Wonderwall #35

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time flies...

EDITORIALE

hello, il ‘tempo vola’, è il caso di dirlo. Il numero 35 segue il precedente a distanza di quasi un anno, ma recupereremo il tempo andato. E’ questo il primo numero post-Oasis, o meglio da quando Noel Gallagher ha lasciato la band, il 28 agosto 2009, proprio nell’imminenza della data italiana dell’I-Day Festival che avrebbe chiuso il Dig Out Your Soul World Tour. Definito da molti ‘il giorno del disastro’, da quel venerdì di fine agosto è rimasta una ferita ancora aperta. Solo da poco e lentamente iniziamo tutti a somatizzare quella che è indubbiamente la conclusione di un ciclo e di una parte della nostra vita nella quale gli Oasis sono stati l’immancabile colonna sonora. Nonostante tutta l’amarezza di quanto accaduto, è tempo di guardare avanti: al progetto solista di Noel e alla nuova band di Liam (che in pratica ha reclutato tutti tranne il fratello maggiore per il suo nuovo disegno musicale). Sotto il nome Beady Eye sono infatti già da tempo in studio di registrazione: Liam Gallagher, Andy Bell (tornato a suonare la chitarra), Gem Archer, Chris Sharrock e, senza far parte ancora della line up ufficiale, Jay Darlington (alle tastiere) e Jeff Wootton (al basso). La produzione è curata da un veterano, Steve Lillywhite: una vera garanzia. L’album di debutto è atteso per il 2011. Per quanto riguarda Noel, non ci sono al momento dettagli, il suo progetto solista sembra procedere senza fretta. Ha sicuramente una buona scorta di canzoni non incluse negli album degli Oasis, che non si adattavano alle sonorità del gruppo o al sound del disco. In questo numero, tra le altre cose, una intervista esclusiva a Paul Gallagher (‘The Real Big Brother’) concessa il 5 dicembre 2009 in occasione della Supersonic Night a Roma (del 4 dicembre) e un reportage completo delle due date di Noel alla Royal Albert Hall di Londra per il Teenage Cancer Trust (25 e 26 marzo 2010). Il prossimo numero è già in lavorazione e conterrà i dettagli della raccolta di singoli “Time Flies 1994-2009” pubblicata il 14 giugno 2010 e un esclusivo allegato per tutti gli iscritti.

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giugno2010 EDITORE

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1994-2009

What’s The Story?

OASIS SPLIT NOEL A STATEMENT FROM 28 August 2009

t sadness and grea "It's with some sis Oa it u that I qu relief to tell yo y sa d will write an tonight. People d but I simply coul what they like, y da a g with Liam not go on workin longer. l the people who "Apologies to al r the shows in bought tickets fo and Milan". Paris, Konstanz

TALES FROM THE MIDDLE OF NOWHERE 29 August 2009 Cari amati, è con il cuore pesante e il viso triste che questa mattina vi dico il seguente. A partire dallo scorso venerdì 28 agosto, sono stato costretto a lasciare il gruppo rock'n'roll Oasis di Manchester. I particolari non sono importanti e sono troppi per essere elencati. Ma ritengo che voi abbiate il diritto di sapere che il livello delle violenti intimidazioni verbali verso di me, la mia famiglia, amici e compagni è diventato intollerabile. E la mancanza di supporto e di comprensione da parte del management e dei miei colleghi nella band non mi ha lasciato altra opzione che farmi da parte e cercare nuovi pascoli. Vorrei in primo luogo offrire le mie scuse ai ragazzi a Parigi che hanno pagato dei soldi e atteso tutto il giorno per vederci solo per essere NUOVAMENTE delusi dalla band. Le scuse non sono probabilmente abbastanza, lo so, ma temo siano tutto quello che ho. Visto che ne parliamo, vorrei dire alle brave persone che al V Festival hanno avuto la stessa esperienza. Di nuovo, posso solo scusarmi - anche se non so il perché, non aveva niente a che fare con me. Ero in forma e pronto per suonare fantasticamente. Ahimè, le altre persone del gruppo non erano dello stesso avviso. In conclusione vorrei ringraziare tutti i fan degli Oasis, di tutto il mondo. Gli ultimi 18 anni sono stati veramente, veramente fantastici (e io odio usare questa parola, ma oggi è uno di quei casi che la ritengo opportuna). Un sogno divenuto realtà. Porto con me ricordi gloriosi. Ora, se volete scusarmi ho una famiglia e una squadra di calcio da indulgere. Ci vediamo da qualche parte lungo il cammino. E’ stato un fottuto piacere. Grazie mille. Arrivederci. NG.

Gli Oasis sono implosi nel modo più rock’n’roll possibile, drammaticamente, improvvisamente dopo un violento litigio tra Liam e Noel Gallagher. L’ennesimo e forse definitivo alterco. E’ accaduto nel backstage del festival parigino Rock En Seine a Saint-Cloud, in Francia (un paese che non ha mai portato fortuna ai Gallagher e ha segnato solo episodi tristi della loro carriera). La dinamica degli accadimenti è rimasta abbastanza confusa e le uniche versioni circolate descrivono un violento litigio tra Liam e Noel proprio pochi minuti prima di salire sul palco, dove erano headliner della serata. Nella colluttazione Liam avrebbe tirato a Noel (senza riuscire a colpirlo) una sua chitarra acustica (regalatagli con tanto di dedica dalla moglie Nicole Appleton) fracassandola. Deve essere stata l’ultima goccia per Noel, che è andato via, non prima di essere passato letteralmente sopra la chitarra di Liam (già rotta in terra). Alle 23 circa del 28 agosto OasisInet.com ha diramato per volontà di Noel un primo comunicato stampa nel quale ‘the chief’ annunciava di lasciare gli Oasis. Nel frattempo un portavoce del management dichiarava ai giornalisti francesi presenti: «Il gruppo non esiste più. Non suonerà stasera e sono annullate tutte le rimanenti date della tournèe europea». Il 29 agosto ha fatto seguito l’ultimo ‘post’ di Noel sul blog ufficiale “Tales From The Middle Of Nowhere” dove sostanzialmente si confermava l’uscita di scena e si porgevano le ovvie scuse ai fans delusi, in particolare a chi aveva acquistato i tagliandi per i concerti annullati. Un epilogo amaro e una ferita difficile da curare per quanti hanno messo la propria vita nelle mani di questa rock’n’roll band. Noel ci aveva avvisati.

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INTERVISTA ESCLUSIVA bre 2009

Paul Gallagher è il primogenito e sicuramente il meno noto dei tre fratelli Gallagher. Nato l’11 gennaio del 1966, circa un anno e mezzo prima di Noel, tifa il City e ha sempre cercato di trovare il suo posto nel mondo della musica. Alla fine degli anni 80 ha iniziato a selezionare dischi in alcuni locali a Manchester, per abbandonare le scene con l’avvento del periodo acid house music. Ha lavorato per la Creation Records durante gli anni 90, diventando anche il manager di una band. Dal 2006 è tornato a selezionare dischi a partire dalle Hindu Nights di Gent (in Belgio), dove è attualmente resident dj. Da allora ha selezionato dischi in varie parti del mondo e ora, per la prima volta e in esclusiva per Wonderwall, anche in Italia.

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BIG BROTHER Intervista e foto di Fabio D’Antonio con l’aiuto di Giorgio Di Berardino

Intervista a Paul Gallagher in occasione della Supersonic Night a Roma del 4 dicembre 2009. Nella sezione Supersonic Night sul sito: wonderwall.it un report della serata con la locandina, le foto e un video di saluto di Paul Gallagher.

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onversiamo amabilmente sorseggiando del tea nel salottino di un elegante hotel, immerso nel verde e la quiete della campagna romana. E’ il secondo giorno insieme a Paul Gallagher, arrivato a Roma per partecipare alla Supersonic Night del 4 dicembre a Stazione Birra. E’ un vero piacere chiacchierare con il terzo fratello in questo sabato pomeriggio soleggiato e caldo (per quanto possibile in dicembre). Parliamo di musica e della serata appena trascorsa, una grandiosa serata, con una grande partecipazione di mad for it che testimonia (se mai ce ne fosse stato bisogno) la febbre Oasis dei fans italiani, per nulla sopita nonostante il definitivo abbandono di Noel e lo scioglimento della band.

PAUL GALLAGHER

o 5 dicem ROMA - Sabat


P A U L

Il litigio tra Noel e Liam è stato già somatizzato da tutti i fans, ma non la loro effettiva separazione. Le baruffe tra i due fratelli non sono una novità per nessuno, ma la resa di Noel con un breve comunicato stampa alla vigilia della data di Milano (I-Day Festival del 30 agosto 2009) brucia ancora. Un brutto incubo dal quale ancora ci si deve svegliare. Sono passati appena 3 mesi dal giorno del ‘disastro’, i fans degli Oasis manifestano ancora sentimenti contrastanti attraverso i social network: rabbia, incredulità, fatalismo, graditudine e sconforto... Paul ha appena avuto modo di assaggiare il caloroso pubblico italiano ed è rimasto deliziato dalla bravura delle tribute band. Tutte cose che racconterà molto presto a Liam, con il quale sembra avere attualmente un rapporto più solido e autentico. Forse è così da sempre. Paul rivendica diversi tratti del carattere, dei gusti e dello stile di Liam come originariamente suoi; trasmessi al fratello più piccolo quando era un modello da seguire. Passeranno il giorno di Natale insieme. Senza Noel. Tra poche ore Paul ha il suo volo per Parigi, dove raggiungerà la sua fidanzata, ma è ben disposto a concedere questa intervista, nonostante non ci sia il tempo necessario per tutti i quesiti... Paul: “Quelle sono le domande?” (sorride) Ho appena estratto un inquietante foglio con gli appunti per le domande, sono scritte a mano con una calligrafia minuta e indecifrabile... Appena preparata la videocamera si inizia a registrare e chiedo di fare un saluto ai fans italiani. Paul appare divertito e si presenta a modo suo: “Ciao Italia, mi chiamo Boris Karloff... no, sono Paul Gallagher” “Dove vivi e di cosa ti occupi maggiormente?” Paul: “Vivo a Londra attualmente. Faccio il dj e... altre cose”. “Sei ancora coinvolto musicalmente nella promozione di qualche band?” Paul: “No, non promuovo più nessuna band. E’ stato dieci anni fa. Tutto dimenticato. Adesso penso a me. Sto lavorando all’organizzazione di un piccolo Festival musicale in Irlanda per il prossimo settembre 2010”. “Nell’immediato quali sono i tuoi impegni?” Paul: “Natale con Liam e forse a Kuala Lumpur come dj per Capodanno...” “Così lontano?” Paul: “Kuala Lumpur o qualsiasi altro posto, non è un problema sino a quando ci saranno i treni e gli aerei”. “Sei riconosciuto in strada dai fans degli Oasis come fratello Gallagher?” Paul: “In Italia non mi accade, neanche in Belgio. A Londra succede, a Manchester ovviamente”. “Ti fanno sempre le stesse domande...” Paul: “Ma oramai non li faccio più parlare. Chi prova a chiedere: ‘Tu...’ - gli rispondo subito ‘No’. Quasi tutti guardano e passano”. “Quale è stata la domanda più bizzarra o insolita che ti è stata fatta da un fan degli Oasis?” Paul (ci pensa un pò): “Non saprei dirti... ma posso raccontarti cosa mi è successo in America. Ero nello stesso hotel della band che doveva suonare a Los Angeles. Credo fosse il 1998. Avevo chiesto alla reception di non farmi passare nessuna telefonata e di non disturbarmi perchè volevo riposare... e poi arriva questa stramba telefonata... (Paul cambia voce e adotta un caratteristico accento americano): ‘Hey amico, tu non mi conosci, sono il figlio di Jim Morrison, sai quello dei Doors... la mia band suona stasera e mi chiedevo se ti andava di venire a vederci’. Ed io: ‘No, vaff***’. Erano le nove del mattino e un tizio che diceva di essere il figlio di Jim Morrison mi ha chiamato in hotel per invitarmi al concerto della sua band. Una vera stronzata... Ma non credo fosse un fan degli Oasis”. “Gli Oasis hanno cambiato la tua vita?” Paul: “Non mi hanno cambiato la vita. E’ sempre la stessa, anche se forse oggi non sarei a Roma se non erano così famosi”.

