GENNAIO/FEBBRAIO 2025
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Eccoci, è tempo per la nona edizione di Levante
Prof, a Bari dal 9 al 12 marzo alla Nuova Fiera del Levante: alle centinaia di espositori e aziende che hanno aderito alla manifestazione, stanno per aggiungersi i tantissimi visitatori attesi, che possono anche, volendo, scaricare il biglietto per accedere a Levante Prof dalle nostre pagine elettroniche.
P&P si apre con la presentazione di Levante Prof, le attese, gli espositori, i programmi e gli eventi: una guida a una visita a Bari con l’obiettivo di scoprire tutte le novità e il meglio a disposizione dei settori di riferimento di Levante Prof, come panificazione, pasticceria, bar e ho.re.ca. per citarne solo alcuni.
Parlando di Levante Prof, non possiamo non ricordare che tra i Maestri presenti ci sarà anche il ‘nostro’ Nico Carlucci, che prosegue in questo numero a proporre le sue ricette sempre pensate con un occhio attento alle nuove tendenze del mercato.
Per fiera che si apre, fiera che si è chiusa, e che fiera: Sigep è l’appuntamento globale che ogni anno porta a Rimini il mondo del dolce e del gelato e anche quest’anno tantissimi sono stati gli appuntamenti, le novità e i concorsi dei quali vi diamo conto nelle pagine di P&P.
Inizia il 2025 e si fanno i conti del 2024: grazie alle indagini di Ismea e Istat andiamo a vedere come se la sono cavata due settori di grande importanza per l’export tricolore, la pasta e il vino, tenendo presente che i rischi derivanti dalle possibili mutate condizioni commerciali internazionali possono avere un forte impatto su entrambi i settori.
Ecco, questi sono i piatti forti del menù di questo numero di P&P, ma come al solito sono tantissime le cose che lasciamo da scoprire alla vostra curiosità, la stessa che speriamo porterete a Bari durante la vostra visita a Levante Prof, dove anche P&P sarà come sempre presente..
Buona lettura a tutti!
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Ci siamo, Levante Prof è alle porte: godiamocelo dal 9 al 15 marzo alla Nuova Fiera del Levante a Bari.
Decine di nuove aziende e marchi, più spazi espositivi, eventi, concorsi, dibattiti: tutto quello che serve per dare vita a una edizione indimenticabile di quella che si sta affermando a tutti gli effetti come la maggiore manifestazione del settore nell’Italia centromeridionale.
Ci abbiamo messo, come ormai da decenni, tutto l’’impegno possibile per far crescere Levante Prof, innovare la sua offerta e continuare a meritare l’interesse, e la visita di voi che siete la linfa di Levante Prof (e di P&P): le decine dddi migliaia di imprenditori, artigiani, operatori ddi settore, addetti che guardano a Levante Prof come a una opportunità per rimanere in contatto non solo con i propri fornitori, ma con colleghi, esperti, maestri, sindacati incontrandoli sull’ampio palcoscenico che Levante Prof offre ai settori ai quali si rivolge, dalla panifica-
zione all’ho.re.ca., dalla pasticceria ai bar e pubblici esercizi, con tutte le filiere coinvolte in alcuni dei settori pii importanti dell’economia dell’Italia centro meridionale.
Sono tante le ragioni per visitare Levante Prof e godere ddi tutto quello ceche la manifestazione offre a visitatori attenti e prontai a scoprire le ultime novità e tendenze, tutte presenti nei corridoi della manifestazione barese, che accoglieranno i visitatori, lo ricordiamo una ultima volta, dal 9 al 12 marzo.
È la nona edizione che ci aspetta, chi lo avrebbe mai pensato quando abbiamo cominciato, ormai oltre 15 anni fa, a pensare che l’Italia centro meridionale meritava una propria vetrina fieristica: l’augurio con cui concludo questo mio benvenuto a Levante Prof è rimasto il medesimo, fin dalla prima edizione. Dunque …
Buona Fiera a Tutti!
Dal 9 al 12 marzo 2025, la Fiera del Levante di Bari si trasformerà nel cuore pulsante dell'agroalimentare e dell'ospitalità, ospitando la nona edizione di Levante Prof, il salone B2B di riferimento per il settore food&beverage nel Sud Italia. Un evento che si preannuncia ricco di novità e conferme, con un numero di espositori in crescita.
Levante Prof 2025 (Bari, 9 - 12 Marzo) si conferma un appuntamento imperdibile per i professionisti del settore Ho.Re.Ca., un'occasione unica per scoprire le ultime tendenze del mercato, incontrare nuovi partner commerciali e ampliare la propria rete di contatti. La fiera, organizzata da Dmp Srl, può contare su un'esperienza ultradecennale nell'organizzazione di saloni fieristici specializzati nel food&beverage, e si pone l'obiettivo di consolidare il proprio ruolo di leader nell'Ho.Re.Ca. con un'offerta completa che include tutti i settori di riferimento.
Il Presidente di Levante Prof, Ezio Amendola (editore di P&P), vede concretizzarsi la crescita che i settori di riferimento della fiera creano e meritano e sottolinea la speranza “di superare i numeri dell’ultima edizione, quando la crescita esponenziale di Levante Prof ha dato enorme soddisfazione a me e al mio team, è vero, ma soprattutto alle
aziende che hanno investito sulla manifestazione”, sottolinea Amendola, “e puntiamo a confermare di essere, dopo Milano e Rimini, la terza manifestazione italiana specializzata nell’accoglienza e nella ristorazione. Levante Prof si conferma un hub internazionale che mette in contatto i professionisti, presenta best practice e approfondimenti su tematiche specifiche e, soprattutto, offre opportunità per gli operatori specializzati di far crescere il proprio business”.
L'edizione 2025 vedrà la partecipazione di oltre 400 espositori, un numero in crescita rispetto alle edizioni precedenti, a testimonianza del successo della manifestazione e dell'interesse che suscita nel settore. Un'ampia area espositiva sarà dedicata alle eccellenze del territorio, con un focus particolare sui prodotti tipici del Sud Italia e sulle filiere corte. Non mancheranno, tuttavia, le ultime novità in fatto di attrezzature e servizi per la ristorazio-
ne, con un'attenzione particolare all'innovazione tecnologica e alla sostenibilità.
Il programma di eventi collaterali sarà come sempre ricco e variegato, con un centinaio di appuntamenti tra convegni, workshop, seminari, show cooking e degustazioni. Un'occasione unica per i professionisti del settore per aggiornarsi sulle ultime tendenze, acquisire nuove competenze e scoprire i segreti dei grandi chef. Tra gli eventi più attesi, la finale del concorso Divina Colomba, che decreterà la migliore colomba artigianale d'Italia, e un'area dedicata all'innovazione, dove startup e aziende innovative presenteranno le loro soluzioni per il futuro dell'agroalimentare e dell'ospitalità.
Levante Prof 2025 si conferma, dunque, un evento di richiamo internazionale, con un numero di visitatori specializzati in costante crescita, provenienti da tutta Italia e dall'estero. Un'occasione unica per scoprire le eccellenze del territorio, le ultime novità del settore e le tendenze del futuro.
L'ottava edizione di Levante Prof ha fatto registrare oltre 25.000 visitatori specializzati, con un incremento del 30% rispetto all'edizione precedente. Un successo che conferma la leadership della fiera nel Sud Italia e l'interesse che suscita nel settore a livello nazionale e internazionale. La presenza di visitatori stranieri, provenienti principalmente dai Balcani, dall'Albania, dal Montenegro, dalla Croazia e dalla Bulgaria, testimonia l'internazionalità della manifestazione e il suo ruolo di hub per il business nel Mediterraneo. La nona edizione punta a superare questi numeri, con un ulteriore incremento del numero di espositori e visitatori attesi.
Levante Prof si rivolge a un pubblico ampio e diversificato, che comprende ristoratori, chef, operatori del settore Ho.Re.Ca., produttori e distributori di prodotti alimentari e bevande, fornitori di attrezzature e servizi per la ristorazione, esperti di marketing e comunicazione per il settore agroalimentare e operatori del turismo enogastronomico. Un'occasione unica per tutti i professionisti
del settore per incontrarsi, confrontarsi, scoprire le ultime novità e cogliere nuove opportunità di business.
La fiera rappresenta un momento di incontro e di scambio fondamentale per il settore, un'occasione per fare il punto sullo stato dell'arte, per scoprire le nuove tendenze e per costruire relazioni commerciali durature.
La Fiera del Levante di Bari, con i suoi ampi spazi espositivi e la sua posizione strategica nel cuore del Mediterraneo, rappresenta la cornice ideale per un evento di tale portata. La struttura offre ai visitatori un'esperienza di visita confortevole e funzionale, con un'ampia gamma di servizi e un'ottima accessibilità. I padiglioni espositivi, moderni e ben attrezzati, permettono di ospitare un numero elevato di espositori e di allestire stand di diverse dimensioni. La Fiera del Levante è facilmente raggiungibile sia in auto che con i mezzi pubblici, ed è dotata di un ampio parcheggio. Bari, città dinamica e in continua evoluzione, rappresenta il luogo ideale per ospitare un evento dedicato all'agroalimentare e all'ospitalità. La città, con la sua ricca storia e la sua vivace scena gastronomica, offre ai visitatori un'esperienza unica e indimenticabile. Bari è una città accogliente e ricca di fascino, con un centro storico di grande bellezza e una vivace vita notturna. La città è facilmente raggiungibile da tutta Italia e dall'estero, grazie al suo aeroporto internazionale e al suo porto, uno dei più importanti del Mediterraneo.
Levante Prof 2025 si preannuncia un'edizione da record, con un numero di espositori e visitatori in crescita e un programma di eventi collaterali ancora più ricco e coinvolgente. Un appuntamento imperdibile per tutti i professionisti del settore agroalimentare e dell'ospitalità che desiderano scoprire le ultime tendenze del mercato, ampliare la propria rete di contatti e cogliere nuove opportunità di business. La fiera rappresenta un'occasione unica per scoprire le eccellenze del territorio, le ultime novità del settore e le tendenze del futuro. Un momento di incontro e di scambio fondamentale per il settore, un'occasione per fare il punto sullo stato dell'arte, per scoprire le nuove tendenze e per costruire relazioni commerciali durature. Gli organizzatori di Levante Prof 2025 hanno lavorato per preparare un'edizione indimenticabile, che saprà sorprendere e soddisfare le aspettative di tutti i partecipanti. Un evento che si preannuncia come un grande successo, e che contribuirà a rafforzare il ruolo di Bari come capitale dell'agroalimentare e dell'ospitalità nel Sud Italia.
Tra gli eventi collaterali più attesi di Levante Prof 2025, spiccano due importanti concorsi: Divina Colomba e Trofeo PuntoIt. Il primo, giunto alla sua terza edizione, è il concorso che premia la migliore colomba artigianale d'Italia, nelle categorie "tradizionale" e "creativa". Un'occasione unica per scoprire i migliori maestri pasticceri italiani e per assaggiare le loro creazioni. Entrambi i concorsi rappresentano un'occasione importante per valorizzare le eccellenze del territorio e per promuovere la cultura enogastronomica italiana. Un'occasione per scoprire i talenti del settore e per assaggiare le creazioni dei migliori maestri.
La 10ª edizione dell'appuntamento di Italian Exhibition Group con oltre 600 espositori, 1.217 marchi e 130 buyer da 47 Paesi: novità a perdita d'occhio, dalle sculture in ghiaccio in 3D per i cocktail alle bevande all'acqua di cactus. Svelata in anteprima la novità 2026: Mixology Attraction, che si affiancherà a Beer&Food Attraction
Levante Prof grazie alla sua crescita ee al progressivo radicamento in territorio già vocato all’estero, oltre al ruolo a livello nazionale ha saputo ampliare le proprie prospettive internazionali, come sottolinea Gaetano Frulli, presidente della Nuova Fiera del Levante. “Come dimostrato”, commenta Frulli, “in tutti questi anni supportati da numeri di espositori e visitatori molto rilevanti, Levante Prof è una fiera di settore molto importante, capace di attirare l’attenzione sia dei professionisti che del pubblico in generale. Questo perché non si limita soltanto a proporre un’area espositiva corredata da numerose attività ed aziende, ma propone anche un ampio ventaglio di appuntamenti dedicati all’informazione e alla formazione di un settore trainante e strategico per la nostra economia”.
Levante Prof – che anche nel 2025 ha ottenuto ufficialmente la qualifica “internazionale” da parte della Regione Puglia – ospita quest’anno circa un centinaio
di eventi, tra cui cooking show, masterclass, corsi di aggiornamento e convegni, con autorevoli relatori ed esperti e opportunità di formazione e laboratori esperienziali che esplorano nuove soluzioni e strumenti strategici per affrontare le sfide future di mercato. Tra gli eventi in programma ritorna il “Premio Trofeo PuntoIT”, la tappa nazionale di “Coppa Italia di Gelateria”, organizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana Gelatieri e la rivista di settore puntoIT, che premia il miglior gelato artigianale con iil tema “Creme Tradizionali alla base dei prodotti Tipici Pugliesi”. “Essere presenti anche quest’anno a Levante Prof”, afferma Claudio Pica, vicepresidente vicario Fiepet Confesercenti Nazionale, “è un’occasione significativa per valorizzare e promuovere il gelato artigianale italiano”.
Durante l’evento, sarà anche presentata la 37a edizione di “Gelato a Primavera” e altre iniziative come il “Gelato Day” e l’attesissimo “Gelato Halleluja”, che si svolgerà a Roma il 23 e 24 marzo 2025.
In programma anche la sesta edizione del concorso Divina Colomba, che premia l’eccellenza dei grandi lievitati artigianali in Italia. Organizzata da Goloasi per valorizzare la produzione artigianale della colomba pasquale, la gara premierà la “Miglior Colomba Artigianale Tradizionale”, la “Miglior Colomba Artigianale al Cioccolato” e la “Miglior Colomba Artigianale Salata”.
Il nuovo regolamento per la prevenzione degli atti illegali prevede un Codice di condotta che dovrebbe essere affisso in quasi la totalità dei locali frequentati dal pubblico per svago, ma queste nuove linee guida hanno immediatamente sollevato le proteste delle associazioni di categoria.
Non portare armi, droga o spray al peperoncino nei locali, a evitare comportamenti molesti e a non abbandonare bottiglie di vetro. Questa la descrizione dell'avventore modello immaginato dal Codice di Condotta previsto dalle "Linee guida per la prevenzione degli atti illegali e di situazioni di pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica", contenute in un decreto del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, recentemente pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Il Codice dovrebbe essere affisso dentro bar, discoteche, alberghi, stabilimenti balneari, sale giochi e locali di intrattenimento con l'obiettivo di alzare il livello di prevenzione dell'illegalità e delle situazioni di pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica all'interno e nelle immediate vicinanze dei locali.
Le nuove linee guida hanno subito sollevato le proteste delle Associazioni di categoria, come Fipe Confcommercio: "Siamo sconcertati non solo dal contenuto del decreto, ma anche dalle modalità con cui questo è stato
concepito: quale prima associazione di rappresentanza del settore dei pubblici esercizi". Per arginare il malcontento di bar e locali, sono subito arrivate le rassicurazioni del Viminale: "Le linee guida forniscono indirizzi per la stipula di accordi in sede territoriale cui è possibile aderire su base volontaria, senza alcun obbligo e senza quindi nuovi costi per gli operatori".
"Bene le precisazioni sul decreto Piantedosi", ha subito commentato Aldo Mario Cursano, vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio, che ha aggiunto "il tema della sicurezza è centrale per i nostri esercizi e per i nostri clienti”.
Cursano ha poi auspicato la convocazione di un tavolo di lavoro per definire modalità e ambiti di applicazione delle linee guida sul territorio, evitando che responsabilità estranee alle attività di pubblico esercizio ricadano sulle imprese.
"Anche noi del Silb auspichiamo ulteriori incontri all'insegna del confronto costruttivo", ha dichiarato Maurizio Pasca, presidente del Sindacato Italiano Locali da Ballo. "Le linee guida, che possono essere prese in considerazione e adottate o meno, in piena libertà sul territorio sulla base delle scelte che faranno gli operatori, prendono avvio da un protocollo firmato al Viminale nel 2019 dalla nostra Silb, insieme ad Asso Intrattenimento e Fiepet Confesercenti. Ricordo inoltre che queste linee guida sono state approvate anche dalla conferenza unificata dunque anche con Regioni ed Enti locali", ha concluso Pasca.
La 10ª edizione dell'appuntamento di Italian Exhibition Group con oltre 600 espositori, 1.217 marchi e 130 buyer da 47 Paesi: novità a perdita d'occhio, dalle sculture in ghiaccio in 3D per i cocktail alle bevande all'acqua di cactus. Svelata in anteprima la novità 2026: Mixology Attraction, che si affiancherà a Beer&Food Attraction
Inaugurata alla Fiera di Rimini dal ministro Alessandra Locatelli, la 10a edizione di Beer&Food Attraction, manifestazione B2B organizzata da Italian Exhibition Group per tutto il settore dell'industria Bar&Beverage fino a martedì 18 febbraio ha riunito nei padiglioni del quartiere fieristico riminese le proposte beverage di alta qualità, le eccellenze birrarie italiane e internazionali, i soft drink e la mixology assieme alle proposte food, dal casual dining all'aperitivo, offrendo una gamma completa di prodotti e servizi per il canale foodservice. Beer&Food Attraction quest'anno presenta i più esclusivi cocktail bar italiani (e un noto locale di Barcellona), trasferitisi in Fiera per raccontare il futuro del mondo mixology: imperdibile il campionario di sculture di ghiaccio utilizzate per il mondo bar e realizzate con la tecnologia 4D. Cresce l'offerta "low alcol": dalla birra al gin, passando per lo spritz, non resta che andare alla scoperta delle novità. E poi le birre ipocaloriche e le
bevande a base di acqua di cactus, che sfruttano le proprietà nutrienti e antiossidanti della pianta grassa. Fra le birre, non c'è che l'imbarazzo della scelta: da quella al peperoncino Habanero a quella col mosto d’uva ... La manifestazione è arricchita da diverse arene, veri e propri palcoscenici dedicati a talk, competizioni e contenuti di alto livello.
Maurizio Ermeti, Presidente Italian Exhibition Group, ha detto che Beer&Food Attraction 2025 “arriva dopo il grande successo di poche settimane fa di Sigep, a conferma della crescente importanza che assume il settore del food & beverage nella strategia di Italian Exhibition Group. E sempre a Rimini, città che con la sua tradizione di ospitalità e i suoi tantissimi pubblici esercizi, bar, pub e ristoranti è la destinazione ideale per ospitare gli eventi legati al mondo dell’ho.re.ca. Un settore che, a Beer&Food Attraction da qualche anno trova una importante area per i cocktail bar che è quella della Mixology, in continua crescita. In proposito, mi fa piacere anticiparvi che dal prossimo anno a questo comparto sarà dedicato Mixology Attraction, una vera e propria fiera, con un brand autonomo, che si affiancherà con pari dignità a Beer&Food Attraction”.
Presentato a Siena il programma degli eventi per i 25 anni della Fondazione Qualivita
Qualivita celebra 25 anni a supporto delle Indicazioni Geografiche e dei Consorzi di Tutela italiani. Tra le attività un festival culturale, una pubblicazione con Treccani, un Premio nazionale.
Le celebrazioni del 25° anniversario prenderanno il via a Siena con il Qualivita Festival, intitolato Il gusto della cultura e la cultura del gusto. Il festival proporrà, da febbraio a maggio 2025, una serie di incontri aperti al pubblico con importanti figure della cultura e della scienza. L’evento inaugurale, il 7 febbraio, vedrà protagonista il filosofo Umberto Galimberti, seguito da personalità come l’economista Stefano Bartolini, il giornalista
Patrizio Roversi, lo storico Duccio Balestracci, lo chef Massimo Bottura, il ministro Francesco Lollobrigida, il manager Luigi Lovaglio e il direttore di Treccani Massimo Bray. Il ciclo si concluderà il 13 maggio con lo psicoanalista Massimo Recalcati.
Tra le altre iniziative del 2025 anche l’edizione speciale Atlante Qualivita 25° anniversario in collaborazione con Treccani e l’istituzione del Premio nazionale Qualivita, un riconoscimento dedicato a personalità che hanno
contribuito in modo significativo alla crescita della “Dop economy” attraverso collaborazioni con i Consorzi di Tutela Dop e Igp italiani.
A chiusura delle celebrazioni, Siena ospiterà nel dicembre 2025 il VII Forum europeo sulla qualità alimentare. L’evento vedrà la partecipazione del Commissario europeo all’agricoltura Christophe Hansen e di rappresentanti delle principali istituzioni europee e nazionali. Sarà un’occasione cruciale per discutere il futuro delle Indicazioni Geografiche alla luce della riforma delle IG e delle nuove sfide globali del settore agroalimentare.
A partire dal 2000 Qualivita ha intrapreso un percorso ricco di progetti e iniziative per sostenere la crescita delle Indicazioni Geografiche (IG) e i Consorzi di Tutela. Guardando al futuro, la Fondazione intende proseguire il proprio percorso con il progetto Qualivita 2030. Sostenuto da soci fondatori di prestigio – Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Origin Italia, Csqa e Rina Agrifood – l'iniziativa punta a potenziare la divulgazione scientifica e a promuovere sinergie tra comunità accademiche, filiere produttive, Consorzi di Tutela e istituzioni internazionali come la FAO. L'obiettivo è affrontare in modo strutturato le grandi sfide contemporanee del settore agroalimentare, contribuendo al suo sviluppo sostenibile.
Fonte: Fondazione Qualivita
“Interazione” è stata la parola chiave del TEDx Battipaglia, svoltosi il 23 e 24 novembre presso il Majestic Business Center. Tra i relatori della manifestazione, Antonia Trucillo, alias “theitaliancoffeegirl”, ha portato il caffè al centro del suo talk, enunciato dall’inconfondibile bollino rosso di TEDx.
In Italia, che a giusto titolo si considera un Paese protagonista nella storia del caffè, anche se la materia prima nasce a ben altre latitudini, il caffè diventa così per la prima volta l’argomento di un TEDx talk. È un nuovo tassello nell’impegno che da ormai dieci anni
Antonia Trucillo porta avanti nel caffè, da esponente della terza generazione di una famiglia che da quasi 75 anni lega indissolubilmente il suo nome all’arte della tostatura e della creazione di pregiate miscele che hanno conquistato i migliori locali di oltre 40 Paesi, a partire dal suo territorio, alle porte della celebre Costiera Amalfitana.
