Catalogo a luminosi

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LUMINOSI ORDINE E DISORDINE: Anatomie dell’estasi | order and disorder: anatomies of ecstasy

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LUMINOSI

ORDINE E DISORDINE: Anatomie dell’estasi | order and disorder: anatomies of ecstasy

Elle est retrouvée. Quoi? L’éternité. C’est la mer allée Avec le soleil.* Arthur Rimbaud *( “L’erotismo” di George Bataille)

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I La rosa nella croce

Parlando di Antonella Luminosi si accerta inequivocabilmente come l’opera d’arte, in specie pittorica, sia sempre e comunque lo specchio di possibili infiniti specchi (per dirla con Borges) in cui l’Io dell’artista rifrange la propria luce d’anima, ora scurita dalle presenze di un reale da vivisezionare chirurgicamente, decomponendone l’insieme sociologico in veri e propri elementi anatomici in stato di esplosione dinamica (corrispondente alla frantumazione conflittuale Io/Mondo), ora chiara, limpida, morbida, Tutto e il contrario di tutto, in cui l’Io risorge ad antecedenti fasi d’Anima, quasi una regressio ipnotica ad stati prenatali ove la Natura è percepita otticamente come un pianeta liquido, amniotico, in cui i suoni, i movimenti, le dinamicità della Terra (ancora lontana e mai così vicina) sono espressi da colori dal carattere impressionista, impastati di materia d’amore. L’artista – in questo suo inconscio viaggio interiore, che ci rende visibile sulla tela con pennellate di colori “infantili”, dove la follia della speranza (la speranza è sempre follia) predomina nei gialli solari e in cui gli azzurri e i celesti, accanto ai tocchi di bianco-rosa fluttuanti nel blu e su continenti di colore verde primario – ci restituisce una visione cosmica della terra, non essendo determinante che il punto di percezione sia nella regressione allo stato amniotico dell’esperienza dell’Io o in una specie di volo di angeli invisibili al di là della circonferenza stratosferica, sopra un mondo ancora incontaminato dall’uomo. Il dipinto, quindi, possiede forti referenzialità con il concetto di nascita della vita, con l’esperienza insistente sull’ “an” della maternità e – letto all’interno di una criticologia psico-sociologica, in uno schema di rapporto concettuale e stilistico con le altre opere, Luce Marina (che appartiene alla serie “Altre Dimensioni”), Ordine, Metamorfosi – fornisce indizi, se non prove sicure, di una personalità artisticamente e profondamente complessa, dotata di forte energia e labirintica sensibilità, spiazzando l’osservatore, pur attento e munito di strumenti di lettura adeguati, dentro un infinito che contiene infinite altre dimensioni; di una psiche oltremodo tensiva e paradossalmente concomitante con le istanze d’ombra o di luce della vita, che dilaniano o romanticamente rassicurano un’Anima ancora alla ricerca di uno stato d’estasi primario. Non sappiamo cosa spinga l’artista da una parte a creare un mondo d’incanto e dall’altra a distruggerlo attraverso le sue anatomie chirurgiche rappresentandolo, oggi, come un mondo corrotto ove il male e i vizi capitali dominano e caratterizzano una società ormai sull’orlo dell’abisso esistenziale, sul limite dell’infinita e perpetua caduta. Spesso l’artista è terra fertile in cui il seme germogli la rosa dell’incanto, la rosa delle rose, la rosa della croce: lui (lei), la sintesi possibile tra il dolore e la bellezza, tra la sapienza e la concretezza del reale, tra la fuga e la presenza.


