Pantheon 99, Camilla Mendini e la sostenibilità che è una specie di amore

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PREZZO €3,50 COPIA GRATUITA

EDIZIONE APRILE 2019

ANNO 11 - NUMERO 03

NUMERO NOVANTANOVE

PANTHEON

CAMILLA MENDINI

«GR ETA T HUNB E R G? È FANTA ST IC A » Dopo il successo dell’iniziativa Fridays For Future, ispirato alla giovane attivista svedese di 16 anni, a fine aprile in tutto il mondo si celebra il Fashion Revolution Week, l’evento dedicato alla moda etica. La youtuber e stilista veronese Camilla Mendini, in arte Carotilla, da New York, città in cui vive, sarà di nuovo protagonista sui social assieme alla sua numerosa community


Siamo presenti al Vinitaly - HALL 4 STAND D3


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APRILE 2019

DI MATTEO

SCOLARI

EDITORIALE

Mi viene un po’ da sorridere, con un retrogusto che sa di amaro in bocca, quando, all’indomani di una delle manifestazioni più importanti, riuscite e significative degli ultimi decenni, c’è chi ancora minimizza o cerca di strumentalizzare l’evento stesso e i suoi protagonisti. Sto parlando della straordinaria mobilitazione globale del 15 marzo scorso. Le piazze d’Italia, d’Europa e del mondo così piene, così giovani e colorate in occasione dei Fridays For Future - i venerdì di sciopero per il clima - sono state un esempio più unico che raro di presa di coscienza, più o meno profonda, da parte di milioni di adolescenti su un tema serio che ci riguarda tutti, quello del cambiamento climatico. Eppure c’è chi preferisce smontare l’entusiasmo e l’impegno di questa onda umana travolgente. Paladina di decine di milioni di ragazze e ragazzi da ogni parte del pianeta, lo sappiamo, è Greta Thunberg. Di lei ne sentiremo parlare a lungo nel prossimo futuro, e non solo perché potrà ricevere il Premio Nobel per la pace, ma perché è la sintesi perfetta e testimone reale di un cambio di paradigma necessario. Gli haters, gli odiatori del web, hanno preso di mira pure lei. Nonostante il miracolo che è riuscita a realizzare, sensibilizzando e attivando le masse con un semplice gesto, quello dello sciopero fuori dal parlamento di Stoccolma, la giovane attivista svedese è stata accusata di essere frutto di un esperimento di ingegneria sociale, manipolata dai poteri forti, di far parte della massoneria occulta, di essere al servizio di operazioni di marketing o peggio alla mercé dei genitori per finalità commerciali. «Buon segno, mi temono» la sua risposta alle provocazioni. Ed è proprio qui che si gioca la partita e in cui il cambio di paradigma di cui vi parlavo entra prepotentemente in gioco: la differenza fra noi adulti e gli

adolescenti sta nel grado di sofisticazione maliziosa con cui cerchiamo di etichettare o di inquadrare un determinato fenomeno. Le accuse rivolte a Greta di cui dicevamo pocanzi, sono state avanzate da adulti, uomini e donne che pensano, agiscono, discutono all’interno di un sistema relazionale e di pensiero non solo controproducente e negativo, ma anche obsoleto, antistorico e stagnante. I ragazzi scesi in piazza mai sarebbero arrivati a pensare che la loro icona sia o meno parte attiva della massoneria o sia ostaggio dei poteri forti. Sono dati del tutto irrilevanti per loro, che non hanno alcun significato. Per loro conta solo il risultato finale. I ragazzi e le ragazze erano lì nelle piazze, e mi auguro lo saranno ancora, perché capiscono – e in questo sono più intelligenti e maturi di noi – che gli stiamo portando via il futuro. Si fidano ciecamente di Greta perché è una di loro, vorrebbero essere lei. Vorrebbero trovare la forza di poter esprimere il dissenso e il malcontento per una mancanza di orizzonti e di prospettive con la semplicità con cui ci riesce Greta. Ritrovano nella piccola eroina svedese il punto di contatto con il mondo dei grandi che ha tradito e sta tradendo il patto naturale, di sostenibilità, con le nuove generazioni. Gli haters dovrebbero porsi delle domande più serie, affrontare questioni più profonde. Dovrebbero rivolgersi con gli stessi toni sarcastici alle persone adulte che con grandissima indifferenza evitano di affrontare il problema, voltando vilmente le spalle. Oppure, perché no, a quella parte della classe politica che rimane consapevolmente passiva di fronte a una richiesta d’aiuto così forte e così larga come quella che c’è stata lo scorso 15 marzo. Tra pochi mesi ci sono le elezioni europee. Potrebbe essere una buona occasione.■

SE I GIOVANI SI ORGANIZZANO, SI IMPADRONISCONO DI OGNI RAMO DEL SAPERE E LOTTANO CON I LAVORATORI E CON GLI OPPRESSI, NON C'È PIÙ SCAMPO PER UN VECCHIO ORDINE FONDATO SUL PRIVILEGIO E SULL'INGIUSTIZIA ENRICO BERLINGUER

matteo.scolari@veronanetwork.it @ScolariMatteo



REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 26/03/2019

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Indice

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ISPIRAZIONI MUSICALI

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IL FIORE DELL’ARTE

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IN COPERTINA CAROTILLA

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DUEGRADI E IL CLIMA

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PILLOLE DI MAMMA

A BOVOLONE

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RUBRICA PET

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LA SOSTENIBILITÀ “PRATICA”

SPIEGATO TERRA - TERRA

L’AGRIVILLAGGIO CHE SARÀ

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STORIE DI STORIA

IN CUCINA CON NICOLE

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IL PERSONAGGIO

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DAMIANO CARRARA

30

GNOCHI SBATUI?

75

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IL VOLO DEGLI UCCELLI

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VAJO DEL PARADISO

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ARTE, AUTISMO, AMICIZIA

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LIBRI , FILIPPO TAPPARELLI

MARCO VINCO, IL PRINCIPE DELLA LIRICA

IL PASTICCIERE DI BAKE OFF ITALIA BELLEZZA AL NATURALE

PIACCIONO ANCHE AI MORMONI

OSTR IL N O

UN’ODE ANCHE ALLA NOSTRA LIBERTA’

TRA SENTIERI E FUTURO

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JACOPO E I SUOI "BUTEI"

D I G I U L I E T TA

A pa g. 60 Scop ri le dichi araz ioni d’am ore d ei lettor i

E LA FINE DI OGNI INVERNO

IL NOSTRO REPORTAGE ALL’INTERNO DEL CINEMA CIAK DA PAG 36, 37 ERRORI O SEGNALAZIONI: WHATSAPP 320 9346052 - REDAZIONE@VERONANETWORK.IT

DIRETTORE RESPONSABILE MATTEO SCOLARI DIREZIONE EDITORIALE MIRYAM SCANDOLA

REDAZIONE E COLLABORATORI

REDAZIONE MATTEO SCOLARI, MIRYAM SCANDOLA, MARCO MENINI, GIORGIA PRETI, ALESSANDRO BONFANTE, MASSIMILIANO VENTURINI, PAOLA PEDROTTI HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI APRILE 2019 SARA AVESANI, CARLO BATTISTELLA, MARTA BICEGO, CHIARA BONI, MICHELA CANTERI, CLAUDIA BUCCOLA, GIORGIA CASTAGNA, DANIELA CAVALLO, EMILIANO GALATI, FEDERICA LAVARINI, FRANCESCA MAULI, ANDREA NALE, EMANUELE PEZZO, ERIKA PRANDI, NICOLE SCEVAROLI, ALESSANDRA SCOLARI, INGRID SOMMACAMPAGNA, PAOLA SPOLON, TOMMASO STANIZZI, GIOVANNA TONDINI, GIULIA ZAMPIERI, CAROLINA ZANONI, MARCO ZANONI. FOTO DI COPERTINA STEFANO BELLAMOLI SOCIETÀ EDITRICE INFOVAL S.R.L. REDAZIONE VIA TORRICELLI, 37 (ZAI-VERONA) - P.IVA: 03755460239 - TEL. 045.8650746 - FAX. 045.8762601 MAIL: REDAZIONE@VERONANETWORK.IT - WEB: WWW.VERONANETWORK.IT FACEBOOK: /PANTHEONVERONANETWORK - TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE UFFICIO COMMERCIALE: 045 8650746 STAMPATO DA: ROTOPRESS INTERNATIONAL SRL - VIA BRECCE – 60025 LORETO (AN) - TEL. 071 974751 VIA E. MATTEI, 106 – 40138 BOLOGNA – TEL. 051 4592111

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IN COPERTINA CAMILLA MENDINI

L A V I TA SO S T E N I B I L E È U N A S TO R IA D’A MO R E Veronese, 33 anni. Da quattro vive a New York con il marito e i loro due bambini. Camilla Mendini, in arte Carotilla, si definisce un’influencer di lifestyle etico. Sui social ha una sua community molto attiva e attenta ai temi della sostenibilità, in particolare a quelli legati alla moda. Il suo brand è Amorilla, le sue collezioni sono “Storie d’amore”.

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BBIAMO ANCORA NEGLI OCCHI le meravigliose e coloratissime piazze italiane e di mezza Europa piene di giovani che, in occasione dei Fridays For Future, sono scesi in piazza a manifestare per il clima con una mobilitazione senza precedenti. A guardare con interesse e con ammirazione l’iniziativa ispirata all’esempio di Greta Thunberg, la sedicenne svedese che ogni venerdì salta la scuola per protestare davanti al parlamento di Stoccolma, è Camilla Mendini, conosciuta sul web con lo pseudonimo di Carotilla. Camilla nasce a Verona e dopo il diploma al liceo classico Scipione Maffei diventa una graphic designer. Quattro anni fa si trasferisce nella Grande Mela assieme al marito, imprenditore nel settore alimentare negli States, e trova nella moda il settore in cui esprimere il proprio pensiero etico e sostenibile. Attraverso i canali social, in particolare Youtube e Instagram, entra in contatto ogni giorno con migliaia di persone che la seguono in ciò che fa, in ciò che pensa e in ciò che suggerisce. Il suo essere “influencer” la rende felice e, soprattutto, contribuisce a diffondere temi sempre più necessari per il futuro. Camilla, tagliamo la testa al toro. Cosa ne pensi della piccola Greta? Fantastica, ci vorrebbero più persone come lei. È meraviglioso vedere come una ragazza così giovane si interessi all’ambiente. In fondo sono proprio i giovani che nel loro futuro saranno quelli più colpiti dalle conseguenze del cambiamento climatico e saranno anche quelli, purtroppo, che non riusciranno a poter far fronte all’emergenza, diventando le prime vere vittime di ciò che sta già accadendo. Nonostante la grandezza di quello che è riuscita a fare, con una mobilitazione globale

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DI MATTEO SCOLARI

mai vista per il clima, anche per lei si sono attivati gli haters sui social… Gli haters (in italiano traducibile con “odiatori”, ndr) ci sono e ci saranno sempre, a prescindere da un contenuto o da un’iniziativa più o meno lodevoli. Greta trovo che abbia una forza e un’intelligenza tali da permetterle di essere di ispirazione positiva per milioni di persone e andare oltre la cattiveria che corre online. Mi auguro che i miei figli abbiano la stessa sensibilità sui temi per cui la giovane svedese si sta impegnando. A proposito di haters, è capitato anche a te qualche episodio spiacevole? No, non mi è ancora capitato, forse perché rientro ancora in una nicchia. Quelli che si manifestano mi riprendono più dal punto di vista fisico e personale che per gli argomenti che tratto. Ci sono delle persone, quello sì, che hanno deciso di “defollowarmi”, di non seguirmi più sui

social, perché dicevano che stavo diventando troppo estremista e perché stavo allargando i miei interessi dalla moda sostenibile ad altri ambiti della vita. Questa apertura verso altri settori ti è venuta naturale o è una conseguenza del tuo impegno nella moda sostenibile? Entrambe le cose. Il mio impegno nella moda etica è iniziato guardando il documentario The True Cost, quattro anni fa, ascoltando anche i consigli di mio marito che è sempre stato sensibile a queste tematiche, soprattutto quelle legate ai vestiti. Fino a quel momento ero una ragazza a cui piaceva comprare tanti abiti a basso costo, ma dopo aver visto quel docu-film ho capito che dovevo cambiare la mia vita come consumatrice. Dopo due o tre anni ho iniziato ad ampliare questa visione anche al resto della mia quotidianità introducendo temi quali, ad esempio, lo zero waste e il plastic free.


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«Per quello che sto vedendo io, in Italia siamo avanti anni luce rispetto agli Stati Uniti. Noi abbiamo sempre questa idea che gli USA siano i primi su tutto. Per quanto riguarda il riciclo e per quanto riguarda l’educazione civica legata all’ambiente non ci siamo proprio»

I produttori delle due collezioni di Amorilla, durante la campagna per la Fashion Revolution Week

C’è stato anche qui un episodio particolare? Sì, i miei follower mi avevano chiesto di postare un video per mostrare la spesa di un italiano negli Stati Uniti. Dopo averlo pubblicato in molti mi hanno fatto notare quanta plastica per l’imballaggio ci fosse nel carrello. In effetti qui negli States frutta e verdura, e non solo, sono incartati come se dovessero essere trasportati chissà dove. Fu quello un episodio significativo per un ulteriore svolta verso un cambiamento delle mie abitudini e di quelle della mia famiglia.

La raccolta sulle rive del fiume Hudson, emulata poi da diverse persone, è nata per far capire che c’è bisogno di un intervento molto diverso da quello dello Stato, del Comune o della città in cui viviamo. New York è piena di rifiuti sebbene ci siano migliaia di netturbini. Le persone buttano le cose a terra, dalla macchina, nelle corsie della metropolitana. Non c’è interesse nel riciclare o anche solo nel buttare la spazzatura nel cestino. Mi sto attivando sempre di più e vorrei essere sempre più coinvolta in queste iniziative di sensibilizzazione.

Sui social, con lo pseudonimo di Carotilla, ti rivolgi a un pubblico italiano, il quale sembra essere abbastanza attento, almeno nelle intenzioni, al tema della sostenibilità. A New York avviene altrettanto? Per quello che sto vedendo io, in Italia siamo avanti anni luce rispetto agli Stati Uniti. Noi abbiamo sempre questa idea che gli USA siano i primi su tutto. Per quanto riguarda il riciclo e per quanto riguarda l’educazione civica legata all’ambiente non ci siamo proprio. In occasione dei Fridays For Future pensavo ci fosse una mobilitazione diversa, più partecipata. Così non è stato.

Tra pochi giorni ci sarà un’altra occasione per farlo, il Fashion Revolution Week… È un appuntamento imperdibile. Quest’anno cadrà nei giorni dal 22 al 28 aprile: una rete mondiale di persone lanceranno sui social e nelle piazze iniziative per rivendicare un’industria della moda diversa, che rispetti le persone, l’ambiente, la creatività e il profitto in eguale misura. Tra le azioni condivise, c’è quella che prevede di indossare un indumento al contrario, di scattare una foto e di postarla sui canali a suon di hashtag #WhoMadeMyClothes, chiedendo ai brand “Chi ha fatto i miei vestiti?”.

Anche per questo hai dato il là ad alcune iniziative individuali come la raccolta della spazzatura sul fiume vicino casa tua?

Questa tua sensibilità ti ha portato a creare anche un lavoro… Sì, sono molto orgogliosa di quello che finora ho fatto: Amorilla è una scatola, un contenitore


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GUARDA IL VIDEO

di “Storie d'amore”. Le chiamo così le mie collezioni. Finora ne ho scritte due, una in India, in una delle regioni storiche della produzione tessile indiana, il Rajasthan, l’altra, la seconda, in Italia. Entrambe sono sostenibili al cento per cento: dal materiale scelto, alle lavorazioni totalmente manuali, dal fatto di coinvolgere esclusivamente artigiani locali escludendo qualsiasi tipo di situazione di schiavitù o di sfruttamento minorile, molto diffuso tra l’altro proprio in India, al controllo totale della mini filiera. Realizzo piccoli volumi, ma sono contenta perché quello che produco e faccio produrre rispetta valori etici per me imprescindibili. All’India come ci sei arrivata? Quando ancora abitavo a Verona, mi soffermavo sempre davanti a un negozio indiano in Corso Santa Anastasia. Ho conosciuto il proprietario, il quale mi ha spiegato che a produrre i capi erano i suoi zii, il fratello, i suoi cugini. Ho deciso di approfondire la cosa e dopo le dovute verifiche, ho scelto alcuni anni dopo di ricontattarlo e di ripartire proprio da lì, con lui e la sua famiglia. La seconda Storia d’amore, invece, è nata a Verona, grazie a una modellista e due sarte, titolari di un piccolo laboratorio, impegnate parallelamente a creare una rete di donne che come loro sono sopravvissute al cancro al seno. Sei contenta di come sta andando? È la prima volta che mi metto alla prova in questo settore, io nasco come designer grafica. A parte la soddisfazione di creare una realtà del genere, di cui, ripeto, vado fiera, devo riconoscere che sto avendo una risposta molto positiva dalla community che si è creata attorno ai miei social, che si fida di me, delle

mie scelte, e che ha apprezzato tantissimo questo mio progetto. C’è un’aspettativa particolare nei tuoi confronti da parte dei tuoi follower? La mia community è tra le più buone che ci possano essere. Accoglie le mie idee, mi supporta nelle iniziative, ma è anche la prima a criticarmi in modo costruttivo. Le persone che mi seguono sono attentissime, mi spingono a studiare di più, ad educarmi di più, mi mandano segnalazioni. Di questo sono molto felice. Sei ottimista. Pensi che la tua community si possa allargare e creare rete con altre simili? Seguo altri profili social in cui non vengono trattati argomenti strettamente legati alla moda sostenibile, eppure molti “topics” (temi, ndr) sono comuni. Qui negli States non c’è ancora un’educazione ambientale così forte, come dicevo, ma lo slogan “sostenibile è meglio” è uno slogan che funziona tanto anche se molti non sanno ciò che ci sta dietro. Senti, Trump? Per il 2020 ci sono delle donne molto brave candidate alle elezioni presidenziali, speriamo in loro. Come ti immagini da grande? Sicuramente il mio impegno sarà ancora per molti anni in Amorilla. Penso che mi ritroverete a 90 anni a parlare ancora di questi argomenti, con la stessa passione e la stessa convinzione di oggi.■


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FRIDAYS FOR FUTURE TUTTI I GIORNI

«Il cambiamento climatico dovrebbe arrivare a tutti, a qualsiasi persona»

IL CLIMA SPIEGATO TERRA, TERRA Un web magazine sul cambiamento climatico. Duegradi è questo: il tentativo coraggioso di una manciata di giovani veronesi di raccontare con un linguaggio accessibile anche gli aspetti poco divulgati della questione ambientale. «Perché crediamo che se una cosa non si capisce, non è perché è troppo difficile, ma perché non è stata spiegata abbastanza bene».

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N’ATMOSFERA PESANTE, fosca, soffocante è calata sul paese, così che la gente è giù di corda e scontenta su tutto, ma, per contro, è disposta a incassare qualunque cosa senza protestare e perfino senza stupirsene». No, non è più così. Non è più come scriveva, preoccupata, Simone Weil. Non lo è più da quando il 15 marzo scorso più di un milione di giovani di tutto il mondo sono scesi in piazza, uniti sotto il nome dei Fridays for Future, e mossi dall’iniziativa di una ragazza di 16 anni, Greta Thunberg, che oggi è diventata l’emblema dello sciopero globale. Tra questi giovani c’era anche Pietro Cesaro, un ventiquattrenne di Legnago - laureando in Economia con una tesi di ricerca sui metodi economici per ridurre le emissioni di gas serra -, che nel novembre del 2018 ha fondato il blog Duegradi, insieme ad altri ragazzi esperti e qualificati sul tema: Chiara, Federico, Lorenzo, Marta. «Non so dire cosa sia successo, perché si sono svegliati tutti ora, ma una cosa è certa: finalmente se ne parla, non solo a livello istituzionale, ma anche tra la gente, a partire proprio dai giovani». Nel 2015 a Parigi è stato siglato un Accordo tra quasi 200 paesi del mondo, e si è stabilito che la comunità internazionale si deve impegnare a mantenere l’aumento di temperatura ben al di sotto (molto importante sottolineare questo)

dei 2°C. «Secondo gli scienziati - scrive Chiara Falduto nel blog - l’intensificazione dell’effetto serra e la conseguente modificazione dell’albedo terrestre potrebbero portare a un innalzamento della temperatura di oltre 4°C in più entro il 2100. Una tale anomalia nella variazione della temperatura terrestre avrebbe, e in parte sta già avendo, un forte impatto sugli equilibri climatici del Pianeta. Ecco perché, per combattere il cambiamento climatico, bisogna innanzitutto mitigare e fermare il riscaldamento globale». Per un’eccessiva presenza di CO2 nell’atmosfera, il cui aumento è causato principalmente dall’azione umana. L’IPCC continua ad affermarlo nei report, ma utilizza un linguaggio tecnico. Ed è qui che interviene Duegradi. Per fare da ponte tra il mondo scientifico e la gente. Le negoziazioni internazionali sul clima hanno 24 anni di storia. «Il Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi sono solo due dei principali risultati di una serie di conferenze (le COP) che dal 1995 impegnano annualmente i nostri governi», si legge sul portale. In questo arco di tempo «la comunità internazionale ha prodotto accordi, stabilito impegni e chiarito responsabilità che hanno definito l’approccio mondiale al riscaldamento globale». Ma se gli stati si preoccupano di seguire le linee guida elaborate nell’ultima COP di Katovice in Polonia,

DI GIOVANNA TONDINI


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e le nuove generazioni protestano per un futuro migliore, ci sono partiti politici che alzano il dito contro quello che definiscono «propaganda climatica». Sostengono che non esiste un’impronta umana nel cambiamento climatico e che quest’ultima è un’invenzione. Con ogni probabilità appoggiati da quell’industria negazionista del cambiamento climatico presente negli Stati Uniti che ha come obiettivo diffondere i dubbi e di confondere le idee tra la gente. I RAGAZZI DI DUEGRADI ci tengono a sottolineare che la questione del cambiamento climatico non ha, e non deve avere, un colore politico. Il futuro non può essere messo alla mercé di interessi politici ed economici. Bisogna andare oltre. «Il cambiamento climatico dovrebbe arrivare a tutti, a qualsiasi persona». È un argomento di cui si dovrebbe parlare come le partite di calcio al bar. «Il nostro comportamento nei confronti della terra è importante. Oggi stiamo emettendo più CO2 del consentito». I cittadini devono fare in modo che le istituzioni cambino le leggi e si impegnino con interventi economici e culturali. «Il cambiamento - sottolinea Cesaro - deve essere paradigmatico». E per fare questo, per raggiungere le persone in maniera immediata, è necessario adottare un linguaggio semplice, leggero. «Che, come diceva Italo Calvino, leggerezza non è superficialità». E i ragazzi di Duegradi ci aggiungono anche una rubrica divertente, Tweet4tweet, nella quale vengono smontate delle affermazioni scientificamente false in modo simpatico.

