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LE NUOVE SFIDE DELLA CATENA DI APPROVVIGIONAMENTO

TEMPI DI CONSEGNA RECORD, CARENZA DI MATERIE PRIME, AUMENTO DEI PREZZI E DIFFICOLTÀ NEI TRASPORTI: COME AFFRONTANO TUTTO CIÒ LE AZIENDE VITIVINICOLE DEL VENETO ORIENTALE?

Il tema del cambiamento nella catena di approvvigionamento si è andato ad affermare in maniera preponderante negli ultimi anni, diventando argomento di conversazione quotidiana. Se la pandemia di Covid-19 ha insegnato una lezione al settore della logistica, questa è l’importanza di una gestione della medesima che sia forte e sicura. Durante la pandemia non abbiamo avuto solo lo shock dell’emergenza sanitaria ad impattare sulla catena di approvvigionamento, ma il disastro del Canale di Suez, le limitazioni della capacità interna e, più recentemente, la carenza di manodopera e gli scioperi, che hanno all’unisono minacciato i flussi di merci a livello globale. Non solo, anche il territorio del Nordest ha dovuto far fronte a ritardi e lievitazioni di prezzi che sono andati ad impattare su produttori e consumatori.

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Alla luce di questo, va detto che si renderà necessario creare un modello di lavoro efficace a seconda del settore ed adottare un approccio alla digitalizzazione di tipo proattivo. In quest’ottica, tutto il sistema aziendale e i consumatori finali ne trarranno certamente beneficio. Ed è evidente come la chiave per far fronte alle complessità presentate dal processo di globalizzazione sarà quella di trovare un giusto equilibrio tra locale e globale, in un progressivo miglioramento delle tempistiche di lavorazione e di distribuzione dei prodotti. Proprio sul lato locale, il Veneto orientale ha cercato di far fronte alle nuove sfide andando ad analizzare le necessità in modo previsionale.

Se da un lato occorre far fronte a nuovi modelli di business, dall’altro bisogna considerare anche la risposta dei lavoratori e dei consumatori su tali nuovi modelli. Si ha inoltre la tendenza alla modalità di lavoro da remoto, con la conseguente necessità di gestione dei processi in modo intelligente e di riduzione delle tempistiche di risposta. Reimpostare le proprie modalità di lavoro diventa dunque prioritario. Lato consumatore, invece, l’approccio più critico della catena di approvvigionamento sta anche nella necessità di gestire il commercio elettronico, che nel tempo sta guadagnando sempre più terreno.

Si prevede che le sfide della catena di approvvigionamento persisteranno (almeno in una certa misura) per l’anno 2023. In generale, tali sfide sono guidate dall’aumento della spesa dei consumatori e dalla volontà sostenuta di acquistare online. Eppure, nonostante la manifesta fragilità dei modelli di lavoro nel 2023, le aziende del Veneto orientale si stanno adattando a questi cambiamenti affrontando le inefficienze a testa alta e cercando di lavorare in modo più intelligente. Gli approvvigionamenti insufficienti sono stati una preoccupazione dall’inizio della pandemia, a causa di un brusco aumento della domanda dei consumatori come mai prima d’ora. Anche adesso, sia i rivenditori che i fornitori stanno lottando per soddisfare tale domanda nel bel mezzo di una disponibilità limitata di diversi materiali. In effetti, un recente sondaggio condotto dall’Institute for Supply Management (ISM) ha rivelato “tempi di consegna record, carenze su larga scala di materiali di base critici, aumento dei prezzi delle materie prime e difficoltà nel trasporto di prodotti attraverso le industrie” questi scarsi approvvigionamenti, la capacità di un marchio di sostenere la propria crescita dipende in larga misura dal capitale circolante per superare un periodo di inattività e accelerare per l’alta stagione. Uno dei settori di maggior rilievo nel territorio del Veneto orientale è quello della produzione e della distribuzione di prodotti vinicoli, da sempre economia trainante con lascito di cultura considerevole. È dunque stata fatta un’analisi di quello che è lo status attuale dei fattori che più influenzano la catena di approvvigionamento in post pandemia e quali possono essere le sfide future.

