La Gazzetta dello Sport (06-30-2015)

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martedì 30 giugno 2015 anno 119 - numero 152 euro 1,50

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www.gazzetta.it / GazzettaTv canale 59

LA CASA DELLA

COPA AMERICA

MESSI MISSIONE FINALE L’Argentina in semifinale trova il Paraguay, stesso match dell’esordio. Parte favorita e ha bisogno di gol. Stanotte all’1.30 diretta su GazzettaTv Leo Messi, 28 anni, ha già segnato un gol su rigore in Copa al Paraguay

CANTALUPI, DI FEO ALLE PAGINE 18-19-20

PULVIRENTI CONFESSA

«HO COMPRATO CINQUE PARTITE» Il presidente del Catania al gip: «Sì, è vero, ho pagato 100 mila euro a gara per evitare alla squadra la retrocessione»

GAZZA MERCATO 8

ECCO IL PIANO PER PORTARE POGBA AL BARÇA MA SOLO NEL 2016 Paul al centro della sfida elettorale tra l’attuale presidente Bartomeu e Laporta: 80 milioni la cifra fissata con la Juve GRAZIANO, IARIA, LAUDISA, LOPES PEGNA PAGINE 8-9

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STRATEGIE NERAZZURRE

Imbula sceglie il Porto L’Inter sposta l’obiettivo su Suarez (Atletico) e Jovetic

CATAPANO, CARUSO, CENITI ALLE PAGINE 2-3-5-6

IL COMMENTO di Massimo Arcidiacono

BREGA, DALLA VITE, GRANDESSO ALLE PAGINE 10-11

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Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano

LA RASSEGNAZIONE DI UNA CITTA’ C’è da chiedersi se sia stata imbecillità, incoscienza o solo uno spudorato senso di impunità. La lucida follia di un uomo avviato verso il tracollo finanziario o il colpo maldestro di una banda di nuovi mostri. Le facili ammissioni di Nino Pulvirenti davanti ai magistrati, nel dubbio, segnano un punto di non ritorno per il calcio italiano: la quasi certezza che la “sofisticazione” e l’intrallazzo, ne hanno preso possesso a livelli impensabili.

Famiglia nerazzurrra: la foto postata su twitter da Icardi

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L'ARTICOLO A PAGINA 23

ROSSONERI NUOVI E... VECCHI

L’ENTELLA SARÀ RIAMMESSA MA È CAOS B E LEGA PRO SLITTANO I CAMPIONATI? PELUCCHI A PAGINA 5

Antonino Pulvirenti esce dal tribunale di Catania dopo l’interrogatorio di garanzia col gip Fabio Digiacomo

CIERI, GOZZINI, OLIVERO ALLE PAGINE 12-17

FATTI E PERSONAGGI DA NON PERDERE 1

Roque Junior a Coverciano «Troppa fretta, troppi soldi E il mio Brasile è in crisi» CECCHINI A PAGINA 13

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L’INTERVISTA

IL PRIMO RADUNO

WIMBLEDON

Sentenza Agostini La Samp di Zenga «Rossi e Marquez parte con la visita colpevoli ad Assen» alla Madonna IANIERI A PAGINA 25

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Milan, casting in difesa: Romagnoli, Laporte, Moreno E la Lazio va dritta su Pato

DA RONCH, GRIMALDI PAGINE 15-23

A Praga addio a Masopust Fece tremare Garrincha, vinse il Pallone d’oro 1962

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La Fifa in soccorso della Grecia: nello spray per le barriere non più schiuma, ma salsa tzatziki.

Diritti tv 2018-2024 Discovery per 1,3 miliardi si prende le Olimpiadi ARCOBELLI A PAGINA 31

CRIVELLI, MARIANANTONI PAG. 28-29

IL ROMPIPALLONE di Gene Gnocchi

SCHIANCHI A PAGINA 22

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Bravo Bolelli: al 5° con Nishikori Derby alla Errani

Agostini con Vale al Festival di Goodwood

Walter Zenga, prima stagione alla Samp


Primo piano R Lo scandalo

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VARESE-CATANIA 0-3 LO STRISCIONE DELLA VERITA’ 2 aprile 2015, Varese-Catania 0-3: gol di Maniero al 39’ e di Castro al 45’ del primo tempo, poi Calaiò al 19’ della ripresa. Menzione speciale per i tifosi del Varese che in curva espongono lo striscione «Venduti» (foto) contro la propria squadra: avevano capito tutto

LE CINQUE GARE CONDIZIONATE SECONDO GLI INQUIRENTI PER I SICILIANI 4 VITTORIE E UN PARI

CATANIA-TRAPANI 4-1 L’AUTOGOL DI TERLIZZI 11 aprile, Catania-Trapani 4-1: nel primo tempo Terlizzi (T) su rigore al 9’; nella ripresa Schiavi (C) al 4’, autorete di Terlizzi (T) al 7’, Castro (C) al 18’, Schiavi (C) al 46’. Trapani inesistente nel secondo tempo. Nella foto l’autogol di Terlizzi del Trapani.

Pulvirenti dice tutto «Ho comprato cinque partite per salvare il Catania» 1I conti sui soldi però non tornano. La

confessione può creare un effetto domino Francesco Caruso Francesco Ceniti CATANIA

S

arà stata una coincidenza, ma ieri il cielo sopra Catania non era il solito delle giornate estive: l’azzurro impastato e sporcato da nuvoloni neri. Come nero era lo stato d’animo della citta. «Sì, è vero. Ho comprato 5 partite, l’ho fatto per salvare la squadra dalla retrocessione»: così Antonino Pulvirenti poco prima dell’ora di pranzo. Il presidente, il padre padrone della società rossoazzurra, presa in Serie C e riportata in A (2006) dopo 22 anni, si «consegna» agli investigatori dell’inchiesta «treni del gol». La confessione arriva davanti al gip Fabio Digiacomo, nell’interrogatorio di garanzia. Pulvirenti avrebbe potuto tacere, fare come gli altri indagati finiti ai domiciliari. Devono essere stati giorni frenetici, passati a leggere le carte, a consultarsi con gli avvocati Giovanni Grasso e Fabio Lattanzi. Consigli sulla strategia da seguire, i rischi di un muro contro muro con la giustizia (e l’incubo concreto del carcere: da qualche mese la frode

sportiva si paga fino a 9 anni di carcere»). Poi la va da 10 a 20 mila per corrompere i calciatori. decisione: «Parlo e ammetto». Accogliendo il Poi c’era il compenso riservato alla mediazione. «consiglio» dato dal Questore Marcello Cardona Circa 5, forse 10 mila a match. I calciatori indain una intervista alla Gazzetta: «Gli indagati si gati, considerati avvicinati e corrotti dall’accusa, mettano una mano sulla coscienza, il contenuto sono 9: Luca Pagliarulo, Antonino Daì e Chridelle intercettazioni lo capirebbe stian Terlizzi del Trapani; Alessananche un bambino. Meglio colladro Bernardini e Marco Moscati borare». Così è andata. IL SOSPETTO del Livorno; Riccardo Fiamozzi e Andrea Barberis del Varese; MatCentomila euro a LE CONSEGUENZE Certo, ci sono teo Bruscagin del Latina; Jens molti aspetti ancora da chiarire, gara, ma i giocatori Janse della Ternana. Anche considiverse cose (conti) tornano poco. ne ricevevano ogni derando la cifra massima di 20 miMa ieri era «solo» l’inizio di un volta 10-20mila la euro per ciascuno, siamo molto percorso che dovrebbe portare a lontani dai 500 mila svelati da fare chiarezza, anche sul passato a Ai mediatori 5-10 Pulvirenti. E il resto? Finito nel gigiudicare da una paio d’intercetro di scommesse (negato, però, mila euro: per cui tazioni calde, come quelle su Piedagli avvocati del presidente) optro Lomonaco (indagato per Mes- mancano all’appello pure ci sono altri calciatori reclusina-Ischia), ex potente a.d. del molti soldi tati e per ora sconosciuti? DomanCatania, definito «maestro» dal de che non resteranno senza rid.s. Delli Carri: chiara allusione alle combine. E sposta. La prossima settimana col pm Alessanpoi c’è la questione dei 100 mila euro pagati da dro Sorrentino inizieranno gli interrogatori Pulvirenti per ogni incontro truccato: troppi, investigativi. E la musica cambierà. molti di più di quelli finiti agli atti. I calcoli sono presto fatti: la banda Arbotti-Di Luzio ne chiede- EFFETTO DOMINO Ieri il gip ha affrontato con

Pulvirenti solo gli aspetti presenti nell’ordinanza. E quindi delle 5 sfide considerate combinate. Nulla di più. Non si è affrontato (non lo si poteva fare) l’argomento Catania-Avellino e anche eventuali situazione nuove. Diverso sarà quando l’oramai ex presidente del Catania si troverà di fronte al pm. L’interrogatorio avrà un altro passo ed è presumibile che gli inquirenti non si accontentino delle cose riferite al gip. Si andrà oltre, scandagliando per bene responsabilità e possibili azioni commesse in altri momenti. Gli spunti investigativi non mancano. E soprattutto la collaborazione di Pulvirenti con la giustizia avrà un effetto domino sugli altri indagati. Nessuno vorrà rimanere con il cerino in mano, quindi tutti parleranno. Già domani potrebbe iniziare a farlo Fernando Arbotti davanti al gip di Larino (agisce per delega), ma il clou sarà a Catania, quando inizieranno gli interrogatori del pm. E in Sicilia potrebbero essere sentite tutte e 7 le persone finite ai domiciliari, compresi Arbotti e Di Luzio, «accusati» da Pulvirenti di averlo truffato, intascando i soldi delle combine e di aver millantato «l’ingaggio» dei giocatori. Un dito puntato molto pericoloso per i due intermediari, se confermato

L’ALTRO DIRIGENTE

Cosentino invece nega e non vede l’ora di scappare 1Davanti al gip, l’ex a.d. del Catania ha

rigettato ogni accusa. Ora vuole tornare in Argentina. Al suo posto Milazzo CATANIA

I

l primo ad arrivare in tribunale è stato l’ormai ex amministratore delegato del Catania, Pablo Cosentino, accompagnato dal suo avvocato, Carmelo Peluso. Erano le 8.30, fuori dal Tribunale il solito via vai di un giorno qualunque, pochi tifosi. Cosentino è entrato dalla porta secondaria ed è salito al terzo piano per re-

carsi nell’ufficio del Giudice per le indagini preliminari, Fabio Di Giacomo Barbagallo. Un rapido sguardo con Pulvirenti incrociato nei corridoi, ma nessuna parola fra i due. L’interrogatorio di garanzia è durato un’ora e mezza esatta, l’argentino è poi uscito da una porta secondaria, si è attardato un po’ prima di varcare l’uscio per essere sicuro che fuori ci fosse già l’auto pronta a portarlo lontano dai giornalisti. Una gran

voglia di fuggire, non solo dal tribunale ma proprio dall’Italia, in Argentina o a Miami (dove ha la residenza) purché lontano dalla città che non lo ha mai amato. E che non lo rimpiangerà. Impellizzeri, il presunto «mediatore» per le partite comprate, si è avvalso della facoltà di non rispondere. FOLLIA Cosentino arrivò a Catania subito dopo il magnifico ottavo posto di Maran e Gasparin. E in due anni con lui in sella il Catania è passato dal miglior campionato della sua storia al baratro di una probabile Lega Pro (se non peggio). «Cosentino - spiega l’avvocato Peluso - ha negato qualunque ad-

debito e ha aggiunto che se tutto questo è vero, è stata una follia. Ha chiar ito alcune intercettazioni, non più di due o tre quelle che lo riguardano e di poca importanza. Lui non sapeva nulla di nulla e ha aggiunto che fare qualcosa del genere avrebbe significato l’ammissione di un fallimento sportivo. Dagli atti Cosentino rimane solo sullo sfondo, non ci ha messo soldi e non era lui a decidere. Chiederò al più presto la sua scarcerazione. Oggi scade il suo contratto col Catania, dalla carica di a.d. si era già dimesso e appena gli daranno il permesso di partire tornerà a lavorare in Argentina».

«IO NON NE SO NULLA MA SE QUESTA COSA È STATA FATTA, È DAVVERO UNA FOLLIA» PABLO COSENTINO EX A.D. CATANIA

MILAZZO Ieri l’assemblea dei soci del Catania ha nominato Carmelo Milazzo nuovo amministratore unico sostituendo così il precedente consiglio d’amministrazione. Un passaggio indispensabile per l’iscrizione al campionato per la quale oggi scadono i termini del pagamento della fidejussione di 800 mila euro. Il 10 luglio la Covisoc darà una prima valutazione. Le società avranno 4 giorni di tempo per correggere eventuali contestazioni. Il 15 luglio la Cosivoc darà il parere finale. Proprio Milazzo aveva dovuto cedere un anno addietro la carica di a.d. a Cosentino. f.c. © RIPRODUZIONE RISERVATA


MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

LATINA-CATANIA 1-2 SCIAUDONE SCATENATO 19 aprile, Latina-Catania 1-2: nel primo tempo Maniero (C) al 16’; nella ripresa Mangni (L) al 7’ e Sciaudone (C) al 17’. Migliore in campo Sciaudone, autore della rete decisiva. «In coppia con Rosina fa quello che vuole», si legge nelle cronache. Col senno di poi...

