Mensile Valori n. 129 2015

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il rapporto segreto internazionale

119 euro tra installazione, manutenzione, stoccaggio e trasporto. Qualora si decidesse di mantenere in funzione le centrali nucleari, e di limitare al 40% la quota di energie pulite (l’idea appunto, del governo), il prezzo per MWh sarebbe inferiore di appena due euro: 117 euro (vedi TABELLA ). Il vantaggio “competitivo” del nucleare sarebbe perciò pari all’1,7% del prezzo totale di 1 MWh. Si tratta di cifre che cambiano le carte in tavola, dal momento che (almeno ufficialmente) lo scetticismo sulle fonti alternative si basa proprio su dubbi economici. Secondo l’associazione NégaWatt, che si batte a favore delle rinnovabili, «la Francia dispone di un considerevole potenziale di produzione da energie pulite, che va ben al di là della domanda domestica», e può scegliere un mix «adattato in funzione delle specificità di ciascuna regione» (vedi GRAFICO 1 ).

Il partito ambientalista Europe Ecologie - Les Verts non ha perso tempo e si è lanciato all’attacco del governo di Manuel Valls. «Piuttosto che tentare di minimizzare la diffusione del rapporto, il governo dovrebbe farlo proprio e accentuare gli sforzi sul tema della transizione energetica», ha spiegato il deputato ecologista Denis Baupin, aggiungendo che i dati dell’Ademe dimostrano che quando si parla di rinnovabili occorre «sconfiggere un tabù». La risposta alle critiche di EELV è arrivata dal ministro dell’Ecologia Ségolène Royal, secondo la quale l’interesse dello studio «non è tanto l’obiettivo» di raggiungere il 100% di energie rinnovabili entro il 2050, quanto quello di conoscere «il costo di ciascuna fonte quando ci si proietta in uno scenario estremo». ✱

UN PASSAGGIO TECNICAMENTE POSSIBILE Inoltre, il rapporto dimostra, dati alla mano, che «il passaggio ad un’elettricità 100% pulita è tecnicamente possibile dal punto di vista della rete elettrica. Quest’ultima dovrà ovviamente essere adattata, ma il costo totale del cambiamento secondo l’analisi dell’Ademe non sarebbe più elevato per i consumatori rispetto al mantenimento dell’opzione nucleare». E non è tutto: lo studio afferma anche che la produzione potenziale da rinnovabili in Francia «calcolata a partire dai fattori regionali di ciascuna filiera» è pari a 1.268 TWh, «ovvero il triplo della domanda annuale di 422 TWh».

grado di provare che «l’ottenimento, l’utilizzo e la divulgazione del segreto d’affari sia stato necessario». È evidente come molto spesso sia estremamente difficile dimostrare tale “necessità”, concetto già di per sé estremamente vago. Il REGALO A BIG PHARMA Ma c’è di più. A ottenere un vero e proprio regalo potrebbero essere le industrie farmaceutiche, che premono affinché tutti gli aspetti dello sviluppo clinico vengano coperti da segreto. «Al contrario – proseguono le associazioni nella lettera aperta – l’accesso ai dati delle ricerche biomediche da parte di autorità di vigilanza, ricercatori e pazienti (in particolare le informazioni riguardanti l’efficacia dei trattamenti e gli effetti indesiderati) sono essenziali per provalori / ANNO 15 N. 129 / GIUGNO 2015

Tabella cosTo (€/mWh) Per l’enerGia consumaTa in francia secondo diversi aPPorTi di enerGia rinnovabile FONTE: ADEME, VERS UN MIX ÉLECTRIQUE 100% RENOUVELABLE EN 2050, 2015

Costo dell’energia consumata €/MWh

100% ENR

119

teggere la sicurezza, per portare avanti ricerche approfondite e analisi indipendenti. Esse permettono, ad esempio, di evitare di spendere risorse pubbliche per terapie che in realtà non sono più efficaci dei trattamenti esistenti». Inoltre, spiegano, la divulgazione dei dati permette controlli finalizzati a evitare «metodi di sperimentazioni contrari all’etica». La proposta di direttiva, inoltre, rischia di porre seri problemi anche dal punto di vista della difesa dell’ambiente. Richiamandosi alla Convenzione di Aarhus (trattato sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale), le associazioni ricordano che le autorità pubbliche «non possono mantenere segreti i dati riguardanti le emissioni nocive per

95% ENR

116

80% ENR

113

40% ENR

117

l’ambiente», e che gli Stati stessi esigono «una diffusione ampia» anche da parte delle imprese private. Sarebbe pertanto paradossale se le aziende potessero «utilizzare la direttiva per rifiutarsi di divulgare informazioni sui prodotti pericolosi, come ad esempio quelli chimici contenuti nelle plastiche, nei capi di abbigliamento o nei detersivi». Infine, le organizzazioni non governative lanciano un allarme legato alla sicurezza alimentare. Ad oggi, l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza degli alimenti) è incaricata di effettuare controlli sui rischi associati ai prodotti che mangiamo: «Per questo è necessario che i dati su cui si basa l’organismo di vigilanza nelle sue valutazioni siano esclusi dalla direttiva», altrimenti «le ricerche aperte e collaborative diventeranno sempre più difficili nell’Unione europea». ✱ 47


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