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Editoriale La forza di generare... ascoltando e accompagnando A cavallo tra il 2017 e il 2018, nel ritiro trimestrale che abbiamo vissuto nelle zone, nelle celebrazioni liturgiche e nei momenti di riflessione personale, siamo stati chiamati a considerare il tempo che scorre e passa, la vita che è come un “filo d’erba” (Sal 89,5-6; 102,15-16), e abbiamo invocato con il Salmista di giungere alla sapienza del cuore (Sal 89,12), come capacità fondamentale a “contare i giorni” (Sal 89,12) assaporandone il valore e gustando la grazia che vale più della vita (Sal 62,4). Con una riflessione ad hoc, ho proposto anche a voi alcuni spunti sull’essere padri e madri, rivolgendomi non solo ai confratelli, ma anche alle consorelle FMA. Gli spunti provengono da Madrid, dal Congresso internazionale su “PG e famiglia” e in particolare si rifanno al percorso di Don Gustavo Cavagnari che ho avuto modo di seguire e apprezzare. Invito tutti i confratelli a leggere e gustare la riflessione di S.E. Mons. Marcello Semeraro, contenuta nel libro Il ministero generativo. Per una pastorale delle relazioni, Dehoniane, Bologna 2016, a cui Don Gustavo si riferisce. Lo sto rileggendo e non vi nascondo che lo trovo profondo e ricco di spunti di crescita e di maturazione personale, comunitaria e pastorale. Sulla stessa lunghezza d’onda, mi sembra la Strenna del nostro Rettor Maggiore per l’anno 2018: Insieme

“Signore, dammi di quest’acqua” (Gv 4,15) COLTIVIAMO L’ARTE DI ASCOLTARE E DI ACCOMPAGNARE. Tutta la Famiglia Salesiana, e noi ne facciamo parte integrante, è chiamata ad «avere lo stesso cuore e lo stesso sguardo», nell’alveo della Chiesa che vive questo tempo di grazia tra due Sinodi: quello sulla famiglia, con le sue due sessioni, ordinaria e straordinaria (celebrate rispettivamente nel 2014 e 2015) e quello sui giovani che sarà celebrato quest’anno ad ottobre. Abbiamo avuto tra le mani il testo del Commento offerto alle FMA e all’intera Famiglia Salesiana, come anche è disponibile il bel video di sintesi e di evocazione narrativa. In questo mese nei nostri ambienti cureremo la presentazione della Strenna per piccoli e grandi, secondo la capacità recettiva di ciascuno, per sintonizzarci con il cuore di Don Bosco e del Suo Decimo Successore. Riproducendo in piccolo, quanto vissuto a Roma, il 27 dicembre, alla Casa Generalizia delle FMA il 31 sera, ultimo dell’anno 2017, sono stato insieme a Don Giuseppe Costa per la conclusione dell’Anno presso la Comunità FMA di Catania, Via Caronda. Abbiamo vissuto un momento di adorazione, la celebrazione dei Vespri e il canto del Te Deum, insieme all’Ispettrice, alla Vicaria ed Economa ispettoriale, alle direttrici e alle consorelle delle due comunità. Si è condivisa fraternamente anche la cena di fine anno. Durante la celebrazione è stato proposto il seguente brano evangelico: In quel tempo Gesù disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella sua vigna; andò a cercarvi del frutto e non ne trovò. Disse dunque al vignaiuolo: “Ecco, sono ormai tre anni che vengo a cer-

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care frutto da questo fico, e non ne trovo; taglialo; perché sta lì a sfruttare il terreno?” Ma l’altro gli rispose: “Signore, lascialo ancora quest’anno; gli zapperò intorno e gli metterò del concime. Forse darà frutto in avvenire; se no, lo taglierai”» (Lc 13, 6-9). La “parabola del fico sterile” ha messo in moto dentro di me tante suggestioni. Mi sono chiesto: sono trascorsi tre o, per essere più precisi, quasi quattro anni dall’inizio del mio servizio di ispettore e quali sono i frutti? Non i frutti che si attendono gli altri o che presumo di aver prodotto io, ma quelli che si attendeva e si attende il Signore della vigna. Ma la domanda si è fatta più acuta: l’anno di “proroga” è passato o ha da venire? Era il 2017 o sarà l’anno 2018? Spero che sia la seconda ipotesi, la possibilità che mi viene offerta per ricominciare, per riparare l’infruttuosità degli anni trascorsi o almeno commettere meno errori e peccati del passato. Nella preghiera del vignaiolo “Signore, lascialo ancora… zapperò… metterò…”: trovo la preghiera di Gesù Cristo per quelli come me… Nella “cura” del vignaiolo: riscontro il soffio rigenerante e fertile dello Spirito. Nell’espressione “Forse darà frutto…” la mia speranza; e in quella che segue “se no, lo taglierai”, la serietà dell’esistenza con le sue scelte e le sue decisioni; infine, con la sua irreversibilità. Non so se questo possa servire a voi che avete responsabilità diverse delle mie, ma certamente è una parabola che riguarda tutti, nessuno escluso, dai più grandi ai più piccoli. Indica che la nostra vita non è un gioco fatuo e vuoto: proprio perché impegna interamente Dio, impegna interamente ciascuno di noi, il nostro presente e il nostro futuro. Ho trovato opportuna e in consonanza con la parabola evangelica, la seguente riflessione di Don Francesco Cosentino, giovane teologo e professore alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, che desidero condividere con voi: «Se inizi a pensare che non sei Dio e non devi fare tutto (e sempre bene), le cose cambiano. Certo, c’è una mannaia che colpisce l’inconscio dei preti da cui è difficile liberarsi ed è il trovarsi sempre sotto il giudizio del-

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la gente. Ma, forse, una delle più grandi conquiste spirituali per la vita sacerdotale è raggiungere quel grado di “santa indifferenza”, che mentre non diminuisce la tua passione nel dare, ti libera dalle aspettative degli altri. Ci sarà sempre qualcuno, nel mondo, a cui non piacerai. E ci sarà sempre un parrocchiano che avrà qualcosa da ridire su di te. Fattene una ragione e, se puoi, sorridici sopra. Dopo di che, inizierai a non sentirti il “salvatore del mondo” e a scoprire che è già venuto sulla terra e si chiama Gesù! Riconciliarsi con questo aspetto, accoglierlo e farselo amico nella vita sacerdotale potrebbe essere un antidoto nei momenti di difficoltà, ma anche un punto di forza della nostra gioia. Troppi piccoli o grandi momenti di crisi, nella tua vita di prete, dipendono forse dal fatto che hai messo sotto pressione te stesso. Se sopravvaluti te stesso o rivolgi verso di te richieste eccessive, il rischio della frustrazione, della depressione e spesso perfino della malattia fisica è alle porte». Siamo tra Scilla e Cariddi, equidistanti da esaltazioni e frustrazioni. Coraggio! – quindi – e avanti! Buon Natale e Felice Anno Nuovo con l’augurio speciale di Don Bosco:

«In queste feste stiamo pure allegri; saltate, ridete, ma pensate anche al grande mistero che si sta compiendo. “Un Dio che si fa uomo!... Bisogna pure che la nostra anima sia qualcosa di grande, ché i Cieli e la terra si commuovono, e un Dio viene a farsi bambino proprio per me”, deve dire ciascuno di noi». (DON BOSCO, MB vol. X, p. 1036).

Insieme


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Lettera del rettor maggiore agli SDB

Il Natale secondo Don Bosco Ho visto in tutto il mondo Salesiani che difendono i ragazzi e i giovani dai tanti Erode dei nostri giorni. E che continuano a sognare,guidati dagli angeli, come don Bosco. Uno spettacolo così, i buoni torinesi del 1842 non l’avevano mai visto. Nelle eleganti vie del centro città, un gruppetto di ragazzi cantava una canzoncina natalizia e a dirigerli c’era un prete! La musica era un po’ ingenua, ma quei ragazzi la cantavano così affettuosamente da commuovere. Don Bosco non aveva un posto per fare le prove di canto con i ragazzi e così le faceva per le strade. Quelle strade che i ragazzi conoscevano bene. Anche la canzone era stata scritta sul davanzale di una finestra. Quei ragazzi vivevano il Natale camminando, come i genitori di Gesù che avevano dovuto mettersi in viaggio e da Nazaret spostarsi a Betlemme. E là sperimentarono che cosa significa essere in terra straniera: per loro non c’era posto nell’albergo. Le case degli uomini erano chiuse per loro. Maria e Giuseppe condividono la sorte di molti profughi e lavoratori stranieri, che cercano una casa e vengono respinti, oggi come duemila anni fa. Anche i ragazzi di don Bosco cercavano uno spazio protettivo per poter crescere, lontano dai pericoli. Don Insieme

Bosco lo cercò insieme a loro e impegnò la vita per trovarlo. Nelle mie visite ai Salesiani del mondo, ho incontrato tantissimi ragazzi e giovani che trovano casa e protezione nelle braccia e nell’affetto dei figli di don Bosco. E ho visto in tutto il mondo ragazzi e ragazze cantare felici insieme. Gesù nacque in una stalla. Gli uomini non l’avevano accolto, degli umili animali divisero con lui il loro riparo. Don Bosco incominciò da una tettoia sporca e malandata. La stalla, con la nascita di Gesù, si riempì di luce, una luce calda e tenera e tutto ciò che era povero e disprezzato divenne prezioso. E una mangiatoia per gli animali divenne il trono dell’Altissimo. La povera tettoia Pinardi avrebbe scoraggiato chiunque. Testimoniò don Giovanni Battista Francesia: «Quando Don Bosco visitò per la prima volta quel locale, che doveva servire pel suo oratorio, dovette far attenzione per non rompersi la testa, perché da un lato non aveva che più di un metro di altezza; per pavimento aveva il nudo terreno, e quando pioveva l’acqua penetrava da tutte le parti. D. Bosco sentì correre tra i piedi grossi topi, e sul capo svolazzare pipistrelli». Ma per don Bosco era il più bel posto del mondo: «Corsi tosto da’ miei giovani; li raccolsi intorno a me e ad alta voce mi posi a gridare: – Coraggio, miei figli, abbiamo un Oratorio più stabile del passato; avremo chiesa, sacristia, camere per le scuole, sito per la ricreazione. Domenica, domenica, andremo nel novello Oratorio che è colà in casa Pinardi. – E loro additava il luogo. Quelle parole furono accolte col più vivo entusiasmo. Chi faceva corse o salti di gioia; chi stava come immobile; chi gridava con voci e, sarei per dire, con urli e strilli» (MO, 168). Perché Giovanni Bosco sognava. L’angelo del Natale si manifesta in modo diverso nel vangelo di Matteo. Qui non è lo splen-

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dore a circondare la nascita. L’angelo appare a Giuseppe in sogno. E gli ordina a nome di Dio di prendersi cura di quel Bambino. L’angelo gli apparirà in sogno altre volte ancora. E Giuseppe farà esattamente quello che gli dirà, fino a quando il figlio di Maria avrà raggiunto un’età in cui nessuno potrà più attentare alla sua vita. Nei sogni, don Bosco è invitato a prendersi cura dei ragazzi e dei giovani, aiutarli a crescere con l’affetto e la bontà, a far sì che nessun Erode più li insidi. Ho visto in tutto il mondo Salesiani che difendono i ragazzi e i giovani dai tanti Erode dei nostri giorni. E che continuano a sognare, guidati dagli angeli, come don Bosco. «Fate come i pastori». Lascio che sia don Bosco stesso a concludere il mio augurio natalizio. Nella “Buonanotte” che precedeva una novena di Natale all’Oratorio disse: «Domani incomincia la novena del santo Natale. Due cose io vi consiglio in questi giorni. Ricordatevi sovente di Gesù Bambino, dell’amore che vi porta e delle prove che vi ha dato del suo amore fino a morire per voi. Al mattino alzandovi subito al tocco della campana, sentendo il freddo, ricordatevi di Gesù Bambino che tremava pel freddo sulla paglia. Lungo il giorno animatevi a studiar bene la lezione, a far bene il lavoro, a stare attenti nella scuola per amore di Gesù. Non dimenticate che Gesù avanzava in sapienza, in età e in grazia appresso a Dio ed appresso agli uomini. E sovra tutto per amore di Gesù guardatevi dal cadere in qualsivoglia mancanza che possa disgustarlo. Fate come i pastori di Betlemme: andate spesso a trovarlo. Noi invidiamo i pastori che andarono alla capanna di Betlemme, che lo videro appena nato, che gli baciarono la manina, gli offersero i loro doni. Fortunati pastori, diciamo noi! Eppure nulla abbiamo da invidiare, poiché la stessa loro fortuna è pure la nostra. Lo stesso Gesù, che fu visitato dai pastori nella sua capanna si trova qui nel tabernacolo. L’unica differenza sta in ciò, che i pastori lo videro cogli occhi del corpo, noi lo vediamo solo colla fede, e non vi è cosa,

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che possiamo fargli più grata, che di andare spesso a visitarlo. E in qual modo andare a visitarlo? Primieramente colla frequente Comunione. Altro modo poi è di andare qualche volta in chiesa lungo il giorno, fosse anche per un sol minuto». Ovunque c’è un’opera salesiana, ho visto chiese piccole e grandi, ma tutte con l’immagine di Maria con il Bambino Gesù in braccio. Proprio come a Betlemme duemila anni fa. Ángel Fernández Artime Con

X Successore di Don Bosco

Lettera dell’Ispettore «"Vi darò Pastori secondo il mio cuore" (Ger 3,15). Con queste parole del profeta Geremia Dio promette al suo popolo di non lasciarlo mai privo di pastori che lo radunino e lo guidino: "Costituirò sopra di esse (ossia sulle mie pecore) pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi" (Ger 23,4)». (GIOVANNI PAOLO Il, Pastores dabo vobis, 1).

Carissimi Confratelli, in questi giorni passati siamo stati continuamente stimolati da tanti appelli della Sacra Scrittura e della Tradizione cristiana che mirano a verificare la nostra passione e coerenza educativa e pastorale: i testi profetici di Geremia ed Ezechiele, il Discorso 46 di Sant'Agostino sui pastori (CCL 41, 529-553) che è il testo più lungo riportato dall'Ufficio delle Letture (dalla Domenica della XXIV settimana a Giovedì della XXV settimana). Se si aggiunge anche la beatificazione del nostro confratello don Titus Zeman, martire e apostolo delle Vocazioni, il 30 settembre scorso a Bratislava, questi testi straordinari e questo evento eccezionale, all'inizio dell'anno educativo-pastorale, costituiscono nel loro insieme un appello a verificarsi come educatori e pastori dei giovani, a interrogarsi se siamo disInsieme


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posti a dare la vita fino all'ultimo respiro come il Signore Gesù, buon pastore, e il nostro Don Bosco. Misuriamo ogni giorno, lo scarto, tra le nostre inerzie e fatiche e il coraggio di quanti testimoniano la fede, tra ciò che pensiamo e facciamo e quanto ci viene suggerito dallo Spirito Santo e dalla Parola di Dio. Ecco perché ogni giorno, nell'Eucaristia, prima dello scambio del segno della pace, supplichiamo il Signore con le parole: «non guardare i nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa». 1. La Lettera del Rettor Maggiore e la visita ispettoriale alle comunità Nella giornata di ieri è pervenuta la lettera di chiusura della visita straordinaria a firma del Rettor Maggiore (prot. 17/0371 del 16 agosto 2017) che costituisce la carta di navigazione per i prossimi tre anni. Ringraziamo Don Angel per la paternità e l'afflato con cui ci incoraggia ad andare avanti e per le indicazioni che ci offre per un convinto e spedito cammino della nostra comunità ispettoriale. Mentre chiedo a Don Michele Spallina di spedire il formato pdf alle comunità, mi impegno a farne oggetto di riflessione nelle comunità, insieme agli orientamenti consegnati ad ogni casa da Don Stefano Martoglio, a nome del X Successore di Don Bosco. Sentiamo dal profondo del cuore di dire grazie al Signore per quanto ricevuto; inoltre, esprimiamo il nostro sentito grazie a Don Angel per questa lettera incoraggiante ed esigente. In questa settimana ho iniziato il giro della Sicilia per le visite ispettoriali e mi auguro che sia un'opportunità per incontravi e verificare il nostro stile di vita e di missione tra i giovani. Intendo richiamare gli obiettivi espressi nella lettera apposita, inviata lo scorso 28 agosto e chiedendo ad ogni comunità di preparare bene l'appuntamento. Eccoli: • mantenere il contatto tra confratelli che vogliono vivere gioiosamente e generosamente la propria vocazione; • verificare i vari aspetti della nostra vita: preghiera, fraternità, missione educativo-pastorale ed amministrazione; • valutare insieme l'osservanza reliInsieme

giosa, la testimonianza di vita consacrata, la sollecitudine nel corrispondere alla nostra vocazione e nel promuoverne l'altrui; • incontrare, da parte mia, gli adulti educatori e collaboratori, esponenti dei vari rami della FS, ragazzi e giovani che frequentano i nostri ambienti. Il Signore ci dia grazia di non lasciar cadere a vuoto le tante opportunità che ci offre. 2. Notizie di famiglia Vi comunico telegraficamente gli appuntamenti durante la mia visita in Tunisia (20-25 settembre 2017):

20 settembre: Arrivo alle ore 18 all'aeroporto di Tunis e alle19 a Manouba: S. Messa con i confratelli e cena. 21 settembre: Capodanno arabo - Lodi a Manouba e colloqui con Jacques e Rocco - ore 12 Incontro con i confratelli a Tunis e Pranzo. Partenza per Menzel Burguiba: fraternità - Santa Messa e Cena con le consorelle FMA. Rientro a Tunis. 22 settembre: ore 6,15 Lodi ed Eucaristia - Entrata dei ragazzi - ore 9,30 Colloquio con P. Jawad, delegato della Curia per le scuole - Pranzo con i confratelli di Tunis - ore 15 Colloquio con Roberto - ore 16 incontro con S.E. Mons. Ilario Antoniazzi, Arcivescovo di Tunis (assunzione impegno a supplire il parroco di Hammamet il sabato pomeriggio e la domenica mattina) - Pernotto a Tunis. 23 settembre: ore 7,30 partenza per Manouba - Colloquio con Don Faustin - ore 9,30 Lodi e Meditazione - Ritiro Spirituale; ore 12 S. Messa - Pranzo; ore 15 Patronage - Oratorio - Saluto ai ragazzi - Colloquio con Domenico; ore 18 S. Messa alla parrocchia Saint Jan D'Arc - Cena e pernotto a Manouba. 24 settembre: ore 9 S. Messa in cattedrale - Visita a Medina - ore 13 Pranzo con i confratelli e con i collaboratori sigg. Rosario e Maria - ore 15 matrimonio islamico di due giovani tunisini a Manouba presso il Palais Kobbet Ennhas (ex casa FMA) - Visita alle consorelle FMA a La Marsa - ore

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18,30 Vespri e incontro conclusivo con i confratelli e cena.

25 settembre: ore 6,15 Lodi ed Eucaristia - ore 8: Saluto ai ragazzi della scuola Pranzo con i confratelli di Manouba - ore 15 partenza per l'Aeroporto. Vi porto il saluto dei confratelli che lavorano in Tunisia e porto con me un bel ricordo di questi giorni, del bene che Don Bosco fa a questi ragazzi e alle loro famiglie e del bene che essi vogliono al nostro Fondatore. Informo che nella Seduta straordinaria della CISI di giorno 26 settembre scorso convocata da Don Stefano Martoglio, abbiamo ricevuto informazioni che aggiornano la situazione del trasferimento della Casa generalizia al "Sacro Cuore" di Roma e le conseguenti collocazioni di alcuni uffici nazionali al Pio Xl e al San Tarcisio di Roma. Don Claudio Belfiore ha presentato lo stato dell'arte della collocazione degli uffici e dei dipendenti del Centro Nazionale e del trasferimento effettuato in tempi record (due settimane a settembre). Per quanto riguarda la distribuzione negli ambienti questa è la situazione attuale: • la Comunità San Lorenzo è trasferita presso San Tarcisio sull'Appia; al primo piano cappellina, 7 camere per i confratelli, 10 camere multiple per ospiti per un totale di circa 25 posti letto; al piano terra: sale per la refezione (fino a 40 posti a tavola), che è anche sala giornali e TV, 1 stanza adibita a biblioteca e 3 stanze adibite a ufficio, sala per incontri circa 60 posti; il cortile dove si trova la statua di San Tarcisio e il grande albero; • allo stesso tempo la Comunità San Lorenzo ha mantenuto alcuni spazi al Sacro Cuore e altri gli sono stati affidati: una zona al primo piano dove sono collocati tutti gli uffici enti CNOS (SCS, CGS, TGS, amministrazione e comunicazione CNOS, postazione delle 3 volontarie del servizio civile), per un totale di 16 persone coinvolte; un ufficio di rappresentanza nel corridoio dell'lspettoria ICC; l'ufficio di don Rossano Sala nell'ammezzato; e al piano cortile la

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sala 2 per incontri e raduni (circa 90 posti) e un deposito; • gli uffici degli Exallievi e dei Cooperatori sono stati trasferiti al Pio Xl, che ha messo a disposizione due stanze e un deposito dove mantenere temporaneamente il materiale in eccesso; • al Pio Xl ha trovato posto l'ufficio della Postulazione dei santi, mentre l'Istituto Storico e Archivio Centrale hanno trovato una collocazione, stabile per il primo e provvisoria per il secondo, presso l'UPS. La ubicazione descritta, non senza altre possibili risistemazioni, dovrebbe avere la durata almeno triennale; nel 2020 in occasione del CG 28, in una zona immobiliare dell'Istituto Gerini in Via Tiburtina, già individuata, dovrebbe collocarsi la nuova Casa Generalizia e gli Uffici della Direzione Generale. Qualora mi pervenissero altre notizie nei prossimi giorni e settimane, vi saranno segnalate. Chiedo il ricordo nella preghiera per il Rettor Maggiore e la Congregazione, nonché per i confratelli implicati nel trasferimento, in questo momento di cambio non solo strutturale, ma di mentalità e di stile di vita. Torno ad informarvi, inoltre, che giorno 8 ottobre alle ore 15,30 nella Cattedrale di Messina, S.E. l’Arcivescovo Mons. Giovanni Accolla proclamerà la Beata sr. Maddalena Morano, protettrice degli educatori e catechisti per l’Arcidiocesi di Messina, Lipari, Santa Lucia del Mela. Anche questa occasione è provvidenziale nel rinnovare all'inizio di quest'anno 2017/2018 il nostro impegno in campo educativo, pastorale e catechistico. In concomitanza a Catania Cibali si terrà l'incontro di programmazione di Famiglia Salesiana, già rimandato per i motivi che già conoscete e che non è opportuno rinviare ulteriormente. Affido al vostro ricordo anche il percorso della fase diocesana per la beatificazione e la canonizzazione di Nino Baglieri che potrebbe concludersi (lo auspichiamo) entro il 2018. Alla sua intercessione affidiamo la nostra missione in Sicilia e Tunisia. così come ha fatto Don Ángel nella lettera di Insieme


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con l'affetto, la stima e la preghiera che Don Bosco desiderava per i suoi figli. A Maria SS., Vergine del Rosario e delle Missioni, nostro Aiuto, affidiamo il mese di ottobre, mese di preghiera e di azione, mentre vi chiedo una preghiera particolare per le visite ispettoriali. Vogliate gradire il mio saluto fraterno in attesa di incontrarci Catania, 5 ottobre 2017

FORMAZIONE

conclusione della Visita straordinaria. Chiediamo al Signore la grazia di custodire il grande dono della nostra vocazione e di saper accompagnare i giovani alla scoperta del disegno di Dio su ciascuno di loro, in sintonia con il tema del prossimo Sinodo 2018 indetto da Papa Francesco, a partire da oggi primo giovedì del mese. Raccomando alle vostre preghiere tutte quelle situazioni critiche di salute fisica, psichica e spirituale che viviamo in qualche modo tutti, confratelli, collaboratori e giovani. Manifestiamoci la fraternità l'un l'altro

Memoria del Beato Alberto Morvelli

Ordinazione presbiterale di don Marco Aiello “Rendete dritta la via del Signore” (Gv 1,23). “Chiunque avrà lasciato case o fratelli, (…) o padre o madre (…) per il mio nome, riceverà cento volte tanto” (Mt 19,29). Il 16 dicembre del 2017 sono stato ordinato sacerdote presso la Chiesa del Don Bosco Ranchibile di Palermo. Si è trattato, per me, di fare esperienza di come il Signore è fedele per sempre e mantiene le sue promesse. Dieci anni prima, il 18 dicembre 2007, avevo lasciato la mia famiglia, il lavoro, amici, in una parola tutto, ed ero partito per l’aspirantato nei Salesiani. In questi anni ho potuto sperimentare la gioia di poter essere padre di tanti giovani come Don Bosco e l’esperienza di una famiglia molto più grande che il Signore Nella foto mi ha donato: i miei a sinistra: Don Marco, l’Arciconfratelli. vescovo ed i Non erano molti i familiari. Nella confratelli presenti – foto in alto: alcuni per la distanza, Don Marco con i genitori.

