La Ragione

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Periodico dell’Ordine degli Avvocati di Padova Dicembre 2023 anno IV - n. 2 Poste Italiane Spa Sped. A.P. D.IL. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 - C.2 - DCB Pd


SOM MA RIO

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Bullismo: una nuova iniziativa

Fenomeno femminicidi. Nulla deve essere come prima...

Nicola Giobba

Francesco Rossi

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Il profondo insegnamento del Giudice Rosario Livatino

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Premio difensore d’ufficio dell’anno 2023 Avvocato Paolo Marson

Domenico Menorello

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Non esistono cause perse Antonio Mumolo

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Le cucine popolari: simbolo di solidarietà della città Maria Monica Bassan

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“Il volto del male”

Cerimonia speciale nello splendore del Salone

Marta Lico

Marta Lico

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Li uccisero davvero

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Giuseppe Carraro

Innovazione, al servizio dei Colleghi: il wi-fi in tribunale!

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Intervista all’avv. Claudio Calvello Musica disco e professione forense “Open your mind!”

Jacopo Al Jundi

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A tutta formazione Monica Scabia

Eddy Bazzan

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A tutto sport

Il patrocinio a spese dello Stato nella Mediazione e nella Negoziazione assistita

Andrea Valerio

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Andrea Magentini

In ricordo di...

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Scacco d’atto Leonardo Bruni

Direttore Responsabile Redazione

20 Foto di Michele Turolla... Aspettando la neve

Intervista a Stefania Lucchin Pari Opportunità…c’è ancora tanto da fare!

Progetto grafico della testata Grafica e stampa

Mario Liccardo Maria Monica Bassan, Eddy Bazzan, Marta Lico Massimo Malaguti Grafiche Erredici Srl, Padova

Autorizzazione del Tribunale di Padova

Francesco Vignaga

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Padova n. 1892 Editore

Ordine degli Avvocati di Padova, via Tommaseo, 55 Padova


Auguri! A tutte le Colleghe e a tutti i Colleghi del nostro Foro, il Consiglio dell’Ordine formula i più calorosi auguri per un anno ricco di soddisfazioni professionali e personali

In questa rivista per la prima volta compaiono degli sponsor e, grazie al loro contributo, è stato possibile recapitarla presso i vostri studi.


FRANCESCO ROSSI, Presidente dell’Ordine degli Avvocati

Editoriale

Fenomeno femminicidi

Nulla deve essere come prima… province”. Un contesto normativo in cui si mettevano insieme cioè “le norme in materia di maltrattamenti, violenza sessuale e atti persecutori” con “i requisiti essenziali degli articoli pirotecnici” e “le disposizioni concernenti l’uniforme e la bandiera della Protezione civile”. Della stessa visione emergenziale del fenomeno è figlio anche il cd. “Codice rosso”, ossia la legge n. 69 del 2019 che inaspriva le pene per gli autori di violenza di genere e voleva assicurare una maggiore tutela alle vittime, imponendo poi ai Pubblici Ministeri di dare priorità alle indagini relative ai reati individuati appunto nel c.d. Codice Rosso. Ancora più determinate dall’idea che “bisogna fare qualcosa subito” (anche se forse non si sa bene cosa) sono le norme emanate in questi giorni, con l’intendimento di rafforzare le misure di tutela delle donne e prevenire gli atti di violenza nei confronti delle stesse. Ma la violenza sulle donne non è un fenomeno di oggi, né tantomeno passeggero e contingente, destinato a finire come una moda. Un noto investigatore padovano, con riferimento ad un altrettanto noto delitto ai danni di una donna, elaborò, ormai diversi anni fa, una semplice teoria investigativa che può tradursi nella seguente massima: quando si verifica l’omicidio di una donna, al fine di scoprirne l’autore, è sufficiente interrogare tre persone: chi aveva in passato una relazione con la vittima, chi

ce l’ha tuttora, chi desiderava averla e non c’è riuscito. Le donne muoiono oggi– come allora – per questo tipo di violenza, come ci dicono dati ormai inconfutabili. Ma non si tratta di casi isolati o estemporanei, ma di un fenomeno culturale di cui oggi si è finalmente preso coscienza. Un fenomeno basato sulla tradizione di sottomissione della donna agli uomini, sottomissione fisica, psicologica, sessuale, economica, istituzionale e, più in particolare, nell’incapacità dell’uomo di accettare il rifiuto di una donna; di intendere e rispettare la donna come persona in grado di autodeterminarsi, anche contro la volontà dell’uomo con cui ha una relazione o, più di frequente, con cui non vuole (più) averla. Non è un caso che l’ex fidanzato di Giulia le chiedesse di rallentare negli esami, che lo aspettasse… Un fenomeno che ha radici culturali profonde. Tanto profonde che l’art. 544 del codice penale, che prevedeva il cd. “matrimonio riparatore” (che era una causa speciale di estinzione del reato di violenza carnale) se lo stupratore acconsentiva al matrimonio con la vittima, sia stato abrogato solo nel 1981. Tanto radicate che la Corte di Cassazione ha per la prima volta condannato un uomo per una violenza sessuale perpetrata ai danni della moglie solo nel 1976. Tanto difficili da estirpare. che l’art. 559 del codice penale, che sanzionava l’adul-

terio solo se commesso dalla donna (la moglie adultera era punita con la reclusione fino ad un anno) è stato dichiarato incostituzionale solo nel 1968, mentre l’art. 560 del codice penale, che puniva il concubinato del marito solo se “teneva” la concubina nella casa familiare o notoriamente altrove”, è stato dichiarato incostituzionale solo con una sentenza nel 1969. Tanto dure a morire, che la Corte di Cassazione nel 2023 ha dovuto affermare che l’insulto omofobo reiteratamente rivolto in pubblico a una collega integra una molestia e non un semplice gesto di maleducazione, come affermato dalla Corte d’Appello. Ma se la questione è culturale, va affrontata come tale, senza continuare sulla strada dell’inasprimento sanzionatorio o della moltiplicazione dei reati che non porta da nessuna parte, mentre le misure di prevenzione se non ci sono mezzi adeguati e personale preparato per attuarle rischiano di non prevenire proprio nulla (significativi sono, sotto questo profilo, le centinaia di messaggi lasciati dalle donne, con i quali si denuncia questa inadeguatezza, rispetto ad un post pubblicato sui social dalla Polizia di Stato che riproduceva una delle frasi divenute virali dopo il femminicidio di Giulia; e ancor più significativa è la percentuale irrisoria degli autori di delitti ai danni delle donne “intercettati” dai vari sistemi di monitoraggio in essere, prima che commettessero il

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 Difronte all’omicidio di Giulia Cecchettin – l’ultimo di una serie che sembra non avere fine – vi sono state due prese di posizione, in fondo fra loro complementari, sulle quali vale la pena di riflettere. Entrambe muovono dall’idea che la violenza sulle donne sia un fenomeno estemporaneo e contingente, un frutto amaro maturato in questi ultimi tempi, e che come tale vada affrontato. E su questo presupposto indicano come sia necessario muoversi difronte a quella che considerano un’emergenza. Lo fanno, da un lato, individuando nuove ipotesi di reato e inasprendo le pene da applicare nei confronti degli autori, dall’altro affermando come sia necessario individuare tempestivamente quelle che considerano devianze di soggetti affetti da disturbi psichici al fine di metterli, al primo segnale, nella condizione di non nuocere. È un modo di pensare proprio da tempo anche del nostro legislatore il quale già nel 2013, convinto del carattere passeggero e transeunte del fenomeno, in ragione dell’allarme sociale per una ritenuta riviviscenza della violenza maschile sulle donne, è intervenuto d’urgenza con il decreto legge cd. sul “femminicidio” (D.L. 14 agosto 2013) che ha un titolo che dice più di molte altre cose: “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle

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Editoriale

Fenomeno femminicidi...

neanche questo il dato più preoccupante. Ciò che inquieta di più è l’evoluzione lentissima verso la parità reddituale, visto che la discrepanza attuale fra i redditi degli uomini e quelli delle donne avvocato non sono così diversi da quelli di cinque anni fa. Di questo passo ci vorrà un’altra vita…. Eppure, se il fenomeno è culturale è qui che bisogna lavorare, senza pensare a scorciatoie. Il femminicidio di Giulia ha scosso nel profondo le coscienze di molti e vogliamo credere che, d’ora in avanti, nulla potrà essere come prima.

LIBERALE

Difensore d’ufficio

PREMIO difensore d’ufficio dell’anno 2023  Riprende quest’anno la tradizione iniziata dall’Ordine degli Avvocati di Padova e poi ripresa dall’Unione Triveneta dei Consigli dell’Ordine e dal CNF del “Premio difensore d’ufficio”, che verrà riconosciuto al Collega infra quarantacinquenne che si sarà distinto per una difesa particolarmente meritevole assunta quale difensore d’ufficio in un procedimento penale celebrato avanti alle Autorità Giudiziarie competenti per il territorio padovano. Il Consiglio dell’Ordine ritiene fondamentale – anche mediante l’istituzione di questo premio – ribadire il ruolo sociale dell’Avvocatura, strumento essenziale per il funzionamento della giurisdizione e garanzia della pienezza della tutela dei diritti di tutti e in principal modo di quei soggetti che per la loro debolezza sono esposti a possibili discriminazioni. Questa edizione è stata intitolata al Collega Avv. Paolo Marson che in tutta la sua attività è stato esempio di tale funzione dell’Avvocato, dando lustro con il suo rigore giuridico e la sua professionalità all’avvocatura patavina e non solo.

