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Gennaio 2014 Anno XXXI - n. 1 Via Ferri, 91 - 25123 Brescia 030 2306463 www.lieta.it opelieta@lieta.it

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OPERAZIONE

LIETA

UN MONDIALE DA VINCERE

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OBRIGADO Ad aprire le iniziative per il trentennale di Operazione Lieta è stata una serie di grandi manifesti affissi a Brescia in vari punti della città.

Tutto ciò è stato reso possibile innanzitutto grazie alle immagini di Andrea Corti (qui accanto nella foto con un bambino di Pacotì) e poi dal generoso contributo di: Avicola Monteverde Rovato (Bs)

AVIS Ospitaletto Ospitaletto (Bs)

Grafiche Artigianelli Brescia

Ex alunni Istituto Artigianelli Brescia

Magazzini del caffè Torbole Casaglia (Bs)

Grafica CM Bagnolo Mella (Bs)

Fonti di Vallio Vallio Terme (Bs)

Cattolica Assicurazione Agenzia generale di Brescia Ottorino Tecchioli e Anna Montani

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on si farà che parlare di Brasile in questo 2014.

Il mondiale di calcio accenderà i riflettori su una nazione che non fa mistero delle sue mire sul titolo di “Campione del mondo” ma anche dell’aspirazione ad essere riconosciuta come superpotenza economica e politica. Su chi vincerà il torneo mondiale le discussioni sono solo all’inizio. Sull’altro versante ci sono invece segnali di un certo affanno del motore sudamericano

N

del BRICS (acronimo dell’associazione tra le cinque economie più dinamiche del mondo: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), certificato dal ridimensionamento del Prodotto interno lordo passato dal 7,5% del 2010 al 2,2% del 2013. appuntamento che dal 12 giugno al 13 luglio sposterà in Sud America l’attenzione di appassionati e non sarà dunque non

L’

solo un grande evento sportivo ma anche il tentativo della presidenza Rousseff di ridare smalto all’immagine di un Paese che con il travolgente ciclo politico ed economico innescato dagli otto anni di governo Lula (20032010) ha fatto passi da gigante nella lotta alla povertà ma che non ha sradicato i problemi che ne sono all’origine: ingiustizia sociale, mancata ridistribuzione della ricchezza, uno sviluppo incapace di coinvolgere tutte

le fasce della popolazione, inclusione al lavoro e politiche abitative ancora inadeguate per i più svantaggiati.

I

l Brasile ha un mondiale da vincere e non riguarda solo il pallone. È una sfida che vede impegnati anche noi di Operazione Lieta, da trent’anni, convinti come siamo che – dice un antico proverbio – “chi guarda avanti dieci anni pianta alberi, chi guarda avanti cento anni pianta uomini”.

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BUON COMPLEANNO di Lieta Valotti Trent’anni? Come passa il tempo! Chi avrebbe mai pensato che dall’incontro tra una inesperta volontaria (che ero io) e un giovane religioso piamartino “maestro dei novizi” (Padre Giancarlo Caprini) poteva nascere qualcosa di così grande com’è oggi Operazione Lieta! Nelle pagine seguenti trovate un bell’articolo di Padre Giancarlo che ricostruisce nei dettagli la nostra storia. Io ricordo ancora lo stupore che provai quando a gennaio del 1984 arrivò in Brasile una lettera di mia mamma che nella busta aveva messo anche il primo volantino ciclostilato firmato da Giancarlo e dai suoi novizi: stupore e gratitudine, per l’entusiasmo, la convinzione, la generosità. E ancora oggi rivivo quelle sensazioni ogni qualvolta mi fermo a pensare agli infiniti gesti di solidarietà che ci è stato permesso di vivere e di scoprire. Sono fermamente cosciente che tutti insieme siamo stati, siamo e dobbiamo continuare a essere strumenti della Provvidenza per aiutare i bambini e giovani che ci sono affidati.

In questi trent’anni sono cambiate tante cose. Prima di tutto l’ambiente. Confrontando le fotografie dei nostri inizi – vivevamo praticamente nelle baracche degli operai che avevano lavorato alla costruzione della grande diga di Fortaleza – con le strutture in cui oggi accogliamo centinaia di bambini e di bambine, sono evidenti gli straordinari risultati che abbiamo raggiunto, la risposte che siamo in grado di dare al bisogno di famiglia, di casa, di educazione, di sicurezza che continua ad alzarsi dalle contraddizioni di questa enorme città del Nord Est brasiliano.

Anche le situazioni di disagio sociale sono cambiate. Gli uomini continuano a fuggire davanti alla responsabilità di costituire una famiglia stabile e al dovere di crescere i figli; le donne sono sempre più sole con un carico enorme di problemi, non ultimo quello del cibo. A tutto ciò si sommano in modo drammatico la diffusione della droga e la criminalità ad essa legata.

