NumeroZero3

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settembre.2009

giù per il tubo

viaggio nei cunicoli del teleriscaldamento • pagina 2

la gronda NO(rd)!

il sottopassaggio di via independenza • pagina 3

l'ospedale ha un nuovo reparto, anzi: no.

inaugurato il nuovo reparto di riabilitazione, ma non funziona ancora • pagina 4

migranti e respingimenti il parere di Don Emilio Lingiardi • pagina 5

cava di Caravaggio un disastro da evitare • pagina 6

omofobia omosessualità e discriminazione in Italia • pagina 8

festa della Sinistra

l'ultima festa dell'estate è la prima di una nuova stagione? • pagina 10

Giuliana Sgrena a Crema

intervista alla giornalista in occasione della presentazione del suo libro • pagina 11

vedi Napoli e poi vivi

il resoconto dell'assemblea nazionale di Sinistra e Libertà • pagina 12

l'affabulatore Angelo Noce nei chiostri del San Domenico • pagina 14

face... who?

la doppia faccia dei social network • pagina 15

liberi di non credere

a Roma la manifestazione UAAR • pagina 16

Pasticcio in salsa cremasca di Attilio Galmozzi Dopo oltre 5 mesi di verifica la montagna ha partorito un topolino. Nessuno stravolgimento, nessun cambio di passo: un mediocre valzer di assessorati e il pranzo è servito. Il Sindaco di Crema non ha avuto il coraggio di licenziare l’Assessore più ingombrante della Giunta, ha inserito nella squadra un nuovo tassello alla Cultura (Mariani, ndr), sposta Borghetti dai Servizi Sociali al Commercio e fa fare il percorso inverso a Capetti, che dai tavolini di piazza Duomo passa alla Famiglia. Chiude in bellezza dando alla Lega la sua delega/ossessione preferita, ovvero sicurezza e polizia locale che andrà a Cesare Giovinetti. Antonio Agazzi, equilibrato Presidente del Consiglio Comunale, resta dunque a bocca asciutta: nè Giunta Provinciale nè quella Comunale con il sogno della delega alla Cultura che svanisce definitivamente. Alla Miglioli vanno le Politiche giovanili: mostrare i muscoli ad Artshot ha premiato la Signora, almeno per ora. Insomma, il puzzle della Giunta, giralo come vuoi ma sempre s’incastra a meraviglia. Questo “nuovo” organigramma il Sindaco avrebbe potuto costruirlo da subito, invece ha preferito attendere nel tentativo di costruire attorno a sè l’immagine dell’uomo forte e decisionista, che proprio non gli si addice. Nessun acuto programmatico e nessun cambio di marcia: chi ha fatto l’eminenza grigia proseguirà indisturbato e chi è rimasto nell’angolo per oltre due anni, tirato da tutti per la giacchetta resterà ancora al buio. Non sono state messe in discussione quelle opere che la città avversa, giustamente, sia in termini di costi che di discutibile utilità: con un documento politico post vacanziero il Sindaco, almeno sulla carta, mette d’accordo tutti e tira un sospiro di sollievo. Basta giusto un poco di zucchero e la pillola – amarissima – va giù che è un piacere.


■ settembre 2009

il grande fratello crema giù per il tubo

viaggio nei cunicoli del teleriscaldamento di Gil Mazzo

Se stessimo parlando del famoso film d'animazione ci metteremmo con la copertina sul divano per fare un salto nell’infanzia felice, quando senza preoccuparci di cosa stesse accadendo nel mondo ci gustavamo cartoni animati divertenti riempiendoci di Nutella fino più o meno alle orecchie. Purtroppo nessun amarcord. Basta girare per la città per capire che “giù per il tubo” è un cartone animato calato nella realtà. I lavori per la realizzazione del Teleriscaldamento hanno prodotto nelle strade più squarci di uno Stuka, con alcune rotonde aperte, poi chiuse, salvo essere sventrate poche settimane dopo. La canzone di Elio e le Storie Tese recita: “ti devo una pinza... ce l’ho nella panza”, alludendo ad alcuni casi di malasanità degli anni passati. Qui non ci sono “pinze nella panza” ma “panze da prendere con le pinze”. Dopo i lavori primaverili ed estivi per la realizzazione della rete sotterranea del teleriscaldamento, con qualche pezza di asfalto sparsa qua e là nella città, i nuovi collegamenti per le utenze hanno comportato una nuova riapertura del manto stradale con conseguenti nuovi disagi: la rotonda di Via Gramsci ne sa, poveretta, qualcosa ma speranzosa ha atteso che qualcuno le mettesse qualche punto di sutura. Apprendiamo, a tal proposito, che il Sindaco di Crema ha evidenziato a più riprese l’ottimo e instancabile lavoro svolto dalla sua Giunta durante la pausa estiva, mentre i “brutti e cattivi di Sinistra” lo accusavano di immobilismo. Il FarmaSindaco, infatti, sostiene di aver sistemato chilometri di strada urbana in occasione dei lavori per la realizzazione del Teleriscaldamento e che il risultato “sia sotto gli occhi

di tutti i cittadini”. Percorrendo le vie del centro cittadino, ma non solo, appaiono evidenti anche ad un ipovedente le “pezze” chilometriche apposte sul manto stradale per coprire, appunto sotto gli occhi di tutti, le trincee scavate dalle ruspe in occasione dell’invasione della società che ha realizzato i lavori e anche qualche rotondina qua e là, giusto perché avanzava un po’ di bitume. Durante gli scavi, i cittadini hanno potuto osservare, per qualche minuto prima che venisse ricoperto il tutto, qualche pezzo della Crema antica, mura venete in particolare, emerse dopo aver passato secoli con badilate di terra sulle spalle; in quei giorni il “buon” Gigi ha percorso, fonti ufficiose dicono, decine di chilometri in sella alla propria bicicletta per cercare dalle fondamenta della città qualche ispirazione per il proprio futuro. Il futuro ha radici lontane, si dice. Infatti lo si è visto correre come un’ape attirata dal miele in giro per la città scambiando spesso dei cocci di piatti delle raccolte punti Buitoni per otri e vasi di inestimabile valore. Una foto in posa, un articolo sul giornale e poi, tutti felici, tutto coperto di nuovo con la terra per

proseguire i TeleLavori. Una cosa è certa: i disagi ci sono stati e ce ne saranno ancora. Quando si fa un’opera si dice che si debbano accettare per avere poi il risultato finale. E va bene, accettiamo questo aspetto che potrebbe apparire di buon senso. Ma una domanda ancora ci frulla nella testa come una moneta da cinquecento lire tirata sul tavolo: quali saranno i benefici futuri? E soprattutto: chi ne trarrà più beneficio? Dopo una lunga pausa, durata molto ma molto di più di un’estate, questa Amministrazione non ci ha dato risposta. Forse è il sogno di un estate che vorremmo potesse finire alla svelta ■

Forse non tutti sanno che... a cura di Gil Mazzo L’ingegner Emilio Formigoni, padre del Presidente della Regione Lombradia, ed ex comandante della Brigata Nera Missaglia partecipò il 3 gennaio 1945 all’eccidio di 4 partigiani: Natale Beretta di Arcore di 25 anni, Nazzaro Vitale di Bellano di 24 anni, Mario Villa di Biassono di 23 anni, Gabriele Colombo di Arcore di anni 22. Dopo la guerra venne condannato in contumacia come “collaborazionista” e rientrò in Italia pulito come appena uscito dalla vasca da bagno. Fabrizio Cicchitto (capogruppo PDL alla Camera dei Deputati) fu Segretario della Federazione Giovanile Socialista Italiana negli anni Settanta; socialista lombardiano e marxista, fu convinto sostenitore del compromesso storico. Dopo essersi iscritto alla Loggia massonica P2 (fasciolo n. 945, tessera 2232) viene allontanato dal PSI salvo poi esserne riammesso nell’ottobre 1987. Quando un altro P2ista (tessera 1816, gruppo 17, fascicolo 0625, 26 gennaio 1978) diviene Capo del Governo per la IV° volta diviene Capogruppo del PDL. Leggi Pi Due Loggia. (fonte enciclopedia online wikipedia. org, ad eccezione dei corsivi)

numerozero Direttore responsabile Manuela Antonia Della Nave Editore LINFA scrl via Tensini, 11 • Crema Stampa Arti grafiche cremasche divisione grafica Cartotecnica Cremasca • Crema Progetto grafico, impaginazione e illustrazioni francescoguerini.it Richiesta registrazione depositata presso il Tribunale di Crema in data 16/04/09 licenza delle immagini riprodotte le fotografie contrassegnate con un asterisco (*) nella didascalia sono distribuite sotto la licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 (http://creativecommons.org/ licenses/by/3.0). In nessun modo le immagini sono utilizzate nell'intenzione di veicolare le intenzioni degli autori da parte di NumeroZero Alcuni Diritti Riservati questo numero è pubblicato con una licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

foto di Francesco Guerini


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quando incominciarono a parlarne dicevano che avrebbero speso 2/2,5 milioni di euro, poi è arrivato in Consiglio Comunale a marzo un preventivo di circa 4 milioni, ora il preventivo definitivo parla di oltre 6 milioni di euro

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no! la gronda NO(rd)!

la terza via (Indipendenza?) di Beretta per oltrepassare la ferrovia

di Franco Bordo

In urbanistica, nel settore viabilità, nella gestione del territorio, il fare tanto per fare è una pratica assolutamente sconsigliabile, perché porta a produrre delle scelte che quasi sempre si mostrano controproducenti, che spesso vanno ad aumentare i problemi di una realtà urbana, a peggiorare le condizioni di vita quotidiana di una comunità. A Crema questo rischio è alle porte.

