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La storia di come hanno salvato il mondo, di Dario Galimberti

La storia di come hanno salvato il mondo

di Dario Galimberti

Agosto 2020

"N onno, nonno, nonno ... " gridavano i due bambini mentre correvano verso la veranda. "Ci racconti la storia di come hanno salvato il mondo? Raccontacela nonnino ... dai nonno non vediamo l'ora ... ". Erano passate tre settimane dall'ultima volta che li aveva visti e la promessa fatta parecchi giorni addietro, a proposito di una nuova storia, non era finita nel dimenticatoio, anzi, pareva che l'attesa avesse suscitato interesse e curiosità. Il vecchio guardava attento i due piccolini galoppare e vociare nel prato che separava la veranda dalla stradina di quartiere. Gli occhi, due fessure, scrutavano quelle furie zizzagare tra gli oleandri e le camelie, mentre le rughe attorno agli occhi accentuavano nel sorriso un'incontenibile gioia I bambini, lanciati a perdifiato, superarono i quattro gradini di legno della veranda con l'agilità di un camoscio e, come non avessero freni, conclusero la loro corsa tra le braccia del nonno ninnato dal dondolo. Era settembre, gli oleandri contendevano il rosa alle camelie, e a mezz'aria il profumo dei fichi, dei frutti di bosco, fluttuava lieve allietando l'olfatto. Il cielo era così blu, così limpido, da far pensare che da un momento all'altro svelasse i propri misteri placando per sempre le ansie terrestri. La bambina, la più piccolina, si sedette sulle ginocchia del nonno, il maschietto alla sua destra, quello era il rito. Ora toccava lui mantenere la promessa e narrare ai nipotini il desiderato racconto. Il vecchio iniziò a scrutare i pensieri nella memoria, ma non vi erano pagine dei suoi ricordi più limpide di quella storia: la storia di come hanno salvato il mondo.

Tanto tempo fa, nell'anno 2020, la terra era ammalata, molto ammalata. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, gli uomini avevano maltrattato il generoso pianeta che custodivano. La corsa al profitto, al tesoro, al dominio di popoli su altri, aveva rovinato la terra strizzandola e prosciugandola come fosse un limone. Indifferenti ai disastri provocati nei secoli, gli uomini parevano sordi e ciechi ai segnali d'allarme, alle grida d'aiuto lanciati dalla natura, e imperterriti continuavano a martoriare tutto quello che toccavano.

In quel tempo, per far funzionare il mondo necessitava energia, tanta energia. Allora gli uomini per procurarsela iniziarono a bruciare legna, petrolio, carbone, e quant'altro prendesse fuoco. Essi credevano che il fumo di quel brnciare, giunto tra le nuvole, sarebbe scomparso nel nulla. Ma il fumo non spari. Piano piano salì verso il cielo rendendolo grigio e cupo. E così la terra, soffocata da tanta fuliggine, non riuscì più a respirare e a raffreddarsi come era abituata. I ghiacciai iniziarono a sciogliersi, e il livello dei mari aumentò rubando spiagge e sommergendo isole. Molte terre fertili divennero deserti, e milioni di persone dovettero lasciare le proprie case per andare alla ricerca di luoghi ospitali.

Avere cose, tante cose, significava essere ammirati, essere felici. Allora gli uomini cominciarono a costruirle. Dapprima cercarono nuovi materiali adatti a ogni uso. Trovarono la plastica e con quella realizzarono innumerevoli oggetti. Essi credevano che quando avrebbero buttato le loro realizzazioni, il mare li avrebbe fatti scomparire nel nulla. Ma gli oggetti fatti di plastica non sparirono. Piano piano, galleggiando, formarono un 'isola gigantesca in mezzo al mare. E così i pesci, credendo che fosse cibo, iniziarono a nutrirsi con quei rifiuti morendo soffocati.

La popolazione nel mondo aumentava di continuo e necessitava di cibo. Molti ne avevano poco, altri ne avevano tanto e ne volevano di più. Allora gli uomini iniziarono a modificare la forma della terra. Scavarono gallerie, tagliarono foreste, spostarono fiumi, costruirono laghi. Per far crescere meglio il cibo e non farlo mangiare dai parassiti, utilizzarono degli insetticidi che sparsero dappertutto. Essi credevano che la natura avrebbe eliminato quei veleni, facendoli scomparire nel nulla. Ma i veleni non sparirono. Piano piano tutte quelle sostanze tossiche riempirono terra acque e cielo. E così le api, i bombi, le farfalle, i coleotteri e altri insetti utili all'uomo, ingerirono quei veleni e morirono. Senza quegli insetti spari il cibo che cresceva grazie al loro aiuto, e la gente rimase senza /rutta e verdura.