Antonino Pulvirenti, 53 anni, lascia la Procura di Catania dopo l’interrogatorio LAPRESSE

CATANIA-TERNANA 2-0 LO «SCAVETTO» DI CASTRO 24 aprile, Catania-Ternana 2-0: nel primo tempo Maniero al 46’; nella ripresa Castro al 32’. Maniero porta in vantaggio il Catania e poi viene sostituito da Castro (foto), che blinda il risultato con uno «scavetto» sul portiere (e il Cibali esplode).

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CATANIA-LIVORNO 1-1 IL TAROCCO MANCATO 2 maggio, Catania-Livorno 1-1: nel primo tempo Sciaudone (C) al 20’; nella ripresa Vantaggiato (L) su rigore al 52’. Cronaca di un tarocco mancato o a metà: Sciaudone (foto) porta in vantaggio il Catania; il Livorno pareggia all’ultimo secondo su rigore

f5 DOMANDE PER CAPIRE

TUTTO QUELLO CHE PUÒ SUCCEDERE

Il Catania rischia l’abisso della Serie D E tremano altri club 1Il destino degli etnei dipenderà da Pulvirenti: collaborerà con la giustizia? Da valutare le «avversarie» dei rossoblù

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adesso che cosa accadrà al Catania dopo la confessione di Pulvirenti? Squadre e giocatori indagati come ne usciranno? Domande da bar sport, ma anche da gente comune che ieri ha ascoltato le novità dell’ennesima inchiesta sul calcio malato. Ecco qualche chiarimento.

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la loro posizione si aggraverebbe di un altro reato. E quindi è lecito attendersi altre versioni e magari le prove dei contatti coi giocatori corrotti. O almeno il tentativo di farlo. Di sicuro negli atti ci sono le telefonate frenetiche di Arbotti a Terlizzi nei giorni precedenti Catania-Trapani. Telefonate (anche la sera prima) poi interrotte dopo la partita. Anche Delli Carri dovrà fare i conti con la scelta di Pulvirenti per non restare spalle al muro: collaborare sembra l’unica via di fuga, dovrà spiegare cosa voleva dire con la frase «sono 30 anni che faccio questo», intendendo, secondo l’accusa, una sequela di tarocchi. INQUIRENTI SODDISFATTI Soddisfazione tra gli investigatori. Il procuratore Giovanni Salvi: «Le indagini sono da completare, ma ora tutto sarà più semplice». E sulla prossima visita del procuratore Palazzi ha aggiunto: «Gli atti sono stati comunicati alla giustizia sportiva, ma non trasmessi». Parole al miele anche dal questore Cardona (ha ricevuto i complimenti dal capo della polizia, Alessandro Pansa): «Sono contento per il lavoro svolto dai miei uomini». © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’INCHIESTA «TRENI DEL GOL»

Diciannove gli indagati Sette sono ai domiciliari ● Sono diciannove finora gli indagati dell’inchiesta di Catania «Treni del gol». Sette si trovano agli arresti domiciliari: Antonino Pulvirenti, presidente del Catania; Pablo Cosentino, a.d. del Catania; Daniele Delli Carri, ex d.s degli etnei; Gianluca Impellizzeri, agente di scommesse sportive online; i procuratori sportivi Fernando Arbotti e Fabrizio Milozzi; l’ex dirigente di club Piero Di Luzio. Degli altri indagati, a piede libero, tre sono dirigenti del Messina: il patron Pietro Lo Monaco, il direttore sportivo Fabrizio Ferrigno e l’a.d. Alessandro Failla. Nove, infine, i calciatori: Andrea Barberis (Varese), Alessandro Bernardini (Livorno), Matteo Bruscagin (Latina), Antonino Daì (Trapani), Riccardo Fiamozzi (Varese), Jens Janse (Ternana), Marco Moscati (Livorno), Luca Pagliarulo (Trapani), Cristian Terlizzi (Trapani).

Il Catania dopo le ammissioni del suo presidente che cosa deve aspettarsi dalla giustizia sportiva? Se prima di ieri c’erano già pochi margini di manovra per evitare la retrocessione, ora queste tenui speranze sono state spazzate via. Se va bene la squadra siciliana ripartirà dalla Lega Pro e con dei punti di penalizzazione. Le responsabilità del numero 1 di un club si paga in modo che la giustizia sportiva definisce «diretto». E prevede la pena dall’esclusione del campionato di competenza e l’assegnazione a uno dei tornei categoria inferiori.

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Quindi il Catania potrebbe finire tra i dilettanti? E’ una ipotesi: siamo alla presenza di combine plurime e continue (anche se secondo Pulvirenti non consumate). Un fatto gravissimo, la retrocessione scatta anche per un solo tentativo. Ma qui potrebbe aiutare la scelta del patron catanese: collaborare con la giustizia serve a ottenere uno sconto. Ecco, se il presidente aiuterà la

Procura federale a fare chiarezza anche su eventuali sospetti in altre gare, facendo nomi di altri tesserati, allora il club potrebbe ripartire dalla Lega Pro. Molto dipenderà dall’abilità dell’avvocato Edoardo Chiacchio, scelto dal Catania per il dibattimento sportivo.

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E cosa accadrà agli altri tesserati finiti ai domiciliari, compreso l’ex d.s. Delli Carri? Per ora non hanno collaborato, rifiutandosi di rispondere al gip. Ma questo è accaduto prima della confessione di Pulvirenti. Ora è facile immaginare un cambio di strategia: dall’ottobre 2014 si rischiano fino a 9 anni di carcere per le frodi sportive. E nel processo sportivo, senza collaborazione i tesserati potrebbero essere radiati. Ecco perché è facile immaginare altre confessioni: devono essere totali e non parziali. Insomma, a Delli Carri potrebbero essere chieste altre situazioni per ora ai margini dell’inchiesta. Come il «favore» da chiedere al collega Giuntoli, ex d.s. del Carpi ora al Napoli, oppure il significato delle parole sul Bari («fanno palazzine diverse dalle no-

Stefano Palazzi, procuratore Figc

stre»). E ancora: cosa voleva dire sul «maestro» Lo Monaco e sul fatto che Delli Carri si vantava di fare certe cose da 30 anni?

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E i giocatori indagati, che cosa rischiano? Molto dipenderà da quello che diranno agli inquirenti gli intermediari Arbotti e Di Luzio. Pulvirenti li accusa di aver millantato, ma alcuni contatti sono dimostrati. I giocatori coinvolti nelle combine (anche solo tentate) possono essere squalificati da 3 a 5 anni, mentre se hanno rifiutato senza denunciare, rischiano l’omessa (6 mesi di stop). Stessa cosa per l’ex allenatore del Catania, Dario Marcolin, che non avrebbe schierato il giocatore Schiavi nella sfida di Bologna su pressione di Pulvirenti: temeva potessero corromperlo.

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E come la mettiamo con le 5 avversarie del Catania nelle gare considerate comprate? Sono Varese, Trapani, Latina, Ternana e Livorno. Se sarà dimostrato il coinvolgimento dei loro tesserati (giocatori), allora rischiano una penalizzazione in classifica. Due punti o più se i calciatori avvicinati sono due o oltre. Penalizzazione che deve essere afflittiva e quindi può essere data anche sulla stagione appena conclusa se comporta un danno evidente (la retrocessione, ad esempio). Altrimenti si applica sul nuovo campionato. Tra le squadre che potrebbero restare coinvolte ci sono pure Brescia, Cittadella e Carpi. cen © RIPRODUZIONE RISERVATA


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MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT


Primo piano R Lo scandalo I TRE TORNEI PER ORA FUORI PARMA E MONZA In attesa dei processi sportivi e delle eventuali retrocessioni a tavolino, gli organici di Serie A, B e Lega Pro sarebbero quelli che trovate a lato. Abbiamo escluso il Parma e il Monza perché club falliti: attualmente non si sa da quali categorie ripartiranno.

SERIE A ATALANTA BOLOGNA CARPI CHIEVO EMPOLI FIORENTINA FROSINONE GENOA INTER JUVENTUS

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LEGA PRO

SERIE B LAZIO MILAN NAPOLI PALERMO ROMA SAMPDORIA SASSUOLO TORINO UDINESE VERONA

AVELLINO BARI CAGLIARI CATANIA CESENA COMO CROTONE LANCIANO LATINA LIVORNO MODENA

5

NOVARA PERUGIA PESCARA PRO VERCELLI SALERNITANA SPEZIA TERAMO TERNANA TRAPANI VICENZA

ALESSANDRIA AKRAGAS ANCONA AREZZO ASCOLI BARLETTA BASSANO BENEVENTO BRESCIA CARRARESE CASERTANA

CASTIGLIONE CATANZARO CITTADELLA COSENZA CREMONESE CUNEO ENTELLA FERALPI SALO’ FIDELIS ANDRIA FOGGIA GIANA

GROSSETO ISCHIA JUVE STABIA L’AQUILA LECCE LUCCHESE LUMEZZANE LUPA CASTELLI LUPA ROMA MACERATESE MANTOVA

MARTINA MATERA MELFI PADOVA PAGANESE PAVIA PISA PISTOIESE PONTEDERA PRATO PRO PIACENZA

REAL VICENZA REGGIANA REGGINA RENATE RIMINI SANTARCANGELO SAVONA SIENA SPAL SUDTIROL TORRES

TUTTOCUOIO VARESE VENEZIA VIGOR LAMEZIA

È caos, B e Lega Pro a settembre 1Oggi Tavecchio chiederà a Palazzi tempi certi nei processi, l’Entella sarà riammessa zionali»: si pescherà in una speciale classifica ottenuta tenendo conto dei risultati dell’ultimo campionato (50%), della tradizione (25%) e della media spettatori (25%). In cima a questa classifica c’è il Brescia, che secondo calcoli non ufficiali sarebbe seguito da Ascoli, Varese, Lecce e Reggiana. Il Brescia è coinvolto però nell’inchiesta di Catania: al momento non ha tesserati indagati, ma se dovesse essere penalizzato anche di un punto non avrebbe diritto al ripescaggio (come l’Ascoli fallito nel 2014). Stessa cosa per il Varese, in caso di condanna dei suoi giocatori. Anche in questo caso l’iter non si annuncia breve. Il Catania, per la responsabilità diretta negli illeciti comSi va verso uno messi da Pulvirenti, dovrebbe slittamento di un finire all’ultimo posto della classifica 2014-15: la carenza di orpaio di settimane ganico sarebbe determinata da nell’inizio dei due un provvedimento disciplinare e comporterebbe lo scivolamencampionati to nella classifica, con la riammissione dell’Entella, che ha I liguri e il Brescia perso il playout con il Modena.

Roberto Pelucchi

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adesso che cosa succede ai campionati? Partiranno regolarmente o il via sarà dato dalla giustizia sportiva? Una risposta potremmo averla già oggi dopo l’incontro tra il presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio, e il procuratore federale Stefano Palazzi. L’appuntamento servirà a fare il punto della situazione sulle inchieste, ma soprattutto a fissare delle scadenze. Posto che la Serie A è sfiorata dalle inchieste e quindi non dovrebbe avere problemi a partire nel fine settimana 22-23 agosto, come da programmi, i problemi maggiori riguardano B e Lega Pro. E’ quasi certo che entrambi i campionati non cominceranno prima di settembre. La Lega Serie B, attraverso il presidente Andrea Abodi, si era già detta disponibile a far slittare l’inizio del torneo di una o due settimane (idem la Lega Pro), il tempo indispensabile per fare «pulizia e chiarezza». Il movimento ha già avuto un danno di immagine gravissimo; non riuscire a dare date certe di partenza sarebbe disastroso e rovinerebbe anni di lavoro. Non si potrà aspettare in eterno e oggi Tavecchio dirà proprio questo a Palazzi: dimmi quanto ti serve per mettere in piedi i processi, ma mettiamo dei paletti temporali certi, anche perché c’è una macchina organizzativa complessa che non può lavorare nell’incertezza. SLITTA TUTTO E’ ipotizzabile che Serie B e Lega Pro possano partire nel primo fine settimana di settembre, e i danni sarebbero limitati, ma questo comporterà dei disagi nella compilazione dei calendari (slitterebbero anche quelli attorno a Ferragosto). Entrambi i campionati hanno la coda di playoff e playout e l’esigenza di chiudere tutto entro metà giugno. Si cercherà di farlo con qualche turno infrasettimanale in più (la scorsa stagione la B ne ha giocati quattro) o mettendo mano con sofferenza a un format che negli ultimi anni alla B ha dato grosse soddisfazioni (si giocava anche nel periodo natalizio).

