31 minute read

di Jacques Grinevald Requiem, di Letizia Pampana 103

Eureka! Il momento di Paul Cruzen a Cuemavaca

di Jacques Grinevald

Io l'ho scritta vulgare perché ho bisogno che ogni persona la passi leggere ... Galileo Galilei, Lettera a Paolo Gualdo, Firenze 16 giugno 1612

Dcriticata a quando Vitruvio - nel suo famoso De architectura (all'inizio del libro IX) - racconta l'aneddoto di Archimede che esce dalla sua vasca da bagno e in preda a in una gioia frenetica corre nudo gridando Eureka ! Eureka! (l'ho trovata, l'ho trovata)), l'esclamazione è diventata un'espressione comune, anche se dalla storia sociale della scienza o dalla sociologia della conoscenza.

Questa retorica della scoperta improvvisa ha avuto origine nel Rinascimento italiano della matematica e delle arti, nell'umanesimo che ha inventato il genio, la dignità quasi divina dell'uomo, e l'idea stessa di innovazione e di progresso della ragione.

Nello stesso tempo, si è inventato il "Medioevo" oscuro, per meglio portare alla luce la "rinascita", il cui futuro prometeico consisteva paradossalmente nel ritorno agli Antichi, nel verificarsi della "scienza greca" di Archimede. Era la (ri)nascita della "scienza" (la chiamavamo "filosofia naturale", quella che si legge nel grande libro della Natura e che si scrive nel linguaggio della matematica). Significativamente, l'eretico Galileo (nei suoi Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze pubblicati da Elzevir a Leida nel 1638) collocava le sue discussioni ingegneristiche nel "famoso arsenale" dei Signori di Venezia! Con tutto il rispetto per gli idealisti platonici (Alexander Koyre in particolare, che fu un emigrato russo liberale), ricordiamo che Galileo era un ingegnere (militare), erede degli artisti-ingegneri del Rinascimento (che si occupavano anche dell'Arte della guerra).

Secoli dopo, un gruppo di ricercatori - membri del controverso Gruppo di lavoro sull'Antropocene (A WG), di cui si parlerà più avanti - pubblicò una significativa ipotesi di lavoro basata su argomentazioni scientifiche empiriche. Fece notizia sulla stampa internazionale, che diede alla questione della nascita e del significato culturale del concetto d'Antropocene una risonanza sociale, politica e filosofica che andava ben oltre le pubblicazioni scientifiche specializzate,

come il Quaternari.o Internazionale (Zalasiewicz et al. 2015) e il Bollettino degli scienziati atomici (Waters et al. 2015).

Questa ipotesi di lavoro - alla quale aderisco pienamente come filosofo e storico, e ancor più come membro dell'A WG - riguarda lo spinoso problema della periodizzazione e della datazione (problema inscindibile dalla natura stessa del fenomeno) dell' Antropocene.

Accadde durante una riunione 0a 15a sessione) del Comitato Scientifico per il Programma Internazionale Geosfera-Biosfera (in breve IGBP), tenutasi a Cuemavaca, Messico, dal 22 al 25 febbraio 2000.

Ben poco si sa sui dettagli di questo incontro, la letteratura si è interessata invece all'aneddoto che vede come protagonista il famoso chimico dell'atmosfera Paul J. Crutzen (uno dei tre vincitori del premio Nobel per la chimica 1995 per le ricerche sul buco dell'ozono nella stratosfera antartica). Crutzen, ascoltando la presentazione degli ultimi risultati glaciologici e paleoclimatologici delle pagine del "Core Project" PAGES (Past Global Changes) dell'IGBP, ed esasperato dal costante uso del termine Olocene, durante i dibattiti sulle recenti variazioni della chimica atmosferica, (variazioni anomali rispetto ai parametri pittosto stabili che segnarono i 10.000 anni dell'Olocene e furono stravolti a partire dalla Rivoluzione Industriale. Rivoluzione che ha segnato l'espansione del modello occidentale a livello globale e la crescita della popolazione), in modo del tutto inopportuno interruppe l'oratore.

Cosa successe dopo, può essere raccontato citando Will Steffen, l'allora direttore esecutivo dell'IGBP e organizzatore dell'incontro di Cuemavaca. Nel suo commento all'antologia The Future of Nature. Documenti del cambiamento globale (Robin, Sorlin e Warde, 2013, p. 486) presentando l'articolo di Crutzen (firmato con Eugene F. Stoermer) che egli stesso aveva commissionato al chimico dopo il brillante intervento di Cuemavaca e pubblicato su Global Change, la NewsLetter IGBP (maggio 2000), Steffen dichiara:

È del tutto appropriato che il primo tentativo di definire l'Antropocene sia stato apprezzato nella newsletter del programma di ricerca sul cambiamento globale IGBP (lntemational Geosphere-Biosphere Programme) piuttosto che in una delle principali riviste scientifiche. Il termine è stato introdotto nel 2000 da Paul Crutzen e Eugene Stoermer nella Newsletter 41 di IGBP.

Questa pubblicazione è stata una cristallizzazione del primo uso del termine Antropocene da parte di Paul Crutzen durante una discussione avvenuta durante la riunione del Comitato Scientifico IGBP

A Cuemavaca, Messico, nel febbraio 2000. Gli scienziati del progetto paleoambientale dell'IGBP riferivano delle loro ultime ricerche, spesso riferendosi all'Olocene, l'epoca geologica espositiva della storia della terra, per inquadrare il contesto del loro lavoro. Paul, vice-presidente di IGBP, era visibilmente innervosito da questo uso, e dopo che il tennine Olocene era stato menzionato ancora una volta, li ha interrotti: "Smettete di usare la parola Olocene. Non siamo più nell'olocene. Siamo nel... il.. il.. il.. (alla ricerca della parola giusta}. .. l'Antropocene! (p. 486}.