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FORMAZIONE

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Palermo-Ranchibile: Don Marco, l’Arcivescovo di Palermo, Don Pippo Ruta, Don Saraniti.

altri in quanto la data ha coinciso con l’inizio della novena di Natale – ma vi erano i miei familiari, tanti giovani di Palermo – molti dei quali avevo lasciato giovanissimi – le consorelle di Palermo, i cooperatori, e tante persone che in questi anni mi hanno sostenuto con la preghiera e l’affetto sincero. Nell’omelia, l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, ha insistito sulla figura di Giovanni Battista, che nel quarto

vangelo è soprattutto un testimone qualificato il quale, nell’indicare Cristo come il vero Agnello di Dio, invita a rendere diritta la Via del Signore, a preparare la Sua venuta. Rendere diritta la via del Signore è stata anche la frase che ho scelto per la mia ordinazione: questo deve essere il mio sacerdozio. Essere uno strumento della misericordia di Dio, cercando di testimoniare con i fatti, e pur con tutti i miei limiti, che Dio è un Padre che non abbandona mai. Che con Lui o senza di Lui non è la stessa cosa. Certamente sono consapevole che non mancheranno le difficoltà: del resto, “iniziare a dir messa, comporta iniziare a soffrire” ha detto mamma Margherita a Don Bosco appena ordinato sacerdote. Tuttavia, confido nell’aiuto del Signore e della Madonna. A loro ho affidato il mio cammino, e so che il loro aiuto non mi mancherà. don Marco Aiello

Animazione vocazionale

“Una buona pastorale giovanile contribuirà a formare giovani forti, solidali e capaci di amare” Don Rossano Sala al Congresso Internazionale salesiano sulla astorale Giovanile Famiglia SYMFAMILY17 Il Segretario speciale per il Sinodo dei giovani, recentemente nominato dal Papa, il salesiano don Rossano Sala, ha concluso il ciclo di interventi al Congresso Internazio-

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nale salesiano sulla Pastorale Giovanile Famiglia SYMFAMILY17, che dal 27 novembre al 1° dicembre, si svolge a Madrid. Don Rossano Sala, che dirige anche la rivista specializzata “Note di Pastorale Giovanile”, ha sottolineato che il tema di questo congresso è al centro delle preoccupazioni della Chiesa, cronologicamente situato tra il Sinodo per la Famiglia, la pubblicazione dell’esortazione “Amoris Laetitia” e il prosInsieme


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simo Sinodo dei Giovani. Interesse della Chiesa che si è fatto esplicito per la presenza, durante tutto il Congresso di Alexandre Awi Mello, Segretario del Dicastero vaticano per i laici, la Famiglia e la Vita, e la partecipazione, nella mattina del 30, di Raúl Tinajero Ramírez, direttore del Dipartimento di Pastorale della Gioventù della Conferenza Episcopale. Il professor Sala, per il quale lo spirito di famiglia “è una dimensione trasversale di tutta la pastorale salesiana”, ha offerto nel suo intervento la visione salesiana del tema incentrato dal Congresso: “Siamo convinti che una buona pastorale giovanile contribuirà alla formazione di giovani forti, solidali e capaci di amare. Questa è una condizione fondamentale per tenere famiglie solide, fedeli e felici”. Don Sala ha ricordato, come compito pastorale che la Congregazione Salesiana sta assumendo, le parole di Benedetto XVI nel 2008 ai partecipanti al Capitolo Generale 26: “Nell’educazione dei giovani risulta estremamente importante che la famiglia sia un soggetto attivo. La predilezione e l’impegno con i giovani, che caratterizza il carisma di Don Bosco, deve tradursi in un impegno analogo al coinvolgimento e la formazione delle famiglie. Per questo la vostra pastorale giovanile deve aprirsi con decisione alla pastorale familiare”. Pastorale giovanile e familiare che non possono camminare per vie parallele. Insieme

In ANS - Mdrid 01 dicembre 2017.

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FORMAZIONE

Madrid: Don Rossano Sala al Symfamily 17.

La famiglia, corresponsabile della missione Nella pastorale giovanile, e specialmente nella preparazione al matrimonio inteso come vocazione, la famiglia ha un ruolo importante e protagonista. Per il salesiano, le famiglie possono contribuire alla formazione dei giovani con la propria esperienza: nella educazione affettiva e nei gruppi giovanili nella presenza delle famiglie animatrici di altre, ha concluso “se lo specifico vocazionale della famiglia è l’amore, la generazione e l’educazione, è logico che questi siano apporti specifici della famiglia per arricchire la Comunità Educativa Pastorale”. Ed ha sottolineato l’importanza di considerare le famiglie come corresponsabili della missione salesiana. La penultima giornata del Congresso si è conclusa con la messa presieduta da Alexandre Awi. Nella sua omelia, il Segretario del Dicastero Vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita, commentando il Vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha sottolineato che “è stato un episodio salesiano”, poiché l’apostolo Andrea si è accorto di “quello che di buono il giovane aveva da offrire; lo stesso che avrebbe fatto Don Bosco”. Da lì, accompagnandolo da Gesù, successe il miracolo. Padre Awi Mello ha sottolineato che, in questo cammino sinodale, “i giovani sono al centro dell’attenzione della Chiesa, del Papa e dei salesiani. Ed ha avvertito che “il Sinodo sui giovani passa, però i salesiani restano”. Commentando altri passaggi evangelici, ha segnalato che “collocare i giovani al centro, significa collocare la famiglia al centro” poiché è impossibile “separare queste due centralità” già che “la famiglia è la fonte, il cammino e la meta della gioventù”.


PASTORALE GIOVANILE

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GR ADO: “Buona stoffa” salesiana Può sembrare il titolo di una pubblicità di un atelier in cerca di successo, in realtà questo slogan custodisce in sé una profonda verità. Il MGS Sicilia, ormai da diversi anni, organizza gli itinerari GR per offrire un servizio a tutti quei giovani che desiderano discernere il sogno di Dio sulla loro vita. In questo cammino vocazionale si inserisce il GR ADO che raccoglie gli adolescenti più sensibili ad un progetto vocazionale (e ce ne sono tanti, grazie a Dio), provenienti dalle nostre case SDB e FMA ma anche da alcune parrocchie diocesane che condividono con noi lo spirito salesiano. Questi adolescenti rappresentano davvero una “buona stoffa” che alla scuola di Don Bosco, Sarto esperto in “abiti vocazionali”, vengono formati per diventare un bell’abito per il Signore, imbastito con i fili della Grazia. Quest’anno partecipano circa 120 adolescenti suddivisi nelle tre zona della Sicilia in cui si svolge il GR ADO: per la zona Orientale ad Alcamo, per quella Occidentale ad Alì Terme e per il centro Sicilia a Pietraperzia.

Questo Gruppo Ricerca raccoglie adolescenti diversi per sensibilità, cammino di fede e maturità spirituale tuttavia ciò che li accomuna è il desiderio di mettere Dio al centro delle loro scelte, della loro vita, imparando a fidarsi di Lui nella consapevolezza di non essere mai abbandonati dalla luce della sua Parola. Forse starete pensando che queste poche righe siano dettate da un eccessivo slancio spirituale da parte di un sognatore disincarnato… sarà anche così ma per scogliere ogni tipo di dubbio mettiamoci in ascolto delle condivisioni di alcuni di questi adolescenti: «Il GR ADO è un momento necessario per riflettere e ritrovare noi stessi, per fare silenzio nell’anima, ascoltare ciò che Dio ha da dirci e distinguere le scelte giuste da quelle sbagliate […] Possiamo Alì Terme: Foto di gruppo. affermare di aver vissuto In alto a destra: Giovani animatori. un’esperienza toccante, arricchita da momenti di preghiera ed adorazione, e di aver dato delle risposte a tutti gli interrogativi che ci siamo portati dietro. Siamo ritornati a casa pieni di gioia, con la voglia di trasmettere agli altri quanto vissuto e consapevoli di iniziare una nuova vita sui passi della felicità». (Animatori della Parrocchia Stella Maris – Messina).

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Alberto Anzalone

Salette sinonimo di accoglienza per il discernimento vocazionale La Comunità Educativa Pastorale dell’Opera de La Salette di Catania, nei giorni 10, 11 e 12 novembre 2017 ha aperto le porte ed i cuori a diversi giovani per il secondo appuntamento della CPA. Promossa dall’Animazione Vocazionale e svolta nella nostra casa catanese, sede della Comunità ProInsieme

posta e del Prenoviziato, questa serie di incontri vogliono far riflettere vocazionalmente i giovani più maturi della nostra terra siciliana e vogliono altresì aiutare a far riscoprire i segni che il Signore opera nella vita di ognuno di loro. I giovani partecipanti, che hanno avuto

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«Chi trova una Chiesa troAlì Terme: Nelle foto della pagina: va una casa. Per me il GR Momenti di formazione. ADO è una famiglia che il Signore mi ha donato». (Giuseppe Lo Presti – animatore Giostra SDB). «Grazie alla presenza nel nostro cammino spirituale dei salesiani, delle suore FMA e degli animatori che organizzano questi momenti, sappiamo di non essere mai soli, sappiamo che quella luce Divina, noadolescenti siano ancora animati da sentinostante la sua fiamma a volte sembri fioca, menti autentici e profondi che, se accompaè sempre accesa pronta a illuminare le nognati e rifiniti dalle mani sapienti di buoni stre menti e i nostri cuori nei momenti di “sarti”, possono davvero sbocciare in abiti dubbio. Ciò che mi porto da questo GR è la unici, “confezionati” su misura con il marconsapevolezza di non essere sola in questa chio di fabbrica salesiano. ricerca, la certezza che Dio ha in serbo per Questi cammini GR da una parte aiutame un grande progetto». (Anna Piazza - anino i giovani ad allargare gli orizzonti a livelmatrice Gliaca FMA). lo ispettoriale e ad approfondire le motivaQueste parole, contro ogni pessimismo zioni di fede, dall’altra però, se nel locale tipicamente adulto, mostrano come i nostri non vengono accompagnati personalmente in un’esperienza di gruppo, rischiano di diventare delle meteore in un cielo senza stelle. E allora questi itinerari ispettoriali, così apprezzati dai nostri adolescenti, costituiscono per noi educatori un invito pressante a fare delle nostre case delle “sartorie” creative dove si vive e si lavora insieme per realizzare dei “capolavori di Dio” anche con le stoffe meno duttili ad un lavorio spirituale.


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il coraggio di mettersi in discussione per capire meglio a cosa il Buon Dio li chiama, provengono da diverse realtà e in quei giorni si misurano con la vita consacrata salesiana, con le sue gioie e le sue fatiche. Vivono insieme alla comunità di religiosi i diversi momenti di preghiera e di condivisione ed in più sono aiutati nel loro personale cammino di scoperta vocazionale attraverso l’accompagnamento personale. Coltivando l’ideale di spendersi per gli altri ed in particolare per i più piccoli e poveri come ha fatto don Bosco proseguono la costruzione della loro interiorità nella preghiera e nel rapporto con Dio. I diversi incontri di Comunità Proposta Allargata permettono di meditare sulle varie dimensioni carismatiche dello Spirito Salesiano; la sequela Christi mano con mano con don Bosco è stato il tema centrale dell’incontro novembrino. Per questo i giovani impegnati in questo discernimento vocazionale hanno ricevuto le testimonianze vocazionali di don Dario Spinella e di don Alberto Anzalone prossimi alla loro Professione Perpetua. Il dono totale di vita dei due confratelli studenti all’Istituto Teologico San Tommaso di Messina ha fatto breccia nei cuori di quei

giovani così impegnati nel loro fare quotidiano, nei loro impegni di studio e di lavoro. Così desiderosi di gustare la bellezza della vita fatta dono questi giovani in discernimento sono stati messi davanti ad una radicalità evangelica che si poteva toccare con mano. Ascoltando le esperienze e accompagnando nella preghiera Dario, Alberto, Timothy e Francis i giovani hanno anche partecipato alla Celebrazione Eucaristica dell’indomani, nella quale i quattro chierici hanno emesso il loro imperituro “Si” a don Bosco e alla Congregazione Salesiana, emettendo i voti perpetui. Condivisione, fraternità e festa hanno vissuto i partecipanti all’incontro di CPA di novembre nella quale hanno potuto sperimentare – inconsapevolmente – l’articolo 57 delle nostre Costituzioni Salesiane che afferma essere la comunità salesiana un “segno rivelatore di Cristo e della sua salvezza presente fra gli uomini” vivendo così quel “fermento di nuove vocazioni, sul modello della prima comunità di Valdocco”. I prossimi appuntamenti della CPA vedranno impegnati i ragazzi in discernimento vocazionale per gli Esercizi Spirituali: dal 23 al 25 febbraio 2018. Antonino Garufi sdb

SCN con i salesiani: Un’opportunità di crescita Tra i doveri del volontario del Servizio Civile Nazionale con i Salesiani è prevista la partecipazione obbligatoria agli incontri di Formazione Generale, occasione di incontro e di confronto con i formatori sui temi principali utili per svolgere correttamente l’anno di Servizio Civile. Gli incontri sono stati tre, e sono stati svolti in aree geografiche differenti della Regione, così da poter dare modo a tutti di parteciparvi.

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Dal 14 al 16 Novembre 2017 i volontari delle sedi di Catania e provincia hanno partecipato alla Formazione Residenziale presso l’hotel Emmaus di Zafferana Etnea. Durante i giorni di Formazione sono stati affrontati diversi temi, attraverso moduli specifici, quali: - Psicologia, attraverso l’educazione alle emozioni, all’umorismo e le tecniche di difesa che determinano la personalità; - Gestione dei conflitti, ovvero la capaciInsieme


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Questi giorni di formazione hanno visto anche momenti di convivialità, di svago tra un modulo e l’altro, di condivisione e socializzazione. Una sera è stata dedicata alla visione di un film educativo, che metteva in risalto l’importanza di quanto detto durante la giornata e forniva un valido esempio dell’importanza dell’educazione, della formazione, ma anche dell’ascolto e dell’accettazione reciproca. Non sono mancati anche i momenti di fraternità trascorsi in allegria, momenti importanti di svago che hanno favorito la conoscenza reciproca anche attraverso le passioni, gli hobby e le inclinazioni di ciascuno. Uno dei momenti culminanti di questi tre giorni è stato sicuramente la Celebrazione Eucaristica, momento di comunione e unione molto sentito da parte dei volontari Insieme

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presenti. Alla partenza, probabilmente, ci aspettavamo un ordinario corso di formazione, ma dopo questi tre giorni vissuti molto intensamente, ci siamo resi conto che questi giorni non sono stati solo un susseguirsi di nozioni fini a loro stesse, ma un Zafferana-Emmaus: momento di crescita perMomenti di formazione. sonale e professionale che a distanza di qualche tempo abbiamo realiztà di affrontare una situazione problematica zato quanto fosse utile in servizio, ma anche senza panico o ansia; nella sfera privata, influenzando il nostro - Comunicazione efficace, per apprenmodo di comunicare e approcciarsi all’altro dere il modo corretto di approcciarsi all’alin modo positivo. I momenti di fraternità tro, rispettandolo; sono stati quelli che ci hanno permesso an- La difesa della patria non armata e non che di conoscere gente nuova, favorire violenta, per conoscere le origini del Serviscambi di opinioni, confronti, e la nascita di zio Civile Nazionale, la sua storia e le leggi nuove amicizie oltre che a consolidare quelche lo comprendono; le già esistenti. Considerato tutto questo è - La formazione civica, che include la stata un’esperienza positiva, felice, che conoscenza fondamentale dei diritti umani; ognuno di noi porterà sempre con sé nel Sistema preventivo, la vera pedagogia Saleproprio bagaglio culturale e professionale. siana, e la presentazione dell’Ente. Dal punto di vista prettamente umano Dinamica di gruppo, a dimostrazione abbiamo riconosciuto e ritrovato quella del fatto che il gruppo può arricchire l’espeesperienza di condivisione e di mettersi al rienza del singolo. Prevenzione e protezioservizio degli altri, che è poi uno dei motivi ne, per essere capaci di fronteggiare situaprincipali che ci hanno spinto a presentare zioni di emergenza, ed eventuali incidenti di la domanda per svolgere il Servizio Civile. percorso.

Sonia Susanna Coppola Emanuele Sgroi Zafferana-Emmaus: Foto di gruppo.

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Scuola di Mondialità Ti interessano le tematiche della mondialità, dell’intercultura, della cooperazione internazionale, dei diritti umani? Vuoi vivere un’esperienza estiva di servizio presso una missione salesiana? La Scuola di Modalità fa al caso tuo! L’Animazione Missionaria Salesiana Sicilia e il VIS propongono un percorso formativo rivolto ai giovani (dai 16 anni in su), agli studenti universitari, agli insegnanti ed educatori, agli operatori del terzo settore, ai candidati al volontariato internazionale e a coloro che sono interessati a confrontarsi su tali tematiche. È prevista la possibilità di convenzioni per percorsi di alternanza scuola lavoro e tirocini universitari. Per maggiori informazioni: Don Enrico Frusteri Chiacchiera cell. +39 (327) 04.62.831 e-mail: missionisiciliasdb@gmail.com

L’azione del VIS nel mondo Il VIS opera in numerosi Paesi attraverso i Progetti di Sviluppo, i Progetti di Emergenza, il Sostegno a Distanza (SaD) e il Sostegno alle Missioni salesiane (SaM). Gli interventi del VIS sono orientati allo sviluppo delle comunità locali e prevalentemente rivolti a favore di bambini, adolescenti e giovani in condizione di povertà, svantaggio e disagio. Fattori trasversali di tali interventi sono: - l’approccio fondato sui diritti umani (HRBA – Human Rights Based Approach), che si cerca di adottare nella concezione, implementazione e valutazione degli interventi; - le attività di capacity e institutional building, con l’obiettivo di “rendere capaci e potenziare” gli attori e i destinatari coinvolti nelle iniziative; - l’attenzione all’innovazione e ai fattori di valore aggiunto, così da configurare azioni aperte al cambiamento e in grado di soddisfare più efficacemente e in modo sostenibile le esigenze identificate. I progetti di sviluppo sono il cuore del lavoro del VIS. Essi possono essere definiti come una serie di attività tra loro interrelate, poste in essere al fine di raggiungere risultati concreti per il conseguimento di un obiettivo specifico di sviluppo. Gli Ambiti operativi sono: Alta formazione, Acqua e salute, Capacity building e rafforzamento attori e partner locali, protezione dell’infanzia e dei giovani, educazione, formazione professionale e inserimento lavorativo, promozione e protezione dei diritti umani e in particolare dei diritti dei bambini e degli adolescenti, sviluppo attività economiche e microimprese, sviluppo rurale e valorizzazione delle risorse naturali.

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Animazione missionaria/vis PASTORALE GIOVANILE

Scuola di Mondialità: Un cammino da missionari

È sempre tanta la gioia di riprendere un cammino da dove lo si è lasciato qualche mese prima ancor più numerosi e motivati. Così, il 21 ottobre, è ripartita la Scuola di Mondialità. Il primo incontro, tenutosi presso i locali dell’Ispettoria Salesiana di via Cifali a Catania, si è aperto con il racconto di quattro volontari sulle esperienze di missione vissute nel corso dell’estate; i giovani si sono ritrovati ad agire in situazioni molto diverse tra loro ma consapevoli che è sempre di più ciò che si riceve rispetto a quello che si dà. La prima testimonianza è stata di Gabriele ed Eduardo, che hanno portato il loro contributo presso l’Oratorio di Camporeale (PA); successivamente l’esperienza vissuta da Vanessa durante il Grest dell’Oratorio di Librino (CT) e presso l’Istituto Penitenziario Minorile di Catania insieme a Don Francesco Bontà; è stata poi la volta di Valentina, giovane volontaria che per il secondo anno consecutivo ha vissuto la propria esperienza presso il Centro di Prima Accoglienza della Plaja (CT). Esperienze diverse a contatto con ragazzi di età e retroterra culturali e familiari molto diversi tra loro, ma tutte accomunate da Insieme

Catania-San Fr. di Sales. Scuola di mondialità. Nelle foto: Momenti di formazione.