Pietro e Chiara di Duegradi

Chiarisce ancora Cesaro: «Non deve essere imposto un cambiamento ma bisogna sensibilizzare le persone perché arrivino da sole a capirlo. Vogliamo dare un messaggio positivo per motivare la gente ad agire». Basta quindi con le sole immagini negative. La comunicazione catastrofista non funziona. La gente in questo modo si scoraggia e non agisce più. «È importante fare capire che c’è un capitalismo sostenibile» dice Cesaro. «Il cambiamento climatico può essere un’opportunità economica, anche nei termini di posti di lavoro, che verrebbero spostati da un settore a un altro, più sostenibile». «Ci sono due metodi per contrastare il cambiamento climatico: la mitigazione, limitando i gas serra (mitigation); e adattamento (adaptation), affrontando le catastrofi già in atto (frane, ghiacci, etc.)». Entrambi questi aspetti si possono attuare, partendo dall’azione della singola persone, e gli stessi disastri ambientali si possono arginare con alcuni interventi pensati ad hoc, in un’azione che deve però essere coordinata con quella delle istituzioni. Abbiamo il coraggio per una volta di prendere sul serio un problema senza etichettarlo? Riusciamo a superare la logica del «ma così è sempre stato», per giustificare la nostra inerzia? Forse è ora di osare un po’, quanto basta per iniziare a cambiare le cose.■ www.duegradi.eu

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UN AGRIVILLAGGIO VICINO A BOVOLONE

TORNARE ALL’EPOCA (E ALL’EPICA) DEL VILLAGGIO

Emanuele Fornalè e Filippo Olioso

Un ambizioso progetto abitativo – si chiamerà “Villaggio alle campagne” - che sposa una visione alternativa dell’abitare, con l’idea che essere vicini di casa non basti, ma sia necessario recuperare il concetto di comunità prossima che condivide e si auto-sostiene, per lo più perso, oggi, tra i ritmi frenetici – e gli spazi chiusi – del nostro vivere quotidiano.

I

GRANDI PROGETTI PARTONO sempre da un’idea, che può sembrare, inizialmente, una piccola utopia. Anche il progetto che stiamo per raccontarvi prende il via da un sogno, quello di creare un agrivillaggio immerso nella campagna veronese, con sei case in legno ad elevate prestazioni e ben 6000 m2 coltivabili, a un passo dal Parco del Menago, vicino a Bovolone, in cui costruire questa piccola utopia che unisce l’abitare, il social-housing, l’autosufficienza alimentare, ma anche ritmi di vita diversi, a contatto con la natura e, soprattutto, il desiderio di creare una comunità là dove prima c’erano solo fili d’erba. La proposta nasce nella mente e nel cuore di Filippo Olioso, interior designer e fondatore di

Rabatto, ed Emanuele Fornalè, ingegnere specializzato in legno, fondatore di Studio Fornalè, che, insieme ad altri professionisti del settore, hanno lanciato, lo scorso gennaio, via Facebook, una piccola “chiamata alle armi”, a cui hanno risposto finora 6 nuclei familiari. «In questo progetto – spiega Filippo - abbiamo voluto unire più elementi: l’idea di una casa sostenibile, da un punto di vista sia economico che ambientale, in un territorio, quello della Bassa Veronese, che ha un costo molto contenuto e che è in parte agricolo. Così, diamo valore a un territorio che non lo ha ormai più e insieme possiamo soddisfare il desiderio di avere un ampio spazio, vicino a casa, in cui coltivare ciò che mangeremo». Lavorando nel

DI FRANCESCA MAULI


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«L’idea è di trovare il modo più intelligente e insieme più economico per costruire. Il risultato sarà una casa sostenibile ed efficiente da un punto di vista energetico» settore edile e artigiano, Filippo ed Emanuele si sono accorti di quanto manchino, in Italia, esperienze abitative alternative alla tradizionale visione per cui, se hai un grande budget, puoi costruirti una casa che ti rispecchi, altrimenti devi accontentarti degli spazi pensati da qualcuno che il più delle volte punta solo al profitto, non a far stare bene chi li vivrà. Così hanno pensato di mettere insieme le proprie professionalità e dar vita a questo unicum. «Abbiamo unito un luogo, delle persone e le loro esigenze, per costruire poi l’oggetto-casa, in un’ottica che ribalta il modello immobiliare standard: non si costruisce per poi cercare persone a cui vendere, ma si cercano le persone e sulla base dei loro desideri si vanno a costruire case e spazi. Prima la comunità, quindi - prosegue Olioso - e poi la casa, che diventa un oggetto quasi secondario». «L’IDEA – SOTTOLINEA EMANUELE - È DI TROVARE IL MODO più intelligente e insieme più economico per costruire. Il risultato sarà una casa sostenibile ed efficiente da un punto di vista energetico, di dimensioni ridotte (il progetto prevede cucina-soggiorno condivisi, un bagno-lavanderia, due camere da letto, un posto auto coperto e un giardino privato, ndr), ma studiata nei minimi dettagli, con un arredamento ottimizzato in grado di sfruttare al massimo lo spazio, e con costi - sia di co-

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struzione che di manutenzione - contenuti. All’esterno, ci saranno spazi verdi condivisi che saranno creati in base alle richieste di chi vi abiterà. Il tutto a un prezzo che si aggirerà attorno ai 150-160.000 euro ad edificio, con l’obiettivo di ottenere un mutuo agevolato che comporti una rata mensile di 500 euro, simile quindi al costo di un affitto». La risposta ottenuta in pochi mesi è stata sorprendente e il primo nucleo di persone interessate al progetto – eterogeneo per età, provenienza, formazione, ma unito da questa visione dell’abitare – si è già incontrato per fare conoscenza e condividere idee. «Speriamo di concretizzare presto questa visione – concludono Olioso e Fornalè – per farla diventare la prima di tante altre nuove esperienze abitative alternative sul nostro territorio».■


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IL PERSONAGGIO MARCO VINCO

PERCHÉ LA MUSICA SI MUOVE NEL SEGRETO Da qualche mese è diventato il direttore del Polo nazionale artistico per l’Opera italiana, che ha sede proprio a Verona. Prima c’è stata una carriera internazionale, la lirica come vocazione, sorella, amante. Marco Vinco, basso-baritono, è stato per anni la voce di personaggi epici, dando loro occasione e speranza di espressione sui palcoscenici più importanti del mondo. Poi si è fermato perché «dappertutto non è il posto in cui cercare» come ricorda a ciascuno di noi il poeta Pierluigi Cappello.

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ENTRE VA AL LAVORO A PIEDI, fa le foto al cielo Marco Vinco. Vent’anni nei teatri, vent’anni da cantante lirico non lo hanno reso indenne al sublime: che sia in un blu senza nuvole sopra San Fermo o nei secoli di passioni ininterrotte che trovano ultimo sollievo in un libretto d’opera. Ora è il direttore del polo, unico in Italia, per l’Opera lirica, che vede come presidente la Sovrintendente di Fondazione Arena, Cecilia Gasdia (per anni è stata lei la direttrice dell’Accademia, ndr). Un ente modellato a consorzio (nel novero delle istituzioni pubbliche, da quando è stato fondato nel 2008, c’è il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, la Fondazione Arena di Verona, il Conservatorio di Musica “E. F. dall’Abaco” di Verona, l’Università degli Studi di Verona, l’Accademia di Belle Arti di Verona, l’Accademia Nazionale di Danza di Roma, l’ISIA Design di Firenze e la Regione del Veneto). È votato alla ricerca, alla sperimentazione, alla produzione di spettacoli e, soprattutto, alla formazione delle figure professionali che abbracciano le discipline del teatro musicale e coreutico. In sintesi agli studenti «facciamo mettere i piedi sulle assi del palcoscenico». Il cuore, visto che siamo a Verona, è la lirica e tutta la galassia operativa che la permette; dai registi, ai compositori, passando per scenografi e costumisti. La Verona Accademia per l’Opera italiana (questo il nome ufficiale) è il luogo – forse troppo poco noto ai profani – dove la lirica sorge e risorge. Master post laurea,

corsi aperti a tutti, workshop con grandi nomi internazionali, stage nei teatri più prestigiosi di mezza Europa: tutto comincia nelle sale definite dal liberty di Palazzo Boggian (sede succursale, tra l’altro, anche del Conservatorio scaligero). «La prima settimana di aprile abbiamo in programma un laboratorio di regia lirica con uno dei pesi massimi, Paul Curran. Il 27 -28 aprile invece un workshop di danza classica e contemporanea. A maggio un altro laboratorio di regia riservato agli studenti iscritti al master e poi un workshop di trucco e parrucco scenico, con tanto di body painting in diretta, aperto, invece, a tutta la cittadinanza, un “assaggio” dei percorsi didattici che vogliamo far partire già da settembre». Il corso di sartoria teatrale e cinematografica (di durata biennale) si commenta da solo: è tra i più partecipati e finora ha regalato sbocchi lavorativi agli allievi che hanno potuto “provarsi”, vestendo le opere liriche più prestigiose della penisola e non solo. Come per ogni settore, come per ogni sogno, si comincia da poco, dagli orli dei propri obiettivi. Lo sa bene Marco Vinco. La sua vita oggi è la conseguenza di aver trovato quel che ama. Il battesimo a soli undici anni nel coro delle voci bianche dell’Arena, la crudele e bellissima Turandot come inaugurazione artistica. Comincia a diciassette anni, quasi senza saperlo, a corteggiare il suo futuro quando chiede allo zio Ivo Vinco (noto cantante lirico, ndr), «un nonno, un maestro per me», di ampliargli la voce. «Ero

DI MIRYAM SCANDOLA


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un rockettaro, facevo il frontman di una band e non riuscivo ad arrivare alla fine di un concerto, avevo la voce poco educata; la perdevo subito». Dopo appena una mezz’ora di prove, in un pomeriggio come gli altri, il responso che gli stravolge la vita «tu hai la voce per il teatro». Rinuncia alla chitarra elettrica e si mette a modellare quel «materiale per cantare». Anni di università divisi con millimetrica attenzione, tra diritto, codici (Vinco è laureato in Giurisprudenza) e canto. Ad appena 21 anni l’occasione: Katia Ricciarelli lo nota e nel 1998 viene scritturato a Lecce per la Bohème. Un elenco infinito di teatri riempie la sua biografia artistica e personale (La Fenice di Venezia, il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro San Carlo di Napoli e ancora i palcoscenici più pregiati della Francia, della Spagna, del Portogallo, di Tokyo, Vienna, New York). Ruoli da protagonista, partiture complicatissime, presenza scenica sempre e ovunque ammirata. I suoi viaggi, («quella vita raminga da cantante»), il peso di sentirsi perennemente decontestualizzato, «in un luogo sempre più di due settimane, mai più di un mese». Paesi bellissimi, teatri sognati, ma la costante eradicazione un giorno ha stancato questo artista originario di Bosco Chiesanuova. «Il genio e l’imbecillità» sono le peculiarità richieste al cantante lirico nella sintesi spietata che ne diede a suo tempo Eugenio Montale e che Vinco non smette di richiamare alla mente. «Il cantante, nel sistema dell’Opera, viene trattato da esecutore, le facoltà decisionali sono oggi sempre più appannaggio esclusivo del direttore d’orchestra, del regista». All’attivo lui ha collaborazioni con tutta la costellazione dei grandi registi da Franco Zeffirelli a

Hugo de Ana, passando per Pierluigi Pizzi, Dario Fo, Toni Servillo, Gigi Proietti. Ma se «cantare è un atto di obbedienza alla propria voce», come ha ripetuto in tante interviste del passato, Vinco ora ha iniziato ad imbastire obbedienze anche verso altro, verso le motivazioni interiori della musica, per esempio. Circostanzia la sua battaglia sublime sia nel ruolo manageriale che ora ricopre ma anche come editorialista su L’Arena. Scrive di Mozart e di come persiste, prendendo residenza nelle suonerie dei nostri cellulare. Dedica riflessioni sconsolate alla percezione stantia della lirica nel nostro Paese. Tra le dieci opere più rappresentate nel mondo, ogni anno, otto sono italiane, ma noi, «figli inconsapevoli», continuiamo a considerare questo corpus artistico come «una cosa da museo». Sul suolo internazionale ci sono arcipelaghi speciali, i teatri, dove si parla italiano, dove tutti «vogliono conversare nella lingua dell’Opera» con esiti che non mancano di ironia «capita che qualcuno ti dica: “ti sei cangiato la camicia?”». Scampoli di Italia sparsi nel mondo dove non si contano le code di universitari per comprare gli abbonamenti, dove nella platea «i giapponesi, gli spagnoli, gli americani si commuovono, piangono». Perché nella lirica, se l’ascolto è vero, «ci perdi il respiro dentro e non arrivi mai a toccare il fondo». Anche, e soprattutto perché - e questo è l’assioma che eccede salottiere e modaiole riduzioni - «la musica si muove nel segreto».■ www.accademiaveronaopera.org


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L’INCHIESTA I VERONESI E I PROBLEMI DELL’ANIMA UN AMORE LUNGO 30 ANNI

ANCORA E SEMPRE JAZZ Fondata nel 1989, la Big Band Jazzset Orchestra ha macinato un successo dopo l’altro: centinaia le esibizioni concertistiche e altrettanti i prestigiosi palchi raggiunti nel corso di 30 anni di attività. Sarà quindi una celebrazione dovuta (e particolarmente sentita) quella organizzata al Teatro Camploy il prossimo 26 aprile. Un momento di festa nel quale la Big Band farà ciò che le riesce meglio: suonare e appassionare il pubblico. DI GIORGIA PRETI

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RENT'ANNI DI MUSICA, di emozioni e di eccellenze. È un traguardo importante quello che sta per tagliare la Big Band Jazzset Orchestra, l'associazione veronese che da tre decadi ha portato la buona musica in giro per l'Italia e in Europa. Dall'Austria alla Croazia, dalla Baviera alla Spagna, sono centinaia le piazze, i teatri e le ville storiche che hanno ospitato l'ensemble, alla cui guida, da oltre 25 anni, è Eraldo Turco. «La soddisfazione per la celebrazione dei 30 anni di attività è ai massimi livelli perchè ciò che ci sostiene è la passione e l'entusiasmo che il pubblico, quando ci esibiamo nei concerti, ci trasmette. - spiega il maestro Turco - Inoltre, l'80 per cento dei musicisti della Big Band sono coloro che hanno fondato l'associazione e questo è molto positivo». Ed è per celebrare al meglio questo speciale anniversario che la Big Band, venerdì 26 aprile alle 20.30 si esibirà in un concerto al Teatro

Camploy di via Cantarane. La serata, a ingresso libero, prevede due parti: la prima dedicata al musicista, pianista, direttore d'orchestra e divulgatore musicale Leonard Bernstein nel centenario dalla nascita, con l'esecuzione di brani cantati e suonati tratti dal celebre musical West Side Story. La serata prevede poi una seconda parte "celebrativa" con un programma di brani strumentali e cantati dal titolo "Swing, the Show" con l'esecuzione delle immortali canzoni ed i ritmi gioiosi della mitica "Era dello Swing" dagli anni '30 agli anni '50. A festeggiare, poi, insieme ai diciotto orchestrali Jazzset, saranno presenti anche ospiti e musicisti che hanno fatto parte della storia della Band e che torneranno, per una sera e con orgoglio, a indossare i panni della Big Band.■


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L’ASSOCIAZIONE JUVENILIA PREMIATA DALL’UE

LA MUSICA CLASSICA È UN “PAESE” PER GIOVANI

«Portare la musica classica fuori dal ristretto cerchio delle élite, far entrare in un teatro, per assistere a un’opera lirica o a un concerto di musica da camera, il magazziniere del supermercato, l’operatrice socio-sanitaria o l’impiegata di un’azienda». Questo è forse uno dei meriti maggiori che ritiene di essersi guadagnato Mirko Gragnato durante la sua attività per Juvenilia - European Network of Young Opera Friends.

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ARLIAMO DI UN TRENTENNE VERONESE, figlio di un vigile del fuoco e di un’operaia, studente di Medicina all’Università di Verona e, contemporaneamente, di musica al Conservatorio di Mantova. Mirko coltiva da moltissimi anni una passione per la musica classica che, dal 2012, lo porta a promuoverne la conoscenza tra i giovani. Juvenila è, peraltro, fresca di statuto che la vede evolvere da network ad associazione. «Dopo aver ricevuto il Premio Carlo Magno della gioventù da parte del Parlamento europeo era necessario trovare un assetto giuridico che ci permettesse di avere maggiori possibilità di partecipare ai bandi europei e ottenere patrocini e convenzioni con altri enti e istituzioni». Le difficoltà? «Ci

siamo scontrati con una burocrazia che non è realmente europea in fatto di costituzioni di associazioni a livello sovranazionale» afferma Gragnato. Juvenilia esiste dal 1998 e si è sempre fondata sulle relazioni tra realtà di appassionati della musica classica: «Dal Teatro dell’Opera di Oslo fino al Teatro Massimo di Palermo, dal gruppo giovani che nasce spontaneamente formando un'associazione ai gruppi giovani delle fondazioni che sostengono il teatro» racconta. «L’attività di Juvenilia ha dato vita ad un pubblico internazionale di giovani che scoprono e si appassionano alla musica classica anzi, come la definisce Quirino Principe, “la musica forte”; promuovendo la possibilità di poter partecipare agli spettacoli dei teatri lirici anche ad

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«Si ha l’idea che il teatro sia un luogo per pochi, ma questo non è vero grazie anche all’attività delle associazioni, che riescono a ottenere prezzi agevolati per i giovani»

un prezzo agevolato». I social network sono il canale preferenziale per raggiungere questo pubblico, in genere tra i 25 e i 35 anni, assieme alle relazioni con le istituzioni presenti sul territorio e, soprattutto, agli scambi internazionali grazie ai quali i giovani appassionati o neofiti di musica vanno in altri Paesi europei, in altri teatri facendosi ambasciatori essi stessi dei teatri della propria città. «I ragazzi di Verona che partecipano a Juvenilia si fanno quindi promotori non solo dell'Arena di Verona ma anche del Ristori e del Filarmonico». LA MUSICA CLASSICA NON È CERTO il genere più ascoltato tra i giovani: «La difficoltà principale è data dalla scarsa conoscenza della musica classica a livello di esperienza, nulla a che vedere perciò con l’erudizione» afferma Gragnato. «Juvenilia cerca di dare una risposta a questa mancanza: far conoscere il mondo della musica non attraverso il libro o il saggio, ma attraverso l’esperienza. La maggior parte delle persone resta colpita. Si ha l’idea che il

teatro sia un luogo per pochi, ma questo non è vero grazie anche all’attività delle associazioni, che riescono a ottenere prezzi agevolati per i giovani». Mirko Gragnato è certo che in questo modo la trasmissione della cultura possa avvenire tra pari, come lo scorso 27 gennaio a Bologna durante la Giornata della Memoria: «Ci siamo impegnati e abbiamo tirato la giacca al sovrintendente del Bibbiena per riuscire ad incontrare il maestro israeliano Pinchas Steinberg. Il 27 gennaio oltre che il giorno della memoria è anche il compleanno di Mozart e l’anniversario della morte di Verdi. Steinberg dirigeva Il Trovatore di Verdi e aveva debuttato con Mozart. È stato un incontro e un dialogo speciale per dare la chiave di lettura a tutti noi giovani sul senso della Giornata della Memoria attraverso una visione musicale. Un grande invito alla speranza: anche nei campi di concentramento c’erano piccoli ensemble, delle orchestre e dei compositori che scrivevano musica. Anche in un luogo disumano, un bisogno dell'anima».■



CRONACHE EUROPEE DIRETTAMENTE DAL CUORE DELL'UE

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IL POSTO DELLE DONNE ALLE PROSSIME ELEZIONI

Le donne in politica sono tante, ma non abbastanza. I dati raccolti dall’ESPR, il Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo ci raccontano una storia fatta di successi e speranze, ma anche di strade in salita ancora da percorrere.