Questa versione dei fatti corrisponde anche a quella dei vari resoconti dei partecipanti che ho potuto raccogliere, in particolare quello di Will Steffen stesso, con cui collaboro.

Probabilmente nessuno all'epoca (e tanto meno il suo autore) avrebbe potuto immaginare le conseguenze di quel neologismo. È proprio questo singolare momento che considero (alla stregua di altri) un evento storico, cioè localizzato e datato, hic et nunc, all'origine delle nostre attuali discussioni sull'Antropocene.

Se cerco di fare un bilancio della storia del termine Antropocene, è perché nella letteratura e in molte prestigiose pubblicazioni scientifiche, questo episodio è spesso citato, anche se rimane circondato da una vera e propria nebbia semantica e storiografica.

Come se il termine coniato da Cruzen durante quella riunione, quasi confidenziale, degli scienziati alla guida dell'ambiziosissimo programma di ricerca sulle trasformazioni naturali e antropogeniche del pianeta Terra come ecosistema totale (Cambiamento globale), non avesse un vero interesse epistemologico o non avesse alcuna importanza per la storia del pensiero scientifico e di quello che Jonathan Schell aveva chiamato, nel 19821 "Il destino della Terra" (un libro sulla convergenza tra la minaccia nucleare e la crisi ecologica che aveva segnato i teorici del "Nuclear Winter" come Paul Crutzen, Paul Ehrlich o Carl Sagan).

In questo articolo non pretendo offrire una versione definitiva, giacché la mia indagine non è completa, ma soltanto qualche spunto di riflessione e di informazione per una storia che resta da scrivere. Tengo inoltre a ringraziare Sabrina Caregnato e Opera Nuova per avermi dato l'opportunità di scrivere una breve panoramica delle mie riflessioni. I miei ringraziamenti vanno anche ai colleghi e agli amici, in particolare a Jan Zalasiewicz, che mi ha incoraggiato a scrivere la mia versione di questa breve storia delle origini del termine Atropocene -che non è affatto vincolante per l'A WG.

L'inizio della nuova era geostorica 0'Antropocene) si può datare geologicamente e cronostratigraficamente, con la ricaduta su scala globale del test della Trinità di Alamogordo. Parliamo della prima esplosione atomica (una bomba a fissione di plutonio) della storia che avvenne all'alba del 16 luglio 1945, nella regione desertica del Nuovo Messico, chiamata Jornada del Muerto (più di trecento chilometri a sud di Los Alamos, l'arsenale del progetto segreto di Manhattan del Corpo degli ingegneri dell'esercito statunitense - cfr. il ben documentato articolo "Trinity (test nucleare)" su Wikipedia). Le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, e la serie di test nucleari e termonucleari che seguirono fra gli anni '50 e i primi anni '60, rappresentano, sulla scala del tempo geologico e biosferico, un evento quasi istantaneo. La teoria dell"'Inverno nucleare", cioè le conseguenze climatiche e biologiche di una guerra nucleare di cui Paul Crutzen è stato il principale pioniere nel 1982, era contemporanea all'acceso dibattito sulla teoria degli Alvarez (padre e figlio). La loro ipotesi affermava che 65 milioni di anni fa, in un confine stratigrafico che i geologi chiamano K-T (il confine tra il Cretaceo e il Terziario, quest'ultimo termine ora sostituito dal Paleogene; il Cretaceo è l'ultimo periodo del Mesozoico e il Paleogene il primo del Cenozoico) avvenne l'impatto di un asteroide sul pianeta terra. Questo fenomeno causò uno sconvolgimento climatico ed ecologico apocalittico, portando all'estinzione dei dinosauri (tra molte altre specie). Questa polemica ha opposto la tradizione continuista (uniformitaria) a un neocatastrofismo, rivoluzionando le scienze della storia della Terra e della Vita.

Nello stesso periodo nascevano le controversie sull'Antropocene, che sta sconvolgendo il modo di pensare la storia della natura così come la storia umana (divisione che viene per l'appunto messa in discussione).

L'idea di un"'età dell'uomo" nella storia naturale non è nuova, né lo è l'idea dell'impatto delle attività umane sulla pianeta Anche io inizialmente, come molti colleghi, ho interpretato il termine Antropocene attraverso una visione storica a lungo termine, collocando la rivoluzione termoindustriale nello sviluppo economico e scientifico dell'Occidente, e pensando che sottolineasse solo la dimensione geologica della rivoluzione delle "macchine a fuoco" preannunciata dal giovane Sadi Camot

Il mio punto di vista è cambiato nel momento in cui ho capito la necessita di differenziare fra l'umanizzazione della superficie terrestre, le trasformazioni degli ecosistemi terrestri, il degrado di quello che viene chiamato ambiente, l'inquinamento, la questione delle risorse, e

l'approccio globale geochimico e sistemico che ha spinto uno specialista delle perturbazioni antropogeniche della chimica atmosferica, come Paul Crutzen, a introdurre il concetto dell' Antropocene nella comprensione scientifica dell'evoluzione del sistema Terra.

La distinzione tra la Terra, nel senso geografico, agronomico e pedologico del termine, e la Terra con la T maiuscola, che designa il nostro straordinario "pianeta vivente", un ecosistema totale sulla scala del Globo, o Gai:a come è noto anche dal successo popolare della famosa "Ipotesi di Gai:a" sviluppata mezzo secolo fa da James Lovelock e Lynn Margulis, non è ancora chiara per tutti.

Le rivoluzioni scientifiche, all'inizio incomprese, richiedono tempo per diventare parte della cultura generale. La moderna divisione del sapere, la specializzazione e compartimentazione delle discipline accademiche non hanno favorito il riconoscimento della recente mutazione semantica della parola terra. Solo alla fine del secondo millennio nasceva la Scienza del Sistema Terra - Earth System Science (ESS).