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crimine). Perché se la ragione del fenomeno è la non accettazione della capacità di autodeterminarsi della donna, che è un tutt’uno con il rifiuto di ruolo della stessa che non sia marginale, è qui che bisogna agire. Ma è proprio qui, invece, che siamo fermi. Come confermano, fra l’altro, i dati diffusi dall’Istat in questi giorni relativi all’indagine sugli stereotipi, sui ruoli di genere e sull’immagine sociale della violenza. Il 10% del campione intervistato ha dichiarato di ritenere accettabile il controllo da parte dell’uomo sulle comunicazioni della partner, il 38% degli uomini pensa che la donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale non voluto e quasi il 20% crede che la violenza sessuale possa essere determinata dal modo di vestire della vittima. Si è parlato, finalmente, molto in questi giorni della necessità di un’educazione alla relazione, in un paese come il nostro rimasto fra i pochi in cui l’educazione affettiva non è materia di studio obbligatoria. Le parole e le dichiarazioni d’intenti appaiono, tuttavia, destinate a rimanere tali, come fino ad oggi è avvenuto. Già nel 2015, infatti, fu approvata la legge n. 107 che prevedeva l’inserimento nel piano dell’offerta formativa delle scuole l’educazione alla parità dei sessi, ma tutto era rimesso a una libera scelta da parte dei singoli istituti scolastici. Una scelta che in pochi hanno fatto. E oggi il progetto varato dal ministro Valditara ripercorre la stessa linea. Incontri sull’educazione alle relazioni collocati fuori dall’orario scolastico da adottare a discrezione delle scuole e (fosse mai) previo assenso di genitori e studenti… Ma anche sugli altri “fronti” in cui si combatte per la parità di genere le cose non vanno meglio. Per guardare in casa nostra, le avvocate (che pure numericamente oramai hanno raggiunto gli avvocati) guadagnano il 53% in meno degli avvocati (euro 26.530 contro i 56.338 degli uomini nel 2021). Ma non è

LORENZA DENARO LUNARDON

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Eventi

MARTA LICO

Cerimonia speciale nello splendore del Salone

giustizia ed è, al contempo, simbolo della dignità della professione forense, quella dignità di cui diciamo, attraverso la formula del giuramento, di essere consapevoli. Mi piace qui ricordare quell’avvocato che durante un’udienza tenutasi in videoconferenza, indossava la toga: è un gesto di resistenza umana, professionale culturale. Abbiamo bisogno di quella resistenza, perché essa è il presupposto della qualità della giurisdizione, un tema che dovremmo riportare al centro dei nostri dibattiti e delle nostre riflessioni. Qualità della giurisdizione che è indissolubilmente legata all’effettività del contraddittorio, un valore che non può essere sacrificato neppure difronte alle esigenze di celerità del processo”. Inevitabile, considerata la portata dell’evento, un riferimento al futuro della professione: “Continuo a pensare che il futuro della nostra profes-

sono intervenuti il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ci ha onorato della sua partecipazione, il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Fabio Pinelli, il Presidente del Tribunale Caterina Santinello, e l’avvocato Leonardo Arnau, componente del Consiglio Nazionale Forense. Grazie per la loro presenza e partecipazione, e grazie a tutti i neoavvocati che hanno rinnovato il loro impegno.

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 Nella giornata di venerdì 20 ottobre 2023, presso il Palazzo della Ragione, si è tenuta la cerimonia dei giuramenti e di consegna del sigillo della città. Dopo la consegna del sigillo della città di Padova al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Fabio Pinelli da parte del sindaco di Padova, Sergio Giordani, il Presidente Francesco Rossi ha introdotto la cerimonia dei giuramenti spiegando la decisione del Consiglio dell’Ordine di creare un momento di così grande valore simbolico: “Abbiamo bisogno di riti non come vuota rappresentazione, ma evocativi di valori. La toga che indossano avvocati e magistrati indica i soggetti designati dalla comunità all’amministrazione della

sione debba percorrere la strada che conduce a riaccreditare e a rendere nuovamente autorevole il nostro ruolo, facendoci preferire ad altri operatori del diritto e non, siano essi agenzie infortunistiche, società di consulenza o imprese per il recupero dei crediti. Se è così, credo anche che la preparazione debba essere il fondamento della nostra autorevolezza, una preparazione da spendere sul mercato come garanzia di serietà e affidabilità. Ma questo è il punto. Non si può essere preparati in tutto. Qui nasce l’idea della specializzazione, dalla constatazione che non vi può più essere un sapere giuridico universale. Se per essere credibili è necessario essere preparati, allora è anche necessario essere specializzati”. In queste parole si racchiude il senso del giuramento solenne pronunciato da 40 neoavvocati in uno dei luoghi in cui la giustizia a Padova è stata amministrata per secoli. Alla cerimonia, partecipata da molti colleghi del foro, erano presenti e

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Informatica

JACOPO AL JUNDI

Innovazione, al servizio dei Colleghi. Il wi-fi in tribunale!

Sempre nell’ottica di garantire la migliore fruizione possibile dei Servizi a disposizione del Foro, la Commissione ha curato i lavori di integrale ristrutturazione dell’impianto audio – video della Sala Levi Civita. Grazie all’installazione del nuovo sistema di video ripresa, già sperimentato in occasione di numerosi convegni, è ora possibile la contemporanea celebrazione delle conferenze in presenza e da remoto, con integrazione dell’audio della sala al software di video conferenza. L’audio del personal computer collegato viene ora direttamente amplificato dall’impianto di sala, mentre il sistema video è stato installato in modo tale da essere utilizzabile con qualsiasi personal computer e da essere riconoscibile come periferica video da parte dei software di condivisione, quali Zoom, Microsoft Teams o altri. A disposizione dei Colleghi vi sono oggi anche due nuovi radiomicrofoni con trasmissione digitale su banda

dedicata. La Commissione ha curato la sostituzione di tutti i fotocopiatori messi a disposizione dell’Ordine presenti in Tribunale e presso il Giudice di Pace, oggi sostituiti con macchinari di ultima generazione che fra le altre consentono l’estrazione digitale degli atti tramite supporto usb. Sotto il profilo dei social network, dal mese di giugno 2023 è attivo il profilo Instagram del Consiglio dell’Ordine, che si aggiunge ai già operativi profili Facebook e Telegram, quotidianamente aggiornati con news ed informazioni di servizio. A breve è prevista la creazione anche della pagina Linkedin, affinché i

Colleghi possano trovare nuovi canali di interazione con il Consiglio. In osservanza ad esigenze di semplificazione, la Segreteria dell’Ordine degli Avvocati è stata dotata di un sistema protocollare telematico, che oggi consente l’archiviazione digitale di ogni comunicazione in ingresso, secondo ordine cronologico. È in fase di finalizzazione l’integrale rifacimento del sito internet del Consiglio dell’Ordine, la cui interfaccia grafica sarà rivista secondo canoni di web design contemporaneo e facilità di consultazione, affinché gli utenti possano trovare un riferimento immediato in risposta ad ogni esigenza.

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 I primi mesi di lavoro della rinnovata Commissione Informatica e della Transizione Digitale, coordinata dall’Avv. Jacopo Al Jundi e composta dai Consiglieri Avvocati Lorenza Denaro Lunardon, Marta Lico, Gregorio Cavalla e dall’Avvocato Andrea Rinaldo, hanno prodotto interessantissime novità, alcune delle quali, si auspica, destinate ad agevolare ulteriormente l’operato quotidiano delle Colleghe e dei Colleghi. Rispondendo ad un’esigenza oramai improcrastinabile e richiesta a gran voce dal Foro, sono stati finalmente ultimati i lavori di installazione della rete wi-fi presso il Tribunale di Padova, con accesso riservato agli Avvocati ed ai cittadini presso le aule di udienza ed i locali del piano terra, del primo piano e del piano ammezzato, dove in passato si erano registrati gravosi problemi di connessione. Al servizio, disponibile dal mese di ottobre 2023, si sono già iscritti circa 700 Colleghi, che oggi accedono alla rete senza limitazione. Per gli Avvocati padovani, ma non solo, visto che anche i Colleghi degli altri Fori potranno utilizzare la rete grazie alla password temporanea messa a disposizione dal Consiglio dell’Ordine, la quotidianità, soprattutto in occasione delle udienze, è destinata a cambiare, potendo, ora, accedere da remoto a qualsivoglia documento on-line ovvero alle banche dati anche in aule ove prima era preclusa ogni possibilità di utilizzo della rete internet.