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Andrea Mazzarani (n. 10) segna l’1-1 nel playout a Modena, ma l’Entella retrocede IPP

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● le squadre che potrebbero essere rimpiazzate in Serie B: oltre al Parma fallito, anche Catania e Teramo che hanno i presidenti indagati per illecito

RIPESCAGGI L’organico della A è completo, potrebbero esserci alcune squadre penalizzate, ma nessuna allo stato attuale rischia la retrocessione per responsabilità diretta. Diverso il discorso in B e in Lega Pro, dove già adesso sono out le società fallite: Parma e Monza. Gli emiliani proveranno fino all’ultimo a farsi ammettere almeno nella terza serie, i brianzoli sono nei dilettanti. Entro questa settimana la Figc pubblicherà il comunicato con i criteri di ripescaggio (si sa già che sono confermati quelli della passata stagione). Per sostituire il Parma ci si affiderà al comunicato in cui si parla di «vacanza di organico determinatasi all’esito delle procedure di rilascio delle licenze na-

pronti a sostituire

I CASI SPINOSI A Chiavari soCatania e Parma no moderatamente ottimisti, soprattutto se il Catania (che ieSperano anche ri ha nominato un amministraAscoli e Bassano tore unico che sostituirà Pulvirenti: è Carmelo Antonio Milazzo) riuscirà a iscriversi. Se non lo facesse, ci sarebbe un grande dubbio: ripescare una squadra attingendo dall’elenco speciale o far scivolare la classifica dopo le sentenze sportive? Curioso anche il caso del neopromosso Teramo, che ha il presidente indagato a Catanzaro. L’Ascoli, secondo in Lega Pro proprio alle spalle degli abruzzesi, chiede di essere ammesso in B al loro posto, ma rivendica la promozione anche il Bassano, che ha perso la finale playoff con il Como. Chi la merita? Le altre squadre che rischiano la responsabilità diretta sono Torres e Vigor Lamezia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LEGA PRO pure lo hanno eletto, è stato evidente negli ultimi Consigli federali (la vicenda ripescaggi ha prodotto un autentico strappo). Nel caso in cui oggi venisse stoppato il bilancio, Tavecchio non resterebbe con le mani in mano. Il presidente federale ha in tasca un accordo di fine legislatura con Gravina, che non gli farebbe mancare il suo appoggio in Consiglio se convincesse Macalli a dimettersi.

Il giorno più lungo di Macalli I ribelli vanno ancora alla carica 1L’opposizione al presidente cercherà di trovare i numeri per bocciare il bilancio

In quel caso anche Tavecchio potrebbe scendere in campo per il cambio al vertice

Alessandro Catapano

L’

assemblea dei lunghi coltelli? La definitiva resa dei conti? O un clamoroso trattato di pace? Dal 15 dicembre — quando Macalli andò sotto sul bilancio e i ribelli provarono a fargli la festa, ma lui mandò la palla in tribuna e tanti saluti — sono volati tali e tanti stracci in quel simpatico consesso di «mattacchioni» che risponde al nome di Lega Pro, che fino a ieri sera è stato impossibile fare una previsione. Il pallottoliere della vigilia è andato più volte in tilt: più votanti contro il bilancio per l’opposizione riunita intorno alla coppia Gravina-Ghirelli; più a favore per la maggioranza, convinta di sfangarla anche stavol-

ta, seppure orfana del suo anziano leader, il presidentissimo Macalli, inibito fino al 31 agosto per quella spiacevole vicenda dei marchi del Pergocrema, dunque il grande assente dell’assemblea.

allora, poi hanno preso altre strade, addirittura volando in A (il Frosinone, ad esempio). Ci sarà anche Claudio Lotito? Protagonista indiscusso di questi mesi di polemiche, pressioni, millanterie, telefonate, ricorsi. Tanti, praticaCAOS L’unica mente tutti certezza è il hanno sbattuOggi si riunisce numero delle to contro il l’assemblea. votanti (ma ci Coni. L’intersi è accapiA mezzanotte stop vento del Colgliati anche di gaalle iscrizioni: tante legio su questo): ranzia da un 69, come stale società in bilico lato ha cobilito dalla stretto MacalCorte d’appelli a convocare lo federale, nove in più delle at- una nuova assemblea per il bituali componenti della Lega lancio, dall’altro ha stabilito Pro. Siccome si vota il bilancio che non costituisce motivo di della stagione 2013-14, la Cor- sfiducia politica. A meno che le te ha inserito tra le aventi dirit- parti oggi non si mettano d’acto anche le società che c’erano cordo su approvazione del bi-

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lancio e contestuale convocazione di nuove elezioni, probabile che sarà questo il prossimo terreno di scontro: se il bilancio passerà, tanti saluti al 2016; se non passerà nemmeno oggi, i ribelli reclameranno la decadenza della governance o ne invocheranno il commissariamento. Non così automatico, però: le norme prevedono che sia il decaduto a indire nuove elezioni e solo nel caso in cui non ci fossero le condizioni per celebrarle, interverrebbe il Consiglio federale e si aprirebbe la strada del commissariamento. Ma in che tempi? Tavecchio non ne può più. Da tempo ha abbandonato al suo destino Macalli. Da tempo avrebbe voluto intervenire in modo deciso sulla questione. Il suo distacco dai vertici della Lega Pro, che

Dall’alto Mario Macalli, 78 anni, e Francesco Ghirelli, 66 FORTE-ANSA

ISCRIZIONI Come se non bastasse, a mezzanotte scadono anche i termini per presentare la domanda di ammissione al campionato versando la tassa di iscrizione di 46mila euro, depositando in Covisoc la documentazione e presentando la fideiussione di 400 mila euro. Entro il 10 luglio la Covisoc terminerà le verifiche, poi ci sarà tempo fino al 14 per i ricorsi e il 17 il Consiglio federale comunicherà le squadre ammesse. Fuori causa il Monza (ieri è andata deserta anche la sesta asta), disperata la situazione di Barletta, Real Vicenza e Venezia, a grande rischio Varese, Ischia, Martina, Savona, Torres e Grosseto, ma nella rete dei controlli potrebbe finire anche qualcun altro. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo piano R Lo scandalo

MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

fIL RETROSCENA

IL GIP ESCLUDE MIEI TENTATIVI DI INFLUIRE SUL RISULTATO

Così Tavecchio si sta smarcando da quella presenza ingombrante

CHIAMATE SOLO SUGLI ASPETTI ECONOMICI DEL CATANIA CLAUDIO LOTITO NEL COMUNICATO

Alessandro Catapano ROMA

Lotito contrattacca Ma Catania-Avellino per il pm è combinata 1Il patron laziale: «Ennesimo tentativo di screditarmi»

Però rischia anche il deferimento della procura federale Francesco Ceniti INVIATO A CATANIA

L’

assedio continua. Claudio Lotito ostenta sicurezza, lo fa con un lungo comunicato nel quale si dice «sicuro e tranquillo» sui (non) sviluppi del caso Catania, con il suo nome comparso nell’ordinanza del gip per alcune telefonate (intercettate) avute con l’amico Antonino Pulvirenti e l’a.d. Pablo Cosentino, prima e dopo il match Catania-Avellino 1-0. Chiamate che hanno attirato l’attenzione del pm: considera combinato l’incontro anche per via di quei contatti. Un «merito» dato al presidente della Lazio pure da Cosentino in un’altra telefonata ascoltata dagli inquirenti. Tutto congelato, tutto da rivedere perché il gip non ha seguito il pm che voleva misure restrittive pure per Catania-Avellino. Decisione dovuta a un fatto tecnico: quelle intercettazioni non sono utilizzabili in sede penale, perché in quella fase Pulvirenti era considerato parte lesa dopo aver presentato una denuncia per minacce subite (una busta con due proiettili più la sua foto e quella di Cosentino). L’inchie-

sta muove i primi passi in questa direzione, poi svolta totalmente e diventa «i treni del gol» dopo aver ascoltato le telefonate dell’ormai ex presidente del Catania. Compresa quelle con Lotito.

te”. Questo passo è stato nascosto ai lettori (la Gazzetta lo ha pubblicato interamente, ndr). Si annuncia come certo il deferimento alla giustizia sportiva di Lotito, responsabile di avere parlato col presidente del CataLA DIFESA Il patron della Lazio, nia in alcune telefonate di cui e consigliere Figc, non ci sta a non è riportato il contenuto. questa attesa snervante e, alme- Una affermazione letteralmente no sul fronte Cainventata, frutto tania, passa al della volontà di LE INDAGINI contrattacco. Codenigrare in ogni sì: «È in atto da Il pm considera modo Lotito: le parte di certa chiamate hanno stampa l’ennesi- truccato l’incontro avuto a oggetto anche per i contatti mo tentativo di aspetti economiscreditare Lotito con Pulvirenti ci che il Catania e la stessa Figc. doveva affrontaL’ordinanza del E intanto si complica re in quel periodo gip afferma in dell’anno. Non vi modo chiaro che pure la questione è alcun elemento l’ipotesi secondo Iodice: qui in arrivo che consenta di cui Lotito avreb- il deferimento affermare che nei be in qualche mocolloqui si sia do condizionato il risultato di parlato di incontri di calcio del Catania-Avellino “non è stata Catania e di condizionamento confermata dalla successiva at- del loro risultato». tività di indagine e cozza logicamente con l’eventuale — ma al- INDAGINI, PALAZZI E NAPOLI ternativa — consapevolezza, Questa la difesa, restano i fatti: nei predetti indagati, di avere il pm ritiene combinata Cataconseguito l’obiettivo tramite nia-Avellino, sta continuando le l’attività di quegli intermediari indagini e ha sul suo tavolo le inai quali, in seguito, ebbero inve- tercettazioni tra Pulvirenti e Loce a rivolgersi sistematicamen- tito (che non è indagato). Nei

prossimi interrogatori la gara tornerà al centro dell’attenzione e si potranno chiarire i vari passaggi e conoscere il contenuto delle telefonate. Anche il gip parla di un aiuto richiesto per la situazione di classifica e questo contrasta con la versione di Lotito («si è parlato di aspetti economici»). Ma c’è di più: giustizia sportiva e ordinaria viaggiano su codici diversi. Quello che per il gip può non costituire reato, lo può essere benissimo per la Procura federale. Ecco perché prima si conosceranno le parole dette nella telefonata e prima si potrà fare chiarezza. Di sicuro Palazzi chiederà anche quegli atti e poi farà le sue valutazioni: il deferimento di Lotito (per slealtà o persino per tentato illecito) resta una opzione. E nel frattempo si fa molto complicata la situazione del patron laziale per la questione Iodice e procura di Napoli (dove è indagato per estorsione). Arriverà nei prossimi giorni il deferimento di Palazzi, mentre la Procura campana è convinta di aver in mano prove chiare per supportare l’accusa. L’arrampicata di Lotito in Figc sembra appesa a un filo sottilissimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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accontano che nell’ultimo Consiglio federale, sul tema rapporti calciatori-ultrà, Carlo Tavecchio, per accontentare l’Aic, abbia fatto arrabbiare Claudio Lotito che voleva sanzionare le gogne sotto le curve solo con un’ammenda. Pare che il presidente della Lazio abbia fatto fuoco e fiamme, senza riuscire a convincere il presidente. Raccontano pure che non sia stata la prima volta e che non da qualche giorno, ma da mesi, Tavecchio sia riuscito a «contenere» il ruolo di Lotito. Senza consumare strappi, ma con molto buon senso, il presidente lo ha in qualche modo ridimensionato, rendendolo un consigliere federale quasi come gli altri. Ha lavorato molto sulla forma, tagliando