II La lotta del guerriero Questo dualismo si fa ancor più evidente nella tremenda e sublime serie dei quadri dedicata alle Anatomie. Qui la tensione materialmente belligerante dell’artista non è per nulla sublimata od artefatta dal giuoco degli specchi e delle maschere, qui l’artista non si nasconde attraverso un linguaggio metaforico o simbolico giacchè l’intero sistema-quadro opera d’amblè come un insieme infernale di contrappassi punitivi della misera e tragica condizione dell’uomo, tentato dalla idolatria dell’avere e rapito da un materialismo ed un edonismo che lo condannano all’infelicità. Un pessimismo cupo sfocia in una reazione seriale di opere angoscianti che, come guidate dall’incoscio impeto sado-masochista dell’artista, sublima sull’altare di una rivendicazione morale la verità dell’essere, immolandone l’essenza spirituale e trafiggendo come il più spietato e macabro dei killer la materia del corpo, quando in esplosioni organiche di un fegato ormai reso cirrotico dalle sopportazioni quotidiane, o in cascate di bulbi oculari scavati dalle orbite di volti cerulei come la morte, o in vortici di lingue mozzate per non udire la Babele odierna ebbra di putrida immoralità. III Un mondo d’amore. Ordine e disordine: la sintesi del cuore, la follia del colore Ma la forza di una denuncia morale della spirale anti etica che l’artista spinge visivamente, con le sue opere “anatomiche”, appena oltre il comune senso del pudore, proprio perchè, ormai, tutto è oltre il minimo pudore, mai si piega al male canceroso che ha aggredito le cellule sane di un ordine umano, i valori ed i principi cui ogni giustizia si ispiri. Come nel deserto, in cui diabolus circuit tam quam leo rugiens querem devoret, il male ha mille volti, si cela dietro l’avversario più leale o l’amico sincero, con grande disinvoltura egli scivola sinuosamente dentro i compromessi più impensati, ribaltando le verità, la giustizia, ogni parola di bene, e circuisce con pazienza la preda che vuole divorare. Il contesto professionale dell’artista, che opera da autodidatta – considerando come per il Vasari l’autodidattismo sia il miglior riflesso del genio spontaneo – è un contesto illusorio ove verità e giustizia spesso sono funzionali alla migliore offerta e ben lontane da principi etici, supine ad accordi materialistici o peggio a rapporti crudelmente prostitutivi tra parti in posizione di terzietà rispetto alle contese rivali, ove non meravigli il mero acquisto venale di una sentenza a mezzo di un segreto ludibrio carnale. L’habitat in cui si muove, per motivi professionali, l’artista, è, per antonomasia, il luogo di scontro del male e del bene, il momento in cui ognuno rivendica il proprio diritto alla verità, laddove ogni morale è la morale di ciascuno e quasi impossibile è una sintesi di verità effettuale. Ma è proprio l’ambito professionale a darci la chiave d’interpretazione finale, quasi una cadenza musicale, dell’opera artistica della Luminosi, sebbene ancora priva di un armonico continuum stilistico. Il codice è dentro di Lei. Questa donna, apparentemente fredda, glaciale, e pur gentile nei modi, di


