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Fabiano Alborghetti, Legni, colombe 15 Sabrina Caregnato, La Malanocte 23 Sabrina Caregnato, Versi inconsapevoli
from Opera Nuova 2018-2
Versi inconsapevoli
di Sabrina Caregnato
Fra le più varie e complesse manifestazioni di vita del pianeta troviamo gli alberi. Sono organismi straordinari e affascinanti sotto molti aspetti: la taglia ad esempio. Alcune specie, come la Sequoiadendron gigateum, possono raggiungere i 100 metri di altezza e superare le 1.300 tonnellate di peso. Oppure l'età, che in molti casi si misura in millenni. L'esemplare più vecchio del mondo si trova in California: è un Pinus l.ongeva che ha raggiunto la venerabile età di 4.850 anni. Non è un caso unico. In Svezia, una Picea abies è nata da radici di 9.500 anni (la parte visibile invece ha "sol.o" 600 anni}. Il decano svizzero, un Larix decidua, di anni ne ha
1500.
Questi antenati, oltre a raccontarci secoli di storia, sono un simbol.o di pazienza, forza e tenacia nel far fronte ai cambiamenti e alle avversità della vita. Molti hanno visto sorgere e tramontare le maggiori civiltà. Se non li stermineremo prima, come sciaguratamente abbiamo già fatto con molte altre specie del mondo vegetale e animale, assisteranno anche al nostro inesorabile declino.
Recenti studi hanno dimostrato che gli alberi formano comunità complesse e comunicano fra loro attraverso una fitta rete di radici e di funghi sotterranei. Grazie a questo sistema possono scambiarsi nutrienti e aiutarsi a sopravvivere. Perciò, oltre a essere un ponte fra terra e ciel.o, passato, presente e futuro, sono anche un sorprendente esempio di solidarietà sociale. Il I.oro ruol.o è indispensabile a tutti i livelli dell'ecosistema e alla nostra sopravvivenza.
Per questi motivi e tanti altri, che esulano da considerazioni meramente scientifiche, gli alberi dovrebbero meritare tutto il nostro rispetto. Purtroppo non è sempre così.
Spero che queste righe possano farvi cambiare il vostro modo di guardare queste meravigliose ed enigmatiche creature.
Ulmus glabra
Il caos quotidiano che spezza la mente, le vite spolpate dall'essere finte e noi a capofitto in corse mai vinte, nel buio che inghiotte futuro e presente.
Gigante maestoso, tu resti silente. Ogni tua grinza dell'aspra corteccia è strenua saggezza, perpetua e perfetta. Il mondo scadere, osservi indulgente.
Sei un arco del cielo, la voce del vento, sei l'ombra longeva che ripara dal tempo, la muta memoria del nostro passato.

Rorida rocca, enigma vivente, di panica pace terrigeno tempio. Colonna portante del sacro creato.
Castanea sativa
Ti taglieranno domani ... Milleduecento anni di storia, di auspici, di quieto frascheggiare, cagione di meditazioni ... indefinite eppure imprescindibili. In vece tua, un centro commerciale. Carcere moderno, zeppo d'inezie che svuotano la coscienza.
Ed ecco arrivare sciami <l'illusi, al posto d'operose api e del tamburellare dei picchi! Stanchi, si assieperanno su sterili e scintillanti piastrelle. Niente più scoiattoli dalle liete corse nel labirinto ligneo: alle futilità, falsi conforti per vite sfuggite, occorre spazio.
Domani, la battaglia finale. Senza vincitori, senza lustro, senza senno né sagacia, solo orde di schiavi volontari, spersi fra scansie metalliche. Vane giustificazioni, vuote parole, evanescenti discorsi ... e la verità? Abbattuto per paccottiglia inane, destinata all'oblio delle discariche!

Domani, risecheranno milleduecento anni di vita, di memorabili intrecci e di sussurri d'amore. Fra luce e calore del solstizio estivale, il lieve cullare di foglie, di dolci illusioni, d'aerei castelli, velati nell'ombra della verde corona. Riposa in pace, speranza del nostro futuro. Di fronte a noi soltanto un tetro muro.
Platanus Hispanica
Ombra bianca nella notte, eri il riparo ombroso della panca, dove un bambino giocava felice a rimpiattino. Eri latebra degli innamorati e dei loro baci rubati, fra giuramenti eterni e allegre corse sui prati.
Ombra bianca nella notte, tremava la chioma sotto i bombardamenti mentre una nonna rattoppava la misera gonna. E chissà quanti soldati morirono fucilati fra rovine, calcinacci e muri crollati ...
Ombra bianca nella notte, confessionale del barbone ... che obliava nel vino ogni peccato del suo irto cammino, ma non scordava le troppe scaglie stracciate, inconsapevoli testi di questi giorni funesti.

Quercus Robur
Vecchia quercia, mi ricordi il padre che avrei voluto avere. E lui, come te, sembrava immenso, immortale, imponente ... anche quando il rugoso tronco gli anni non nascondeva più. All'ombra della tua forza tranquilla, sognavo ... E volevo continua la tua permanenza terrena, Allora non potevo sapere, né immaginare quanto mi saresti mancato. Maestoso gigante stanco, sbarbicato quel giorno di vento, ucciso da un mondo falso e di cemento.

(Taxus baccata)
Ponte nell'Ade, all'obito diletto lieve cammino.