NUOVI RAPPORTI

Senza strappi, ma con buon senso, lo sta rendendo un consigliere come gli altri Naturalmente però le vicende di Catania e Napoli potrebbero cambiare gli scenari alcuni eccessi superflui — avete mai più visto Lotito con la tuta azzurra al seguito della Nazionale? —, consigliandogli un profilo più basso. Ha provato a togliergli anche un po’ di sostanza, ma con risultati contrastanti: ha avuto coraggio a sottrargli la delega alle riforme del calcio mettendola, di fatto, nelle disponibilità dell’intero consiglio federale; ne ha avuto meno nella vicenda della deroga, da cui è uscito malconcio. LARGHE INTESE Ma è stato l’ultimo inciampo. Da allora, gli va riconosciuto, Tavecchio si è progressivamente scrollato di dosso l’ombra in-

gombrante di Lotito (e di Macalli, di cui parliamo in altra pagina), scegliendo la politica delle larghe intese, cercando sempre il più ampio consenso, o comunque di allargare la sua maggioranza, in modo da ridurre il «peso» del presidente della Lazio, almeno nelle decisioni chiave prese fino a questo punto della sua gestione. È accaduto per le nuove norme su licenze e acquisizioni dei club, per quelle sulla fruibilità degli stadi, accadrà per l’attesissima riforma dei campionati, in cui Tavecchio, non riuscendo a mettere d’accordo le leghe, andrà a caccia del consenso delle componenti, giocatori e allenatori, mettendo sul piatto la disponibilità a trattare su vincolo sportivo, soldi ai nazionali e fondo di garanzia. IN ATTESA Che non significa, badate bene, aver rinunciato al contributo politico ed economico-finanziario di Lotito, che resta prezioso (non solo per Tavecchio, glielo riconoscono in tanti), ma solo di avergli messo qualche paletto. Senza dimenticare che è stato uno dei suoi grandi elettori, ma oggi Tavecchio si sente a tutti gli effetti un indipendente. E quindi, in piena autonomia, il presidente federale aspetta gli eventi e deciderà se intervenire o meno su Lotito, qualora da Catania, Napoli o da via Campania, dove ha sede la Procura federale, nei prossimi giorni dovessero arrivare richieste di provvedimenti forti nei confronti del presidente della Lazio. Quanto forti? È tutto da stabilire. Forte potrebbe essere un rinvio a giudizio per tentata estorsione (Napoli), o un deferimento «pesante» di Palazzi, quando il procuratore avrà terminato di analizzare il migliaio di pagine trasmessogli dalla procura partenopea, che lo ha costretto a ricominciare daccapo. In questi casi, sarebbe lo stesso Tavecchio a chiedere un passo indietro a Lotito, prima che un’eventuale inibizione lo facesse decadere da consigliere federale. Un’ipotesi, però, ancora lontana. E difficilmente il materiale in arrivo da Catania la avvicinerà. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Serie A R Mercato

Carlo Laudisa @carlolaudisa

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Barcellona si contendono Paul Pogba quasi come se fosse il totem dell’imminente consultazione elettorale. Bartomeu e Laporta, soprattutto, sono in pressing per ottenere il sospirato sì della Juventus e del suo talento francese. In questa sfida che vede in prima linea due ex milanisti eccellenti come Ariedo Braida e Demetrio Albertini, la deadline è rappresentata dal 18 luglio, data del voto dei soci del club blaugrana. IL FEELING Domenica sera a Milano, Braida ha di nuovo cenato con il suo vecchio amico Beppe Marotta, a.d. bianconero, che vede di buon occhio la possibilità di vendere Pogba nell’estate del 2016 con un prezzo già concordato di 80 milioni di euro. È questa l’offerta che l’ex dirigente rossonero ha prospettato per conto dell’attuale presidente del Barcellona. E per rendere ancor più solenne il passo ha in programma un nuovo blitz a Torino, accompagnato proprio dal candidato Bartomeu. Magari già questa settimana. L’offensiva ha dei chiari risvolti mediatici, con altrettante evidenti ricadute elettorali. E non è solo per cortesia che il club di corso Galileo Ferraris ricambia le attenzioni. ALTERNATIVA Sull’altro fronte Joan Laporta (che avrà al suo fianco Abidal insieme ad Albertini) non ha ancora fatto una mossa formale sul fronte societario, ma si è mosso con tempestività sul versante del giocatore. Del resto l’ex numero uno catalano già nella primavera del 2009 riuscì a convincere Mino Raiola a portare Zlatan Ibrahimovic in Catalogna su esplicita richiesta dell’allora allenatore Pep Guardiola. In quell’occasione l’obiettivo dichiarato era quello di dare a Messi un partner fisicamente prestante. Un esperimento evidentemente fallito, visto che dopo appena dodici mesi il fuoriclasse svedese scelse di vestire la maglia milanista. Adesso è voce comune che Paul Pogba abbia in testa Barcellona, anche perché stuzzicato dall’idea di poter giocare al fianco del pluri-Pallone d’oro argentino. La storia si ripete? Di sicuro Raiola conosce bene le luci catalane, ma ha già avuto anche l’esperienza delle penombre dello spogliatoio del Camp Nou. E questi sbalzi potrebbero pesare nelle sue valutazioni finali.

PogBarça DOVE PUÒ ANDARE

Psg

Barcellona

20

50

% Chelsea

Manchester City

10

20

Paul con Messi tra un anno al Barcellona? Pare deciso E la Juve ci sta 1Il francese al centro

della lotta elettorale nel club catalano: a giorni vertice con i bianconeri Più indietro Chelsea, City e Psg che lo vorrebbero subito

IL PROGETTO In questa scelta

fROSSONERI BLAUGRANA

così delicata il Polpo può vagliare varie opportunità, tutte importanti. Non è un mistero che il Manchester City si sia fatto avanti proponendo una cifra addirittura superiore agli 80 milioni prospettati dal Barça e con un’offerta d’ingaggio di poco oltre i 12 milioni di euro all’anno. Cifre da nababbo, cifre da numero uno: esattamente l’obiettivo dichiarato tempo fa da Raiola. In questa vicenda l’aspetto economico è rilevante quanto quello tecnico nella testa del francese, che ha l’intenzione di cambiare maglia soltanto nel momento in cui gli verrà prospettato un percorso che lo aiuti ad entrare davvero nella ristretta cerchia delle stelle del calcio mondiale. Un’aspettativa che evidentemente non può che portare ad un’asta, proprio quello che

LE LUSINGHE Detto dell’assalto del Manchester City, non va mai trascurato l’interesse del Chelsea. Guarda caso Josè Mourinho lo ha inserito nella sua lista e Roman Abramovich tiene bene in conto questa sua esigenza. Anche perché sullo sfondo c’è la battaglia per la leadership in Premier League. E se tra Londra e Manchester prendono sul serio la cosa c’è da star certi che il pur ricco Barcellona rischia di finire in seconda fila. Né va mai trascurata l’opzione del Paris Saint Germain, primo club spasimante del nazionale di Deschamps. L’emiro Al-Thani in questa fase è condizionato dai paletti del fair-play finanziario, ma ha tutto per sparigliare le carte in qualsiasi momento.

APPUNTAMENTI Il giocatore sinora ha agito in piena concordia con la Juventus, anche perché non ha individuato ancora la destinazione giusta. Se Barcellona si fa preferire per il fascino del club e dell’ambiente, è altrettanto vero che lui è alla ricerca di un’esperienza stimolante, in un contesto capace di spingerlo al top. Alla Juve le aspettative del giocatore non possono che star bene. Anche per questo ad Andrea Agnelli e Beppe Marotta piace l’idea che Paul alzi sempre più l’asticella. Intanto rimane bianconero senza mal di pancia. E se nel frattempo il prezzo varcasse anche la fatidica soglia dei cento milioni? © RIPRODUZIONE RISERVATA

Albertini e Braida, gli amici contro Divisi dal derby Laporta-Bartomeu chio sugli affari all’estero. E tira la volata a Josep Maria Bartomeu, subentrato al dimissionario Rosell.

Marco Iaria twitter@marcoiaria1

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bituati ai colpi bassi tra i politici nostrani in perenne campagna elettorale, Demetrio Albertini e Ariedo Braida non saranno rimasti sorpresi dal clima da O.K. Corral che si respira da qualche giorno in Catalogna, animata dalla corsa alla poltrona presidenziale del Barcellona. Due ex milanisti purosangue ora su fronti opposti. Il primo - ex regista degli invincibili rossoneri, già attore al Camp Nou, un curriculum dirigenziale con l’apice della vicepresidenza della Figc - è stato venerdì a cena con Joan Laporta, che gli ha offerto il ruolo di responsabile delle relazioni internazionali del Barcellona. Il secondo - accasatosi nel club blaugrana a febbraio, dopo 28 anni trascorsi a suon di colpi di mercato nel Milan - fa parte del pool dell’area tecnica messo su in seguito al licenziamento di Zubizarreta, in particolare con un oc-

a Barcellona vogliono evitare.

Demetrio Albertini, uomo di Laporta, e Ariedo Braida, che invece sta con Bartomeu OMEGA

RL’eterno uomo di campo

Ariedo di fronte al politico Demetrio: anche loro coinvolti nella battaglia del Camp Nou, con vista sul mercato

ITALIANS È vero che le pre-candidature alla presidenza del Barcellona sono 7, ma i duellanti sono, appunto, Laporta e Bartomeu, che già se le stanno dando di santa ragione e continueranno a farlo fino alla resa dei conti davanti ai soci, il 18 luglio. La sfida nella sfida è tutta italiana, più precisamente milanista. Albertini e Braida, in realtà, hanno due storie profondamente diverse: nell’era d’oro del Milan, il primo giocava e illuminava la scena a centrocampo, il secondo faceva trading e dava seguito ai desideri berlusconiani. E anche da dirigenti i due si sono costruiti profili distanti tra loro. Albertini, archiviata la carriera di calciatore, ha iniziato a lavorare nel sindacato dell’Aic, poi è approdato in Federazione: vice commissario nel post Calciopoli, quindi numero due di Abete e capo del Club Italia. Un po’ uomo di campo, nelle incur-

sioni con la Nazionale, soprattutto “politico” del pallone, tanto da sfidare Tavecchio per la presidenza federale un anno fa e da essere chiamato come consulente nella delicata gestione fallimentare del Parma. Braida, invece, si è sempre occupato dell’area tecnico-sportiva, scovando i vari Van Basten, Shevchenko, Kakà e tessendo le trattative del mercato rossonero in qualità di braccio destro di Galliani. POGBA Ecco perché nella battaglia campale tra Laporta e Bartomeu, cioè la caccia a Pogba, gli italiani non sono proprio uno contro l’altro. Se Laporta vincerà e tornerà presidente del Barça, Albertini avrà un ruolo istituzionale e politico: uomo di fiducia del numero uno, soprattutto nelle relazioni internazionali. Con Bartomeu, invece, Braida continuerà a lavorare sul mercato, in particolare nell’attività di scouting. Insomma, in comune c’è solo quel pezzo di cuore rossonero. © RIPRODUZIONE RISERVATA


MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

ORMAI È UN RAGAZZO D’ORO Valori in milioni di euro

Fine gennaio 2014 Il Psg pronto al super investimento

OGGI

Fine mercato Campione del mondo U20, sale la quotazione

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Luglio 2013 Offerta di Real Madrid, Monaco e Psg

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Giugno 2015 Si fa avanti il Manchester City

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E col «tesoretto» nuova difesa nel 2016 Il sogno è Kurzawa 1Subito rifondazione in mediana e attacco, poi occhi sul

Estate 2012 Valorizzazione al Manchester United GDS

monegasco, Thiago Silva e Benatia. Ogbonna in Premier? 1

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Mirko Graziano MILANO

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COLPO MISTER 100 Paul Pogba (foto Dpa) 22 anni, 3°anno con la Juventus, ha vinto tre scudetti. Nell’ultima stagione 10 reti: 8 in campionato, 1 in Champions e 1 in Coppa Italia

uesto è il mercato che segna l’inizio di un nuovo ciclo in casa Juve. La rifondazione è scattata a centrocampo e in attacco. Via Pirlo e Tevez, presto l’addio pure a Llorente, e se arriva l’offerta giusta partirà lo stesso Vidal. Nel frattempo, in mezzo al campo crescono Sturaro e Pereyra, è già arrivato Khedira, senza poi dimenticare il baby Donsah, che farà sicuramente un anno di esperienza in provincia. In caso di cessione di Vidal, probabile assalto a Oscar. In attacco già portate a termine le operazioni Dybala, Mandzukic, Berardi e Zaza. LA DIFESA NEL 2016 La Juve guarda avanti, sempre. E saggiamente ha vissuto la finale di Berlino come la fine di un ciclo e non il contrario. Il progetto dell’a.d. Marotta prevede l’ultimo «ritocco» nella prossima stagione, quando verrà radicalmente rivisto il reparto difensivo. E il finanziamento arriverà appunto dalla probabile cessione di Pogba al Barcellona: 80-100 milioni di euro per puntare al me-