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L TERZO PIANO DELL’EDIFICIO intitolato ad Altiero Spinelli in Rue Wiertz a Bruxelles, c’è un lungo corridoio decorato con i ritratti di tutti i presidenti del Parlamento Europeo. Alla luce delle manifestazioni che lo scorso 8 marzo hanno riportato al centro del dibattito la questione della rappresentazione femminile in politica, una cosa salta all’occhio: sono solo due i volti di donna incorniciati alla parete. Dal 1952, data di nascita dell'istituzione, Simone Veil e Nicole Fontaine sono, infatti, le uniche donne ad aver ricoperto il ruolo di Presidente del Parlamento Europeo. La storia si ripete anche a Berlaymont, il palazzo in cui ha sede la Commissione Europea, che ad oggi non ha mai avuto a capo una donna. A più di cento anni da quando la Finlandia, primissima in Europa, diede il diritto di voto alle donne (1907), la popolazione femminile continua ad essere sottorappresentata, in politica e nella vita sociale, non solo nelle grandi istituzioni, ovviamente, ma anche a livello locale. Tutti (e tutte) i leader mondiali hanno preso atto della necessità di un’azione concreta che risollevi le statistiche - e, possibilmente, anche le sorti delle donne che si trovano ai vertici. L’Unione Europea ha fatto della lotta per la parità di genere una delle sue priorità, stabilendone l’importanza in quanto questione di

democrazia e di giustizia: dopotutto, le donne compongono il 50% della società civile, e la logica suggerisce che a loro spetti una buona metà dei posti in prima fila nel teatro del potere, politico e non solo. Da un mero 16,6% di donne elette nel 1979, anno della prima elezione diretta del Parlamento Europeo, la percentuale è salita al 35,8% alle ultime tornate elettorali nel 2014. Fino a raggiungere il picco di 36,1% durante la legislatura attuale, ci dicono i dati riferiti a febbraio 2019. Meglio della media globale e di quella dei parlamenti nazionali dell’UE, che si ferma al 30,2%. Anche la Commissione Europea ha ancora molta strada da fare per quanto riguarda l’uguaglianza di genere: attualmente, solo 9 dei 28 Commissari sono donne. Una di loro, la nostra connazionale Federica Mogherini, oltre ad essere l’unica donna vice-presidente della Commissione, è anche Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Tutti ottimi risultati, ma sarà sufficiente? PER ESEMPIO, LA SITUAZIONE DEI PARLAMENTI nazionali non è ancora a regime; i dati tendono a variare molto tra Stato e Stato, ma la regola generale è che ovunque i parlamentari sono più spesso uomini che donne. Tra le na-

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zioni europee, sono Spagna, Svezia e Francia a fare da apripista in fatto di uguaglianza di genere, con rispettivamente il 52,4%, il 52,2% e il 48,6% delle donne al potere. L’Italia si trova molto più in basso in questa classifica, proprio accanto a Cipro, entrambe con il 16,7%. Peggio di noi fanno in pochi, come ad esempio Ungheria e Malta che hanno rispettivamente solo il 7,1% e il 12% di parlamentari donne. E solo tre Stati membri hanno donne come primi ministri: Germania, Romania e Regno Unito. Proprio per questo motivo, c’è chi spera che le prossime elezioni europee (dal 23 al 26 maggio) siano il tanto atteso punto di svolta. E di certo il cambiamento deve includere le modalità in cui la politica si ripropone di rispondere alle domande tanto degli elettori quanto delle elettrici: a partire dai sondaggi post-elettorali del 2014 sappiamo, infatti, che le donne hanno votato meno rispetto agli uomini (41% contro il 45%); ed è compito della politica interrogarsi sul perché. Le strategie per chiudere, o almeno ridurre, il gender gap in politica ci sono già, e sappiamo che funzionano. Ne sono testimoni l’EIGE, il comitato di esperti che fornisce consulenza sulla parità di genere a livello europeo, la European Women's Lobby (EWL) e l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, che negli anni hanno identificato e promosso una serie di buone pratiche e misure che i governi, i parlamenti, i partiti politici e la società civile in generale possono adottare per migliorare l'equilibrio di genere nella rappresentanza politica. Si va da misure “dure” come modifiche sostanziali dei sistemi elettorali e quote di genere stabilite per legge, a misure "soft" come l'introduzione di quote volontarie per i partiti

e strumenti come formazione, mentoring, finanziamenti e generale supporto alle candidate donne, in particolare per quelle più giovani e per coloro che rappresentano gruppi minoritari. In particolare, EWL ha lanciato la sua campagna 50/50: già messa in moto per le elezioni europee del 2009 e del 2014, il suo obiettivo è quello di sottolineare l’importanza che partecipare alle prossime elezioni può avere, soprattutto in quanto donne. Nella speranza che questa volta sia quella buona.■

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IL FOCUS DI VERONA NETWORK

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L’AGRICOLTURA E LA SOSTENIBILITÀ NON PIÙ RIMANDABILE Giovedì 21 marzo, nella sede della Camera di Commercio di Verona, i principali attori del comparto agroalimentare veronese hanno preso parte al convegno organizzato da Verona Network per affrontare le questioni più urgenti che riguardano il settore. Dalla filiera ortofrutticola, alla zootecnia arrivando all’eccellenza del vino, l’incontro ha spaziato su diversi temi, primo fra tutti quello della sostenibilità. DI CAROLINA ZANONI

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RATTATI COMMERCIALI, MAGGIORE attenzione dell’Unione Europea nei confronti del comparto, sviluppo delle infrastrutture in particolare nelle zone marginali e di montagna, attenzione e contrasto alla falsificazione dei prodotti, ma anche eccellenze come la logistica e la promozione che passa da alcuni grandi eventi quali il prossimo Vinitaly. Sono questi alcuni dei punti critici che sono stati analizzati giovedì 21 marzo, nella sede della Camera di Commercio di Verona, al secondo workshop dell’anno 2019 promosso dai 61 soggetti, tra enti e aziende, che costituiscono l’Associazione Verona Network. Durante il convegno, moderato dal nostro direttore Matteo Scolari, il direttore operativo di Verona Network Germano Zanini ha portato alcuni numeri significativi del comparto: «Il valore delle esportazioni del Veneto nel 2017 è di 61 miliardi di euro circa, secondo i dati della Camera di Commercio di Verona. – spiega - In particolare, per quanto riguarda il settore dell’agroalimentare, le esportazioni ammontano a quasi 3 miliardi di euro. A Verona e provincia le imprese registrate sono 96.344, di cui 15.804 appartengono proprio al settore dell’agroalimentare, corrispondente al 16,40% del totale. Il dato che vale la pena sottolineare è che a Verona

solo il 4,9% delle imprese sono giovanili, con personale al di sotto dei 35 anni». Verona è al primo posto per la produzione di cetrioli, al secondo per fragole e tabacco e al terzo per ciliegie e mele. «Si tratta del primo mercato nazionale, siamo gli unici ad avere una vocazione sull’export - afferma Andrea Sardelli, presidente Verona Mercato. - Un’eccellenza che però ha bisogno del sostegno delle istituzioni per affrontare il mercato di oggi, sempre più internazionale». Tra gli appelli rivolti alla politica, in vista delle prossime elezioni europee di maggio, viene sottolineata la necessità di sviluppare innovazione e tecnologia applicate nel settore dell’agricoltura e degli allevamenti: «chiediamo maggior credito alla scienza» sottolinea Paolo Ferrarese, Presidente di Confagricoltura Verona. Alla tavola tematica Stati generali dell’agroalimentare e della sostenibilità hanno partecipato Paolo Ferrarese, presidente Confagricoltura Verona, Andrea Lavagnoli, presidente di CIA Verona, Alex Vantini, presidente Giovani Coldiretti Verona, Gianni Bruno, direttore Commerciale Area Wine & Food Veronafiere, Davide Mantovanelli, segretario Provinciale Legacoop, Fausto Bertaiola, presidente Confcooperative Verona e Andrea Sardelli, presidente Verona Mercato.■

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PAOLO FERRARESE - PRESIDENTE CONFAGRICOLTURA VERONA Sono tre i punti principali che la politica deve affrontare e migliorare: abbiamo bisogno di trattati commerciali che funzionino e con Paesi sviluppati tecnologicamente, come Giappone e Canada. Chiediamo un maggior credito alla scienza e che l’Europa diventi un mercato comune dove tutti i Paesi possano combattere con armi pari. Un altro tema importante, che vale la pena affrontare, è quello delle infrastrutture. Noi siamo favorevoli alla TAV, senza infrastrutture saremo tagliati fuori dal mercato.

ANDREA LAVAGNOLI - PRESIDENTE CIA VERONA Il tema della sostenibilità è fondamentale, non solo per il consumatore, ma anche per il produttore e per chi vive nelle zone rurali. In Italia e in Europa c’è un forte rischio di spopolamento e di una diminuzione dei fondi della PAC (politica agricola comune). Per le zone montane, ad esempio, sono fondamentali le infrastrutture. È scandaloso che in una società come quella attuale, in cui si tende ad un’agricoltura moderna, non ci si preoccupi di portare, non dico la fibra, ma anche solo il collegamento internet. Per quanto riguarda la fauna, i problemi legati all’invasione di cimici e dei cinghiali, toccano non solo le campagne, ma anche le città. Questo è un termometro “interessante” per capire il livello di criticità.

ALEX VANTINI - PRESIDENTE COLDIRETTI GIOVANI VERONA In questi anni si è assistito all’incremento dei falsi prodotti, spacciati per made in Italy, all’estero. Abbiamo bisogno di trattati che riconoscano le nostre produzioni DOP e IGP nella loro interezza. Chiediamo alla politica europea futura di intervenire sull’etichettatura. Come Coldiretti abbiamo raggiunto un grande risultato con l’etichettatura obbligatoria, ora chiediamo alla politica europea futura di fare altrettanto negli altri Stati. A questo proposito abbiamo avviato una petizione online (stopciboanimo.it). Dobbiamo arrivare ad un milione di firme. Abbiamo inoltre bisogno che le istituzioni ci accompagnino nelle esportazioni: Coldiretti crede nella rete per valorizzare le nostre produzioni agroalimentari. In questo i ragazzi di oggi sono più propensi ad un approccio condiviso, slegato dall’individualismo delle precedenti generazioni.

GIANNI BRUNO - DIRETTORE COMMERCIALE AREA WINE & FOOD VERONAFIERE Quest’anno al Vinitaly viene sottolineata l’importanza della sostenibilità: abbiamo creato un padiglione in cui verranno raccolti tutti i produttori del bio, compresi il vino e l’olio. Siamo a pochi giorni dalla 53esima edizione del Vinitaly, che quest’anno sforerà i 4600 espositori. La fiera è l’incontro della domanda e dell’offerta: un’offerta con prodotti nazionali e una domanda sempre più internazionale.

DAVIDE MANTOVANELLI - SEGRETARIO PROVINCIALE LEGACOOP Bisogna far capire che il sistema dell’aggregazione è strategico per portare i prodotti dell’eccellenza all’estero. È una sfida difficile, stiamo mettendo in campo questo sforzo che si scontra con difficoltà strutturali, ma vi è la necessità di creare sinergie profonde tra produttori in campo agricolo, consumatori e istituzioni.

FAUSTO BERTAIOLA - PRESIDENTE CONFCOOPERATIVE VERONA La cooperazione è l’emblema e la sintesi dell’agricoltura organizzata. In questo periodo di recessione abbiamo mantenuto le nostre posizioni dando risposte positive ai produttori e abbiamo incrementato il nostro fatturato. Viviamo in un contesto generale di difficoltà dell’agricoltura. È ovvio che questo nuovo mercato sempre più globale ha avuto un effetto negativo: il produttore italiano e il nostro sistema agroalimentare in questo contesto ne esce perdente, deve per forza collocarsi in un mercato parallelo, di eccellenze. C’è inoltre un bisogno di far ricerca, sperimentare nuovi progetti. Un’agricoltura sostenibile vuol dire avere un rapporto con l’ambiente e garantire benessere all’agricoltura e alla società.

ANDREA SARDELLI - PRESIDENTE VERONA MERCATO A Verona Mercato transitano merci per un controvalore annuo di circa 450 milioni: non solo numeri ma anche qualità. Ci sono delle aziende agricole nel veronese che sono delle vere e proprie eccellenze. L’Italia è nata come nazione agricola, ma ad oggi le fiere più importanti si trovano a Berlino e a Madrid. Dobbiamo e meritiamo di superare la Spagna, il cui governo, a differenza nostra, ha saputo investire molto di più in questo. La nostra città ha un potenziale altissimo, ma necessita di un forte lavoro di squadra.


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DAMIANO CARRARA, TRA GLI USA, LA TV E IL TIRAMISÙ

DUE PAROLE CON IL GIUDICE DI BAKE OFF ITALIA Sarà a Verona per Sorsi d’Autore il prossimo 7 aprile. Presenterà Nella vita tutto è possibile, il suo ultimo libro, ospite della Fondazione Aida. Damiano Carrara, classe 1985 originario di Lucca, è un volto ormai noto della televisione italiana e la sua storia più che "vita reale" sembra una bella favola. Lui non nasconde di aver realizzato il sogno americano ma ricorda: «Le cose non ti cadono addosso, le opportunità vanno cercate e conquistate. Ho lavorato tanto per tutto questo».

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SUOI PRIMI PASSI li muove nel mondo della ristorazione, prima come barista in Irlanda e poi nel 2012 in California dove, alternando il lavoro come bartender riesce a mettere da parte qualche risparmio che investe aprendo, con l’aiuto del fratello Massimiliano una piccola pasticceria italiana: Carrara Pastries a Moorpark. Il successo è pressoché immediato e nel 2013 i due fratelli inaugurano una nuova filiale ad Agoura Hills, sempre in California. Da quel momento la carriera di Damiano prende il volo collezionando un successo dopo l’altro. Il giovane pasticciere in breve tempo diventa una stella di Food Network partecipando e vincendo diversi programmi che gli permetteranno di diventare, a partire dal 2017 giudice di Halloween Baking Championship e Spring Baking Championship per arrivare poi sulla scena italiana sempre nel 2017 come giudice della quinta stagione di Bake Off Italia al fianco di Ernst Knam, Clelia d’Onofrio e Benedetta Parodi. Damiano è un fiume in piena e nel 2016 si cimenta autore scrivendo con il fratello il suo primo libro, Dolce Italia e nel 2017 A Taste of Italy che racchiude ricette della tradizione italiana dolci e salate. Come è iniziata la sua avvenuta da pasticciere? Ho sempre cucinato da quando sono piccino, questo grazie alla mia famiglia che mi ha trasmesso questa passione. È vivo in me il ricordo della gioia che provavo tutte le volte che mi trovavo ai fornelli, qualsiasi cosa cucinassi mi divertivo, stavo bene. Forse è stata propria

questa lenta e costante sensazione di benessere che mi ha portato alla consapevolezza: questa era la strada da percorrere. A volte le passioni nascono così senza che te ne accorgi. Ognuno di noi la sua strada se la sceglie proprio rimanendo incastrato nei suoi amori. Spesso si sente parlare di cervelli in fuga facendo riferimento a giovani talentuosi che non trovando spazio nel loro Paese scappano all'estero in cerca di fortuna. Lei di sicuro è un giovane talentuoso, ritiene di fare parte di questa categoria? No, non credo, la mia è stata una semplice scelta di vita. Ero giovane e avevo voglia di fare nuove esperienze da lì è partito il mio desiderio di vedere il mondo e sono partito. Le occasioni si sono poi venute a creare per un magico susseguirsi di fatti e desideri nascosti. Se fossi stato in Italia in quegli anni probabilmente mi sarei battuto allo stesso modo per far sì che il mio sogno si realizzasse. Quanto è stata importante la figura di suo fratello, che sappiamo essere socio e compagno di avventura? Senza di lui non sarai qui oggi a parlare di quanto fatto. Massimiliano è il pasticciere di casa ed è proprio grazie a lui che ho scelto questa strada. Il suo aiuto è stato fondamentale quando nel 2011 mi ha raggiunto negli Stati Uniti e da lì abbiamo deciso di aprire, con tanti sacrifici, il nostro primo negozio.

DI GIORGIA CASTAGNA


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Avete dovuto adattare o modificare le ricette dei dolci italiani per venire incontro ai gusti degli americani? Assolutamente no. Siamo arrivati in America con l’idea di portare la cucina e i gusti della nostra tradizione ed è proprio stata questa la scelta vincente. Tra l'altro da poco abbiamo una ditta di importazione tramite la quale riusciamo ad utilizzare tutti prodotti made in Italy: dalle farine, agli olii, ai pomodori pelati, al cioccolato, alle nocciole del Piemonte. Pasticciere, giudice, presentatore e scrittore. Cosa c’è ancora nel suo prossimo futuro? Bella domanda, per ora penso di concentrarmi sui negozi. Abbiamo avviato da poco il progetto del nostro terzo locale a Los Angeles. Voglio quindi investire il mio tempo e le mie energie in questo che è realmente ciò che mi piace fare. Poi chi lo sa? Vivo giorno per giorno, accetto ogni sfida che mi si presenta e se vedo passare qualche nuova opportunità cerco di sfruttarla al meglio. Chiudiamo con qualche curiosità per i nostri lettori? Se non fosse diventato chef pasticciere ora sarebbe… Sicuramente sarei rimasto nel mondo della ristorazione, probabilmente bartender la mia prima passione. La persona che più stima? Il mio babbo e la mia mamma, i miei genitori sempre. Due persone che è difficile incontrare nella vita.

Italia, Stati Uniti…? Messico, mi affascina e penso spesso ad una nuova avventura là. Un aspetto positivo del suo carattere? La determinazione, la voglia di fare e non mollare. ...e quello negativo? Sono piuttosto pretenzioso. Esigo sempre parecchio da me stesso e di conseguenza dagli altri. Dolce preferito? Il tiramisù, un dolce classico che mi rappresenta in tutto e per tutto.■

In occasione di Vinitaly and the City, dal 5 al 7 aprile sono in programma Sorsi d’Autore, quattro eventi organizzati da Fondazione Aida all’insegna della cultura e di vini pregiati. Gli incontri, nella Loggia di Frà Giocondo o in Cortile Mercato Vecchio, saranno accompagnati da wine tasting e degustazioni presentate da sommelier professionisti. Si alterneranno Paolo Hendel, Pif, Luca Telese e Patrizio Roversi. Il 7 aprile alle 16.30, è il turno di Damiano Carrara con Nella vita tutto è possibile (HarperCollins, 2018).

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UN RISTORANTE VERONESE NEL CUORE DELLO UTAH

GNOCHI SBATUI?

PIACCIONO ANCHE AI MORMONI Da 20 anni in America, il veronese Marco Stevanoni, nel luglio del 2016 ha deciso di comporre la sua Lessinia privata tra le montagne dello Utah. Con la moglie americana, ha aperto Veneto, un ristorante dal nome che è un resoconto gastronomico della sua terra e, forse, della sua nostalgia. DI MIRYAM SCANDOLA

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I GUARDANO, PRIMA DI SPEZZETTARE la conversazione nel lessico mescolato dell’italiano-inglese che è tutto loro. Li incontriamo a Verona, durante una breve visita alla famiglia di lui. Marco e Amy abitano con i figli in una delle regioni più conservatrici degli Stati Uniti. Lo Utah delle immense distese desertiche e dei monti Wasatch, all’ombra dei quali si muove, vive e sospira la provincia americana. Proprio nella capitale, a Salt Lake City, reame ufficioso ma anche ufficiale dei mormoni (lo Stato dello Utah è quello che ne ospita di più nel mondo, circa il 35%) o, per andare di nomi corretti, dei fedeli della “Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi giorni”, hanno deciso di aprire il loro ristorante che è veneto in ogni dettaglio, pure nell’usanza nostrana di non pretendere mance. Una filosofia italiana, alla base della no tipping zone, come l’ha ribattezzata la stampa locale (The Salt Lake Tribune), piacevolmente colpita da questa felice deroga alla prassi della ristorazione americana. Niente regalie coatte, anche e soprattutto per promuovere un rispetto diverso, nuovo e rinnovato attorno alla figura del cameriere nel contesto statunitense. «Le Olimpiadi invernali del 2002

Amy e Marco nel loro ristorante

qui hanno creato aperture». Il complesso mosaico tradizionalista della regione, sembra concedersi fessure, i mormoni «sono gente normale» conferma Amy. La poligamia, salvo i casi dei vari fondamentalisti (circa 40 mila mormoni negli Stati Uniti), non è più praticata dal 1890. La loro morigeratezza nei costumi (non possono fumare e bere alcol) non sembra entrare in conflitto con la pregiata scelta gastronomica del ristorante. Ai tavoli dei coniugi Stevanoni qualche volta si siedono anche loro, i seguaci di Joseph Smith, ammirati dai sapori inediti di cose inenarrabili come, ad esempio, gli gnochi sbatui. Questa piccola isola arredata da ricordi italiani, è stata traslitterata nel Wild West, tre anni fa: «per “egoismo”: volevamo mangiare cibo italiano e non la versione americanizzata che si trova ovunque». Quando Marco e Amy cucinavano la polenta, lo spezzatino, le tagliatelle all’anatra chiamavano a raccolta anche gli amici. In breve, l’appuntamento domestico, sempre molto apprezzato dagli invitati, si è trasformato in idea imprenditoriale. Un salto, ma non così nel buio per Marco Stevanoni che già da anni lavora, e continua anche oggi, nel mondo del vino, con un’attività legata all’importa-


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Nadia, mamma di Marco nella cucina del ristorante, al centro un piatto di gnochi sbatui, a destra Marco durante il servizio

zione di vini italiani negli Usa. Un mestiere che l’ha sempre tenuto con il pensiero intrecciato al Belpaese e che, tra l’altro, l’ha fatto collaborare in più occasioni con Joe Bastianich. «No, nel ristorante non l’ho coinvolto, anche perché credo ne abbia abbastanza dei suoi» Marco risponde veloce, con la premura di difendere, di perimetrare nei confini intimi della famiglia il suo Veneto, inventario personale dei sapori di casa, così primordiali e così necessari. SEMBRA QUASI, QUANDO RACCONTA di come incarica la mamma Nadia di nascondere tra i bagagli scorte di ricotta affumicata per trasportarle dalla Lessinia direttamente nello Utah, che tutto sia partito da un’esigenza profonda, quanto riuscita, di non abrogare quella sua geografia dell’infanzia. Lui, originario di Bosco Chiesanuova, tra una cosa e l’altra, dall’agosto del 1999 abita negli Stati Uniti, una borsa studio sportiva per lo sci, quando era ragazzo, ha fatto iniziare tutto. Si è laureato in Scienze Motorie e

dopo una parentesi nel golf, ha scelto la strada del vino. Nel frattempo la sua biografia si è arricchita dell’incontro più importante, quello con Amy. Un amore che è stato condivisione di radici ma anche di sapori. Cresciuta a Salt Lake City, una carriera nel marketing, si ricorda ancora quel giorno preciso, quando «Marco mi ha portato in una malga della Lessinia e ho assaggiato per la prima volta gli gnocchi». C’è anche un poco dello stupore di quell’inverno, nei menù precisi che inseguono la tradizione del Nord Italia e che cambiano quasi ogni mese, regolati solo dalla stagionalità e dai suoi comandamenti. Ormai Marco è diventato un volto noto nelle trasmissioni televisive dello Utah. Spiega, nei programmi di cucina, i segreti della gastronomia italiana, senza eterodosse concessioni alle versioni altre. Racconta il segreto della pasta «deve cuocere in un’acqua che ha il sapore del mare». La ricetta degli gnocchi non la svela, dentro ci sono troppe cime, troppe montagne lontane da confidare.■

SPAZIO PUBBLICITARIO

Il Comune di Grezzana invita la Cittadinanza all’incontro pubblico che si terrà

MERCOLEDÌ 10 APRILE

dalle 18.00 alle 20.00 presso la SALA BODENHEIM

Centro Culturale Eugenio Turri di Grezzana, in via Antonio Segni, 2

APPLICAZIONE DELLA

LEAN ORGANISATION PER L’INNOVAZIONE DELLE AZIENDE E DEGLI STUDI PROFESSIONALI IN OTTICA DI COMPETITIVITÀ

SALUTI ISTITUZIONALI ARTUR O ALB ERTI SI NDACO DI GREZZANA RELATORI ANDR EA CHIAR INI PROF. U N I VERS I TÀ D I V E R O NA MAR IO SARTOR I N OTA I O I N GR E ZZA NA INTER VENGONO R OSITA NALIATO

AMMINISTRATORE CHIARINI & ASSOCIATI

R ICCAR DO B ERTAGNOLI

PRES I D EN TE VERO NA FA B L A B

ALB ERTO VALENTE

A M M I N I S TRATORE PL U M A K E SR L

ALB ERTO FERRARI

A M M I N I S TRATORE S A B B IA R E L L I

L’evento è a ingresso libero e particolarmente consigliato a imprenditori, artigiani, titolari di studi professionali e liberi professionisti


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L’ARTE ANCHE NELLA DOLCEZZA

IL PASTICCIERE ARTISTA CHE SOGNA LA BIENNALE Ha lavorato per Cracco, persino Nicole Kidman e Russell Crowe hanno assaggiato le sue delizie. Manuel Marzari oggi è maestro pasticciere. Classe 1981, di Rovereto ma innamorato di Verona, fin da giovanissimo si è cimentato nel mondo dei dolci con un occhio di riguardo per l'arte, sua costante ispirazione.

