UNA RIVISTA SULL’ARCHITETTURA E LE ARTI VISIVE DEGLI STUDENTI DELL’UNIVERSITÀ “MEDITERRANEA” DI REGGIO CALABRIA
“Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.”
n. 2 / giugno 018 Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati.
I. Calvino
OUI, QUI MAGAZINE r iv ista qu adrimestrale f on d ata n el 2 0 17 n . 2 / giu gn o 0 18 L a r ivista è stata registr a ta col n. 2 d i giugno 201 8 a l Trib una le d i Re ggio Ca la br i a in data 8 gi u gn o 2 0 18 I S SN 2 611- 7592 L a s egu en te c o pia è stata p romos s a d a l Cons iglio d egli Stud enti del l ’U n i versi tà “M editerra nea ” d i R eggio Ca la b ria /o u i qu imagaz i n e Redazione te l +39 346 37 2 66 0 7 pe r so tto po rre propo ste e p er informa zioni e m a i l o u iqu i magaz i n e@gma il.com Direttore responsabile Mario I do n e Editore R u ggiero Galati Casmiro Direzione artistica Cl au di a Gi orn o L or en z o A rlia A r ian n a I so la Traduzioni L u í s Gu i j arro Bergeró n e Aria nna Is ola I n c opertin a: elabo raz ione gra fica d ella Ca s a d ello Stud ente, U n iversità "M editerran e a " d i R eggio Ca la b ria , 201 7
“Così si potesse d i m e z z a r e ogni cosa intera, così ognuno potesse uscire dalla sua ottusa e ignorante interezza. Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse, stupide come l’aria; credevo di veder tutto e non era che la scorza. Se mai tu diventerai metà di te stesso, e te l’auguro, ragazzo, capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del m o n d o , ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda e preziosa. E tu pure vorrai che tutto sia dimezzato e straziato a tua immagine, perché bellezza e sapienza e giustizia ci sono solo in ciò che è fatto a b r a n i . ” ITALO CALVINO, Il visconte dimezzato
Nate in r o v i n a
1 Igor Mitoraj, O r i z z o n t e 2 Igor L u n a
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Mitoraj, B i a n c a
3 Igor Mitoraj, Eros Bendato Screpolato fonte:
Wikipedia
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"La mia arte non è che l'espressione artistica di un certo malessere, di un'emozione, di una proiezione, che lascia le porte aperte all'immaginazione; non è che un trampolino per l'aldilà." I
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Teste dormienti, corpi bendati, forme velate e screpolate. Le sculture di Igor Mitoraj sono un inno alla bellezza ambigua, disincarnata. Nato in Polonia e formatosi a Parigi e in Sudamerica, l'artista cosmopolita ha passato i suoi ultimi anni in Italia, a Pietrasanta; diceva che il suo lavoro fosse l'espressione di una doppia realtà, quella di un'entità ipnoticamente perfetta e insieme corrotta, frammentaria. È la modernità. Il nostro è un tempo disgregato che ha pretese di perfezione e di unità, e se i più pagano dazio alla bellezza nella corsa verso l'interezza, Mitoraj sceglie un'arte diversa, mostrando una verità devastata attraverso sculture solo all'apparenza incompiute (e quindi "brutte"?) ma di fatto concepite a pezzi, e nate in rovina. In un mondo che aspira alle forme finite e compiute, quelle placide e rassicuranti, lo scultore veggente è stato soprannominato "l'archeologo" da molti critici miopi, incapaci di riconoscere la profonda contemporaneità della sua opera. Perché Mitoraj ha lavorato con le mani il marmo e il bronzo del compromesso, dando la luce ad un'arte che nell'esprimere un desiderio di interezza e di integrità classiche viene deformata dall'impossibilità di raggiungerle e dalla realtà di rottura interiore della m o d e r n i t à . Il frutto di questo lavoro è un incompiuto consapevole: opere scomposte in tagli e vuoti di materia che non sono segni di transizione o di passaggio, perché la rovina è l'idea di partenza e il punto di arrivo. Orizzonte è spezzato, Luna Bianca si adagia per sempre e Eros Bendato Screpolato è coperto dai veli: così parla Bellezza, un'arma a doppio taglio che mentre ti colpisce, ti incanta.