Prima del successo del termine Antropocene, le scienze umane e sociali non conoscevano quasi niente dell'evoluzione delle scienze della Terra, come del resto della chimica dell'atmosfera, le cui origini sono antiche quanto la storia della chimica e della fisiologia delle piante. La chimica dell'atmosfera era una specialità di alcuni ecologi (come G. E. Hutchinson) e meteorologi (come Bert Bolin), e fu sviluppata da Paul Crutzen e dai suoi collaboratori presso il Max Planck lnstitute for Chemistry di Magonza, in Germania. Attraverso le analisi degli archivi glaciali delle regioni estreme della Biosfera nel cosmo (nel senso di Vemadsky, citato nei due piccoli articoli fondatori di Crutzen, 200 0, 2002) è possibile misurare l'impatto antropogenico sul pianeta. Perciò è dall'analisi sistemica della Terra, considerata come sistema complesso che integra la coevoluzione della geosfera e della biosfera che nasce il concetto che Crutzen battezerà Antropocene.

L'evento può sembrare aneddotico, ma con il senno di poi e le indagini che ho potuto portare a termine con i testimoni che assistettero all'evento, fra cui il mio collega dell'A WG Will Steffen (che ha avuto un ruolo più decisivo di quanto si dica), sono convinto che l'invenzione della parola Antropocene segni un momento storico.

Alcuni critici hanno messo in dubbio la paternità di Crutzen citando diversi precedenti, tra cui quello di Eugene Stoermer, che fra l'altro non ha mai rivendicato il ruolo di precursore.

Stoermer era un limnologo dell'Università del Michigan, specialista in inquinamento dei Grandi Laghi, con la passione per le diatomee e la paleoecologia acquatica. Se fu il primo a coniare e usare informalmente il termine Antropocene, non s'impegnò mai a promuoverne il concetto e lasciò il titolo onorifico di "Padre dell' Antropocene" a Crutzen, riconosciuto come tale anche dalle pubblicazioni dell'A WG.

La figura di Stoermer (indiscutibile nel campo delle diatomee e delle scienze paleoecologiche e ambientali) sarebbe probabilmente caduta nel dimenticatoio se non avessi reso pubblica (in Steffen et al. 2011) la sua breve mail del 3 agosto 2007, nella quale mi scriveva : "Ho iniziato a usare il termine 'antropocene' negli anni 'So, ma non l'ho mai formalizzato finché Paul non mi ha contattato".

All'inizio del 2016, abbiamo invitato all'A WG uno dei suoi ex studenti. In una lunga e-mail del 14 febbraio 2016, Sarah A. Spaulding, con la collaborazione di un altro ex studente (Mark Edlung), ci rispose: "Per cominciare, Mark ed io, insieme a tanti altri, non abbiamo mai sentito Gene (ndr Stoermer) usare il termine Antropocene. Ne abbiamo sentito parlare per la prima volta, nella newsletter IGBP (di Crutzen e Stoermer, 2000 ) . Possiamo, tuttavia, discutere della scienza di Gene e di come la sua carriera lo abbia portato a una visione concettuale dell'impatto umano, in particolare sulle diatomee."

Nelle scienze ambientali si è avuta la tendenza a interpretare Antropocene come una nuova terminologia per designare tutti gli impatti dell'attività umana sulla faccia della Terra, in senso biogeografico piuttosto che geo-storico, senza considerare il contesto globale - quello della Scienza del Sistema Terra.

Si noti qui che l'articolo di una pagina intitolato "Geology of Mankind [The Anthropocene]", firmato esclusivamente da Paul Crutzen e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica inglese Nature (3 gennaio 2002), è l'unico riferimento sull'origine del concetto di Antropocene nello studio preliminare degli specialisti della Stratigraphy Commission della Geologica! Society of London (Zalasiewicz et al, 2008).

Ciò ha portato Phil Gibbard (uno dei firmatari dello studio dell'équipe presieduta da Zalasiewicz), allora presidente della Sottocommissione di Stratigrafia Quaternaria della Commissione Stratigrafica Internazionale, a invitare l'amico Zalasiewicz a formare un Gruppo di lavoro sull'Antropocene (AWG), come primo passo verso una possibile formalizzazione dell'Antropocene nella procedura della

stratigrafia internazionale. Solo dopo la creazione dell'A WG e le sue prime pubblicazioni, le controversie sulla nozione di Antropocene come una nuova 'epoca geologica', che segna la fine dell'Olocene, furono risolte.

L'espressione "L'era dell'Antropocene", trasmessa con grande clamore già nel 20011 curiosamente non ha suscitato la reazione degli eminenti geologi che, dopo la creazione dell'A WG nel 20091 hanno cominciato a protestare e a ridicolizzare il concetto come una teoria inverosimile, un po' come l'estabhshment conservatore dei geofisici, geologi e paleontologi aveva accolto all'inizio del XX secolo la teoria di un certo Alfred Wegener, che si diceva (come per Crutzen) non fosse un geologo!

In effetti Paul Crutzen ha iniziato la sua vita come ingegnere, poi ha frequentato la scuola di meteorologia e biogeochimica dell'atmosfera di Bert Bolin. Progressivamente è diventato uno dei ricercatori della cooperazione scientifica internazionale (rappresentata dall'ICSU e dai suoi grandi programmi di ricerca come SCOPE o IGBP). Sulla scia della "rivoluzione ambientale" dei primi anni Settanta, Crutzen ha capito come la civiltà industriale, con la sua potente tecnologia scientifica ed esosomatica, o bioeconomica (come diceva il grande GeorgescuRoegen), stesse effettuando un pericoloso esperimento geofisico sulla superficie della Terra. L'idea che l'umanità (rappresentata in questo caso dal suo ramo prometeico, che Vemadsky ha chiamato Homo sapiens faber, combinando la terminologia di Linneo e Bergson) sia impegnata in un esperimento geofisico sulla scala dell'intera Biosfera che singolarizza il pianeta Terra nel sistema solare (in altre parole, nel cosmo) si è cristallizzata quando proprio Crutzen ha inventato la parola Antropocene.