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'ARTE E LA PASTICCERIA non hanno confini. Sono due mondi che si uniscono e si completano. Ci sono dolci “influenzati” totalmente dall'arte, come quelli di Manuel Marzari. Le sue creazioni sono vere opere d’arte: composizioni di delizie su strutture di acciaio. Gli ingredienti scelti sono sempre ricercati e innovativi, con l’essenza inconfondibile della pasticceria francese e italiana. Fondamentale per lui è scoprire profumi e sapori armoniosi che ammaliano il palato, ricorrendo a materie prime come riso, legumi, quinoa, senza utilizzare conservanti, coloranti o preparati. Marzari si definisce «maestro di dolcezze» sempre all'inseguimento di ingredienti particolari come, ad esempio: fave di cacao, zucchero di cocco, ganache al frutto della passione, macarons senza uova, frosting di glassa e praline che sembrano pietre preziose su percorsi d'acciaio, in una perfetta combinazione artistica.

Com'è cominciata la sua avventura nella pasticceria? Nel '94, a 14 anni, glassavo biscotti nel cioccolato da un amico di mio padre in una pasticceria nel centro storico di Mori. Ma la voglia di intraprendere questa strada arrivò osservando la foto di un noto pasticceire del Trentino che faceva sculture di margarina e ghiaccio sulle navi da crociera. In quel momento capii che avrei potuto unire il mondo dell'arte, che tanto amo, a quello della pasticceria. L'amore per l'arte da dove arriva? Me lo ha trasmesso mia mamma Gianna che è una pittrice. Finite le medie ero indeciso tra l'istituto d'arte e l'alberghiero, ma fu proprio lei a dirmi che non avrei avuto molti sbocchi con il primo, quindi optai per l'alberghiero a Rovereto per tre anni, mentre gli altri due a Castiglione delle Stiviere, in una scuola privata di sola

DI INGRID SOMMACAMPAGNA


articolo pubbliredazionale

STATI UNITI DEL SUD / LA PROPOSTA MOVE TRAVEL

IMPARARE L’INGLESE NEL “DIXIELAND” Quale migliore occasione di imparare l’inglese se non visitando le meraviglie del Sud degli States? Dalle origini del jazz alla Coca Cola, dalla vivace Atlanta alla storica Savannah.

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er assecondare le richieste sempre più numerose dei propri clienti, MOVE TRAVEL ha organizzato uno splendido viaggio nel Sud degli Stati Uniti con un’accompagnatrice d’eccezione: un’insegnante di inglese originaria proprio di quelle terre, che vive a Verona e che saprà condurre alla scoperta delle meraviglie del Sud e delle particolarità della lingua. Una forma divertente per imparare: ogni studente viaggiatore vivrà un’esperienza di apprendimento entusiasmante. L’avventura parte dalla Louisiana, dallo stato del Jazz e delle paludi, del Mardi Gras e del voodoo, di Louis Armstrong, Jelly Roll Morton e Truman Capote. I viaggiatori si immergeranno nella bohémienne New Orleans e nel suo quartiere Francese, dove le strade sono ancora illuminate da vecchi lumi e percorse da carrozze trainate da pariglie di cavalli. Chi è alla ricerca di storia, teatro e intrighi, voodoo e racconti di magia nera, Jazz leggendario delle origini o, semplicemente, di un buon ristorante di cucina cajun, a New Orleans troverà un'atmosfera che non si assapora in nessun'altra città degli Stati Uniti. Pensando al Sud degli States, l’immaginario comune è popolato dalle bianche distese di cotone, dalle case coloniali alla Via col Vento e dal suono dolce e malinconico dei black spirituals: tutto questo (ma anche molto di più) è la Georgia. Comunemente sinonimo di pian-

tagioni, guerra di Secessione e Coca Cola, lo “Stato delle Pesche” è un concentrato di quanto di meglio può offrire il grande sud americano, il dixieland, la terra dei dixie (che ha dato il nome ad uno dei filoni del jazz delle origini). La scoperta della Georgia non può che cominciare dalla capitale Atlanta, metropoli moderna e in costante movimento, ricca di stimoli e suggestioni, per attraversare quindi le distese di campi della rustica Georgia centrale e arrivare a Savannah, nel cuore del Coastal Empire, città storica di rara bellezza naturale, che cela un animo birichino e peccaminoso. Il Sud degli Stati Uniti è un piccolo universo a sé, con una storia comune ai vari stati, un melting pot di culture differenti, una propria letteratura, una storia della musica senza eguali e spazi sconfinati. Sono tutti questi aspetti a rendere il Sud degli Stati Uniti veramente “grande”. Il viaggio organizzato da MOVE TRAVEL prevede delle simpatiche cene con gente del luogo, i Dixie - come vengono chiamati quelli del “sud” - con cui fare conversazione, esercitare l’inglese e conoscere ancor di più gli usi e le consuetudini locali, il tutto, con la mediazione esperta dell’accompagnatrice che, all’occorrenza, sarà lieta di fare da interprete. Un’immersione totale, un’occasione unica per allenare la lingua inglese viaggiando e divertendosi.

MOVE TRAVEL ORGANIZZA IL VIAGGIO DI GRUPPO DI UNA SETTIMANA GEORGIA E LOUISIANA 09/06/19 – 18/06/19 Informazioni e prenotazioni: Agenzia di Grezzana Via Roma 46/A - 045 907811 info@movetravel.it Agenzia di Bosco Chiesanuova Via Cristo 11/13 - 045 6780880 info@movetravel.it

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pasticceria. Ringrazio sempre mia mamma per il giusto consiglio che mi ha permesso di arrivare a fare tutto questo. Dove ha lavorato? Appena ottenuto il diploma andai alla Peck, una gastronomia di lusso di Milano, entrando nel team dei pasticceri di Carlo Cracco. Finita questa grande esperienza mi sono catapultato negli hotel di lusso veneti, trentini e lombardi, dotati tutti di una pasticceria di alto livello, ottenendo a 26 anni il ruolo di Pastry chef (chef pasticcere) al Palace Hotel Villa Cortine di Sirmione (Bs). Sono andato anche in Australia a Sidney, al ristorante Fratelli Paradiso, creando dolci per Nicole Kidman e Russell Crowe. Quando è arrivata la svolta? Due anni fa, finito il tour di hotel stellati, mi resi conto che avevo bisogno di un percorso autonomo focalizzato su quattro attività: formazione, consulenza, creazione di dolci innovativi. I corsi di formazione per i professionisti del settore e i workshop per gli appassionati che organizzo mi danno un'enorme soddisfazione; sono circa tremila le persone che mi seguono nelle attività e che mi ricercano anche per la

pasticceria alternativa, come quella gluten free e vegana. Che cosa crea con i dolci? L'arte comincia subito: già nell'immaginarmi la struttura d'appoggio (che costruisce lui stesso, ndr). Progetto una forma che diventerà un'unica cosa con i dolci posizionati su di essa, saldati con il cioccolato, estraibili. Per esempio, ho partecipato all'Anteprima Amarone alla Gran Guardia, portando il mio grappolo d'uva stilizzato composto da praline al cioccolato e panna cotta all'Amarone. Quali sono i suoi progetti a Verona e il suo sogno più grande? Verona la amo da sempre perché è un mix tra paese e città, e qui vive anche la mia ragazza. Organizzo molti corsi, ma entro la fine dell'anno ho scelto di terminare proprio qui, nella città scaligera, il mio laboratorio di pasticceria innovativo collegato all'arte, riunendo workshop, corsi a livello professionale e amatoriale. A breve andrò a New York per lavoro ma il mio sogno più grande è partecipare con le mie creazioni alla Biennale di Venezia.■


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IL REPORTAGE DEL MESE LA RINASCITA DEL CIAK

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GUARDA IL VIDEO

QUEL CINEMA CHE NON È PIÙ DIMENTICATO È corsa agli ultimi 40 mila euro per Ri-Ciak, il progetto di rinascita dello storico cinema Ciak di via XX Settembre. Si può aderire sia attraverso il crowdfunding che diventando soci dell’Impresa Sociale ViveVisioni.

A

BBIAMO ASSISTITO ALLA SCOMPARSA di piccole attività, negozi, alcuni soffocati dalla morsa dell’economia che cambia. E dopo ogni morte, arriva il momento della rinascita. Si ricorderà lo storico cinema Ciak di via XX Settembre, chiuso da una decina d’anni ed incastonato all’interno di un cortile avvolto dai palazzi, tuttavia nascosto con la sua unica sala al piano interrato. Oggi potrebbe essere arrivato il giorno atteso, quello in cui le pellicole tornano a girare, come per effetto di un passato che non si arrende, riadattandosi ai cambiamenti avvenuti in sua mancanza. Cinema d’essai, di qualità, ma prima di tutto uno spazio ricreativo per la comunità di Veronetta (e non solo, ovviamente). In questi mesi è partito un progetto che sogna la rinascita di

questo centro di aggregazione e offerta culturale, e il nome è esplicativo: Ri-Ciak. Si basa sul fondamentale apporto del bando per le imprese culturali della Regione Veneto, che ha stanziato 47 mila euro, a condizione che l’Impresa Sociale ViveVisioni (creata ad hoc) ne riesca a recuperare altrettanti attraverso crowdfunding, donazioni, iscrizioni. Prima di passare ai conti però, facciamo un passetto indietro: ViveVisioni nasce da un gruppo di residenti della zona che si incontrano alla Social Street di via XX Settembre, nei giardini dell’ex scuola Nani. L’esigenza era quella di trovare uno spazio in cui incontrarsi e divulgare la cultura. Ad oggi hanno raccolto 10 mila euro, quindi ne mancano almeno altri 37 mila. Questa somma andrebbe a sbloccare il finanziamento della

DI MARCO MENINI


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Foto di Filippo Tommasoli

Regione Veneto, se, e solo se, venisse raggiunta entro la fine di giugno. Un’impresa, certo, che non manca però di entusiasmo. Una volta superata la prima prova si andrebbero ad aprire due sale, che diventerebbero la sede operative dell’Impresa Sociale ViveVisioni e la sala per gli incontri con i residenti, per promuovere la seconda fase del progetto, quella della ristrutturazione vera e propria del cinema. Per sostenere l’iniziativa si possono fare donazioni dirette all’indirizzo bancario riportato SPAZIO PUBBLICITARIO

qui sotto, oppure diventare soci dell’Impresa Sociale ViveVisioni, con un contributo di 55 euro.■ Per donare: Mag Mutua per l’Autogestione Coop. Soc. c/o Banco BPM – Fil. Stadio IBAN IT49N0503411723000000006799 Causale (da specificare sempre) “Ri-Ciak + quota adesione”


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LA PRIMAVERA, IL VOLO DEGLI UCCELLI E I NOSTRI DECOLLI

QUELLE ALI CHE AVEVAMO Nell’antica Roma il volo degli uccelli era considerato profetico al punto tale che alcuni sacerdoti, chiamati àuguri, avevano il compito di osservare gli uccelli per interpretare i messaggi provenienti dalla direzione del loro volo, dal loro canto o dal fatto, ad esempio, che si presentassero da soli o in uno stormo.

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INITA L'EPOCA ROMANA, comunque, il mistero del volo degli uccelli e la simbologia legata ad alcuni di essi, si è perpetrata nei secoli e, in diversi casi, è rimasta viva fino ai nostri giorni. Questo nonostante gli studi scientifici abbiano saputo spiegare come il volo sia “solo” il risultato di una serie di azioni meccaniche che, però, ancora oggi l'uomo non può imitare se non attraverso dispositivi molto complessi. Per il mondo contemporaneo, quindi, il volo conserva il fascino doloroso di ogni sogno irraggiungibile. Scienziati e appassionati appartenenti a diversi settori hanno tentato nei secoli di superare i limiti della gravità e di svelare i segreti dell'aerodinamica, affidandosi a congegni e macchine di vario tipo, sperimentando aquiloni, mongolfiere, paracaduti, alianti, dirigibili, elicotteri, fino ad arrivare ad aeroplani sempre più potenti. Ma l'uomo no, l'uomo sembra fatto solo per la terra, come gli alberi e fiori, o come certi uccelli che hanno disimparato a volare perché privi di predatori intenti ad inseguirli. Eppure, certi uomini e certe donne, a volte, sembrano far riemergere un'antica memoria. Pensiamo, ad esempio, ai danzatori e a certi atleti: librandosi nell'aria, essi riportando in vita un tempo e uno spazio in cui gli esseri umani erano un tutt'uno con il Creato inteso come uno e indissolubile, senza distinzioni tra ciò che è del cielo e ciò che è della terra. Ecco, guardando loro, per un attimo, si ha la certezza che l'umanità sia figlia di un angelo caduto a cui hanno strappato le ali, lasciandolo in balia del desiderio inesausto di volare.

DI MICHELA CANTERI

PER QUESTO NON DOBBIAMO stupirci se talvolta, per strada, incontriamo esseri umani che se ne vanno con il capo rivolto verso l’alto, lo sguardo acceso e febbrile, alla ricerca di un segno, di una cura per il dolore sordo che procurano loro quelle cicatrici che rigano la loro schiena, là dove una volta erano attaccate le loro ali. Ogni uomo che non si sia arreso a rinunciare a questo sogno, terrà lo sguardo aggrappato al punto più alto del cielo, per nutrirsi ancora di bellezza, e per catturare ogni minuscolo messaggio proveniente dal volo degli uccelli. Così, nei cieli di Verona, in questa primavera che sopraggiunge piano, si potranno veder sfrecciare come ogni anno le rondini che portano con sé gli odori acer-


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bi della nuova stagione, e stendono nel cielo un azzurro ingenuo e fanciullesco. Il canto degli usignoli rimbalzerà tra le nuvole sopra piazza Bra che si sveglia sempre più presto, e fremerà il pettirosso tra le foglie croccanti dei parchi cittadini che rinverdiscono; poi si udirà lo schiocco dei merli e dei tordi tra gli sbadigli dei faggi della Lessinia e dei suoi vaj che ritornano a gorgogliare; qualche fringuello fischietterà tra gli sguardi assonnati dei cipressi dei nostri cimiteri, mentre più lontano si sentiranno le valli veronesi cinguettare sempre più forte. E lassù, le vette del Carega e del Baldo, dopo essersi tolte la bareta de lana bianca, si offriranno a falchi e aquile. Le rondini che verranno a nidificare sotto i nostri tetti e ci parleranno di vita che si rin-

nova, così come ci porterà allegria il canto del mattino dei fringuelli e delle allodole, ci infonderà forza e potenza il volo del falco, ci faranno tremare un pochino i versi sordi di gufi e civette, e forse ci turberà il gracchiare nero e minaccioso del corvo. Ognuno di loro, ogni fremito del loro volo, ci farà trasalire, vibrare, stupire. Non sia mai che vengano a (ri)portarci un paio di ali. Anche di seconda mano, anche con le piume sciupate e lise. Non importa. Saranno di gran lunga più preziose di quelle scarpe firmate a cui avvinghia lo sguardo chi, andando per le vie, ha smesso di affidarsi al cielo.■

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JUST ITALIA: DA 35 ANNI,

NEL CUORE DI MILIONI DI CASE ITALIANE Cosmetici svizzeri di altissima qualità, relazioni di fiducia e formazione permanente: sono questi i pilastri di Just Italia, azienda veronese ai vertici della Vendita Diretta 35 anni di crescita ininterrotta. Sono quelli che, a marzo 2019, hanno portato Just Italia ai vertici della vendita diretta a domicilio, a una rete di 25.000 incaricati alle vendite, a una gamma di 90 prodotti e ad una relazione solida e di fiducia con milioni di consumatori. Uno scenario decisamente positivo quello che caratterizza la società di Grezzana (Verona) che dal 1984 distribuisce in Italia, esclusivamente attraverso Party a domicilio, cosmetici naturali svizzeri di altissima qualità e che ormai ha assunto ruolo e dimensioni internazionali. LA RELAZIONE ALLA BASE DEL CAMBIAMENTO PER TANTISSIME PERSONE IN DIFFICOLTÀ,

A VERONA E IN TUTTA ITALIA

La scelta dei fondatori che, sin da allora, hanno scommesso sulla qualità dei prodotti elvetici e puntato sul canale esclusivo della vendita diretta è stata quindi ampiamente ripagata dal mercato. Per Just Italia il 2018 si è infatti concluso con un valore della produzione di oltre 148 milioni di euro e un incremento dell’1,5% sull’anno precedente. Risultati positivi anche per Slovenia, Croazia e Austria, i mercati esteri controllati direttamente dall’Italia. Molto promettente anche il mercato spagnolo presidiato dalla

giovanissima Just Iberia. A Grezzana, su una superficie di 15mila metri quadri, opera la struttura di Just Italia gestita dalla seconda generazione imprenditoriale: Marco Salvatori (Presidente), Luca Hoelbling (Direttore Commerciale), Andrea Pernigo (Direttore Finanziario), Daniela Pernigo (Direttore Marketing), Luca Luisi (Direttore Logistica). Mentre alla sede veronese fanno capo le attività commerciali, logistiche, amministrative e di marketing per l’Italia, i prodotti sono realizzati invece a Walzenhausen, nel cantone di Appenzell dove, dal 2016, è operativo anche il nuovo modernissimo sito produttivo a fianco della sede storica di Just International. L’azienda svizzera, fondata nel 1930 dall’imprenditore Ulrich Jüstrich, si è affermata grazie a un modello di business originale, “esportato” con successo in oltre 30 Paesi in tutto il mondo: produrre cosmetici a base di oli essenziali ed estratti vegetali, attingere ai migliori ingredienti naturali per garantire concentrazione e qualità dei principi attivi; impiegare strumenti scientifici e formulazioni avanzate per raggiungere l’eccellenza

in termini di efficacia, sicurezza, gradevolezza e tollerabilità; proporli attraverso vendita diretta a domicilio grazie a una rete di incaricati alle vendite. Incaricati che solo per Just Italia sono ormai oltre 25.000 con una distribuzione omogenea in tutto il Paese e ai quali è dedicata Just Academy, esclusiva piattaforma interna di formazione aziendale sulla vendita diretta. Uno dei punti di forza di Just Italia è la relazione diretta e personale con milioni di consumatori che ogni giorno aprono le loro case ai Party Just (in un anno, oltre 600mila in tutta Italia), per ricevere informazioni sui prodotti che possono vedere, toccare, provare senza alcun obbligo di acquisto. Una modalità che i consumatori hanno sempre apprezzato e che ha consentito di stabilire relazioni di fiducia solide e durature nel tempo. Le prospettive del mercato, in controtendenza rispetto ad altri settori, sono decisamente incoraggianti: Just Italia, che oggi è il primo mercato Just nel mondo, ha tutte le carte in regola per rafforzare ulteriormente la propria posizione ai vertici di un settore ormai presidiato da 35 anni.