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alcune caratteristiche che stanno alla base dell’attività di volontariato: apertura di cuore e mente, disponibilità ad ascoltare e incontrare l’altro, mettersi in gioco dando sé stessi per gli altri. Tutti hanno riportato a casa la gioia dell’essere stati parte di un progetto più grande dove l’unica cosa che conta davvero è solo l’amore dato e ricevuto. Don Enrico Frusteri Chiacchiera, delegato ispettoriale per l’animazione missionaria, ha presentato i temi del nuovo anno. Considerato che uno degli obiettivi della Scuola di Mondialità è formare i volontari fornendo loro strumenti per poter leggere in maniera critica la realtà circostante, il tema scelto è stato “Migrazioni e Interculturalità”. Data la grande attualità di un argomento che tocca tutti noi molto da vicino, è stato importante anzitutto chiarire alcuni termini a volte usati senza piena cognizione di causa, quali “migrante”, “immigrato”, “emigrato”, “rifugiato” o “profugo”. Successivamente si è parlato dei tanti motivi, economico-politici o religiosi, che spingono le persone a spostarsi dal proprio paese, e quanto sia importante cambiare prospettiva e vedere la cultura di appartenenza non come un muro che separa i popoli ma come la base per la creazione di una nuova ampia identità, di un unico popolo chiamato umanità. Dopo questa breve introduzione, Don Enrico ha illustrato i diversi aspetti nei quali sarà declinato il concetto di interculturalità nel corso dell’anno: imparare ad accoglie-

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re culture diverse dalla propria, maturare strumenti che permettano di gestire conflitti interiori e sociali in materia di immigrazione, base per la costruzione di una convivenza pacifica, ed infine riconoscere quei tratti comuni che ci rendono tutti parte di un’unica famiglia umana, rispettando i principi di uguaglianza e fratellanza promossi dal Vangelo. Tali contenuti sono fondamentali per costruire e maturare nel corso dell’anno le motivazioni e le competenze necessarie che permetteranno a chi lo vorrà di fare le esperienze di missione estive. La seconda parte dell’incontro è stata un’occasione per incontrare gli attivisti della sezione di Catania di Amnesty International. La presidentessa, Antonella Petrosino, ha presentato gli scopi e le azioni promosse dall’associazione, sempre in prima linea in attività di sensibilizzazione ed educazione ai diritti umani, soprattutto tramite campagne e raccolte firme in sostegno di situazioni specifiche. Insieme agli attivisti Concetto Venti e Giusy Squillaci, abbiamo poi incontrato due mediatori culturali che supportano i richiedenti asilo giunti in Italia. La serata si è conclusa con la partecipazione alla veglia missionaria organizzata dall’Ufficio Missionario della Diocesi di Catania, insieme agli altri gruppi di animazione missionaria della diocesi: importante momento di condivisione di esperienze e preghiera per i tanti missionari nel mondo. Un primo incontro molto intenso che segna l’inizio di un nuovo entusiasmante cammino con un gruppo in continua crescita e sempre più motivato a conoscere nuove realtà, nuovi popoli, a superare la paura del “diverso” ma entusiasti di conoscere piccole parti di questa immensa famiglia che è l’umanità. Agata Scionti Giovane partecipante alla Scuola di Mondialità Insieme


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Associazione - PGS

La fine del 2017 rappresenta un anno storico per le Polisportive Giovanili Salesiane che festeggiano il cinquantesimo anniversario della propria costituzione giuridica. Un traguardo decisamente prestigioso, solennizzato con grande risonanza in Sicilia nel corso delle PGSFest indette in tutte le province dell’isola per celebrare l’evento in concomitanza con le tradizionali feste di inaugurazione per il nuovo anno sportivo. Migliaia i giovani coinvolti, insieme alle proprie famiglie, per vivere i diversi momenti aggregazionali con quella serena spensieratezza e grande gioia che lo stesso Don Bosco auspicava per i suoi ragazzi. E così è stato a giudicare dall’entusiasmo che si leggeva sul volto dei partecipanti ai giochi organizzati nelle diverse piazze prima o dopo il comune momento spirituale caratteriz-

zato da grande intensità emotiva e partecipazione di tutti durante la celebrazione delle messe tenute nelle diverse gremitissime parrocchie salesiane. Non è mancata in alcune città la sfilata attraverso le strade dei centri storici, tutti dietro al vessillo di Don Bosco, tutti a testimoniarne il carisma e la gioia di vivere in allegria. La prima festa si è svolta domenica 22 ottobre a Gela in provincia di Caltanissetta nello storico Oratorio Salesiano San Domenico Savio. La domenica successiva la festa è stata vissuta in contemporanea in quattro capoluoghi di provincia, a Palermo presso l’Oratorio Salesiano Gesù Adolescente di via S. Domenico Savio dove sono state organizzate gare promozionali di calcio a cinque, volley e basket per le diverse categorie giovanili e libera, nei campi-gara allestiti all’interno del PalaDonBosco e nelle strutture annesse del centro giovanile. A Catania la festa ha avuto luogo presso l’Oratorio Salesiano della Parrocchia di Santa Maria delle Salette, a Messina nel Centro Giovanile Salesiano delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in campo anche le categorie Micro, Mini e Propaganda.

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50° PGS - Festa in Sicilia

PGSFest. Un traguardo decisamente prestigioso, solennizzato con grande risonanza in Sicilia e che ha coinvolto migliaia di giovani. Nelle foto: a sinistra la sfilata dei giovani di Trapani, in basso a sinistra la manifestazione a Modica e a detra le PGS di Palermo.

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A completare la mappa della Trinacria la città di Modica che ha ospitato le Società del Comitato di Ragusa nell’Oratorio “Don Bosco” e nella Parrocchia Sant’Anna, presso il Quartiere d’Oriente che ha vissuto con grande rispetto e molteplici consensi l’intensa giornata salesiana. A chiudere il ciclo delle feste siciliane il Comitato di Trapani che ha scelto la città di Alcamo per vivere con grande partecipazione ed intensità emotiva i diversi momenti di animazione diversificati tra musica, giochi e gare sportive preceduti dalla sfilata che ha percorso le vie cittadine limitrofe all’Oratorio per poi giungere nella Parrocchia Anime Sante e vivere insieme la Santa Messa domenicale. In tutte le feste siciliane è emerso palese un elemento portante che contraddistingue il carisma salesiano: quel comune immenso spirito di gioia nel cuore che lo stesso Don Bosco ha saputo efficacemente sintetizzare nelle sue parole: “Noi facciamo consistere la santità nello stare allegri” (MB V 356).

Corso di formazione per 7 nuovi allenatori Formare tecnicamente e responsabilizzare salesianamente i propri allenatori per garantire la qualità educativa delle attività sportive promosse dalle PGS, questo l’obiettivo principale dell’equipe regionale di formazione che quest’anno ha gestito in Sicilia il corso per Alleducatore di secondo livello. Il corso, riservato agli aspiranti allenatori di calcio a cinque, si è svolto presso la sede del Comitato Regionale Siciliano, in collaborazione con la Scuola regionale dello Sport del CONI e si è articolato in quattro weekend per un monte di cento ore di lezioni e tirocinio pratico con lezioni di metodologia dell’insegnamento, metodologia dell’allenamento, tecnica, psicologia, fisiologia, ordinamento sportivo e approfondimenti della proposta culturale. I sette allievi provenienti da associazioni locali della provincia di Caltanissetta, Catania e Siracusa nelle giornate del 13 e 14 gennaio 2018 hanno completato con gli esami il

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loro percorso formativo che consentirà loro di assicurare a pieno titolo la gestione tecnica delle squadre delle rispettive Società. Un plauso all’inossidabile equipe, coordinata dal Presidente Massimo Motta e dal Direttore tecnico Tonino Gennaro, composta da Claudio Passantino, Ivan Zinna, Luciano Zappalà, Gianni Di Bella, Angelo Calabretta, Maurizio Siragusa, Don Enrico Frusteri e Sr. Francesca Scibetta.

Coppa Don Bosco Volley Licei di Catania Successi per le ragazze del Lombardo Radice ed i ragazzi del S. Francesco di Sales Dopo l’emozionante esperienza della prima edizione anche quest’anno, sotto l’egida del Comitato Regionale di Sicilia delle Polisportive Giovanili Salesiane si è disputata, presso l’accogliente palestra dell’Istituto San Francesco di Sales, la seconda edizione della Coppa Don Bosco Volley, manifestazione inquadrata nell’ambito delle attività scolastiche delle PGS. Quest’anno il trofeo, riportante il logo del 50° anniversario di riconoscimento giuridico delle PGS, è stato vinto dalle ragazze dell’Istituto Lombardo Radice che in finale, dopo un match equilibratissimo, hanno superato le liceali salesiane al tie-break. Nella competizione maschile è stata la rappresentativa di pallavolo del San Francesco di Sales ad aggiudicarsi l’ambito trofeo sconfiggendo in finale la blasonata formazione del Liceo classico Cutelli che, al termine di una gara entusiasmante giocata nella palestra del nostro Istituto, alla fine ha dovuto cedere il passo alla determinazione ed al miglior tasso tecnico della squadra salesiana. Al termine degli incontri i ragazzi e le ragazze hanno vissuto il cosiddetto “terzo tempo”, importante momento socio-relazione tra adolescenti di scuole diverse allietato dalla degustazione di dolci e bibite. Le partite sono state arbitrate da Andrea Lo Presti arbitro ufficiale delle Polisportive Giovanili Salesiane. Gianni Di Bella Insieme


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Associazione - TGS PASTORALE GIOVANILE

Il TGS Ibiscus A Ragusa Ibla e a Monterosso Almo Barocco e tradizioni popolari nel ragusano Dopo Messina e Tindari del 1° ottobre, ecco il secondo appuntamento, per i Soci del TGS Ibiscus Catania, il 6 gennaio 2018: la visita di Ragusa Ibla, splendida borgata di Ragusa, che ha origini risalenti al IX secolo a.C., col nome di Hybla Heraia, cioè Piccola Ibla, nei cui dintorni sono state ritrovate antiche necropoli d’epoca arcaica. Divenuta un importante centro agricolo e amministrativo per tutto il Medioevo, subì anch’essa le drammatiche vicende del terremoto del 1693, con la città che fu praticamente rasa al suolo. Chiese, ville, monumenti, palazzi e strade vengono ricostruite, dopo il terremoto, con “stile barocco”: attualmente, il quartiere storico di Ragusa vanta più di cinquanta chiese e palazzi nobiliari, e nel Borgo vi sono ben 14 dei 18 monumenti nominati patrimonio Unesco a Ragusa. Ragusa Ibla, vero e proprio museo a cielo aperto, lo abbiamo visitato per una mattinata, con circa 60 soci TGS, fermandoci all’interno della storica Villa Comunale (i famosi Giardini Iblei), dinanzi al portale di San Giorgio, al palazzo della Cancelleria, al Circolo della conversazione, alla chiesa del-

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l’Itria e al Palazzo Cosenti... sino ai piedi della stupenda Chiesa di Santa Maria delle Scale, una chiesa ricostruita prima nel XIV secolo e poi dopo il tragico terremoto del 1693 e che fa da punto di raccordo tra Ragusa Superiore e Ragusa InfeRagusa è diventata riore. negli ultimi anni una Ragusa Ibla, in questi anni, meta turistica è stato uno dei set naturali più eccezionale grazie al amati dagli appassionati alle suo fascino barocco incastonato nella parvicende del Commissario di te antica della città Vigàta, il Commissario Mon- (Ragusa Ibla). Vedi foto in basso. talbano. Foto in alto: Nella piazza principale di Monterosso Almo.

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Vigata a fare da padrone incontrastato è il maestoso Duomo di San Giorgio, nella fiction la chiesa madre della città immaginaria creata da Andrea Camilleri. Verso le ore 13.00 ci spostiamo tutti presso la Casa Salesiana di Ragusa, accolti con tanta fraternità dai confratelli salesiani, con don Edoardo Cutuli, direttore, in prima linea, e qui celebriamo con gioia l’Eucarestia domenicale, presieduta da don Gaetano Urso, delegato del TGS. Il gruppo del TGS Ibiscus in Pullman. Dopo il pranzo il caffè e via per la visita del presepe vivenManifestazioni classiche La magia del presepe a Montete di Monterosso Almo, (Tragedie greche) di Sirealizzato ormai da mol- rosso Almo (vedi foto in basso). racusa, è previsto un Il presepe vivente, giunto alla ti anni nella zona bassa weekend nella Sicilia del paese, in grotte e 33esima edizione, è diventato nel sud-orientale (Marzaambienti utilizzati in corso del tempo l’occasione di una memi, Vendicari, Portopassato da artigiani e magica esperienza culturale e reli- palo, Noto…) e ad ottogiosa. contadini. bre una escursione a Allestito tra le stradine e i vicoli Il TGS Ibiscus ha Montalbano Elicona programmato per do- stretti e tortuosi dell’antico quartiere (Messina) e sui Nebromenica 25 febbraio la della matrice, rappresenta motivo di di. La conoscenza degli visita guidata dei Luoghi attrazione per i numerosi visitatori stupendi paesaggi natuagatini, con Mons. Gae- che ogni anno fanno capolino da ralistici e degli immensi tano Zito, storico cata- queste parti. beni culturali che offre È proprio nell’antico quartiere che nese, appassionato cola Sicilia è uno degli noscitore di Sant’Agata sono costruiti gli antichi mestieri, at- obiettivi centrali del e delle tradizioni che a traverso la miticolosa ricerca degli TGS Ibiscus Catania, e lei si riferiscono, tra sto- arredi, degli oggetti di uso quotidia- l’Associazione, fedele ria e leggenda, mentre il no, degli attrezzi di lavoro e delle tec- allo Statuto, si impegna 18 marzo visiteremo il niche di lavorazione che documenta- a favorire la riscoperta Museo diocesano e le no la vita e la cultura della società dei del Territorio e la difeTerme achilliane, di ori- nostri nonni. [...]. sa della natura stessa. gine romana. In Quotidiano di Ragusa.it, Redazione, 18-11-17 D. Gaetano Urso A giugno, oltre alle Monterosso Almo: Il paese. A destra: Il presepe vivente (particolare).

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Comunicazione Sociale

Dal 1 settembre 2017, l’ispettore don Giuseppe Ruta, ha dato l’incarico di coordinare il settore della Comunicazione Sociale nella nostra Ispettoria a 5 confratelli (D. Franco Di Natale, Alfredo Calderoni, Harsha Bandara, Pierpaolo Galota e Tonino Garufi). L’intento è innanzitutto quello di mettere a disposizione le competenze dei confratelli nel campo della Comunicazione Sociale, per un miglior servizio di animazione in questo ambito. Nello specifico: - si sta studiando il modo per far prendere coscienza dell’importanza della Comunicazione nella missione salesiana e della sua efficacia educativa ed apostolica; - di potenziare i canali di informazione e di dialogo all’interno e all’esterno dell’Ispettoria; - di curare la qualità dell’intervento salesiano e la formazione nel campo della comunicazione sociale e si sta lavorando sul coordinare le case e i settori, per quanto concerne il mondo digitale e la comunicazione. A livello operativo, il servizio, è realizzato attraverso una fruttuosa e sinergica relazione tra questa equipe e i referenti locali (direttori, amministratori di siti e pagine social, giovani animatori). E in questa direzione occorrerà ancora programmare, coordinare e consolidare la collaborazione. In questo momento vogliamo operare su tre ambiti:

Informazione: portare a pieno regime il Sito, la Rivista ispettoriale, gli strumenti social; costituire una rete di corrispondenti nelle diverse case dell’Ispettoria; curare la qualità dei prodotti informativi e realizzare una rete efficace ed efficiente, a livello ispettoriale; Animazione e formazione: preparare i confratelli perché operino efficacemente nel settore; elaborare e diffondere la “politica” della Congregazione per il settore CS (il documento “I salesiani e la rete”); opportunità formative in modo particolare per i giovani confratelli; promuovere la collaborazione vicendevole con i centri locali; collegarsi e partecipare con organismi ecclesiastici e civili che operano e coordinano il settore della comunicazione sociale. Produzione: studiare un progetto di sviluppo e nuove possibilità di ampliamento; dare inizio e sostegno a “presenze nuove”, in vista soprattutto dell’orientamento e accompagnamento; animazione nelle case dell’Ispettoria. Alcune informazioni: Presto arriverà nelle singole case il testo I Salesiani e la Rete (il primo di una collana dal titolo CS BOOKS), a cura dall’equipe nazione di comunicazione sociale. L’equipe ispettoriale è a disposizione per la presentazione del testo. Il secondo testo che avrà il titolo: I Salesiani e i Social network. L’equipe nazionale di Comunicazione Sociale ha programmato uno Stage per incaricati di Comunicazione Sociale. Esso si terrà a Taormina (3-5 settembre 2018). Si tratta di un’opportunità per la formazione dei quadri direttivi. Esso avrà una ricaduta ispettoriale che programmeremo per il nuovo anno pastorale 2018-2019. Don Franco Di Natale e l’equipe di CS ISI

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Equipe Ispettoriale di CS


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DALLE CASE SALESIANE

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Statua di San Michele Arcangelo donata ai salesiani Barcellona, all’Oratorio Salesiano benedetta la statua di San Michele Arcangelo È stata benedetta la nuova statua di San Michele Arcangelo, posizionata nell’atrio d’ingresso dell’Oratorio Salesiano intitolato proprio al protettore della Polizia. La breve cerimonia si è svolta alla presenza del direttore don Luigi Perrelli, dell’ispettore salesiano don Giuseppe Ruta, del sindaco Roberto Materia e dell’ex dirigente della Commissariato di Polizia di Barcellona, il vice Questore Mario Ceraolo, che ha donato la statua alla struttura di via San Giovanni Bosco. Dopo le parole di ringraziamento del direttore dei Salesiani di Barcellona don Luigi Perrelli e la benedizione dell’ispettore don Giuseppe Ruta, ha preso la parola il vice Questore Mario Ceraolo, che ha sottolineato l’importanza dell’Oratorio per la crescita civile e sociale di una città come Barcellona Pozzo di Gotto, che gli è rimasta nel cuore dopo aver saputo apprezzare la tempra e la determinazione dei suoi cittadini. di redazione, 19 dicembre 2017 - 24Live Barcellona News.

N ella foto, in alto a destra: la statua di S. Michel e Arcangelo. i n bass o da si nistra: i l Bri g. Capo Gius eppe Di Natale, don Luigi Perrell i, il Sindaco Roberto Materia, il Vice Q uestore Mario Ceraolo, don Pi ppo Ruta, l ’Asses sore G ianluca Sidoti.

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La statua è stata donata alla struttura diretta da Don Luigi Perrelli dal Dott. Mario Ceraolo, già dirigente del locale commissariato di Polizia di Stato. “Il dottore Ceraolo – afferma il direttore Perrelli – ha dato lustro alla battaglia per la legalità nella nostra amata Città di Barcellona P.G. e ha voluto dare un segno bello del suo servizio prezioso (non a caso San Michele Arcangelo è il protettore della Polizia di Stato) e insieme un omaggio al riconosciuto e quasi centenario servizio educativo, nello spirito e col cuore di don Bosco, del nostro Oratorio intitolato proprio a San Michele Arcangelo”.

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Catania-Barriera

Parrocchia “S. Cuore” Comunità Fede e Vita 1977/2017 Inizio e principio ispiratore Nel 1977 un piccolo gruppo di persone, giovani e adulti, cominciano a riunirsi una volta a settimana nella casa salesiana di Catania-Barriera, accomunati da un forte desiderio di condividere la fede e di approfondire la Parola di Dio della liturgia domenicale, confrontandola con la vita vissuta nel quotidiano. Il gruppo si caratterizza come una piccola comunità di base, semplice e accogliente, senza schemi organizzativi precisi, in cui ciascuno porta la propria esperienza di vita e di fede e manifesta con libertà le riflessioni e le risonanze suscitate dall’ascolto della Parola di Dio. Il collegamento con la vita della Parrocchia e la presenza di un Sacerdote conferma la comunità nella Fede e nell’appartenenza alla Chiesa. La preghiera iniziale con i salmi, l’ascolto delle letture della Domenica, le pause di silenzio, le brevi risonanze legate alla Parola, lo scambio delle riflessioni e delle esperienze, la preghiera conclusiva scandiscono il ritmo degli incontri settimanali della Comunità. Questa modalità d’incontro è considerata insostituibile e fondamentale. Il decennale della Comunità (San Marco D’Alunzio). Dal 1977 al 1987 la Comunità accanto agli incontri settimanali di ogni Venerdì, si è arricchita dei ritiri spirituali durante l’anno liturgico, delle celebrazioni eucaristiche nelle case, di specifiche riflessioni monotematiche nate dalle richieste di approfondimento scaturite nella Comunità, della partecipazione agli incontri ecumenici di preghiera nella Diocesi di Catania, della partecipazione alle iniziative di volontariato sociale nel Quartiere, e di servizio nella Parrocchia, con la proInsieme

mozione del giornalino “Tuttinsieme” e lo studio e la presentazione dei Documenti della Chiesa. Nel cammino fatto insieme si rafforzano sempre più i vincoli di sincero e fraterno affetto fra tutti i membri della Comunità, che cresce e rimane sempre aperta e accogliente verso tutti. Il venticinquesimo anno della comunità Il 25° della Comunità si è celebrato in Parrocchia, Il 17 Maggio 2002, coinvolgendo tutti i gruppi parrocchiali, attraverso una riflessione sul cammino di fede alla luce della Parola di Dio, la celebrazione dell’Eucarestia e il momento della fraternità. Il quarantesimo della Comunità Giovedì 14 Dicembre 2017, in Parrocchia, la celebrazione eucaristica di ringraziamento per il 40° della Comunità Fede e Vita e insieme per il 43° di sacerdozio di don Mario Mavica, attuale presbitero della Comunità. Piero Quinci

I principali temi formativi affrontati nei vari anni I Salmi; Il Verbo si è fatto Carne; Maria di Nazaret; L’anno liturgico; Dei Verbum; Ecclesiologia del Vaticano II; Lumen Gentium; Comunità e preghiera; Il Catechismo degli adulti; Pasqua ed Eucarestia; Parola di Dio e Liturgia; La Bibbia; Operatori di Catechismo; Pregare con la Bibbia; La Fede; Il dialogo di Dio nella Bibbia; La Madre di Dio; La preghiera e la Parola; Lo Spirito Santo; Il mistero Pasquale; Cristo nostra Pasqua; L’Eucarestia nella Chiesa primitiva.