I popoli della terra non andavano sempre d'accordo e molte nazioni litigavano con quelle vicine. Allora gli uomini per mostrare che gli uni erano più forti degli altri, costruirono bombe potentissime, e per provarle le fecero esplodere in gallerie sotterranee e nel mare. Essi credevano che le piccole particelle che fuoriuscivano dalle bombe sarebbero scomparse nel nulla. Ma le particelle non sparirono. Piano piano, s'infiltrarono nella terra e invasero l'aria. E così il vento e le acque, senza saperlo, le trasportarono dappertutto disperdendole nell'ambiente. Molte persone le inghiottirono, si ammalarono, e nel tentativo di curarsi persero tutti i capelli. Alla fine, morirono, perché quelle particelle erano assassine.

In quel tempo il mondo era pi.uttosto messo male. I violenti cambiamenti ambientali, causati dallo sconsiderato agire degli uomini, avevano sconvolto la natura. E così, come sessantacinque milioni di anni fa, e come i dinosauri, molte specie viventi stavano per scamparire dalla terra per sempre. I rinoceronti bianchi, i gorilla, le tigri, le tartarughe marine, le foche, e poi i leoni, i pappagalli, i delfini, gli orsi bianchi, le balene, e altri, altri ancora morivano giamo dopo giamo. Pareva che l'uamo volesse rimanere da solo sulla terra.

Vi fu una pausa Il bambino era diventato cupo, a testa bassa guardava le sue scarpe, le calze colorate, come fossero un'attrazione, la necessaria distrazione a quel triste racconto. La bambina fissava il nonno. Aveva gli occhi sbarrati, umidi, e speranzosa era in attesa di un proseguo della storia che modificasse in qualche modo le brutte cose appena udite. Il vecchio si gongolava di come il suo narrare avesse generato emozioni e attenzione. Egli era consapevole che tramandare la memoria del passato, significava trasmettere alle giovani generazioni le necessarie conoscenze critiche per affrontare il futuro.

Riprese a narrare.

La malattia della terra era tale che innumerevoli scienziati lanciarono l'allarmé. Politici, capi di stato e altre persone famose si riunirono in speciali assemblee. Armati di buona volontà si organizzarono per salvare il pi.aneta. Fecero programmi, trovarono accordi, ma alla fine nessuno intendeva rinunciare a quello che aveva. Le buone intenzioni diminuirono e poi nel tempo sparirono. E così, le promesse fatte divennero come candele al vento.

Molti giovani iniziarono a protestare per il modo in cui gli adulti trattavano la terra. All'inizio, politici, trascinatori, grandi imprenditori, parevano pi.uttosto interessati alle richieste dei giovani. Sembrava addirittura che ne stessero tenendo conto tanto da modificare progetti, leggi e regole, così d'arrestare il folle saccheggio del pi.aneta. Ma la caccia al tesoro si sovrappose ai buoni propositi, alle promesse, e tutto finì nel nulla.

Poi, una notte d'inverno, perfido carne il diavolo, invisibile come l'aria e feroce come la tigre, arrivò il virus. Un terribile virus che non guardò in faccia a nessuno e caminciò a infettare le persone e a farle morire. Gli ospedali erano pi.eni di malati, i medici non sapevano pi.ù cosa Jare. La gente fu obbligata a rimanere in casa, chi usciva veniva fermato dalla polizia. Era tutto chiuso, anche le scuole. I bambini non potevano incontrare i loro nonni e non potevano neppure uscire a giocare con i loro amici. Quel terribile virus aveva fermato ogni attività.

Il mondo senza uomini divenne la gioia degli altri esseri. Guardando dalle finestre, si vedevano gli uccellini volare indisturbati. Nei prati, nei boschi, gli animali c01TeVano felici perché non c'era più nessuno che li infastidiva con macchine rumorose e distruttrici. Senza gli esseri umani in giro per il mondo, i veleni dell'aria cominciarono a diminuire, il ciel.o divenne più blu, i prati più verdi e il sole più luminoso. Le api, le farfalle e le lucciole ritornarono nelle campagne, nei boschi e persi.no nelle città. Molti dicevano che si era tornati all'età della pietra, ma non era vero. Le conoscenze accumulate fino a quegli anni, così come le bellezze create dagli uomini non erano sparite. Si disse che quel periodo fosse un bene per il pianeta. Ma la cosa durò poco, non appena le infezioni diminuirono tutto ritornò come prima.