Olio 31 Just è l’originale e inconfondibile miscela di 31 piante ad alto grado di purezza e concentrazione, creata in Svizzera da Ulrich Jüstrich. Nella sua formula c’è l’essenza del nostro successo: la ricerca dell’eccellenza per il benessere delle persone. Con questa icona leggendaria celebriamo il nostro 35° anniversario in Italia: a lui e a tutti i nostri prodotti, ai Consulenti* che dal 1984 li portano nel cuore delle case italiane, alle famiglie che ci accolgono da tanti anni e ai nostri Collaboratori... GRAZIE!

www.just.it - www.olio31.it


Fondazione Just Italia Ci prendiamo cura delle persone, insieme LA RELAZIONE ALLA BASE DEL CAMBIAMENTO PER TANTISSIME PERSONE IN DIFFICOLTÀ, A VERONA E IN TUTTA ITALIA Nel mondo Just Italia, uno strumento che mette in relazione organizzazioni non profit, incaricati alla vendita diretta, ricercatori e operatori sociali affinché, insieme, contribuiscano a intervenire con efficacia. Questa è l’anima di Fondazione Just Italia, la Onlus costituita nel 2008 dall’omonima azienda veronese che distribuisce cosmetici svizzeri a domicilio. Da sempre Fondazione Just Italia individua la sua mission nel sostegno delle organizzazioni non profit, in omaggio a una visione d’impresa che coniuga business, etica e responsabilità sociale. Ogni anno, infatti, la Fondazione finanzia un progetto nazionale di ricerca medico-scientifica e/o assistenza sociosanitaria per l’infanzia e numerose iniziative sociali nel territorio veronese, con un investimento complessivo che oggi raggiunge i 4,4 milioni di Euro di cui oltre 800.000 Euro destinati a ben 50 progetti locali. Il grande progetto 2019, selezionato tramite bando nazionale, si chiama “Più forti di tutto”, un titolo che bene esprime la determinazione a sconfiggere la malattia mettendo in campo le migliori risorse disponibili. Come quelle dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza di Padova, la struttura scientifica che ha messo a punto la Ricerca triennale sul

Medulloblastoma, il tumore cerebrale più comune dell’età pediatrica. Obiettivo della ricerca è trovare cure più efficaci e meno pesanti per i piccoli malati di Medulloblastoma affinché una volta sconfitto il tumore non ritorni, comprendendo i motivi per i quali questo tumore, molto aggressivo, resiste alle terapie chemioterapiche e presenta un elevato tasso di recidive. Sul fronte locale sono invece in fase di concretizzazione, con un sostegno complessivo di 90.000 Euro, ben 7 progetti per il Veronese che hanno come temi portanti la disabilità, la malattia e le dipendenze correlate agli stili di vita come, per esempio, il gioco d’azzardo o l’utilizzo patologico della Rete. E se l’attenzione all’infanzia e ai bisogni espressi dal territorio locale sono da sempre al centro dell’attività, a settembre 2018 la Fondazione ha celebrato il proprio “decennale” con un impegno straordinario: il progetto “Mai sole al mondo”, al fianco di Pangea Onlus e della sua

rete di empowerment e auto mutuo aiuto R.E.A.M.A. per le donne vittime di abusi e violenza. Un’iniziativa di grande portata etica e sociale, realizzata per esprimere una vicinanza costante al mondo femminile, ai suoi problemi, ai suoi valori. Così, anno dopo anno, Fondazione Just Italia affronta nuove iniziative di solidarietà in coerenza con la propria mission: “ci prendiamo cura delle persone, insieme” grazie alla profonda relazione tra tutti i vari soggetti coinvolti, dando vita a una concreta possibilità di cambiamento per tante persone e garantendone il diritto a una vita piena di esperienze, benessere ed emozioni.

È APERTO IL BANDO LOCALE PER VERONA Dal 1° gennaio fino al 30 giugno 2019 il bando locale di Fondazione Just Italia è a disposizione delle organizzazioni non profit attive a favore del territorio veronese. Il bando si propone di individuare progetti che si svolgano nel territorio di Verona, prevalentemente di assistenza sociale e della durata massima di 1 anno. Ogni organizzazione rispondente ai requisiti indicati sul sito web di Fondazione può presentare una o più candidature esclusivamente attraverso il format di candidatura on line. Per Verona e provincia torna la grande opportunità annuale che Fondazione Just Italia dedica al suo territorio d’origine: il testo del bando, il format di candidatura e i riferimenti per ogni necessità di contatto sono on line alla pagina web http://www.fondazionejustitalia.org/bando-locale.asp.

www.fondazionejustitalia.org


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GREZZANA E IL SUO VAJO DEL PARADISO

SENTIERI PARADISIACI (O QUASI)

È primavera, tempo di passeggiate e gite fuori porta. Uno dei sentieri, a soli 12 chilometri dalla città, più ambiti e amati dagli esperti per la sua biodiversità, la flora e la fauna è quello del Vajo del Paradiso, per il verde lussureggiante e i panorami mozzafiato. La domanda sorge spontanea: quando diventerà parco comunale? In particolare i sentieri, se riqualificati ed attrezzati, potrebbero avere un forte richiamo turistico. Il comune di Grezzana nel Pat, Piano di Assetto Territoriale del 2011, considerata la biodiversità, la flora e la fauna, lo ha riservato «per la formazione di un parco di interesse comunale».

U

N PATRIMONIO CHE NON DOVREBBE essere per “soli esperti”. Anzi bisognerebbe riqualificare anche i sentieri tracciati dai minatori – quello che scendeva da Cerro e attraversava Vaj e Molini; quello che proveniva dal Vajo della Lavandaia di Azzago e l’altro da Lumiago; il sentiero che arriva fino a Romagnano e, a Nord, quello dei Busoni di Rosaro. Oggi in parte chiusi, potrebbero diventare percorsi per passeggiate in bici o a cavallo. Ritornando al sentiero del Vajo del Paradiso, (un tempo strada di transito per tutte le persone a piedi che da Azzago, Romagnano, Cerro e Rosaro erano dirette a Grezzana e Verona, ndr) il più interessante anche sotto il profilo geologico per le sue testimonianze. All’inizio salendo si incontra un ruscello che scorre su pietra lucidissima, dove confluivano le acque dei monti Santa Viola, Castello e Tregnaghi; l’acqua poi scendeva nel Rio la Canossa e si gettava nel Progno – Torrente Valpantena, nel centro storico del paese. Lo sguardo

si ferma subito dopo sul tempietto dedicato a Santa Barbara, protettrice dei minatori. Come è noto, il Vajo del Paradiso è un canalone ripido, inserito tra contrafforti di pareti rocciose, e nel tratto più alto è costellato di rifugi/ cavità nella roccia, luoghi di riparo in tempi remoti dell’uomo paleolitico, di eremiti nel medioevo, mentre dal 1819 al 1949 è diventato la miniera di carbone denominata “Duca d'Aosta”, dal nome del vice re d'Etiopia morto prigioniero in Kenia. Qui vi si estraeva, in particolare, lignite lungo gallerie estese su una superficie di 25mila metri. Ai cunicoli aperti sono stati dati tutti nomi di una battaglia africana: Bengasi, Tripoli, Ascianghi, Adua, Tobruk, Giarabub, attualmente riposano seminascosti dalla vegetazione. OGGI IL VAJO DEL PARADISO è un’oasi naturalistica di straordinaria bellezza. Recita il Pat (2011), «una zona che - per la sua collocazione nell’ambito delle estreme pendici meridiona-

DI ALESSANDRA SCOLARI


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Foto di Simone Tosi

li dei Monti Lessini, per la sua localizzazione e limitata alterazione antropica, per i valori ambientali e storico testimoniali che la caratterizzano - costituisce elemento centrale del progetto di tutela e di riequilibrio dell'ecosistema comunale e costituisce l’ambito preferenziale per l’istituzione di un parco e/o riserva naturale di interesse comunale». Va sottolineato che il Vajo del Paradiso, nel suo insieme, è proprietà privata. Tuttavia esiste una legge regionale che consente di considerare questi sentieri panoramici «pubblici» o «ad uso pubblico», quindi fruibili da tutti. Ovviamente bisognerebbe seguire le procedure per classificarli così. In questo modo per la loro riqualificazione si potrebbe intervenire con finanziamenti pubblici (oltre che privati).

Per «riqualificazione», oltre al disboscamento, intendiamo dotare il sentiero di idonee passerelle (in legno) e corrimani sul ruscello e nei punti più critici. In altri termini mettere in sicurezza il sentiero, attrezzarlo sullo stile dei percorsi didattici o salutistici. L’ex sindaco del comune di Grezzana, Novello Bertagnoli, aveva proposto di «attrezzare anche alcuni tratti delle gallerie per visite guidate, dei ragazzi delle medie con gli speleologi». Il Vajo del Paradiso potrebbe diventare così il fiore all’occhiello delle gite domenicali delle famiglie, con risvolti positivi anche sulle attività (bar/ ristorazione) del paese. Per capire l’apprezzamento degli esperti in relazione a questo sentiero, basta scorrere alcune pagine Facebook, traspare emozione e commozione.■

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L’AUTISMO, L’ARTE, L’AMICIZIA

JACOPO E I SUOI “BUTEI”

Jacopo Lofranco

Chiudete gli occhi e immaginate mondi lontani, miti e leggende, elefanti, tigri, e poi, astrazioni dal tratto deciso e vivace: c’è tutto questo nell’esposizione Millennial Colors di Jacopo Lofranco.

L

A MOSTRA, TENUTASI NEL FOYER del Teatro Nuovo di Verona, contiene più di quaranta disegni e installazioni dai colori sgargianti che rappresentano gli interessi di questo giovane artista veronese, affetto da autismo. È lui stesso che accoglie i visitatori e spiega ogni opera con grande entusiasmo e minuzia di dettagli. Sono quadri, realizzati nell’arco di vent’anni (considerate che lui ne ha 27) appartenenti a collezioni private, regalati per lo più ai suoi familiari ed amici. Accanto a Jacopo c’è una famiglia sempre presente e un gruppo di amici affiatatissimi “i Butei” che lo conoscono fin dai tempi dell’asilo. Millennial Colors racconta un’autentica amicizia, quella che va oltre ogni limite e che accoglie le differenze, arricchendosene a sua volta. L’arte è l’espressione del linguaggio sincero di Jacopo, che senza imposizioni né filtri illustra per immagini il suo mondo e, nella sua purezza, riesce a toccare la sensibilità di ognuno di noi. E sono proprio Jacopo e, tutti i suoi amici, i famosi “Butei” (da un veronese doc non potevamo aspettarci definizione migliore), che ci hanno raccontato di Millennial Colors, una mostra diversa dal solito, ci spiegano, un’occasione unica e significativa per testimoniare

la profondità di un legame e ammirare l’amore per l’arte. Ragazzi, come nasce l’idea di Millennial Colors Collection? Millennial Colors è la vita di Jacopo, vista dai suoi occhi, piena di colori e senza filtri. Nasce da un’idea di Maria Dolores Poggi, sua amica di sempre, che vede in lui un potenziale artistico finora passato inosservato. Grazie alla collaborazione con tutti noi (i Butei), il progetto inizia a delinearsi a partire dall’ agosto del 2018, per poi culminare nella personale, in mostra al Teatro Nuovo lo scorso marzo. Chi sono “i Butei”? I Butei sono, anzi siamo, un gruppo di undici amici veronesi. Ci siamo conosciuti alle scuole elementari e abbiamo condiviso insieme anche le medie. Alle superiori abbiamo preso strade diverse ma senza perderci mai di vista. Abbiamo continuato a frequentarci, fra di noi c’è un’amicizia profonda e sincera. Durante questi anni si sono aggiunti anche “nuovi componenti”, che hanno trovato nello spirito del gruppo, un terreno affine alle proprie personalità.

DI SARA AVESANI

GUARDA IL VIDEO


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Jacopo, raccontaci un po’, da cosa ti sei fatto ispirare? Ciò che mi ispira a disegnare è la natura in tutte le sue forme: animali ma anche paesaggi e particolari della natura che cambia (il sole, gli alberi, l’erba e così via). Ogni volta per me c’è qualcosa di diverso e di nuovo da immortalare. Hai sempre amato disegnare? Sì, ho sempre amato disegnare; anche quando ero piccolo, soprattutto gli animali ma anche i personaggi della storia. All’inizio usavo i colori a matita, poi sulle tele ho provato pennelli e colori acrilici e, qualche volta anche quelli a tempera. (sorride, ndr) Con i Butei, siete praticamente cresciuti insieme… Insieme abbiamo condiviso le serate: di solito, ci incontriamo il venerdì e il sabato sera. A volte andiamo in qualche osteria, altre volte a casa di uno di noi. Le vacanze le passiamo insieme: il ricordo più bello è stato un giro in Toscana dove abbiamo campeggiato nella campagna di San Gimignano e alle Terme di San Filippo. Con loro sono andato anche in Sicilia al Festival di Ortigia, a Roma, in Val Venosta e al mare: mi diverto sempre perché ridiamo e scherziamo.

I Moschettieri

Che emozione hai provato a vedere le tue opere in un’esposizione? Sono stato felice anche perché ho spiegato a tantissime persone i miei quadri; avevo invitato tanti amici e sono venuti tutti.

“I Moschettieri”. Mentre, quello che più mi rappresenta è l’autoritratto. Tutti e due li ho dipinti per due amici: i moschettieri l’ho pensato io come soggetto, mentre l’autoritratto me l’ha chiesto espressamente un amico.

Qual è il quadro che più ti piace e/o più ti rappresenta? Il quadro che mi piace di più è quello in cui ho dipinto

Non mi resta che dire grazie Jacopo e grazie Butei per l’esempio che ci date.■

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TEDX VERONA, LA QUINTA EDIZIONE IN BREVE

LA LIBERTÀ DI ESSERE ANCHE ZERO La velocità è tutto. Vale per il kung fu, ma è una verità ineludibile del mondo contemporaneo. La conoscenza, le relazioni, i servizi. Tutto richiede tempo, per noi e per le cose che amiamo e che ci interessano. Ma è possibile fermare tutto e ritornare a noi stessi, ricominciando da zero? L’edizione 2019 di TEDx che si terrà sabato 4 e domenica 5 maggio al Palazzo della Gran Guardia cercherà di rispondere a questa domanda.

«D

ALL’INDIANO SIFR, per i Romani compare nel nome del vento zephirum, nel Veneziano arriva a noi come zevero e prende casa nell’italiano zero. Nè positivo né negativo, in origine significa “vuoto”, per indicare la liberazione, la pagina bianca, la libertà di essere. Siate zero» è l’emozionante messaggio dell’appuntamento dedicato all’innovazione, mutuato dal format californiano. Anche quest’anno, due giorni di ispirazioni, inclusa l’esperienza dei Lab che la scorsa edizione ha coinvolto oltre 400 persone e 50 relatori. Tecnologia, design, intrattenimento saranno i temi di quest’anno. Tra i relatori svelati finora l’esperto di marketing e tecnologie digitali Alberto Mattiello, il biologo norvegese Asmund Asdal che dal 2015 coordina lo Svalbard Global Seed Vault, un’arca di Noè per la conservazione del patrimonio genetico mondiale delle sementi. Nel novero degli speaker anche i veronesi Bruno Bertelli, che nel 2017 è stato inserito

dalla rivista Adage nella lista dei creativi più influenti dell’anno e Zeno Pisani, che da anni vive a Los Angeles dove rappresenta un riferimento indispensabile nelle trattative che vedono la partecipazione di grandi nomi ad eventi e produzioni del cinema. Della partita anche il tarantino Giuseppe Bungaro, diciottenne liceale già vincitore ad Istanbul della medagli d’Oro alle Olimpiadi Internazionali della Scienza e ideatore di un innovativo tipo di endoprotesi vascolare che riduce i rischi post-operatori. La modenese Silvia Ferrari, infine, vive dal 1993 negli Stati Uniti dove è stata insignita nel 2006 del premio Pecase, la massima onorificenza che la Casa Bianca conferisce ai giovani professionisti della scienza e dell’ingegneria. È considerata una delle 25 donne più promettenti al mondo nel campo dell’intelligenza artificiale.■

DI MASSIMILIANO VENTURINI

I biglietti per l’edizione 2019 sono acquistabili sul sito dal primo marzo: www.tedxverona.com

COS’È TEDXVERONA? L’acronimo inglese TED (Technology Entertainment Design) è il nome di un’associazione nonProfit californiana nata nel 1984, che ha come scopo quello di organizzare annualmente conferenze dedicate a «idee che meritano di essere diffuse». Da qualche anno l’associazione concede la licenza per poter realizzare versioni locali delle conferenze TED, i TEDx appunto, che devono rispettare precisi standard. Sono poche le città italiane che finora hanno ottenuto tale licenza e fra queste Verona, il cui team, composto interamente da volontari, ha ottenuto l’autorizzazione ad organizzare un evento che proietterà ancora una volta la città scaligera in un contesto internazionale. Nell’ambito di TEDx Verona saranno combinate presentazioni dal vivo, performance artistiche e proiezioni video. L’obiettivo è quello di stimolare il dialogo tra i partecipanti, generare networking e favorire la costruzione di nuove relazioni.


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LA DETERMINAZIONE CHE VA OLTRE GLI INVERNI L’ispirazione è figlia dell’impegno. Quasi un assioma per Filippo Tapparelli la cui opera prima L’inverno di Giona ha conquistato il “Premio Italo Calvino” per gli scrittori esordienti. Veronese, ha nel cuore la Lessinia e ovviamente l’amore per la scrittura. TANTE CROCETTE SEGNATE meticolosamente con la penna rossa sul calendario per indicare i giorni dedicati alla scrittura. Ne sono servite ben 380 a Filippo Tapparelli per siglare con la parola fine il suo romanzo d’esordio. L’inverno di Giona, edito per Mondadori, è un libro figlio dell’impegno, della fermezza e della passione. Nel mezzo, c’era una storia che premeva per essere raccontata. «Ho sempre creduto più nella determinazione che nell'ispirazione», esordisce il quarantacinquenne veronese che con la sua opera prima si è aggiudicato la 31a edizione del “Premio Italo Calvino” per gli scrittori emergenti. Non un punto di arrivo, quanto piuttosto una linea tracciata da cui partire per entrare nel mondo dell’editoria. «Almeno per me, è la costanza che permette alla vicenda di svilupparsi. Ci sono stati dei giorni nei quali non avevo idea di cosa avrei scritto e la voglia di farlo mancava del tutto. Ed è stata proprio la prospettiva, a quel punto aberrante, di lasciare una casella vuota sul ca-

lendario a spingermi a farlo e a scoprire che, in fondo, la storia c’era già. Aveva solo bisogno di una spintarella per essere scritta», prosegue, ritornando alla genesi della sua prima pubblicazione. Laureato in Lingua e letteratura inglese e russa all’ateneo scaligero, impiegato in un’azienda metalmeccanica, non è certo uno che si dedica da sempre alla scrittura. «Ho iniziato poco più di una dozzina di anni fa. All’inizio, grazie ai miei studi schermistici, ho aiutato amici scrittori a rendere più plausibili certi scontri nei loro romanzi. Poi, grazie al suggerimento di un caro amico, ho provato a cimentarmi in qualcosa di mio sotto forma di racconto e da quel momento ho scoperto che quelle parole che buttavo sulla carta mi aiutavano a capire meglio me stesso. Successivamente sono passato a qualcosa di più lungo di un racconto». Allora è apparso L’inverno di Giona. Con lui il personaggio del protagonista, Giona: «Mi ha affascinato per la sua capacità di scegliere. Dopo anni di vessazioni, ha trovato il coraggio

DI MARTA BICEGO


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di alzare la testa e la forza di scorgere una scintilla di possibilità nell’oscurità della consuetudine. Perché c'è soltanto una cosa peggiore del dolore ed è abituarsi ad esso», rivela. Tra le righe del romanzo non affiorano unicamente persone, ma pure riferimenti precisi al territorio scaligero, in particolare alla Lessinia. «È una terra di confine: non è né montagna né collina. Certi suoi borghi, in certe ore del giorno e in certi luoghi, sembrano sospesi nel tempo e nello spazio come spettri. Per me è stato impossibile non rimanerne affascinato. Allo stesso modo la Valpolicella: tanto ricca e operosa, contiene scorci che sembrano vivere più lentamente del contesto nel quale sono immersi. Come se il tempo, lì, rallentasse...», confessa. Atmosfere da scoprire o ritrovare nella lettura. IL MESTIERE DI SCRIVERE non ammette improvvisazione, ma si alimenta della curiosità e della forza di mettersi in discussione, anche a partire dai propri punti deboli. E a chi come lui sente prepotente l’ardore dello scrittore, ma ancora non riconosce chiaro l’orizzonte che ha davanti, Tapparelli consiglia: «Leggere. Leggere tanto e leggere “roba buona”. Diversificare, studiare i grandi della letteratura. Imitarli e non farsi intimorire da generi letterari che consideriamo “minori” perché, almeno per me, ne esistono solo due: il genere buono e quello scritto male». Una domanda finale è quasi d’obbligo: ci sono altre pagine nel cassetto pronte per essere consegnate alle stampe? «Ce ne sono un altro paio – conclude –. Vedremo se troveranno un piccolo spazio in libreria».■

Filippo Tapparelli

«Perché c'è soltanto una cosa peggiore del dolore ed è abituarsi ad esso»

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SPECIALE LIBRI (VERSO LA GIORNATA MONDIALE)

AMARSI (E AMARE SE STESSI) AI TEMPI DI INSTAGRAM Vorrebbe studiare Lettere Moderne e approfondire la figura di Dante. Tra i suoi rammarichi, il fatto di non aver studiato greco, perché «mi piacerebbe molto poter leggere l’Iliade e l’Odissea in lingua originale». Elettra Solignani non è una 18enne qualunque: nel 2018 ha vinto il suo primo Campiello Giovani grazie al racconto Con i mattoni. Una riflessione intensa e delicata al tempo stesso, ritagliata sulla storia di un’adolescente alle prese con l’anoressia.

