7 “REPowerEU” del PNRR, di cui il 40% riservato alle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia e un altro 40% alle micro e piccole imprese.

Le agevolazioni, concesse ai sensi del “Regolamento GBER”, saranno assegnate nella misura massima del:

• 30% per le medie imprese;

• 40% per le micro e piccole imprese;

• 30% per l’eventuale componente aggiuntiva di stoccaggio di energia elettrica dell’investimento;

• 50% per la diagnosi energetica ex-ante necessaria alla pianificazione degli interventi previsti dal decreto.

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Qualora, in fase di definizione della graduatoria, le risorse destinate alle riserve non dovessero essere pienamente assorbite, saranno rese disponibili per il finanziamento delle domande di agevolazione riferite ai restanti territori e alle imprese di media dimensione.

Ai fini delle agevolazioni sono ammesse le spese, non inferiori a 30 mila euro e non superiori a 1 milione di euro e relative ad una sola unità produttiva del soggetto proponente, per:

• l’acquisto, l’installazione e la messa in esercizio di beni materiali nuovi strumentali, in particolare impianti solari fotovoltaici o mini eolici, sostenuti a partire dalla data di presentazione della domanda di agevolazione;

• apparecchiature e tecnologie digitali strettamente funzionali all’operatività degli impianti;

• sistemi di stoccaggio dell’energia prodotta;

• diagnosi energetica necessaria alla pianificazione degli interventi.

Con successivo provvedimento direttoriale saranno stabiliti modalità e termini di presentazione delle domande di agevolazione e gli schemi per la presentazione delle stesse. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy è l’amministrazione titolare di tale investimento PNRR, la cui gestione verrà affidata ad Invitalia.

INVESTEU, INTESA TRA CDP E MIMIT PER FAVORIRE LA TRANSIZIONE ENERGETICA

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e Cassa Depositi e Prestiti, nell’ambito del Programma InvestEU, stanno attuando un Protocollo d’intesa per la realizzazione di un’analisi relativa alla sostenibilità e resilienza delle catene del valore delle materie prime critiche necessarie per la transizione energetica e digitale.

L'intesa tra il Ministero e CDP si inserisce nell’alveo delle decisioni assunte dalla Commissione Europea, in particolare in merito al Piano d’azione per le materie prime critiche e all’Alleanza europea per le materie prime (European Raw Materiale Alliance, ERMA) e, successivamente, all’entrata in vigore del Regolamento UE 2024/1252 (Critical Raw Materials Act, CRMA). La partnership viene realizzata grazie alle risorse messe a disposizione dall’Unione Europea, nell’ambito del Programma InvestEU e dalla stessa CDP.

Nell’ambito del vigente contesto normativo europeo, e in applicazione del Decreto Legge del 25 giugno 2024 n.84 (D.L. (84/2024) CDP, nel suo ruolo di Advisory Partner della Commissione europea, affiancherà il Ministero nell’analisi delle best practices a livello internazionale al fine di identificare, attraverso una valutazione strategico-comparativa, fattori abilitanti e possibili soluzioni adattabili al sistema industriale Italiano per garantire la sostenibilità e la resilienza dell’approvvigionamento delle materie prime critiche. L’attività si incentrerà sull’approfondimento delle tematiche dell’estrazione, della raffinazione, della produzione e del riciclo, con specifico riferimento alla transizione energetica e digitale, al fine di individuare le opportunità di intervento a

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sostegno dell’industria italiana nei segmenti di tale catena del valore strategica.

Il percorso si concretizzerà con la definizione e realizzazione di specifiche analisi di mercato volte alla comprensione delle strategie e modelli di business perseguiti in materia da alcuni Stati membri della UE, altri Paesi extra-UE e dai principali operatori industriali ed economici, oltre che con l’identificazione degli scenari competitivi per il contesto nazionale.

MIMIT, 250 MILIONI PER I CONTRATTI DI SVILUPPO ZES: DEFINITE LE MODALITÀ DI UTILIZZO

Al fine di fornire un adeguato stimolo allo sviluppo delle aree del Mezzogiorno, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, su indicazione del ministro Adolfo Urso, ha emanato una direttiva che definisce le aree tematiche e gli indirizzi operativi per l'utilizzo delle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, programmazione 20212027, destinate alla sottoscrizione di Contratti di sviluppo nella Zona Economica Speciale (ZES Unica), comprendente i territori delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna.

La direttiva definisce la modalità di utilizzo della dotazione finanziaria aggiuntiva, risorse che ammontano a 250 milioni di euro: di questi, 200 milioni di euro sono destinati al finanziamento di programmi di sviluppo industriale e di programmi per la tutela ambientale, secondo le modalità previste dagli articoli 5 e 6 del decreto 9 dicembre 2014, che disciplina i Contratti di sviluppo. I restanti 50 milioni di euro sono allocati per programmi di sviluppo di attività turistiche, in base a quanto stabilito dall’articolo 7 dello stesso decreto.

Le domande dovranno riguardare la realizzazione, su iniziativa di una o più imprese, di programmi di sviluppo che richiedano uno o più progetti di investimento e, eventualmente, progetti di ricerca, sviluppo e innovazione strettamente connessi e funzionali tra loro. Potranno essere finanziate con le predette risorse le domande di Contratto di sviluppo presentate successivamente al 26 ottobre 2022. Invitalia, per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, svolgerà l’istruttoria per l’ammissione alle agevolazioni.