L’ANGOLO di Piervenanzio Rotula

INDOVINELLO Lidia e Gianni hanno due mani. Lidia si fa la barba solo al giovedì. Gianni lavora in banca. Quanti metri è lunga la fognatura di Rho? (Tra tutti coloro che invieranno l’esatta soluzione al quesito verrà estratto un buono parto presso la Clinica paleo-ginecologica “Edelweiss” di Innsbruck). I PUNTI CARDINALI Mons. Est Mons. Ovest Mons. Nord Mons. Sud COMUNICAZIONE AUTUNNALE Il signor Piero Pieri ha accusato nella serata di ieri delle turbolenze ascellari che hanno causato notevoli disagi alla viabilità. Il fatto dovrà essere verificato in sede concistoriale da esperti del settore. Per il momento nessuno ha reclamato la refurtiva. CONSIGLIO PRATICO Se non riuscite a leggere queste righe, consultate un buon oculista.

Questa rubrica è stata offerta dal

Purgone del Dottor Pelo Il Purgone del Dottor Pelo. Sì al nucleare nel tuo intestino!

Tutti gli studi (che non hanno colore politico) sulla viabilità e le proposte tecniche per migliorarla, tenendo conto del complesso delle problematiche e delle esigenze della nostra città, danno da tempo le seguenti indicazioni con pari livello di priorità: bypassare il passaggio a livello di viale S.Maria e realizzare, oggi possiamo dire completare, la strada parallela a via Indipendenza (la cosidetta Gronda Nord) che attualmente congiunge la via Milano fino al rondò di via Treviglio e che dovrebbe, passando dietro alle piscine comunali arrivare, tramite un ponte che scavalchi ferrovia e canale, su via Caravaggio all’altezza di via Bramante. Il disegno degli urbanisti e degli esperti in viabilità è chiaro: con un sottopasso rendere fluido e scorrevole il nodo viabilistico di S.Maria/ via Stazione/p.le Rimembranze e con la Gronda Nord liberare dal traffico il quartiere di Crema Nuova e via Indipendenza in particolare. L’Amministra zione Comunale, esprimendo una pregiudiziale politica alla prosecuzione dei lavori di completamento alla Gronda Nord e mostrando tutta la sua incapacità nel risolvere il problema S.Maria, su input

dell’Ass. Beretta si inventa la terza via, quello che loro definiscono “l’intervento minimalista”: un sottopasso ferroviario in via Indipendenza. Lo hanno definito minimalista perché quando incominciarono a parlarne dicevano che avrebbero speso 2/2,5 milioni di euro, poi è arrivato in Consiglio Comunale a marzo con un preventivo di circa 4 milioni, ora il preventivo definitivo (compresi gli oneri finanziari) parla di oltre 6 milioni di euro. Altro che minimalista. A Crema si sta correndo il rischio di fare ciò che non dovrebbe essere mai fatto: anziché risolvere i problemi con le soluzioni studiate e consentite, ci si inventa un’altra soluzione senza tenere per nulla conto dei risvolti che questa avrà sul contesto urbano e sulle condizioni di vita dei cittadini. Quali saranno le ricadute di questa scelta che, se letta superficialmente, potrebbe sembrare positiva? ▪▪ Aumento del traffico in via Indipendenza e a Crema Nuova: senza sottopasso del viale S.Maria una buona parte del traffico si riverserà su via Indipendenza in cerca del “buco” dove passare. Il traffico pesante di TIR e pullman verrà veicolato su via Gaeta, via Picco, via Indipendenza e strade limitrofe, anziché portarlo fuori dal tessuto urbano. ▪▪ Aumento dell’inquinamento acustico e atmosferico della zona interessata. Nessuna ricaduta positiva per le code di p.le Rimembranze e ponte del Serio. ▪▪ Di fatto pregiudicare la possibilità di completamento della Gronda: chi sarà mai quell’amministratore che potrà impegnare altri denari pubblici per realizzare il ponte di superamento della ferrovia e del canale dopo che è stata realizzata quell’altra infrastruttura a circa 150 metri di distanza? Parecchi cittadini residenti a Crema Nuova hanno colto la negatività di questa scelta, dettata dal fare tanto per fare, e dal “intanto i soldi non sono miei”. Si sono costituiti in un comitato, hanno raccolto firme e tentano di contrastare tale scelta. Noi non possiamo che stare dalla loro parte, dalla parte della città che ha diritto ad uno sviluppo equilibrato, attento alle necessità, alle condizioni di vita, alla salute dei suoi cittadini, attento all’ambiente in cui essi vivono. Sosterremo questi cittadini nel far conoscere la loro battaglia anche in altre zone, in altri quartieri di Crema per cercare di far si che le scelte dell’Amministrazione vengano riviste e valutate insieme a chi vive la città e non imposte sulla loro testa ■


■ settembre 2009

il grande fratello crema

non si è ancora capito come è possibile che le prestazioni possano creare problema economico all’azienda, se effettuate in azienda, ma siano assolutamente accettabili se effettuate in regime di esternalizzazione, dove si paga l’affitto alla ‘concorrenza’ privata

vai col nuovo reparto, anzi: no!

nasce zoppa la riabilitazione neuromotoria dell’Ospedale di Crema

di PinF

Sabato 5 settembre, ore 10: il Direttore Generale, Dr. Ablondi, inaugura il nuovo reparto di riabilitazione neuromotoria. Sabato 5 settembre, ore 13: giù le tapparelle e tutti a casa. Se va bene si apre il 21 settembre, ma non ci crede nessuno. È la cultura dell’apparenza, Signori! Primo risultato scientifico raggiunto: è stato dimostrato che i “mistér cremasc” si possono esportare anche a Rivolta d’Adda e li sanno fare benissimo anche gli emiliani doc. Un po’ di informazione. La neuromotoria viene concepita dalla attuale amministrazione per garantire continuità terapeutica ai degenti post acuti affetti da deficit motorio. Nulla da dire: il polo di Rivolta d’Adda è strategicamente adatto ad ospitare il reparto, che integra il già presente dipartimento di riabilitazione (alcoologica, cardiologica, pneumologica). Fase embrionale: ci sarebbe la struttura ma non ci sono i fisioterapisti e gli infermieri. Che fare? Semplice: si smonta il servizio di fisioterapia ambulatoriale e si trasferisce metà del personale a Rivolta. Per gli infermieri si vedrà (ed infatti al momento dell’inaugurazione il personale infermieristico non è ancora assegnato, perché il recente concorso – non è una novità – è andato semideserto). Il personale fisioterapista non può essere contento, sia per il disagio che dovrà affrontare, sia, soprattutto, perché veder smantellare il servizio a cui si è dedicato una vita fa male. Senza contare che chiudere la fisioterapia significa obbligare la cittadinanza a rivolgersi ai privati ed assoggettare i meno abbienti ad attese lunghissime. Il Dr. Ablondi, sempre lui, va per le spicce e di-

chiara pubblicamente che il servizio, economicamente in perdita, rappresenta un peso per l’ospedale. Lascia intendere alla cittadinanza che il suo personale… insomma… lazzarona un po’. Naturalmente non è così, qualcuno lo avvisa e gli fa fare, berlusconianamente parlando, marcia indietro: è stato frainteso. Ma lo strappo è fatto, anche perché il D.G. non ha il coraggio di dirla tutta, ovvero che il deficit è causato dall’incongruità dei rimborsi regionali. È il “Modello Lombardo”, Signori! Finisce con i lavoratori e le Organizzazioni Sindacali da una parte, la Direzione Gene-

