Alessandro Bulgarini. Ierofania. La figurazione del significato.

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Ierofania « Ogni rito, ogni mito, ogni credenza, ogni figura divina riflette l’esperienza del sacro, e di conseguenza implica le nozioni di essere, di significato, di verità. […] Il Sacro è un elemento della struttura della coscienza e non un momento della storia della coscienza. L’esperienza del Sacro è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall’uomo per costruire un mondo che abbia un significato.» Mircea Eliade – Il sacro e il profano

Ierofania (dal greco antico hierós, “sacro”, e phainein, “mostrare”) è un termine introdotto dallo storico delle religioni Mircea Eliade per definire il senso della presenza o della manifestazione di qualcosa di «sacro» che l’uomo avverte o può avvertire, indipendentemente dal fatto che egli abbia o meno una qualche fede religiosa. “È un termine appropriato, perché non implica null’altro che quello che dice; non esprime nulla di più di quanto implichi il suo significato etimologico, e cioè che qualcosa di sacro si mostra a noi.” [M. Eliade] Un concetto che con l’arte e con la sua stessa ragion d’essere c’entra parecchio, giacché dai tempi delle incisioni rupestri nelle grotte di Pech Merle nel sudovest della Francia (risalenti a circa 25.000 anni fa), passando attraverso tutte le più grandi Civiltà della storia per arrivare fino al Rinascimento, da sempre l’uomo tenta di dare forma alla sua innata predisposizione verso il sacro nello sforzo compiuto, appunto, per costruire un mondo che abbia un significato: dare una forma riconoscibile a tutto ciò che riguarda gli aspetti più intangibili di funzionamento della vita e della morte, della natura e quindi anche della psiche. Sacro inteso quindi nel suo senso più ampio che travalica quello abitualmente inteso legato alla religione e che ricomprende in sè le nozioni di essere, di significato, di verità e di ricerca della conoscenza. E’ questo l’ambito di interesse della pittura di Alessandro Bulgarini, indissolubilmente legata alla sua personale ricerca filosofica ed umana ed in evoluzione con essa, e protesa alla rievocazione sincretica delle immagini del significato attinte dalle più svariate tradizioni iconografiche esoteriche e non, spaziando da oriente ad occidente.



“Vincendo la sfida storica dell’arte contemporanea nel coraggio del confronto/scontro con l’arte tradizionale, così temuta anche dai più grandi, […] Bulgarini non cita né assorbe ma riedifica, fluidifica, rianima forme antiche senza porsi neppure il problema del confronto, ma la necessità primaria di risultare accattivante agli occhi del suo tempo, al fine di diffondere significati.” [Giacomo Maria Prati] Riedificazione e metamorfosi necessarie al fine del superamento del muro d’ostilità del nichilismo contemporaneo che impone il dogma dell’iper-razionalità a tutti i costi, escludendo a priori tutte le potenzialità dell’anima e spianando in tal modo il terreno all’avanzata del «Nulla»: nemico invisibile, inesorabile flagello sociale che è possibile affrontare unicamente con l’ausilio dell’Imaginatio vera, riaprendo i cancelli del mundus imaginalis. La sua pittura è allora, consapevolmente, “un’operazione di verità per enigmi visivi, […] dirompenti, tenaci nella loro presenzialità pura e densa, invasivi ma con grazia, non iconici come il logoro dialetto Pop, ma idolici come la fluida e immaginifica lingua greca nella quale l’eidon poteva essere statua o dipinto, ugualmente talismano magico e psicogeno.” [Giacomo Maria Prati]


“L’iconostasi è il confine tra il mondo visibile e il mondo invisibile […] rende accessibile alla coscienza la schiera dei Santi, la nuvola della testimonianza, coloro che circondano il trono di Dio, la sfera della gloria celeste e annunciano il mistero. L’iconostasi è LA visione.” Pavel Florenskij – Le porte regali


