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STORIE  DI  CRONACA  NERA

I grandi delitti della storia d’Italia:

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Donato Bilancia

scivo di casa e decidevo di ammazzare, così come avrei potuto decidere di andare al ristorante. Io mi agito per una marachella e poi ammazzo come niente fosse”. (D. Bilancia) Donato Bilancia è uno dei più efferati ed “efficienti” serial killer della storia italiana: 17 omicidi in meno di due anni, tra il 1997 e il 1998, che terrorizzarono la Liguria e il Piemonte meridionale. Colpisce con una Smith&Wesson calibro 38 e “lavora” per categorie di vittime: vendetta, rapina, prostitute, fino diffondere il terrore affidandosi alla casualità degli omicidi in treno. Nato a Potenza nel 1951, Bilancia si trasferì bambino a Genova con la famiglia, all’interno della quale si evidenziarono subito rapporti difficili e per lui frustranti. Era ancora adolescente quando cominciò a commettere furti, che lo portarono in carcere già nel 1974 e, ancora una volta, due anni dopo, quando riuscì a evadere. Da adulto egli si mostra, comunque, come un uomo colto e raffinato, che parla più lingue e ama le auto di lusso; unici vizi: il gioco e il fumo. Ma è anche un uomo affetto da gravi disturbi mentali, accentuati da due episodi di coma a seguito di incidenti automobilistici (nel 1972 e nel 1990), ma soprattutto dal suicidio del fratello Michele, che nel 1987 si gettò sotto un treno con in braccio il figlio di quattro anni. Noto e abile giocatore d’azzardo, Walter (questo il suo nome d’arte al tavolo da gioco) commette il suo primo omicidio proprio per motivi legati al gioco: è il 16 ottobre 1997 e Bilancia strangola con del nastro adesivo Giorgio Centenaro, che lo avrebbe truffato (una morte imputata a cause naturali fino a quando Bilancia stesso non si autoaccusò). Una settimana dopo un duplice assassinio per motivi analoghi: i coniugi Maurizio e Carla Parenti, dalla cui casa Bilancia sottrasse denaro e beni di valore. Altro doppio omicidio a scopo di rapina il 27 ottobre a casa dei coniugi Bruno e Maria Luigia Solari e, il 13 novembre, l’assassinio del cambiavalute di Ventimiglia Luciano Marro a cui rapinò 45 milioni di lire. Fin qui i delitti a sfondo “economico”, cui seguì, per una vendetta, l’assassinio del metronotte Giangiorgio Canu, a Genova, il 25 gennaio 1998. Si apre ora la seconda fase della carriera criminale di Donato Bilancia, che vede come vittime le prostitute. Il 9 marzo uccide a Varazze Stela Truya, albanese, il 18 dello stesso mese a Pietra Ligure l’ucraina Ljudmyla Zubskova mentre, due giorni dopo,

torna al “vecchio” movente, colpendo il cambiavalute Enzo Gorni di Ventimiglia. È in questa occasione che viene visto per la prima volta mentre fugge in auto. Seguono, poi, altri “passi falsi”, che porteranno presto gli inquirenti alla svolta, non prima però che si allunghi ancora molto la scia di sangue: il 24 marzo la transessuale Lorena Castro, intuendo le reali intenzioni di Bilancia, riesce a scappare. In quell’occasione il maniaco uccide due metronotte, Massimiliano Gualillo e Candido Randò, e ferisce la stessa Lorena, che però sopravvive e potrà fornire preziose indicazioni. Il successivo errore Bilancia lo commette il 29 marzo a Cogoleto, quando l’uccisione della prostituta nigeriana Tessy Adobo permette ai RIS di Parma mettere in correlazione la morte con quella di Stela. Si è ormai sulle tracce di Bilancia: automobile (Mercedes 190, nera) e identikit stanno per condurre al mostro, quando egli decide di cambiare bersaglio, iniziando a uccidere sui treni. Il 12 aprile spara a Elisabetta Zoppetti nel bagno dell’intercity La Spezia-Venezia e, dopo aver di nuovo colpito una prostituta, Kristina Valla, il 18 dello stesso mese sul treno Genova-Ventimiglia uccide Maria Angela Rubino lasciando tracce di sperma sul cadavere. L’ultimo omicidio, a scopo di rapina, viene commesso ad Arma di Taggia ai danni del benzinaio Giuseppe Mileto. Tra la popolazione si è ormai diffuso il terrore. Ma interviene un caso fortuito a sciogliere il mistero ed è proprio la Mercedes a tradire Bilancia: il concessionario, infatti, si rivolge ai Carabinieri denunciando che non gli è stata restituita un’auto data in prova. L’Arma allora indaga: modello dell’auto e identikit del mostro corrispondono; il resto lo fanno le tracce degli pneumatici e il confronto col DNA rinvenuto sulla scena dei crimini. Arrestato il 6 maggio 1998, Bilancia confessa spontaneamente tutti gli omicidi imputati aggiungendo il primo. La sentenza del Tribunale di Genova, confermata in Appello e in Cassazione, lo condanna a 13 ergastoli e 28 anni di carcere. Dopo essere stato detenuto a Marassi e poi a Chiavari, ora Donato Bilancia si trova nel carcere di Due Palazzi di Padova Ma non pochi sono i dubbi e i misteri che ruotano ancora attorno ai suoi 17 omicidi. Fonte: WEB

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