foto* di One From RM da http://www.flickr.com

rale dall’altra. Qualche buon dirigente l’ospedale ce l’ha e si tenta di ricucire. Fase fetale: il parto è ancora lontano ma i problemi restano, anzi aumentano. L’azienda dichiara la necessità di chiudere momentaneamente la fisioterapia per costruirvi l’oncologia. Garantite le prestazioni INAIL e il supporto ai reparti (e vorrei vedere…), tutto il resto viene esternalizzato. Dove? Ma alla Sanitas! È come dire che l’Ipercoop di Crema mantiene il reparto frutta al suo interno e porta il reparto verdura… all’interno della Standa, con accesso negli orari in cui la Standa è chiusa. Alla verifica della struttura, tra l’altro, il personale evidenzia una serie di carenze evidentemente sfuggite alla dirigenza. Risposta: si vedrà. Tempi di rientro? Non si sa. L’unico logopedista, inoltre, verrà parzialmente trasferito a Rivolta. Si teme che gli afasici di Crema restino, ahi loro, con un tecnico di riabilitazione ad ore e privi di continuità terapeutica: senza parole… L’inaugurazione ha vissuto momenti di contestazione, anche clamorosa, operata da SDL, alla quale ha partecipato in forma autonoma qualche componente della Rappresentanza Sindacale Unitaria. La RSU non ha, tuttavia, partecipato in forma ufficiale ad alcuna manifestazione pur non escludendo la possibilità di proclamare lo stato di agitazione. A parto (inaugurazione) avvenuto i problemi sono irrisolti a livello organizzativo e sindacale. Il D.G. tenta l’ennesima mediazione, ma non è uomo da mediazione. Concorda un incontro con personale e Organizzazioni Sindacali, poi ci ripensa e preferisce affrontare solo il personale (siamo al 7 settembre). Ci risulta che abbia fatto la voce grossa, spingendosi oltre il lecito (si parla di azioni legali per comportamento antisindacale da parte di SDL). Dare degli ‘ingenui’ ai medesimi lavoratori a cui ci si è presi il lusso di dare dei lazzaroni – tra l’altro – non è segno di lungimiranza ed i lavoratori, che mancano di potere ma non certo di decoro e – loro sì – di coraggio, pare abbiano risposto per le rime, lasciando nelle mani del DG sia il bastone che la carota a lungo agitati, libero di farne ciò che gli pare. Situazione in stand by: il reparto è stato inaugurato e subito chiuso, mentre tutto procede come prima. O quasi: si vocifera di un aumento dei tempi di attesa e di un calo delle prenotazioni giornaliere per le visite specialistiche di fisiatria. Non si è ancora capito, tra l’altro, come è possibile che le prestazioni fisioterapiche normalmente effettuate possano creare problema economico all’azienda, se effettuate in azienda, ma siano assolutamente accettabili se effettuate in regime di esternalizzazione, dove si paga l’affitto alla ‘concorrenza’ privata. Questo il dottor Ablondi non lo ha ancora spiegato ■


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il lavoro è fondamentale per l’uomo e ci sono molti lavori in cui si può essere utili, molti dei quali oggi sono snobbati dagli italiani

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intervista a Don Emilio

l'autorevole sacerdote cremasco risponde a Numerozero

di Alberto Scaravaggi

L’opinione di un autorevole esponente della Chiesa cremasca: don Emilio Lingiardi risponde ad alcune domande sull’immigrazione.

voro giustamente retribuito e tranquillo.

Ci sono dei doveri, ma anche dei diritti: non si possono sottopagare queste persone oppure costringerle a vivere in Don Emilio cosa pensa, dodici o tredici in un appartaanche alla luce delle recen- mento. ti vicende di cronaca, della politica dei respingimenti Dunque, a suo avviso percome misura di contrasto sonale, quali dovrebbero all’immigrazione clandesti- essere i cardini di una adena? guata e corretta politica di Per esperienza personale ho regolamentazione del fevisitato molti Paesi del mondo nomeno migratorio? e più volte mi sono imbattuto Anzitutto, l’accoglienza va nel fenomeno dell’immigra- garantita in base alle richieste zione, di lavoro; il soprattutto lavoro è fondi quella damentale degli ebrei per l’uomo e verso Israci sono molti ele oppure lavori in cui dei profusi può esseghi verso re utili, molti il Kuwait o dei quali oggi il Bahrain, sono snobdove i rispettivi governi chie- bati dagli italiani. In secondo dono mano d’opera per lavo- luogo, la dignità della casa: birare nelle industre del petrolio. sogna dare una sistemazione Devo dire, in merito alla sua decorosa a queste persone e domanda, che la Terra appar- bisogna dar loro delle opportiene a tutti; la globalizzazione tunità, diversamente sarebbe ci mette di fronte a questi pro- trattarle come bestie o pegblemi, non è solo una scelta gio. finanziaria o economica. Io credo sia necessario salva- Infine, i loro figli vanno imguardare la sicurezza, ma la mediatamente integrati nelle solidarietà e la dignità di ogni nostre scuole perché appersona vengano prima, per prendano la nostra cultura e questo si deve garantire una trasmettano la loro, con un accoglienza dignitosa, un la- arricchimento per tutti ■

la Terra appartiene a tutti

grande centro… commerciale Nel grande supermarket della politica italiana, lo spazio commerciale più gettonato sembra essere il “Grande Centro”, espressione asfittica che racchiude, allo stato attuale, qualche sparuto bottegaio alla ricerca di clienti nostalgici, con l’intento più o meno dichiarato di rinverdire i fasti dei tempi che furono. Tutti vogliono fare la spesa (e riempire il proprio carrello) al Grande Centro. C’è Casini alla cassa, Fini e Rutelli in attesa tra gli scaffali, la Lega sul piazzale, pronta ad allontanare i vù cumprà, che fanno concorrenza con merce contraffatta. Il Grande Centro non se n’è mai andato dalla politica italiana, nemmeno in quel tragico 1992, che in un sol colpo spazzò via la Democrazia Cristiana (o quel che di essa restava) e tutti i partiti di massa del XX secolo, lasciandoci in prestito Berlusconi, Bossi e Di Pietro. Doveva essere un affidamento momentaneo, e invece ce li troviamo ancora tra i piedi. Eppure, tra convergenze, alleanze variabili, diaspore e bipartitismi incompleti, il Grande Centro è sempre rimasto lì, ad aleggiare come un fantasma sulle nostre teste. Con il premier impegnato più a passare al vaglio di persona le sue giovani candidate che a tessere relazioni

con le gerarchie cattoliche, il campo è rimasto improvvisamente e inaspettatamente aperto per scorribande di ogni sorta. La Lega Nord si è fatta avanti, proponendosi come tutrice dei valori cristiani; dove abbia trovato il pudore e il ritegno, non ci è dato saperlo. Fini studia da novello Chaban-Delmas e strizza l’occhio ai titolari del marchio Scudocrociato, un po’ demodé, ma sempre affascinante. Nel Pd, già in passato ostaggio di capricci e ricatti vetero-cattolici, c’è sempre quella Binetti di troppo, mentre Bersani, nella sua mozione, arruola Letta nipote e apre ad alleanze con l’Udc. Lo fece già Vendola (Sinistra e Libertà) a suo tempo; quindi, perché stupirsi? E Berlusconi resta vigile sulla porta. La sua inguaribile attrazione per tette e minigonne ha irritato i suoi umili elettori e grandi vescovi. Dei primi, non crediamo gl’importi granché; per i secondi, ha già pronto un pegno sottoforma di testamento biologico. Sono in corso i saldi al Grande Centro… commerciale. C’è “roba” per tutti. Basta esibire una “tessera fedeltà”. A chi? Indovinate. foto* di Vito Manzari (in alto) e di Paul Keller da http://www.flickr.com