Iconostasi, 2015 olio su tavola, cm 50 x 40


Alkaest (il solvente universale), 2015 olio su tavola, cm 60 x 50



L’Annunciazione degli Spaghetti, 2015 olio su tela preparata, cm 80 x 100



San Giorgio e il drago, 2014/2015 olio su tele preparate, cm 150 x 156



«L’irruzione del Sacro non proietta solo un punto fisso in mezzo all’amorfa fluidità dello spazio profano, un “Centro” nel “Caos”; essa dà luogo inoltre ad una rottura di livello, apre la via di comunicazione tra i livelli cosmici (terra e cielo) e facilita il passaggio, ontologicamente, da un modo di essere all’altro.» Mircea Eliade – Il sacro e il profano


Alkimiya, 2014 olio su tavola, cm 50 x 40


Visita Interiora Terrae (omaggio a R. Hausner), 2014 olio su tela preparata, cm 100 x 120


(Dis)Solve et Coagula (dittico), 2014 olio su tele preparate, cm 206 x 100


Nihil-atio (sul processo Annichilatorio), 2013-2015 olio su tela preparata, cm 100 x 130


Redivivus Mercurialis, 2015 olio su tavola, cm 50 x 35


«…il mondo occidentale è in preda a una profonda inquietudine, poiché non sa fino a che punto è in balia di tumultuose forze sotterranee e quanto ha perduto distruggendo il numinoso. Ha smarrito i suoi valori morali e spirituali in misura gravemente pericolosa. Le sue tradizioni morali e spirituali sono crollate, provocando ovunque disorientamento e dissociazione. […] Abbiamo perso qualcosa che non abbiamo mai veramente capito. E’ innegabile la responsabilità che ricade sui nostri capi spirituali per essersi preoccupati di proteggere le loro istituzioni più che di capire il mistero rappresentato nei simboli. […] Abbiamo spogliato ogni cosa del suo mistero e della sua numinosità, non vi è più nulla di sacro.» Carl Gustav Jung – La vita simbolica


The bird of self-knowledge 2, 2014 olio su tavola, cm 50 x 40


Flora, 2014 olio su tavola, cm 50 x 40


L’Adamo ed Eva sincretico, 2015 olio su tavola, cm 100 x 80



La grande Madre, 2012 olio su tavola, cm 70 x 50 (Private Collection, Brescia)


EyeFlower 1 (studio), 2015 olio su tavola, cm 30 x 25


EyeFlower 2 (studio), 2015 olio su tavola, cm 30 x 25



Where’s your crown king nothing (mortificatio), 2014 (trittico), olio su tavola, cm 50 x 80



La farfalla filosofale, 2013 olio su tavola antica, cm 50 x 40 (Private Collection, Miami, USA)


Il suonatore della rivoluzione endogena 2, 2014 olio su tavola, cm 30 x 20

Il suonatore della rivoluzione endogena 3, 2014 olio su tavola, cm 30 x 20


Il suonatore della rivoluzione endogena (o delle forme-pensiero), 2014 olio su tavola, cm 50 x 40 (Private Collection, Brescia)


L’annunciazione degli Spaghetti 2, 2015 olio su tela preparata, cm 150 x 100



Volere - Osare - Potere - Tacere, 2015 (quadrittico), olio su tavole, cm 50 x 40 ognuna


The bird of self-knowledge (Hic et Nunc), 2013 olio su tavola, cm 60 x 50 (opera esposta al 56° Festival dei Due Mondi di Spoleto 2013 - “Arte in Terapia”)



Il papa apocrifo, 2012 olio su tela preparata, cm 80 x 80 (Private Collection, Lugano, CH)



Apò-kalyptein, 2012 olio su tela preparata, cm 100 x 100



« Let’s reinvent the gods, all the myths of the ages, celebrate symbols from deep elder forests.» James Douglas Morrison - An American Prayer

Redemption song (emancipate yourself from mental slavery), 2013 (trittico), olio su tele preparate, cm 120 x 156


La rivincita dei giusti 2, 2012 (installazione), olio su tela preparata, cm 300 x 300



Dei-cide (Autodafè), 2013 olio su tela preparata, cm 80 x 100 (opera esposta alla 55° Biennale di Venezia 2013 - Evento Collaterale “Overplay”, Palazzo Albrizzi)