hitchcockiana memoria, che attraversa la vita come una regina stratega, tradita solo dai suoi occhi scuri, profondi, mediterranei, è scrigno e chiave allo stesso tempo. Il tesoro non è nascosto, forse è più vicino di ogni misteriosa isola lontana: la mappa circoncide segnalandole alcune zone rosse (peraltro spesso presenti nei quadri), pericolose fratture dell’esistenza che lei conserva gelosamente quali ferite dell’anima. E’ lì che si deve cercare, lì troveremo la chiave, lo scrigno e il sogno di un incantesimo inaspettato che ci rivelerà il cuore del guerriero, che non sarà più organo esploso o anatomicamente corrotto, ma il simulacro della verità, un cuore puro, ove tenacemente conservare e proteggere un mondo d’amore. Ed è solo nelle più recenti opere, Ordine e Metamorfosi, dell’artista che possiamo cogliere la lievità di una pittura che ritorna all’immensità del colore, ad una sorta di gratitidine verso la vera maestria pittorica, che si struttura ora in una complessa regolarità, ove l’archittettura verticalistica dei tocchi cromatici stabilisce fin dall’inizio l’esigenza interiore di un ordine non geometrico e sottilmente distorto dalle variazioni tonali che spingono quella stessa simmetria ad un pur minimo traslato movimento orizzontale, quasi che il rigore delle fughe verticistiche paiasi piegarsi ad una lateralizzazione dinamica che imprime all’opera quel senso di oscillazione e di non finito che solo una esperta mano – che corrisponda esattamente ad un’interiorità profonda – saprebbe sospendere in una apparente incertezza, in quell’apparente indeterminatezza che conferisce al dipinto il senso del capolavoro. E qui è ancora il Vasari, commentando la pittura di Michelangelo, a venire in aiuto alla criticologia contemporanea per quanto afferisce l’autrice: “La cosa fatta deve essere in modo che non sembri tanto lavorata, ma dipinta quasi in fretta e senza fatica, e molto leggermente, anche se così non è” (Michelangelo Buonarroti)*. E il Vasari: (*) “La maniera difficile con facilissima facilità”. Ritorna in questo dipinto un’estesa gamma cromatica ove il colore giallo ascendente/discendente filtra dal centro una specie di calore termico che irradia sui blu, i verdi, gli azzurri, i grigi, i celesti, la sua potente forza equilibratrice e simmetrica, donando alla “tavolozza” una luminosità raggiante. Colore, il giallo, che, assieme ai verdi cezanniani, ritroviamo, questa volta in struttura metamorfica, in un quadro “vegetazionista” alla maniera di Gauguin dove pare sentire un profumo di Antille e semi-antagonista ad Ordine: Metamorfosi, esperimento riuscito di una duplicazione dell’Io dell’artista in un secondo quadro, più piccolo, al centro di quello. Questa apposizione architettonica, fisica, altro non è che un ritrovarsi nello specchio dell’atto pittorico, scoprendo che le sembianze dell’alter-ego, sono una proiezione in altra dimensione della nostra anima, in un floreale schiudersi altrove delle nostre angosce e paure, del nostro Io che quotidianamente rimuoviamo alla nostra coscienza. Il vortice vegetazionista dei colori, quasi circolare, si stabilizza al centro del quadro nella forma quadrata del piccolo dipinto (capolavoro in sé), forma che riesce appena a contenere il dinamismo circolare e spaziale del continuum cromatico che lì pare segnicamente più stabile rispetto ad una periferica ma contenitrice e cosmica follia del colore. Giovanni Bovecchi


L’opera “Il Cuore”, cm 70 x 50, appartiene alla serie “Le Anatomie”, realizzata dall’Artista con pittura acrilica e tecnica di gesso e sfregazzo, nella quale, con l’uso di un linguaggio asciutto ma di forte espressività, si vuole mostrare la perdita nella società attuale di centralità e di valore dell’essere umano calato in un ingranaggio distruttivo con effetti dirompenti sul corpo mostrato come risultato dei danni sofferti dal corpo inteso nella sua materialità. Il Cuore viene analizzato dall’Artista nel suo malfunzionamento compiendo una rappresentazione anatomica sui generis, con una scelta cromatica seriale incentrata sul bianco, nero e rosso, finalizzata a riprodurre non l’organo in sé bensì la trasfigurazione dell’organo stesso ormai, in un modo o nell’altro, devastato ed imploso sotto il peso delle dinamiche imposte dalla società moderna.



L’opera “Tutto ed il Contrario di Tutto”, cm 80 x 60, appartiene alla serie “Altre Dimensioni”, realizzata dall’Artista con pittura acrilica e tecnica di gesso e sfregazzo, nella quale, scegliendo una modalità espressiva peculiare connotata dalla assoluta pienezza di colore, l’Autore raffigura un Rifugio Ideale nel quale recuperare la Bellezza che non appartiene più al mondo di oggi. Ecco allora prendere forma fantasmi idealizzati e confusi, ma non per questo meno evocativi delle immagini raffigurate, con cui l’Autore rappresenta l’emozione di un Non Luogo capace, però, di mettere in moto l’immaginario dello spettatore. Si tratta della trasfigurazione di un prato fiorito, ancora avvolto nella nebbia, con odori e colori del momento sospeso tra la notte e l’alba.