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’ETÀ È SOLO UN NUMERO. A ricordarcene sono i documenti, i compleanni e chi ci conosce. La maturità è ben altro: è un altro tipo di età, quella che dimostriamo nelle relazioni interpersonali, nelle decisioni che prendiamo, nella capacità di affrontare argomenti complessi senza scivolare nella banali-

tà e negli stereotipi. Così i 18 anni di Elettra Solignani, giovane studentessa del liceo scientifico Maffei che l’anno scorso si è aggiudicata il 23^ Premio Campiello Giovani, passano in secondo piano leggendo il suo racconto Con i mattoni. Ventitré pagine intrise di timori, incertezze, riflessioni e speranze, in cui i lettori non faticano a immergersi. Nata a Vignola, in provincia di Modena, Elettra è veronese d’adozione e ancora fatica a destreggiarsi nel mondo che la aspetta una volta terminate le scuole superiori. Di certo c’è solo l’indirizzo di studi: Lettere moderne. Una scelta fatta già molti anni fa, anche se l’incognita ora è l’università da frequentare. Amante estrema della lettura, ma senza autori né libri preferiti («leggo un po’ di tutto tranne i gialli, quelli non mi piacciono»), Elettra ha sempre scritto «più per me che per gli altri» fino ad arrivare alla partecipazione al Campiello Giovani. Tu hai una formazione scientifica. Da dove viene questo amore per la scrittura? Non saprei. In realtà ho sempre letto davvero molto. Penso che la passione venga da quello. Prima del Campiello mi capitava che mi chiedessero «Perché scrivi?» e all’inizio ero un po’ spiazzata perché mi sono resa conto che io non pensavo ci fosse davvero un’alternativa.

DI GIORGIA PRETI


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Di cosa parla il tuo racconto Con i mattoni? È un racconto non autobiografico ed è un’istantanea della vita quotidiana di un’adolescente che non ha un nome (e non ce l’ha perché speravo che rendendola anonima potesse aiutare il lettore a immedesimarsi), ma viene indicata con una “E”. Al Campiello Giovani si partecipa infatti in forma anonima, ma volevo firmarlo un po’ da dentro e fare un po’ come Michelangelo. (ride, ndr) “E” va a scuola, si relaziona con gli amici, la famiglia, la scuola e il suo ragazzo, ma al tempo stesso deve fronteggiarsi con un disturbo alimentare, l’anoressia. Il racconto è strutturato come un alfabeto: la ragazza parla in prima persona e per ogni parola dell’alfabeto prende una parola della sua vita e relativamente a questa sviluppa una riflessione o racconta un accadimento. Quello dei disturbi alimentari è un tema delicato. Perché hai deciso di affrontarlo? Qualche mese prima di partecipare al concorso avevo visto un film che mi aveva molto colpita (To the Bone, Netflix, 2017, ndr). Anche nella mia scuola a volte capita di parlare in classe di questi disturbi. Secondo me, però, è un tema che viene sempre trattato come un tabù. Vedere quel film mi aveva lasciata interdetta perché non tornava con quello che ci avevano sempre detto, che era molto più “rose e fiori”. Allora quando ho partecipato al concorso volevo trovare un tema che mi avesse colpita abbastanza per scrivere le mie riflessioni. Così, nel mio piccolo ho voluto dedicargli un po’ di attenzione. Ultimamente quello dei disturbi alimentari è un tema caldo. In tanti, ad esempio, puntano il dito contro le “influencer”, che veicolerebbero un’immagine sbagliata del corpo. Tu cosa ne pensi? I social network in generale non aiutano le adolescenti che devono affrontare la realtà. Instagram, per esempio, è fatto per mettersi in mostra e nessuno mette in mostra le cose brutte e chi è più ingenuo sicuramente potrebbe

essere portato a sentirsi inadeguato. Bisogna stare molto attenti, soprattutto le persone che esercitano così tanta influenza. Pensi di continuare a coltivare la tua carriera da scrittrice? Mi piacerebbe moltissimo continuare a scrivere e ho intenzione di farlo. Non so se avrò lettori o lo farò solo per me stessa. In futuro ho intenzione di seguire l’università e parallelamente frequentare magari una scuola di scrittura creativa. Devo solo capire in quale università voglio andare! Cosa vuoi fare da grande? Hai presente Rosella Postorino, la scrittrice che ha vinto il Campiello adulti? Beh cinque minuti prima di vincere il premio mi ha detto: «Elettra, non si può vivere di sola scrittura!», (ride, ndr) quindi ho capito che non posso fare “solo” la scrittrice da grande. Vorrei studiare Dante e approfondire alcuni temi letterari: siamo fortunati ad avere la nostra letteratura e ho ancora tanto da imparare.■

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DI BALENE BIANCHE E DELLA POESIA DI MELVILLE

MOBY DICK NON TI CERCA, SEI TU CHE CERCHI LEI Nella ricorrenza del 200 ° anniversario della nascita di Herman Melville, il Teatro Ristori - Educational e Bam! Bam! Teatro portano in scena un omaggio a Moby Dick. Lorenzo Bassotto, regista e interprete, ci ha svelato la poesia di questo epico incontro.

H

A DEBUTTATO DOMENICA 24 marzo, in un Teatro Ristori pulsante di sguardi attenti e rapiti. In scena, quell’incontro ormai leggendario tra l’uomo Achab e la balena Moby Dick, e con loro, il dialogo, incredibilmente possibile, tra la piccolezza umana e la maestosa forza della natura. Un’idea nata qualche anno fa, come ci svela l’attore veronese Lorenzo Bassotto, interprete e regista dello spettacolo, assieme alla compagnia Bam!Bam! Teatro di cui fa parte. E resa possibile in questa produzione fortemente voluta dal Teatro Ristori, assieme al sostegno di Fondazione Cariverona. La sfida, tanto grande quanto il gigante di cui porta il nome, è stata adattare un romanzo di centinaia di capitoli per un pubblico di ragazzi. E mettere in scena quel dialogo, rubato all’epica, che parla di vicinanze incredibili: un nano al cospetto di un gigante, l’umano di fronte al bestiale. «Per renderlo possibile abbiamo voluto coinvolgere Cesare Picco – ci racconta Bassotto che è un grande amico, prima ancora che musicista e compositore straordinario».

«Per avvicinarci a Moby Dick, e provare a comunicare con la balena, abbiamo dovuto trovare un linguaggio comune che non si esprimesse a parole ma che utilizzasse i suoni». Perché è un linguaggio, quello dei mammiferi marini, fatto appunto di vibrazioni, che vanno dal “canto” a ticchettii secchi o profondi e bassissimi. Folgorati da questa peculiarità delle balene, Bassotto e Picco hanno deciso di raccontare la storia di Moby Dick soffermandosi proprio su questo aspetto: il dialogo continuo tra l’uomo e la balena. Domenica 24 marzo, sulla scena il fulcro dell’azione è diventato, simbolicamente, la vecchia carcassa di un pianoforte verticale, quasi un’isola di legno e suoni che permette l’incontro con la balena. Protagoniste le meravigliose musiche di Cesare Picco, eseguite dal vivo: la grandissima sensibilità interpretativa di Picco al pianoforte permettono al nostro Achab di capire meglio il suo storico “nemico”. LE SCENOGRAFIE, STUDIATE DA GINO COPELLI, le luci di Claudio Modugno e i costumi di Antonia Munaretti, consentono agli attori

DI GIULIA ZAMPIERI


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e al pubblico di evocare quest' incontro senza perdere l’epicità del racconto di Melville, ma anzi arricchendolo di immaginazione. Attraverso il racconto di questa storia epica i protagonisti – interpretati da Lorenzo Bassotto e Roberto Maria Macchi - cercheranno di trasportare i ragazzi sul Pequod, per rivivere la poesia di un classico indimenticabile della letteratura. Un’ora e poco più di vera avventura, tra azione e silenzi, risa e pianto, delicatezza e crudeltà, un equilibrio, come ci svela Bassotto, ricercato e cesellato per un pubblico, giovane ed esigente, che, a differenza degli adulti, ha un rapporto immediato con il teatro: se annoiati sono sfuggenti, distratti e «te lo dimostrano

senza ipocrisia. Ma quando li hai catturati, ti guardano sognanti e questo sì che è un vero spettacolo!» Dopo questo poetico esordio, Moby Dick verrà replicato per le scuole ad aprile, mentre inizierà ad essere portato nei teatri a partire da questo autunno. Prima però, ci svela Bassotto, nel cuore dell’estate ci sarà un altro momento dedicato a Melville e al suo colosso letterario: il 1 agosto una maratona dedicata a questa imponente opera; 27 ore di lettura per celebrare uno dei romanzi più iconici della letteratura americana. «Moby Dick non ti cerca. Sei tu, tu che insensato cerchi lei».■ www.teatroristori.org www.bambamteatro.com

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TERZA ETÀ: STRUMENTI PATRIMONIALI, OPPORTUNITÀ E TUTELE La popolazione italiana sopra i 65 anni di età supera il 22,5%, di cui la metà è sopra i 75. Nel prossimo decennio il 23,40% degli italiani sarà “over 65”. La persona anziana, ritirata dal lavoro, solitamente necessità di maggiore liquidità per fare fronte alle necessità quotidiane, cure mediche e assistenza. Ma quali strumenti offre attualmente l’ordinamento giuridico? Il primo è la rendita vitalizia: con questo contratto la persona anziana riceve periodicamente, di solito per tutta la vita, una somma di denaro dall’acquirente a fronte del trasferimento di una o più proprietà di beni immobili. L’elemento fondamentale di tale contratto è l’alea cioè l’incertezza della durata del contratto: non si sa per quanto tempo durerà la prestazione di assistenza nei confronti dell’anziano poiché non si sa quanto vivrà. Se fosse già certa la durata della vita della persona (in quanto affetta da malattie gravi che la conducono alla morte) il contratto sarebbe nullo. Secondo strumento è la vendita della nuda proprietà dell’immobile con riserva di usufrutto da parte dell’anziano proprietario per tutta la durata della sua vita (usufrutto vitalizio) o per un certo numero di anni. Viene qui mantenuto il diritto di godere dell’immobile consentendogli, ad esempio, di continuare

ad abitare nella propria casa e di incassare al contempo una somma di denaro. L’anziano potrebbe anche affittare l’immobile ricavando un’ulteriore fonte di reddito. Un terzo strumento potrebbe essere il contratto di mantenimento. La persona anziana riceve l’assistenza materiale e morale dal soggetto obbligato che deve farvi fronte fornendo vitto, alloggio, cure, medicine e tutto quanto necessario per una decorosa esistenza di vita. In cambio l’anziano trasferisce la proprietà. Questa ipotesi trova larga diffusione pratica in quanto è fondato su un rapporto di fiducia ed è idonea a soddisfare le necessità ed esigenze del beneficiario della prestazione assistenziale, persona anziana e talvolta non autosufficiente. A maggior tutela dell’anziano può essere inoltre stabilita la risoluzione del contratto, dichiarata dal giudice, nel caso in cui il soggetto obbligato a fornire l’assistenza diventi inadempiente. Quarto strumento è il prestito vitalizio ipotecario (poco conveniente sia al soggetto beneficiario anziano sia agli eredi), ovvero un finanziamento concesso da banche alle persone aventi più di sessant’anni, garantito da ipoteca su un immobile residenziale a garanzia della restituzione del prestito. La persona finanziata può in vita restituire solo gli interessi e le spese

e solo alla morte verrà restituito il capitale. Oppure potrà essere convenuto che gli interessi le spese ed il capitale siano restituiti solo dopo la morte del finanziato ed entro i successivi 12 mesi. Oltre questo periodo il soggetto finanziatore potrà vendere il bene e soddisfarsi sul ricavato per estinguere il finanziamento. Infine, esistono altri strumenti a titolo gratuito idonei ad ottenere il medesimo risultato di assistenza e mantenimento? Sì, la donazione con l’onere di assistenza o donazione modale: in una persona si obbliga ad adempiere all’obbligo di assistenza e mantenimento dell’anziano vita natural durante secondo le sue esigenze e necessità, ricevendo gratuitamente la proprietà di un immobile.

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IL RAFTING VERONESE, IN BREVE

PIEGARE LA CORRENTE Da poco più di un anno a Verona è nata l'Asd Rafting Team, squadra di uno sport relativamente giovane e che spera di entrare nel programma olimpico. Abbiamo incontrato Alessandro Marcolini, vicepresidente e responsabile tecnico del club.

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UANDO, DA PICCOLI, A SCUOLA ci hanno insegnato che l'Adige è il secondo fiume più lungo d'Italia, probabilmente più di un veronese ha avuto un inspiegabile moto d'orgoglio. C'è chi, però, con il fiume che taglia in due tutta la provincia ha un rapporto stretto. Da più di un anno in città è nata una nuova squadra, che già dal nome tradisce la disciplina praticata: si tratta dell'Asd Rafting Team Verona. «Il nostro è uno sport che ha avuto un'evoluzione al contrario – le parole del vicepresidente, Alessandro Marcolini, ex canoista per diletto – perché negli anni Novanta è nato come sport commerciale e solo molto dopo ne è derivata la disciplina agonistica». In quattro sul raft, il gommone difficilmente affondabile, con muta in neoprene, casco, pagaie e qualche altro accessorio, l'obiettivo di una squadra è di bloccare il cronometro su un percorso breve o lungo, oppure vincere un testa a testa con un avversario e, ancora, battere il tempo in un tracciato a slalom. Queste sono le specialità principali di una disciplina riconosciuta da un decennio scarso da parte del Coni

e che culla il sogno di diventare olimpica, magari in scia ai "fratelli maggiori" canoa e kayak. Continua Marcolini: «Per noi tutto è partito nel 2004, quando è nata Adige Rafting, attività commerciale che offre svariate attività di tipo turistico. Portando i nostri ragazzi a qualche gara non ufficiale è venuta la voglia di creare una vera squadra sportiva». Il Rafting Team ha schierato nel 2018 alcune squadre ad eventi nazionali ed internazionali, cogliendo subito risultati sorprendenti. «Il nostro equipaggio Allievi, formato da atleti di 8 e 9 anni, ha vinto il campionato italiano perché unico della propria categoria. Ma al medesimo evento ci hanno sorpreso i Cadetti, giovanissimi rispetto alla categoria, che hanno portato a casa un gran terzo posto. E tengo solo per ultimo l'orgoglio per avere quattro ragazzi che hanno vinto l'oro mondiale Wrf Under 23 nel luglio dello scorso anno nella rassegna di Villeneuve/Ivrea». Risultati che non sono mai stati l'obiettivo principale del club, ma che sono diventati una corrente impetuosa che accentua la passione per sobbalzi e spruzzi d'acqua sul viso.■

DI EMANUELE PEZZO

CONOSCERE LA CORRENTE E SPERARE NEI CINQUE CERCHI

«Nel rafting – spiega Marcolini, che è anche responsabile tecnico della squadra – c'è un terzo elemento che è la natura viva. Noi insegniamo principalmente a non farsi male: per questo passiamo molto tempo in acqua anche con i più giovani, facendo i bagni in corrente per imparare a conoscerla». Oltre al conoscere il fiume per capire come può affusolarsi attorno ad un ostacolo, nel rafting è fondamentale la sintonia fra gli elementi dell'equipaggio: «Il nostro è uno sport di squadra in cui, se uno sbaglia, gli altri devono correggere. Si crea così una sinergia talmente particolare che in gara i ragazzi sprigionano un'ineguagliabile "vibra" (vibrazione, ndr)». Chiude Marcolini: «Ora ci piacerebbe formare una squadra di pararaft, perché questo sport si adatta incredibilmente alla disabilità. Poi vorremmo continuare a far crescere i nostri atleti, sperando di vederli un giorno ai Giochi Olimpici». Alessandro Marcolini


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ISPIRAZIONI MUSICALI

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(SEMPRE) SPASSIONATE LA MUSICA È UNA VOCAZIONE

TOBJAH, FINALMENTE

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OBJAH, LETTERALMENTE “Dio è buono” in ebraico, è il nome con cui Tobia Poltronieri ha pubblicato il suo primo album solista Casa, finalmente (aprile 2018) per Trovarobato. Impossibile da classificare o racchiudere dentro un solo genere. Dalla fondazione del collettivo C+C=Maxigross al tour Europeo con Miles Cooper Seaton (Akron/Family) passando dalle aperture dei tour di Iosonouncane e Paolo Angeli, Tobia o, meglio “Tobjah”, è sempre stata una personalità che mi ha affascinato. Da tempo avevo voglia di parlarci. Con questa intervista non vi sconvolgerò ma sicuramente vi farà riflettere.

A CURA DI TOMMASO STANIZZI

Una nuova ondata di cantautorato italiano, seppur non sempre elevatissima, ci ha comunque fatto riscoprire la bellezza della nostra lingua. Nel tuo caso quale è stata la motivazione che ti ha spinto a lasciare l'inglese per cantare nella tua lingua? Faccio due esempi molto semplici: ieri ho potuto cantare le mie canzoni durante la presentazione in libreria di una raccolta di poesie di un amico; con questo progetto (tour e album) ho potuto invitare le mie nonne (ultra ottantenni) a vedermi dal vivo e ad ascoltare il mio disco. Tutto ciò finalmente senza sentirmi dire: «Bello, ma non capisco cosa dici». Nella semplicità di questa osservazione, che mi era stata gentilmente donata da mia nonna quando cantavo in inglese, credo sia racchiuso il senso della mia scelta. Quanto oggi un cantante o una band possono semplicemente definirsi artisti e quanto azienda (vista l'importanza della comunicazione, dei social, degli uffici stampa,etc.) ? Non credo ci sia e ci debba essere una risposta a questa domanda. Credo che l'artista sia una condizione, una vocazione, piuttosto che un mestiere, che allora diventa artigianato. L'artigiano va in pensione, l'artista, se lo vuole e ci crede, rimane artista tutta la vita. Da febbraio ad oggi hai girato l'Italia con il tuo disco solista. Che Italia hai visto e come la racconteresti ai nostri lettori? Ho attraversato piccole realtà, contesti molto intimi dove il dialogo con il pubblico è assolutamente diretto ed è possibile riportare la comunicazione ad un livello umano, senza intermediari, anche solo tecnologici. Spesso ho suonato in acustico in case o stanze dove la mia voce valeva come quella degli altri, non essendo amplificata da un impianto. E perciò abbiamo dovuto trovare una dimensione comune, una collaborazione per far avvenire il concerto. Ho visto un'Italia forse marginale, ma senz'altro reale, dove per quanto mi riguarda risiede l'unica speranza

del nostro presente, ovvero le micro comunità. Io credo si debba ripartire da lì, anche solo perché l'esatto opposto non mi pare abbia funzionato. Come spesso noterai, Verona è sempre fuori geograficamente da molti importanti tour. Secondo te perchè? Per la mia percezione tra Arena, Teatro Romano, Filarmonico, palazzetti vari e Castello Scaligero di Villafranca, solo per citare i posti più grossi, di tour importanti ne passano anche abbastanza. Il problema se mai lo ritrovo nella dimensione più "piccolina", ma pur sempre fondamentale, della musica dal vivo. Per intenderci i locali (di musica dal vivo, non discoteche) con una capienza da 500 persone in giù fanno sempre più fatica in tutta Italia (lo vedo coi miei occhi da quando ho cominciato a girare nel 2011). Credo che ciò stia avvenendo perché non c'è stato il ricambio generazionale del pubblico della musica dal vivo di dieci anni fa. Questo pubblico è sempre più raro in ogni città, in proporzione alla sua dimensione naturalmente (a Roma un locale come il Monk riesce a portare avanti una programmazione settimanale di tutto rispetto da anni, ma ha una capienza di massimo 800 persone, in una città di quasi tre milioni di abitanti). Poi, che a Verona ci sia ancora meno pubblico interessato alla musica dal vivo in proporzione ad altre città è un evidente segno culturale che si commenta da sé.■


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IL FIORE DELL’ARTE

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OGNI MESE UN PETALO E UNO SCORCIO

IL VERONESE CHE FONDÒ LA MODERNA STORIA DELL’ARTE Quest’anno ricorrono i duecento anni della nascita di Giovanni Battista Cavalcaselle, storico e critico d’arte considerato il fondatore della moderna disciplina, a cui Verona ha dedicato uno dei suoi più importanti musei: il Museo degli Affreschi alla Tomba di Giulietta. Per ricordarlo, la Direzione Musei Civici propone diversi appuntamenti. Ne abbiamo parlato con la direttrice Francesca Rossi.

I

L RICCO PROGRAMMA di iniziative ha preso il via il 7 marzo con le visite al cantiere di restauro della pittura murale di Bernardino India e proseguiranno ogni giovedì fino al 2 maggio. Queste - e le due giornate di studi che si svolgeranno il 5 e 6 aprile rispettivamente a Legnago e a Verona - rappresentano i momenti più significativi. Il programma è stato organizzato dalla Direzione Musei Civici in collaborazione con l’Università di Verona e il Comune di Legnago. A questi si aggiunge il club Inner Wheel (la cui presidente è Paola Raffaelli Riva) che, con un’erogazione liberale, ha sostenuto il progetto di valorizzazione dei musei e il riordino conservativo del dipinto di India. Dottoressa Rossi, chi era Cavalcaselle? Deve essere stato un personaggio molto dinamico perché, a metà Ottocento, ha viaggiato in tutta Europa e questo gli ha permesso di avere una visione molto ampia. È stato un pioniere della storia dell’arte perché il suo metodo di lavoro era basato sulla scoperta dei luoghi e sulla costruzione di un repertorio di indagine critica attraverso il disegno. Aveva una consapevolezza grandissima del valore artistico. Cavalcaselle si inserisce in un momento storico in cui in Italia c’è un grande dibattito sulle pitture murali, sulla necessità dello stacco per ragioni conservative e su come intervenire. Lui aveva un metodo rigorosamente storico che puntava alla conservazione dell’originale. È stato un punto di riferimento per tutta la storia dell’arte del Novecento: da Longhi a Berenson. Perché è importante per Verona? È importante per gli aspetti legati alla tutela delle opere d’arte. Cavalcaselle è intervenuto nei dibattiti sul metodo di restauro da adottare per le opere staccate ma è da ricordare anche per le significative tematiche attributive. Una su tutte quella del dipinto La Madonna della Quaglia che ha attribuito a Pisanello. Egli ha ridiscusso le antiche attribuzioni per riaprire un nuovo dibattito. Ha avuto a che

La pittura murale di Bernardino India

fare anche con il museo civico che si trovava ad intraprendere il restauro del Battesimo di Cristo di Francesco Morone che è stato staccato dalla chiesa di San Nazaro. Il Cavalcaselle si è opposto alla ridipintura delle lacune. Con lui nasce la professione del restauratore che tutela l’opera d’arte e pone le basi del moderno restauro.

