Sommario Editoriale
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Messaggio del Papa ai giovani
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Pastorale Giovanile
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Messaggio del Rettor Maggiore Formazione
Meeting adolescenti
Incontro migranti a Palermo
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Animazione Vocazionale
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Associazione PGS
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Animazione Missionaria/VIS Associazione CGS Associazioni TGS
Comunicazione Sociale
Famiglia Salesiana
Dalle case salesiane Guardando altrove
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Da ricordare
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Direttore Responsabile Felice Bongiorno
Registrazione: Tribunale di Catania N. 15 dell’11-04-2008
Redazione
Felice Bongiorno (coordinatore redazionale) Enrico Frusteri Angelo Grasso Domenico Luvarà Calogero Montanti Giuseppe Ruta Luigi Saraniti
Collaboratori
Andrea Strano Giuseppe Trovato
Direzione e redazione
Via Del Bosco, 71 - 95125 Catania Tel. 095 336369 Fax 095 339720 E-mail: insieme@sdbsicilia.org Sito web: www.sdbsicilia.org
Stampa digitale
Scuola Grafica Salesiana Catania-Barriera
In copertina L’incredulità di San Tommaso (particolare), Caravaggio 1601, Bildergalerie - Potsdam.
Editoriale Cenere, acqua e fuoco: tre segni della vita, per la vita In natura si passa dal fuoco alla cenere, ma nella liturgia quaresimale è dalla cenere posta sul capo che si passa al fuoco della Veglia pasquale, passando attraverso il gesto umile della lavanda dei piedi, il Giovedì Santo. In compagnia del pensatore Romano Guardini, di Don Tonino Bello e di Nick Vujicic, risonanza fantastica del nostro Nino Baglieri, facciamo scorrere tre slides per il nostro cammino quaresimale e pasquale. Tre slides tutte da ascoltare, vedere e contemplare. La cenere (Romano Guardini) «Al margine del bosco sorge un ranuncolo, un fior cappuccio. Netto il contorno delle foglie d’un verde scuro. Finemente pieghevole eppur vigoroso l’agile stelo. I fiori, come tagliati in spessa seta e d’un azzurro così luminoso di turchese, che tutta l’aria all’intorno ne riverbera. E ora che uno capiti lì, strappi il fiore e in seguito se ne infastidisca e lo getti nel fuoco… pochi istanti e tutta quella fulgida pompa si riduce a un pizzico di grigia cenere. Quello però che il fuoco ha fatto qui in brevi istanti, lo fa di continuo il tempo e ciò che è vivente: alla felce leggiadra, all’alto verbasco, alla quercia possente. Lo fa alla leggera farfalla come alla rondine veloce. All’agile scoiattolo e al grave toro. È sempre lo stesso destino, sia che si compia rapido oppure lento; può essere ferita oppure una malattia, il fuoco o la fame o qualcosa d’altro: a un certo momento tutto quel fiorire di vita si riduce a cenere. La vigorosa figura si risolve in un mucchietto di polvere. I colori luminosi si spengono in una farina grigiastra. La vita, tutta fervore e sentimento, si riduce a terra povera e morta; a meno che terra: a Insieme
cenere! Così succede anche di noi. Come rabbrividiamo, quando si figge lo sguardo in una tomba aperta e vi si vedono accanto ad alcune ossa pochi pugni di grigia cenere! Pensaci, uomo; sei polvere e in polvere ritornerai! Caducità: ecco cosa significa la cenere. La nostra caducità, non quella degli altri. La nostra; la mia! Essa mi parla del mio trapassare, quando il sacerdote al principio della Quaresima, come la cenere dei rami un dì freschi e verdi della trascorsa Domenica delle Palme, mi disegna sulla fronte una croce: Memento homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris! Tutto diventa cenere. La mia casa, il mio abito, i miei arredi, il mio denaro; campi, prati, boschi. Il cane che mi accompagna, e il bestiame ch’è nella stalla. La mano con cui scrivo, l’occhio che legge, l’intero mio corpo. Le persone che ho amate; le persone che ho odiate; le persone che ho temute. Quello che mi è apparso grande sulla terra, quello che m’è sembrato piccolo, quello che stimai pregevole: tutto cenere, tutto…».
Cenere in testa e acqua sui piedi (Don Tonino Bello) «Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal Mercoledì delle Ceneri al Giovedì Santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala. Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all’acqua, più che alle parole. Non c’è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no: perché espresse con i
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Acqua e cenere simboli di una conversione completa.
simboli, che parlano un “linguaggio a lunga conservazione”. È difficile, per esempio, sottrarsi all’urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un’autentica martellata quel richiamo all’unica cosa che conta: “Convertiti e credi al Vangelo”. Peccato che non tutti conoscono la rubrica del messale, secondo cui le ceneri debbono essere ricavate dai rami d’ulivo benedetti nell’ultima Domenica delle Palme. Se no, le allusioni all’impegno per la pace, all’accoglienza del Cristo, al riconoscimento della sua unica signoria, alla speranza di ingressi definitivi nella Gerusalemme del cielo, diverrebbero itinerari ben più concreti di un cammino di conversione. Quello “shampoo alla cenere”, comunque, rimane impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare per un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro peccato. Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell’acqua nel catino. È la predica più antica che ognuno di noi ricor-
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di. Da bambini, l’abbiamo “udita con gli occhi”, pieni di stupore, dopo aver sgomitato tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare da vicino le emozioni della gente. Una predica, quella del Giovedì Santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l’offertorio di un piede, il levarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio. Una predica strana. Perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate. Miraggio o dissolvenza? Abbaglio provocato dal sonno, o simbolo per chi veglia nell’attesa di Cristo? “Una tantum” per la sera dei paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane? Potenza evocatrice dei segni! Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnerne l’ardore, mettiamoci alla ricerca dell’acqua da versare... sui piedi degli altri. Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa. Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi».
Il fuoco dalle ceneri (Nick Vujicic) Come si può riaccendere il fuoco della passione nell’anima di chi vive situazioni paradossali e impossibili? La cenere può rivivere e far risorgere l’araba fenice e… l’acqua può rigenerare l’esistenza di chi è umanamente perduto e scartato? Invito a vedere un video che dura poco più di venti minuti. SCHEDA: Il circo della farfalla https://www.youtube.com/watch?v=Rc90_IO5 g4E Regia: Joshua Weigel. Durata video: 22:36. Insieme
Siamo al circo: dall’alto di una piattaforma, l’acrobata si lancia a capofitto in un barile pieno d’acqua, posto quindici metri più in basso e ne esce incolume tra le ovazioni del pubblico. Nulla di speciale se non che l’acrobata è Will un uomo senza braccia e senza gambe. Non ci sono trucchi: Will è interpretato da Nick Vujicic, nato a Melbourne nel 1982, privo di tutti e quattro gli arti. Un uomo che ha imparato a utilizzare i suoi “piedi” per scrivere, usare il computer, radersi, versarsi un bicchiere d’acqua. Si è laureato in economia, gira il mondo come conferenziere motivazionale. «Ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo» – dice – testimone vivente di come non esistano vite senza valore. Nel film Will, l’uomo senza arti, è un fenomeno da baraccone. Dileggiato e deriso è esibito in un luna park, come scherzo della natura, «l’uomo a cui anche Dio ha voltato le spalle». Qui incontra il signor Méndez, il misterioso direttore del Circo della farfalla. Sarà lui a fargli intravedere la bellezza del creato e della vita: il senso che c’è in ogni vita, anche nella sua, che lui crede fallita in partenza. È così che Will rinasce, andando oltre i propri limiti e scoprendo la propria umanità e dignità. Quello della farfalla è forse uno tra i più noti esempi di metamorfosi. Il bruco, essere goffo e strisciante, si trasforma in farfalla dal volo leggero e dai colori brillanti; quasi il simbolo della bellezza della natura e il rito dell’oro che è purificato nel crogiuolo. La deformità di Will è provocante, evocativa di una umanità inchiodata al proprio limite, alla propria incapacità, alla propria disperazione e solitudine, al proprio peccato, lascia il posto allo stupore, alla bellezza, alla possibilità di una rinascita. Nella fragilità di un vaso di creta può celarsi una perla di grande valore, un tesoro incalcolabile. Mediatore provvidenziale di questo miracolo è Méndez, il cui sguardo sembra vedere oltre l’apparenza, sembra scrutare il Insieme
cuore dell’uomo. Mostra attenzione e compassione, ferma la crudeltà dei ragazzetti, si leva il cappello e davanti a Will dice: «Tu sei magnifico!». Non se la prende e perdona lo sputo ricevuto a risposta. Bellezza, armonia, audacia, abilità, grazia. Questi sono i numeri, tutti speciali, del “Circo della farfalla”. Lo si vede bene quando il triste villaggio in cui si esibiscono si veste di colori e si illumina di stupore. E lì che Méndez scuote Will, aprendo i suoi occhi. Infatti gli svela qual è la vera bellezza dei suoi artisti: sono tutti dei redenti, sono persone che erano state buttate dal mondo come perduti e perdenti. E sono rinate. Il “Circo della farfalla” mostra appunto questo meraviglioso spettacolo: il bruco de-
forme che diventa bellissima farfalla, la passione della vita e per la vita può essere sempre riaccesa. Dice il signor Méndez a Will: «Se soltanto tu potessi vedere la bellezza che può nascere dalle ceneri». A partire da questo sguardo che coglie insieme limite e infinito tutto può ricominciare, perché emancipato da ogni destino di scarto: «Non mancherà mai lo spazio a chi corre verso il Signore. [...] Chi ascende non si ferma mai, va da inizio in inizio, secondo inizi che non finiscono mai» (S. Gregorio di Nissa). Buona Pasqua a tutti nessuno escluso!
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messaggio del rettor maggiore ai giovani
Miei cari giovani, vi siete incontrati con lo sguardo di Gesù, il Signore?
Messaggio del Rettor Maggiore ai giovani nella festa di Don Bosco (31 gennaio 2017). Miei cari giovani di tutto il mondo salesiano, care ragazze e cari ragazzi, ricevete il mio saluto di amico, fratello e padre; ve lo rivolgo nel nome di Don Bosco, mentre vengo a voi “bussando alla porta della vostra vita” in occasione della festa del nostro Amato Padre. Qualche giorno fa Papa Francesco ha scritto una lettera ai giovani in occasione della presentazione del documento, che servirà per preparare la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si celebrerà nel mese di ottobre dell’anno 2018. All’inizio della lettera il Papa vi dice che “ha voluto che voi siate al centro della attenzione perchè vi porta nel cuore”. So bene, per esperienza personale, che cosa vuol dire portarvi nel cuore e augurarvi ogni bene, anche se in molti casi non abbiamo ancora avuto la possibilità di salutarci personalmente. Posso farvi una confidenza? Spesso, quando mi incontro con voi giovani nelle diverse parti del mondo e devo rivolgervi la parola, penso che cosa vi direbbe Don Bosco nel nome di Gesù. Sono consapevole della grande diversità che vi è tra di voi secondo le nazioni e i continenti nei quali vivete; diversità anche in base alle culture, diversità per il tipo di preparazione alla vita, chi con studi di formazione professionale o di qualificazione per il lavoro, chi mediante studi universitari. Mi
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rendo conto che è diversa la situazione di chi dispone di risorse umane ed economiche per sviluppare i propri talenti, dalla condizione di chi ha molte meno opportunità, ecc. Sono però convinto che i vostri cuori giovani hanno tanto in comune e che, nonostante le differenze, sono molto simili, e per questo motivo credo che posso rivolgervi un messaggio comune, che vi raggiunga là dove vi trovate. Il messaggio che oggi vi invio è in piena sintonia con quello che in diverse occasioni vi ha chiesto Papa Francesco: “Cari giovani, ho piena fiducia in voi e per voi prego. Abbiate il coraggio di andare contro corrente”. Sono molti gli adulti che hanno piena fiducia in voi. Io sono uno di loro, miei cari giovani, e vi invito ad essere coraggiosi nella vostra vita. Vi stimolo ad avere la forza di andare “controcorrente” quando risuona con insistenza nel profondo del vostro cuore la chiamata ad essere fedeli a voi stessi e a Gesù. Oggi il mondo ha bisogno di voi. Ha bisogno dei grandi ideali che sono propri della vostra gioventù e dei vostri sogni giovanili. Il mondo ha, oggi più che mai, necessità di giovani pieni di speranza e di coraggio, che non abbiano paura di vivere, di sognare, di cercare quella felicità autentica e profonda mediante la quale Dio abita nel vostro cuore. Giovani che sentano la voglia di impegnarsi e che siano capaci di impegnarsi e di amare “fino a soffrire”, come ha detto Madre Teresa di Calcutta, oggi santa. Giovani che, mossi dal loro impegno siano capaci di donare il loro tempo e di donare anche se stessi. Ci sono però anche molti giovani “stanchi, annoiati o delusi”, o giovani che non si sono mai entusiasmati per niente, giovani deboli e fragili. Questi giovani hanno bisogno di altri giovani, hanno bisogno di voi, che parlando dell’esperienza e con un linguaggio che viene dalla vita, facciano loro Insieme
vedere che ci sono altre strade e altre possibilità. Giovani che li aiutino a comprendere realmente che fuggire dalle sfide della vita non è mai la soluzione; giovani che anche come veri discepoli-missionari, li aiutino a scoprire Gesù nella loro esistenza e a credere in Lui. Un Gesù che, naturalmente, “non ti vende illusioni”, ma che offre Vita, quella autentica, quella sua; offre Se stesso. Penso miei cari giovani che in questo 31 gennaio del 2017 Don Bosco potrebbe dirvi qualcosa di così semplice, con le parole e il linguaggio di oggi, come ve lo ha detto il Papa nella sua lettera: “Non abbiate paura ... Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Non abbiate paura di
ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro.” Desidero con tutto il cuore che sia così per voi: che siate capaci di rischiare quando si tratta di Gesù e di Dio Padre nella vostra vita. Non vi mancherà mai la sua Presenza mediante lo Spirito e sarà garanzia sicura per il vostro cammino umano di felicità. Vi saluto con affetto sincero e vi auguro una felice festa di Don Bosco e la protezione sempre materna della nostra Madre Ausiliatrice.
lettera del santo padre ai giovani
Il Sinodo dei giovani
Lettera del Papa ai giovani in occasione della presentazione del Documento Preparatorio della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi Carissimi giovani, sono lieto di annunciarvi che nell’ottobre 2018 si celebrerà il Sinodo dei Vescovi sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Ho voluto che foste voi al centro dell’attenzione perché vi porto nel cuore. Proprio oggi viene presentato il Documento Preparatorio, che affido anche a voi come “bussola” lungo questo cammino. Mi vengono in mente le parole che Dio rivolse ad Abramo: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò» (Gen 12,1). Queste parole sono oggi indirizzate anche a voi: sono parole di un Padre che vi invita a “uscire” per lanciarvi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazioni, incontro al quale Egli stesso vi Insieme
accompagna. Vi invito ad ascoltare la voce di Dio che risuona nei vostri cuori attraverso il soffio dello Spirito Santo. Quando Dio disse ad Abramo «Vattene», che cosa voleva dirgli? Non certamente di fuggire dai suoi o dal mondo. Il suo fu un forte invito, una vocazione, affinché lasciasse tutto e andasse verso una terra nuova. Qual è per noi oggi questa terra nuova, se non una società più giusta e fraterna che voi desiderate profondamente e che volete costruire fino alle periferie del mondo? Ma oggi, purtroppo, il «Vattene» assume anche un significato diverso. Quello della prevaricazione, dell’ingiustizia e della guerra. Molti giovani sono sottoposti al ricatto della violenza e costretti a fuggire dal loro paese natale. Il loro grido sale a Dio, come quello di Israele schiavo dell’oppressione del Faraone (cfr Es 2,23). Desidero anche ricordarvi le parole che Gesù disse un giorno ai discepoli che gli chiedevano: «Rabbì […], dove dimori?». Egli ri-
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spose: «Venite e vedrete» (Gv 1,38-39). Anche a voi Gesù rivolge il suo sguardo e vi invita ad andare presso di lui. Carissimi giovani, avete incontrato questo sguardo? Avete udito questa voce? Avete sentito quest’impulso a mettervi in cammino? Sono sicuro che, sebbene il frastuono e lo stordimento sembrino regnare nel mondo, questa chiamata continua a risuonare nel vostro animo per aprirlo alla gioia piena. Ciò sarà possibile nella misura in cui, anche attraverso l’accompagnamento di guide esperte, saprete intraprendere un itinerario di discernimento per scoprire il progetto di Dio sulla vostra vita. Pure quando il vostro cammino è segnato dalla precarietà e dalla caduta, Dio ricco di misericordia tende la sua mano per rialzarvi. A Cracovia, in apertura dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù, vi ho chiesto più volte: «Le cose si possono cambiare?». E voi avete gridato insieme un fragoroso «Sì». Quel grido nasce dal vostro cuore giovane che non sopporta l’ingiustizia e non può piegarsi alla cultura dello scarto, né cedere alla globalizzazione dell’indifferenza. Ascoltate quel grido che sale dal vostro intimo! Anche quando avvertite, come il profeta Geremia, l’inesperienza della vostra giovane età, Dio vi incoraggia ad andare dove Egli vi
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invia: «Non aver paura […] perché io sono con te per proteggerti» (Ger 1,8). Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro. Pure la Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre critiche. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giungere ai pastori. San Benedetto raccomandava agli abati di consultare anche i giovani prima di ogni scelta importante, perché «spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore» (Regola di San Benedetto III, 3). Così, anche attraverso il cammino di questo Sinodo, io e i miei fratelli Vescovi vogliamo diventare ancor più «collaboratori della vostra gioia» (2 Cor 1,24). Vi affido a Maria di Nazareth, una giovane come voi a cui Dio ha rivolto il Suo sguardo amorevole, perché vi prenda per mano e vi guidi alla gioia di un «Eccomi» pieno e generoso (cfr Lc 1,38). Con paterno affetto,
F ra nc e sc o Dal Vaticano, 13 gennaio 2017 Insieme
L a c ro na ca de l le du e gio rna te Nei giorni 12-13 febbraio 2017 si è svolto il III incontro dei confratelli tirocinanti; il primo è stato vissuto a ottobre con don Stefano Martoglio, il secondo a dicembre con la partecipazione al Convegno vocazionale ispettoriale. Questo terzo incontro si è svolto presso la comunità salesiana di San Gregorio. All’incontro erano presenti i cinque tirocinanti della terra Sicula, mentre erano assenti i due confratelli impegnati nella missione in Tunisia, a causa di problemi legati al visto. L’incontro è stato un momento di condivisione, di confronto e di dialogo, a cui hanno preso parte l’ispettore don Pippo Ruta, il vicario don Lillo Montanti, i confratelli e i collaboratori della Comunità di San Gregorio. Nella prima mezza giornata si è vissuto un confronto a più voci al fine di conoscere meglio la realtà di San Gregorio, guidati dall’Incaricato dell’Opera don Michele Viviano, da don Cristian Scuderi, dagli educatori e dai volontari, con la testimonianza di alcuni minori stranieri non accompagnati, due dei quali cristiani. Il dialogo con i giovani migranti è stato prezioso e importante, ha aiutato a capire le motivazioni che li spingono ad affrontare il lungo viaggio della speranza in mare, semplicemente per avere una vita dignitosa e migliore. Dopo questo momento di scambio come gruppo, ci si è riservato un momento di scambio più intenso con l’adorazione di Gesù Eucarestia. Un momento di preghiera semplice e spontaneo, dove ognuno di noi ha potuto confidare speranze e timori. La sera si è conclusa con un momento di gioia e condivisione tra i tirocinanti e la comunità che ci ha accolto. La mattinata di giorno 13 è stata dedicata al “diaInsieme
logo educativo”, espressione della ragionevolezza del Sistema Preventivo. Don Michele ha tenuto l’incontro con una lectio divina sul Vangelo di Matteo 19, 16-22, il dialogo tra Gesù e il giovane ricco, seguita da una rilettura salesiana e dalla condivisione di alcuni dialoghi di don Bosco e i primi giovani dell’oratorio. Durante la seconda parte della mattinata abbiamo avuto una significativa condivisione tra i giovani confratelli, riguardo all’esperienza di tirocinio, con l’Ispettore e il Vicario. Nella semplicità e nella fraternità ci siamo raccontata la vita di ogni giorno: le gioie e le difficoltà del cammino. A conclusione dell’incontro abbiamo celebrato la Santa Messa nella Chiesa del Sacro Cuore, luogo molto caro a tanti confratelli, e durante la Celebrazione Eucaristica abbiamo pregato per i confratelli dell’Ispettoria e per i giovani. Per noi, che non abbiamo vissuto nessuna tappa formativa a San Gregorio, è stato un tornare alle origini della missione in Sicilia, quasi un viaggio in una Terra Santa, in luoghi in cui tanti confratelli della nostra amata Ispettoria si sono formati e che molto spesso ricordano come gli anni più belli della loro vita. Pi er pao lo Gal o ta
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FORMAZIONE
Incontro tirocinanti
FORMAZIONE
Inizio prenoviziato alla Salette Sono Federico ho 19 anni e provengo da Mascali (CT). Sin da piccolo ho frequentato gli ambienti dell’oratorio parrocchiale, rimanendo affascinato dalla figura e dal Sistema Preventivo di don Bosco. Questa estate ho fatto gli esami di stato, ultimando i miei studi di scuola superiore. Sono Orazio ed ho 21 anni. Provengo da Biancavilla (CT). Sin da piccolo lo Spirito Salesiano di Don Bosco è stato parte integrante della mia vita perché sono cresciuto nell’Istituto salesiano delle FMA. Dall’età di 16 anni ho coltivato la passione della Fotografia e ho incominciato a lavorare in discoteca, nelle feste, per i compleanni come fotografo, grafico e video maker e animatore. Nell’anno 2015-2016 mi sono ritrovato ad operare come volontario del SCN all’interno dell’Istituto. Mi chiamo Vito, ho 41 anni e provengo dall’Oratorio parrocchiale Don Bosco di Mascali (CT) dove sempre sono stato impegnato con i giovani, specialmente attraverso l’animazione musicale e teatrale. Dopo aver frequentato la Comunità Proposta Allargata, nell’ottobre 2016 abbiamo iniziato il cammino della Comunità Proposta presso la casa della Salette a Catania. Abbiamo intrapreso un percorso che ci ha visto catapultati in luoghi e abitudini completamente nuovi per noi; un percorso che giorno dopo giorno ci ha permesso di avvicinarci sempre di più al Signore con l’esempio di Don Bosco e il servizio rivolto ai giovani, che giorno dopo giorno mette ordine nella nostra vita, rafforza la nostra preghiera, l’umiltà, la bellezza della condivisione in comunità, stimola ed è di aiuto al nostro discernimento. Il 28 gennaio 2017, dopo aver presentato domanda all’Ispettore, abbiamo iniziato il cammino del Prenoviziato che ci vede ancora più immersi nella vita salesiana, un cammino che permette di scendere sempre più in profondità nel nostro discernimento. La nostra guida, nonché direttore di Prenovi-
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ziato, è don Marcello assieme al nostro assistente, il tirocinante don Andrea Domenico Palma. Un cammino di formazione ben strutturato e iniziato nella fase della Comunità Proposta con l’approfondimento degli elementi fondamentali della vita consacrata salesiana e del discernimento, delle Memorie dell’Oratorio e la conoscenza dei Santi e Beati della Famiglia Salesiana e che, nella fase del Prenoviziato, sta continuando con alcune aree tematiche: “Vita fraterna in comunità” (don Lillo Montanti), "Catechismo della Chiesa Cattolica” (don Enrico Frusteri), "Quadro di riferimento generale della PG” (don Domenico Luvarà), "Educazione ai sentimenti ed intelligenza emotiva” (Mimmi Monaco), “Conoscenza di se e colloqui psicologici” (Sr Giusy Fortuna), “introduzione alla Parola di Dio e alla Meditazione” (don Paolo Fichera), “Spirito Salesiano” (don Andrea Palma), “Introduzione ai Sacramenti e alla vita di fede” (don Marcello Mazzeo) e “Introduzione alla vita consacrata” (don Antonino Munafò). Elemento di sintesi e di approfondimento è il colloquio mensile con il direttore. Tra i vari impegni apostolici, due quelli fissi che portiamo avanti da ottobre: 2 volte a settimana la collaborazione con le FMA di Insieme
I pr e no v iz i
I quinquennisti alle giornate di Spiritualità Salesiana “Siamo 21 gruppi della Famiglia Salesiana qui presenti a queste Giornate e ne sono molto felice. Ma voglio dire una cosa basilare: Famiglia Salesiana, siamo nati per essere testimoni di Dio!”. Con queste parole Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore, ha invitato a vivere la 35ª edizione delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana, in corso dal 19 al 22 gennaio presso la Casa Generalizia dei Salesiani a Roma. L’aula magna del “Salesianum” di Roma era piena di partecipanti: “quest’anno si sono iscritti molti membri della Famiglia Salesiana per alimentarsi di Dio e rafforzare la propria identità salesiana”, ha commentato don Joan Lluís Playà, responsabile per l’organizzazione di questo evento. Il programma è iniziato con la presentazione dei 21 gruppi partecipanti della Famiglia Salesiana nel mondo, con particolare riferimento all’Europa. Uno dei principali documenti è stato presentato da don Juan José Bartolomé, Insieme
SDB, che ha fatto riferimento a “l’esperienza di famiglia di Gesù di Nazareth nella tradizione sinottica”. Ha spiegato il biblista salesiano: “Dio volle assomigliare a noi per salvarci, e volle nascere in una famiglia… Dio volle imparare ad essere uno di noi, crescere come un uomo in una famiglia, culla della vita e dell’amore, il luogo in cui l’uomo nasce e cresce”. Don Eusebio Muñoz, Delegato del Ret-
Roma - Pisana: I partecipanti alle Giornate di Spirutualità.
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FORMAZIONE
Librino, dove svolgiamo il doposcuola, l'assistenza ai ragazzi e diverse attività (fotografia, giocoleria, chitarra), e una volta a settimana la collaborazione con la Colonia Don Bosco, sede di prima accoglienza per immigrati minori non accompagnati, nella quale portiamo avanti due laboratori (sport e Videoclip/Fotografia), anche se il fine ultimo è instaurare una bella amicizia con loro.
Fondamentale per noi è l’assistenza pomeridiana in cortile alla Salette, in cui ci troviamo con 200 ragazzi circa. Siamo inseriti nei gruppi formativi ragazzi/e ed adolescenti, nel doposcuola e in varie attività. In due occasioni abbiamo avuto l’opportunità di dare la nostra testimonianza, al San Francesco di Sales a Cibali (CT) e al Don Bosco Ranchibile (PA), attraverso delle dinamiche abbiamo invitato i ragazzi a “Puntare SEMPRE in Alto ed essere FELICI”. Ci affidiamo alla Vergine Maria, che in questi mesi in modo particolare si è fatta sentire col suo cuore di madre, e al nostro padre, maestro ed amico don Bosco, affinché possiamo essere sempre più come Lui, con i giovani e per i giovani.
FORMAZIONE
tor Maggiore per la Famiglia Salesiana, ha ringraziato tutti i presenti e li ha invitati a vivere intensamente queste Giornate e a nutrirsi di spiritualità salesiana. “Quest’incontro vi permetterà di rafforzare l’esperienza spirituale che vi ha portato a Roma, e quando ritornerete ai vostri luoghi di provenienza sarete in grado di trasmettere questa bella esperienza di fraternità”. Al termine della prima giornata Don Á. F. Artime ha offerto il pensiero della “buona
notte” salesiana e ha rimarcato con grande chiarezza: “cara Famiglia Salesiana, non siamo nati neanche soltanto per fare opere di carità, siamo nati per essere testimoni di Dio, questa è la nostra identità fondamentale. (…) In un mondo dove si prova a mettere a tacere Dio, abbiamo una grande responsabilità come Famiglia Salesiana: testimoniare con la nostra vita il Dio vivente”. Da: ANS - Roma.
Fare di ogni CEP la casa e la scuola della comunione “Scoprire con gioia che un’autentica corresponsabilità tra Salesiani e laici è la prima e la più importante via di realizzazione della missione comune che abbiamo ricevuto in dono, ci apre ad un rinnovato modo di vivere e lavorare insieme”. Così don Rossano Sala ha concluso la sua relazione al Convegno Nazionale organizzato dalla Conferenza delle Ispettorie Salesiane d’Italia (CI-
SI), che si è tenuto al Salesianum di Roma dal 16 al 19 febbraio 2017. Al Convegno hanno partecipato 87 persone, tra Salesiani, laici e laiche, e Figlie di Maria Ausiliatrice. Le relazioni sono state tenute da don Rossano Sala, docente di Pastorale Giovanile all’UPS di Roma; mons. Paolo Martinelli, Vicario episcopale della Diocesi di Milano; don Miguel Angel Gar-
Roma - Pisana: Foto di gruppo.
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Insieme
Roma - Pisana: Un momento delle relazioni.
Insieme
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FORMAZIONE
Nel Quadro di Riferimento della Pastorale cía SDB, del Dicastero salesiano di PG. Giovanile Salesiana la CEP è definita come Il Convegno è iniziato con un pomerig“la forma salesiana d’animazione di ogni regio di meditazione e ritiro spirituale, avviato altà educativa inteda Don Fabio Attard, Consigliere geIl programma del convegno prevede due sa alla realizzazionerale di PG. Un relazioni centrali che partono dal cammi- ne della missione momento del tutto no della Chiesa dopo il Concilio Vaticano di Don Bosco”. Essa è animata dal speciale, per intenII - una di Mons. Paolo Martinelli, VescoConsiglio CEP con sità e significatività, vo Ausiliare di Milano, Vicario episcopale il suo nucleo aniè stata la visita alla per la Vita consacrata e una di don Rossa- matore, Salesiani e Cappella Papale Reno Sala, docente di Pastorale Giovanile al- laici insieme, che demptoris Mater, l'UPS e direttore di Note di Pastorale condividono la realizzata dal CenGiovanile -; due riflessioni sulla leader- missione, lo spirito tro Aletti di padre Marco Rupnik, su ship apostolica e il discernimento pastora- e il sistema educarichiesta di San le - di Don Miguel Angel Garcia, Dicaste- tivo del santo fonGiovanni Paolo II. ro Pastorale Giovanile e Ufficio Scuola e datore. Di qui Sono stati giorni Formazione professionale -; tre laboratori l’esigenza fondadi studio, condivia rotazione per affrontare e condividere le mentale di “fare di ogni CEP la casa e sione e riflessione tematiche quotidiane legate alla vita dei la scuola della cosul tema della CoConsigli della CEP. munione”, come munità EducativoPastorale (CEP): si Oltre ai momenti di lavoro, sono previsti dono più bello e è attinto con abbonmomenti di preghiera e lettura personale, maturo da offrire danza al Capitolo oltre a due esperienze da vivere insieme: ai giovani, segno e Generale XXIV la visita guidata alla cappella papale Re- profezia di ciò che si è e della vocazio(1996) e alla ricdemptoris Mater in Vaticano, icona della ne a cui si è chiachezza delle buone Chiesa, e una mezza giornata di meditamati da Dio: “viveprassi realizzate in zione e preghiera. re l’eguale dignità questi 20 anni di cristiana e l’univeresperienza, ma si è sale vocazione alla santità nella perfezione anche riconosciuto che questo tema è frutto dell’amore” (Christifideles laici, n° 55). del cammino ecclesiale che ha trovato nel Concilio Vaticano II il suo punto di arrivo e Da: ANS - 21 febbraio 2017 il rinnovato slancio verso il terzo millennio.