Un ragazzino di nome Hans, di quelli appassionati di computer, e la sua giovane amica Gretel, non si capacitavano di come i I.oro simili non avessero imparato nulla da quell'esperienza. Soffrivano nel vedere morire, giorno dopo giorno, animali, fareste, laghi, fiumi, mare e ciel.o. Dovevano fare qualcosa.

«Dobbiamo fermare il mondo» disse un giorno Gretel ad Hans. «Dobbiamo f arl.o subito, come ha fatto il virus, ma per un periodo più lungo. La gente deve avere il tempo per apprezzare le cose belle del nostro pianeta, e la deve smettere di correre all'impazzata verso tutto quell.o che luccica distruggendo ogni e.osa».

Hans era affascinato dalla determinazione di Gretel e allibito per tanta ingenuità, come se ci fosse un interruttore che spegnesse il mondo o I.o rallentasse. Poi ebbe un 'idea, una folle idea che da tempo gli gironwlava nella testa.

Dovete sapere che a quei tempi in quel mondo, qualunque attività avveniva tramite i computer e i I.oro cugini prossimi, come i telefonini, i tablet e gadget simili. Tutti gli apparecchi erano collegati a una grande rete e le informazioni venivano condivise. Ogni cosa chef acevano gli uomini, e quando dico ogni cosa intendo proprio tutto: il divertimento, i giochi, la scuola, il lavoro, persi.no le guerre avvenivano tramite i computer. La vita dipendeva da quegli oggetti, e pareva che anche le verità del mondo vi passassero attraverso. La gente non poteva più fame a meno. Dopo anni di l.otte contro feroci tiranni, guerre a perfidi dittatori, scontri con politici c01T0tti e altre battaglie combattute per la libertà, gli uomini erano diventati schiavi di scatole di plastica, metall.o e vetro.

Alla seconda pausa del vecchio, i volti e i cuori dei due bambini trepidavano ancora, non più per la paura e il disgusto di quanto avevano udito, ma per l'imminente riscossa della storia che intuivano nella voce del nonno: qualcosa di clamoroso stava per succedere. Il vecchio sorrise e continuò a raccontare.

Hans espose la sua folle idea a GreteL «Lanciamo un virus che blocchi i computer, così fennererrw il mando, disse il ragazzo . Grete~ affascinata dall'accmuiiscendenza di Hans, gli fece notare che i sistemi infcmnatici sanno debellare i virus in pochi istanti. L'idea di Hans era un'altra.

Ogni computer era collegato con due fili. Sul primo viaggiavano le infcmnazioni che arrivavano da altri computer, dai telefoni, dai tablet, dalla grande rete Internet. Sul secondo viaggiava la corrente elettrica necessaria per farli funzionare. Hans aveva programmato un virus fenomenale, straordinario, imprendibile: un virus che viaggiava nei fili della corrente elettrica alla velocità della luce e spegneva tutto. Nessuno aveva mai immaginato che un virus potesse utilizzare quella via, e di conseguenza nessuno aveva mai pensato di difendersi da un nemico che arrivasse da lì. Così un gionw tutti i computer del mondo si spensero e nessuno riuscì più ad accenderli.

Dopo mesi di panico la vita riprese, perché gli uomini hanno nella loro natura la capacità di reagire agli ostacoli che incontrano, e come dice il proverbio: ''fecero di necessità virtù" . Senza computer tutto rallentò. Pareva addirittura che il tempo fosse oltrerrwdo generoso, facendo durare di più il gionw, così la notte. Le attività cambiarono. La corsa al tesoro non sparì, ma divenne così lenta che la terra poté riprendersi dalle sue malattie. La gente ricominciò a dialogare e un benefico torpore avvolse l'intero pianeta.