■ settembre 2009

il grande fratello ambiente

L’estensione del polo estrattivo è di 800.000mq., per fare un paragone, risulterebbe grande come l’idroscalo di Milano (815.000mq.), i metri cubi saranno fino a 6milioni per una profondità di 25 metri

chiare, fresche, dolci acque

la cava di Caravaggio, i numeri di un disastro da evitare

di Alvaro Dellera

La più estesa e rigogliosa fascia dei fontanili dell’alto cremasco è quella compresa a ovest dalla provinciale Crema - Vailate - Caravaggio e ad est dalla provinciale Crema - Offanengo - Camisano. Qui sono racchiuse, e ancora ben tutelate, le risorgive più importanti del Cremasco che con le loro limpide acque, da secoli alimentano le rogge irrigue nostrane spingendosi oltre il limite nord del cremonese sono ancora oggi indispensabile risorsa ambientale, culturale ed economica, specie per l’agricoltura. Nonostante l’incessante trasformazione agricola, sempre più meccanizzata e specialistica, con il progressivo abbandono delle colture a prato stabile e marcita, questa area mantiene complessivamente un fascino particolare, di attrazione e di conservazione, dovuto proprio alla quantità e alla qualità delle risorgive. La naturalità degli ambienti, se pur ridotta e modificata nei tempi, in questi luoghi è ancora presente. La si percepisce soprattutto con i sensi. Gli odori nelle diverse stagioni si manifestano con continui agrodolci, le luci sono forti in estate e deboli in inverno con la nebbia a stratificarle e a renderle opache. I colori delle foglie che scandiscono i ritmi naturali delle stagioni. Con il vento la pioggia od il sole l’aspetto

del paesaggio muta fortemente ma mantiene, rispetto al contesto che lo delimita, un fascino indissolubile. Ed è solo visitandoli che certi luoghi della nostra pianura acquistano un valore che diversamente non saremmo in grado di comprendere e perciò nemmeno in grado di conservare. Purtroppo sembra che tutto ciò detto non interessi a nessuno o interessi pochi. L’aggressione che stanno subendo luoghi come le risorgive vanno ricercati nell’avidità umana che ci porta costantemente a praticare stili di vita distruttivi. Ora su questo ultimo lembo di pianura fertile, bella e rigogliosa si sta abbattendo una scure che porterà in breve tempo alla loro totale scomparsa. La minaccia sta avvenendo attraverso l’ipotesi concreta di autorizzare una grande cava a lago completamente in falda (ATE G38 provincia di Bergamo) proprio a nord, a poche centinaia di metri da questa splendida ed unica fascia di risorgive, nel comune di Caravaggio, poco sopra l’abitato di Capralba. L’estensione del polo estrattivo superficiale è di 800.000m², per fare un paragone, risulterebbe grande come l’idroscalo di Milano (815.000m²), i

metri cubi inizialmente concessi saranno compresi fra 2,5 e 3 milioni, estensibili fino a 6 per una profondità di 25 metri. Le problematiche di carattere ambientale legate alle attività estrattive riguardano il suolo ed il sottosuolo, il rumore, il traffico, la flora e la fauna legate ad ecosistemi sensibili, l’impatto socio economico, le acque di superficie e sotterranee ed il paesaggio. Tutti fattori che scontatamente subiranno conseguenze gravissime e che sembrano non essere presi in considerazione o meglio volutamente ignorati per far posto allo sfruttamento e all’impoverimento di risorse comuni per l’arricchimento di uno solo. Provincia di Bergamo e Regione Lombardia sono fortemente motivate nel perseguire il loro scopo nonostante gli scandali (leggi box a fianco) ed una timida reazione degli organismi provinciali a Cremona e Crema, che oggi non è nemmeno più tale, visti i cambi di amministrazione di segno opposto ed omologati al potere Regionale. Pertanto non dobbiamo aspettarci nulla di buono dai nostri amministratori in termini di salvaguardia. Nella provincia Cremonese ma soprattutto nel Cremasco si faranno sentire negativamente e

Ora su questo ultimo lembo di pianura fertile si sta abbattendo una scure che porterà in breve tempo alla sua totale scomparsa

fotografie di Luigi Guerini e Alvaro Dellera


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La naturalità degli ambienti in questi luoghi è ancora presente. La si percepisce soprattutto con i sensi. Gli odori nelle diverse stagioni si manifestano con continui agrodolci, le luci, forti in estate e deboli in inverno, con la nebbia a stratificarle e a renderle opache. I colori delle foglie che scandiscono i ritmi naturali. Con il vento la pioggia od il sole l’aspetto del paesaggio muta fortemente ma mantiene un fascino indissolubile

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Il piano cave della Lombardia nasce sotto una cattiva (Maria)Stella

(n.d.r. Gelmini ministro dell’istruzione)

il cremasco sarà la pattumiera della Regione Lombardia

pesantemente sulla qualità dell’ambiente anche le scelte distruttive del tracciato della nuova autostrada BreBeMi. Anch’essa contribuirà come le cave a tagliare il flusso di scorrimento di acque superficiali in senso nordsud ed incrementerà

notevolmente ad appestare l’aria di inquinanti. Paesaggio e quadro agricolo verranno ulteriormente frammentati per dare luogo ad una aggressione e cementificazione delle aree più appetibili. Ad ammalorare l’aria ed il suolo si incastrerà a dovere anche la discarica regionale di amianto a Cappella Cantone. Poi ci si indigna quando denunciamo circostanziando i fatti che il cremasco sarà la pattumiera della Regione Lombardia. Perché, dopo queste nefandezze, Lor Signori… come definirebbero diversamente tutto ciò? ■

Nel Gennaio 2009 saltò un’altra poltrona eccellente della Regione sul piano cave della Lombardia. Quella di Cinzia Secchi, da vent’anni responsabile al Pirellone della sezione cave, trasferita in gran fretta ad altro incarico per ordine del governatore Roberto Formigoni. Rimossa preventivamente in attesa degli sviluppi di un’inchiesta sul piano cave della provincia di Bergamo. Solo un anno prima questo progetto era costato la poltrona all’allora assessore regionale all’Ambiente, Marco Pagnoncelli (Forza Italia). Dimissionato da Formigoni dopo la figuraccia rimediata in consiglio regionale sul piano cave di Bergamo. A spingere il Pirellone verso questa decisione precauzionale sarebbero state le voci insistenti di un collegamento tra la Secchi, alto funzionario regionale, e l’imprenditore bergamasco Giorgio Patelli, titolare di diverse imprese del ramo geofisico, compagno e promesso sposo del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. Quest’ultimo, almeno fino al 2006, faceva parte del comitato tecnico consultivo regionale per le attività estrattive. Un palese conflitto d’interessi, visto che proprio il giudizio di questo comitato pesa sulla valutazione di impatto ambientale richiesta per la costruzione di nuove cave. Sulla cava di Caravaggio ha aperto un’inchiesta la procura di Milano. E riguarda il conflitto d’interessi di Pagnoncelli che oltre a ricoprire la carica di assessore all’Ambiente, era direttamente o tramite familiari vicino al gruppo Locatelli, la società che si sarebbe maggiormente avvantaggiata dal piano cave. (liberamente tratto da La Repubblica.it del 24 gennaio 2009 – Davide Carlucci e Andrea Montanari)


■ settembre 2009

il grande fratello diritti negati We have a dream

omosessualità e discriminazione in Italia

di Alberto Scaravaggi Sono anni che si cerca di introdurre nel nostro ordinamento una legge contro l’omofobia, una disposizione che tuteli i soggetti deboli che vengono ripetutamente attaccati per il loro orientamento sessuale o per i loro comportamenti privati o, peggio ancora, per le loro idee. Un primo tentativo in tal senso era contenuto in un decreto legge in materia di sicurezza, adottato dall’ultimo governo Prodi. Com’è noto, nel decreto era inserita una norma contro l’omofobia, fortemente voluta dalla sinistra, per mandar giù il boccone amaro di un decreto sicurezza tanto simile a quelli adottati oggi dal ministro Maroni. Tale iniziativa si è rivelata un errore fatale: introdurre frettolosamente quell’articolo, in un provvedimento in cui non c’entrava nulla, ha portato a non convertire il decreto e da allora non sia hanno più notizie di una norma al riguardo. Sulla questione omofobia serviva, e serve, una legge organica, ma prima ancora si avverte l’esigenza di una profonda riflessione. Siamo davvero sicuri che la maggioranza dei cittadini italiani, e con loro la classe dirigente e politica, concordino sul fatto che intimidire, insultare o addirittura aggredire le persone omosessuali costituisca una aggravante al reato di minaccia o aggressione alla persona, come accade per il razzismo o nel caso di reati contro i disabili o sui minori? Voglio cercare di spiegare brevemente perché ciò costituisce un’aggravante, senza tediare chi legge con aspetti tecni-