FORMAZIONE
Esercizi spirituali Direttori SDB e Direttrici FMA Si è rivelato un tempo di grazia e di Spistro di verità salvifica, Mons. Urso ha addirito Santo quello vissuto dai Direttori SDB tato il segreto di una consistente vita spiri(Salesiani di Don Bosco) e dalle Direttrici tuale, che affonda le sue radici nella piena FMA (Figlie di Maria Ausiliatrice) di Sicilia maturità umana. Quest’ultima conferisce in occasione degli Esercizi Spirituali svoltisi spessore spirituale alla “sequela” ed è prea Zafferana Etnea nei giorni 5-11 Marzo messa per una vita di irradiazione evangeli2017. ca. Con loro, l’Ispettore SDB Don Pippo La “discesa dal monte” – a conclusione Ruta e l’Ispettrice FMA Sr. Maria Pisciotta. degli Esercizi spirituali – è stata incoraggiaTempi sereni, senza fretta, con ampi spata dalla significativa esortazione di San zi per la riflessione e la preghiera personale: questa la carta vincente che ha consentito di Giovanni Paolo II: «Voi non avete solo una accogliere e di vivere intensamente l’invito gloriosa storia da ricordare e da raccontare, del Signore: «Venite in disparte, voi soli, in ma una grande storia da costruire! Guardaun luogo solitario e riposatevi un po'» (Marte al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta co 6,31). per fare con voi ancora cose grandi. […] Questo e molto altro per ripartire con Siate sempre pronti, fedeli a Cristo, alla nuovo slancio! Chiesa, al vostro Istituto e all'uomo del noLa preghiera comunitaria, i momenti di stro tempo. Sarete così da Cristo rinnovati agape fraterna, la possibilità di confronto, il di giorno in giorno, per costruire con il suo cantare insieme, la condivisione della Parola e dei temi offerti, l’affinità di ideali, la reciSpirito comunità fraterne, per lavare con proca stima, la festa della convivialità e Lui i piedi ai poveri e dare il vostro insostiquant’altro: momenti che hanno arricchito tuibile contributo alla trasfigurazione del di gioia questi giorni decisamente indimenmondo” (Vita consecrata, 25.3.1996, n. 10). ticabili! Un’esperienza di valore inestimabile! Alla scuola di Mons. Paolo Urso, Vescovo emerito di Ragusa, si è approfondita l’arSr. Maria Ruta FMA te per divenire esperti di “comunione”. Questa è stata la grande sfida che continua ad interpellare fortemente ciascuno/a, se si vuole essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo. Quale maeZafferana Etnea: Foto di gruppo.
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Insieme
Mi ritrovo a redigere questa pagina di diario della PG e mi accorgo che siamo giunti a metà anno pastorale. La primavera e il periodo di Pasqua se da una parte danno la sensazione che “tutto si ricrea in te, tutto vive in te” (Gen Rosso & Gen Verde), dall’altra parte ci si accorge che il tempo scorre davvero in fretta! Occorre, però, evitare il rischio di farsi trasportare dal tempo e fare in modo di non sprecarlo ma renderlo più fruttuoso e piacevole. Annoto, dunque, gli eventi del trimestre trascorso non tanto per descrivere i numerosi impegni che sono stati realizzati, ma per mettere in evidenza la ricchezza e la variegata attività pastorale presente nella nostra ispettoria. A fine dicembre abbiamo vissuto il Seminario Vocazionale svoltosi a Zafferana Etnea (27-29 dicembre 2016); a gennaio abbiamo avuto il Meeting Adolescenti a Palermo (dal 3 al 5 gennaio) con il coinvolgimento di oltre 200 partecipanti, la Giornata del Migrante (domenica 22 gennaio) con circa 400 partecipanti, il GR Leader vissuto nelle varie zone della Sicilia (domenica 22 gennaio), il terzo incontro dell’Equipe di PG (23 gennaio) e l’avvio del prenoviziato alla Salette (28 gennaio); a febbraio, invece, c’è stato il quarto incontro della Comunità Proposta allargata (dal 3 al 5 febbraio), l’incontro Europeo dei delegati di PG a Monaco di Baviera (dal 6 all’11 febbraio), il terzo incontro del GR Ado ad Alcamo e ad Alì Terme (1112 febbraio), il Convegno nazionale organizzato dalla CISI sulla Comunità Educativo Pastorale celebrato a Roma dal 16 al 19 febbraio, il quarto weekend di Scuola di Mondialità (25-26 febbraio), il secondo incontro con gli Incaricati di Oratorio e i Parroci a San Cataldo (27 febbraio); a marzo il TGS Regionale ha vissuto la visita guidata presso Giarre e Forza D’Agrò (5 marzo), il CGS ha vissuto l’Assemblea Regionale eleggendo il sig. Aldo Cultrera come nuovo presidente per il quadriennio 2017-2021, inoltre si è Insieme
completato il blocco della Formazione Generale dei Volontari del SCN (3, 14 e 23 marzo), il weekend (17-19 marzo) degli Esercizi Spirituali per gli Adolescenti (Alcamo e Alì Terme) e per i giovani (Casa Tabor), il quarto incontro dell’Equipe di PG (21 marzo) ed infine l’Assemblea regionale elettiva della PGS (26 marzo) che vede nella persona del sig. Massimo Motta il suo nuovo presidente per il quadriennio 20172021; ad aprile si è celebrata la Festa Ragazzi al S. Filippo Neri di Via Vincenzo Giuffrida (Ct) che ha visto il coinvolgimento di 1.100 partecipanti. Ed ora passo rapidamente ai nostri prossimi appuntamenti, seppur con alcune variazioni di date rispetto a quelle indicate nell’agenda ispettoriale: la Convention delle Famiglie a Siracusa (23 aprile), la Festa Ispettoriale a Catania Barriera (25 aprile), l’ultimo incontro del Don Bosco Island (coordinamento migranti) e Comunità residenziali coordinati dal settore Emarginazione e Disagio Giovanile (28 aprile), l’ultimo incontro di Comunità proposta allargata (1214 maggio), le Pigiessiadi del settore scolastico che si terranno a Terrasini (dal 19 al 21 maggio), le Pigiessiadi dei settori mini, propaganda, under 17 di Calcio e under 18 di Pallavolo che si terranno a Kastalia (dal 25 al 28 maggio), l’ultimo incontro del settore Oratori - Parrocchie (22 maggio) e quello della Consulta di PG (28 maggio); a giugno avremo la verifica ispettoriale, il TGS Regionale ha previsto l’escursione alle Isole Eolie (2-4 giugno), l’ultimo incontro di Scuola di Mondialità (3-4 giugno), il Torneo Sicily cup, Calcio under 15, organizzato dalla PGS Regionale che si svolgerà presso l’Oratorio Salesiano di Modica (4 giugno), le Pigiessiadi delle categorie Libere che si terranno a Lipari (dall’8 all’11 giugno), il Campo Ragazzi, 5 elementare - II media (dal 12 al 14 giugno), ed infine i mesi di luglio e agosto con le numerose attività estive sia a livello locale (Grest) che a livello ispettoriale
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PASTORALE GIOVANILE
Diario di bordo
PASTORALE GIOVANILE
(Cammino di Santiago, Campi di lavoro e missionari, Campi animatori). Una carrellata di attività svolte e tante altre ancora da realizzare a breve e a lungo termine. L’auspicio che sento di trasmettere è quello di un impegno sempre più progettuale da parte di tutti circa l’azione pastorale.
Solo così riusciremo a sviluppare in modo integrale le dimensioni del giovane cristiano (corporeità, intelligenza, sentimenti, volontà) e dei suoi rapporti (con se stesso, con gli altri, col mondo e con Dio), nella duplice prospettiva della persona e del suo protagonismo nella storia.
d o n D o m e n i c o L u v ar à
Il Meeting Adolescenti MGS: La scoperta di una grande famiglia Meeting: neologismo di provenienza anglosassone che significa “incontro”, “atto o processo per giungere assieme, come in una assemblea, ad uno scopo comune”. E se ci mettiamo accanto il temine “Adolescenti” sapete che risultato si ottiene? Una mega esperienza di sorrisi, di sguardi pieni di vita e di gioia di essere insieme! E’ questo il modo più esaustivo di spiegare, dal mio punto di vista, il Meeting Adolescenti “Con te o senza te #nonèlastessacosa” del MGS Sicilia, svoltosi a Isola delle Femmine dal 3 al 5 gennaio 2017. Tre giorni pieni di scoperta: ogni momento, ogni respiro sono stati carichi di mille sensazioni diverse che hanno invaso in modo differente ogni ragazzo. La prima meraviglia è stata il numero di partecipanti: circa 200 adolescenti, accompagnati da animatori, SDB e FMA, hanno accolto festanti l’invito al Meeting arrivato nelle loro Comunità. Un numero importante e al di sopra di ogni aspettativa che ha riempito di orgoglio, ma anche di timore chi, come me, era impegnata nell’organizzazione dell’evento. Timore che si è tramutato in gioia e pienezza già dai primi momenti, il clima di festa e di incontro ha pervaso ogni angolo dell’hotel Saracen, e ha accolto il primo grande momento del Meeting, la testimonianza di Vincenzo Cascino, cooperatore salesiano. Per il primo giorno il messaggio da lanciare era riferito alla grande importanza che
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ognuno di noi ha nel mondo: con me o senza me, qui, oggi, non è la stessa cosa. Vincenzo ha saputo trasmettere con la sua testimonianza di vita e il suo modo divertente di porsi, le infinite possibilità che ognuno di noi ha in questo mondo di essere utile, matita nelle mani di Dio; egli infatti presta servizio come infermiere nel reparto oncologico pediatrico del Policlinico di Palermo, e lo fa regalando un sorriso ad ogni piccolo che incontra attraverso la sua “divisa” da Clown. Il cuore di tutto il Meeting si è svolto il secondo giorno, riflettendo sulla presenza di Gesù nella nostra vita: davvero la Sua presenza cambia qualcosa in me? E’ o non è la stessa cosa camminare con o senza Gesù? Di certo la risposta non è semplice e di sicuro è molto personale, infatti la giornata è stata intensa di riflessione a partire dalla Lectio divina di Don Michele Iacono, della Diocesi di Noto, che ha toccato i cuori di tutti noi, predisponendoli alla riconciliazione con Dio attraverso il sacramento della Confessione. Ulteriore momento di riflessione con chiave geniale (quella del sorriso e dell’autoironia) è stato l’incontro con l’Educatore Gigi Cotichella, di Anima Giovane: a ritmo di battute, sorrisi e balli, Gigi ha saputo conquistare i presenti con la semplicità di un ragazzo qualunque che ha preso in mano i suoi punti deboli, le sue insicurezze e le ha Insieme
vo, o la “Caccia alla conversione”, rivisitazione di una caccia al tesoro sul tema della conversione), utilizzando strumenti e metodologie che arrivano alla mente e al cuore degli adolescenti. A loro un plauso particolare, ricco di stima e di gratitudine per questo importante servizio. Un altro elemento che mi ha provocato grande gioia è stato vedere come i Salesiani di Don Bosco e le Figlie di Maria Ausiliatrice lavorino armoniosamente insieme per un obiettivo comune: i due delegati della Pastorale Giovanile, Don Domenico Luvarà e Sr Antonella Allegra, coadiuvati dai loro confratelli e consorelle, sono lo specchio di missionarietà per i giovani e con i giovani, così come Don Bosco ha fatto nella sua vita, e importantissima guida e sostegno per i ragazzi. Nonostante fosse per me la prima volta, ho partecipato al Meeting Adolescenti 2017 con un grande privilegio e un importante, forse immeritato, ruolo: insieme a Bruno, animatore salesiano, ho coordinato questo evento, introducendo tutti i momenti che abbiamo vissuto. Ringrazio Don Domenico e Sr Antonella che me lo hanno proposto, Bruno, gli SDB e le FMA, i miei colleghi di SCN Salvo C. e Salvo Z. alla regia, tutti i ragazzi della Consulta e ogni singolo partecipante a questa esperienza. Ognuno di loro mi ha regalato un sorriso, uno sguardo, una parola che mi hanno aiutato a sentirmi parte integrante di questa grande Famiglia. Senza loro non sarebbe stata certamente la stessa cosa!
Cla ud ia Fo rnito
Isola delle Femmine PA: Meeting Adolescenti 2017.
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PASTORALE GIOVANILE
trasformate in punti di forza, perché si è lasciato amare da Dio e si è amato. E poi balli, canti, condivisioni, giochi, musica, silenzi, preghiera… tutto ha permesso di attuare quell’incontro, “meeting”, con se stessi, con Dio e con gli altri. Tutto come se fosse un viaggio… come quello che ha compiuto il Piccolo Principe per ritrovare se stesso. Ogni giorno è stato presentato un tratto di questo viaggio sotto forma di sketch teatrale, accompagnato da una preghiera e un oggetto fondamentale per mettersi in cammino: le scarpe, simbolo per eccellenza del mettersi in viaggio, la ricerca; la torcia, simbolo degli strumenti che durante il cammino ci fanno da guida; lo zaino, che contiene tutto ciò che serve nel nostro viaggio. E proprio quest’ultimo è stato il crocevia del messaggio del terzo giorno: il cammino della mia vita con la Famiglia Salesiana o senza di essa ad accompagnarmi è la stessa cosa? Cosa posso fare io all’interno? Che contributo posso dare? A rafforzare questo messaggio è arrivata la presenza dei Superiori delle Ispettorie SDB e FMA, don Giuseppe Ruta, che ha presieduto la Celebrazione Eucaristica, e Sr Maria Pisciotta. Se dovessi dire qual è stata per me la cosa più bella di questo evento è senz’altro la formula “Giovani per Giovani”: la Consulta MGS, formata da animatori dei diversi oratori della Sicilia, ha lavorato incessantemente per proporre a tutti i partecipanti un momento di confronto e crescita, sperimentando dinamiche, condivisioni e momenti di riflessione sempre nuovi e sempre in linea con la società attuale, (come per esempio la condivisione informale ma mirata di un aperiti-
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I incontro dei migranti a Palermo
A Palermo il 22 Gennaio 2017 si è svolto il Primo Raduno Regionale dei Migranti della Sicilia Salesiana. Una risposta della Famiglia Salesiana all’accoglienza dei giovani migranti che sbarcano nella nostra Isola. L’Associazione “Don Bosco Island” che è composta dall’ Ispettoria Salesiana Sicula SDB, Ispettoria Salesiana FMA, Federazione Salesiani per il Sociale, Don Bosco 2000, Metacometa, VIS, VIDES. Circa 400 migranti, quindi, insieme agli operatori dei centri hanno partecipato ad una giornata di integrazione. Al Pala Don Bosco del Gesù Adolescente di Palermo, si sono incontrati i centri di accoglienza di San Gregorio, Cammarata, Camporeale, Catania, Piazza Armerina, Aidone e Villarosa. La giornata è stata caratterizzata dalle esibizioni tipicamente africane dei ragazzi e da un torneo di calcetto che ha entusiasmato ancor di più i giovani. Alla manifestazione ha partecipato il Sindaco della Città di Palermo Leoluca Orlando che ha rivolto il suo saluto e ha presentato i contenuti della Carta di Palermo su Mobilità Umana Internazionale. Insieme ad alcuni membri del Consiglio comunale come l’exallievo Aurelio Scavone, si è intrattenuto con i ragazzi e gli operatori del settore. Tema della festa presentato dell’Ispettore don Giuseppe Ruta: “Con te o senza te non è la stessa cosa”. L'ispettore dei salesiani ha sottolineato che la figura di Don Bosco, santo dei giovani, è riconosciuto padre, maestro ed amico
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anche dai migranti di religione mussulmana, ed ha aggiunto: “Abbiate il coraggio di andare avanti… da soli non si va da nessuna parte, la famiglia di don Bosco vi accoglie e vi sostiene. Ricordatevi che non siete soli”… perché “Siamo famiglia! La famiglia di Don
Bosco, la famiglia di tutti i giovani del mondo!”. Il Rettor Maggiore, come successore di don Bosco, ha inviato un video del suo saluto: “…voi siete tra i preferiti di don Bosco quinti benvenuti tra di noi. Speriamo di potervi accompagnare ed aiutare nel miglior modo possibile… benvenuti a casa, le porte sono aperte, siate felici, siate buoni”. Un appuntamento certamente da replicare, con l’impegno a vivere con familiarità e professionalità nel quotidiano tra i ragazzi minori stranieri non accompagnati. Alla prossima!
don Giuseppe Cutrupi Insieme
Animazione Vocazionale
Da almeno 5 anni i Salesiani d'Italia hanno intrapreso un cammino rispetto a quell'ambito della Pastorale Giovanile, che in qualche modo rappresenta il suo vertice e coronamento, ovvero l'animazione Vocazionale. Pur tenendo come riferimento l'ampiezza della vocazione cristiana è sembrato opportuno in questi anni offrire degli strumenti perché l'annuncio, esplicitamente vocazionale rispetto a vocazioni di "speciale consacrazione", potesse trovare spazio all'interno della vita delle nostre Case Salesiane. Dopo aver affrontato il piano di animazione vocazionale per il livello Ispettoriale (Darei la vita) e per il livello locale (Messis Multa), resta da compiere il terzo e ultimo passo che porta a riflettere sull'accompagnamento personale in chiave vocazionale. In sintesi si è provato a rispondere alla seguente domanda: esiste un modo tipicamente salesiano di accostarsi accanto al ragazzo e al giovane per condurlo alla pienezza della sua vita cristiana? Questo percorso è stato guidato dall'ascolto del Vangelo della Misericordia, dalla tradizione viva salesiana e dal desiderio più profondo dei giovani. La risposta a questo desiderio si è concretata nel Seminario Nazionale di Animazione Vocazionale (febbraio 2016 - Salesianum) a cui hanno partecipato alcuni confratelli, consorelle e laici della nostra Sicilia, i quali hanno ritenuto opportuno non far morire questa Zafferana Etnea: A destra don. G Roma.
Insieme
PASTORALE GIOVANILE
Seminario vocazionale sull’accompagnamento dei giovani
iniziativa, ma bensì riproporre la stessa esperienza per la Famiglia Salesiana della nostra ispettoria. Ecco perché, dal 27 al 29 dicembre scorso, si è svolto il seminario sull’animazione vocazionale dal titolo “Sarti/santi dal 1815”: Accostarsi e accompagnare i giovani con lo stile di don Bosco. Molto positiva la partecipazione: 130 presenze, tra Salesiani di don Bosco, Figlie di Maria Ausiliatrice e laici corresponsabili nella missione, tutti riuniti presso l’Emmaus di Zafferana Etnea. La metafora utilizzata durante tutto il seminario è stata quella della stoffa e del sarto che ha accompagnato i giorni di riflessione e confronto. Ogni educatore e animatore vocazionale, prima di essere sarto, è stoffa. Di più, una volta divenuto sarto, non smette di essere stoffa. Per noi salesiani, l’accompagnamento spirituale si sviluppa non in laboratorio o in una stanza, ma, salvaguardando la sistematicità che lo caratterizza, si snoda nella presenza destrutturata e continua in cortile, prediligendo i luoghi informali della vita, curando l’accoglienza gratuita e disinteressata, mediante un’azione libera e liberante propria del Sistema Preventivo di Don Bosco fino alla donazione di se stessi a Dio e agli altri. L'intervento della Dott.ssa Antonella Arioli, docente di Pedagogia dell'infanzia e dell'adolescenza presso la facoltà di Scienze
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PASTORALE GIOVANILE
dell'Educazione e della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - Piacenza, ha dipanato il tema «Il mio educatore: l’importanza della relazione educativa per accompagnare nella crescita», la cornice pedagogica all'interno della quale inserire il cammino dei partecipanti al seminario. Sono intervenuti, inoltre, don Gianpaolo Roma, coordinatore dell’ufficio di Animazione Vocazionale dei salesiani d’Italia e S. E. Rev.ma Mons. Pietro Maria Fragnelli, delegato per i Seminari e le Vocazioni della CESI, al fine di fornire un quadro generale sull’animazione vocazionale dei Salesiani d’Italia e delle diocesi di Sicilia. A partire da questi spunti è iniziato poi il lavoro dei laboratori per raccogliere modalità e stili di accompagnamento rispetto alle diverse età. Tre gli ambiti iniziali di lavo-
ro: la Stoffa – Il giovane che viene accompagnato, il Sarto – Colui che accompagna, la Sartoria – La relazione dell'accompagnamento. Tali laboratori sono andati a confluire verso il quarto ambito di lavoro: l'Ago e il Filo – gli strumenti dell'accompagnamento. A completare il quadro è stato l’Ispettore don Pippo Ruta, che facendo sintesi dei contributi laboratoriali, ha dato nuovo impulso e slancio a tutti i partecipanti. L'auspicio è che siano stati non solo giorni di ascolto, ma di attivo e partecipato dialogo per far germogliare semi di futuro per la nostra vita pastorale, in un terreno da vangare e coltivare... insomma un Seminario!
d o n E n ric o F ru st e ri C hi a c c h ie r a
Cinque idee sull’accompagnamento Nello scorso mese di ottobre, dopo il lavoro estivo, gli Animatori Vocazionali delle Ispettorie Italiane si sono dati appuntamento in via Marsala (Roma S. Cuore), per riflettere sull’animazione vocazionale e le scelte di futuro da portare avanti per i prossimi anni. Dopo un brevissimo momento di preghiera e di presentazione dei nuovi incaricati, si è passati al confronto su alcuni testi che
Roam - Sacro Cuore: Foto di gruppo.
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mostrano dei dati statistici sui giovani e il loro rapporto con la fede. I testi in questione erano due: 1. Bichi-Bignari (EDD), Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia, Vita e Pensiero, Milano 2015. 2. Garelli, Piccoli atei crescono. Davvero una generazione senza Dio?, Il Mulino, Bologna 2016. Dal confronto sono emerse alcune considerazioni fondamentali. In riferimento ai sacerdoti i giovani di oggi ammirano la scelta di vita intesa come ascesi spirituale, ma non ne capiscono fino in fondo il senso. Per una buona percentuale i presbiteri risultano essere distanti dall’ambiente giovanile (soprattutto se fanno ricorso a un vestiario troppo formale e/o clericale che visivamente crea Insieme
Insieme
“giovani, fede e discernimento vocazionale”, voluto da Papa Francesco. Questi i punti cardine: 1. In un contesto sociale post-moderno e frammentato dove ogni disciplina si erge a garante della Verità sulle altre, solo la virtù della “Fede” è l'unica via d'uscita capace di dare un significato alla lettura pastorale dell’ambiente giovanile, proprio come se guardassimo i giovani con lo sguardo amorevole di Gesù (vero Dio). 2. Accanto alla virtù della Fede vi è la “Rilevanza Antropologica” che ci fa guardare ai giovani come Gesù (vero uomo) li guarda. La cultura odierna sempre più narcisistica manipola le menti propinando un vero e proprio “Immaginario Sociale Condiviso” che spinge il singolo a essere un Designer Religion, cioè vivere la religione individualisticamente dettando le regole del gioco. Usando la metafora della sartoria, la persona si trova a essere contemporaneamente sia la stoffa, sia il sarto che imbastisce il proprio vestito senza servirsi di alcuna mediazione. Ecco perché i consacrati fanno sempre più fatica a capire il proprio ruolo in una società che non ha bisogno più di guide che conducano a Dio. È quindi quanto mai urgente aiutare i giovani a leggere in chiave critica la situazione in cui vivono. È questa la sfida degli SdB, ma è anche la sfida di tutta la Famiglia Salesiana presente nel continente europeo. Importante a tale scopo è la testimonianza di un'autentica fraternità che i giovani ricercano e vogliono trovare nei nostri ambienti. L'incontro termina con il riportare i pregi e i limiti dei cammini GR presenti in ogni Ispettoria. Gli itinerari finora portati avanti evidenziano diversi aspetti positivi sia in numero di partecipanti sia in coinvolgimento degli stessi. Evidenziando i tratti caratteristici di un percorso ormai consolidato, gli incaricati dell’animazione vocazionale (dopo una breve visita alla Basilica del S. Cuore) ritornano nelle rispettive Ispettorie con tanti stimoli per proseguire con slancio il nuovo anno pastorale.
d o n E nr ic o Fr u ste ri Ch i a c c hi e ra
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distinzione). Circa il tema della vocazione questa è intesa non come la chiamata di Dio a una consacrazione di speciale amore e missione, ma come un’autodisciplina che porta in sé le frustrazioni causate dalle rinunce all'esercizio della sessualità, della libertà e dell’indipendenza economica. Infine, i giovani vorrebbero una Chiesa più povera e più attenta alle problematiche giovanili; non giudicante ma pronta a testimoniare la propria fede, a spiegare la Parola di Dio e a essere mediatrice dei sacramenti. Dopo questo scambio d’impressioni il gruppo si è soffermato a riflettere sulle “5 idee sull’accompagnamento vocazionale” emerse al termine del seminario sull’accompagnamento vocazionale svoltosi lo scorso febbraio 2016 al Salesianum (Pisana - Roma), insieme ai numerosi rami della Famiglia Salesiana. Queste idee trattano: 1. La necessità di creare una cultura vocazionale che dia spazio a proposte differenziate per i giovani presenti in una data realtà. 2. Lo specifico salesiano dell’accompagnamento di Valdocco: vale a dire la cura dell'ambiente (locale e ispettoriale), del gruppo dei pari e la necessità di una guida che sappia accompagnare i giovani. 3. L'accompagnamento personale è l’accoglienza dei giovani secondo le direttrici del rapporto con Dio, con gli altri e con se stessi. 4. Lo sguardo alle fasi evolutive (infanzia, preadolescenza e adolescenza) che il giovane sperimenta nel suo cammino di crescita umana prima di percepirsi come tale. 5. L’importanza di suscitare il desiderio dell’accompagnamento vocazionale in quegli ambienti o CEP in cui non emerge tale bisogno. Per approfondire la riflessione è stato invitato al tavolo degli animatori vocazionali don Rossano Sala (docente straordinario di Teologia Pastorale presso la Facoltà di Teologia dell’UPS di Roma), al fine di poter leggere queste idee in chiave Teologico-Pastorale. Il suo contributo si è ispirato a una cornice di senso che trae spunto e stimolo dal tema del prossimo Sinodo dei Vescovi
PASTORALE GIOVANILE
CP allargata alla Salette Nei giorni delle feste agatine, si è tenuto presso la comunità della Salette il terzo incontro della “comunità proposta allargata”. Il viaggio del discernimento, lungo i temi di riflessione vocazionale in chiave salesiana, ha posto l’attenzione sulla vita comunitaria. L’argomento è stato affrontato sotto diversi angoli prospettici che hanno permesso di evidenziare varie sfaccettature dello stile di vita salesiana. Un primo spunto è stato donato dal Padre e Fondatore, don Bosco. Ripercorrendo la sua vita sono state messe in risalto il suo stile di vita in mezzo ai salesiani e lo spirito di famiglia che contraddistingueva la Valdocco dell’800. Uno sguardo
più odierno è emerso dalla meditazione sulle costituzioni SDB, i documenti della Chiesa e il confronto diretto con i confratelli della comunità. Quest'ultimo, attraverso la preparazione di alcune domande da parte dei giovani, ha contribuito per la condivisione fraterna. Ha portato la sua esperienza don Rodolfo Di Mauro, confratello quasi centenario ma giovane di spirito. La Parola di Dio è stata spezzata attraverso la lectio biblica. Il tutto è stato colorato dal clima di festa e preghiera per la patrona di Catania, sant’Agata, che ci ha permesso di cogliere la tradizione, la fede e la devozione dei cittadini etnei.
An drea D om en ico Palma
Quaresima: tempo di riflessione e di esercizi spirituali - marzo 2017
Anche quest’anno in diverse parti della Sicilia (Alcamo, Alì Terme e S. Alfio), dal 17 al 19 marzo, gli adolescenti e i giovani si sono dati appuntamento per vivere gli esercizi spirituali in preparazione alla Pasqua del Signore, nell’intento di fare l’esperienza della vicinanza alla Parola di Dio e dell’ascolto del silenzio orante. In particolar modo, presso uno scenario tipicamente siciliano, ai piedi dell’Etna in eruzione e con i “resti” di un inverno innevato, presso Casa Tabor, un gruppo di 20 giovani provenienti da Palermo, Messina, Mascali e Catania, dopo le presentazioni iniziali, si è confrontato su diversi brani biblici, quali l’incontro tra Gesù e Giovanni Battista con i suoi discepoli Andrea e Simon Pietro (Gv 1,35-42), l’incontro tra Gesù e la Samaritana (Gv 4,5-30.39-42); l’incontro tra Gesù e il paralitico (Gv 5,1-16) e l’evento della Resurrezione (Gv 20,1-9). Utili a incrementare la conoscenza e la fraternità fra i partecipanti sono stati i pasti comuni e i momenti distensivi in stile salesiano. Gli esercizi spirituali sono stati un’esperienza di cre-
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scita e di meditazione che hanno permesso a tanti giovani di confrontarsi reciprocamente sulle motivazioni personali e sul discernimento della vita di ogni giorno. Personalmente la lettura che mi è piaciuta di più e che mi ha portato a riflettere tantissimo su questa esperienza e sul mio cammino di Fede è stata l’annuncio della resurrezione di Gesù; quando Pietro e Giovanni arrivano al sepolcro e vedono la pietra ribaltata, le bende per terra e il sudario piegato con cura. Mi sono rispecchiata molto nell’atteggiamento dei discepoli che increduli e stupiti, si guardano attorno e cercano delle risposte: «non avevano ancora compreso la Scrittura, cioè che Egli doveva risorgere dai morti». A volte i nostri occhi faticano a credere la realtà che abbiamo di fronte e soprattutto ciò che ci è raccontato se prima non ne facciamo esperienza (“se non vedo non credo”: diceva Tommaso). È proprio ciò che accade con la Fede: tendiamo a razionalizzarla e questo ci allontana sempre di più dal credere e avere fiducia verso il prossimo e quindi verso Dio. Questi Insieme
li spirituali, fonti d’acqua viva a cui attingere. È proprio nei momenti di solitudine, di difficoltà, di smarrimento in cui emerge fortemente il bisogno di credere in Dio “Padre”, che può consigliarci e guidarci, facendoci rialzare dal nostro “lettuccio” e abbattere le nostre barriere. Per questo è giusto coltivare e arricchire questa relazione, così come facciamo con quelle umane, per non perdere la fiducia, l’amore verso di Lui e la predisposizione della nostra vita alla salvezza dell’anima.