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40 anni per il gruppo Fede e Vita


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Catania-San Francesco di Sales

Open Day 2018 Una scuola che guarda al futuro Una storia che si rinnova ad ogni svolta L’Istituto salesiano S. Francesco di Sales di Catania è sorto da oltre cent’anni originato da un dono del terreno dove è sorto da parte di un sacerdote, il canonico Placido Piccione. Siamo alla fine dell’Ottocento e la maglietta polo indossata da molti studenti ce lo ricorda con la scritta sul petto “Salesia-

Catania: Istituso Salesiano “S. Fr. di Sales”.

ni 1891 Sin dagli inizi la scuola si connota con alunni descritti nei registri come dotati di “ordine, esattezza, calligrafia impeccabile”. L’edificio alla fine del XIX secolo sorgeva in una zona della città piuttosto periferica, immersa nel verde e circondata da giardini di limoni, si direbbe in aperta campagna, anche se a due passi dal Convento francescano di-Santa Maria di Gesù e dalla Villa Bellini. L’edificio principale è un imponente blocco di colore rosso pompeiano i cui piani sono serviti da ballatoi larghi circa quattro metri e sorretti da pilastri in ghisa vagamente liberty mentre il bianco della pietra di Comiso contornante porte e finestre alleggerisce e descrive il tutto. Oggi questo edificio con due cortili e altri tre edifici costruiti successivamente si trova a ridosso e al centro di Istituzioni universitarie e sanitarie con vicini-lo stadio “Cibali”, la Caserma dei Vigili del Fuoco, il Tribunale dei minori, tutta una serie di scuole. Insomma oggi è centrale e conferma con il

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suo sviluppo la verità dell’affermazione di Domenico Magrì exalievo, sindaco della città e ministro della pubblica istruzione: Catania è una città che da bambina è stata tenuta a balia dai Salesiani. Guardando alle statistiche e agli anni non gli si può dare torto. Seguendo la cronaca della casa è possibile conoscere molti particolari di questo vero e proprio “opificio” scolastico ed educativo. Qualche annotazione serve a darci una idea. Nel 1904 la tipografia dell’Istituto inizia a stampare “L’Amico della Gioventù”, fortunato periodico quindicinale educativo e letterario per gli studenti che troveranno in esso una grande palestra di esercitazioni per quasi mezzo secolo. Il 1908 è caratterizzato dalla morte della superiora delle Figlie di Maria Ausiliatrice Madre Maddalena Morano, che diventerà beata mentre una improvvisa ispezione di una commissione comunale non può non annotare la perfetta igiene e pulizia dei locali della scuola. Nello stesso anno il Conte Mario di Carpegna di Roma, presidente delle Società sportive cattoliche d’Italia visita la società “Animus” del San Francesco di Sales. L’anno purtroppo si chiude con il terremoto di Messina e l’Istituto dà una piena solidarietà ai terremotati provenienti in particolare dall’Istituto Salesiano San Luigi completamente distrutto con morti e feriti. Gli anni tra le due guerre (1915-1945) rappresentano anni di crescita e di cambiamenti e la cronaca del 1919 informa dell’arrivo proveniente da Torino di don Paolo Ubaldi docente di Letteratura greca all’Università di Catania. Don Ubaldi che resta nella città etnea fino al 1924 lascia una testimonianza di salesianità e impegno culturale imitato da altri suoi confratelli negli anni a venire. Nel 1933 con la beatificazione di Don Bosco e l’Anno Santo l’Istituto segna un Insieme


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coscienza del suo ruolo nel territorio. L’attenzione alle emergenze giovanili e alle periferie a Cibati non è mai mancata e cosi negli anni settanta e ottanta a fianco ai ragazzi della buona borghesia catanese c’è una intensa attività caritativa della San Vincenzo animata da don Martines e si affiancano i “Ragazzi Don Bosco” animati da don Pasquale Pirrone e da don Gaetano Fiandaca mentre don Visalli con i suoi liceisti anima la periferia di Misterbianco e don Enzo Volpe porta, i giovani più sensibili a lavorare con la Caritas. Un appuntamento fisso ogni anno attorno alla festa di don Bosco è il commento della strenna del Rettor Maggiore dei Salesiani che vede riunirsi molti cooperatori e soprattutto exallievi che si ritrovano ed identificano con la famiglia salesiana. Oggi la scuola nel suo complesso e un grande polmone didattico-educativo che iniziando dal nido per i più piccini va ai due licei classico e scientifico passando dalle elementari e dalla scuola media. La tensione pedagogica tuttavia è sempre la stessa delle origini. Così mentre si pensa a progetti di alternanza scuola lavoro, alla informatica e alla robotica e a laboratori di lingua e di scienze ci si apre a nuovi indirizzi che vedono il percorso classico andare anche verso la comunicazione mediatica e quello scientifico verso lo sport per la formazione di managers, tecnici ed esperti in educazione motoria. Giuseppe Costa SDB In Avvenire 14 11 2017.

Una storia che guarda al futuro Dal prossimo anno due nuovi licei: comunicazione e sportivo L’offerta scolastica formativa del Liceo salesiano Don Bosco per il prossimo anno si ampia e si apre verso nuovi percorsi educativi in grado di favorire nei giovani una maturazione più aperta alla società di oggi e alla sua evoluzione sempre nella prospettiva Insieme

di una scuola legata all’eccellenza.Gli indirizzi liceali classico e scientifico tradizionali vengono riproposti rispettivamente con la possibilità anche del liceo della comunicazione e del liceo sportivo. Alla solida e collaudata struttura delle scienze classiche e umanistiche che ha consentito a migliaia di professionisti catanesi una preparazione che

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passo avanti come punto di riferimento non soltanto salesiano ma anche ecclesiale. Dal 26 al 27 maggio 1934 tutta la città di Catania rende omaggio a Don Bosco. La Cattedrale ed i Palazzi circostanti del Vaccarini sono illuminati a festa. Nel 1940 la scuola riceve un solenne encomio da parie della Santa Sede a firma de cardinale Giuseppe Pizzardo. Poi la seconda guerra e quindi la grande stagione della ricostruzione. Nel 1946 la scuola attenziona ai ragazzi della strada in una ampia missione di solidarietà incoraggiata anche dalle autorità civili con frequenti vi site ed incoraggiamenti. Si fanno interventi di carità immediata. Nella Epifania del 1948 fra l’altro con l’appoggio della Prefettura di Catania viene dato il pranzo a 2500 ragazzi. A partire dal 1950 è un susseguirsi di eventi religiosi come la beatificazione di Domenico Savio e la canonizzazione della Beata Maria Domenica Mazzarello. Le visite del cardinale Ernesto Ruffini, di Carlo Carretto, del nuovo Rettor Maggiore don Renato Ziggiotti, di Luigi Gedda, Oscar Luigi Scalfaro e tant’altri rincuorano tutti verso nuove iniziative. Intanto a metà degli anni sessanta incomincia il calo dei convittori. È il tramonto dei collegi e la crescita degli studenti esterni. Sostenuta da docenti come don Nino Visalli, don Ravallì Francesco,don Gaetano Gemmellaro,don Gaetano Migliazzo, don Giuseppe Martines, don Bonaventura Li Pira, don Salvatore Fronte, don Giuseppe Vitali e tant’altri con direttori appassionati, la scuola di Cibali prende sempre più


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li ha lanciati nel successo si aggiunge ora questo ulteriore passo avanti che vedrà corsi istruttivi ai massmedia, laboratori specialistici in cinematografia, giornalismo, fotografia, editoria, arti sceniche e teatrali. Qui a pensarci bene la scuola salesiana si riappropria di un patrimonio che le appartiene da sempre. Basta ricordare i tanti attori, giornalisti e professionisti della comunicazione che hanno trovato nei teatri oratoriani il luogo delle loro prime recite e nelle aule scolastiche l’amore per la professione giornalistica. Lo stesso si può dire per il liceo scientifico sportivo. Tecniche ed organizzazioni sportive diventeranno veri e propri laboratori non soltanto di avviamento e addestramento allo sport ma anche di apprendimento approfondito di uno stile di vita moderna e salutare. I diplomati del Liceo classico della comunicazione potranno inserirsi nel mondo universitario e professionale con piena conoscenza di linguaggi e tecniche mediatiche oggi sempre più diffuse e invasive mentre i diplomati del liceo scientifico potranno ac-

cedere con successo alle facoltà di scienze motorie o specializzarsi in settori giuridicomanageriali nel sempre più complesso mondo delle società sportive. Vari partners professionali poi consentiranno esperienze di alternanza scuola lavoro rispondenti agli interessi e alle aspirazioni degli alunni. Dai primi contatti hanno dato la disponibilità alla collaborazione la FONDAZIONE Domenico Sanfilippo editore del quotidiano La Sicilia di Catania, il quotidiano Avvenire, La Gazzetta dello Sport, i Musei Vaticani, il teatro stabile di Catania, la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Pontificia Salesiana mentre non mancherà il partenariato con le altre prestigiose istituzioni culturali operanti nel teatro, nella radio televisione, nella pubblicità. Di grande livello anche le collaborazioni che arrivano per il Liceo scientifico sportivo. Hanno assicurato la loro partnership il CONI, la FIGC, la FIP, l’AS ROMA. In Avvenire 15 11 2017.

Una storia che diventa risorsa sempre viva: gli Exallievi

Dal teatro scolastico alla televisione di Salvo La Rosa È un ricordo sempre vivo ed emozionante e ti porti dietro per tutta la vita. Sono entrato all’Istituto San Francesco di Sales di Catania il primo ottobre del 1973, era di lunedì e avevo da poco compiuto dieci anni. La mia sezione in prima media era la C e sono stato subito conquistato dalla magica atmosfera Salesiana. Per otto anni sono rimasto in questa scuola, sino al diploma di liceo classico: otto anni meravigliosi e indimenticabili spensierati ma determinanti per la mia formazione umana, tanto che subito dopo il diploma sono entrato nell’Unione Exallievi con don Giuseppe Martmes e praticamente non ho mai smesso di essere un Exallievo Salesiano. È come un marchio

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speciale, adesso si direbbe un brand di qualità che ti porti addosso per sempre e che ti accompagna guidandoti con sicurezza e dandoti conforto, aiuto e consigli continui. Nella vita professionale sono un giornalista e un presentatore televisivo e sicuramente posso dire che proprio l’esempio e gli insegnamenti di Don Bosco mi hanno permesso di muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo e del giornalismo. Al ginnasio, infatti, e poi al liceo, con l’aiuto di altri compagni di scuola, ho creato il giornalino di classe: avevo una grande passione per la comunicazione, per la cronaca, per l’arte, per lo spettacolo, per lo sport e i Salesiani non mi hanno mai ostacolato, anzi mi hanno aiutato a coltivare quella passione ancora acerba ma già autentica e concreta, spingendomi ad esercitarla, dando libero sfogo al mio talento in erba e permettendomi di inseguire concretamente i miei sogni. Insieme


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scuola, nelle tante feste organizzate da allievo prima e da exallievo dopo, nei momenti di preghiera, durante gli esercizi spirituali e nelle divertentissime gite ho sempre avvertito l’amore, l’affetto, l’attenzione, la premura di tanti educatori straordinari e di un ambiente formativo davvero unico e completo. E tutti gli insegnamenti ricevuti al San Francesco di Sales, alla scuola di Don Bosco, sono stati assolutamente utili e indispensabili in ogni momento della mia vita, privata e professionale, in famiglia, sul lavoro, con gli amici, nello sport, con il prossimo. Quello acquisito al San Francesco di Sales è un mondo dì affetti, di ricordi, di valori che non mi abbandona mai e che anzi mi viene in aiuto nei momenti di difficoltà e di crisi. E tutto questo grazie a tantissime figure di educatori determinanti per la mia crescita; grazie ai miei compagni di classe e di scuola coi quali mi rivedo ancora adesso, in età adulta; grazie ai miei genitori che hanno scelto per me la Scuola Salesiana, perché ne hanno sempre condiviso i metodi dì insegnamento e lo spirito religioso. Ho scritto prima che resterò per tutta la vita un exallievo salesianolesiano e sono contento che pure i miei figli Gianluca e Giuliano abbiano frequentato la “mia” scuola Salesiana di Cibali, dalla materna al diploma superiore. Anche nella mia attività televisiva e giornalistica, nella mia nuova trasmissione “Meraviglioso”, nei miei spettacoli in giro per la Sicilia e per il mondo e durante le tantissime dirette televisive delle Feste Religiose dell’Isola (prima fra tutte quella di Sant’Agata, a Catania, che conduco ininterrottamente da 26 anni) ho sempre serenamente e naturalmente manifestato con orgoglio e fierezza la mia salesianità, convinto come sono che gli insegnamenti di Don Bosco restino validi e attuali sempre, non tramontino mai e ti diano una marcia in più, accompagnandoti con amore, gioia, umiltà, onestà e passione lungo i sentieri spesso tortuosi della vita: Lui, San Giovanni Bosco, ci voleva “buoni cristiani e onesti cittadini” e noi exallievi Salesiani ci impegniamo ad esserlo sempre. In Avvenire 17 11 2017.

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Ed è stato così che mi sono sempre ritrovato al mio fianco fa famiglia Salesiana del San Francesco di Sales in tanti momenti importanti. Come quando i miei educatori dell’epoca mi hanno incoraggiato a prendere i primi contatti col giornale “La Sicilia” di Catania, il quotidiano catanese sul quale poi ho cominciato a scrivere.Oppure come quella volta in cui, proprio Don Martines, mio professore di italiano e mio primo sponsor, ha organizzato al ‘’Don Bosco, il teatro dell’Istituto, uno spettacolo di beneficenza per la Croce Rossa, con ospiti prestigiosi tra cui anche il “maestro” Pippo Baudo, e mi ha dato l’onore di presentarlo al fianco di Marina Cosentino, una bravissima conduttrice dell’emittente televisiva Antenna Sicilia, dove poi approderò, restandoci da professionista per ben 34 anni: fu un successo clamoroso, inaspettato e per me, chiaramente, un’emozione enorme, irripetibile. Nessuno avrebbe concesso quello spazio ad un ragazzino di belle speranze: i Salesiani, invece, sì, perché avevano compreso che poteva essere una palestra giusta per la mia professione futura, un modo per mettermi alla prova, per imparare il mestiere e cominciare a prendere contatto col mondo del lavoro proprio come avrebbe fatto Don Bosco, per uno dei suoi ragazzi dell’Oratorio. Oppure ancora come quando, a dicembre del 1981, terminata la scuola superiore, ho realizzato il mio primo servizio giornalistico ad Antenna Sicilia. Anche questa volta la Scuola dei Salesiani è stata determinante perché sono riuscito a confezionare reportage sulla partenza dei Missionari Salesiani per il Madagascar: un altro segno della presenza forte e straordinaria di Don Bosco nella mia vita, anche perché da quel momento è praticamente cominciata la mia carriera giornalistica e di presentatore di spettacoli e di eventi, sotto l’egida di Don Bosco. La mia esperienza alla Scuola Salesiana è stata tutta un’emozione: sin dai tempi della scuola media ho respirato un’aria speciale, mi sono sempre sentito in famiglia. Nelle ore di lezione, in cortile per la ricreazione o per le interminabili partite al pallone, negli incontri formativi, al dopo-


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Un legame forte: Gli exallievi e il San Francesco di Sales di avv. Vincenzo Martines Presidente Unione Exallievi San Fr. di Sales Il Liceo “Don Bosco” dell’Istituto San Francesco di Sales non è stato solo un liceo per coloro che hanno avuto la fortuna (o meglio la grazia) di frequentarlo, è stato molto di più. È stato una scuola che ha avviato alla vita sotto la guida amorevole di sacerdoti che hanno scelto di dedicarsi, per missione, totalmente ai giovani e alla loro educazione. Alla scuola, dove era richiesto il massimo impegno con grande rigore sulla preparazione e sulla disciplina, seguiva il cortile, luogo per incontrarsi con gli educatori salesiani da amici e vivere in allegria. Per gli Exallievi il San Francesco di Sales è stato, innanzitutto, il luogo dove sono cresciuti e sono stati avviati alla vita. Un luogo unico e speciale anche perché sentito come una casa sempre pronta ad accogliere. Non è stata (e non è) solo una scuola, dunque, ma una casa. Don Bosco ha, volutamente, chiamato le sue opere “case” per mettere nel DNA della famiglia salesiana il senso dell’accoglienza fraterna e familiare. Come ogni casa la porta è sempre aperta anche quando il ciclo di studi si è concluso. Ritornare da Exallievi al San Francesco di Sales significa ritornare a casa e sentirsi in famiglia. In questa casa gli Exallievi hanno ricevuto un’educazione (o meglio, una preparazione per la vita) ben precisa secondo i principi del Sistema Preventivo di Don Bosco. Ogni anno il 24 maggio (festa di Maria Ausiliatrice) da Presidente dell’Unione consegno ai giovani del liceo la tessera di Exallievo e dico: potrete ricevere in futuro tessere delle più diverse associazioni, ma essere Exallievo è qualcosa che resterà sempre dentro di voi perché è l’educazione ricevuta. L’educazione ricevuta, che richiama i vincoli di figliolanza e la gratitudine a Don Bosco, rende gli Exallievi parte integrante della Famiglia Salesiana e partecipi della missione salesiana nel mondo, come coloro

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che consapevoli degli impegni coerenti con l’educazione ricevuta vogliono tradurli in autentici impegni di vita. La presenza degli Exallievi nella nostra città è una presenza importante sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. Attraverso l’Unione degli Exallievi si conserva ed approfondisce il “tesoro” dell’educazione ricevuta. Ricordare e prendere consapevolezza di avere ricevuto i valori della nostra formazione, per di più in una delle istituzioni educative più importanti ed antiche della nostra terra, che, non a caso, è stato intitolato con lo stesso nome del primo oratorio che don Bosco ha creato: San Francesco di Sales. In Avvenire 17 11 2017.

Buoni cristiani e onesti cittadini in Europa di Rosario Sapienza (Ordinariodi Diritto Internazionale nell’Università di Catania) Racconto la mia storia perché debbo la mia carriera di giurista specializzato nelle questioni internazionali ed europee alla lungimiranza dei miei educatori salesiani, che fin dall’anno dei miei esami di maturità mi … inviarono a Lovanio dove (nel 1975) si teneva il Secondo Congresso Europeo degli Exallievi di Don Bosco. Lì conobbi don Sinistrero, August Vanistendael, Marcello Palumbo e seguendo il loro insegnamento e la loro guida mi appassionai alle questioni della cooperazione internazionale e dell’integrazione europea, alle quali ho poi dedicato la mia vita. In quegli anni, l’europeismo era appannaggio di poche élites e tale è rimasto nel corso degli anni, senza riuscire a trovare una via di dialogo con la gente. Forse senza nemmeno cercarlo. Ed evitando accuratamente di aprirsi agli apporti di chi custodiva e curava il rapporto con la gente vera, specialmente, ma non solo, quella più semplice. Oggi, 29 ottobre, ad esempio, si è concluso l’incontro in Vaticano sul tema “(Re)ThinInsieme


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Oggi è difficile parlare di Europa davanti allo spettacolo spesso non edificante che essa dà di se stessa. Ma non è per questo meno necessario. E bene hanno fatto e fanno ancora i Salesiani a tenere desta l’attenzione sulle questioni europee. In Avvenire 16 11 2017.

Testimonianze dell’allievo Sebastiano Ardita (magistrato)

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king Europe. Un contributo cristiano al futuro del progetto europeo” assai opportunamente promosso dalla Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (CO-MECE) in collaborazione con la Segreteria di Stato. Nel rivolgersi ai partecipanti, il Santo Padre Francesco ha voluto ricordare che l’Europa “non è una raccolta di numeri o istituzioni, ma è fatta di persone”. Notando infatti “come spesso qualunque dibattito si riduca facilmente a una questione di cifre” Sua Santità ha. affermato che “se ne comprende l a ragione: le persone hanno volti, ci obbligano ad una responsabilità reale, fattiva “personale”; le cifre ci occupano con ragionamenti, anche utili e importanti, ma rimangono sempre “senz’anima”. Ma con questa Europa “senz’anima”, la Chiesa cattolica non ha mai smesso di cercare un dialogo, talvolta anche difficile, come quando si volle redigere un progetto di Costituzione europea evitando accuratamente ogni riferimento alle radici cristiane dell’Europa, ignorando l’accorato appello di San Giovanni Paolo II. Ma già da prima, negli anni sessanta, Don Sinistrerò, un salesiano in prima linea sulle questioni internazionali dell’educazione, aveva denunciato le carenze della visione “internazionale ed europea” della società, sottoponendo ad una serrata critica i documenti internazionali ed europei sui processi educativi svelando quanto fosse necessario ricentrare sulla persona umana e sulla solidarietà quel progetto educativo. Ho trascorso la mia vita in giro per l’Europa, ho avuto grandi maestri all’Università, specie quella di Firenze, ma non ho mai dimenticato quelle lunghe passeggiate a Lovanio, quella Europa incontrata attraverso le persone che le avevano dedicato la loro vita. E sono lieto che gli exallievi di Don Bosco, nella logica di una educazione permanente e ricorrente, che è stata da sempre la loro bandiera, abbiano continuato questo loro impegno europeista per i giovani, che oggi si traduce in tante meritorie iniziative, come, ad esempio, la Scuola Europea di Leaders che tanto fa per costruire una Europa dal basso.