● 1. Layvin Kurzawa, 24 anni, francese, terzino sinistro del Monaco AFP ● 2. Mehdi Benatia, 28 anni, centrale marocchino del Bayern REUTERS ● 3. Angelo Ogbonna, 27 anni, centrale, alla Juventus dal 2013 LAPRESSE

glio sul mercato dei difensori. GLI ESTERNI Al momento, là dietro, le fasce sono coperte da Lichtsteiner e Caceres a destra, quindi Evra e Asamoah a sinistra. I titolari, in particolare, hanno superato abbondantemente i 30 anni: Lichtsteiner va per i 32 anni, Evra è addirittura un classe 1981. Marotta e Paratici stanno sondando da tempo il settore terzini, e nel mirino ci sono parecchi talenti, fra questi spiccano il mancino francese Layvin Kurzawa e il brasiliano Alex Sandro. Il primo è un 22enne nazionale transalpino, sotto contratto con il Monaco, piaciuto molto nel doppio confronto coi bianconeri nei quarti di Champions League. Sandro, 24 anni, gioca nel Porto e sa ricoprire bene entrambe le fasce: sei presenze

nella Seleçao, a livello giovanile vanta il Mondiale Under 20 del 2011. Nel nostro campionato, i vertici bianconeri tengono d’occhio Silvan Widmer (22enne svizzero dell’Udinese) e l’azzurrino Davide Zappacosta, 23enne esterno dell’Atalanta, che piace però anche a Torino e Fiorentina. I CENTRALI In mezzo alla difesa, Allegri deve fare oggi i conti con i 34 anni di Barzagli e i 31 di Chiellini. Ogbonna ha offerte dall’Inghilterra, mentre Bonucci chiede adeguamento e rinnovo di un contratto in scadenza nel 2017: forse oggi un nuovo contatto fra le parti. Un pezzo di futuro è stato individuato e blindato: riscattato infatti Daniele Rugani, classe ‘94. Sul taccuino bianconero spiccano nomi importanti, dif-

ficili ma non impossibili da raggiungere con un solido tesoretto a disposizione. Sempre in area Monaco c’è allora il 25enne nazionale tunisino Aymen Abdennour. Occhio anche all’argentino Ezequiel Marcelo Garay, 28enne gigante dello Zenit San Pietroburgo, 31 presenze in Nazionale: nel suo recente passato vanno evidenziate le esperienze con Real Madrid e Benfica. Ci sono poi tre veri e propri sogni, pezzi da novanta: la vecchia conoscenza Benatia, l’uruguaiano Diego Godin e il brasiliano Thiago Silva. Quest’ultimo, ai tempi del Milan (2011) ha vinto uno scudetto insieme a Massimiliano Allegri. E al Paris Saint Germain uno fra David Luiz, Marquinhos e appunto Thiago Silva è obiettivamente di troppo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

HA VISTO IL DERBY

New York già pazza di Pirlo: debutto contro Kakà? 1L’ex bianconero osannato dai tifosi del NYC allo Yankee Stadium, ma gli azzurri affiliati al Man City vanno k.o. con i Red Bulls su un contratto: pare che guadagnerà sui 6-7 milioni di dollari per 18 mesi. Ha rinunciato a un giorno in più di vacanza a South Beach, Miami, per assistere per la prima volta di persona alla performance della sua prossima squadra. Per la cronaca le cose andranno piuttosto male e gli azzurrini, stessa tinta del Manchester City (proprietario assieme ai New York Yankees della franchigia al primo anno di attività), dopo essere andati in vantaggio per 1-0, sprofonderanno sotto una tripletta (e un paio di pali) dei rivali al di là del fiume.

Massimo Lopes Pegna CORRISPONDENTE DA NEW YORK (USA)

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l segnale che il soccer stia finalmente crescendo è la metropolitana sotto lo Yankee Stadium zeppa di tifosi. Tutti con addosso una maglia rossa o azzurra, in base al team newyorkese che hanno scelto: Red Bulls, con lo stadio in New Jersey, o Nycfc, i padroni di casa. Insomma, c’è aria da derby, uno nuovo di zecca, ma con la rivalità (o quasi) da stracittadina europea. I cori sono impubblicabili: impensabile assistere a scene simili solo qualche anno fa. Quegli ultrà sono gli stessi che poi dentro al Tempio del baseball adattato al pallone, quando adocchiano Andrea Pirlo sul prato prima del fischio d’inizio, cantano: «We want Pirlo», vogliamo Pirlo. E Pirlo lo avranno presto. L’ex Juve (ormai si può dire) saluta, sorride, ma non parla, proprio perché manca la firma (una formalità)

Andrea Pirlo, 36 anni, allo Yankee Stadium

ARRIVANO I NOSTRI A Pirlo fa compagnia Frank Lampard, l’altra stella in arrivo dopo lo spagnolo David Villa, e quando lo schermo li inquadra, lo stadio (esaurito: 48.047 spettatori) esplode. Saranno loro i ricostituenti necessari per dare una svolta a una stagione che non decolla: 17 punti in 17 giornate, penultimi della Eastern Conference. Lampard, che doveva arri-

vare a marzo ma poi il City non lo ha più mollato, dovrebbe esordire fra un paio di settimane, per Pirlo invece i tempi si dilatano. L’annuncio del suo ingaggio potrebbe arrivare già domani o giovedì (anche se nella Mls la finestra dei trasferimenti apre l’8 luglio), ma lui non ci sarà. Poco prima della fine se ne va per correre in aeroporto e imbarcarsi su un volo per la seconda tranche di ferie, a Formentera. Rientrerà, dicono i p.r. pregando di mantenere l’anonimato, intorno al 20 luglio, per provare a esordire, se le condizioni fisiche glielo consentiranno, già il 26 contro l’Orlando City di Kakà. «Deciderà l’allenatore, magari un’apparizione di un quarto d’ora entrando dalla panchina». Tira una brutta aria dopo la partita. Coach Jason Kreis con la faccia scura dribbla domande sul suo futuro centrocampista italiano: «Certo che sono contento per Lampard e Pirlo, ma adesso sono troppo deluso da questa gara per pensare ad altro». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Serie A R Mercato

Imbula va al Porto? Contropiede Inter Dritti su Suarez 1C’è un’ombra rossonera nel dietrofront del francese.

Mancini sterza sul mediano dell’Atletico e tiene caldo Melo

Matteo Dalla Vite Alessandro Grandesso

IL DERBY VINTO (KONDOGBIA) E QUELLO PERSO (IMBULA)

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lle 17 di ieri Giannelli Imbula era a Oporto per prepararsi alle visite mediche. Il blitz della Doyen - inasprita dalla «guerra lampo» interista su Kondogbia - ha servito la vendetta gelidissima. Sullo sfondo, un’impronta rossonera: un Diavolo stilizzato e stizzito.

NON BENISSIMO Questa volta è stato il Milan a mettersi il doppiopetto mentre l’Inter è rimasta in bermuda: un weekend ad aspettare il francese, due giorni a trattare, limare e cercare di accontentare un prospetto sostanzialmente sicuro tramite un intermediario determinatissimo, ma ecco che in quello stesso fine settimana Nelio Lucas - ora advisor tecnico del Milan per conto di Mister Bee - ha assestato il colpo dello sgarbo per conto della Doyen e per il club che la Doyen stessa aiuta, il Porto. E l’Inter? Non l’ha presa bene, ma da ieri si è rimessa in moto per attivare anche altre piste: da Felipe Melo a (soprattutto) Mario Suarez che era già stato seguito a gennaio e, recentemente, dal Milan. E’ derby?

IL COLPO NERAZZURRO Geoffrey Kondogbia, 22 anni, durante la presentazione al pubblico in Piazza Repubblica a Milano: ha mostrato la sua nuova maglia numero 7: è stato pagato 30 milioni più 5 di bonus PHOTOPRESS Felipe Melo, 32 anni, e John Obi Mikel, 28 IPP-LIVERANI

PERCHE’ IL PORTO Insomma, il botta&risposta fra Inter e Milan è stato servito una volta di più. Ma perché, alla fine, Imbula ha scelto il Porto? Per la Champions; perché il Porto ha dato quei soldi subito e in due tranche vicine (20 milioni totali) mentre l’Inter avrebbe pagato l’OM in tre anni e mezzo oltre al milione del prestito biennale; perché il Porto ha proposto al giocatore un quinquennale e l’Inter era su 4 anni. I primi indizi di scontentezza di Giannelli erano emersi nel momento in cui l’Inter lo aveva congelato in attesa di concludere la

LO SGARBO SU SFONDO... MILAN Giannelli Imbula, 22 anni: dopo giorni e giorni in cui è stato vicino all’Inter, ecco arrivare il Porto, club aiutato dalla Doyen per la quale lavora Nelio Lucas, advisor tecnico del Milan per conto di Mister Bee AP

priorità-Kondogbia. Poi, non convinceva il prestito dopo che lui aveva dato l’accordo per un transfert definitivo. La successiva opzione di prestito con obbligo di riscatto era stata recepita come una mancanza di garanzia, sensazione poi annullata da una telefonata di Mancini al giocatore. L’entourage di Giannelli - il padre, Willy Ndangi - avrebbe comunque accettato il trasferimento con un ritocco di ingaggio da 160mila euro netti al mese, ma l’Inter non ha voluto accettare controrichieste. Così si è inserito il Porto (la Doyen, Lucas) dando 10 milioni subito. CHE TIPINO... L’Inter ha così dovuto rinunciare a un quasi... bad boy. Gli episodi extra

calcistici di Imbula sono numerosi. L’ultimo a metà marzo quando il francese è stato fatto scendere da un aereo di Air France perché disturbava la hostess che spiegava le misure di sicurezza. A Marsiglia, lo chiamavano “Imboulard”, gioco di parole per via dello stile altezzoso. Ma si era fatto pure una reputazione di testa calda, dopo essere venuto alle mani con il collega Thauvin nel 2013 quando poi fu escluso dal giro delle giovanili della Francia per aver mandato a quel paese un vice dell’allora c.t. Sagnol dopo un cambio. La panchina non gli è mai piaciuta, a Giannelli, a tal punto da inveire verso Bielsa per un cambio contro il Monaco di Kondo. MARIO: OK PER MANCIO Già: ma chi affiancherà Kondogbia? Felipe Melo è in stand-by (con Obi e Song), mentre nelle ultime ore si è riaffacciato prepo-

Mario Suarez, 29 anni, inseguito da Gareth Bale AFP

LA CHIAVE

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I gol segnati nell’ultima stagione da Mario Suarez con l’Atletico Madrid: uno in campionato e uno in Champions

tente Mario Suarez che pare aver «discusso» con Simeone e che potrebbe essere scalzato dall’arrivo di Motta (e Kranevitter) all’Atletico. Spagnolo, 29 anni, regista, Suarez è stato seguito a gennaio e - recentemente - pure dal Milan. Per Mancini sarebbe perfetto. Il suo costo è sui 10 milioni e non è da escludere che possa essere inserito un giocatore per ammortizzare il tutto. Una cosa è certa: sono stati risparmiati (virtualmente) 20 milioni di euro. Secondo la solita formula del «pagherò» saranno messi sul mercato per regista e punta. E IL MILAN PRENDE PESSINA Ah, nel frattempo il Milan ha preso Matteo Pessina, talento di mezzo classe ‘97 per 20.000 euro. Cosa c’entra con tutto il derby delle botte date e delle botte prese? Semplice: c’era sopra l’Inter.

Nelio Lucas, manager della Doyen

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ESECUTIVO

Il fair-play finanziario diventa soft, ma l’Uefa vigilerà 1I club dovranno indicare investimenti,

commissioni.

ricavi e perdite previste. Assegnata a Cardiff la finale di Champions 2017

Luca Bianchin INVIATO A PRAGA (REP.CECA) @lucabianchin7

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gallesi dicono che il tetto del Millennium Stadium di Cardiff si apra in fretta, più o meno in 20 minuti, per permettere a Dio di vedere il rugby. Nella primavera 2017 lo spettatore dell’ultimo anello si godrà anche Messi, Cristiano Ronaldo o magari Bale, che giocherebbe in casa: nell’Ese-

cutivo di ieri a Praga, l’Uefa ha assegnato a Cardiff la finale di Champions 2017. Per la capitale gallese, esclusa dalle sedi dell’Europeo itinerante del 2020, è un momento di riscatto. Quell’anno le coppe andranno cacciate a Nord perché ieri pomeriggio è stata definita anche l’assegnazione a Stoccolma della finale di Europa League 2017. In un pomeriggio di lavoro, l’Esecutivo si è occupato di molte cose: fair play finanziario, presidenza Fifa e anche

Il presidente dell’Uefa Michel Platini, 60 anni GETTY

FAIR PLAY L’Uefa è decisamente soddisfatta del fair play finanziario. Da quando le nuove norme sono state introdotte, le perdite dei club sono state ridotte del 70% e nel 2014 solo tre società hanno chiuso con un passivo superiore ai 50 milioni. L’Esecutivo però ieri ha ufficializzato alcune novità, come anticipato a inizio giugno dalla Gazzetta. I club che vorranno spendere molto per tornare competitivi potranno chiedere all’Uefa un «voluntary agreement», un accordo bilaterale sul quadriennio successivo. Semplificando molto, la società dovrà indicare investimenti,

ricavi e perdite previste. L’Uefa, invece, permetterà l’investimento extra e vigilerà sul rispetto delle regole, pena conseguenze più serie delle attuali. Nessun cambio di rotta invece dopo il ricorso anti-financial fair play di Jean-Louis Dupont, l’avvocato del caso-Bosman: in attesa della decisione della Corte di Giustizia, l’Uefa proseguirà sulla sua linea. PLATINI E LA FIFA Un altro Esecutivo, quello della Fifa, si riunirà il 20 luglio. L’Uefa ieri ha deciso di continuare sulla linea di fermezza contro Sepp Blatter: si annuncia una giornata complicata… Ieri Platini, dopo il meeting, ha anche com-

mentato la volontà di Zico di candidarsi alla presidenza Fifa: «Siamo amici, ma deve decidere lui. Mancano molti mesi all’elezione. L’appoggio di Zico a una mia eventuale candidatura? Quello che serve è l’appoggio di chi vota. E Zico non vota». LE NOMINE L’Uefa infine ha nominato i nuovi membri delle proprie commissioni. Per l’Italia due probabili new entry importanti: il direttore generale della Figc Michele Uva potrebbe far parte della commissione competizioni, Fiona May dovrebbe occuparsi a livello Uefa di responsabilità sociale. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Salah entra in ghiacciaia Mancio sceglie Jovetic

1Oggi arriverà la risposta dell’egiziano che sembra più lontano. L’Inter si butta sul montenegrino del City. E per Montoya c’è l’ok del Barça 1

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Matteo Brega MILANO

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finito il tempo dell’attesa per l’Inter. Il club nerazzurro aspetterà probabilmente ancora oggi la risposta di Mohamed Salah ma ha già pronta la prossima mossa. E il piano porta a Stevan Jovetic, il montenegrino che in Italia è diventato grande stupendo con la Fiorentina di Prandelli. L’animo nerazzurro impegnato a inseguire l’egiziano in uscita proprio dalla Fiorentina (almeno contrattualmente oggi sarà l’ultimo giorno ufficiale in prestito alla viola) è questo. Nessun passo avanti o indietro, solo un giorno in più. Entro oggi arriverà la risposta dell’attaccante all’offerta della Fiorentina (circa 3 milioni all’anno, comprensivi dei bonus) che intende riscattarlo dal Chelsea. In tutto questo non va trascurato che l’egiziano non accetterà un altro anno in prestito: chiunque decidesse di affondare il colpo, ne tenga conto. Perché al momento Salah sembra un po’ più lontano dall’Inter rispetto al recente passato. Ed è per questo che Mancini avrebbe deciso di virare su Jovetic in caso di definitiva fumata nera.