Sta cambiando la società brasiliana sospinta dall’euforia della crescita economica che non si traduce però in equità e giustizia sociale, ma rischia di creare situazioni in cui gli emarginati sono sempre più emarginati.

Sta cambiando la direzione di marcia di tanti tra coloro, che in

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Padre Giancarlo, Lieta e Angelo alla festa di Operazione Lieta il 5 gennaio 2014, con i bambini del Coro S. Cecilia di Toscolano Maderno (Bs).

SIAMO STATI, SIAMO, DOBBIAMO CONTINUARE AD ESSERE STRUMENTI

DOPO TRENT’ANNI SI PUO’ ANCORA SOGNARE E DESIDERARE

nome del superfluo hanno sacrificato cose e valori essenziali e che ne stanno risentendo gli effetti nocivi sia a livello personale che sociale.

Siamo cambiati noi, volontari della prima ora: da giovani desiderosi di fare um’esperienza forte di volontariato, ci siamo scoperti corresponsabili di un progetto meraviglioso di solidarietà, di riscatto della vita e della dignità di tanti ragazzi.

Ci sono invece cose e atteggiamenti uguali a trent’anni fa, anzi, più interessanti, più veri, più sentiti e ancora più preziosi, proprio in ragione del tempo che trascorre arricchendosi di esperienze.

Penso alla conoscenza della figura e del carisma di san Giovanni Battista Piamarta che ci ha resi coscienti che siamo parte di un progetto speciale per i giovani in situazioni di disagio in qualsiasi parte del mondo. Penso alla solidarietà, che è andata via via crescendo in una multiforme carrellata di gesti che ha coinvolto e coinvolge migliaia di persone. Penso all’attenzione verso chiunque è nel bisogno che ci ha resi aperti anche ad altre realtà e difficoltà. Penso al sogno che è diventato impegno di avere case che sempre sanno accogliere piccoli e grandi. Penso al dovere di essere voce di chi non ha voce. Penso al desiderio di essere fedele e coerente agli insegnamenti di Colui in cui credo e che mi ama in modo speciale perché mi ha messo un Angelo vicino.

Dopo trent’anni si può ancora sognare o desiderare come quando si era più giovani? Certissimamente sì. Anzi abbiamo il dovere e la responsabilità di mantenere la freschezza dei nostri sogni, per una società più fraterna e più giusta. Per questo ci preoccupiamo, curiamo ed educhiamo i bambini più bisognosi, perché sono il futuro.

Continuiamo dunque insieme ad essere una “operazione lieta”.

Almeno per altri trent’anni!

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Ricordi che fanno bene

Ci sono episodi del primo anno di Operazione Lieta che mi sono rimasti nel cuore e che non dimenticherò mai.

Ricordarli suscita in me le stesse emozioni di allora perché ho incontrato uomini (maschi e femmine) capaci di vero eroismo.

LA STORIA DI OPERAZIONE LIETA. DALLE “GOCCE” ALLE ADOZIONI A DISTANZA. “NON ERO MAI STATO IN BRASILE - RACCONTA PADRE GIANCARLO MA CIO’ CHE SEMBRAVA LONTANISSIMO, LIETA CE LO AVEVA PORTATO IN CASA. MI SENTIVO CIRCONDATO DA QUEI BAMBINI CHE CHIEDEVANO AIUTO. DOVEVAMO FARE QUALCOSA” Incontrai per la prima volta Lieta Valotti nell’ottobre 1983. Per me, allora, era solo un nome: una ragazza italiana che lavorava in una nostra casa in Brasile. In quel periodo ero Padre Maestro dei novizi piamartini (si chiamano così i giovani che desiderano entrare nella Congregazione religiosa fondata da San Giovanni Piamarta; vivono in un comunità sotto la guida da un Padre Maestro per poter verificare se quella è proprio la loro strada n.d.r.) e la sede del Noviziato e del nostro Seminario era in via Musei a Brescia, in un palazzo lasciato in eredità alla Congregazione. E lì che ho conosciuto la sua storia (era a Fortaleza, al Centro Educacional da Juventude Padre João Piamarta, dal 1979) e le difficoltà che stavano attraversando per la siccità (non pioveva da 4 anni) e per il mancato aiuto da parte dello Stato del Cearà (che aveva promesso 180 milioni di cruzero dandone

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di Padre Giancarlo Caprini

alla fine solo la decima parte). Tutto ciò mentre il numero di bambini da aiutare cresceva ogni giorno. Visto lo spazio disponibile e le risorse, inizialmente pensavano di accoglierne 80, ma nel giro di qualche mese, di bambini ce n’erano già oltre 200: la situazione di miseria era cosi grande che le mamme portavano all’Istituto i loro bambini per evitare che morissero di fame.

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Il pacchettino Dicembre 1983. Da pochi giorni ero stato a Radio Voce, la radio della Diocesi

di Brescia, dove avevo rilanciato l’appello di Lieta. Una mattina telefona un signore che chiede di incontrarmi. All’appuntamento si presenta con un pacchettino.