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“Ti senti a tuo agio ad avere i tuoi fratelli in una band famosa come gli Oasis. E’ stato fastidioso a volte?” Paul: “E’ tutto ok, sono passati diciotto anni. E’ molto tempo. Non è più il 1995 quando tutto era davvero pazzesco e inatteso”. “Quali sono i 5 dischi che hanno cambiato la tua vita, esclusi gli Oasis?” Paul: “Posso dirti alcuni album che mi piacciono, ma non mi hanno cambiato la vita... l’album omonimo dei ‘The Specials’, l’album ‘In The City’ e anche ‘Sound Affects’ dei Jam, l’album ‘1st’ dei Bee Gees pubblicato nel 1967... e ‘The Queen Is Dead’ degli Smiths”. “Quale è il tuo album preferito degli Oasis?” Paul: “Definitely Maybe (risponde con sicurezza e sorride). E’ stato il primo. Non so se è il migliore, ma è quello che ha cambiato le cose. In quel periodo si ascoltava musica americana. Cose tipo Nirvana. In Inghilterra c’erano i Blur, Suede. Ma c’era una certa differenza di popolarità. Poi all’improvviso arrivano gli Oasis e boom! Spazzarono via tutte le altre band in un attimo. Fu pazzesco il periodo dal 1995 al 1996”. “Quali sono le 5 canzoni che preferisci degli Oasis?” Paul: “Rockin’ Chair, Stay Young, To Be Where There’s Life, Don’t Go Away e Supersonic”. “Non hai menzionato nessuna canzone di Liam...” Paul: “Songbird... Liam migliora sempre, diamogli tempo”. “Cosa ci racconti di Knebworth... eri nel backstage?” Paul: “No, non sono stato a Knebworth. Ho preferito fare una vacanza in Tunisia. Mi sono perso Loch Lomond, Knebworth, Pairc Ui a Cork (Irlanda). Non ho assistito a questi mega concerti all’epoca. Andai in Tunisia per allontanarmi dalla Oasis-mania e rilassarmi. Entro in un bar e il jukebox suona musica degli Oasis. Me ne vado nella ca**o di Tunisia, sino in Africa, per allontanarmi dall’isteria di quei giorni. E mi rendo conto in quel momento che erano famosi anche in nord africa... aaargh!” “Quali sono stati i migliori concerti degli Oasis ai quali sei stato presente?” Paul: “Direi il Point di Dublino nel 1996 [gli Oasis hanno suonato al Point Depot di Dublino il 22 e 23 marzo 1996] è stato molto tempo fa, molte pinte di birra fa... con diecimila pazzi all’interno dell’arena. Poi ancora Wolverhampton nel 1994 [gli Oasis hanno suonato in due occasioni nel 1994 in Wolverhampton. Alla Civic Hall di l’11 dicembre e alla Wulfrun Hal l’11 agosto]”. “Puoi provare a descrivere in una parola le persone che ti vado a nominare?” Paul: “Faccio un tentativo...” “Noel Gallagher” Paul (sorride e fa un ghigno): “Eeeeeh” “Ma non è una parola...” Paul: “Eeeeeh, questa per me è una parola” “Liam Gallagher” Paul (sorride ancora, è ovvio che non vuole esprimere nulla che possa essere strumentalizzato nei confronti dei suoi fratelli e ripete guardandoci divertito): “Uuuuuh” “Bonehead” Paul (si esprime in italiano): “Magnifico” “Guigsy” Paul: “Invisibile” “Tony McCarroll” Paul: “Perduto” (Paul usa il termine ‘Lost’ che potrebbe avere varie interpretazioni: disperso; sciupato; mancato) “Alan White” Paul: “Cockney” (‘Londinese’) “Gem Archer” Paul: “Grandioso” “Andy Bell” Paul: “Posh Boy” (‘Ragazzo elegante’) “Phil Smith” Paul: “Geniale” (Ovviamente su questo giudizio così positivo deve aver pesato, almeno un pò, il fatto che i due sono

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stati insieme i protagonisti della Supersonic Night del giorno prima. Trascorrendo gran parte del tempo che ha preceduto la loro esibizione a bere birra). Poi aggiunge: “Un genio senza telefono cellulare... deve comprarne uno” “Alan McGee” Paul: “Ginger Joke” (‘Scherzo rosso’) “Paul Gallagher” Paul: “Amazing” (‘Stupefacente’). Ridiamo tutti insieme. “Hai scritto un libro sulla vostra infanzia, ‘Brothers, from Childhood to Oasis’. Non ti spiace se ti chiedo come era Liam da piccolo. Immagino fosse una vera peste...” Paul: “Non era cattivo, era molto rumoroso, faceva un gran baccano”. “Pensi di aver influenzato in qualche modo Liam?” Paul: “Si, ha rubato i miei vestiti, i miei dischi, i miei gusti, le mie idee e la mia filosofia”. Guarda la telecamera e punta il dito: “Ladro”. “E adesso sta vendendo tutto questo con la musica e la linea di abbigliamento...” Paul: “Ascolta, è evidente... Pretty Green, ovvero PG... (indica se stesso) poi c’è la Big Brother e chi è il fratello più grande? Hai bisogno di altre prove?”

Brothers: From Childhood to Oasis - The Real Story

Paul Gallagher & Terry Christian

Paul Gallagher sa essere molto divertente quando vuole. Ha uno spiccato senso dell’ironia, tuttavia è indubbio che è stato molto influente sul carattere e sui gusti di Liam. “Cosa pensi della scelta di Liam di produrre una propria linea di abbigliamento?” Paul: “E’ una bella cosa. Una buona idea”.

Brothers From Childhood To Oasis The Real Story (doppio Cd audio) Pubblicato nel 1997, il doppio cd audio contiene circa 130-minuti narrati da Paul Gallagher & Peggy Gallagher. E’ una versione audio basata sul libro scritto da Paul Gallagher & Terry Christian. Codice Matrice: 4SPOKECD17 Pubblicato in UK

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Brothers From Childhood To Oasis The Real Story (hardcover book) scritto da Paul Gallagher & Terry Christian. Il libro è stato pubblicato dalla Virgin Books, la prima edizione è del 3 ottobre 1996. 256 pagine, in lingua inglese. Dimensioni: 23,6 x 15,8 x 3,4 cm

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Non potrebbe rispondere diversamente, considerato anche il fatto che Paul indossa proprio una t-shirt blue navy con il logo in bianco (ben evidente) della Pretty Green. Gli chiedo allora se riceve un compenso da Liam per averlo ispirato anni fa: Paul: “No e mi deve dei soldi... (sorride e guarda la telecamera) attendo le mie provvigioni... vanno bene in euro, sterline, sloti, yen, dollars... qualsiasi modo...” “Suoni qualche strumento?” Paul: “No, nessuno strumento tranne la mia bocca!” “Hai mai pensato, nei primi periodi della band, di far parte degli Oasis in qualche modo? C’erano già due tuoi fratelli” Paul: “No, proprio no. Non siamo gli Osmonds”. “Li hai mai presi in giro per il fatto che facevano parte di una stessa band?” Paul: “No, per la verità non mi importava molto. Ed è rimasta una cosa che non mi appartiene. Loro hanno creato la band e sempre loro hanno sciolto la band”. “Quale è stato il regalo più bello che hai ricevuto da Liam o Noel?” Paul: “Non ho mai ricevuto regali” (ha un sorriso beffardo e allora gli faccio notare che indossa la tshirt della Pretty Green). “Ho avuto questa tshirt, sciarpa, cappello e cappotto come compenso...” Paul mi ha raccontato precedentemente (durante il pranzo) di aver selezionato i dischi, pochi giorni prima, al Pretty Green Launch Party a Londra e di aver ricevuto capi di abbigliamento e un iPod (personalizzato Pretty Green) come compenso. “Mi hai detto che eri presente la notte di Parigi, eri nel backstage. Sono circolate molte versioni di quello che è accaduto...” Paul: “Si ero Parigi, dovevo selezionare i dischi per l’aftershow party. L’unica cosa che posso dirti è che la band non ha suonato quella sera” “Pensi che torneranno insieme in futuro...” Paul: “Davvero non saprei, ma la vita è lunga” (L’ermetismo di Paul si fa ancora più evidente quando gli chiedo se ha avuto impressioni di quali possa essere il futuro prossimo dei suoi fratelli): “Non ne ho idea”. Poi comunque aggiunge: “Liam si sta occupando della sua linea di abbigliamento e ha registrato dei nuovi demo in studio con Andy e Gem. Noel dovrebbe fare il suo disco solista. Vedremo cosa accade... Sono sicuro che tu sarai il primo a saperlo”. “Non è la tua prima volta in Italia” Paul: “Si nel 2006 ero in Italia per il concerto degli Oasis al Palalottomatica. Mi piace l’Italia nonostante non abbia mai avuto il tempo necessario per visitarla. Non sono mai stato neanche a Milano. Poi ho degli amici in Sicilia, ad Agrigento”. “Quale è il genere di musica che selezioni come dj?” Paul: “Seleziono musica dagli anni 50 sino ad oggi, qualsiasi cosa, ma di solito non metto musica degli Oasis. Poi, ad esempio, ieri sera non ce n’era nessun bisogno dopo due tribute band degli Oasis”. “Quali sono le nuove band che ascolti in questo periodo?” Paul: “Non ascolto quasi mai le nuove band. Nel mio iPod ci sono vecchi album. Ma posso segnalarti tre nuove band che sono ottime: Here Comes The Landed Gentry (Derry - Irlanda), Exit Calm (Barnsley - Uk), Free Peace (Liverpool - Uk)”. Il tempo a nostra disposizione è finito, dobbiamo dirigerci verso l’aeroporto di Ciampino. Nonostante l’intervista ufficiale sia conclusa, si continua a conversare amichevolmente sino al terminal delle partenze e ci salutiamo praticamente nello stesso punto dell’incontro del giorno prima. Le ultime parole, dopo aver parlato di calcio (Paul è un fanatico del Manchester City e della nazionale irlandese), sono state ancora per gli Oasis e della tristezza che hanno infondato nei fans con il loro scioglimento: “Non è morto nessuno e faranno ancora musica” - esclama Paul... e forse ha ragione lui.

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LE 10 INCARNAZIONI DEGLI

AGOSTO

MARZO

MAGGIO

NOVEMBRE

AGOSTO

OTTOBRE

SETTEMBRE APRILE

AGOSTO

INIZIO

Noel e Liam ci sono stati sempre (a parte quando Liam doveva trovare una nuova casa o Noel che si avviava verso il divorzio...). Dal 1991 al 2009 ci sono stati altri musicisti nella line up della band da Alan White a Zak Starkey. Sono tutti qui. [TRATTO DAL NME del 2 Gennaio 2010]

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Liam Gallagher, Bonehead, Guigsy, Tony McCarroll. La prima line-up della band che si è formata quando il Paul Arthurs (Bonehead) non era più soddisfatto delle capacità vocali di Chris Hutton. Decise allora di far entrare nella band un giovane del posto di nome Liam. Questi suggerì anche di cambiare il nome della band da RAIN a OASIS. Il nome di un club di Swindon che era su un poster degli Inspiral Carpets appeso in camera sua.

Liam Gallagher, Noel Gallagher, Bonehead, Guigsy, Tony McCarroll. Tornato a casa dal tour con gli Inspiral Carpets, dove lavorava come roadie, Noel, il fratello maggiore di Liam va a vederli suonare al Boardwalk a Manchester. Non rimane colpito dalla band ma entra a farne parte e ne prende il timone. Sappiamo come è andata.

Liam Gallagher, Noel Gallagher, Bonehead, Guigsy, Alan White. Pochi giorni prima della pubblicazione del loro singolo Some Might Say. Tony McCarroll viene licenziato e al suo posto viene ingaggiato il fratello di Steve White che è il batterista di Paul Weller. Il suo nome è Alan White e debutta a Top Of The Pops suonando in playback.

Liam Gallagher, Noel Gallagher, Bonehead, Scott McLeod, Alan White. Paul Guigsy McGuigan lascia temporaneamente la band per un ‘esaurimento nervoso’. Il suo rimpiazzo è Scott McLeod dei The Ya Ya’s, che subito dopo lascia a sua volta la band non prima di essere immortalato nel video di Wonderwall.

Liam Gallagher, Noel Gallagher, Bonehead, Alan White. In un momento molto difficile gli Oasis si esibiscono con ‘Morning Glory’ al Late Show with David Letterman, senza bassista di ruolo è Bonehead che per l’occasione lascia la chitarra ritmica per il basso. Guigsy tornerà al suo posto subito dopo. Scott McLeod scriverà a Noel una lettera dicendosi pentito di essersene andato, ma Noel risponderà solo con un augurio per i prossimi ingaggi.

Noel Gallagher, Bonehead, Guigsy, Alan White. Subito dopo Knebworth gli Oasis si recano in Usa per un tour che deve essere di conquista. Liam decide di non partire proprio mentre è in aeroporto, il motivo? Deve trovare una casa a Londra per lui e Patsy Kensit. Noel impartisce a suo fratello una lezione continuando il tour americano come previsto, cambiando la setlist. Liam si unirà al gruppo qualche giorno dopo.

Liam Gallagher, Noel Gallagher, Gem Archer, Andy Bell, Alan White. Durante le registrazioni di Standing On The Shoulder Of Giants in Francia, Bonehead decide di lasciare la band (dopo un litigio con Noel). Lo segue subito dopo Guigsy. Arrivano Gem Archer dagli Heavy Stereo e Andy Bell dagli Hurricane#1.

Liam Gallagher, Matt Deighton, Gem Archer, Andy Bell, Alan White. Noel Gallagher lascia il tour degli Oasis a Barcellona dopo quello che descrive come un “grosso disaccordo con il ragazzo scimmia, il cantante”. La band continua con Matt Deighton dei Mother Earth che studia gli accordi in volo verso Milano. Noel rientra per il tour in Uk.

Liam Gallagher, Noel Gallagher, Gem Archer, Andy Bell, Zak Starkey. Alan White (in vacanza con la ragazza) non si presenta ad una riunione indetta da Noel per decidere il futuro della band. Viene subito licenziato. Al suo posto Zak Starkey, figlio di Ringo Starr, preso in prestito dagli Who.

Liam Gallagher, Noel Gallagher, Gem Archer, Andy Bell, Chris Sharrock. Amichevolmente Zak Starkey lascia gli Oasis. Arriva Chris Sharrock, già batterista di Robbie Williams. Suona per il Dig Out Your Soul World Tour. Tutto sino al 28 agosto 2009, prima del festival Rock En Seine a Parigi Noel lascia la band dopo un violento litigio con Liam.

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WONDER HALL Sette mesi dopo lo scioglimento della band, Noel Gallagher fa la sua prima apparizione live post-Oasis alla Royal Albert Hall di Londra per la decima edizione del Teenage Cancer Trust.

oel non poteva proprio rifiutare l’invito di Roger Daltrey, a partecipare alla decima edizione del Teenage Cancer Trust. Una edizione che ha visto sul palco della Royal Albert Hall anche i Suede, The Who, Arctic Monkeys... doveva per la verità esserci anche Liam Gallagher, come spiega al pubblico lo stesso Roger Daltrey, prima del concerto di venerdì 26 marzo. Liam era infatti il protagonista ideale per il ruolo di Ace Face nell’interpretazione di Quadrophenia degli Who... “Ho chiamato l’altro, quello pazzerello. Mi ha chiesto - Quando è? Il 30 Marzo. Ha risposto - Mi spiace devo fare qualcosa di molto più importante. Vado a Disneyland con i miei bambini.