Quello che non puoi dimenticare dei Salesiani è il Carisma di don Bosco, un messaggio che arriva dritto dentro il cuore dei ragazzi e li accompagna per tutta la vita: essere utili agli altri per dare un senso all'esistenza oltre i confini di questo mondo. Ognuno la declina come può, ma dentro quella regola c'è tutto: la solidarietà, la speranza, la gioia di vivere. Ed è per questo che il pensiero di don Bosco è ancora attualissimo e rappresenta un modo moderno di vivere il cristianesimo: il rifiuto del nichilismo e la gioia provata nel darsi agli altri rendono l'etica cristiana uno stile di vita in linea con i valori civili. I salesiani sono stati una forza sociale dotata di mezzi e di strumenti, vivendo essi individualmente una scelta di povertà autentica; e sono oggi nel mondo – per il tramite dei loro allievi – una colonna portante della società, senza mai pretendere di fare scuola per la "classe dirigente". Investire sui giovani senza ottenere per sé; formare alle responsabilità senza pre- I salesiani sono tesa di comandare: nel superamento ancora per noi di queste contraddizioni sta l'insegna- un esempio momento più grande che essi oggi ci dan- rale ed un riparo no. Non hanno mai promosso esperi- sicuro. Per quementi politici, né laboratori istituzio- sto oggi nel nali; hanno continuato a stare vicini ai mondo c'è ancoloro allievi, divenuti adulti, per sostera tanto bisogno nerli nelle scelte difficili che li avevano dei salesiani! abituati a fare. Mai in prima fila a tagliare i nastri o a riconoscimenti ma sempre in disparte, a volte con gli occhi un po’ rossi, consapevoli che quanto avranno fatto i loro "ragazzi” è solo il frutto del loro lavoro. In Avvenire 15 11 2017.

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La festa dell’Immacolata mento. Finita l’Eucarestia, l’assemblea si è spostata dall’altare alla strada. Qui, ad attendere i ragazzi, una scenetta teatrale organizzata dal gruppo del biennio con cui abbiamo avuto modo di rinfrescare la memoria dell’esperienza di Don Bosco nel suo incontro con Bartolomeo Garelli nel suo primo giorno di attività oratoriane. Come il nostro Fondatore anche noi ci siamo raccolti interiormente per pregare un Ave Maria ad unisono con il classico “cerchio mariano”. Il tripudio festoso, accompagnato da buona musica, ha permesso poi sia ai piccoli che ai più grandi di divertirsi in maniera sana con Nella foto: momento della celebrazione Eucaristica. giochi a stand di diverso grado di difficoltà ed impegno. Non gioia. All’interno della Celebrazione Eucariabbiamo fatto mancare la merenda! Due stica, presieduta dal direttore don Marcello educatori attendevano infatti i partecipanti Mazzeo, gli animatori dei cinque gruppi forai giochi a due tavoli nei quali i dolci abbonmativi con i giovani partecipanti hanno davano. espresso pubblicamente la loro volontà di La giornata dell’8 dicembre non finiva continuare il cammino formativo all’interno qui per i giovani della Salette: nel pomerigdi questi percorsi di discepolato. Il gruppo gio erano tutti invitati – con i genitori e i pa“Savio Club” che conta parecchi iscritti di renti – a continuare la festa. età diversificate, il gruppo “Michele MagoUn’accademia nel nostro teatro ha dato ne” che vede riuniti i maschietti delle scuoloro la possibilità di stare ancora allegri; rile medie, il “Laura Vicuña” che raggruppa vivendo così il 70° anniversario dell’opera le ragazze di quella stessa età. C’è anche il salesiana in cui viviamo e i frutti delle attivigruppo del biennio che chiamiamo “don tà di spettacolo che gli animatori dell’OratoBosco” ed infine il “gruppo Giovani” che rio hanno costruito e messo su con tanta pavede insieme le fasce dei ragazzi dai 18 anni zienza. in su.La Comunità Educativa Pastorale ha Balli e scenette, sketch comici e musica vissuto in pieno questo grande evento di live i condimenti di questa giornata così lunpromessa e di responsabilità dei giovani che ga ma così vissuta bene che il tempo sembra il Signore quotidianamente ci affida. La Pasia volato; come a Chieri anche a Catania: rola spezzata dal celebrante ha acceso i cuoceleres gaudentibus horae, afflictis lentae. ri e rasserenato anche i più vivaci e la presenza del Risorto ha coronato questo moTonino Garufi sdb In Chiesa prima ed in Piazza Don Bonomo dopo gli adulti, i giovani ed i ragazzi del quartiere San Cristoforo nel giorno della Solennità di Maria Immacolata hanno vissuto un momento di spiritualità, condivisione e

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I Salesiani dell’Opera La Salette di Catania festeggiano i 70 anni di presenza nel quartiere popolare di San Cristoforo. Arrivati nel 1947, dopo la fine della Guerra Mondiale, i Salesiani

diedero priorità all’assistenza della moltitudine di ragazzi che vivevano abbandonati a se stessi per le strade della città, esposti a tutti i pericoli. Da allora l’apostolato, verso i giovani più deboli, è stato vissuto con fedeltà e perseveranza giungendo così a compiere in questi giorni 70 anni, festeggiando con la testimonianza di cinque salesiani che hanno raccontato i primi passi, la scuola, il cortile e l’accoglienza, la vita dei gruppi formativi e dell’associazionismo, l’importanza dell’evangelizzazione e della catechesi all’interno della missione salesiana in un contesto di periferia. Coreografia con i ragazzi dell’oratorio; a sinistra il taglio della torta;

Gli Exalievi - Officina di incontri “Il mio Novecento” 50 anni di storia nel libro di Milazzo «Bisogna conoscere il passato per comprendere il presente»: sono le parole con cui Nino Milazzo ha concluso il dibattito pubblico sul volume “Il mio Novecento” (Domenico Sanfilippo Editore), che raccoglie una antologia di suoi articoli pubblicati su La Sicilia e il Corriere della Sera nell’arco degli ultimi 50 anni. Il dibattito, aperto da Salvatore Caliò, instancabile animatore della Onlus e coordinato dal giornalista Piero Insieme

Maenza, s’è svolto nell’Officina di incontri della “Onlus Unione Exallievi Don BoscoSalette, Periferie vive” con la partecipazione di Domenico Ciancio Sanfilippo (Condirettore de “La Sicilia”), Giuseppe Di Fazio (Presidente del Comitato scientifico della Fondazione Dse), Guglielmo Longo (Past

Da sinistra: Maenza, Milazzo, Di Fazio, D’Antoni..

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I 70 anni dei salesiani alla Salette


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Da sinistra: Contadini, Longo, Domenico Ciancio Sanfilippo, Maenza, Milazzo, Di Fazio.

President Rotary Club Catania e docente universitario di Biologia) e Orazio D’Antoni (Onlus Unione Exallievi Don Bosco Salette “Periferie vive”). L’attrice Valeria Contadino ha letto alcune pagine del libro, offrendo ai presenti la possibilità di immedesimarsi con i contenuti degli articoli di Milazzo (dalla tragedia del Vajont allo sbarco dell’uomo sulla Luna). Il dibattito ha fatto conoscere aspetti inediti di

grandi figure del giornalismo o della letteratura, come Enzo Biagi, Pippo Fava, Candido Cannavò, Leonardo Sciascia. Era presente un “giovane” sacerdote salesiano di 99 anni. «Il libro di Milazzo – ha detto Maenza – non solo è una lezione di grande giornalismo, ma è anche uno scrigno di perle della nostra memoria che può aiutare tutti a capire il mondo in cui viviamo». In La Sicilia 13 dicembre 2017.

Gela-CNOS-FAP

L’esperienza in azienda di 25 giovani Un “viaggio” nel mondo del lavoro con lezioni anche sulla sicurezza Viaggio nel mondo del lavoro e nella sicurezza dei cantieri per gli aspiranti saldatori, elettricisti e tubisti che frequentano l’istituto CNOS-FAP, diretto da don Paolo Terrana. Una settimana intensa di lezioni per 25 alunni per un progetto di alternanza scuolalavoro dell’ENI. Sono giovani che già vogliono affacciarsi al mondo del lavoro, che vogliono essere economicamente indipendenti. Così alle tra-

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dizionali lezioni vi sono anche le ore trascorse nei laboratori professionali dove imparano un mestiere. Anche per loro si sono aperte le porte dell’ENI nel viaggio tra lavoro e formazione. Ma sono stati anche ospiti delle aziende Ergo Meccanica e A marù. «Nonostante le difficoltà che coinvolgono il mondo della formazione – ha detto il direttore Paolo Terrana – noi vogliamo imprimere ai nostri ragazzi un percorso scolastico e lavorativo». Ovviamente il pensiero del direttore è rivolto a quei corsi di formazione che ancora non sono stati sbloccati dalla Regione e Insieme


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In La Sicilia 25 11 2017.

randazzo

Il GREST a Randazzo Con te o senza di te, la differenza c’è! Certo che è stato un GREST di valore! Come tutto, a Randazzo, è nobile e di marca. Lo ha dichiarato ancora una volta lui in persona, Carlo V imperatore, affacciandosi dalla bifora del Palazzo Reale. Ed il ragazzo che lo ha impersonato nella scenetta, non si è limitato a declamarlo, ma è andato a visita-

organizzata dall’Oratorio, con circa un centinaio di partecipanti da tutta Italia. Impegnativo è stato anche il percorso formativo (il 13° della serie, partendo da “Tarcisio, Accendi l’Amore” del 2005) con il tema di quest’anno “Con Te o senza Te, non è la stessa cosa”; che ha surclassato letteralmente temi proposti di cartoni animati o altre favole similari, che servono solo per stampare un disegno sulla maglietta. I ragazzi hanno seguito con la massima attenzione il gioco al computer a punteggi e il filmato in 8 puntate, che raccontava le avventure su di un’Isola del Tesoro: alla fine i protagonisti preferiscono met-

Randazzo: Nell e foto momenti del G REST 2017.

re il Palazzo assieme a tutto il GREST, il peanultimo giorno di attività. Questa visita faceva parte delle attività di bricolage dei ragazzi che hanno preparato il materiale per la scenografia della “Festa Medioevale” cittadina e della Festa Nazionale degli Arcieri, Insieme

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che rischiano di creare un assenteismo diffuso tra quanti rientrano nell’obbligo scolastico. Gli studenti che hanno partecipato al progetto di alternanza scuola lavoro sono stati: Andrea Rinella, Giuseppe Amodei, Filippo Gueli, Gabriele Incorvaia, Rosario Esposito Ferrara, Marco Cascino, Kevin Costafelli, Simone Boscaglia, Simone Castania, Antonio Ribbreilo, Ivan D’Aleo, Bartolomeo Iraci, Angelo Calaciura, Nunzio Cascino, Rosario Pasqualino, Nunzio Saponetto, Francesco Kevin Solito, Giovanni Tasca, Matteo Velia, Andrea Cammalleri, Georgian Tudorache, Mattia Salvo, Nunzio Abela, Giuseppe Bottigliere e Francesco Vizzini. I tutor del progetto sono stati i prof. Rocco D’Amaro e Giuseppe La Monica, affiancati dai colleghi Roberto Condorelli, Emanuele Alì e Francesco Corrao. L.M.


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scettici (come ai tempi di Don Bosco, a proposito delle sue pubblicazioni, Cfr Bollettino Salesiano). Dalla prima Casa Salesiana in Sicilia, sempre presenti ed operanti! L’équipe di gestione dell’Oratorio e don Biagio Tringale

Festa dell’Immacolata a Randazzo

Randazzo: La Chi esa di San Basili o.

tersi a disposizione dei “migranti”, lasciando perdere la ricerca del tesoro dei pirati, non senza aver capito che l’aiuto dei genitori, l’aiuto di “don Luigi” e la collaborazione tra i vari gruppi, fa la grande differenza e porta alla vittoria finale: “con te o senza te, la differenza c’è!” La Caccia al Tesoro, senza dubbio, l’abbiamo organizzata veramente, al Parco Forestale dello Sciarone, ma che si è conclusa con la scoperta del vero tesoro, Gesù Eucaristico, nella chiesa del San Basilio. E poi, il bagno nella “maxi-piscina”, come ogni giorno, ha concluso la gara! In tutto questo è stato di grande aiuto il sussidio stampato per gli animatori e quello con le domande dettagliate relative al quiz del gioco al computer, come pure il libretto dei canti per preparare il festival finale. Tutto il materiale è stato messo a disposizione in modo gratuito, nel sito “donboscoestate.weebly.com” e in YouTube “Blasius1945”, ed è stato “seguìto” da decine di Grest in tutta Italia, con buona pace degli

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“La nostra Società è nata da un semplice Catechismo”. Ben conosciamo le parole di Don Bosco, riportate anche nelle nostre Costituzioni Salesiane. E allora, perché non riprendiamo a fare Catechismo? E così a Randazzo, nell’Oratorio Don Bosco, si è ripreso a fare il Catechismo. “Don Gabriele Aiala, tu che sei il nuovo parroco di San Francesco di Paola, la parrocchia vicinissima all’Oratorio, perché non ci dai la possibilità di riprendere a fare il Catechismo?” – “Eh, vi sembra facile!” – fu la risposta dell’ex segretario del Vescovo di Acireale – “Se volete riprendere ad ospitare il catechismo, dovete accollarvi tutto il catechismo delle tre parrocchie che mi sono state affidate: San Francesco di Paola, San Martino e San Nicola. Un terzo di tutto il paese, con sei classi. Che ne dite?” – “Il San Basilio e l’Oratorio non si spaventeranno certamente per sei classi! Accettato e grazie”. E così il Catechismo torinese dell’Otto Dicembre 1842 viene ripreso col fuoco, ma anche il freddo dell’Etna in questo otto Dicembre 2017, tutti assieme al San Francesco di Paola, con la “pagnottella” della festa e l’Ave Maria del Cerchio Mariano. I ragazzi e le catechiste hanno così modo di rioccupare le antiche e vetuste aule del Cenobio Basiliano o quelle più moderne dell’Oratorio dove hanno frequentato il GREST, di ammirare la splendida Chiesa del Marvuglia e il nuovo Museo della Memoria Salesiana di Sicilia.

Buon compleanno Oratorio di Don Bosco! Insieme


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Ragusa

Inizio delle attività oratoriane Sabato 14 ottobre, in occasione dell’”OPEN DAY”, l’Oratorio Centro Giovanile Salesiano di Ragusa ha dato inizio ufficialmente alle proprie attività formative. Il tema di quest’anno è: “Casa per molti Madre per tutti#nessunoescluso”. In questa occasione c’è stata l’apertura dell’Anno Sociale con l’inizio dei gruppi formativi e anche della catechesi dove sono impegnati settimanalmente, oltre alle catechiste e famiglie quasi 200 ragazzi. Con l’avvio delle attività non sono man-

glienza per i ragazzi vissuto secondo lo stile di Don Bosco e caratterizzato dalla sana allegria salesiana. Durante il pomeriggio c’è stata la presentazione delle attività ludiche educative che sono in corso quest’anno. L’“OPEN DAY” si è svolto grazie alla regia di Don Salvo Renna, il salesiano di turno, arrivato nei primi giorni dello scorso settembre e che da quest’anno sta curando l’oratorio. Per la formazione dei ragazzi, Don Salvo può contare anche dell’apporto del direttore dell’Istituto Salesiano Don Edoardo Cutuli e del parroco Don Pippo Fallico. Quindi anche in quest’anno sociale all’oratorio salesiano di Ragusa i ragazzi, da quelli più piccoli a quelli più grandi, hanno la possibilità di ritrovarsi nel luogo di aggregazione per eccellenza dove la spiritualità si coniuga con l’allegria in un mixer vincente! Comunicato stampa

cati ovviamente gli animatori che si sono messi prontamente a disposizione dei più piccoli, iniziando con l’animazione in teatro e in cortile con vari giochi che hanno coinvolto giovani, adulti e genitori. È stato subito una partenza sprint con un bel momento di accoRagusa: “Open Day”, nella foto in al to. N ella foto in bass o particol are del presepe vi vente.

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OPEN DAY all’Oratorio Salesiano


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Messina-San Tommaso

Istituto Teologico San Tommaso

50 anni Inaugurazione dell’ Anno Accademico L’importante anniversario coincide con la cerimonia inaugurale del nuovo Anno Accademico L’Istituto Teologico San Tommaso compie 50 anni: un traguardo importante per un’istituzione che ha lasciato un segno rilevante nella storia, della Chiesa locale, celebrato ieri pomeriggio in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico 2017/2018. N a t o nel 1968 dalla fusione del Seminario Arcivescovile, dell’Istituto Teologico Madonna di Pompei dei frali Cappuccini e quello salesiano, fu voluto fortemente dall’allora arcivescovo mons. Francesco Fasola, per offrire un polo unitario di formazione ai giovani che si preparavano al sacerdozio. Il momento celebrativo svoltosi nell’aula magna dell’Istituto “Don Conti”, è stato suggellato dalla presenza di don Mauro Mantovani, Rettore Magnifico dell’Università Pon-

tificia Salesiana – e dal 2016 presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Pontificie Italiane – alla quale il San Tommaso è aggregato. “Panorama teologico sapienziale o paradigma tecno-cratico? Sfide educative-pastorali”, il tema della prolusione a lui affidata. Una sostanziale riflessione sui compiti «quanto mai Una sostanziale riflessione sui compiti «quanto mai attuali e ineludibili», che l’accademia salesiana deve avere «a servizio della Chiesa e della società di oggi, di fronte all’emergenza educativa, alle incertezze e alle aspirazioni del nostro tempo, alle crisi che stiamo attraversando e che mostrano sempre, almeno per chi vuole o è in grado di coglierle, le loro dimensioni etiche antropologiche, più che meramente tecniche o procedurali». Un impegno che da sempre accampa l’UPS nella ricerca, nello studio e nella didattica, legato al mondo giovanile e alle sfide dell’educazione, dimensione carismatica “trasversale”. I lavori sono stati introdotti dal preside dell’Istituto don Giuseppe Cassaro il quale tra bilanci e obiettivi futuri, ha confermato l’impegno costante «favorire e facilitare secondo le indicazioni del primo statuto, una più profonda formazione culturale, teologica e pastorale degli allevi, di docenti qualificati, grazie all’impegno di docenti qualificati, l’ampia ricerca scientifica e una reciproca conoscenza e collaborazione». Il San Tomnaso prezioso punto di ri ferimento collegato alla Pontifici a Universi tà Sales iana. Nella foto: Il tavolo dei relatori. Gi useppe Cass aro, G iuseppe Ru ta, Mauro Mantova ni, Giov anni Accol la, Gianni Russo.

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Rachele Gerace In Gazzetta del Sud 17 dicembre 2017.

Cinquanta anni sempre giovani

La Prolusione dell’anno accademico al San Tommaso di Messina Nel pomeriggio del 15 dicembre 2017 si è tenuta la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2017-2018, cinquantesimo della storia del San Tommaso di Messina. Dopo la preghiera di inizio, presieduta da S. Ecc. Mons. Giovanni Accolla, Arcivescovo di Messina, Don Pippo Ruta ha salutato i presenti nella qualità di Presidente del Insieme

Consiglio di Direzione dell’Istituto, ringraziando i Superiori Religiosi e gli Ordinari per il loro prezioso contributo alla vita accademica. Oltre all’Arcivescovo di Messina era presente anche S. Ecc. Mons. Guglielmo Giombanco, Vescovo di Patti. Don Gianni Russo, Direttore della Scuola Superiore di Specializzazione in Bioetica e Sessuologia, ha quindi letto la relazione sulle attività svolte nell’anno accademico 2016-2017. Il Preside dell’Istituto Teologico, Don Giuseppe Cassaro, ha centrato il suo discorso sulla celebrazione del 50° anniversario dell’Istituto. Ricostruendo la storia delle origini, ha ricordato che il San Tommaso è nato «innanzitutto per l’illuminata iniziativa di Mons. Francesco Fasola, allora Arcivescovo di Messina, oggi servo di Dio, il quale vide chiaramente l’importanza di offrire un polo unitario per la formazione teologica di tutti i candidati al sacerdozio, diocesani e religiosi, delle case di formazione messinesi, che ben presto si aprì anche ai laici che avrebbero dovuto offrire un servizio di animazione nelle nostre realtà ecclesiali». Si trattava di un autentico sogno di Chiesa che era ispirato dai frutti maturi del Concilio Vaticano II: «Il lavoro indefesso, umile, sacrificato, competente e qualificato dei tanti docenti che si sono susseguiti nell’Istituto a servizio delle tante generazioni di studenti, ha reso possibile la realizzazione di quel sogno di Chiesa», di cui oggi siamo eredi e custodi. Il Preside ha sottolineato quindi la grande responsabilità di raccogliere tale eredità, senza fermarsi a coltivare il ricordo di un passato glorioso, ma soprattutto riconoscendo le motivazioni e lo slancio di un presente entusiasmante, in cui mettersi concretamente in gioco per dare corpo ad una missione ecclesiale che è “culturale, teologica e pastorale”, così come fu voluta dai padri fondatori dell’Istituto. Gli intermezzi musicali della cerimonia sono stati curati dal Coro della Cappella Musicale “S. Maria Assunta” della Cattedrale di Messina, diretto dal Maestro Don Giovanni Lombardo.

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Un altro traguardo importante è quello r a g g i u n t o d a l Master in Bioetica e Sessuologia, incardinato nella realtà del San Tommaso e giunto quest’anno alla sua 20ma edizione. Il percorso di studi, nato nel 1997/98 si è sempre distinto per l’intensa attività di ricerca scientifica e di consulenza con le famiglie e le istituzioni: 1267 i professionisti specializzati in questi anni. Soddisfatto il direttore Don Gianni Russo, il quale ha sottolineato «importanza di un impegno dialogico, consapevole delle responsabilità che una disciplina come la Bioetica comporta». Alla prolusione sono intervenuti anche don Giuseppe Ruta, Ispettore dei Salesiani di Sicilia e l’arcivescovo di Messina mons Giovanni Accolla che ha ribadito l’importanza di una sinergia fra le reltà accademiche cattoliche per «riscattare dai luoghi comuni e fare uscire dai margini la nostra terra». Tra i presenti anche il vescovo di Patti, mons Guglielmo Giombanco e il vicario generale mons. Cesare Di Pietro. Al termine della cerimoni sono stati consegnati delle borse di studio del progetto “Seme per seme”, agli studenti fra Mario Isgrò, fra Salvatore Casà e Enrico Pistorio.