Mi racconta che lui si è sempre sentito un

LONTANO, VICINO Non ero mai stato in Brasile e quindi quei numeri, quelle situazioni, quelle necessità erano lontane da me, fuori dalla mia immaginazione, ma il modo con cui Lieta le presentava te le faceva entrare nel cuore: mi sentivo attorniato da quei bambini giorno e notte!

Dovevamo fare qualcosa e dato che si stava entrando nel clima natalizio pensai che sarebbe stato bello costruire una capanna dove tutti quei bambini potessero trovare un po’ di ristoro.

In che modo? Arrivare a Natale 1984 portando in dono a quei poverissimi Gesù Bambino 100 milioni di lire!

UN’IMPRESA POSSIBILE Teoricamente la cosa era abbastanza semplice.

Bastava trovare 100 persone disposte a regalare un milione! Oppure, 1000 persone che si impegnavano a donare 100.000 lire in un anno, 10.000 lire al mese. A questa cifra potevano arrivare tutti.

Ci mettemmo all’opera. Sentivamo l’impresa possibile. Insieme ai novizi e seminaristi che vivevano con me cercammo un nome. Scartata “Operazione mille” (per le reminiscenze storiche della spedizione garibaldina) arrivammo ben presto ad “Operazione Lieta”. Certo, se mamma Tina le avesse dato per nome Genoveffa la questione sarebbe stata diversa, ma Lieta era il suo nome, che è anche un bellissimo aggettivo, e la scelta risultò abbastanza facile.

DAL DIGIUNO AL CICLOSTILE Noi, come comunità di novizi, non avevamo però i soldi per partecipare all’operazione che stavamo lanciando. Che fare? Qualcuno propose di saltare una cena la settimana, facendoci dare dall’Economo generale il corrispettivo in denaro.

E così facemmo. Il nostro sogno finì su foglio, scritto a mano, ciclostilato in mille copie e distribuito con una rapidità straordinaria. Avevamo bisogno di un conto corrente, ma la banca chiedeva la registrazione formale dell’associazione: ci pensarono alcuni amici che prepararono uno statuto semplice ed essenziale.

Un conto in banca senza passato

Carla e Giambattista – genitori di Alice e Valentina – festeggiano quest’anno i 30 anni di matrimonio. La loro è una bella storia di scelte abbastanza radicali, come quella di sposarsi nella sobrietà, senza concedere niente o quasi a tutto ciò che di esteriore si accomuna alle nozze: “Volevamo una cosa semplice – raccontano seduti ad uno dei tavoli del ristorante che gestiscono a Gardone Val Trompia – facendo a meno di fare e far fare spese eccessive alle nostre famiglie. In verità i nostri genitori non è che fossero molto d’accordo, ma hanno rispettato le nostre idee. Ci siamo sposati con abiti normali, in una chiesa normale, scegliendo di arredare casa anche con mobili non proprio nuovissimi”. E sono arrivati al matrimonio senza un soldo, perché il conto in banca lo svuotarono qualche giorno prima. “Ricordo ancora – spiega Padre Giancarlo – il giorno in cui Carla e Giambattista hanno suonato alla nostra porta. Dissero di voler dare una mano per Operazione Lieta e io pensai volessero copie del nostro primo ciclostile da distribuire tra gli amici, oppure andare in Brasile. Né l’una né l’altra cosa. Mi risposero che da li a qualche giorno si sarebbero sposati. Un anno prima avevano aperto un conto in banca, ma siccome sposarsi significa cominciare una vita nuova avevano pensato

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pacchettino. Ha 37 anni, la mia stessa età. Mi racconta che i suoi genitori si sono separati quando lui era ancora bambino: “Quando mia mamma era stufa di me, faceva un pacchettino con dentro le

mie cose e mi spediva da mio padre. Dopo un po’ si stufava anche lui, rifaceva il pacchettino e mi portava da mia nonna che nel giro di poco mi riportava da mia madre. E cosi via”. Si alza e allunga vero

Palazzo Legnazzi in via Musei a Brescia, sede nel 1983 del Noviziato piamartino in cui nacque l’idea di Operazione Lieta.

che fosse giusto cominciare anche con un conto corrente senza passato.

Per cui si erano fatti fare dalla banca un estratto conto ed erano lì per consegnarmi l’assegno equivalente: 4 milioni e 100 mila lire. Credo di essere rimasto senza parole, con un groppo in gola: proprio il giorno prima Lieta aveva telefonato per un’emergenza. In cassa non avevamo una lira ma le avevo detto che eravamo sicuri della Provvidenza. Quel giorno prese il nome di Carla e Giambattista!”.