Alessandro Bulgarini: l’eccesso dell’uomo

Alessandro Bulgarini: the excess of man

La premessa

The premise

Sarebbe facile collocare l’opera di Bulgarini nella ricerca surrealista intimamente connessa alle ossessioni fobiche ed oniriche ch’ebbe la sua fioritura nella prima metà del ‘900. In quella fortunatissima epopea d’avanguardia, il rapporto con il reale veniva totalmente scomposto e sovvertito al punto da contrapporsi al logico per identificarsi quale mondo ‘altro’, autentica terra di nessuno in cui si potevano proiettare tutte le formazioni (e deformazioni) del pensiero e dell’immaginazione senza alcun limite. Bulgarini, invece, è artista ‘diversamente’ surreale e paradossale. Persegue una sua linea sia concettuale che stilistica ma, è questa la vera differenza, mantiene sempre costante un legame con la realtà del suo tempo e con la verità profonda dell’ente umano, aldilà delle scontate interpretazioni di carattere psicanalitico o delle perturbanti soggettività emozionali. Egli non rappresenta l’impossibile, l’irreale patologico, l’assurdo, bensì l’eccesso dell’uomo, i suoi travagli interiori, la condizione di vittima o carnefice a seconda delle circostanze. Sa confrontarsi con la storia scritta dai vincitori, con i poteri forti della politica e della religione, non disdegnando uno sguardo attento alla vanità delle umane azioni nei confronti della morte vista, nel suo caso, quale suprema ancella portatrice di giustizia. Attraverso una simbologia efficace – che non rinuncia ad un grottesco che sfiora discretamente il macabro – accentua a tinte forti gli accadimenti reali allo scopo di ricavare – senza moralismi – quelle esperienze paradigmatiche dell’anima in cui tutti possiamo identificarci aldilà delle convinzioni personali di qualsivoglia natura.

It would be too easy to simply classify the work of Bulgarini as surrealist and associate it with the surrealist avant-gardemovement, thatprospered in the first half of the 20th century andthat was intimately connected with phobic and dreamlikeobsessions. Surrealism disintegrated and subverted the relation with reality, whichcontrasted with logicbecoming another world, an authentic nobody’s land on whichall formations – and deformations – of thought and imagination could be projected without limits. In fact, Bulgarini’s art is ‘differently’ surreal and paradoxical. Of course it hasasubject matter anda style of its own, but what really makes it different is its permanent connection with the current reality and withthe deep truth of the human being –beyond any commonplace psychoanalytic interpretation orperturbingemotional subjectivity. Bulgarini’s work does not evoke the impossible, the pathological unreality, the absurd, but rather the excess of man, his torment, hisrole aseither victim or executioner,depending on the circumstances. The artist knows how to deal with the history written by the victors andwith the strong powers of politics and religion. He alsoanalyses the futility of human actionsagainst death that is, in his view, the supreme bearer of justice. Through effectivesymbolism and a grotesque, almost macabre style, the artist magnifies real events in order to represent – without moralising – those paradigmatic experiences of the soul that unite us all beyondpersonal convictions of any kind.

La forza della linea La padronanza eccellente del disegno, la forza della linea che definisce e struttura l’impianto scenografico, rafforza la sua consapevolezza che il disegno è la diretta emanazione dell’idea nel contesto della figurazione. Nel suo inquietante teatro esistenziale, egli si pone quale regista esigente e meticoloso che pretende, e molto, dagli attori e dagli scenografi. Bulgarini non contempla la casualità degli elementi o l’imprecisione dei dettagli. Non ci sono approssimazioni o vaghezze, scollamenti e astrazioni indecifrabili. Viceversa, tutto è estremamente definito quasi seguisse un copione drammatico. La scena è chiara, eloquente e penetrante nell’immediato. L’impatto emozionale e concettuale dev’essere percepito come uno schiaffo emotivo e psicologico nei primissimi istanti della visione, senza differimenti nel tempo. In questo contesto, l’affermazione metodica e rigorosa di una cifra stilistica diviene imprescindibile principio che identifica in misura inequivocabile la ‘mano’ dell’artista, l’impronta dell’anima e di particolarissimi stati di coscienza. Le tavole filosofiche: le ‘vanitas’ e la strage degli innocenti Sono il cuore dell’iconografia dell’artista bresciano. In esse è contenuto il pensiero esistenziale e la centralità della sua essenza di uomo e di artista. Qui Bulgarini si esprime attraverso visioni lucide che preludono interpretazioni vicine ad un ermetismo pregno di simbologie ancestrali. Nel pensiero dell’artista vi è la convinzione di una sostanziale vanità delle azioni umane

