Mensile Valori n.42 2006

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I nuovi paradigmi dell’economia sostenibile

Le sue lezioni all'università Liuc, voluta dagli industriali di Varese, registrano il tutto esaurito. Per il professor Dipack R. Pant l’economia sostenibile e l’investimento sul rispetto ambientale possono essere compatibili con la creazione di business sani. Basati sul territorio, la tecnologia e la dignità del lavoro. REARE REDDITO E INNOVAZIONE tenendo il focus sulla economia della diversità e della durevolezza. «Non si deve necessariamente ragionare in termini di forte crescita. Si può pensare in termini di diversificazione economica e di durevolezza allo stesso modo in cui si ragiona sulla diversificazione ecologica e alla sostenibilità ambientale. Natura, umanità e business sono le tre parole chiave attorno a cui ruota la nostra ricerca di economie sostenibili». Il professor Dipak R. Pant è docente alla Libera Università Carlo Cattaneo (LIUC) di Castellanza, in provincia di Varese, che ha fondato l’Unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile all’interno dell’ateneo. Un ateneo non statale fortemente voluto e interamente finanziato dall’Unione Industriali di Varese (UNIVA) e aperto nel 1991. Nei locali dell’Unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile presso la LIUC, le carte geografiche segnano i numerosi e dislocati progetti curati dall’équipe del Prof. Pant in tutto il mondo. Armenia, Perù, Brasile, Sikkim... ma anche realtà post-industrializzate italiane e piccoli paesi di montagna dell’area alpina e prealpina. Per ognuna di queste realtà l’Unità di studi analizza la situazione esistente e, ove possibile, ipotizza scenari di nuove forme di sviluppo che coniughino il diritto alla dignità, il recupero del “genius loci” dell’area e la crescita di business e microeconomie ambientalmente sostenibili. Antropologo ed economista, Dipak R. Pant, ha investito un ricco bagaglio di studi economici, viaggi e incontri nelle terre meno accessibili del pianeta. «Il nostro piccolo dipartimento è nato da un gruppo di collabodi Laura Broggi e Francesco Carcano ratori ed ex alunni con i quali abbiamo dato forma a qualcosa di nuovo. Fondamentalmente è il frutto delle esperienze vissute in giro per il mondo: ho lavorato nei posti più sperduti, sia come esploratore sia come pianificatore. Questa esperienza di quasi 20 anni di lavoro mi ha portato ad approntare una metodologia empirica, che è stata condivisa e rivista con i miei collaboratori. Si tratta di un metodo “embrionico”, ancora in sviluppo, un approccio antropologico e empirico a nuove realtà senza pregiudiziali. Diciamo spesso che prima ci si deve bagnare con la pioggia della realtà, poi rielaborare il metodo, adattarlo alla realtà. È un approccio empirico e interdisciplinare perché ogni cosa può essere vista da più prospettive. Più prospettive faremo dialogare, più avremo una idea della complessità».

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elaborato “Abbiamo un approccio antropologico, empirico ed interdisciplinare, senza pregiudiziali. Diciamo spesso che è necessario prima bagnarsi con la pioggia della realtà e poi elaborare il metodo

Uno sviluppo basato sul “genius loci” Il gruppo di lavoro è nato all’inizio del 2000 come programma speciale universitario ed ha esteso la sua rete di analisti e collaboratori a profes-

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UNA BUSSOLA PER GHEMME IL PROGETTO BUSSOLA è stato ideato e realizzato nel 2003-2004 dal Professor Dipak R. Pant dell’Unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile della Libera Università Carlo Cattaneo (LIUC). Il progetto, indirizzato all’amministrazione del Comune di Ghemme e alle comunità imprenditoriali locali, ha previsto la visualizzazione di quattro diversi possibili scenari per il futuro dell’antico centro situato sulle colline novaresi, a poca distanza dai principali poli industriali della zona e dall’aeroporto di Malpensa, e nella formulazione di una strategia mirata a garantirne una prosperità sostenibile. Gli scenari si configurano quali risultati delle quattro possibili combinazioni tra il fattore di sviluppo economico locale (ipotizzato sia in contrazione che in aumento) e il livello degli standard socio-ambientali nella variabile di alto oppure basso). Da questa matrice deriva la denominazione del Progetto Bussola. Partendo dall’analisi dello spegnimento economico e culturale a cui Ghemme si era progressivamente avviata, a seguito delle ondate di emigrazione verso poli urbani e industrializzati che dagli anni Cinquanta ad oggi hanno rivoluzionato l’assetto di parecchie comunità minori, e dalla forte terziarizzazione che ha modificato gli assetti locali (imponendo nel primo caso un massiccio spostamento di persone e risorse verso i grandi poli industriali delle città e delle periferie, e, nel secondo, un fenomeno di urbanizzazione della campagna, attraendo dislocazioni frammentarie di impianti produttivi, operatori economici e mode culturali esterne), Pant ha rilevato la connotazione di “sistema-luogo” (place-system) di Ghemme per profilarne un piano di rilancio soprattutto attraverso la rivalutazione di tutte le importanti funzioni che i luoghi-sistema svolgono tuttora come reintegratori di quelle qualità di vita (tranquillità, salubrità, sicurezza, servizi, autenticità) che nel contesto urbano sono carenti ma che il cittadinoconsumatore italiano ed europeo domanda in misura sempre più crescente. Sono stati individuati nei concetti di HABITAT (ecosistemi, paesaggi naturali e culturalmente modellati, infrastrutture), BUSINESS (risorse, sistemi distributivi e produttivi, capitale umano, potenzialità) ed ETHOS (assetto dell’identità locale: popolazione, patrimonio culturale, vita civica e associativa) le tre dimensioni che formano l’unica realtà che è il luogo-sistema, per propria natura non trattabili con gli strumenti di una medesima disciplina. Pant ha quindi adottato un metodo di ricerca che si avvale delle competenze di discipline differenti: antropologia, economia politica ed aziendale, storia, urbanistica ed ingegneria civile ed ambientale.