Non se sono mai vantati, non l’hanno mai raccontato, neanche alle figlie che l’hanno saputo solo pochi giorni prima che andassimo a trovarli: “Per noi era giusto farlo e l’abbiamo fatto. E nel corso degli anni abbiamo continuato ad aiutare, per come potevamo, chi aveva bisogno. Lo facciamo anche oggi nel nostro ristorante, creando rapporti veri con chi lavora con noi, impegnando tanti giovani, nel rispetto delle regole e senza cercare scappatoie. Quel che conta sono le persone. Ci è sempre rimasta in mente una frase di Padre Giancarlo che era venuto a parlare dell’esperienza di Lieta ad Inzino. Uscendo dalla chiesa vide una ragazza con le mani piene di anelli e prendendole tra le sue le disse: l’importante è che tu ricordi che sono più importanti le tue mani che i tuoi anelli”.

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di me il pacchettino che porta con sé: “Qui dentro – mi dice – ci sono i miei risparmi e spero che possano servire ad aiutare un bambino a non sentirsi mai un pacchettino”.

UN SUCCESSONE Non so come, ma alla fine di marzo riuscimmo a spedire in Brasile più di 20 milioni di lire.

“Operazione Lieta” era diventata una notizia: ne parlavano le radio, le televisioni e i giornali locali, facendoci conoscere a migliaia di persone. Alla fine dell’anno ci accorgemmo di avere raccolto non 100 ma 160 milioni di lire!

Insomma, un successone. A darci un’altra spinta arrivò l’invito della Rai (grazie al corrispondente da Brescia del giornale radio regionale, Danilo Tamagnini) a partecipare alla trasmissione ‘Domenica In’ condotta da Pippo Baudo.

L’IDEA DEGLI AMERICANI La risposta era stata molto più generosa di quanto avevamo previsto! Ci chiedemmo subito come dare continuità allo slancio solidale di cosi tanta gente. Ci venne in aiuto Padre Pier Giordano Cabra, in quel periodo Superiore generale della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth fondata da San Giovanni Battista Piamarta, raccontandoci delle “adozioni a distanza”, il modo in cui negli Stati Uniti d’America si aiutavano i paesi poveri.

Lanciammo le adozioni a distanza dei bambini e dei ragazzi di Fortaleza e di Pacotì all’inizio del 1985. In America la quota era di 10 dollari al mese: noi la trasformammo in 20.000 lire (il cambio di allora). Dato che volevamo spedire in Brasile tutto, vale a dire 240.000 lire l’anno per ogni bambino, chiedemmo a chi aderiva all’adozione a distanza di aggiungere 10.000 lire l’anno per le spese di gestione di Operazione Lieta (stampa e spedizione del nostro giornale, materiale informativo, spese bancarie e postali, ecc).

Oggi l’adozione a distanza viene proposta da tantissime realtà. Noi siamo stati i primi e siamo contenti di avere aperto questa strada.

NON SOLO ADOZIONI A DISTANZA Accanto all’adozione ci inventammo poi l’iniziativa “una goccia al mese” (l’offerta di 10.000 lire) e successivamente quella di “un pasto al giorno”, per sostenere la consegna di cibo ai

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Padre Giancarlo e Giuseppina trent’anni dopo il loro primo incontro.

“Dopo aver regalato i soldi con i quali avrei voluto comprare la pelliccia - gli ha detto Giuseppina non ho mai più comprato nemmeno un cappotto.

Ne ho sempre adoperati di seconda mano.

E se tornassi indietro rifarei lo stesso”.

bambini e alle bambine delle favelas (siamo arrivati a portare da mangiare in sei quartieri poverissimi di Fortaleza).

Alla fine del 1985 le adozioni non avevano superato le gocce ma avevano dato continuità all’iniziativa consentendoci di inviare in Brasile altri 250 milioni.

E ADESSO? Oggi siamo qui a festeggiare i primi 30 anni della nostra storia. In questi tre decenni sono cambiate tante cose. Il Brasile si è fatto potenza internazionale e per grazia di Dio la fame – anche se ci sono ancora zone di povertà estrema –è stata vinta. Si sono però presentate o ampliate altre miserie sociali, come la violenza, la droga, l’incapacità educativa di alcune categorie di genitori, l’incoscienza di molti uomini che mettono al mondo dei figli senza poi curarsene in nessun modo. Sono realtà che fanno dei bambini e delle bambine le loro vittime preferite.

DARE AI BAMBINI UN’OPPORTUNITA’ Volesse il Cielo che il più presto possibile i diritti dei bambini riconosciuti dalle Nazioni Unite nel 1989 diventassero una realtà. Purtroppo ci sono ancora troppi bambini che non hanno una vera opportunità per crescere. Vogliamo lottare insieme per diminuire questo numero.

Per questo non ci fermiamo! Allora facciamo festa per i primi 30 anni di Operazione Lieta, con l’impegno di continuare a scrivere insieme una bellissima storia di solidarietà.

COME POTEVO COMPRARE LA PELLICCIA QUANDO C’ERANO BAMBINI SENZA NIENTE DA MANGIARE? Giuseppina compirà 89 anni il prossimo 24 aprile.