Questo termine ibrido (una sorta di "hopeful monster" concettuale), che unisce anthropos, l"'uomo", come dicono gli antropologi e i paleoantropologi, e il suffisso -cène, che significa "recente" in greco (olocene significa "molto recente"), è nato improvvisamente, come Crutzen stesso ammise.

Come già accennato in limine, Crutzen sedeva nella sala conferenze di Cuemavaca durante la 15a sessione del Comitato scientifico per l'IGBP.

Mentre ascoltava la presentazione degli ultimi risultati del "Core Project" Past Global Changes (PAGES), che analizza i carotaggi di ghiaccio e i sedimenti per ricostruire nel modo più accurato possibile le

variazioni climatiche dell'ambiente quaternario, iniziò a innervosirsi. Diversi studi erano stati appena pubblicati sulle oscillazioni glaciali e interglaciali del Pleistocene e sulla relativa stabilità del periodo piuttosto mite e confortevole dell'Olocene, evidenziando che dall"'era industriale" in poi, si era registrato un preoccupante aumento della concentrazione di gas serra nell'atmosfera (anidride carbonica e metano in particolare). Fu allora che Crutzen perse le staffe, interruppe l'oratore e pronunciò la famosa frase : "Smettete di usare la parola Olocene. Non siamo più nell'olocene. Siamo nel. ... l'Antropocene!".

La recente storiografia culturale della scienza e l'epistemologia sociostorica si divertono oggi a decostruire questa leggenda urbana (o meglio vitruviana), mostrando che la scintilla improvvisa e misteriosa da cui emerge l'invenzione concettuale e terminologica non è solo rara, ma non si verifica in chiunque 0a fortuna sorride solo alle menti ben preparate, diceva Pasteur), né in qualsiasi momento o in qualsiasi circostanza. Il genio apparentemente solitario, in anticipo sui tempi, non è in realtà mai un profeta isolato perso nel deserto, fa parte di una comunità, di una cultura, di una tradizione, di una storia, senza la quale il suo messaggio sarebbe altrimenti propriamente inudibile o privo di significato.

L'invenzione di una parola in sé ha poco significato o rilevanza al di fuori della sua comunicazione e ricezione. Un neologismo ha bisogno di interlocutori. Il pensiero creativo di un individuo non è un atto isolato, ma un processo cognitivo che si svolge in un contesto sociale, culturale e storico. Affinché un neologismo scientifico emerga e si inserisca in modo permanente nel pensiero scientifico di un'epoca, è chiaro che sono necessarie circostanze molto particolari. La conoscenza senza un contesto storico e culturale, o addirittura politico e religioso, è un'assurdità. La visione idealizzata della creatività del genio ispirato una sorta di amore a prima vista per l'intuizione e l'immaginazione creativa - è giustamente criticata dagli approcci psico-sociologici e culturali alla storia del pensiero scientifico e dell'invenzione intellettuale che fa parte dell'evoluzione dell'Homo sapiens faber, secondo le parole del grande Vemadsky che così combinava i concetti di Linné e Bergson.

L'improvviso, imprevedibile emergere di un termine che cristallizza un concetto ancora embrionale, un'idea nuova, o meglio una moltitudine di idee miste e confuse, costituisce un evento nell'ordine del pensiero che appare logico e ovvio solo dopo il fatto, nello specchio del tempo presente, in quello che il grande filosofo Henri Bergson chiamava, in una

famosa pagina de Il pensiero e il movimento, il "movimento retrogrado del vero".

Il pensiero umano, nelle sue espressioni scientifiche e nelle sue rappresentazioni sociali di una parola buona che esprime un'idea nuova o cristallizza una moltitudine di idee ancora confuse, implica infatti un momento singolare, uno spirito particolare, uno stato di agitazione mentale e di immaginazione che non dipendono dalle circostanze, ma non sono meno contingenti, storicamente e geograficamente. In seguito, i posteri conservano, dimenticano o distorcono, più o meno profondamente, il momento in cui avvienene la scoperta inaspettata.

Un neologismo scientifico nasce per caratterizzare un fenomeno in un preciso momento storico dell'evoluzione della ricerca e, in seguito, non è mai solo una questione terminologica.

Il nuovo termine segna un momento euristico che assume un significato solo attraverso la sua diffusione, ricezione e interpretazione. Un processo molto complesso sia nella durata storica che nello spazio geografico dei circoli intellettuali che si appropriano della novità, la deformano o la cassano spesso con il pretesto che non è un'idea così nuova o rivoluzionaria come si voglia credere. Ci troviamo di fronte a fattori psico-sociologici e socio-epistemologici complessi. La semantica, il contesto epistemico e istituzionale, socio-ecologico e persino geopolitico, senza dimenticare il famoso Zeitgeist, sono anch'essi da prendere in considerazione per valutare se ci si trova difronte a una vera novità epistemologica o semplicemente a un cambiamento terminologico, facendo nv1vere una vecchia idea dimenticata. Comunque, qualisasi sia la lettura che vogliamo dare al momento eureka di Paul Crutzen a Cuernavaca, sono convinto che senza i colleghi e amici del Gruppo di lavoro sull'Antropocene, l'invenzione della parola Antropocene non sarebbe esistita.

Bibliografia

Crutzen, Paul J. and Eugene F. Stoermer, 2000. The "Anthropocene" . Global Change NewsLetter. The lntemational GeosphereBiosphere Programme: A Study of Global Change (IGBP), No. 41 (May): 17-18. (ref. p. 16).