Antonia Trucillo è considerata tra i massimi esperti di caffè in
Italia e tra i giovani in grado di trasformare il futuro del settore. Nel 2019, a soli 26 anni, dopo un lungo e complesso percorso formativo è stata tra i più giovani a ottenere il titolo di Q Grader, che rappresenta la massima specializzazione nel settore. In azienda ricopre il ruolo di Coffee Sourcing Manager, Marketing Manager e dirige l’Accademia del Caffè, la prima scuola del centro-sud Italia dedicata all’alta formazione sul caffè e voluta da sua madre, Fausta Colosimo, per divulgare la cultura autentica e profonda del caffè, che prima di essere una bevanda è una pianta, che richiede anni prima di diventare produttiva e che deve percorre-
re decine di migliaia di kilometri prima di raggiungere le nostre case e i bar e ristoranti che frequentiamo.
“Fin dai miei primi passi in azienda”, commenta Antonia Trucillo a margine del TEDx Battipaglia, “l’interazione diretta, senza intermediari, con le comunità produttrici è stata fondamentale nel mio percorso e nel mio personale apporto all’attività di famiglia fondata da mio nonno Cesare, che io chiamavo “nonno Moka”, perché tutta la sua persona emanava l’aroma del caffè. Il mio primo viaggio è stato in Honduras nel 2015. Avevo solo 21 anni. Arrivai in piantagione dopo 34 ore di viaggio, 15mila chilometri, attraversando una foresta a 2000 metri di altitudine. Quando vi arrivai, stremata, vidi per la prima volta una pianta di caffè, in piantagione. Fu come connettere la mia storia, le nostre radici, con quelle più profonde del caffè. Quell’incontro con i coltivatori, con le loro storie di vita e resilienza, ha cambiato per sempre il mio modo di vedere questa bevanda”.
Da allora, Antonia Trucillo ha compiuto 14 viaggi in 11 Paesi di 3 continenti, Centro e Sud America, Africa, Asia, per un totale di circa 250mila chilometri percorsi e, soprattutto, centinaia di persone incontrate, famiglie, storie ascoltate.
Ed è questo il patrimonio di conoscenza che ha voluto condividere anche con il pubblico del TEDx Battipaglia: “ogni viaggio che ho intrapreso nei paesi produttori, che sia in Colombia, Brasile, o Uganda, è stato un’opportunità per conoscere culture diverse, ma soprattutto per scoprire la bellezza e la dignità delle persone che lavora-
no instancabilmente per coltivare il caffè. In particolare le donne, che hanno un ruolo fondamentale e sono il cuore pulsante della filiera. Nel 2018 nel Dipartimento di Huila in Colombia ho incontrato una giovane grande donna, Lina Maria Rojas, che a soli 20 anni gestiva la piantagione di famiglia Finca Santana El Bolson. Anche lei è la terza generazione di una storia d’impresa familiare. Come tutti i ragazzi che crescono nei villaggi e vedono il lavoro dei loro genitori fatto di sacrificio nei campi, il suo sogno sarebbe stato quello di trasferirsi in città e continuare a studiare, ma il valore della famiglia l’ha trattenuta a Huila per prendersi cura dei suoi 18 ettari di terra, per migliorare le tecniche di coltivazione del caffè e per implementare una visione che guardasse al futuro e al progresso della piantagione. Tanti incontri come questo mi hanno insegnato che dietro ogni chicco di caffè ci sono storie di lotta e speranza, e che il caffè non è solo una bevanda, ma un simbolo di connessione, comunità, interazione. Ed è questo che cerco di divulgare in ogni occasione che mi si presenta, come questa.” Tra numeri di consumo in Italia e nel mondo, accenni di botanica, Paesi e culture di produzione, percorso della materia prima, processi produttivi, credenze e falsi miti, Antonia Trucillo ha voluto fornire al pubblico del TEDx Battipaglia gli elementi per poter attribuire il giusto valore a ogni tazza e sorso di caffè.
Numeri eccezionali per Sigep World 2025: +26% la visitazione estera da 160 paesi, la più alta di sempre. L’eccellenza del foodservice rappresentata da 1300 brand espositori da 33 paesi convenuti a Rimini. Il pieno successo dell’operazione “Guest Country” con l’Arabia Saudita
“La sfida dell’internazionalità è stata vinta”. Così Corrado Peraboni, AD di Italian Exhibition Group commenta l’edizione di Sigep World conclusa il 27 gennaio alla Fiera di Rimini. “La strategia di sviluppare i nostri prodotti leader all’estero e di investire sulle delegazioni di buyers si è dimostrata di successo anche per incrementare la visitazione straniera alle nostre manifestazioni flagship in Italia, come per Sigep World”. Quest’anno è inoltre partita l’operazione test con voli diretti Monaco - Rimini organizzata in collaborazione con Luxwing e l’aeroporto Fellini, voli che hanno avvicinato Sigep ai principali mercati mondiali. “In particolare dalla Germania”, aggiunge Peraboni, “abbiamo avuto il +68% di crescita di visitatori, ma tutti i mercati più strategici per il foodservice che rappresentiamo presentano crescite a doppia cifra”. La manifestazione con un
+14% totale di presenze, di cui +26% straniere (la visitazione più alta di sempre), si è infatti confermata punto di riferimento per l’industria del foodservice, proponendo sfide sempre più all’avanguardia e tecnologiche. Un appuntamento di business unico che con Rimini, un nome per tutti sinonimo di accoglienza, ha definito un binomio vincente.
Un elemento distintivo di questa edizione è stata la presenza dell’Arabia Saudita grazie alla nuova operazione “Guest Country”. Il Paese, che ospiterà Expo 2030, sta emergendo come un mercato strategico nel settore dell’hospitality e della ristorazione. Per questo, e grazie alla sua crescita economica e alla domanda di tecnologie innovative, Sigep World ha offerto alle aziende espositrici un’opportunità unica per costruire partnership con imprenditori chiave del mercato saudita. Una delegazione composta sia da rappresentanti istituzionali del Ministero dell’Ambiente e dell’Agricoltura e della Culinary Arts Commission sia da operatori commerciali rappresentati da importatori, catene di ristoranti e di
luxury hotel, aprendo così nuove prospettive per l’industria globale del foodservice.
Sigep World - The World Expo for Foodservice Excellence, manifestazione di Italian Exhibition Group (IEG) giunta alla 46ª edizione, si è dunque confermata punto di riferimento internazionale nel panorama fieristico per le filiere di Gelato, Pasticceria, Cioccolato, Caffè, Panificazione e Pizza, novità di questa edizione, con 1300 brand espositori, 30 padiglioni dedicati per 138.000 metri quadrati di offerta espositiva.
Oltre alla conferma di leadership assoluta sul mercato del gelato, Sigep World cresce nel 2025 nell’ambito del Caffè, con un +30% di aziende di macchine per espresso e super-automatiche, e aumentano di 50 le aziende del comparto della pizza, in primis tecnologie come impastatrici e forni, farine, topping e basi surgelate. Superati gli ottimi risultati della scorsa edizione, con
visitatori provenienti da 160 Paesi.
Tra i Paesi di riferimento per Sigep, la Germania cresce del 68%, seguita da Spagna al +21% e poi Romania, Francia, Grecia e Polonia, tutti con crescita a doppia cifra. Più in generale nelle Top 10 per incrementi anche gli Stati Uniti al +64%. Il Middle East cresce del 38% con Emirati, Saudi Arabia, Turchia e Iraq Paesi più rappresentati, al +30% anche l'Africa non solo con i paesi del nord del continente (Egitto, Tunisia, Marocco e Algeria), ma anche con Sudafrica, Nigeria e Senegal che figurano tra i più rappresentati. Anche Latin America al +10%, trainata dal Brasile al +48%. Per quanto riguarda l'Asia, da segnalare l'incremento importante dell'India con un +34%. Tra i tanti Paesi da ogni angolo del mondo ricordiamo anche Saint Kitts e Nevis, Mauritius, Isole Faroe e Capo Verde. Un ricco palinsesto di eventi ha caratterizzato i cinque
giorni di manifestazione, con ben quattro competizioni internazionali (Gelato Europe Cup, Gelato Festival World Masters, Bread in the City, World Pizza Champion Games).
Sono stati oltre 5500 i business meeting negli stand degli espositori, con 545 top buyer provenienti da 79 Paesi del mondo e 3300 buyer europei aderenti al Premium Program, grazie alla preziosa collaborazione col Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’Agenzia ICE e la rete dei regional advisor di IEG. Ben 40 gli eventi di carattere internazionale, con oltre 60 speaker provenienti dall’estero. Sigep World 2025, inaugurata dal Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, è stata apprezzata per un forte focus sulle nuove tendenze del foodservice, presentando un’offerta espositiva completa delle principali filiere del settore, con focus su tecnologie, attrezzature e ingredienti.
Grazie a Sigep Vision, l’osservatorio di Ieg sul comparto, la manifestazione è diventata un importante incubatore di tendenze e si è posta come osservatorio globale sui trend, nonché un punto di osservazione privilegiato per operatori, aziende e professionisti. Sono state impor-
tanti, in questo senso, le prestigiose collaborazioni avviate con le maggiori società di ricerca del settore. Circana ha presentato due tendenze ben specifiche che emergono per i ristoranti: il ‘green’, visto che il 44% dei consumatori si è dichiarato maggiormente fedele a locali che investono nella sostenibilità, e l’innovazione, considerando come il 66% dei consumatori in Europa cerca sempre di più ristoranti in grado di offrire esperienze uniche. Positivi i numeri: la spesa nel settore del foodservice, a livello europeo (Italia, Francia, Germania, Spagna e UK), è tornata sopra ai livelli pre-Covid, passando dai 309 miliardi di euro del 2019 agli attuali 336 (+9%).
Tra le principali novità di Sigep World 2025, lo sviluppo del settore caffè e cioccolato con il Sustainability District, nuova area dedicata alla promozione di pratiche virtuose nelle filiere del caffè e del cacao con tre progetti verticali: il Micro Roaster Village, dove i microtorrefattori hanno presentato le loro miscele uniche svelando ai visitatori le ultime tendenze. Ancora per la filiera del caffè, spazio alle Fully Automatic Coffee Machines , ovvero macchine da caffè superautomatiche che rappresentano il futuro del settore, nel segno
della sostenibilità. Infine, per la filiera del cioccolato, il Bean To Bar, per immergersi nel mondo delle tecnologie e toccare con mano tutte le fasi della lavorazione del cioccolato artigianale.
Un’altra proposta che ha riscosso grande successo è stata l’installazione Taste of Tomorrow, il progetto che celebrava l’innovazione nel mondo del gelato, definendo le nuove frontiere della gelateria del futuro. Il gelato del futuro sarà sempre più biologico, sostenibile e funzionale. Classico, ma anche innovativo: nell’area sono stati presentati nuovi gusti ispirati alle erbe di un paesaggio alpino lavorate con microalghe, a conferma che l’innovazione e la sperimentazione sono alla base del lavoro dei maestri gelatieri.
Da non dimenticare il grande risalto ottenuto dalla pizza, il prodotto food più esportato al mondo e simbolo per eccellenza della tradizione italiana, grande protagonista a Sigep World dove è stata valorizzata in ogni suo aspetto. Dalle migliori soluzioni in termini di attrezzature, tecnologie e format innovativi, agli ingredienti – come farine selezionate, conserve di pomodoro, oli, latticini d’eccellenza – passando per le farciture ed arrivando alle tecnologie più innovative. L’interesse mediatico è stato catturato dalle pizze dolci: dalle semplici paste fritte con cioccolato, fino alle recenti creazioni che vedono pizzaioli sperimentare impasti e ingredienti per realizzare veri e propri dessert innovativi.
Riflettori puntati anche sul premio all’innovazione di aziende e startup, intitolato a Lorenzo Cagnoni, dedicato alle start-up e alle soluzioni più innovative presentate dagli espositori con particolare attenzione a categorie come Digital Innovation, Sostenibilità e Packaging. Lorenzo Cagnoni Award rappresenta un importante riconoscimento per le aziende e le start-up che stanno guidando il cambiamento nel settore del foodservice con prodotti e soluzioni tecnologiche creativi e sostenibili.
L’ultima giornata di Sigep ha visto la partecipazione di 3300 studenti provenienti da 60 scuole alberghiere e istituti professionali per un educational tour che ha abbinato la formazione pratica all’interazione con le aziende. L’iniziativa rientra nel progetto Sigep Academy che ingloba Sigep Giovani e Sigep per le scuole. Una fiera che ha registrato una grande visibilità: mediatica e social. I contatti media totali, ad oggi, superano i 488 milioni con 737 giornalisti accreditati, dei quali 57 dall’estero con il top della stampa trade dai paesi focus della manifestazione ma anche con i grandi media internazionali come la tv Télevision francaise 1, o come la primaria tv privata tedesca, Kabel Eins.
Sui social, Sigep ha visto una community da 161mila professionisti, con oltre 2 milioni di visualizzazioni sul rinnovato ecosistema digital Sigep.it disegnato per informare e creare opportunità: di business, come dimostrano le migliaia di contatti professionali creati in App, o di occupazione (un esempio è il successo della funzione “Offerte di lavoro” dedicata all’incontro di domanda e offerta, in particolare per i giovani).
Italian Exhibition Group dà appuntamento per Sigep World 2026 dal 23 al 27 gennaio (con nuove giornate di apertura, dal venerdì al martedì), sempre alla Fiera di Rimini, mentre si prepara per Sigep China, dal 24 al 26 aprile a Shenzhen e per Sigep Asia, in programma a Singapore dal 16 al 18 luglio.
Fonte: MindThePop
Dal drone concimatore alla piattaforma che avvisa delle gelate via smartphone, fino alle fototrappole per gli insetti dannosi, sono alcune delle innovazioni per aiutare gli agricoltori italiani a difendere le campagne dagli effetti del cambiamento climatico.
Le innovazioni ‘tech’ per contrastare il cambiamento climatico sono state presentate dalla Coldiretti a Fieragricola Tech a Verona dove è stata allestita una mostra sulle principali soluzioni create per la protezione delle colture e l’ottimizzazione della gestione aziendale e dei fattori produttivi.
A Verona Coldiretti e Consorzi Agrari d’Italia hanno portato una serie di esempi di come l’innovazione nelle campagne possa essere un aiuto importante alle aziende agricole. Un esempio è l’utilizzo dei droni Agras per la distribuzione aerea mirata di fertilizzanti e fitosanitari, riducendo i consumi e migliorando la produzione grazie alle soluzioni agricole digitali basate sui dati. Ma ci sono anche i Mavic che permettono di ricostruire mappe di frutteti ad alta risoluzione per analizzare la fotosintesi, la traspirazione delle piante e lo stato del terreno, fornendo agli agricoltori dati chiari per una gestione agricola più accurata e identificando automaticamente il numero di alberi. La stazione meteo Meteosense 4.0 è una tecnologia 100% italiana. La stazione acquisisce i dati di pioggia e umidità del suolo ogni 15 minuti e li trasmette automaticamente alla piattaforma informatica aziendale. Ma ci sono anche le fototrappole Trapview capaci di prevedere l’andamento degli attacchi dei parassiti e di simulare diversi scenari di misure di protezione delle piante.
Una vera e propria rivoluzione che avrà un impatto potenzialmente significativo anche dal punto di vista occupazionale. Nei prossimi anni saranno necessarie almeno 5mila nuove posizioni lavorative per accompagnare la digitalizzazione del settore agricolo, secondo una stima Coldiretti. Un
esempio è il data analyst agricolo, responsabile dell’analisi dei dati raccolti da sensori e macchine agricole per ottimizzare le operazioni, migliorare la resa delle colture e ridurre gli sprechi. Il lavoro del dronista è fondamentale per operazioni quali la mappatura dei terreni e la concimazione aerea – prosegue Coldiretti -, mentre il consulente per le energie rinnovabili supporta le aziende agricole nello sviluppo di soluzioni energetiche sostenibili, come l’agrivoltaico sospeso e la produzione di biogas. Un’altra figura chiave è il prompt manager agronomico professionista, un consulente che aiuta le aziende a migliorare i loro sistemi e processi produttivi sfruttando l’intelligenza artificiale. Ma ci sono anche lo specialista in sistemi IoT (Internet of Things), che gestisce dispositivi connessi per monitorare vari aspetti delle operazioni agricole, e l’esperto in blockchain per l’agricoltura, il quale implementa soluzioni per garantire trasparenza e sicurezza lungo l’intera filiera produttiva.
Fonte: Coldiretti
BBTech Expo, in un unico appuntamento insieme a Beer&Food Attraction, dal 16 al 18 febbraio alla Fiera di Rimini, ha riunito l’intera filiera del beverage e della birra presentando le tecnologie più avanzate. Aggiornamento e networking per la Beverage Industry con i big del settore.
BBTech Expo, organizzato da Italian Exhibition Group dal 16 al 18 febbraio alla Fiera di Rimini, insieme a Beer&Food Attraction ha mostrato la migliore offerta espositiva della filiera tecnologica del Beverage e della Birra, dando vita a un’unica grande manifestazione che abbraccia l’intera Beverage Industry.
BBTech Expo e Beer&Food Attraction si sono confermate hub europei di riferimento per i professionisti del settore, grazie alla partecipazione di 600 aziende espositrici provenienti non solo dall’Italia, ma anche da Germania, Regno Unito, Spagna e Belgio. Nel complesso, un’occasione di business e networking che, grazie alla collaborazione con Ice Agenzia e Ministero Affari Esteri, ha attirato quest’anno 130 buyer esteri da 47 Paesi, con una forte presenza europea, rappresentata da Spagna, Finlandia, Polonia, Repubblica Ceca, Danimarca, Svezia e, a livello extra-europeo, soprattutto dal Canada.
e Berlin Packaging, con tecnologie avanzate per l’imbottigliamento e il confezionamento. P-ink by Pelliconi, invece, offre soluzioni innovative per la conservazione e la freschezza della birra.
Nel settore materie prime nomi di riferimento come Mr. Malt, Corimpex, BarthHaas, Uberti e Castel Malting, hanno offerto ingredienti essenziali – dal luppolo ai malti, dai lieviti all’acqua – per garantire una birra di alta qualità.
L’area tecnologie di produzione ha rappresentato il cuore pulsante dell’innovazione, con protagonisti come Easybräu-Velo di Omnia Technologies, Lasi, Spadoni, Letina, Impianti Toscana Inox, Vinext ed Enomet Impianti, che presentano impianti all’avanguardia per tutte le fasi della produzione, dalla fermentazione al controllo qualità.
Nel settore filling & packaging si distinguono leader come Gai, Cimec, Emma, Eurostar, Wild Goose Filling
Per le attrezzature per la spillatura, eccellenze come Celli Group, Vinservice Micromatic, Tebs Draft e Cis hanno proposto sistemi di erogazione all’avanguardia, progettati per esaltare il gusto e le caratteristiche organolettiche della birra.
Nell’ambito dei sistemi di analisi e servizi, Anton Paar Italia e Piramide forniscono strumenti di precisione per il controllo qualità, mentre il settore attrezzature e bicchieri è stato rappresentato da Rastal, Cerve, Vetro Due e Vd Glass, con soluzioni che coniugano design e funzionalità per valorizzare l’esperienza di degustazione.
Fonte: Mindthepop
Ancora una volta sono i nuclei familiari formati dai più giovani quelli a fare le maggiori rinunce, con un carrello che si alleggerisce nei volumi permettendo un contenimento della spesa del 5,2%. Continua invece ad aumentare la spesa per i nuclei familiari più maturi.
Dopo l'incremento nel 2023, che resta il più alto degli ultimi anni (+8,1%), la spesa nel corso dei primi nove mesi del 2024 rallenta bruscamente (+0,5%) il processo di crescita che aveva caratterizzato gli ultimi due anni. A fronte di prezzi medi che in alcuni casi segnano i primi ripiegamenti, tornano ad aumentare i volumi nel carrello di alcuni prodotti. Il supermercato resta il canale predominante con il 41% di share e con una performance positiva in termini di fatturato del 2,3% sui primi nove mesi del 2023, stabile il valore della spesa effettuata presso gli ipermercati. Il discount continua a migliorare le proprie performance mettendo a segno nei primi nove mesi del 2024 un aumento degli incassi dell'1,4%, che si va ad addizionare al +10% registrato nel 2023. In riduzione la spesa presso il canale dei "liberi servizi" (-4,4%) e del dettaglio tradizionale (-6,7%).
Tra le famiglie acquirenti, l'atteggiamento di fronte agli scaffali della distribuzione si conferma differenziato: ancora una volta sono i nuclei familiari formati dai più giovani (pre-family) quelli a fare le maggiori rinunce, con un carrello che si alleggerisce nei volumi permettendo un contenimento della spesa del 5,2%. Continua invece ad aumentare la spesa per i nuclei familiari più maturi (older couples +1,3% e older singles +3,3%), per questi ultimi, si
registra anche un incremento dei volumi nel carrello. Si evidenziano dopo mesi di continua crescita, contrazioni di spesa per tutti i comparti afferenti ai prodotti proteici di origine animale: dalle carni (-2,4%), ai lattiero-caseari (-1,7%), agli ittici (-0,2%) e ai salumi (-0,5%), solo le uova fanno eccezione (+1,3%), mentre cresce ancora la spesa per ortofrutticoli (+1,1% gli ortaggi e +3,3% la frutta), gli oli vegetali (+18,2%) e le bevande (+1,6%) in tenuta la spesa per i derivati dei cereali (-0,2%).
Una lieve flessione della spesa (-0,2%) dovuta a una generalizzata contrazione dei prezzi medi (-0,2% nel complesso) a fronte di una sostanziale stabilità dei volumi delle principali referenze. Incremento dei volumi nel carrello sia per il pane e suoi sostituti (che da soli
rappresentano il 41% del comparto) che per la "pasta fresca" e le "basi pizza" (rispettivamente +1,8%, +1,4% e +2,1%), di contro la "pasta di semola secca" che pesa in valore per il 10% sul comparto registra una contrazione delle vendite in volume.