Vive alle porte di Brescia, a San Zeno. Siamo riusciti a contattarla attraverso un giro di ricordi e di telefonate che ci hanno portato ai primissimi giorni di Operazione Lieta.

Non potevamo fare a meno di cercarla! Ci accoglie sulla porta di casa: una figura minuta, fragile, con un bel sorriso e due occhi che sprizzano vitalità. È sorpresa ma anche contenta di rivedere Padre Giancarlo e si capisce, mentre lo guarda con l’affetto di cui sono capaci certi anziani, che il pensiero corre all’indietro di trent’anni, quando lei gli telefonò pregandolo di andare a trovarla. Lei, Giuseppina, sognava da anni di poter avere una pelliccia. Più di una volta era quasi riuscita a mettere da parte il necessario per comprarsela ma poi necessità più urgenti avevano destinato ad altro la cifra faticosamente accumulata.

Grazie al cielo imprevisti di famiglia non ce n’erano più stati e alla fine del 1983 i soldi risparmiati, cinque milioni di lire, erano più che sufficienti per una bella pelliccia.

Ma a Giuseppina capitò di ascoltare Lieta parlare ad una radio della sua storia e dei bambini che cercava di aiutare.

E tanto bastò per rivoluzionare i piani un’altra volta: “Come potevo comprare la pelliccia quando c’erano bambini senza niente da mangiare?” ricorda oggi con semplicità disarmante.

“Prenda questi soldi – disse trent’anni fa a Padre Giancarlo – posso tranquillamente andare avanti con il cappotto. Sono la mia goccia. Mi scalderà il cuore molto più della pelliccia!”.

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La fabbrica

Luisa lavorava in fabbrica e nella pausa mensa, parlando con le colleghe, aveva raccontato di Operazione Lieta e della possibilità di aiutare anche con una “goccia”, 10.000 lire al mese. Mi raccontò delle differenti rea-

L’ANNIVERSARIO E I RAY-BAN Una domenica mattina di trent’anni fa, mentre sistemavo le cose di casa mi capitò di sentire ad una radio parrocchiale una ragazza raccontare della sua esperienza di volontariato con i bambini di strada nella capitale del Nord Est del Brasile. Diceva che “morivano come mosche”, per malattia e denutrizione. Era tornata in Italia per raccogliere fondi e portare aiuto a quei bambini.

Quando la sera accompagnavo a letto i miei di bambini, rimboccavo le loro coperte e con un bacio gli auguravo la buona notte, il mio pensiero andava alla storia di quella ragazza. Non sapevo niente di lei, neanche il nome avevo ca-

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zioni delle sue compagne. Una le disse: “Sta sicura che se mi avanzano 10.000 lire so bene io come spenderle senza regalarle agli altri!”. Un’altra, dandole le prime diecimila, aveva risposto al grazie di Luisa dicendole: “Grazie a te che mi permetti di fare del bene con una cifra così piccola!”.

pito: l’unico riferimento era la parrocchia da dove trasmetteva la radio che avevo ascoltato. Sentivo di dover fare qualcosa, presto. Ma cosa? Per l’anniversario di matrimonio mio marito mi aveva regalato 100.000 lire per comprarmi degli occhiali da sole che mi piacevano tanto: misi i soldi in una busta, vestii in fretta e furia i bambini e chiesi a mio marito di accompagnarmi in quella parrocchia. Una volta arrivati andammo subito in chiesa e la prima persona che incontrai fu Padre Giancarlo: gli chiesi della ragazza, lui mi disse che il suo nome era Lieta e me la presentò. Il sorriso, la serenità e la dolcezza

del suo viso sono ancora impressi nella mia mente. Ero molto emozionata.

Riuscii solo a consegnarle la mia bustina dicendo che volevo dare un piccolo contributo per aiutare i bambini di cui aveva parlato. Poche parole, e poi via.

Un piccolo gesto che mi riempì di gioia seguito dalla partecipazione ad Operazione Lieta attraverso l’adozione a distanza di uno dei primi bambini, Antonio, detto “paulista”. Sono passati trent’anni e l’avventura continua. Cerco di trasmettere la felicità che viene dalla condivisione, dalla solidarietà vissuta in semplicità e concretezza.

Elide Rampini

I QUADERNI DI MARIA I quaderni di Maria conservano memoria della straordinaria generosità di centinaia e centinaia di amici di Operazione Lieta. Sono pieni di tabelle fatte con la penna e la squadra: in una colonna i nomi, il paese e poi, mese per mese, quello che le viene consegnato e quello che lei porta ad Operazione Lieta: altro che computer! “Annoto tutto perché così sono sicura di non sbagliare, perché con ognuno c’è un rapporto che si è fatto più intenso col passare del tempo”. Maria è uno dei responsabili locali di Operazione Lieta. La sua zona è un pezzetto importante della Bassa bresciana, Leno e dintorni, che lei cura da sempre mobilitando tutti in casa, marito (Antonio) e figli (Franco, Raffaele e Massimo), un po’ autisti e un po’ postini. “Oggi qualche problemino di salute ha preso i suoi spazi – osserva Maria – la famiglia si è allargata a tre nuore e sei nipoti e non posso certo pensare che i figli mi aiutino come prima: quando loro non possono, mi arrangio con la bicicletta o approfitto della visita di qualche amico per farmi accompagnare se c’è qualcuno che abita un po’ più lontano. Dalla distribuzione porta a porta del giornale al giro puntuale per raccogliere gocce e adozioni, Maria ha visto annodarsi sotto i suoi occhi una rete straordinaria di atti d’amore. Certo ce ne vuole di lavoro, e i suoi quaderni lo