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MONICA SCABIA

Formazione

A tutta formazione

di riconoscimento delle altre attività formative che non siano state previamente accreditate delle attività seminariali di studio svolte in autonomia (autoaggiornamento) di esonero dall’obbligo formativo di rilascio dell’attestato di formazione continua che costituisce, tra le altre, titolo per ammettere e mantenere i tirocinanti alla frequenza del proprio studio e per l’iscrizione

e il mantenimento negli elenchi di patrocinio a spese dello Stato civile e penale e dei difensori d’ufficio. Dal 13 febbraio u.s., data della prima convocazione, la Commissione Formazione, neo costituitasi, si è riunita 26 volte e ha deliberato l’accreditamento di circa 135 eventi formativi svolti, dopo tanti webinar, finalmente in maniera prevalente, in presenza. A questo si aggiungono circa 200 delibere di riconoscimento di crediti formativi su attività formative svolte in autoaggiornamento e delibere di esoneri. L’Ordine e la Fondazione Forense quest’anno hanno organizzato e coorganizzato 22 eventi formativi anche, ma non solo, nell’ambito dell’iniziativa Avvocatura Incontra la città alla sua sesta edizione, 1 corso di alta specializza-

zione per delegati alle vendite e custode giudiziario e l’ormai pluri-confermato corso di Legal English. Il ciclo di eventi all’interno dell’Avvocatura incontra la Città ricordiamo mira a riaffermare l’indispensabile apporto della Avvocatura nella nostra società, offrendo eventi di grande rilievo, non solo giuridico ma anche sociale e culturale, aperti anche alla cittadinanza alla quale è pure rivolta la giornata gratuita di disponibilità informativa e orientativa grazie alla competenza e il tempo offerto da alcuni colleghi volenterosi. Gli eventi aperti alla cittadinanza sono stati quest’anno molto partecipati con grande soddisfazione sia da parte di noi organizzatori, sia dei cittadini stessi Sono stati offerti nel corso dell’anno da parte dell’Ordine degli Avvocati di Padova e della sua Fondazione, degli Ordini professionali, delle Associazioni Forensi, dell’Università di Padova e degli altri soggetti sia pubblici che privati operanti in ambito forense con esperienze in attività formative, una molteplicità di eventi e corsi di formazione e di aggiornamento per permettere in primis agli iscritti di scegliere la propria formazione in relazione alle proprie esigenze professionali, ai propri settori di attività prevalente, ai propri interessi sociali e culturali e di adempiere ampiamente così agli obblighi formativi previsti per il 2023. Come noto, quest’anno ciascun iscrit-

to, soggetto alla formazione continua, doveva adempiere all’obbligo formativo mediante il conseguimento di minimo quindici (15) crediti formativi, di cui almeno tre (3) nelle materie obbligatorie) e dodici (12) nelle materie ordinarie/ generiche . L’annualità che volge al termine è anch’essa, come il 2020, 2021 e 2022, considerata anno singolo e non conteggiato ai fini del triennio formativo così come inteso dall’art. 12 del Reg. 16.07.2014 n. 6 CNF. Nonostante il numero di crediti da conseguire anche per quest’anno sia sicuramente esiguo e le attività formative offerte siano state e sono tuttora numerose, favorendo un’ampia scelta, i controlli di necessaria verifica che il Consiglio sta in questi giorni effettuando, mostrano numerosi casi di Colleghi non in regola con la formazione continua, anche per gli anni passati. Doveroso pertanto nuovamente ricordare, al fine di non incorrere in illeciti disciplinari, come sia assolutamente necessario controllare la propria posizione personale su Sfera, accedendo con le proprie credenziali, e verificare l’assolvimento dell’obbligo prima della fine dell’anno. Buona formazione!

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 Come saprete, il rinnovo del Consiglio quest’anno ha portato all’ingresso di 14 nuovi Colleghi su 21 e alla composizione delle nuove commissioni che operano al suo interno. Tra queste, anche la Commissione Formazione ha avuto un notevole turnover. Già coordinata dalla sottoscritta, alla seconda esperienza in commissione, al pari del Collega Jacopo Al Jundi, la Commissione ha visto l’ingresso dei Colleghi Francesco Vignaga, Marta Lico, Pierfrancesco Zen e Tito Burla. Tutti di nuova nomina ma con una lunga e validissima esperienza associativa. Fin dalla prima riunione, “i nuovi entrati” si sono spesi con grande volontà e spirito di servizio, assicurando con serietà ed impegno la loro presenza costante, cercando di apprendere il più possibile, affinchè venisse garantita, senza soluzione di continuità, piena operatività alle attività di commissione. La Commissione, convocata una volta a settimana, è l’unica del COA che gode di potere deliberativo e delibera sulle richieste: di accreditamento degli eventi formativi a questa sottoposti,

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Patrocinio a spese dello Stato

ANDREA MAGENTINI

Il patrocinio a spese dello Stato

nella Mediazione e nella Negoziazione assistita coordinatore ANDREA MAGENTINI componenti MARIA MONICA BASSAN MARTA LICO ALBERTO PANAZZOLO MONICA SCABIA FRANCESCO VIGNAGA Ecco i principali contenuti della nuova normativa. In materia di mediazione civile e commerciale l’ammissione al gratuito patrocinio a spese dello stato è possibile a condizione che: • la controversia riguardi una materia che prevede la mediazione come condizione di procedibilità • la procedura di mediazione sia conclusa con un accordo di conciliazione • il soggetto istante sia in possesso dei requisiti reddituali richiesti dalla legge (limite di reddito di € 12.838,01). L’istanza va presentata al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del luogo dove ha sede l’organismo di mediazione competente Entro venti giorni dalla presentazione, il Consiglio dell’Ordine, verificata la sussistenza dei presupposti di legge (tra i quali anche la non manifesta infondatezza), ammette l’interessato al patrocinio in via anticipata e provvisoria e gliene dà comunicazione.

In caso di rigetto dell’istanza, l’interessato può proporre ricorso entro venti giorni dalla comunicazione, al Presidente del Tribunale Una volta raggiunto l’accordo di conciliazione, l’ammissione è confermata dal Consiglio dell’Ordine che l’ha deliberata in via anticipata, mediante l’apposizione del visto di congruità della parcella. L’istanza di conferma deve indicare l’ammontare del compenso richiesto dall’avvocato ed allegare l’accordo di conciliazione. Il C.O.A., verificata la completezza della documentazione e la congruità del compenso, conferma l’ammissione e trasmette copia della parcella vistata all’Ufficio competente del Ministero della Giustizia per le necessarie verifiche, nonché all’Organismo di mediazione. In caso di insussistenza dei presupposti o di sopravvenute modifiche delle condizioni reddituali che superino i limiti di legge, il Consiglio dell’Ordine revoca l’ammissione e ne

Passando all’esame del Decreto 1° agosto 2023 del Ministero della Giustizia - che contiene disposizioni comuni sia alla mediazione che alla negoziazione assistita - viene riconosciuto all’avvocato il compenso previsto dall’art. 20, comma 1-bis del Decreto del Ministro della Giustizia 10/3/2014 n. 55 (Nuovi Parametri Forensi, come modificati dal D.M. n. 147 del 13/8/2022), ridotto della metà. Modalità

• L’istanza di conferma dell’ammissione anticipata andrà presentata tramite la piattaforma accessibile dal sito giustizia.it, mediante le credenziali SPID o CIEId almeno di livello due e CNS, e dovrà contenere tutta una serie di dati (art. 5), tra i quali la dichiarazione del

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 Un’importante novità introdotta dalla c.d. Riforma Cartabia (D.L.vo del 10/10/2022 n. 149) in materia di Patrocinio a Spese dello Stato è rappresentata dalle nuove disposizioni relative alla mediazione civile e commerciale (contenute nel nuovo Capo II-bis del D.L.vo n. 28/2010 :articoli da 15bis a 15undecies) ed alla negoziazione assistita (contenute nella nuova Sezione II del D.L. n. 132 del 12/9/2014 : articoli da 11bis a 11undecies). Dette norme (in vigore dal 30 giugno 2023) hanno fatto chiarezza in materia ed hanno definitivamente riconosciuto il diritto al gratuito patrocinio in caso di mediazione e di negoziazione assistita obbligatorie (in presenza, ovviamente, dei requisiti di reddito e degli altri requisiti di legge), risolvendo così i numerosi problemi interpretativi che erano sorti sul punto a causa di un’evidente lacuna normativa (decisiva sul punto era stata la sentenza della Corte Costituzionale n. 10 del 20/1/2022). Inoltre, in conformità con quanto disposto dall’art. 15octies del D.L. 128/2020 e dall’art. 11octies del D.L. 132/2014, è stato emesso il Decreto 1 agosto 2023 del Ministero della Giustizia, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 183 del 7/8/2023, che ha dato ulteriore concretezza a tale diritto, fissando i criteri per la determinazione, la liquidazione ed il pagamento, anche mediante il riconoscimento del credito di imposta, dell’onorario spettante all’avvocato della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato.

dà comunicazione all’interessato, il quale ha venti giorni di tempo dalla comunicazione per impugnare il provvedimento di revoca davanti al Presidente del Tribunale del luogo in cui ha sede il Consiglio dell’Ordine che lo ha emesso. In tema di negoziazione assistita, il D.L. n. 132/2014 (articoli da 11bis a 11undecies) ha regolato la materia con disposizioni identiche a quelle appena illustrate, fatti salvi solo piccoli aggiustamenti dovuti alla differente struttura dei due istituti.