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Hai tutto il mio rispetto Liam”. L’unico altro momento in cui si è parlato di Liam per le due serate è stato quando Noel, esasperato da un fan che chiedeva dove fosse in fratello minore, ha risposto, con la sua solita pungente ironia: “Egli probabilmente sta facendo da qualche parte quello che fa un perfetto esponente del nord (dell’Inghilterra). Sta disegnando il modello perfetto di desert boot”. Sono stati questi gli unici episodi che hanno riportato alla memoria di tutti che appena sette mesi prima si è consumato lo scisma della musica pop inglese più rilevante da quello tra Lennon e McCartney. Non è la prima volta che Noel Gallagher si esibisce in acustico in veste solista. Lo aveva fatto a cavallo degli anni 2006 e 2007 per la promozione della raccolta Stop The Clocks. Praticamente con la stessa line up e track list. La vera sorpresa semmai è la presenza sul

palco di Gem Archer e Jay Darlington che attualmente dovrebbero essere ex-colleghi di Noel e che sono già stati impiegati in studio da Liam nel suo nuovo gruppo. Si tratta comunque della prima apparizione di Noel Gallagher post Oasis. La prima volta di the chief come artista solista e non per promuovere gli Oasis. Inutile dire che sono stati tantissimi i rumours che immaginavano la presenza di un supergruppo a fare da spalla a Noel con Mani dei Primal Scream al basso e con l’anticipazione di qualche nuovo brano. Nulla di tutto questo, anche se dal quartier generale di Noel assicurano che l’idea originale era quella di debuttare con un set più rock e con l’aggiunta di Mani al basso e Chris Sharrock alla batteria, senza Terry Kirkbride alle percussioni. Le prove fatte in studio, nel breve periodo a disposizione, pare non siano state soddisfacenti come risultato. Si perdeva l’intimità e il fascino dell’interpretazione acustica senza raggiungere i livelli di rock’n’roll degli Oasis. Una soluzione a metà, che ha portato Noel a riproporre il set acustico di qualche anno prima ma con l’aggiunta del coro e della sezione di archi. Se mai ce ne fosse bisogno, sono fugati i dubbi su eventuali risentimenti tra Noel e gli ex-colleghi negli Oasis (Liam escluso). Voci senza molto fondamento assicurano addirittura che Gem e Jay abbiano partecipato alle sessioni in studio con Liam la mattina e suonato con Noel alla Royal Albert Hall la sera. Cosa improbabile visto che Liam negli stessi giorni è a New York per la promozione della sua linea Pretty Green prima di raggiungere la famiglia in Florida per una vacanza. Ma almeno siamo certi che l’unico astio in essere è quello tra i fratelli. Tra il pubblico non potevano mancare il boxer Ricky Hatton, il fratello Paul Gallagher e Serge Pizzorno (Kasabian). continua a pagina 10 ->


PORT FAN RE testo di Luca

thanks to Vera

T E E N A G E

C A N C E R

25 marzo 2010

Marchesan

NOEL GALLAGHER alla R.A.H.. Londra è sempre Londra, e quando ti prepari a vivere un momento speciale in una città speciale, sai già che è impossibile rimanere delusi. Se poi si tratta di un live di Noel Gallagher nella sala concerti forse più prestigiosa della Gran Bretagna, è proprio la ciliegina sulla torta! Appena ti trovi al cospetto della Royal Albert Hall capisci subito che non sarà una serata come le altre. Quasi con un velo di timore entri e immediatamente dopo vieni assistito per sistemarti al tuo posto. Quando scorgi l'interno rimani a bocca aperta. E' proprio un gioiello: tutte poltroncine rosse, comode e direzionabili, luci con riflessi d'orati, quattro piani di palchetti e ciascuno di questi divisi da colonnine bianche. Proprio come deve essere un teatro di lusso, con un organo spaventosamente grande sullo sfondo del palco. E chi l'avrebbe mai detto che un giorno sarei finito in un posto come questo? Mentre il presentatore compie il suo dovere, per intrattenere un pò il pubblico che arriva, spiegando l'iniziativa del Teenage Cancer Trust, ti guardi bene attorno e pensi a cosa può provare Noel ad essere lì, in uno dei palchi più prestigiosi del mondo sapendo di aver fatto il tutto esaurito per due sere di seguito! Prima di lui fanno il loro ingresso i Courteeneers, il gruppo spalla, che nonostante una modesta performance sono piaciuti a molti per la propria musica. Finita la loro esibizione, ancora intento a guardarmi attorno per realizzare cosa sta per succedere, noto che sulla sinistra del palco preparano la solita tastiera colorata degli Oasis, a destra un rullante, e al centro una sedia, fai uno più uno e capisci che tutto è pronto per una esibizione in acustico. Forse qualcuno, me compreso, fino a quel momento non aveva ancora scartato l'idea di vedere magari Noel in una nuova formazione

in elettrico, ma non posso assolutamente dire che è stata una delusione, anche per uno come me che era già stato al Blue Note a Milano. Infatti appena le luci si sono abbassate e Noel ha fatto il suo ingresso, assieme a Gem Archer e a Terry Kirkbride, è stata una ovazione e da quel momento tutti in piedi sino alla fine del concerto. One, two, three, four e via con It's Good To Be Free, Talk Tonight... Su Cast No Shadow hanno fatto ingresso gli otto elementi di archi, tutte donne, disposte un pò a semicerchio alle spalle di Noel, e i 50 elementi del Crouch End Festival Chorus sistemati, sin dall'inizio del concerto, nei palchetti dietro a Gem. Fino a Listen Up scaletta di tutto rispetto, ben conosciuta da tutti i mad for it. Sembra di essere catapultati indietro di due anni o nel cd "The Dreams We Have As Children" e non è certo una brutta sensazione. Anzi, con il procedere del concerto si afferma sempre più la percezione di essere nel posto giusto nel momento giusto. Inizia così un'incalzante Sad Song che con il nuovo arrangiamento tutto sembra, tranne che una canzone triste. Ci fa saltare e alzare le braccia e siamo tutti indietro nel tempo a 15 anni fa. Poi parte una successione di accordi che ti creano quel misto di incredulità e confusione, ma appena Noel intona "I'm older than I wish to be..." pensi: eh si ca**o è proprio lei! Rockin' Chair! E di colpo l'incredulità diventa godimento assoluto mentre la confusione diventa consapevolezza: a questo concerto NON si poteva proprio mancare. Poi, dopo una Slide Away da far venire la pelle d'oca, Noel ci regala pure Digsy's Dinner che fa nuovamente saltare tutti i 5,000 presenti e il clima da concerto prende di più la sembianza di una festa vera e propria! La prima parte si conclude con una Whatever, più simile all'originale rispetto al tour acustico

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del 2007, posso assicurare che sentire quei violini dal vivo è tutta un'altra cosa! Stesso effetto per Don't Go Away e The Masterplan ovviamente. Noel si allontana dal palco e il pubblico non può smettere di cantare: più o meno coordinati partono pezzi di Octopus's Garden, in un'attesa gioiosa del suo rientro in scena. E per la prima volta è la canzone simbolo di tutta la poesia di Noel, Don't Look Back In Anger, a concludere il concerto. In quell'ora e mezza che speravo non finisse mai the chief, fatta eccezione di The Importance Of Being Idle, ha preferito fossero le canzoni presenti solo nei primi tre album e rispettive b-sides, a rappresentare la sua carriera negli Oasis dopo lo scioglimento. Nessun ospite e nessuna cover stavolta. E penso che nessuno potesse volere qualcosa di più. Non posso immaginare un momento migliore per ritenere concluso un capitolo di storia della musica che ha sconvolto tutti noi così profondamente. Credo che a molti questo concerto servisse, nel senso che nessuno era stato a un concerto come Milano, Roma, Manchester, Wembley pensando che fosse l'ultimo, c’era sempre un poi, una prossima volta. E l'idea così agghiacciante di non poter mai più risentire dal vivo certe canzoni, di non poter più provare determinate emozioni non è facile da accettare. Così penso che Noel abbia voluto mettere una sorta di punto in una storia che sembrava fino ad ora senza un finale; si certo non è un finale da ‘vissero tutti felici e contenti’, ma ci si può accontentare. Uscendo dalla Royal Albert Hall non puoi che guardarti attorno per portare con te quanto più possibile di questa prima serata e nei volti appagati del pubblico che si avvia verso le uscite, traspira quell'entusiasmo che si prova solo dopo aver vissuto una serata irripetibile come questa. Dopo quasi tre quarti d'ora, mentre tra amici ci scambiavamo le impressioni sulla serata, dalla Stage Door della RAH sono usciti prima i Courteeners, e a seguire Gem Archer, Jay Darlington, e Terry Kirkbride, che hanno concesso qualche foto e autografo. Il giorno dopo, il 26 marzo, la scaletta è stata la stessa con la serata introdotta da Roger Daltrey, che ha parlato del T.C.T. scherzando sul fatto che non ci fosse Liam Gallagher nemmeno come spettatore. Il gruppo di supporto: Plan-B. Noel purtroppo ha avuto dei problemi con una chitarra e nel bel mezzo di Cast No Shadow ha smesso di suonare, si è alzato ed è uscito dal palco. Brivido. Però in un millisecondo il problema è stato risolto, Noel è rientrato e ha ricominciato il brano dall'inizio. Non sono mancate poi le stranezze, come una Digsy's Dinner dedicata ad uno spettatore della prima fila con consegna del plettro a fine canzone. Poi ricordo che prima del concerto, in un bar della Royal ho incrociato, Paul Gallagher, Serge Pizzorno dei Kasabian, la moglie di Gem, e Terry Kirkbride che vagava senza meta con un uno sguardo da ‘fulminato’ alquanto preoccupante! Dopo il live ancora Gem e Jay disponibili per foto e autografi, di Noel nemmeno l'ombra. Credo sinceramente che per chi abbia affrontato questo viaggio londinese, tutti i sacrifici siano stati premiati e se ne sia tornato a casa con un ricordo straordinario che resterà bene impresso nella memoria per tutta la vita.

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Crouch End Festival

Chorus

Il CROUCH END FESTIVAL CHORUS (CEFC) è un coro sinfonico con base a Crouch End, nella periferia Nord di Londra. Fondato nel 1984 da John Gregson e David Temple che sono attualmente i direttori del coro. Il repertorio spazia nell’intera storia della musica corale inglese e sono stati commissionati lavori da importanti compositori quali John Woolrich, Joby Talbot, Howard Haigh, Orlando Gough, David Bedford, Paul Patterson, Robert Hugill, Simon Bainbridge, Sally Beamish e Ian Lawrence. Il Crouch End Festival Chorus ha anche cantato come accompagnamento per Ray Davies dei The Kinks e gli Oasis nel 2008 (per BBC Electric Proms alla Roundhouse di Londra). WEB: www.cefc.org.uk

Gruppo di supporto per la prima serata sono stati i Courteeners. Nuova speranza del pop mancuniano. Noel Gallagher & Co. sono saliti puntuali sul palco alle 9pm. Appena un breve saluto prima di iniziare con (It’s Good) To Be Free. Ha proseguito con un’altra b-side, Talk Tonight (dal singolo del 1995 ‘Some Might Say’) finita la quale a risposto al pubblico che invocava le sue nuove canzoni: “Suonare una nuova canzone? No, non facciamo nuove canzoni per beneficienza”. Il concerto è andato avanti con Fade Away, quindi Noel è tornato a dialogare con il pubblico mentre si sistemava la camicia: “Comportatevi bene – i JLS c’erano la scorsa notte, non è così?” Per la canzone seguente (Cast No Shadow) vengono introdotti gli elementi del Crouch End Festival Choir. Per Don’t Go Away arrivano sul palco anche le Wired Strings ovvero gli otto elementi femminili agli archi. Terminata la canzone Noel esclama: “Non so se l’avete notato,

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questo è lo stesso identico set che ho suonato due anni fa. Ma è OK, perchè indosso vestiti diversi”. Il riferimento è alla precedente partecipazione al Teenage Cancer Trust con un set acustico nel marzo del 2007, sempre alla Royal Albert Hall di Londra. Dopo Listen Up Noel ha replicato ad altre richieste dei fans che continuavano a chiedere le nuove canzoni: “Ne abbiamo già parlato – non faremo nuove canzoni. Per quanto siano fantastiche, questo non è nè il momento e nè il posto adatto. Sei americano? Sei di Liverpool? Prova a dire che sei americano – è molto meglio di essere un fottuto abitante di Liverpool”. Quasi alla fine del set ha dedicato Digsy’s Dinner ai Courteeners, aggiungendo: “Sfortunatamente provengono dal lato rosso di Manchester”. Whatever ha concluso il set, prima dei bis che non potevano mancare: The Masterplan, Married With Children e Don’t Look Back In Anger: “E’ stato un piacere suonare per voi

stanotte. Grazie per essere venuti e aver contribuito a questa opera di beneficienza. Ci incontreremo di nuovo”. Per la seconda serata stessa track list per Noel, con Plan B band di supporto. Ha dedicato Slide Away alla sua fidanzata Sara MacDonald e Digsy’s Dinner a un fan nel pubblico: “Sei fatto adesso? Ognuna di queste note è per te”. Conclusa l’apparizione al Teenage Cancer Trust, the chief è atteso adesso al suo debutto discografico come solista (con la probabile partecipazione di qualche amico). Troppe canzoni firmate Noel Gallagher sono ancora riposte nel cassetto, tra tutte ricordiamo l’esistenza di alcuni brillanti titoli: “I Want To Live In A Dream (In My Record Machine)”, “Come On, It’s Alright” e “Stop The Clocks”. Più volte annunciate, ma che poco forse si adattavano ad essere incluse negli ultimi album. La certezza di tutti è che c’è vita post-Oasis per Noel: niente che sia inferiore artisticamente o emotivamente al materiale confezionato con la sua ex-band.