raccontano con ordine e semplicità. Compresa la sezione “scuole”: alle “elementari” di Leno ci sono 10 classi impegnate nell’adozione a distanza dei coetanei di Pacotì, e quando ad inizio anno le maestre la chiamano, Maria passa da un’aula all’altra a spiegare, raccontare, a sollecitare un piccolo sacrificio che aiuta a diventare grandi. Mentre sfoglia l’ultimo quaderno (ha cominciato a tenerli dal 1993), Maria fa notare che le difficoltà in cui si sono venute a trovare tante famiglie in questi ultimi sei anni di crisi economica, si fanno sentire: “Qualcuno ha dovuto proprio rinunciare – aggiunge abbassando un poco la voce, quasi a sottolineare il rispetto che ci vuole verso le persone – altri saltano qualche mese, ma tutti continuano ad avere in cuore Operazione Lieta”.

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Volontari

Sono tanti i volontari che nel corso di questi trent’anni hanno trascorso dei periodi di lavoro a Pacotì. Pinuccia Bini di Travagliato ha vissuto per vent’anni fianco a fianco di Lieta e Angelo. Ci sono poi: Giusi Mora di Ga-

vardo, Lucia Guerini di Marone, Michela Vincenzi di Gavardo, Pietro (Pedro) Gamba di Brescia, Lazzaro Guerrini di Borgosatollo, Cristina Rizzi di Manerbio, Sandro Giacomassi di Adro, Flaviana Dosselli di Concesio,

PINUCCIA e PACOTÌ CHE STORIA! di Pinuccia Bini Il gruppo Scout rover e scolte1 di Travagliato aveva deciso nel 1992 di fare la route2 all’Estero, possibilmente non in Europa.

L’Africa sembrava la meta preferita ma il continente era in subbuglio, poco sicuro per un gruppo di ragazzi dai 16 ai 20 anni. Così Maria Piccinelli, allora gran capo del gruppo, chiese ad un sacerdote che era a Travagliato, dove avrebbero potuto andare senza rischiare troppo e fare una buona esperienza di gruppo e personale. Don Piero parlò loro del Brasile e di Lieta, una ragazza bresciana che da parecchio tempo si trovava in quel paese.

Io non facevo più parte del gruppo già da alcuni anni, ma ero sempre in contatto con loro per passione e grande vincolo di amicizia, così quando mi chiesero se volevo aggregarmi per fare quell’esperienza non me lo feci ripetere due volte.

Partimmo il 31 luglio, con una parte del gruppo (me compresa) costretta a quattro giorni di peripezie tra scali e coincidenze aeroportuali da fuori di testa. Finalmente arrivammo a Fortaleza, capitale del Cearà. La prima settimana fu quasi ovattata. Sarà stato per la stanchezza, lo stress del lungo viaggio oppure per tutti quei bambini: te li ritrovavi da tutte le parti, sempre in movimento e con tanta voglia di giocare o farsi coccolare. Io non sapevo una sola paroGavardo (Bs) ha ospitato la di portoghese, ma era tutto a metà gennaio bello, anzi bellissimo, ma per una serata con niente rilassante. (tra gli altri) il cantautore Oltre ai ragazzi c’erano Lieta Daniele Gozzetti e Angelo, anima e corpo di Pa- per far conoscere coti, due persone a dir poco Operazione Lieta.

Un successo! meravigliose, che ci misero subito a nostro agio facendoci sentire a casa. Anche se indaffarati all’inverosimile trovavano

Per Lieta, i

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Lara Giacomassi di Adro, Maria Panteghini di Bienno, Massimo Levrangi di Vestone, Patrizia Rossi di Lovere (Bg), Eva Mazzoleni di Roncola (Bg). Ognuno di loro ha dato un contributo originale e

specialissimo alla crescita e al radicamen- civile: Alice Paleari di Genova, Monica to delle attività sostenute da Operazione Sottini di Leno e Andrea Corti di Villa Lieta a Fortaleza, Pacotì, Eusebio e Li- Carcina. moero. Ricordiamo anche tre giovani che hanno fatto in Brasile con noi il Servizio

sempre tempo anche per noi. Quando stavo per cominciare a capire qualcosa, era già arrivato il tempo di rientrare.