L’opera “Luce Marina”, cm 100 x 100, appartiene alla serie “Altre Dimensioni”, realizzata dall’Artista con pittura acrilica e tecnica di gesso e sfregazzo, nella quale, scegliendo una modalità espressiva peculiare connotata dal forte contrasto cromatico, l’Autore raffigura un Rifugio Ideale nel quale recuperare la Bellezza che non appartiene più al mondo di oggi. L’Autore fornisce una lettura alternativa ed evocativa dell’effetto prodotto dalla rifrazione della luce sulla superficie del mare attraverso una singolare fusione di acqua e luce che finiscono per formare un unicum inscindibile.



L’opera “Il Fegato”, cm 80 x 60, appartiene alla serie “Le Anatomie”, realizzata dall’Artista con pittura acrilica e tecnica di gesso e sfregazzo, nella quale, con l’uso di un linguaggio asciutto ma di forte espressività, l’Autore intende in maniera ancora più incisiva e plastica rappresentare, la perdita nella società attuale di centralità e di valore dell’essere umano calato in un ingranaggio distruttivo con effetti dirompenti sul corpo, mostrato come risultato dei danni sofferti. Il fegato viene mostrato – già completamente disfatto – nell’attimo della sua repentina esplosione dinanzi allo spettatore che può percepire, da un lato, la maestosità e la cupa bellezza del fatto e, dall’altro, la propria impotenza rispetto alla finitezza dell’umano vivere.



L’opera “Gli Occhi”, cm 80 x 60, appartiene alla serie “Le Anatomie”, realizzata dall’Artista con pittura acrilica e tecnica di gesso e sfregazzo. Gli occhi, strappati ed attesi nella loro caduta, colgono alla sprovvista lo spettatore che, in un primo momento, può non riconoscere, nella composizione dotata di una sua gradevolezza sul piano estetico, l’effettivo soggetto rappresentato. Tuttavia ad una più attenta osservazione si può percepire un vero e proprio sguardo, tra il dolente ed il rassegnato, provenire dalla tela in cui lo spettatore si può identificare come in uno specchio poichè si tratta dello sguardo sulla condizione umana e sulla finitezza dell’umano vivere.



L’opera “Le Lingue”, cm 80 x 60, appartiene alla serie “Le Anatomie”, realizzata dall’Artista con pittura acrilica e tecnica di gesso e sfregazzo connotata da una intenzionalmente ossessiva ripetitività nella scelta cromatica limitata al bianco, nero e rosso, con cui viene data raffigurazione ad organi non più funzionanti assurti quale rappresentazione iconica della perdita nella società attuale di centralità e di valore dell’essere umano stesso. L’opera mostra una serie di vortici nei quali sono cadute più e più lingue, contorte e dolenti, del tutto impossibilitate a tirarsi fuori da una condizione in cui vengono annichilite e rese inservibili assurgendo a metafora di una esperienza di portata universale.



L’opera “Ordine”, cm 120 x 80, realizzata con la tecnica di acrilico su gesso, appartiene alla serie “Altre Dimensioni” e nasce come sintesi del concetto di ‘ordine’ da apprezzarsi maggiormente in contrapposizione a quello di ‘disordine’ oggetto di altra opera. Il linguaggio espressivo viene costretto entro limiti geometrici scarni, poichè il flusso ordinato, sia esso del cosmo, della natura, dell’ambiente circostante o della coscienza, fatica a mantenersi tale e presenta in maniera inesorabile imprecisioni, cambi direzionali, tagli orizzontali e sbavature a testimonianza della difficoltà per l’essere umano di mantenere l’ordine ideale quale ambisce nel tentativo di contrastare il disordine. Al forte cromatismo dell’opera, attenuato solo in parte da zone grigie a richiamare il vuoto esistenziale comunque immanente, può riconoscersi una portata quasi ipnotica per l’osservatore che è indotto a perdersi nel flusso, appuntando il proprio sguardo soprattutto sulla parte centrale, illuminata dai gialli, nella ricerca di un centro di gravità.