In flessione la spesa per il comparto dei prodotti lattierocaseari (-1,7%), con prezzi medi in ridimensionamento per tutti i prodotti. Contrazione dei volumi quasi esclusivamente per il latte, mentre sia i formaggi che gli altri prodotti, favoriti dalla flessione dei prezzi, registrano un incremento delle quantità vendute. Una maggiore sensibilità agli aspetti etici e ambientali e una diffusa debolezza economica non hanno giovato al comparto delle carni, che nel 2024 continuano a soffrire una disaffezione dei consumatori. Flettono i volumi di tutte le tipologie eccetto quelli delle avicole, che sono anche le uniche per le quali non aumentano i prezzi. Il comparto degli ortaggi freschi e trasformati - che pesa sul valore del carrello per il 10,4% - ha registrato nei primi nove mesi 2024 una crescita della spesa dell'1,1%, dopo il +9,4% del 2023. La dinamica è supportata sia dagli incrementi della spesa per il segmento del fresco sia da alcune referenze del trasformato, solo debolmente contrastate dalla flessione della spesa per i surgelati e per i prodotti a base di pomodoro. Aumenta del 3,3%
la spesa per la frutta, con dinamiche di espansione dei volumi che hanno interessato quasi tutti i prodotti ad eccezione degli agrumi (-0,7%), per i quali il decremento dei prezzi medi (-1,9%) ha comportato una flessione della spesa nel periodo del 2,5%.
La spesa per gli oli vegetali continua ad aumentare notevolmente, dopo il +18% del 2022, anno su cui aveva pesato soprattutto la dinamica dell'olio di semi, il +7,6% del 2023, la spesa nei primi nove mesi del 2024 segna un ulteriore +18,2%. Anche quest'anno, come nello scorso, a trainare l'aumento della spesa sono gli oli extravergini di oliva, che con incrementi di prezzo superiori al 40%, pesano sul portafoglio dei consumatori circa il 34% in più rispetto ai primi nove mesi del 2023, malgrado un discreto contenimento dei volumi (-5%).
Analisi di Confcommercio sull'impatto dei recenti aumenti dei prezzi all’ingrosso di energia elettrica e gas sui costi delle imprese del terziario di mercato tra la fine del 2024 e l'inizio del 2025. Sangalli: "Politiche e interventi urgenti per contenere il caro energia".
Dopo il difficile 2022 e il successivo calo dei costi energetici nel 2023, il 2024 ha visto un nuovo rialzo dei prezzi dell’energia. La situazione dimostra che il rischio legato ai costi energetici per l’economia italiana è tutt'altro che superato, secondo la Confcommercio che ha pubblicato i dati del proprio osservatorio, commentandoli. Il recente decreto firmato dal Ministro Pichetto Fratin, che anticipa le aste di stoccaggio del gas, rappresenta un passo positivo per velocizzare il riempimento delle scorte e rafforzare la sicurezza energetica del Paese. Tuttavia, non è sufficiente. Occorrono misure più ampie e strutturali per affrontare l’emergenza energetica e prevenire una nuova crisi. Secondo l'Osservatorio Confcommercio Energia (Ocen), i dati di febbraio 2025 mostrano un peggioramento dell’impatto del caro energia sulle imprese italiane del terziario. A gennaio 2025, infatti, la bolletta elettrica per queste aziende è aumentata del 24% rispetto allo stesso mese del 2024 e del 56,5% rispetto al gennaio 2019, cioè prima della pandemia e della crisi energetica. Da notare che, a gennaio 2024, il divario rispetto al 2019 era meno della metà: solo un 26% in più. I settori più penalizzati risultano gli alberghi e le grandi superfici di vendita che a gennaio 2025 hanno pagato l’energia elettrica il 25% in più rispetto a gennaio 2024 e fino al 58% in più rispetto al 2019, sostenendo bollette mensili fino ad oltre 7.000 euro a gennaio 2025 per gli alberghi e quasi 6.000 euro per le grandi superfici. Con riferimento al gas, la bolletta di gennaio 2025 è risultata mediamente in aumento del 27% rispetto a gennaio 2024 e addirittura del 90,4% in più rispetto al 2019. A gennaio 2024, questo stesso incremento rispetto agli importi medi del 2019 era di circa il 50%.
I settori più penalizzati risultano anche qui gli alberghi, seguiti da ristoranti e grandi negozi. Gli alberghi in particolare, a gennaio 2025 hanno pagato il 25% in più rispetto a gennaio 2024 e fino al 96,5% in più rispetto al 2019 (sostenendo bollette mensili fino a quasi 2.600 euro a gennaio 2025, contro importi di 2.000 euro di
gennaio 2024 e di 1.300 euro del 2019).
Secondo le ultime stime dell’Osservatorio di Confcommercio, se i prezzi si attestassero sui valori di gennaio 2025 (prezzi all’ingrosso oltre 143 euro/MWh, per l’energia elettrica, e oltre 50 €/MWh per il gas), le imprese dei settori di Confcommercio sosterrebbero una spesa complessiva per l’energia pari a 12,5 miliardi di euro, ovvero il 17% in più rispetto al 2024 e il 38% in più rispetto al 2023 Pari a 2,9 miliardi di euro in più di energia elettrica e oltre un miliardo in più di gas, rispetto al 2019.
I negozi alimentari sono la categoria con la spesa media annua totale per energia elettrica più alta (2,4 miliardi di
euro totali, pari a 19.000 euro pro capite distribuiti su 125.000 unità per l’energia elettrica); mentre la categoria degli alberghi di medie dimensioni risulta quella con la più elevata spesa media pro-capite: 64 mila euro annui di energia elettrica per esercizio distribuiti su circa 8.000 unità. I dati risultano ancora più penalizzanti per le imprese se si pensa ai risvolti sulla competitività con l’estero, soprattutto con riferimento ai prezzi dell’energia elettrica, la cui varianza tra paesi è dettata, oltre che dal costo della materia di prima, anche dai sistemi di contrattazione e dalla differente composizione dei mix di produzione energetica (in Italia particolarmente caratterizzata dalla robusta presenza di gas). Infatti, a gennaio 2025, mentre in Francia l’energia elettrica è costata all’incirca 98 Euro/MWh e in Spagna e Germania poco sopra i 100 Euro/MWh, in Italia il prezzo si è attestato sui 143 Euro/MWh. Differenziale, già costantemente ampio nel pregresso, ma che è aumentato ulteriormente dal 2023 a oggi.
Secondo il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, “Servono politiche e interventi urgenti per contenere l’impatto del caro energia su famiglie e imprese e sostenere la competitività del Paese. Da subito, quindi, la riforma degli oneri generali di sistema - che per le imprese del terziario di mercato arrivano a pesare fino al
26% sulla bolletta elettrica - la revisione dell’attuale meccanismo di formazione dei prezzi dell’energia elettrica e approvvigionamenti tramite acquisti congiunti europei. Di particolare importanza, accelerare sul nucleare di ultima generazione e potenziare la produzione rinnovabile.” L'andamento dei costi dell'energia e delle bollette "non dipende dal governo ma da dinamiche esterne anche speculative". Su questo "l'attenzione del governo è massima". Lo ha affermato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, rispondendo il 13 febbraio scorso al question time al Senato, anticipando che "nelle prossime settimane un provvedimento con riferimento a queste dinamiche andrà varato". Giorgetti ha poi aggiunto che una "onesta riflessione su cosa abbia significato il passaggio al libero mercato per gli utenti del mercato domestico, deve essere fatta. Se il governo fa uno sforzo per dare risorse ai lavoratori dipendenti a reddito medio basso, l'aumento delle bollette non può divorarlo”.
Fonte: Confcommercio
È facile trovare il partner ideale se sai cosa mangia e cosa beve. Dalla penna di Francesca Negri e Anna Mazzotti, arriva in libreria un’inedita, divertente e dirompente guida enogastrosentimentale. Un vero e proprio menu per stabilire se quello che avete di fronte potrebbe essere il partner giusto oppure no.
Il tipo bistecca al sangue? Passionale, carnale, godereccio. Il tipo Gewürztraminer? È sicuramente una persona che segue le mode e che non ama i vini molto «machi». E poi il frizzante raffinato, affascinante e bon vivant, ma difficile da catturare, il Crème brûlée, morbido sotto la scorza di duro, o l' «agrodolce», che ti trasporta su vere e proprie montagne russe emotive...
Dall’autrice di 1001 vini da bere almeno una volta nella vita e di Sex and the Wine, Francesca Negri, e da Anna Mazzotti, giornalista di food&wine per Vanity Fair, sorelle di scorribande enogastronomiche e di tacchi a spillo, arriva un manuale semiserio enogastro-sentimentale per scegliere in modo infallibile l’uomo giusto in base alle sue preferenze a tavola e nel bicchiere. Un vero e proprio menu, una cartina tornasole per stabilire fin dal primo appuntamento se quello che avete di fronte potrebbe essere il partner giusto oppure no. E poi, una serie di consigli su come conquistarlo giorno per giorno, dopo che l’avete trovato, con manicaretti e vini da vere Sherazade della tavola.
La prefazione è dell’astrologo Antonio Capitani.
Un libro dedicato a chi ha appena iniziato a muovere i primi passi nell’intricato mondo dei sentimenti, ma soprattutto a chi, in quel mondo, di strada ne ha fatta già parecchia senza trovare ancora la via giusta e non per questo si è persa d’animo e ha gettato la spugna. L’amore potrebbe essere dietro l’angolo, bisogna capire se è quello giusto. Come scrivono: “Trovare l’anima gemella e vivere bene al suo fianco non è facile: è frutto di una magica combinazione di destino, istinto, sentimento e ragione, ma anche di tanta osservazione, quella che si tende a sottovalutare quando guardiamo
il nostro lui con gli occhi a forma di cuore, tutt’altro che obiettivi. Approfittiamo allora dei momenti a tavola, quando davanti a un ottimo piatto o a uno splendido vino si allenta il controllo e ci si abbandona, e si possono fare gli incontri più sinceri, stringere amicizie, rice-
vere grandi confidenze, consolidare alleanze. O trovare l’amore e capire come conservarlo nel tempo”. Questa guida semiseria – e le autrici la definiscono così solo per il tono scherzoso che usano nei profili uomocibo o uomo-vino (come Uomo ‘Canederlo’, ‘Carbonara’ o ‘Tiramisù’, e Uomo ‘Champagne’, ‘Pinot Nero’ o ‘Barolo’) – non è solo un aiuto per comprendere meglio chi avete di fronte, ma anche per capire sé stessi e le proprie abitudini alimentari.
La prima parte di Uomini à la carte spiega come il cibo sia importante non solo per la salute fisica, ma anche per la sua influenza sull’umore e sul comportamento, per le diverse tipologie di diete e le loro correlazioni con la personalità.
Nella seconda parte di Uomini à la carte, varie schede descrivono diverse personalità di uomo, identificandole con un cibo o con un vino, frutto dell’osservazione di anni di pranzi e di cene, di mini-inchieste, di esperienze vissute e di testimonianze, alcune tragicomiche. Ben 50 i profili individuati dalle autrici, legati ai piatti di maggior successo, più altri ricavati per similitudini e altri ancora
legati a tipologie di vino, formano un menù per individuare il proprio partner ideale. Nel capitolo Come conquistarlo con il cibo e con il vino, utile dopo che il partner ideale è stato individuato, seguono alcuni consigli su come prenderlo per la gola, ma non solo, perché anche atmosfera, impiattamento e abbigliamento contano. E infine, tenendo conto che anche gli appuntamenti sono come le ciambelle e non tutte riescono col buco, il capitolo Incipriata e Fuga elenca dieci validi motivi per non farsi illusioni sul candidato partner o, nei casi peggiori, per assentarsi dal tavolo con la scusa di incipriarsi il naso e battere decisamente in ritirata. È raccomandato nei casi in cui sia la sfortuna di imbattersi nel ‘Piega pantaloni’, troppo metodico, prudente, privo di ironia, che ordina del vino leggero e si ferma a piegare i pantaloni sulla sedia prima di lanciarsi nell’alcova, nel ‘Contabile’, che invita a cena e poi chiede i conti separati, in ‘Furio Scatenato’, che parla sempre e critica tutto, l’’Asceta’, che si nutre respirando l’universo e osserva severamente la malcapitata ospite mentre mangia, o il ‘Finto bevitore’, che dopo un solo bicchiere di vino pensa che di essere di fronte a un’alcolista. Non manca un’utile e divertente scheda di degustazione, dove valutare i tipi di uomo incontrati e da incontrare.
Con una precisazione. Le autrici desiderano far sapere che ‘nessun uomo è stato maltrattato per scrivere questo libro. Nemmeno quelli astemi’.
Uomini à la carte
Francesca Negri – Anna Mazzotti
Editore: Leonardo J Edizioni
Prezzo di copertina: 19,90 euro
Link Amazon: https://amzn.eu/d/dpEBISM
FederBio: continua la crescita del bio in Europa, che sfiora i 20 milioni di ettari, la Spagna, con 3 milioni di ettari, supera la Francia, 2,8 milioni di ettari, mentre l'Italia occupa il terzo posto con 2,5 milioni di ettari, ma è prima come percentuale di Sau bio, che sfiora il 20%, circa il doppio della media europea.
La conversione agroecologica in Europa prosegue a ritmo sostenuto, con la percentuale di superfici agricole coltivate con metodo biologico che ha raggiunto l'11%. Questi i dati evidenziati all'interno del documento "The World of Organic Agriculture 2024", riferiti al 2023, e presentati a Biofach dall'Istituto di ricerca sull'agricoltura biologica FiBL in collaborazione con IFOAM, la Federazione delle associazioni del biologico a livello mondiale. L'indagine rileva che i terreni biologici nell'Unione Europea hanno raggiunto 17,7 milioni di ettari, pari al 10,9% della superficie agricola totale e con un incremento del 3,6% rispetto al 2022. Estendendo il perimetro all'intero territorio europeo, i campi coltivati a biologico comprendono 19,5 milioni di ettari (+4,1% rispetto all'anno precedente) con una percentuale dell'11%. Per quanto riguarda i singoli Paesi, la Spagna, con 3 milioni di ettari, supera la Francia che segue con 2,8 milioni di ettari, mentre l'Italia occupa il terzo posto con 2,5 milioni di ettari, ma è prima come percentuale di SAU bio, che sfiora il 20%, circa il doppio della media europea.
Il nostro Paese si conferma tra più biologici in Europa, mantenendo infatti anche il primato per quanto riguarda il numero di produttori bio, con oltre con 84.191 operatori sui 495.000 attivi nell'intera Europa. Inoltre, l'Italia si posiziona al vertice della classifica anche per quanto concerne il numero di trasformatori, quasi 25.000, su una quota totale in Europa di 94.627. Dopo un lieve calo nel 2022, è tornato positivo an-
che l'andamento del mercato, che ha raggiunto i 54,7 miliardi di euro in Europa (+3%), di cui 46,5 miliardi nell'Unione Europea (+ 2,9%).
"I dati presentati a Biofach sono senza dubbio positivi”, afferma Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio. “La transizione agroecologica continua il suo slancio, sostenuta dal Green Deal e dal Piano d'Azione per l'agricoltura biologica nell'UE, strumenti fondamentali per promuovere un modello agricolo in grado di coniugare sostenibilità e valorizzazione dei territori. L'incremento delle superfici agricole conferma il biologico come il metodo agricolo resiliente, in grado di tutelare le fertilità del suolo, salvaguardare la biodiversità, rispondere alla crisi climatica, garantendo sicurezza alimentare per le generazioni future e il giusto reddito per gli agricoltori".
Un simbolo dell’Italia a tavola conosciuto in tutto il mondo, per un fatturato globale in costante crescita, tanto da aver raggiunto nel 2024 il valore record di circa 160 miliardi di euro: la preparazione fai da te risponde alle nuove tendenze di mercato verso le pizze gourmet e artigianali.
La passione degli italiani per la pizza è così radicata che in quattro famiglie su dieci (40%) si prepara in casa, magari ricorrendo all’uso di farine speciali o di ingredienti gourmet. E’ quanto emerge da un’indagine ColdirettiIxe’ diffusa in occasione della Giornata internazionale della pizza che si celebra il 17 gennaio. Un simbolo dell’Italia a tavola conosciuto in tutto il mondo, per un fatturato globale in costante crescita, tanto da aver raggiunto nel 2024 il valore record di circa 160 miliardi di euro, secondo un’elaborazione Coldiretti su dati Vpa Research.
I consumatori casalinghi preferiscono gusti unici e ingredienti di alta qualità. Un esempio sono le farine di grani antichi salvati dall’estinzione grazie al lavoro degli agricoltori, ma anche l’aggiunta di prodotti a Denominazione di origine o a chilometro zero, da aggiungere a salsa di pomodoro e mozzarella, meglio se Made in Italy. La pizza in casa risolve peraltro – sottolinea Coldiretti – anche il problema dell’originalità degli ingredienti in un’Italia dove quasi due pizze su tre servite sono preparate con prodotti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori, come mozzarella lituana, concentrato di pomodoro cinese, olio tunisino o farina da grano ungherese.
Se si guarda al dato italiano, nel complesso la pizza genera un fatturato che ha oltrepassato i 15 miliardi di euro, come sottolineato dalla Coldiretti. L’occupazione nel settore riguarda più di 100.000 lavoratori a tempo pieno, cifra che sale a 200.000 durante i fine settimana. Ogni anno in Italia, prosegue la Coldiretti, vengono
prodotte 2,7 miliardi di pizze, il che implica un consumo annuo di 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio d’oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.
La passione per la pizza, nata a Napoli, è comunque ormai un fenomeno globale, con gli Stati Uniti che detengono il primato dei consumatori, con 13 chili pro capite all’anno, mentre in Europa sono gli italiani a guidare la classifica, con 7,8 chili annui. Seguono gli spagnoli con 4,3 chili, i francesi e i tedeschi con 4,2, i britannici con 4, i belgi con 3,8, i portoghesi con 3,6 e gli austriaci, che con 3,3 chili annui, chiudono la classifica. Non a caso, nel dicembre 2017, l’“Arte dei Pizzaiuoli napoletani” è stata inserita nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’Unesco, riconoscendo così il legame profondo tra questa tradizione e la cultura italiana.
Fonte: Coldiretti
Dal 24 agosto al 1 settembre 2025 in piazza Duomo a Milano la grande manifestazione benefica organizzata dai Frati Cappuccini missionari e la famiglia Marinoni dedicherà uno spazio della tensostruttura di 600 metri quadri anche agli eventi. Attesi otre 400mila visitatori. Tra gli ospiti, l'attrice Ippolita Baldini, la Lucy di Zelig.
L’imponente manifestazione benefica del Frati Cappuccini missionari di Milano con la famiglia Marinoni, il Pane in Piazza 2025 oltre alle golosità panarie sfornate a ciclo continuo da maestri fornai provenienti da tutte le regioni, quest’ano si allarga grazie a una serie di eventi con personaggi di spicco della cultura laica e religiosa. Lo spirito francescano-cappuccina della fraternità universale, di cui il pane è il simbolo per eccellenza, porta un messaggio di speranza e un obiettivo di solidarietà: la realizzazione di un panificio e di una scuola di panificazione in Camerun, a Bambui, per assicurare un futuro alle nuove generazioni insegnando l’arte bianca e contribuendo al sostentamento dei poveri locali, tra i quali in particolare i giovani detenuti del vicino carcere di Bamenda, dove i reclusi vivono in condizioni di estremo degrado.
Il ricavato delle passate edizioni, nel 2018 e 2019, prima del lockdown, ha permesso di avviare un panificio in Etiopia, a Dire Dawa, con annessa scuola di panificazione, creando lavoro per i giovani, facendo cultura del pane e dando sostegno alle comunità del territorio che ospitano orfani, poveri e disabili. Anche l’appuntamento 2025 avrà ilpatrocinio del Comune e la benedizione dell’Arcivescovo Monsignor Mario Delpini. Tra gli altri ospiti, ha confermato la partecipazione Ippolita Baldini, la Lucy di Zelig, ragazza della Milano bene di un tempo, snob e naïf, viziata e inconsapevolmente comica, tanto da diventare surreale.
L’attrice si sente particolarmente vicina a eventi come il Pane in Piazza. “Io stessa faccio volontariato all’Opera San Francesco, un’altra iniziativa importante dei Cappuccini”, racconta, “e in passato sono stata in un orfanotrofio in Indonesia. Sono felice di partecipare a ‘Pane in piazza’ perché ne condivido la missione e cercherò di coinvolgere altri colleghi di Zelig”.
In attesa di Pane in Piazza, ormai un brand della solidarietà più concreta e sicura che vede coinvolti cittadini e istituzioni ai massimi livelli, Ippolita Baldini sarà sui palcoscenici di tutta Italia con i suoi spettacoli a volte serissimi a volte comici, ma sempre di grande levatura artistica e umana.
(Ricetta del Maestro Nico Carlucci)
La focaccia Pugliese è un lievitato tipico della cucina pugliese e soprattutto della zona del Barese, formato da una base soffice e leggera, in cui è incastonata una ricca farcitura di pomodorini e olive. Un tocco in più è dato dall’origano, il cui profumo tipicamente mediterraneo richiama il territorio Pugliese. Per San Valentino ho rivisitato la ricetta classica realizzandola con Red Bready dell’Azienda Intergrani, un semilavorato in cui è stato inserito della Timilia macinata a pietra integrale, quinoa e riso rosso che permettono un ottimo apporto di proteine, invece la barbabietola conferisce alla nostra focaccia il colore rosa che richiama appunto San Valentino. Tagliando la nostra focaccia è possibile vedere nella texture della nostra focaccia i semi di zucca, il sesamo, le lenticchie, gli anacardi e la granella di soja presenti nel semilavorato che donano sapore e apporto nutrizionale alla nostra focaccia. Per mangiare la focaccia non esiste un solo momento della giornata, la si può gustare in ogni momento della giornata.
Per realizzare la nostra focaccia di San Valentino ho utilizzato anche il Pater Pizza dell’Azienda Granaio delle Idee, una miscela che contiene i fermenti lattici vivi e i lieviti tipici della microflora originale del lievito madre. E’ una formulazione unica ed innovativa, che permette per la prima volta di racchiudere tutte le caratteristiche e le funzionalità del lievito madre in pasta in una miscela disidratata.
Il Pater dona alla nostra focaccia impareggiabile scioglievolezza, masticabilità e fragranza; qualità che si intrecciano con i sapori e i timbri aromatici avvolgenti, tipici del lievito madre. Inoltre, i fermenti lattici vivi di Pater ritardano l’invecchiamento della nostra focaccia che si manterrà sempre più fresca, più a lungo. La focaccia di San Valentino risulta fragrante al palato ed altamente digeribile.