Giorg ia L izzio
Animazione Missionaria / VIS
Esperienza di volontariato con i senza tetto
“Ama il tuo prossimo come te stesso”: una frase bellissima di un brano evangelico altrettanto bello, quasi ti viene voglia di uscire subito di casa e fare del bene al primo che ne ha bisogno… ma come faccio col barbone? È sporco, burbero, puzza e mi fa troppo schifo! Quante volte avremmo pensato queste frasi, se non addirittura dette! Pensiamo che l’aiuto lo meriti solo quello accanto a noi sul piano affettivo: il fratello, l’amico ecc. E d’altra parte non posso essere bigotto e dire che siano pienamente colpevoli: la sensibilità, cioè la capacità di “vestirsi dell’abito della persona che ho davanti”, non è un talento innato, ma un dono di Dio che va nutrito, allevato e sviluppato. Come iniziare a svilupparlo? Qui vi do la mia proposta. Un anno fa ho avuto conoscenza del fatto che nel mio oratorio (Cibali - Catania) diverse persone, dai più grandi ai più piccoli, ogni lunedì si dividono in gruppi per portare cibo ai senza tetto e ad alcune famiglie bisognose. Pensai: “ottima idea!”. Lì chiesi a Marco Pappalardo, che coordina la divisione in gruppi, di partecipare a questa esperienza: ebbi il suo consenso e la sua accoglienza. Insieme
Cominciai subito, e non vi nascondo la paura perché non conoscevo la realtà, ma VALEVA LA PENA TENTARE. Nella realtà dei “senza tetto” e delle famiglie disagiate ho evinto alcune cose: a) che le persone sono sempre riverenti e non esitano a ripetere spesso “grazie”; b) quando ci guardano sono contenti, non per il cibo solamente, ma perché la nostra presenza costante, e qualche volta scambiamo qualche chiacchierata; c) non sono loro a doverci ringraziare, ma noi perché ci permettono di conoscere la loro semplicità e la loro genuinità. Quest’attività esiste da molti anni e c’è stata la presenza di tante persone, ed in particolare quella del gruppo di Scuola di Mondialità e di Animazione Missionaria di cui faccio parte e che da quest’anno si impegna più attivamente a partecipare all’iniziativa. Ringrazio molto l’accoglienza avuta da tutte con cui ho operato fino a questi giorni e mi auguro che questo possa far crescere sempre più il nostro gruppo, perché tutti impariamo ad amare il nostro prossimo come noi stessi, senza discriminazioni.
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PASTORALE GIOVANILE
giorni di ritiro, di silenzio, di preghiera e di contemplazione hanno permesso a tutti noi di guardarci dentro e di prendere coscienza del valore e dell’importanza che Cristo ha nel nostro cammino di crescita non solo spirituale, ma anche personale e di vita. Questi momenti sono stati guidati da Don Enrico Frusteri e Suor Serafina Massa che hanno fatto da collante e ci hanno accompagnato in questo percorso di condivisione e di confidenza anche dei nostri pensieri più intimi. Sono stati dei testimoni, mediatori delle parole di Gesù, guide e model-
PASTORALE GIOVANILE
Associazione - PGS
Assemblea Regionale 2017 Il futuro parte da qui
Il rinnovamento che parte dal terr itorio punta a rafforzare la pr esenza qualificata delle PGS in Sicilia Si è svolta sabato 25 e domenica 26 marzo l’assemblea ordinaria ed elettiva del comitato regionale siciliano. Nell’auditorium Don Bosco dell’Istituto salesiano San Francesco di Sales di Catania, nel pomeriggio del 25 marzo, la prima parte dell’incontro è stata dedicata al seminario formativo sul tema "Passione e responsabilità per lo sport giovanile" con gli interventi del presidente regionale del Coni Sicilia Sergio D’Antoni, della referente nazionale FMa Sr. Francesca Barbanera, dell’incaricato nazionale degli oratori salesiani D. Giovanni D’Andrea. A seguire la relazione del presidente regionale Maurizio Siragusa sulle attività e sull’organizzazione del Comitato Siciliano relative al 2016 e, quindi, l’approvazione del rendiconto 2016. Tra gli ospiti intervenuti, evidenziamo la presenza dell’Assessore regionale allo Sport on. Antony Barbagallo, dell’Ispettore dei Salesiani Don Pippo Ruta, della Segretaria ispettoriale Sr. Lucia Siragusa, dei presidenti regionali delle Federazioni sportive Bonaccorsi (FIBS), Parisi (FIN) e la Delfa (FMSI), del delegato provinciale del Coni Catania Enzo Falzone, del presidente del
Cus Catania Luca Di Mauro, del vicepresidente della LND FIGC Sandro Morgana. Domenica mattina l’assemblea elettiva ha consegnato alle PGS siciliane il nuovo direttivo per il quadriennio 2017-2020. Succede a Maurizio Siragusa, dopo tre mandati, Massimo Motta, già presidente del Comitato Provinciale etneo, eletto a voto segreto ma all’unanimità dei votanti. Il Consiglio regionale, con molti volti nuovi, sarà composto da Dario Conti (Vicepresidente), Sergio Caripoli (Segretario), Antonino Gennaro (Direttore tecnico), Ivan Zinna, Antony Ferro, Massimo La Bella. I revisori dei conti saranno Matteo Marino, Santino Rinaldi, Concetto Di Rosa (effettivi) e Carmelo Caggegi (supplente). Al Consiglio nazionale, la Sicilia sarà rappresentata da Sergio Ragusa e Maurizio Siragusa (quest’ultimo nominato anche quale Tesoriere in giunta regionale). L’assemblea è stata molto partecipata. Sono state accredidate ben 137 società, con una presenza di circa 100 delegati e dirigenti dei vari livelli. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal referente regionale SDB Don Enrico Frusteri.
A sinistra: Sergio D’Antoni, Pres. CONI e M. Siragusa.
A sinistra: M. Siragusa e M. Motta, nuovo presidente PGS Sicilia.
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Insieme
Associazione - CGS
Sempre con Don Bosco Domenica 5 marzo 2017, ore 10.00, l’Assemblea elettiva regionale CGS. Per questo appuntamento importante a livello statutario ci si raduna a Catania presso l’Istituto di “S. Fr. di Sales”. L’avvio è segnato da un momento di preghiera con l’invocazione dello Spirito Santo, di M. Ausiliatrice e di Don Bosco. La lettura, della Relazione generale e il Bilancio economico trova tutti attenti. Si procede col dibattito e quindi col voto. Convergenti sono le espressioni di voto sul nuovo consiglio. Alle ore 13.35 il nuovo consiglio direttivo regionale formato dai neoconsiglieri eletti Aldo Cultrera, Emmanuela Portale, Francesco Russello, Ivan Vasta e Antonio Zerbo, alla presenza dei due delegati CGS Don Felice Bongiorno e Sr. Rosetta Calì, si raInsieme
Eletto il nuovo Consiglio Direttivo Nazionale
L’Assemblea Nazionale 2017 si è conclusa con l’elezione del nuovo Consiglio direttivo nazionale, che successivamente, nella prima riunione del suo mandato, ha provveduto alla determinazione delle cariche statutarie. La nuova dirigenza CGS per il quadriennio 2017-2021. Presidente Cristiano Tanas. V. Presidente Nadia Ciambrignoni. Tesoriere Emilio Santoro. Segretario Tommaso Pezzino Delegato Ente Promotore CNOS Don Giovanni D’Andrea SDB. Delegata Ente Promotore CIOFS Suor Palma Lionetti FMA Consigkieri: Gianpaolo Bellanca (con delega all’attuazione delle modifiche statutarie e dei regolamenti), Claudia Angelo (referente territoriale Sardegna), Giovanni Della Ceca (referente territoriale Marche), Stefania Di Turo (referente territoriale Puglia), Giancarlo Giraud, Giacomo D’Arrigo.
duna per decidere con votazione segreta sulla suddivisione delle cariche. Risulta eletto presidente Aldo Cultrera, Vicepresidente Antonio Zerbo, Tesoriere Ivan Vasta. Il nuovo consiglio direttivo riparte insieme con espressa volontà di costruire e di collaborare nel segno del rispetto reciproco, nello stile di Don Bosco, nella ricerca del vero bene del CGS di Sicilia. Un augurio: il CGS della Regione sicula possa nel nuovo quadriennio godere di una presenza attiva di Don Bosco. Aldo Cultrera
Il nuovo Direttivo CGS Regionale ed i delegati.
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PASTORALE GIOVANILE
Cambio di guardia all’Assemblea Regionale 2017
PASTORALE GIOVANILE
Associazione - TGS
Il TGS Ibiscus alla ricerca di siti ricchi di storia
Forz a D’Agr ò, Gi arre, Acire ale La neve e il maltempo costringono il T.G.S. Ibiscus Catania a cambiare in parte l’itinerario previsto per l’8 gennaio: dato il gelo e la neve la realizzazione del presepe vivente di Casalvecchio viene sospesa e la gita così slitta a domenica 5 marzo con itinerario alternativo: Forza d’Agrò, Giarre e Acireale. In circa 85 soci del TGS con due pulmann raggiungiamo FORZA D’AGRÒ per la visita guidata del “ CioccolArt Sicily Museum “, da poco trasferito da Taormina in questo piccolo centro messinese: esso è dedicato al cioccolato, frutto del lavoro di maestri cioccolatieri, pasticceri, chef ed eccellenze nel campo enogastronomico provenienti da tutta la Sicilia, aperto nel mese di marzo 2016 . CioccolArt Sicily Museum offre ai suoi visitatori un viaggio fantastico attraverso la Sicilia, con l’obiettivo di far conoscere a turisti e visitatori città e monumenti dell’isola trasformati in opere d’arte di puro cioccolato, come la Dea di Morgantina, una scultura in cioccolato, bianco e nero a grandezza naturale che riproduce la scultura originale; l’opera in cioccolato fu realizzata in occasione del ritorno in Sicilia ad Aidone (EN) della statua nel 2011. Tra le meraviglie di questo originale museo troviamo anche, riprodotti in cioccolato, i Mosaici di Piazza Armerina ed il barocco siciliano di Noto e Modica. Trovano posto in questo artistico giro della Sicilia anche le ceramiche di S. Stefano di Camastra e della città di Caltagirone con la copia in cioccolato della suggestiva scala di San Giacomo. All’interno del Museo del Cioccolato di Forza d’Agrò è presente anche un salone multimediale nel quale accompagnati da guide, abbiamo potuto conoscere la storia e la tecnica del cioccolato con l’ausilio di supporti informatici e la spiegazione di un operatrice.
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Forza D’Agrò.
Molto interessante la visita guidata del Convento Agostiniano di Forza D’Agrò, struttura, oggetto di un sapiente restauro, risalente al 1591, anno della fondazione della Confraternita di S. Agostino. Andiamo quindi verso le 12.30 a GIARRE ospiti della Chiesa Madre nel locale Oratorio per il pranzo a sacco, consumato nella sala giochi del medesimo oratorio; quindi verso le 15.30 celebriamo la S. Messa e poi visitiamo il grandioso museo del presepe di Giarre, che raccoglie oltre 200 pezzi presepiali, eccelsi lavori di soci della locale sezione giarrese dell'Associazione amici del presepe insieme a vere e proprie opere d'arte di insigni presepisti italiani. Tappa conclusiva la passeggiata per la via principale di ACIREALE, con visita in particolare della Basilica di San Sebastiano e della Cattedrale. Prossima iniziativa la gita di due giorni , il 2 e il 3 giugno prossimo, con visita guidata della Sicilia nord-Occidentale con tappe a Bagheria, Palermo, Monreale e Cefalù, e, prima del Grest, la partecipazione di numerosi soci alle manifestazioni classiche a Siracusa. Con il Grest contiamo di avviare varie iniziative per la conoscenza del Territorio e per un turismo sostenibile, come proposto anche dal TGS nazionale, nell’anno a questo dedicato.
do n Gae tan o Urs o Insieme
Comunicazione Sociale
So l o u n v e r b al e Come da colloquio telefonico chiederei a don Claudio di sottoporre, nella forma e modalità che lui ritiene più consone, agli ispettori d'Italia, in uno dei futuri incontri della CISI, alcune domande ed indirizzi al fine di rendere operative le indicazioni ricevute. Premetto una breve sintesi del verbale dell'ultimo incontro avuto come CS Italia:
• Presentare il recente direttorio che è stato sottoposto alla CISI: I salesiani e la rete. • Il percorso di formazione dei salesiani nel campo della comunicazione (sia relativamente ai salesiani in formazione iniziale che a quelli in formazione permanente). • La presenza delle diverse ispettorie in rete: scelte fatte, punti di forza maturati, best practice, punti di debolezza, immagini coordinate ...
1 . d if fu s i on e e c on d iv i si on e in t e rn a d e l d o c um ento pr es enta to agli Isp e ttor i "I sa le s i an i e la r e t e ". • Si è deciso per un impegno di divulgazione e raccolta dei feedback all'interno della propria ispettoria che tocchi il più possibile le diverse equipe di animazione, i direttori, gli incaricati di oratorio, i salesiani in formazione; ciascuno secondo quanto concorderà con il proprio ispettore e delegato di PG. • L'importanza di elaborare un modello comune di raccolta dei feedback che andremo a definire nei prossimi mesi. • Il desiderio di poter avere un incontro con i delegati di Pastorale Giovanile per condividere i risultati di questo percorso.
F att a qu es ta pr emes s a l a r ich ies t a da far e a g li is p e tt o r i s o no r e l a ti v e a i p r i m i d ue p u n ti: • Se potessero definire un perimetro anche vagamente comune di condivisione del documento così che nel confronto i delegati di CS possano avere una base omogenea su cui confrontarsi. • Se ritengono, come da nostra proposta, che sia importante coinvolgere il settore formazione relativamente al documento "Il salesiano e la rete" e a chi competa la "paternità" del lavoro. Ancora grazie e buon lavoro.
2 . p as sa ggi o da l d oc um ent o "I s a les ia ni e la r e t e " a d u n nu o v o d o c u m e n t o " Il s a le s i a n o e l a r ete " . • Si è unanimamente concordato che un documento che abbia come focus il comportamento del singolo consacrato salesiano all'interno del web e nell'usufruire degli strumenti che esso offre, debba essere sviluppato in comunione con il settore formazione.
Roma - Sacro Cuore: Il gruppo di CS presenti all’incontro del 6 marzo 2017.
M or eno Fi l i ppe t t o
3 . P r e s en ta z i o n e d e l p r o g et to d i c o m u n i c a z i o ne d e ll a c o m u n i t à S a c r o C uo r e e d e l l ' e n t e C N O S d a p a r t e d i d o n C l a u d i o B e l f i o re . 4 . P r o p o s t e p e r l ' in c o nt r o d i Ca m p e l lo d e i d e l e g at i C S E u r o p a. Insieme
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PASTORALE GIOVANILE
Diffusione e condivisione del documento “I salesiani e la rete”
FAMIGLIA SALESIANA
Consulta regionale di famiglia salesiana
Dal verbale del 5 febbraio 2017
Domenica 5 Febbraio 2017, presso l’Istituto Teologico “S.Tommaso” – Via del Pozzo, 43 – MESSINA, si è tenuto l’incontro di Consulta di Famiglia Salesiana come da programmazione, secondo il seguente ODG: 1. Celebrazione Ora media 2. Saluto dell’Ispettore / dell’Ispettrice 3. Lettura e approvazione del verbale del 4 Settembre 2016 4. VERIFICA di medio termine sul cammino intrapreso nell’anno 2016-17 - Obiettivi comuni della Famiglia salesiana per il 2016-17 - Verifica del lavoro fatto con le Consulte Cittadine - Strenna 2017: Siamo Famiglia: Ogni casa scuola di vita e di amore. - Seminario Sull’accompagnamento spirituale – Zafferana, 27-29 Dicembre 2016 5. 2^ CONVENTION DELLE FAMIGLIE – Siracusa 23 Aprile 2017 - Programma dell’evento - Preventivo delle spese 6. Prospettive di cammino per il 2017 7. Comunicazioni dei Vari Gruppi - Giornate di Spiritualità di FS – Roma 19-22 Gennaio - Convegno CISI sulla CEP – Roma 1619 Febbraio 2017 8. Varie ed eventuali …. Sono presenti: L’Ispettore SDB, don Giuseppe Ruta – l’Ispettrice FMA, suor Maria Pisciotta, la Delegata FMA per la FS, suor Assunta Di Rosa, il Delegato SDB per la FS e Coordinatore della Consulta, don Angelo Grasso, la Vicaria FMA, suor Maria Ruta, il delegato SDB di P.G., don Domenico Luvarà, la Coordinatrice dell'ASC, Mimmi Monaco, - il sostituto del Presidente ispettoriale EXI, Ninì Cubeta, la Presidente Ex/ve CT, Donato Antonia Maria, la sostituta EX/ve Pa, Amedeo Nazzarena, – Il Presidente Regionale ADMA, Giuseppe Auteri, - la Responsabile VDB Sicilia Orientale, Letizia Maccarrone – la delegata ASF, Sr Adriana Fede-
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rici – il Responsabile MSF, Salvatore Parrino. L’ispettore Don Giuseppe Ruta, nel porgere il saluto iniziale sottolinea in particolare : • la grande rilevanza per la Chiesa e per la Famiglia Salesiana del prossimo Sinodo per i Giovani; • la maggiore sensibilità e attenzione alla famiglia che ha registrato in Sicilia, collegata in particolare alla presentazione della strenna del Rettor Maggiore e alle sollecitazioni pastorali di Papa Francesco; • L’importanza di proseguire il processo di condivisione e di comune responsabilità nel cammino della Famiglia Salesiana di Sicilia , per ottenere frutti conformi alla volontà di Dio. L’ispettrice Suor Maria Pisciotta, porge il saluto iniziale e condivide con la CRFS: • La gioia di ritrovarsi dopo la festa di don Bosco, vissuta insieme in Sicilia come famiglia salesiana. • L’apprezzamento per il cammino di Famiglia Salesiana in Sicilia, riconosciuto anche a livello nazionale. • L’impegno ad “Essere Famiglia“ in ogni casa salesiana, per aiutare e accompagnare con la nostra testimonianza il cammino delle famiglie . Il Coordinatore della Consulta Regionale, Don Angelo Grasso, apre i lavori rivolgendo il saluto di Benvenuto ai responsabili dei vari gruppi della FS di Sicilia e presentando l’ordine del giorno dei lavori della consulta. Viene letto e approvato il verbale della CRFS del 04/09/2016, con le seguenti modifiche: • “le Sorelle di Maria Ausiliatrice (SMA), si sono trasferite in altre comunità”. • “Il convegno relativo al funzionamento delle CEP, si terrà dal 16 al 19 Febbraio 2017”. In riferimento al verbale non ancora pervenuto della CRFS del 7 Febbraio 2016, si concorda di ricostruire il verbale mancate Insieme
(Anno 2016-17). Per il primo obiettivo si evidenzia quanto segue: • La situazione si presenta a macchia di leopardo, con prassi diverse, sia nella costituzione che nella conduzione dei gruppi famiglia. • Si rende necessario effettuare una verifica per favorire un processo comune. • Non è presente una sussidiazione per il cammino delle famiglie. • E’ necessario predisporre una piattaforma comune per la formazione dei gruppi famiglia. • Si ritiene importante il coinvolgimento Insieme
di chi già svolge attività per le famiglie e il loro coordinamento per creare orientamenti comuni. • Si auspica una maggiore integrazione fra la Pastorale Giovanile e la Pastorale Familiare, con particolare riferimento alla vocazione e formazione della famiglia. • Viene sottolineata una significativa crisi di adesioni ai gruppi GR Discernimento dalle case e dai gruppi della FS e la conseguente necessità di rilanciare insieme i GR Discernimento. • In riferimento alla seconda Convention delle famiglie si concorda di: • Raccogliere i dati per predisporre una mappa, a cura di don Angelo Grasso, sui gruppi famiglia presenti in ogni ramo della FS di Sicilia. • Predisporre delle schede per favorire due/tre incontri di preparazione delle famiglie alla seconda convention. • Preparare un testo base per i futuri orientamenti operativi da presentare alla conclusione della seconda convention. • Inviare una circolare a nome della CRFS, per l’invito alla la 2° convention e per i relativi incontri di preparazione delle famiglie con la sussidiazione comune.
Per il secondo obiettivo si concorda di: • Predisporre una griglia per la raccolta dei materiali significativi legati ai tratti di santità salesiana in Sicilia, con particolare riferimento alle comunità di: Tabor (Centro di spiritualità), Alì Terme (M. Morano), Modica (Nino Baglieri), Messina (Card. Guarino), Bova Marina-Pellaro (Mons. Cognata). • Affidare a Don Angelo Grasso il coordinamento della raccolta dei materiali e la successiva organizzazione del relativo evento in Sicilia.
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FAMIGLIA SALESIANA
e si affida a don Angelo Grasso il compito di raccogliere i dati rilevanti. In riferimento al punto 4 dell’ODG, VERIFICA di medio termine sul cammino intrapreso nell’anno 2016-17, si prendono in esame gli obiettivi comuni 2016/2017: 1) Attivare un processo che crei mentalità e sviluppi una visione progettuale nell’accompagnamento e nella cura delle famiglie in ogni comunità locale e all’interno della Famiglia Salesiana. (cfr. Papa Francesco, AL. n.84). 2) Scoprire i tratti della santità salesiana presente in Sicilia e costruire un Itinerario di Spiritualità salesiana a servizio della FS e della Chiesa locale che valorizzi e comprenda il Tabor (Centro di spiritualità), Alì Terme (M. Morano), Modica (Nino Baglieri), Messina (Card. Guarino), Bova MarinaPellaro (Mons. Cognata). 3) Consolidare la CEP/CE - anche con la presenza dei vari rami di FS - con azioni concrete: pensare, condividere, pregare, agire e verificare insieme come FS nel territorio.
FAMIGLIA SALESIANA
Per il terzo obiettivo si evidenzia: • La partecipazione di SDB, FMA, MSF al Convegno di Roma sulla Comunità Educativa Pastorale ( CEP). • La possibilità di ripetere in Sicilia il convegno Nazionale CEP. I punti relativi alle verifiche del lavoro fatto con le consulte Cittadine e alla Strenna 2017 vengono rinviati alla prossima riunione. In riferimento al seminario sull’accompagnamento spirituale svoltosi a Zafferana dal 27 al 29 Dicembre 2016, si concorda di allegare la specifica relazione al presente verbale. In riferimento al punto 5 dell’odg, programma e preventivo della seconda convention, si concorda di: • Riavviare la comunicazione dell’evento. • Modificare la bozza del tema con la seguente dicitura: “Siamo famiglia. Un punto di appoggio per sollevare il mondo”. • Inserire le testimonianze provenienti dalla Siria e dalla Tunisia. • Prendere atto del preventivo di massima di Euro 11.500, presentato per le spese della convention, suscettibile ancora di modifiche e integrazioni. Si prende atto altresì che l’accoglienza
sarà curata dai gruppi MGS di Bronte e Ragusa, il parcheggio–Bus sarà riservato e gratuito e i bambini avranno degli animatori e uno spazio specifico a loro dedicato. Nelle comunicazioni dei vari gruppi viene evidenziato: Da parte delle VDB: • La celebrazione del 100° anniversario della fondazione delle VDB da parte di Don Rinaldi, è programmata per il 21 Maggio 2017 a Caltanissetta, con uno specifico seminario. Da parte dell’Ispettore: • L’invito a lasciarsi interpellare fortemente, come FS, dal prossimo Sinodo dei Giovani, con momenti di riflessione in vista del Sinodo e per gli impegni successivi. Da parte dell’Ispettrice: • Gli auguri di un buon cammino di Famiglia Salesiana in ogni nostra casa di Sicilia per ricreare lo stile di famiglia fra noi. I lavori della CRFS si concludono con la celebrazione dell’Eucarestia presieduta dall’ispettore. Messina, 5 Febbraio 2017 Festa di Sant’Agata, vergine e martire
Piero Quinci
Assemblea Provinciale dei Salesiani Cooperatori di Sicilia Giorno 26 marzo i Salesiani Cooperatori di Sicilia si sono ritrovati a Catania nella casa salesiana della Salette per la consueta Assemblea Provinciale. Il tema della giornata è stato ripreso dal Sinodo dei Vescovi annunciato da Papa Francesco per il 2018: “I giovani, la fede ed il discernimento vocazionale”. Guidati e accompagnati da don Giuseppe Buccellato, Delegato Nazionale ASC, i salesiani cooperatori hanno cominciato a studiare il documento preparatorio del Si-
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nodo. È, infatti, un appuntamento irrinunciabile per interrogarsi “su come accompagnare i giovani a riconoscere e accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza”. Qualificante è stato il momento assembleare, magistralmente preparato e amorevolmente gestito da don Giuseppe. Presentando i contenuti con una metodologia multimediale, ha delineato le dinamiche sociali e culturali in cui i giovani vivono; ha illustrato il discernimento come strumento offerto dalla Chiesa per scoprire, alla luce della feInsieme
Insieme
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FAMIGLIA SALESIANA
de, la propria vocazione; ha sottolineato gli elementi fondamentali per una pastorale giovanile vocazionale. Il suo intervento, arricchito e scandito da aneddoti, storie di vita e scene di film, ha permesso non solo di conoscere il documento, ma anche di appassionare e persino commuovere i circa 350 salesiani cooperatori, delegati, aspiranti e giovani provenienti dai 43 Centri locali. Importante per l’approfondimento è stato il lavoro dei 18 gruppi che hanno avuun momento di formazione condivisa lascia to modo di leggere parte del documento, il dolce sapore dell’incontro gioiso dei “Fracon l’obiettivo di formulare una domanda o telli e sorelle in don Bosco” che fanno festa, un contributo da proporre in assemblea. È pregano e celebrano insieme. È uno dei mostata una scelta di “comunione” e di condimenti in cui l’appartenenza si manifesta con visione, utile per facilitare una formazione segni concreti e diventa “elemento vitale per attiva, dinamica e partecipata. È stato per il sostegno della vocazione apostolica” di tutti evidente che la “riuscita” di questo motutti e di ciascuno. È vivere la gioia di abmento è stata possibile grazie all’impegno bracciarsi, di raccontarsi cosa è successo dei coordinatori del Centri locali che prondall’ultimo incontro, di organizzare la tratamente hanno dato la disponibilità a guidasferta superando la difficoltà della lontananre i gruppi e si sono opportunamente prepaza e dell’età che avanza. È ritrovarsi in famirati. glia: i canti, i giochi, i momenti conviviali, Quest’anno l’assemblea è stata arricchil’affettuosa accoglienza dei centri locali delta dalla presenza dei giovani salesiani coopela zona di Catania; il colore dei laboratori di ratori, aspiranti e simpatizzanti che sono staMamma Margherita … ti convocati il giorno prima per un’esperienÈ un’occasione da vivere, difficile da za residenziale, in continuità ideale con il raccontare : è il clima di famiglia che rende tradizionale Campo Giovani. Accompagnati speciale e vitale l’incontro ed alimenta il dee guidati da don Paolo Caltabiano, Delegasiderio di ritrovarsi per un nuovo appuntato Provinciale ASC, hanno vissuto un’occamento. sione formativa finalizzata a vivere e “gustaMi m mi M o naco re” l’appartenenza all’Associazione. Infatti, in spirito di condivisione e protagonismo, si sono prepa- Catania - Salette: Foto di gruppo. rati alla giornata del Salesiano Cooperatore che hanno poi vissuto proponendo a tutti quanto preparato il sabato pomeriggio, dopo la riflessione biblica e durante i laboratori tematici. Le scenette per il lancio del tema, l’animazione iniziale, i giochi assembleari, la collaborazione nella gestione logistica dei gruppi hanno ancor più impreziosito e reso allegra la giornata. La giornata del Salesiano Cooperatore, oltre ad essere
DALLE CASE SALESIANE
Catania - Barriera
Dall’Amoris laetitia all’amore in famiglia
Alla scuola di Papa Francesco s’impara a sognare. Spesso nelle udienze fa riferimento ai sogni dei bambini e dei giovani, dei malati e degli anziani, delle famiglie e delle comunità cristiane, delle donne e degli uomini di fronte alle scelte importanti della vita. Sognare con Dio e con Lui osare e agire! Quando il Papa commenta la Parola di Dio non manca di incoraggiare a sognare in grande. Quando si rivolge alle famiglie, ricorda loro che il sogno di Dio continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia; il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo, nessuno si senta superfluo o senza un posto. Così recita li Messaggio per la 39^ Giornata per la vita, celebrata in Italia la prima domenica di febbraio, da noi la seconda per coincidenza con la festa di S. Agata, e continua: con messaggio deciso: ”Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale”. Stimolati dalle parole dei nostri pastori, i Volontari del CAV proseguono nel loro impegno per la difesa della Vita e la promozione dei valori della Famiglia: incontri mensili con le ragazze madri e i loro compagni e accompagnamento di queste famiglie, anche dal punto di vista psicologico, sociale e religioso, borsa della spesa con alimenti e pannolini per una dozzina di bambini, iniziativa di “un uovo per la vita”, sensibilizzazione presso le scuole superiori di Catania e Provincia, visita a case-famiglia, momenti di formazione per animatori dell’Oratorio, contatti con consultori familiari, ospedali e personale medico e paramedico, e una proposta del CAV, condivisa e fatta propria dal IV Vi-
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Al centro: don A. Grasso relatore..
cariato della Arcidiocesi di Catania, ha visto riuniti attorno a un tavolo rappresentanti della varie Parrocchie per programmare un paio di incontri sulla Esortazione apostolica ’ “Amoris laetitia” di Papa Francesco. Il primo∞ incontro sul tema dell’VIII capitolo della medesima “Accompagnare, discernere e integrarela fragilità”, giovedì 23 febbraio, è stato animato da don Angelo Grasso, responsabile del Movimento Salesiano di Famiglie e membro dell’Ufficio diocesano di pastorale familiare, che ha sottolineato le parole-chiave dell’esortazione papale: ascolto (AL 312), accoglienza intesa come compassione (308), tenerezza (308/310), misericordia (309/310), prendersi cura (299), discernimento (296/298), accompagnamento (299/300), gradualità (293/295), integrazione (296/297/29), prevenzione (307). E’ intervenuta una coppia di sposi con una propria testimonianza. Acceso e interessante il dibattito che è seguito. Ha moderato il dibattito Carlo Russo, segretario del Consiglio Pastorale del IV Vicariato. Il secondo∞ incontro di mercoledì 29 marzo è stato introdotto da don Gaetano Urso, che ha presentato il cammino fatto dal CAV in collaborazione col IV Vicariato, incoraggiando a diffondere la cultura della vita e della famiglia, ricordando le parole di Madre Teresa di Calcutta: “Se vuoi cambiare il mondo, vai a casa e inizia ad amare la tua famiglia” Subito dopo don Gianni Russo, docente di Teologia morale e Bioetica presInsieme
102), della pace a qualunque costo in famiglia (103-104), del perdono (105-108), del rallegrarsi nella vita di famiglia, scusando tutto, con fiducia, speranza e generosità (109-119). Don Gianni poi si è soffermato sull’amore nella coppia nelle sue varie dimensioni (crescita dell’amore, dialogo, amore appassionato con la dimensione erotica dell’amore, sul Sacramento del matrimonio, sull’amore per sempre (120-164). Il dialogo con i presenti ha concluso il secondo incontro, svolto anche questo presso il salone.teatro del Sacro Cuore di Catania Barriera e moderato dal presidente del CAV, Rosella Acunto.