A CURA DI ERIKA PRANDI


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«Da lui parte la storia della conservazione della pittura murale»

Non a caso il Museo degli Affreschi è intitolato a Cavalcaselle… Il museo, che è luogo di testimonianza delle pitture murali di Verona, è un unicum nel nostro Paese. Era importante identificare un luogo che ricordasse Cavalcaselle perché da lui parte la storia della conservazione della pittura murale. Dall’Ottocento in poi il tema di staccare le pitture è diventato importantissimo e i musei hanno avuto un’importan-

te funzione conservativa. Il museo ci porta dentro alla storia del territorio. E Verona è una delle città che più di altre aveva palazzi dipinti. Le visite al cantiere di restauro e le due giornate di studio sono significative da questo punto di vista. Sono le due anime che riassumono la figura di Cavalcaselle: una è quella di storico dell’arte e l’altra quella di teorico del restauro.■

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Il Muro di Giulietta

Ad un amico impossibile e perenne. (Marzia)

Al bambino che avremo, alla famiglia che siamo già. (Giuseppe)

Mamma che paura che ho di svegliarmi, di scoprire che la mia vita è quella di prima, decurtata dalla tua presenza, da questo nostro coincidere che sembra creato per combaciarsi. Non riesco a pensare a un giorno che non ci contempli, sono diventata la versione Harmony di me stessa ma credo di averlo sempre desiderato, questo amore da sogno. (Amalia)

A M., ovvero a te che ti svegli dopo di me, con un piccolo sorriso di pace. A te che suoni la chitarra e inventi canzoni sulle mie creazioni culinarie stentate (ma sempre, va detto, tentate). Sei tu la felicità che leggevo nei libri. Ti guardo mentre ti appassioni di nuovi progetti, mentre riscrivi idee e le sedimenti con quel tuo senso di volontà così raro e così innamorato. Sei la sineddoche di ogni bellezza del mondo per me. (Tua patatina)

Sei bella. (Riccardo per Paola)

Ti tengo tra le cose mie, sempre. (Angela)

Ti guardo sempre attraversare la strada, forse sei sposata, forse sei innamorata. Quasi sicuramente non ti conoscerò mai, eppure ho pensato che una dedica a questa tua eleganza che mi ricorda la Loren, la potevo fare, senza impegno, ma con una punta - che non mi riesce di negare - di speranza. (Tommaso dall’ufficio di fronte)

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INVIACI IL TUO PENSIERO

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FORZA BELLEZZA ASSAGGI DI SPERANZA PRATICA

IL CENTRO STORICO NON PUÒ ESSERE UN CENTRO COMMERCIALE Di Verona, come di ogni città, è la marca, il suo valore identitario. Il centro storico non deve essere svenduto, né affidato ad eventi che lo rendano uguale ad altri, calati dall’alto.

A CURA DI DANIELA CAVALLO

IL “COME”, LA LOGICA con la quale progettare l’offerta di un luogo è cosa assai seria da condividere con gli abitanti, con i commercianti, con le variabili che vi insistono. Il centro è il biglietto da visita collettivo, un territorio inteso come insieme di luogo abitato e di mercato, luogo dove avvengono le contrattazioni, gli scambi, non solo economici, ma sociali, si instaurano relazioni, si crea valore non solo prezzo, si costruisce la reputazione. È nel centro storico che si sviluppa il senso di appartenenza, da “esportare” poi nelle periferie, un’appartenenza che implica responsabilità condivisa, quel Bene Comune: il quotidiano vivere, le botteghe, i negozi, le attività commerciali e turistiche concorrono a costruire questo valore, oltre ai luoghi storici e artistici. È difficile amministrare un territorio, è lo stesso spazio in cui convive il ristoratore che vuole aumentare il plateatico perché ha tanti turisti e la signora che abita al primo piano dello stesso stabile che si lamenta della confusione e del baccano che quel bar fa la notte e chiede che sia chiuso; ma la domanda sorge spontanea, dove stiamo andando? Quale valore sta inseguendo per esempio Verona, quale identità? In centri storici dove si sta insinuando in assoluto silenzio una politica commerciale che li

rende sempre più centri commerciali diffusi, ovunque le stesse grandi marche, una politica degli affitti troppo alti in mano sempre più agli stranieri, uno scollamento tra i negozi e le attività temporanee (vedi banchetti, eventi ecc.), l’assenza di un Piano, di una visione condivisa, dove i commercianti non si lamentino e basta, sottraendosi quando vengono chiamati a mettere o a rinunciare a qualcosa, dove gli abitanti hanno paura di diventare merce rara, o in esubero da lasciare in magazzino, dove le amministrazioni per paura di prendere decisioni lanciano ogni tanto un contentino, dove gli Enti territoriali e di categoria latitano a meno di proclami, dove la qualità del turismo sia sempre più bassa in una filosofia dell’usa e getta che ci sta portando a dover analizzare le città attraverso la lente dell’antropologia, con un turismo che modificherà il carattere e le abitudini del centro storico, la nostra vita. Mi chiedo che prezzo ha tutto questo, quale qualità della vita stiamo inseguendo, se conosciamo davvero il valore delle cose ed abbiamo coscienza di quel che ci accade o se ormai siamo in una società così liquefatta che non vi è più margine che tenga, travolge tutto. Mi fermerei un attimo, a riflettere senza barare, a sentire nel frastuono il silenzio del territorio.■


DUE LIBRI

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& QUALCHE VERSO

PAGINE PER I GRANDI

A CURA DI

MIRYAM SCANDOLA

IL LIBRO. C’è la provincia riminese, c’è Milano, «la città infedele», e c’è soprattutto il terreno sempre discusso e sempre in discussione di quello che sentiamo, noi, quando amiamo. Missiroli con un complesso gioco di anime, un dialogo che senza soluzioni di continuità dà voce a tutti, svela l’esigenza interna di ciascuno: quella di guardare le primordiali forze centrifughe del caso - il fisioterapista dal tocco gentile, la studentessa che ama Fenoglio e che ha un sedere così rotondo – per scegliere di non adeguarsi alla virulenza di quel richiamo, oppure per decidere di sperperarsi, anche solo per evitare, poi, di macerarsi. Una fraseologia sulla fedeltà che è continuamente ammirata e attentata: un matrimonio felice quello di Carlo e Margherita, ma questo non vuol dire che possa esimersi dalla necessità – analizzata prima che sentita – di capirsi oltre al rapporto, di riappropriarsi della scelta iniziale, delle ragioni antiche che l’hanno mossa. Una comprensione impossibile da esaurirsi e sempre intenta a domandare di essere ricomposta.

Titolo: Fedeltà Autore: Marco Missiroli Casa Editrice: Einaudi 2019 Pagine: 232

L’AUTRICE Alcuni lo indicano come il vincitore annunciato del Premio Strega 2019 (Missiroli è tra i candidati proprio con Fedeltà). Ci ha messo quattro anni per scrivere questo libro che è, come dice lui, «onesto». Una storia polifonica che si muove «esattamente sulle coordinate dell’esistenza che abbiamo tutti noi». Ci sono, tra gli adulteri del pensiero e i tradimenti indecisi della carne, anche quelle architetture del sollievo tipiche di Missiroli: come il rapporto che ha Carlo con la suocera, i pranzi settimanali a casa sua, capaci di perdonare anche il poco perdonabile. CURIOSITÀ Nel 2015 Marco Missiroli da una Rimini sonnecchiante è finito sulla bocca di tutti con Atti osceni in luogo privato. È la storia di Libero Marsell che viene catapultato nel mondo della sessualità, un giorno, scoprendo la madre a letto con l’amante. Ma, pure se cambiano le circostanze e le coreografie dialogiche, rimane anche in questa prova appena uscita, una certa architrave tematica. La porzione di esistenza che lo scrittore non smette di indagare rimane la stessa: ovvero la fine della giovinezza, i suoi rivoli mai risolti e «quella particolare attrazione per le grandi speranze».

PAGINE PER I PIÙ PICCOLI

A CURA DI

ALESSANDRA SCOLARI

IL LIBRO. Racconta la storia di Luca, terza media, costretto, tutte le mattine, a consegnare i suoi soldi a due bulli che lo aspettano sulla strada di scuola. Il ragazzo con una situazione familiare difficile alle spalle non ha il coraggio di ribellarsi e di denunciarli, si confida solo con la sua amica Deborah, detta Deba, la quale, a sua volta, è tutta presa dall’arrivo di uno zio sconosciuto. Sa solo che si chiama Davide, arriva dall’Africa ed è in convalescenza dopo un incidente sul lavoro. Al suo arrivo Deba rimane spiazzata: troppo diverso da come se l’era aspettato. Molte cose non quadrano e Davide resta avvolto nel mistero. Ad aiutare Luca sarà proprio Davide. Uno zio che a Luca e a tutti i suoi compagni lascia un esempio di dignità, coraggio, umanità e gentilezza.

Titolo: L’uomo venuto dal nulla Autore: Mino Milani

Casa Editrice:

Rizzoli 2013 Pagine: 160 Età: da 12 anni

L’AUTORE Guglielmo Milani detto Mino, classe 1928, conosciuto anche con altri pseudonimi, è un giornalista, scrittore, fumettista. Di famiglia benestante, dopo il liceo viene avviato alla facoltà di medicina. Per la famiglia doveva diventare medico. In breve tempo Mino capisce che non è questa la professione che fa per lui e si iscrive alla facoltà di Lettere, laureandosi in Lettere moderne (1950). La sua attività di scrittore iniziò nel 1953 con collaborazioni al Corriere dei Piccoli, poi trasformatosi nel Corriere dei Ragazzi, del quale Milani divenne il fondatore e al quale collaborò fino al 1977. Molti i suoi libri per ragazzi, nei quali non ha mai nascosto di privilegiare coloro che cercano una propria strada, che scelgono la “loro moda”. La dedica di apertura di questo romanzo è la sua traccia morale: «Ai ragazzi che non cantano nel coro». Gianni Rodari di Milani diceva «non è un romanziere d'una volta, ma uno scrittore d'oggi» che sa «narrare per immagini ritmando velocemente l'azione». CURIOSITÀ Ancora una volta uno sconosciuto, una figura ai margini che va in soccorso a ragazzi bulli e alle loro vittime. Diventa il loro maestro di vita, capace di ascoltare e vedere quello che gli adulti non vogliono affrontare. Davide non nasconde le sue scelte sbagliate e se ne assume tutte le responsabilità: ha imparato da che parte schierarsi. Prende una posizione e non si vergogna di esibirla, diventando un grande esempio per Luca ma anche per i suoi persecutori: dimostra di essere comunque protagonista della sua vita e di affrontare il futuro con serenità. Per i ragazzi questo è un messaggio di speranza: possono scegliere di battersi contro l’ingiustizia, perché anche così nasce l’amicizia e il sorriso. Un libro drammatico e avvincente.

SE VI SERVE UN PO’ DI POESIA [...] ma ogni essere umano è anche / la bandiera dell'assurdo, è l'universo rovesciato / da un immenso uragano o da un respiro corto. / in un bacio, in una poesia in un dolore forte / noi cerchiamo la grande occasione di uscire dalla vita / senza passare per la morte.

(Franco Arminio)


articolo pubbliredazionale

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l dubbio di rivolgersi o meno a uno psicologo, a un logopedista o, in generale a un terapeuta o a uno specialista, condizionato spesso da pregiudizi storici e privi di riscontro, ha impedito per anni a molte persone di raggiungere uno stato di benessere diffuso. Di questo ne sono convinte anche Marika, Michela e Irene, le titolari di Studio di Psicologia e Logopedia di Grezzana. Studi scientifici, dati empirici e testimonianze raccolte sul campo dimostrano come prendersi cura di sé, rivolgendosi a dei professionisti, sia in età scolare che in età adulta, ha dei benefici per la propria persona e per chi ci sta attorno. Marika Belleri, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, Michela Rossi, psicologa esperta in disturbi dell’apprendimento e psicoterapeuta in formazione, e Irene Tommasi, logopedista, ci accolgono nel loro studio che si trova attualmente in Viale della Rimembranza 9, anche se ancora per poco. Le tre professioniste, che il 25 marzo scorso hanno festeggiato i primi due anni di collaborazione sul territorio grezzanese, a giugno si trasferiranno in una nuova sede, più grande, in via Segni 4, adiacente al Centro culturale Eugenio Turri. «È due anni esatti che lavoriamo insieme. Due anni che abbiamo inaugurato lo Studio e siamo molto contente. – spiegano – Siamo riuscite entrare in contatto con diverse realtà del territorio e a far conoscere i nostri servizi e il nostro modo di lavorare anche grazie ad alcune serate informative aperte al pubblico». Marika, Michela e Irene svolgono un vero e proprio lavoro di squadra, analizzano una situazione o un paziente con un approccio multidisciplinare e in alcuni casi con la presenza fisica, nella prima seduta, di due

di loro contemporaneamente: «Questo ci permette di valutare il caso da più punti di vista, raccogliendo da più prospettive dettagli o sfumature che, valutate in equipe, ci permettono di avere una comprensione più globale della persona». Diverse anche le fasce d’età di persone che si rivolgono allo Studio: «Lavoriamo sia con i bambini o con i ragazzi in età scolastica che, possono presentare disturbi dell’apprendimento o dell’attenzione, sia con preadolescenti o adolescenti che talvolta fanno fatica a relazionarsi con i coetanei o con gli stessi genitori. – proseguono Marika, Michela e Irene – Lavoriamo anche con molti adulti che si rivolgono a noi per problemi d’ansia o per un percorso di conoscenza e di accettazione di sé, partendo da una riscoperta delle proprie risorse e potenzialità, riducendo la sofferenza emotiva. Per quanto riguarda la logopedia, interveniamo sul linguaggio, quando è frammentario, sui suoni o sulle parole incomplete, ma anche sulla deglutizione o sui disturbi della voce». «Quello che vorremmo sottolineare con decisione e far emergere più di tutto, – concludono – è che chi si rivolge a noi non è una persona debole o sbagliata, ma una persona che si prende cura di sé e dà valore al benessere personale e relazionale. Questo concetto non è sempre chiaro, probabilmente a causa di pregiudizi anacronistici sulla professione, tuttavia sentiamo che chi decide di lavorare con noi parte dal presupposto di ascoltarsi e prendersi cura di sé come individuo, come coppia, come genitore o figlio. L’incontro per i bambini generalmente è più spontaneo, si approcciano con curiosità e i risultati che otteniamo assieme ci danno soddisfazioni impagabili».

Studio di Psicologia e Logopedia

www.studiopsicologialogopedia.com - psicologiaelogopediagrezzana@gmail.com - FB:@studiodipsicologiaelogopediaverona Dott.ssa Marika Belleri - tel. 333.7401139 - Dott.ssa Michela Rossi - tel. 347.5829324 - Dott.ssa Irene Tommasi – tel. 349.1645993


PILLOLE DI MAMMA

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CON UN PO’ DI AMOREVOLE IRONIA

In auto con i bambini

(e abbiamo detto tutto)

Diciamoci la verità, ogni viaggio in auto, anche se breve, con i bimbi al seguito può durare un’eternità. Che tu debba andare dalla nonna a 1 km di distanza o da amici lontani, la procedura è sempre la stessa e, come un pilota d’aereo, ognuno di noi deve prepararsi una check-list a prova di bomba.

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UE GENITORI ESPERTI per esempio, non si faranno mai mancare una chiavetta usb con tutte le canzoni più belle per i propri figli. Sarà divisa per genere: “nanne”, “momento zen”, “canzoni del momento”, Rovazzi, Fedez, Trattori in tangenziale, Amore e Capoeira, Despasito, Una vita in vacanza, Occidentali’s Karma che hanno trapanato felicemente il nostro povero cervello negli ultimi anni di baby dance sfrenata. Noi poi, da sempre abbiamo anche la cartella inglese e tedesco perché siamo convinti che, a forza di far ascoltare queste simpatiche canzoni in lingua, qualcosa possano pure imparare. Credo, con S. (la mia più grande) di aver abusato del mio potere decisionale di mamma, facendole ascoltare già all’età di tre mesi Bruder Jakob ossia Fra Martino Campanaro in tedesco (poverina!). Eh, ma i risultati si sono visti, eccome se si sono visti: appena scatta la prima nota, senti: «Mamma, me la cambi?». Sono soddisfazioni. Oltre ad un reparto musicale degno di “Ricordi” di Via Mazzini (per chi se lo ricorda), è necessario avere: gocce anti-nausea, tachipirina che non si sa mai, braccialetti per il mal d’auto, sacchetti biodegradabili per il vomito. Questi sono la soluzione migliore perché cosi potrete buttarli via senza sentirvi in colpa per non aver diviso la plastica dall’umido. E, indispensabili: due, tre mussole. Di solito, la mia bimba più piccola, quando sta per rimettere, le toglie preventivamente dalle gambine dove io le avevo appena messe, perché le danno fastidio. Morale? Vestiti, seggiolino, cinture… tutto imbrattato ma non di vernice, come fa Cibo (noto street artist veronese, ndr) Servono poi le cose da mangiare: quelle sane ma anche le schifezze più terribili per i momenti di difficoltà, in cui sicuramente la nostra capacità persuasiva non servirà a nulla. Importantissimo prima di accomodarli sui seggiolini: mi raccomando, d’inverno, togliete i giubbotti altrimenti le cinture non espletano la loro funzione al 100% (leggete l’articolo nel riquadro del QR code). Non so se i vostri angioletti si siedono con facilità ma, fino a poco tempo fa, io mi ritrovavo nel film dell’esorcista: entrambe, all’atto di mettersi sul seggiolino, si inarcavano come Regan e, si impuntavano così tanto che nemmeno ciucci, caramelle, cioccolata, cellulare riuscivano a migliorare la situazione. Poi, spinta da un senso del dovere e dalle giustissime frasi dei pediatri «un capriccio non vale una vita», con una mossa alla Daniel San - togli la cera, metti la cera - chiudevo il fatidico bottone rosso delle cinture. Però dai, quanto sono complicate alcune? Allargarle, stringerle quando le tue figlie ti stanno placcando come dei giocatori di rugby e tu, sei tutta

sudata e agitata, è un’operazione da ingegneri spaziali. Cari produttori di seggiolini, potreste farle sicure ma semplici? Anche noi mamme dobbiamo sopravvivere e, soprattutto: il viaggio deve ancora iniziare! Ok, ora siamo tutti pronti. E senti una vocina, «mi scappa la pipì mamma», «io cracker mamma» allora faccio un bel respiro profondo e dico che ci fermeremo appena possibile. Al grido di «portate pazienza un pochino», attacco a palla «la canzone degli strumenti», loro la fanno in coppia e si divertono tantissimo. Per un po’ almeno possiamo macinare qualche kilometro. L'ULTIMA VOLTA, alla seconda curva dell’autostrada di Verona Nord, G. (la mia figlia più piccola), nonostante i braccialetti, le gocce, il training autogeno che abbiamo fatto io e suo padre per prepararci, ha dato il meglio di sé rimettendo la colazione più secca della storia dell’umanità. Niente, ci siamo fermati. Ho pulito meglio che potevo ma mi era dimenticata un detergente specifico per cui, facendo finta di niente, ho preso in prestito dal carrello della signora delle pulizie in autogrill uno spray all’ammoniaca e limone. Mio marito, facendosi forza, ha cambiato la bimba: body, pannolino, maglia, pantaloncini e calze ed io ho cercato di togliere tutto. Risultato? Un mix di odori irresistibili ma siamo ripartiti. Ci siamo inventanti anche un bel gioco per cercare di superare questo momento “puzzone”. Al via di mio marito, dovevamo metterci tutti sciarpa e berretti, tirare giù i finestrini, contare fino a 10, respirare e poi richiudere. Le bimbe erano così contente che l’avremmo fatto, non scherzo, per una trentina di volte. Della serie, non tutto il male viene per nuocere.■

A CURA DI SARA AVESANI


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Mi chiamo Vittorio, sono un commercialista e grazie a Banco BPM invio e ricevo fatture digitali in sicurezza. Niente carta, pochi click e tutto il supporto di una grande banca.

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La banca di Vittorio.


IL GLOSSARIO PER CAPIRE COME SI CAMBIA

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UNA PAROLA PER VOLTA

LA QUOTA 100 SPIEGATA

È pronto il sito web dell’Inps dedicato alla cosiddetta quota 100: ovvero, in sintesi, la possibilità di andare in pensione prima del traguardo previsto dalla legge Fornero. La domanda potrà essere fatta direttamente ai patronati delle organizzazioni sindacali.