I contratti di sviluppo ZES (Zone Economiche Speciali) rappresentano uno strumento strategico per promuovere lo sviluppo economico in aree specifiche del territorio italiano caratterizzate da svantaggi economici o infrastrutturali. Questi contratti mirano ad attrarre investimenti attraverso agevolazioni fiscali, semplificazioni burocratiche e incentivi mirati alle imprese che intendono avviare o potenziare progetti produttivi, di ricerca o di innovazione tecnologica nelle ZES.

Le ZES sono aree geografiche delimitate, spesso situate nel Mezzogiorno, che beneficiano di condizioni vantaggiose per sostenere la crescita e la competitività delle imprese. I contratti di sviluppo in queste zone sono finalizzati principalmente a progetti di grande portata, che includano la creazione di nuovi stabilimenti, l'ampliamento di impianti esistenti, la diversificazione della produzione e l'innovazione dei processi produttivi.

COLLEGATO LAVORO 2024: NUOVE MISURE PER IL MERCATO DEL LAVORO E LA TUTELA DEI

LAVORATORI

Il Collegato Lavoro 2024, recentemente approvato, rappresenta un importante passo avanti nelle politiche occupazionali italiane, introducendo una serie di novità finalizzate a rendere il mercato del lavoro più inclusivo, sicuro e dinamico. Il provvedimento si inserisce in un contesto di trasformazione dell’economia, caratterizzato da sfide legate alla digitalizzazione, alla sostenibilità e alle nuove forme di lavoro.

Una delle misure principali riguarda la contrattazione collettiva. Il governo ha introdotto incentivi per le imprese che siglano contratti collettivi con focus su sicurezza, salute e benessere dei lavoratori. In particolare, si cerca di rendere più stabile l’occupazione, anche tramite l’estensione delle tutele sociali a tutte le categorie di lavoratori, comprese quelle che operano con forme contrattuali atipiche.

Una novità importante riguarda anche il lavoro agile. L’emergenza sanitaria ha accelerato l’adozione dello smart working, ma la legge prevede ora una regolamentazione chiara e stabile. Le imprese dovranno offrire maggiore flessibilità, pur mantenendo gli standard di produttività e sicurezza. L’obiettivo è garantire un equilibrio tra vita lavorativa e privata, offrendo più opportunità a lavoratori con esigenze familiari o legate alla salute. La lotta al precariato e il sostegno alle nuove generazioni

Il Collegato Lavoro 2024 punta a contrastare il fenomeno del lavoro precario, con particolare attenzione ai giovani e alle donne. Le misure incentivano la formazione continua, favorendo l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro con programmi di stage e apprendistato, ma anche con l’introduzione di politiche per il riconoscimento delle competenze acquisite sul campo.

Inoltre, vengono rafforzate le tutele per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti, ampliando l’accesso a misure di welfare, come le indennità per malattia e maternità. Il Collegato Lavoro 2024 affronta anche il tema delle pari

opportunità, stabilendo nuove misure per ridurre il divario salariale tra uomini e donne e migliorare l'accesso delle donne ai ruoli dirigenziali. Il Collegato Lavoro 2024 dedica anche un ampio capitolo alla digitalizzazione del lavoro. Le imprese sono incentivare ad adottare tecnologie innovative, come l'intelligenza artificiale e l'automazione, per migliorare la produttività. Tuttavia, la legge prevede anche misure per proteggere i lavoratori dai rischi legati a queste nuove tecnologie, garantendo la formazione necessaria e il supporto a chi potrebbe subire un impatto negativo sull'occupazione.

In conclusione, il Collegato Lavoro 2024 è una riforma che cerca di rispondere alle sfide di un mercato del lavoro in rapida evoluzione. Le nuove misure introdotte pongono al centro la tutela dei lavoratori, la promozione di un'occupazione stabile e la garanzia di pari opportunità per tutte le categorie, con l’obiettivo di creare un sistema più equo e sostenibile.

SOSTEGNO PER I DATORI DI LAVORO DEL SETTORE MODA: PROROGATA LA MISURA

Il settore della moda, tra i più rilevanti per l'economia italiana, continua a essere supportato attraverso misure dedicate ai datori di lavoro, grazie alla proroga di uno degli incentivi più significativi introdotti negli anni precedenti. La misura, che mira a sostenere la competitività delle imprese del comparto moda, è stata estesa per continuare a favorire la crescita e la stabilità occupazionale in un periodo di incertezze economiche globali.

Il Rinnovato Sostegno per il Settore Moda

La proroga della misura di sostegno per i datori di lavoro del settore moda è stata annunciata con l'intento di garantire ulteriori risorse alle imprese che operano in questo campo, spesso alle prese con sfide come l'internazionalizzazione, la sostenibilità e la digitalizzazione. La misura, che si traduce in incentivi fiscali e contributivi, ha come obiettivo principale quello di alleviare il peso degli oneri sociali sulle aziende, incentivando l'occupazione stabile e la formazione professionale.

Le Caratteristiche Principali della Misura Tra gli strumenti di supporto previsti dalla misura

prorogata, figurano Incentivi per la stabilizzazione dei contratti: I datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato lavoratori nel settore moda possono beneficiare di agevolazioni sui contributi previdenziali. Questo aiuto si rivolge tanto alle piccole imprese, quanto alle medie e grandi aziende, con l'intento di ridurre il ricorso ai contratti a termine e favorire una maggiore stabilità occupazionale.

Formazione e riqualificazione: Un altro aspetto fondamentale della misura è il sostegno alla formazione professionale. Le imprese possono beneficiare di finanziamenti per programmi di formazione rivolti ai lavoratori, in particolare quelli legati alle nuove tecnologie e alla sostenibilità, due temi cruciali per l’evoluzione del settore moda.