Don Gaetano Urso – Rosella Acunto
Presentazione del libro “Pi li viola di la vita” di Lia Mauceri Giorno 25 marzo alle ore 17, a cura dell'Unione Ex Allievi "Don Bosco" Barriera di Catania, è stato presentato, presso la sala teatro, la raccolta di novelle in siciliano "Pi li viola di la vita" della scrittrice Lia Mauceri. L'iniziativa è stata accolta da un numeroso pubblico partecipe e attento. La relatrice prof. Milly Bracciante ha messo in luce le peculiarità del testo, sottolineando: "Lo stile narrativo schietto ed immediato nella resa di significati e significanti, laddove il motto, il modo di dire, l'uso tradizionale del linguaggio, la scelta del termine onomatopeico, la parola desueta, rendono il testo efficace ed incisivo, volutamente di facile comprensione a vasto raggio. La narrazione ripercorre itinerari, culti popolari e di parlate vernacolari, riproponendo modi di parlare e di dire, in una sorta di religiosa archeologia semantica del passato, come in un appassionato catalogare elementi preziosi , ritrovati nel tessuto apparentemente banale della quotidianità. Opera ricca di elementi propri di ricerca, non valutabile solo sul piano linguistico ma anche su Insieme
Da sinistra: P. Di Grazia, N. Gervasi, L. Mauceri, M. Bracciante.
un versante psicologicamente umano con valore meditativo e ricreativo per la piacevolezza dei vissuti. La brillantezza narrativa sgorga dalla capacità esplorativa nel lessico e dal coraggioso salvataggio di miti espressivi, nell'uso di suggestive metafore e di figure poetiche che non smentiscono la propensione dell'autrice alla poesia. Sono lacerti di esperienze, cronache di vita che mirano con sofferta partecipazione emotiva ad indurre il lettore alla riflessione sulle illusioni, alla meditazione sui valori e sull'essenza della vita al di là dell'effimero. Il tutto nella scelta dell'uso della Koinè che si detta precise regole lessicali, grammaticali,
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so il San Tommaso di Messina, presenta, utilizzando un interessante power point, il tema: “L’amore nella vita quotidiana”. Don Gianni, dopo una essenziale presentazione dell’Esortazione di Papa Francesco si è soffermato ampiamente sul capitolo IV: ha esordito sottolineando le caratteristiche dell’amore, come sono proclamate da San Paolo nel capitolo 13, versetti 4-7 della prima lettera ai Corinti. Ha quindi sottolineato l’importanza della pazienza nel rapporto di coppia e con i figli (AL 91-92), l’atteggiamento di benevolenza (93-94), il superamento della gelosia e dell’invidia (95-96), della vanagloria e arroganza (97-98), l’importanza dell’amabilità e del dialogo con l’altro (99-100), del distacco generoso (101-
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morfosintattiche ed ortografiche". Il testo corredato dalla traduzione in italiano della stessa autrice e dai magnifici schizzi dell'artista Michelangelo Grillo è in-
trodotto dal Prof. Salvatore Camilleri, dalle riflessioni di Milly Bracciante e da una premessa di Lia Mauceri. Chiude la raccolta la "Favola d'Amore" di H. Hesse tradotta dall'autrice in siciliano. La scrittrice Nietta Gervasi ha letto qualche brano e la Mauceri ha chiuso la serata ringraziando gli ospiti (prof. Pietro Di Grazia, Guglielmo Gervasi e Don Felice Bongiorno) per l'impeccabile accoglienza e tutti gli intervenuti per la squisita partecipazione.
L an za fa me G abr i el e
Catania-Salette
Premio “Quartiere vivo” 2017
Nel teatro dell’Oratorio San Giovanni Bosco della Salette, nel quartiere San Cristoforo, si è tenuto il “Premio Quartiere Vivo” organizzato dalla locale Onlus Unione Exallievi Don Bosco Salette “Periferie vive” che assegna riconoscimenti a personaggi del quartiere o a quanti si sono impegnati nel riscatto delle persone più deboli e contribuiscono alla crescita socio-culturale della periferia sud di Catania, e in contemporanea assegna dei premi di studio ai giovani di alcune scuole e oratori della zona. Dopo i saluti di don Marcello Mazzeo, direttore della casa salesiana, e don Rodolfo Di Mauro, delegato dell’Unione exallievi, Salvatore Caliò, presidente dell'Unione, apre la rassegna con la presentazione del “Premio Quartiere Vivo” illustrando come si è sviluppato durante gli anni. Nel ricordare gli sponsor che annualmente partecipano per dare riconoscimenti ai ragazzi della periferia sud di Catania, si è soffermato nel ringraziare il dott. Giorgio Pace, commissario straordinario del Teatro Stabile di Catania,
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Da sinistra: S. Caliò e P. Maenza.
che ha riconfermato la collaborazione con la Onlus. È stato anche presentato Alessandro La Rosa, assegnatario della borsa di studio per le scuole superiori per l’anno scolastico 2017-18. Primo riconoscimento è proprio l’assegnazione del “Premio Quartiere Vivo” 2017 a Giuseppe Dipasquale, consegnato spiritualmente dal maestro Andrea Camilleri, il quale, non potendo essere fisicamente presente, ha inviato un messaggio, letto dalla dott.ssa Annamaria Polimeni che ha sostituito brillantemente il Maestro, in cui egli Insieme
celebra le virtù, il talento e l’impegno del dott. Giuseppe Dipasquale, anch’esso assente giustificato in quanto in tournée. A ritirare il premio per lui è stata sua figlia Gaia, visibilmente emozionata. Insieme al premio vengono assegnate le targhe speciali “Quartiere Vivo” agli alunni del Liceo scientifico Galileo Galilei “per essersi distinti per la generosa collaborazione dimostrata in occasione della raccolta alimentare curata dalla Onlus nello scorso mese di marzo”, premiati da Orazio D'Antoni, C. San Domenico Savio di San Gregoe l'I.C rio “per essersi distinti per il generoso sostegno in favore dei giovani più disagiati del quartiere Salette, Librino e degli istituti penitenziari per minorenni di Acireale e Catania” per i quali, stimolati dalla dirigente scolastica prof. Daniela Fonti, hanno costituito
Pa ol o Fer r a ra
Gli allievi premiati.
Insieme
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Catania - Salette: In prima fila
tre borse di studio grazie alla raccolta fondi portata avanti dagli gli ospiti. studenti, premiati da Paolo Ferrara. Gli attestati di studio, presentati da Miriam Pace, sono andati agli alunni degli istituti comprensivi Coppola (ex Caronda ed ex Desantis), Andrea Doria e Livio Tempesta, dell’Istituto di istruzione superiore Lucia Mangano, dei corsi di formazione professionale salesiani di Barriera e S. Filippo Neri, degli oratori di Salette e Librino e agli ospiti degli istituti penitenziari per minorenni di Acireale e Catania. Successivamente sono stati premiati i vincitori dei concorsi “Parla di cosa ti piace o non ti piace del tuo quartiere e descrivi cosa vorresti cambiare” indetto dalla Onlus “Sud e dintorni”, presentato dal prof. Guglielmo Longo, e il premio di poesia Lidia Polimeni presentato dalla dott. Annamaria Polimeni. In conclusione, un breve spettacolo di musica e canti africani, eseguito dal mediatore culturale della Onlus Abdellah Jourairi e da Aruna Diouf ha dato una nota di colore in più a una giornata di fratellanza, amicizia e solidarietà che caratterizzano questo evento.
DALLE CASE SALESIANE
Messina - Domenico Savio
Open Week al Savio
I l m e to d o d i Do n B o sc o h a f o rm a to g e -
ne r a zi on i i n t u t t o i l mo nd o Con la giornata inaugurale si è aperta al Domenico Savio la settimana in cui la Scuola Salesiana Savio invita la città a conoscere e sperimentare il progetto salesiano, il metodo educativo e la qualità della didattica che compongono la proposta formativa della Scuola Primaria e dell’Infanzia. Nella sede storica di via Lenzi, sotto l’azione architettonica del direttore don Gianni Russo, i bambini hanno vissuto una giornata particolare, lavorando a progetti incentrati sul tema dell’accoglienza e della gioia di stare insieme. L’opera Savio offre ampi spazi attrezzati e funzionali per lo studio (aule climatizzate, biblioteca “Giovannino”, sala computer e audiovisivi), lo sport (palestra, sala danza, campo di basket), l’aggregazione ed il gioco (sala giochi, cortili). Specificatamente: i bimbi di seconda e di quarta elementare hanno realizzato dei cartelloni con la carta crespa; quelli di terza hanno sperimentato le prime ricerche tematiche, su argomenti del programma didattico, avvalendosi della rete internet; i piccoli della prima elementare hanno manifestato la loro allegra creatività in un laboratorio didattico-artistico. I Lupetti dell’Infanzia hanno elaborato e rappresentato una poesia su don Bosco. I ragazzi di quinta si sono cimentati nella realizzazione di un piccolo circuito elettrico, come risultato di un innovativo laboratorio di tecnologia e arte. I laboratori interattivi continueranno per tutta la settimana in cui la struttura sarà aperta ai visitatori, con possibilità di poter
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incontrare il Dirigente Scolastico Don Umberto Romeo, la presidente della Cooperativa sociale la dott.ssa Mariagiovanna Cacopardi, e le maestre particolarmente quelle che nel prossimo anno scolastico avranno la 1^ classe della primaria, la maestra Anna Donato e la maestra Barbara di Maggio. In segreteria aperta si potranno reperire brochure informative sui programmi, le attività (antimeridiane e pomeridiane), i servizi (mensa), informazioni sulle promozioni e convenzioni attive con diversi enti e ordini professionali. Al termine della mattinata tutta la comunità educativa, genitori, figli, nonni e docenti si sono incontrati nella Sala Riunione per un momento di festa con canti e rappresentazioni, concluso con una agape fraterna. Nel suo breve indirizzo don Umberto Romeo, prospettando le iniziative per il prossimo anno, ribadisce che la nostra Scuola del Savio offre oggi un progetto educativoformativo completo e aperto, fondato sui valori della trasparenza, dell’accoglienza e libertà nel rispetto della pedagogia salesiana di don Bosco. Essa ancora oggi, come per il passato dal 1931, ribadisce la dott.ssa Mariagiovanna Cacopardi, mamma di un alunno di II classe, si pone come valido punto di riferimento per la sua proposta costantemente aggiornata, attenta all’attualità e al territorio. Il tutto, conclude il presidente del Consiglio di Istituto l’avvocato Pietro Luccisano, secondo il modello salesiano di comunità, educativa e didattica, che include e coinvolge i bambini, i genitori, i nonni, i docenti e i salesiani.
Redazionale Insieme
Insediamento dell’Archimandrita nella sua Cattedrale al Savio nel giorno di S. Giovanni Bosco “IMPORTANTE FARSI PICCOLI A SERVIZIO DEGLI ALT R I”
Accolto da una folla di fedeli nella Chiesa sede dell’Archimandritato “Oggi viviamo in una società in cui è importante non emergere sugli altri, ma farsi piccoli a servizio dei fratelli. Aprire il cuore alla voce del Padre significa condividere il dono dell’umanità che risiede in noi: questo è il modo più bello di servire il Signore, un modo che possiamo certamente apprendere dai bambini”. Parole schiette ma cariche di umanità che rivelano l’amore di un pastore per il suo gregge, quelle pronunciate da mons. Giovanni Accolla in occasione della celebrazione d’insediamento nella concattedrale del SS. Salvatore, sede dell’Archimandritato. Accolto da una folla festosa di fedeli, tra cui tantissimi bambini e ragazzi dell’oratorio salesiano e dei gruppi Scout, alla presenza dei confratelli sacerdoti del Capitolo, del vicario generale mons. Gaetano Tripodo, del parroco del territorio su cui insiste la concattedrale, padre Gianfranco Centorrino e del direttore dell’istituto San Domenico Savio don Gianni Russo SDB, il neo arcivescovo ha scelto non a caso, per questa celebrazione, “il giorno più bello per la comunità salesiana - come ha sottolineato don Russo - la solennità di San Giovanni Bosco”. “Viviamo un tempo in cui ci sono percorsi di disgregazione sociale forte e d’isolamento, in cui domina la ricerca dell’interesse individuale sulla gioia dello stare insieme e si professa una fede disumanizzata”, ha proseguito il Presule riprendendo il tono di paterno ammonimento del 7 gennaio scorso, in cui fece eco quel suo “Avete capito!”. “La fede non è un bene di consumo che serve a etichettare i cristiani come persone perbene; non siamo un gruppo di tesserati all’anagrafe sacramentale, ma dobbiamo vivere la diInsieme
mensione di appartenenza alla chiesa quali membra vive del corpo di Cristo. Essere cristiani vuol dire uscire dalla propria immediata utilità, per entrare in un contesto di condivisione come testimoni e immagine di un pastore che, senza la sua gente, è un fallito”. Non solo i bisognosi e i bambini, ma anche gli anziani tra le categorie umane da valorizzare in una società selettiva che spesso li relega a scarti dell’umanità: “Come più volte richiamato nelle Sacre Scritture - ha detto - gli anziani sono quei saggi testimoni di un monachesimo attuale, che con le loro risorse accompagnano ogni giorno nella preghiera i più giovani”. E a chi attendeva un vescovo capace di “rimettere a posto la chiesa messinese” o che “stilasse programmi di gestione aziendale”, come lui stesso ha dichiarato, ha “confessato” ancora una volta di poter e voler essere un pastore che, accompagnato dal suo gregge, “cammini sempre con lo sguardo rivolto verso il Signore”. Un momento importante per la Congregazione Salesiana che regge la concattedrale dal 1931, come ha ricordato don Russo. I dodici confratelli della comunità, coadiuvati da tantissime persone, portano avanti diverse attività tra le quali una scuola dell’infanzia e primaria, un oratorio, un centro psicopedagogico e un Centro di Prima Accoglienza (CePAS). Subito dopo la celebrazione, tutti i giovani e i religiosi presenti hanno vissuto insieme all’arcivescovo un momento di condivisione fraterna nei locali dell’oratorio.
R ac he le G er ace Da: Gazzetta del Sud - 1 febbraio 2017, p. 21.
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DALLE CASE SALESIANE
Mons. Giovanni Accolla al Savio
DALLE CASE SALESIANE
Laboratorio educativo al Savio Genitori oggi - Esiste la famiglia del Mulino Bianco? “Té educativo - Laboratorio di genito-
rialità” è un progetto promosso dalla Scuola Savio di Messina in collaborazione con il Centro di Prima Accoglienza CePAS diretto da don Umberto Romeo. Si tratta di una serie di appuntamenti per confrontarsi e riflettere su temi legati alle relazioni educative, sempre più virtuose, tra genitori e figli, alla luce degli insegnamenti salesiani. Giovedì 2 marzo si è tenuto il primo incontro: “Genitori oggi. Riflessioni sulla famiglia, ovvero come vivere il ruolo educativo oggi, in tempo di crisi”. A parlarne don Gianni Russo, direttore dell’Oratorio Savio e docente di bioetica, introdotto dall’avvocato Piero Luccisano. “Il periodo storico che stiamo vivendo, caratterizzato da profondi cambiamenti culturali e sociali nonché da uno sviluppo tecnologico sempre più innovativo, ha determinato un cambiamento
del rapporto tra genitori e figli. Oggi - ha detto don Russo - il ruolo della famiglia è cambiato radicalmente. Si è passati da un contesto normativo, in cui si trasmettevano principi morali e norme sociali, a uno affettivo, orientato a negoziare tutto pur di soddisfare i bisogni individuali dei figli, evitando sofferenze e frustrazioni”. La famiglia è il luogo in cui l’individuo cresce e si adatta a vivere nel sistema sociale, imparando a gestire anche i grandi conflitti: “Il processo educativo, che interessa anche la dimensione emotiva, è un intreccio di personalità e relazioni che il bambino sperimenta innanzi tutto con i genitori”. Con l’ingresso nella scuola, poi, il bambino entra in contatto con figure educative nuove, imparando a socializzare e a integrarsi in un ambiente nuovo. “Fare il genitore - ha spiegato - è sicuramente un mestiere difficile non esiste una famiglia ideale. Occorre piuttosto la capacità di accettare i propri limiti e, allo stesso tempo, essere presenti nell’educazione dei figli senza perdere di vista il proprio ruolo genitoriale per offrire loro, con amore e entusiasmo, valori e propositi che noi stessi seguiamo favorendo l’acquisizione di un senso profondo della propria esistenza”. Nel secondo incontro, mercoledì 15 marzo, verrà affrontato il tema: “Cittadini attivi, illegalità e riabilitazione”.
Ra chel e Ge ra ce Da: Gazzetta del Sud 5 marzo 2017, p. 29.
Carnevale al Savio Iniziativa importante per l'Oratorio San Domenico Savio, che domenica 26 febbraio ha visto animarsi i propri corridoi per dar vita alla grande festa di carnevale organizzata in collaborazione con l'Associazione culturale Animazione Animanias. Dalle ore 17:00, le mascotte e i personaggi hanno accolto i tantissimi bambini che, in maschera,
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hanno voluto festeggiare in allegria, tra giochi, balli e musica. Massiccia la partecipazione all'evento, aperto dal saluto di Don Giovanni Russo, direttore dell'Istituto, e durante il quale è andato in scena anche un piccolo show, preparato per allietare grandi e piccini. Una giornata di festa, comunione e socializzazione passata insieme tra giochi, Insieme
G i us ep pe Fo nt a na
Un defibrillatore per il Savio L’associazione Leo alla scuola Savio Defibrillatore in dono ricordando Leo Virga. Il giovane medico, morto nel luglio 2007, giocava nella squadra dell’istituto di Lilly La Fauci “Per preservare e tutelare la vita”. Sulla targa poche ma emblematiche parole che racchiudono il senso e lo scopo dell’associazione L.E.O. (Love each other) onlus e della donazione di un defibrillatore all’Istituto San Domenico Savio da parte della stessa, avvenuta sabato scorso (28 gennaio) nell’ambito delle iniziative di solidarietà sociale promosse in memoria di Leonardo Virga, il giovane messinese scomparso il 28 luglio del 2007, all’età di 24 anni, a causa di un incidente autostradale a poche ore dalla laurea in Medicina conseguita a Messina con il massimo dei voti e la lode. La famiglia di Leo, come ha ricordato la madre Maria Trinchera Virga nel suo emozionante intervento, inizialmente non riusciva a farsi una ragione e “ad accettare quel tragico destino che ha spezzato la vita di un Insieme
ragazzo così giovane, brillante e generoso, che lavorava con costante impegno ed abnegazione per salvarne tante altre”. Poi la vita è stata più forte anche della morte e ha portato i familiari del giovane Leo Virga a fondare l’omonima onlus proprio per tutelare la salute di tante altre persone, di tanti altri giovani. Leonardo giocava nella squadra di pallavolo dell’Istituto Domenico Savio e per questo motivo è stata scelta questa struttura per la donazione del defibrillatore, “che – come ha sottolineato il padre di Leo, Tommaso Virga, cardiologo e presidente dell’associazione – può risultare
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musica e caccia al tesoro per la quale ringraziamo l'organizzazione degli Animanias, ragazzi sempre attenti e pronti a dedicarsi ai più piccoli. E che abbuffata di dolci con "I pasticci di Vale e Fede", che hanno addolcito la festa con le loro favolose torte dello stand “Up Down - tutto per la tua festa” che, insieme agli Animanias, ha curato le decorazioni degli ambienti dell’Oratorio. Un plauso, infine, a tutti coloro i quali hanno partecipato all’iniziativa e continueranno a farlo, all'insegna della gioia e dell'allegria che contraddistinguono lo Spirito Salesiano.
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utile in tutti gli istituti scolastici, nella speranza però che non venga mai utilizzato”. Il fratello di Leo, Vittorio Virga, anch’egli cardiologo, ha spiegato dal punto di vista medico l’utilità dello strumento, raccontando poi dell’impegno della L.E.O., onlus in Nigeria, “che vuol idealmente portare avanti quello di mio fratello, sempre in prima linea “per preservare e tutelare la vita” dei più deboli”. All’evento hanno preso parte gli organizza-
tori don Gianni Russo, direttore della casa salesiana e don Umberto Romeo, preside della scuola; Maria Giovanna Cacopardi, presidente della cooperativa San Domenico Savio; e le insegnanti Anna Donato, Olga De Leo e Barbara Di Maggio con le loro classi di quarta e quinta elementare. La manifestazione è stata accompagnata dalle esibizioni musicali degli alunni dell’Istituto. Da: Gazzetta del Sud – 1 febbraio 2017, p. 21.
Gela
San Silvestro in famiglia
La famiglia salesiana di Gela riunitasi al gran completo in tutte le sue espressioni presenti a Gela (FMA, SDB, A.S.C, A.D.M.A., Ex Allievi, Ex Allieve, Oratorio) in consulta, tra i mesi di ottobre e novembre, ha da subito avuto la priorità, in linea con il proprio carisma, di occuparsi dei più poveri e svantaggiati della società. L’attenzione è stata rivolta alle famiglie, solo alcune delle famiglie, con nostro rammarico, che versano in povertà economica e ancor più umana. L’organizzazione è stata da subito proficua: facilmente è stato individuato il luogo dove poter accogliere i nostri fratelli in difficoltà (auditorium don Bosco presso la casa SDB) e subito all’unanimità abbiamo
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deciso che l’occasione di fraternità sarebbe stata il cenone di fine anno per alleviare la solitudine che in certi giorni dell’anno può soffocare l’anima. Ogni ramo della famiglia salesiana, attraverso il proprio portavoce, ha avuto un ruolo ben preciso: dal preparare le pietanze del ricco menù alla preparazione degli addobbi tutti in rigorosa tinta blu e dorata, dalla scelta delle bibite e dei panettoni agli addobbi della sala, simpatici angioletti porta candela che hanno illuminato il banchetto. Tutto questo fervore nei preparativi si è attualizzato il 31dicembre pomeriggio quando insieme ai volontari del servizio civile dell’oratorio salesiano SDB, rappresentati dei vari rami, gli SDB nelle figure del direttore don Paolo Terrana, don Filippo Pagano Dritto e don Raimondo Giammusso si sono ritrovati per rendere accogliente la location scelta, sistemare i tavoli, apparecchiare e riscaldare gli ambienti tutto con attenzione e amorevolezza aspettando le 20.30, orario in cui i nostri amici sarebbero arrivati. Ovviamente non potevamo tutti noi non partecipare alla messa vespertina seguita dal “Te Deum”, in cui ciascuno ha reso grazie dell’anno appena trascorso e ha gettato lo sguardo verso l’anno che da lì a qualche ora sarebbe arrivato, con le sue speranze e le sue problematicità, ma sempre sotto lo sguardo Insieme
Insieme
re Amadeus, proprio come facciamo tutti, stappiamo le nostre bottiglie di spumante, diamo vita al trenino carioca e ci lasciamo travolgere dai ritmi latini americani. Poteva mancare la tombola? Ma certo che no… e così alla guida di suor Stefania ci concediamo tre giri di tombola, i cui premi erano generi alimentari, intervallati da momenti di comicità e allegria a cui ben si prestano don Raimondo e suor Santina. Alle 02.00 tutto è compiuto, tutto torna al suo posto, l’auditorium è sistemato pulito, la cucina e il refettorio, messi a disposizione dagli SDB, sistemati…. ma forse non tutto è al suo posto…. il cuore, colmo di gioia e sereno trova difficoltà a tornare comodamente al suo posto, ma va bene così ed è solo l’inizio! In linea con la strenna di quest’anno “Siamo Famiglia”, ma autonomamente in famiglia e con la famiglia abbiamo dato vita a quel germoglio presente in ognuno che si professa figlio di Dio e poi figlio di don Bosco. Le nostre case devono essere case che accolgono, case di vita e di amore, perché dove l’uomo arriva ad imbruttire il mondo, la vita di altri uomini di buona volontà deve industriarsi nel riportare la Luce del Cristo Risorto. Le nostre famiglie cristiane devono vivere in Cristo ed essere il sale della terra, testimoni autentici del Dio vivente in mezzo a noi. Come don Bosco dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare e lavorare… e se vogliamo parlare in termini di capitale, il ricavato sarà enorme, le reti saranno colme di pesci basta credere in Gesù ed essere consapevoli che in questo pellegrinaggio verso la santità non siamo soli, abbiamo un aiuto potente, Maria. Che il Signore guardi sempre benevolmente la famiglia di don Bosco.
Nancy Scimè SC Responsabile A.D.M.A.
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benevolo di Dio e Maria Ausiliatrice. Subito la provvidenza si è presentata alle nostre porte presentandoci una famiglia che con umiltà ha chiesto di essere dei nostri, proprio come succedeva a don Bosco e come lui ci ha insegnato in Cristo l’abbiamo accolta. Dopo aver rassicurato i nostri amici, prendono vita gli ultimi preparativi: ci raggiungono i membri della Caritas parrocchiale, le FMA, le exallieve e con loro le ultime pietanze che mancavano all’appello: lasagne al forno, lenticchie, polpettoni con contorno di patate. Veloci, come le migliori catene di montaggio, tutti prepariamo gli antipasti per i nostri 45 ospiti…. Non è certo mancata la dolce attenzione agli ospiti più piccoli: le figlie di Maria Ausiliatrice nelle figure della direttrice suor Concetta Cannone, di suor Stefania Maccarrone, suor Maria Pitrolo, suor Santina Amico con la loro immancabile attenzione ai particolari hanno distribuito monete di cioccolato a grandi e piccini usandoli come simpatici segna posto. È tutto pronto! Ore 20.45, iniziano ad arrivare i nostri amici, alcuni con dispiacere non hanno potuto raggiungerci perché bloccati dall’influenza o dal freddo, ma coloro che man mano facciamo accomodare hanno uno sguardo sereno felice e scambiano qualche parola fra di loro e con noi attendono di iniziare il cenone di San Silvestro. Inizia la serata: l’auditorium ben riscaldato per l’occasione, si riempie anche del buon odore di famiglia, di cibo, Grazia di Dio. Tutto è vissuto nella gioia e nella serenità, tutto sembra piacere, sembra che abbiamo raggiunto il risultato prefissato in consulta, ma capiamo che tutto è andato bene e che è stata cosa gradita a Dio quando, superato l’imbarazzo dei primi istanti, iniziamo a fraternizzare raccontando un po’ di noi, non necessariamente rivelando del personale, ma mettendoci a nudo di fronte all’altro per come siamo nella quotidianità; vite fino ad allora lontane che non immaginavano di incrociarsi sono lì, sotto lo sguardo del Cristo e materno dell’ Ausiliatrice. La serata scorre in allegria e allo scoccar della mezzanotte, in diretta con il condutto-
DALLE CASE SALESIANE
Ragusa
Carnevale all’Oratorio Salesiano COMUNICATO STAMPA
È calato il sipario per il Carnevale 2017. Anche quest’anno l’Oratorio Salesiano, così
come da tradizione, attuando la sua mission socio-aggregativa ha fatto vivere in città l’atmosfera e la spensieratezza della festa per tanti bambini, ragazzi e famiglie. Le iniziative salesiane sono state parti integranti del programma del Carnevale Barocco 2017 organizzato dal comune di Ragusa. Il primo appuntamento oratoriano è stato sabato pomeriggio nel cortile dell’oratorio con divertenti giochi per i bambini. Ma il momento tanto attesto della festa di carnevale è stata la domenica mattina con un appuntamento che ormai è diventato una tradizione per la città di Ragusa: il Luna Park, ovvero giochi con relativi premi, musica, spettacolo di clowneria e giocoleria il tutto condito con tanta e sana allegria. Acchiappa la gallina, il gioco del criceto, il booliwing sono solo alcuni dei circa venti giochi, pre-
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parati dagli animatori, che hanno fatto divertire i ragazzi. In mezzo ad una cascata di coriandoli non poteva mancare la classica sfilata di mascherine con premio e foto ricordo. Molto frequentata, anche quest’anno, “l’area bimbi” da 0 a 3 anni, dove i piccolissimi hanno trascorso la mattinata giocando. È stato un grande successo all’insegna del sano divertimento, dove tanti ragazzi in maschera, guidati dagli animatori dell’oratorio, hanno giocato, coinvolgendo anche i genitori. Un altro momento, sempre organizzato dai responsabili dell’oratorio salesiano, Don Edoardo Cutuli e Don Rocco Tasca, è stato il martedì di carnevale. Il tutto è iniziato alle ore 16.30 con un’allegra sfilata in maschera, scortata egregiamente dai vigili urbani, che è partita dall’oratorio ed ha raggiunto piazza San Giovanni attraversando alcune vie del centro cittadino tra le quali il corso Italia. Dopo che il serpentone rumoroso e colorato è arrivato ai piedi della Cattedrale è iniziata l’animazione da parte del gruppo dell’Oratorio salesiano che con balli e canti ha accolto tutti gli intevenuti. Successivamente si sono susseguiti altri momenti, preparati anche dall’amministrazione comunale, con spettacoli di giocoleria, cloweneria ed equilibrismo che hanno ravvivato e rallegrato, non poco, fino in serata, il centro storico della cittadina iblea. Con preghiera di divulgazione
I Sales iani Cooperat ori
Insieme
Palermo - Santa Chiara
Noi ragazzi del gruppo Leader e del gruppo Savio, domenica 11 dicembre siamo andati all’Istituto S. M. Mazzarello di Palermo per l’incontro del GR Leader. Siamo arrivati là alle 9.30 e ci hanno accolti con un ballo. Dopo abbiamo fatto una caccia al tesoro molto divertente che ci ha entusiasmato. La caccia al tesoro consisteva in quattro prove che venivano spiegate da un capogruppo. Dopo aver concluso siamo tornati nella sala comune e il sacerdote ci ha spiegato la storia di Giovanni Battista e fatto vedere un video, dove con un semplice drone, ci faceva capire l’importanza della natura, riferito alla città di Palermo. Prima di pranzo si è svolta la S. Messa, dove solo i cattolici del nostro gruppo hanno partecipato, visto la multi-religiosità presente tra di noi. Alle ore 13 nel cortile dell’Istituto, noi ragazzi insieme con gli educatori che ci hanno accompagnato, abbiamo pranzato, giocato, cantato in allegria e spensieratezza. Il momento più bello secondo noi è stato quel-
Insieme
Palermo - Santa Chiara: I ragazzi del gruppo Leader.
lo dopo pranzo, dove abbiamo potuto giocare sia a pallavolo che a calcio; i ragazzi infatti hanno vinto contro la squadra di un altro Oratorio. Infine, come momento conclusivo, ci siamo suddivisi in gruppi e creato dei cartelloni nei quali dovevamo riprodurre la schermata di facebook: lo scopo del gioco era quello di far capire che facebook non è solo luogo dove scrivere stati emotivi senza capire il senso, ma un luogo dove condividere messaggi positivi per essere migliori e per fare un passo in avanti e migliorare questo mondo.