co-giuridici, ma usando la logica e il buonsenso. Sebbene siano molteplici i fattori che, stratificatisi nel tempo, hanno condotto ad una sostanziale diffidenza nei confronti degli omosessuali e delle loro unioni, un contributo fondamentale lo si deve al ruolo che la chiesa cattolica ha esercitato, ed esercita, nel nostro Paese. La chiesa, infatti, è responsabile di una linea dottrinale e, in generale, di pensiero quantomeno ipocrita nel trattare la questione. La dottrina e il papa, il sommo esponente che collega dio ai fedeli dunque l’unico interprete della volontà divina, definiscono l’omosessualità come una devianza, pur tuttavia senza più fornire, come base giustificatrice, un criterio medico-scientifico; questo solo in seguito a una drastica riduzione di medici che sostengono con serietà professionale che l’omosessualità costituisca una patologia, nonostante le bizzare e obsolete teorie psichiatriche della dottoressa Binetti. Se, dunque, di devianza si tratta, seguendo una logica religiosa ortodossa, essa va rimediata, purificata ed estirpata, pertanto la chiesa cerca di piegare i sentimenti naturali di una persona umana a logiche inventate di sana pianta, che non trovano alcun riscontro oggettivo, nemmeno nei testi di riferimento della religione cristiana, contravvenendo così gravemente alla sua missione di comprensione e accoglienza. La dottrina cattolica con una retrograda concezione, superata anche dal Concilio Vaticano II, ha ancora per scopo la redenzione di coloro che confessano il grave peccato di sodomia e correggono la loro psiche. I credenti sono liberi di seguire questi insegnamenti, pur non condivisibili, ma il problema nasce quando, riflettendo, si realizza che la chiesa condiziona le coscienze dei credenti i quali concorrono a creare l’opinione pubblica e, come cittadini, votano i loro rappresentanti politici. Ecco, dunque, che nasce un’inaccettabile distorsione: la chiesa fa politica e orienta la politica che, per convenienza e non certo per rettitudine morale, prende atto dell’orientamento prevalente degli elettori, in maggioranza cattolici, e si allinea alle posizioni ecclesiastiche, delegando alle associazioni private e religiose la gestione di questi soggetti “malati”. In Italia oggi le persone omosessuali sono discriminate in ogni settore della società e del lavoro, qualora facciano emergere il loro orientamento sessuale; si tratta di un sentimento diffuso ad ogni ceto sociale, fatto di sorrisetti, di gomitate e di battute che si trasformano in ostracismo, in ricatto se non addirittura in violenza. E, se si può concordare con chi ritiene opportuno che l’orientamento sessuale del singolo non debba essere ostentato, non si possono ignorare i ripetuti attacchi che la comunità omosessuale subisce da moltissimo tempo e che oggi si sono fatti particolarmente feroci. I gruppi che attaccano si sentono forti perché sono indirettamente giustificati da molti esponenti politici, alcuni di loro addirittura dichiaratamente razzisti nei confronti dei gay, e dalla chiesa, che con l’attuale papa ha subito una svolta radicale e reazionaria, irrigidendosi sull’ambigua e pericolosa posizione che ho cercato di riassumere sopra. In conclusione, cosa emerge da questa bre-

serve una legge che, come accade in tutti i paesi occidentali/civili, tuteli le minoranze e le persone omosessuali da attacchi violenti e pregiudizi discriminatori

sulla questione omofobia serve una legge organica, ma prima ancora si avverte l’esigenza di una profonda riflessione


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In Italia oggi le persone omosessuali sono discriminate in ogni settore della società e del lavoro

è stato presentato all'ultimo festival di Venezia ed è uscito nelle sale il 4 settembre "L'Amore e Basta", film documentario di Stefano Consiglio. Racconta storie d'amore di nove coppie gay e lesbiche.

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Numerozero ne consiglia la visione

ve riflessione? Emerge l’assoluta assenza delle istituzioni laiche dello Stato e il totale disinteresse per l’argomento in questione. Chiunque abbia letto qualche articolo della nostra Costituzione si rende conto che la cosa più importante che ha guidato il costituente è la persona umana e la sua dignità, termini che sono sempre ribaditi e tutelati in molte forme. La Costituzione però, pur nella sua lungimiranza, è figlia del tempo in cui è stata redatta, oltre sessant’anni or sono, tempi in cui i successi in tema di parificazione tra i sessi non erano ancora stati conseguiti. Per questo oggi serve una legge che, come accade in tutti i paesi occidentali/civili, tuteli le minoranze e le persone omosessuali da attacchi violenti e pregiudizi discriminatori, pur nella consapevolezza che le opinioni e le coscienze non si cambiano per legge, ma almeno si possono punire adeguatamente i delinquenti, così da dare un esempio per invertire tale aberrante tendenza. Il Parlamento, però, sembra distratto da tutt’altre questioni e che le proposte in materia giacciono dimenticate in qualche scrivania di palazzo. Solo una tenue speranza giunge dai tribunali di Venezia e di Trento che hanno considerato fondate le ragioni delle coppie gay che chiedevano di accedere all’istituto del matrimonio e per questo hanno deciso il rinvio alla Corte Costituzionale. Ora spetterà al massimo organo giurisdizionale dare una risposta e, ancora una volta, sarà il potere giudiziario e non quello legislativo a risolvere le questioni più delicate, con grave danno per la democrazia ■

foto* di Marco Gomes da http://www.flickr.com


■ settembre 2009

il grande fratello festa della sinistra festa2009

l'ultima festa dell'estate è la prima di una nuova stagione?

di Francesco Guerini

Dal 3 al 7 settembre a Crema si è svolta la prima Festa di Sinistra e Libertà – “Festa della Sinistra” per gli amici ;-) – alla Colonia Seriana. Tralascio le sbrodolate che si scrivono ogni volta sulle feste popolari, in particolare quelle di partito (un momento fondamentale per “fare” politica, un’occasione di confronto con i cittadini, il modo trasparente di finanziare l’attività politica, eccetera) e vado subito al succo: questa festa è stata un segnale, un anteprima promettente, la realizzazione gioiosa della voglia di esserci di cui molta gente di sinistra sente il bisogno.

Parto da un’analisi terra-terra ma comunque poco contestabile: Sinistra e Libertà nasce come un movimento (non è ancora un partito) che raccoglie i profughi “a sinistra” dei DS, i profughi “a destra” – definizione impropria ma efficace, in realtà si tratta della parte non conservatrice – di Rifondazione, più altri gruppi di area, ovvero quel che rimane della Sinistra italiana escludendo l’arcipelago comunista; tutte persone che da anni sognano la svolta di una Sinistra che rappresenti una politica degna di questo nome e che invece hanno raccolto solo frustrazione e delusioni anche dai governi di centrosinistra, sottomessi ai ricatti dell’area centrista e cattolica in particolare (come il PD adesso, insomma). La nascita di Sinistra e Libertà rappresenta la speranza (l’ultima?) di avere un partito di sinistra e la festa a Crema non è altro se non un passo concreto in questa direzione. Da qui l’entusiasmo. Entusiasmo condiviso dai (pochi) militanti che hanno messo in piedi e fatto funzionare la festa e dalla grande folla (diciamolo!) che vi ha partecipato, in particolare nei tre giorni centrali, con gran soddisfazione di chi ci ha lavorato, me compreso. L’affluenza ci ha sorpreso, innanzitutto perché, incominciando il giorno dopo la festa centrale del PD,

il djset di Pregio con una fan d'eccezione

si temeva che la gente ne avesse abbastanza; in secondo luogo perché, essendo la prima festa di SeL, ha sofferto di una gestione poco strutturata, da consolidare negli anni futuri; inoltre la festa si è svolta in un sito inusuale e poco conosciuto e la dimensione – relativamente piccola e senza pizzeria (!) – induceva sospetti sulla sua appetibilità. Invece, a quanto pare, moltissimi cremaschi hanno apprezzato questa piccola nuova presenza. Ci piace pensare che sia dovuto a quel desiderio di sinistra che c’è nell’aria – e che si sentiva forte quelle sere – alla credibilità di SeL e delle persone che lo hanno animato anche a livello territoriale, all’energia che vi ruota intorno e che ha portato novità e sperimentazione (what?) in un contesto che da lustri ripete gli stessi schemi e cliché. Novità tradotta nei fatti da alcune scelte di gestione della festa, una per tutte, l’introduzione dell’opzione vegetariana in ogni menù, apprezzatissima sia dal pubblico che l’ha gustata che dal tesoriere che ne ha raccolto gli incassi. Insomma, chi ha visitato la festa ha dimostrato di gradirla e chi ci ha lavorato se ne è tornato a casa con una grande soddisfazione e una forte speranza per il futuro prossimo ■

foto di Elisa Tagliati


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11 le GeeWitz live alla Mucca

Giuliana Sgrena a Crema intervista in occasione dell'intervento alla festa della Sinistra

di Alex Corlazzoli

Musica Alternativa Cremasca con VJset di OMMA

una serata ai tavoli della festa

Pregio e Brakka improvvisano un live alla Mucca Assassina

Tutti se la ricordano Giuliana Sgrena in quel terribile febbraio del 2005 in cui venne rapita in Iraq. Nessuno ha dimenticato le immagini che i telegiornali trasmettevano in quelle interminabili giornate trascorse ad attendere una buona notizia. Il video dell’appello di Giuliana, ripresa dai suoi rapitori con uno sfondo bianco, con il viso sconvolto, con una giubba verde addosso, è rimasto nella storia di questo nostro Paese. E poi quell’assurda liberazione, quella disperata corsa verso l’aeroporto fermata dagli spari del “fuoco amico”, quello americano, che uccisero Nicola Calipari, agente dei servizi segreti italiani che si trovava sull’auto con la giornalista de “Il Manifesto”. Lei quei minuti non li ha più dimenticati. L’Italia forse sì. Molti italiani hanno messo in “archivio” quell’episodio. Ma Giuliana Sgrena non si è fermata. Da allora ha continuato ad essere “inviata” nei Paesi in guerra. É tornata in Iraq. Ha cercato di ripercorrere il tragitto di quella sera per capire. Oggi, dopo aver seguito con passione la Palestina, l’Afghanistan e la Somalia, ha scelto di dedicare parte della sua vita anche al progetto di Sinistra e Libertà. Noi di Numerozero, l’abbiamo incontrata proprio durante la prima festa del nuovo soggetto politico svoltasi a Crema. Partiamo proprio da qui. Dalla Sinistra. Dal progetto a cui hai deciso di aderire candidandoti anche alle elezione europee. Da dove cominciamo? Da quale parola? Senza dubbio dalla libertà. Da molti è stata ridicolizzata questa questione ma è fondamentale riprendersi questa parola che è stata scippata dal Centro Destra. Libertà non è liberismo economico, intendiamoci.