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OTRANNO ACCEDERE A “QUOTA 100” i lavoratori che a 62 anni (requisito minimo di età) abbiano accumulato almeno 38 anni di contributi. Questa misura viene avviata in via sperimentale tra il 2019 e il 2021. Ne possono beneficiare i lavoratori dipendenti (privati e pubblici) ed autonomi iscritti all’Inps. Le finestre previste sono: ■ Se la maturazione dei contributi avviene entro il 31.12.2018 la decorrenza della pensione per i privati parte dal 1° aprile 2019 quella per i pubblici dal 1° agosto 2019 ■ Se la maturazione dei contributi avviene dal 1° gennaio 2019 la decorrenza della pensione per i privati parte 3 mesi dopo la maturazione del diritto quella per i pubblici 6 mesi dopo la maturazione del diritto. Non vale quindi una quota 100 pari, ad esempio, a 60 anni di età con 40 anni di contributi. Inoltre a 62 anni compiuti non si avesse ancora maturato i 38 anni

di contributi, si deve aspettare uno, due o tre anni, fino a raggiungere il requisito minimo per accedere a “quota 100” (anche se in realtà sarà una quota 101, 102, 103 e così via). La Legge Fornero prevede comunque due ipotesi di accesso al pensionamento: ■ La pensione di vecchiaia con 66 anni e 7 mesi di età con almeno 20 anni di contributi; ■ La pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini; 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. Il calcolo dell’importo della pensione avviene con il sistema misto contributivo per cui meno contributi si versano più la pensione è bassa e viceversa. Con la pensione “quota 100” l’importo della pensione è quindi più basso rispetto alla scadenza della legge Fornero. Quota 100 nella sostanza non smantella la Fornero ma si caratterizza per un’ulteriore ipotesi di uscita in aggiunta a quelle in vigore.■

A CURA DI EMILIANO GALATI, SEGRETARIO FELSA CISL VENETO


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L’AMORE CHE È LA TERAPIA PIÙ DOLCE La Pet Therapy, ovvero la galassia che riassume gli «interventi assistiti con gli animali», ha una funzione sociale enorme, grande quanto l’amore che gli amici a quattrozampe sanno offrire. A CURA DI INGRID SOMMACAMPAGNA

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N PRINCIPIO DIO CREÒ l'uomo, poi vedendolo così debole gli donò il cane». Si riassume così l’infinito aiuto che può donare un animale alle persone con problematiche fisiche o psichiche. La terapia assistita con gli animali, permette di creare un'interazione triangolare unica tra cane, coadiutore e paziente, con risvolti positivi sulle relazioni e la salute; tutto questo è confermato da medici e specialisti che integrano la loro terapia con quella con gli animali. Lorenzo Fois, classe 1990, istruttore cinofilo ma anche batterista, di Peschiera del Garda, ha voluto unire le sue conoscenze e i suoi studi, per intraprendere un grande percorso in questo senso. «Ho cominciato ad appassionarmi dei quattrozampe vedendo dei programmi tv e nel 2012 ho ottenuto il diploma di Educatore cinofilo comportamentalista e operatore Pet Therapy, al centro internazionale per le attività Zoo-Antropologiche professionali “San Nicolò”. In seguito ho partecipato a seminari, corsi, ottenendo molti diplomi, perché per fare questo lavoro bisogna avere una conoscenza profonda dell'animale, delle terapie con i pazienti, continuando a studiare», racconta Lorenzo. L’Italia è stato il primo Paese europeo ad aver ufficializzato la Pet Therapy e il suo valore terapeutico, stabilendo le linee guida degli I.A.A. con un accordo statale, nel corso del quale, le Regioni sono state invitate a recepire le regole nazionali e le strutture accreditate ad osservare determinati standard di qualità. Non esiste, infatti, una scuola cinofila ministeriale ma, enti e associazioni sparse su tutto il territorio, come la «Personal Dog Trainer Italia», fondata da Fois nel 2014. Si tratta di una scuola di educazione cinofila, che utilizza metodi non invasivi, specializzata nella

psicologia canina e nel recupero di patologie comportamentali, attraverso percorsi personalizzati sul campo o a domicilio. «TUTTI I CANI POSSONO essere co-operatori, e dopo aver accertato tutti i loro requisiti veterinari e di temperamento e comportamento, viene affidato loro un progetto. Puntiamo molto a esercizi di educazione mentale dell'animale che rispecchiano l'essere e i suoi diritti, contribuendo al suo benessere e analizzando la relazione con il padrone, che una volta concluso il corso base, è indipendente», spiega Lorenzo. Nel 2016, insieme a Carlotta Grigoli, Giulia Torre e Giulia Dal Zovo, ha fondato “Pet-Therapy Partner, Equipe per gli I.A.A.” con uno storico di venti progetti di attività assistite con gli animali nelle strutture scolastiche. Lorenzo fa parte anche del team di professionisti di «Sorrisi a 4 zampe», un'associazione di Pet Therapy che promuove e diffonde gli Inteventi Assistiti con gli Animali, con sede a Torino, ma operativa in tutto il Nord. «Quando ho conosciuto Lorenzo ho visto in lui tanta professionalità e amore nel suo lavoro e ho deciso subito di seguirlo. Dopo lezioni e test, ho cominciato l'avventura con il mio Stich lo scorso novembre in un centro diurno. Stich mi sta dando tantissime emozioni e soddisfazioni che mai avrei pensato di provare; la cosa più sorprendente è che mi sta insegnando ad avere più fiducia in me stessa e a credere nelle mie capacità. Un vero lavoro di squadra per aiutare le persone che ne hanno bisogno» spiega Arianna Legnaghi, ventiseienne di Tregnago, che sogna di entrare a far parte di Sorrisi a 4 zampe.■


CONSIGLI E RIFLESSIONI

69

TARGATI ADICONSUM

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL BAGAGLIO A MANO LOW COST

L’Autorità della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato Ryanair e Wizzair per le nuove regole di trasporto del bagaglio a mano che costituiscono una pratica commerciale scorretta in quanto ingannano il consumatore circa l’effettivo prezzo del biglietto.

L

E INSIDIE PER IL VIAGGIATORE non finiscono mai. Anzi, iniziano ancora prima di aver acquistato il biglietto aereo. Ci sono voluti anni, infatti, per rendere accettabilmente trasparente il prezzo di un volo sui siti delle compagnie aeree, affinché il consumatore potesse validamente comparare le offerte dei vari vettori. Per questo motivo le compagnie hanno via via addobbato di servizi accessori il percorso che porta dalla selezione della tratta desiderata alla conferma dell'avvenuta prenotazione. Noleggio auto, assicurazione contro l'annullamento, colazione a bordo, selezione del posto, bagaglio da stiva, stanza di hotel...Un vero e proprio slalom tra offerte imperdibili e servizi “da non perdere” dal quale non è facile uscire incolumi, soprattutto per il viaggiatore alle prime esperienze. Come se non bastasse da qualche mese è venuta meno anche una certezza su cui ormai si era consolidata l'abitudine di consumo della quasi totalità dei passeggeri, la gratuità del bagaglio a mano. ATTUALMENTE, INFATTI, RYANAIR E WIZZAIR consentono ai passeggeri di imbarcarsi con una sola borsa piccola, da posizionare sotto il sedile, e non più con il proverbiale trolley,

il cui trasporto comporta un esborso ulteriore. Però, secondo l'Antitrust, il bagaglio a mano costituisce un elemento essenziale del servizio di trasporto aereo e non può essere soggetto ad alcun costo aggiuntivo. Infatti, anche sulla base della normativa europea, i supplementi prevedibili ed inevitabili devono essere ricompresi nel prezzo del servizio base presentato sin dal primo contatto e, quindi, non possono essere separati da questo con la richiesta di somme ulteriori. Invece, con questo trucchetto, i due vettori in questione hanno aumentato il prezzo del biglietto in modo non trasparente, scorporando dalla tariffa un servizio essenziale, prevedibile e inevitabile per ogni passeggero. A Ryanair e WizzAir sono state irrogate sanzioni pecuniarie rispettivamente pari a 3 milioni e 1 milione di euro ed entro la fine di questo mese dovranno comunicare all’Autorità le misure adottate in ottemperanza a quanto deciso. Nel frattempo sarà meglio viaggiare leggeri.■

A CURA DI CARLO BATTISTELLA DI ADICONSUM VERONA


STORIE DI STORIA 70

LIBERAMENTE ROMANZATE

LA LEGGENDA DELLA MADONNA DELLA CORONA Il santuario della Madonna della Corona trae la sua fama da un evento inspiegabile: il trasferimento miracoloso di una statua della Pietà dall’isola di Rodi alle pendici orientali del Monte Baldo.

Q

UESTA LEGGENDA PRESE piede con molta probabilità nella prima metà del XVII secolo per opera di un frate cappuccino, fra Patrizio da Venezia, e ancora oggi è assai radicata nella fede e nella tradizione locale. Tra le rocce scoscese del Monte Baldo, secondo la leggenda appunto, furono visti nella notte dei fuochi prodigiosi dagli abitanti delle alture oltre il fiume Adige. Accorsi nelle vicinanze di questi eventi soprannaturali, alcuni coraggiosi si fecero calare con corde nel punto esatto in cui erano apparsi i bagliori. Con meraviglia rinvennero su uno sperone di roccia una statua della Madonna che portava inciso sul piedistallo il nome di un cavaliere gerosolimitano. I devoti allora, con fatica, spostarono la statua in un luogo più comodo e iniziarono a renderle omaggio. La Vergine però, nonostante le intense adorazioni ricevute, durante la notte se ne tornò al luogo originario. LA MATTINA SEGUENTE, strabiliati da questo spostamento, la gente del luogo continuò ad adorarla intensamente nella

convinzione di non averlo fatto sufficientemente il giorno del ritrovamento. Accorsero molti popolani e le adorazioni si susseguirono incessantemente ma la notte stessa, la Vergine, tornò al suo luogo originario. La gente capì allora che la Madonna voleva rimanere nel luogo preciso in cui era apparsa e i fedeli lì vi costruirono una cappella per il culto. L’afflusso dei credenti accrebbe sempre più ma la discesa alla cappella era assai pericolosa e fu così deciso di creare un sentiero attraverso il monte. Ad un tratto però si presentò un ostacolo insormontabile: un abisso profondo al termine del quale, in quel tempo, scorreva un torrente tumultuoso. Avvenne allora un nuovo prodigio che salvò la situazione: durante la notte un albero di grandi dimensioni crebbe sul precipizio e con i suoi rami piegati ad arco rese possibile la costruzione di un ponte che scavalcava il baratro. La via per il Santuario, in questo modo, fu così tracciata per sempre...■

A CURA DI

MARCO ZANONI


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72

IL CALENDARIO DEL MESE gli eventi di Aprile 2019, secondo noi

01 04

UN COMICO FATTO DI SANGUE Alessandro Benvenuti Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30

PREGHIERE DEL MARE Luogo: Modus Verona Ora: 21.00

Vinitaly

07 10

02

FUORI MOSTRA Luogo: Museo di Castelvecchio Ora: tutto il giorno

03

05

MANUALE DI VOLO PER UOMO Luogo: Teatro Camploy Ora: 20.45

06

SECONDO MERCATONE NOSTALGICO VINTAGE DI LIBRI USATI Luogo: Libre Verona Ora: 10.00

08

MOSTRA ARTETERAPIA Luogo: Villa Buri Ora: 10.00

09

68 JUKEBOX Luogo: Teatro Camploy Ora: 20.45

11

EDOARDO BENNATO Luogo: Modus Verona Ora: 21.00

a cura di Paola Spolon

MARÍA PAGÉS COMPAÑÍA Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30

12

LE DONNE NELL’ARTE DAGLI ANNI 60 A OGGI Luogo: Biblioteca civica di Verona Ora: 17.00

GIANNI GALLERI Luogo: Cohen Verona Ora: 21.00

legenda MOSTRE/ARTE

CINEMA

LIBRI

MUSEO

SPORT

INCONTRI


73

14

LE SCARPE PER RACCONTARE, LE MANI PER LEGGERE Michele Marziani Luogo: Modus Verona Ora: 10.45

17

CARMEN.MAQUIA Luogo: Teatro Salieri Ora: 20.45

18

20

DOWNPILOT Luogo: Cohen Verona Ora: 19.00

21

23

ROOM Luogo: Modus Verona Ora: 20.30

24

COLTIVO UNA ROSA BIANCA Caparezza Luogo: Modus Verona Ora: 21.00

25

VERONA TESSILE Luogo: Verona Ora: 09.00

26

JAZZSET ORCHESTRA Luogo: Teatro Camploy Ora: 20.30

27

CAPIBARA Luogo: Colorificio Kroen Ora: 22.00

28

LE STRADE DEL VINO DI VERONA A CAVALLO Luogo: Verona Ora: tutto il giorno

29

Ama senza pieghe della mente.

30

ANAT COHEN TENTET Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30

13 16 19 22

FESTIVAL DELL’HANDMADE Luogo: Arsenale di Verona Ora: 10.00

Prenditi cura delle tue insicurezze, anche se gli altri dicono che non e il caso.

MAG BROTHERS Luogo: Bar The Brothers Ora: 22.30

Scegli un luogo e vai l a comporre una piccola preghiera laica sulle foglie.

FIERA

DANZA

MUSICA

AMORE

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CARNEVALE

FAMILIE FLÖZ INFINITA Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30

SERATE AL BUIO Luogo: Ristorante Officina dei Sapori Ora: 20.30

Pasqua

TEATRO


in cucina con Nicole

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Qualche idea sana, golosa (e indolore) per le vostre giornate senzalattesenzauova.ifood.it a cura di NICOLE SCEVAROLI

ASPARAGI E MIMOSA D'UOVO Vi propongo il classico “uova e asparagi” in versione moderna. Ingredienti (per 2 persone) • 400g asparagi • 4 uova • olio, sale, pepe nero Cuocete gli asparagi al vapore. Bollite le uova in acqua CONSIGLI ANTISPRECO Invece di buttare la parte finale del gambo degli asparagi pelatelo con il pela patate. Potete abbinare la mimosa d'uovo con qualsiasi verdura abbiate in frigorifero: coste, porri, zucchine o foglie di broccolo primaverile, per esempio. Nel tiramisù, usate qualsiasi biscotto abbiate in dispensa. Va bene anche la torta avanzata o il pane in cassetta.

per 10 minuti, sbucciatele e schiacciatele con una forchetta ottenendo un aspetto simile ai fiori di mimosa. Servite le uova sopra agli asparagi condendo tutto con olio, sale, pepe.

TIRAMISÙ ALLA RICOTTA Sostituite il mascarpone con la ricotta, non ve ne pentirete Ingredienti (per 4 persone) • 2 uova • 250g ricotta • 2 cucchiai di zucchero • caffè per 3 persone • un goccio di liquore • 40 biscotti pavesini • cacao amaro in polvere Montate gli albumi con un cucchiaio di zucchero. Montate i tuorli con l'altro cucchiaio di zucchero, aggiungete la ricotta. Mescolate i due composti lentamente. Insaporite il caffè con il liquore. Inzuppate i biscotti nel caffè, iniziate a disporli nei bicchierini dove li alternerete a strati di crema. Ultimate i tiramisù con una spolverata di caffè.


BELLEZZA AL NATURALE

75

SÌ, QUESTA RUBRICA NON CONTIENE PARABENI

Ingredienti: ■ 120 ml di acqua di rose ■ 120 ml di acqua di Neroli ■ 5 gocce di olio essenziale all’incenso

TONICO ALLA ROSA PROFUMATO ALL’ARANCIA Per una pelle davvero perfetta non si può prescindere dall’uso di un tonico, che aiuta a rimuovere le impurità, stimolare la rigenerazione cellulare e riequilibrare le varie componenti del derma. Dopo la detersione e prima dell’applicazione, dunque, il passaggio fondamentale è quello del

tonico, da utilizzare senza risciacquo in poche gocce su un dischetto di cotone (meglio se riutilizzabile). Meglio ancora se il tonico è fai da te e sa di primavera, come quello all’acqua di rose e neroli, ovvero di fiori d’arancio.

PROCEDIMENTO Mescolare tutti gli ingredienti e riporre in un contenitore di vetro. Conservare in frigorifero per un massimo di due settimane: il freddo, oltre che agevolare il corretto mantenimento di tutte le proprietà degli ingredienti naturali, avrà un effetto tonificante sulla pelle del viso.

BENEFICI L’acqua di rose è leggermente astringente, cicatrizzante e antisettica, mentre quella di neroli stimola il ricambio cellulare. L’olio essenziale all’incenso ha proprietà calmanti e contrasta i radicali liberi.

A CURA DI

CLAUDIA BUCCOLA


76

Prezzi validi salvo errori ed omissioni fino ad esaurimento scorte. Tutte le foto hanno valore puramente illustrativo. OFFERTE ESCLUSE DA ALTRE PROMOZIONI IN CORSO

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1,10

0,75

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77

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A CURA DI

ANDREA NALE

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L'OROSCOPO ALLA NOSTRA MANIERA

21 MARZO - 20 APRILE

ARIETE

Quando avete sofferto, il tempo sembrava un insieme di ostacoli pronti a farsi avanti uno dopo l’altro con lo scorrere delle ore. Quando siete stati felici il tempo è sembrato un susseguirsi di ghiotte occasioni di felicità e gioia, una dopo l’altra. Cosa vi ha salvato? Cosa vi ha fatto passare da una condizione all’altra? Il tempo stesso, probabilmente. Abituatevi a capire quali siano i vostri nemici e quali possano, invece, essere i vostri alleati.

23 LUGLIO - 23 AGOSTO

LEONE

Siamo abituati a vivere in microscopiche comunità, che si allargano attorno a noi come cerchi concentrici: da noi stessi, alla famiglia, al gruppo di amici, agli abitanti della nostra città e così via… quanto tempo è che non fate entrare qualcuno nei primi tre cerchi? Battezzate questi mesi come i mesi della “breccia”, in cui bucare la bolla di sospensione più prossima e iniziare a spargervi per il resto del mondo.

23 NOVEMBRE - 21 DICEMBRE

SAGITTARIO

Nel vostro pullulare di stimoli e nei luccichii di ogni genere che attirano la vostra attenzione fin nel profondo, siete sempre oppressi da un grosso male: l’ossessione per la coerenza. Ossessione che vi porta a criticare ogni vostra scelta e forse è giusto così, vi tiene critici questo pensiero. Però la vostra meraviglia è proprio non essere coerenti: non siete un estuario, siete una foce a delta dell’esistenza, piena di vita, guizzi e animali dove l’acqua rallenta e irrora la terra.

21 APRILE - 20 MAGGIO

TORO

21 MAGGIO - 21 GIUGNO

22 GIUGNO - 22 LUGLIO

Da sempre per vivere bene avete bisogno di felici obiettivi a lungo termine. Vivete sereni soltanto se all’orizzonte avete un concreto elemento di gioia che sapete bene o male - vi farà felici. Quanto può durare questo escamotage? Sono i mesi in cui si avvicinano le vacanze estive, vero? Tagliate i fili che vi proiettano al futuro, guardate cosa avete davanti nel qui ed ora.

L’eco è un ottimo strumento di orientamento, quando in una grotta o in alta montagna non si vede nulla, gridare può fornire segnali fondamentali per capire dove siete. Sento che sono mesi privi di riferimenti, ma la soluzione è dietro l’angolo ed è molto semplice: la conoscenza di sé passa dalla risonanza che abbiamo nelle persone vicine. Quando la stabilità si ritrae, recuperatela aprendovi con qualche amico fidato.

GEMELLI

Negli ultimi anni avete immagazzinato una grandissima quantità di energia, che vi ha reso degli inconsapevoli eroi della vostra vita. Prevedo che nei prossimi mesi affronterete una serie di spiacevoli situazioni senza neanche accorgervene, e vi guarderete indietro una volta terminate, dicendo: «Ma come ho fatto?»

CANCRO

24 AGOSTO - 22 SETTEMBRE

23 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE

23 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE

Un famoso scrittore ha detto che alla fine, dopo tutta la conoscenza acquisita e le esperienze che la vita ci ha dato, i veri valori che portiamo nel cuore e siamo disposti a difendere sono le tre-quattro cose originarie che ci ha trasmesso nostra madre da bambino. Nell’ottica di diventare una guida per altre persone, quali sono i valori che sareste disposti a difendere a qualunque costo?

Quanta fatica mettete nel cercare di negare e nel nascondere i vari problemi che nella vostra vita si fanno avanti in ogni istante? Credo che per tornare a navigare in acque felici dovreste imparare ad ammettere che non si può esser sempre felici e immortali, che le crepe e sofferenze ci sono e non per questo sono in grado di farvi davvero del male. Fatelo, vi troverete in un mondo di persone che condividono le vostre paure e difficoltà e non sarete più soli.

Rimboccarsi le maniche e salvare il mondo. Semplice no? Questo dice il vostro destino. Non potendo risolvere in un attimo il problema dell’ambiente o della fame nel mondo, sarebbe il caso iniziaste dalle basi. Allenatevi a microscopiche azioni di smisurata bontà e col tempo vi sembreranno normalissime. Avete già la stoffa per essere un supereroe del quotidiano, dovete solo allenarvi.

VERGINE

BILANCIA

22 DICEMBRE - 20 GENNAIO

CAPRICORNO In molte culture ad ogni anima era associato un animale guida. Un simbolo capace di identificare l’indole delle persone e mostrare loro come agire. Fate attenzione perché anche se non l’avete mai nominato e pensate che il vostro animale guida non esista, questi sta apparendo dandovi segnali sempre più frequentemente. Provate ad ascoltare, provate a rifletterci… uscite dalla rocca di essere umani e fate come i bambini: fantasticate su quale animale, nel profondo, vi sentite di essere…

21 GENNAIO - 19 FEBBRAIO

ACQUARIO

È finita la noia dell’inverno e il mondo si apre a stimoli, odori, sapori e sorrisi; ma anche a fatica e giornate di sudore. Dovete attrezzarvi per saper cogliere tutta questa vita che sta, ancora, di nuovo, arrivando a voi… come? Partendo dalle basi, dalle giuste domande: quali sono le cose che ancora sanno sorprendervi? Siete ancora capaci di stupirvi?

SCORPIONE

20 FEBBRAIO - 20 MARZO

PESCI

Il futuro? Fissate ciò che da esso vorreste e combattere perché i vostri desideri su di esso si avverino. Un aiuto? Siete stati eternamente felici ogni volta che l’amore è stato pura scoperta dell’universo, del linguaggio e dei simboli dell’altra persona, uomo o donna che fosse, uomo o donna che foste. Poi avete iniziato ad entrare nell’ottica di quel che l’amore vi fa mancare, vi limita, e avete iniziato a soffrire...


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