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Il dono di sé può cambiare il mondo La lezione di Don Mauro Mantovani

Istituto Teologico di Messina La fucina di educatori alla scuola di Don Bosco

La lectio magistralis della Prolusione è stata tenuta dal Prof. Don Mauro Mantovani, Rettor Magnifico dell’Università Pontificia Salesiana, sul tema: Panorama teologicosapienziale o paradigma tecno-cratico? Sfide educativo-pastorali. Don Mantovani ha offerto una riflessione a partire dall’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, notando come la Teologia e la Filosofia oggi rischiano di risultare ripetitive e vuote, se non si mettono concretamente a confronto con ciò che di inedito sta vivendo oggi l’umanità. La novità più evidente è che negli ultimi decenni la tecnologia si è sviluppata con una velocità impressionante, senza che parallelamente sia registrato un autentico progresso di civiltà. Si è così imposto un nuovo paradigma, quello tecno-cratico come lo definisce papa Francesco, che condiziona il rapporto dell’uomo con l’ambiente secondo uno schema di potere: la natura è solo un deposito di risorse di cui impossessarsi ai fini di uno sfruttamento indiscriminato. Questo paradigma è entrato nella politica, nell’economia, ma soprattutto nella cultura contemporanea. La riflessione teologica e filosofica possono dare il proprio apporto per superare questo paradigma, offrendo una visione sapienziale dei saperi e della vita: si tratta di una autentica “diaconia” di carattere culturale. Questa lettura può avere una ricaduta interessante nel campo dell’educazione e della pastorale. Rappresenta infatti un punto di partenza per assumere prospettive esistenziali sempre più inclusive, che aiutino i giovani ad uscire dagli angusti confini del progetto personale di autorealizzazione narcisistica, per scoprire la bellezza trasformante del dono di sé.

Da 50 anni il centro di formazione teologica dei Salesiani forma preti e laici che imparano a essere “sarti” per lavorare la “stoffa” della buona gioventù Il pezzo forte del nostro Istituto è proprio il clima fraterno! A favore di questa dimensione collabora il corpo dei docenti, che non realizza solo una comunicazione di contenuti, ma investe tempo ed energie per costruire una dimensione familiare e si esplicita anche nella partecipazione alle tappe di crescita vocazionale degli studenti». Con queste parole il giovane frate minore Salvo Casa presenta l’Istituto Teologico San Tommaso D’Aquino (Itst) di Messina, presso il quale studia. «Questa cura, avendo a cuore la vita e la storia dell’altro, fa trasparire tutta la sua vitalità salesiana». A quella di frate Salvo fa eco la voce di un altro giovane studente, il salesiano Alberto Anzalone: «Studiare al San Tommaso è una “bella storia d’amore”. Se per i latini il primo significato di studium è “desiderare qualcosa che si ama”, posso dire che qui sto alimentando la passione per una conoscenza che si fa vita e amore donato, perché sostenuta da una fede celebrata».

Don Giuseppe Cassaro

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Il carisma di Don Bosco Se possono sembrare scontati i pareri dei due religiosi su una struttura ecclesiale, ecco quello di una studentessa laica, Agata Alibrando: «Tutti ci sentiamo coinvolti nelle attività didattiche che si svolgono. Infatti, ognuno può sperimentare l’originalità che caratterizza l’itinerario accademico scandito da momenti di alta formazione, di autentica fraternità, di arricchimento culturale e impreziosito da un vivo e operoso dialogo fra tradizioni di paesi diversi». Il carisma di Don Bosco respira fortemente – e se lo affermano dei giovani, c’è da crederci davvero! – in questa realtà salesiana che celebra il cinquantesimo anniversario dalla nascita ufficiale dell’Istituzione accademica superiore, successiva alla prima erezione del 1932 come studentato destinato Insieme


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Le tappe di una storia «Nel 1968 una convenzione stipulata dietro proposta dell’arcivescovo di Messina, il Servo di Dio Monsignor Francesco Fasola, tra l’Arcidiocesi di Messina, la Provincia Messinese dei Padri Cappuccini e l’Ispettoria Salesiana Sicula», racconta l’attuale preside don Giuseppe Cassaro, «unifica i tre rispettivi Studi Teologici. Nel 1985 viene aggregato alla medesima Facoltà di teologia dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. Nel 2007 l’Ispettoria Salesiana Sicula, l’Arcidiocesi di Messina e la Diocesi di Patti firmano la nuova convenzione e nel 2011 con l’Università di Messina se ne stipula una per il riconoscimento in Teologia pastorale, la licenza in Teologia catechetica e un diploma universitario di specializzazione in Bioetica e Sessuologia». Pane, lavoro e Paradiso Il San Tommaso non è solo una realtà ecclesiale di studio e formazione, ma anche una comunità salesiana diretta in questi ulti-

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alla formazione spirituale e teologica dei giovani Salesiani.

mi anni da don Franco Di Natale: «La comunità accoglie giovani Salesiani di quattro continenti per la formazione specifica in vista del presbiterato. Essa si riconosce come una comunità in cammino con la Chiesa e la Congregazione Salesiana. Viene offerto alle parrocchie circostanti un servizio di predicazione, animazione, aggiornamento, aiuto pastorale, con l’apporto peculiare dei presbiteri e dei giovani confratelli, con una scelta preferenziale per la pastorale giovanile e la formazione del laicato». San Giovanni Bosco amava raccomandare ai suoi figli spirituali «pane, lavoro e Paradiso» e così i giovani Salesiani sono impegnati nell’animazione di oratori parrocchiali al servizio dei giovani della periferia messinese, di altre città vicine, nell’animazione del Movimento giovanile salesiano, e in quella vocazionale dei giovani che incontrano, il tutto in comunione con laici e consacrati che operano quotidianamente in quei territori. Il SanTommaso, infatti, è da 50 anni la fucina dei “sarti” che alla scuola di Don Bosco si sono formati per fare con la “stoffa” dei giovani, imbastita dai fili della grazia, un bell’abito per il Signore, un vestito con il marchio di fabbrica: «Buoni cristiani e onesti cittadini e futuri abitanti del cielo». Marco Pappalardo In Credere 31 dicembre 2017.

N elle foto di questa pagi na: Istantanee del la vita quotidiana.

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Messina-Savio

Il pensiero introspettivo di Bartolo Cattafi Orazio Nastasi ha analizzato la carriera poetica dello scrittore barcellonese Nel panorama della poesia italiana del dopoguerra, Bartolo Cattafi, siciliano trapiantato a Roma, classe 1922, è considerato uno degli scrittori più introspettivi e analitici della seconda metà del novecento. Ha vissuto la prima giovinezza sotto il ventennio fascista e, subito dopo gli orrori del secondo conflitto mondiale, tant’è che la sua poetica dai toni epigrammatici tratteggia un bilancio intriso di vuoto e di solitudine. Una carriera poetica e letteraria esauritasi prematuramente a causa di una grande malattia e riconosciuta, solo in parte, tardivamente. A tracciare un bilancio della sua personalità quel viaggio «verso il centro» che coincide esattamente con la poetica dei suoi scritti è Orazio Nastasi, poeta messinese, già docente di letteratura italiana e straniera nei licei e attualmente presso l’Università della Terza età, ideatore del ciclo “Conversazioni letterarie 3.0”, insieme al Direttore del Domenico Savio, don Gianni Russo. «Chi legge

le raccolte del Cattafi – spiega Nastasi – si abbandona al flusso dell’indistinto e al fascino dell’indistinguibile. Il poeta barcellonese vive la scrittura come un modo di stare al mondo, un viaggio reale e metaforico insieme, identificando la poesia di volta in volta come avventura, viaggio, scoperta e nuda denuncia della vita». Uno scrittore generoso che ha sempre cercato di dar voce alle esigenze del mondo «attraverso l’eleganza della parola nascosta nelle cose». «Cattafi – ha proseguito Nastasi – ha sempre scritto per vocazione con il desiderio di restituirsi sensazioni passate e presenti». Tra le numerose raccolte pubblicate quasi tutte per le edizioni “Lo Specchio Mondadori”, si ricordano Nel centro della mano (1951), libro d’esordio, Le mosche del meriggio (1958), L’osso, l’anima (1964), La discesa al trono (1975), Marzo e le sue Idi (1977), L’allodola ottobrina (1979) e le postume Chiromanzia d’inverno (1983) e Segni (1968). Rachele Geraci In Gazzetta del Sud 26 novembre 2017, p. 25.

Catania-San F. Neri

132 anni per l’Oratorio del San Filippo Neri Nella ricorrenza del 132° Anniversario della fondazione dell’Oratorio San Filippo Neri di via Teatro Greco, gli ex-allievi dell’Unione don Bosco – Teatro Greco, hanno aperto ufficialmente l’anno sociale con due momenti che hanno registrato la presenza di numerosi partecipanti.

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Il primo, sabato 25 novembre con la celebrazione Eucaristica presieduta da don Giuseppe Costa, già direttore dell’Oratorio negli anni 75/77. Il secondo momento, il lunedì 27 novembre in teatro con una serata di fraternità, apertasi con i saluti del direttore GiusepInsieme


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Enzo Caruso Catania-S. F. Neri : Don Cos ta con Gi gi Chiav aro ed altri exall ievi .

Nel la foto: Enri co G uarneri, attore.

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Nel la foto: il gruppo attori, exal liev i del

pe Salamone, del presidente dell’Unione Enzo Caruso e di don Giuseppe Costa che dopo circa quarantanni, rivedeva l’Oratorio dove aveva iniziato il suo ministero sacerdotale. La sala piena, di exallievi e amici dell’oratorio, hanno goduto della presenza di numerosi exallievi, dello stesso Oratorio, che hanno calcato il palcoscenico: Enrico Guarneri, San F. Neri . Gianni Sineri, Turi Killer, Turi Giordano, Fabio Costanzo, Antonello Di Costa, Carmelo Sapienza e il suo gruppo musicale e Gigi Chiavaro, giocatore del Catania. Due ore trascorse in serena allegria hanno fatto rivivere ai presenti i tanti momenti trascorsi in quella sala nell’età adolescenziale e giovanile. Alla fine dopo i dovuti ringraziamenti a tutti i presenti, la serata si concludeva con il tradizionale panino con la mortadella.


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A Roma la Corsa dei Santi 1° novembre 2017

Oltre 7500 iscritti alla 10^ edizione della corsa promossa dalla Fondazione Don Bosco.

La manifestazione sportiva promossa dalla Fondazione DON BOSCO NEL MONDO compie dieci anni di vita all’insegna di una crescita progressiva e continua che trova riscontro nel sempre maggior numero di runner che l’hanno scelta come appuntamento tradizionale dell’autunno romano. Per celebrare la ricorrenza del decennale è stata coniata una medaglia-ricordo che verrà consegnata a tutti i partecipanti. L’edizione di quest’anno, mantenendo il tradizionale percorso dentro il centro storico di Roma, è stata caratterizzata da tre modalità di partecipazione: agonistica sulla distanza dei 10 km, non competitiva sempre sui 10 km e non competitiva sui 3 km. Tre “gare” che vedranno un totale di oltre 7.500 runner provenienti da 38 nazioni, dei quali 4.400 alla competitiva e 1.200 alla non competitiva di 10 chilometri, e oltre 2.000 alla 3 chilometri. La partenza è alle ore 9.50 sempre da Piazza Pio XII, di fronte alla Basilica di San Pietro, e il percorso si snoderà nel centro storico, toccando i luoghi più famosi della Città Eterna. Testimonial della corsa sarà Roma: La tradizio- un personaggio d’eccezione: Giunale Cors a sy Versace, grande atleta paralimdel 1° nov embre. Nell e foto: pica e conduttrice televisiva. La Fondazione DON BOLa partenza e l a premiazione. SCO NEL MONDO richiama

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l’attenzione, attraverso la corsa, su un progetto solidale al quale lavorano i missionari salesiani di Bangalore, India. Il progetto s’intitola “Bambina o sposa?” e lotta contro la cattiva consuetudine locale di dare in spose ad uomini adulti, spesso ad anziani, bambine che vengono così derubate della loro infanzia. I Salesiani del posto offrono a queste spose-bambine accoglienza, istruzione, supporto psicologico e formazione sui propri diritti. Chi vorrà sostenere il progetto potrà inviare 2 o 5 euro mandando un sms da cellulare o chiamando da fisso il 45549 dal 27 ottobre al 6 novembre. La decima edizione della Corsa dei Santi è organizzata dall’omonima ASD Corsa dei Santi con il patrocinio del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale del Tempo Libero,

del Turismo e dello Sport della Conferenza Episcopale Italiana, del Pontificio Consiglio della Cultura, della Regione Lazio e di Roma Capitale, del CONI, della FIDAL, dello Stato Maggiore delle Difesa, del Comitato Paralimpico, del CNOS Sport e di Mediafriends, con la collaborazione di Opera Romana Pellegrinaggi e del TGS Turismo Giovanile e Sociale. È un evento realizzato anche con la collaborazione tecnica di RoMaratona.

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Il tradizionale Concerto di Natale per la sua 25ª edizione ha fatto ritorno in Vaticano, nell’Aula Paolo VI e sarà trasmesso da Canale 5 la sera della vigilia di Natale. Da 11 anni al Concerto di Natale è legato uno specifico progetto solidale della Fondazione DON BOSCO NEL MONDO e quest’anno sostiene, insieme ad un progetto di contrasto al cyberbullismo della “Fondazione Scholas Occurentes”, il lavoro dei Salesiani della Repubblica Democratica del Congo per la lotta allo sfruttamento di bambini e ragazzi nelle miniere di estrazione dei “minerali dei conflitti” nelle Province del Nord e Sud Kivu e del Katenga. Da Domenica scorsa e fino al 2 gennaio 2018 tutti possono contribuire all’iniziativa di solidarietà attraverso SMS o chiamate al numero 45549. Il progetto “Lotta alla sfruttamento dei bambini lavoratori nelle miniere della Repubblica Democratica del Congo Orientale” ha come obiettivo la riduzione della presenza di minori lavoratori nelle miniere di estrazione dei minerali dei conflitti e intende raggiungere tra beneficiari diretti e indiretti 4.000 bambini e adolescenti attraverso accoglienza, istruzione, formazione professionale e riabilitazione all’interno dei centri salesiani. I Salesiani di Don Bosco del Congo hanno ben compreso quanto sia necessario lavorare con i membri della comunità per capire e eradicare le cause fondamentali dello sfruttamento dei minori nelle miniere: la povertà estrema e la povertà educativa su tutte. L’istruzione, la formazione professionale, la riabilitazione psicosociale e l’inserimento nel mondo del lavoro sono l’alternativa per i bambini e i ragazzi vittime delle peggiori forme di lavoro minorile in una visione di progettazione olistica e multi-livelli. Patrocinato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, il Concerto di NataInsieme

le permette di raccogliere fondi in favore di tali bambini e ragazzi già tanto provati. Chiunque desideri contribuire può farlo attraverso un SMS o una chiamata solidale. Il valore della donazione sarà: di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari Wind Tre, TIM, Vodafone, PosteMobile, Coop Voce e Tiscali; di 5 euro anche per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Vodafone, TWT, Convergenze e PosteMobile; di 2 e 5 euro da rete fissa TIM, Wind 3, Fastweb e Tiscali. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito del Concerto di Natale e della Fondazione DON BOSCO NEL MONDO. In ANS - Città del Vaticano, 20 dicembre 2017.

Città del Vaticano Al mattino di venerdì 15 dicembre il Santo Padre Francesco ha incontrato gli artisti che faranno parte del Concerto di Natale 2017. L’evento sostiene due progetti: - la lotta contro lo sfruttamento dei bambini delle miniere della Repubblica Democratica del Congo, portato avanti dalla Fondazione DON BOSCO NEL MONDO, - il contrasto del cyberbullismo promosso da Scholas Occurrentes. Presente all’incontro il Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Ángel Fernández Artime, che ha salutato il Santo Padre e presentato don Albert Kitungwa, SDB, dell’Ispettoria dell’Africa Centrale (AFC), dove si sviluppa il progetto.

Vaticano: Incontro del Santo Padre con gli artisti del Concerto di Natale. Foto ANS.

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Il Concerto di Natale controlo sfruttamentodei piccoli lavoratori nelle miniere di Coltan della Repubblica Democratica del Congo


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“Salesiani Piemonte e Valle d’Aosta” COMUNICATO STAMPA Gentile confratello, nel pomeriggio di Lunedì 20 Novembre 2017 intorno alle ore 15 sono arrivate a Valdocco le salme di Don Luigi Ricceri, Don Egidio Viganò, don Juan Edmundo Vecchi Monti, rispettivamente furono il sesto, settimo e ottavo successore di Don Bosco. Le loro spoglie sono giaciute al Cimitero Salesiano presso le Catacombe di San Callisto in Roma fino a sabato mattina, quando hanno iniziato il loro viaggio dalla capitale a Torino; qui una delegazione della Comunità di Maria Ausiliatrice ha provveduto alla sistemazione presso l’ala dedicata, nella Cappella delle Reliquie della Basilica Maria Ausiliatrice. Questa iniziativa, già avviata da don Pascual Chávez Villanueva – nono successore di Don Bosco –, nasce con il desiderio che i Rettor Maggiori possano riposare vicino al loro padre fondatore, Don Bosco – che oggi giace nell’urna di bronzo presso l’altare a lui dedicato all’interno del santuario mariano – che qui visse con i primi confratelli e avviò la sua instancabile opera pastorale con i tanti bambini e ragazzi che giungevano nel cortile di Valdocco. In questo luogo evocativo e denso di santità ebbe concretamente inizio la Congregazione Salesiana e, grazie a quest’operdi traslazione ancora in fase di completamento,

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Le foto del la pagina si riferis cono al la traslazione delle spogl ie dei Retto Maggiori da Roma a Torino (Basili ca di Maria Ausi liatrice) .

si potrà avere una percezione immediata dell’enorme eredità storica, alla quale ciascun successore di don Bosco e i suoi figli hanno contribuito in questo bicentenario salesiano, che ad oggi può contare una presenza capillare in oltre 130 nazioni nel mondo. Don Moreno Filipetto

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A colloquio con il decano dei Delegati d’Italia. di Alfredo Petralia Don Di Mauro ci racconti qualcosa della sua lunga vita. Nato a Militello in Val di Catania il 16 maggio del 1918 la mia famiglia si trasferì a Catania, vicino al porto, dove fino all’età di 5 anni ho vissuto nel territorio della parrocchia SS. Angeli Custodi, in via Ortolani, in un quartiere periferico di pescatori, artigiani e operai. Mio padre faceva l’appaltatore di lavori in pietra lavica, una dignitosa attività specializzata. Frequentai le scuole elementari nel mio paese d’origine. Furono tempi difficili quelli del fascismo e come tutti i ragazzi tra gli otto e gli undici anni fui inquadrato nel corpo dei Balilla per passare, crescendo, tra gli Avanguardisti. Superati gli esami per l’ammissione al ginnasio, grazie anche alle lezioni di latino che mi impartiva il mio parroco, ebbi la possibilità di andare a studiare nell’Istituto Salesiano S. Giuseppe di Pedara, un piccolo paese alle pendici dell’Etna, il vulcano biancheggiante di neve in inverno e spesso fiammeggiante con le sue eruzioni. La retta era di 60 lire al mese e fu mio fratello, brigadiere dei Carabinieri, a farsi carico dell’onere. Mio padre non poteva mantenermi agli studi: la crisi economica del ’29 aveva creato serie difficoltà anche alla mia famiglia. Avevo quindici anni quando iniziai la prima classe Insieme

ginnasiale. Dopo il ginnasio passai a S. Gregorio, altro paesino etneo non lontano dal primo, per il liceo e il noviziato nella casa del S. Cuore di Gesù. Fui ordinato sacerdote salesiano nel 1947. L’obbedienza mi vide a Marsala nella Casa salesiana della Divina Provvidenza per il mio tirocinio: avevo preso l’abilitazione magistrale e quindi insegnavo in una quarta elementare ma di pomeriggio facevo l’assistente nell’oratorio dedicandomi alle attività con i giovani. Venne la guerra. A Marsala solo per pura combinazione scampai ai bombardamenti che uccisero tre confratelli e alcuni sfortunati ragazzi. Dopo il triste periodo della guerra, ormai avviata la ricostruzione anche culturale del nostro Paese diedi il mio contributo insegnando ai ragazzi nelle scuole salesiane. Dopo Marsala è lungo l’elenco delle sedi di Case salesiane siciliane dove ho svolto il mio servizio da sacerdote, con spirito di obbedienza e di dedizione, come ho cercato di fare: a San Gregorio di Catania, Agrigento, Marsala, Palermo, Barcellona Pozzo di Gotto, Catania, Mazzarino, Gela, Ragusa, Randazzo, Zafferana Etnea, ricoprendo di volta in volta diverse funzioni, direttore, prefetto, consigliere, catechista, parroco. Ma ho sempre mantenuto il contatto con i ragazzi: il luogo operativo privilegiato ove esercitare la mia salesianità a servizio dei giovani è sempre stato per me l’oratorio, sforzandomi di contribuire, insieme ai confratelli, a renderlo concretamente “casa che accoglie”, “scuola che avvia alla vita”, “chiesa che evangelizza”, “cortile dove incontrarsi” nel nome e con l’aiuto di don Bosco e di Maria Ausiliatrice. Con gli Exallievi ho sempre coltivato un rapporto intenso e speciale ricevendone affetto e collaborazione che nel caso del mio servizio a Barcellona Pozzo di Gozzo è stato espresso e raccontato in un libro che affettuosamente mi è stato dedicato da loro.