Sostegno alle start-up e alle PMI: La misura include anche incentivi specifici per le start-up innovative e le piccole e medie imprese (PMI) che operano nel settore, per favorire la loro competitività sia sul mercato nazionale che internazionale.

Obiettivi e Impatti

La proroga di questa misura di sostegno si inserisce in un contesto di forte trasformazione per il settore moda, che sta affrontando sfide relative all'integrazione di tecnologie avanzate, alla transizione verso pratiche più sostenibili e all'adattamento alle dinamiche del commercio digitale. In questo quadro, gli incentivi alle imprese sono fondamentali per mantenere alta la competitività e sostenere l'occupazione.

L'iniziativa si inserisce anche nell’ambito degli interventi volti a promuovere la digitalizzazione delle imprese del settore, con il supporto a progetti che utilizzano l'intelligenza artificiale, la realtà aumentata e altre soluzioni innovative per migliorare i processi produttivi e la distribuzione dei prodotti.

La proroga della misura di sostegno per i datori di lavoro del settore moda è una risposta concreta alle difficoltà che molte imprese stanno affrontando, soprattutto in un periodo di recupero post-pandemia e di riorganizzazione del mercato globale. Le agevolazioni fiscali e contributive, unitamente agli incentivi alla formazione, rappresentano strumenti chiave per assicurare la continuità e l'innovazione delle

aziende italiane del settore, rinforzando la loro posizione nel panorama internazionale.

SAGGIO DEGLI INTERESSI LEGALI: DETERMINAZIONE PER IL 2025

Il saggio degli interessi legali rappresenta un parametro fondamentale per determinare gli interessi su somme di denaro dovute e non pagate, in particolare in relazione ai crediti previdenziali e assistenziali gestiti dall'INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale). Ogni anno, il tasso di interesse legale viene aggiornato e fissato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, in base alla media aritmetica dei tassi di interesse applicati alle operazioni di credito in Italia. Questo saggio è importante non solo per i crediti e i debiti tributari, ma anche per le indennità, i contributi e altre somme dovute all'INPS.

Per l'anno 2025, il saggio degli interessi legali sarà determinato sulla base delle indicazioni dell'art. 1284 del Codice Civile, che stabilisce che il tasso d’interesse legale non può essere inferiore all'1% annuo. Tuttavia, la sua percentuale viene definita sulla base delle fluttuazioni dei tassi di interesse del mercato, considerando in particolare quelli delle operazioni di credito, come definiti dal Ministero. La determinazione del tasso di interesse legale per il 2025 avverrà con la pubblicazione di un apposito decreto, che avverrà probabilmente entro la fine dell’anno precedente.

Nel 2024, il saggio d’interesse legale è stato fissato al 3%, un valore superiore rispetto agli anni precedenti a causa della crescente inflazione e dei tassi d’interesse stabiliti dalla Banca Centrale Europea per contrastarla. Tuttavia, il tasso di interesse legale per il 2025 potrebbe subire variazioni, adattandosi a un contesto economico che potrebbe vedere una nuova normalizzazione dei tassi d'interesse. Se l'inflazione dovesse diminuire o le politiche monetarie dovessero essere meno restrittive, il tasso di interesse legale potrebbe ridursi rispetto all'anno precedente.

L’INPS applica il tasso di interesse legale su vari tipi di somme, comprese quelle dovute per contributi previdenziali non versati o per somme di denaro a titolo di indennità o prestazioni

erogate dall’ente. L’interesse legale viene applicato anche nei casi di rateizzazione dei contributi, in cui i debitori (ad esempio, i datori di lavoro) hanno la possibilità di pagare le somme dovute in più rate, ma con l’aggiunta degli interessi legali calcolati sul residuo del debito.

Inoltre, la determinazione del saggio degli interessi legali per il 2025 avrà anche ripercussioni sul calcolo degli interessi dovuti in caso di ritardi nei pagamenti da parte dell’INPS, come nel caso di rimborso di somme indebitamente versate o errori nei pagamenti delle prestazioni assistenziali. In questi casi, l’importo che verrà restituito includerà anche gli interessi calcolati secondo il tasso legale in vigore.

L'aggiornamento annuale del tasso di interesse legale, quindi, risponde a dinamiche economiche in continua evoluzione e ha un impatto significativo su numerosi aspetti della gestione delle prestazioni e dei contributi previdenziali e assistenziali. Sebbene le variazioni siano spesso contenute, la determinazione annuale del saggio riflette l’andamento generale dell’economia italiana ed europea, oltre a influenzare la pianificazione finanziaria di lavoratori, pensionati, datori di lavoro e professionisti.

In sintesi, il saggio degli interessi legali per il 2025 sarà determinato dall’evoluzione delle condizioni economiche, con un’attenzione particolare al tasso d'inflazione e alle politiche monetarie adottate dalla Banca Centrale Europea. L’aggiornamento annuale è cruciale per stabilire in modo equo gli importi dovuti per le somme non pagate nei tempi dovuti e per garantire la corretta applicazione delle normative fiscali e previdenziali da parte dell'INPS.

ASSEGNO UNICO E UNIVERSALE GENNAIO 2025: VARIAZIONE DELLE DATE DI EROGAZIONE

L'Assegno Unico e Universale è una misura di supporto economico introdotta per aiutare le famiglie con figli a carico, e nel 2025 continuerà a essere erogato dal INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale). Tuttavia, a partire da gennaio, si è verificata una variazione nelle date di erogazione, che potrebbe influire sul pagamento di molte famiglie beneficiarie.