Crutzen, Paul J. and William Steffen, 2003. How Long Have W e Been in the Anthropocene Era? An Editoria! Comment, Climatic Change, 61(3): 251-257. Crutzen, Paul, 2005. Human impact on climate has made this the 'Anthropocene Age', New Perspectives Quarterly, 22: 14-16. - 2006b. The 'Anthropocene', pp. 13-18 in Eckart Ehlers and Thomas Krafft, eds., Earth System Science in the Anthropocene: Emerging lssues and Problems, Berlin, Springer, 267p. - 2006c. The Anthropocene: The Current Human-Dominated Geologica! Era, Pontificai Academy of Sciences Acta, 18: 199-211. - 2007. La géologie de l'humanité : l'Anthropocène, avec un addendum du traducteur Jacques Grinevald, L'Anthropocène et la révolution thermo-industrielle, Ecologie & Politique, 34: 143158.https: I I www.cairn.info/ revue-ecologie-et-politique1 -2007-1 -page141.htm. - 2009. Can we survive the 'Anthropocene' period? Project Syndicate website.http:/ I www.project syndicate.org/ commentary I crutzem /English. Crutzen, Paul J. and Veerabhadran Ramanathan, 2007. Atmospheric chemistry and clima te in the Anthropocene, pp. 113-120 in J. Bindé, ed., Making Peace with the Planet: Twenty-first Century Talks, Paris, UNESCO, New York and Oxford, Bergghahn Books, 184p. Moller, Nina, Christian Schwagerl and Helmuth Trischler (eds), 2015. Welcome to the Anthropocene: The Earth in Our Hands, Munich, Deutsches Museum Verlag, 203p. Spaulding, Sarah A., 2016. Notes on Eugene Stoermer, email dated 14 February 2016 to the A WG members. Anthropocene Working Group. Results of binding vote by AWG released 21st May 2019 [document on the Internet]. c2019 [cited 2019 Jul 10]. A vailable, from: http://quaternary.stratigraphy.org/ workinggroups/ anthropocene/.

Requiem

di Letizia Pampana

Io ritornai da la santissima onda rifatto .ri come piante novelle rinovellate di novella fronda, puro e disposto a salire a le stelle. (Purg. XXXII[)

sirio è la stella più luminosa del firmamento. Fin dai tempi più remoti la contemplazione del cielo ha esercitato sull'uomo un fascino straordinario ed è stata l'elemento principale che gli ha fatto prendere coscienz.a del suo destino e di una realtà che va al di là di questo mondo.

Sirio si trova nella costellazione del Can~ Maggiore, a sudest della costellazione di Orione, sul prolungamento della Cintura di Orione. Si mostra con un colore bianco-azzurro. È la stella più luminosa del firmamento con una magnitudine di -1.46. La sua luminosità assoluta è pari a circa 25 volte quella del nostro sole, ma è distante da esso circa 8,6 anni luce. In alcune condizioni atmosferiche può essere vista anche in pieno giorno. È talmente luminosa che può proiettare la sua ombra su qualche oggetto. Può essere osservata da tutto il pianeta Terra. Sirio fa parte del cosiddetto "triangolo invernale" che nell'emisfero boreale, è formato anche da Betelgeuse in Orione, e Procione nel Cane minore.

Sirio era anche il mio amico fedele, colui che ha riempito la mia vita di gioia e d'amore. Il suo sguardo e la sua empatia erano così potenti da irraggiare tutti coloro che lo incrociavano. Sirio era un'anima pura, grande e speciale, e adesso che se ne è andato ha lasciato nel mio cuore un vuoto immenso. Immenso quanto l'amore che mi ha dato durante gli anni passati insieme.

Sirio ora è tornato sulla sua stelJa, proprio come il Piccolo Principe. Da là continua a illuminare il mio cammino, ed è lassù che, nelle notti nitide e stellate, volgo il mio sguardo per ritrovarlo. Grazie di tutto Sirio e buon viaggio ...

A Sirio

(21.10.2020)

Dov'era la luna? La pioggia, scendeva repente dal cielo, i lampioni rilucevan le strade che bagnate sembravan ghiacciate. Passavan persone, passavan parole, passavano voci, passavan veloci, veloci come le gocce che cadevano, veloci come attimi che si susseguono, veloci come una pellicola che gira a ore, veloci come la vita che inizia, che scorre e che muore.

L'attimo di uno sguardo, l'attimo di un soniso, l'attimo di un ricordo che sarà eterno, come il tempo che passa, le stagioni che tornano e i pianeti che ruotano ma non più per te, né con te per te la vita si sta per fermare, per te il tempo mai più potrà passare, per te questa pioggia cadrà in eterno nei nostri cuori e nei nostri pensieri.

Il tempo si ferma e tu vivrai un incanto, la vita va avanti e noi vivremo in un pianto, un pianto grave come il fondo di un lago, un pianto pacato come un giorno sprecato, un pianto soave come il fragore del mare, un pianto d'amore come un raggio di sole

quando il tuo ricordo riscalderà i nostri cuori e che, invece di farci soffrire, tornerà a farci gioire.

Intanto le gocce scendon più piano la nebbia presenta un paesaggio inumano così tanto che sembra irreale come l'idea che il tuo momento sta per arrivare, irreale come questa vita che non ti dà il tempo di renderti conto cosa è in verità e che ti viene strappata, senza di alcuna scelta la possibilità.

Suonano le campane che il mio cuore fan sussultare, tu fatti forza, che tanta ne hai da regalare e, domani sera, amore mio, nei miei sogni vien.mi a trovare, le porte del mio mondo quando vuoi sempre puoi spalancare, non un addio ma solo un ciao mi voglio aspettare.

Perché la vita corre come un treno a vapore e ciò che solo lascia è una flebile e fugace nube di fumo nero che sembra tanto impenetrabile e tanto reale ma che in un attimo si dissolve ed il sole rilascia brillare.

So che un giorno ci rincontreremo laggiù dove nasce l'arcobaleno.