Un poderoso suono di un avvisatore acustico ruppe quel momento di silenzio instauratosi dopo la fine della storia La visita era finita e i nipotini dovevano andarsene. Il nonno li avrebbe rivisti fra tre settimane, a ottobre. In piedi sulla veranda li salutò sventolando in aria la mano. Loro, col naso premuto sui vetri dei finestrini, ricambiarono i saluti. "Vi siete divertiti?". "Tantissimo" fecero in coro i bambini alla mamma. "Papà?" chiese la bambina "Non ha potuto venire. Lo hanno chiamato iri ospedale". "Ma oggi è Domenica .. " fece imbronciata la piccolina "Purtroppo ha dovuto andare al lavoro, ma presto tornerà a casa» la rincuorò la mamma ((Sapete, quel virus cattivo cattivo arrivato all'inizio di quest'anno, che vi aveva impedito di vedere il nonno, è di nuovo tra noi. In ospedale hanno bisogno di tutti i dottori" . "Quello dei pipistrelli?" chiese il bambino. "Sì" , fece la mamma "proprio quello".

I due bambini si guardarono, sorrisero, loro sapevano che dopo il virus qualcuno avrebbe salvato il mondo.

NARRATIVA GIOVANI

Sezione Narrativa Giovani

Nel 2019, abbiamo ideato e animato vari laboratori interattivi nelle scuole prendendo spunto dal numero 2019h di Opera Nuova (dedicato alla crisi climatica Hanno aderito all'iniziativa anche gli scrittori Dario Galimberti, Manuela Mazzi e Duilio Parietti che, tramite video-interventi o venendo di persona, hanno proposto alle classi coinvolte letture ad alta voce, momenti di riflessione e di discussione.

Lo scopo era di sensibilizzare bambini e ragazzi alle problematiche ambientali e alla necessità di preservare la biodiversità. I laboratori sono stati un successo. Gli studenti hanno rivelato uno spiccato interesse per le tematiche ambientali, una notevole maturità e soprattutto la consapevolezza di "dover agire". È nata cosi l'idea di far partecipare alcuni di loro a questo numero della rivista.

La professoressa di lingua e cultura italiana Letizia Pampana ha individuato i potenziali candidati sulla base di tre criteri: padronanza della lingua italiana, forte sensibilità e interesse alle tematiche ambientali, volontà d'inventare una storia e scriverla

Alice Capobianco (14 anni) e Isabella Bruins (13 anni) entrambe studentesse della scuola internazionale ECOLINT, campus la Chatagneraie (Founex) hanno accettato di partecipare.

Beneficiando di una minima supervisione a livello stilistico e strutturale da parte di Sabrina Caregnato, Alice Capobianco ha prodotto "È la fine", Isabella Bruins "Mangori Water''.

In entrambi i racconti emerge l'incredibile maturità di queste due giovani autrici, ed erompe la consapevolezza di trovarsi a un giro di boa: o l'umanità riuscirà a cambiare drasticamente rotta o sarà destinata a estinguersi

È sconcertante e al contempo triste constatare che una tale lucidità e senso di responsabilità sociale, ben superiore a quella di molti adulti, scaturisca in modo così impetuoso e realistico da due giovanissime autrici

Buona lettura,

Letizia Pampana e Sabrina Caregnato

È la fine

di Alice Capobianco

Tutto era bellissimo nel mondo vecchio. Gli spiriti controllavano il creato e nessuno li contraddiceva. prati verdi prendevano vita dal sole, e, a loro volta, riverberavano una luce stupefacente. L'acqua e la terra erano in armonia, la prima restava nei suoi margini e la seconda la lasciava scorrere libera. Il fuoco dava nuova vita alle piante morte e l'humus lo ringraziava. Gli animali camminavano felici per le foreste e i campi e non avevano paura degli elementi. Il mondo era ricco di nutrimenti e la superficie era splendente e accogliente. Gli oceani creavano piccole onde che sciabordavano sulle spiagge e non creavano quasi mai tempeste. Solo una piccola pioggerellina che faceva crescere i fiori.

Dal mantello terrestre, lo spirito del fuoco scaldava le zampe degli animali e creava dei geyser per fuoriuscire.

Durante la notte, tutti gli spiriti più luminosi si radunavano in cielo, creando degli incredibili spettacoli di luci per seguire il grande spirito Lunare.

Gli spiriti più piccoli invece, si trasformavano in lucciole e imitavano i loro vecchi e potenti compagni nello spazio.

Si ballava felici, nella più assoluta armonia

A volte un vento lieve attraversava gli alberi, alcune gocce cadevano dal cielo e bagnavano tutti. Quella era vita!