Tweet Volendo restare in tema calcistico, sarebbero perfetti per un club di calcio a 5. Più la riserva, la piccola Francesca. Ecco la famiglia Icardi schierata sul pavimento di casa con il numero 9: «Noi siamo pronti per questa nuova stagione». Con Mauro e Wanda, ecco anche i tre maschietti arrivati dal precedente matrimonio con Maxi Lopez.

JO JO IN POLE È concreto il discorso con il montenegrino. Domani dovrebbe diventare realtà l’incontro tra l’Inter e il manager dell’ex giocatore viola. Sarà l'occasione per aggiornarsi sulle sue condizioni, non quelle fisiche dopo il grave infortunio dell’ultima stagione, semmai quelle ambientali al Manchester City. Perché non è un mistero che l’attaccante vorrebbe maggiore spazio e l’Italia - la terra che l’ha lanciato nel panorama internazionale - potrebbe essere di nuovo la soluzione ideale. All’Inter piace, e Stevan sembra dello stesso parere. Giova ricordare che Jovetic conosce alla perfezione la Serie A dopo le 5 stagioni con la Fiorentina nelle quali ha anche brillato in Europa. MONTOYA, CI SIAMO A proposito di Montoya. Le parole del suo agente riassumono la situazione in maniera perfetta: «Possiamo dire che stiamo aspettando il via libera dal Barcellona per il 100% di Montoya all’Inter. Noi abbiamo l’accordo, siamo in at-

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1 Stevan Jovetic, 25 anni, legato al Manchester City fino al 2018 2 Mohamed Salah, 23, ha l’accordo con il Chelsea fino al 2019. Negli ultimi sei mesi era alla Fiorentina 3 Martin Montoya, 24 anni, ha un contratto valido fino al 2018 con il Barcellona REUTERS-LAPRESSE-GETTY

LA CIFRA

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Le presenze di Montoya nell’ultima stagione con il Barcellona: 8 in campionato, 3 in Coppa del Re e una in Champions Ieri nuovo incontro per Zukanovic: manca l’ok sulla contropartita Thohir starebbe pensando a un blitz per venerdì

tesa. È una questione di questi giorni. Posso confermare che sarà un prestito biennale. Montoya è pronto per volare a Milano quando tutto sarà concluso, vediamo e restiamo in attesa del Barça» ha detto Juan Carrasco. A questo punto bisogna solo aspettare il numero del volo aereo proveniente da Barcellona (i catalani han già dato l’assenso all’operazione ufficiosamente) e il giorno delle visite mediche. Sabato l’Inter si raduna, potrebbe esserci anche lui. Miranda intanto ieri è stato nella sede dell’Atletico Madrid per sistemare i documenti relativi la sua cessione. ZUKANOVIC Ieri Inter e Chievo si sono incontrati ancora per parlare di Zukanovic. Dopo l’inserimento della Sampdoria era necessario aggiornarsi. La differenza tra domanda e offerta è minima (1,5 a 2,5), semmai si lavora su quale giocatore (Biraghi?) inserire nella trattativa.

Schelotto è apprezzato da Maran, ma guadagna troppo. Novità su Botta: se non chiude con il Pachuca, è pronta la Steaua. BLITZ THOHIR? Dopo la vittoria dello scudetto Giovanissimi in finale contro il Parma, è intervenuto il presidente Erick Thohir: «Ancora una volta il nostro settore giovanile si è dimostrato un fiore all’occhiello: siamo orgogliosi dei nostri ragazzi, faccio i complimenti a loro e al tecnico Stefano Bellinzaghi. Vedo tanta passione nel nostro settore giovanile, voglia di fare bene, di crescere insieme, di vincere, come dimostrano i 39 trofei che abbiamo in bacheca. Di tutta questa passione e professionalità ringrazio Roberto Samaden e tutto il suo staff, il loro lavoro è un orgoglio per l’Inter». E Thohir starebbe pensando a un blitz in occasione del raduno di venerdì alla Pinetina. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Serie A R Mercato

MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Romagnoli, pronto un nuovo assalto

1Il centrale della Roma continua a essere il preferito da Mihajlovic. Alternative Laporte e Hector Moreno 1

Alessandra Gozzini

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MILANO

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opo aver creato attacco e centrocampo, con Bacca e Bertolacci, l’intenzione è quella di concentrarsi sulla difesa dove Sinisa vorrebbe qualcuno a sua immagine e somiglianza: forte, cattivo, soprattutto mancino. Perché la volontà dell’allenatore venga rispettata Galliani, a.d. rossonero, è al lavoro e le soluzioni non mancano. STRAPPO Il primo nome torna a essere quello di Alessio Romagnoli, che risponde anche ai comandamenti dettati dal presidente Berlusconi: è giovane e italianissimo. A vent’anni Romagnoli ha già alle spalle una stagione da titolare in Serie A, guarda un po’ da discepolo di Mihajlovic: i due erano insieme l’anno scorso alla Sampdoria. Rientrato alla Roma, legittima proprietaria del cartellino, Romagnoli potrebbe subito rimettersi in cammino: magari proprio verso Milano. Dopo l’eliminazione dell’Under 21 dagli Europei di categoria, il giocatore aveva chiesto 2-3 giorni di riposo in più rispetto alla data fissata per l’inizio della tournée in Australia, prevista per il prossimo 14 luglio: permesso non accordato. Lo strappo potrebbe essere ricucito dal Milan, anche se a caro prezzo considerato che (al momento) la richiesta giallorossa è altissima: trenta milioni di euro. Esistono però ampi mar-

1 Alessio Romagnoli, 20 anni, rientrato alla Roma dopo la stagione in prestito alla Sampdoria: qui in azione contro l’interista Icardi 2 Aymeric Laporte, 21 anni, difensore centrale mancino dell’Athletic Bilbao 3 Hector Moreno, 27, dell’Espanyol e della nazionale messicana REUTERS/US PRESSWIRE

gini di trattativa: Romagnoli non è stato tolto dal mercato, ma anzi esposto in vetrina pur con un costo notevole. In più i contatti tra Milan e Roma sono avviati e frequenti da tempo se su questo asse si è appena concluso anche l’affare Bertolacci, da ieri ufficialmente rossonero: Sinisa vorrebbe che il prossimo a salire sul Frecciarossa fosse proprio Romagnoli da lui definito «un giocatore da Nazionale per i prossimi dieci, quindici anni. Somiglia a Nesta ma è più tecnico». Difficile che sullo stesso binario muova anche El Shaarawy, ma nel caso

sarebbe l’unica contropartita che la Roma potrebbe prendere in considerazione. LAPORTE E MORENO Per le altre piste si deve invece viaggiare fino in Spagna, tra Bilbao e Barcellona. Già battuta la strada per Laporte, ventunenne centrale dell’Athletic Bilbao. Come Romagnoli, un altro giovane di valore, in tutti i sensi: al talento corrisponde infatti un prezzo elevato. In Liga ha ottantatré presenze e due gol, in più ha già frequentato Champions, Europa League e le nazionali francesi giovanili.

RA centrocampo

i nomi più gettonati restano quelli di Baselli e José Mauri

RDal Monza arriva il baby Pessina, strappato alla concorrenza dell’Inter

L’

ultimo che è arrivato in treno da Roma, Mattia Destro, non si è fermato molto a lungo. Andrea Bertolacci, invece, spera di passare a Milano almeno quattro anni visto che ieri ha firmato un contratto fino al 2019. Non c’è mai nulla di particolarmente originale nel primo giorno di un calciatore nella sua nuova realtà: arrivo, foto con la sciarpa, visite mediche, firma, dichiarazioni di rito. E l’assaggio di rossonero di Bertolacci non poteva essere diverso. Il centrocampista è arrivato in Stazione Centrale verso le 10, ha seminato parole dolci sul binario («È quello che volevo, non vedo l’ora di iniziare. Ho sempre detto a Galliani di voler venire qui, il Milan era un mio obiettivo. La mia volontà è stata importante, il Milan era la mia prima scelta. La mia valutazione? Non penso a queste cose. Ho già parlato con Mihajlovic, c’è entusiasmo per far tornare grande il Milan. E’ davvero bello essere qui») e si è diretto alla Clinica La Madonnina per i controlli medici. A Casa Milan lo aspettava Adriano Galliani per la firma sul contratto che ha preceduto il classico giro

PESSINA Status che José Mauri condivide con Matteo Pessina, giovane attaccante che ieri il Milan ha messo ufficialmente sotto contratto per i prossimi cinque anni e che andrà a rinforzare la squadra Primavera di Brocchi: Pessina, classe 1997, era di proprietà del Monza. Agli occhi dei tifosi il Milan ha compiuto due nobili gesti: ha strappato il talento alla concorrenza dell’Inter e ha versato al Monza una cifra vicina ai ventimila euro, destinata ai dipendenti del club ormai fallito. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Centrale o mezzala, sarà fondamentale sfruttare le sue doti in fase di inserimento

Ecco Bertolacci «Volevo il Milan per riportarlo finalmente in alto» MILANO

LA MEDIANA Avanzando a centrocampo si ritrova l’identità italiana: dopo Bertolacci, gli obiettivi sono Baselli e José Mauri: serve però prima far uscire un elemento già in rosa, italiano o meno. Poi si potrà far entrare l’atalantino, azzurro Under 21, per cui a Bergamo potrebbero accettare in cambio Albertazzi. Se ne discuterà in un incontro previsto nelle prossime ore. Oppure affondare su José Mauri, argentino con passaporto italiano, tre presenze e un gol con l’Italia Under 17: con lui già esiste una base d’accordo fino al 2019 e dal Parma si è liberato dopo il fallimento del club.

fIL FOCUS TECNICO

IL NEOACQUISTO

G.B. Olivero

Un sentiero ancora inesplorato conduce invece a Hector Moreno, ventisettenne messicano da quattro stagioni all’Espanyol e ora con contratto in scadenza nel giugno del 2016: per lui il Milan potrebbe anche fare un sacrificio e cioè acquistarlo da extracomunitario (la priorità resta infatti occupare la seconda casella con Luiz Adriano). Lo stesso dettaglio aveva già scoraggiato la pista Abdennour, per cui sarebbero stati necessari anche molti milioni di euro: troppi ostacoli hanno consigliato di abbandonare la via. In carreg-

giata potrebbe infine essere riammesso Philippe Mexes, che ha contratto in scadenza oggi: il prolungamento dell’accordo sembra sempre più vicino. A fargli spazio dovrebbe essere un altro francese, Rami, corteggiato da Lione e Siviglia.

museo-store e il primo contatto ravvicinato con i nuovi tifosi. Poi qualche altra dichiarazione alla tv tematica del Milan: «Volevo fortemente questo club. La società mi ha dimostrato grande affetto fin da subito. C’è un progetto importante e grande voglia di rivincita dopo una stagione difficile: cercherò di dare il massimo e speriamo di arrivare il più in alto possibile. Io voglio migliorare, confermare le cose buone dell’ultimo campionato con il Genoa e aiutare il Milan a tornare in alto. Ho già parlato con Antonelli, che sono contento di ritrovare in rossonero, con Cerci e anche con Mihajlovic. Ho sentito grande entusiasmo, c’è voglia di fare bene». IN VACANZA Quello di Bertolacci è stato un rapido blitz. Il giocatore è già tornato in vacanza e si presenterà in ritiro il 10 visto che ha chiuso la stagione con la Nazionale di Conte. Proprio il 10 il Milan debutterà in amichevole contro l’Alcione a Solbiate Arno dove il 14 affronterà il Legnano. E’ probabile che Bertolacci possa giocare con i nuovi compagni per la prima volta a Lione il 18. Di sicuro sarà uno dei giocatori centrali del progetto tattico di Sinisa Mihajlovic. © RIPRODUZIONE RISERVATA