Se l’andata era stata stressante il rientro fu incredibile. Tutti i miei compagni di viaggio erano abbacchiati, qualcuno piangeva: c’era nostalgia di Pacotì, dei bambini, di Lieta e Angelo. Non parliamo poi di quello che succedeva nelle nostre case di Travagliato. Essendo tutti amici ci si incontrava spesso e volentieri ma quando ci si vedeva eravamo tristi e con gli occhi umidi anche se felici per l’esperienza fatta. Io non capivo, dato che tutto era stato bello anzi bellissimo!

Pochi mesi dopo, nel gennaio 1993, Lieta e Angelo tornarono in Italia per il breve periodo di riposo che il calendario scolastico brasiliano consente. Ovviamente andammo ad incontrarli e fu in quell’occasione che Lieta mi disse: “Pinuccia, perché non vieni anche tu con noi!”. Non so se lo disse per scherzo o perché ci credeva veramente: “Non dirmelo un’altra volta!” risposi io. E lei: “Ma dai, hai già il passaporto pronto!”. E fu così che il 4 febbraio 1993 ero già a Pacoti, l’inizio di una grande, magnifica avventura che per me è durata vent’anni.

Rover e Scolte rappresentano la terza fase della proposta educativa scout, istituiti per dare continuità al metodo scout e proporre un cammino differente per i giovani che hanno raggiunto il traguardo come “esploratori”.

2 Nella terminologia scout, per Route si intende una particolare tipologia di campeggio estivo, tipico di rover e scolte.

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A Bari, parlando di ciò che conta davvero

Acquaviva delle Fonti, provincia di Bari. Nell’Istituto scolastico superiore “N. Chiarulli” si è tenuto lo scorso dicembre un incontro con Padre Giancarlo Caprini dedicato ad Operazione Lieta. Un appuntamento ormai quasi tradizionale promosso da Rossana Abbate, docente della scuola che negli anni passati ha avuto occasione di fare un’esperienza a Pacotì con il campo di lavoro estivo.

All’opera!

, in musica La “melonera” in estate, vendita dei giocattoli rigenerati a Natale, bancarelle varie e, a gennaio, la “Cena al Vomere”. Sono alcune delle tante attività che caratterizzano il Gruppo amici di Operazione Lieta di Travagliato, una cinquantina di persone (molte di più se si contano anche i ragazzi) sempre attive sul territorio a costruire ponti ideali e non solo ideali con le tante necessità di Pacotì.

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La paghetta Il più giovane amico dei primi passi di Operazione Lieta è

stato un ragazzo di Palazzolo.

Frequentava la terza media.

Non so come ma era presente ad un incontro con i genitori in cui parlavo delle nostre iniziative.

Ogni tanto lo guardavo e all’apparenza sembrava non seguire il discorso, perso nei suoi pensieri. Quando arrivai a spiegare in che modo si poteva aiutare i

UNA STORIA PIENA DI PERSONE DI AMICIZIA Scuola Materna E GENEROSITÀ San Paolo (Bs) di Giuseppe Cassetti

Carissima Lieta, l’anniversario di cui anche tu sei protagonista mi mette davanti una storia lunga piena di persone, di amicizia, di generosità.

Provo a ripercorrerla ad alta voce.

Vorrei partire dagli anni ’50 quando, alunno del Piamarta, ho salutato assieme ai miei compagni quel pretino timido, Padre Luigi Rebuffini, che con una valigetta di cartone partiva per la prima missione piamartina, in Brasile. Era stato per qualche tempo nostro assistente e ben conoscendolo faceva un po’ sorridere la sua affermazione di ferrea volontà per una missione.

Dovemmo poi ricrederci quando negli anni a venire la sua operosità in Brasile diventò tanto rumorosa che il nome Luiz risuonava per tutto il Cearà e quel timido prete non temeva di confrontarsi con governatori e politici pur di coronare il suo sogno di benefattore, educatore, agricoltore, imprenditore e chi più ne ha più ne metta. È riuscito a coinvolgere me ed alcuni dei miei compagni nelle sue realizzazioni. È stato nei primi anni ’80 che mi disse di aver coinvolto nella sua opera una ragazza del suo paese che era andata per curiosità a trovarlo. Eri tu. A quel punto credo che una magia ti abbia stregato e legato a quei luoghi, quei bambini e bambine che trovavano in te le premure, le cure, l’affetto di una mamma perduta o mai conosciuta. Ti chiamano per nome, senza titoli, vengono a te per raccontare le loro quotidiane sofferenze, li ho visti addormentarsi in braccio a te e li ho visti quando li accompagnavi nel loro lettino accarezzandoli come i tuoi figlioli. Sono scene che mi restano impresse e che caratterizzano l’eterno sorriso con il quale riesci a colpire e attrarre, senza mai un gesto di stizza o di ribellione. Mi rac-

BAMBINI CHE PENSANO I bambini della Scuola Materna di San Paolo, uno dei paesi della provincia di Brescia, costruiscono lavoretti e colorano biglietti di auguri da vendere sotto le feste in una bancarella della solidarietà.