Un altro ingrediente principale della focaccia Pugliese è il nostro olio extravergine di oliva, un olio caratterizzato dalla bassa acidità: la percentuale di acido oleico non supera lo 0,8%. L'extravergine è una miniera di antiossidanti tra cui la vitamina E, il tocoferolo e diversi composti fenolici. Tutte molecole in grado di difendere il nostro corpo dall'invecchiamento precoce attraverso la lotta ai radicali liberi. Questi ultimi sono i responsabili principali dei danni cellulari tipici dell'età.b Quindi per questo San Valentino scegliamo un alimento che abbia una carica di gusto, sapore e che faccia del bene al nostro organismo con una cromia accattivante!
tritare in un
tasca da
di birra, ossigenare gli
seguito inseamalgamare. Inserire
seguito l'olio
Impastare prima sale e gli pasta per
fino a lievitazione acquisita.
Spennellare dolcemente con uovo e cuocere a 220°C per circa 20 minuti con abbondante vapore pre e post infornamento.
Red Bready Intergrani kg 1
Lievito di birra fresco compresso g 30
Pater Pizza Granaio delle Idee g 50
Acqua g 600
Olio extra vergine di oliva g 40
* Farcitura: Pomodorini, olive verdi con nocciolo, olio, sale marino fino e origano essiccato in foglie
Iniziare l’impasto in planetaria con gancio o impastatrice a spirale per alte idratazioni inserendo il Red Bready, il Pater e il lievito di birra lasciando ossigenare le polveri per 2 minuti circa a bassa velocità. Inserire g 550 di acqua fino a creare una buona maglia glutinica. Inserire l’olio in 2 volte e lasciare assorbire dall’impasto. Questa operazione dovrebbe durare circa 8 minuti in prima velocità o a velocità moderata.
Innescare la seconda velocità o aumentare la velocità e inserire i restanti 50 grammi di acqua di ricetta fino al completo assorbimento e fino a che l’impasto risulti liscio, morbido e omogeneo. Questa operazione dovrebbe durare circa 5 minuti quindi avremo circa 13 minuti di impasto totale.
Portare il pastone ottenuto sul banco da lavoro leggermente infarinato, (si possono eseguire anche 3 pieghe all’impasto) e lasciare puntare per un’ora coperto con telo in plastica a temperatura ambiente, ungendo la parte superiore dell’impasto con olio. Di seguito tagliare in pastelle da 300 grammi (per teglie in alluminio usa e getta del diametro di 20 cm o del peso desiderato) e riporre nelle teglie precedentemente oliate generosamente (10 grammi di olio circa).
Procedere alla fermentazione in ambiente o in cella di lievitazione a temperatura controllata per circa 1 ora e 30 minuti o fino al raddoppio del volume iniziale. Farcire con gli ingredienti per la farcitura in ricetta, pomodorini, olive nere denocciolate, sale marino fino, foglie di origano essiccate e olio evo (g 10 circa).
Cuocere a 220°C con forno pre riscaldato per circa 14 minuti con vapore a valvola chiusa fino ad avere un colore dorato. Per conservarla fragrante a lungo avvolgetela in pellicola alimentare e riporla in frigorifero.
La centralità del pane, la passione per la pizza, l’importanza del lievito, la tradizione dell’olio d’oliva e la modernità del bakery bistrot: questi i temi che Aibi (Associazione Italiana Bakery Ingredients) e Assitol (Associazione Italiana Industria Olearia) hanno affrontato al recente Sigep di Rimini.
Aibi, l’Associazione Italiana Bakery Ingredients che rappresenta il 90% delle aziende dell’ingredientistica nel settore bakery, partner della manifestazione riminese, organizzata da Italian Exhibition Group, è stata presente con un proprio stand.
“Essere protagonisti di questa fiera è un impegno che ci rende felici, ma anche una responsabilità”, ha affermato Alberto Molinari, presidente di Aibi. “Di pane si parla tanto, spesso in modo sbagliato. Noi vogliamo ribaltare la prospettiva, offrendo una fotografia reale del nostro comparto, che punta sull’innovazione per salvaguardare la nostra grande tradizione alimentare”. In tal senso per Palmino Poli, presidente di Assitol, “il focus di questa 46ma edizione è la collaborazione tra gruppi che fanno parte di Assitol, in particolare tra mondo del pane e settore oleario. Il nostro ringraziamento va a Italian Exhibition Group, che ci consente di costruire occasioni importanti di visibilità”.
Nell’ambito di questa partecipazione, Aibi e Assitol hanno organizzato un dibattito molto partecipato a Sigep World tra gli addetti ai lavori, con l’incontro “Tradizione e innovazione: il mix vincente della nuova panificazione”. L’appuntamento ha ripercorso le principali tendenze di consumo dei prodotti da forno, quali la ricerca di freschezza, artigianalità ed estetica del prodotto, l’attenzione alla salute e la sostenibilità “plant based”. E il convegno è stato anche l’occasione per comunicare i dati 2024 del settore: la produzione di pane e prodotti da forno ha assommato a circa 2 milioni di tonnellate; il mercato italiano di ingredienti per pane, pizza e pasticceria ha raggiunto le 250.000 tonnellate; e l’export di ingredienti ha superato le 70.000 tonnellate. Inoltre, si è analizzato come il calo demografico, gli orari flessibili e il cambiamento della società abbiano imposto il modello del bakery bistrot, un esercizio multitasking che offre pane e dolci dalla colazione all’aperitivo. Ad animare il dibattito sono stati Alberto Molinari, presidente di Aibi, Palmino Poli, presidente di Assitol, ed Enrico e Ilaria Giacomazzi, titolari di uno storico panificiopasticceria a Parma, con la moderazione di Andrea Carrassi, direttore generale di Assitol.
Due gli eventi speciali dedicati all’olio d’oliva, l’alimento simbolo della Dieta Mediterranea che sa dare un tocco
particolare ad ogni preparazione. “Più che due eventi, si potrebbero definire due diversi modi di raccontare l’extra vergine”, è il commento di Anna Cane, presidente degli industriali, “l’olio non va mai da solo, viaggia sempre in compagnia e in questi due incontri lo abbiamo gustato in una prospettiva inconsueta, accostandolo però al pane, suo storico ‘alleato’ in cucina”. È nato così il talk “Quel filo d’olio che fa la differenza. Perché la focaccia ci piace così tanto”, dedicato all’antesignana della pizza e organizzato in collaborazione con il Richemont Club Italia, l’organizzazione che promuove la panificazione di qualità. L’incontro ha celebrato il connubio tra arte bianca e oli d’oliva, che è alla base di molte specialità regionali.
Al riguardo Simone Pieragostini, componente del consiglio direttivo di Richemont, ha sottolineato che “la focaccia è la regina della panificazione, ce ne sono a decine in tutta Italia. Gli italiani amano molto questo prodotto tradizionale: oggi il 40% del fatturato di un panificio è costituito dalla focacceria”.
Dal punto di vista storico, la focaccia può essere considerata uno dei primi “street food” nella storia dell’alimentazione ed è vista ancora così anche nelle regioni
che ne hanno fatto un’eccellenza come Liguria e Puglia. A fare la differenza, come recita il titolo del talk, è proprio l’olio extra vergine, che in questo ambito assume un ruolo da protagonista: si trova già nell’impasto ed è poi irrorato in superficie.
“Dalla focaccia ligure, l’esempio più famoso di focaccia, a quella pugliese, la cultura locale entra in ogni singola ricetta grazie all’apporto dell’olio”, ha ricordato Anna Cane. “Ecco perché, per la prossima edizione di Sigep, proponiamo di organizzare con Richemont Club una gara tutta dedicata alle focacce, confezionate con oli diversi. Accanto a quelle tradizionali, ne vedremo sicuramente di nuove. Ad ogni focaccia, si potrà coniugare l’olio, che, grazie ai suoi sentori e aromi, darà un sapore unico al prodotto”. Un’idea subito molto apprezzata dai panificatori presenti e che promette di essere molto interessante, perché conferma l’antica amicizia tra il mondo del pane e quello oleario.
Nel talk “Olio, non solo olio: le tante interpretazioni dell’extra vergine in cucina”, Assitol si è invece soffermata sulla capacità distintiva dell’olio extra di dare un tocco particolare ad ogni preparazione. Non è un semplice condimento, ma un alimento a tutto tondo, un prodotto prezioso che dona personalità ad ogni preparazione. Persino la bruschetta, alla quale è stata dedicata la degustazione durante l’evento, grazie all’olio d’oliva sa regalare gusto e salute. In particolare, l’incontro ha evidenziato come l’olio extra vergine oggi sia anche ricerca di nuovi piatti e abbinamenti. Dalla pietanza tradizionale alla ricetta gourmet, dal dolce alla mixology, questo prodotto si reinventa continuamente, facendo da ponte tra la tradizione e il futuro, tra la cucina di ieri e quella contemporanea”. Un’ulteriore conferma di come l’olio sia diventato l’ambasciatore più efficace della nostra cultura alimentare.
Fonte: Assitol
(Ricetta del Maestro Nico Carlucci)
Per realizzare questo pane funzionale, che ho presentato anche a Sigep 2025, ho utilizzato il Salus, dell’Azienda Granaio delle Idee, un semilavorato per la produzione di un pane funzionale e light, che combina gusto unico ed equilibrio nutrizionale. È prodotto con 100% grano italiano: il grano utilizzato è seminato, coltivato, raccolto in Italia, da aziende italiane e viene macinato da molini italiani in Italia. Questa rivoluzionaria miscela permette di realizzare un pane con sette benefici nutrizionali: a ridotto contenuto calorico, a tasso ridotto di carboidrati, ricco di proteine, ricco di fibre, con pochi grassi, a tasso ridotto di sodio e con Beta-glucani dell’avena. In particolare, il Pane Salus contiene i Beta-glucani dell’avena che aiutano a ridurre il colesterolo. L’effetto benefico si ottiene con l’assunzione di almeno 3 g di Beta-glucani al giorno (contenuti in circa 150 g di Pane Salus). La miscela per Pane Salus contiene grano 100% italiano. I beta-glucani aiutano a ridurre il colesterolo. Un pane che può eventualmente essere decorato anche con semi di papavero e/o semi di sesamo che possono aggiungere ulteriormente benefici al nostro pane funzionale, infatti i semi di papavero sono un'ottima riserva di sali minerali, tra cui ferro, rame, manganese, calcio e zinco. Sono ricchi di fitosteroli, che aiutano ad abbassare i livelli di colesterolo “cattivo”. Hanno un effetto calmate sul sistema nervoso e perciò sono un rimedio naturale
efficace contro ansia, stress e insonnia. I semi di sesamo rappresentano dei semi estremamente nutrienti e salutari. La loro principale peculiarità è l'elevata presenza di calcio, elemento che rende i semi di sesamo un valido aiuto per rinforzare ossa e denti. Tra i minerali presenti citiamo anche fosforo, zinco, magnesio, selenio e potassio. Si può anche rendere accattivante e bello in nostro pane funzionale con l’ausilio di stencil e farina per ricavare dei disegni sulla superfice del nostro pane una volta cotto.
2 Kg Salus Granaio delle Idee kg
2
50 gr. di Lievito di birra fresco compresso g 50
1,700 gr. di acqua kg 1,7
Per eventuale decorazione: Semi di papavero
una tasca da
di birra, ossigenare gli
seguito inse-
amalgamare. Inserire
seguito l'olio
Impastare
prima
sale e gli
pasta per
Spennellare dolcemente con uovo e cuocere a 220°C per circa 20 minuti con abbondante vapore pre e post infornamento.
Inserire in planetaria o impastatrice a spirale il Salus con il lievito di birra e kg 1 di acqua e iniziare ad impastare per 10 minuti circa in 1° velocità o velocità moderata aggiungendo in questo tempo 500 gr di acqua a filo lasciando assorbire dall’impasto. Innescare la 2° velocità o aumentare la velocità aggiungere la restante acqua di ricetta (200 gr) lasciando assorbire creando un impasto omogeneo. Tirare fuori l’impasto e all’occorrenza e in base al prodotto da realizzare eseguire 2- 3 pieghe di rinforzo. Lasciare riposare l’impasto coperto con telo in plastica per alimenti a temperatura ambiente per un’ora circa. Dividere l'impasto in pezzature da 500 grammi o del peso desiderato e formare, decorando eventualmente con semi. Lasciare fermentare per circa 1 ora a temperatura ambiente coperti con telo in cotone e telo in plastica o in cella di fermentazione, praticare eventuali tagli sulla superficie del nostro pane e cuocere a 230 gradi centigradi per 40 minuti circa in forno statico senza vapore ed eventualmente decorare con l’ausilio di stencil e farina.
Con l'ausilio di un mattarello schiacciare leggermente e farcire con circa 20 g di Philadelphia aromatizzato, chiudere ermeticamente sul fondo i panini e pirlare.
Riporre in teglie 60x40 foderate con carta da forno e lasciare lievitare in cella di lievitazione a 28°C con il 75% u.r. per circa 60 minuti, o a temperatura ambiente coprendo con telo in cotone e telo in plastica per circa 80 minuti o comunque fino a lievitazione acquisita.
(Ricetta del Maestro Nico Carlucci)
Spennellare dolcemente con uovo e cuocere a 220°C per circa 20 minuti con abbondante vapore pre e post infornamento.
Questa ricetta è un mio personale tributo alla splendida città di Napoli. Tra le prelibatezze dello street food partenopeo, insieme alle sfogliatelle, regna sovrana la pizza fritta: una versione più grande e più ricca delle tipiche pizzelle fritte. Chi non ricorda Sophia Loren nel celebre film cult “L’oro di Napoli “ mentre frigge pizze nel vicolo? Semplice o farcita, a Napoli la pizza fritta si serve ancora così, appena scolata dall’olio e avvolta dalla carta paglia, e si gusta passeggiando per le vie del centro, anche se non troverete più baracchini disposti a farvi credito come nella divertente pellicola di De Sica. La pizza fritta è di sicuro uno dei piatti caratteristici della cucina Napoletana. Questo piatto sfizioso nasce nel secondo dopoguerra per necessità: la penuria di cibo si faceva sentire soprattutto nelle case più povere ed è proprio qui che si sviluppa l'idea di questa ricetta semplice, preparata con pochi ingredienti tra cui pomodoro e mozzarella, che è diventata poi colonna portante della tradizione partenopea.
Ho voluto rivisitare la classica ricetta arricchendola con una farina Tipo 2 e precisamente con la “Uniqua Arancio” del Molino Dallagiovanna, questa farina è una farina multiuso in grado di soddisfare il desiderio di gusto
e benessere. Rispecchia i sapori a tutto tondo di una volta, quando una era la anche la farina a dare un timbro aromatico al prodotto realizzato. Come allora, mantiene inalterati tutti i componenti del chicco di grano, i macronutrienti e il germe, è anche più semplice da utilizzare. Il secondo ingrediente fondamentale che ho utilizzato per realizzare la pizza fritta è il Pater Pizza dell’Azienda Granaio delle Idee. Il Pater è una miscela che contiene i fermenti lattici vivi e i lieviti tipici della microflora originale del lievito madre. E’ una formulazione unica ed innovativa, che permette per la prima volta di racchiudere tutte le caratteristiche e le funzionalità del Lievito Madre in pasta in una miscela disidratata dona alla nostra pizza fritta impareggiabile scioglievolezza, masticabilità e fragranza; qualità che si intrecciano con i sapori e i timbri aromatici avvolgenti, tipici del lievito madre. Inoltre, i fermenti lattici vivi di Pater ritardano l’invecchiamento dei prodotti della nostra pizza fritta, che si manterrà sempre più fresa, più a lungo. La lunga fermentazione ne assicura una ottima digeribilità, la farcitura completa il gusto finale. Invece della classica ricetta farcita con ricotta, salame e mozzarella ho utilizzato la stracciatella, in onore della mia terra, la Puglia, e per donare un tocco più moderno alla nostra pizza fritta che risulta buona ma anche bella, ho assaggiato anche la pizza fritta farcita con ragù, una prelibatezza. Si può fare anche vegetariana, combinando formaggi diversi e verdure grigliate, per esempio. Usando formaggi vegetali, inoltre, si può renderla anche vegana in modo da accontentare le esigenze alimentari di tutti. I segreti per un risultato perfetto sono: stendere la pasta sottile e utilizzare ingredienti del ripieno asciutti in questo modo non si aprirà in frittura gonfiandosi ad hoc.
Farina di grano tenero Tipo 2 kg 1
Pater Pizza Granaio delle Idee g 100
Lievito di birra fresco compresso g 5
Acqua g 650
Olio evo g 30
Sale marino fino g 25
Olio per frittura
Per la farcitura della polpa di pomodoro: stracciatella e polpa di pomodoro oppure
ricotta fresca insaporita con sale e pepe, mozzarella e salame Napoli.
Preparare la polpa di pomodoro qualche ora prima della realizzazione della pizza fritta aggiungendo olio evo, sale e foglie di basilico portando a bollore per 5 minuti su piastra a induzione. Lasciar decantare la stracciatella con l’ausilio di uno scolapasta. Iniziare l’impasto in impastatrice a spirale o planetaria con gancio inserendo la farina, il pater e il lievito di birra facendo girare a velocità moderata per ossigenare e miscelare le polveri per 2 minuti. Inserire a piccole dosi g 600 di acqua fino al completo assorbimento. Inserire l’olio, sempre a piccole dosi fino al completo assorbimento. Questa operazione dura circa 10 minuti in 1° velocità o a velocità moderata. Innescare la 2° velocità o aumentare la velocità e inserire il sale e la restante acqua di ricetta fino al completo assorbimento. Questa operazione dura circa 5 minuti in 2° velocità o a velocità elevata se impastata in planetaria o impastatrice. Deporre il composto ottenuto sul banco da lavoro precedentemente infarinato e lasciare puntare il nostro pastone coperto con telo in plastica per alimenti per circa 30 minuti a temperatura ambiente. Dividere l’impasto nella pezzatura desiderata e «pirlare» le nostre pastelle. Lasciare fermentare a temperatura ambiente o in cella di fermentazione negli appositi cassetti per pizza fino a 5 ore circa o fino a quando le pastelle non abbiano raggiunto il doppio del volume iniziale. Quando lievitati schiacciare con l’ausilio di un mattarello le nostre pastelle e formare dei dischi, farcendoli con polpa di pomodoro e stracciatella o con farcitura a proprio piacimento. Friggere a 170°C per circa 2 minuti. Lasciare riposare la nostra pizza fritta in un recipiente foderato con carta assorbente da cucina per qualche minuto.
Si è conclusa con successo la partecipazione di Molino Dallagiovanna a Sigep World 2025. L'azienda molitoria piacentina, con oltre 190 anni di storia e innovazione, ha presentato una selezione delle sue farine d’eccellenza e le ultime novità per i professionisti dell’arte bianca.
In primo piano la celebrazione del decimo anniversario di Uniqua, la linea di farine multiuso pensata per rispondere al desiderio di gusto e benessere del consumatore e la presentazione in anteprima assoluta di Uniqua Viola, la Purple Edition da grano naturalmente pigmentato. Si tratta di una farina integrale di grano tenero con germe di grano, ottenuta dalla macinazione di grani naturalmente pigmentati e lavati. Questa farina si distingue per il suo caratteristico colore violaceo e per le sue proprietà nutrizionali che includono un elevato contenuto di fibre e antiossidanti.
Grande successo anche per il talk
“Salotto del gusto ... ti sblocco un ricordo”, una novità assoluta di Molino Dallagiovanna a Sigep World 2025. Il tema del “ricordo” ha fatto da filo conduttore agli incontri quotidiani, durante i quali maestri dell’arte bianca hanno condiviso creazioni uniche di dolci, pizza, pane e pasta, ispirate ai sapori dell’infanzia e realizzate con le farine Uniqua. Gli ospiti hanno avuto l’opportunità di degustare le preparazioni, mentre i protagonisti dei talk hanno raccontato storie, tecniche e segreti dietro le loro proposte.
Iginio Massari ha portato il suo “Panfrutto al mandarino". Il suo intervento è stato anche l’occasione per presentare in anteprima il tour 2025 di Meet Massari R-evolution, dedicato al Panettone, che quest’anno si svolgerà a Londra il 12 Maggio, a Las Vegas il 16 Settembre in occasione della fiera IBIE e per concludere in Italia, il 27 Ottobre a Napoli in collaborazione con Me.Pa Distribuzione.
Tra i talk dedicati alla pizza quelli di Endrit Rustemi con "La Pizza della Nonna" e quello di Antonio e Giovanni Spera con "Nel nome del padre e del figlio". Andrea Mainardi e Mattia Masala hanno presentato “MordiQUA”, l’innovativa base per pizza e focaccia che unisce croccantezza esterna, leggerezza interna e una consistenza irresistibilmente scioglievole al morso, al suo debutto a Sigep World 2025.
Hanno parlato di pane e pasta Giuseppe Amato "U pani cu sucu" e Matteo Manuini e Walter Zanoni con “Pan e nus mangia da spus”.
Sigep World 2025 è stata anche l’occasione per annunciare l’avvio della quarta edizione di Pizza Bit Competition, rivolta ai pizzaioli professionisti, che assegnerà il titolo di “Dallagiovanna Pizza Ambassador”. Insieme a
Gambero Rosso, primo gruppo editoriale multimediale in Italia nel settore Wine Travel Food, quest’anno la competizione vanta l’ingresso di un altro importante partner: TheFork, la principale piattaforma per le prenotazioni online di ristoranti e leader europeo nei gestionali per la ristorazione con TheFork Manager. The Fork assegnerà a uno dei finalisti un importante premio.
Molino Dallagiovanna fu fondato nel 1832 a Gragnano Trebbiense in provincia di Piacenza dalla signora Ernesta. La principale attività era la commercializzazione dei cereali, che venivano ritirati dagli agricoltori con il barà, un antico calesse trainato da cavalli, e portati a macinare presso altri molini in zona. Solo nel 1870 venne acquistato il primo molino a pietra, alimentato dal Rio Vescovo, di proprietà dei Visconti di Modrone. Sul molino vi era una servitù di messe alla curia, riscattata per 10.000 Lire solo nel 1926.
L'anno che cambiò la storia fu il 1949, quando ad assumere la guida dell’azienda furono Guido, Renzo e Vittorio Dallagiovanna che, spinti da un forte spirito industriale, costruirono il primo molino a cilindri, dove oggi ci sono i silos dei grani, a cui ne seguì un secondo nel 1953. Ancora adesso i loro nomi risuonano, presenti nella ragione sociale dell’azienda (Molino Dallagiovanna G.R.V.).