Secondo Andrea Masat della Cantina Ornella Bellia Venezia Wines di Pramaggiore, se da un lato si è sempre riusciti a fronteggiare alla richiesta di fornitura, si è tuttavia assistito ad una necessità di aumentare lo stoccaggio (con conseguente investimento maggiore) dei prodotti, considerato che materiali metallici, come ferro e alluminio o vetro e cartone, hanno subìto ritardi nelle consegne. La nuova sfida, sempre secondo Masat, sarà quella di accorciare le tempistiche lato fornitura e rivedere il listino prezzi, in modo tale da poter contenere i costi anche per il consumatore finale.

Un rientro nei canoni della normalità è stato notato da Daniele Piccinin, titolare della Cantina Le Carline di Pramaggiore, che tuttavia segnala anch’egli un aumento delle tempistiche e dei costi nell’approvvigionamento di materiali come vetro e cartone, segnalando inoltre che, soprattutto nel contesto pandemico e post pandemico c’è stato un picco del fattore e-commerce, con un ulteriore aumento di collaborazioni con i negozi di quartiere. Piccinin pone anche l’accento sulla necessità della stabilità dei costi delle materie prime e dei notevoli benefici che ne deriverebbero. Considerevole aumento degli acquisti online è stato notato da Raffaele Foglia, responsabile della Cantina Villa Bogdano, il quale conferma che ci sono stati dei rallentamenti sulle tempistiche di consegna di alcuni materiali come il vetro, mentre è migliorato quello del cartone. Un vantaggio importante, secondo Foglia, potrebbe essere quello di avere una visione centralizzata dei produttori locali, che spesso non sono inseriti in determinati circuiti o sono privi di una presenza online.

A fronte di quanto emerso, tutti i soggetti interpellati sembrano essere d’accordo sulla necessità di gestire dati analitici circa le previsioni dei consumi, nell’ottica di un’ottimizzazione della gestione dei magazzini e conseguentemente degli ordini. Un modello adatto alla previsione della domanda e le capacità per la sua gestione porterebbe certamente benefici in termini di costi e tempistiche, offrendo dinamicità e fluidità, e migliorando enormemente la catena di approvvigionamento.

Roberto Raspatella

Da decenni oramai si discute di globalizzazione, cioè di quel fenomeno definito come “diffusione su scala mondiale, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, di tendenze, idee e problematiche” . Un processo, oramai ineludibile, che genera divisioni e discussioni fra chi lo ritiene fonte di diffusione di benessere e conoscenza e chi, invece, lo vive come l’annullamento delle culture, delle tradizioni e dei linguaggi locali. In particolare, per questi ultimi si teme che l’utilizzo di lingue universali per comunicare quali l’inglese, lo spagnolo e, forse in futuro, il cinese, porterà ad una perdita degli idiomi e dei dialetti. È un argomento importante che nel nostro Paese ha portato alla solita divisione fra Guelfi e Ghibellini: chi sostiene la massima circolazione di idee e lingue straniere nel nome di un mondo globale e chi si preoccupa di non perdere il valore delle tradizioni che, poi, non sono altro che ciò che resta del nostro passato. Nel dibattito sul decentramento si è parlato anche di introdurre nelle scuole a livello regionale lo studio della storia locale e dei dialetti: una proposta subito criticata perché divisiva dell’unità nazionale.

Comunque sia, l’attenzione e la sensibilità alla valorizzazione del dialetto ha portato l’Unione nazionale delle Pro Loco (UNPLI) ad istituire per il 17 gennaio la “Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali” per sensibilizzare Istituzioni e comunità locali sull’importanza di tutelare il dialetto come patrimonio culturale. Come sottolineato dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia “per i veneti il dialetto non è solo una lingua ma è una parte fondamentale del vivere quotidiano, della nostra storia e delle nostre tradizioni. In regione, sette persone su dieci parlano veneto, un dato che non può essere inter pretato come mera statistica, ma che rappresenta invece un sentimento ed un attaccamento verso la lingua ma dre, quella che viene dal cuore, quella che riflette il modo stesso di pensare e di vedere il mondo. Ecco perché l’affermazione e la tutela della nostra identità non possono prescindere dal la difesa e dalla valorizzazione della nostra lingua”.

Ma non solo l’Italia e il Veneto ricono scono l’importanza del dialetto. Come ha ricordato il governatore veneto, nel

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