I r aga zzi del l ’ Ora tor i o
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DALLE CASE SALESIANE
#Oratoriovincente #SantaChiara
DALLE CASE SALESIANE
Sant’Alfio - Casa Tabor
La festa di Don Bosco
La d ioc esi d i A cir eal e fe ste gg ia Do n Bos co
Centinaia di giovani dei circa 40 oratori presenti nella Diocesi di Acireale hanno voluto celebrare Don Bosco, Padre Maestro e amico dei Giovani, con un Convegno su "Pastorale Giovanile e Oratorio", animato da GIGI COTICHELLA e con la Veglia di
Preghiera a Don Bosco nella Chiesa di Pozzillo (Acireale), presieduta dal Vescovo Mons. NINO RASPANTI, caratterizzata da un clima di festa e di entusiasmo!....
La Festa di don Bosco a Casa Tabor Quest’anno è stata caratterizzata da due eventi: Al mattino abbiamo avuto la gioia di ospitare l’incontro di circa 30 Sacerdoti del IV Vicariato della Diocesi di Acireale, che hanno voluto condividere con noi anche l’agape fraterna in onore di Don Bosco. Ci ha onorato della sua presenza anche il Vicario Generale Mons. Guglielmo Giombanco, che il giorno dopo sarebbe stato nominato Vescovo di Patti. Nel pomeriggio c’è stata la Celebrazione Eucaristica, seguita da una breve "Marcia della Pace", che si è tenuta presso il Santuario della Madonna di Lourdes (Chiesa Calvario) in Sant'Alfio, a cui hanno partecipato fedeli e Giovani di Sant’Alfio, di Puntalazzo e altri amici di diverse provenienze. È seguito un simpatico momento di fraternità con i giovani del territorio a Casa Tabor, che ha lasciato tutti contenti ed entusiasti....
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d o n A n ge l o Gra s so Insieme
Trapani
Domenica 15 gennaio 2017 la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato e, in occasione, l’Oratorio Sa-
lesiano di Trapani si è colorato grazie alla presenza di centinaia di giovani provenienti da diversi Paesi. “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce” il titolo della giornata, tutta improntata sull’accoglienza, l’integrazione, la formazione e la preghiera. L’organizzazione curata dai ragazzi dell’Oratorio Salesiano, con la collaborazione dei ragazzi dell’Azione Cattolica, ha permesso una giornata unica, alternando momenti di gioco, come il torneo di calcio a 5, che nemmeno il mal tempo ha potuto fermare, a momenti di animazione, comunione e formazione. L’intero oratorio risuonava di musiche nuove che gli stessi ragazzi battevano sui lo-
ro strumenti facendo risuonare l’intero Oratorio, riscaldando lo stesso attraverso ritmi caldi e coinvolgenti. Dopo il pranzo, condiviso insieme, è partita la Marcia della Pace che dall’Oratorio Salesiano ha raggiunto l’ex Asilo Caritas. Nonostante le condizioni metereologiche avverse, la marcia ha visto la partecipazione di tantissima gente, ed erano gli stessi minori a scandire i nostri passi battendo il tempo sui loro bonghi. Il pomeriggio, all’interno dell’ex asilo Caritas, è stato suddiviso sostanzialmente in tre momenti, preceduti dall’intrattenimento del Piccolo Coro di Trentapiedi. Il primo ha visto l’intervento istituzionale con il vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli, in veste di moderatore, il sindaco Vito Damiano e il questore Maurizio Agricola, che hanno fornito una descrizione sull’attuale situazione degli sbarchi sul nostro territorio con particolare riferimento ai minori giunti nel nostro territorio. Quindi spazio alla voce dei protagonisti: hanno portato la loro testimonianza i minori immigrati che si trovano attualmente nel nostro territorio insieme ad alcuni operatori delle cooperative che si occupano dell’accoglienza: “Badia Grande, “L’Arca”, “Altea”, “Il principe” e la comunità dei nuclei familiari del Camerun e il Presidente della Consulta Comunale per gli stranieri residenti in città, Mourad Aissa. L’ultimo momento è stato dedicato alla presentazione delle Suore apostole del Sacro Cuore che presto apriranno una nuova casa a Trapani con l’obiettivo di rendersi disponibili per fare rete con chi s’impegna a favore dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti.
Gio van na Ba rbie ra Insieme
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DALLE CASE SALESIANE
Festa dei popoli
DALLE CASE SALESIANE
Tunisia - Manouba
Diario di bordo del viaggio 19-23 marzo 2017 Essere Chiesa di Tunisia oggi co n i l C arism a di D o n B o sco
Dopo le “bizze” dell’Etna di sabato 18 marzo che non mi hanno permesso di partire in tempo e superando qualche “sconnessione” dei servizi Alitalia nella tarda mattinata di domenica 19, “finalmente” sono arrivato a Tunis, alle ore 18, dopo aver fatto scalo a Roma. Sono stato accolto fraternamente dalla comunità dei confratelli, quasi al completo, assente solo Don Gianni Giummarra ricoverato al “San Raffaele” di Milano in vista del delicato intervento. Ci siamo diretti in pulmino verso Rue d’Algerie, 5, presso la nostra nuova Opera “Sant’Agostino”, una scuola di quasi mille allievi (dai 6 ai 16 anni), ereditata dai Fratelli Marianisti che l’hanno diretta e animata dal 1891, anno di fondazione. Dopo aver celebrato i Vespri e aver dato un pensiero di “buona notte”, abbiamo fatto cena insieme. I confratelli erano reduci dall’inaugurazione della nuova opera delle FMA a La Marsa, un pensionato universitario per le ragazze dell’Africa Subsahariana che frequentano l’Università di Tunis con la presenza straordinaria di Madre Yvonne Reungoat. Quella di La Marsa è la seconda opera delle Consorelle, oltre alla “École primaire” a Menzel Burguiba, distante più di un’ora dalla capitale. Nei giorni 20 e 21 ho partecipato per la terza volta all’Assemblea Generale della COSMADT (Conference des Superieur(e)s Majeur(e)s et Delegue(e)s de Tunisie) che raduna tutti i Superiori e le Superiore, o dei/delle loro delegati/e, delle istituzioni di Vita Consacrata presenti e operanti in terra tunisina. L’adunanza si è svolta presso la Casa diocesana, vicino alla Cattedrale e all’Arcivescovado di Tunisi. Ha partecipato ai lavori S.E. l’Arcivescovo Mons. Ilario Antoniazzi, il quale ha rinnovato la gratitudine sua e della Chiesa di Tunisia per il significa-
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tivo apporto dei religiosi e delle religiose. Costantemente presente è stato anche il Vicario Generale, P. Nicolas Lhernould. Giorno 21, è intervenuto il nuovo Nunzio di Algeria e Tunisia, Mons. Luciano Russo, originario di Napoli, che in modo semplice e cordiale ha presentato il suo servizio alla Chiesa (è stato anche in Siria ed era prima di questo nuovo incarico, Nunzio della Santa Sede in Rwanda) per questa zona geografica bisognosa di attenzione e di prossimità. Privatamente ha lanciato un appello per l’Algeria, anche se le condizioni politiche del paese non permettono o rendono al momento difficoltoso l’inserimento di esponenti della vita consacrata. Nello svolgimento dei lavori si sono toccati alcuni argomenti specifici come quello della migrazione irregolare, trattato da una rappresentante dell’Organisation Internationale des Migrants, del servizio Caritas sul territorio tunisino. Sono state presentate, inoltre, delle testimonianze di fede davvero toccanti e coraggiose. Si è colta la presenza del Dio di Gesù Cristo nella vita delle persone intervenute e l’alito dello Spirito che soffia dove vuole. Resoconti sulla vita consacrata in Tunisia e sul Centre d’Études diocésain sono stati presentati rispettivamente dalla consorella Sr. Maria Rohrer FMA e da Sr. Chantal Vankalck SB. Allo stato attuale (2017) i membri degli Istituti femminili sono 71 in 18 comunità (le consorelle FMA sono 9 in due comunità) e 29 degli istituti maschili in 7 comunità (i confratelli sdb sono 6 in una comunità e in due opere). I laici consacrati sono 16 (Communauté Salam), gli appartenenti ad associazioni di laici 4 (Memores Domini), i sacerdoti diocesani sono 6 di cui un sacerdote “fidei donum”. C’è la presenza di tre donne appartenenti all’Ordo virginum. Da notare oltre l’aspetto statistico, l’età media elevata dei consacrati e la concentrazione attorno alla capitale delle preInsieme
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che ringraziati per il servizio reso nel precedente triennio il presidente uscente P. Eddie Alexandre dei Marianisti, e la Vicepresidente sr. Anna Pasturczak delle Figlie della Carità. Le conclusioni sono state tirate dal Presidente uscente, dall’Arcivescovo e dal Vicario Generale di Tunis. Nei giorni 20 e 21 sono state curate le concelebrazioni nella Parrocchia Saint Jean D’Arc e in Cattedrale, a cui hanno partecipato, oltre i membri della COSMADT, i religiosi e religiose della diocesi, compresi i confratelli e le consorelle. Ho avuto la possibilità di svolgere il colloquio con i singoli confratelli e con l’Eucarestia e la cena a Manouba la sera del 22, ho concluso la mia visita, completando i colloqui nella mattinata seguente e volando all’aeroporto la sera per il rientro. Sono rimasto colpito dalla solidarietà manifestata da tutti e della preghiera incessante elevata al Signore da cristiani e musulmani per Don Gianni Giummarra. Anche bello è stato il momento di famiglia Salesiana vissuto da sdb ed fma a Manouba con la presenza affabile e serena di Madre Yvonne la sera del 21. Straordinaria e piena di colori e di calore, la “festa del costume tunisino” il 23 mattino, presso la Scuola di Manouba, che ha visto impegnati maestre, educatori e ragazzi alla presenza di tanti genitori in cortile. Meravigliose la testimonianza dei due giovani confratelli Jacques (Flory) e Martin e la loro passione di stare in mezzo ai ragazzi, trasmettendo la gioia salesiana e imparando l’arabo tunisino… Non mi resta di augurare alle persone che ho incontrato in questi giorni: “Bon courage!”
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senze, oltre allo sbilanciamento delle presenze nel nord rispetto al sud che rimane sguarnito di presenze di consacrati e consacrate. Un altro tema importante è stato portato a conoscenza dei convenuti. P. Jawad Alamat, Direttore del Dipartimento Scuola della Diocesi, ha presentato un appassionato e significativo reportage delle Scuole gestite dalla Curia e dirette dalle varie Congregazioni e Istituti. Apprezzato è il lavoro che svolgono i nostri confratelli tramite le due scuole di Manouba e Tunis, con il “fiore all’occhiello” del patronage (parola francese che rende il concetto del nostro “oratorio”) che colloca la scuola nel territorio e trova nel “cortile salesiano” il luogo di scambio culturale e di tanti valori come l’amicizia e la fraternità. Interessante è stata la Table Ronde con Sr. Karma Hanna SESC, che ha parlato del mondo delle associazioni; con Bruno Menezes Marinho della Communauté Salam, che ha riferito del Centre pastoral de jeunes; con Sr. Florence Monkore Apentue, FMA, che ha portato l’esperienza dell’école di Menzel Bourguiba e infine con P. Sergio Perez, IVE, che ha relazionato sul lavoro che si svolge nella parrocchia della Cattedrale. La tavola rotonda mirava a fare vedere come a partire dal proprio carisma, si contribuisce alla costruzione della Chiesa di Tunisia e della Società tunisina. Si è proceduto, nella mattinata del 22, ad eleggere il Presidente nella persona di Sr. Thérèse Akhnoukh Aziz delle Suore Egiziane del Sacro Cuore, la Vicepresidente sr. Geneviève Pelsser, l’Ispettrice FMA di Francia, e i due Membri del Direttivo (sr. Maria Rohrer, FMA, e P. Narcisse Djerambete Yotobumbeti, lazzarista). Sono stati an-
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Don Bosco: Nouvelles de la Tunisie
Visita della Madre Generale d el l e F M A Don Bosco è presente in Tunisia come sappiamo già dal 1990 e dal 2013 questa presenza è assicurata tramite la nostra Ispettoria Sicula divenuta Ispettoria di Sicilia e Tunisia. Ma non tutti sanno che Don Bosco era presente già in Tunisia tramite le nostre consorelle FMA fondate da Don Bosco insieme a S. Maria Mazzarello. Le FMA, con diverse presenze, sono presenti già dal 1891 inviate in terra nordafricana da don Michele Rua primo successore di Don Bosco che qualche anno dopo visitò lui stesso la Tunisia. Le FMA sono state sempre legate alla Ispettoria di Francia e ne hanno seguito gli sviluppi fino ad oggi. Questa presenza dura da oltre 100 anni e mai aveva ricevuto la visita della Madre Generale...finalmente nel 2017 questo desiderio delle consorelle di è verificato e la Madre, il 15 marzo scorso, è arrivata in Tunisia sulle orme del nostro Rettor Maggiore don Ángel venuto in Tunisia già nel settembre del 2014. Pertanto tutta la famiglia Salesiana di Tunisia si è mobilitata per questo evento carismatico, per questo dono di Dio quale è la visita di un successore di S. Maria Domenica Mazzarello! Tutta la FS di Tunisia vuol dire in tutto 15 persone tra FMA ed SDB...ma non è il numero che conta. Già all’aeroporto la Madre Sr Yvonne è stata accolta con gioia e successivamente la Messa e la cena fraterna nella nuova casa FMA di La Marsa hanno suggellato l’arrivo e la visita a nome di tutto l’Istituto FMA. Qualche giorno dopo è arrivato anche il nostro Ispettore don Pippo Ruta, il cui arrivo è stato ritardato a causa della cenere dell’Etna, ed anche la Ispettrice Fma di Francia, Sr. Genevieve, era presente accanto alle consorelle. La Madre ha avuto modo di partecipare all’incontro dei superiori maggiori delle congregazioni presenti in Tunisia. Ha incontrato la Chiesa locale, i giovani cristiani africani, le giovani e i giovani musulmani delle opere FMAa e SDB di Tunis e Menzel Bourghiba, ha ascoltato le consorelle, parlato con
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i confratelli, esaminato le prospettive di sviluppo della FS....in particolare ha chiesto a noi SDB e FMA di Tunisia di riflettere e discernere insieme a cosa ci chiama oggi come Famiglia Salesiana il Signore in quest’epoca di grandi cambiamenti in Tunisia e nel mondo musulmano e non solo, una storia che qui riguarda in modo particolare i giovani (sotto i 20 anni) che in Tunisia sono il 50% della popolazione! Proprio essi sono il motivo essenziale della nostra presenza in questo Paese dove, servire e accompagnare ragazzi e giovani nella crescita è un servizio essenziale da condividere con i nostri collaboratori e collaboratrici musulmani tunisini. Siamo qui per condividere non per comandare e leggere insieme i segni dei tempi per dare se possibile risposte adeguate. Questo è il mandato che Madre Yvonne ha lasciato alla FS di Tunisia. Ella ha anche visitato le due scuole SDB e si è intrattenuta anche con alcune collaboratrici delle stesse e ha potuto ben conoscere alcuni aspetti della Tunisia e della sua transizione democratica impegnativa e ricca di sfide e speranze. Una soddisfazione per noi SDB di Sicilia è la consapevolezza di aver esportato dalla Sicilia alla Tunisia lo spirito e lo stile di collaborazione di Famiglia Salesiana che in Sicilia già viviamo da molti anni e che qui in Tunisa è decollato decisamente da quando la presenza in Tunisia è stata affidata alla nostra Ispettoria! La Madre ha apprezzato incoraggiato e benedetto questo impegno di collaborazione in un contesto delicato e impegnativo quale quello della Tunisia contemporanea. Una visita che conferma ancor più l’impegno salesiano nelle periferie del mondo anche nelle situazioni difficili ovunque ci siano giovani da servire, sostenere, accompagnare verso un futuro migliore. La Famiglia Salesiana di Tunisia è accanto al popolo e ai giovani di Tunisia per costruire fraternità, gettare ponti tra le culture, aiutare la reciproca collaborazione tra Nord africa e Sud dell’Europa per contribuire a fare del Mediterraneo un mare di pace e di unità.
do n D. Pa t er nò Insieme
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“FLY A ROCKET”. Federico Mazzaglia unico italiano selezionato dall’Agenzia Europa
Da Catania all’Andoya Space Center in Norvegia. Valigie pronte, 19 anni, unico italiano fra venti studenti di tutta l’Unione Europea, il catanese Federico Mazzaglia è stato selezionato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per il progetto “Fly a Rocket!”: prenderà parte alla compagnia di lancio di un razzo dal centro spaziale norvegese. [...] «È la prima volta che visito un centro spaziale dal vivo, voglio sfruttare al meglio questa opportunità». L’Università - e in particolare la presidente del corso di laurea Maria Vittoria Salvetti l’hanno aiutato nel divulgare l’iniziativa verso la stampa. «Con gli altri partecipanti - continua lo studente - abbiamo aperto una pagina Facebook (www.facebook.com/FlyaRocket/) per raccontare la campagna di lancio e ho anche realizzato un sito web in cui cercherò di approfondire questa esperienza dal mio punto di vista». Il sito è travelogueflyarocket.weebly.com e il proposito è farne un diario di «Fare conoscere il progetto potrà permettere ad altri di fare l’esperienza l’anno prossimo, aggiunge Federico. Che sin dal liceo scientifico, ai Salesiani di Cibali, non ha mai smesso di coltivare il suo sogno, studiando per conto suo e non perdendosi mai un lancio in orbita via streaming. I genitori, avvocati, l’hanno sempre sostenuto. Adesso non resta che seguirlo sui canali telematici durante il countdown. G ianluca Reale Da: La Sicilia - sabato 25 marzo 2017. Insieme
Don Michele Viviano ha illustrato il documento firmato da Papa Francesco agli studenti dell’Istituto superiore “Il Tagliainento” di Spilimbergo. Filo conduttore, la relazione amorevole fra Dio e l’uomo e l’invito ad avere cura dei doni ricevuti
Ne l l ’ E nc i c l i c a “ L a u da t o s ì , il r i c h ia m o a u na “ c o n ve r s io n e e c o logica” “Laudato si’, mi Signore!”. Con queste parole, tratte dal cantico di frate Francesco, il 19 ottobre scorso, nell’auditorium dell’Istituto superiore di Spilimbergo “I1 Tagliamento”, don Michele Viviano - docente dell’Università pontificia salesiana di Messina - ha incontrato 130 ragazzi delle classi quarte, ai quali ha presentato l’Enciclica di Papa Francesco “Laudon Orlando Marson (a destra) presenta il prof. dato si’, sul don Michele Viviano. tema della cura della casa comune. A moderare l’incontro, il vicario generale della Diocesi di Concordia-Pordenone don Orioldo Morson, che ha instaurato fin da subito un dialogo aperto e vivace con gli studenti presenti. «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?». Con questo interrogativo, parte cruciale dell’Enciclica di Papa Francesco, Viviano ha invitato i ragazzi a una visione della vita rivolta
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Un c at anes e i n N o rv eg ia pe r i l l an cio spaz ial e
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La platea degli studenti dell’Istituto Superiore spilimberghese.ed i delegati.
al futuro. Ascoltando le sue riflessioni, tutti i presenti hanno potuto “viaggiare” in un mondo futuro, nel quale ognuno di noi sia responsabile della realtà in cui andremo ad abitare insieme a coloro che verranno dopo di noi. Continui sono stati i richiami del relatore alla nostra madre terra, di cui siamo custodi avendola ricevuta in dono fin dalle origini dei tempi. Molto forte è stato poi il richiamo del professore a vivere una “conversione ecologica”, come la chiama il Pontefice, nella quale ognuno sia partecipe di un cambiamento necessario per garantire un futuro di pace e di benessere su tutti i fronti. Il richiamo del Papa è sempre presente in tutto il testo, e Viviano, dialogando con gli studenti come con dei figli, li ha condotti nella riflessione su questo invito. Molto hello e profondo è il messaggio di speranza che attraversa tutto il documento, dedicato soprattutto alle nuove generazioni, molte delle quali vivono appunto senza una speranza del futuro. Don Michele ha presentato in sei punti lo schema dell’Enciclica, mostrando quello che è il filo conduttore del documento, ossia la relazione amorevole tra Dio e l’uomo, in un dialogo costante tra un Padre e un figlio per aver cura dei doni ricevuti. “Più il cuore della persona è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare, possedere e consumare [...] Perciò non pensiamo solo ai grandi disastri naturali, ma anche a catastrofi derivate da crisi sociali, quale l’ossessione per uno stile di vita consumistico”: su questo passaggio dell’Enciclica don Mi-
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chele Viviano si è soffermato facendo un appello ai giovani ad abbracciare uno stile di vita diverso, che abbia al centro non l’avere ma l’essere. Molto belli i richiami personali del professore alla sua attività in Sicilia, in un centro di accoglienza per i pro-fughi, a rappresentare come nella povertà delle cose materiali vi sia una ricchezza di spirito che dà la gioia vera. Al termine dell’incontro, molto apprezzato dai ragazzi e che è poi stato ripreso nelle varie lezioni in classe, i partecipanti tutti insieme hanno recitato la preghiera per la terra che il Papa ci ha donato, mettendoci ognuno di noi in grado di dire: “La ud ato si’, mi Signore, co n t ut t e l e t ue creat u re” .
S im o n e L u c a r i ni Da: Supplemento alla rivista “Eventi” - Anno 21° - Dicembre 2016.
L a b u st in a d i m i n er va Dov’è andata la morte? Il Magazine Littéraire francese dedica il suo numero di novembre a “Quello che la letteratura sa della morte”. Ho letto con interesse i vari articoli, ma sono rimasto deluso dal fatto che, tra tante cose che non sapevo, in fin dei conti mi ripetessero un concetto notissimo: che la letteratura si è sempre occupata, oltre che dell’amore, della morte. Gli articoli del periodico francese parlano della presenza della morte sia nella narrativa del secolo scorso, sia nella letteratura gotica pre-romantica, ma si sarebbe potuto discettare sulla morte di Ettore e sul lutto di Andromaca, o sulle sofferenze dei martiri in tanti testi medievali. Per non dire che la storia della filosofia inizia con l’esempio più consueto di premessa maggiore di un sillogismo: «Tutti gli uomini sono mortali». Il problema mi pare piuttosto un altro, e forse dipende dal fatto che oggi si leggono meno libri: noi contemporanei siamo divenuti incapaci di venire a patti con la morte. Insieme
Insieme
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Le religioni, i miti, i riti antichi ci rendevano la morte, seppure sempre temibile, familiare. Ci abituavano ad accettarla le grandi celebrazioni funerarie, gli urli delle prefiche, le grandi Messe da Requiem. Ci preparavano alla morte le prediche sull’inferno e ancora durante la mia infanzia ero invitato a leggere le pagine sulla morte dal Giovane provveduto di Don Bosco, che non era solo il prete allegro che faceva giocare i bambini, ma aveva un’immaginazione visionaria e fiammeggiante. Egli ci ricordava che non sappiamo dove ci sorprenderà la morte - se nel nostro letto, sul lavoro, o per strada, per la rottura di una vena, un catarro, un impeto di sangue, una febbre, una piaga, un terremoto, un fulmine, «forse appena finita la lettura di questa considerazione». In quel momento ci sentiremo la testa oscurata, gli occhi addolorati, la lingua arsa, le fauci chiuse, oppresso il petto, il sangue gelato, la carne consumata, il cuore trafitto. Di qui la necessità di praticare l’Esercizio della Buona Morte: «Quando i miei piedi immobili mi avvertiranno che la mia carriera in questo mondo è presso a finire... Quando le mie mani tremule e intorpidite non potranno più stringervi, Crocifisso mio bene, e mio malgrado lascierovvi cadere sul letto del mio dolore… Quando i miei occhi offuscati e stravolti dall’orror della morte imminente … Quando le mie barra fredde e tremanti…. Quando le mie guance pallide e livide inspireranno agli astanti la compassione e il terrore, e i miei capelli bagnati dal sudor della morte, sollevandosi sulla mia testa annunzieranno prossimo il mio fine… Quando la mia immaginazione, agitata da orrendi e spaventevoli fantasmi sarà immersa in mortali tristezze… Quando avrò perduto l’uso di tutti i sensi… misericordioso Gesù, abbiate pietà di me». Puro sadismo, si dirà. Ma cosa insegniamo oggi ai nostri contemporanei? Che la morte si consuma lontano da noi in ospedale, che di solito non si segue più il feretro al cimitero, che i morti non li vediamo più. O meglio, ne vediamo continuamente, che schizzano brandelli di cervello sui finestrini dei taxi, saltano in aria, si sfracellano sui
Umberto Eco...
marciapiedi, cadono in fondo al mare coi piedi un cubo di cemento, lascian rotolare sul selciato la loro testa - ma non siamo noi o i nostri cari, sono gli attori. La morte è uno spettacolo, persino nei casi in cui i media ci raccontano della ragazza realmente stuprata o vittima del serial killer. Non vediamo il cadavere straziato, perché sarebbe un modo di ricordarci la morte. Ci fanno vedere gli amici piangenti che recano fiori sul luogo del delitto e, con un sadismo ben peggiore, suonano alla porta della mamma per chiederle «Cosa ha provato quando hanno ucciso sua figlia?». Non si mette in scena la morte bensì l’amicizia e il dolore materno, che ci toccano in modo meno violento. Così la scomparsa della morte dal nostro orizzonte di esperienza immediato ci renderà molto più terrorizzati, quando il momento si approssimerà, di fronte a questo evento che pure ci appartiene sin dalla nascita - e con cui l’uomo saggio viene a patti per tutta la vita.
Umberto Eco Da: “L’Espresso” 29 novembre 2012 – http://espresso.repubblica.it/opinioni/labustina-di-minerva/2012/11/29/news/dove-andata-la-morte-1.48421 - U. ECO, Pape Satàn Aleppe. Cronache di una società liquida, La Nave di Teseo, Milano 2016, pp. 247249.
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Diario (q uasi segreto) di un Prof. Un prof. Un sogno. Una scatola bianca. Gli studenti, la passione educativa, un diario personale, tanto divertimento. Pozioni e incantesimi per connettersi con gli adolescenti. Questi, se ben dosati come in una pozione, possono essere gli ingredienti per fare di un anno scolastico un tempo speciale, persino magico e creativo. Nel pentolone si mescolano sapientemente la vita del prof. e quella degli studenti, il desiderio di far toccare il cielo con un dito attraverso l'affezione allo studio e la fatica quotidiana dello stare sui libri, la consapevolezza di svolgere una delle professioni più belle al mondo e la difficoltà di entrare nel vissuto degli adolescenti. Il tutto con più di un pizzico di Letteratura di ieri e di oggi insieme a una goccia di cinematografia. La prefazione è di Diego Fusaro. (Marco Pappalardo).
