Molto Meyer vol 1, inverno 2014

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L A R I C E R C A S I FA D A G I O VA N I

Le cellule staminali renali: una promessa per il futuro

Q

uando nel 2000 decisi di venire a studiare Biotecnologie a Firenze ero particolarmente affascinata dal tema delle cellule staminali che stava sempre più rivoluzionando il mondo scientifico. Così, spinta da questo mio interesse, arrivai nel laboratorio della Prof.ssa Romagnani, primario della SODC di Nefrologia e Dialisi dell’AOU Meyer, per svolgere la mia tesi ed ebbi la fortuna di capitare proprio negli anni in cui la Prof.ssa e il suo gruppo di ricercatori scoprirono che anche a livello renale esiste una popolazione di cellule staminali residenti. Queste cellule permangono a livello renale dagli stadi più precoci dello sviluppo fino all’età adulta e sono capaci di riparare un danno tubulare o glomerulare nei modelli animali, riducendo con notevole successo il danno sia da un punto di vista morfologico che funzionale. Entusiasmata dai promettenti risultati, rimasi a lavorare in questo laboratorio e da allora ho potuto conseguire il titolo di dottorato e svolgere la mia attività di ricerca sotto la guida della Prof.ssa Romagnani, mio mentore e maestro, e insieme ai miei colleghi. Dopo aver scoperto le cellule staminali renali, siamo stati finanziati dalla Comunità Europea per capire il funzionamento di tali cellule in modo da poter usare queste conoscenze per modulare la loro funzione in corso di malattia. Quello che è emerso dai nostri studi è che le malattie renali, che

Maria Lucia Angelotti Laboratorio Interdipartimentale di Nefrologia Cellulare e Molecolare SODC di Nefrologia e Dialisi AOU Meyer marialucia.angelotti@unifi.it

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moltoMEYER | INVERNO 2014

Maria Lucia Angelotti colpiscono sia adulti che bambini, sono il risultato di un mancato o di un anomalo funzionamento delle cellule staminali: se esse infatti funzionano in maniera efficace la malattia guarisce e il rene recupera la propria funzionalità, mentre le malattie che non guariscono sono quelle in cui le cellule staminali non funzionano o funzionano in modo scorretto, proliferando in maniera eccessiva, come accade nella glomerulonefrite crescentica, o producendo matrice extracellulare, come accade nella glomerulosclerosi focale segmentale. Nel 2012, la nostra ricerca in questo settore ha fatto un ulteriore passo avanti portandoci alla identificazione di una popolazione di cellule progenitrici specifiche del tubulo renale. Queste cellule sono resistenti alla morte, si localizzano prevalentemente nella porzione S3 del nefrone che è la più suscettibile al danno ischemico e tossico, e sono capaci di rigenerare i tubuli danneggiati in un modello animale di insufficienza

renale acuta, che oggi costituisce una delle principali complicazioni di molte patologie nei bambini. Questi dati pubblicati sulla rivista Stem Cells mi hanno dato la possibilità di vincere il secondo premio “Anna Meyer” per Giovani Ricercatori della Fondazione dell’Ospedale Pediatrico Meyer. Inoltre due anni fa ho vinto una borsa di studio della fondazione AIRC per lo svolgimento di un progetto di ricerca volto ad identificare il ruolo delle cellule staminali renali nello sviluppo dei tumori, e tra questi in particolare la nostra attenzione va al tumore di Wilms, che è il tumore renale pediatrico più frequente, e alla possibilità che esso derivi da una trasformazione neoplastica della cellula staminale ad uno stadio estremamente precoce di differenziazione. Il nostro obiettivo, quindi, che ci sta spingendo da anni, è quello di capire i meccanismi che regolano il funzionamento delle cellule staminali renali e di come tali meccanismi possano essere modulati dall’esterno, nella speranza che presto possano essere messi a punto nuovi farmaci capaci di prevenire e di curare le malattie renali, anche in fase già avanzata, promuovendo la capacità rigenerativa endogena del rene. I risultati finora ottenuti nei modelli animali sono molto incoraggianti e ci fanno sperare che presto possano raggiungere l’uomo. La mia più grande speranza è che l’Italia investa sempre di più nella ricerca e nei giovani ricercatori che ogni giorno con grande impegno cercano di dare all’uomo delle risposte e di costruire passo dopo passo una strada verso la cura delle malattie.•


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