sionisti di diverse discipline e settori imprenditoriali. Il suo obiettivo è sviluppare nuove strategie economiche per la comunità che rispettino criteri di compatibilità sociale ed ecologica. Dal piccolo paese di montagna progressivamente abbandonato dagli abitanti alle periferie industriali da re-inventare sino ai territori estremi delle Ande o dell’Himalaya o del Caucaso, il progetto dell’équipe riguarda l’analisi di realtà socio economiche che presentano potenzialità e vulnerabilità, l’individuazione delle caratteristiche del genius loci e la ideazione di nuovi modelli di sviluppo per favorire la crescita dell’economia locale e la rinascita della comunità su principi di dignità, serenità e sostenibilità.

Esperienze recenti sono state realizzate nel comune di Ghemme, nel novarese (vedi BOX ), in Armenia, Nepal, Sikkim e sono in corso progetti in America Latina. La metodologia, affinata negli anni nella sua apparente empiricità per poter essere utilizzata in contesti tanto diversi, prevede un approccio multidisciplinare. La base di partenza è sempre statistica e osservazione empirica, con un lavoro di tipo quanti-qualitativo combinato con un approccio etnografico. Un metodo flessibile, applicabile con modifiche sul campo a qualsiasi realtà, come spiega Pant: «Per noi è molto importante l’approccio scelto per ottenere una lettura della realtà. L’approccio etnografico, per esempio, va bene ma deve occuparsi anche di struttura; bisogna interfacciarsi anche con gli amministratori e i tecnici e non solo con l’utente e nell’equipe devono quindi esserci anche ingegneri e studiosi di management che guardino questi aspetti della realtà socio-economica. Abbiamo creato una sinergia, una ”fertilizzazione incrociata” con professionisti che, senza banalizzarli, semplificano i problemi per poterli spiegare, inquadrare correttamente e quindi analizzare. Per l’analisi abbiamo bisogno di categorie, ma non possono essere delle categorie prefissate. “Bagnarsi nella pioggia della realtà” mi darà le categorie, passo dopo passo, caso per caso. Abbiamo un sereno approccio scientifico e cerchiamo di guardare la realtà dritta negli occhi senza schemi prefissati. Siamo necessariamente a-ideologici perché l’ideologia è una variante di interpretazione dei valori, ma non per questo non abbiamo dei valori condivisi, che sono anzi essenziali nel nostro progetto. I nostri valori comuni sono facilmente sintetizzabili: siamo pro Natura, pro umanità e pro business».

Globalizzazione dei diritti Dall’esperienza internazionale e dal contatto quotidiano con gli studi economici in una realtà orientata al business, il team del professor Pant ha tratto una visione etica ben definita. Anche il tema della connotazione etica della finanza, oggetto di corsi universitari e seminari, viene analizzato alla luce dell’esperienza concreta vissuta. «L’etica è molto di moda adesso, negli ultimi 4-5 anni tutti ne parlano, credo ci sia spesso anche molta retorica su questo aspetto. Bisogna avere dei valori irrinunciabili di riferimento e sviluppare progetti che li rispettino, senza collidere con i principi di impresa. Il profitto per un’impresa è un elemento vitale, non si può intraprendere nessuna attività senza pensare al profitto. Senza profitto, senza ossigeno, non sopravvive nessuno. È però assurdo fare sforzi per aumentare il volume del proprio apparato respiratorio soltanto per poter immagazzinare più ossigeno. Noi siamo a favore del business e della globalizzazione. Siamo “Yes global” ma questo significa per noi sostenere e prevedere nei nostri progetti l’adeguamento globalizzato anche degli standard di sicurezza e dignità dei lavoratori e il rispetto dell’ambiente, significa puntare sulla sostenibilità globale e una competizione sana. Lo stock di capitale naturale che abbiamo in custodia è un valore irrinunciabile. Proteggere questo bene, questo capitale non è solo un imperativo ma anche una prospettiva di business, bisogna trovare strade per fruire di questo bene senza sfruttarlo. Inoltre l’identità culturale, la serenità sociale e individuale sono molto importanti nel nostro progetto».

Presidio tecnologico Tra i progetti dell’immediato futuro, la realizzazione di un piano di “ri-presidio” di comunità montane della provincia di Varese, svan|

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