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NOEL GALLAGHER alla R.A.H. testo di Cristina

Bernasconi

thanks to www.indieforbunnies.com

WIRED

Strings

WIRED STRINGS comprende fino ad un gruppo di 30 giovani e dinamici musicisti di strumenti a corda con base a Londra e New York, specializzati in concerti, registrazioni in studio e arrangiamenti. Il gruppo è stato fondato dalla violoncellista e arrangiatrice: Rosie Wetters nel 1995, da allora il gruppo Wired Strings ha lavorato con una serie di artisti di vari generi musicali, da Kanye West a Robbie Williams, dalle Sugababes agli Oasis e Andrea Bocelli. Sono stati otto gli elementi (tutti femminili) per le due serate alla Royal Albert Hall a fare da cornice a Noel Gallagher per ben otto tracce della track list. WEB: www.wiredstrings.com

Vedere Jay Darlington arrivare alla Royal Albert Hall pochi minuti dopo di me non basta. So perfettamente cosa succederà stasera, ma non me ne rendo ancora completamente conto. Ho già visto qualcosa di simile. Tre anni e mezzo fa. Ma questa volta è diverso. Un ragazzo che sta lavorando apre la porta di fianco al box office ed eccolo. Qualche accordo di chitarra e quella voce così familiare. Pochi secondi di soundcheck e quello che era un semplice nome stampato su una mail di conferma di acquisto inizia a prendere forma. Tutto diventa più vero che mai. Una volta dentro, con un braccialetto troppo stretto al polso, siamo tutti dei bambini insofferenti in attesa di poter aprire i regali di Natale e dopo quella che oserei definire - forse esageratamente - un’eternità, si spengono le luci per la prima volta e, puntualissimo, alle otto e un quarto, sale sul palco Plan B, un Michael Bublé con qualche chilo in meno e senza swing, che a tratti ricorda The Streets, costretto a suonare davanti a una Royal Albert Hall ancora mezza vuota. Una performance innocua, senza infamia e senza lode, a cui nessuno, in realtà, presta grande attenzione. Mezz’ora dopo, a Roger Daltrey tocca una sorte migliore. Sale sul palco un pò a tradimento, disorientando per un attimo un pubblico ben felice di vederlo e facendo un discorso sul Teenage Cancer Trust. Nobile causa, starei ad ascoltarti per ore, Roger, ma non stasera. Lascia che Noel venga a noi. Il senso di sicurezza che dà la camminata di quel nanetto con la testa grossa che va a sedersi su una sedia da ufficio posizionata al centro del palco e una standing ovation prima ancora che una singola nota sia suonata. Con lui, come tre anni fa, i soliti Gem Archer (chitarra elettrica e tastiere) e Terry Kirkbride (percussioni), a cui si è aggiunto Jay Darlington (alle tastiere quando Gem è impegnato con la chitarra). Si inizia, senza dire una parola. L’atmosfera è elettrica, l’emozione è immensa. Le canzoni della vita, quelle ascoltate così tante volte, ma sempre come se fosse la prima. Credo siano ben pochi gli artisti che possano permettersi di iniziare un concerto con tre b-side riuscendo a far cantare tutti, proprio tutti. E non si smette di cantare nemmeno quando Noel interrompe bruscamente Cast No Shadow perché non riesce a sentire la chitarra come dovrebbe. Una “Cast No Shadow” che ricomincia ed è da

26 marzo 2010 brividi, con il coro del Crouch End Festival che la rende ancora più speciale di quanto già non sia. Ed è difficilissimo trattenere le lacrime, soprattutto quando sul palco salgono anche le Wired Strings, ottetto d’archi che si unisce al coro per una Don’t Go Away che mai avrei pensato di poter sentire nella mia vita. È tutto così maledettamente perfetto che non ci si crede, che non si riesce a dire una parola e a volte non si riesce nemmeno a cantare. Manca il fiato su Sad Song, suonata un pò più veloce della versione studio, e manca ancora di più quando Noeldice ‘this a very very old song’ e, tra tutte le very very old song che possano venirmi in mente, lui attacca con l’unica che mai mi sarei aspettata. Una Rockin’ Chair che… Dio mio. “Rockin’ Chair”, non è vero che la sta suonando, non può essere. E invece è verissimo. Copiose lacrime. Come su Slide Away, con il pubblico che canta anche ‘I don’t know, I don’t care, all I know is you can take me there’ come se fosse l’ultima cosa che facesse. “Slide Away”, il punto di non ritorno. Perché se fino a quel momento il pubblico riesce ad alzarsi per applaudire solo alla fine di ogni canzone, con l’ultima nota di “Slide Away” nessuno ce la fa più: chi prende e va alla transenna, chi si mette in piedi sulle sedie per Digsy’s Dinner, altra piccola perla inaspettata, e per la Whatever più bella del mondo, più bella di quella di Wembley di quest’estate. Con gli archi, come sul cd singolo. E con il coro. Con Noel e Gem che alla fine lasciano il palco facendo finire il pezzo alle percussioni di Terry Kirkbride, alle Wired Strings, al coro e a un applauso interminabile che aumenta quando Noel torna sul palco per il bis. Le ultime tre gloriose canzoni: The Masterplan, Married With Children e Don’t Look Back In Anger. Qualcosa che è anche inutile cercare di descrivere. Creare la serata perfetta con una semplice chitarra acustica e una manciata di canzoni che mai nessun altro riuscirà a scrivere. Un’ora e quaranta minuti che nessuno ti può portare via. Uscire dalla Royal Albert Hall, camminare sotto la pioggia nella notte londinese ancora con gli occhi lucidi e ancora incapaci di proferire parola. Emozioni che non ti lasceranno mai più. Il concerto più bello di sempre. Senza alcun dubbio.

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n genere l’abitudine delle altre persone di cronometrare i tempi non ci dà fastidio, ma non trovate che sia alquanto buffo che una rock star conclamata si presenti presto ad una sessione fotografica? Difatti, Liam Gallagher arriva agli Studios di Kentish Town per l’appuntamento con l’NME non soltanto presto, ma anche tutto solo. Con lui non c’è nessun membro del suo entourage, nessuno dei suoi compagni di bevute di whisky, è soltanto Liam che si muove con disinvoltura per la stanza in una maniera talmente tipica di come è il personaggio da farti pensare che ti stia prendendo in giro. Si tratta della classica passeggiatina che ci saremmo aspettati da Liam, ma la tranquilla chiacchierata che Liam ci concede prima dell’inizio dell’intervista parlandoci della vacanza che si farà con la sua famiglia a Miami ci colpisce. Vedete, stare nella stessa stanza con Liam Gallagher è stare in stanza con una persona che è ben convinta di essere una delle persone più cool del pianeta – ma la cosa che lo rende realmente unico è che si comporta come chiunque altro al mondo. È sicuro di sé, ma è una persona gentile. Detto in maniera chiara, Liam non è uno stronzo. Liam in questo weekend suonerà da headliner per la seconda volta negli ultimi 4 anni al V Festival per quelli che probabilmente – anzi diciamo sicuramente – saranno gli ultimi show degli Oasis in Inghilterra per parecchio tempo. Non è più un mistero che lui e Noel non vadano d’accordo nell’ultimo periodo (grazie alle informazioni che ognuno di loro due ha pubblicato su internet), ma nessuno si sarebbe mai immaginato o avrebbe mai scommesso i propri soldi sul fatto che sarebbe stato il più piccolo dei fratelli Gallagher a darsi per primo a progetti solisti. Datene pure la colpa alla rarefazione del credito, oppure ad una chiacchierata a bordo piscina a Los Angeles – e vi consigliamo di dare le colpe alla seconda delle due possibilità – ma come saprete Liam ha deciso di darsi al mondo della moda. Però davanti a lui non parlate di moda: oggi Liam si riferisce a tutto questo parlando di un più funzionale “armamentario”. Il nome “Pretty Green” è stato preso in prestito dalla canzone dei Jam dello stesso nome (pare che non abbiano chiesto a Paul Weller il permesso di utilizzare il nome ma quest’ultimo è entusiasta dell’idea); Liam ha deciso di buttarsi nell’avventura di mettere in commercio una linea di bei vestiti con un design meticoloso, con vari riferimenti allo stile dei capi presenti in Quadrophenia. Liam, ben consapevole del fatto che la musica e la moda camminano spesso di pari passo, ci spiega: “Trovo che sia naturale, chiunque vuole vestirsi bene. A chi piacerebbe vestirsi di merda?”

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Va detto però che nel mondo di Liam non sono in pochi quelli che rientrano in questa seconda categoria, compresi “tutti quei fottuti indie puzzolenti che stanno a Camden”. Allora gli chiediamo di essere più specifico, aspettandoci che pronunci il nome di Pete Doherty. Però Liam ha deciso di tenersi le sue carte per più tardi durante l’intervista. “Sai a chi mi riferisco, a tutti quei personaggi che portano jeans con strappi all’altezza delle ginocchia!” Ma allora cosa piace per davvero a Liam? “Bè io adoro tutti quelli che sembrano appena usciti da un bel lavaggio”. Allora gli facciamo notare che La Roux, della quale abbiamo appena mostrato ad un poco eccitato Liam una foto in cui indossa un vestito dorato che arriva fino a terra, probabilmente ha appena avuto un lavaggio. Ma Liam allora ci ribatte che “Come fate a sapere che si è appena lavata visto che indossa una tenda”. Nello scorso mese di giugno un film promozionale della Pretty Green è apparso online, pieno di immagini di Liam che gironzolava per Brighton accompagnato dalla sua nuova canzone “Man Of Misery”. Ma allora gli chiediamo chi è questo uomo della miseria? Liam ci dice chiaramente: “Sono io naturalmente”, con una punta di riflessione di tipo zen. Rimaniamo sbigottiti e non riusciamo a credere che la persona davanti a noi, che sembra del tutto contenta, possa essere per qualche strano motivo depressa. “E sì è proprio così, si tratta di me”, ci precisa. Noi allora gli facciamo notare che sembra del tutto allegro. “E’ vero sono un tipo allegro, ma anche io ho i miei momenti. Tutte le canzoni che io scrivo mi riguardano direttamente, parlo sempre di me stesso”. Adesso arriviamo al punto in cui sicuramente non la vedremo allo stesso modo, perché se di certo Liam è fondamentale per Liam, c’è un’altra persona che lo è altrettanto e che non è in questa stanza oggi. “Mi piacerebbe da matti vedere Noel indossare qualcuno dei capi della Pretty Green”, ci dice Liam quando gli chiediamo chi vorrebbe vedere indossare i prodotti del suo brand. “Gli ho dato qualcuno dei capi, ma sono sicuro che Noel che li avrà buttati nel cestino. L’ho fatto solo ed esclusivamente per essere gentile”, aggiunge con aria imbronciata. Arriviamo così finalmente a parlare di Noel, e ci chiedevamo quand’è che il fratello più grande sarebbe diventato oggetto della discussione. Gli chiediamo se Noel gli ha mai detto cosa ne pensa della Pretty Green, e Liam ci spiega in maniera molto secca: “Noel non mi ha detto nulla di ciò che pensa durante l’ultimo anno. Non abbiamo molti argomenti di cui parlare al momento”. Ma tu lo conosci abbastanza bene per poter scommettere cosa possa pensare al riguardo, gli diciamo. E Liam allora: “Certamente! Sono sicuro che adora i capi e

che è fottutamente geloso del fatto che io sono arrivato a questo prima di lui. Però non lo ammetterà mai, non credete?” Gli chiediamo se pensa che Noel voglia fare qualcosa di simile e lui ci risponde che ne è sicuro. Gli chiediamo come pensa che sarebbe la linea di abbigliamento di Noel. “Abbastanza piccola! Ed immagino che sarebbero vestiti per gente vecchia. Purtroppo Noel ormai dà l’impressione di essere una persona vecchia, con quei grandi maglioni di lana, cardigan e capi del genere che fanno schifo. Tutta roba del tipo di Terry Wogan e Val Doonican”. All’età di 36 anni, Liam ha speso metà della sua vita dentro agli Oasis e di sicuro imbarcarsi in un progetto del tutto nuovo può risultare alquanto strano. Si può paragonare la cosa alla ricerca di un posto di lavoro part-time da receptionist agli uffici del Manchester Evening News. Il mondo della moda e quello della musica hanno molto in comune, ma di certo non sono mondi adatti a persone con una scarsa forza di volontà, e Liam lo sa bene ed apprezza il progetto Pretty Green. Ciò che risulta più bizzarro in tutto questo non è tanto che Liam si è ritagliato lo spazio per un tipo di carriera del tutto diversa da quella del cantante, ma è il fatto che per la prima volta da quando la band si è formata Liam si è dato ad un progetto andando completamente da solo. Difatti, la Pretty Green è una idea ed una realizzazione del solo Liam. “E’ una bella sensazione essere stati capaci di realizzare questo progetto ed esserne coinvolti al 100%”, inizia Liam parlandoci del fatto di essere per la prima volta realmente da solo: “Senza che ci sia quello là che mi tira occhiate dall’altra parte e che mi giudica per ogni cosa”. Ed eccoci al punto, alla fine Noel torna sempre nei discorsi di Liam anche quando non ce ne sarebbe bisogno. L’NME decide allora di investigare sul rapporto tra i due, visto che la guerra di messaggi postati su internet farebbe sembrare che i due si detestino. Noel ha tenuto il suo diario del tour pubblicato online ed alcuni post sono vere e proprie frecciate nei confronti di Liam. “E’vero, lo trovo alquanto buffo”, ci dice Liam. Ma ti ha mai detto quel tipo di cose in faccia? “Assolutamente no”. E perché mai? “Perché Noel sa di essere un peso leggero e sa che se mi dicesse in faccia certe cose finirebbe steso per terra.” E allora lui ti parla contro su internet e tu gli rispedisci al mittente i messaggi su Twitter. “Bè non ti pare una cosa giusta?” Ma quelle cose glie le diresti in faccia? “Certamente! Io sono molto più duro di quan-


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Intervista tratta dal NME del 22 Agosto 2009 Parole di Leonie Cooper Traduzione di Angelo Pierucci Foto da Pretty Green

PER LA PRIMA VOLTA NELLA MIA VITA NON MI IMPORTA ASSOLUTAMENTE NULLA DI QUELLO CHE SUCCEDE NELLA BAND...