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Don Rodolfo Di Mauro: una lunga vita a servizio degli altri


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Oggi svolgo il mio servizio e il mio ministero sacerdotale a Catania nell’Oratorio S. G. Bosco alla Salette, casa salesiana di cui nel ’47 sono stato tra i fondatori e di nuovo nel ’57 come prefetto e da direttore nel ’68. Il mio quarto ritorno alla Salette, dove ormai risiedo da 15 anni, ha rappresentato la spinta per la costituzione della Unione Exallievi, di cui sono fin dall’inizio il Delegato, nella quale sono confluiti in particolare “ex giovani” oratoriani dei tempi delle mie precedenti permanenze alla Salette e con i quali in realtà non si erano mai interrotti i rapporti e l’afflato salesiano rimasti sempre vivi. Don Rodolfo, lei è il decano dei delegati d’Italia. Come essere un buon delegato degli exallievi? Prima di tutto stare vicino agli exallievi, assisterli, aiutarli, spronarli a fare il bene rimanendo ancorati all’insegnamento di Don Bosco. Senza mai prevaricare la loro autonomia, anzi incoraggiandola e lasciando che si esprima, operando con loro e insieme a loro. E naturalmente offrendosi di essere il loro punto di riferimento spirituale nella vita dell’Unione, nella sua azione di testimonianza concreta, rappresentando nello stesso tempo il garante della fedeltà della stessa Unione allo spirito della Famiglia Salesiana così ben delineata nella sua “Carta di Identità”. In altri termini guidandoli nel cammino per essere sempre più “buoni cristiani e onesti cittadini”, e proponendosi loro come esempio di coerenza. Se il delegato non si pone questi obiettivi quale mai sarà allora il suo ruolo? Cosa rappresentano per lei gli Exallievi? Che ruolo devono svolgere nella società? In origine per gli exallievi la vita associativa aveva una valenza che rispondeva principalmente al desiderio di ritornare periodicamente nella Casa salesiana dove si erano formati per ritrovarsi affettuosamente, insieme ad altri compagni, con i maestri che li avevano accompagnati nel percorso educativo e con i quali erano cresciuti in cultura e in spirito e anche come segno di riconoscenza per quanto avevano ricevuto da loro. Il

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convegno annuale rappresentava quindi un importante punto di arrivo in tal senso. Nel tempo gli exallievi hanno associato a quello spirito, sempre vivo e presente, la consapevolezza che quegli insegnamenti si traducono in almeno una doppia responsabilità: rappresentare un valido supporto per i salesiani e le opere salesiane condividendone lo sforzo di presenza e di azione, e quando possibile assumersi anche l’onere, e il privilegio allo stesso tempo, di gestire gli oratori in quelle situazioni in cui i salesiani, per varie ragioni, non possono più farlo; tradurre in scelte di azione sociale, e anche politica, coerente con gli insegnamenti ricevuti negli anni di frequenza in un’opera salesiana guardando soprattutto ai giovani, su cui si costruisce il futuro, e agli emarginati in ogni senso. E non mancano gli esempi che rendono concrete entrambe queste due modalità di essere exallievi oggi nella società: molti oratori sono “in mano” a exallievi; molti exallievi sono impegnati in servizi sociali o in politica. Credo questa sia la strada da seguire o la “sfida” se si vuole. Aprirsi cioè al mondo, uscire dal guscio delle Unioni. Parlare alla società con opere e con idee, diffondere i nostri valori, difendere la famiglia. Ha visto intere generazioni di exallievi passare dall’educazione di don Bosco e dal suo apostolato. Cosa è cambiato in tutti questi anni, in quasi un secolo di vita? Ovviamente tante cose sono cambiate. Ne cito qualcuna. Vi ricordate quando vigeva la separazione uomini-donne nella vita oratoriana? Associazioni distinte, spazi di aggregazione separati, persino in chiesa vi erano settori riservati ai ragazzi e alle ragazze. Certo oggi viene da sorridere ripensando a quei tempi. Ma siamo andati avanti e gli exallievi non hanno dimenticato la loro missione e gli insegnamenti ricevuti alla palestra di don Bosco. Il Concilio Vaticano Secondo diede una spinta poderosa in tante direzioni: l’introduzione della lingua parlata nelle liturgie, un profondo rinnovamento, la musica con le chitarre entrò nelle chiese attraendo tanti giovani. Tante nuove attività fiorirono negli oratori, e poi la crisi delle vocaInsieme


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Cosa si sente di dire ai giovani? Perché continuare ad amare il Santo dei Giovani? Io non ho mai detto ai giovani di amare don Bosco, perché è lui stesso che si lascia amare dai giovani. È lui che li attrae e li affascina con l’allegria e l’accoglienza che si respirano negli oratori salesiani: quei cortili dove sgambettano felici generazioni di ragazzi e ragazze; quelle sale dove si raccolgono giovani e meno giovani per progettare insieme esperienze di condivisione e partecipazione proiettate soprattutto verso i meno fortunati, gli ultimi; quei portici dove si passeggia con l’assistente cercando risposte ai

dubbi e alle angosce e per crescere nella fede. Don Bosco si fa amare perché propone tutto questo, un percorso che può condurre anche verso la santità, come è stato per Domenico Savio, solo che ci si lasci condurre per mano dal “Santo dei giovani”. Concludendo questa conversazione, cos’altro vuole aggiungere? Desidero solo raccomandare a tutti gli exallievi di coltivare sempre il sentirsi parte viva della Famiglia Salesiana perché “in essa, per volontà del Fondatore, abbiamo particolari responsabilità: mantenere l’unità dello spirito e stimolare il dialogo e la collaborazione fraterna per un reciproco arricchimento e una maggiore fecondità apostolica. Gli exallievi ne fanno parte per l’educazione ricevuta. La loro appartenenza diviene più stretta quando si impegnano a partecipare alla missione salesiana nel mondo”. Questo leggiamo nell’articolo 5 delle Costituzioni Salesiane. Non dimenticatelo, cari exallievi! In Vocifraterne dicembre 2017-.

Alla Salette abbiamo contribuito all’elevazione morale e sociale di molti ragazzi. Proprio alla Salette don Di Mauro divenne parroco nel 1968, un anno dopo il suo arrivo. Fondò l’oratorio con don Casales, che creò la banda musicale, e con don Bonomo che si occupava dei figli dei “fumirari”, i raccoglitori di sterco venduto per concimare i campi. Allora regnava la miseria ma c’erano anche volontà di fare (tante le attività produttive: fabbriche, operai, fabbri, falegnami). Via della Concordia era il cuore pulsante di un vivace tessuto economico. Il lavoro offriva alla gente la possibilità di un riscatto da povertà ed emarginazione. Persino i “fumirari” divennero spazzini comunali. Poi è cominciato un lento, inesorabile declino. Sfamavamo, racconta don Rodolfo, ottocento ragazzi. Si cucinava in un pentolone in cui si rimescolava con un bastone. La fase dal 1945 al 1947 è legata agli aiuti americani del Piano Marshall e, in collaborazione col barone Scammacca, alla nascita della “Spiga”, Società per i giovani affamati. «Affamati ma non abbandonati». Da interviste rilasciate da don Rodolfo.

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zioni, gli anni dei movimenti studenteschi e altro ancora. Certo sarebbe troppo lungo ricordare tutto ora. Ma la vita salesiana si è rinvigorita negli oratori, le CEP vitalizzate hanno dato nuovo slancio alla vita oratoriana, gli exallievi hanno ripreso a marciare con nuovo slancio, nuove iniziative, nuova consapevolezza sulla scia tracciata da tanti suoi testimoni tra i quali Alberto Marvelli.


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Da Ricordare Omelia S. Messa esequiale di Don Antonino Munafò Catania-Barriera, 9 dicembre 2017 Durante la prima settimana di Avvento e precisamente nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, 8 dicembre, all’aurora, è tornato alla casa del Padre il nostro confratello Don Antonino Munafò, dopo circa due mesi di lancinanti sofferenze dovute ad una forma devastante di tumore. A Don Montanti aveva confidato pochi giorni prima di aver chiesto insistentemente che il Signore gli concedesse di morire il giorno della solennità dell’Immacolata. Don Montanti gli rispondeva, quando ancora non si profilava una morte così ravvicinata: “Oggi è l’Immacolata. La Madonna è con te, ti accompagna a incontrare Gesù”. E lui pronunciava un “Grazie” con voce distinta e decisa quasi ad esprimere la gratitudine nel presentimento che il suo desiderio si sarebbe compiuto. “Grazie” è stata anche la sua ultima parola, l’espressione definitiva della sua vita. La sua preghiera è stata ascoltata e ha così preso parte nella Chiesa di Dio a ciò che manca alle sofferenze di Gesù Cristo (Col 1,24), condotto per mano da Maria, dopo una vita interamente vissuta con passione e fedeltà al Vangelo e al carisma di Don Bosco. Dio Padre lo ha saggiato come oro nel crogiolo, lo ha ritenuto degno di partecipare in questo tempo di grazia alla Pasqua del Signore Gesù e lo ha gradito come un olocausto (cfr. Sap 3,6). Siamo certi che, come proclama il Vangelo di oggi, la sua offerta procurerà alla Comunità ispettoriale e alla Chiesa catanese sante vocazioni. Solo e unicamente in questa luce è possibile rileggere gli ultimi giorni della sua vita fino alla radice dell’esperienza di fede e della vocazione salesiana e sacerdotale a servizio della Chiesa e della Congregazione. Don Nino: una vita di anni 86, di cui 68 di professione religiosa e di fedeltà a Don Bosco e 59 di sacerdozio ad immagine del Cristo buon Pastore. Sulle orme di Lui, unico Maestro e Signore, D. Munafò ha provato compassione delle folle, è passato beneficando tutti,

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ha spezzato il pane della vita, soprattutto ha celebrato il sacramento della penitenza riversando nei cuori di tanti la misericordia di Dio, annunciando il vangelo di quel Dio che si getta dietro le spalle tutti i nostri peccati (cfr. Is 38,17) e con immensa gioia fa festa per ogni peccatore pentito (cfr. Lc 15,23 e passim). Tra i messaggi che rimbalzano nei social sull’Avvento ce n’è uno di D. Tonino Bello che esprime bene tante espressioni di fede che Don Nino Munafò ha comunicato fino all’ultimo, nella sofferenza di queste ultime settimane. L’abbiamo sentito invocare tate volte la morte non come fine di tutto, ma come possibilità di essere liberato da dolori insopportabili e di andare incontro a Colui che viene: «Noi guardiamo l’Avvento un po’ troppo dalla parte dell’uomo. Forse bisognerebbe guardarlo di più dalla parte di Dio… Sì, perché anche in Cielo oggi comincia l’Avvento, il periodo dell’attesa. Qui sulla terra è l’uomo che attende il ritorno del Signore. Lassù, nel Cielo, è il Signore che attende il ritorno dell’uomo». Don Nino Munafò si è sentito amato da Dio e non ha nutrito dubbi che fosse atteso da Lui e da tutti coloro che gli hanno voluto bene e che sono nel regno dei beati. «Beati coloro che aspettano il Signore» (cfr. Sal 146). La vita: dono gratuito e restituito gratuitamente. Don Antonino Munafò nacque a BarcelloInsieme


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Rev.mo Signor Direttore, È da quasi un anno che sono entrato in Noviziato, e da altrettanto tempo il mio pensiero è stato sempre fisso a quel giorno in cui potrò consacrarmi interamente a Dio. In questo periodo ho studiato la vita salesiana e mi pare di averla compresa. Studiando la vita salesiana ho anche studiato la mia vocazione, perciò credo che questa sia la via per la quale il Signore mi vuole: dico questo perché così giudicarono il mio Confessore e mio Maestro di Spirito, ai quali mi sono rivolto per avere lume e consiglio. Credo bene ancora assicurarLa che mi soInsieme

no deciso a fare questo passo, spontaneamente, cioè libero da qualsiasi timore e pressione, unicamente per tendere alla perfezione e salvare, con la mia, l’anima di tanti giovani. Quindi faccio umile domanda di essere ammesso ai voti triennali, avendo io la ferma volontà di arrivare alla professione perpetua e al sacerdozio. So di essere indegno di tanta grazia, tuttavia, confidando nella infinita bontà di Dio, spero che questa mia triplice offerta dei beni terreni, degli affetti del cuore e della volontà torni a Lui gradita. In questo mio fermo proposito chiedo la sua santa benedizione. Aff.mo in C. I. Antonino Munafò». Dal 1949 al 1952 completa gli studi liceali e filosofici presso lo studentato di San Gregorio. Da giovane confratello, trascorre gli anni del tirocinio pratico a Catania Barriera dal 1952 fino al 1954, anno in cui emette, il 16 agosto, la professione perpetua. Dal 1954 al 1958 lo troviamo a Messina San Tommaso per gli studi teologici. In questi anni di formazione iniziale il giovane confratello mostra la sua passione per i giovani e particolarmente per le vocazioni. Insieme a Don Fausto Curto D’Andrea si dà inizio ai primi campi scuola vocazionali estivi a Randazzo che ebbero una grande risonanza nella Sicilia Salesiana con la famigerata OPAS (Opera Aspiranti Salesiani), nonché il plauso del popolo del paese etneo soprattutto con la partecipazione alle serate di fraternità. Apprezzate le performances dei due confratelli insieme all’indimenticabile Don Vincenzo Zerbo, tale da far coniare un twitter popolare ante litteram: «Curto, Zerbo, Munafò: Oh! che bel trio! Oibò! Oibò!». Il 29 giugno 1958, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di S.E. Mons. Carmelo Canzonieri, viene ordinato sacerdote presso la Concattedrale del SS. Salvatore in Messina. L’obbedienza lo chiama per due anni a Roma allo scopo di conseguire il titolo accademico di Licenza in Pedagogia, presso l’Ateneo Salesiano (24 giugno 1960). Nel 1961, don Munafò viene destinato a Catania Cibali per sei anni (1961-1966) e a Pedara per tre anni (1966-1969) dove svolge il servizio educativo di animazione dei ragazzi e di docenza. Apprezzato e stimato per la sua in-

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DA RICORDARE

na P.G. (ME) il 27 ottobre 1931. Ricevette dai genitori Carmelo e Maria Miano gli insegnamenti di una fede schietta e semplice e di una educazione ai valori genuini della vita e della fede cristiana. Degli anni giovanili trascorsi in Oratorio insieme al fratello Carmelo, riferisce Don Gino D’Amico, suo assistente: «Nino Munafò era tra i ragazzi dell’Oratorio “San Michele Arcangelo” di Barcellona P. G. Avevamo preparato e poi partecipato alla cerimonia della Professione Perpetua del sottoscritto. Dopo la cerimonia mi si avvicinò e mi disse: “Mi voglio fare Salesiano anch’io”. Era il 15 agosto1946. Qualche mese dopo, sotto la guida di D. Natale Polizzi, patriarca dell’Oratorio e di D. Castronovo quattro ragazzi iniziavano il cammino di preparazione…». Nel 1948, dopo il periodo di aspirantato, chiede di entrare nel Noviziato di San Gregorio di Catania, per diventare salesiano sacerdote. Nel parere espresso per l’ammissione al noviziato emerge già il suo carattere esuberante: «Ha dimostrato di avere buona salute, ingegno piuttosto sveglio, indole equilibrata e docile, pietà buona. Riesce bene nei giuochi e mostra buone attitudini per il teatro» (Barcellona, 17 luglio 1948). Dopo l’anno di noviziato sotto la guida del Maestro Don Giacomo Manente, il 16 agosto del 1949 emette la sua prima professione religiosa con i voti di Obbedienza, Castità e Povertà, donandosi totalmente a Dio e ai giovani nella Congregazione Salesiana con quella determinazione e quell’audacia tipiche del suo carattere che ancora oggi impressionano. Nella domanda di ammissione così scrive il 24 giugno del ‘49:


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telligenza, cordialità e capacità relazionale viene chiamato a guidare come Direttore le comunità di San Gregorio di Catania (19691976) e del “Don Bosco” di Palermo Ranchibile (1976-1977). Gli anni di San Gregorio sono ricordati da tanti di noi confratelli quando eravamo giovani, nella fase formativa iniziale subito dopo il noviziato. Dopo un anno come Consigliere ispettoriale (1976-1977), dal 1977 sino al 1981 svolse il servizio di Vicario dell’Ispettore Don Arturo Morlupi, affrontando tante situazioni delicate e difficili, e sostituendolo durante il periodo della sua grave malattia. Di questi anni si fa portavoce Don Vittorio Costanzo: «Don Nino ebbe un ruolo di primaria importanza nell’inizio della Missione del Madagascar. Insieme a Don Morlupi, ispettore, Don Nino in quanto Vicario ispettoriale condusse a porto tutta la preparazione all’apertura della Missione. Io non avevo ancora fatto domanda per la Missione; fu proprio Don Munafò a domandarmi: “E tu non presenti domanda per il Madagascar?”. Gli risposi che ci avrei pensato e mi sarei deciso a farlo. La preparazione alla Missione non fu cosa facile; ma Don Nino ci mise tutte le sue capacità al servizio, perché tutto fosse pronto. È vero che ci fu il cambio dell’Ispettore nel frattempo, ed anche del Vicario; ma possiamo dire che tutto era già pronto…». Nel 1981, viene richiamato al servizio di Direttore prima a San Gregorio per un anno (1981-1982), poi a Palermo Ranchibile per un sessennio (1982-1987). Dopo un anno a Caltanissetta Don Bosco (1987-1988) e a Messina San Tommaso (19881989), trascorse sempre come Direttore tre anni a Zafferana Emmaus (1989-1992). Nel 1992 venne trasferito a Catania Cibali dove vi rimase per oltre vent’anni, svolgendo il ruolo di Vicario della Comunità (1997-2000), dedicandosi ad alcune benemerite iniziative come l’Associazione dei Genitori dei Salesiani, alla predicazione di ritiri e alle confessioni con apprezzamenti e stima da parte di tanti, adulti e giovani. Di questi suoi impegni testimonia, oltre a Don Vittorio Costanzo, anche Don Alfio Bruno che scrive: «In Don Nino ricordo molto forte il senso della parola che esplicitava bene nella sua predicazione e il senso del buon pastore che ha cura dell’uomo bisognoso del-

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la grazia divina, manifestando questo con il mettersi sempre a disposizione per le confessioni. E il servizio reso alla chiesa soprattutto quella dell’Arcidiocesi di Catania come Vicario per la vita consacrata portato avanti per tanti anni con tanta competenza. Non posso dimenticare il servizio reso anche all’associazione dei genitori dei salesiani di Sicilia per parecchio tempo, come vivace sostenitore, dove i nostri genitori hanno potuto vivere, guidati da lui, un periodo di formazione semplice ma intenso». Nell’Arcidiocesi di Catania, svolse il servizio di Vicario Episcopale della Vita consacrata per ben vent’anni (1994-2014). Apprezzabile la sua verve, il suo impegno e la forza di animazione presso le comunità religiose, gli istituti secolari (fu anche assistente delle VDB e CDB a livello regionale per diversi anni) come fanno fede i tanti messaggi di cordoglio pervenuti. Dopo un anno presso l’Oratorio salesiano di San Cataldo (2015-2016), fece parte dal settembre 2016 di questa Comunità di Catania Barriera, membro del Consiglio della Casa. Don Gino D’Amico che lo aveva conosciuto da ragazzo così prosegue la testimonianza tratteggiandone il profilo e l’attività e gli impegni: «Rari incontri negli Esercizi Spirituali mi rivelarono la personalità meravigliosa di quel ragazzo che ormai occupava uffici importanti nella nostra Ispettoria. Insegnante, docente di filosofia e teologia, e poi Direttore di grandi Comunità, uffici ispettoriali. Don Munafò inserito anche nella Diocesi di Catania con una vita religiosa esemplare. […] Confessore molto richiesto, direttore spirituale ascoltato e seguito. Quando, ormai già anziano, ebbi modo di incontrarlo e parlargli, compresi che non l’avrei lasciato più. Quando, già consapevole del suo stato di salute, mi rivelò il male che lo affliggeva e che nonostante gli esami e le cure, per lenire i suoi dolori, mi rivelò l’imminenza del suo incontro col Signore, compresi chi fosse stato D. Munafò nella nostra Ispettoria e nella Chiesa. Fulgido esempio di vita religiosa e apostolica, lascia un’orma profonda nella nostra Ispettoria. Il suo ricordo sia sempre in benedizione tra di noi». S.E. Mons. Rosario Vella, richiamando l’impegno per l’inizio della missione in Madagascar e l’impegno per l’Associazione delle famiglie dei salesiani, ci ha raggiunto con una Insieme


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Carissimo Don Nino, da quando sono stato tuo direttore a Cibali, hai voluto che ti dessi del “tu”. Ho dovuto fare un po’ di sforzo visto che sei stato mio Direttore a San Gregorio nel lontano 1976 e ho sempre nutrito per te una forma di rispetto e di stima, oltre che di affetto. Alla fine hai vinto tu con la tua tenacia e insistenza, con il tuo sorriso e quel pizzico di ironia e humor che ti contraddistinguevano. A nome di tutti i confratelli salesiani, dei Membri della FS, di tanti adulti che sono stati da te guidati e incoraggiati e soprattutto dei giovani, voglio dirti grazie per ciò che sei stato e per ciò che hai fatto. Sii felice in eterno insieme agli Angeli e ai Santi, e dal cielo proteggi e accompagna quanti hai conosciuto e amato. Intercedi per noi presso il Padre, affinché ognuno di noi possa realizzare un fedele e generoso servizio al Signore sino alla morte, per giungere alla sospirata metà dell’eternità dove “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 1,28). La Vergine Immacolata e Ausiliatrice e Don Bosco ti accolgano in Paradiso. Amen.

Don Pippo Ruta Insieme

Cordoglio per la scomparsa del sacerdote salesiano don Antonino Munafò Vivo cordoglio ha suscitato nella Famiglia salesiana di Sicilia e nell’arcidiocesi di Catania la morte, all’età di 86 anni, 68 di vita religiosa e 59 di sacerdozio, del salesiano don Antonino Munafò, da poco più di un anno consigliere dell’Opera salesiana “Sacro Cuore” di Barriera dopo essere stato fino al 2014, per 20 anni, vicario episcopale per la Vita Consacrata degli arcivescovi metropoliti mons. Luigi Bommarito e mons. Salvatore Gristina. Don Munafò era nato a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1931 e aveva compiuto il noviziato ed emesso le professioni nella Congregazione dei Salesiani di Don Bosco, nella Casa “Sacro Cuore” di San Gregorio di Catania. Aveva ricevuto gli ordini minori ed era stato ordinato diacono e sacerdote nel 1958 a Messina. Licenziato in Filosofia e Teologia nel 1960 nella Pontificia Università Salesiana di Roma, aveva risieduto prima dell’ordinazione presbiterale nelle comunità di San Gregorio, Catania Barriera, Messina San Tommaso e successivamente nelle comunità di Catania Cibali e di Pedara. Dal 1969 al 1992 è stato in ordine cronologico direttore nelle case di San Gregorio, Palermo Ranchibile, Catania Ispettoria, San Gregorio, Palermo Ranchibile, Caltanissetta Don Bosco, Messina San Tommaso, Zafferana Etnea. Dal 1992 al 2015 è stato nelle comunità di Catania Cibali e di San Cataldo. Presso l’Ispettoria Salesiana Sicula “San Paolo” in Catania, dal 1976 al 1981, è stato consigliere e vicario ispettoriale. Il funerale del compianto religioso salesiano sarà celebrato oggi, 9 dicembre, alle ore 16 nel santuario “Sacro Cuore” alla Barriera, presieduto da mons. Gristina, con l’ispettore dei Salesiani di Sicilia, don Giuseppe Ruta, col direttore della Casa di Barriera, don Antonino Schilirò Rubino, ed altri sacerdoti salesiani, e nella chiesa “San Sebastiano” di Barcellona Pozzo di Gotto, lunedì 11 dicembre, alle ore 15.30

Antonino Blandini Di Redazione Cronaca 9 dicembre 2017.