L’opera “Metamorfosi”, cm 100 x 100, appartiene alla serie “Altre Dimensioni” nonostante la peculiarità strutturale della stessa evocata anche dal titolo ovvero “metamorphè” nel senso etimologico del termine quindi, forma attraverso e dentro la forma. La rilevanza delle forme all’interno dell’opera, eseguita anch’essa con la tecnica dell’acrilico su gesso e sfregazzo, si esprime sia nella sua organizzazione composta da due tele di dimensioni differenti sovrapposte a comporre un unicuum, sia nel linguaggio più prettamente pittorico. La danza delle forme, molto serrata all’interno del quadro di minor dimensione apposto nella parte centrale della seconda tela, si dipana con maggior respiro in quest’ultimo che la completa e la prepara, mostrando il continuo rinnovarsi di una forma nell’altra ed il riversarsi di un colore nell’altro. Difatti il cromatismo dell’opera, pur deciso, appare solare e si piega, a sua volta, alla vera e propria metamorfosi delle forme che paiono mantenere le loro capacità vitali di cambiamento anche dopo essere state impresse sulla tela.




L’artista Antonella Luminosi, pseudonimo d’arte di Antonella Casamassima, nasce a Sanremo (Imperia) il 15 febbraio 1969. Dopo essersi laureata nel 1994 in Giurisprudenza inizia a svolgere la propria attività professionale come avvocato concentrando, al tempo stesso, la propria attenzione nel campo artistico sulla pittura, con l’utilizzo in particolare dell’acrilico su gesso con la tecnica dello sfregazzo, ritraendo soggetti naturalistici. Nel 2013 fonda insieme con la sorella Azzurra Casamassima e Luca De Gaetani il gruppo denominato Disordine con l’obiettivo di seguire nuovi percorsi artistici attraverso lo studio sul colore e sulla materia come veicoli espressivi diretti ed immediati. Nella continua ricerca di linguaggi espressivi inediti a partire dall’anno 2010 i soggetti preferiti da Casamassima appartengono alla serie “Le Anatomie”, con opere rigorosamente in bianco nero e rosso, che ritraggono le trasfigurazioni e la condizione patologica di singoli organi dell’essere umano, intesi come specchio dell’èsprit du temp, tormentati e deformati dalle costrizioni e dai ritmi imposti dalla società contemporanea che hanno eliminato la centralità ed il valore dell’essere umano. Dopo la costituzione del Gruppo Disordine Casamassima percorre il linguaggio pittorico dello spaesamento attraverso le opere della serie “Altre Dimensioni” che mostrano non luoghi espressione dell’incapacità di cogliere punti di riferimento nel substrato del reale. Le opere sono state esposte nella città di Milano nel mese di dicembre dell’anno 2014 presso la Gallery Plaumann per l’evento Milan ArtIn, nel periodo dal 31 gennaio al 10 febbraio 2015 per l’esposizione i Quattro Elementi presso la Bottega d’Arte Merlino di Firenze, in seguito nel periodo tra il 12 ed il 22 febbraio 2015 presso la Bottega d’Arte Merlino di Firenze per la mostra Prove e Sperimentazione, dal 24 febbraio al 4 marzo del 2015 presso la Bottega d’Arte Merlino di Firenze per la mostra Mistico, dal 20 al 22 marzo 2015 in occasione dell’evento Vernice Art Fair di Forlì, inoltre il 18 aprile del 2015 l’artista è stata premiata per la serie Le Anatomie in occasione dell’evento Gran Prix di Cannes e nel mese di luglio del 2015 alcune opere vincitrici del concorso sono state esposte in Cina al Festival di Shanghai. Attualmente l’artista vive e lavora in Versilia.


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ORDINE E DISORDINE: Anatomie dell’estasi | order and disorder: anatomies of ecstasy Copyright 2016 © petrartedizioni


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