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to non sia mio fratello. Io quello che gli devo dire glie lo dico chiaramente in faccia, e poi glie lo dico pure su Twitter!” Insomma usi internet come mezzo per comunicare con tuo fratello. “Ormai io e Noel non viaggiamo più assieme... In pratica non lo vedo mai, e l’unica occasione di stare vicini l’un l’altro è quando stiamo sul palco, ma come sai in quei momenti siamo troppo impegnati per poter avere una discussione”. E insomma ti tocca usare le tecnologie moderne. “Non dovremmo, assolutamente non dovremmo. Ma lui dice certe cose, ed io... per evitare che il tour esploda definitivamente, e per cercare di salvare la situazione mi limito all’uso di internet”. Qual è stata l’ultima vera conversazione che avete avuto in faccia a faccia? “Mi sa che è stata quando Noel voleva che ci suonasse di spalla una qualche cazzo di band e non mi aveva detto nulla in proposito”. E chi era questa band? “Non te lo dico! Alla fine abbiamo avuto una bella discussione in aeroporto e se non mi ricordo male è stato allora che lui mi ha urlato addosso che non avremmo più viaggiato assieme”. Ma non ti importa niente del fatto che non vi parlate più? E’ pur sempre tuo fratello... “Non me ne importa nulla, amico. Ci vuole più del semplice sangue per essere mio fratello”. Pensi che la cosa possa ancora andare avanti per il futuro? “E chi lo sa? Per ora facciamo questi concerti, poi lui andrà per la sua strada ed io per la mia e vedremo cosa accadrà. Non abbiamo bisogno di parlarci, il nostro lavoro non è parlare l’un l’altro. Noi stiamo qua per fare della musica e per i concerti”. C’è stato un particolare grilletto premuto e che ha fatto venire fuori tutta questa situazione per cui non vi parlate più? “E’ semplicemente successo. Io non gli piaccio e la cosa è reciproca, tutto qua. Noi ormai siamo persone grandi e sai cosa vuol dire... finchè la musica va e finchè il tour prosegue, il resto conta poco”. Il tour – che è durato ben 13 mesi portando gli Oasis in giro per tutto il mondo – è ormai arrivato alla sua conclusione alla fine del mese di agosto, con le date del V Festival che saranno le ultime nel Regno Unito, e ci sembra proprio che non potesse arrivare momento migliore per finire il tour. Ma cosa succederà dopo? Noel di recente ha dichiarato che tutti i componenti della band saranno più anziani di cinque anni la prossima volta che

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faranno un CD assieme. Liam invece non è della stessa lunghezza d’onda sul punto. “Se fosse per me mi prenderei una sosta di sei mesi e poi tornerei in studio per fare un nuovo CD. D’altronde sto all’interno degli Oasis per questo motivo, non per sedermi per cinque anni a girarmi i pollici. Abbiamo le canzoni ed allora perché non metterci a registrare?”, ci chiarisce Liam. Ma allora che farai, gli concederai solo pochi mesi? “Bè vediamo, intanto facciamolo andare a casa a riposarsi”. Ma cosa succederà se il dare tempo a Noel per armeggiare con gli indumenti intimi non risolverà la situazione? Liam andrà a prendere a pugni Noel? Liam allora ci risponde: “Io non lo chiamerò assolutamente. Io sono già pronto, ho le mie canzoni... aspetterò di sentire cosa dice il manager ma io sono pronto per andare in studio e registrare le mie canzoni. Potrei fare un album nuovo già domani”. D’altronde Liam ha sempre detto di avere tantissime grandi canzoni già pronte. “Ne ho veramente tante, sono sufficienti per fare un CD pieno di grandi canzoni”. Qualcuno potrebbe dire che la soluzione sia molto semplice: fai un CD da solista. Liam già in passato ha affermato con chiarezza di non volersi dedicare a progetti solisti e questo suo convincimento non è per nulla scalfito dalla minaccia di Noel di aspettare mezza decade prima di registrare un nuovo CD. “Non sono per niente interessato a questa opportunità. Sono negli Oasis ed è tutto quello che mi interessa”. Per cui se vorrete sentire queste nuove canzoni di Liam, non vi tocca fare altro che aspettare, come farà pure Liam. “Sono dei veri classici”, ci spiega, “e possono essere pubblicate in qualsiasi momento. Potrebbero essere pubblicate pure tra venti o trenta anni. Oppure non verranno mai pubblicate, chi può saperlo?”

Mentre è seduto vicino a noi con i suoi jeans e il solito parka, Liam è sempre più una icona dello stile. E’ di sicuro molto distante dallo stile androgino usato nei primi anni settanta da David Bowie, nonché dallo stile di Johnny Rotten con i pantaloni, ma Liam ormai sta ai nostri tempi come queste icone lo erano nella loro epoca. Perché? Perché nella gran parte dei casi uno speciale modo di vestire può essere credibile e di successo soltanto quando adottato da una rockstar – si pensi all’abbigliamento in pelle di Elvis Presley, oppure al reggiseno di Jean Paul Gaultier indossato da Madonna o l’alveare di Amy Winehouse – mentre il modo di vestire di Liam si tramanda bene agli altri. Infatti quando il suo stile viene fatto proprio dalle masse non ne esce indebolito, ed anzi diventa ancora più forte. Ciò che è sempre stato vero di Liam è che lui è una icona ed un simbolo per la gente, i suoi fan indossano quello che lui indossa e lui indossa quello che i suoi fan indossano, soltanto che lui ha la versione più costosa di quei vestiti. Di certo non è la versione maschile di Lady Gaga perché non ama sperimentare, anche se i mocassini leopardati porterebbero a pensare diversamente. Una prima collezione di abiti della Pretty Green è disponibile sul sito internet, offrendo in vendita una selezione di giacche, sciarpe, magliette e cappelli tutti quanti con il logo della Pretty Green che richiama quello di Rubber Soul dei Beatles, con una forma circolare che si spiega con l’idea che ha Liam per cui “le cose circolari sono più cool”. Il pezzo migliore della collezione è l’orgoglio e gioia personale di Liam, ovvero il parka. Liam ci dice che “abbiamo iniziato tutto coi parka, perché non mi piacciono proprio quei parka che costano una fortuna”. Di certo ad un costo di 245 sterline il Parka della Pretty Green è di certo più costoso del vostro budget settimanale, ma vi assicuriamo che ne vale realmente la pena. Non avete mai visto nulla di simile: Liam ha lavorato assieme al sarto professionista Nick Holland e la collezione che a breve uscirà


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avrà numerosi capi come le scarpe in pelle che saranno fatte proprio come piacciono a Liam – non sono a punta, ma circolari. “Non sono belle?” ci chiede Liam riferendosi alle scarpe. Il catalogo – che è basato sui colori nero ed avorio – include pure un giubbotto doppiopetto ed una sciarpa di cachemire modello anni sessanta.

nuova compagna. Ekaterina è stata abbastanza silenziosa ma mi è sembrata una persona a posto”. Se si parla di vestiti tutto suona abbastanza piacevole, ma c’è un qualcosa di più importante che sta succedendo. O, per meglio dire, non sta succedendo. Liam ha pronto un CD di canzoni ed invece si preoccupa di vendere magliette e giacche, mentre Noel ha già detto che metterà in secondo piano la vita della band ora che il tour finirà. Lo diciamo in tutta franchezza: siamo preoccupati per l’esistenza della più grande band inglese, ma Liam sembra accettare tutto questo con estrema facilità. Ci dice: “Per la prima volta nella mia vita non mi importa assolutamente nulla di quello che succede nella band. Lo so che è una situazione strana ma non ho la minima intenzione di dare di matto per lo stato delle cose”.

Ma allora, con questi modelli eleganti in mente, quali vestiti dovrebbe avere ogni uomo nel proprio guardaroba? Liam ci pensa un attimo e poi ci dice: “Una bambola gonfiabile!”. Bè, parlavamo di abbigliamento però... E si rimette a pensare. “Ogni uomo dovrebbe avere dei vestiti decenti”. Allora gli chiediamo chi è che secondo lui avrebbe un decente guardaroba in questo momento, e Liam ci spiega che “non voglio fare pubblicità a nessuno, perché ormai gli altri sono i miei rivali e competitori”. D’altronde la Pretty Green produrrà anche vestiti da uomo, giacche di pelle, cappotti ed Harringtons. Si parla persino di sofa in pelle - ed a questo punto non ci dovremo stupire se venissero fuori programmi della Pretty Green di creare vestiti fatti in merluzzo. Al contempo, però, sono molto scarse le possibilità che la Pretty Green lanci anche una propria linea di abbigliamento femminile, come capiamo quando chiediamo a Liam cosa ritenga debbano indossare le donne. “Cosa mi piace che indossi una donna? Niente.” Ma cosa dovrebbero indossare quando sono in giro per le strade? “Assolutamente nulla, dovrebbero essere completamente nude!”. D’altronde, anche se usa del cotone egiziano per le camicie e del cashmere per il colletto delle proprie magliette, ciò non significa che Liam sia tutto ad un tratto diventato raffinato. Difatti, mentre interrompeva di continuo un membro del pubblico che baccagliava ad un concerto degli Oasis alla Roundhouse di Camden nello scorso luglio, Liam ha fermamente spiegato cosa pensa delle scarpe a punta e dei jeans troppo stretti: “Non mi piacciono per nulla”. Allora gli facciamo notare che il suo caro amico Serge Pizzorno dei Kasabian si veste proprio in quel modo. “Certo, ma quello è Serge! Il ragazzo mi piace per altri motivi. E non preoccuparti, gliel’ho detto parecchie volte delle scarpe a punta”. E cosa ti ha risposto? “Che devo andare a farmi fottere!” L’NME prova allora ad investigare se Liam di fatto non protesti un pò troppo, e gli chiediamo se magari dentro casa non abbia mai indossato un paio di scarpe con la punta. Liam allora inorridisce e ci risponde in maniera chiara: “Assolutamente non c’è possibilità che ciò accada... scarpe a punta? Sono fatte per le donne, non è così? Sono

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Gli Oasis in passato hanno già avuto i loro problemi e ci sono state voci di uno scioglimento attorno al gruppo ogni tanto, compreso quando nel 2000 è finito il loro tour mondiale oppure quando nel 2006 hanno pubblicato il loro greatest hits “Stop The Clocks”.

troppo pericolose amico. No, no, non sono per niente buone quelle scarpe”. Ecco il perché delle scarpe decisamente tondeggianti che la Pretty Green produce, al pari dei jeans non attillati sulle gambe, vera e propria alternativa a quelli molto stretti e che appunto non vanno a genio a Liam. Ma di sicuro il capo più intrigante che stanno producendo è un accappatoio in stile Jedi che è ancora in fase di sviluppo. “E’ perfetto, amico. Lo indossi non appena scendi dal palco, te lo metti indosso e puoi andartene tranquillamente via”. Ma lo metti da vestito? “Ma no”, ci risponde Liam. “Per un attimo devi rimanere completamente nudo”. Peraltro, starsene nudi non è il migliore dei look che si potrà adottare per fare un salto nei negozi alla ricerca della linea della Pretty Green quando verrà messa in vendita questo autunno, considerato inoltre che verrà distribuita dalla catena di negozi preferita da Liam, ovvero Selfridges. Difatti, se ti rechi nel punto vendita londinese di Selfridges abbastanza presto, prima cioè che venga preso d’assalto dalla gente, ti capiterà di trovare Liam che guarda tra gli scaffali, magari in compagnia di altre celebrità del rock come Ronnie Wood e la sua nuova fiamma Ekaterina Ivanova. Ci spiega Liam che ormai “si tratta di un vero e proprio luogo di incontro. Ci siamo detti ciao con Ronnie, che mi ha presentato la sua

Per di più, di recente è stata pubblicata la notizia che i bookmakers hanno aperto le scommesse sul fatto che gli Oasis non arriveranno alla fine del tour con una quotazione di due ad uno. Ma possiamo tenere i nostri soldi in tasca per il futuro, perché se Liam non ha paura non dobbiamo averla neppure noi. Ma comunque, per quanto riguarda Noel, sembra che Liam abbia la soluzione al problema e ce la spiega: “Diamogli il tempo di fare le sue cose, è evidente che non sia una persona felice”. Noi siamo confusi, ma allo stesso tempo rincuorati per il modo in cui Liam parla di Noel, per la tenerezza che la sua voce mostra quando ne parla, e che contrasta con l’arroganza che invece aveva prima nel parlare di suo fratello. Ma allora qual è il problema di Noel? “E chi lo sa? Forse ha bisogno di allontanarsi per un po’ e fare il suo CD solista. Comunque non ne ho idea, boh”. Ma ti andrebbe bene che Noel pubblicasse un CD solista? “Se lo rende felice sì va bene. Ma solo se lo rende contento”. E come pensi che sarebbe un CD solista di Noel? “Di sicuro sarà una roba molto tranquilla”. Ma è un bene o un male? “Bè di sicuro è una cosa meravigliosa, ma lo è per Noel”. Ma sarà una cosa positiva anche per gli Oasis? Incrociamo le dita.

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NON FORSE, E’ DEFINITIVAMENTE

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ietro le quinte del concerto di Parigi degli Oasis il 28 Agosto 2009. Noel e Liam, i fratelli Gallagher, stanno avendo la loro solita litigata. Si è detto che Noel abbia addirittura sfasciato la chitarra di Liam (regalatagli da sua moglie Nicole, una delle sorelle Appleton). Alla resa dei conti il concerto viene cancellato. Questa è una situazione drammatica, ma non particolarmente distante dai litigi normali per la band – e d’altronde i fratelli Gallagher, membri fondamentali del gruppo inglese che ha scritto pagine indelebili nella storia della musica degli ultimi 20 anni, hanno iniziato a litigare sin da quando erano molto giovani. L’animosità tra fratelli è sempre stata nel loro DNA. Però è emerso subito che questa volta il litigio è stato per Noel la fine della band, e per questo poco dopo l’accaduto il più grande dei fratelli ha dato notizia di aver mollato la più grande band inglese dai tempi dei Beatles. Per spiegare la situazione ha pubblicato sul sito della band un post in cui diceva: “La gente scriverà e dirà quello che vuole sull’accaduto ma io posso soltanto dirvi che non ce la faccio ad andare avanti a lavorare con Liam per nemmeno un altro giorno”.