L’azienda offre oltre 450 farine, da quelle tradizionali per pane, pizza, pasta e dolci alle linee senza glutine
e lattosio; tra le novità più recenti leDivine, farine da grano italiano, Uniqua, farine multiuso per soddisfare il desiderio di gusto e benessere, le Miscele Oltregrano, sviluppate per garantire facilità d’utilizzo, unicità e ottime performance in cottura e infine farine su misura, create e bilanciate per le esigenze di ogni cliente.
In Italia Molino Dallagiovanna è leader nel settore pasticceria con la linea leDolcissime, composta da 7 referenze: Frolla 130, Frolla, Sfoglia, Brioche, Brioche Soft, Panettone e Panettone Z. Quest’ultima in particolare, insieme a Brioche Soft, è stata sviluppata con l’importante contributo del Maestro Pasticcere e Lievitista Achille Zoia. A completare la linea e anche Rinfresco del Lievito Madre, la farina nata dalla collaborazione con il Maestro Pasticcere Iginio Massari. Nel 2023 il Molino lancia PH4, la linea di lieviti naturali, attivi e inattivi.
Oggi l’azienda è guidata dalla quinta generazione – con i cugini Pier Luigi e Sergio Dallagiovanna – e dalla sesta rappresentata da Paolo, Sabrina, Renza e Stefania che lavorano in stretta sinergia. In quasi duecento anni, il Molino si è evoluto ed è cresciuto fino a diventare una delle realtà più produttive del settore molitorio, in grado di esportare all’estero i valori e l’eccellenza alimentare italiana in oltre 65 Paesi nel mondo tra cui gli USA, dove nel 2021 è stata aperta una filiale.
Molino Spadoni, Specialista delle Farine dal 1921, ha recentemente partecipato a Sigep, appuntamento cruciale per il mondo del foodservice e della ristorazione presentando le basi Ambient e farine destinate ai professionisti e le innovazioni per il foodservice e l’horeca.
In occasione della propria presenza a Sigep 2025, Molino Spadoni ha presentato un'importante selezione di novità che consolidano ulteriormente la sua leadership e il costante impegno nell'innovazione.
La Pinsa e la Base Pizza Ambient sono realizzate con le pregiate farine di Molino Spadoni; il loro impasto, lavorato con biga e lievito madre fresco, vanta un’idratazione dell’80% e una lavorazione artigianale che prevede una lunga lievitazione, di ben 48 ore. La stesura manuale e il caratteristico bordo alto con alveolatura pronunciata rendono queste basi incredibilmente appetizing, soffici e digeribili. Sono inoltre estremamente pratiche: pronte da scaldare e condire, sono ottime soluzioni da utilizzare per servire anche piccoli numeri nel locale.
L’offerta di Molino Spadoni per il mondo pizza si arricchisce ulteriormente con altre eccellenze, frutto di una consolidata expertise verticale nel settore. Grande protagonista è la nuova Farina per Pizza Napoletana, Chella llà, approvata dall’Avpn (Associazione Verace Pizza Napoletana). Disponibile nei formati da 5 e 25 kg,
è stata studiata per garantire risultati impeccabili nella preparazione della pizza napoletana, grazie a un elevato potere di assorbimento e alla sua adattabilità a ogni tipo di lievitazione.
Per rispondere alle necessità dei professionisti, Molino Spadoni ha inoltre introdotto il nuovo formato Mezzosacco® da 12,5 kg, pensato per le referenze di punta: Farina PZ3, Farina PZ4 e Farina Manitoba. Questo formato intermedio rappresenta una soluzione pratica per i laboratori e le cucine professionali: più facile da movimentare e meno ingombrante, facilita la gestione delle scorte.
Infine la nuova linea di Farine Pasticceria Professionale, pensata specificamente per i professionisti del settore dolciario. Tre referenze, tutte confezionate in pratici sacchi da 5 kg, rispondono alle esigenze delle diverse preparazioni: Frolla, Biscotti e Pan di Spagna; Sfoglia, Bignè e Croissant; Grandi Lievitati. Frutto di un’accurata selezione delle materie prime, garantiscono performance eccellenti e risultati di altissima qualità, rispondendo alle richieste di un mercato sempre più esigente.
Le novità presentate da Molino Spadoni a Sigep rappresentano solo l’inizio di un anno ricco di innovazioni. L’azienda, forte di un’esperienza ultracentenaria e di una gamma ampissima di prodotti studiati per rispondere alle necessità specifiche del canale foodservice si conferma un punto di riferimento per il settore, capace di anticipare i trend e offrire soluzioni di qualità superiore.
Fonte: Molino Spadoni
Il sondaggio condotto da Fratelli Coppola, in occasione del World Pizza Day, ha confermato l'amore incondizionato degli italiani per la pizza, rivelandone gusti, conoscenza e nuovi desideri. Il sondaggio diffuso tra i ‘followers’ della catena di pizzerie.
Prodotto d'eccellenza della cucina italiana, la pizza è tra i cibi più famosi e mangiati al mondo, non stupisce quindi che sia stato istituito il World Pizza Day! Il 17 gennaio, giorno dedicato a Sant’Antonio Abate, santo protettore del fuoco e dei fornai, si celebra questa prelibatezza capace di unire le persone e creare momenti di condivisione.
Fratelli Coppola, la rinomata catena di ristorazione fondata dai tre fratelli napoletani Katia, Ciro e Antonio, ha indagato con un sondaggio online i gusti degli italiani in termini di pizza, condimenti e curiosità nel Bel Paese. I risultati mostrano che il 62% degli intervistati ha con-
fessato di non potere fare a meno della pizza, mangiandola almeno una volta a settimana, mentre il 29% dichiara di andare ogni tanto in pizzeria ma di sognarla spesso, e solo il 9% riserva la pizza per le occasioni speciali. Quasi all’unanimità concordano che la pizza migliore sia quella cotta nel tradizionale forno a legna, perché i pochissimi a preferire quella fatta in casa sanno quanto sia difficile cucinarla bene! Un alimento apparentemente semplice poiché gli ingredienti per prepararlo sono pochi, ma che possono fare la differenza. L’impasto, infatti, deve essere fatto lievitare correttamente così da rendere la pizza leggera e digeribile ed è anche il pensiero di ben 7 italiani su 10. Pomodoro e mozzarella sono apprezzati quando sono di alta qualità ma, rispettivamente, solo per 2 e 1 italiano su 10 rendono ottima la pizza. A proposito di impasti, la farina di grilli tanto in voga in questi ultimi anni, viene messa da parte in favore della pizza in versione dolce, che in tanti vorrebbero trovare nel menù. Il topping preferito? Vince di gran lunga la tradizionale Margherita (52%), seguita dagli ingredienti creativi da porre a cottura terminata per dare croccantezza (25%), e chiudono le pizze bianche scelte dal 23%. In fatto di creatività, le richieste sono chiare e gli ingredienti che gli italiani sarebbero più curiosi di provare sulla pizza sono nell’ordine: frutti di mare, tartufo, frutta esotica. Anche in fatto di curiosità gli italiani sono abbastanza preparati, l’87% ha saputo rispondere correttamente alla domanda “la pizza è Patrimonio Unesco?”, riconoscimento ottenuto nel 2017. Rimandato ad approfondire l’11% degli intervistati. Tra le altre curiosità divertenti sul cibo più amato, forse non tutti sanno che per il galateo, ovvero l’arte delle buone maniere, la pizza può essere mangiata con le mani.
Fonte: Alexanderkim
L’azienda bolognese diventa un vero e proprio partner e consulente del professionista del dolce anche grazie a proposte rivoluzionarie come il Fabbri Gelato System, per creare ovunque un perfetto gelato artigianale, o il Fabbri Shop in Shop, un negozio nel negozio.
Un salto nel futuro dell’Ho.Re.Ca. con innovazioni, idee, soluzioni originali e ultime tecnologie per declinare una nuova proposta di ospitalità all’italiana e far crescere il business legato al mondo dell’ospitalità.
Fabbri 1905 si è presentata al 46° Sigep, la fiera per antonomasia dedicata alla gelateria e al dolce, con una nuova veste: non solo “creatrice” di prodotti innovativi e di altissima qualità, ma partner e consulente del professionista del fuoricasa con cui crescere. Anche grazie a proposte originali e complete, come il Fabbri Gelato System, sistema per realizzare un perfetto gelato artigianale ovunque e in pochissimo tempo, trasformando anche
un “semplice” bar in un palcoscenico. O come il Fabbri Shop in Shop, una nuova idea di business, per promuovere la vendita di prodotti retail firmati Fabbri nel proprio locale, incrementando lo scontrino medio dell’attività.
L’azienda bolognese, marchio storico del made in Italy, conferma così la propria capacità di integrare la tradizione con l’innovazione con una costante ricerca delle più avanzate soluzioni presenti sul mercato. Tante le novità tutte nel segno della capacità di dare risposta concreta ai nuovi trend di mercato, mantenendo salda al centro l’identità del marchio. A partire dalla regina di casa: Amarena Fabbri, che dopo oltre 100 anni continua ad evolversi e a confermarsi simbolo del saper fare italiano nel mondo. Come ad esempio “Delizie Crema e Amarena Fabbri”, un nuovo concept di idee di consumo di dolci della tradizione, come la zeppola o il pasticciotto, ormai diventati “classici” in tutto il mondo grazie all’abbinamento con Amarena Fabbri; al Sigep presentato il Pastel de Nata, capolavoro della pasticceria portoghese conosciuto e consumato in tutto il mondo, proposto in versioni inedite con Amarena Fabbri e Pistacchio Fabbri. Il 2025 sarà poi l’anno del trionfo dei gusti snack, che con la loro croccantezza e il sapore unico ci riportano bambini, cavalcando i trend del momento. Fabbri 1905 amplia la sua gamma, proponendo anche una novità che unisce la passione crunchy ai trend salutistici, grazie alla combinazione di mirtillo e semi di girasole. Tra le novità per la pasticceria, le Delizie Crema e Amarena Fabbri: il concept attraverso il quale Fabbri 1905 propone nuove idee di consumo di dolci della tradizione, anche grazie ad un packaging ad hoc per l’asporto. Dopo il successo della Zeppola e del Pasticciotto, entra nella famiglia delle Delizie il Pastel de Nata, capolavoro della pasticceria portoghese a base di sfoglia e crema conosciuto e consumato in tutto il mondo, proposto in versioni inedite con Amarena Fabbri e Pistacchio Fabbri. Dopo il grande successo dell’Ovetto, best seller 2024 grazie alla fedeltà del sapore e alla straordinaria versatilità d’uso, arrivano due nuovi e sorprendenti kit: il Buono, una proposta golosa e attraente al cioccolato, nocciola e wafer, e il Lello, abbinamento elegante e delizioso dove la freschezza del cocco incontra il morbido sapore della mandorla.
Ai professionisti non resta che la fantasia nel creare fantastici gusti di gelato in vaschetta, semifreddi, mousse, gianduiotti, tartufi, stecchi bakery. In pasticceria e gelateria è sempre più passione crunchy. Il consumatore desidera dessert capaci di stimolare i sensi, creando contrasti irresistibili tra croccantezza e cremosità. Un’evoluzione del gusto che vede Fabbri 1905 protagonista.
Dopo lo straordinario successo di Amarena Fabbri
Croccante e Mango e Macadamia Crunchy, arriva un nuovo gusto frutto che unisce benessere e “indulgenza” secondo le ultime tendenze di mercato.
Lo Snackoloso Mirtillo e Semi di Girasole Crunchy è un’esplosione di sapori e consistenze adatto in gelateria e pasticceria per variegare, come inserto e copertura di pasticceria, per creare deliziosi snack da passeggio o cioccolatini dal gusto inconfondibile di frutta. Un prodotto innovativo e altamente versatile, che aiuta il professionista a scatenare la fantasia. Un mix di consistenze che stuzzicano il palato anche grazie agli inserti di semi di girasole, sempre più apprezzati da chi segue un’alimentazione che strizza l’occhio al mondo salutistico. Dal colore viola vivace e accattivante, è perfetto per conquistare gli occhi e i social grazie alla sua anima instagrammabile.
Una combinazione di gusto che ritroviamo anche nella nuova Copertura per stecchi Mirtillo e Semi di Girasole Crunchy dedicata alla realizzazione di stecchi e conetti gelato.
Sempre per la gelateria, Simplè e Sorbè Fabbri, due linee di completi che si arricchiscono di due nuove referenze:
Sorbé Frutti di Bosco: dopo Mango Alphonso e Fragola, nasce il nuovo gusto Frutti di Bosco, con 88% di frutta in etichetta (35% in vaschetta), senza conservanti. Tutto il gusto autentico della frutta e Simplè Nocciola: tra i gusti imprescindibili in gelateria, un prodotto in pasta con il 26,5% di nocciola in etichetta (10% in vaschetta) per un gelato alla nocciola al top della qualità. Senza lattosio, senza glutine. Pannamousse Cioccolato, infine, è una base completa per la pasticceria al gusto cioccolato per la preparazione di mousse, budini o bavaresi, permette di preparare con facilità dolci cremosi e stabili. Ad alto contenuto di servizio e senza bisongo di manodopera specializzata.
Fonte: Fabbri 1905
In occasione di San Valentino, il Bakery chef Fabio Tuccillo presenta il panettone Tucci’s Love, un'opera d'arte gastronomica, concepita per celebrare l'amore in tutte le sue forme. Questo raffinato panettone, che “scavalca” il tradizionale consumo natalizio, non è solo un dolce, ma un'autentica esperienza sensoriale.
Un soffice cuore, dalla lunga e complessa lavorazione a tre impasti, che si distingue per la sua originale combinazione di ingredienti, pensato per rendere ogni morso un momento indimenticabile. L'impasto, realizzato con yogurt, è arricchito da cioccolato alla mandorla e lampone, che donano una nota di golosità e originalità. La vaniglia Bourbon del Madagascar aggiunge, poi, una fragranza inconfondibile, rendendo il panettone incredibilmente profumato. All’interno, le gelée di lamponi e fragole offrono un cuore fruttato e fresco, perfetto per bilanciare la dolcezza del cioccolato bianco che ricopre il tutto. Ogni fetta è un invito a condividere momenti speciali, rendendolo un regalo ideale da fare o da farsi.
“Il panettone Tucci’s Love, oltre ad essere un dolce unico da assaporare, rappresenta un gesto d’amore”, afferma Fabio Tuccillo. “Realizzato e confezionato con cura e attenzione ai dettagli, è l’idea perfetta per sorprendere la persona amata, gli amici più cari o i familiari. Nelle mani di chi lo riceve, questo morbido cuore diventa simbolo di affetto e dedizione, un modo originale per esprimere i propri sentimenti”.
Il Bakery chef Fabio Tuccillo è titolare della Tuccillo Bakery, che gestisce insieme a suo fratello Gianfranco, socio dell’attività e ideatore del progetto insieme al padre Antonio. Nata nel 2014, la Panetteria Tuccillo si è evoluta nel corso degli anni, associando alla produzione di pane e panini, anche la pasticceria e gli altri prodotti da forno, che oggi la rendono riconoscibile come Bakery per un vasto pubblico, sia di clienti privati che Ho.re.ca. Sono in particolare i lievitati a consolidare il successo del Bakery Chef Tuccillo che nel 2021 ha vinto la medaglia d’argento al concorso Miglior Colomba d'Italia FIPGC Federazione Internazionale di Pasticceria Gelateria Cioccolateria, nel 2022 si è classificato tra i finalisti della Coppa del Mondo del Panettone, il concorso internazionale ideato dai Maestri Giuseppe Piffaretti, Pierpaolo Magni ed Angelo Musolino e nel 2024 al quarto posto, per la categoria Miglior Pandoro Artigianale, all’ottava edizione di Mastro Panettone, concorso organizzato da Goloasi.
Fonte: Brandmaker
A Sigep 2025 i frollini 100% vegetali e senza glutine conquistano il il prestigioso Lorenzo Cagnoni Award nella categoria Best Organics and Free From Products. Un prestigioso riconoscimento per un prodotto unico, frutto della passione e dell’innovazione.
A Sigep 2025 Mais Corvino ha ricevuto il prestigioso Lorenzo Cagnoni Award, nella categoria Best Organics and Free From Products, con i suoi frollini 100% vegetali e senza glutine a base di Mais Corvino, una varietà antichissima di mais nero risalente all’epoca dei Maya, detenuta in esclusiva da MartinoRossi.
Il “Lorenzo Cagnoni Award”, promosso da Angi e ICEAgenzia, premia le startup e i prodotti più innovativi del settore foodservice. Essere stati selezionati tra i vincitori rappresenta per Mais Corvino una grande soddisfazione e conferma la validità del percorso intrapreso.
Il Mais Corvino è una delle più antiche varietà di mais al mondo, risalente al 3500 a.C. Si tratta di una varietà unica, coltivata ora solo in Italia, caratterizzata dal colore nero e dalla particolare forma del chicco, allungato e appuntito, che ricorda la forma del becco di un corvo: da qui il nome “Corvino”.
Il Mais Corvino viene coltivato con metodi sostenibili e naturali e, dopo la raccolta, viene accuratamente selezionato e pulito, per poi essere trasformato in diversi prodotti come la farina per polenta, i frollini, ma anche pasta, birra e tanti altri.
Mais Corvino Srl - fondata nel 2013 da Carlo Maria Recchia e acquisita nel 2022 da MartinoRossi SpA, specializzata nella produzione di ingredienti, semilavorati e prodotti funzionali da cereali e legumi senza glutine, allergeni e OGM provenienti da filiera controllata - ha saputo coniugare la tradizione millenaria del Mais Corvino con l'innovazione. Questa sinergia ha permesso di ampliare l'offerta e di raggiungere nuovi mercati, confermando la capacità di Mais Corvino di creare prodotti di altissima qualità, gustosi e adatti a tutti.
“Questo premio è una conferma del valore del nostro progetto. Abbiamo creduto fin dall’inizio nel potenziale del Mais Corvino e oggi raccogliamo i frutti di questo impegno. Ringrazio tutto il team di Mais Corvino e MartinoRossi per aver reso possibile questo risultato”, dichiara Carlo Maria Recchia, fondatore di Mais Corvino. MartinoRossi Spa nata negli anni 50, oggi è una delle principali aziende produttrici di farine, granelle, semilavorati e ingredienti funzionali a base di cereali e legumi senza glutine, soia e Ogm, servendo i maggiori gruppi alimentari internazionali. Oggi l’azienda rappresenta uno dei principali punti di riferimento a livello mondiale in fatto di ricerca e innovazione applicata al settore food. Nell'ultimo periodo MartinoRossi si è affacciata anche al mondo del confezionato rivolgendosi al canale retail proponendo prodotti plant-based e 100% vegetali con i brand Beamy, Goodly per la prima colazione, Mr. Beans e Mais Corvino.
Lesaffre Italia, azienda che produce e commercializza lievito fresco, lievito madre e ingredienti per la panificazione artigianale, industriale e domestica, ha presentato numerose novità a Sigep 2025, tra strumenti digitali al servizio dei professionisti della panificazione e innovazione di prodotto, anche per il mondo pizza.
In anteprima per il mercato italiano, a Rimini è stata presentata Lesaffre & Me, la nuova app di Lesaffre. Un vero e proprio assistente digitale che offre un catalogo prodotti completo, con schede prodotto dettagliate; ricette esclusive per panificatori e pasticceri; video tutorial e contenuti formativi; una sezione news e aggiornamenti per restare sempre informati.
Inoltre sempre all’interno della app sarà presente Dr. Bread, un’innovazione che semplifica la gestione delle problematiche quotidiane nella produzione del pane. Dr. Bread è una FAQ evoluta, progettata per offrire soluzioni rapide e pratiche alle principali sfide dei panificatori. Ma le innovazioni all’interno della app non finiscono qua. Con il tool Cost-In-Use si potrà calcolare in modo semplice e preciso il costo di produzione di ogni ricetta, ottimizzando così la gestione economica del proprio laboratorio.
Infine un Programma Fedeltà che valorizza la fiducia dei clienti, attraverso il quale sarà possibile raccogliere punti in base ai prodotti acquistati e accedere a vantaggi esclusivi. A Sigep anche la celebrazione dei 130 anni di L’hirondelle, con il nuovo L’hirondelle 1895 e l’ampliamento della gamma dei Mix Inventis. Per festeggiare questa importante ricorrenza, Lesaffre lancia L’hirondelle 1895, il lievito speciale per biga, lunghe lievitazioni e pizza. L’innovativo prodotto garantisce una fermentazione stabile e ottimale nella preparazione della biga. Il risultato è un pre impasto che dona un gusto bilanciato, con note delicate e una consistenza armoniosa.
L’hirondelle 1895 esalta anche gusto e consistenza dei pani di media e grande pezzatura, a lunga lievitazione. Inoltre grazie al suo sviluppo graduale e costante, permette il controllo preciso dei tempi della lievitazione, risultando il lievito perfetto per la gestione dell’impasto della pizza.
L’hirondelle 1895 è il primo lievito sul mercato disponibile in confezioni da 2,5 kg, compatte e richiudibili, per garantire una perfetta ossigenazione e freschezza. Ogni confezione contiene 5 panetti da 500 g ciascuno. Le novità in casa Lesaffre non finiscono qui e in occasione di Sigep World è stato presentato anche Inventis Troppo Pinsa, il mix completo di farine, specifico per
la produzione della pinsa. Il nuovo mix Troppo Pinsa è pratico e facile da utilizzare, pensato per garantire un risultato leggero e croccante, grazie alle farine di riso e di soia. Conferisce il sapore autentico del lievito madre essiccato, per un prodotto finito gustoso e facilmente digeribile.
Infine il debutto a Sigep World di Inventis Celebrations, il mix completo senza emulsionanti per grandi e piccoli lievitati.
Anche quest’anno Lesaffre ha sponsorizzato la Bakery Arena, il campionato internazionale di panificazione Bread in the City e Assipan, l’Associazione Italiana Panificatori- Confcommercio Imprese per l’Italia, punto di riferimento per le realtà del settore della panificazione e dei prodotti affini.
Con la sua partecipazione a Sigep World 2025, Lesaffre si conferma al fianco dei professionisti, offrendo non solo prodotti d’eccellenza, ma anche strumenti e soluzioni digitali pensati per affrontare le sfide presenti e future.