The strength of the line In a painting, the drawing is the first expression of the idea of the artist and Bulgarini is aware of that: his mastery of drawing and the strength of the drawn line allow the drawing to define and design the whole composition of the painting. In the disquieting theatreof life that he portrays, Bulgarini acts as demanding and meticulous director who expectsthe utmost from his actors and set designers. There is no room for randomness or imprecision, no approximation, vagueness, imperfections or incomprehensible abstractions are allowed. On the contrary, everything is planned as if it followed a drama script. The scene is clear, eloquent and penetrating. From the very first look, the observer perceives the emotional and conceptual impact of the artwork as an emotional and psychological blow. In this context, the methodical and rigorous establishment of a signature style becomes an essential principle toidentify unequivocally the ‘hand’ of the artist, the print of his soul and the expression of very peculiar states of consciousness. The philosophical works: the ‘vanitas’and the massacre of the innocents These works, which arethe core of the artist’siconography,revealthe centrality of his essenceas a man and artist and his ideas about existence. HereBulgarini expresses himself through lucid visions, suggesting interpretations that are close to a Hermeticism full of ancestral symbols. Part of the artist’s thought is the conviction that all human actions against the wheel of time and the inexorable flow are vain. Therefore, visionary scenes are invaded by archetypal elements that show the truthandunderline


nei confronti della ruota del tempo e dell’ineluttabile fluire. E’ così che nelle scene visionarie fanno irruzione elementi archetipici volti ad evidenziare una verità delle cose ed una cecità delle umane, erronee convinzioni. Se non il tempo, la violenza degli uomini verso altri uomini porta la fine di imperi, ideologie, granitici modelli su cui si sono costruite le società moderne. I dittatori annegano nel loro stesso sangue, le religioni feroci si frantumano mentre un Cristo contemporaneo viene ucciso con un colpo di pistola sulla croce dall’ultimo, malvagio, re del mondo. L’umanità vive divisioni continue tra revenant (o morti viventi) e strenui difensori del Vero, conflitti fra crudeltà del potere ed anime pure in cerca di salvezza che boccheggiano nell’atmosfera ormai radioattiva. E, quel che è peggio, i nostri sogni, le favole, i miti che credevamo intramontabili, gli ultimi punti di riferimento, si sciolgono sotto un sole malato e perverso. Solamente i teschi, come conchiglie del tempo, rimangono a brillare nel deserto della vita, sotto quel terrifico sole. Sotto le nostre sembianze umane, siamo tutti così, tutti uguali. Anche gli innocenti vengono travolti dal male oscuro e non vengono risparmiati. I loro volti di burro si liquefanno perdendo progressivamente le proprie fattezze. Neppure i bambini vengono risparmiati da una società condizionante, perversa e crudele. I bambini come fiori recisi… subito annientati nella pienezza della vita. Scomparsi, come bolle di sapone. Un orsetto di pezza, simbolo della nostra spensieratezza semplice, viene impiccato dai malvagi col cuore di pietra. E’ un Bulgarini intenso, quasi tragico, in taluni dipinti troppo veri per essere semplici proiezioni immaginative o incubi notturni senza fine. Dio è morto davvero? Pare chiedersi l’artista. Quel nome di Dio che ha fatto muovere eserciti e spargere il sangue invano. Quel Dio fatto risorgere e poi… morire. Dov’è la pietas? Fu detto: ‘Vi manderò come agnelli in mezzo ai lupi’. La profezia si è forse avverata? E qui il pittore si ferma, esige risposte, vuol comprendere cosa rimane dopo la dissoluzione finale. La forza d’animo non si rassegna e vuol reagire. Sono i momenti in cui la sua espressività concepisce l’homo noeticus, l’uomo il cui reperto anatomico presenta il cranio allungato. L’uomo che forse rientrerà in possesso della sua Coscienza in vita e oltre, nella trasformazione operata dal tempo. Muore la mente e, con essa, gli stati passionali ed emozionali ma la fiamma perpetua del Sé, essendo causa sui (causa di sé medesima) non può spegnersi. Un auspicio, una speranza. Eppoi l’Unicorno, la pura saggezza che pare essere immortale, così come l’albero della conoscenza che può crescere e divenire altissimo dentro di noi. Da un seme piccolissimo può svilupparsi un fusto gigantesco pieno di ramificazioni e fiorire nella consapevolezza luminosa della philosophia perennis. Perché, in potenza, Tutto è in noi. L’opera in mostra alla 55.Biennale di Venezia: DEI-CIDE (Autodafé) In un’ambientazione scarna e desolante, una corona di spine cinge come un terribile bavaglio un teschio in dissoluzione che riflette un sinistro candore. E’ il simbolo dei martiri e delle ingiustizie patite, in tutti i tempi. Il Senso religioso è offuscato dal potere delle religioni, dalle sue inutili vessazioni. Ci sono tante letture, tanti avvenimenti identificabili. Ognuno può trovarvi il suo nell’universalità del Dolore e dell’ingiustizia. Un teschio unico quale sintesi simbolica di una storia che non doveva neppure svolgersi, ma abortire sul nascere. Bulgarini, ancora una volta, è esplicito. Non lascia spazio a nessun dubbio. Questo è quanto rimane dell’odio. Questo è quanto rimane dopo il trionfo della Tenebra. Giancarlo Bonomo Curatore Evento Collaterale ‘Overplay’ 55.Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia

the blindness of the erroneous human convictions. The end of kingdoms and ideologies –thesound foundations on which modern civilisations were built – arecaused not only by time, but also by violence. Dictators drown in their own blood and ferocious religions crumble while a contemporary Christ is shot and killed on the cross by the last, evil king of the world. Humanity is divided between the revenants – or living dead – and the courageous defenders of Truth:a conflict betweenevil powers and pure souls who strive for salvation while gasping in a radioactive atmosphere. What is worse, our dreams, the fables, the myths we believed to betimeless, our last reference points, melt under a sick and perverse sun. There is nothing left but the skulls, shining under thishorrific sun like shells of time in the desert of life. In our human appearance, this is what we look like: we are all alike. Not even the innocents are spared:they are swamped by the darkness of the evil. Their butter faces liquefy, slowly losing their features. Not even children are spared by thismanipulating, perverse, evil society. Children like cut flowers… annihilated right away at the peak of their life. They disappear like soap bubbles. A teddy bear, symbolizing light-heartedness, is hung by a stone-hearted, wicked men.Bulgarini’s work is intense, almost tragic in some paintings that are too realistic to be simple projections of imagination or endless nightmares. ‘Has God really died?’, the artist seems to ask himself. That God for whom armies were deployed and blood was shed in vain. That God thatwas resurrected… and then let die again. Where ispietas? It was said: ‘I am sending you out like lambs among wolves’. Has the prophecy been fulfilled? At this point Bulgarini stops, he demandsan answer, he wants to see what is left after the final dissolution. Fortitude does not surrender but wants to react. In such moments,the expressiveness of the artist conceives the homo noeticus, the man with theelongated skull. The man who perhaps will get his Conscience back during his life or after it, in the transformation carried out by time. When the mind dies,passions and emotions diewith it,but the perpetual flame of the Self cannot die because it is causa sui, ‘cause of itself’. An auspice, a hope. And then the Unicorn, pure wisdom that seems to be immortal, like the tree of knowledge that can grow higher and higherinside us. From a tiny seed a gigantic trunk can grow, with its infinite branchesblossoming in the bright awareness of the philosophiaperennis. Because potentially, Everything is inside us. The work on display at the 55th Venice Biennale: DEI-CIDE (Autodafé) In a bleak and desolate atmosphere, a crown of thorns encircles, like a terrible gag, a dissolving skull that reflects a sinister whiteness. It symbolizes the martyrs and the injustices they suffered throughout history. The religious Sense is blurred by the power of religions, by their useless oppressions. Many readings are possible, many events can be recognised in this work and everyone can find their own in the universality of Pain and injustice. One single skull symbolisinga history that should not have happened, but abort at the start. Once again, Bulgarini is explicit. There is no room for doubt. This is what remains of hatred. This is what remains after the triumph of Darkness.