Da quel momento in poi Liam - l’unico dei fratelli Gallagher ancora nella band - è rimasto in silenzio. Questo ha portato all’uscita di una serie di voci riguardo alla prosecuzione dell’attività della band ed al fatto che Liam (il cantante, il membro carismatico degli Oasis e quello il cui nome viene sempre evocato dai fan anche se è Noel ad aver scritto quasi tutte le canzoni) avrebbe portato avanti la baracca. Liam Gallagher ha pronunciato la fine della band soltanto a metà di questa intervista che peraltro pareva essere stata annullata e che, diversamente da quello che mi aspettavo, è stata divertente e rivelatoria. Non pensavo che avremmo parlato di suo fratello Noel, della dipartita di quest’ultimo dalla band né del futuro della stessa. Quest’intervista si sarebbe dovuta incentrare sulla moda ed i vestiti, sulla passione che Liam ha per questo argomento e soprattutto sul brand appena lanciato da Liam, la Pretty Green, e la cui creazione secondo molti ha influito in maniera decisiva sulla volontà di Noel di lasciare definitivamente la band. Nel momento in cui Liam ha risposto alle domande che i fan degli Oasis ed i giornalisti gli avrebbero voluto

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Intervista tratta dal THE

TIMES del 8 OTTOBRE 2009

Parole di Luke Leitch Traduzione di Angelo Pierucci - Foto da Pretty Green


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porre, ho cominciato ad avere dubbi sul fatto che la reputazione di Liam sia giustificata e meritata. Bè allora intanto ecco qua la parte dell’intervista che maggiormente interesserà i fan degli Oasis. Liam: “Noi ci siamo sempre divertiti parecchio nella band durante i tour, ed io stesso mi son sempre divertito molto. E’ per questo che per me lavorare non è stato mai pesante. E’ sempre stata una festa e per questo è sempre un pò triste quando i tour finiscono. Naturalmente poi devi tornare a casa per vedere tua moglie ed i bambini, d’altronde nulla può durare per sempre. Ma non mi è mai venuto in mente di mollare il tour perché mi dovevo riposare oppure ero troppo stressato!” (mi sorge il dubbio che si tratti di una frecciata nei confronti di suo fratello Noel). Chiedo a Liam: “Gli Oasis sono la tua band. E’ corretto dire che questo (e nel frattempo guardo la collezione autunnoinverno 2009 della Pretty Green) sia un vero e proprio progetto solista?” Liam mi risponde: “Bè, gli Oasis non esistono più e penso che tutti ormai lo sappiano, per cui quello ormai è il passato”. Allora gli chiedo se pensa veramente quello che sta dicendo. E lui mi spiega: “E sì, ne sono certo senza la minima esitazione. E’ un vero peccato ma fa parte della vita che accadano queste cose. Abbiamo avuto una bellissima storia come band, ma la verità che dovete sapere è che nessuno ha distrutto la band da fuori, siamo stati noi a porre la parola fine. E ti dirò che in un certo senso la cosa è pure figa. Adesso sto incominciando a pensare a quale sarà il mio prossimo passo nella musica, e sono totalmente concentrato su questo”. Naturalmente, il tutto escludendo il progetto della Pretty Green, la collezione di vestiti e scarpe (ed in futuro ci sarà anche dell’altro) ideata da Liam Gallagher lo scorso novembre durante il tour della band, mentre il cantante si trovava a bordo piscina insieme alla sua guardia del corpo Steve Allen. Ecco un’altra volta Liam: “Abbiamo incominciato a parlare di vestiti – soprattutto di scarpe – ed avevo delle belle idee per le scarpe. E’ bastato parlare di tutto il progetto della Pretty Green ed alla fine l’ho realizzato. Abbiamo iniziato a predisporre il nome e l’abbiam sistemato come un logo di Paul Smith, in una sorta di cerchio”. Proprio nello scorso mese di novembre, per coincidenza, ci sono state nuove voci di un progetto di Noel di fare un disco da solista. Liam (proprietario di maggioranza e boss della Pretty Green) e Steve (il suo “Amministratore Delegato”) hanno avuto l’idea del logo a bordo piscina ed hanno deciso di andare avanti nel progetto. Un anno dopo la Pretty Green sta per presentare la sua prima collezione completa, creata dal disegnatore di moda maschile Nick Holland e pienamente approvata da Liam. Pare che Liam abbia rispedito al mit-

tente 19 prototipi di t-shirt perché non erano del peso giusto: Liam infatti odia le tshirt pesanti. Come accade da sempre con le canzoni della band e come accaduto anche con il logo della Pretty Green (che ricorda parecchio la copertina di Rubber Soul), nella linea di vestiti ci sono parecchi riferimenti ai Beatles. C’è infatti un cappello che Liam chiama “Lennon” e c’è una giacca che è stata chiamata “The Fool On The Hill”. E poi ci sono giacche di pelle in verde e nero che sono fabbricate con la pelle superleggera Wagu. “Vi ricordate le vecchie giacche dei Beatles che loro indossavano quando dovevano vestirsi tutti uguali? Quelle che mettevano quando ancora non si sceglievano i vestiti e Brian Epstein gliele faceva indossare? Ho pensato a qualcosa del genere, giusto togliendo il collare e alla fine il risultato è simile. Immagino che ad alcuni non piacerà il tipo di giacca ma non mi importa, che se ne vadano pure a farsi fottere”. Bè Liam, se ne possono andare a farsi fottere fino ad un certo punto però. Allora gli chiedo se si tratta di un progetto serio ovvero solo di uno sfizio che si è voluto togliere, e se vuole che la gente faccia diventare la Pretty Green una società che fa realmente business e che vende i propri capi. Liam allora mi risponde: “Certo che mi interessa il business, ma il mio approccio alla moda è lo stesso che ho con la musica. Non posso costringere le persone a farsi piacere i miei vestiti, è una cosa che succede o no. E di certo non perdo il sonno la notte preoccupandomi se la gente compra o no i miei vestiti”. Bè d’altronde non c’è motivo per avere di queste preoccupazioni (considerato che

Liam è ormai un milionario). Capisce di cosa parlo: “Ho capito di cosa parli”, mi dice Liam. “Non mi piace assillare la gente però. Trovo che sia molto più cool quando le cose vanno come vanno senza forzare le situazioni, e lasciando alle persone le decisioni”. Bè in generale si può dire che la collezione della Pretty Green è composta di vestiti da uomo decisamente belli. I capi migliori della collezione sono le giacche – e fra di loro c’è una bella e morbida giacca che tutti vorrebbero fatta con pura lana inglese ed un giacchetto che immagino anche Peter Sellers avrebbe voluto indossare. C’è pure una giacca di taglio Crimea molto bella e che è meno costosa del modello D&G appena uscito, però Liam precisa: “Devi avere una schiena molto forte per indossarlo. Devi trovarti in Polonia o giù di lì per indossarla”. La collezione di quest’anno è interamente composta da capi bianchi e neri ma la prossima primavera ci saranno nuove sfide. È il periodo in cui verrà fuori la maglia mista cashmere e Sea Island, il mio pezzo preferito della collezione dopo le giacche. Altri pezzi della collezione sono troppo nello stile di Liam per essere apprezzati da me, come accade con il kaftan Paisley Nehru disegnato dallo stesso Liam e con il cappello Lennon. Ma le calzature – che sono la prima cosa che Liam aveva deciso di produrre con la Pretty Green – sono deliziose, semplici e gradevoli. Liam è un grande intenditore di calzature ed infatti ci spiega che “le calzature Clarks sono un pochino appuntite, o almeno le ho sempre trovate così. E’ per questo che ho cercato di restituire alle calzature un pò di

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comodità con una punta per quanto possibile quadrata, e i modelli tutti neri come queste qua” – ed in questo momento sta indicando un paio di scarpe che si trovano sul tavolo che ci separa – “oppure marrone scuro o color cammello. Ma non va bene questo colore, sembra troppo quello del cammello”. Liam poi ci spiega che nel lungo periodo la sua intenzione è quella di aprire un negozio della Pretty Green, nonché produrre mobili, decorazioni e qualsiasi altra cosa gli piaccia. “L’intenzione è quella di diventare grandi!”. Per adesso, però, preferisce focalizzarsi sui vestiti. Pretty Green non è assolutamente un suo capriccio momentaneo. Ci viene il dubbio se non possa, allora, essere una forma di ritiro dalla musica, dopo la fine degli Oasis. Dopo tutto Liam ha 37 anni ormai. Io infatti gli indico che il brand di moda sarebbe un progetto perfetto su cui focalizzare le attenzioni una volta smessi i panni della rockstar, evitando di fare la fine di Mick Jagger che continua a muovere il suo sedere sui palchi anche ben entro i sessanta anni. Liam però ci tiene subito a mettere le cose in chiaro: “Di certo non muoverò le mie chiappe su un palco amico! Non l’ho mai fatto in 18 anni di carriera all’interno degli Oasis e non ho intenzione di farlo in futuro!” “Se io mi trovo bene a fare una cosa, la faccio finchè ci riesco, capisci cosa dico?”, continua Liam. “Per me la musica ed i vestiti sono esattamente la stessa cosa, per cui se Dio vuole farò musica fino al giorno in cui morirò ed al contempo mi dedicherò alla moda fino al giorno in cui morirò”. Liam ama i suoi vestiti. Ci troviamo in uno studio nella zona di Kentish Town, nel nordovest di Londra, e qua Liam ha appena finito di scattare le foto del book fotografico della Pretty Green. Adesso indossa un parka verde prodotto dal suo brand (e ci ha appiccicato un badge degli Stone Roses), le sue calzature nere ed un paio di jeans “fatti da un mio amico” ci precisa. Liam è stato attento al modo di vestire praticamente da sempre, fin da quando aveva “13 o 14 anni. Forse anche prima di quell’età. Per me vestirmi bene ha sempre contato parecchio, e poi anche le attenzioni delle ragazze sono state importanti in questo. In passato ho anche usato parecchio le tute da ginnastica, del tipo di Sergio Tacchini, anche perché ho fatto breakdance in passato”. Roba da ragazzi, l’hai indossata? “No aspetta, se pensi che io abbia indossato cappellini e roba di quel tipo ti sbagli, soltanto tute da ginnastica, per il resto tutti vestiti cool”. Gli ho fatto notare che non sapevo avesse un passato di quel tipo. Lui allora mi ha risposto: “Ebbene sì, quel tipo di musica è stato il primo che ho realmente apprezzato, prima ancora che arrivasse il filone del gangsta rap. Era la vecchia musica elettronica. In quel periodo uscivo con questa donna che si chiamava Gina Armitage, che era una bellissima signora –

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oggi purtroppo non è più in vita – ed andavamo in giro soltanto con del linoleum a fare breakdance in giro per la città, cercando di raggranellare qualche spicciolo”. Ma era capace? Liam allora ammette di “non essere mai stato bravo come lei. Lei era veramente brava”. Ancora stordito dalla confessione di Liam sul suo passato da “breakdancer” gli lancio un nuovo argomento di discussione: la sua passione per lo shopping, che mi è stata rivelata da Steve (il quale mi ha anche detto, e questo però non l’ho riferito a Liam, che durante il tour lui aveva l’incarico di portare di persona le scarpe di Liam in tutti gli spostamenti, visto che un albergo tedesco ad un certo punto ha commesso l’errore imperdonabile di smarrirgliele). “E’ vero amico. Io amo i vestiti e non ce la faccio a starmene seduto in una stanza. Mio fratello era abituato a starsese sempre seduto in una stanza di albergo, a me non importa nulla perché non è il modo in cui passo il mio tempo. Quando arrivo in un posto devo starmene all’aperto, una volta che le valigie arrivano nella stanza esco e vado a vedere dove sono i negozi”. La piccola frecciatina a suo fratello è tipica di Liam. Gli piace provocare, senza che conti se la vittima del suo attacco sia un’altra band, qualcuno della stampa oppure un politico. Quando gli chiedo della sua nuova residenza (che si trova ad Hampstead, nel nordovest di Londra, giusto dall’altra parte della strada rispetto alla precedente casa ma con un numero maggiore di stanze per i suoi figli Lennon e Gene), si vanta del fatto che il suo guardaroba è più grande di quello di Nicole.

E lei cosa prova riguardo a questo fatto? “Lei non dice molto al riguardo! Sto solo scherzando naturalmente, in casa c’è sufficiente spazio per il guardaroba di entrambi”. Ma Liam non indietreggia quando tocco l’argomento moda. Non c’è la percezione che gli uomini che sono troppo interessati alla moda siano un pò effeminati? Liam: “Non c’è problema per questo. Ho un ottimo rapporto con il mio lato femminile senza dubbio, ma non sono un designer di moda. Non sono certamente dentro al lato femminile della cosa, tutto ciò che mi piace fare è fare l’armamentario ed i vestiti che amo, mentre non mi vedrete mai partecipare ad uno show di moda”. Non ci sei mai stato? “Bè due anni fa ci sono andato una volta ed è stata una schifezza, una cosa tremenda. Si mettono a parlare di un sacco di cose che fanno schifo, parlano del nulla e non è una situazione reale”. A questo punto per provocarlo gli dico che nel mondo della moda ci sono parecchie donne molto attraenti. “Se questo è quello che ti interessa sì”. Bene, allora se tu non ti senti veramente dentro al mondo della moda, l’enfasi e il vero piacere restano nella musica? “Io ormai mi vedo solo come Liam Gallagher, cioè un musicista ed una persona che prepara e produce vestiti per gente che la pensa come me”. E come la pensi tu adesso? Liam allora risponde: “Non te lo saprei dire.


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Non mi va di sputare fuori sentenze affrettate, preferisco riflettere prima di parlare. Ma una persona che è appassionata di entrambe le cose... sai com’è non salverà il mondo, e non troverà una cura per il cancro”.

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Allora non è tua intenzione lodare esageratamente il tuo brand? “No non ne ho intenzione, né voglio lodare esageratamente me stesso”. Non la trovi una cosa importante? “Lo è per me. Il modo in cui stiamo giostrando tutta la situazione è importante per me”. Pensi che ci siano dei malintesi riguardo a te? “Sicuramente, ce ne sono a milioni”. Ti va di indicarcene qualcuno? “No non ce n’è bisogno, perché al dunque non me ne frega nulla di quello che le persone pensano di me. Mi interessa soltanto quello che pensano le persone a cui tengo”. Bene, allora ora di cosa possiamo parlare? Abbiamo già toccato molti argomenti seri. “Ti capisco, è quello che mi succede quando scrivo una canzone. Mi impegno tantissimo nel trovare un testo che sia chiaro e completo per il primo verso di una canzone, e poi mi trovo che non so cosa altro dire nel resto del testo visto che il concetto fondamentale l’ho già espresso nel primo verso”.