Lesaffre Italia produce e commercializza lievito fresco, lievito madre e ingredienti per la panificazione artigianale, industriale e domestica. Grazie alle tecnologie produttive più innovative e a una logistica organizzata in modo capillare, i prodotti Lesaffre sono distribuiti in tutti
i segmenti di mercato e su tutto il territorio nazionale. Lesaffre è partner di Alma - La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, CAST Alimenti – La Scuola di Cucine e dei Mestieri del Gusto, In Cibum – Scuola di Alta Formazione Gastronomica, Richemont Club e Ambassadeurs du Pain, tutte realtà con le quali progetta e realizza eventi e corsi di formazione continua su lievito, panificazione e pasticceria.
L’azienda è inoltre parte di Assitol – Gruppo Lievito da Zuccheri, che rappresenta le imprese di produzione e commercializzazione del settore. L’Associazione ha recentemente sviluppato welovelievito.it, il sito che si propone di sfatare i falsi miti sul lievito e promuovere una corretta informazione sull’ingrediente, da sempre parte della tradizione e delle abitudini alimentari italiane. Lesaffre ha inoltre presentato recentemente Tuttosullievito.it, il sito di carattere didattico e formativo, con il quale l’azienda vuole far conoscere i tanti benefici e impieghi del lievito: dall’alimentazione alla salute e al benessere, dall’agricoltura fino ai biocarburanti.
Da 25 anni nel nostro Paese, Lesaffre Italia fa parte del Gruppo francese, fondato nel 1853 dalla famiglia Lesaffre nel Nord della Francia a Marquette-Lez-Lille. Dopo 170 anni, la famiglia è ancora alla guida dell’azienda, oggi attore mondiale di riferimento nel campo del lievito e degli ingredienti per la panificazione. Lesaffre realizza un fatturato di 3 miliardi di euro, ha 11.000 dipendenti di 96 nazionalità e 80 siti produttivi in 50 Paesi.
Fonte: Ufficio stampa Lesaffre Italia
Per la prima volta le esportazioni di gelato italiano hanno superato il “muro” dei 100 milioni di chili, secondo una proiezione della Coldiretti su dati Istat relativi al 2024 diffusa in occasione di Sigep, il Salone Internazionale della gelateria, pasticceria, panificazione, caffè e cioccolato.
Nell’anno appena passato le vendite all’estero sono aumentate in quantità del 19% superando il muro dei cento milioni di chilogrammi, con il primo mercato per il gelato tricolore che – rileva Coldiretti – è rappresentato dagli Stati Uniti, dove finisce quasi un quinto del totale esportato. Seguono Gran Bretagna, Germania, Spagna e Francia.
A sostenere il successo di un prodotto amatissimo non solo all’estero ma anche all’interno dei confini nazionali arriva ora il gelato “contadino”, presentato proprio a Sigep e frutto di una collaborazione sinergica tra Filiera Italia, Città del Gelato – azienda associata a Filiera Italia – e Filiera Agricola Italiana, col marchio Firmato Dagli Agricoltori Italiani. Per la prima volta tutte le principali componenti-base del gelato, dallo zucchero di barbabietola e quello d’uva cristallino, al latte in polvere, oltre ovviamente ai gusti, saranno garantiti dagli agricoltori
italiani con la provenienza garantita di origine nazionale. Le gelaterie potranno così avere un prodotto di elevata qualità da utilizzare come base per la produzione del gelato.
In occasione di Sigep, sono stati scelti gusti che rimandano allo straordinario patrimonio di biodiversità dell’agricoltura italiana, dall’Albicocca Cafona alla Melannurca da Melannurca Campana Igp Rossa del Sud, dalla Fragola di Acconia alla Pesca Regina da Bivona Igp, fino alla Menta Bianca di Pancalieri e alla Pera Signora della Valle del Sinni, tutte coltivate da aziende agricole dei vari territori. E poi ancora, Arachide Toscana Venturina tostata con legno di Faggio, Melograno Wonderful di Sicilia e Liquirizia del Concio. Ma il progetto si estenderà presto ad altri prodotti tipici, provenienti da altre regioni.
Un’operazione che va incontro alla crescente attenzione dei consumatori verso la qualità degli ingredienti utilizzati, anche sulla spinta delle esperienze delle tante agrigelaterie, che negli ultimi anni sono sorte sul territorio nazionale su iniziative di aziende agricole e allevamenti che si sono messi a trasformare il latte prodotto con l’aggiunta di frutta e altre specialità a km zero, con punti vendita in fattoria o nei mercati di Campagna Amica. Un fenomeno “dalla mucca al cono” che ha riscontrato da subito uno straordinario successo, grazie soprattutto all’alta qualità e la naturalità degli ingredienti utilizzati.
Fonte: Coldiretti
Molini Pivetti presenta il nuovo sito web in occasione del suo 150° anniversario. Il nuovo sito web, realizzato in collaborazione con Italian Design Farm, unisce innovazione, sostenibilità e storia, ed è arricchito dalla straordinaria serie fotografica "Farina in Opera”.
Molini Pivetti, storica azienda leader nel settore molitorio, presenta il suo nuovo sito web (https://www.molinipivetti.it/), un'importante novità per celebrare i 150° anni dalla sua fondazione. La rinnovata progettazione, moderna, intuitiva ed efficiente, rappresenta non solo un miglioramento nell'esperienza di navigazione, ma anche un'evoluzione nella comunicazione aziendale, con un focus su nuovi contenuti emozionali e celebrativi. In occasione di questo importante traguardo, il sito si arricchisce con una serie di novità che raccontano la storia, l'eccellenza e i valori di Molini Pivetti. Tra queste, spicca l'integrazione delle immagini del progetto "Farina in Opera", una straordinaria serie fotografica realizzata da Simone Bramante (alias Brahmino), che ritrae il territorio, la conoscenza e la trasformazione del grano in
farina, con effetti cromatici che catturano l'energia vitale del processo. Inoltre, il sito include una sezione dedicata alla sostenibilità, un valore centrale per l'azienda, che da sempre lavora guardando all'ambiente, alle persone e alle generazioni future.
"Il restyling del nostro sito dimostra il nostro continuo impegno nell'innovazione e nel miglioramento dei tool di comunicazione aziendale. Con il nuovo portale, vogliamo entrare ancora più in sintonia con i nostri clienti e partner, supportando le loro esigenze e promuovendo al contempo i valori che ci contraddistinguono: qualità, tradizione e sostenibilità", ha dichiarato Giulia Chessa, Marketing Manager di Molini Pivetti.
In aggiunta, il nuovo sito presenta una sezione dedicata alle News dal Magazine, un'area ricca di contenuti freschi e aggiornamenti sulle ultime novità dell'azienda. Qui, i visitatori possono scoprire i progetti, gli eventi, le fiere e le partnership in cui Molini Pivetti è protagonista, rimanendo sempre aggiornati sulle iniziative più recenti.
Il sito si rivolge a tutti gli stakeholders - industrie, distributori, ristoratori, piccoli e grandi laboratori artigianali e, in generale, tutti i professionisti dell'arte bianca – e offre loro una vetrina strategica per la scelta dei prodotti e delle soluzioni ideali per ogni esigenza.
Molini Pivetti guarda al futuro, continuando a trasformare il chicco di grano in farina con la stessa passione e competenza che l'hanno contraddistinta per 150 anni, facendo dell'innovazione e della sostenibilità i suoi punti di forza per i prossimi decenni
Drink, topping e nuovi prodotti senza zuccheri aggiunti come risposta ai trend di consumo. Toschi ha aperto i festeggiamenti per gli 80 anni dell’azienda durante il recente Sigep a Rimini dal 18 al 22 gennaio 2025 presentando una serie di novità sorprendenti
Il 2025 per Toschi Vignola è iniziato con Sigep. Dal 18 al 22 gennaio, infatti, l’azienda fondata a Vignola (MO) nel 1945, specializzata nella lavorazione della frutta e nella produzione di ingredienti per gelateria e pasticceria, è stata tra i protagonisti della fiera internazionale, da oltre 40 anni punto di riferimento per le innovazioni nel settore Food Service.
Da tempo al fianco dei professionisti con soluzioni all’avanguardia e una costante ricerca, Toschi Vignola prosegue nella direzione del ‘senza zucchero’, presentando
a Sigep novità sorprendenti, a partire da un classico intramontabile. La linea Zero+, già conosciuta e apprezzata per i prodotti Drink Zero+ e Topping Zero+, senza compromessi sul gusto, sarà ampliata ulteriormente con nuovi prodotti non convenzionali, a conferma della dedizione verso soluzioni inedite.
Anche nel settore della gelateria, l’azienda rinnova la sua offerta con proposte che combinano creatività e benessere. Alla linea KeToschi, che include basi, paste e cremini senza zuccheri aggiunti e ricchi di fibre, si affiancheranno ulteriori gamme di ingredienti per definire maggiormente il focus sulla nutrizione con benefici funzionali.
“Nell’ambito della 46a edizione di Sigep, abbiamo confermato il nostro impegno verso l’innovazione e la salute, continuando a intercettare le tendenze del mondo Food & Beverage che attualmente registrano un consumatore sempre più attento alla propria forma fisica e che, allo stesso tempo, ricerca un prodotto buono e gustoso”, commenta Massimo Toschi, Presidente di Toschi Vignola. “La nostra linea Zero+ risponde alla domanda sempre maggiore di prodotti genuini e bilanciati a livello calorico. Mentre con la linea KeToschi, applichiamo anche al gelato le caratteristiche della dieta chetogenica, una delle più seguite negli ultimi anni, basata sulla riduzione al minimo di carboidrati e zuccheri”. “Quest’anno Toschi Vignola celebra l’80° anniversario”, conclude il Presidente, “un traguardo importante che ci prepariamo a festeggiare con una serie di iniziative lungo tutto il corso dell’anno. SIGEP rappresenta, dunque, la prima occasione per dare il via alle celebrazioni, un punto di incontro speciale per condividere il percorso che ha reso Toschi un marchio storico e internazionale”. Toschi Vignola
Fonte: fruitecom
I valori sono eterni, i metodi devono evolvere: reinventare la tradizione significa adeguarla ai tempi per non perdere le ricette del passato e, oggi, significa intervenire sulle lavorazioni per eliminare lo stress e riorganizzare il lavoro in equilibrio con la vita privata.
L’ottava edizione di Pastry Best – il simposio tecnico esperienziale sulla pasticceria italiana contemporanea organizzato annualmente da Petra Molino Quaglia -, dal titolo “Tradizione Reinventata”, si è tenuto il 3 e 4 febbraio presso l’Università della Farina (Vighizzolo d’Este – PD) dando nuovi stimoli ai pasticcieri italiani grazie ai laboratori tecnici a squadre e le discussioni in auditorium su temi legati alla gestione della pasticceria. Un focus particolare durante la dee giorni su panettone e pandoro, simboli della cultura gastronomica italiana, dolci che racchiudono storia, passione e tradizione e che, ogni Natale, portano sulle tavole delle famiglie italiane sapori unici e un senso di appartenenza. La loro preparazione richiede dunque tecnica artigianale e attenzione ai dettagli, elementi che mantengono viva questa eredità culturale. Oggi, però, seguire la tradizione con tecniche di lavorazione empiriche non è un punto
di forza, poiché, a parità di qualità del prodotto, è importante bilanciare la passione per il lavoro con la qualità della vita privata. Periodi intensi come il Natale possono essere affrontati con processi che sfruttano meglio il tempo e mantengono un ambiente di lavoro positivo. Così, per preservare la qualità del panettone e del pandoro, e ridurre stress e costi della loro lavorazione, è utile adottare processi strutturati che partono dalle ricette tradizionali per aprire nuove possibilità creative. Nel corso della due giorni, si è discusso su come si possa mantenere la qualità inconfondibile del prodotto migliorando al contempo la sostenibilità del processo e riducendo lo stress lavorativo, attraverso un approccio in grado di rendere la produzione più semplice ed efficiente, senza rinunciare al gusto e alla struttura del prodotto. Questo è il futuro della pasticceria: un equilibrio tra ciò che si ama del passato e ciò che si può migliorare nel presente. La qualità non si perde con l’innovazione, ma si rafforza grazie a tecniche moderne che danno a tutti gli strumenti per eccellere.
Il programma di Pastry Best 2025 ha visto il 3 febbraio Chiara Quaglia – Amministratore Delegato di Petra Molino Quaglia – e Piero Gabrieli – Direttore Marketing di Petra Molino Quaglia – aprire il simposio.
Fonte: Agen Food
Agugiaro & Figna presenta "Panettone italiano: metodi a confronto": metodo, esperienza e artigianalita’ i punti di forza del progetto. Riccardo Agugiaro, AD del gruppo: “Portiamo avanti un’analisi scientifica dei metodi di produzione e un’indagine sensoriale che valorizza la sensibilità artigianale”
Il panettone, simbolo indiscusso della pasticceria italiana, è al centro di un’iniziativa che promette di esplorare tutte le sue sfumature più affascinanti e complesse. “Panettone Italiano: metodi a confronto” è il titolo dell’evento, dall’omonimo progetto di Agugiaro & Figna Molini, che si è tenuto il 17 febbraio da Alma – Scuola Internazionale di Cucina Italiana. Un’occasione di confronto e ricerca, in cui esperti del settore e pasticcieri di talento hanno esplorato il grande lievitato attraverso l’analisi di diverse tecniche di lievitazione e l’uso delle
migliori farine. A fare da guida a questo viaggio Anna Prandoni, giornalista gastronomica, e Paola Goffrini, docente di Genetica, specializzata in biologia molecolare del lievito, che hanno approfondito il percorso tecnico che ha caratterizzato il progetto. In dialogo con loro Giulia Miatto, del dipartimento Ricerca & Sviluppo Panificazione e Pasticceria Estero di Agugiaro & Figna, Alberto Figna, Presidente del Gruppo e amministratore delegato di Alma – Scuola Internazionale di Cucina e Giorgio Agugiaro, Presidente di Compagnia Generale Molini.
Durante l'evento, presentati i dati raccolti in laboratorio e le valutazioni tecniche che hanno permesso, nel corso di un lungo lavoro di ricerca, di conoscere l'influenza dei diversi approcci applicati alla preparazione del panettone. A guidare la ricerca sono stati il metodo, l’esperienza e la visione di dieci professionisti dell'arte bianca coinvolti: Marco Aliberti, Maurizio Bonanomi, Aniello di Caprio, Ivo Corsini, Luca Diana, Pierluigi e Simone Gardellin, Manuel Scarpa, Andrea Tamagnini e Oscar Pagani. Questi professionisti hanno affrontato una delle sfide più complesse e affascinanti della produzione dei grandi lievitati: la codifica dei sistemi di produzione, applicati all’utilizzo di stili di conservazione del lievito madre diversi, senza escludere la variabile significativa dell’esperienza di ognuno dei pasticceri, vista in una dimensione intima e molto personale che si lega profondamente al metodo. Le riflessioni tecniche e le analisi sensoriali sono infatti guidate dalla sensibilità e dall'arte di ogni pasticcere, in un dialogo continuo che mette al centro di ogni fase del processo i lieviti, la farina e il metodo.
Il tutto grazie anche al supporto fondamentale della linea Le Sinfonie, il brand di alta pasticceria di Agugiaro & Figna a servizio dei professionisti che desiderano spin-
gersi oltre i confini della tradizione, esplorando nuovi orizzonti nel mondo dei grandi lievitati. Da questo percorso è nata l'esigenza di rispondere alle differenti richieste dei laboratori e delle pasticcerie. Per questo, il Dipartimento Ricerca & Sviluppo di Agugiaro & Figna è già al lavoro per offrire una didattica specialistica sui sistemi di produzione dei grandi lievitati, che permetterà agli studenti di sviluppare quella competenza necessaria per affrontare le necessità di ogni laboratorio e realtà di pasticceria. Le tecniche apprese daranno loro la capacità di rispondere agilmente alle richieste provenienti dai vari contesti, dalle pasticcerie alle strutture più grandi. In seguito, i corsi saranno estesi anche alle scuole di specializzazione.
"Il panettone è il simbolo di una tradizione che non ammette semplificazioni. Ogni fase della sua preparazione, dalla scelta delle materie prime al bilanciamento degli ingredienti, richiede competenza, visione e passione. La farina, in particolare, deve avere una forza e una tenacità equilibrate per supportare lunghe lievitazioni e un alto grado di idratazione. È questo equilibrio che permette al panettone di mantenere la sua unicità, una caratteristica che si riflette in ogni singolo prodotto. L’impegno di Agugiaro & Figna nel campo dei grandi lievitati si fonda proprio su questa ricerca dell’eccellenza. Con il progetto 'Panettone Italiano: metodi a confronto' stiamo lavorando insieme a pasticcieri e tecnici esperti per esplorare le infinite sfumature di questo grande lievitato, portando avanti un’analisi scientifica delle metodologie di produzione e un’indagine sensoriale che valorizza la sensibilità artigianale. Il grande successo ottenuto a Sigep World 2025 conferma che questa strada è quella giusta: stiamo contribuendo ad una vera e propria innovazione nell’arte del panettone, continuando a rafforzare la nostra vocazione per l’eccellenza”, afferma Riccardo Agugiaro, amministratore delegato di Agugiaro & Figna.
Nonostante le turbolenze che stanno interessando il commercio internazionale, la pasta italiana continua a migliorare il proprio export, diversificando la filiera con la progressiva affermazione, secondo numerose ricerche di mercato, delle paste ripiene, che stanno conquistando sempre più consumatori.
Il 2024 potrebbe essere l’anno migliore di sempre per l’export di pasta italiana: nei primi nove mesi dell’anno le vendite estere sono cresciute del 10% in termini di volumi, secondo i dati resi noti dall’Istat e aggiornati a tutto settembre. Oltre confine sono andati quasi 1,9 milioni di tonnellate di pasta per un valore di 3,1 miliardi di euro, in crescita del 5,4%. Numeri che certificano la capacità del settore di adattamento agli sviluppi del commercio globale e di intercettare nuove aree di consumo soprattutto in Asia e Sud America. Una prospettiva suggellata dall’evidenza di un’inversione di tendenza nella dinamica dei volumi esportati, dopo la battuta d’arresto sperimentata lo scorso anno (-1,9%). Tra sbocchi tradizionali e nuovi mercati le paste italiane raggiungono oltre 180 paesi, con quote oggi pressoché equiparate tra blocco Ue e resto del mondo. Considerando anche il mercato domestico, il settore, secondo l’Unione Italiana Food, muove un giro d’affari di quasi 8,2 miliardi di euro. Le prime quattro destinazioni, rappresentate nell’ordine da Germania, Usa, Francia e Regno Unito, concentrano più della metà dei volumi e dei fatturati (55%). I più dinamici in questi primi nove mesi sono apparsi tuttavia alcuni sbocchi prioritari del
Far East, in particolare Corea del Sud e Cina, ma il bilancio è più che positivo anche in mercati consolidati, in particolare in Usa e Germania. Nei Paesi extra-Ue la crescita è apparsa più sostenuta rispetto alla Ue. A spingere in alto il fatturato sono stati principalmente gli sbocchi nordamericani e alcuni mercati asiatici, ad eccezione del Giappone.
Secondo una recente ricerca di Nomisma, seppur positiva, questa performance può essere considerata soltanto parzialmente indicativa della capacità del settore di competere con successo nei mercati internazionali.
A mettersi particolarmente in luce è la categoria delle paste ripiene (farcite) che, partendo da una gamma di prodotti che affonda le sue radici nella tradizione gastronomica nazionale, si è via via evoluta puntando anche sulla rivisitazione di ricette tradizionali in chiave innovativa o salutistica, fino ad arrivare a utilizzare alimenti sostitutivi (plant based).
Nel corso del tempo, ai ripieni classici che riflettono le preparazioni più tipiche delle varie regioni del Paese, se ne sono affiancati sempre di nuovi e il consumatore ha così avuto la possibilità di provare accanto a farciture di carne e formaggi anche composizioni a base vegetale (spinaci, asparagi, carciofi …) o di pesce (salmone, molluschi), che la consuetudine locale destinava a festività od occasioni particolari. Varietà e fantasia dell’offerta, dunque, sembrano rappresentare un elemento di successo sui mercati esteri visto che la crescita del giro d’affari delle paste ripiene è stata del +13,4%, percentuale doppia rispetto a quella complessiva di categoria. Dalla ricerca di Nomisma emerge che i principali mercati
di destinazione dei prodotti pastari italiani di queso tipo siano solo in parte quelli comunitari, dal momento che alle spalle della Francia, dove è stato realizzato il 21,9% del giro d’affari complessivo, si collocano il Regno Unito (15,5%) e gli Stati Uniti (10,8%).
Nel primo quadrimestre 2024 le paste farcite si propongono come il driver delle vendite oltre confine dell’intera categoria, a dimostrazione della capacità dell’offerta pastaria italiana di saper innovare e sapersi rinnovare, pur mantenendosi nel solco della tradizione in termini di metodo di produzione e materia prima utilizzata. Passando all’origine della pasta, essa racconta un’Italia diversa a seconda dell’area geografica presa in esame. La Campania è, infatti, la prima regione italiana per esportazione di pasta ed è qui che si concentrano il 19% della produzione nazionale e il 13% dei pastifici domestici. Segue l’Emilia-Romagna, seconda sia dal punto di vista delle esportazioni, sia per il volume della produzione (18%) con un numero di pastifici pari all’8% del totale nazionale.
Diverso il primato della Sicilia che, invece, ospita il maggior numero di molini (36% nazionale), mentre la Puglia è la prima regione per produzione di grano duro (23,2% del totale nazionale).
Dove si trovano le aziende del settore? I dati di Margò di Cribis mostrano che la più alta concentrazione di pastifici si trova in: EmiliaRomagna (11,9%); Campania (10,4%); Lazio (10,2%); Puglia (7,3%); e Lombardia (7,1%).
A conferma dell’artigianalità della produzione, la forma giuridica più diffusa è l’impresa individuale (49,44%). Seguono le Società di persone (25,47%) e le Società di capitali (24,72%).
Fatturato e numero di dipendenti confermano l’ottimo momento per il comparto con il primo che passa da 7.853.694.324 euro nel 2020 a 7.960.580.812 euro nel 2021, per poi raggiungere 9.717.237.541 euro nel 2022.
Va però notato che il fatturato 2022 risente anche del rialzo dei prezzi delle materie prime cerealicole causato dai conflitti e dall’inflazione, che non ha certo risparmiato grano e derivati.
In continuo aumento anche gli addetti: 18.678 nel 2021; 18.920 nel 2022; e 19.696 nel 2023.
Il prezzo della pasta in Italia è cambiato diverse volte negli ultimi anni: i motivi sono diversi, dall’inflazione ai fattori come la pandemia di Covid-19 e le ripercussioni dei conflitti bellici sull’economia internazionale. Altroconsumo ha condotto un’indagine sui mutamenti dei prezzi della pasta nel nostro Paese.