Giancarlo Bonomo Curator of the EventoCollaterale ‘Overplay’ 55th Venice Biennale


Paroxysm

Paroxysm

“It would be so much easier not to care…it’s too hard to care” [A. Warhol]

“It would be so much easier not to care…it’s too hard to care” [A. Warhol]

Il termine “parossismo” indica il punto di massima tensione raggiunto da una situazione di qualunque tipo che al di là di quello può solo rompersi violentemente liberando il suo carico di energia accumulata. Gli effetti di tale rottura sconvolgono il precedente ordine cosicché non sia mai più possibile ripristinarlo e la fase che ne consegue è un azzeramento da cui procederà semmai la ricostruzione. Questo è, purtroppo e per chi ne ha coscienza, lo stato attuale della nostra civiltà che precipita spaventosamente verso il limite della sua identità, che non è più in grado di reggere il peso di se stessa né di nascondersi dietro al benessere. Decenni di messaggi promozionali e miti virtualihanno gonfiato un sistema di valori effimeri ormai prossimo alla saturazione, hanno ‘intrattenuto’ l’Occidente mentre le strutture sociali, politiche ed economiche andavano deteriorandosi seguendo traiettorie insondabili. La pittura di Alessandro Bulgarini nasce dall’urgenza di testimoniare questo presente impervio, dalla volontà di reagire

“Paroxysm” is the point of maximum tension reached by whatever situation that, beyond this point, can only burst letting out the energy it has accumulated. The effects of this break upset the previous order of things, which is impossible to recreate. What follows is a phase of resetting from which reconstruction might begin. Unfortunately, this is the present condition of our civilisation: falling down towards the limits of its own identity, no more capable of bearing its own weight nor of hiding behind wealth. Decades of advertisements and virtual myths have fed a system of ephemeral values which is now close to saturation and have entertained the Western world while the social, political and economic system was deteriorating, following unpredictable trajectories. The work of Alessandro Bulgarini comes from the urgency to testify a difficult reality. The artist wants to react to the pervading lack of sense and to stand out from the drifts of the sub-information provided by media and fromthe depersonalised sub-aesthetics. However, it would be unjust to simply

Pop is Dead, 2011 olio su tavola, cm 30 x 40 (Private Collection, Salsomaggiore Terme)