Well I’m not sure But you’re knocking at the door And I fail to see What d’you want from me? I had a dreadful night Fightin’ with the wife Now I’m a man of misery

“Abbiamo finito che dici?” E sì gli faccio notare che sono passati 28 minuti. E allora mi dice “perfetto!”. Mi dà una pacca sulla spalla e l’intervista è realmente finita. E’ stata un’intervista che ha posto la parola “fine” alla storia degli Oasis dopo tutte le voci che si sono inseguite nell’ultimo mese. Però quando non me lo aspetto inizia a parlare di Noel e della loro separazione. Gli va di aspettare un pò prima di dare la sua versione di ciò che è accaduto con suo fratello, non vuole che ciò che dirà sia espresso in preda alla rabbia. Liam vuole che passi ancora del tempo per parlarne, e ci fa notare che non tutti i mali vengono per nuocere visto che Noel potrà dedicarsi ai suoi progetti e Liam ai suoi. Liam continua: “La gente potrà sempre comprare i suoi dischi e quelli che abbiamo fatto assieme, e tutti saranno contenti lo stesso”. Allora intervengo dicendogli: “E forse con il passare del tempo cambierà anche il tuo rapporto con Noel, magari non sarà soltanto basato sulla musica e sugli affari”. Liam mi dà ragione puntualizzando però che “ci vorrà però un po’ di tempo prima che il nostro rapporto si ricomponga”. Liam Gallagher adesso ha il look del mercante che mette quasi paura ed è carico nel fare quello che fa. Ma dà anche una impressione seriosa, di una persona che in fondo sente la mancanza di suo fratello. Comunque adesso abbiamo un nuovo produttore di vestiti che per di più è una rockstar di successo. Chi se lo sarebbe aspettato?

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I said the kid's alright He’s got a ticket to ride One thing’s for sure He’ll leave you wanting more, bye bye I said the kid's alright He’s got a ticket to ride One thing’s for sure He’ll leave you wanting more, bye bye

TRADUZIONE TESTO IN ITALIANO Beh io non sono sicuro Ma stai bussando alla porta E non riesco a capire Cosa vuoi da me? Ho avuto una notte terribile Lottando con la moglie Ora sono un uomo miserevole Ho detto che il ragazzo sta bene Ha un biglietto per una corsa Una cosa è sicura Egli ti lascerà e ne vorrai di più, ciao ciao Brano dell’intervista del sito StopCryingYourHeartOut.com di GIUGNO 2009 La canzone Man Of Misery, è stata scritta appositamente per il lancio di Pretty Green? LIAM: No, l’ho scritta un paio di anni fa, abbiamo usato quella canzone di Pop Levi, ma poi abbiamo avuto bisogno di una canzone differente per essere usata nel nuovo film, ho pensato che non gli volevo dare altri fottuti credits e soldi per i diritti di utilizzo e cose del genere… Avevo questa canzone dimenticata da qualche parte, capisci, non credo sarà mai pubblicata come pezzo degli Oasis e allora vaffanculo, perchè no, è solo un demo ma sembrava calzare perfettamente. Hai piani di realizzarla come disco promozionale? LIAM: Ho dei dubbi in merito, riconosco che potrebbe rimanere dove era adesso sino a quando magari il ‘ragazzo’ (Noel) non la ascolta, e magari gli piace, e pensa di inserirla in un disco degli Oasis, potrebbe, ma ho i miei dubbi amico…

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Parole di Daniele Sassi tratto dal sito Panopticonmag.com

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n fondo basterebbe un pò di logica: quando il compositore del 90% - cifra approssimata per difetto - delle canzoni di un gruppo rock sceglie di chiamarsi fuori dal circo, il gruppo si scioglie. A forza di gridare “al lupo, al lupo!” nessuno sembrava crederci. D’altronde quante volte è già successo? Ricordo che già nel 1996, nel bel mezzo di un tour americano, doveva essere finita. Poi ci sono stati cambi di formazione, il tribolato parto di album dai sempre più alterni risultati artistici, il tutto senza contare le solite zuffe tra i fratelli coltelli. Ma questa volta fanno sul serio, soprattutto Noel, che a questo punto aspettiamo alla prova del disco solista, a dar seguito alla recente pubblicazione in formato digitale del suo concerto semiacustico alla Royal Albert Hall. Proprio la volontà del fratello maggiore di voler tentare la strada solitaria, lasciando gli Oasis a covare un lungo iato di riflessione pare non essere andata a giù a Liam, che invece vorrebbe il prima possibile un nuovo disco della band che lui stesso ha fondato e che proprio ultimamente risultava rinvigorita da un album – Dig Out Your Soul – che non solo lo vedeva protagonista anche in fase compositiva, ma che soprattutto rappresenta - e qui usiamo il presente storico - il miglior capitolo degli Oasis in oltre dieci anni di carriera, vale a dire il disco più riuscito da (What’s The Story) Morning Glory? (1995). Dig Out Your Soul mostra una band finalmente di nuovo coesa, un gruppo vero e non un progetto di sfogo di beceri luoghi comuni del rock che pur allontanando molti potenziali ammiratori, non erano riusciti a uccidere la musica dei fratelli Gallagher. Ora le cose stanno diversamente però, e Noel – a fronte di un prevedibile successo piuttosto facile da ottenere per un hit-maker come lui – potrebbe anche non tornare a casa. Liam, di contro, sarebbe in grado di commettere un errore imperdonabile, ovvero quello di non sciogliere gli Oasis, facendo finta che “Live Forever” e “Wonderwall” le abbia scritte lui e non il fratello maggiore. Oppure potrebbe mettere in piedi una nuova band capace di sopportare le sue bizze: d’altronde come sono tante le inimicizie che ha scatenato nei suoi e nei confronti degli Oasis, negli anni sono tanti anche gli amici incontrati per strada: John Squire, Johnny Marr, Liam Howlett, i Death in Vegas, lo stesso Andy Bell... sarebbero tutti pronti a rilanciarsi come songwriter sapendo di poter contare su un vocalist di sicura presa sul pubblico. Dicevamo, stando alla logica, che finisce qui la storia di uno dei gruppi con la maggiore quantità di canzoni della generazione precedente, quella dei Novanta, in cui Nirvana e Smashing Pumpkins l’hanno fatta da padroni negli Stati Uniti, mentre Blur e Oasis si sono giocati il titolo della Premiere League anno dopo anno, singolo dopo singolo, gossip dopo gossip, insidiati al massimo dai Suede e dal genio di Jarvis Cocker, prima che i Radiohead entrassero in gioco per davvero e facessero piazza pulita, almeno superficialmente, perlomeno presso quelli che arrivatici


in ritardo, non avevano capito di cosa si stesse parlando, magari perché giunti alla band di Thom Yorke provenienti dal grunge o peggio ancora dal Nu Metal, e quindi privi delle basi che avevano fondato il brip pop, misconoscendo perfino gli Smiths e gli Stone Roses. E allora sì, gli Oasis facevano schifo a chi era convintissimo che Ten dei Pearl Jam fosse il massimo della vita, o che il rock quello vero fosse solo quello discendente dai miti degli anni Settanta: se una band non aveva nel pedigree una qualche reminiscenza di Led Zeppelin, Pink Floyd o Black Sabbath, allora non valeva niente. Balle. L’atteggiamento strafottente non ha aiutato, ma sono bastati il taglio di capelli e le note di piano di introduzione a “Don’t Look Back in Anger” (in realtà un evidente, breve e forzato omaggio), nonché il look totalmente mod che semmai avrebbe dovuto accostarli più agli Who, a far passare gli Oasis come una volgare imitazione dei Beatles. Anche fosse... come se i Pearl Jam avessero mai inventato qualcosa. Intendiamoci, le influenze di “quei quattro ragazzi di Liverpool” sono forti ed evidenti, palesate per altro dalle continue performance live di “I Am the Walrus” o “Helter Skelter”, nonché dalle citazioni di titoli di canzoni a firma Lennon/McCartney nei versi di Noel Gallagher. Liam è arrivato a chiamare Lennon il suo primogenito. La copertina del singolo di “Live Forever” raffigura la casa dove è nato John. E si potrebbe continuare per almeno altre venti battute. Il punto è che come sono pieni zeppi di riferimenti ai Beatles, l’immaginario e la poetica degli Oasis sono anche molto altro, e nascono nello specifico dalla lezione dei concittadini Smiths, sia per quanto riguarda la ritmica delle canzoni, sia rispetto al tema della fuga verso qualcosa di diverso, qualunque cosa fosse, non raro in Morrissey e divenuto un’ossessione nei primi Oasis, i migliori, quelli per cui oggi siamo ancora qui a parlare della musica e delle loro disavventure. Ci sono ovviamente gli Stone Roses dei primi singoli e dell’album omonimo, capolavoro irrepetibile di una stagione del rock inglese che riusciva finalmente a superare la newwave e il post-punk, e ad aprire le porte al nuovo decennio. Le rose di pietra le hanno colte in tanti, Noel Gallagher certamente. Ma questi è cresciuto con la musica dei Jam di Paul Weller, e per dirla citando Guy Ritchie – che per altro ha reso famoso un pezzo degli Oasis nel suo The Snatch - non è mai stato un vero rock’n’rolla, ma piuttosto un figlio della seconda ondata mod, parallela ai Sex Pistols e ai Buzzcocks, e figlia dell’illuminazione di Who, Kinks e Rolling Stones londinesi. In fondo

quanto veramente c’è di Beatles in Definitely Maybe, il primo album, quello che li ha fatti diventare famosi e sicuramente il più genuino, per quanto già carico della sua buona dose di ingenue banalità rock? E quanto invece c’è di Rolling Stones, non solo nel primo disco, ma anche lungo tutto l’arco della loro discografia, passando per dichiarazioni del tipo: “il nostro sound negli anni assomiglierà sempre di più a quello dei Rolling Stones e meno a quello dei Beatles”, per una splendida cover di “Street Fighting Man” e sopraggiungendo agli ultimi due album, davvero il culmine di una passione, quella per le pietre rotolanti e per l’immaginario del gran finale dei Sessanta, che ha davvero trasformato gli Oasis in una band affascinata da tutto quel periodo e non solo dai baronetti di Liverpool. Non sono mancati gli esperimenti lungo il percorso, le collaborazioni con altri artisti della stessa o di altre scene, che in parte hanno inciso nel suono di dischi meno riusciti come Be Here Now (1997) e Standing On The Shoulder Of Giants (2000), entrambi diseguali nella scaletta, che lasciava fuori buonissime canzoni tenute per i lati B dei singoli - come da copione negli Oasis - ed entrambi tentativi di osare qualcosa in più negli arrangiamenti, fra manie di grandezza che hanno debilitato un songwriting altrimenti pressoché ancora impeccabile (Be Here Now) e suoni ben calibrati che non sono stati in grado di accendere una manciata di brani troppo stanchi per essere usciti dal plettro di Noel Gallagher (il successore). Chi c’era ricorderà tuttavia quella che può essere l’epifania della parabola degli Oasis, il punto di non ritorno o meglio l’apice di una carriera, il momento in cui tutto il popolo del rock non aspettava altro che loro, vale a dire l’uscita del singolo con relativo video di “D’You Know What I Mean?”. Ecco, in quel momento gli Oasis erano più in alto di chiunque altro al mondo, più su degli U2 che pure li avevano chiamati ad aprire i concerti della prima fase del Pop Mart Tour. Solo Dig Out Your Soul (2008) – prima di qualche altro singolo innegabilmente azzeccato, su tutti “Sunday Morning Call”, b-side incluse - è stato in grado di far risalire alcuni gradini ai fratelli Gallagher. Ma quel che c’è stato fino a quel momento, ovvero prima della minacciosa uscita di Be Here Now, è qualcosa che proprio il popolo del rock non può e non deve fingere di dimenticare perché magari oggi inflazionato, perché appannaggio di un pubblico spesso afono ed indifferente rispetto a cose altrettanto interessanti di quel periodo. I fan possono facilmente avere il paraorecchie, lo si sa per postulato. Negare però che canzoni quali “Whatever” o “Wonderwall” siano momenti importanti del pop dei Novanta, che Definitely Maybe, Morning Glory

e gran parte delle relative b-side raccolte poi nella compilation The Masterplan siano dei capolavori del rock britannico, sarebbe altrettanto grave e biasimevole. E assurdo perdipiù, visto che in patria sono coscienza popolare e immuni da possibili critiche: sono parte della storia, e se permettete, gli Inglesi su queste cose non possono temere obiezioni da noi Italiani. Lo sanno loro - più che noi - che cosa è buono e cosa non lo è, ed è già stato deciso che Definitely Maybe e (What’s the Story) Morning Glory? sono due classici, nei Novanta non inferiori per importanza storica ad un Ok Computer o ad un Different Class, quindi pregherei di farsene una ragione. E’ così e basta. Non c’è – e non ci può essere neanche volendo - in Gallagher quell’atteggiamento intellettualoide presente nei gruppi britpop di Londra, né tantomeno alcun gusto glam. Gli Oasis sono di Manchester e rispecchiano icasticamente la loro gente, quella della classe sociale più bassa, che vive di calcio, “Cigarettes & Alcohol” e sogni di “Rock‘n’Roll Star”. Stereotipi su cui i Gallagher indugeranno fin troppo nel corso degli anni. Eppure all'epoca di Definitely Maybe risultavano in qualche modo sinceri, in quanto cliché che la band osservava da un punto di vista esterno: “In my mind my dreams are real”. Definitely Maybe non può che avere successo in un contesto a cui si affaccia come contraltare all’inglesissimo Parklife dei Blur o all’elegante ma complesso e per la critica involuto Dog Man Star dei Suede. Ecco dunque che un brano alquanto demagogico e con una cospicua dose di retorica rock’n’roll come “Supersonic” diventa un inno più negli States che in patria. Gli Oasis si accorgono che il pubblico è dalla loro parte, e rilanciano con il singolo natalizio – questo sì profondamente beatlesiano era Abbey Road – “Whatever”, che viene annesso alla ristampa di Definitely Maybe, prima della cacciata del batterista Tony McCarroll, invero se non il migliore che abbiano mai avuto, certamente il più funzionale al loro suono più autentico. Lo sostituisce Alain White, che standosene silenziosamente al suo posto partecipa al periodo di maggiore popolarità, e anche al disco più venduto della band. Se in Inghilterra e nel mondo anglosassone è bastato l’esordio a fare il botto, nel resto del vecchio continente c’è voluto un secondo e forse anche più grande capolavoro, quel Morning Glory che all’epoca sembrava una vera boccata d’ossigeno giunta alle masse che non si erano