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Il patrocinio a spese dello Stato

richiedente di avvalersi, alternativamente, del credito di imposta o del pagamento; all’istanza andrà allegata la parcella pro forma e la dichiarazione della parte di permanenza delle condizioni di ammissione al patrocinio. • Una prima verifica verrà effettuata dal Consiglio dell’Ordine, il quale, se accerta che non ricorrono i presupposti, comunica al richiedente il diniego e lo annota sulla piattaforma. Diversamente, appone il visto, adottando la delibera di congruità e annotandola sulla piattaforma, con la quale si intende comunicata al Ministero. • A seguire, il Ministero, effettuate le necessarie verifiche, convalida la delibera di congruità e rico-

Patrocinio a spese dello Stato

nosce l’importo spettante all’avvocato. Diversamente, se ritiene insussistenti i presupposti, ne dà immediata comunicazione al C.O.A. per gli adempimenti di competenza, nonché all’avvocato, il quale, entro sessanta giorni da detta comunicazione, può presentare una nuova istanza. • Quando l’avvocato ha esercitato l’opzione di avvalersi del credito di imposta, dopo l’adozione del provvedimento di convalida dovrà emettere fattura elettronica e presentare l’istanza di riconoscimento del suddetto credito di imposta, a pena di inammissibilità, tra il 1° gennaio e il 31 marzo, ovvero tra il 1° settembre e il 15 ottobre di ciascun anno.

LEONARDO BRUNI

Tirocinio

SCACCO D’ATTO Nei giorni 29 30 giugno e 1 luglio 2023 si è tenuta a Trento la Settima Edizione del Torneo Scacco d’Atto, ove ha partecipato per la prima volta anche la  Scuola Forense di Padova. Si tratta di una competizione, ideata dall’avv. Vincenzo Di Maggio, che vede competere i tirocinanti appartenenti a svariate Scuole forensi d’Italia nell’arte dell’argomentazione retorica. In particolare, dopo una accurata selezione di tracce sia in materia civile che penale svoltasi nei mesi precedenti il torneo, gli scacchisti – questo il termine che si usa per individuare i partecipanti al torneo – si confrontano assumendo le vesti della parte civile e dell’imputato ovvero dell’attore e del convenuto e cercando di convincere la giuria, formata da tre membri, delle ragioni della parte rappresentata. L’agone si svolge mediante l’esposizione delle ragioni prima della parte civile o dell’attore e dopo dell’imputato o del convenuto, a seconda se la contesa sia in materia penale o civile. Ogni parte ha dieci minuti a testa per argomentare la propria posizione; a seguire ognuna delle parti ha a disposizione 5 minuti per repliche. A conclusione della disputa la giuria si ritira in camera di consiglio per deliberare il vincitore attraverso una dettagliata griglia che comprende ben 13 voci di valutazione. Le squadre sono sorteggiate e collocate in gironi da 4, ove ognuna incontra l’altra in 3 partite. Ogni partita viene disputata in due turni, penale e civile, con separate valutazioni. In questa edizione, vista la partecipazione di ben 16 scuole, sono stati formati quattro gironi da 4. Solamente le prime classificate dei rispettivi gironi poteva-

no quindi accedere alle semifinali, cui seguiva poi la finalissima. La scuola di Padova è stata sorteggiata in girone con Rovigo, Alto Tirreno (che consorzia le Scuole di Pisa, Livorno, Lucca, Massa-Carrara e La Spezia) e Teramo. Al termine della fase a gironi Padova si è classificata seconda nel suo girone, cedendo il primo di un solo punto a favore della Scuola dell’Alto Tirreno che poi ha vinto il torneo nella finalissima contro Verona. I nostri scacchisti Alessia Italiano e Federico Perin per il settore civile, nonché Juan Turetta e Guenda Zanchetta per il settore penale, hanno reso onore alla Scuola di Padova, disputando con valore le sei gare del girone.


Pari opportunità

FRANCESCO VIGNAGA

Intervista a Stefania Lucchin

PARI OPPORTUNITÀ… c’è ancora tanto da fare!

Quando vi riunite di norma ? Ci riuniamo in presenza ogni ultimo venerdì del mese, ma altri incontri si aggiungono anche da remoto, uno o due al mese. Se qualche collega ha segnalazioni da fare, può inviarle alla nostra email istituzionale comitatopariopportunita@ ordineavvocati.padova.it, ma anche ad uno dei componenti. Se necessario o richiesto, sarà trattata con la massima riservatezza. Visto l’ambito di competenza proprio del CPO, cosa significa occuparsi oggi di “pari opportunità”? Nel linguaggio comune, l’espressione si

ricollega di solito soprattutto alle tutele e/o alle iniziative contro le disparità di trattamento tra uomini e donne. Tuttavia il concetto giuridico è più ampio, è il perseguimento dell’eliminazione degli ostacoli alla formazione e alla partecipazione al lavoro o alla politica per ragioni di genere, di religione, di razza, di disabilità, di orientamento sessuale o di opinione politica, o di età. Alle questioni di genere va riconosciuta secondo me, una forza di traino, perchè in Italia, e forse in Europa, il confronto impari tra uomini e donne ha richiamato maggiore attenzione, trascinando l’opinione pubblica e portando poi ad iniziative legislative che si sono estese a tutti i tipi di discriminazione. Diversamente da quanto è avvenuto negli USA, dove la discriminazione che ha mosso l’opinione pubblica è stata prima quella per ragioni di razza e solo a seguire quella di genere. Sicuramente il tema è di primaria importanza e sempre di grande attualità: volgendo lo sguardo, in particolare, all’ambito giuridico e al ruolo dell’Avvocatura, cosa è stato realizzato in questa prima parte del Vostro mandato? La scorsa primavera abbiamo organizzato un convegno di presentazione della figura della consigliera di parità regionale, illustrando anche con casi pratici la concreta utilità che può rappresentare questa istituzione nelle controversie di discriminazione. A fine ottobre abbiamo dedicato un convegno di studio e formazione al dop-

Tra le iniziative svolte e a cui dare continuità ed impulso, vi è anche il “progetto inclusione”, promosso e perseguito dal precedente CPO: in cosa consiste,

IL “NOSTRO” COMITATO L’attuale composizione del CPO presso l’Ordine di Padova, a seguito delle ultime elezioni, del gennaio 2023, è la seguente: STEFANIA LUCCHIN Presidente ROSSELLA COSENTINO Segretaria con funzione di Vicepresidente FILIPPO ANGONESE Consigliere eletto ENRICO CANOVESE Consigliere eletto ANTONELLA FORT Consigliere eletto FRANCESCO VIGNAGA Consigliere delegato dal COA cosa è stato realizzato e quali sono gli sviluppi? Il precedente Comitato, con la presidenza dell’avv. Maddalena Prisco, ha realizzato e concluso un accordo con la Presidente del Tribunale, con la Procuratrice della Repubblica presso il Tribunale, e con l’Ordine degli Avvoca-

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 Buongiorno Stefania, è un piacere per me, già componente del Comitato Pari Opportunità nel precedente mandato e ora Consigliere dell’Ordine delegato a far parte del CPO, intervistarTi quale Presidente del Comitato. Anzitutto, puoi presentare il CPO e descrivere le sue funzioni istituzionali? Il Comitato Pari Opportunità è costituito presso ciascun Ordine degli Avvocati, come previsto dalla legge professionale. È di formazione elettiva, e da ciò deriva la sua indipendenza dal Consiglio dell’Ordine, nell’ambito di sua competenza, che è la promozione di politiche di Pari Opportunità nell’accesso, nella formazione e qualificazione professionale e la prevenzione ed il contrasto di comportamenti discriminatori e di ogni ostacolo che limiti di fatto la parità e l’uguaglianza sostanziale nello svolgimento della professione forense.

pio profilo di discriminazione che può derivare dalla rifiutata registrazione del secondo genitore per i figli di coppie omosessuali: discriminatorio per il genitore intenzionale (che non viene riconosciuto benché il suo contributo nel progetto procreativo sia identico a quello del genitore intenzionale nella coppia etero); e ancor più gravemente discriminatorio nei confronti dei bambini concepiti all’estero con fecondazione assistita, a causa del riconoscimento da parte dello Stato del solo genitore biologico, con sacrificio del diritto alla bigenitorialità, dei diritti successori ecc… In questi ultimi mesi ci siamo occupati anche della violenza di genere, organizzando uno specifico incontro nell’ambito di un ciclo più ampio sul tema programmato dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Cittadella. E sul medesimo tema, a Padova abbiamo condiviso un’iniziativa di AIAF, ed altra iniziativa di Movimento Forense.

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Pari opportunità...

Ora, Stefania, un’ultima domanda: quale Presidente del CPO, hai un “sogno nel cassetto”? Uno dei desideri di chiunque si impegni nelle Pari Opportunità è … che arrivi il tempo in cui non siano più necessarie le norme e tutela del genere meno rappresentato nella formazione degli organi rappresentativi, di istituzioni e di società. Siamo tutti d’accordo che le donne debbano essere scelte, incaricate, elette, in quanto preparate e capaci e non in quanto donne. Ma è un fatto anche che alle donne non viene concessa occasione di dimostrare la loro capacità. Quindi diventa necessario il meccanismo c.d. delle quote rosa, almeno fino a quando coloro che decidono (e sono

NICOLA GIOBBA

L’attività del Consiglio

Bullismo:

una nuova iniziativa

anche donne) a chi affidare quell’incarico o quel voto si renderanno conto delle capacità delle donne e ciò potrà accadere solo se avranno avuto l’occasione di dimostrarlo. Ma anche solo guardando all’interno dell’avvocatura, temo che questo momento non sia vicino: consideriamo la composizione del Consiglio Nazionale Forense: le consigliere sono poco meno di un terzo (10 su 34…). Buon proseguimento con le Vostre importanti ed interessanti iniziative, che so essere già in programma per il prossimo futuro, e buon lavoro a tutto il CPO!