al vuoto di senso dilagante e di distinguersi con forza dalle derive della sub-informazione mediatica e della sub-estetica massificata. Confinare il suo lavoro in ambito anti-pop significa tuttavia considerarlo da un punto di vista prettamente oppositivo ad una linea artistica che seppur marginalmente lo connota, certamente non lo identifica.Il dialogo con l’estetica pop, evidente nell’approccio iconografico e nella scelta popular di contestualizzarsi storicamente, diviene assoluto antagonismo non solo nel rovescio dissacrante della citazione, ma anche e soprattutto in virtùdella ben chiara posizione ideologica dell’uomo-artista.La dichiarazione-manifesto di Andy Warhol è emblematica del distacco intellettuale e dell’indifferenza degli artisti cosiddetti Pop che a loro tempo, per non averne avuto accortezza, hanno generato una prassi artistica funzionale al mercato e allo star system. Una volontà che ha destrutturato il tradizionale rapporto con l’arte e che ha lasciato un’impronta tutt’ora notevole in certe produzioni seriali e nella mancanza di contenuti di buona parte dell’arte contemporanea. In quest’ottica Bulgarini ha scelto la linea “too hard”, quella della presa di coscienza nei confronti di una società annichilente e della conseguente denuncia dei suoi inquietanti retroscena, quella di una pittura colta e complessa, impegnata e irriducibile. Essere anti-pop significa allora lavorare al ripristino dell’originaria funzione dell’opera d’arte, offrire cioè uno scorcio sulla verità attraverso lo stratagemma rappresentativo e favorirne la ricezione ricorrendo ad immagini ambivalenti. L’opera è concepita come una scena parzialmente svelata in cui realtà e illusione coesistono mostrando ciascuna il proprio rovescio nello specchio dell’altra e la cui chiave interpretativa viene fornita dal titolo che ne è parte integrante. Alla comprensione intellettuale prevale l’attivazione della facoltà intuitiva, della libera associazione e dello shock, meccanismi psichici e linguistici indotti dall’artista. Il rapporto con le arti fantastica e surralista è stretto e sottoscritto, l’immagine funziona come fattore perturbante, scardinando le certezze semiologiche dell’osservatore. Opere come Goldman Sucks!, che alludeagli inquietanti retroscena della politica economica, o come Salvator mundi?!, il Cristo/Obama dispensatore di democrazia globale, o ancoraAmerican liberty, paradosso di una nazione che ha sterminato intere popolazioni per votarsi finalmente alla libertà, smascherano la storia contemporanea, i suoi miti e i suoi operatori proponendo per lo meno il dubbio che qualche aspetto di essa sia stato prudentemente occultato. Il martirio energetico di San Nikola Tesla non lascia in realtà molti dubbi riguardo ad una delle vicende più spinose della storia del Novecento, quella cioè dell’improvvisa morte dello scienziato e della misteriosa sparizione dei suoi studi sulla produzione di energia pulita e accessibile. Ristabilendo la sua funzione principale, la prassi artistica torna dunque ad allinearsi con la sua missione fondante, con la volontà di tramandare, nascosti tra le pieghe della ricerca formale e dei pretesti pittorici, contenuti e metodi di una scienza originaria,creata per veicolare messaggi profondi. Una tradizione che si snoda come un filo rosso da un’epoca all’altra attraverso le arti, le scienze e le discipline spirituali, ma che a stento sopravvive al positivismo occidentale. L’artista raccoglie questo testimone utilizzando figure e lin-

define the work of Bulgarini as anti-pop because, although in a wayit is opposed to popular culture, it certainly cannot be defined by it. The relationship with pop culture, which is evident in the iconography and in the references to the historical context, becomes absolute antagonism in the desecrating overturning ofreferences and, most of all,in the obvious ideological position of the man-artist. Andy Warhol’s manifesto is emblematic ofintellectual detachment and of the indifference of the so-called pop artists who, out of negligence, generated a kind of art that was functional to the market and to the star system. This wavechanged the traditional approach to art and left a visible sign that is still evident in some serial productions and in the lack of contents of a large part of contemporary art. This is why Bulgarini’s line is “too hard”: he realisesthat we live in an annihilating society and he wants to denounce its disturbing behind-the-scenes activity through an art that is cultured, complex, committed and irreducible. Therefore, being anti-pop means working to restore the original function of the piece of art, that is, to offer a viewpoint on truth through representation and to facilitatethe understanding through ambiguous images. The work of art is thus conceived as a partially unveiled scene in which reality and illusion coexist, each one showing its own reverse in the mirror of the other one; the title, which is an essential part of the work, is the key to interpretation. Over intellectual comprehension, the activation of intuition prevails, as well as free association and shock, all of which are psychic and linguistic mechanisms provoked by the artist. The connection with the Fantastic art and the Surrealist art is close and evident and the image functions asa perturbing factor,demolishing all the semiological certainties of the observer. Works such as Goldman Sucks!, alluding to the disquieting behind-the-scenes activity of the economic policy, orSalvator mundi??,representing Christ/Obama dispensing global democracy, or American liberty, showing the paradox of a nation that exterminated whole populations to finally devote itself to freedom; all these works unmask contemporary history, its myths and its protagonists and suggest that at least some of its aspects have been prudently concealed. Il martirioenergetico di San Nikola Teslais actually quite explicitabout one of the most controversial issues of the history of the 20thcentury, namely the sudden death of the scientist and the mysterious disappearance of his studies ofthe production of accessible clean energy. Art re-establishes its original function and its fundamental mission, namely to pass on – even if hidden between theexperimentation with forms and the artistic pretexts – the contentsand methods of an original science that was created to convey profound messages. Atradition that has remained through the ages in arts, sciences and spiritual disciplines but now barely survives Western positivism. Bulgarini accepts the challenge usingimages and languages that belong to the traditions of esotericism and alchemy:powerful evocative instruments that have an effect on unconscious memory and encourage to investigate the most ancient sciences of civilisation. Among the TabulaePhilosophicae, theArborPhilosophica represents the complex dialectic between the tree of life and the tree of deathand was defined by Jung as an unconsciously shared archetype, an expression of psychic energy. The pelican