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Your Soul, il disco migliore dai tempi di Morning Glory - e comunque non certo un capolavoro – dopo essere passati per l’anonimo Don’t Believe The Truth (2005), in cui pur trovato il suono giusto, mancano completamente le grandi canzoni (non invece gli episodi imbarazzanti). Dig Out Your Soul indugia nelle atmosfere protopsichedeliche e retrò del suo predecessore, ma con una vena compositiva finalmente ritrovata, che vede lo stesso Liam clamoroso protagonista, autore in particolare della ballata “I’m Outta Time” e della marcetta conclusiva “Soldier On”. C’è spazio per la finto-orientaleggiante “To Be Where There’s Life”, firmata da Gem Archer e reminiscente non solo di “Who Feels Love?” (da Standing on the Shoulder of Giants), ma anche della lezione di Madchester e delle ambientazioni dei Primal Scream di Screamadelica, mentre Andy Bell che firma un solo pezzo si era fatto maggiormente stimare per il suo contributo in Don’t Believe The Truth. E Noel? Il fratellone ormai entrato mestamente nel circolo degli –anta, è così ispirato che riesce anche a piazzare – tra le altre - una delle migliori dieci canzoni della discografia della band (le altre nove sono tutte del biennio 1994/95). Si tratta di “Falling Down”, un brano solo superficialmente psichedelico, in realtà tanto introspettivo come poco altro nella discografia della band, tanto da meritare il trattamento di vari remix che pure non riescono a cogliere l’essenza dell’originale. Come andrà a finire, se non è già finita, non ci è dato di sapere. Proviamo tuttavia a fare delle scommesse con voi. Vediamo se da qui a cinque anni non si parlerà insistentemente di un possibile ritorno degli Oasis (ammesso che Andy e Gem siano ancora lì ad aspettare), se non ci sarà nessuna riedizione in versione deluxe di Definitely Maybe e Morning Glory, se non arriveranno dei live e dvd che immortalano determinati concerti come quello storico a Knebworth del ’96, o al Madison Square Garden l’anno dopo. E ancora vedremo se non ci saranno nuove raccolte di b-side o di inediti lasciati per strada... Figuriamoci! Alla fine però, e con tutta l’ingenuità giovanile che ha nobilitato la melodia di quella progressione di accordi, una cosa è certa: le canzoni degli Oasis are gonna live forever. Mentre noi siamo tutti un pò più vecchi.

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NOW? Quale futuro musicale per Noel e Liam Gallagher? Si riformeranno gli Oasis tra 5 anni? Sono alcune delle domande che tutti i fans si pongono dalla fine di agosto del 2009. Ovviamente non è possibile dare una risposta concreta, nessuno può farlo, neanche i diretti interessati. Di sicuro possiamo affermare che entrambi i fratelli hanno assicurato di voler fare ancora musica. Noel Gallagher è atteso al varco con un ovvio progetto solista (ne ha parlato talmente tanto negli ultimi 5 anni). Ha molte canzoni che ben si adattano alla sua idea, inoltre ci viene il sospetto che la carenza assoluta di b-sides inedite per Dig Out Your Soul non è stata casuale... Probabilmente sarà un disco che vedrà la partecipazione anche di qualche special guest, e che si spera sarà seguito da un tour. Liam Gallagher dopo aver accantonato l’idea di proseguire con il nome Oasis (comunque Noel non glielo avrebbe permesso), ha iniziato subito il suo nuovo progetto musicale insieme agli ex-colleghi Gem Archer, Andy Bell (tornato alla chitarra) e Chris Sharrock. Al basso è stato reclutato Jeff Wootton e alle tastiere Jay Darlington che pur non essendo al momento nella line up della nuova band (chiamata Beady Eye) sono comunque in studio di registrazione sotto la guida di Steve Lillywhite con un album atteso nel 2011.

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TIME FLIES... 1994-2009

riconosciute nelle urla provenienti da Seattle. Dieci canzoni straordinarie, l’una dietro l’altra, che ascoltate oggi paiono ben più ruvide e meno levigate di quanto erano apparse allora. D’altronde gli Oasis, per non parlare dei Verve, nascono anche dalle ceneri dello shoegaze e della scena twee pop scozzese: incidono per la Creation, l’etichetta di Alan McGee, formidabile nel compiere il trasporto del rock indipendente inglese verso lidi e riconoscimenti mainstream. E c’è chi ancora si domanda perché aver tenuto fuori dai primi due album pezzi come “Fade Away”, “Half the World Away”, “Acquiesce” o la stessa “The Masterplan”. La risposta è in realtà più semplice di quel che la logica suggerirebbe: non si è quasi mai trattato di errori di valutazione, di brani ritenuti minori o non sufficientemente trattati in studio, quanto piuttosto di una esplicita volontà di rendere l’appuntamento quadrimestrale col nuovo singolo come qualcosa di elettrizzante al pari dell’uscita di un nuovo album, così come erano soliti fare gli Who, i Rolling Stones o i Beatles. Con il suo arrangiamento orchestrale, la sua retorica un pò già sentita, una splendida canzone come “The Masterplan” non avrebbe calzato a pennello nella scaletta di Morning Glory. Invece, a chiusura del superclassico “Wonderwall”, è davvero al suo posto. Non si può dire forse lo stesso delle canzoni lasciate per strada nei singoli di Be Here Now, che probabilmente avrebbero reso quel disco più snello e avvincente. E allora pezzi come “Stay Young” e “Flashbax” avrebbero potuto tranquillamente prendere il posto di almeno un paio delle pastorali tirate per le lunghissime di quel disco così mal ideato. Sarebbe potuto essere un altro capolavoro, perché si sono fatti questo? Per non parlare di come sarebbe bastato davvero poco per trasformare la storia di Standing on the Shoulder of Giants, penalizzato dal primo tentativo di scrittura di Liam (la banalissima “Little James”) e dai primi segni di cedimento del talento innato di Noel (in particolare “Put Your Money Where Your Mouth Is”) e quindi dal mancato utilizzo di brani poi inseriti nei flipside dei singoli, come la splendida, splendida “Let’s All Make Believe” o la sottovalutatissima “Carry Us All”. Il punto più basso, la collezione di brani dove solo i singoli hanno funzionato - e a pensarci bene neanche quelli hanno davvero lasciato il segno - è Heathen Chemistry (2002), autoprodotto e frutto della prima performance in studio con la nuova band. Già perché nel frattempo Guigsy e Bonehead, i gregari che a suo tempo avevano fondato la band assieme a Liam, hanno alzato bandiera bianca, convinti ancora oggi che la scelta di scendere dalla giostra autodistruttiva fosse l’unica soluzione per avere salva la pelle. Ma i nuovi Gem Archer e Andy Bell (ex chitarrista degli shoegazer Ride, quelli di Nowhere per intenderci, negli Oasis al basso) riescono a rimettere insieme i pezzi sparsi in giro dai fratelli, e a far rinascere ancora l’alchimia della band. Ci vorranno tre album e tre tour, la sostituzione di White con l’ottimo Zak Starkey (già alla batteria nella reincarnazione degli Who) per arrivare a Dig Out

SINGLES COLLECTION Release date: 14-06-2010 Label: Big Brother Recordings

DVD (Catalogue Number: RKIDDVD66) 2CD (Catalogue Number: RKIDCD66) 3CD+DVD (Catalogue Number: RKIDCD66X) 5LP (Catalogue Number: RKIDLP66)


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Go Let It Out Highest Chart Position: Number 1 in the UK (for 1 week) All tracks written by Noel Gallagher Produced by Mark 'Spike' Stent and Noel Gallagher. Video directed by Nick Egan (location: London, England) Sleeve Photography by Andrew MacPherson Art Direction by Simon Halfon and Noel Gallagher 'Go Let It Out' contains elements from 'I Walk On Gilded Splinters' performed by Johnny Jenkins.

releases

7”

UK (RKID001) - Big Brother Recordings (barcode number: 5 055019 600173) tracks: Go Let It Out; Let's All Make Believe matrix side 1: RKID 001 A-1-1-1 matrix side 2: RKID 001 B-1-1-1 note: E’ il primo singolo pubblicato su etichetta Big Brother Recordings.

css 12”

UK (RKIDCS 001) - Big Brother Recordings (barcode number: 5 055019 600142) tracks: Go Let It Out; Let's All Make Believe note: Entrambe le canzoni su entrambi i lati.

UK (RKID 001T) - Big Brother Recordings (barcode number: 5 055019 600166) tracks: Go Let It Out; Let's All Make Believe; (As Long As They've Got) Cigarettes In Hell matrix side 1: RKID001 T A-01-1-1 matrix side 2: RKID00 1 T B-01-1-1 Europe (HES 668485 6) - Helter Skelter (barcode number: 5 099766 848563) tracks: Go Let It Out; Let's All Make Believe; (As Long As They've Got) Cigarettes In Hell matrix side 1: 6684856000 1A1 matrix side 2: 6684856000 1B1

cds

UK (RKIDSCD 001) - Big Brother Recordings (barcode number: 5 055019 600128) tracks: Go Let It Out; Let's All Make Believe; (As Long As They've Got) Cigarettes In Hell matrix: D6428 RKIDSCD 001 . IFPI LI23 NIMBUS IFPI LI23 note: Edizione Cd singolo slim jewel case. Europe (HES 668485 1) - Helter Skelter (barcode number: 5 099766 848518) tracks: Go Let It Out; Let's All Make Believe matrix: S0100309424-0101 104 C2 "Barcode" "Barcode" Sony Music IFPI L554 note: Card Sleeve. 2 tracce.

Europe (HES 668485 2) - Helter Skelter (barcode number: 5 099766 848525) tracks: Go Let It Out; Let's All Make Believe; (As Long As They've Got) Cigarettes In Hell matrix: 20100309427-0101 14 A4 "Barcode" "Barcode" SONY MUSIC IFPI L554 note: Edizione Cd singolo slim jewel case. 3 tracce.

Japan (ESCA 8114) - Epic (barcode number: 4 988010 811488) tracks: Go Let It Out; (As Long As They've Got) Cigarettes In Hell; Helter Skelter matrix: PUS-2587 1 "Stars" "Barcode" IFPI L275 note: Jewel case. 3 tracce. Contiene la cover di Helter Skelter (Beatles).

Mexico (CDMIX 668485) - Epic (barcode number: 7 509866 848526) tracks: Go Let It Out; Let's All Make Beleive; (As Long As They've Got) Cigarettes In Hell matrix: 01CDDA006867 01 IFPI LE81 MASTERED BY SONY MUSIC MEXICO "Barcode"

what’s the story? GO LET IT OUT è il primo singolo estratto dal quarto album in studio Standing on the Shoulder of Giants e primo singolo pubblicato con etichetta Big Brother Recordings. La canzone ha raggiunto il numero 1 delle UK charts (dove è diventato disco d’argento) e della classifica singoli italiana. Go Let It Out contiene dei samples di batteria tratti dalla versione di Johnny Jenkins della canzone di Dr John's: “I Walk on Gilded Splinters”, mentre il titolo potrebbe essere una dedica al testo di “Hey Jude” dei Beatles: “So let it out and let it in, hey, Jude, begin”. Noel ha descritto la title track come “il modo più vicino per suonare come i Beatles ai giorni nostri” durante l’intervista ‘Lock the Box’ nel DVD del box della raccolta Stop the Clocks. La canzone, insieme alla B-side “(As Long as They've Got) Cigarettes in Hell”, incarna l'atmosfera psichedelica che la band sperimentò durante quell'album. Mentre l’altra b-side “Let's All Make Believe”, è considerata da molti fans come una delle più belle b-sides degli Oasis. Q magazine l’ha piazzata al primo posto di una lista delle ‘500 best lost tracks’ con la seguente motivazione: ‘Se Standing on the Shoulder of Giants avesse incluso questa traccia, avrebbe meritato un’altra stella nella recensione’. La canzone è per altro inclusa nell’edizione giapponese dell’album.

note: Jewel case. 3 tracce. Stesse b-sides del singolo inglese.

Korea (CPK-2187) - Helter Skelter (barcode number: 8 803581 221879) tracks: Go Let It Out; Let's All Make Beleive; (As Long As They've Got) Cigarettes In Hell matrix: CPK-2187 IFPILA71 note: Slim jewel case. 3 tracce. Stesse b-sides del singolo inglese.

GO LET IT OUT UK Singles Chart 1 Italian Singles Chart 1 Australian Singles Chart 23 Dutch Singles Chart 36 Finnish Singles Chart 5 French Singles Chart 66 New Zealand Singles Chart31 Norwegian Singles Chart 3 Swedish Singles Chart 14 Swiss Singles Chart 23

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numero 35

il numero 36 esce a fine agosto 2010

arretrati

fanzine

www.wonderwall.it JUNE 2010 “A very nice magazine” Noel Gallagher Milano, 11 maggio 2005

Ogni numero è pubblicato in una tiratura limitatissima di 250 copie. Per conoscere i contenuti (di ogni singola uscita) consultare la pagina arretrati del sito web www.wonderwall.it/fanzine.htm Per le formule e modalità di acquisto consultare la pagina iscrizione al Fans club del sito web www.wonderwall.it/iscrizione.htm Per qualsiasi ulteriore richiesta di informazioni fate una email a: redazione@wonderwall.it Gli arretrati sono tutti disponibili dal numero 2 al 34.

BEADY EYE www.beadyeyemusic.com

Gem Archer, Liam Gallagher, Andy Bell, Chris Sharrock


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