Quest’anno le maestre hanno parlato loro di Pacotì

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bambini di Lieta si fece avanti e disse: “Lo faccio anch’io!”. La mamma lo guardò stupita e gli chiese ad alta voce dove pensava di trovare 10.000 lire ogni me-

se. “Voi mi date come paghetta 3.000 lire la settimana – rispose il ragazzo – io spendo solo 500 lire e ne risparmio 2.500, che moltiplicate per quattro...”.

O LONTANO e di ciò che fanno Lieta, Angelo e tutti gli altri per aiutare i bambini brasiliani. Così il ricavato della bancarella – 570 euro – è finito in un bustone che i bambini hanno consegnato a Padre Giancarlo al termine di una mattinata passata insieme.

Non fu l’entusiasmo di un momento: quel ragazzo mantenne fede per tutto l’anno all’impegno facendo avere puntualmente il suo contributo.

contavi che quando la sera ti coricavi non avevi problemi per dormire, perché la stanchezza che accumulavi nella giornata era sonnifero sufficiente.

Tornando a Padre Luiz, devo dire che ho vissuto da vicino il suo ricovero in ospedale, in Italia: andavo a trovarlo spesso, anche nei momenti in cui sembrava fosse alla fine. Incrociavo sempre sull’uscio della camera qualche suo confratello: per tutti, medici per primi, sembrava che non ci fosse più nulla da fare.

Poi entravo nella sua stanza – ed era davvero in condizioni critiche – e lui, con assoluta calma, mi diceva: “Adesso mi mettono a posto, poi io ritorno in Brasile”. Ed è tornato davvero. Come promesso. E tu gli hai riconsegnato la realtà multiforme che in sua assenza avevi sapientemente guidato, senza mai perdere la speranza nella Provvidenza.

Ricordo quando mi telefonavi perché eri alle prese con alcuni squali che avevano prestato soldi a Luiz: penso che in quei momenti tu abbia dimostrato non solo tenerezza e serenità ma anche insospettate doti di manager.

Ho visitato quasi tutte le realtà piamartine del Brasile e del Cile e anche molte altre realtà nel resto di quasi tutto il mondo.

Il modello forse è sempre lo stesso – aiuto ai più poveri, educazione e istruzione, un tetto per chi non ce l’ha – ma a Pacotì ho visto qualche cosa di diverso, perché tu hai saputo creare un clima di casa, di famiglia. Hai saputo offrire ai tuoi piccoli affetto e dedizione. Sei Lieta di nome e di fatto: solo a guardarti illumini e rassereni chi ti incontra.

Non dimentico il tuo Angelo, che non ti è custode in senso biblico ma sempre “angelo” in ogni situazione. Vi sono sempre vicino con il cuore e sapete che nei momenti difficile potete contare su di me.

Un tempo ero solito telefonarti di frequente, anche solo per salutarti e offrirti qualche appoggio straordinario. Oggi lo faccio meno spesso ma non vi dimentico e appena posso desidero tornare a trovarvi, e con voi quel piccolo esercito chiassoso e vulcanico dei bambini che aiutate a crescere.

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Periodico di collegamento dell’Associazione Operazione Lieta Via Ferri, 91 - 25123 Brescia - telefono 030 2306463 direttore responsabile: Giancarlo Caprini - stampa: Artigianelli SpA Registro: Tribunale di Brescia n.29 del 13/6/2001

LO/0286/2009 valida dal

OPENUMERI

Nel 2013, insieme abbiamo accolto e provveduto alle necessità di

323

bambini a Pacotì

150

213

bambine a Lar Nazaré

642.000 euro

98 bambini e giovani a Limoero

giovani (interni e tempo pieno) a Fortaleza

7,8%

la quota delle spese di gestione di Operazione Lieta (assicurazioni e viaggi dei volontari, attività di promozione, spese d’ufficio)

gocce

adozioni a distanza sono tre per ogni bambino: vitto, scuola, salute

827

598

pacchi famiglia

i giovani che dal 1993 ad oggi hanno partecipato ai campi di lavoro estivi a Pacotì

COME AIUTARE Una goccia (8 euro al mese) il pacco famiglia (14 euro al mese) le adozioni a distanza (18 euro al mese)

Appuntamento ad aprile Teletutto a Pacotì • il documentario del trentennale

Visti da vicino •

Nunzia Vallini racconta

Un paese • nel pallone

di Judikael Castelo Branco

il totale delle donazioni 2013 trasferite in Brasile

3.714 3.412

24/03/2009

La mia esperienza • in Operazione Lieta di Luigi Molinari

I ricordi di: Elena, • Enci e Gianni, Paolo e Rita, Maria, Massimo, Mario e Federica La segreteria di • Operazione Lieta: un porto di mare di Cristina Buizza

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