Biografia degli autori

Giovanni BRUNO {Zurigo, 1964) è laureato in italianistica e ispanistica Lavora a Bellinzona come traduttore e giurilinguista presro la Cancelleria federale svizzera. Alcuni dei suoi racconti sono stati pubblicati sulle antologie Incantati: dodici Jantastici racconti e Racconti in libertà e su vari quotidiani ticinesi (Omiere del Ticino e La Regione). Inoltre ha pubblicato saggi di linguistica italiana (LeGes, atti di convegni universitari) e di filologia spagnola (Vox Romanica, Troianalexandrina). Ha vinto i seguenti premi per racconti brevt Vira Gambarogno nel 20151 Gallarate nel 2016, forum per l'italiano in Svizzera nel 2017.

Isabella BRUINS (Nyon, 2007) Frequenta la scuola internazionale Ecolint, dove segue un corso di studi bilingue inglese e francese. Oltre alle madrelingue italiano e olandese, parla correntemente anche l'inglese e il francese. Le sue passioni sono il basket, la lettura, il giardinaggio e,la cucina Non ha cani o gatti, ma ha quattro galline alle quali è molto affezionata e tanti pesci rossi nel piccolo stagno davanti a casa

Alice CAPOBIANCO (Washington D.C, 2oo6) è una studentessa nella Scuola Internazionale di Ginevra Ha vissuto in America per quattro anni, per poi spostarsi in Mozambico per altri quattro ora, abita a Ginevra da sei anni Da grande vorrebbe fare l'archeologa e speciali=rsi nel mondo Romano, Greco ed Egiziano. Le sue materie preferite sono Storia, Teatro, Arte e Inglese. Le piace disegnare, leggere e giocare a basketball.

Sabrina CAREGNATO (Rovereto, 1g6s) è mediatrice e specialista in gestione dei conflitti e delle problematiche psicosociali sul lavoro. Ha pubblicato vari racconti e poesie su riviste letterarie. Il suo romanzo d'esordio, Il diavolo a rovescio, selezione premio ''Fai viaggiare la tua storia" è appena uscito con l'editore Llbromania (Gruppo DeA Pianeta). www.sabrinacaregnato.com

Dario GALIMBERTI (Lugano, 1955) è architetto e vive a Lugano. Già responsabile del corso di laurea in Architettura della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI) e professore in progettazione architettonica. Nel 2014 ha pubblicato il romanzo Il bosco del Grande Olmo l'anno dopo lo chiameremo A,go. Con Libromania ha pubblicato Il calice proibito (2015) L'angelo del lago (2017) e Un'ombra sul lago (Vincitore del premio "Fai viaggiare le tua storia", 2019). Nel 2020 ha vinto il premio Laghi al concorso letterario Giallo Ceresio. www.galimberti.vitrivio.ch

Jacques GRINEV ALO (Strasburgo 1946) è filosofo e storico dello sviluppo scientifico e tecnologico. Professore onorario presro l'Istituto di Studi Internazionali e di Sviluppo 0HEID). Ha insegnato all'Università di Ginevra e all'EPFL di Losanna È stato uno dei primi discepoli di Georgescu-Roegen (economista alle origini della decrescita). Nel 2015 ha vinto il Premio Nicholas Georgescu-Roegen in Unconventional Thinking (TERI, Nuova Delhi). Storico e pensatore dell'ecologia globale, ha fatto rivivere il concetto di Gaia di J. Lovelock e di L Margulis con la Biosfera di Vladimir I. Vernadsky (creatore della biogeochimica). Membro di varie società scientifiche, come la Geological Society of London, e autore di The Anthropocene Biosphere (2007), dal 2010 è membro dell'Anthropocene Working Group (A WG) della lnternational Com.mission on Stratigraphy.

Manuela MAZZI: (Locarno, 1971) è caposervizio presso il settimanale svizzero "Azione". Ha pubblicato vari gialli e raccolte di racconti. A marzo 2021 uscirà il suo Breve trattato sui picchiatori della Svizzera Italiana degli anni Ottanta con Laurana Editore (Milano). www.manuelamazzi.com

Letizia PAMPANA (Pisa,1980) è specializzata nell'insegnamento dell'italiano come lingua seconda diplomandosi in didattica dell'italiano L2 a Roma e prendendo l'abilitazione all'insegnamento per la scuola secondaria in Spagna Dal 2006 lavora come insegnante di lingua e cultura italiana Ha insegnato in Italia e in vari Paesi della Comunità Europea. Dal 2010 vive a Ginevra dove insegna lingua e cultura italiana per i corsi del Consolato d'Italia e per la Formation Continue dell'Università di Ginevra. Inoltre, sempre per l'università di Ginevra, collabora anche come insegnante conferenziere. Dal 2014 è insegnante di latino e italiano anche alla scuola internazionale ECOUNT.

Duilio PARIETII (Luino, 1958) è radiofonico e scrittore. Ha pubblicato i romanzi: Il sindaco con due mogli (Albus &l, 2013) ristampato nel 2016 (Rapsodia &l), Se non sono gigli, (Rapsodia &l, 201s), ristampato nel 2016 con l'introduzione di Pier Michelatti, (storico bassista di Fabrizio de André), La notte dei soli (Europa &l 2017) e il thriller Non mi prenderete mai (V ertigo &l, 2018). Inoltre ha pubblicato il racconto giallo Omicidio in onda, nell'antologia "Delitti di Lago Voi. 3" (Morellini &l). Ha vinto il Primo Premio del concorso Cooperazione Noir 2017 sul tema "Giallo al parco" con il racconto Reflex. Nel 2021 uscirà Io è morto - diario rosso piombo con 96 Rue-de-la-Fontaine Editore (Follonica). Le sue opere sono disponibili anche in versione Audiobook su tutte le piattaforme online (Audible ecc.). Il sito dell'autore: www.duilioparietti.com

Susanna PETRONE è responsabile della comunicazione del WWF Svizzera. Per oltre dieci anni ha lavorato come giornalista presso varie testate italiane, prima di entrare a far parte della grande famiglia dei "panda" nel 2015. Al WWF si occupa di tematiche nazionali e internazionali, come climate change, perdita di biodiversità e microplastica Inoltre, si occupa dei sodai media e della rivista del WWF. www.wwfch