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DA RICORDARE

bella testimonianza: «Salesiano di poliedriche capacità ha voluto dedicare tutta la sua vita per la Chiesa e per la Congregazione e per la nostra Sicilia. Verso di lui ho un grande debito di riconoscenza per tutto il bene che ho avuto da lui. […] I miei genitori – dopo la felice iniziativa fatta per dare alle nostre famiglie naturali momenti di incontro – avevano per lui una venerazione particolare. Con la sua allegria farà più bello il cielo. Mi unisco a tutti voi nella preghiera». Tra i tanti messaggi pervenuti, solo in parte citati, ci sono quelli di tanti confratelli come Don Bartolo Salvo dal Madagascar e dei Novizi Orazio e Vito che hanno avuto la gioia di ricevere delle lezioni sulla vita consacrata durante il prenoviziato. Anche il Sig. Ernesto Annoé da Venezia ci ha raggiunto con il suo cordoglio: «Esprimo il mio vivo dolore per l’evento, ma ringrazio il Signore per avermi dato l’occasione d’incontrare più volte Don Antonino, aver goduto del suo sorriso, delle sue chiacchierate sempre improntate a sincera carità, ma soprattutto per il servizio della riconciliazione».


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«Di che cosa vuoi rendere grazie al Signore?» Su don Nino che ci ha lasciato. E su quanto molti di noi hanno trovato al suo confessionale sempre affollato. Ci sono confessionali sempre occupati, con una lunga fila d’attesa e i fedeli che non cercano altro che quel confessore, persino i giovani! Così era quello della nostra chiesa, entrando subito a sinistra di chi guarda l’altare, uno di quei confessionali vecchio stile, ancora aperti e con l’inginocchiatoio a parte, ammorbidito da un cuscino rosso ricamato a mano da qualche nonna. Don Nino, Salesiano siciliano, la domenica passava là ore intere, sapevi dove trovarlo, e lui ti aspettava, pure durante il periodo acuto di un grave male. “Cara sorella” e “Caro fratello” o forse era “Sorella cara” e “Fratello caro”, insomma così chiamava chi si accostava al Sacramento della Riconciliazione, conosciuta o sconosciuto che fosse. Accoglieva con un gran sorriso, deponeva il breviario accanto, metteva una mano sulla spalla e ascoltava “di cosa vuoi rendere grazie al Signore”. In questo modo spiazzava, poiché, mentre eri pronto ad elencare il marcio dei peccati e mostrare il peggio di te, lui ti metteva davanti la gratitudine a Dio e la misericordia per ciascuno: «E ora che dico? Dopo tutto l’esame di coscienza preparato, come dire grazie a Dio? Di cosa?». In realtà Don Nino meravigliava già prima, in quei pochi passi dal luogo dell’attesa del turno, finalmente arrivato, e l’inginocchiatoio: «Che cos’è questa faccia triste? Sono io che ti spavento o è Dio? La mia brutta faccia puoi anche temerla, ma il volto amorevole di Dio no. Coraggio allora, un sorriso!». In fondo, chi di noi non aveva ed ha bisogno di questo incoraggiamento? Da quel momento cambiava tutta la prospettiva e la confessione diveniva un riconoscimento dell’amore del Padre per ciascuno, della fatica del saperlo ricambiare, e soprattutto l’impegno a superare le difficoltà riscontrate e quanto ci rende tristi. Dimenticavo: la mano sulla spalla, quel tocco delicato e forte allo stesso tempo, che mi ha sempre fatto sentire il figliol prodigo del quadro di Rembrandt, inginocchiato davanti al Padre con le due mani, da padre e da madre

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sulle spalle. Capivo così che la formula assolutoria espressa dal sacerdote non era qualcosa di teorico, ma aveva a che fare con tutta la mia umanità e ciò mi chiedeva non una conversione di pensiero, bensì di tutto me stesso, carne e sangue. Non c’era penitente che si alzasse triste dal confessionale, anzi il sorriso e la gioia sgorgavano con naturalezza, in qualcuno, persino le lacrime di commozione. Don Nino era anche un ottimo oratore, un po’ lungo per la verità, ma sapeva tenere l’assemblea, pure in presenza di bambini e ragazzi. Riusciva a farsi ascoltare pure in quelle difficilissime messe di Comunioni e Cresime, placando in partenza i fotografi, ammaestrando i genitori ansiosi più dei figli, coinvolgendo i ragazzi in un bel dialogo. Di Don Bosco si sa che confessasse per ore e ore gli oratoriani, Don Nino lo ha imitato pienamente, dedicandosi inoltre alle confessioni dei liceali dell’istituto, e certamente è lui adesso a meritarsi una bella pacca sulla spalla dal Santo dei giovani!

Marco Pappalardo

Lettera di don Ruta al vescovo di Noto per i funerali di don Palacino Ecc.za Rev.ma, confratelli nel ministero e nel carisma salesiano, familiari e amici, impossibilitato a partecipare all’eucaristia in memoria del carissimo Don Palacino, sento il dovere e l’esigenza dal profondo del cuore di dire grazie a Dio, a nome della Famiglia Salesiana e mio personale, per il dono di questo sacerdote appassionato di Dio, del popolo di Dio e dei giovani. Come tutti sanno, Insieme


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1. Faccia allegra e cuore in mano: ecco fatto il salesiano. Questo celebre adagio delle origini salesiane ben si attaglia a Don Palacino. La sua allegria e, diciamolo! la sua santità così istintiva e così umana, aveva un’attrazione particolare, fatta di trasparenza e autenticità ai valori umani e cristiani, connotata dalla forza e dalla coerenza senza mezze misure e senza mezzi termini. Il suo cuore palpitava per Dio, per l’Ausiliatrice e per Don Bosco e proprio per questo batteva forte per i giovani e per la gente. Ovunque è stato, ha lasciato un bel ricordo di sé, una scia di bontà gioiosa e il suo nome è in benedizione. 2. Accanto a persone sante si finisce per essere contagiati. Negli anni trascorsi all’Oratorio di Modica, Don Palacino fu a contatto con Nino Baglieri e con Don Girolamo Giardina. Fu uno degli assertori della testimonianza eroica di Nino, esperimentando un’amicizia intensa e profonda con il Servo di Dio, e fu anche custode premuroso e attento di Don Giardina che assistette fino agli ultimi istanti della vita. Il santo vegliardo lo attendeva la sera quando dopo aver congedato ragazzi e adulti, don Palacino chiudeva l’Oratorio e poteva dedicarsi alla pulizia dell’ammalato che accettava di essere accudito e lavato solo dal nostro Don Palacino. Don Girolamo lo ricambiava con la benedizione e infondendo nel suo cuore serenità e forza di fronte a incomprensioni e difficoltà. 3. Al termine della vita saremo giudicati sull’amore. Gli ultimi tempi della sua esistenza terrena, Don Palacino nei momenti di lucidità e di affetto, ha convocato a sé tante persone, in particolare i suoi giovani e i membri della Famiglia Salesiana, per dare a ciascuno un messaggio, per consegnare le piccole cose di suo Insieme

possesso, dalla statua di Don Bosco e i vestiti delle sacre rappresentazioni dati alle FMA, all’offerta per le vocazioni salesiane… Con il Vangelo è possibile dire anche a lui: “Molto ti è stato perdonato, perché molto hai amato” conducendo una vita povera ed essenziale, non badando a te stesso ma agli altri… la sofferenza degli ultimi mesi non ha sbarrato il suo cuore ma lo ha spalancato per l’incontro definitivo con Dio. Caro Don Palacino, con te se ne va via da questo mondo un pezzo del nostro cuore, nella certezza che esso trova un posto privilegiato nel cuore di Dio, in quel “paradiso salesiano” nel quale, ne siamo certi, sei stato accolto dall’Ausiliatrice, da Don Bosco e dai santi salesiani. Ti chiediamo di ricordarci al Signore e di chiedere per noi quella passione educativa che ti ha caratterizzato e la fedeltà alla nostra vocazione. E non dimenticare di dare per noi un saluto ai nostri cari, in particolare ai nostri Nino Baglieri e Don Giardina… Non ti dimenticare di noi, come noi non ci dimenticheremo di te.

don Pippo Ruta

Morto in Cina a 102 anni il missionario salesiano puntese don Nicosia noto nel mondo per essere stato per mezzo secolo angelo dei lebbrosi Ha suscitato vivo cordoglio nell’arcidiocesi di Catania e nella Famiglia Salesiana di Sicilia la morte, avvenuta ad Hong Kong, all’età di 102 anni, di uno dei patriarchi salesiani più conosciuti nel mondo, il sacerdote don Gaetano Nicosia nativo di San Giovanni La Punta e missionario pioniere “angelo dei lebbrosi”, in Cina. Per ben 48 anni l’appassionato e coraggioso seguace di Don Bosco si è speso per la cura e l’aiuto dei malati del morbo di Hansen nel lebbrosario di Ka Ho, in un villaggio di Coloane, nei pressi di Macao, visitato per i ritiri spirituali di Pasqua e Natale, nei rari momenti di riposo e con grande amore verso i

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Don Palacino ha vissuto il suo attaccamento a Don Bosco e al carisma salesiano nella congregazione e nella nostra ispettoria per tanti anni. Prima di passare nella Diocesi di Noto nel 1996, ha prestato il suo servizio come Incaricato dell’Oratorio nelle Case di Barcellona P.G., Canicattì, Catania Salette e Modica. Persona carismatica e appassionata, dallo stile educativo e pastorale inconfondibile, era un trascinatore nel nome del Signore Gesù e del suo Vangelo che portava agli altri con entusiasmo e in tutta la sua radicalità. Permettetemi di ricordare soltanto tre caratteristiche così evidenti e così indelebili:


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lebbrosi, dal suo fraterno compagno d’infanzia, amico e compaesano, il beato frate minore Gabriele Maria Allegra, coltissimo ed umilissimo sacerdote missionario in Cina, ricordato con ammirazione in tutto il mondo in particolare per essere stato anche l’autore di un’opera apostolica e titanica: <impossibile> traduzione scientifica in cinese (il mandarino pechinese) di tutta la Bibbia cattolica dai testi scritturistici originali. Nella foto: Don Gaetano Nicosia seduto davanti alla reliquia del La vita del puntese Beato Gabriele Allegra posta sul sagrato della matrice di San Giopadre Nicosia è stata de- vanni La Punta il giorno della festa di ringraziamento per l’avvenuta beatificazione del suo grande amico francescano. finita una favola evangeliscultore nostro conterraneo, Francesco Messica: aveva solo tre anni quando suo padre, il bersagliere Antonino, cadde combattendo sul na, al quale si deve anche il dono della miniaCarso. tura della Madonna col Bambino. Il denaro Nel collegio salesiano di Caltagirone per finanziare quest’incredibile <progetto di l’adolescente Gaetano, osservando su una rivivita> giunse da tutto il mondo, dopo che ebbe sta missionaria la foto di un lebbroso, ne rimadonato una cospicua somma Papa Paolo VI, se profondamente impressionato. A 16 anni cugino di don Luigi Montini, il missionario entrò come aspirante nel collegio di Gaeta e a italiano conosciuto da Don Nicosia a Macao, 19 anni iniziò il noviziato ad Hong Kong dove l’unico ad avere il coraggio di visitare i lebbrofu accolto paternamente dal superiore, don si. Carlo Braga, il <Don Bosco della Cina>. DoOggi i lebbrosi sono guariti tutti e l’azienpo tanti anni di guerra e dopo aver lavorato da è una confortevole casa di riposo per anziasempre con i ragazzi, il 25 marzo 1946, a 31 ni. anni, fu ordinato sacerdote. Espulso dai coDue anni fa, per i cento anni di Padre munisti, dopo la proclamazione della RepubGaetano, i figli dei lebbrosi sono arrivati in blica Popolare Cinese, fu accolto ad Hong tanti per la festa di compleanno e per ringraKong dai missionari del Pime; in seguito gli ziare il vulcanico autore di tanto <prodigio>, venne affidato il lebbrosario di Ka Ho. vissuto con e come i loro padri e le loro madri. Don Nicosia con incrollabile fede in Dio, Padre Nicosia, sorpreso da tanto affetto ebbe trasformò un miserabile luogo di inguaribili ad esclamare semplicemente: “In fondo non disperati e sventurati, rifiutati dai medici goho fatto che il mio dovere: aiutare il prossivernativi, in un piccolo villaggio sperduto in mo”. un’isola remota e divenuto autosufficiente e Le esequie sono state celebrate nella Catsede di un’azienda sanitaria modello, dove tedrale di Hong Kong dal suo grande amico molti lebbrosi guarivano e tornavano a vivere salesiano, l’arcivescovo metropolita emerito, nel mondo, dopo essere stati battezzati da lui. cardinale Joseph Zen. Negli anni Settanta il villaggio è stato arÉ stato sepolto nella <sua isola>, al largo ricchito da due scuole salesiane per ragazzi di Macao, l’<inferno in terra> che don Nicopoveri, dalla bellissima chiesa “Nostra Signora sia aveva trasformato in <paradiso> dei frateldei Dolori” costruita dall’architetto italiano li lebbrosi abbandonati al loro destino. Oseo Acconci e dall’artistico Crocifisso, gigantesca opera bronzea donata dal grande Antonino Blandini

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Insieme


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DA RICORDARE

È morto p. Gaetano Nicosia, l’angelo dei lebbrosi di Giovanni Criveller

Il sacerdote salesiano è morto il 6 novembre a Hong Kong, a 102 anni. Ha vissuto per 48 anni in un villaggio di Coloane con un centinaio di lebbrosi. Ad essi ha offerto cure, dignità e la fede cristiana. Amico di p. Allegra e di altri missionari, ha ispirato l’impegno per i lebbrosi in Cina. Una vita donata al Signore per i poveri. Padre Gaetano Nicosia, amatissimo missionario salesiano è morto lo scorso 6 novembre a Hong Kong. Aveva 102 anni. Nella tarda mattinata di quel giorno p. Gaetano, che era lucido, ha chiesto ad una Piccola Sorella dei Poveri, di cui era ospite, di cercare un sacerdote per l’unzione degli infermi. Aveva capito che era giunto la sua ora. I confratelli sono accorsi al suo capezzale e il cardinale Joseph Zen ha celebrato la santa Messa, permettendo a p. Gaetano di ricevere l’ultima eucarestia poco prima della morte. Egli verrà sepolto presso il cimitero di san Michele a Macao il 14 novembre, dopo i funerali celebrati in cattedrale. Qualche anno fa ha potuto incontrare Papa Francesco, portato sulla carrozzella dal suo confratello, il card. Joseph Zen. Nicosia era conosciuto come l’angelo dei lebbrosi, e la sua storia sembra una pagina evangelica di altruismo, bontà e imitazione di Gesù. Chiunque lo incontrava, anche per pochi istanti, rimaneva colpito dalla sua bontà, gioia e sincero entusiasmo. In un angolo remoto dell’isola di Coloane (Macau), esisteva un lebbrosario abbandonato da tutti. La disperazione era tale che alcuni, tra il centinaio di lebbrosi lì presenti, si uccidevano. Nell’agosto del 1963, il p. Gaetano Nicosia ha chiesto di trasferirsi proprio lì, trasformandolo in brevissimo tempo. Le case sono state ristrutturate, si è portata l’acqua potabile, la corrente elettrica e l’assistenza medica. È stata costruita anche una fattoria e officine per i vari mestieri. Il lavoro era retribuito. Il villaggio si è dato un Consiglio per le decisioni comuni. P. Gaetano viveva con loro, portando dignità, benessere e salute. E la fede cristiana. «Era un inferno - ha detto un lebbroso - ora è un paradiso; p. Gaetano è il nostro angelo”. Nel 2012 e 2013, in vista di un libro e docufilm, ho intervistato a lungo p. Gaetano. Le Insieme

citazioni che seguono si riferiscono a quella intervista. La sua storia mi ha commosso, e per questo desidero tributargli questo omaggio. Egli ha attraversato i drammi del ventesimo secolo, vivendoli da protagonista. Gaetano Nicosia era nato a San Giovanni La Punta (Catania), il 3 aprile 1915. Ha perso il padre, in guerra, quando aveva tre anni. «Mia mamma aveva 27 anni e non si risposò. Andava a Messa tutte le mattine e si dedicò a noi due piccoli». Il fratello Salvatore è morto pochi mesi fa all’età di 105 anni! A San Giovanni La Punta era nato anche Gabriele Maria Allegra, il famoso francescano, ora beato, che ha tradotto la Bibbia in cinese. Gaetano e Gabriele Maria erano amici d’infanzia. Si sono ritrovati missionari a Hong Kong e a Macao. Amici fraterni per tutta la vita. P. Nicosia è giunto a Hong Kong nel 1935: alcuni dei suoi compagni di noviziato, pochi anni dopo, hanno dato la vita nelle carceri comuniste cinesi. La costituzione fisica di Gaetano era gracile e il maestro dei novizi lo voleva rimpatriare. Gaetano si affidò al superiore, il valtellinese Carlo Braga: «Mi recai da lui in lacrime per impedire il rimpatrio. Mi guardò, mi ascoltò, e ebbe fiducia in me». Braga, il “don Bosco della Cina”, di cui è in corso la causa di beatificazione, è stato il padre di generazioni di salesiani. Nel 1939 Nicosia è stato destinato all’orfanotrofio di Macao. Erano anni di guerra. A Macao arrivavano migliaia di rifugiati dalla Cina e da Hong Kong. La gente moriva

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di fame. «Nella nostra scuola avevamo 800 studenti. Il governatore ci concedeva una parte del riso che ogni venerdì arrivava dalla Thailandia. E così salvammo la vita dei i ragazzi». Nicosia fu ordinato prete nel 1946 nella bella chiesa di san Giuseppe, a Macao. Seguì in Cina il vescovo Michele Arduino, il vescovo di Shaozhou (ora Shaoguan, nella provincia di Guangdong). Quella comunità cristiana risaliva a Matteo Ricci, che lì visse dal 1589 al 1595. Erano anni di guerra civile, di disordini e di pericoli. Nicosia è stato espulso nel 1950, dopo la presa di potere comunista. Al “ponte della libertà” di Hong Kong è stato accolto da Ambrogio Poletti del Pime, il “portinaio della Cina”. Dopo aver servito per 11 anni presso la scuola di San Luigi a Hong Kong, Nicosia era insoddisfatto. Voleva una missione con i più poveri, anzi con i lebbrosi, come aveva promesso a Gesù fin da ragazzo. Il superiore lo stava inviando presso un lebbrosario in Colombia, quando il vescovo di Macao chiese ai salesiani di fare qualcosa per il lebbrosario di Coloane. Per Gaetano è stato un segno della Provvidenza. Per 48 anni, dal 1963 al 2011, ha vissuto con i lebbrosi. Nel 1970 furono dimesse 40 persone. Nicosia aveva trovato loro un lavoro, ma la gente evitava persino i familiari degli ex lebbrosi. E così, rifiutati dalle loro stesse famiglie, molti sono tornati al villaggio. Al momento dell’arrivo di Nicosia solo una quindicina erano cattolici. Nicosia li ha portati tutti alla fede, attraverso le devozioni salesiane proposte con entusiasmo e amore. Ma soprattutto con la vita condivisa con loro. “La città della gioia” di Coloane ha commos-

so chiunque l’abbia visitata. Molte persone importanti, tra cui il p. Allegra, hanno sostato a lungo nel lebbrosario. Il gesuita Luis Ruiz e Lancelot Rodrigues, due famosi preti di Macao amici del lebbrosario, ispirati da Nicosia, hanno iniziato un’intensa opera a favore dei lebbrosi in Cina. L’architetto Oseo Acconci vi ha costruito una bella chiesa intitolata a Nostra Signora dei Dolori. Il grande scultore Francesco Messina fece uno splendido crocifisso bronzeo che giganteggia ancora sul frontale dell’edificio sacro. Per la sua opera, Nicosia ha ricevuto onorificenze dal governo di Macau e dal presidente della Repubblica Italiana. Nel 2011 gli abitanti erano tutti guariti e molti reinseriti nella società come insegnanti, impiegati e professionisti. Il lebbrosario fu chiuso e il loro “angelo”, a 96 anni, dovette ritirarsi a Hong Kong. Nel 2015, in un memorabile evento, è stato presentato il docufilm Father Nicosia, the Angel of Lepers, a cura di Angelo Paratico e Ciriaco Offedu, per far conoscere questo uomo straordinario. Il docufilm è stato poi presentato a Toronto e in diverse città italiane. L’anno precedente, presso la PIME House di Hong Kong, alla presenza del console italiano Alessandra Schiavo e del card. John Tong, p. Nicosia è stato celebrato con grande affetto da numerosi amici. Il suo emozionante intervento, ispirato da una fede e simpatia davvero fuori dal comune, rimane nella memoria dei presenti come un evento unico e indimenticabile. In AsiaNews.it 10 11 17.

Ricordiamo i familiari defunti dei confratelli:

Papa Francesco e don Nicosia. © Catholic News Service.

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La mamma di don Enzo Pisano, Giuseppa; il fratello di don Carmelo e Bartolo Salvo, Francesco; la sorella Pasqualina ed il fratello Carmelo di don Angelo e Roberto Dominici; la sorella di don Antonino Santoro, Giuseppina. Insieme


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