Normalmente, l'assegno viene corrisposto ogni mese in base alla situazione reddituale e al numero di figli a carico, con le erogazioni fissate per lo più intorno al 27 del mese. Tuttavia, a gennaio 2025, l’INPS ha deciso di spostare la data di pagamento di una settimana, con l’obiettivo di allinearsi meglio con le nuove scadenze fiscali e le modifiche introdotte per l’anno in corso.

Le nuove date di erogazione dell'assegno per gennaio 2025 sono state fissate tra il 5 e il 10 gennaio, e potrebbero essere influenzate anche da eventuali festività, come il Capodanno e l’Epifania, che potrebbero causare ulteriori piccoli aggiustamenti nel calendario.

Questa modifica si applica principalmente a coloro che hanno già completato l'ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), e che quindi risultano già beneficiari del sostegno economico. Per i nuovi richiedenti, l'erogazione avverrà entro la metà del mese successivo alla presentazione della domanda, una volta che l'INPS avrà completato la verifica della documentazione.

È importante sottolineare che, nonostante questa variazione nelle date di pagamento, l’importo dell’Assegno Unico e Universale per gennaio non subirà cambiamenti, ma seguirà sempre i parametri stabiliti in base al reddito e alla composizione familiare. La somma erogata varia a seconda della fascia di reddito ISEE e del numero di figli a carico.

Inoltre, per evitare disagi ai beneficiari, l’INPS ha previsto che, in caso di difficoltà nel ricevere il pagamento nella nuova finestra temporale, sarà possibile modificare la modalità di pagamento, scegliendo tra bonifico su conto corrente, su carta prepagata o su libretto postale, a seconda delle preferenze dell’utente.

Per i mesi successivi, le date di erogazione torneranno a seguire la scadenza mensile tradizionale, ma il cambiamento introdotto a gennaio ha creato un precedente per eventuali aggiustamenti futuri legati a questioni logistiche o fiscali. I beneficiari sono invitati a consultare il portale dell'INPS per eventuali aggiornamenti o ulteriori modifiche alle modalità e tempistiche di pagamento.

Il nuovo numero del periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, offre una panoramica aggiornata sul settore della Sanità e assistenza sociale, con approfondimenti dedicati all’andamento degli infortuni e delle malattie professionali, al rischio aggressioni e agli aspetti medico-legali della violenza contro il personale sanitario, oltre a un focus sulle novità legislative per la protezione dei lavoratori contro i rischi che possono derivare dall’esposizione a sostanze cancerogene, mutagene e reprotossiche.

L’effetto Covid sul quinquennio 2019-2023. Nel 2023 i lavoratori (addetti-anno) del settore erano 1.760.591, pari a oltre il 9% di tutti quelli dell’Industria e servizi, impiegati in 94.222 aziende. Nello stesso anno gli infortuni sul lavoro denunciati sono stati oltre 55mila, il 12% del totale dell’Industria e servizi.

L’andamento rilevato nel quinquennio 2019-2023 è altalenante, a causa dell’effetto dei contagi professionali da Covid-19 nel triennio 2020-2022, con la sovraesposizione del personale sanitario al rischio di contrarre il virus. Nel primo anno della pandemia, infatti, le denunce complessive sono triplicate, raggiungendo i 167mila casi. Dopo il dimezzamento dei casi nel 2021, la riacutizzazione del virus ha provocato un nuovo aumento nel 2022, con oltre 146mila denunce. I decessi denunciati nel 2023 sono 25, il dato più basso del quinquennio, nel quale spiccano le 215 vittime del 2020.

Tre denunce su quattro riguardano le donne. Gli infortuni avvengono in gran parte in occasione di lavoro, ma la quota del 21% di quelli occorsi in itinere, nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro, supera di tre punti percentuali quella rilevata nel complesso dell’Industria e servizi.

A contraddistinguere il settore della sanità e assistenza sociale è anche l’elevata percentuale di eventi riguardanti le donne, pari mediamente a tre quarti di tutte le denunce e coerente con i dati occupazionali, che vedono in ambito sanitario una presenza importante di lavoratrici. I nati

all’estero rappresentano il 15% degli infortunati, in particolare rumeni (1.465 denunce nel 2023), peruviani (1.060), albanesi (549) e marocchini (441).

Più a rischio infermieri e ostetriche. Le professioni in prima linea sono anche le più coinvolte negli infortuni sul lavoro: tre incidenti su 10 interessano infermieri e ostetriche, uno su quattro professionisti qualificati nei servizi sanitari e sociali come operatori sociosanitari, assistenti alla poltrona e puericultrici, seguiti a distanza da addetti all’assistenza personale, ausiliari, personale addetto alla riabilitazione e autisti, compresi i conduttori di ambulanza. Il 48,3% degli infortunati ha più di 49 anni. La fascia 50-64 anni è la più colpita anche in termini di decessi, con quattro su cinque di quelli avvenuti nel 2023. Prendendo in considerazione i casi definiti positivi in occasione di lavoro emerge che le parti del corpo più colpite sono la mano e la colonna vertebrale, entrambe con poco più del 15% dei casi codificati, seguite da ginocchio e caviglia. Ai primi posti delle diagnosi contusioni, lussazioni, distorsioni e distrazioni, che insieme rappresentano oltre il 70% degli eventi.