Giuliana Sgrena presenta il suo libro alla Festa

Io sono cresciuta a pane e loro agenda politica? libertà, con i ricordi dei parti- Lo sviluppo compatibile giani nella val d’Ossola. deve essere e diventare una priorità. Uno sviluppo Com’è arrivata la tua deci- che guardi all’ambiente. La sione di aderire a questo seconda questione è quella progetto di Sinistra e Li- dell’occupazione. Non dobbertà? biamo poi dimenticare la Ho aderito perché penso laicità dello Stato necessaria che oggi sia necessario ave- per superare ogni integralire una Sinistra plurale che smo religioso: un Paese laisia un meticciato tra diverse co può garantire i diritti di tutti realtà e non abbia paura di i cittadini indipendentemente contaminarsi senza mai fos- dalla loro provenienza. Infisilizzarsi. Non possiamo fer- ne, ma non per ultima in ormarci all’identità. Di quest’ul- dine d’importanza, la libertà tima parola non ne faccio d’informazione. un valore positivo perché in nome dell’identità si fanno Chi butteresti giù dalla tordelle guerre. re: “La Repubblica”, “La Stampa” o “Il Riformista”? Che cosa devono scrivere Sicuramente il più ambiguo i leader di Sinistra e Liber- tra i tre: “Il Riformista”. Ma tà tra i primi punti della nessuno di questi tre organi

di stampa risponde alla necessità di fare veramente informazione. Hanno tutti e tre un occhio troppo ristretto alle questioni nazionali. Il reale problema di questo Paese è il berlusconismo che ha cambiato la testa della gente. Oggi c’è un problema di democrazia in Italia a partire dall’informazione. Ogni sera quando guardo il Tg1 non credo ai miei occhi. In nessun Paese esiste uno stato dell’informazione come il nostro. Questa situazione ha creato un’assuefazione. É come se ci fosse una narcotizzazione della pubblica opinione. Di fronte a questo panorama serve che nasca un movimento per il diritto all’informazione pubblica ■


■ settembre 2009

il grande fratello sinistra e libertà vedi Napoli e poi vivi

«Dobbiamo abbandonare l’abitudine di “leggerci” in quanto socialisti, comunisti, verdi, o semplici rappresentanti di un movimento» Nichi Vendola

in 2mila decidono: nasce Sinistra Libertà Ecologia

di Anna Rozza

Dalla Provincia di Cremona in sei a Napoli. Lì nella grande sala della Città della Scienza, sono quasi palpabili la fretta di dare gambe al progetto politico e l’insofferenza per i tempi lunghi. «Se ci fosse un partito dell’insofferenza ne sarei il leader ma…» dice Fabio Mussi dal palco. «La fretta e l’insofferenza sono incompatibili con i tempi necessari alle contaminazioni profonde e non solo formali» sostiene Nichi Vendola accolto da un applauso corale che emoziona e restituisce ad ognuno la certezza che affronteremo insieme le difficoltà, unico presupposto per essere presenti sulla scena politica italiana con piena legittimità. Tante le presenze “grandi” per l’autorevolezza conquistata negli anni ma che lì non significa potere acquisito, ed innumerevoli presenze giovani e meno giovani dai territori, uomini e donne, compagne e compagni che si sono spesi durante le ultime elezioni e dopo, con iniziative politiche, feste, presenze nelle piazze a raccogliere firme, e, come a Crema, a diffondere un nuovo giornale. Tutti gli interventi raccontano la decisione, la passione non dispersa, la fiducia nella nostra breve storia accompagnata dalla tenacia di volerla allungare nel tempo e nello spazio di una nazione dove tutti gli spazi possibili appaiono, ora, inesorabilmente occupati dagli

“affari” della destra e trascurati da un P.D. affannato dalla conta interna. Questa Assemblea Nazionale ha votato un documento, che riportiamo, in cui si legge la fatica del rispetto di esigenze, anche parziali, ma legittime di tutti i pezzi di sinistra, delle Associazioni fortemente rappresentate nell’Assemblea, che qui dentro hanno voluto abitare, certi si trattasse di una casa dalle pareti dinamiche e trasparenti. É un documento che detta i tempi e i modi per giungere alla costituzione di un partito vero e non si fa dettare l’agenda dall’imminenza delle pur importanti scadenze elettorali. É un documento che prevede un’ulteriore verifica a dicembre sulle difficoltà nella realizzazione concreta dei suoi contenuti. Difficoltà che potranno emergere durante il lavoro che nelle regioni inizia ufficialmente da oggi – con coordinamenti regionali che devono essere la “fusione a caldo” delle posizioni di tutti i territori – ma che in Lombardia ha già una sua piccola storia. Non fa discutere la nuova morfologia del simbolo che prevede l’elisione, giusta, dei simboli dei partiti sostituita dalla parola “ecologia”: solo mugugni a bassa voce, tra cui i miei. L’Assemblea testimonia che si tratta di una scelta che supera le appartenenze e vede nel suo messaggio il futuro per un nuovo concetto di lavoro, di rispetto del ter-

ritorio e di nuove regole per occuparlo, un concetto da trasferire alle opzioni politiche europee e mondiali. «Dobbiamo abbandonare l’abitudine di “leggerci” ognuno in quanto socialista, comunista, verde, o semplice rappresentante di un movimento d’opinione» ha sostenuto Vendola nel suo appassionato discorso conclusivo «noi siamo compagne e compagni, uomini e donne di Sinistra e Libertà Ecologia». E noi, come siamo partiti, così siamo tornati, con in più la certezza di una condivisione larga sui tempi, sul percorso partecipato nella costruzione del nostro nuovo partito, con la chiarezza di un rapporto totalmente svincolato dal P.D., con il bagaglio delle nostre storie personali e collettive che diverrà oggetto di confronto tra tanti in un dibattito a porte aperte ■

Fava durante il suo intervento

una immagine dell'assemblea foto di Sinistra e Libertà


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É un documento che prevede un’ulteriore verifica a dicembre sulle difficoltà nella realizzazione concreta dei suoi contenuti eventualmente emerse durante il lavoro che nelle regioni inizia ufficialmente da oggi, con coordinamenti regionali che devono essere la “fusione a caldo” delle posizioni di tutti i territori, ma che in Lombardia ha già una sua piccola storia il documento finale approvato dall'assemblea É costituito il coordinamento nazionale di Sinistra e Libertà, composto da membri in rappresentanza dei partiti fondatori e delle tante elettrici e dei tanti elettori non iscritti ad alcun partito o movimento. Il coordinamento e composto da: Daniela Brancati, Paolo Cento, Gim Cassano, Lisa Clark, Marco Di Lello, Claudio Fava, Grazia Francescato, Umberto Guidoni, Gianni Mattioli, Gennaro Migliore, Riccardo Nencini, Mauro Palma, Michele Ragosta, Luca Robotti, Simonetta Salacone, Giuliana Sgrena, Nichi Vendola, Alessandro Zan. All’interno del coordinamento verranno conferiti incarichi di lavoro. Entro il 15 ottobre dovranno essere costituiti i coordinamenti regionali di Sinistra e Libertà, che potranno avere fino ad un massimo di 11 membri e scelti con gli stessi criteri. Al fine di sostenere l’azione politica di Sinistra e Libertà, viene istituita una specifica carta di adesione del costo di 10 Euro per i giovani fino a 18 anni e 30 Euro per tutti gli altri. Vengono istituiti 2 gruppi di lavoro (uno sul programma e l’altro su regole e partecipazione) e forum tematici inerenti le campagne già varate. La partecipazione ai forum è libera e individuale. I gruppi di lavoro sono costituiti da 60 membri ciascuno. Nel mese di dicembre si terrà la Conferenza programmatica di Sinistra e Libertà. É stata assunta la proposta di inserire il termine “ecologia”, in luogo dei tre simboli attualmente presenti nel semicerchio inferiore, nel simbolo di Sinistra e Libertà. Tutte queste decisioni saranno sottoposte a verifica nella prossima conferenza programmatica di dicembre. All’indomani delle prossime elezioni regionali si terrà il congresso fondativo di Sinistra e Libertà.