American Liberty (born in the USA), 2012 oil on prepared canvas, cm 110 x 90 (Private Collection, Brescia)


guaggi appartenenti alle tradizioni esoteriche e alchemiche, potenti strumenti evocativi che agiscono nella memoria inconscia e invitano all’investigazione delle scienze più antiche della civiltà.NelleTabulaePhilosophicae è citata l’arborphilosophica, immagine che sintetizza la complessa dialettica tra l’albero della vita e l’albero della morte e che venne analizzata da Jung come archetipo inconsciamente condiviso, espressione dell’energia psichica. Il pellicano e l’unicorno sono alcuni degli animali simbolici utilizzati in alchimia per indicare il raggiungimento diuno stato di purezza mistica:il primo è metafora del sacrificio salvificodi Cristo, il secondosi riferisce al principio della concordia oppositorum, tema sviluppato in opere comeMonsinversa e che anima in generale tutta la produzione, inteso come sintesi della duplicità delle forze che generano la natura e del rapporto speculare che le determina. L’Autoritratto Tetrasomatico, di sapore daliniano, allude alla mitica figura del Giano bifronteche rivela la centralità emblematicadi un terzo occhio aperto e attivo tra le illusorie estensioni del passato e del futuro. La citazione e la riqualificazione artistica di questi concetti nascono dal concepire l’alchimia, o qualunque altra tradizione esoterica, come descrizioni metaforiche dell’essere umano e del percorso che lo conduce alla scoperta del sé,un processo individuale di rimozione del velo e di apertura dell’occhio interiore.L’invito è rivolto con particolare urgenza all’uomo contemporaneo,inconsapevolefaber della propria disgraziata vicenda, e assume la portata di un monito contro l’incoscienza collettiva. Solo la volontà e il lavoro personali infatti, volti alla costituzione di una nuova e ben centrata identità, possono combattere l’inerzia sociale e determinare un reale progresso della storia occidentale. Giulia Airoldi - marzo 2013

and the unicorn are some of the symbolic animals used in alchemy to indicatea state of mystical purity: the pelican is a metaphor for the saving sacrifice of Christ, while the unicorn represents the principle ofconcordiaoppositorum – developedin works such as Monsiversa – which is central to all works. Concordia oppositorumis the synthesis of the duality of the forces that generate nature and of the symmetrical relation that determines them. The AutoritrattoTetrasomatico, which recalls the style of Dalí, alludes to the mythological figure of Janus Bifrons thatreveals the emblematic centrality of the third eye, open and active between the illusory extensions of past and present. The representation and the artistic requalification of these concepts stem from the conception of alchemy – and of any other esoteric tradition – as a metaphorical description of the human being and of his ‘journey’ of self-discovery, an individual process of removal of the veil and opening of the inner eye. It is a warning to collective recklessness and particularly to contemporary man, who isthe unaware faberof his own wretched life. Only individual will and effort, aimed at the construction of a new and clear identity, can fight social inertia and mark the next step in the progress ofWestern history. Giulia Airoldi - March 2013


Il martirio energetico di San NIKOLA TESLA, 2012 olio su tela preparata, cm 130 x 100 (opera in mostra ad EXPOArteItaliana, a cura di Vittorio Sgarbi, 19 giugno - 31 ottobre 2015)



Alessandro Bulgarini www.alessandrobulgarini.it Spreading meanings around since 2006 OFFICIAL BLOGS alessandrobulgarini.blogspot.com alessandrobulgarini.tumblr.com Via Trento 39 25030 Trenzano (BS) - Italy Tel (0039) 338 3015186 Skype: alessandrobulgarini info@alessandrobulgarini.it


Finito di stampare nel mese di Giugno 2015 per petrartedizioni dalla Tipografia San Marco di Lucca


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