Un infortunio su 10 deriva da un’aggressione. La Sanità e assistenza sociale è anche uno dei settori più colpiti dal grave fenomeno delle aggressioni sul lavoro, talmente marcato da spingere il legislatore alla promulgazione di una norma specifica, la legge n. 113 del 14 agosto 2020, a tutela dei suoi operatori e all’istituzione presso il Ministero della Salute di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie. I circa 2.500 infortuni da aggressione del 2023, riconosciuti positivamente alla data del 30 aprile 2024, sono in aumento di quasi il 3% rispetto al 2022 (a sua volta in crescita del 15,9% rispetto al 2021), pur restando ancora al di sotto dei 2.875 registrati nel 2019. Tra gli infortuni del 2023 accertati positivamente in occasione di lavoro e adeguatamente codificati per causa o circostanza, nella Sanità e assistenza sociale quelli per aggressione sono ben uno su 10, il triplo di quanto registrato nell’intera gestione Industria e servizi.

Anche per le malattie professionali netta prevalenza delle lavoratrici. Tra il 2019 e il 2023

anche l’andamento delle patologie di origine professionale ha risentito del periodo pandemico, durante il quale i provvedimenti restrittivi adottati dal governo hanno fermato molte attività economiche, diminuendo di conseguenza l’esposizione al rischio. Se nel 2019 sono stati protocollati 3.030 casi nella Sanità e assistenza sociale, nel 2020 è stato raggiunto il livello più basso del quinquennio con 2.343 patologie denunciate, in calo del 23% rispetto all’anno precedente. Negli anni successivi il trend è progressivamente aumentato fino ai 3.529 casi del 2023, in crescita del 16% rispetto ai 3.043 del 2022. In ottica di genere, la prevalenza delle donne è netta anche per le tecnopatie, con otto denunce su 10 nel 2023 riferite alle lavoratrici, che a livello territoriale raggiungono un picco del 90% nel Nord-Est e un minimo del 67% al Sud. Considerando i casi indennizzati per postumi permanenti, ovvero con grado di inabilità riconosciuto dal 6% al 100%, le patologie più comuni nel 2023 sono risultate essere per entrambi i generi quelle a carico del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo: il 95% per le donne e il 93% per gli uomini.

AL VIA IL PIANO INTEGRATO PER LA SALUTE E LA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO

L'INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro), nell’ambito delle sue funzioni di prevenzione e tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, ha sviluppato il Piano Integrato per la Salute e la Sicurezza sui Luoghi di Lavoro 2025, una strategia che si propone di rafforzare le azioni a favore della sicurezza nei contesti lavorativi, puntando su innovazione, sensibilizzazione, formazione e monitoraggio delle condizioni di lavoro.

Obiettivi principali del Piano Integrato 2025

Il Piano si propone obiettivi chiari e ambiziosi, tra cui il miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza per i lavoratori di tutti i settori produttivi, la riduzione del numero di infortuni e malattie professionali, e l’adozione di tecnologie avanzate per il monitoraggio delle condizioni di lavoro. Inoltre, uno degli scopi prioritari è il rafforzamento della cultura della prevenzione, sensibilizzando le imprese e i lavoratori sull'importanza di adottare comportamenti sicuri.

Le principali misure previste Formazione e sensibilizzazione: Il Piano prevede l’introduzione di corsi di formazione innovativi e altamente specializzati per lavoratori, datori di lavoro e figure di responsabilità in ambito di sicurezza. Particolare attenzione sarà dedicata alla formazione sulla gestione dei rischi emergenti, come quelli derivanti dalla digitalizzazione, l’intelligenza artificiale e l’uso di nuove tecnologie sul posto di lavoro.

Promozione della tecnologia e innovazione: INAIL punta su tecnologie digitali e sistemi avanzati di monitoraggio in tempo reale per rilevare situazioni di rischio. L’introduzione di sensori intelligenti per il monitoraggio ambientale e l'adozione di piattaforme digitali per il reporting degli infortuni saranno strumenti chiave nel Piano.

Programmi di assistenza e supporto psicologico: Considerando l’importanza del benessere psicofisico dei lavoratori, INAIL introdurrà servizi di consulenza psicologica, destinati a supportare i dipendenti che affrontano stress, burnout e altre problematiche legate all'ambiente lavorativo.

Sostegno alle PMI: Le piccole e medie imprese (PMI), che spesso non dispongono di risorse adeguate per implementare misure di sicurezza, saranno al centro di politiche di incentivazione e assistenza. INAIL metterà a disposizione risorse per migliorare la sicurezza nelle PMI, con fondi destinati a finanziare progetti di ammodernamento delle strutture e acquisto di attrezzature sicure.

Rafforzamento dei controlli e monitoraggio: Un altro aspetto fondamentale sarà l’intensificazione delle ispezioni e dei controlli per verificare la conformità delle aziende alle normative di sicurezza sul lavoro. Saranno implementati programmi di audit periodici e strumenti di monitoraggio automatizzato per raccogliere dati sui luoghi di lavoro e intervenire tempestivamente in caso di problematiche.

Rischi psicosociali e stress lavoro-correlato: Il Piano include misure specifiche per affrontare i rischi psicosociali e i problemi legati allo stress lavoro-correlato, fenomeni che hanno acquisito sempre maggiore rilevanza negli ultimi anni. Le

aziende saranno incoraggiate ad adottare politiche di prevenzione, che comprendano la promozione del benessere psicologico e la gestione dei conflitti interpersonali.

Prevenzione degli infortuni e malattie professionali: La sicurezza sul lavoro non può prescindere dal monitoraggio continuo dei rischi fisici, chimici e biologici presenti in ambienti come cantieri, ospedali, industrie chimiche e alimentari. Il Piano prevede l'introduzione di procedure più rigide per la prevenzione degli infortuni gravi, con interventi mirati nelle aree più vulnerabili.