M ons . G ug lie lmo Giom ba nc o nuov o v esc ov o di Pat ti Il Papa ha scelto mons Guglielmo al governo pastorale della diocesi di Patti (ME). Il nuovo vesvovo, vicario generale della diocesi di Acireale, è nato a Catania il 5 settembre 1966, è un canonista, ha frequentato lo studio Rota-
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le. Dal 2012 è vicario generale della diocesi di Acireale. Insegna Diritto canonico nello Studio Teologico di Catania. È membro del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori e Amministratore della Basilica dei Santi Pietro e Paolo in Acireale. Sostituisce, nella diocesi di Patti, mons. Ignazio Zambito
D on Ang el o Sa ntor sol a Is pe tt ore de l l a Mer i di onal e In data 25 gennaio 2017 Don Angelo è stato nominato Ispettore dell’Ispettoria Meridionale. “Vi comunico con gioia - scrive Don Stefano Martoglio - che il Rettor Maggiore, con il consenso del Consiglio Generale, ha nominato Don Angelo Santorsola Ispettore della Ispettoria Meridionale per il
sessennio 2017-2023. Don Santorsola ha accettato in spirito di obbedienza questo incarico che assumerà al termine del mandato di Don Pasquale Cristiani, nel prossimo mese di agosto. Ringrazio, a nome del Rettor Maggiore e del Consiglio Generale, i confratelli che hanno offerto la loro collaborazione, partecipando molto numerosi alla consultazione. È anch’essa sicura fonte di incoraggiamento fraterno per il nuovo Ispettore. A tutti voi ed ai vostri giovani l’augurio di ogni benedizione del Signore per intercessione di Maria SS.ma Ausiliatrice e dei Santi Salesiani che dal cielo accompagnano il cammino della nostra Congregazione”. Insieme
Da Ricordare
Messina - San Tommaso, 9 gennaio 2017 «Signore, il cui nome è benedetto nei secoli, - mostra ai nostri fratelli defunti le meraviglie del tuo amore»: così abbiamo pregato ai Secondi Vespri dell’Epifania, ricordando tutti i nostri defunti, in particolare Don Franco La Rosa, chiamato dal Dio della vi-
ta, proprio nel giorno della Sua manifestazione a tutti i popoli e nel 72° anniversario della professione religiosa. Questo nostro caro confratello, di anni 88, ne ha vissuti 72 tra i salesiani di Don Bosco e 62 sulle orme di Gesù Buon Pastore e Sacerdote del Padre. Qualcuno potrà dire istintivamente e di getto: “pura casualità”, “mera coincidenza” … Ma chi è consapevole di aver ricevuto «e grazia su grazia» (Gv 1,16) dal Signore Gesù, unico “dono” di Dio all’umanità, è portato a pensare e a vedere la realtà diversamente: ogni evento è nel segno della provvidenza, non per mera sublimazione di quanto accade o di razionalizzazione per il “senno del poi”, ma perché si fa continuamente esperienza del Dio che conduce la storia dei popoli e le nostre piccole esistenze. Diventano così vere e autentiche le parole della Vergine SS. rivolte a Giovannino Bosco nel sogno dei nove anni: «A suo tempo tutto comInsieme
prenderai». È stato vero per il nostro padre, maestro e amico, é vero per Don Franco, si autentica sempre di più anche per noi, strada facendo, nella vita. «Che cosa importa? Tutto è grazia», replica il sacerdote morente, protagonista del Diario di un Curato di campagna di G. Bernanos, il quale scopre proprio nel momento terminale dell’esistenza come questa, nonostante tutto, sia stata interamente guidata dalla Grazia. Penso che Don Franco con tutte le sofferenze affrontate in questo ultimo mese della sua vita abbia avuto questa visione di fede e di purificazione profonda. La Parola di Dio proclamata in questa liturgia è quella del giorno; non abbiamo scelto altra se non quella proposta dalla Chiesa come pane quotidiano e pane del cammino, e racchiude bene il senso della vita e il significato profondo di quanto Don La Rosa ha vissuto nella fede: ascoltando, accogliendo e adempiendo la Parola di Vita. La predicazione del Regno che si concretizza nella sequela del Signore Gesù è il paradigma di ogni battezzato e di ogni chiamato ad una vita di speciale consacrazione e missione. L’inizio della quotidianità di un cammino alla sequela di Cristo è un continuo dispiegarsi di una rivelazione, di una epifania da parte di quel Dio «che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti», e che «ultimamente, in questi giorni, ha parlato – e continua a parlare - a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2). Accogliamo anche la morte del nostro confratello come un appello rivolto per la nostra conversione e per la nostra crescita nel credere e nel vivere – sine glossa – il vangelo di Gesù, parola del Padre: «Purificatevi totalmente e progredite in questa purezza. Dio di nessuna cosa tanto si rallegra, come della conversione e della salvezza dell’uomo. Per l’uomo, infatti, sono state pronunziate tutte le parole divine e per lui sono stati compiuti i misteri della rivelazione» così S. Gregorio Nazianzeno nella seconda lettura dell’Ufficio di ieri (Disc. 39 per il Battesimo del Signore). Nel dire “grazie” a quanti tra confratelli, parenti, personale e medici si sono dati da
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DA RICORDARE
Ome lia S . Mes s a es e qu iale di Do n F ranco L a Ro sa
DA RICORDARE
fare per alleggerire il fardello della sofferenza del confratello, vorrei dire un grazie speciale a Don Franco per due paginette di appunti sulle quali ha voluto annotare la sua biografia, senza orpelli e ridondanze, che hanno facilitato la redazione del profilo che segue alla luce della Parola che abbiamo ascoltato. «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1,17) Solo chi ama, chiama. Solo chi si sente amato, risponde amando Don Franco La Rosa nacque a Messina il 27 dicembre 1928, ma all’anagrafe fu dichiarato il 3 gennaio del 1929, come precisa egli stesso nei suoi appunti. Era figlio unico. I suoi genitori Ernesto, commerciante ed esportatore d’agrumi, e Maria D’Arrigo, casalinga, lo educarono umanamente e cristianamente, accompagnandolo nel cammino di crescita vocazionale. A partire dal 1940 frequentò il “Domenico Savio” di Messina, affascinato dal carisma di Don Bosco e coinvolto nella rinomata O.P.A.S. (Opera Pro Aspiranti Salesiani). Il piccolo Franco fu seguito nel desiderio di seguire Gesù sulle orme di Don Bosco da D. Fausto Curto e da D. Ernesto Di Natale, dal Confessore (di cui tace il nome nei suoi appunti) e dal Direttore D. Luigi Ricceri che sarebbe poi diventato il VI Successore di D. Bosco. Dopo aver frequentato il IV corso a Pedara, iniziò il Noviziato a Modica il 27 dicembre del 1943, il giorno effettivo del suo 14° compleanno, ma fu registrato il 4 gennaio del 1944 in modo da poter emettere la prima professione il 6 gennaio del ‘45, avendo compiuto anche per lo Stato il sedicesimo anno di età. Dopo il II anno di filosofia (1945-1946) fu mandato a S. Gregorio (1946-1947) per iniziare il tirocinio con i cosiddetti “ragazzi di strada”. Terminato questo primo anno, fu inviato per proseguire l’esperienza di tirocinante come assistente generale al Sampolo di Palermo (1947-1948) tra i giovani liceisti di cui un buon numero erano coetanei. Direttore della Casa era il suo Maestro di Noviziato, Don Giardina, che tanto lo aiutò
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nella sua formazione spirituale e salesiana. Assisteva nella camerata i liceisti, trecentodue ragazzi a refettorio e ogni giovedì accompagnava due classi del liceo a passeggio per le strade di Palermo. A partire dal mese di maggio dello stesso anno fu invitato dal Direttore ad assistere anche i ragazzi del terzo liceo che avevano ottenuto di prolungare lo studio fino alle ore 22,40 - onde essere più pronti per gli esami di Stato. L’eccessiva mole di lavoro e impegni, oltre l’indebolimento del fisico, causarono al nostro Don Franco dei focolai ai polmoni. L’Ispettore di allora, D. Secondo Manione assicurò la mamma che il giovane sarebbe stato messo a riposo fino a guarigione completa. Scrive così Don Franco nei suoi appunti: «Mia mamma di rimando: “No, lo porto a casa e quando sarà guarito lo riporto a voi”. Grazie a Dio e alle cure intense di mia mamma ad inizio del nuovo anno scolastico i focolai erano completamente scomparsi anche se per parecchi anni ho continuato a fare lastre ai polmoni che documentassero il mio pieno ristabilimento». Per esigenze delle opere salesiane, Don Franco insieme ad alcuni suoi compagni fu invitato a prolungare il tirocinio per un quarto anno a Randazzo come assistente generale tra i giovani della scuola media e del ginnasio, rimanendovi dal 1948 al settembre del 1950. Il 1 ottobre del ‘50 iniziò gli studi teologici al “S. Luigi” di Messina che si conclusero il 29 giugno 1954 con l’ordinazione presbiterale ricevuta per le mani dell’allora arcivescovo di Messina Mons. Guido Tonetti. Erano 19 novelli sacerdoti salesiani: 9 siciliani, tra cui S.E. Mons. Domenico Amoroso, e altri 10 tra napoletani, romani e tre polacchi. Dopo l’ordinazione, fu mandato alla Parrocchia salesiana “S. Cuore” di Caltanissetta (1954-1957) come Incaricato dell’Oratorio con il Parroco D. Scuderi, ex missionario in India, che tutti ancora ricordiamo per la sua passione e audacia nella pastorale e nell’evangelizzazione. Dal 1957 al 1959 fu a Randazzo nella doppia mansione di incaricato dell’Oratorio e aiutante per la scuola di Ginnasio. Di queInsieme
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giovani, le dame patronesse della Città, i ragazzi del teatro, gli ex allievi e le autorità del paese e gli oratoriani tutti. Nel 1963 il nuovo ispettore D. Conti Calogero, che Don Franco aveva conosciuto e apprezzato nel periodo degli studi teologici, lo inviò a Catania Barriera per due anni. Nel 1965/66 fu consigliere ad Agrigento e poi per due anni a Marsala con i ragazzi del Ministero di Grazia e Giustizia affidati ai salesiani. Ospite del Gerini di Roma nel 1967, concluse gli studi di Licenza in Sacra Teologia all’Università Pontificia Lateranense nel 1968. Ritornato in Sicilia, per quattro anni fu a Marsala fino al ‘72. Di quegli anni trascorsi nella “città dello sbarco”, così rammenta Don Bartolo Salvo, missionario in Madagascar: «Per me rimane viva nella mente il suo amore per i giovani in difficoltà, che gli ho visto testimoniare a Marsala con i ragazzi del ministero di Grazia e Giustizia». Dal 1972 al 1982 fu per ben dieci anni a Randazzo con le stesse mansioni di incaricato dell’Oratorio e a disposizione dei ragazzi interni presso l’Istituto Tecnico Commerciale che risiedeva interamente nei locali della nostra Casa. Con grande gioia ed entusiasmo insegnò Religione presso tutte le classi. Il Preside al termine di quel lungo periodo rilasciò una lettera di gratitudine per il lavoro svolto, lettera inviata anche al Provveditore degli Studi di Catania e all’Ispettore salesiano. A Randazzo svolse anche il suo ministero presso le Suore di S. Giovanna Antida. Nel 1982 Don Franco accusò un infarto e due successivi collassi avvenuti ad Alì Terme dove l’Ispettore lo aveva inviato incaricandolo dell’Oratorio e dell’Insegnamento della Religione cattolica presso il Magistrale Ainis per alcune ore e in seguito presso le Scuole Medie di Ponte Schiavo. Sono anni quelli di Alì Terme a contatto con salesiani come Don Giannone e Don Calogero Conti, con i giovani confratelli del “San Tommaso”, che ivi svolgevano il loro ministero e la loro attività educativo-pastorali. Tra i tanti, Don Carmelo Buccieri così ricorda quei tempi: «Ho conosciuto don Franco durante
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gli anni è testimone Don Angelo Grasso: «don Franco La Rosa, a cui mi sento particolarmente legato, è stato strumento nelle mani di Dio per la mia vocazione. Negli anni 1957-60, mentre don Franco era Direttore dell'Oratorio di Randazzo ed io frequentavo la scuola elementare al S. Basilio di mattina e l'oratorio nel pomeriggio, egli mi preparò con tanto amore alla prima Comunione e alla Cresima; mi fece aggregare alla Compagnia S. Luigi, animata dal Sig. Giuseppe Ribbeni, e mi guidò nel discernimento vocazionale proponendomi l'esperienza dell'Aspirantato di Pedara, dove giunsi il 5 ottobre del 1960. Negli anni seguenti non sono stato mai più con lui, ma egli mi ha sempre seguito con tanto affetto, stima e discrezione, incoraggiandomi sempre ad andare avanti nel seguire Gesù e nell'imitare don Bosco! Se oggi sono Salesiano lo devo molto anche a lui, che è stato per me il primo modello da imitare. Per questo non posso dimenticare la sua figura e sento di dover dare questa testimonianza, che rivela la grandezza spirituale di questo degno figlio di don Bosco». Nel settembre del ‘59 aggravandosi le condizioni di salute della madre fu inviato al “S. Luigi” di Messina dove con poche ore di impegno scolastico si potè dedicare all’assistenza della cara mamma, ricambiando in qualche modo le tante cure ricevute da piccolo e da tirocinante. Aggravatasi ulteriormente, a Don Franco fu permesso di prestare tutte le cure occorrenti fino al 22 novembre del ‘60, quando la madre concluse la sua vita terrena stroncata da un cancro alla tiroide. Il 29 dello stesso mese, ricevette la telefonata di D. Spitaleri, direttore parroco di Messina Giostra, che lo sollecitava per il rientro nella casa di sua destinazione. Ultimati i necessari adempimenti, rientrò nella Parrocchia di S. Matteo il 3 dicembre, iniziando a lavorare tra i ragazzi dell’Oratorio di Giostra. Dopo un breve periodo, in dialogo con l’Ispettore Don Bartolomeo Tomé, lascia Giostra per essere destinato alla nuova attività all’Oratorio di S. Cataldo. Furono due anni (1961-1963) di lavoro proficuo tra i
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gli anni di filosofia e teologia al San Tommaso. Ogni sabato e domenica trascorrevamo insieme i momenti di animazione all’oratorio di Alì Terme. Aveva un entusiasmo trascinante e un amore per i giovani unico. Li voleva cristiani, ferventi frequentatori dei sacramenti. Si angustiava tanto quando li vedeva passeggiare per il lungomare ma non entrare in Chiesa. Facevamo anche qualche partita a carte. Chi non ricorda il suo “rumoroso entusiasmo” quando vinceva e il suo volto “triste” quando perdeva». Nel novembre del 1991 per i postumi dell’infarto, completati i diciannove anni di insegnamento nelle scuole pubbliche chiese ed ottenne il congedo e la liquidazione Impdap. Incaricato quale economo del “Domenico Savio” di Messina, sua originaria culla vocazionale, vi rimase dal 1991 al 2002. Dal “Savio” fu inviato a “San Matteo” Giostra quale amministratore fino al 2010. Per alcuni mesi fu al “S. Luigi” con l’impegno di accudire il compagno Don Raimondo Calcagno il quale poté confidare nelle cure della nipote a lui tanto cara e di confratelli come lo stesso Don Franco. Il 5 giugno del 2011 l’obbedienza lo chiamò alla Casa “Mamma Margherita” per dedicarsi all’aiuto di una benefattrice di Giostra, la Sig.ra Grazia Marsanopoli, e dei confratelli ammalati, in particolare Don Gaetano Conti e il suo compagno di sacerdozio Don Giovanni Costa. Svolse regolarmente alcuni servizi ministeriali nelle parrocchie e si spese negli ultimi anni per l’animazione dei gruppi dell’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA). Sperava di concludere il suo iter terreno a Casa “Mamma Margherita”, ma dopo la dipartita di ben dodici confratelli anziani, il 9 dicembre del 2016, si era già trasferito, al III piano del “S. Tommaso” di Messina, in attesa di essere raggiunto dagli altri sette confratelli. Il nostro caro Don Franco conclude così i suoi appunti: «Sarà il mio vero ultimo destino prima che per la misericordia di Gesù e l’intercessione di Maria SS. mi possano
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intercedere l’ingresso che la misericordia di Dio vorrà concedermi! Grazie Gesù!!!». «Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,2). Ciascuno di noi: una parola e un’immagine del Figlio Chi ha conosciuto Don Franco ha potuto riscontrare pregi e limiti, come ogni persona umana e come ognuno di noi. Anche i giudizi e le osservazioni di coloro che ne hanno curato la formazione hanno potuto costatare il valore e la fragilità di questo confratello. Ma al di là di esse, il filo rosso che attraversa la lunga esistenza e l’intera personalità di Don Franco La Rosa è l’essersi sentito amato da Dio e il voler in qualche modo corrispondere generosamente e fedelmente a questo amore. Per cui è possibile anche per Don Franco scorgere i tratti di una santità feriale, senza note esaltanti, ma con segni evidenti che rinviano all’opera di Dio in ciascuno. Lo stesso Bernanos citato all’inizio, così affermava: «I moralisti considerano volentieri la santità come un lusso. Essa è una necessità. È la santità, sono i santi che mantengono quella vita interiore senza la quale l’umanità si degraderà fino a morire». Chi ha conosciuto più da vicino Don Franco La Rosa, sa che questo è stato il perno su cui si è sviluppata la sua vocazione e la sua consistente vita e di cui in questa eucaristia rendiamo grazie al Dio, tre volte santo, a Colui che era che è e che viene (cfr. Ap 4,8; Is 6,3). Concludo riportando tre messaggi che provengono uno da Messina e due dal Madagascar. Il primo è di Don Angelo Calabrò: «Un mio ricordo fraterno di Don Franco La Rosa. Un grande amico, Sacerdote, salesiano, uomo buono, servizievole, sempre pronto a stare con chi soffre. Nel periodo in cui sono stato responsabile della struttura Mamma Margherita, era l’unico su cui potevo contare e che mi era accanto soprattutto nel servizio notturno con alcuni confratelli più bisognosi. Sempre pronto al sorriso e alla battuta serena. Negli Insieme
Il secondo è di Don Bartolo Salvo: «Sarò unito a voi nella preghiera lunedì. Ricordo con affetto la testimonianza salesiana di don Franco. Sempre gioviale e sereno. Sempre delicato e attento. Ho avuto modo di apprezzarlo molto anche per le attestazioni di affetto nei suoi confronti da parte dei suoi ex allievi. Oremus ad invicem». Il terzo è di Don Carmelo Buccieri: «Ci eravamo visti l’ultima volta nel mese di settembre. Mi aveva abbracciato con tanto affetto stringendomi al suo petto come sapeva fare lui ogni volta che mi incontrava. È stato l’ultimo abbraccio di un amico che mi ha accompagnato per tanti anni con l’affetto e la preghiera. Caro don Franco, grazie per quello che ci hai dato nella tua lunga esistenza. grazie per il tuo entusiasmo, grazie per il tuo amore per i giovani, grazie perché dal Paradiso continui a pregare per noi e per la nostra amata Ispettoria». Anch’io ti voglio dire grazie, Don Franco, perché tutte le volte che ti chiedevo preghiere per me, per l’Ispettoria e per le vocazioni, tu mi assicuravi di farlo sempre, con la passione e la forza che tu avevi in animo. Ti chiedo di continuare a farlo, adesso che contempli Colui che ci ha amati per primo, Colui che «è irradiazione della gloria di Dio e impronta della sua sostanza», che «tutto sostiene con la sua parola potente» (Eb 1,3), Colui che ti ha santificato con i sacramenti e che continua a santificare noi pellegrini su questa terra. Non ti dimenticare di noi, caro Don Franco! Noi non ci dimenticheremo di te! Do n Pi ppo R uta Insieme
Omelia S. Messa esequiale d i Do n S al v a to re Al f a no Parrocchia Santo Stefano - San Cataldo, 4 febbraio 2017 Giorno 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore e giornata mondiale della vita consacrata, mentre eravamo di ritorno dal funerale di Don Nunzio Barcellona, siamo stati raggiunti dalla notizia della nascita al cielo di Don Salvatore Alfano, di anni 84, che, dopo un periodo di intensa sofferenza, ha offerto a Dio e ai fratelli ben 65 anni di vita salesiana e 55 di servizio presbiterale. Si
è unito così all’anziano Simeone con il Nunc dimittis e all’intera Chiesa che lo ripete ogni giorno, a Compieta, presentando tante lotte e fatiche quotidiane. Questa preghiera breve che è un luminoso feedback sulla storia della salvezza e sull’esistenza umana, è un atto di abbandono unico ed esemplare, l’affidamento nelle braccia di Chi li tiene sempre spalancate, che è sempre affabile e affidabile, che prova compassione e che si mostra disponibile, nonostante il peccato, l’infedeltà e talora la testardaggine umana. La Parola di Dio proclamata oggi nelle assemblee cristiane è esplicita, presentando il Maestro che ha finezza e sensibilità verso i suoi discepoli invitandoli al riposo e a sostare, e il Signore della vita che prova grande compassione e premura verso la gente disorientata, a quanti sono come «pecore senza pastore» (cfr. Mc 6,30-34). Il Salmo responsoriale di oggi ben si addice a ciascuno e a Don Alfano che ha esperimentato la “valle
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anni in cui sono stato a San Cataldo sentivo parlare di lui come di un Salesiano che sapeva stare con gli ultimi, i più abbandonati e la stessa cosa per la sua presenza a Randazzo. Resta per me un confratello esemplare e da imitare nello zelo per la diffusione dell’ADMA, per sdrammatizzare situazioni incresciose e per incoraggiare i confratelli che soffrivano ... Grazie, Don Franco!».
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oscura” della sofferenza ma con il cuore e la semplicità di un bimbo che sa fidarsi di Dio e affidarsi a Lui fino all’ultimo respiro: «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. […] Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza» (Sal 23, 1-4).
personale ausiliario, Sisters of Mary Auxiliatrix e membri della Famiglia Salesiana, familiari e amici, in questi mesi di prova e di sofferenza; siamo particolarmente grati al Direttore Don Franco Di Natale e a Don Alessandro Malaponte. Ai familiari va il nostro affetto e la nostra vicinanza in questo momento di distacco e di dolore. Colgo l’occasione per ringraziare quanti sono presenti a questa Eucaristia e quanti si sono resi presenti con la preghiera e messaggi di cordoglio.
Per noi salesiani, chiamati a guardare la realtà con gli occhi e il cuore di Don Bosco, è istintivo vedere nella folla smarrita tanti giovani che cercano un volto amico, un animo accogliente, mani pronte a fasciare le ferite e a curare le piaghe, padri mai possessivi dei figli ma sempre disposti a perdere tutto pur di guadagnare qualcuno, guide che accompagnano alla realizzazione del disegno di Dio su ciascuno. Con Don Alfano, scompare in questa terra un membro di quell’innumerevole stuolo di salesiani semplici, poco appariscenti, che nel lavoro quotidiano e discreto hanno fatto grande la Congregazione salesiana e che hanno segnato indelebilmente la storia della nostra Sicilia salesiana. Nutriamo tutti la fiducia di averlo come intercessore in Paradiso per tutto quello che è necessario alla salvezza nostra e di tanti nostri fratelli, in particolare i giovani “pupilla degli occhi” di Don Bosco, unico e continuo pensiero della sua vita. Di Don Alfano colpiva lo sguardo, i suoi occhi, riflessi di un animo semplice e umile, che non scruta e incute distanza, ma che sa accogliere e far spazio. Colpiva la sua affabilità espressa in abbracci e contatti che rivelavano il senso della fraternità salesiana. Quando lo andavo a trovare, mi rammarico di non averlo fatto in questi ultimi tempi, era contento di vedermi, di riconoscermi e di abbracciarmi. A lui chiedevo la preghiera per le vocazioni ed egli mi assicurava di farlo. Un grazie va a quanti si sono avvicendati, tra confratelli anziani e giovani, medici e
U n br e v e p r o f i l o Don Salvatore Alfano nacque a San Cataldo (CL) il 25 aprile 1933 dai genitori Cataldo, muratore, e Raimonda Lipani, casalinga. Sin da piccolo, secondogenito dei figli, ricevette insieme al fratello e alle sei sorelle, un’educazione improntata al senso cristiano della vita, terreno fertile di risposta alla chiamata di Dio. Oltre allo zio sacerdote diocesano, due sorelle di Don Alfano hanno abbracciato la vita consacrata nella famiglia paolina di Don Giacomo Alberione, Sr. Gemma e Sr. Rosa. Sin da piccolo, frequentò l’Oratorio della città natale, vivaio di tante e belle vocazioni per la Chiesa, la Congregazione e la Famiglia Salesiana. Di quegli anni, testimonia Don Raimondo Frattallone: «Con Don Alfano, che per me è stato sempre “Totò Alfano”, il mio rapporto risale agli anni della nostra infanzia, e più precisamente all’Oratorio di San Cataldo, dove noi due fin da piccoli abbiamo conosciuto Don Bosco e dove abbiamo frequentato la Scuola media e il Ginnasio. Il suo temperamento delicato e servizievole veniva sollecitato dalle iniziative dei gruppi salesiani ai quali appartenevamo (la Compagnia San Luigi, Santissimo Sacramento, l’Azione Cattolica Aspiranti, ecc.). La nostra vocazione salesiana nasceva dalla gioia del cortile, sotto l’ombra del grande albero di pino, e dalla sollecitudine di salesiani come Don Scravaglieri, Don Milana, Don Dantona, ecc. che ci invitavano, appena varcavamo la porta dell’Oratorio, a recarci in Chiesa a “salutare il Padrone di casa”. Il Direttore Don La Porta, vedendo che eravamo numerosi
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meritare un si’ gran dono, tuttavia ho ferma fiducia che, con l’aiuto di M. Ausiliatrice e di S. Giovanni Bosco, potrò assolvere gli impegni del ministero sacerdotale». Dal giorno della sua ordinazione, Don Alfano fu inviato in varie opere della Sicilia e svolse vari incarichi con la sua discrezione e affabilità che tutti gli hanno riconosciuto. Fu destinato dall’obbedienza a Catania Cibali (1961-1962), a Modica Alta (19621966), a Gela (1966-1967), a Taormina (1967-1969). Presso la Pontificia Università Lateranense di Roma nel 1968, il 14 giugno, conseguì la Licenza in S. Teologia. Nel 1969 è a Messina S. Luigi per un anno; poi riprese il suo pellegrinare da una casa all’altra: prima a Pedara (1970-1971), poi a San Cataldo (1971-1972), a Caltanissetta Don Bosco (1972-1974), poi di nuovo a San Cataldo dal 1974 al 1979. In data 2 marzo 1976 conseguì a Caltanissetta l’abilitazione in Lettere per l’insegnamento nella Scuola Media. Dopo San Cataldo, fu destinato a Palermo Sampolo (1979-1983), a Catania Cibali (1983-1984) e Salette (1987-1988), poi di nuovo a Pedara (1988-1991) e a Catania Cibali (1991-1995). Dopo un anno a Riesi (1995-1996), tornò a Caltanissetta Don Bosco (1996-1998) e a Palermo Sampolo (1998-2001); poi di nuovo a Marsala per cinque anni (2001-2006) e a Caltanissetta Don Bosco per due anni (2006-2008), per approdare alla sua San Cataldo per sette anni (2008-2015), il periodo più lungo trascorso in una comunità salesiana. È inutile dire che San Cataldo fu la sua sede preferita tra tutte. Per motivi di salute nell’estate del 2015 fu trasferito a Messina “Mamma Margherita”. Dopo poco più di un mese presso il “San Tommaso” (III piano), ha concluso il suo pellegrinaggio terreno. Don Raimondo Frattallone così continua la sua accorata testimonianza: «A me e a Don Totò Alfano, l’ubbidienza della vita salesiana fece percorrere strade diverse. Col passare degli anni, la nostra fedele amicizia si riannodava ogni volta che ci incontravamo all’Oratorio di San Cataldo. Il Signore ha voluto che in questi ultimi due anni ci ritrovassimo nella comunità del San Tomma-
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quanti affermavamo di amare Don Bosco, creò un gruppo denominato “Amici di Don Bosco”; ci riuniva nella saletta della direzione, ci narrava la vita di San Giovanni Bosco e sempre ci regalava qualche caramella. Diversi salesiani - ancora viventi o già nella Casa del Padre - facevamo parte di questo gruppo». Nel 1950, il giovane Totò entrò in Noviziato a San Gregorio di Catania, con il desiderio di seguire il Signore Gesù, calcando le orme di Don Bosco, dopo aver trascorso alcuni anni di Aspirantato a Pedara. Nella domanda di ammissione al Noviziato così scrisse in data 23 aprile di quell’anno: «Mi sembra che in questo anno di aspirantato abbia conosciuto la vita salesiana e col più vivo desiderio desidero di seguire la via che il Signore mi ha tracciato per raggiungere questa meta radiosa che è il sacerdozio, salvare l’anima mia ed esercitare un ardente apostolato in mezzo alle anime». Dopo essere accompagnato dal Direttore, Don Girolamo Giardina, e dal Maestro Don Giacomo Manente, il 16 agosto del 1951 emise la prima professione religiosa, promettendo di donare tutte le sue forze a Dio e a quanti Egli avrebbe messo sul suo cammino. Dal 1951 al 1954 compì a San Gregorio di Catania gli studi liceali e filosofici e dal 1954 al 1956 fu inviato per il tirocinio pratico ad Agrigento a contatto con i giovani dell’Istituto Gioeni e per un anno (1956-57) a Marsala con i ragazzi in affidamento dal tribunale dei Minori. Il 31 luglio del 1957 emise la professione perpetua a San Gregorio di Catania e da quell’anno fino al 1961 fu a Messina San Tommaso presso il “San Luigi” per gli studi teologici. Il 3 aprile 1961, arrivò il giorno tanto sognato: per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di Mons. Angelo Paino, fu ordinato presbitero, per essere assimilato sempre di più al Buon Pastore. La domanda di ammissione al Sacerdozio (Messina, 24.02.1961) tratteggia la consapevolezza dei propri limiti ma anche il desiderio più profondo nutrito nell’animo, con la ferma fiducia di essere amato e accompagnato: «Sebbene mi stimi indegno di
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so di Messina, dove egli fu accolto per l’aggravarsi della sua situazione di salute. Non posso dimenticare il tono affettuoso e vibrante della voce con la quale mi chiamava “Raimondo! Raimondo!”, quando sentiva la mia voce che nel corridoio parlava con altre persone. La sua delicatezza spirituale si rivelava pienamente durante la concelebrazione. Fino a che le forze glielo permisero, partecipava cantando e incitando gli altri a cantare la gioia della comunione del Corpo e del Sangue di Cristo. Circa due mesi fa, durante una concelebrazione eucaristica alla quale aveva partecipato in maniera serena e cosciente, al momento della comunione, ebbe un forte attacco di ischemia proprio mentre mi ero avvicinato per porgergli l’Eucaristia. Li per lì non potei fargli la comunione, ma dopo pochi istanti, essendosi ripreso, gli chiesi: “Totò, vuoi fare la comunione?”. E lui deciso, anche se ancora tremante, “Ma certo! Voglio Gesù!”. Penso che questo suo intenso desiderio di volere Gesù e di essere sempre con Lui sia stato pienamente appagato. Per me la presenza di Don Alfano in questi anni da lui trascorsi al San Tommaso la ritengo un dono di Dio perché mi ha fatto rivivere la gioia dell’inizio della mia vocazione salesiana che ha sempre una sua connotazione di condivisione comunitaria, e un segno profetico del cammino che tutti dobbiamo percorrere verso la pienezza della nostra vita in Dio con Don Bosco». Gli ambienti scolastico, parrocchiale e oratoriano sono stati i luoghi del suo servizio educativo e pastorale, svolto con delicatezza e spirito di umiltà. Quasi sempre ha fatto parte del Consiglio della Comunità, un anno appena è stato preside a Catania Salette (1987-1988) e per tre anni a Pedara Vicario della comunità (1988-1991). E’ stato apprezzato come insegnante, come catechista della scuola, come cappellano delle FMA e come delegato degli Exallievi. Testimonianze È pervenuto questo “ritratto” condiviso da Luciano Arcarese, Totò Iacona, Daniele Riggi e il nipote di Don Alfano, Totò Giordano. Non molte parole, solo alcune pennel-
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late: • uomo buono e semplice; • sebbene ve ne potesse essere motivo, non ha mai parlato male dei confratelli e della comunità; • non amava le cose troppo lunghe e invitava a essere brevi … in tutto; • non un salesiano da ricordare per chissà quali doti, ma per la sua semplicità e per l’attenzione alle piccole cose (magari ogni giorno faceva la stessa domanda “e a scuola, come va?”, ma se ne ricordava); • certamente lo ricorderemo simpaticamente per le “meditazioni ad occhi chiusi” che faceva durante le omelie di chi presiedeva. In una forma leggera e simpatica, così riassume la figura di don Totò, il giovane animatore dell’Oratorio di San Cataldo Angelo Amico, in un post su facebook: «Lo ricorderò così: il don che pur odiando il rumore, “sfida” una festa ragazzi per starci vicino; il don che ti chiedeva “come stai?” ogni volta che lo incontravi; il don amato dai ragazzi per le confessioni rapide ma sempre con un consiglio finale; il don che gli piaceva mangiare, tanto da dimenticarsi volontariamente che aveva appena divorato un dolcetto per farsene dare un altro; il don delle mille lotte per il primato sul telecomando; il don con un bagaglio culturale, storico e spirituale unico, che tramandava a noi con i suoi racconti. Grazie, don! Proteggi tutti noi dall’alto - tvb». Il giovane confratello Alberto Anzalone ha fatto pervenire il suo ricordo personale: «Un quarto d’ora prima di morire don Alfano mi ha fatto un bel regalo: l’ultima foto insieme, un selfie spontaneo poco prima di iniziare il suo ultimo pranzo. Mi ha voluto salutare così, lasciandomi il ricordo del suo sguardo bello e semplice. Ho conosciuto Don Alfano a San Cataldo quando ero animatore in Oratorio. Per noi era il nonnino di casa, a volte sembrava un po’ burbero specialmente quando l’allegria giovanile si faceva troppo rumorosa, ma era sempre presente tra noi. Molti accorrevamo da lui per celebrare il Sacramento della Riconciliazione perché era breve e conInsieme
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Ome lia S. Messa esequi ale d i D on N u n z i o B a rc e l l on a
Parrocchia SS. Maria Vergine del Carmelo Termini Imerese - 2 febbraio 2017 Mentre il giorno della festa di Don Bosco stava per concludersi, alle ore 20,15 del 31 gennaio, il Signore ha chiamato a sé Don Nunzio Barcellona, presso la casa della sorella a Termini Imerese (PA). A conclusione del-
la Celebrazione Eucaristica serale, nella Casa salesiana del “Don Bosco” Ranchibile, il Direttore aveva dato i suoi saluti alla gente e ai giovani e aveva invitato a pregare per lui. L’assemblea aveva risposto con un affettuoso e prolungato applauso, dando così l’addio o meglio l’arrivederci in Paradiso a questo degno figlio di Don Bosco. Di anni 85 che avrebbe compiuto domani, di cui 65 vissuti da salesiano e 55 da presbitero, Don Nunzio ha portato a compimento la sua vocazione a seguire Cristo più da vicino e il servizio gioioso, generoso e fedele alla Chiesa, alla Congregazione e alla Famiglia Salesiana. Noi crediamo che niente capita per caso e che questa coincidenza non sia casuale ma provvidenziale; Don Bosco che disse ai suoi figli e ai suoi ragazzi «Vi attendo tutti in Paradiso», non viene meno alla sua promessa, riflesso della preghiera sacerdotale di Gesù durante l’ultima Cena: «Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato» (Gv 17,24). Anche la festa odierna della Presentazione del Signore e giornata mondiale della vita
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creto. Famose anche le sue messe da record... 25 minuti con omelia inclusa! Tuttavia se è vero che le persone si presentano così come sono nel tempo della prova, allora posso dire di aver conosciuto il vero don Alfano al San Tommaso. Pur nella sua malattia era sempre ottimista: AVANTI era il suo motto; allegro: il suo sorriso era inconfondibile; semplice: il suo sguardo ti catturava come quello di un bambino. Carissimo don Alfano, ci manchi … mi manchi. Ma il tuo grido mi incoraggia: AVANTI! E sì andiamo avanti e tu procedi gridando il tuo AVANTI verso il Paradiso. Maria Ausiliatrice e Don Bosco ti accolgano a braccia aperte nella casa del Padre!». Don Franco Di Natale commenta così questo avverbio che invita a non guardare indietro con nostalgia o peggio con rassegnazione, quasi un commento semplice e naïf alla parola di Gesù «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio» (Lc 9, 62): «È il grido che ha accompagnato gli ultimi mesi della sua vita. Era diventato anche motivo di gioia tra i confratelli… Avanti, Avanti: evoca l’andare, il camminare, il farsi discepolo. Ricorda che abbiamo sempre qualcuno a cui aprire la porta, da accogliere con tutto noi stessi. Ha il valore dell’esortazione e dell’ottimismo salesiano: non ti scoraggiare. Invita a realizzare i propri sogni a portare a termine il progetto di Dio nella nostra vita. Esorta a guardare al meglio che ancora deve venire, a quel pezzo di Paradiso che aggiusta tutto». Concludo con la preghiera tratta dalla Lettera agli Ebrei, oggi proclamata: O Dio della pace, che hai ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore, il Signore nostro Gesù, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, rendici perfetti in ogni bene, perché possiamo compiere la tua volontà. Porta a compimento in noi ciò che ti è gradito, e accogli tra le tue braccia questo nostro confratello che ha creduto e sperato in Te. Te lo chiediamo per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. (cfr. Eb 13,20-21)
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consacrata, ci offre la possibilità di innalzare il nostro inno corale a Gesù, lumen gentium, luce delle genti (cfr. Lc 2,32; Is 42,6; 46,13; 49,6; 60,2-3), e di presentare per le mani di Maria SS. Vergine dell’annuncio e di Giuseppe, suo sposo e patrono dei morenti, l’anima benedetta di Don Nunzio Barcellona. A noi ancora pellegrini su questa terra è rivolto dalla liturgia del giorno l’accorato invito: «La luce venne nel mondo (cfr. Gv 1,9) e, dissipate le tenebre che lo avvolgevano, lo illuminò. Ci visitò Colui che sorge dall’alto (cfr. Lc 1,78) e rifulse a quanti giacevano nelle tenebre. Per questo anche noi dobbiamo ora camminare stringendo le fiaccole e correre portando le luci. Così indicheremo che a noi rifulse la luce, e rappresenteremo lo splendore divino di cui siamo messaggeri. Per questo corriamo tutti incontro a Dio […] La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cfr. Gv 1,9) è venuta. Tutti dunque, o fratelli, siamone illuminati, tutti brilliamo. Nessuno resti escluso da questo splendore, nessuno si ostini a rimanere immerso nel buio. Ma avanziamo tutti raggianti e illuminati verso di lui. Riceviamo esultanti nell’animo, col vecchio Simeone, la luce sfolgorante ed eterna. Innalziamo canti di ringraziamento al Padre della luce, che mandò la luce vera, e dissipò ogni tenebra, e rese noi tutti luminosi» (SAN SOFRONIO, Discorso 3 sull’“Hypapante” 6,7; PG 87, 3,3291-3293). Di questa luce ha brillato Don Nunzio Barcellona, icona del mysterium lunae, figlio di quella Chiesa che risplende della luce che è Cristo, partecipe della Sua Pasqua, di morte e risurrezione. «Alla tua luce, Signore, vediamo la luce», così il Salmo 35 (v.10). Alla luce del mistero pasquale è possibile vedere la luminosità di questo figlio, rinato nel battesimo ottantacinque anni fa e rinato appena due giorni fa’ alla vita che non ha fine. Come sappiamo, da più di un anno, le condizioni di salute del nostro confratello si erano aggravate e sopraggiunte complicazioni hanno appesantito il suo stato fino all’epilogo della sua vita terrena nel giorno di festa del nostro Santo Fondatore, Padre, Maestro e Amico dei giovani. La sofferenza lo ha segnato profondamente, consumandolo a poco a poco, come una candela che si scioglie ma continua, tenace e flebile, ad espandere luce.