 Giovedì 9 novembre 2023 è stata presentata – in occasione dell’inaugurazione di ExpoScuola presso la Fiera di Padova – l’iniziativa “Sportello Legale Bullismo” ideato dalla Provincia di Padova d’intesa con il Provveditore agli studi di Padova e l’Ordine degli Avvocati di Padova, rappresentato dal Presidente Francesco Rossi e dal sottoscritto. Il servizio è volto a fornire a genitori, studenti ed eventualmente anche insegnanti, le informazioni orientative primarie in materia di diritto penale e civile, con particolare attenzione alle conseguenze relative ad atti di bullismo e cyberbullismo scolastico; è totalmente gratuito e si baserà sulle competenze di avvocati che offriranno pro bono la loro consulenza ed è improntato alla massima trasparenza ed al rispetto dei principi deontologici. È stato dunque sottoscritto un protocollo di intesa tra l’Ordine degli Avvocati e la Provincia di Padova, nel quale viene altresì precisato che è vietata la promozione di servizi legali a pagamento o la formulazione di preventivi legali o comunque qualsiasi forma di accaparramento di clientela, da parte dei colleghi che vorranno prestarsi a fornire questo servizio. Lo sportello si trova presso la sede della Provincia di Padova in piazzetta Bardella 2 e gli incontri saranno fissati su appuntamento e si svolgeranno una volta al mese, con l’obiettivo di garantire la riservatezza dei colloqui. Ritengo che ormai quotidianamente dal

punto di vista professionale ci troviamo ad affrontare situazioni legate al bullismo ed al cyberbullismo e per questo l’Ordine ha accolto con grande entusiasmo la collaborazione con la Provincia ed il Provveditorato, con la volontà di offrire la nostra professionalità e competenza su questioni estremamente delicate. Basti pensare che secondo il Ministero della Salute, al di sotto degli 11 anni, il 19% dei bambini ed il 20% delle bambine sono vittime di bullismo; tra i 13 e i 15 anni, queste percentuali si riducono al 15% dei ragazzi e al 18% delle ragazze; mentre sopra i 15 anni si attestano al 10% dei maschi e al 9% delle femmine. Inoltre, le statistiche più recenti delle Nazioni Unite riportano che nel mondo 1 studente su 3, tra i 13 e i 15 anni, ha vissuto esperienze di bullismo. Questo significa che nel mondo 246 milioni di bambini ed adolescenti subiscono ogni anno qualche forma di violenza a scuola o episodi di bullismo. Mi permetto di ringraziare sin d’ora tutti i colleghi che saranno impegnati in prima linea nel supporto a famiglie ed insegnanti!

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ti, per favorire l’accesso alla professione e prima al tirocinio per i praticanti e i colleghi non autosufficienti o disabili. Il vero motore trainante dell’iniziativa è stata la allora praticante dott. Cristina Levorato, oltre all’avv. Giovanna Tieghi ed al prof. avv. Mario Bertolissi che hanno segnalato al CPO la particolare situazione della praticante del loro studio e le difficoltà che incontrava nel tirocinio forense. Quell’accordo è stato il primo in Italia, tanto che altri Comitati ci hanno chiesto di prendere visione del protocollo e di avere informazioni. All’inizio di settembre Cristina Levorato è diventata avvocata. Così superando oltre le ansie e le fatiche di tutti i praticanti che affrontano l’esame di abilitazione, anche mille difficoltà pratiche, dovute proprio alla sua disabilità e all’assenza di norme per situazioni come la sua. Cito solo la più assurda: era stata inizialmente convocata nella sede di Rialto, per sostenere la seconda prova orale, impossibile da raggiungere per lei che si muove con la carrozzina. E solo pochi giorni prima della prova le è stata concessa la più comoda sede della Corte d’Appello a Piazzale Roma, che ha quindi potuto raggiungere in auto e con la carrozzina.

Pari opportunità

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Eventi

DOMENICO MENORELLO

Il profondo insegnamento del GIUDICE ROSARIO LIVATINO

Livatino, infatti, non ha mai ricercato un proprio protagonismo, avendo speso tutta la propria vita professionale, nascosta in un pericoloso angolo di Sicilia, al servizio di ogni singola persona coinvolta in un “conflitto” rispetto ad altri. Nell’operare di Rosario Livatino la “norma”, che era chiamato ad applicare, non ha rappresentato una astratta forzatura pregiudiziale, ma l’illuminazione dei fatti di causa sulla base di ciò che viene ritenuto “bene” per il singolo e per la comunità civica nel suo complesso. In questo senso è stato molto interessante scoprire che la vita professionale di Rosario Livatino proprio attraverso la legalità ha mostrato una continua trama di veri e propri “incontri” con le persone che era chia-

mato a giudicare, come portatori di un valore assoluto. Significativamente, a 23 anni così concludeva la sua tesi di laurea all’Università di Palermo: “Ciò che bisogna tenere sempre vivo nella mente di chi opera nel mondo del diritto è che esso è costruito per l’uomo, a misura d’uomo a salvaguardia della sua dignità naturale e sociale… Essa è condizione imprescindibile e ineliminabile, vieppiù che mai nella materia penale: in essa molto più arduo è trovare la giustificazione dell’ergersi di un soggetto a giudice di un altro per pronunciare nei suoi confronti volontà di restrizione del più connaturale dei diritti umani: quello alla libertà”.

Probabilmente, in un simile giudizio sta anche la misteriosa radice del suo martirio, che ha avuto origine nell’odio verso quel profondo e inscalfibile interesse supremo che Livatino offriva verso ciascuna persona. Un “interesse” che appariva scaturire da una Fonte così vivace e salda, da aver convinto la criminalità mafiosa a escludere la possibilità di un qualsiasi “accomodamento” o di una qualche cessione a poteri in quelle terre molto temuti e privi di limiti. I partecipanti agli affollati convegni del 4 e del 31 marzo e le oltre 2000 persone, fra cui moltissimi studenti, che hanno visitato la mostra hanno potuto davvero in qualche modo incontrare il fascino dell’esperienza umana e di fede di Rosario Livatino, che ha testimoniato come il “diritto” e le professioni legali possano divenire una continua occasione di stupore verso ogni esistenza, lasciandosi interrogare, circostanza per circostanza, dalle domande e dagli ideali più grandi e definitivi che la realtà suscita. Così, aver potuto riconsiderare l’operare nella giustizia e il diritto stesso come un’occasione di una simile attenzione a sé e agli altri ha reso davvero straordinariamente attuale la figura del primo magistrato “Beato”.

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 Per il “mondo della giustizia” di Padova, ma non solo, il 2023 rimarrà legato a un nome, quello di Rosario Livatino. Infatti, il Centro Studi Livatino, il network associativo “Ditelo sui tetti”, la Libera Associazione Forense, l’Associazione Culturale Rosmini, l’UCID di Padova e la Fondazione Centesimus Annus-gruppo di Padova, hanno organizzato la Mostra sul Giudice Rosario Angelo Livatino, presso il Palazzo di Giustizia di Padova dal 22 marzo al 5 aprile 2023, nonchè due convegni il 4 e il 31 marzo 2023, anche grazie al patrocinio dell’Ordine degli Avvocati di Padova e alla straordinaria collaborazione con la Presidenza e la reggenza della Procura del Tribunale di Padova. Il convegno del 31 marzo ha visto la partecipazione del dott. Domenico Airoma, Procuratore della Repubblica Avellino e vicepresidente del centro Studi Livatino, del prof. Stefano Delle Monache, ordinario di diritto privato Università di Padova; dell’on. Carlo Nordio, Ministro della Giustizia, del sen. Andrea Ostellari, Sottosegretario di Stato alla Giustizia, dell’avv. Fabio Pinelli, Vicepresidente CSM, dell’avv. Francesco Rossi, Presidente Ordine Avvocati di Padova e della dott.ssa Caterina Santinello, Presidente del Tribunale di Padova. Le splendide relazioni hanno davvero illuminato la narrazione della vita del Giudice Livatino descritta nei pannelli della mostra, consentendo di incontrare un magistrato, inteso come un vero e proprio “operatore di giustizia”.