Quanto costa un chilo di pasta in Italia e come è cambiato il prezzo in 5 anni: Altroconsumo in un proprio monitoraggio sui prezzi dei prodotti alimentari, ha rilevato che alla fine del 2024 il costo medio della pasta per i consumatori era di 1,62 euro al chilo: una lieve diminuzione rispetto al mese di settembre del 2023, quando il prezzo era di 1,67 euro, e al settembre del 2022, quando si era arrivati a quota 1,66 euro. Andando più in là nel tempo, però, le cose cambiano: a settembre del 2021 un chilo di pasta costava 1,32 euro, nello stesso mese del 2020 1,25 euro e nel settembre del 2019 1,19 euro, per un aumento complessivo del 23% nel giro di cinque anni.
Il picco massimo è stato registrato tra l’aprile e l’agosto del 2023, quando il prezzo medio per un chilo di pasta in Italia era schizzato fino a 1,76 euro al chilo: da allora i prezzi hanno iniziato una lenta discesa, senza però
riuscire a raggiungere i livelli precedenti alla pandemia di Covid-19.
La pasta, elemento cardine della tradizione gastronomica italiana, riflette chiaramente le dinamiche dei prezzi alimentari in Italia: nonostante il rallentamento dell’inflazione nel nostro Paese, i consumatori hanno dovuto fare di nuovi i conti con prezzi elevati.
L’andamento dei prezzi della pasta dipende dalle fluttuazioni del costo del grano ma non completamente: tra gennaio e dicembre del 2022 ad esempio la pasta ha fatto registrare un incremento dei prezzi del 18%, nonostante i prezzi del grano italiano ed estero fossero scesi rispettivamente del 6 e del 16%. L’anno successivo il costo medio della pasta è sceso di appena un punto percentuale, mentre il grano veniva pagato tra il 20 e il 30% in meno.
Uno scenario molto simile si è ripetuto anche nel 2024, quando la pasta ha fatto registrare un ulteriore calo del 3% rispetto ai prezzi medi del 2023, mentre il frumento duro è sceso ulteriormente: -15% per il grano italiano e -19% per il grano straniero.
Appare evidente come il prezzo della pasta non sia proporzionale alla discesa dei prezzi del grano, tuttavia se la tendenza al ribasso del frumento duro dovesse continuare, è ipotizzabile una riduzione dei prezzi della pasta nei prossimi mesi.
Due nuovi volumi di cucina a cura di una coppia di pâtissiers di fama mondiale alla scoperta della più raffinata arte cioccolatiera francese e dei dolci natalizi della tradizione alsaziana: da novembre in libreria “La mia piccola cioccolateria” e “Dolci di Natale” di Christophe Felder e Camille Lesecq, editi da 24 Ore Cultura.
La Fao ha aumentato le sue previsioni per l'utilizzo mondiale di cereali nel 2024/25, ora stimato in aumento dello 0,9% a 2.869 milioni di tonnellate, principalmente a causa del maggiore utilizzo previsto di mais per l'alimentazione animale. Si prevede ora che le scorte mondiali di cereali diminuiranno del 2,2% entro la fine
delle stagioni nel 2025, principalmente a causa di una prevista significativa contrazione delle scorte di mais negli Stati Uniti d'America. Secondo il rapporto è plausibile che il rapporto scorte/uso globale di cereali nel 2024/25 diminuirà, ma rimarrà comunque a un "livello confortevole" del 29,8%.
Il commercio internazionale di cereali nel 2024/25 dovrebbe contrarsi del 5,6% rispetto all'anno precedente, a 483,5 milioni di tonnellate, in gran parte a causa della minore domanda da parte della Cina di orzo, mais e grano.
La Fao ha anche rivisto le sue previsioni per la produzione globale nel 2024, abbassandola a poco meno di 2.841 milioni di tonnellate, un calo dello 0,6% rispetto al 2023. Le nuove previsioni riflettono una significativa riduzione della produzione di mais negli Stati Uniti d'America, dove lo stress da umidità di fine stagione ha frenato le rese.
I raccolti di mais nell'emisfero meridionale inizieranno nel secondo trimestre del 2025, con le prime indicazioni che suggeriscono rese migliori in Argentina e Brasile, mentre i prezzi record del mais hanno determinato un aumento delle piantagioni in Sudafrica. Allo stesso tempo, le stime ufficiali sulla produzione di riso in Cina, Mali, Nepal e Vietnam sono risultate superiori alle attese, determinando una nuova previsione di produzione mondiale di riso pari a 539,4 milioni di tonnellate nel 2024/25, registrando un aumento annuo dello 0,9% e un massimo storico.
Clima tiene a freno la produzione del settore primario nel 2023. Positiva la dinamica della fase industriale, terza in Europa dopo Germania e Francia. L’industria alimentare ha chiuso il 2023 con un risultato decisamente migliore: il valore aggiunto è aumentato del 16% a prezzi correnti e del 2,7% in volume.
L’Italia copre poco meno del 17% dell’economia del settore primario agricolo dell’UE. Un’incidenza, in termini di valore aggiunto, che pone il nostro Paese al secondo posto, appena dietro alla Francia (con il 17,4%), ma davanti a Spagna (14,7%) e Germania (13,8%). Una posizione confermata anche nel 2023, nonostante la riduzione del 3,3% del valore aggiunto in termini reali (al netto cioè della dinamica dei prezzi), conseguente a un’annata agraria pesantemente condizionata dagli eventi climatici avversi. Tra questi, i noti fenomeni alluvionali del mese di maggio in EmiliaRomagna, Toscana e Marche, le gelate tardive, che hanno interessato il 40% delle aree agricole italiane, specie nel Nord-Est e lungo la dorsale appenninica, e le ondate di calore al Sud. Con un bilancio dei danni, a carico soprattutto di frutta, foraggi e cereali, stimato da Ismea, per i soli eventi catastrofali (gelo e brina, siccità e alluvione) attorno al miliardo di euro. L’annata 2023 è stata negativa per le coltivazioni legnose, che più di altre hanno risentito dell’impatto di grandine e gelo tardivo sulla produzione: frutta (-3%), ma soprattutto vino (-16,1%), che nel 2023 ha sperimentato la peggiore vendemmia dal dopoguerra ad oggi. Il consuntivo dell’anno si è rivelato negativo anche per patate (-4,4%), ortaggi (-1,5%), per il comparto florovivaistico (-3,8%) e per la zootecnia (-2,6% le carni
bovine e -1,1% il latte). Le coltivazioni erbacee, al contrario, hanno registrato un andamento complessivamente positivo, in particolare le colture industriali (+8,5%) e i cereali (+6,6). In recupero la produzione di olio di oliva, aumentata in misura significativa (+36%) anche se lontana dai potenziali.Contrariamente al settore primario, l’industria alimentare ha chiuso il 2023 con un risultato decisamente migliore: il valore aggiunto è aumentato del 16% a prezzi correnti e del 2,7% in volume, rispetto all’anno precedente, nel contesto di una dinamica molto positiva nel decennio 2014-2023, sia in termini nominali (+45%) che reali (+26%). La produzione l’anno scorso, ha registrato solo una leggera flessione (-1,7% rispetto al 2022), ma nel quadro di un trend decennale, comunque, positivo (+10,5%).
Il primo comparto dell’industria alimentare italiana è il lattiero-caseario, a cui si deve il 14,3% del fatturato complessivo; seguono ortofrutta (8,5%), elaborati a base di carni (8,1%), vino (7,6%) e macellazione di carni rosse (7,2%). Pasta e olio, prodotti di punta dell’export, coprono rispettivamente il 5,7% e il 5,1% del fatturato dell’industria alimentare italiana. Le dinamiche del 2023 sono positive per il lattiero-caseario (+3,4%), trainato da export e consumi interni; cioccolateria e confetteria (+1,6%), grazie alla spinta della domanda estera; mangimistica (+1,9%) e panetterie e pasticcerie artigianali (+0,9%). Si riducono, al contrario, i fatturati di oli e grassi vegetali (-10,5%), industria ittica (-9,2%), carni rosse (-7,5%), succhi di frutta (-7,9%) e gelati (-8,1%). L’Italia si conferma al terzo posto per incidenza sul valore aggiunto dell’industria alimentare dell’UE, con una quota dell’11,9%, preceduta da Germania (leader con il 19,5%) e Francia (17,8%); quarta è la Spagna con il 10%.
Agricoltura e industria alimentare, realizzano insieme un valore aggiunto di 77,2 miliardi di euro, pari a circa il 4% del Pil nazionale, con il contributo maggiore riconducibile al settore primario (40,5 miliardi). Comprendendo anche le fasi a valle del sistema produttivo della distribuzione e della ristorazione, l’incidenza sul Pil sale al 7,7%, spingendosi fino al 15% se si includono i servizi di logistica, trasporto e intermediazione relativi alla filiera agroalimentare.
Estremamente interessante, a questo punto, guardare i dati relativi alla redditività delle campagne italiane che secondo Coldiretti l’Istat valuta in oltre 42 miliardi di euro nel 2024, al primo posto in Europa.
L’agricoltura tricolore, grazie a un lavoro iniziato tanto tempo fa e che sta dando i primi risultati, è giunta al primo posto in Europa per valore generato per ettaro, quasi 3000 euro, il doppio rispetto alla Francia e i 2/3 in più dei tedeschi, oltre alla leadership anche della qualità – rileva Coldiretti – con 328 specialità Dop/ Igp/Stg riconosciute, 529 vini Dop/Igp e 5547 prodotti alimentari tradizionali. Primato continentale anche per il biologico, con 84mila aziende agricole attive sul territorio nazionale. La superficie agricola utilizzata ammonta a 12,5 milioni di ettari, pari al 42% del territorio nazionale. Le imprese agricole registrate sono 730mila, con 1,1 milioni di occupati: una ricchezza da difendere, secondo Coldiretti, rispetto alle tante minacce che pesano sull’attività delle imprese agricole italiane, a partire dagli effetti dei cambiamenti climatici che nel 2024 hanno causato danni per 9 miliardi di euro, tra siccità, maltempo ed epidemie negli allevamenti, secondo l’analisi di Coldiretti. Un grave problema è rappresentato anche dall’aumento dei fattori di produzione, a partire dall’energia, che gravano sui bilanci, con i prezzi pagati agli agricoltori che spesso non riescono a coprire neppure i costi sostenuti. Un fenomeno aggravato dalla concorrenza sleale dei prodotti stranieri spacciati per italiani,
spesso favoriti anche da accordi commerciali stipulati dall’Unione Europea, con l’ultima minaccia rappresentata dal Mercosur. Proprio l’arrivo in Italia di prodotti provenienti da altri Paesi che non seguono le stesse regole di produzione, rappresentano uno dei maggiori rischi per cui è necessario sempre più modificare il codice doganale sull’origine dei cibi che permette di far diventare un prodotto non italiano made in Italy e ottenere attraverso una raccolta firme a livello europeo lanciata da Coldiretti, l’etichetta su tutti i prodotti UE per garantire trasparenza ai consumatori e consapevolezza nelle scelte che
fanno quando si trovano ad acquistare prodotti da portare sulle tavole.
Risultati assolutamente lusinghieri, raggiunti anche grazie a una maggiore apertura internazionale che ha favorito i rapporti commerciali con l’estero e una più solida struttura produttiva e logistica che ha alzato il grado di autonomia delle forniture rispetto ai fabbisogni alimentari. L’agroalimentare italiano ha sperimentato progressi su entrambi i fronti, estero e interno. Uno degli indicatori chiave è il tasso di approvvigionamento generale del settore agroalimentare italiano, inteso come rapporto tra il valore della produzione interna e quello dei consumi, che nel complesso si è attestato, nel 2023, vicino al 100% (99,2%).
Il dato - sottolinea l’Ismea - è frutto, tuttavia, di situazioni differenziate a livello di singoli comparti e prodotti. In particolare, la compresenza di un’agricoltura deficitaria di alcuni prodotti e di un’industria alimentare orientata all’esportazione determina situazioni di significativa dipendenza dall’estero in alcune filiere per l’approvvigionamento di materie prime da trasformare in prodotti caratteristici del made in Italy. Una tendenza che si è accentuata negli ultimi anni di pari passo all’aumento della capacità di penetrazione sui mercati esteri dell’industria alimentare e alla contestuale minore disponibilità di materia prima nazionale a causa dell’impatto dei cambiamenti climatici.
Questo deficit rende alcune filiere più vulnerabili a fattori geopolitici, climatici e sanitari che influenzano le catene di fornitura, specie laddove il tasso di approvvigionamento è basso e la provenienza delle importazioni è fortemente concentrata o legata a paesi lontani e a rischio. I primi dieci prodotti importati dall’Italia sono in ordine: caffè, olio extravergine d’oliva, mais, bovini vivi, prosciutti e spalle di suini, frumento tenero e duro, fave di soia, olio di palma e panelli di estrazione dell’olio di soia. Il grado di autosufficienza dell’Italia per questi prodotti varia dallo 0% nel caso del caffè e dell’olio di palma a oltre il 60% nel caso dei prosciutti, ma sono mais e soia, ingredienti di base dell’alimentazione zootecnica, i prodotti che, secondo l’analisi di ISMEA, presentano le maggiori criticità in termini di approvvigionamento. Per entrambi le importazioni negli ultimi venti anni sono considerevolmente aumentate, comportando una drastica riduzione del tasso di approvvigionamento (al 46% per il mais e al 32% per la soia nel 2023). Il tasso di approvvigionamento italiano è basso anche per i frumenti, con l’industria pastaria che dipende per il 44% dalle forniture provenienti da Canada, Russia, Grecia e Turchia e quella dei prodotti da forno che per
il 64% del suo fabbisogno ricorre al prodotto di origine ungherese, francese, austriaco, ucraino e romeno. Anche per la carne bovina il tasso di approvvigionamento è sceso a livelli molto bassi nel 2023 (40%), con la Francia che concentra l’85% del valore dell’import di bovini da ristallo. La prevalenza di un solo fornitore, trattandosi della Francia, è rassicurante sul fronte geopolitico ma rende comunque vulnerabile la filiera nazionale ad altri fattori, come testimoniano le recenti difficoltà dovute alle restrizioni sanitarie associate alla diffusione negli allevamenti francesi di epizoozie e alla più recente emergenza Blue tongue. Infine, per l’olio extravergine di oliva, di cui l’Italia è il secondo maggiore esportatore mondiale e il primo consumatore, le forniture provenienti dagli altri paesi del bacino Mediterraneo, in primis la Spagna, sfiorano il 50% del nostro fabbisogno, legando a doppio filo le sorti del prodotto nazionale a quello estero, soprattutto in termini di variabilità dei prezzi.
L’annata 2024 si è dimostrata sfidante in vigna, ma ha confermato la solidità della filiera sul mercato. Un anno intenso per la Denominazione, che si è rivelata unita e pronta ad affrontare le criticità di un’annata caratterizzata dalla scarsità di prodotto della vendemmia 2023.
La vendemmia 2023 ha registrato una riduzione della produzione di uva pari al 30% a causa di grandinate straordinarie. Sul fronte del prodotto imbottigliato, nel 2024 la Doc Lugana ha registrato un calo, modulato dalle aziende, del 22% rispetto all’anno precedente, per un totale di 21 milioni di bottiglie, contro i 28 milioni del 2023. Grazie a una gestione ottimale delle giacenze di cantina, comprese quelle relative alle vendemmie precedenti, e a una distribuzione commerciale calibrata, le aziende del Lugana sono riuscite a mantenere un buon equilibrio di mercato, garantendo continuità alla clientela, soddisfacendo i propri clienti e preservando il posizionamento del brand.
“L’annata ha evidenziato la solidità della filiera, la sua serietà e coerenza nella gestione della limitata disponibilità della vendemmia 2023”, afferma il Presidente del Consorzio Tutela Lugana Doc Fabio Zenato. “In un contesto di scarsità, le aziende hanno adottato misure rigorose, come ad esempio le assegnazioni di prodotto ai diversi mercati, per garantire la continuità commerciale e preservare il valore della Denominazione, con una gestione che ha rafforzato la reputazione del Lugana nel mondo trade”.
Mediante la strategia del Consorzio, che ha saputo valorizzare il territorio e le sue specificità, la Denominazione
ha potuto consolidare il proprio valore, nonostante le incertezze produttive. In particolare, i dati mostrano come l'incremento di valore si traduca concretamente in un aumento del prezzo del vino e delle uve.
Il prezzo medio delle bottiglie al supermercato ha superato i 9 € ciascuna, con un aumento del 9% rispetto all'anno precedente, ponendo il Lugana in una posizione di vertice tra i bianchi Doc italiani (dato IRI). Questa solidità nel valore del prodotto si riflette anche nel mercato del vino sfuso, dove il prezzo medio si è stabilizzato a 4,30 € al litro per la vendemmia 2024.
Anche il prezzo delle uve ha seguito un trend positivo, con una media consolidata tra 2 € e 2,30 € al kg. Questo dato dimostra quanto i viticoltori siano riusciti ad ottenere un giusto ritorno per il proprio lavoro, senza risentire
degli squilibri produttivi.
Questi due indicatori (prezzo al litro del vino sfuso e delle uve) forniti dalla Borsa Merci – Camera di Commercio di Verona, confermano l'efficacia delle azioni adottate dal Consorzio per aumentare il valore del prodotto a tutti i livelli della filiera.
Nonostante la contingenza del mercato, il Consorzio di Tutela Lugana Doc è pronto a sviluppare ulteriormente la propria presenza a livello internazionale, attraverso la partecipazione ad importanti manifestazioni come Wine
Paris, Prowein e Vinitaly. Gli appuntamenti, rispettivamente a Parigi, Düsseldorf e Verona, sono un’occasione unica per divulgare valori come autenticità e territorialità della Denominazione agli operatori internazionali.
A tal proposito, Edoardo Peduto, Direttore del Consorzio Tutela Lugana Doc, sottolinea l'importanza dell'internazionalizzazione per il futuro della Denominazione: "Il nostro obiettivo è consolidare la presenza nei mercati Dach (Germania, Austria e Svizzera), che sono da sempre tra i più ricettivi per il nostro vino. Guardiamo anche con grande interesse a mercati come il Regno Unito e gli Stati Uniti, dove il nostro impegno è quello di sviluppare una maggiore visibilità e una distribuzione più capillare. L'internazionalizzazione è fondamentale per il futuro del Lugana, e questi eventi sono il palcoscenico perfetto per far conoscere la qualità e l'unicità della Doc in nuove e promettenti realtà".
Il Lugana si conferma quindi una denominazione in piena salute, in grado di affrontare con rigore e lungimiranza le sfide del settore vitivinicolo. Questo dimostra non solo la solidità del territorio, ma anche la capacità del Consorzio e delle aziende socie di mantenere alta la qualità del prodotto e soddisfare la crescente domanda, sia sul mercato domestico che internazionale.
Il Lugana Doc nasce dalle colline che circondano il Lago di Garda, dove il terreno argilloso e il clima mite favoriscono la coltivazione della Turbiana, uva autoctona che dà vita a vini freschi, eleganti e longevi. La denominazione, riconosciuta nel 1967 e regolamentata dal Consorzio dal 1990, copre oggi 2.600 ettari con 214 produttori, esportando oltre il 60% della sua produzione in 65 paesi. Il Lugana si distingue per la sua varietà di espressioni, che spaziano da fresche e giovani versioni a complesse riserve. Il Consorzio promuove anche pratiche di sostenibilità e un crescente turismo enologico, con esperienze immersiva nelle cantine e percorsi enoturistici certificati. Il territorio del Lugana, ricco di storia e bellezza, è una destinazione ideale per gli appassionati di vino, cultura e benessere.
Fonte: Zedcomm
Benanti rappresenta un simbolo di eccellenza e innovazione, una realtà che da quasi quarant’anni celebra l’autenticità di ogni versante dell’Etna. L’azienda, oggi unica a operare su tutti i versanti della Doc Etna, ha scritto pagine fondamentali della viticoltura etnea.
L’Etna non è solo un vulcano. È un territorio che respira, che vive e che parla attraverso i suoi suoli, le sue viti e i suoi vini. In questo scenario unico al mondo, la cantina Benanti rappresenta un simbolo di eccellenza e innovazione, una realtà che da quasi quarant’anni celebra l’autenticità di ogni versante del vulcano. L’azienda, oggi unica a operare su tutti i versanti della Doc Etna, ha scritto pagine fondamentali della viticoltura etnea, grazie a un lavoro pionieristico di zonazione, iniziato quando ancora questo era un territorio quasi inesplorato dal punto di vista enologico. Oggi, inoltre, l’azienda è parte di Brave Wine, la holding del vino creata dall’imprenditore Renzo Rosso. Un’unione che permetterà una nuova prospettiva di sviluppo imprenditoriale e un rinnovato impegno per la qualità e la sostenibilità.
Sin dalla fine degli anni Ottanta, l’azienda ha intrapreso un percorso di ricerca per individuare le aree più vocate e valorizzarle attraverso una produzione che rispecchiasse fedelmente l’essenza del terroir. “La zonazione per noi non è solo un metodo di lavoro, ma una filosofia che ci consente di rappresentare al meglio il territorio in ogni sua sfumatura,” raccontano Antonio e Salvino Benanti, oggi alla guida dell’azienda. “Essere presenti su tutti i versanti della Doc Etna significa poter abbracciare l’intera complessità del vulcano e tradurla in vini che raccontano storie diverse, ma accomunate da un profondo rispetto per la terra”. La storia di Benanti è quella di una famiglia che ha saputo trasformare la propria passione in un progetto di eccellenza.
Da Giuseppe Benanti, il fondatore che nel 1988 avviò il percorso dell’azienda con una visione innovativa, fino ad Antonio e Salvino Benanti, che oggi guidano la cantina verso nuovi orizzonti internazionali, il legame con l’Etna non è mai venuto meno. Questo impegno si traduce in una produzione annuale di circa 250.000 bottiglie, distribuite in oltre 30 Paesi e accolte con entusiasmo dalla critica enologica mondiale. Benanti non è solo una cantina, ma una voce che racconta l’anima dell’Etna. La zonazione pionieristica, l’attenzione ai vitigni autoctoni, l’utilizzo di lieviti indigeni proprietari e l’adozione di pratiche sostenibili testimoniano la volontà di celebrare un territorio straordinario, rendendolo protagonista di un racconto che continua a emozionare e a stupire.