MILANO

L Andrea Bertolacci, 24 anni, durante le visite mediche BUZZI

COME GIOCA TOCCHI PER ZONA

MEDIA A PARTITA (Media ruolo)

Il colore è più intenso nelle zone in cui ci sono stati più tocchi di palla

PALLE RECUPERATE

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1,91 (0,88) TIRI NELLO SPECCHIO

0,68 (0,34) GDS

e colpe dei padri (cioè i dirigenti) non possono ricadere sui figli (cioè i giocatori), quindi non è giusto che il costo di un cartellino crei pressione o influenzi i giudizi su un calciatore. Detto ciò, è chiaro che Andrea Bertolacci dovrà dimostrare che i venti milioni sono stati spesi bene. I dati dell’ultimo campionato inducono all’ottimismo, ma il grande nodo riguarda la sua posizione ideale. Ieri lui non si è sbilanciato: «Sul ruolo deciderà Mihajlovic: io nel Genoa ho giocato da centrocampista e quindi mi piace muovermi in quella posizione». Risposta furba: Bertolacci dice centrocampista, facendo capire che la collocazione da trequartista nel 4-3-1-2 (probabile scelta del nuovo tecnico) non sarebbe quella preferita (lì dovrebbe giocare Bertolacci). Ma così non chiarisce il reale dubbio: centrocampista sì, ma dove? NEL 4-3-1-2 Con un maestro come Gasperini, Bertolacci ha svolto un corso intensivo da centrale. Però nel 4-3-1-2 davanti alla difesa potrebbe esserci De Jong che predilige

la fase difensiva e non si spinge in avanti. Lo stesso Montolivo, più tecnico rispetto all’olandese, potrebbe garantire le geometrie restando prevalentemente nella metà campo rossonera. Una delle qualità principali di Bertolacci, invece, è la capacità di inserimento evidenziata dai gol (6: il doppio della media nel suo ruolo), dai tiri, dalle occasioni create, perfino dai dribbling. Senza che questo gli impedisca di occuparsi della fase difensiva: recupera in media quasi 6 palloni a partita. ALTRO MODULO In questo momento è ipotizzabile per Bertolacci una collocazione da mezzala sinistra, ma non si possono escludere altre soluzioni. Anche perché, in attesa di altri acquisti, il 4-3-1-2 è un modulo meno congeniale alla rosa rossonera rispetto al 4-2-3-1: in quest’altro schieramento davanti alla difesa ci sarebbero De Jong e Montolivo e dietro a Bacca si muoverebbero Bertolacci in mezzo, Bonaventura a sinistra e uno tra Menez, Honda, Cerci ed El Shaarawy dalla parte opposta. Un’ipotesi più offensiva prevede l’arretramento di Bertolacci al posto di Montolivo e l’inserimento di un altro trequartista in avanti. Si vedrà. gb.o. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Calcio R Il personaggio

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A TU PER TU CON...

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CONTENUTO PREMIUM L’EX DIFENSORE ROSSONERO E DEL BRASILE MONDIALE NEL 2002 STUDIA A COVERCIANO. E DICE: «ZACCHERONI PERFETTO PER L’ITALIA DOPO CONTE» «No, lui ha fatto bene a scegliere la Spagna perché la sua cultura calcistica è europea. Thiago e Neymar sono dei campioni, ma per fare l’ultimo gradino e paragonarsi ai grandi della storia devono vincere con la Nazionale». A proposito di Brasile, ha apprezzato l’assegnazione di Mondiale e Olimpiade? «Non ne valeva la pena. Ho capito chi protestava: troppi costi e tanta corruzione»

Roque Junior

L'IDENTIKIT

JOSÉ VITOR ROQUE JÙNIOR

«MILAN, OK BACCA MA NON BASTA CE L’HAI MORFEO?» L’INTERVISTA di MASSIMO CECCHINI ROMA

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avanti agli occhi scivolano le curve morbide di Via Veneto, simbolo internazionale di una dolce vita romana annegata in una attualità malinconica. La «location» in fondo è perfetta. Parlando con Roque Junior per certi versi sembra di percepire più chiaramente il tramonto del Brasile e del Milan, le squadre che lo hanno portato sul tetto del mondo. A 38 anni, l’ex difensore della Selecao ha cominciato una nuova vita, iscrivendosi al corso Uefa A di Coverciano, in attesa del Supercorso. Nel destino, insomma, resta il calcio, che è insieme ricordi e progettualità. Roque Junior. lei che cosa farà da grande? «Ho smesso di giocare 5 anni fa. Ho fatto il d.s. per il Paranà, lo scout per la Nazionale in vista del Mondiale 2014, il tecnico per il XV Piracicaba e il corso di allenatore in Brasile, anche se quel patentino in Europa non è riconosciuto. Che dire? Se hai fatto il calciatore, non ti troverai mai in un altro lavoro. Manca quell’adrenalina che solo il pallone può dare». Strana la vita: sia il Brasile che l’Italia adesso sono in crisi a livello di Nazionale.

«Perché i giocatori di qualità sono diminuiti in entrambi i Paesi. Da voi ce ne sono pochi, in Brasile ce ne sono di più, ma vedo a Coverciano che volete cambiare mentalità, non perdendo di vista le vostre esperienze tattiche, la vostra cura della fase difensiva. In fondo in Italia vale sempre la regola: “primo non prendere gol”. In Brasile ci sarà anche più qualità, ma la Copa America ha sancito un altro clamoroso flop dopo quello del Mondiale: lei sta con Dunga? «Sì, il problema non è lui, sono le regole. In Brasile, anche per via dei fondi, girano troppi soldi intorno a ragazzini giovanissimi. C’è gente che a 17 anni ha già tutto e perde subito la voglia di arrivare. E poi a livello dirigenziale non c’è pazienza. Lo sa che nelle prime due serie, in 9 giornate quest’anno hanno già esonerato 8 allenatori? Così come si fa a crescere?

Ha mai avuto problemi di razzismo? «Un paio di volte, in Italia e Spagna. Mi hanno fatto dei “buu”, ma non mi sorprendo: il calcio è lo specchio della società. Guardi quello che sta succedendo alla Fifa».

Intanto in Copa ci sono 4 c.t. argentini al vertice. «Lavorano meglio perché hanno una mentalità più europea. Mi piace molto Sampaoli: il suo Cile è il favorito insieme all’Argentina. Nel calcio occorre anche saper difendere». Dopo le delusioni di Thiago Silva e Neymar, ha rimpianti per esclusioni di gente come Diego Costa?

Questo concetto ci riporta in Italia. E allora parliamo dell’eclissi del Milan. «La crisi economica ha influito, così come forse la poca esperienza di Seedorf e Inzaghi. Nel calcio occorre fare un percorso e quindi penso che Mihajlovic ora sia la scelta giusta. Certo, ciò che conta sono i giocatori. Il Milan ha ancora fascino e l’acquisto di Bacca può fare bene, anche se Siviglia è una realtà diversa. Ma occorre altro. Il mio Milan non era una squadra, era una Nazionale. Uno come Morfeo con noi giocava poco, ma in Brasile sarebbe arrivato nel giro della Selecao. E poi c’erano regole che rispettavano sia IL 31 AGOSTO 1976 i vecchi che leader come Rui Costa, NATO A SANTA RITA DO SAPUCAÌ (BRASILE) Bierhoff o Leonardo. Per i giovani RUOLO ALLENATORE era più facile crescere, per non parlare della carica che ci dava Berlusconi. Adesso però credo che apri- IN SUDAMERICA re agli stranieri sia giusto. Guarda- Dopo gli inizi col Santarritense e te l’Inter. La Juve è davanti, ma i São José, nelle 5 annate col nerazzurri si stanno già muovendo Palmeiras ha vinto - tra gli altri un campionato Paulista (1996), bene». una Coppa del Brasile (98), una Qual è stato il tecnico che le ha inse- Libertadores (99) e una Coppa Mercosur (98). Dopo gli anni in gnato di più? «Escludendo Scolari, con cui sono Europa e Qatar (Al Rayyan) è stato 4 anni al Palmeiras, ho ap- tornato in patria: Palmeiras prezzato tanto Zaccheroni, che mi (2008) e Ituano (2010). ha insegnato a difendere di reparto e non alla brasiliana, cioè uno con- IN EUROPA tro uno. Lui giocava con una vera Giunge al Milan dal 2000 e vince difesa a tre, non a 5 come quelle Coppa Italia (2003) e Champions che noto in Italia. Se Conte lascias- (2003). Due brevi parentesi a se la Nazionale, lo vedrei bene co- Leeds e Siena, poi al Bayer Leverkusen e una breve me c.t.» esperienza al Duisburg (2007). Lei ha giocato anche in Germania e Inghilterra: dove si è trovato me- IN NAZIONALE Vince il Mondiale (2002) e la glio? «In generale direi in Germania. Confederations Cup (2005). Anche dal punto di vista del tifo c’è calore ma rispetto. Se perdi, capiscono che non hai ucciso nessuno».

Il brasiliano Roque Junior con la maglia del Milan, che ha vestito dal 2000 al 2003 GETTY IMAGES

Da noi abbiamo anche la piaga della partite truccate: in campo ha mai avuto sensazioni strane? «Guardi, giocavo con gente di così gran livello che nessuno si sarebbe mai permesso di chiedere niente. Comunque, non ho mai visto cose del genere così spesso come in Italia. Anche qui forse è una questione culturale...».Forse. E non è davvero una bella notizia. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Serie A R Si riparte L’AGENDA DI RITIRI E AMICHEVOLI

SAMPDORIA Da oggi all’11 luglio Ponte di Legno (Bs) 14-29 luglio Pinzolo (Tn) INTER 3 luglio Appiano Gentile (Co) 5-15 luglio Riscone di Brunico (Bz) UDINESE 6-31 luglio Udine ROMA 6-12 luglio Pinzolo (Tn) EMPOLI 7 luglio-8 agosto Vinci (Fi)

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FIORENTINA 7-19 luglio Moena (Tn) CARPI 7 luglio Carpi (Mo) 12-24 luglio Valdaora (Bz) 26 luglio-1 agosto Urbino CHIEVO 8-25 luglio San Zeno di Montagna (Vr) MILAN 8-20 luglio Milanello (Va) BOLOGNA 8-11 luglio Casteldebole (Bo) 12-27 luglio Castelrotto (Bz)

1-8 agosto Sestola (Mo) da confermare PALERMO 8-9 luglio Coccaglio (Bs) 10-19 luglio Bad Kleinkircheim (Austria) 21 luglio-2 agosto Ponte di Legno (Bs) 6-12 agosto Storo (Tn) SASSUOLO 8-25 luglio Malles (Bz) 28 luglio-6 agosto Carpineti (Re) LAZIO 9-19 luglio Auronzo di Cadore (Bl)

ATALANTA 9-11 luglio Zingonia (Bg) 12 luglio-1 agosto Rovetta (Bg) VERONA 7 luglio Verona 11-26 luglio Racines (Bz) NAPOLI 11-31 luglio Dimaro (Tn) TORINO 12-26 luglio Bormio (So) 29 luglio-6 agosto Chatillon (Ao)

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GENOA 13-25 luglio Neustift (Austria) JUVENTUS 16 luglio-2 agosto Vinovo (To) FROSINONE 18 luglio-1 agosto San Donato Valdicomino (Fr) PRIME AMICHEVOLI 5 luglio Rappr. Alta Valle-SAMPDORIA ore 17.30 a Temù (Bs) 6 luglio Valle Camonica-SAMPDORIA ore 17.30 a Temù (Bs)

È già la Samp di Zenga: l’Europa chiama

1Da oggi doriani in ritiro, a fine mese il preliminare di coppa. E Okaka resta: «Mai detto di voler andar via» Alessio Da Ronch GENOVA

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In grande, Walter Zenga, 55 anni, nuovo allenatore della Sampdoria. A sinistra, in alto Walterone portiere della Samp (dal 1994 al 1996) e, sotto, sull’ultima panchina italiana, con il Palermo (nel 2009) LAPRESSE/ANSA

LA ROSA DELLA SAMPDORIA Questi i convocati della Sampdoria. In maiuscolo i nuovi (compresi i rientri dai prestiti). Cacciatore è in dubbio, Soriano e Muriel arriveranno dopo per gli impegni con le nazionali, De Silvestri a causa dell’infortunio, Krsticic, Oneto e Marchionni in permesso in accordo con la società. PORTIERI Emiliano Viviano, 29 anni; Christian PUGGIONI, 34 anni; Alberto BRIGNOLI, 23 anni; Andrea TOZZO, 22 anni.