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Associazioni Forensi

ANTONIO MUMOLO*

Non esistono cause perse  AVVOCATO DI STRADA ODV è una organizzazione di volontariato, composta prevalentemente da avvocati, che si occupa della tutela giuridica gratuita ed organizzata per tutte le persone senza dimora, ovvero per chi è diventato talmente povero da dormire in strada o nei dormitori. L’associazione è nata nel 2000 a Bologna e, negli anni, ha aperto sedi in tutte le regioni italiane. Con i suoi 59 sportelli aperti nelle più grandi città, oltre mille volontari attivi, più di 40 mila casi affrontati, Avvocato

di strada è oggi il più grande studio legale in Italia ed è anche quello che fattura meno, praticamente niente. Il suo motto è: “non esistono cause perse”. www.avvocatodistrada.it Lo sportello di Padova di Avvocato di Strada è attivo dal 2004 ed è lo sportello più longevo, dopo quello di Bologna. Nell’anno appena trascorso i circa 50 volontari padovani (avvocati, dottori in legge e praticanti, operatori sociali, studenti universitari) hanno messo a dilaRagione |

sposizione oltre 800 ore per far fronte all’incremento negli accessi (circa 450 nel 2022, rispetto ai 330 del 2021). La professionalità dei volontari è messa gratuitamente a servizio di tutte quelle persone che, altrimenti, non avrebbero modo di tutelare i propri diritti, consapevoli che il nemico da combattere è la povertà e non i poveri. Concretamente, a Padova, questo viene fatto incontrando gli utenti, presso sportelli operativi due volte la settimana, siti nei luoghi da loro vissuti (come le Cucine Popolari e la Caritas Diocesana), raccogliendo le loro esigenze in colloqui individuali e, poi, fornendo l’assistenza giuridica di cui hanno bisogno. Inoltre, lo sportello patavino è impegnato, in tandem con l’associazione La Strada Giusta odv, nell’organizzazione di eventi formativi e di sensibilizzazione sulla tematica della povertà e dei senza dimora (come il festival dei diritti

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“Right2cityFestival”, la Cena dei Diritti, convegni e webinar), ed è riuscita nel tempo a creare una solida rete di collaborazione con altre realtà del terzo settore, nonché con le Amministrazioni Pubbliche, l’università e le scuole superiori. * Avvocato del foro di Bologna e Presidente Nazionale Avvocato di Strada ODV


Avvocatura e società

MARIA MONICA BASSAN

LE CUCINE POPOLARI simbolo di solidarietà della città

sabettine, e i numerosi Colleghi che si alternano allo sportello di Avvocato di Strada all’interno delle Cucine Popolari. L’istituzione delle Cucine Popolari è gestita ora dalla Fondazione Nervo Pasini istituita dalla Diocesi di Padova ed è attiva da oltre 140 anni; è nata, infatti, nel 1882 per iniziativa della signora Stefania Ezterodt Omboni per far fronte alla miseria e alla fame conseguite alla grande alluvione che il 17 settembre di quell’anno aveva colpito la città. I locali delle Cucine Popolari sono diventati, nel tempo, un angolo di casa per chi non può averne una oppure per

chi, pur avendo un tetto, non ha una rete familiare o sociale su cui contare; non è solo un posto in cui vengono serviti i pasti, ma un edificio in cui incontrare le persone, essere riconosciute e rispettate come tali e avere quel minimo indispensabile per poter condurre una esistenza libera e dignitosa. Per tutti i volontari, le suore, gli operatori e le operatrici che vi lavorano è un luogo dell’anima, in cui ritrovare un’umanità che si sta sbiadendo altrove e per sentirsi parte di una grande comunità di sorellanza e fratellanza. Vi invito tutti a pranzare alle Cucine Popolari, a conoscere chi le gestisce e a leggere la loro storia e la loro attività sul loro sito e social.

IL PANE

Gianni Rodari S’io facessi il fornaio vorrei cuocere un pane così grande da sfamare tutta, tutta la gente che non ha da mangiare. Un pane più grande del sole, dorato, profumato come le viole. Un pane così verrebbero a mangiarlo dall’India e dal Chilì i poveri, i bambini, i vecchietti e gli uccellini. Sarà una data da studiare a memoria: un giorno senza fame! Il più bel giorno di tutta la storia

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 L’Opera delle Cucine Popolari di Padova, meglio conosciuta dai padovani semplicemente come Cucine Popolari sono un punto di riferimento per la solidarietà della nostra città. Alle Cucine Popolari, infatti, vengono serviti quotidianamente pasti a pranzo e a cena ma vengono erogati anche molti altri servizi essenziali per la sussistenza delle persone, quali le prestazioni sanitarie, il servizio doccia e la consegna di vestiario. Da molti anni, inoltre, le Cucine Popolari ospitano i volontari dell’Associazione Avvocato di Strada che garantiscono assistenza e consulenza gratuita alle persone senza dimora che altrimenti non avrebbero accesso alla giustizia in quanto privi, per la gran parte, anche del diritto di accedere al Patrocinio a spese dello Stato. Nell’intento di conoscere direttamente le realtà del territorio ove il diritto diventa servizio, il Consiglio dell’Ordine ha voluto incontrare gli operatori e le operatrici di questa storica istituzione patavina e rendere omaggio ai Colleghi che prestano la loro opera, gratuita e caritatevole, alle persone che si trovano in estrema povertà e solitudine. Il 9 ottobre u.s. quindi, la Commissione Diritti Umani del COA di Padova e il suo Presidente, avv. Francesco Rossi, sono andati a pranzo alle cucine popolari, condividendo il momento della pausa pranzo con le persone che abitualmente usufruiscono di questo prezioso servizio. Alla sera, poi si è svolto un incontro con la direttrice Suor Albina Zandonà, delle Suore terziarie francescane eli-

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Eventi

MARTA LICO

“IL VOLTO DEL MALE” attraverso le storie raccontate nel suo libro, di rispondere all’interrogativo: “da dove nasce il male?” Nazzi, con le sue storie, ci fa fare un viaggio nei fatti di cronaca che hanno insanguinato l’Italia. Ma nel libro, a differenza del podcast, l’attenzione non è focalizzata nello sviluppo del caso, in quanto i protagonisti sono gli autori dei delitti. I loro nomi vengono spesso oscurati da formule giornalistiche (le baby killer, il mostro di Foligno, la coppia dell’acido, le bestie di satana…), ma dietro ci sono sempre e comunque delle persone che hanno deciso di commettere del male. “L’unico tratto comune”, ha detto Nazzi, “tra queste persone è che ad un certo punto hanno deciso di porsi sopra tutto e tutti, anche se

ciò voleva dire danneggiare gli altri, anche se ciò significava uccidere e fare del male. Al di là di questo, tratti comuni non ne ho trovati, non c’è un volto unico del male”. Nel libro, così come nel podcast, Nazzi sceglie di non raccontare mai la violenza a meno che non sia strettamente necessario ai fini del racconto: “Quando la descrizione della violenza è fine a se stessa io credo non ci sia alcun bisogno di scendere in particolari che evito a me stesso ed al lettore”. Pur non avendo, dunque, una risposta alla domanda sull’origine del male, Nazzi ha concluso il suo racconto confermando di aver capito, dopo un anno e mezzo che lavora al podcast “Indagini” e dopo aver scritto il libro, che ‘il male sicuramente è qualcosa che nel nostro mondo esiste e non si può far finta che non esista. Esistono i buoni e i cattivi e non tutto può essere giustificato con disturbi psichiatrici”. La scelta di raccontare le storie in maniera sobria e non spettacolarizzata, le musiche scelte, la voce di Stefano, e probabilmente anche altri fattori, hanno contribuito a decretare un grande successo del podcast e del libro, soprattutto, secondo le statistiche, nel genere femminile. Oltre alla presentazione di questo libro, l’Ordine degli Avvocati, nell’ambito dell’iniziativa “l’Avvocatura incontra la città” ha organizzato numerosi

eventi di presentazione di libri. Solo quelli successivi al periodo estivo, compreso quello di Stefano Nazzi, sono stati sette: “I ragazzi di sessant’anni” di Romolo Bugaro, “Le minacce dello sport moderno” di Jacopo Tognon, “La strage di Bologna” di Paolo Morando, “Per prima cosa, uccidiamo tutti gli avvocati” di Stefano Bigolaro, “Alla stazione successiva. La giustizia ascoltando De Andrè” di Raffaele Caruso, e infine “I luoghi della giustizia a Padova” di Pietro Casetta.

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 Il 24 ottobre, presso l’Auditorium San Gaetano, l’Ordine degli Avvocati ha ospitato Stefano Nazzi, autore del libro “Il volto del male” e del noto podcast “Indagini”. Dopo un’appassionata introduzione del Presidente Francesco Rossi, che ha richiamato quello che Nazzi, nel suo podcast, si impone come obiettivo, ovvero di non mostrare il fatto di cronaca in sé ma quanto è successo dopo, il modo in cui è stata ricostruita la verità, quello che è accaduto durante indagini e processi e, in particolare, il modo in cui le indagini hanno influenzato la reazione dei media e della società ed il modo in cui i media e la società hanno influenzato le indagini, l’autore ha dialogato con la sottoscritta cercando,