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il commento

Riflessioni sul “dopo Napoli” di Attilio Galmozzi Durante il Seminario nazionale di Sinistra e Libertà tenutosi a Napoli il 20 settembre u.s si sono misurate diverse opzioni. La nascita di un nuovo soggetto politico, specialmente se così ricco di storie ed esperienze diverse, è sempre un parto difficoltoso. C’è chi va coi piedi di piombo e chi corre a tutta velocità. S’è visto bene, a Napoli, questo aspetto: chi applaudiva in piedi “gli accelleristi” e chi, con altrettanta foga applaudiva i più cauti. Ciascuna posizione è legittima ma è giusto ricordare, non per giustificare o difendere con un politichese astratto il documento finale, che la gatta frettolosa ha partorito i gattini ciechi. A Napoli ciò che fino a poche settimane fa poteva sembrare l’ennesima asfissiante riflessione ad alta voce s’è inaugurato un percorso politico che, in tempi e modi definiti, porterà al I° Congresso di Sinistra e Libertà del giugno prossimo. La scadenza amministrativa Regionale di marzo impone un tempo giocoforza dilatato. Ma il segno che quel milione di voti alle Europee non sarà né un patrimonio disperso né un appendice nei sottotitoli del Congresso del PD è chiaro. Una giornata intensa, quella partenopea, che ha avuto il merito di lasciare fuori dalla porta le vicende legate alla tumultuosa fase congressuale del PD per concentrarsi sul “che fare” e soprattutto “chi essere”. Non una riedizione di storie passate ma una nuova “onda” capace di ritagliare per la Sinistra italiana uno spazio originale e drammaticamente vuoto. C’è chi, in questo percorso, vuole più spazio per la propria esperienza. Io credo che le culture che compongono Sinistra e Libertà (ecologista, comunista, socialista radicale, femminista) debbano affrontare questa rinascita con umiltà e rispetto: non è aggiungendo cento aggettivi che si crea interesse e consenso ma piuttosto è mescolando molte culture che si da sostanza agli aggettivi. Insomma, il treno della Sinistra è ripartito, oltre che dal milione di voti delle Europee anche dai cuori di chi non si rassegna a vivere alla giornata nell’Italia illiberale e volgare come quella creata, a propria immagine e somiglianza, dal Presidente del Consiglio. Per oggi – e soprattutto per il domani – la Sinistra c’è ■


■ settembre 2009

il grande fratello arte e cultura

FABULA è il nome della mostra che riempie gli spazi del piano terra del San Domenico a Crema, e che Noce dedica idealmente alla sua città (e la città a lui), inondandone un suo spazio significativo, dove i racconti si rincorrono, perché qui è il Teatro, la meta della parola. Come sempre è accaduto, l’artista non si fa scegliere dai luoghi ma li seleziona e li conquista. Avvenne così per la Rocca Sforzesca di Soncino, per il Palazzo Vailati di via Mazzini a Crema, per il Palazzo Boselli a San Giovanni Bianco, per la chiesa di san Zenone all’Arco di Brescia, e per quella dell’Angelo a Lodi. Avvenne così per tutti i siti memorabili delle sue esposizioni. E così chi si reca a visitare le opere sappia già che lo spettacolo potrà contare sul connubio con il luogo, che contaminerà e sarà contaminato, che risulterà del tutto diverso dal solito e che solo allora potrà manifestare un aspetto della propria anima. Ecco che la mostra è lavoro, è essa stessa momento creativo, tragitto di carte e tavole e sculture inserite nei chiostri con la sequenza magica che porta al racconto dove Noce vuole portarci, alla Fabula evocativa. Dunque momento unico, effi-

Armonia è l’imperativo faticoso, è lo sforzo dell’artista, è l’immedesimarsi contemporaneamente negli occhi di migliaia di persone

l'affabulatore

Angelo Noce nei chiostri del San Domenico dal 5 al 27 settembre di Nino Antonaccio

mero, tre settimane di vita per captare segnali, qualche foto e delle riprese silenziose, poi tutto svanirà. L’allestimento ci porta al cospetto di tavole di tonalità calde e dai blu screziati, spesso domicilio di figure che ci chiamano. Hanno movenze classiche, sospese, divine, e vivono nitide su tappeti multicromatici la loro vita che si concentra in un racconto evocato da elementi di acqua-terra-fuoco-aria che le circondano. E bene fa Barbarisi, nella premessa del bel catalogo della mostra, a sottolineare soprattutto la presenza del tempio e della barca tra i segni dei quadri, quali emblemi rispettivamente dell’armonia e del viaggio, sostegni significanti imprescindibili per tutta l’opera di Angelo. Qui, come altrove, come sempre, il racconto artistico, la favola che si svolge sotto i nostri occhi sulle superfici delle sue opere, è costituita da una trama tessuta da alfabeti grafici arcaici giustapposti, dove ogni singolo elemento è collocato “a ragione”, lì e non in un altro posto, decisione che è il compito ineludibile dell’artefice, il suo lavoro, il suo ruolo nel mondo, l’impegno gravoso che si è preso di educare il senso della vista degli individui. Armonia è l’imperativo faticoso, è lo sforzo dell’artista, è l’immedesimarsi contemporaneamente negli occhi di migliaia di persone e trovare forme interessanti. Gli itinerari per arrivare alle possibili mete sensibili, a quei luoghi che troviamo congeniali e vicini al nostro sentire, non sono meno impegnativi e affascinanti. Il viaggio occupa l’intera esistenza del nostro, che non è mai pago dei posti raggiunti. Si riempiono valigie e bauli di immagini, suggestioni, e tutto si porta con sé, dal piccolo vetro di bottiglia levigato trovato su una spiaggia al magnifico monumento greco. Per ogni suggestione, un percorso di avvicinamento che porterà sorprese e sarà evento indimenticabile, più ancora della meta. In tal senso Noce ha curato

alcuni video (montati da Alice Madonini) che espone in mostra. Le sculture di ferro, i suoi steli che si muovono e diventano strumento, le barche mobili e leggere come fili di seta tessuti dal movimento dell’aria, saranno pietre angolari del percorso espositivo e esorteranno a convivere in modo interattivo con l’opera, come un pretesto giocoso e magnetico ■ foto di Nino Antonaccio


il grande fratello internet face... who?

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Consigli da hacker

Ecco alcuni dei metodi più banali ma efficaci per eludere la presunta privacy di Facebook: è importante prenderne atto e capire come difenderci da queste “invasioni barbariche”.

Fake ID

la doppia faccia dei social networks

di Lidia Gallanti

Un monito a chi accetta facilmente l’amicizia di contatti dalla dubbia identità: checché se ne dica, su Facebook è possibile (e molto semplice!) creare profili fake, fittizi, senza presentare alcuna delle proprie generalità reali. Una volta aggiunti tra i contatti dei più distratti o fiduciosi è possibile accedere alle loro informazioni.

Photo Tag

Il ‘tag’ è l’azione di etichettare con il rispettivo nome le persone presenti nelle proprie foto. Se siete ‘taggati’ nell’album di qualche amico, ricordate che quella foto e quell’album sarà rintracciabile anche da tutta la sua rete di contatti. Ad ogni tag il network vi manderà una segnalazione, starà a voi decidere se togliere il tag o chiedere al conoscente di eliminare la foto che vi vede presente.

Foto visibili a terzi

Occorre tener sempre presente che le foto personali non sono consultabili solo dai vostri contatti, ma anche da chiunque sia in contatto con loro; chi dispone di questi collegamenti può accedere non solo alla foto ‘taggata’ che crea il link, ma può visitare l’intero album che la contiene. Per ovviare i probelmi di privacy si ricorda che l’utente può stabilire chi può accedere alle proprie informazioni, basta modificare le impostazioni sulla privacy che Facebook ha fornito ultimamente per una migliore tutela del consumatore.