Collaborazione con altri enti e istituzioni

Il Piano Integrato prevede una stretta collaborazione con altri enti pubblici e privati, come le Regioni, le ASL, i sindacati e le organizzazioni datoriali, per garantire l’efficacia delle politiche adottate. Inoltre, saranno coinvolti anche i centri di ricerca e università, per sviluppare nuove metodologie e strumenti di prevenzione. INAIL collaborerà anche con le organizzazioni internazionali per monitorare e aggiornare le best practices in materia di salute e sicurezza.

Il Piano Integrato per la Salute e la Sicurezza sui Luoghi di Lavoro 2025 si configura come una visione strategica globale e innovativa per affrontare le sfide del mondo del lavoro moderno. L’obiettivo finale è quello di creare ambienti di lavoro più sicuri, inclusivi e orientati al benessere dei lavoratori. Attraverso la formazione continua, l’adozione di nuove tecnologie, e una forte cultura della prevenzione, il Piano intende ridurre significativamente gli infortuni e migliorare la qualità della vita lavorativa, con l'ambizione di costruire un sistema di sicurezza sempre più efficace e all’avanguardia.

INAIL E CONSULENTI DEL LAVORO INSIEME PER LA PROMOZIONE DELLA CULTURA DELLA SICUREZZA

Sviluppare la più ampia collaborazione possibile per promuovere attività congiunte finalizzate alla tutela dei lavoratori e alla diffusione della cultura della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, a partire dalle piccole e medie imprese. Questo l’obiettivo del protocollo d’intesa di durata triennale sottoscritto questa mattina dal

presidente dell’Inail, Fabrizio D’Ascenzo, e dal presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca, alla presenza del direttore generale dell’Istituto, Marcello Fiori, in occasione del convegno “Sicurezza sul lavoro: cultura, formazione, sussidiarietà”, ospitato a Roma presso il Parlamentino di via Quattro Novembre. D’Ascenzo: “Grazie ai corpi intermedi siamo sempre più vicini a lavoratori e aziende”. Come sottolineato da D’Ascenzo nel saluto di apertura, “la sottoscrizione di questo accordo è un evento importante. Il contributo dei consulenti del lavoro, infatti, per l’Inail è fondamentale perché sono gli intermediari che ci consentono di diffondere nei luoghi di lavoro il nostro messaggio relativo a prevenzione e cultura della sicurezza, che rappresenta il concetto centrale della nostra attività. Grazie all’aiuto dei cosiddetti corpi intermedi, che sono a diretto contatto con i lavoratori e le imprese, possiamo essere sempre più vicini al mondo del lavoro e incidere davvero sul fenomeno infortunistico”.

Citando il bando Isi appena pubblicato, con cui l’Istituto mette a disposizione del sistema produttivo 600 milioni a fondo perduto per il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza, il presidente dell’Inail ha aggiunto che “contiamo sul supporto dei consulenti del lavoro per fare in modo che le aziende colgano questa possibilità. La prevenzione non è solo il rispetto di noiosi adempimenti imposti dalla legge, ma deve essere frutto della consapevolezza di fare qualcosa per tutelare i propri lavoratori, le loro famiglie, le imprese e gli stessi datori di lavoro”.

Fiori: “La sfida si vince nelle piccole e medie imprese”. “Per affrontare la sfida degli infortuni sul lavoro – ha detto Fiori – dobbiamo entrare in connessione con il sistema produttivo, tenendo conto che quello italiano si fonda sulla capacità di creare ricchezza, economia e sviluppo delle piccole e medie imprese, legate anche a tante produzioni di qualità come quelle dell’artigianato, della produzione agricola e del manifatturiero, che però non hanno un futuro se la cultura della sicurezza non diventa un elemento integrante della loro crescita. Una micro azienda in cui avviene un incidente grave, infatti, in molti casi è costretta a chiudere”. 600 milioni del bando Isi 2024, decuplicati.

SOSTEGNO PER LO SVILUPPO DELLE PMI: NUOVE INIZIATIVE E FONDI A SOSTEGNO DELLA CRESCITA E INNOVAZIONE

Le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano il cuore pulsante dell'economia italiana, occupando una posizione centrale nel sistema produttivo e contribuendo significativamente al PIL nazionale. Nonostante le sfide che affrontano, come la concorrenza internazionale, la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica, le PMI hanno dimostrato un'incredibile resilienza e capacità di adattamento. Per sostenere ulteriormente la loro crescita e competitività, il governo italiano ha recentemente lanciato una serie di misure e fondi dedicati all'innovazione, alla transizione digitale e all'internazionalizzazione, con l'obiettivo di supportare le PMI in questo periodo di forte cambiamento.

Nuove Risorse Finanziarie per le PMI

Tra le principali novità, spicca il Fondo Nazionale per l'Innovazione, un'iniziativa che mette a disposizione risorse finanziarie significative per le PMI che intendono investire in tecnologie avanzate, automazione e digitalizzazione. Questo fondo mira a ridurre il divario tecnologico tra le piccole imprese e le grandi aziende, permettendo alle PMI di accedere a strumenti all’avanguardia che possono migliorare la loro produttività e competitività sul mercato globale. Le risorse saranno destinate a progetti di innovazione digitale, adattamento delle infrastrutture aziendali e sviluppo di nuove tecnologie.

