Mensile Valori n. 100 2012

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Costi bassi e adulterazione «Attraverso un processo industriale – spiega Panella – vengono tolti i pollini, il miele viene pastorizzato e poi si “allunga” con zuccheri del riso, non rilevabili con le analisi di laboratorio. Il miele finale è una schifezza ma il costo è infinitamente più basso». Se a questo si aggiunge la scarsità di controlli alle frontiere italiane, le ansie

degli apicoltori italiani appaiono più che giustificate, tanto più che l’importazione dalla Cina è triplicata nel 2011. «Mesi fa i Nas hanno sequestrato al porto di Napoli grosse quantità di miele cinese già confezionato ed etichettato come miele biologico italiano da immettere nei circuiti discount» racconta Diego Pagani, presidente di Conapi. «Ci siamo costituiti par-

te civile e la nostra richiesta è stata accolta. D’ora in poi lo faremo sempre. A tutela del nostro lavoro e dei diritti dei consumatori». La stessa Commissione europea ha infatti lanciato l’allarme che nel miele importato dalla Cina potrebbe esserci polline Ogm. Una coltivazione che, in Italia, dovrebbe essere vietata e comunque non commerciabile.

Moria delle api, è scontro sull’insetticida killer di Emanuele Isonio

Secondo molti ricercatori i neonicotinoidi sarebbero i responsabili diretti del dimezzamento degli alveari avvenuto nel 2007. Ma il divieto di usarli scade a fine giugno. E le pressioni per non prorogarlo sono enormi er capire l’impatto dei nuovi insetticidi sulle api basta fare un salto su Youtube, cercando “morìa delle api”. Nessun video di dubbia provenienza. La fonte è autorevole (Vincenzo Girolami, docente di Entomologia agraria all’università di Padova): nel filmato due api entrano a contatto con una sola goccia di neonicotinoide, una categoria di potentissimi insetticidi (un grammo produce gli effetti di oltre 7 chili di Ddt). L’attenzione su questi insetticidi ha raggiunto il livello d’allarme dopo che nel 2007 le popolazioni di api in Europa si sono dimezzate in pochi mesi (solo in Italia, secondo l’Istituto Superiore per la ricerca ambientale, si persero 200 mila alveari in pochi mesi). Un disastro economico per i produttori, ma anche (e forse soprattutto) ambientale. Una riduzione dal 30 al 50% del patrimonio apistico ha effetti su tutta la produzione agricola: questi insetti impollinano infatti oltre un terzo delle coltivazioni. «Secondo due importanti studi la moria di api non dipende dai farmaci usati in agricoltura», provò a giustificarsi Agrofar-

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ma. Ma bastò vietarli per far tornare il numero di alveari a livelli “pre-crisi”. Il bando però scadrà il prossimo 30 giugno. E sarà compito dell’Autorità europea di sicurezza alimentare (Efsa) decidere un’eventuale proroga. La Commissione Ue ha intanto inviato all’Efsa due ricerche francesi e italiane che evidenziano lo stretto legame tra i neonicotinoidi e l’impressionante decimazione di insetti impollinatori. Dovrebbe essercene abbastanza per stare al sicuro da eventuali sorprese. Ma c’è chi denuncia pericolosi legami tra i ricercatori dell’Efsa e le multinazionali della chimica. Più o meno le stesse su cui ha indagato la Procura di Torino. Il pm Raffaele Guariniello ha accusato la Syngenta Italia e la Bayer CropScience di Milano di «diffusione di malattie di animali pericolose per il patrimonio zootecnico e per l’economia nazionale». Pena prevista: da uno a cinque anni. «Quegli insetticidi – commenta Girolami – non aiutano le produzioni. Nella concia del mais sono stati vietati ma la produzione è cresciuta. Gli unici vantaggi sono per chi li commercializza».

SULLE API, IL MEDIATORE INDAGA LA COMMISSIONE UE In attesa di capire quali decisioni prenderà l’Unione europea sulla questione neonicotinoidi, la Commissione europea è però già nel mirino di un’altra istituzione comunitaria: il Mediatore, che ha il compito di verificare i casi di cattiva amministrazione delle istituzioni europee, ha aperto un’inchiesta per appurare se Bruxelles ha effettivamente preso tutte le adeguate contromisure contro il drammatico aumento di mortalità delle api. L’iniziativa del Mediatore – il greco Nikiforos Diamandouros – ha preso spunto da una denuncia presentata dal Collegio che riunisce i Mediatori austriaci (meglio noti come “Ombudsman”). A questo punto, la Commissione europea sarà obbligata a fornire una risposta presentando un proprio atto di difesa entro il 30 giugno prossimo. Se l’esecutivo europeo non dovesse fornire spiegazioni ritenute adeguate o le indagini del Mediatore dovessero rilevare inadempienze, Diamandouros potrà presentare un progetto di raccomandazione e interessare ufficialmente della questione il Parlamento europeo.


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