Fabrizio T AROW, volontario Greenpeace, attivo politicamente e membro di varie associazioni legate alla tutela dell'ambiente. Da quando si è accorto che non c'è più una spiaggia senza granelli di plastica si è attivato a livello locale e segue da vari anni le tematiche legate alla gestione delle plastiche e gli impatti che essa ha sull'ambiente marino, il mondo animale e la nostra salute. www.greenpeace.ch

Arianna ULIAN (Sandrigo, 1975) vive a Venezia ed è insegnante. Laureata in filosofia all'Università di Bologna, ha ottenuto un DEA presso l'Università di Parigi IV Sorbona Ha frequentato il Conservatorio di Bologna e studiato composizione elettroacustica a Parigi. Nel 2015 ha partecipato alla Bottega di Narrazione di Giulio Mozzi e Gabriele Dadati. Il suo romanzo d'esordio, "La questione dei cavalli", è stato recentemente pubblicato dall'editore Laurana; primo titolo della collana Fremen curata da Giulio Mozzi. Per Opera Nuova 2019h, Arianna Ulian ha scritto il racconto Tetrapodi di cui Aracnomanzia è la continuazione.

Gli autori di Opera Nuova

Prisca Agustoni 2011/t, 2014/ 1, 2014h Fabiano Alborghetti 2010/1, 2018h Michele Amadò 2015/t Fabio Andina 2013h Flavio Arrigoni 2013/ 1, 2014h, 2015h, 2016h Pier Carlo Apolinari 2010h Wystan Hugh Auden 2015h Sylvia Bagli 2019/ 1 Raffaele Beretta Piccoli 2011 / 1 Daniele Bemardi 2013/ 1 Y ari Bemasconi 2017 / 2 Nadia Bertolani 2020/1 Vanni Bianconi 2010h Domenico Bonini 20Hh, 2015/t Tomaso Bontognali 2010h Giovanni Bruno 2019/t, 2019h Lorenzo Bucce Ila 2015/ 1 Elia Buletti 2010h Michele Canducci, 2018/ 1 Sara Camponovo, 2016/1 Sabrina Caregnato 2014/t, 2017/t, 2017/2, 2018/2, 2019/1, 2019/2 Valeria Callea 2017/t Lillith Cavalli 2018/ 2 Pierre Chappuis 20H!t, 2012h Joanne Chassot, 2016h Luca Cignetti, 2017h Davide Circello 2017/t Lucia Colombi-Bordoli 2010/i Fabio Contestabile, 2016/ 1 Angela Curatolo 2019/t Valeria Dal Bo 2012/t Alessandro Dall'Olio 2016h Andrea De Alberti 2012/ 1 Adele Desideri 2014/ 1 Daniele Dell'Agnola 2013/i, 2017h Daniela Delfoc 20Hh Anna Maria Di Brina 2019/ 1, 2020/ 1 Mauro Delfoc 2ouh Jacques Dupin 2010/ 1 Anna Felder 2015h Simone Fomara 201t/2, 2015/t, 2017/t Gaetano C. Frongillo 2012h Lia Galli 2012/t, 2017/t Mario Gamba 2ouh, 2015/1 Claire Genoux 2013h Dario Galimberti 2019h Laura Garavaglia 2015/ 1 Debora Giampani 2016h Alberto Gianinazzi, 2018/ 1 Francesco Giudici, 2018/ 1 Giuliana Pelli Grandini 2015/1 Cécile Guivarch 2014/ 2 Silvia Harri 2011h Federico Hindermann 2010/ 1 Marica lannuzzi 2017/t Gilberto Isella 2013/t , 2015h Elisabetta Jankovic 2012h Elena Jurissevich 2010/t Luigi La Rosa 2019h Pierluigi Lanfranchi 2011 / 1 Eva Maria Leuenberger 2016h Cesare Lo Magno 2020/ 1 Wanda Luban 2019/t, 2020/t Allievi della 1 ° elementare di

Lugano-Cassa rate, 2018/ 1 Claudio Magris 2016h Massimo Malinvemi 2ouh Chiara Manfredi 2020/ 1 Elena Marrassini 2020/ 1 Simonetta Martini 2011h Sebastiano Marvin 2016h Manuela Mazzi 2015/t, 2019h Roberto Mc Cormick 2017h, 2018h, 2019h

Nadia Meli 2013h, 2014h Paola Menghini 2010h Fabio Merlini 2015/i Roberto Milan 2015/i Christian Moccia 2014h Edoardo Moncada 20 19/ 1 Elisa Mondino 2020/ 1 Nicolai Morawitz 2017/t

Gerry Mottis 2012/1, 2013h, 2017h Laura Muscarà 2011h Alberto Nessi 20 11h Guido Oldani 2014h Tiziana Ortelli 2014/ 2

Duilio Parietti 2019/ 1, 2019/ 2, 2020/ 1

Francesca Parisi 2020/ 1 Angela Passarello 2017h Amleto Pedroli 2013h Alfonso Maria Petrosino 2010h Vincenzo Pezzella 2013h Annamaria Pianezzi-Marcacci 2010h Mariacristina Pianta 2012/ 2 Rosa Piemo, 2016/i Roberta Plebani 2019/ 1 Hélo"ise Pocry 2016h Ivan Pozzoni 2012/ 11 2106/t, 2018h Michèle Python 2017/t Fabio Pusterla 2011/i Federico A. Realino 2013/ 1, 2019/t Anita Rochedy 2016h Sergio Roic 2012/ 1 Marina Riva 2015h Paola Celio Rossello 2012h Antonio Rossi 2014/ 1 Tiziano Rossi 2011 / 2