Insomma, tutti gli spiriti del mondo andavano d'accordo. Non importava la loro potenza, tutti avevano un ruolo essenziale in questo mondo perfetto. Un equilibrio che non si rompeva. lo sono lo spirito di un venticello. Mi chiamo Ostro.

Non sono uno spirito potente però ho l'aiuto di altri piccoli spiriti come me. Voliamo nel cielo e tra i campi per giocare con gli animali e aiutiamo i semi delle piante a spargersi.

Scusa, aiutavamo ...

Sono passati millenni e il mondo è cambiato, ma non per il meglio. "Muovitit

Traffico ovunque. Clacson inferociti. "Togliti di mezzo alla strada!"

Questi umani sono nevrotici. Si urlano addosso perché si bloccano a vicenda. Non si rispettano. Sono tutti uguali, eppure si odiano.

E stanno distruggendo gli spiriti Lo spirito terrestre è stato scavato e profanato ed ora si ribella causando eruzioni e terremoti. Lo spirito d'acqua è stato contaminato e adesso fa di tutto per distruggerli: inondazioni, tempeste, esondazioni, ha rotto i suoi argini per annegare gli umani nelle loro stesse costruzioni di cemento. Lo spirito del fuoco è stato usato nelle loro guerre e adesso lui si vendica quando può. Brucia un'intera isola e non si lascia fermare.

Io invece mi sono alleato con lo spirito dell'acqua. Creiamo tempeste. Grandi tempeste circolari che uccidono questi invasori.

Loro hanno ucciso molti di noi. Adesso noi uccidiamo loro.

Il raduno degli spiriti non si può più fare. Ormai dobbiamo restare sulla terra per proteggere gli animali: anche loro parlano di ribellarsi, e io voglio una ribellione.

Un attacco che distruggerà la specie umana. La eradicherà dal nostro mondo ... e quel momento sta per arrivare. Prima però voglio aiutare a salvare gli spiriti rimasti.

Da quando gli umani sono arrivati, non ci sono più i colori.

Rimane il verde, dentro una piccola scatola per controllare le loro macchine puzzolenti.

Rosso, verde, rosso, verde. La luce non si spegne mai. E loro si fermano, ripartono, fermano, ripartono ...

La foresta è sparita I campi sono stati recintati e gli animali uccisi.

Dov'è il vecchio mondo?

Gli spiriti del ghiaccio stanno sprofondando a uno a uno, e lo spirito dell'acqua diventa sempre più potente. Troppo potente.

Lo spirito dell'acqua nera si sta esaurendo e con lui spariscono anche gli animali.

L'acqua nera ... Il "petrolio". È grazie a lui che gli umani ci hanno distrutto. Ma non è colpa sua. La colpa è soltanto loro.

Maledette macchine volanti! Ogni giorno diventa più difficile respirare.

Sono uno spirito dell'aria e mi stanno distruggendo. L'exosfera è sempre più calda e mi sto surriscaldando ... Gli umani non fanno niente per fermare questo disastro ...

Non ce la faccio più. Il mondo è diventato troppo caldo ... anche l'estate ormai è rovente ... lo so perché sono il vento di mezzogiorno e ci sono solo d'estate, ma anche l'inverno è cambiato. Me lo ha raccontato un altro spirito dell'aria. La neve non cade più, le temperature non calano. Insomma tutto è cambiato.

Nel mondo, esistono cinque gruppi di spiriti e un gruppo speciale. I gruppi sono l'estate, l'inverno, l'autunno, la primavera e il sempre.

Ognuno di noi appartiene a un gruppo. Io per esempio appartengo all'estate. Al gruppo speciale invece appartengono gli spiriti più forti: l'acqua, il fuoco, l'aria e la terra.

Questi sono gli spiriti che controllano quelli più piccoli come me. Può sembrare un sistema strano, però ha sempre funzionato. C'era pace, equilibrio, bellezza. Finché non sono arrivati gli umani. Loro non hanno uno spirito. Agiscono soli, sono egoisti, violenti. Non gli importa niente del mondo. All'inizio, erano solo una specie insignificante. Però piano piano, dopo milioni di anni, si sono moltiplicati e sono diventati le macchine della distruzione. "Ciao Ostro!" "Ciao Scirocco. Stai bene?" "No. Sto diventando più caldo e non riesco più a spirare come prima ... Ormai è tutto grigio e viscoso." "Anch'io non sto bene ... Ma stasera ne parleremo al raduno degli spiriti. È arrivato il momento." "Ci vedremo li, Ostro ... ora devo andare ... "

Volo sopra le spiagge riempite di gente, sopra le città immerse nello smog. Volo sopra il mare, e vedo persone ammassate in barchette ... Stanno per affondare ma non c'è nessuno a salvarli.

Volo in direzione opposta alla loro. In lontananza vedo le esplosioni. È la guerra. Questo lo sanno fare bene gli umani: distruggere e uccidere. Ma io cosa posso fare per fermarli?

Sta per calare la notte, devo andare al raduno. Devo prepararmi ... è la fine.

Mangori Water

di Isabella Bruins

ogni quattordicenne di questo pianeta ha visto o perlomeno è passato accanto a un campo di grano. Forse non se n'è accorto o semplicemente non gliene è importato, ma di certo ne ha costeggiato uno. È strano come alcune idee possano cambiare così tanto in così poco tempo. Proprio come il significato di un campo. Una volta erano appezzamenti di terreno che tutti ignoravano, ora non più. Ora sono al centro dell'attenzione, ma questa è un'altra storia

Un raggio di luce penetra dalla finestra, illumina la mia stanza e mi fa gemere. Con gli occhi semichiusi dal sonno, scendo la scala e vado in cucina. L'odore fin troppo familiare del mango in scatola mi colpisce il naso. Per la terza settimana di fila, mangio barrette di cereali e mango. Mentre mi siedo, mi accorgo che papà e il nostro vicino, il signor Rivera, stanno guardano un canale all news, il genere di trasmissione che ti direbbe di stare calmo anche se lo studio televisivo fosse in fiamme.

Sgranocchiando a malincuore la mia cosiddetta colazione, ascolto le ultime notizie: "Il sud della California è stato colpito duramente, ogni giorno si registrano 260 vittime. Il Texas rifiuta di cedere le sue riserve d'acqua. Stiamo aspettando aggiornamenti dagli Stati del nord".

C'è anche un servizio su di un bunker ancora abitabile nel Montana. Invece gli Stati dell'Est stanno ancora aspettando le spedizioni dall'Europa. Il Vecchio Continente sembra affrontare la crisi meglio ...

La frustrazione mi bolle dentro, allora finisco in fretta di fare colazione e vado nell'orto. Il sole mi brucia la pelle e l'unico sollievo è il soffio di un refolo.

Tutto è iniziato allora ... si era sparsa la voce che l'estate sarebbe stata la più arida e calda in assoluto a causa del riscaldamento climatico e dell'inquinamento. A scuola non si parlava d'altro. Anche i telegiornali ne parlavano, ma descrivevano l'evento come una "minaccia minore." In seguito invece le cose sono peggiorate. Sono state promulgate nuove ordinanze su come consumare il cibo con parsimonia. Poi i campi si sono inariditi, e siamo rimasti senza frutta e verdura, lo stesso è successo con

il bestiame: non c'era abbastanza acqua e in poco tempo le bestie morivano di disidratazione.

Nel nostro quartiere però, ogni famiglia aveva una dispensa ben fornita, così ci siamo limitati a razionare le scorte. Nessuno si è lasciato prendere dal panico, eravamo certi che da tutto il mondo sarebbero arrivati i cargo carichi di cibo.

Poi uno dei più importanti porti del paese ha preso fuoco ed è saltato in aria. Ora, la nostra piccola comunità del nord Idaho è rimasta isolata, senza nessuno che possa venire ad aiutarci. ..

Chissà com'era vivere negli anni Cinquanta: i campi verdi, i giorni piovosi e tutto il resto. Non c'erano bottiglie di plastica in giro e non eri obbligato a vedere un bosco raso al suolo ogni volta che andavi a scuola in bicicletta.

So che la mia famiglia riuscirà a superare anche questo perché ce la facciamo sempre; è così e basta.

Improvvisamente i miei genitori e Oliver, mio fratello minore, si precipitano fuori urlando qualcosa: è un misto fra il mio nome e altre parole confuse. Rientriamo tutti di corsa: "La Mangori ha appena inventato un surrogato per l'acqua!", esclama mio padre, "L'ha appena annunciato il telegiornale".

UE ... ?"

"I contadini potranno irrigare i loro campi, non dovremo più razionare il cibo!"