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Eventi

GIUSEPPE CARRARO*

Li uccisero

DAVVERO

della «barre libre»: la difesa tecnica non è più necessaria e chiunque potrà d’ora in poi patrocinare in giudizio. A marzo 1791 si proclama il principio di libera scelta delle professioni e di libero esercizio del commercio. Poi, in un crescendo, nel giugno successivo viene soppressa la professione d’avvocato e con essa tutte le corporazioni e ogni altra associazione professionale. E infine, il 15 settembre 1793, la traiettoria si compie: la Convenzione nazionale chiude tutte le università, ivi comprese

le facoltà mediche e giuridiche. Niente più avvocati, niente più ordini professionali, niente più studi giuridici. Il bilancio dell’anno che segue, fino al colpo di stato del 9 termidoro (27 luglio 1794), è impressionante: 17.000 le persone condannate a morte dal Tribunale rivoluzionario, avvocati compresi (pensiamo tra tanti a Danton, Le Chapelier, Saint-Just), cui si aggiungono altre 30-40.000 persone che si stima esser state mandate direttamente a morte senza processo, specialmente in provincia. Oltre mezzo milione gli arrestati e incarcerati. Solamente dieci anni più tardi, una volta placata la tempesta rivoluzionaria sotto il regime napoleonico, verrà reintrodotto l’obbligo dell’abilitazione statale per l’esercizio del ministero di difensore: esattamente otto giorni prima della promulgazione del codice Napoleone. Per la ricostituzione degli ordini degli avvocati bisognerà però attendere, in Francia, il decreto imperiale del 14 dicembre 1810; e, nel Regno Italico, l’anno successivo. Detestati dalla Rivoluzione, gli ordini forensi risulteranno tuttavia invisi anche alla Restaurazione. Qui da

noi, l’Austria affida la formazione e la vigilanza disciplinare sul ceto forense direttamente ai Tribunali, peraltro strettamente controllati dall’autorità politica. L’avvocato è ridotto a un incolore ausiliario di giustizia. Solo parecchi anni dopo l’unità d’Italia, con la legge 8 giugno 1874, n. 1938, sarà infine (re)istituito l’ordine degli avvocati nel senso moderno del termine. Va detto tuttavia che esiste una insuperabile cesura tra le antiche corporazioni professionali dell’Ancien Régime e gli ordini contemporanei. Gli ordini moderni non costituiscono affatto corporazioni dato che nelle corporazioni prerivoluzionarie l’iscrizione all’albo avveniva a discrezione della corporazione, mentre oggi chiunque possegga i requisiti di legge ha un diritto soggettivo perfetto all’iscrizione. In tutti i paesi dell’Europa continentale l’accesso alla professione è insomma determinato unicamente dalla legge (e qui fa eccezione, paradossalmente, la pur liberista Inghilterra dove l’ammissione procede tuttora da una call to the bar discrezionale da parte di uno dei quattro Inns of Court). Questo non significa però che non possa esistere e che non debba esistere un

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 Lo spunto mi viene offerto dall’intervista a Stefano Bigolaro, pubblicata nel primo numero del ’23 della Ragione, e dalla citazione scespiriana che con brillante provocazione ne ispira il titolo («Per prima cosa, uccidiamo tutti gli avvocati»). Sebbene il senso del verso e del titolo sia quello di sottolineare come e quanto in realtà gli avvocati si rivelino essenziali, è giusto non dimenticare che ci fu un tempo non troppo remoto nel quale fu veramente soppressa l’avvocatura, e non pochi avvocati vennero uccisi. Mi riferisco al tempo della Rivoluzione francese. Ed infatti gli avvocati, che sin dai prodromi della Rivoluzione avevano partecipato attivamente alla redazione dei cahiers de doléances cogliendovi un’occasione per proporre le sospirate riforme della giustizia, vengono eletti in massa agli Stati Generali. Formano, da soli, oltre un terzo dei deputati del Terzo Stato. Molti di loro diverranno famosi negli anni a venire: basti ricordare Tronchet, il quale un decennio più tardi sarà uno dei quattro artisans incaricati con Portalis della redazione del codice civile; Barnave, in Delfinato; Le Chapelier, in Bretagna e ad Arras il giovane avvocato Maximilien de Robespierre. E avvocati furono pure Danton, Saint-Just (il commissario d’accusa di Luigi XVI davanti alla Convenzione) e Couthon, ambedue “triumviri” con Robespierre nel periodo del Terrore. Già nel settembre del 1790, dunque, un’Assemblea costituente pur dominata dall’avvocatura, decreta il principio

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Eventi

Li uccisero davvero

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esame di abilitazione, il più possibile serio e selettivo. La Corte di giustizia ha ripetuto che lo sbarramento all’accesso alla professione costituito dall’esame di abilitazione non configura una restrizione né all’accesso alla libera prestazione dei servizi né alla concorrenza. E non dimentichiamolo: l’esame di abilitazione all’esercizio della professione è prescritto ancor prima dall’art. 33 della Costituzione. Sicché riforme ventilate, come quella delle c.d. lauree abilitanti, suonano scopertamente elusive del dettato costituzionale Ma siamo davvero sicuri che un esame di abilitazione sempre meno selettivo giovi poi all’avvocatura e alla funzione giudiziaria nel suo complesso? In altri grandi paesi a noi vicini, come la Germania, i colleghi sgranano gli occhi quando sentono che il nostro esame di Stato si svolge con l’ausilio dei codici annotati. In Germania gli Staatsexamen che danno accesso alle professioni legali sono due) e prevedono dalle otto alle undici prove scritte, senza testi di legge tout court. C’è da meravigliarsi allora se avvocati e giudici tedeschi sono generalmente più preparati (anche sui fondamenti teorici delle discipline giuridiche e non solo sulla pratica) e quindi più efficienti dei nostri? Il principio dispositivo, il cui fondamento sta nell’esigenza di preservare il valore costituzionale dell’imparzialità del giudice, nelle mani di un avvocato impreparato può divenire una iattura per il cliente. L’avvocato incapace suscita istintivamente il soccorso del giudice alla parte che ne è vittima, nel processo civile, e ne sollecita inconsciamente l’arbitrio nel processo penale: nell’uno e nell’altro caso, l’antitesi dell’imparzialità. Dovremmo dunque essere i primi a pretendere un esame di Stato che realmente selezionasse quanti veramente conoscono non già la giurisprudenza spicciola e sempre mutevole dei codici

annotati, ma i princìpi fondamentali del diritto. Perché, scrisse una volta un grande giudice inglese del Novecento, Lord Simon of Glaisdale, law is too serious a matter to be left exclusively to judges. * Avvocato del Foro di Padova Professore di Diritto commerciale nell’Università di Napoli “Federico II”


Passioni e professione

EDDY BAZZAN

Intervista all’avv. Claudio Calvello

Musica disco e professione forense “OPEN YOUR MIND!”  Claudio Calvello è un collega del nostro foro, che negli anni 90 è stato un noto DJ padovano, oltre che cantautore e produttore discografico. Svolge la professione prevalentemente nell’ambito civilistico. Negli ultimi anni ha approfondito le tematiche riguardanti il “GDPR” rivestendo per aziende e studi professionali ruoli consulenziali nonchè di DPO/RPD. A lui abbiamo chiesto di guidarci a capire le dinamiche di allora , i segreti della sua passione. Tra le molteplici tue produzioni (“Te Quiero”, “The Message Is Love”, “Weekend”, etc.), emerge su tutte “Open Your Mind” realizzata a Padova nel 1992 col gruppo degli U.S.U.R.A. Come è nato il pezzo e quali sono state le tappe del suo successo? Il pezzo è nato dalla mia idea di campionare un frame del singolo “New Gold Dream” dei Simple Minds, e la cosa piacque sin da subito ad Albertino di Radio DeeJay decretandone il successo. Dopo aver raggiunto il primo posto nella classifica italiana, cominciò a scalare le classifiche dapprima europee (1° posto in Francia, Germania e Inghilterra) e poi in ambito mondiale. Oggi il singolo, ancora un “riempipista”, è ritenuto un’icona della musica dance degli anni ’90. Quando hai iniziato a dare corpo a questa tua passione per la musica? Avevo 17 anni, ero ammaliato dalla musica disco: potevo ascoltare all’infinito

pezzi come Don’t Stop Til You Get Enough di Michael Jackson piuttosto che Rapper’s Delight degli Sugarhill Gang o ancora i successi dei Kool and the Gang. Ho cominciato a mixare a casa da autodidatta ma è stato come se il mixaggio l’avessi sempre conosciuto. Venivo così chiamato a “metter su due dischi” nei sabato pomeriggio in concomitanza con le festine di compleanno che si tenevano a casa dei compagni delle superiori. Ed è cominciata così a spargersi sempre più la voce di questo ragazzino che “ci sa fare coi dischi”; fino a che un bel

Incontri particolari, da ricordare ?.... Dopo l’incredibile successo di “Open your mind” venivo chiamato per dei DJ set dai più disparati locali del Triveneto. Uno di questi era la Discoteca Manhattan in provincia di Treviso il cui direttore era tal Luca Zaia…si proprio quel Luca Zaia, l’attuale Presidente della nostra Regione! Lì ho suonato per due stagioni consecutive tutti i venerdì sera e le domeniche pomeriggio. Diritto e mondo dello spettacolo: quali, se ci sono, i punti di contatto

fra due ambiti apparentemente così distanti ?... Si, certamente, ci sono i punti di contatto; se non altro perché il mondo dello spettacolo è ovviamente pieno di situazioni che vengono (o dovrebbero venire) regolamentate contrattualmente. Così è successo che, nel corso degli anni molti artisti e operatori del mondo dello spettacolo si sono rivolti a me, nella convinzione che potevo immedesimarmi nelle loro problematiche, proprio per aver vissuto il loro ambiente in prima persona. Ed oggi ti diletti ancora con la musica? Si, ho ripreso da circa un anno i mixati su Radio Gemini One dove la mia musica mixata (principalmente degli anni ’90) va in onda ogni lunedì sera dalle 21 alle 24. Inoltre, ho ripreso ad andare in sala di registrazione dove posso dare sfogo a tutto ciò che mi balena per la testa! Tra poco uscirà una nuova produzione discografica (abbiamo riadattato con sonorità attuali un riff di China Town di Amanda Lear) e stiamo attualmente lavorando su un remix di Mina… E magari organizzeremo anche un DJ Set dove, caro Eddy, potremo invitare tutti i nostri colleghi a far due salti in spensieratezza, lontani almeno per una serata da codici ed atti!