Luca Saltini 2011/i, 2014/i, 2015h Maria Elena Sangalli 2015/ 1 Julia Santibaftez 2020/i Laura Sa rotto 2013/ 2 Oliver Scharpf 2010h Alessia Schmocker 2020/ 1 Adam Schwarz 2016h Stefano Serri 2020/ 1 Giulia Elsa Sibilio 2012/i Carlo Silini 2019h Carlotta Silini 2017/t Giovanni Soldati 2020/ 1 Tommaso Soldini 2013h Michelle Steinbeck 2016h Studentesse e studenti DFA-SUPSI

2014/1, 2015/i, 2016/i, 2017/i, 2018/1

Flavio Stroppini 2010ft, 2010h,

2012/t, 2013h Denise Stomi 2012h, 2013h, 2014h Lolvé Tillmanns 2016h Vincenzo Todisco 2013h, 2017h Andrea Trombin Valente 2012h Arianna Ulian 2019/ 2 Tiziano Uria 2019/t Maria Rosaria Valentini 2013h Bemard V argaftig 2013/i Simone Zanin 2013/t

I collaboratori di Opera Nuova

Prisca Agustoni 2010h, 2012h, 2013h Fabiano Alberghetti 2020/t Claudia Azzola 2015h Arnaldo Benini 2016h Giovanni Bardazzi 2010h Michela Bettoni 2018/ 1 Andrea Bianchetti 2013/i Stefano Bragato 2018h Laura Branchetti, 2016/ 1, 2019/ 1 Mariarita Buratto, 2016/ 1

Sebastiano Caroni 2017/i Raffaella Castagnola 2010/t, 2011/t,

2012/1, 2013/1, 2014/t, 2015/t,

20 15/2, 2017/1, 20 18/2

Luca Cignetti 2010/1, 2014/t, 2014/2, 2015/t, 2017/i

Silvia Demartini 2017/i

Dario Corno 2010/1, 2012/1, 2013/t

Andrea Fazioli 20 17/i

Natascha Fioretti 2015/ 1

Simone Fomara 2011/t, 2017/i,

2017/2, 2018/1, 2020/1

Simone Giusti 2010/i

Gilberto Isella 2010/t, 2011/i, 2013/t,

2014/1, 20 14/ 2,2015/ 1, 2020/1

Nina Jaeggli 2010/i

Sandro Lanzetti 20 12/i Fabio Lo Verso 2019/i

Paola Magi 2013/i

Manuela Mazzi 2019/t Flavio Medici 2011h Simona Meschini 2017/i Sara Murgia 2014/i Giampiero Neri 2017/i Margherita Orsino 2011/ 1, 2012/i

Fabio Pagliccia 2015/i, 2016/i, 2018/i

Emilio Palaz 2012/i Maurizio Palma di Cesnola 2011 h Letizia Pampana 2019/i Giulia Passini 2012/ 1 Matteo Maria Pedroni 2010/1 Mariacristina Pianta 2012/ 1, 2015/ 1 Giuseppe Polimeni 2012/t Giulia Raboni 2011h Ludovica Radif 2017/i Stefano Raimondi 2011/ 1 Toni Ricciardi 2019/i

Gerardo Rigozzi 2010/i, 2011/i, 20 14/i

Roberto Ritter 2011h Sergej Roic 2013/i Antonio Spagnuolo 2018/i Lorenzo Tomasin 20 15/t

Matteo Viale 2012/t, 2016/i, 2019/1

Lorenzo Tomasin 2017/1

Luca Zuliani 2010h

Le interviste di Opera Nuova

Yari Bernasconi 2017h Massimo Gezzi 2017/1 Pier Vincenzo Mengaldo 2010/i Fabio Pusterla 2011/t Gian Mario Villalta 2010/i

Le pubblicazioni di Opera Nuova

Collana Artemis 1. Luigi Rossini, Collerico, superbo, nel tempo istesso modesto, benigno. Scritti autobiografici, 2014 2. La rosa e l'usignolo. Storia e genealogia della famiglia Rossini, a cura di Fabrizio Rossini, Domenico Savini e Mauro Torzilli, 2020

Collana Autografica 1. Federico Hindermann, Cerchi di luce, 2010 2. Prisca Agustoni, Casa delle ossa, 2010 3. Pier Carlo Apolinari, Preludi e fughe senza indicazioni di tempo, 2011 4. Roberto Milan, Il mare alla rovescia, 2011 5. Jacques Dupin, Scarto, 2011 6. Simone Fornara e Mario Gamba,/ cavalieri davanti al fiume, 2011 7. AA.VV., Il punto illustrato, 2011 (esaurito) 8. Sergej Roic, Il gioco del mondo, 2012 (2• ed. 2013) g. Pierre Chappuis, Il mio sussurro. Il mio respiro, 2012 10. Gilberto Isella, Caro aberrante fiore, 2013 11. Giuliana Pelli Grandini, Le Marfungole, 2013 12. Sergio Wax, Fragmentos, 2013 13. Michele Amadò, Nient'altro che cinque minuti, 2014 14. Sergio Wax, Terra e sale, 2015 15. Anna Felder, Liquida, 2016 (2° ed 2017) 16. Luca Cignetti, Nel tempo cavo. 108 haiku invernali, 2019

Collana Riflessi 1. Raffaella Castagnola e Matteo Viale, POESIT. Repertorio bibliografico dei poeti nella Svizzera Italiana, 2012 2. Oscar Mazzoleni, Andrea Pilotti e Marco Marcacci, Un cantone in mutamento. Aggregazioni urbane ed equilibri regionali in Ticino, 2013 3. Michele Amadò, Disegnare il mondo, 2015 4. Michele Amadò, La casa delle muse - LAC, 2016 5. Michele Amadò, Oracoli. Fontane del Ticino, 2017 6. Michele Amadò, Quatto quatto come un gatto, 2018

stampato presso la tipografia La buona stampa di Lugano

ISSN: 1663-2982 ISBN: 978-88-96992-30-2

This article is from: