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Antonio Spagnuolo, Ivan Pozzoni o dello slittamento
from Opera Nuova 2018-2
Ivan Pozzoni, o dello slittamento
di Antonio Spagnuolo
Non va assolutamente immaginato che il poeta possa dare segnali di impazienza o di insoddisfazione dedicandosi all'opera, ma razionalmente accostiamo l'indagine del suo processo mentale, accanto alla valutazione estetica e alla spiegazione del suo talento, per esigere di considerare psicanaliticamente il rapporto tra potenza compositiva (o qualità artistica) e vita fantastica. Gli effetti particolari che una scrittura riesce a realizzare, difficili da descrivere perché molto spesso ricchi di sbalzi tra i diversi piani metafisici od astratti, vengono alla luce su più dimensioni in ripiani di suoni, di immagini, di parole con luogo fisso, di binari pregni di freschezze e dinamismo.
Immergersi ad orecchio spiegato nei versi che Ivan Pozzoni propone è come affrontare dei marosi nel bel mezzo di una giornata di sole. Il verso lungo, dall'apparenza quieto e straripante, raffinato ed elegante, impertinente e imperioso, sembra accarezzare le parole e affascinare gli ascoltatori nel desiderio impellente di voler creare differenze tra le perlustrazioni e la scrittura stessa. Una crudezza estetica che tenta di andare contro corrente a tutti i costi, per meravigliare il lettore e stordirlo con frasi che si attanagliano, si combattono, si avvicendano, si contorcono, si aggrovigliano, si stemperano con una parvenza di cinismo degno di coloratissime sfaccettature. Libertà e disciplina che gli consentono di esplorare i più vari temi, dalla filosofia ai problemi della religiosità; dalle speculazioni sulla storia ai temi politico ideologici, o sentimentali e morali, dalle imitazioni sonore alle vertigini dell'indicibile, dal sussurro familiare che coinvolge una madre, inaspettatamente, alle illazioni di momenti privati chiusi nel water, dalle improvvisazioni del sistema capitalistico alle sostanziose frodi scambiate senza vergogna, distanziandosi sempre più dal canone delle proposte letterarie che via via affollano gli scaffali delle librerie: al di là di un tipo di letteratura accettata da tutti. Quasi paura che la buona merce potesse rimanere insoluta e inaspettata perché il mercato è dominato dalla merce scadente, nello scompiglio di tutte le monete false che ci vogliono offrire.
Leggere e rileggere questi versi diviene un impegno culturale di alto livello, perché la contemporaneità del dettato non cerca di realizzare un
profilo di semplice chiarezza, ma al contrario impone una concentrazione che sembra rimanere senza referente, in un orizzonte che ricuce cortocircuiti violenti e appuntiti nella giusta fermentazione del pensiero. L'autore spesso tenta privilegiare i valori fonici e formali, una "cifra" stilistica che attribuisca alla parola una serie pressoché infinita di significati armonici, vibranti, risentiti, aggrondati, sfocianti in valenze puramente estetiche, in quanto il ritmo melodicamente cadenzato, non rarefatto, non mentale, è continuamente trasfigurato dall'interno attraverso una precisa cucitura metrica che oltrepassa sempre l'endecasillabo. Il riflesso tra ragione e fantasia riporta al complesso metrico verso "altro" da trovare e comprendere nella sua potenzialità timbrica che sciorina le diverse frequenze con ben distinte origini spaziali.
Il racconto, o meglio i racconti, si dipanano in frasi fulminanti e melodiche, tra le molteplici ricerche di un dettato sempre inciso nel progressivo suggerimento. La novità, cercata in assoluto, cuce i brani che non rivelano difformità strutturali, ma si aprono in frammenti e proposizioni di una patenza esemplare che a prima vista riesce a coinvolgere per quella sua operatività di costruzione. L'ingranaggio imprevisto si materializza in fotogrammi usciti luminosamente dalla camera oscura dell'operatore e svicola in risoluzioni di dominio estetico disponendosi a demistificare le immagm1 reperite per un attacco profondo dell'annuncio, dell'urlo, della crudezza, della sollecitazione.
Con i frammenti chorastici si confermano voce e moto resi saldi da una cura quotidiana, le qualità della poesia di ricerca, invito sonoro a "restare umani", lode del dubbio al cospetto di slogan e di adunate di massa, sguardo attento alla natura, che è radice, è vita, è insegnamento, attenzione al sussurro di parole inquietanti, ebbrezza sopita nelle dichiarazioni irrequiete, esasperazione trattenuta nelle dichiarazioni sollecitate da intelligenti brillii. Nuovi, vale a dire più espliciti, più vividi, sono la consapevolezza circa i propri strumenti poetici, le passioni, le predilezioni, perfino i sogni oltre il reale, e il risalto dato alla riflessione su natura e funzione del dire in poesia, del "canto". Consapevolezza e vibrante esercizio di discernimento sono le fonti di una luce efficace e feconda per chi legge, che sia essa cruda nella ripetizione cruenta sul palcoscenico devastato, sulla tolda 'calcata' della storia, o gentile, nel quieto riaffermare la propria dignità, il proprio compito controcorrente, la propria attenzione alle apparizioni oltre alla semplice forma dello stile. Le ragioni costruttive di questi dialoghi, impegnati di volta in volta tra un quotidiano

stravolgente e un voler urlare sollecitazioni sociali o umane, cercano di puntare ad un obbiettivo di demistificazione svicolando a soluzioni che muovono anche senza volerlo verso una sollecitazione emotiva che avvince e stravolge. Il poeta parla, parla a briglia sciolta e propone figurazioni dai molteplici colori. Insegue con interesse personale «[ ... ] poetastri e giornalisti freelance che ci assediano il cazzo/ con le stragi, eviscerando ogni dettaglio senza il minimo imbarazzo[ ... ]». Si propone in maniera metaforica alla madre come un «[ ... ] autistico, non un autistico dell'azienda trasporti municipale [ ... ]» nella speranza che la madre ascolti le sue parole avvolte dalla esasperazione sociale. Interroga la sorte «[ ... ] Dipendente dell'Enel, Luigino, mica alto dirigente di una holding consociata/vacci tu a capire la differenza tra una obbligazione ordinaria e una subordinata[ ... ]».
La capacità di rappresentare immagini in movimento ha il compito di smuovere le viscere, di abbagliare con sorpresa, di scatenare qualche emozione con il virtuosismo espressivo, quasi che lo smarrimento reclami una risposta, nell'inganno di un presente e nella condensazione di un ripensamento. Perdiamo ogni giorno qualcosa che ci appartiene, vittime di decapitazioni improvvise e inaspettate, così come«[ ... ] Luigino morto con la corda al collo/ come i milioni di disgraziati destinati al macello,/ con un click da un bunker di Berlino o di Londra il super-capitale/ cancella una vita intera trasformando il consumatore in un maiale [ ... ]». Le capacità di azione/ reazione si palesano nella tortura di un dialogo che ha potenza di corpo materiale nel mezzo delle contraddizioni che l'indagine plurisemica cerca di evidenziare. Il poeta rincorre figure meta-poetiche e affonda nelle allegorie e nelle metafore con agilità e sorprendente macchinazione. Nel luogo dell'interrogare si rivela la domanda sull'essere personaggio nel bel segno delle vicende, e le parole ritornano alle nostre labbra affinché non accada una distruzione, segretamente messa in atto dal virus della illusione. Insomma il problema della parola diviene perentoriamente il voler conferire forma all'informe, laddove Ivan Pozzoni cerca di custodire i segreti senza pretesa alcuna di formalizzarli, dettando un ordine/ disordine per proseguire fuori dell'arbitrarietà, e mettere in evidenza lo strappare all'occultamento e alla latenza le verità che ci circondano nelle esperienze e nelle frequentazioni. Non la novità cercata in assoluto, giacché i brani delle varie composizioni sono inscritti, incardinati, nei repertori del ritmo, incalzante e vertiginoso, e realizzato per un sequel coerente e flessibile, spesso fatto oggetto di architetture astringen-

ti e ben ritagliate. L'imprevisto e il già detto non si inceppano ma si materializzano in fotogrammi singhiozzanti, ripiegando in soluzioni a dominio estetico, ricche di ossigeno anche se bilanciate dalla crudezza del vissuto, in movimenti fuori dalla lirica, ma ricchi di quel dinamismo capace di scatenare emozioni o di stupire nel figurato, senza margini preordinati e capillarmente permeati. Sono sequenze che assicurano il breve volgere della evocazione e intersecano un tratto velato della filosofia.

I van Pozzoni
Anti-«manifesto» neon-avanguardista
«Qui giace un autistico»
1] Odin: Ogni battaglia della «neom-avanguardia è aeriforme [Ogni
«neon»-avanguardista, scatenandosi dalla schiavitù della contingenza locale, deve accettare la sfida dei capitalismi nomadi, asfissiandone i mezzi di dominio (mass-media), recidendone la volatilità, illuminandone il lato oscuro; riconsegnato alla tangibilità ontologica della forma e del volume attraverso attentati di «solidificazione», l'anonimato delle «autorità» multinazionali, rifattosi «spazio» assaltabile, torna a essere reale obiettivo bellico dei numerosi movimenti di critica sociale, riconcedendo ad essi, allo stesso tempo, nuovi «spazi» liberi dal dominio e dalla schiavitù della contingenza locale]; 2] Dva: Il dialegesthai è fondamento di democrazia [Rafforzando il dialegesthai tra voci differenti, non cadendo nella rete dell'esclusione e dell'emarginazione dell'attività culturale altrui, coltivando l'universalità del diritto / dovere di comunicare, non cedendo all'attrattiva della critica destruens, evitando atteggiamenti aristocratici, si arricchisce l'autonomia individuale];

3] Tri: L'atrofizzazione della dimensione narcisistica dell'artista è urgente [La strada dell'atrofizzazione della dimensione narcisistica dell'artista inizia dallo snodo del riconoscimento dell'urgenza di coordinare iniziative artistiche collettive, solidali, ed anonime, connesse al correttivo dell'epigraficità dell'arte aedica, o trobadorica]; 4] Chetyre: L ',opera d'arte» è filiera solidale [L'«opera d'arte» come
«filiera» di interazioni feedback tra «agenti» diversi ha urgenza di riscoprire la sua natura contrattuale socialista, contro ogni forma di capitalismo, contro ogni logica di mercato, contro ogni incidenza assistenzialista; artista, mediatori culturali, editore, tipografia, di-