Il “FacciaLibro” spopola anche in Italia. Questo il nomignolo maccheronico coniato dai nostri utenti per riferirsi a Facebook, famosissima piattaforma sociale nata come annuario virtuale, che permette di trovare in rete vecchie e nuove conoscenze spulciando tra i nomi che affiorano alla nostra memoria. Con un paio di click è così possibile ristabilire contatti con compagni scolastici, amici conosciuti durante vacanze ormai remote, conoscenti (o presunti tali) tutti rintracciabili digitandone semplicemente nome e cognome. Niente ‘nicknames’, questa è la prima grande innovazione: l’iscrizione degli utenti avviene utilizzando i propri dati anagrafici reali, un passo avanti importante rispetto alle prime applicazioni, al fine di permettere una sicura identificazione degli utenti. Sono molte le applicazioni disponibili: è possibile aggiornare costantemente il proprio stato scrivendo i pensieri o le attività che ci tengono impegnati, sponsorizzare eventi, condividere link, fotografie, pensieri, e commentare le attività altrui. In qualsiasi caso, l’imperativo è ‘esprimersi’. Uno dei vizi che in Facebook trova il massimo appagamento è la curio-

la sede di Facebook a Palo Alto (California)

sità, nata dall’avere a portata di click il mondo di tutti i nostri “amici” aperto e consultabile, anche per il solo gusto di bruciare i cinque minuti della pausa caffè cercando qualcosa di interessante di cui (s)parlare, alla faccia della discrezione. I gruppi si sono rivelati un’altra interessante applicazione: pubblicati dagli utenti stessi, sono rappresentazioni delle più svariate categorie: da “Salviamo il congiuntivo” a “Su Facebook manca solo mia nonna”, che siano frivole, buffe, irriverenti o socialmente impegnate, il solo fine di questi è la condivisione. L’appartenenza ancora una volta è veicolo di identificazione personale, un modo per rappresentarsi, per sentirsi compresi e vicini a chi condivide, o più semplicemente un modo per sentirsi accolti. Ci troviamo di fronte ad una nuova diapositiva della società moderna, un’immagine poliedrica, complessa, in continuo mutamento, da cui emerge un amaro denominatore comune: la solitudine. Internet spesso viene utilizzato per colmare le lacune della vita reale, un antidoto ad uno stile di vita frenetico in cui la rapidità scandisce i minuti dell’uomo moderno. Il medium accorcia tempi e distanze offrendosi come prolungamento della nostra realtà, i volti diventano schermi, le parole diventano tasti, ed i rapporti interpersonali vengono surrogati in messaggi multimediali. L’espressione di sé si riduce all’approvazione dei modelli proposti, costruendo una maschera che contrappone all’autenticità personale un’immagine standard, fittizia, facendo così crollare il presupposto di sincerità alla base di questo tipo di comunicazione. Oltre alle varie questioni etiche, vi sono problemi più concreti che spesso interessano i social networks; il tallone d’Achille di Facebook è sempre stato la privacy, presupposta ma mai rispettata nonostante i me-

foto* di Shazari da http://www.flickr.com

todi avanzati che il network fornisce. Dolente esempio ne è la pubblicazione di fotografie: basta un tag (etichettare persone presenti nell’immagine) per rendere i soggetti riconoscibili e rintracciabili in foto più o meno gradite. L’utente del social network è solito esigere in rete una totale inviolabilità della propria privacy, ma dimentica che su internet chiunque è un personaggio pubblico, rintracciabile, e questo va tenuto sempre presente. Le informazioni personali pubblicate sui social networks non saranno mai più private, ma raggiungibili e condivisibili da chiunque; l’errore sta quindi nella cattiva valutazione dei contenuti esposti, sui quali non si può vantare un controllo di accesso. Facebook è dichiaratamente nato come “Pubblica piazza”, spazio aperto per conoscere e far conoscere, comunicazione libera, e come tale è assurdo pretendere di proclamarlo spazio personale. Dopo tutte le dovute considerazioni occorre chiedersi quanto sia realmente necessario l’utilizzo di quest’arma a doppio taglio: da un lato la possibilità di essere in contatto con il proprio universo, esprimersi liberamente e condividere ciò che riteniamo significativo, dall’altro l’invadenza e l’infruttuosità del network che spesso viene ridotto a passatempo o mero pettegolezzo. La risposta è come sempre il buonsenso; è necessario sapersi tutelare, considerare le grandi potenzialità di un simile mezzo ed imparare a farne un uso corretto, compatibile con le nostre necessità e rispettoso di quelle altrui, capace di una comunicazione efficace e costruttiva. Il caso di riferimento è Twitter, altra piattaforma sociale incentrata sulla brevità del ‘microblogging’ (messaggi di max 140 caratteri), che permette la comunicazione in tempo reale anche da cellulare, rendendoli disponibili a tutti gli utenti. La potenza di questo medium è stata dimostrata con la diffusione dei messaggi e video shock girati nella città di Teheran: i giovani manifestanti hanno ripreso ed inviato in tempo reale le testimonianze della sanguinosa repressione avvenuta nelle strade iraniane per i presunti brogli elettorali dopo le elezioni presidenziali. L’universalità dei social network ha permesso di eludere la pesante censura governativa, ed è stato mostrato al mondo ciò che l’oscurantismo delle forze iraniane cercava di celare sui sospetti che hanno avvelenato il voto per le elezioni. Dopo l’imbavagliamento della stampa e la monopolizzazione commerciale della tv si inizia a parlare di un “sesto potere”, il Social Network, che nei termini del rispetto reciproco e di un utilizzo consapevole svela una grande, preziosa possibilità: la libertà di critica ■


"Liberi di non credere" la manifestazione UAAR a Roma. 19/09/2009

Non sono in molti, circa 400/500, a prendono parte alla coloratissima iniziativa che ha luogo nel piazzale antistante lo Stadio Flaminio. I temi trattati – sui quali si succedono molti interventi puntuali – vertono tutti sulla situazione disastrosa dei diritti civili, intesi come i diritti elementari sulla propria persona: temi come il proprio fine-vita, il rifiuto di accanimenti terapeutici, il diritto ad una scuola e un insegnamento laici, il diritti relativi alla procreazione assistita. A proposito del diritto a una concezione laica della vita, l’ex segretario UAAR Villella informa sull’impossibilità di far circolare gli ormai famosi Ateobus (autobus che diffondono mesaggi laici negli spazi pubblicitari sulle fiancate). Su questo punto anche l’attuale segretario Raffaele Carcano documenta lo spazio scarsissimo (quasi inesistente) dedicato dalla stampa nazionale e dai media alle posizioni dei non credenti. Il prof. Valerio Pocar contesta il diritto da parte cattolica di imporre la propria visione bioetica: secondo la Costituzione la libertà personale comporta la dignità della propria fine-vita e delle scelte ad essa inerenti, che non devono in nessun modo essere imposte. Su questo tema il prof. Carlo Flamigni depreca il tentatitivo delle Chiese di imporre i propri punti fermi come limiti della razionalità, in barba ai dati scientifici sperimentali, e cita un gustoso articolo dell’Osservatore Romano, secondo cui il declino della fertilità maschile sarebbe causata dall’“inquinamento” ambientale dovuto all’urina delle donne che assumono anticoncezionali orali – tesi provatamente infondata come tante altre spacciate per “scientifiche” pur in assenza di qualsivoglia prova. Paolo Gelmo cita una statistica pubblica del comune di Bolzano secondo cui i matrimoni civili sarebbero l’81%. Inoltre, da un rilievo condotto sulla frequenza alla pratica religiosa, risulta che solo il 10% assiste alle funzioni religiose, per cui denuncia la sproporzione dei finanziamenti dovuti agli “oneri di urbanizzazione secondaria per i luoghi di culto”, ormai interesse di una esigua minoranza. Franco Grillini interviene con passione a favore dei diritti civili delle minoranze sessuali e denuncia il pericolo dell’integralismo islamico favorito dalle attuali leggi sull’immigrazione che respingono e ghettizzano gli immigrati anziché aiutarne l'integrazione e lo sviluppo civico attraverso la piena cittadinanza. La cronaca del recente caso di Sanaa, la ragazza nata in Italia da una famiglia marocchina e sgozzata dal padre per motivi di puro fanatismo religioso. Due interventi, uno di Roberto Grendene di Bologna e uno di Pino, un giovane di Ginosa (Taranto), segnalano l’insensibilità delle amministrazioni locali – di destra e sinistra – verso i temi e le richieste concrete avanzate dai laici, indifferenza che li spinge sempre più verso forme autonome di organizzazione politica che siano in grado di rappresentarne le istanze e tutelare i diritti civili di tutti. per contattare l'UAAR, circolo di Cremona: http://www.uaarcremona.it Angela 349.1729164 • Mimmo 348.4084821. foto* di RedGlow82 di http://www.flickr.com

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