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giorno (avevo 17 anni) vengo ingaggiato dalla Red Parrot (una discoteca viaggiante che organizzava feste negli Hotels). Successivamente vengo notato da Sergio Marcolini, oggi meglio conosciuto come “The King of Diga” (noto speaker di Radio Base 101) che mi introduce dapprima in Radio (dove comincio i programmi mixati del “CC TIME”) e successivamente mi porta con lui al Tiffany (di fatto la mia prima discoteca dove io mixo mentre Sergio Marcolini fa animazione col microfono). L’anno successivo vengo notato da Andrea Massaggia, al tempo direttore artistico dell’Extra Extra, che mi convince ad andare a suonare lì le domeniche pomeriggio: vi rimarrò per ben sei stagioni consecutive. Quello probabilmente è stato il mio trampolino di lancio nel mondo delle disco poiché da lì in poi ho suonato praticamente in tutti i locali del padovano (qualcuno ricorderà forse i mercoledì universitari del WAG).

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Passioni e professione

ANDREA VALERIO

A tutto SPORT  L’avvocatura Padovana vanta una tradizione sportiva ultracinquantennale, che l’ha portata a competere, distinguendosi, a livello locale, nazionale e internazionale nelle varie discipline sportive. Solo il COVID ci ha fermato per qualche tempo, ma quest’anno il nostro impegno è stato notevole in più campi, come risulta dalla rapida rassegna che segue. PADEL Federica Banfi con Luca Marchetto e Marco Cappellari hanno dato il via ad una giornata “TOURNAMENT PADEL” che ha riscosso un notevole successo. Abbiamo promesso a tutti che lo ripeteremo, anche con una certa frequenza. CALCIO È stata una novità la prima partecipazione della squadra degli avvocati Patavini al campionato interprovinciale amatoriale CSI: partendo dalla serie B, con un impegno che ha occupato i colleghi da settembre a Giugno, la squadra sotto la guida di Antonio Zappia ha raggiunto, alla fine del campionato, il terzo posto, che comunque gli ha consentito di raggiungere la promozione in serie A. Sempre gli avvocati calciatori hanno affrontato il grande impegno del Mundiavocat 2023 (The Nations Cup – World cup for Notaries e Lowyers) dove la squadra più giovane ha raggiunto l’auspicato, ma non facile Traguardo Della Seconda Posizione (Vice Campioni Del Mondo); Mentre I Colleghi Più Grandi (Superlegend Over 55), pur difendendosi alla grande, hanno dovuto capitolare di fronte ad una grande Argentina.

CICLISMO Lo scorso settembre si è disputata a Montecatini Terme (PT) la prova in linea del XXXVIII° campionato italiano di ciclismo su strada riservato ad avvocati e magistrati. Jusport Padova ha partecipato all’evento rappresentata da tre portacolori, gli avvocati Alessandro Gotti, Stefano Malfatti ed Enrico Romano Poggi. Nonostante la squadra padovana si sia dovuta confrontare con rappresentative di Fori molto più numerose ed agguerrite, i nostri atleti sono riusciti comunque a mantenere il ruolo di protagonisti nella gara, conquistando un ottimo terzo posto assoluto e maglia tricolore per la

categoria M2 con Stefano Malfatti ed un argento nella categoria M7 con l’inossidabile Alessandro Gotti. Un vivo ringraziamento ai nostri Soci e Colleghi che, seppur numericamente inferiori, hanno saputo ottenere comunque degli ottimi risultati in termini assoluti e di categoria, dando lustro al nostro Foro ed alla nostra Associazione. Bravi Ciclisti Togati Padovani! SCI Si è svolta a febbraio ’23 in Val di Fassa la 55° edizione dei campionati italiani per avvocati e magistrati. A rappresentare il Foro padovano gli avvocati Umberto Giovannoni per la specialità dello slalom ed Andrea Valerio nel fondo; purtroppo Giovannoni non ha potuto, causa condizioni meteo sfavorevoli, disputare la gara, mentre Andrea Valerio ha conquistato sulle nevi del Passo di Lavazè la medaglia d’argento con un secondo posto assoluto e di categoria nella specialità dello skating, battuto di misura dal fortissimo altoatesino avvocato Andreas Hgethle. Restando in tema di sci ricordiamo che sono già state fissate le date per i prossimi campionati nazionali, che si svolgeranno sulle piste di Tarvisio: la gara di slalom la mattina di giovedì 18 gennaio ’24, quella di fondo la mattina di venerdì 19 (nel pomeriggio ci sarà l’evento formativo) e quella di gigante la mattina di sabato 20 gennaio. La locandina ufficiale dell’evento con tutti i riferimenti per le prenotazioni e le iscrizioni verrà condivisa nella pagina social dell’Associazione non appena ci verrà fornita da parte degli organizzatori. È già stata individuata anche la sede

dei campionati nazionali di sci forense per il 2025, che si svolgeranno a Piancavallo, con ogni probabilità nel mese di gennaio e saranno concomitanti, presso la stessa sede, con i campionati mondiali di sci forense organizzati da Skilex International. In considerazione della vicinanza delle sedi dei prossimi campionati e dell’occasione di partecipare ad un campionato mondiale nel 2025, invitiamo tutti i Colleghi praticanti dello sci a prendere contatti con l’Associazione Jusport Padova al fine di aderire alla rappresentativa che parteciperà ai due eventi sportivi sulla neve del 2024 e 2025. ALLENAMENTO PODISTICO Con AIGA, JUSPORT ha segnalato ai Colleghi, la manifestazione CORRI PER PADOVA, organizzata dal nostro Comune, invitandoli a condividere questa esperienza e dando loro le relative istruzioni per l’iscrizione. CULTURA Fra dicembre e gennaio JUSPORT organizzerà la visita alle mostre “DA CAPA A BANKSY” presso il Centro San Gaetano e “Da MONET A MATISSE” presso la fondazione Bano.

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In ricordo di...

Lutti

Manuele Molinari

Giovanni Giacomelli

 È sempre molto difficile scrivere di un collega che è mancato, tanto più

Maurizio Molinari

ma nella società, tra i colleghi e gli amici ê stato un vero privilegio. La nostra professione è stata per lui un grande amore dal quale non è mai riuscito e non ha proprio voluto staccarsi fino all’ultimo giorno. Lo considerava un lavoro prestigioso e molto appassionante per le sue varie sfaccettature, che andava affrontato con il massimo impegno a prescindere dal valore della controversia, sempre nell’ottica di raggiungere il massimo risultato per il cliente. È stato un ottimo maestro che ha saputo non solo insegnarmi la professione, ma anche a comportarmi con estrema correttezza nei confronti dei colleghi perché diceva “il cliente passa, i colleghi li trovi sempre e devi avere con loro un rapporto corretto per godere di fiducia e rispetto”. Questo suo modo di interpretare con serietà, professionalità e dedizione il suo Lavoro e che gli è stato riconosciuto da tutti, lo ha reso un grande avvocato e un esempio per chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui. Per quanto mi è possibile cercherò di trasmettere i valori che mi ha insegnato ai colleghi più giovani. Grazie papà Giovanna Giacomelli

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quando si tratta di un fratello. Oltre che uno stimato avvocato civilista e tributarista, Manuele è stato un appassionato di sport a tutto tondo. Aveva assunto nel 2019 la presidenza del Cenacolo, un’associazione che ha come scopo principale la diffusione della cultura dello sport, soprattutto di quello padovano. Sotto la sua presidenza sono transitati al Cenacolo tanti big dello sport, e non solo. Memorabile è stata fra le altre la serata con l’astronauta Luca Parmitano, il primo italiano ad aver effettuato un’attività extra veicolare nello spazio nel 2013, con una passeggiata di 6 ore sospeso nel vuoto. Sì, perché un’altra delle grandi passioni di Manuele è stato il volo, quello a vela soprattutto. Da pilota aveva conseguito il titolo di campione italiano di volo a vela, conquistato a 50 anni, ed effettuato la traversata della Namibia, quasi 1000 km di deserto del Kalahari, sorvolati in una settimana ai comandi di un aliante. Mi vengono i brividi a rileggere una sua frase di allora. “Dovreste vivere quello che ho vissuto io, l’ebrezza e il fascino di volare lassù ed osservare la Terra dall’alto”. Adesso sei in cielo, quel cielo che amavi tanto solcare col tuo aliante. Voglio ricordarti così: felice tra le nuvole.

 Essere la figlia di un uomo così rispettato e ben voluto non solo in famiglia,

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Ci hanno lasciato anche questi colleghi In questo spazio intendiamo ricordare “come di consueto” gli avvocati del nostro Foro frattanto scomparsi, dando inoltre la possibilità – a chi lo desideri perché legato in vita da rapporti più stretti – di scrivere una dedica specifica per il collega amico. Fermo restando che ogni collega che se ne va è comunque una perdita

Antonio LOVATINI

Roberto ZAGARESE

Saveria ATTARDI

Un pensiero affettuoso a loro e ai familiari

Amedeo ZAMBONI

dolorosa per tutti noi.


Un semestre denso di eventi formativi

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