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Gli ho fatto visita in questi mesi e pur costatando il declino delle forze, ho anche apprezzato la sua spiritualità e la sua personalità delicata e sensibile. In questi tre anni ho avuto modo di parlare con lui in modo prolungato e ho ringraziato il Signore Gesù e la Vergine Ausiliatrice che hanno plasmato in lui un animo forte e generoso, cristallino e gioioso. A contatto con confratelli come Don Nunzio, ho costatato che la santità è possibile e concreta, senza effetti speciali e spettacolari, seppur vergata dalla fragilità e dalla sofferenza. Un grazie tutto speciale alla sorella Cettina e al suo sposo Sig.Giovanni; alle nipoti e alle loro famiglie. Tutti, grandi e piccoli, senza risparmio di forze e con grande tenerezza lo hanno accolto con gioia e accudito in questo ultimo periodo alleviando il suo carico di sofferenza e di forti disagi. Sono grato anche al Direttore, Don Carmelo Umana, e ai confratelli che gli sono stati vicini e di cui Don Barcellona manifestava tanta riconoscenza. Con commozione grata egli parlava spesso dei medici (prof. Gioè, Dott. Pirajno, Dott. Guicciardi, Dott.sse Cudia, Greco e Innati), degli infermieri e terapisti e del Sig. Gandolfo; persone che lo hanno curato con amore e alta professionalità. Di essi diceva: «Ho incontrato angeli!». Ringrazio l’Arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice e il Visitatore Don Stefano Martoglio che gli hanno fatto sentire l’affetto della Chiesa e della Congregazione salesiana. Durante questi mesi di malattia, anch’io ho potuto costatare l’affetto grande per Don Nunzio di confratelli sacerdoti diocesani, di parrocchiani e membri della Famiglia Salesiana. Li ho visti fare il turno in clinica e ospedale e mettersi a disposizione per tutto. Il motivo? Per la sua bontà ed equilibrio, per la sua sapienza nel discernimento, il suo stile di servizio e di dedizione, per la sua attenzione ai poveri e ai più bisognosi. Senza esagerazione possiamo affermare che in Don Barcellona si è concretizzato quanto oggi richiama Papa Francesco: «Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: “Sarete beati se farete questo” (Gv 13,17). La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli Insieme
Ec c o, i o m a nd e r ò u n mi o me s s a g ge r o a p r e parare la via davanti a me (Mal 3,1). Don Nunzio Barcellona nacque il 3 febbraio 1932 ad Alia (PA) da papà Luigi, impiegato comunale, e mamma Biagina (Ditta), casalinga. Nella famiglia, era il secondogenito, ricevette tanto affetto e una solida educazione cristiana insieme alle due sorelle e ai tre fratelli. Sin da piccolo sentì la voce del Signore che lo invitava a seguirlo più da vicino, maturando man mano la sua risposta fedele, totale e gratuita. Don Luigi Centanni, salesiano di Alia, incontrandolo rimase colpito dall’intelligenza e dalla bontà di Nunzio che in quel piccolo centro non aveva potuto proseguire gli studi e propose ai genitori di inviarlo all’aspirantato salesiano di Pedara. La sua intelligenza vivace e la sua determinazione gli permisero di recuperare il tempo in cui non aveva potuto studiare, sicché fece “il salto” di due anni scolastici, e poté presentare la domanda di ammissione al noviziato. Così si esprime da adolescente, pieno di ardore e di vigore giovanile: «Prima di decidermi a fare questo importantissimo passo della mia vita mi son ritenuto in dovere d’invocare i lumi dello Spirito santo, di riflettere molto sulle mie forze morali, di conoscere la vita salesiana e di chiedere umile consiglio al mio direttore spirituale. La causa principale che mi spinse a prendere questa decisione è quella di poter attendere più facilmente alla salvezza dell’anima mia e a quella del mio prossimo» (Pedara, 23 aprile 1950). Don Barcellona compie il suo anno di noviziato (1950-1951) a San Gregorio di Catania sotto la guida del Direttore Don Girolamo Giardina e del Maestro Don Giacomo Manente, per apprendere lo spirito di Don Bosco. Al termine di questa tappa fondamentale, in data 16 agosto 1951, emise la sua prima professione tra i Salesiani in vista della perpeInsieme
tua che emise il 31 luglio del ‘57. Nella domanda alla prima professione, che porta la data del 24 giugno 1951 si legge una espressione che compendia l’intera sua esistenza: «L’unico movente è il vivo desiderio di poter salvare, con una maggior facilità, l’anima mia e quella di molti giovani a cui specialmente mira il nostro apostolato. Vogliano Maria Ausiliatrice e Don Bosco guidarmi, aiutarmi e sorreggermi in tutta la mia vita religiosa salesiana, affinché, sotto la loro protezione, possa svolgere un’opera di apostolato veramente fecondo e conseguire una eternità beata in cielo». I primi anni di vita salesiana li trascorse a San Gregorio (1951-1954) per gli studi liceali e a Catania Cibali (1954-1957) per il tirocinio pratico con l’apprendimento del Sistema educativo di Don Bosco. Al “San Tommaso”, presso il “San Luigi” di Messina (1957-1961) compì gli studi di teologia coronati dall’Ordinazione sacerdotale sempre nella Città dello Stretto il 28 giugno del 1961, rimandata di qualche mese per la morte del fratello. I giudizi e le osservazioni di coloro che ne curarono la formazione sono costantemente positivi: «Buona intelligenza - Buona volontà e pietà - Lascia sperare molto bene. Salute buona/discreta - Carattere aperto e riflessivo Pietà buona/distinta - Impegno notevole, capacità buona, moralità sicura, spirito ecclesiastico esemplare. Impegnato nella preparazione al Sacerdozio. Osservanza religiosa regolare». Dopo l’ordinazione sacerdotale, svolse il suo servizio educativo e pastorale nel primo periodo in contesto educativo presso le scuole salesiane; nel secondo, più lungo del primo, in contesto pastorale e specificatamente parrocchiale. Dopo tre anni presso Catania Cibali (1961-1963) come Assistente al Liceo, svolse il ruolo di Catechista tra i ragazzi affidati ai salesiani dal Tribunale dei Minori presso l’Opera della Divina provvidenza a Marsala (1963-1966) e di Prefetto Economo a Messina Giostra per due anni (1966-1968). Dal 1968 fu parroco presso le Opere di San Gregorio (1968-1971), e ricoprendo anche la carica di Direttore-Parroco, a Messina Giostra (19711977). Di questi anni riferisce S.E. Mons. Rosario Vella, salesiano vescovo in Madagascar: «Ho vissuto con lui gli anni più belli della mia giovinezza nella Parrocchia San Matteo –
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altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce» (Evangelii gaudium, 24). Per questo, siamo in tanti ad essere attratti e coinvolti dalla sua testimonianza di fede e di servizio, di speranza e di dono di sé.
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Giostra. Per me non era il direttore/parroco, ma il Padre che mi aiutava, mi sosteneva, mi incoraggiava in tutta la mia vita salesiana. Quando in comunità si parlò del progetto di apertura all’isolato 13 (che allora era un piccolo labirinto di baracche…) fu lui ad indicarmi come avrei dovuto agire. La sua prudenza e la sua saggezza mi hanno sempre guidato». Dopo Messina Giostra, fu per un anno ad Alcamo come Parroco e Vicario della Comunità (1977-1978) e a Palermo Sampolo dal 1979 al 1989. Qui fu per un triennio Direttore Parroco (1989-1991), e sempre a Sampolo continuò a svolgere il servizio pastorale presso la Parrocchia “Maria Ausiliatrice” per un tempo consistente dal 1991 al 2007, ricoprendo nel sessennio 1999-2005 la responsabilità di Direttore. Risale a questi anni la testimonianza pervenuta da Don Luigi Perrelli, allora ispettore: «Tra le tante virtù di don Nunzio desidero ricordare quella emersa in un momento di sofferenza della sua vita. Quando in Consiglio abbiamo deciso, in positiva risposta ad un colloquio col Card. De Giorgi, di chiudere la Parrocchia di Maria Ausiliatrice per assumere quella di San Nicolò all’Albergheria, ho avuto un colloquio con la comunità e prima ancora con don Nunzio. Lo sgomento e il dispiacere furono espressi con una delicatezza, una pacatezza che mi sono rimasti impressi profondamente nel cuore. Una comunità di autentica vita cristiana e con una ricchezza di gruppi, formazione, preghiera e quanto altro di bene si può dire, si mosse per intera sulla linea del suo padre e pastore che cercava di cogliere le profonde ragioni della decisione e sperava, senza esasperazioni, di mantenere la guida dei figli di don Bosco e in particolare di quel figlio che di don Bosco esprimeva la santità e la ricchezza umana. Mai una volta, successivamente, don Nunzio ha avuto atteggiamenti di risentimento: un dolce ed insieme velato sorriso diceva tutta la grandezza del suo cuore di pastore senza il suo amato gregge ed insieme la limpida consapevolezza del dovere religioso dell’obbedienza anche se sofferta». Dal 2007 fu trasferito a Palermo Ranchibile e gli fu affidato l’incarico di Rettore della Chiesa semipubblica fino al settembre del 2009; seguirono gli anni in cui fu pienamente assorbito dal servizio di confessore e di re-
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sponsabile della nostra chiesa del Don Bosco Sampolo. Oltre ai vari incarichi e responsabilità nelle Opere, dal 1981 al 1984, fu membro del Consiglio ispettoriale come rappresentante del settore “parrocchie”. I motivi che hanno indotto a sceglierlo per questi servizi delicati all’interno della Congregazione e dell’Ispettoria sono così sintetizzati nei documenti d’archivio: «Buone capacità di dialogo e di animazione. Zelante nell’attività pastorale. Esemplare nella vita religiosa». Don Vittorio Costanzo, ispettore emerito della Sicilia e missionario in Madagascar, così richiama il profilo di Don Nunzio: «È stato un vero Annunziatore dell’amore del Signore. Lo abbiamo apprezzato per il suo ardore apostolico, la sua capacità di dialogo, la sua calorosa accoglienza, la sua disponibilità a tutti. Il rinnovamento che indicava agli altri lo ha realizzato innanzitutto nella sua vita. Sottolineo anche il suo grande amore alla Vergine Madre. Don Bosco gli è stato modello e guida». Nessuno di loro è andato perduto (Gv 17,12) Molti messaggi di cordoglio e di vicinanza sono pervenuti al Direttore e alla Comunità del Ranchibile, come anche ai familiari, tramite i social ed email. Tra tanti, riprendo quello di Francesco Sirchia: «Nella mia testa il pensiero che avresti atteso il 31 gennaio per salutarci. E così è stato. Come in un film... Caro Don Nunzio, vero salesiano, tanti bei ricordi, la tua bontà, il tuo dare la mano per aiutare il tuo prossimo. La tua nobiltà d’animo è stata qualcosa di straordinario e d’indimenticabile. La certezza che continuerai a proteggerci anche dal Cielo e il tuo non volerci vedere tristi. Ci proveremo...». Di fronte alla robusta testimonianza spirituale e pastorale di Don Barcellona mi è balzata in mente l’evocazione sul sacerdote, uscita dalla penna, ma soprattutto dalla mente e il cuore del Beato Paolo VI. Vorrei proclamarla come rivolto a te, carissimo Don Barcellona, perché penso che tratteggi la tua identità più profonda e il messaggio di tutta una vita:
«Piego la fronte come piego il cuore dinanzi a te sacerdote: uomo di Dio e uomo della Chiesa. Uomo che non ti appartieni, che vivi e muori per gli altri. Insieme
Nella tua immaginetta ricordo del 50° di sacerdozio e del 60° di vita salesiana, esprimevi così la tua riconoscenza per i doni ricevuti: «Signore, grazie per tutto, grazie per tutti!». E aggiungevi la citazione del discorso di addio del Signore Gesù, che racchiude bene la tua passione educativa e pastorale: «Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato… nessuno di loro vada perduto» (Gv 17,12). E mentre tu, in questi ultimi giorni della tua esistenza, come il vegliardo Simeone hai pronunciato il “Nunc dimittis”, noi continuiamo il nostro cammino con le lampade accese, cercando di pronunziare anche noi il nostro “si”, acclamando insieme a te il nostro inno a Colui che viene:
«Quando verrai come giudice, fra gli splendori del cielo, accoglici alla tua destra nell’assemblea dei beati» (Dall’Inno dell’Ufficio delle letture, Festa della Presentazione del Signore) Do n P i p po R u ta Insieme
Omelia S. Me ss a es eq uiale di Don Carmelo Zappalà (1950-2017)
Parrocchia salesiana “S. Cuore” Catania, 6 febbraio 2017 E’ la terza volta nell’arco di una settimana che Sorella Morte bussa alla porta della nostra comunità ispettoriale chiamando Don Carmelo Zappalà di anni 76, 59 di vita salesiana e 48 di sacerdozio. Nei giorni durante i quali nella città di Catania si festeggia la Santa Patrona Agata, il nostro Don Carmelo è stato ricoverato il 3 febbraio presso l’Ospedale Garibaldi per un enfisema polmonare.
La sera dello stesso giorno sembrava che si fosse ripreso lasciando ben impressionati sia il Direttore della Casa di Barriera, sia i familiari manifestando l’humor di sempre. L’indomani mattina siamo stati raggiunti dalla notizia del decesso che ci ha trovati spiazzati e impreparati. Diverse volte in passato Don Carmelo aveva vissuto situazioni limite ma ne era uscito riprendendosi in modo sorprendente e tale era l’attesa di tutti. Il Signore che dispone opere e giorni ha ritenuto opportuno diversamente. E come al termine della proclamazione della Parola di Dio tutti acclamiamo «rendiamo grazie a Dio», anche a conclusione di una vita spesa tutta per Dio e per i fratelli, non possiamo dire diversamente, nonostante sentiamo forte il distacco: insieme con lui diciamo sempre e comunque: «Deo gratias!». Grati al Signore Gesù, a Maria SS. Ausi-
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Uomo della solitudine e compagno di viaggio di ciascuno. Uomo che porti nel tuo corpo il segno della crocifissione e la gloria della risurrezione. Uomo che non ti abbassi dinanzi a nessuno, ma che lavi i piedi a tutti. Portatore della gioia e della consolazione. Dispensatore di perdono e di misericordia. Amico fedele. Uomo aperto alla speranza, che conservi nel tuo cuore le miserie degli uomini. Orante con le mani sempre alzate. Uomo libero perché obbediente. Uomo innamorato dell’Amore, che coltivi grandi ideali. Esperto di umanità. Tu attingi dall’alba la forza della resurrezione e consegni nel vespro la Luce che non tramonta. Sacerdote, non finire mai di dire “sì”».
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liatrice e a Don Bosco, in questa santa eucaristia, così sentita e partecipata, desidero dire grazie anche a quanti si sono avvicendati per dare sostegno e conforto a Don Carmelo, confratelli e familiari, in particolare la sorella Maria Rosa e il fratello Luigi, medici e personale ausiliario, membri della Famiglia Salesiana e amici, soprattutto in questi ultimi giorni, come anche in questi anni di alternanza di periodi più tranquilli e altri più critici e particolarmente gravi. Ai familiari e ai confratelli di Catania Barriera vanno il nostro affetto e la nostra vicinanza, mentre assicuriamo la nostra fraterna preghiera. Colgo l’occasione per ringraziare quanti partecipano alla celebrazione, il rettore e i seminaristi di Caltagirone, tutti coloro che hanno assicurato la preghiera e hanno fatto pervenire tramite email e social messaggi di cordoglio: S.E. Mons. Rosario Vella, Don Vittorio Costanzo, Don Gianni Mazzali, Don Domenico Paternò, Don Carmelo Buccieri, Don Tonino Romano, Don Graziano De Lazzari, Don Nirina e gli aspiranti malgasci. Una vita che s ’id en tifica con la mis s ione Se veniamo a questo mondo, ci sarà un perché. Nessuno di noi è frutto del caso e nessuno di noi è destinato a percorrere un labirinto verso l’incognito o il nulla. Siamo convinti nella fede e nella speranza nel Signore Risorto che ogni uomo e donna riceve una missione da compiere su questa terra, piccola o grande che sia. Non solo. Ogni persona umana non solo ha una missione, ma è una missione. Parola di Papa Francesco! … che nella sua prima e programmatica esortazione apostolica così afferma: «La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere se stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare» (Evangelii gaudium, 273). Penso che questa espressione sintetizzi
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bene la personalità e la biografia del nostro confratello che non presenta fenomeni eclatanti ma tanti segni di una straordinaria normalità. Don Graziano De Lazzari, missionario in terra malgascia, facendosi portavoce di quanti l’hanno conosciuto e apprezzato, lo annovera «tra i pionieri dell’opera salesiana in Madagascar», affermando che «Don Carmelo ha tanto amato il Madagascar e continuerà ad amarlo e a vegliare su di lui dal Paradiso». Don Carmelo Zappalà è nato Catania il 20 maggio 1940 dai genitori Antonino, capomastro muratore e partecipe dei lavori di costruzione dell’Opera di Barriera, e Maria Costa, casalinga. Sin da bambino, primogenito dei figli, respirò un’aria cordiale e familiare, intriso di valori cristiani e salesiani, humus fecondo per la germinazione di vocazioni. Anche il fratello di papà, don Vincenzo, era salesiano e ancora lo ricordiamo. All’Oratorio di Barriera, Carmelo vive anni belli insieme a papà, che era di casa soprattutto per l’animazione teatrale, insieme a tutti gli altri membri della famiglia. Qui matura il desiderio di seguire il Signore Gesù con lo stile di Don Bosco per il bene della gioventù. Dopo qualche anno di aspirantato a Pedara, nel 1956, entra in Noviziato a San Gregorio di Catania e, sotto la guida del Direttore Don Girolamo Giardina e il Maestro Don Giacomo Manente, studia Don Bosco e le Costituzioni salesiane convincendosi sempre di più che Dio lo chiami a calcare le orme dl Padre e Maestro dei giovani e vivere la disponibilità ad essere inviato dove Egli lo manderà. Nella domanda di ammissione al Noviziato così scrisse in data 24 maggio del ‘56: «dopo averci pensato e pregato a lungo, dopo aver chiesto il consiglio del mio Confessore ordinario, le chiedo un grande favore dal quale dipende la mia e, forse, anche, l’altrui salvezza. Lei mi ha capito, le chiedo il permesso di andare al Noviziato per intraprendere la vita religiosa da chierico e poter poi, coll’aiuto del Signore e di Maria SS. Ausiliatrice raggiungere l’alta e sublime meta del Sacerdozio nella Pia Società dei Salesiani». Il 16 agosto del 1957 emette la prima professione religiosa e ufficialmente entra a far parte della Congregazione salesiana. Sei Insieme
Insieme
(1972-1975) e Palermo “Gesù Adolescente” (1975-1978) come economo, di Alcamo (1978-1981) come Direttore Parroco e infine di Caltanissetta Don Bosco (1981-83) come Economo. Nel 1971 aveva conseguito la Licenza in Teologia presso l’Università Pontificia Lateranense di Roma. Sono in tanti a ricordare questo primo periodo con affetto e gratitudine per gli anni trascorsi con Don Carmelo. La seconda fase, che va dal 1983 al 1995, è segnata dall’invio in missione e dalla sua permanenza in terra malgascia per 12 anni. E’ la fase della «svolta radicale» nel segno di Abramo. Il Madagascar diventa la sua seconda patria e lì si spende per il bene dei giovani e della gente. Nonostante le barriere linguistiche, Don Carmelo con il suo francese ardito e qualche parola malgascia non si risparmia dando il suo contribuito generoso alla missione salesiana in Madagascar. E’ destinato alle opere di Tulear – Mahavatse (1983-1989), Ankililoka (1989-1992), Tulear (1992-1993), Fianarantsoa (1993-1994) e Betafo (1994-1995), ricoprendo le responsabilità di Vicario ed Economo. Così ricorda l’arrivo in Madagascar e il suo operato, Don Vittorio Costanzo: «L’ho accolto all’aeroporto di Tananarive nel Novembre del 1983, quando venne missionario in Madagascar. Allora c’era con lui anche Paolo Sapienza. Ankililoaka e Manombo sono state le prime tappe del suo lavoro da missionario, nella comunità di Tuléar. A Carmelo furono affidati i lavori di preparazione della nostra opera a Fianarantsoa, nel 1992. Nel Settembre 1993 si apriva l’opera di Fianarantsoa come studentato filosofico. Carmelo ne era l’economo». Don Tonino Romano lo ricorda così: «Conservo un ricordo speciale della sua persona e del suo amore per don Bosco e per le missioni salesiane. Don Carmelo ha nutrito con passione la dedizione per i poveri che cercava di aiutare in ogni modo. Il suo impegno a Manombo, remoto villaggio di mare, con i Vezo, popolazione locale, fu difficile per tante ragioni, anche se il suo ottimismo ha sempre prevalso, nonostante che l’obbedienza gli chiedeva di restare da solo per molti giorni della settimana. Il coraggio tipi-
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anni dopo, il 15 agosto del 1963, sempre a San Gregorio, con la professione perpetua ne farà parte in modo definitivo. Dal 1957 al 1961 è a San Gregorio per gli studi liceali e filosofici e dal 1961 al 1964 è a San Cataldo (CL) per il tirocinio pratico manifestando doti di animazione e presenza serena tra i ragazzi anche i più difficili. Dal 1964 al 1968 è a Messina San Tommaso per gli studi teologici. Le osservazioni da parte di coloro che hanno curato la sua formazione sono in crescendo, annotando i suoi miglioramenti e progressi. Degne di nota sono quelle comunicate da Don Sampognaro al Direttore dello Studentato teologico al termine dell’esperienza estiva a Riesi (19 ottobre 1966): «Rev.mo Sig. Direttore, in mancanza del Sig. Direttore di questa casa, ancora da venire, supplisce il sottoscritto e penso possa essere all’altezza di fare la relazione richiesta. Il caro Don Zappalà per il tempo passato qui con noi s’è mostrato esemplare in tutto. Al mattino l’abbiam visto puntuale alla meditazione, alla S. Messa in Parrocchia, alla lettura spirituale e preghiera della sera. Diligente è stato pure nell’assistenza all’Oratorio e s’è prestato volentieri per il ministero, come Suddiacono e financo come suonatore. Coi confratelli è stato rispettoso». Anche Don Vittorio Costanzo, suo compagno in aspirantato e in teologato ricorda che Don Carmelo suonava il contrabbasso nella piccola orchestra del S. Tommaso, dando il suo apporto di allegria e vivacità, in stile salesiano, anche con la musica. Il 4 gennaio 1968, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del Servo di Dio S.E. Mons. Francesco Fasola, è ordinato presbitero, immagine di Gesù Buon pastore che dà la vita per le sue pecore. Avverte che la sua vita è un continuo «lasciare» per «andare», come Abramo, Mosè, i profeti, lo stesso Gesù, sulle orme di tanti testimoni della fede. Dopo l’ordinazione, Don Carmelo lavora in diverse opere della Sicilia e del Madagascar. E’ possibile individuare tre fasi missionarie. La prima che va dal 1968 al 1983, vissuta in Sicilia nelle opere di Gela (1968-1971), di Catania Barriera (1971-1972), di Ragusa
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camente siciliano l’ha reso disponibile alla dura obbedienza che lo chiamò a fondare l’opera di Fianarantsoa». Don Carmelo Buccieri, che l’ha affiancato nel lavoro missionario, riporta alla memoria particolari indelebili: «don Carmelo è stato il primo missionario con cui ho condiviso la missione nel distretto di Manombo, fino al 1994 affidato ai Salesiani. Appena arrivato ad Ankililoaka, nel 1990, l’ispettore mi chiese di accompagnare don Carmelo il sabato e la domenica nel distretto di Manombo. Don Carmelo vi lavorava già da alcuni anni. Manombo è un distretto in riva al mare. La gente vive di pesca e la domenica partecipa alle celebrazioni liturgiche. La vita cristiana era abbastanza attiva e ben animata anche dalla piccola comunità delle suore. Alla bellezza naturale e al fascino del mare, purtroppo si coniugava una grande solitudine. Il missionario viveva da solo. Con la gente durante il giorno, nella visita ai villaggi durante la settimana, ma la sera rientrava a casa da solo. Penso che don Carmelo abbia sofferto molto questa solitudine essendo lui un tipo molto aperto, gioviale, scherzoso e “di compagnia”. Nelle serate che abbiamo trascorso insieme, con la schiena poggiata sul sagrato della chiesa e lo sguardo rivolto verso il cielo, don Carmelo mi ha insegnato la bellezza della contemplazione, del silenzio. Non so se fosse un grande conoscitore del cielo australe ma mi indicava i pianeti per nome e la croce del sud come punto di riferimento». Anche Don Graziano De Lazzari è grato a Don Carmelo per il lavoro svolto e riferisce che il suo ricordo è ancora vivo tra la gente malgascia: «Io lo ringrazio particolarmente per essersi preso a carico l’installazione dei salesiani a Fianarantsoa. Là ho terminato da poco il mio sessennio di direttore, ed è una gioia per me riconoscere quanto bene abbia fatto Don Carmelo per la nostra presenza nel quartiere di Ankofafa. Durante i miei sei anni di direttorato, spesso ho avuto occasione di sentirlo nominare nei buoni ricordi di chi ha avuto l’onore di conoscerlo». La terza e ultima fase che va dal 1995 al 2017 è segnata dal rientro definitivo in Sicilia per motivi di salute e dopo aver avuto un grave incidente automobilistico. È la fase del
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chicco di frumento che marcisce per dare vita nella fede e nella speranza. Trasferito definitivamente alla sua ispettoria d’origine, riprende con affabilità i contatti con i confratelli siciliani e s’inserisce nelle case dove è inviato: Pedara (1995-1998), Catania San Filippo Neri (1998-2001), Catania Salette (20012003) come economo. Dopo un anno a San Gregorio (2003-2004) è infine destinato dall’obbedienza a Catania Barriera, culla della sua vocazione, dal 2004 fino al termine della sua esistenza. Di questi ultimi anni è testimone Don Domenico Paternò, Direttore a Catania Barriera dal 2010 al 2013 e attualmente Direttore in Tunisia: «Proprio qualche settimana addietro, tra il 18 e 19 gennaio ero a Barriera insieme a due collaboratori tunisini per un incontro a favore delle Tunisia che si svolgeva in un locale catanese. Uno dei due giovani che era con me, Beshir, ha avuto modo di conoscere don Carmelo e di parlare con lui in francese, lingua che Don Zappalà conosceva essendo stato in Madagascar. Quando ho detto a Beshir che quel “pére” che lui aveva conosciuto era morto, si è molto dispiaciuto perché, parole del giovane tunisino, lo aveva accolto con tanta simpatia e anche aveva espresso tanto umorismo nonostante la sua malattia e le difficoltà… Beshir ricorda anche che chiamava “la mia Ferrari” il triciclo che lo sosteneva nel camminare! Don Carmelo ha dato bella testimonianza della sua salesianità anche al termine della vita a questo giovane musulmano. Personalmente ricordo Carmelo intanto per la sua vicinanza spirituale negli anni della mia permanenza a Barriera. Nonostante la malattia non gli desse tregua era sempre sorridente nonostante tutto, sempre pronto a dare una battuta allegra, a confortare e a consolare chi era in difficoltà. Ricordo la sua puntualità alla preghiera comunitaria, la fedeltà alla celebrazione dell’Eucarestia anche quando era fisicamente provato, il suo legame fraterno e sereno con la sua famiglia, che praticamente aveva condiviso la storia del nostro istituto Sacro Cuore di Barriera fin dalla sua costruzione. Era molto sereno anche dinanzi alla morte che attendeva senza paura e mi manifestava la sua Insieme
Prof il o e test im oni anz e L’immagine del grano che cade e muore per portare frutto di cui Gesù parla nella pagina del vangelo proclamato in questa celebrazione, si attaglia bene al nostro Don Zappalà. Dai ricordi di coloro che l’hanno conosciuto, è possibile delineare il suo profilo, umano, spirituale e salesiano. S a l e s ia n o d a l c uo r e s e m p l ic e e d a l «S sorriso conquistante. Pieno delle virtù che don Bosco aveva sempre sognato per i suoi figli: la gioia, la pace interiore, l’amore per i giovani. Fratello sempre pronto a smontare situazioni difficili e ad indicare una soluzione con spirito di fede e sempre con grande ottimismo. Il suo fine umorismo – eredità squisita della sua famiglia – gli ha dato tanta serenità anche negli anni della sua malattia. La sofferenza – sopportata con pazienza e con fortezza – lo ha purificato e lo ha avvicinato a Gesù. Quante cose abbiamo da imparare da questo santo confratello!» (S. E. Mons. Rosario Vella). «Don Carmelo è stato un testimone della fraternità : gioviale, accogliente, sensibile. Il suo umorismo e le sue battute con accento strettamente catanese ci risollevavano soprattutto nelle giornate più tristi; era una buona forchetta che ci allietava con il suo amore per la Sicilia. Ricordo con nostalgia le visite ai villaggi e la simpatia che suscitava trattando con Insieme
persone di ogni ceto sociale. Anche in Sicilia ha continuato ad amare la missione siciliana in Madagascar, manifestando grande amore per tutte quelle persone che sicuramente lo ricorderanno con affetto. Ringrazio il Signore per averlo conosciuto all’inizio del mio cammino da salesiano, come giovane tirocinante in Madagascar» (don Tonino Romano) «Don Carmelo era un uomo molto esigente. Esigente con sé, con gli altri, con la comunità. Aveva un amore appassionato per don Bosco e sognava come lui il futuro dei giovani del distretto missionario. Tutti gli volevano un gran bene» (Don Carmelo Buccieri). «Carmelo era l’uomo di tutti, un amico fraterno, pronto al lavoro e al sacrificio. Ha avuto una vita missionaria dura e sacrificata, dovendo stare quasi da solo diversi giorni, soprattutto a Manombo, prima di rientrare ogni Lunedi in comunità. Sapeva districarsi nelle difficoltà; si intendeva di tutto; costruzioni, motori, riparazioni varie... La preghiera sosteneva la sua vita missionaria. La devozione alla Madonna e la sua fedeltà a Don Bosco erano il sostegno della sua vocazione. La lunga malattia l’ha provato come l’oro nel fuoco. Ma era sorridente e incoraggiava gli altri. La Fede lo ha sostenuto nella lunga battaglia» (Don Vittorio Costanzo). Anch’io voglio unirmi a questa testimonianza corale, ringraziando Dio di aver conosciuto questo confratello, riflesso della cordialità di Dio verso tutti, e faccio mie le parole di Don Carmelo Buccieri: «Lo vidi l’ultima volta nel dicembre scorso, seduto nella sacrestia della Chiesa Parrocchiale di Barriera. Mi raccomandai alle sue preghiere e anche lui chiese le mie. Adesso dal cielo continuerà ancora a guardarci con il suo sorriso e a scherzare come faceva con tutti noi». Caro Don Carmelo, non ti dimenticare di noi. Noi non ci dimenticheremo di te. Arrivederci in paradiso! Don Pi ppo Ruta
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tranquillità di coscienza. Anche con le difficoltà di movimento non perdeva occasione per stare in oratorio dove veniva accostato da ragazzi e adulti e a tutti dava sempre una buona parola, oppure un consiglio, o il sacramento della riconciliazione per il quale si prestava molto volentieri secondo le sue forze. In questi ultimi anni ha anche sempre accolto con gioia i ragazzi tunisini che portavamo d’estate al GREST di Barriera e mi chiedeva notizie di come andasse la missione in Tunisia, lui missionario della prima ora in Madagascar, incoraggiandomi sempre e con la vicinanza della sua preghiera».