Ho chiuso gli occhi incredula, temendo di sognare, poi li ho riaperti. Poco dopo i miei si sono preparati per andare al mercato dell'Idaho, per cercare di comprare un po' di vettovaglie. Dista due ore di macchina, quando non ci sono ingorghi.

Appena se ne sono andati, mi sono messa a guardare la TV, sdraiata sul divano. Sentivo dei rumori strani, delle voci che provenivano da fuori. Ho aperto una finestra. Una donna anziana veniva spintonata da due adolescenti. Sono corsa fuori. "Dacci la chiave della valigia, vecchiaccia " Le urlavano addosso.

L'anziana teneva stretta una valigia consunta: "Non ho niente". "Ma cosa credi? Lo sappiamo che nascondi del riso e dei cetrioli. Dacci la chiave!" lo non riuscivo nemmeno a ricordarmi l'ultima volta che avevo mangiato dei cetrioW

Quando il ragazzo più grande l'ha presa a calci, ho reagito: "Ehi, lasciatela in pacet "Altrimenti cosa?" "Altrimenti vengo lì!" "Oh, che paura! Arriva la secchiona della discarica!".

Ho socchiuso gli occhi: era Jake Peterson con l'amichetto Matthew. Jake era il più gran bullo piantagrane di tutta la scuola. Non c'era da stupirsi che fosse lui anche se mi sembrava molto più magro e più capellone dell'ultima volta che l'avevo visto.

Erano più muscolosi di me, ma io avevo frequentato i corsi di difesa personale per ben due anni. Finalmente avrei potuto mettere in pratica quello che avevo imparato.

Mi incammino verso di loro e Jake inizia a urlare: "Non mi sei mai piaciuta Sabrina, ma sono un gentiluomo, e per stavolta ti lascio andare" . "Te lo sogni, Jake".

Mi avvento contro di loro pronta a colpirli. Iniziamo a spintonarci e a urlare, con la coda dell'occhio intravedo la vecchia scappare con la sua preziosa valigia. Inizio a chiedermi, con una punta di gelosia, se non avessi dovuto lasciarla a Jake ma cerco di non pensarci e mi concentro sui bulli. Non so come ma riesco a immobilizzare Matthew, bloccandogli le braccia dietro la schiena, però arriva Jake e mi scaraventa a terra. Una fitta fortissima alla gamba mi fa urlare. Devo essermi lussata l'articolazione. La testa mi pulsa e non posso muovermi, e soprattutto ho male. In lontananza vedo arrivare Clelia, la vicina di casa. È grande e grossa, maggiorenne, e pure una tifosa sfegatata. Quando vede che Jake mi sta strangolando, corre e lo fa volare in aria con un calcio. Matthew, non sa cosa fare, cerca di aiutare Jake a rialzarsi ma riceve un pugno in faccia. "Non è finita qui, Sabrina!" urla Jake mentre si allontana. "Grazie, Clelia" Dico affannata "Beh, ti costerà una mela." Risponde lei seria.

Mi chiedo se stia scherzando, ma la serietà del suo sguardo mi fa capire che non è così.

Mi deve aver letto nei pensieri perché aggiunge: "Probabilmente saresti morta se non fossi corsa a salvarti. So che avete delle mele nascoste in dispensa".

Esito, poi tomo a casa e vado nella dispensa. Il mio fratellino ficcanaso mi vede e commenta: "Mamma e papà hanno detto di non prendere cibo a meno che non sia assolutamente necessario". "È stata una giornata tremenda! Oliver, ti prego!" "Ma ... " "Chiudi la bocca e fatti gli affari tuoi". Mi pento subito per ciò che ho detto, ma lui sta già risalendo le scale. Allora decido di scusarmi più tardi e apro la porta della dispensa. Rimangono soltanto quattro mele striminzite dentro un cestino, prendo la più piccola, torno fuori e la do a Clelia. "È stato bello fare affari con te, Sabrina" Clelia scherza, ma non sorride.

Non ho voglia di rispondere, e tomo a casa. Il mio telefono inizia a squillare. È papà. Rispondo, la sua voce crepita al microfono: "Ehi, tesoro." Conosco quel tono di voce, e non è quello di una buona notizia. "Uh ... siamo riusciti a raggiungere il centro alimentare, ma quando siamo arrivati c'erano già code lunghissime. Penso staremo via un po' più del previsto. Non preoccupatevi comunque, abbiamo ancora scorte di cibo a sufficienza. Promettimi di prenderti cura di Oliver." "Va bene, papà". "Ok, stammi bene, ciao". "Ciao, papà".