Inoltre, il governo ha introdotto una serie di incentivi fiscali per le PMI che investono in ricerca e sviluppo (R&D), garantendo sgravi su imposte e contributi per le aziende che decidono di investire nella creazione di nuovi prodotti, processi o servizi. Si tratta di una mossa strategica per stimolare la crescita in settori chiave come l’automazione industriale, la green economy e l'intelligenza artificiale, in linea con le esigenze di sostenibilità e innovazione.

Digitalizzazione e Transizione Ecologica

Un altro ambito cruciale per lo sviluppo delle PMI riguarda la digitalizzazione e la transizione ecologica, che sono diventati fattori essenziali per il successo delle imprese. Con l'entrata in vigore della Legge di Bilancio 2025, sono stati

previsti fondi specifici per la digitalizzazione delle PMI, destinati a supportare l’acquisto di software gestionali, piattaforme e-commerce, soluzioni di cloud computing e sicurezza informatica. L'obiettivo è promuovere l'accesso delle piccole imprese alla digitalizzazione integrata, facilitando l’adozione di tecnologie che possano migliorare la gestione aziendale, la comunicazione con i clienti e l'efficienza operativa.

La transizione ecologica è un altro elemento cardine nelle politiche per le PMI. Le piccole imprese sono incentivate a ridurre le proprie emissioni di CO2, adottando energie rinnovabili, tecnologie a basso impatto ambientale e investendo in processi produttivi sostenibili. A tal fine, sono stati introdotti crediti d'imposta per le imprese che compiono investimenti nell'adozione di tecnologie verdi e nella ristrutturazione energetica degli impianti. Questo supporto permette alle PMI di affrontare la sfida della sostenibilità senza dover sostenere costi elevati, accelerando il processo di adattamento ai nuovi standard ambientali europei.

Internazionalizzazione delle PMI

L’internazionalizzazione è un’altra grande opportunità per le PMI italiane, e il governo ha previsto nuove misure per incentivare l’esportazione dei prodotti e dei servizi delle piccole imprese. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, in collaborazione con enti come SACE e ICE, ha avviato un programma di supporto all’export per le PMI, offrendo finanziamenti agevolati, consulenze e assistenza nelle fiere internazionali. Questo sostegno permette alle PMI italiane di entrare in nuovi mercati esteri e di consolidare la propria posizione sui mercati internazionali, sfruttando le opportunità offerte dalla globalizzazione.

Integrazione con la Filiera Nazionale

Un altro progetto strategico che mira a sostenere lo sviluppo delle PMI riguarda la filiera nazionale. In un contesto economico sempre più interconnesso, le PMI italiane sono incoraggiate a fare rete e a collaborare tra loro per formare gruppi di filiera che possano competere con le imprese multinazionali. Le PMI che partecipano a questi gruppi possono accedere a finanziamenti e servizi di consulenza per ottimizzare la gestione

delle risorse, l’efficienza produttiva e la qualità dei prodotti. Inoltre, sono previste misure di semplificazione burocratica per facilitare l’accesso alle risorse pubbliche e migliorare la cooperazione tra imprese locali.

Conclusioni

Le politiche messe in atto per il sostegno alle PMI italiane nel 2025 rappresentano un passo significativo verso la loro modernizzazione, innovazione e internazionalizzazione. Con l'adozione di nuove tecnologie, il miglioramento dei processi produttivi e un maggiore supporto alle imprese che scelgono di investire nel futuro, le PMI italiane avranno l’opportunità di rafforzare la loro competitività a livello globale. Le misure previste non solo stimolano la crescita economica, ma pongono le basi per una trasformazione strutturale che permetterà alle PMI di affrontare le sfide del futuro con maggiore resilienza e capacità di innovare.

LE PMI ITALIANE: UN SETTORE IN CRESCITA GRAZIE A NUOVE INIZIATIVE DI SUPPORTO

Le piccole e medie imprese (PMI) italiane, cuore pulsante dell'economia nazionale, stanno vivendo un periodo di rinnovato ottimismo grazie alle recenti politiche di sostegno messe in campo dal governo. Nonostante le difficoltà legate alla pandemia e alle sfide economiche globali, le PMI si stanno riprendendo grazie a un pacchetto di misure destinate a stimolare l’innovazione, la digitalizzazione e la sostenibilità.

Tra le novità più rilevanti, il Fondo per l'Innovazione Digitale consente alle PMI di accedere a finanziamenti agevolati per l'adozione di tecnologie avanzate, come software gestionali, soluzioni di cloud computing e sistemi di cybersecurity. Questo aiuto mira a ridurre il divario tecnologico tra le piccole imprese e le grandi aziende, permettendo alle PMI di competere sui mercati internazionali con strumenti moderni e efficienti.

Inoltre, è stato lanciato un nuovo programma di incentivi fiscali per le PMI che investono in ricerca e sviluppo, che prevede sgravi fiscali significativi per le imprese che introducono innovazioni nei loro processi produttivi e nei loro prodotti. Q uesto incentivo ha l'obiettivo di stimolare.

GDF

Nel quadro della continua evoluzione del sistema fiscale italiano, la Cooperative Compliance sta emergendo come una delle principali iniziative per garantire una maggiore trasparenza, correttezza e collaborazione tra i contribuenti e l'Amministrazione fiscale. Questo approccio innovativo, che punta a favorire un dialogo aperto e continuo tra i contribuenti e l'Agenzia delle Entrate, ha recentemente visto l'intensificazione delle attività di controllo da parte della Guardia di Finanza (GdF), con l’obiettivo di monitorare più da vicino il rispetto delle normative fiscali da parte delle imprese coinvolte nel programma.