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O melia S. Mes sa esequ iale di Don Vincenzo La Mantia Sa l e sia n o p r es b it ero (1 9 13 -20 1 7)
Chiesa “San Tommaso Messina 28 marzo 2017 «Là, presso i fiumi di Babilonia, sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion. Ai salici delle sponde avevamo appeso le nostre cetre. Là ci chiedevano delle canzoni quelli che ci avevano deportati, dei canti di gioia quelli che ci opprimevano, dicendo: “Cantateci canzoni di Sion!”. Come potremmo cantare i canti del Signore in terra straniera? Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; resti la mia lingua attaccata al palato, se io non mi ricordo di te, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia» (Sal 137,1-6).
Il Salmo 131, di risposta alla Parola di Dio, esprime in pieno i sentimenti più profondi, ricorrenti e insistenti di Don Vincenzo La Mantia in questi ultimi anni della sua lunga esistenza, contrassegnata dalla nostalgia del cielo e dal desiderio ardente di approdare finalmente alla Gerusalemme celeste. Il brano del Vangelo ci fa percepire i sentimenti di Gesù nell’ultima cena e i battiti del cuore di questo confratello a cui la nostra Comunità ispettoriale deve tanto. Don La Mantia resta al momento l’unico confratello della nostra Ispettoria ad essere diventato “secolare”, con meraviglia dei suoi novizi che erano sovente invitati da lui, quand’era maestro, a rimanere fedeli a Don Bosco e alla Congregazione e a non cedere alle “sirene” che invitavano a passare al clero secolare. Diversi aneddoti hanno costellato la sua veneranda canizie. Non molto tempo fa’, gli chiesi come stesse, mi rispose con un pizzico di preoccupazione ma senza esagerare: «Sai… incomincio a dimenticare qualcosa!». È capitato anche che in questi ultimi tempi imperversassero le telefonate dell’INPS (sede di Messina) per chiedere informazioni su di lui ai fini di controlli pensionistici e per indagare “se ancora fosse vivo”. Il nostro Don Vincenzo, dopo essersi un pizzico risentito, passò all’attacco, esclamando di tanto in tan-
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to: «Direttore, telefoniamo all’INPS per comunicare che, grazie a Dio, sono ancora vivo!?». Il 23 agosto 2016, giorno del suo 103° compleanno, alle ore 19, presso la Cappella del “San Tommaso” (II piano), fu celebrata l’eucaristia di ringraziamento, presieduta dal Visitatore straordinario, Don Stefano Martoglio, Consigliere della Regione Mediterranea. Erano presenti, diversi confratelli della Comunità del “San Tommaso” e dell’Infermeria ispettoriale, qualche rappresentante di altre comunità, le consorelle “Sisters of Mary Auxiliatrix” che in questi anni hanno prestato il loro servizio ai confratelli anziani e ammalati. Dopo la celebrazione, i convenuti hanno fatto festa attorno al patriarca dell’Ispettoria Sicula, consumando la cena con piatti tipici della Sicilia e la torta con una simbolica candelina. Impossibile metterne 103! Come dono, i salesiani di Sicilia hanno offerto a Don La Mantia un piccolo gruppo statuario di Don Bosco, Mamma Margherita e Domenico Savio che egli ha gradito tantissimo e che ha contemplato tutta la serata. Al termine del pasto, Don Martoglio ha invitato il festeggiato a dare la “buonanotte” che è durata meno dei tre minuti di regola. Il messaggio è stato sentito, essenziale e profondo, un invito alla santità della vita e a rivivere in noi sull’esempio di Don Bosco il “Da mihi animas, cetera tolle!”. Tutti siamo rimasti impressionati della serenità, della lucidità e della convinzione con cui ha pronunciato quelle poche e pregnanti parole. Insieme
L’infanzia e i primi anni giovanili Don Vincenzo La Mantia, nacque a Canicattì (AG) il 23 agosto del 1913, da papà Francesco, agricoltore, e mamma Diega Zucchetto, casalinga. La sua città natia ha dato alla Chiesa e alla Congregazione salesiana tante e belle vocazioni. Sin dalla tenera età, sentì la chiamata del Signore e, come il giovane Samuele, avvertì interiormente la prontezza a mettersi al suo servizio con fedeltà e costanza. Scrisse nella domanda di ammissione al noviziato, in data il 9 giugno 1931: «Reverendissimo Signor Direttore, Insieme
entrando nel collegio dei Salesiani a Pedara, fin dal primo anno ho sentito la vocazione di farmi Salesiano e son già passati quattro anni nei quali fui sempre costante nella vocazione. Da ciò convinto che è volontà di Dio che io mi faccia Salesiano Le chiedo di essere ammesso al Noviziato, Le bacio la mano. La Mantia Vincenzo» La f orm azione iniz iale Sotto la guida sapiente del Maestro Don Giacinto Luchino, il giovane Vincenzo compì il noviziato a San Gregorio di Catania dal settembre del 1931 al 14 settembre del 1932, g i o r no d e l la s u a p r i m a p r o fe s s io n e. F u u n anno speciale per Vincenzo durante il quale sentì la trepidazione di voler rispondere con un “eccomi” generoso e incondizionato al Signore, certo della Vocazione tra i figli di Don Bosco, nonostante percepisse i propri limiti. Egli sarebbe stato chiamato a trasmettere ad altri quanto ricevuto, con la medesima fedeltà che caratterizzò le prime generazioni di salesiani che avevano avuto la fortuna di conoscere Don Bosco. Nella domanda di ammissione, insieme ad altre cose, così scrive di suo pugno il 15 agosto 1932, in un bel contrappunto di punti interrogativi sulla propria indegnità e punti esclamativi sulla bontà di Dio:«Ho sospirato e ancor sospiro il giorno in cui mi possa consacrare tutto a Dio. Che bella e grande grazia è mai questa! Ma chi sa se mi son ben preparato? Certo un po’ di buona volontà c’è stata, ma in paragone alla preparazione che richiederebbe un sì gran atto è ben poca; tuttavia mi consola e mi spinge a fare la domanda la sicurezza ormai certa che Dio mi vuole nella Congregazione Salesiana». Sempre a San Gregorio compì gli studi liceali dal 1932 al 1935. Svolse la sua esperienza di tirocinio presso l’Opera di Modica Alta dove vi rimase dal 1935 al 1938. Emise la professione perpetua il 2 settembre 1938 a San Gregorio. Dal settembre del 1938 al 1939 fu per un anno al “San Callisto” di Roma e dal 1939 al 1942 a Bollengo in Piemonte per compiere gli studi teologici e, finalmente, il 5 luglio 1942 fu ordinato presbitero in quel tempo così tragico e difficile della seconda guerra mondiale.
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Diciamo grazie al Signore perché ha voluto non solo aggiungere giorni alla vita di questo nostro confratello, ma ha anche impresso tanta vita di grazia ai suoi giorni, donandoci di riflesso una bella e profonda testimonianza di vita salesiana e sacerdotale. Se Don La Mantia ripeteva sovente che Dio si era dimenticato di lui su questa terra, ritardando la festa che avrebbe voluto celebrare in Cielo, penso che siamo tutti concordi che il Dio «amante della vita» (Sap 11,26) lo abbia oggi esaudito e siamo convinti che il Signore abbia permesso di rimanere tutti questi anni in mezzo a noi per testimoniare il Dio «grande nell’amore» (Sal 103,8) e «ricco di misericordia» (Ef 2,4). La sera di domenica 26 marzo, alle ore 21,40, il Signore l’ha chiamato a sé esaudendo il suo desiderio di stare definitivamente con Lui e di fare festa insieme alla Vergine SS., agli Angeli e ai Santi per sempre. «“Maria, Maria, Maria” sono state le ultime parole da lui pronunciate prima che quella lieve ischemia gli togliesse la parola» così riferisce Don Alessandro Malaponte in una breve testimonianza. Dei suoi 103 anni, 84 di vita religiosa Don La Mantia li ha vissuti con Don Bosco, e 74 di sacerdozio ha manifestato a quanti incontrava il volto di Cristo Buon Pastore. Se n’è andato in punta di piedi con quella delicatezza d’animo che lo contraddistingueva. La nostra comunità ispettoriale riconsegna a Dio quanto ricevuto, il dono di questo confratello di cui rendiamo grazie e per il quale eleviamo la lode all’infinita bontà di Colui che ci ha chiamati nella famiglia di Don Bosco alla santità.
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Dirette e vibranti sono le espressioni riportate nelle domande al diaconato e al presbiterato, nelle quali rinnovò l’entusiasmo manifestato in tenera età e la consapevolezza di dover crescere vocazionalmente e incamminarsi sulla strada della santità. Basterà richiamare alcuni stralci: «La sublime dignità del Sacerdozio m’incute un santo e salutare timore e nello stesso tempo mi fa confidare esclusivamente nella somma bontà di Dio per cui tutto posso in Colui che mi conforta. Come potrò accedere al monte santo del Signore solo appoggiato ai miei pochi e scarsi meriti? Gesù di bontà e di misericordia fa’ che io arrivi a Te meno indegnamente possibile. Con queste disposizioni rinnovo il mio proposito fermo ed efficace di andare avanti fino al Sacerdozio attraverso i gradi stabiliti dalla Chiesa per i suoi eletti. Confidando ancora molto in Maria SS. Immacolata, che fin d’ora eleggo a fulgida stella del mio Sacerdozio, faccio domanda di essere ammesso all’ordine maggiore del Diaconato. Che Iddio mi assista e lo Spirito Santo scenda copioso su di me per irrorare l’animo mio con i suoi doni e con la sua celeste grazia» (Bollengo, 8 dicembre 1941). «L’Onnipotente e sempiterno Iddio nell’infinita sua bontà ha voluto riguardare la bassezza della sua creatura umana e l’ha colmata dei suoi benefici e dei suoi doni. In eterno canterò le misericordie del Signore. Perché tutto ciò per me? Tremante m’appresso al Signore che mi ha scelto e mi ha eletto. Come potrò io stare dinanzi al mio Dio, al mio Creatore, al mio Salvatore, al mio Re? Gesù tutta la mia forza da te; da te il potere, da te l’aiuto e il sostegno. Gesù mio, confidando solo ed esclusivamente nel tuo aiuto oso domandare lo stesso potere che tu hai dato agli Apostoli. Rozzi, ignoranti, peccatori erano gli Apostoli; mille volte più di loro io sono rozzo, ignorante e peccatore, ma, come loro, arde il mio cuore per Te. Quindi consapevole della mia nullità e desideroso di sempre più amarti e servirti, consapevole ancora degli obblighi che importa il sacro ordine e pienamente libero domando di essere ammesso al sacro ordine del Presbiterato. Maria Ausiliatrice mi protegga e D. Bosco santo mi aiuti!» (Bollengo, 24 Maggio 1942).
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L e e sp e ri e nz e e d u c a ti v e e p a s to ra l i d o p o l ’ o r d i n az io n e Divenuto sacerdote, fu chiamato a svolgere il suo ministero educativo e pastorale di catechista prima a Pedara (1942-1943), poi a Catania Barriera (1943-1945) e a S. Agata di Militello (1945-1946). Per dieci anni fu a Catania Barriera (1946-1956) e trascorse i tre successivi anni (1956-1959) rispettivamente a Pedara, Palermo Ranchibile (come viceparroco presso la Parrocchia “San Luigi”) e poi di nuovo a Pedara. Dal 1941 al 1956 fu membro del Consiglio della Comunità, svolgendo diverse mansioni. I l m aes t ro di di ec i g en era zi o n i di n o v i z i Nel 1959 fu chiamato a essere maestro dei novizi, dopo un anno in cui si ventilavano diverse candidature e, di fatto, si svilupparono diversi tentativi andati a vuoto uno dopo l’altro. Nonostante non si sentisse adatto all’alto compito e anche in tarda età richiamava che altri avrebbero fatto di più e meglio, portò avanti questo importante e delicato compito per ben dieci anni, fino al 1968, anno in cui si decise di chiudere il Noviziato a San Gregorio ed inviare i novizi siciliani in altra Ispettoria, a Pacognano (NA). Quando incontrava i suoi antichi novizi, era bello vedere come li riconoscesse e li chiamasse per nome; sorprendente era la reazione di quanti venivano riconosciuti e chiamati per nome affabilmente e con il sorriso gravido di affetto paterno. «Era felice quando ricordava che tra i suoi novizi, c’era stato anche Mons. Saro Vella; e la sua gioia saliva alle stelle quando il paesano Vescovo venne a trovarlo, oppure quando lo sentiva per telefono» - così scrive nella sua testimonianza Don Raimondo Frattallone. U n a v i t a s p es a i n se mp l i c i t à e se re n a de di zione L’ubbidienza dopo gli anni trascorsi a San Gregorio, come maestro dei novizi, lo chiamò per un anno a Catania Barriera (1968-1969) come viceparroco e per dieci anni a Modica Alta (1969-1979). Attingo ai miei ricordi di ragazzo, oratoriano e allievo esterno del “Domenico Savio” negli anni 19691972. Lo ebbi economo, o “prefetto” come si Insieme
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cente di scienze e matematica, avendo conseguito i titoli richiesti nel 1941. Era anche titolato per l’Educazione fisica ma pare che non abbia mai fatto ginnastica fisica, ma solo spirituale. Il suo ministero fu apprezzato particolarmente per le confessioni, la direzione spirituale, come anche ricercato fu il servizio di cappellano presso le comunità delle FMA. Dal 2010 al 2014 fu inviato nella sua città natale Canicattì, dove fu confessore e presenza sapiente e rasserenante nella comunità salesiana, tra i parrocchiani, i membri della Famiglia Salesiana, specialmente l’ADMA, e i giovani. Nel 2014 fu trasferito a Messina “Mamma Margherita” fino a questi ultimi mesi trascorsi al “San Tommaso” di Messina. Di questi ultimi anni testimonia Don Raimondo Frattallone: «Don La Mantia, il “maestro” come lo chiamavamo noi -, giunse al Residence “Mamma Margherita” del San Tommaso alquanto debilitato in forze, e con una doppia fragilità senile: una sordità alquanto alta e una vistosa riduzione della sua vista. Ma, nonostante la sua precaria salute, si sforzava sia di celebrare qualche ora dell’ufficio Divino, sia di vivere serenamente e cordialmente la vita comunitaria con i confratelli anziani o malati». U n b re v e e l i n e a re pr o f i l o c o n a l c u n e t e s t i m on ia nz e p e r ven ute Nei documenti d’Archivio estrapoliamo alcune osservazioni elaborate da chi ha curato la formazione di Don La Mantia. Su di lui si osservano questi tratti: Carattere calmo e timido. Molto buono. Nella pietà ottimo. Ha mostrato grande buona volontà. Abbastanza attivo nell’adempimento del proprio ufficio. Di ottimo spirito religioso e osservanza. Questi lineamenti di personalità sono riscontrabili da chi gli è vissuto vicino e ha potuto notare in lui il lavorio dello Spirito che egli stesso aveva auspicato agli inizi del suo cammino formativo e che esigeva nei suoi novizi, nei confratelli e nei giovani. In Don Vincenzo La Mantia è possibile rintracciare le tre dimensioni dell’ultimo “Capitolo Generale 27” che ben tratteggiano la sua statura spirituale. Era innanzitutto un uomo di preghiera, un “mistico nello Spirito”, in continua e per-
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diceva allora, e insegnante di matematica. Affabile e cordiale in ricreazione, era esigente in aula specialmente con i ragazzi interni, alcuni dei quali ne mangiavano poco di studio. Qualcuno di essi gli faceva perdere la pazienza e interveniva con forza, anche se si avvertiva che lo facesse a fin di bene e anche i più discoli e restii sentivano di essere oggetto di cura e di premura. Gli dicevo scherzosamente che se sono in grado di “dare i numeri” il merito era del mio professore di matematica di I e II media. E lui annuiva sorridente … Dopo Modica, nel 1979 andò a Caltanissetta D. Bosco, allora aspirantato salesiano fino al 1998, e vi rimase fino al 2010. Di quegli anni nisseni, è testimone Don Tonino Romano che lo definisce «vero maestro di vita e autentico testimone dell’amore per don Bosco e per la Congregazione salesiana». Così prosegue: «Ho conosciuto Don La Mantia nel lontano 1984 presso la comunità di Caltanissetta, dove iniziai il mio cammino vocazionale come aspirante per gli studi ginnasiali. Don La Mantia fu mio confessore e mi guidò con robusta sapienza salesiana alla scelta della vita religiosa. La sua esperienza di Maestro di Noviziato perdurava in quegli anni come punto di riferimento speciale per la direzione spirituale e come confessore stabile. Non erano solo i colloqui spirituali che intrattenevamo con lui a darci tanta gioia e sicurezza nel cammino di discernimento, ma era soprattutto la sua umile presenza in cortile (nonostante il clima rigido nisseno) a riscaldare in modo simpatico e paterno i nostri giovani cuori. […] È stato un vero testimone dell’assistenza salesiana, intesa come relazione profondamente umana del saper accogliere con il volto sorridente e il cuore in mano: Don La Mantia è stato un vero salesiano secondo il cuore di don Bosco. Ha avuto un amore speciale per le Missioni del Madagascar. Grazie all’eredità della sorella è stata costruita la bellissima chiesa di Tulear e ogni volta che mi incontrava, voleva che gli parlassi del Madagascar che aveva visitato con coraggio nonostante la sua età avanzata». Le mansioni ricoperte da Don Vincenzo furono quelle di Vicario della Comunità (1972-1995) ed Economo della Casa (19711981) a Modica e Caltanissetta. Fu anche do-
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manente contemplazione del Crocifisso e di Maria SS. Immacolata e Ausiliatrice, eletta, nella domanda al diaconato, «a fulgida stella del suo Sacerdozio». Durante le celebrazioni, di fronte al tabernacolo o ad una immagine sacra, il volto appariva luminoso e concentrato, semplicemente sereno, sprigionando un particolare fascino. Era anche affabile e sorridente, “profeta di fraternità” e pronto alla comprensione degli altri e alla riconciliazione. Ci stava allo scherzo e partecipava alla gioia dello stare insieme e condivideva con gli altri la vita con le gioie e i dolori. Condusse una vita sobria, essenziale e povera, solidale con i poveri e le missioni. Aveva il senso di appartenenza alla comunità ispettoriale; mi chiedeva notizie dei confratelli, delle case e immancabilmente di Canicattì. Dopo la chiusura dell’Opera, le sue domande non erano mai insinuanti, ma interessate alla gente e ai ragazzi. Era un uomo dedito agli altri, in particolare era un “servo dei giovani”. Fin quando ha potuto, non se ne stava in disparte e non si isolava, ma era in mezzo alla gente e a contatto con le nuove generazioni, senza gesti o effetti eclatanti ma con la semplicità di chi ha dato tutto se stesso a Dio e ai giovani, come Don Bosco, fino all’ultimo respiro, senza trattenere nulla per sé. Tanti sono stati i messaggi di cordoglio ricevuti che manifestano affetto e stima verso il patriarca della nostra Ispettoria. Ne richiamo alcuni più significativi. Nel frequentarlo ho potuto constatare la sua semplicità e saggezza espresse anche con simpatico buon umore in tutte le espressioni della vita. Uomo di preghiera, di fedeltà e di comunione. La sua morte lascia un vuoto, ma diviene stimolo ad essere salesianamente ed umanamente autentici come è stato lui. Con riconoscente affetto per il bene ricevuto (Don Gianni Mazzali). I miei legami con Don La Mantia erano veramente molteplici : dello stesso paese, della stessa famiglia (la sorella Giulia era una mia pro-zia), compagni di banco di mio papà che spesso mi parlava di lui… ma soprattutto ho avuto la grazia di averlo come Maestro nell’anno del Noviziato a San Gregorio. Per me è rimasto sempre il “mio maestro”, mae-
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stro di vita. Tra di noi – suoi figli - dicevamo: «Le sue conferenze le abbiamo dimenticate da tempo, ma i suoi esempi ci sono sempre presenti». Uomo mite, semplice, buono. Guardando la sua vita si potrebbero parafrasare tutte le beatitudini: «Beato tu – don Vincenzo – perché sei stato povero, mite, capace di piangere e di soffrire, assetato di giustizia, pieno di misericordia per tutti… Beato tu – don Vincenzo – perché sei stato puro di cuore, portatore di pace…». Il suo paterno incoraggiamento a «farci santi» ci sosterrà nei momenti di tiepidezza spirituale e ci darà uno slancio sempre più forte verso il Paradiso (S.E. Mons. Rosario Vella). Con lui scompare uno dei grandi salesiani dell’Ispettoria Sicula. Ha lasciato un ricordo indelebile nelle persone che l’hanno conosciuto. Io ho avuto la grazia di averlo come Maestro di Noviziato. Ricordo molto bene la sua delicatezza e bontà nei rapporti con tutti. Semplice e profondo ha saputo infondere nel cuore di tanti giovani gli insegnamenti di Don Bosco. La sua lunga vita gli ha dato la possibilità di formare tante generazioni di salesiani e di lasciare tanto bene seminato nel cuore dei suoi discepoli. Ringraziamone il Signore. Preghiamo per la sua anima, anche se probabilmente non ne avrà molto di bisogno! (Don Bartolo Salvo). Nel dire “grazie a Dio”, diciamo anche grazie a Don Vincenzo per la sua testimonianza gioiosa, generosa e fedele. Concludo con l’espressione scelta per il 50° di presbiterato e il 60° di professione: “Dio è amore”. “Canterò in eterno le meraviglie del Signore” (Sal 88,2). Chiediamo a Colui che ci ha amato per primo di unirci al canto di Don La Mantia che all’unisono con la Vergine SS. Aiuto dei Cristiani, eleva oggi e sempre il Magnificat per le grandi cose compiute nella sua vita, nella nostra vita e nella storia dell’umanità. Amen. Do n P i pp o Ru ta
R i c or d i a mo i f ami l i a r i de fu n t i d ei co n f r at e l l i : La sorella del compianto Don Fronte. Il papà di Don Cristian Filippo Scuderi. Insieme
Nuova Enciclopedia di BI OE TI C A e SE SS UO LO GI A Bioetica e Sessuologia sono due ambiti in stretta connessione e nello stesso tempo ben distinti: la vita nasce dalla famiglia, dall’amore coniugale, dalla reciprocità del dono interpersonale di due persone che, conformemente ai linguaggi del proprio corpo, si aprono alla generazione di una nuova persona. Nello stesso tempo, il campo della vita va oltre l’uomo e la sua sessualità, per toccare l’ambiente e gli ecosistemi, gli animali. La prima edizione della Enciclopedia di Bioetica e Sessuologia (2004) ha ottenuto un’ottima risposta, non solo a livello scientifico, ma come servizio di consultazione per medici, biologi, tecnici e operatori sanitari, infermieri, filosofi e teologi, operatori dei servizi sociali e pastorali, insegnanti, catechisti, famiglie, ecc. Nata come uno strumento «per tutti», ha risposto alle sue finalità, la metodologia snella è stata apprezzata, l’apertura al dialogo con alcune diverse prospettive di pensiero. Il nostro intento era una «formazione bioetica», capace di informare e di indicare percorsi formativi (pedabioetica), sensibile a una cultura della vita, sul modello del paradigma di cura, della speranza e della visione cristiana della qualità della vita. [...]
DO N B O SC O : S T O R IA E S P IR IT O Dai Becchi alla Casa dell'Oratorio (1815-1858) Quest'opera è intitolata Don Bosco, storia e spirito. "Storia", perché la vita e l'opera di don Bosco si sono svolte in un contesto di eventi da cui è scaturita una nuova realtà che ha influenzato il suo pensiero e le sue scelte. "Spirito", perché attraverso un processo interiore di docilità agli impulsi della grazia, egli ha saputo cogliere la novità emergente e rispondere col dono incondizionato di sé. Il contenuto è frutto di letture, ricerche e materiali elaborati per le lezioni, ma lo spirito che l'anima è frutto di una riflessione critica scaturita dall'interazione tra insegnante e allievi. Per l'edizione italiana i materiali sono stati completamente rivisitati allo scopo di una maggiore chiarezza espositiva e distribuiti in tre volumi: Vol. I. Dai Becchi alla Casa dell'Oratorio 1815-1858) Vol. 2. La Società Salesiana 1859-1874) Vol. 3. Ampliamento di orizzonti (1875-1888) Questo primo volume presenta la vita e l'opera di san Giovanni Bosco fino al 1858. Si sofferma sulla sua formazione, sulle prime esperienze pastorali, sulla fondazione e il consolidamento dell'Oratorio, sull'attività editoriale e sugli elementi spirituali e pedagogici del suo modello formativo. Particolare attenzione è stata riservata al contesto storico del secolo XIX e alle fonti archivistiche e letterarie della vita del Santo.