ARIANNAISOLA Studentessa di Lettere Classiche presso l’“Alma Mater Studiorum” di Bologna. Nata a Roma da una famiglia di artisti, ma cresciuta “giù”, a Reggio Calabria, influenzata dai paesaggi mitici che una volta si identificavano con la Magna Grecia. Si interessa al mondo classico, a quello presente e a quello u m a n o .
“Incontri fortuiti di una casa dello studente e un po’ di ‘900”
Quante volte siamo passati di fronte a questi edifici chiedendoci "come sarebbe stato se—"? Questo progetto grafico intende attribuire di maniera ironica un nuovo significato a quello che è ormai un l a n d m a r k nel paesaggio urbano.
RUGGIEROGALATICASMIRO C L A U D I A G I O R N O
La Casa dello Studente feat. Nakagin Capsule Tower, Kisho Kurokawa, Tokyo, Giappone, 1970-72
La Casa dello Studente feat. SESC-PompĂŠia, Lina Bo Bardi, San Paolo, Brasile, 1977-86
La Casa dello Studente feat. Villa Savoye, Le Corbusier, Poissy, Francia, 1 9 2 8 - 3 1
La Casa dello Studente feat. Temple Street Parking Garage, Paul Rudolph, New Haven, Connecticut, USA, 1962
La Casa dello Studente feat. Villa Le Lac, Le Corbusier, Corseaux, Lago di Ginevra, Svizzera, 1923
La Casa dello Studente feat. Cuadra San Cristóbal, Los Clubes, Luis B a r r a g á n , Atizapán de Zaragoza, Città del Messico, Messico, 1964-69
La Casa dello Studente feat. Padiglione di Vetro, Expo Deutscher Werkbund, Bruno Taut, Colonia, Germania, 1914
La Casa dello Studente feat. Corbusierhaus, Le Corbusier, B e r l i n o , Germania, 1957
L A D I F F U S I D E L P A T R I M O P U B B L I I N C O M P I U N E L S U D I T A La Casa dello Studente feat. Villa Le Lac, Le Casa Corbusier, La dello Corseaux, Lago Studente feat. di Ginevra, Villa Le Lac, Svizzera, 1923 Le Corbusier, Corseaux, Lago di Ginevra, Svizzera, 1923
O N N I C T L I
E O O O A
“...come hotel preparati per gli alieni.” Marc Augé
Un’intervista a PABLO ARBOLEDA. Laureato a Granada in architettura. Trasferito in Germania conduce un master sugli edifici abbandonati di Berlino e la subcultura dell’esplorazione urbana studiata dalla prospettiva del patrimonio. Ottiene un dottorato alla Bauhaus di Weimar dove studia il fenomeno italiano dell’incompiuto da diversi punti di vista, includendo la geografia culturale, l’archeologia contemporanea, il patrimonio critico e l’approccio artistico. Risiede a Glasgow dove sta svolgendo una ricerca intitolata “L’Utilità dopo l’Abbandono: la Rovina Urbana Moderna come Bene Culturale e Spazio Pubblico”. Prima settimana di Erasmus, università, la locandina di una conferenza dal titolo “Da Berlino alla Sicilia”. Ed è subito casa.