Cos'è la Cooperative Compliance?

La Cooperative Compliance è un sistema di gestione fiscale basato sulla collaborazione tra le imprese e l'Amministrazione Finanziaria. Introdotto in Italia nel 2017, il programma permette alle aziende che aderiscono volontariamente di entrare in un regime di "fiducia fiscale", in cui si impegnano a presentare in modo trasparente le loro dichiarazioni fiscali e a seguire le corrette procedure per il pagamento delle imposte. In cambio, le imprese possono godere di benefici come un trattamento fiscale più favorevole, con la possibilità di ottenere riduzioni delle sanzioni e di accelerare i tempi di risposta a eventuali richieste da parte delle autorità fiscali.

Tuttavia, questo approccio di compliance collaborativa non esclude la possibilità di controlli, anzi, proprio per garantire che venga rispettato l'accordo di cooperazione, sono previsti appositi meccanismi di monitoraggio da parte degli enti competenti, tra cui la GdF.

Partono i Controlli della Guardia di Finanza

A partire dal 2025, la Guardia di Finanza ha intensificato i controlli sui contribuenti che aderiscono al regime di Cooperative Compliance, al fine di verificare che le imprese rispettino effettivamente gli impegni assunti in fase di adesione. Questi controlli riguardano diversi aspetti, tra cui: Verifica della correttezza delle dichiarazioni fiscali: La GdF si concentrerà sul controllo delle dichiarazioni fiscali presentate dalle imprese che partecipano al programma,

verificando che siano stati dichiarati correttamente i redditi, le imposte dovute e le deduzioni.

Monitoraggio delle operazioni internazionali: Particolare attenzione sarà dedicata alle operazioni transnazionali, per accertare che le imprese rispettino le normative in materia di transfer pricing (prezzi di trasferimento) e prevenzione dell'elusione fiscale in ambito internazionale.

Verifica della gestione delle imposte indirette: Saranno effettuati controlli sui pagamenti delle imposte indirette (come IVA, accise e imposte sulle transazioni) per garantire che vengano versate correttamente e nei tempi previsti.

Controllo delle procedure interne: Saranno sottoposte a verifica le modalità attraverso cui le aziende gestiscono la propria contabilità e le loro pratiche fiscali interne, per accertarsi che i controlli e le procedure siano in linea con le normative fiscali italiane.

Obiettivi della GdF

Il fine di questi controlli non è solo quello di verificare la correttezza fiscale, ma anche quello di garantire che le imprese non approfittino della fiducia concessa dal regime di Cooperative Compliance. In un contesto in cui l'evasione fiscale continua a rappresentare una sfida significativa per il sistema economico italiano, la GdF ha il compito di assicurarsi che le aziende non approfittino della collaborazione con le autorità fiscali per evitare le responsabilità fiscali.

Inoltre, i controlli serviranno anche a monitorare l'efficacia del programma di Cooperative Compliance, identificando eventuali aree di miglioramento o di criticità, per rendere il sistema fiscale italiano ancora più equo e trasparente.

La Reazione delle Imprese Da parte delle imprese, l’introduzione di questi controlli è stata accolta con una certa apprensione, soprattutto da quelle che potrebbero non avere implementato completamente tutte le best practices richieste dal programma di compliance. Tuttavia, molti imprenditori e professionisti fiscali hanno sottolineato che il programma rappresenta una

buona opportunità per consolidare la fiducia tra il fisco e le imprese, favorendo un ambiente più favorevole agli investimenti e alla crescita economica.

Le PMI, che costituiscono una parte significativa delle imprese italiane, vedono nella Cooperative Compliance un’opportunità per ottenere vantaggi, come la riduzione delle sanzioni in caso di errori fiscali involontari. Tuttavia, questi vantaggi sono subordinati al rispetto rigoroso delle regole, il che implica che le imprese devono garantire trasparenza e precisione nella gestione della loro contabilità e nelle loro dichiarazioni fiscali.

Con l’avvio dei controlli della Guardia di Finanza sul programma di Cooperative Compliance, il governo italiano punta a rafforzare la lotta contro l'evasione fiscale, promuovendo al contempo una maggiore collaborazione tra fisco e imprese. Se da un lato questi controlli potrebbero rappresentare un onere aggiuntivo per le imprese, dall'altro sono un passo fondamentale per consolidare la fiducia reciproca e migliorare il sistema fiscale nazionale. In un contesto economico che richiede sempre più trasparenza e responsabilità, la Cooperative Compliance si presenta come uno strumento moderno e innovativo per favorire la compliance fiscale, proteggendo al contempo gli interessi del sistema Paese. regionali e/o nazionali.

IMPRESE ITALIANE: PROSPETTIVE PER IL 2025

Il 2025 si apre con segnali incoraggianti per le imprese, che sembrano lasciarsi alle spalle le difficoltà degli ultimi anni, segnati dalla pandemia e dalle sfide legate all'inflazione e alla crisi energetica. Grazie a politiche economiche mirate e a un contesto internazionale più stabile, le imprese italiane stanno mostrando segni di ripresa, con prospettive positive che alimentano la fiducia nei mercati. Secondo i dati preliminari diffusi dagli istituti di ricerca economica, il PIL italiano è previsto in crescita del 1,5% nel 2025, trainato principalmente da un aumento degli investimenti privati e pubblici. La stabilità dei prezzi dell’energia, favorita dalla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, e il rallentamento dell’inflazione hanno contribuito a migliorare il clima economico, favorendo consumi e investimenti.

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