Riattacco e vado sopra a cercare mio fratello, anche per scusarmi con lui. Il pomeriggio prosegue bene, considerando la situazione in cui viviamo. Per cena decidiamo di scaldare dei fagioli in scatola.

A fine giornata, sono così stanca da crollare addormentata in pochi minuti.

L'indomani vengo svegliata dalla vibrazione del telefono, rispondo ancora impastata dal sonno. "Sabrina, hai sentito?!" Mi dice una voce spaventata.

È la mia amica Charlotte: "Sentito cosa?" "Il telegiornale!!!" "No, mi sono appena svegliata ... " "Accendi la TV! Presto"

Riattacca, allora scendo giù e accendo la TV, appare una giornalista della CNN. Il Crawl scorre sotto l'immagine: "Scandalo a Mangori. Le vittime continuano ad arrivare al pronto soccorso. I cittadini pregano, si teme il peggio".

Alzo il volume: "La polizia federale ha già arrestato lo staff del laboratorio, fonte dell'avvelenamento. Medici e scienziati lavorano alacremente per trovare un antidoto "al surrogato dell'acqua", meglio conosciuto come Mangori Water, rivelatosi altamente tossico. Se credete di aver ingerito prodotti provenienti da colture irrigate con la Mangori Water, chiamate subito il numero ... ".

Mi tremano le mani, il sangue sembra scomparire dal mio viso. Una tempesta di pensieri mi attraversa la testa: il surrogato dell'acqua è velenoso, le vittime sono ingenti. .. e se anche i miei genitori avessero ingerito la Mangori Water? Li rivedrò? L'ultimo pensiero indugia nel mio cervello, inizio a pregare mentre afferro il telefono. Le dita mi tremano ma riesco a comporre il numero di mio padre, aspetto. Aspetto un tempo infinito, ma lui non risponde.

Riprovo: ancora niente. Angosciata, provo a chiamare mia madre. Dopo un'attesa che sembra durare anni, lei risponde. "Mamma," La mia voce è stridula e innaturale, "sta-state bene? Avete mangiato qualcosa lì al centro?" "Va tutto bene, stiamo bene. Sappiamo cos'è successo, e non tocchiamo cibo ... "

È stanca, lo sento, mi si inumidiscono gli occhi e mi trema la voce. "Grazie a Dio! Ma come faremo a procurarci del cibo? "Non lo so ... " "Ti prego, torna a casa." "Non posso. La polizia ha circondato la zona, Non possiamo andarcene".

Cosa fare? Devo trovare una soluzione, e in fretta, la vita dei miei genitori potrebbe essere in pericolo. Improvvisamente, mi viene un'idea. "Il bunker nel Montana ... ". "Forse ... ma dista quattro ore in macchina. Inoltre ci saranno posti di blocco, ingorghi... e non sai guidare, Sabrina". "Non ti preoccupare mamma, ho un'idea". "No, davvero, non farlo ... " "Ti voglio bene, ciao" .

Riaggancio prima che lei possa dire altro. Corro a cercare Oliver e gli spiego tutto. 10 minuti dopo suono alla porta di Clelia con mio fratello al mio fianco. Lei apre e ci fa entrare.

Parlo in fretta mentre le racconto cos'è successo, lei sembra sconcertata, tace.

Dopo un po' mi dice: "Tre condizioni: da adesso decido tutto io, divideremo il cibo e Louis viene con noi".

Mi ero completamente dimenticata di suo cugino: Louis è la persona più timida del quartiere, non esce quasi mai. "D'accordo, porta anche Louis, ma sbrigatevi perché fra mezz'ora partiamo".

Così ci incontriamo alla Land Rover bianca di mio padre e iniziamo a caricare il poco cibo rimasto.

Quando saliamo in macchina, il sole sta già tramontando.

È da tanto che non mi accorgo di quanto possa essere bello un tramonto. Lascio vagare lo sguardo verso le valli aride, all'orizzonte mi sembra d'intravedere i volti sorridenti dei miei genitori.

Clelia, Louis, Oliver ed io ... ora siamo una squadra e durante questo viaggio ci prenderemo cura l'uno dell'altro, resteremo uniti.

Una cosa la so: ce la faremo, perché ce l'abbiamo sempre fatta. È così che stanno le cose.

È così che devono essere.

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