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Per te cos’è l’incompiuto, e come lo relazioni al concetto di rovina? Ciò che è interessante dell'incompiuto è quello che Robert Smithson propone nel suo saggio "A Tour of the Monuments of Passaic, New Jersey": tutti quegli edifici che sono in fase di costruzione vengono definiti una rovina al contrario, vale a dire che tutte le costruzioni emergono come rovine e, solo una volta terminate, divengono edifici formali. In questo modo però tutti gli edifici del mondo sarebbero nati come rovina, perché tutti sono passati da un processo di costruzione. Questo ci dice che nel caso italiano, e non solo, questi edifici, la cui costruzione non si è conclusa, non sono in un periodo di transizione, bensì che la loro considerazione di incompiuto è già il loro stato finale. Siamo abituati a sentir dire dalla maggior parte della gente che queste opere non sono state completate per via di una questione economica. Nello studiare il processo dell'incompiuto siciliano, si può invece capire che un edificio non concluso può effettivamente essere inquadrato nella categoria di rovina moderna perché, il passare dal considerarlo uno spreco di spazio a una rovina, ha una considerazione culturale, pertanto può essere visto come una cosa positiva. Il progetto dell'Incompiuto Siciliano utilizza in maniera logica e quasi ironica quest'appellativo di "rovina" rifacendosi al patrimonio classico per descrivere una realtà che è chiaramente negativa, e con questo trasferimento di significato pretende di cambiare il paradigma e il corso di un edificio.
Questo fenomeno da chi nè è il
cosa nasce, responsabile?
La prima volta che ho letto di questo fenomeno italiano nel 2012, mi ha sorpreso molto, perché nello stesso momento in Spagna vi furono le conseguenze della barbarie immobiliare e venni a conoscenza di un paese dove tutto questo era già successo cinquant'anni prima. Ovviamente i due casi hanno una matrice differente, ma il comportamento della società è simile: tutto il mondo vuole essere più ricco e vuole esserlo in poco tempo. La megalomania di certi paesi, in Sicilia particolarmente, li ha portati a costruire e molto, per "competere" con il paese vicino: comportamento similare a quello spagnolo, ed è per questo che io sono riuscito a comprendere il perché questi edifici emergano in questo modo, è come se fosse una questione di pensiero latino, o meglio, mediterraneo, di voler sembrare sempre il migliore, per questo mi viene difficile spiegare questo concetto a persone che sono di altri paesi, perché loro non sono abituati a questo carattere della società, ed esigono una spiegazione il più possibile scientifica. Io vedo questo fenomeno più come una cosa passionale: quando un paese decide di costruire uno stadio da 30.000 posti e la sua popolazione è di 20.000, ovviamente non sta seguendo nessun rigore urbanistico. Il paradosso del tema è che molte volte l'edificio non si considera per il beneficio sociale che l'uso o la sua funzione potrebbe apportare una volta finito, ma per quello che trae in fase di costruzione. Questo è pregiudiziale per la società in generale, ma molta gente si arricchisce in questo processo intermedio, quindi quando si vede un edificio non terminato non bisogna vederlo come un incidente ma come un'opera di white color crime. Noi
pensiamo che il sistema non funzioni, ma paradossalmente per alcuni funziona perché loro ne hanno guadagnato, e molto. Il grande successo dell'Incompiuto Siciliano risiede nel fatto che ha messo in luce tutti questi aspetti dell'incompiuto, al quale la società è abituata e al quale non fa più caso ormai. Le persone che vengono da fuori, invece, la prima domanda che si pongono è "perché questi edifici non sono stati terminati?". Il grande successo dei ragazzi di Alterazioni Video è stato quello di utilizzare l'arte per rendere visibile quello che prima non era visibile. Questi edifici hanno alcune caratteristiche, alcune connotazioni, che lo definiscono, quali sono? Un edificio incompiuto è un'opera pubblica che è stata finanziata con denaro pubblico, la cui costruzione per qualche ragione è stata iniziata e che per qualche motivo non è stata terminata, può essere per una ragione burocratica, criminale, economica, una questione di obsolescenza di funzioni... Vi è un'altra matrice, anche se è un'eccezione, per cui possiamo considerare opera pubblica non conclusa, anche un edificio che è stato costruito, che è stato terminato e che il giorno dopo è stato chiuso a chiave e non è mai stato utilizzato. Quindi la materialità di questo edificio, è una materialità che sì, assomiglia a quella di un edificio normale, ma che tuttavia non ha mai svolto nessuna funzione. In questa classificazione parlando di fisicalità mi riferisco alla considerazione tipologica, urbana e materiale. Sono costruzioni mondane, per così dire, che paradossalmente pretendevano di essere funzionali: per esempio, una scuola che ha la forma di una scuola, una piscina che ha la forma di una piscina, e che hanno poca accuratezza a r c h i t e t t o n i c a . Non stiamo parlando in generale di opere costruite da grandi architetti, ma parliamo di opere che vogliono solo essere
funzionali, anche se in realtà dopo non lo sono mai state, che visivamente non sono spettacolari, e che quando sono rimaste incompiute in realtà in qualche modo lo erano, e se fossero state concluse sarebbero state degli edifici completamente n o r m a l i . Ovviamente possiamo incontrare questa tipologia di edifici in grandi città, però la cosa che più mi ha suscitato interesse è stato il fatto che la maggior parte di questi edifici si trovi nei piccoli centri, in aree remote. Per me questo è stato di grande impatto, perché è normale che quando un comune rimane a corto di soldi e si trovi un edificio nel centro del paese che è incompiuto, è logico che faccia uno sforzo economico per concluderlo perché è alla vista di tutti; però quando un edificio è nella periferia di una città la gente non lo vede tutti i giorni, quindi in molti casi è più facile dire "se non viene finito non succede niente". Riguardo la materialità, sono il cemento, la sua texture e il suo colore, e il ferro ossidato, arrugginito, che identificano queste costruzioni. Noi “il
qui ferro
lo della
chiamiamo speranza”.
Nel progetto dell'Incompiuto Siciliano si può dire che il pilastro in cemento con "il ferro della speranza" sia il simbolo dell'Incompiuto Siciliano. Vi è anche una materialità naturale, di questa vegetazione che inizia a colonizzare tutti questi edifici, una natura che si relaziona con l'architettura abbandonata.
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In particolare tu parli di Giarre e Gibellina come due casi emblematici, cosa condividono e cosa hanno in comune questi due casi siciliani? Iniziamo da Giarre che è quella che si definisce la Capitale dell'Incompiuto Siciliano, perché ha 9 opere pubbliche incompiute, per una popolazione di 28.000 persone, e in termini di densità per abitante, è il paese dove vi sono più opere pubbliche incompiute in Italia. Questo carattere distintivo di Giarre è stato risaltato da Alterazioni Video dove hanno tenuto molte delle performance o dei workshop. Quella di Giarre è semplicemente una questione numerica, che Alterazioni Video ha utilizzato per costruire una Capitale dell'Incompiuto Siciliano che forma la narrativa di grandi parole, artistica e provocativa. La verità è che quando si passeggia dentro lo stadio incompiuto (ndr, lo stadio da polo di Giarre) o altri edifici incompiuti, la sensazione è la stessa che si può provare in qualsiasi altra città o in qualsiasi opera incompiuta.
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4 Salone Giarre,
Polifunzionale, 1987
5 Stadio di Atletica e Campo da Polo, Giarre, 1985 6 Parco Chico Giarre, 7 Il Cretto Gibellina,
Nel caso di Gibellina, bisogna innanzitutto fare una differenza, quella tra Gibellina Vecchia e Nuova Gibellina. La nuova Gibellina, è un caso particolare dove è stato chiamato un grande architetto/artista per costruire un edificio sofisticato, il Teatro di Consagra, che si trova al centro del paese. Ciò lo differenzia da altri edifici che si possono incontrare in Italia. A Gibellina Vecchia, c'è invece il Cretto di Burri che è stata un'opera artistica che è rimasta incompiuta fino a tre anni fa. Hanno potuto terminare quest'opera, seppur dopo tre decenni, perché non deve compiere nessuna funzione tecnica, non c'è bisogno che abbia un'illuminazione o dei bagni. È semplicemente cemento puro. Il memoriale non è diventato obsoleto architettonicamente. Sicuramente una scuola che è stato costruito trent'anni fa e che non è stata conclusa, oggi non potrà essere utilizzata come tale. Gibellina Nuova è invece un esperimento architettonico, che è possibile che abbia funzionato come tale, considerando esclusivamente l'architettura, gli edifici. Però se consideriamo l'architettura dal punto di vista sociale, la sensazione che ho avuto è che fosse un centro deserto. L'atmosfera dei quadri di De Chirico si avvicina molto al neorealismo architettonico che si respira in questo paese, un paese piuttosto strano: ci sono molte sculture, come se si volesse far nascere un paese dell'arte contemporanea e il risultato è che l'arte smette di svolgere la sua funzione. Posizionare una scultura non è niente di speciale se ci sono altre cento sculture; non c'è un referente perché se ne è abusato. Normalmente associamo l'Italia, e in particolare il sud, a qualcosa di passionale, dove la gente parla con gli altri, si passeggia e Gibellina è l'antitesi architettonica a questo carattere aperto, allegro.
Mendes, 1975
di Burri, 1984—2015
8 Il Teatro di Pietro C o n s a g r a , Gibellina Nuova, 1984 f o t o g r a f i e PABL O A R B O L E D A 2 0 1 5
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Nella tua tesi parli di una prima fase di riconoscimento dell’estetica dell’incompiuto. Quali potrebbero essere le fasi seguenti di un processo di trasformazione dell’incompiuto? I ragazzi di Alterazioni Video individuano la prima fase con la parola "monumentalizzazione", dove si pongono le basi per parlare di un fenomeno estetico, per richiamare l'attenzione della gente, di maniera ironica. La seconda è la "demonumentalizzazione", questo processo è servito per inserire questi edifici nell'agenda pubblica, affinché la gente ne venga a conoscenza, per chiedersi "E ora cosa ce ne facciamo di queste opere?" Si tratta del concetto di "patrimonio critico" che ci permette di vedere questi edifici come costruzioni su cui può s p e r i m e n t a r e . Ci sono quattro possibilità: la prima è terminarli, la seconda demolirli, la terza non farne niente, la quarta cercare di riconvertirli, senza che perdano la loro materialità incompiuta. Non si tratta di rinnovarli e che abbiano nuovamente una funzione, altrimenti rientreremmo nel primo ambito; si parla di generare nuovi usi, usi informali, rispettando la struttura e la materialità dell'incompiuto. Rimanere incompiuto e compiere una funzione. È l'aspirazione più positiva dell'Incompiuto Siciliano. È interessante che un progetto artistico come quello dell'Incompiuto Siciliano che in principio sembra uno scherzo, una semplice provocazione, ci porta a delle domande serie.
Ti abbiamo conosciuto a Granada con la conferenza “De Berlín a Sicilia”. Cosa fa un berlinese con un edificio abbandonato in confronto a un siciliano? Il contesto urbano, sociale ed economico di Berlino ha coesistito con le rovine di vari decenni, e quest'ambiente alternativo si è nutrito dell'uso della rovina moderna come spazi di trasgressione, riappropriazione. Ma è normale perché si parla di una metropoli europea che per varie ragioni attrae persone di carattere alternativo. E Berlino non è Monaco. Ovviamente è molto più probabile che una rovina moderna finisca per tornare nelle mani della gente. Ci sono molte più possibilità a Berlino che in Sicilia, dove la maggior parte delle costruzioni sta in un contesto rurale, dove la vita è più lenta, tranquilla, famigliare. Sono due universi totalmente differenti. Sempre i contesti urbani sono stati all'avanguardia dei cambiamenti architettonici e se nel futuro vedremo un edificio incompiuto in una grande città italiana, come Catania o Palermo, acquisirà un uso alternativo in meno tempo, dove c'è più gente giovane a creare o rompere queste barriere e utilizzare un edificio con queste caratteristiche. Per edifici che stanno in paesi remoti il futuro non è così dinamico ma non per questo negativo. Il contesto urbano, geografico di ogni città determinerà ciò che accadrà di questi edifici.
L O R E N Z O A R L I A R U G G I E R O G A L A T I C A S M I R O C L A U D I A G I O R N O 2/3 Catania + 1/3 Reggio Calabria, formano un trio di studenti di Architettura dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria. In una Renault Clio anni ‘90 partoriscono questa rivista per poter chiacchierare del più e del meno e di quel che si riesce a vedere .