Pantheon 57 - Meno 70 giorni ad Expo

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TERRITORIO Alla scoperta dei tesori nascosti di Verona e Lessinia

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L’incanto di Villa Wallner di Alessandra Scolari

Gli edifici di questa villa, sulla salita da Montorio ad Olivè, sono testimoni della cultura feudale, dell’arte e del prestigio dei suoi proprietari. Tra questi probabilmente Cesare Fregoso, di certo i mercanti Leonardo Fiorentino e Lattanzio, i nobili Serego Alighieri, i marchesi Gherardini, gli Albertini, gli Smania, i Zenier e i Wallner: ciascuno ha lasciato la sua impronta. Negli anni Novanta Marta Wallner ha ridonato agli interni della Villa il loro antico splendore.

F

in dalle origini Villa ZeinerWallner ha attirato mercanti e nobili. Montorio, con le sue risorgive, era gettonato: l’acqua favoriva le coltivazioni e serviva per lavare lana e seta. Forse non è un caso che ad accogliere gli ospiti sia la statua di Nettuno: la divinità romana che governa le acque, l’energia e la creatività. Gli edifici disomogenei indicano le epoche di costruzione. Il primo nucleo, secondo gli studiosi, fu realizzato su casa Fregoso (noto in letteratura rinascimentale). Spicca l’ampia corte con la quattrocentesca torre, la casa padronale, l’abitazione del castaldo e la chiesetta. Affascinano le stanze a vela, gli affreschi, l’antico camino, l’interno della chiesa e il parco (12mila metri quadrati). Incanta la cantina dove nel Cinquecento Lattanzio Fiorentino produceva il marzamino, il dolcetto e il recioto. La nostra storia su questo feudo inizia con Leonardo Fiorenti-

no mercante di lana, residente in “Contrada Pigna”. Correva l’anno 1546. Leonardo aveva un garzone, Lattanzio, svelto e intelligente, quindi lo avviò nella sua attività, poi lo nominò erede universale, invitandolo a prendere il suo soprannome: “Fiorentino”. Lattanzio diventò un abile mercante, costruì (dal 1572 al 1577) la sua casa ad Olivè, coltivò viti e olivi, arricchendosi. Alla sua morte (1587) il cospicuo patrimonio passò alla figlia (unica) Francesca, sposata con Pier Francesco Brà, del quale restò vedova a 46 anni. Francesca, una bella signora di circa 50 anni, in seconde nozze sposò il conte Giordano Serego Alighieri (sua madre Ginevra era l’ultima discendente di Dante). Un matrimonio di convenienza: Giordano (30 anni) entrò in possesso di consistenti rendite che essendo secondogenito non aveva (il patrimonio di famiglia spettava al primo figlio maschio). Francesca entrò nella classe nobile. Abi-

tavano a San Fermo e ad Olivè andavano in vacanza. Morirono a pochi anni di distanza, Giordano nel 1630 (di pestilenza). Fu il nipote Brunoro Serego Alighieri a liquidare il loro patrimonio. Nel 1635, acquistò la proprietà di Olivè il mercante di seta fiorentino marchese Angelo Gherardini, che alcune fonti indicherebbero del ramo di Montagliari e quindi di Lisa Gherardini ispiratrice della “Gioconda”. Però a trasformare la casa in dimora signorile fu il fratello marchese Gaspare (ne entrò in possesso attraverso lo scambio di immobili con il nipote Gherardo), collezionista di opere d’arte, creò la pinacoteca di famiglia tra le più importanti di Verona, costruì l’oratorio che arredò con grandi dipinti. Gli succedette il dinamico nipote Francesco che comprò altri campi. Suo figlio Maurizio invece ampliò gli edifici, facendone il Palazzo più bello di Montorio, nel quale ospitò (giunto il 1700) il vescovo di Verona Gianfrancesco Barbarigo, futuro cardinale. Il declino dei Gherardini di Verona iniziò nella seconda metà del Settecento. Rimasero i Gherardini di Venezia. Nel 1814 Gaetano Albertini comprò la proprietà di Olivè, fece costruire una nuova chiesa (sulla preesistente) dedicandola


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