Fonte: AB Comunicazione
L’aperitivo dai toni turchesi come il Mar Mediterraneo è medaglia d’oro nella categoria alcolici come miglior prodotto innovativo 2024 per la classifica curata da Bargiornale, la storica testata del mondo beverage e si aggiudica così il prestigioso premio Barawards.
Venturo Aperitivo Mediterraneo, il nuovo liquore base per l’aperitivo ispirato alla bellezza dei profumi e dei sapori delle coste del Mediterraneo, conquista il Premio Barawards Innovazione dell’anno 2024 nella categoria alcolici di Bargiornale, la storica e autorevole testata del mondo beverage e Ho.re.ca. che da oltre 15 anni offre con questo premio una vetrina prestigiosa per le aziende che lanciano le proprie novità di prodotto sul mercato. Un riconoscimento, quello di Bargiornale, che premia le aziende che concentrano i propri sforzi per rendere meno faticoso e più performante, anche dal punto di vista economico, il lavoro dell’imprenditore del bar e dei suoi collaboratori. Il riconoscimento di Venturo arriva dopo la valutazio-
ne di un panel di esperti su cinque parametri: design/ packaging (valutato in termini di attrattività e riconoscibilità); funzionalità/ergonomia; prospettive di vendita (espresse in termini di obiettivi di fatturato o di quota di mercato); attinenza al mercato, ovvero la capacità di soddisfare un bisogno esistente o emergente; impatto ambientale (caratteristiche di sostenibilità). Ai voti dei panelist (che costituiscono l’80% della valutazione) sono state poi aggiunte le votazioni fatte sul sito bargiornale.it e che hanno pesato per il restante 20% sulla valutazione finale.
Frutto di oltre due anni di ricerca e affinamento, Venturo è un marchio inedito per la categoria, “nato” e prodotto in Italia, culla dell’amato rituale dell’aperitivo ormai parte della cultura nazionale da secoli. Il mercato italiano costituisce così la porta d'ingresso naturale e più importante per lanciare questo marchio iconico, forte della tendenza che vede l'aperitivo all'italiana imporsi progressivamente a livello mondiale. Creato specificatamente per elevare la moderna occasione dell’aperitivo con una proposta differenziata sia per i consumatori che per i bartender, Venturo rappresenta la determinazione di offrire un prodotto super premium in una categoria che i dati confermano essere in crescita stimando che una bevanda su quattro consumata in Italia è un aperitivo (Circana MAT, dicembre 2023).
Diageo è un leader globale nel settore delle bevande alcoliche premium con l'ambizione di essere una delle migliori aziende di prodotti al consumo al mondo, affidabile e rispettata. In Italia, Diageo custodisce un portafoglio unico di prodotti, tra cui marchi globali iconici come Johnnie Walker, J&B and Talisker nella categoria whisky, Smirnoff, Cîroc e Ketel One nella categoria vodka, i gin Tanqueray e Gordon’s.
Fonte: Diageo
Il Rapporto Ismea dedicato alla situazione congiunturale del vino italiano nel 2024 è una approfondita analisi della situazione di un settore fondamentale per l’economia (e si potrebbe aggiungere anche per l’immagine) del nostro Paese. In questo breve stratto, alcune delle conclusioni del rapporto.
Sugli operatori le incertezze e i timori per quale potrà essere l’evoluzione del mercato globale del vino del medio-lungo periodo. Si registra una diffusa consapevolezza rispetto al fatto che, sebbene nel 2023 la posizione internazionale del vino italiano sia rimasta solida e i dati sui primi otto mesi del 2024 indichino una crescita delle esportazioni italiane rispetto allo stesso periodo del 2023, una contrazione generale del mercato danneggerebbe in modo grave la sostenibilità complessiva del sistema del vino italiano nel suo attuale assetto. Fino all’inverno scorso, peraltro, autorevoli agenzie aprivano ad aspettative positive: Statista (https://www.statista.com/) indicava che i consumi di vino avrebbero dovuto crescere del 10% dal 2023 al 2028, mentre il consumo di spumanti in particolare avrebbe dovuto crescere del 14% nello stesso periodo. Inoltre, il rapporto Global Wine Market Size di Research & Marketing diffuso nella primavera scorsa prevedeva una crescita del mercato globale del vino tra il 2023 e il 2027 del 2,1% annuo in volume e del 8,8% annuo in valore. L’evolvere della situazione del mercato globale ha poi portato Statista a una revisione delle previsioni che a giugno 2024 venivano riformulate prevedendo una progressiva, sebbene lieve, riduzione dei consumi globali di vino da qui al 2029, stimata a un tasso annuo dell’1%.
Gli esperti concordano sul fatto che il calo del commercio mondiale del vino nel 2023 è derivato da una combinazione di fattori sia congiunturali che strutturali. Problemi temporanei, come il contesto globale incerto, l'erosione del potere d'acquisto e le tensioni geopolitiche, potrebbero correggersi nel tempo.
Tuttavia, le tendenze a lungo termine indicherebbero il rischio di un declino strutturale nel consumo, cui si aggiungono cambiamenti nelle
preferenze sulle tipologie di vino e infatti l'Osservatorio del Mercato Europeo del Vino e altri esperti del settore identificano tre fattori principali che contribuiscono al calo del consumo di vino: inflazione e recessione economica:
- la riduzione dei redditi disponibili ha portato a un minor consumo di vino e l'impatto di questo fattore potrebbe diminuire con la ripresa economica; − preoccupazioni per la salute e cambiamenti sociali: una maggiore consapevolezza dei problemi di salute ha portato a una riduzione del consumo di alcol, una tendenza che si prevede a lungo termine;
− cambiamento delle preferenze: i consumatori preferiscono sempre più altre bevande alcoliche, come birra e superalcolici, rispetto al vino. Certamente, le preferenze dei consumatori si stanno spostando verso bevande diverse dal vino, intensificando la concorrenza di mercato. Ad esempio, in Francia, la quota di mercato dei prodotti a contenuto alcolico della birra è aumentata dal 15% al 25%, mentre la quota del vino è diminuita dal 49% al 41% tra il 2000 e il 2022. Gli esperti del settore riconoscono il successo di altre bevande alcoliche nell'attrarre i giovani consumatori con offerte innovative. Mentre il volume totale di alcol puro consumato sta diminuendo in molti paesi, il vino sta perdendo spazio di mercato in termini proporzionalmente maggiori di birra e superalcolici. In questo contesto di concorrenza intensificata, i prezzi e la dimensione degli investimenti di marketing dell'industria delle
bevande pongono il vino in una posizione di svantaggio competitivo.
I giudizi degli esperti convergono sul fatto che una ripresa della domanda è possibile purché si realizzino condizioni che riguardano la capacità di catturare l’interesse e il favore delle generazioni più giovani e l’adattamento dell’offerta alla domanda.
Il mercato del vino è cresciuto con i baby boomer, ma questa parte della popolazione si va riducendo in termini numerici e inoltre diminuisce la capacità di consumo individuale dei singoli soggetti a causa del loro invecchiamento. Ora il testimone deve passare a nuove generazioni, in particolare alla GenerazioneZ; si tratta di un gruppo sociale i cui membri sono particolarmente sensibili al tema della sostenibilità ambientale e sociale e che, aldilà delle tradizioni alimentari del paese di nascita, si informano e hanno abitudini di vita simili in tutti i paesi e diverse dai boomer e dai millennials.
Rispetto a questi giovani la capacità di comunicazione del sistema delle imprese del vino viene giudicata strutturalmente ancora inadeguata. Lo spostamento dell’interesse verso i vini bianchi e rosati è ormai un fenomeno consolidato; i rossi rappresentano ancora con il 43% (2021) la quota maggioritaria del consumo, ma la loro quota era il 47% nel 2007. Questa evoluzione fa emergere l’esigenza di individuare, pur nell’ambito delle tipicità e identità sensoriali delle diverse aree e denominazioni, stili più idonei alle nuove esigenze, anche in termini di occasioni di consumo.
Più in generale, l’attenzione deve essere posta sul fare evolvere il rapporto con i mercati finali, accelerando la trasformazione in senso digitale del sistema della comunicazione, adeguando l’offerta alle nuove esigenze in termini di requisiti qualitativi estrinseci ed intrinseci.
Fonte: Ismea
Si conclude il progetto dedicato ai bambini con la consegna di 16.000 euro alla Fondazione Ospedale Regina Margherita di Torino - Forma. “L’etichetta la disegno io”ha coinvolto i giovani pazienti dell'Ospedale Pediatrico nella creazione dell'etichetta dell’edizione limitata del Ruchè di Castagnole Monferrato Docg Clàsic.
“Ringrazio tutti i bambini che hanno partecipato a questa iniziativa speciale, che ci ha ricordato che il vero valore del vino risiede nella sua capacità di unire le persone e di raccontare storie”. Così Luca Ferraris, titolare di Ferraris Agricola, ha ringraziato i partecipanti durante la cerimonia di consegna dell’assegno di 16.000 euro a Forma, la Fondazione Ospedale Infantile Regina Margherita, svoltasi giovedì 30 gennaio a Torino. Anita, la bambina di 11 anni che ha realizzato l’etichetta che ora accompagna le 1.000 bottiglie dedicate a questo progetto speciale, è stata premiata con un gadget particolare donato da Ferraris. “L’etichetta la disegno io”, iniziativa solidale ideata da Ferraris Agricola e iniziata durante la primavera 2024, ha coinvolto i giovani pazienti dell'Ospedale Pediatrico nella creazione dell'etichetta dell’edizione limitata del Ruchè di Castagnole Monferrato Docg Clàsic. Il progetto ha visto la partecipazione di 42 bambini che, accompagnati dai volontari della Fondazione e dalle insegnanti dell’ospedale, sono stati coinvolti in questa iniziativa che ha catturato la loro creatività e immaginazione. Si è concluso con la scelta dell’opera di Anita che è divenuta l’etichetta dell’edizione limitata di 1.000 bottiglie. Questo progetto non solo ha offerto un sostegno concreto all'ospedale, ma ha dato anche voce alla fantasia e al coraggio dei giovani pazienti, trasFormando le loro opere in un messaggio di speranza che sta viaggiando attraverso ogni bottiglia di questo Ruchè. I volontari di Forma raccontano che nel proporre questa attività, la mamma di un paziente in isolamento li ha ringraziati per aver coinvolto il suo bimbo in questo progetto che lo ha aiutato a trascorrere un pomeriggio diverso e divertente nella stanza dove è dovuto restare isolato per più settimane. “Abbiamo accolto questo progetto con entusiasmo fin dalla sua nascita lo scorso anno e oggi
siamo grati a Ferraris Agricola ed a tutti coloro che hanno contribuito ad un grande risultato che ci permette di realizzare importanti progetti a favore dei più piccoli”, commenta Luciana Accornero, vicepresidente Fondazione Forma.
“Questo progetto ha incarnato l'essenza più profonda del nostro impegno nel territorio. Il vino non è solo un prodotto, ma un veicolo di cultura, tradizione e, in questo caso, di speranza. Attraverso gli occhi e la creatività di questi bambini, il nostro Ruchè si è arricchito di un valore umano inestimabile, diventando portavoce di resilienza e solidarietà”, conclude Luca Ferraris.
Il 24 gennaio 2025, all’esterno della cantina Gradis’ciutta a San Floriano del Collio, è stata posata una delle quattro stele monumentali realizzate dal maestro Giorgio Celiberti, per l’inizio dell’anno straordinario di Gorizia e Nova Gorica Capitale Europea della Cultura 2025.
La stele di Celiberti, posta presso la cantina Gradis’ciutta promotrice e organizzatrice dell’iniziativa, è il simbolo della collaborazione transfrontaliera tra Italia e Slovenia e un tributo all’unità culturale che questa terra di confine incarna da secoli. Con la loro forma slanciata e le incisioni che richiamano la parola come firma e patto tra comunità e cultura, le sculture di Celiberti sono un invito universale alla pace, e alla responsabilità collettiva. In tutto le stele create dallo scultore Celiberti sono 4 e le altre sono state collocate nei comuni di Nova Gorica e Gorizia e di fronte alla cantina Ferdinand.
“Accogliere un’opera di tale valore nella nostra cantina non è solo un onore, ma un ulteriore passo verso il rafforzamento del legame tra arte, vino e territorio”, afferma Robert Princic, titolare di Gradis’ciutta. “Questa stele rappresenta il nostro impegno nel custodire e promuovere la bellezza, la cultura e la collaborazione che caratterizzano il Collio e il Brda”.
L’inaugurazione è stata un momento di grande significato, con la partecipazione dei sindaci Rodolfo Ziberna e Samo Turel e dei produttori, Robert Princic e Matjaž etrti , che insieme hanno dato vita a Sinefinis, un progetto vinicolo senza confini. Nato dalla comune
passione per il territorio e dalla volontà di abbattere le barriere, Sinefinis è un esempio di collaborazione unica nel panorama europeo. Questo progetto, che celebra la Ribolla Gialla - Rumena Rebula come varietà simbolo del Collio e del Brda, ha dato vita a bollicine transfrontaliere da uve italiane e slovene che raccontano una storia di unità e condivisione.
La collaborazione con l’artista Giorgio Celiberti è un ulteriore capitolo di questa visione. Le sue opere, con il loro forte messaggio simbolico, amplificano il valore culturale e umano di Sinefinis, dimostrando come il vino e l’arte possano unirsi per superare i confini geografici e culturali. “La stele posta presso Gradis’ciutta non è solo un monumento, ma un simbolo tangibile della nostra visione: trasformare i confini in ponti, unendo persone, tradizioni e prospettive diverse,” sottolinea Princic. Sinefinis, con le sue radici nel Collio e nel Brda, è un precursore del progetto Nova Gorica e Gorizia 2025, avendo anticipato l’idea di collaborazione transfrontaliera già diciassette anni fa. L’ambizione di Robert Princic e Matjaž etrti non si limita alla produzione di vini di qualità, ma si estende alla promozione di un modello culturale e sostenibile, capace di ispirare altre realtà a seguire il loro esempio.
Fonte: AB Comunicazione srl
In uscita a fine febbraio il nuovo volume della serie Dialoghi di Pistoia edito da Utes con i saggi di Stefano Liberti, Massimo Montanari, Elisabetta Moro, Marino Niola, Laura Pigozzi, Andrea Riccardi, Andrea Segrè, Luisa Stagi che riflettono sul rapporto tra esseri umani e cibo.
Esce a fine febbraio “Siamo ciò che mangiamo? Nutrire il corpo e la mente”, il nuovo volume antologico della serie Dialoghi di Pistoia, edito da Utet, che raccoglie i saggi di Stefano Liberti, Massimo Montanari, Elisabetta Moro, Marino Niola, Laura Pigozzi, Andrea Riccardi, Andrea Segrè, Luisa Stagi.
Tra antropologia e storia, economia e psicoanalisi, otto protagonisti della XV edizione del Festival dell’antropologia del contemporaneo, diretto da Giulia Cogoli e promosso dalla Fondazione Caript e dal Comune di Pistoia, riflettono sul nostro rapporto con il cibo, inteso non solo come genere di auto sostentamento, ma come un mezzo di scambio a tutti gli effetti, in grado di plasmare il mondo in cui viviamo.
Se nemmeno due secoli fa Feuerbach affermava che “l’uomo è ciò che mangia”, oggi sembra quasi vero il contrario: basta aprire un menu o leggere l’etichetta di qualsiasi prodotto alimentare per realizzare fino a che punto ci identifichiamo piuttosto con ciò che non mangiamo, tra scelte e rinunce dettate da tabù religiosi, motivazioni ecologiche, norme sociali o mode che ci dividono a loro volta in “tribù alimentari”. Dunque, siamo ciò che mangiamo o è ciò che non mangiamo a renderci umani?
A partire da questo interrogativo, le autrici e gli autori ci invitano così a riconoscere nelle abitudini legate al mangiare – dalle diete agli sprechi, dal consumo bulimico all’astinenza totale – un termometro di salute sociale e psicologica. Nel saggio “I signori della carne” il giornalista Stefano Liberti spiega come gli allevamenti intensivi abbiano reso il mercato della carne una delle principali minacce per la salute del pianeta. Lo storico Massimo Montanari in “Vegetariani da quando? E perché?” indaga i diversi approcci al vegetarianesimo e le sue diverse motivazioni, da quelle religiose a quelle ambientaliste. In “La dieta mediterranea, storia e benefici” l’antropologa Elisabetta Moro racconta gli studi e le ricerche che hanno reso questo modello nutrizionale un vero e proprio patrimonio da salvaguardare. “Di che cibo sei?” è invece l’interrogativo da cui muovono le riflessioni di
Marino Niola, che spiega come le nostre scelte in fatto di cibo abbiano trasformato l’alimentazione in una forma di ascetismo laico. La psicoanalista e psicologa Laura Pigozzi, nel suo saggio “Il cibo parla”, riflette sul significato relazionale del cibo all’interno del nucleo familiare. Al pane, alimento dal profondo significato spirituale e simbolico, è dedicato il saggio “Il pane e la parola” di Andrea Riccardi, che riflette sui valori di solidarietà e condivisione a esso associati. Andrea Segrè, in “La dieta sprecata”, analizza una delle questioni più urgenti legate al cibo, quella dello spreco, raccontando anche alcune buone pratiche per stimolare un consumo più
consapevole. Infine, il saggio della sociologa Luisa Stagi “Food porn e dieta” indaga le ragioni della tendenza al consumo sempre più compulsivo di contenuti legati al cibo, proposti dalle tv e dai social network.
Con questo volume sale a 25 il numero di titoli pubblicati nella serie Dialoghi di Pistoia, diretta da Giulia Cogoli, e promossa dalla Fondazione Caript. La serie amplia il percorso di approfondimento culturale intrapreso dal festival, la cui XVI edizione è in programma dal 23 al 25 maggio 2025 e sarà dedicata al tema “Stare al mondo.
Ecologie dell’abitare e del convivere”.
Stefano Liberti è giornalista e filmmaker. Tra i suoi libri ricordiamo Tropico Mediterraneo. Viaggio in un mare che cambia (2024).
Massimo Montanari insegna Storia dell’alimentazione all’Università di Bologna. Tra i libri da lui curati ricordiamo Cucina politica. Il linguaggio del cibo fra pratiche sociali e rappresentazioni ideologiche (2021).
Elisabetta Moro insegna Antropologia culturale all’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa e codirige, insieme a Marino Niola, il Museo virtuale della dieta mediterranea e il MedEatResearch.
Marino Niola, condirettore del Museo virtuale della dieta mediterranea e del MedEatResearch, insegna Antropologia dei simboli all’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa.
Laura Pigozzi è psicoanalista e psicologa clinica. Tra i suoi libri ricordiamo L’età dello sballo. Giovani, droghe, psicofarmaci, tra conformismo e dipendenza (2024).
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, è storico del mondo contemporaneo e in particolare della Chiesa cattolica. È editorialista per “Corriere della Sera” e “Famiglia Cristiana”.
Andrea Segrè è direttore scientifico dell’Osservatorio internazionale Waste Watcher – Campagna Spreco Zero e insegna Economia circolare e politiche per lo sviluppo sostenibile all’Università di Bologna.
Luisa Stagi insegna Sociologia generale all’Università degli Studi di Genova ed è condirettrice di “AG –About Gender. Rivista internazionale di studi di genere”.
Fonte: Stilema
Un'iniziativa esclusiva per celebrare i professionisti dell'enoturismo: le premiazioni si sono svolte il 5 febbraio presso la fiera Hospitality, a Riva del Garda, evidenziando l'importanza crescente dell'accoglienza nel settore vinicolo.
In un'industria dove la valorizzazione delle risorse umane nel turismo del vino è stata a lungo trascurata, Wine Tourism Hub segna un momento di svolta con il lancio di un progetto che mira a celebrare i professionisti dell’enoturismo e riconoscere il loro contributo allo sviluppo del settore.
Il concorso, unico nel suo genere, è interamente dedicato ai professionisti dell'accoglienza enoturistica, riconoscendo il loro ruolo cruciale nell'elevare gli standard di qualità e innovazione dell’enoturismo italiano. Wine Tourism Hub si impegna a valorizzare queste figure indispensabili perché riconoscere l'eccellenza nel turismo del vino è fondamentale per promuovere l'innovazione e la qualità, aumentare la visibilità dell'enoturismo italiano a livello sia nazionale che internazionale e dare risalto e supporto ai professionisti del settore, sottolineando l'importanza del loro contributo.
Il concorso "Best Wine Hospitality Manager” ha riscosso un eccezionale successo, ricevendo centinaia di candidature da operatori del settore enoturistico in tutto il Paese: numerosi professionisti si sono candidati e altrettanti hanno partecipato attivamente votando i loro colleghi.
La cerimonia di premiazione si è svolta mercoledì 5 febbraio all’interno della fiera Hospitality a Riva del Garda, una delle più importanti fiere dedicate all’accoglienza e ristorazione. L’evento ha rappresentato un'importante occasione di networking per gli hospitality manager italiani offrendo un momento di riflessione e condivisione sull'evoluzione della figura professionale nel panorama enoturistico. Durante l'evento, Wine Tourism Hub ha condiviso gli ultimi dati sull'enoturismo e discusso l'evoluzione del settore, fornendo un contesto aggiornato e stimolante per i partecipanti.
Lavinia Furlani, presidente di Wine Meridian, ha commentato: "È stato davvero emozionante e significativo dare un riconoscimento alle persone che sono in prima linea nello sviluppo del settore enoturistico italiano. Questi professionisti svolgono un ruolo cruciale nella promozione dell'enogastronomia made in Italy, valorizzando le nostre cantine e contribuendo a rendere l'enoturismo un elemento chiave per il futuro del vino italiano”.
Beer&Food Attraction www.beerandfoodattraction.it Pag. 32
Falegnameria Dori www.lineadori.com IIIa di Cop.
Levante Prof www.levanteprofbari.it IVa di Cop. e Pag. 6
Mondo Alimenti www.mondoalimentl.it Ia Romana
New Day www.newdayurl.it Pag. 12 e 13
Pavesi Forni Professionali www.pavesiforni.it Pag. 4
PuntoIT Editrade www.portalegelato.it Pag. 56 e 57
Sacar Forni www.sacarforni.net IIa di Cop.
Fare pane - alchimia di un’arte di Fabrizio Nistri
D.M. Pubbliespo Editore
Euro 45,00
PER ORDINARE: manda una e-mail a info@dmpsrl.eu oppure via fax 066634333
La straordinarietà del pane italiano di Paolo Fulgente
D.M. Pubbliespo Editore
Euro 30,00