DIFENSORI Djamel Mesbah, 30 anni; Vasco Regini, 24 anni; Lorenzo De Silvestri, 27 anni; Fabrizio Cacciatore, 28 anni; Miguel Pedro PEREIRA, 17 anni; Mattia CASSANI, 31 anni; Niklas MOISANDER, 29 anni; Bartosz SALAMON, 24 anni; Josè CAMPAÑA, 22 anni. CENTROCAMPISTI Nenad KRSTICIC, 24 anni; Edgar BARRETO, 30 anni; Pavel Wszolek, 23 anni;

Alessandro De Vitis, 23 anni; Joseph Alfred Duncan, 22 anni; Joaquin Correa, 20 anni; Angelo Palombo, 34 anni; Roberto Soriano, 24 anni; Marco Marchionni, 34 anni; Karlo Lulic, 19 anni; David Ivan, 20 anni. ATTACCANTI Stefano Okaka Chuka, 25 anni; Eder Citadin Martins, 28 anni; Luis Muriel, 24 anni; Federico BONAZZOLI, 18 anni; Edoardo Oneto, 19 anni.

primo grande appuntamento da non fallire. In ritiro il tecnico studierà i nuovi arrivi e pure qualche elemento di rientro dal prestito ad altre società. Krsticic, Salamon e Campaña potrebbero diventare utili rinforzi, così come potrebbe stupire il giovanissimo (17 anni) terzino portoghese Pedro Pereira, prelevato dal Benfica. Okaka nel frattempo si chiama fuori dal mercato: «Non ho mai detto di voler andare via».

strosa e coraggiosa. La nuova Sampdoria sta nascendo a immagine e somiglianza del presidente Massimo Ferrero e del nuovo tecnico Walter Zenga. Il sogno blucerchiato con vista in Europa è tutto da costruire, perché la stagione nasce all’insegna della discontinuità: nuova guida tecnica, come detto, e molti nuovi sorri- CERTEZZE Il finlandese Moisander, arrivato dalsi, a partire da quelli di Moisander, Brignoli, Bar- l’Ajax, e il paraguaiano Barreto, strappato al Pareto, Bonazzoli e Cassani, impegnati ieri mattina lermo, saranno le pedine esperte per consolidare nei test medici. Oggi al raduno ci sarà anche Pug- la formazione in Europa, l’argentino Correa il tagioni, presto poi dovrebbe arrivalento emergente, al punto che re Fernando, il colpo di qualità del Zenga starebbe studiando una LE CHIAVI presidente Ferrero, che sta cermodifica tattica, partendo dal 4-3cando di strapparlo allo Shakhtar. Il nuovo tecnico è 1-2 e non dal previsto 4-3-3 proprio per regalargli maggior spaPARTENZA SPECIALE Il primo motivatissimo: il suo zio. Palombo e Viviano sono le copasso sarà in salita. Stamattina la passato a Genova lo lonne su cui appoggiare tutta Sampdoria raggiungerà la vetta aiuterà con i tifosi l’opera. Eder e Soriano i veri interdel monte Figogna, nella periferia rogativi: dopo l’addio di Eto’o, sul nord di Genova, e farà visita al Eder e Soriano i mercato ci sono i due gioielli apSantuario della Madonna della prodati proprio la scorsa stagione punti interrogativi, Guardia. Messa e pranzo prima di in azzurro. La loro partenza aprisalire tutti sul pullman in direzio- il giovane Correa è rebbe un vuoto importante in un ne Ponte di Legno, dove i blucer- il talento emergente attacco dove Muriel non ha ancochiati affronteranno le fatiche dei ra raggiunto una vera e propria primi dieci giorni di ritiro, con quattro amiche- consacrazione. voli: il 5,6 e 10 luglio contro rappresentative locali, l’11 contro una squadra sammarinese. Oggi ARMI Il sorriso di Zenga, però, fa da garanzia. La è improbabile la presenza in Valpolcevera di Fer- sua voglia di conquistare il calcio italiano, dopo rero, impegnatissimo nelle operazioni di merca- tante esperienze accumulate in giro per il monto, ma proprio il presidente ha voluto fortemente do, sarà la leva utile per sollevare le ambizioni caratterizzare in questo modo l’avvio della sta- blucerchiate. La conoscenza di un ambiente che gione. lo ha visto protagonista in campo, e che gli concede per questo un credito importante da parte STUDIO Chi vuol dare un’impronta decisa alla della tifoseria, gli regala un vantaggio importannuova Samp è Walter Zenga, motivatissimo e ir- te, la vetrina europea una grande iniezione di refrenabile, pronto a plasmare la squadra con le entusiasmo. Estro e coraggio a lui non mancano, sue idee e a fare in fretta. A fine mese è in pro- dovrà trasferirlo alla squadra. © RIPRODUZIONE RISERVATA gramma il preliminare per l’Europa league, il

fL’INTERVISTA

ANGELO PALOMBO

MIHAJLOVIC? HA INSEGUITO IL MEGLIO PER LA SUA CARRIERA

«Ha ragione Ferrero Basta diplomazia, dobbiamo osare di più»

INTER E MILAN NON FALLIRANNO ANCORA. CI SARÀ PIÙ CONCORRENZA

1La vigilia del capitano: «Zenga è carico, anzi carichissimo. Non

ANGELO PALOMBO CAPITANO DELLA SAMPDORIA

potrà che trascinarci. Ma in quel campo il maestro è il presidente»

GENOVA

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e onde, una barca, un momento di serenità prima della nuova avventura. Angelo Palombo ha trascorso così, al mare, la vigilia della sua quattordicesima stagione blucerchiata, con serenità e curiosità. «Come succede sempre, in questo periodo siamo in costruzione. Sono già partiti alcuni giocatori importanti, ma altri ne sono arrivati. L’estate è il momento in cui si inseguono i miglioramenti attraverso i cambiamenti. La cosa sicura è che si può sempre migliorare». Il cambiamento è arrivato innanzitutto in panchina. Via Mihajlovic, c’è Zenga. «Sinisa ha fatto una scelta per-

sonale, inseguendo il meglio per la sua carriera. E’ comprensibile. Zenga l’ho già sentito, è carico, anzi di più: è carichissimo. Una cosa che non potrà che trascinarci». Se è per questo avete già il presidente Ferrero. «Lui da questo punto di vista è un maestro. Spesso durante la scorsa stagione ascoltava i nostri discorsi e poi ci bacchettava, ci diceva che eravamo troppo diplomatici, che dovevamo osare di più, che per raggiungere traguardi importanti bisogna sempre puntare al massimo. Ha ragione e siamo pronti a seguirlo». Beh, voi avete raggiunto la qualificazione in Europa League. Più di così...

«E’ vero, ma nel finale della stagione abbiamo perso troppi punti, mettendo così a rischio il risultato di un campionato che era stato straordinario e inaspettato. Insomma, abbiamo rischiato di mangiarci le mani. Invece una situazione particolare di altri ci ha regalato questo piccolo sogno: non ci resta che viverlo con entusiasmo». Oggi ripartirete da un pellegrinaggio, quello alla Madonna della Guardia. «Una bella cosa, che però va interpretata nel modo giusto. Non andremo certo là a chiedere qualche grazia per noi a livello lavorativo. Ci sono situazioni ben più importanti che possono inseguire e desiderare un aiuto speciale, non certo la nostra nuova avventura profes-

stagione. La concorrenza nelle zone alte della classifica, insomma, sarà molto più dura». Potrebbe esserlo anche per lei. La Sampdoria sta per completare l’affare Fernando. Il brasiliano gioca nel suo stesso ruolo. «Benissimo. La concorrenza fa sempre bene e ogni giocatore di qualità qui è sempre il benvenuto». IL CAPITANO HA FATTO TREDICI Per il capitano della Samp Angelo Palombo, 33 anni, 13 stagioni in blucerchiato (la prima nel 2002-03), interrotte solo da 6 mesi all’Inter nel 2012 FORTE

sionale». Nel gruppo non ci sarà più Eto’o: perdete un peso o un esempio? «Sicuramente lui nello spogliatoio era un riferimento importante, ma, come ho detto per quanto riguarda Mihajlovic,

quando le scelte sono personali vanno sempre rispettate». Quale sarà la difficoltà maggiore da affrontare? «A giudicare da questo avvio di mercato difficilmente Inter e Milan sbaglieranno un’altra

Quale sarà la sorpresa della nuova Samp? «Tenete d’occhio Correa, con l’esperienza maturata durante lo scorsa stagione può aver completato la sua maturazione. Lui è un gran talento e il prossimo potrebbe essere il suo anno». a.d.r. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Serie A R Le trattative

MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

IL BLOG MERCATO

Le date

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Domani il via ufficiale

● Le partite di campionato (un gol) giocate da Simone Pepe quest’anno con la Juve

● I gol che ha realizzato ato il congolese Mpoku in 16 partite con il Cagliari

● Dopo la chiusura delle comproprietà, da domani si apre ufficialmente la sessione estiva del mercato, che andrà avanti fino alle ore 23 del 31 agosto.

1Il Napoli ha raggiunto l’accordo con il croato (contratto di 4

L’agronomo: «Al San Paolo campo non ok»

anni), ora serve l’accordo col Sassuolo che chiede 12 milioni. L’Empoli blinda Saponara: pronto un nuovo assalto a Perotti

Sarri rifà le fasce: intesa con Vrsaljko attesa per Darmian Mimmo Malfitano NAPOLI

V

entiquattr’ore ancora: dovrebbero bastare a Napoli e Sassuolo per trovare l’intesa per definire l’operazione legata alla cessione di Sime Vrsaljko, il 23 enne difensore della nazionale croata, reduce da un brillante campionato col club emiliano. L’accordo tra il giocatore ed il Napoli è stato già raggiunto dopo un incontro che Cristiano Giuntoli ha avuto con lo stesso procuratore di Vrsaljko, Giuseppe Riso: quattro anni di contratto con un ingaggio vicino al milione di

euro a stagione. Resta da trovare la soluzione con il Sassuolo che ha chiesto 12 milioni di euro per cederlo. Una cifra che non rientra nei piani d’investimento di De Laurentiis, almeno per un esterno. Ma Maurizio Sarri sta spingendo per avere l’organico al completo per l’inizio del ritiro precampionato, fissato per l’11 luglio, a Dimaro. Con un leggero sconto sul prezzo iniziale, Vrsaljko diventerà un giocatore del Napoli nelle prossime ore. ATTESA DARMIAN L’operazione col Sassuolo prescinde da quella col Torino per Matteo Darmian. L’allenatore napoletano li vorrebbe entrambi, per blindarsi sugli esterni, ma la

trattativa per il torinista s’è un po’ raffreddata per le pretese di Urbano Cairo. La proposta iniziale di De Laurentiis è stata: El Kaddouri, Jorginho e il prestito con diritto di riscatto per Duvan Zapata. Ma Sarri vorrebbe tenere il centrocampista brasiliano che ritiene l’alternativa a Valdifiori, mentre il presidente non vorrebbe cedere a titolo definitivo l’attaccante colombiano come vorrebbe Cairo. E su questo punto che le parti si sono arenate. Resta da capire se effettivamente il dirigente granata terrà sul mercato Darmian fino ad oggi, così come aveva annunciato qualche giorno fa. Se così fosse, al Napoli resteranno poche ore per convincere il presidente del To-

rino che valuta il suo giocatore, 20 milioni di euro. SONDAGGIO PEROTTI L’incedibilità di Riccardo Saponara, dichiarata ieri mattina dall’Empoli, ha costretto il Napoli a virare su Diego Perotti, il centrocampista del Genoa. Qualche contatto c’è già stato tra i due

L

a Fiorentina valuta il doppio colpo in casa Cagliari. Nel mirino della dirigenza viola è finita la coppia composta dall’attaccante Diego Farias e dal centrocampista Albin Ekdal. La prima offerta dei Della Valle, di poco superiore agli 8 milioni, non ha ancora convinto Giulini a cedere due dei pezzi pregiati. Il numero uno dei rossoblù ne chiede almeno 11 per lasciarli partire. Così sono previsti ulteriori contatti con il d.s. Pradè nelle prossime ore. L’apprezzamento per la punta brasiliana c’è da tempo (Montella aveva già dato il suo placet), ed ora è un desiderio condiviso da Paulo Sousa. La Fiorentina potrebbe dover accelerare, vista la concorrenza sui due obiettivi. Ekdal ha un’offerta allettante dal Fenerbahce, ma vorrebbe restare in Italia. Mentre Farias deciderà il futuro entro i prossimi dieci giorni ed ha ricevuto sondaggi da parte di Udinese e Sampdoria (con la Lazio sullo sfondo). Il gradimento da parte dell’attaccante c’è già, come un accordo di massima sull’ingaggio. Le prossime mosse saranno decisive per provare ad accelerare e regalare i primi rinforzi a Sousa. ADDIO GOMEZ ? Intanto la

Fiorentina, in attesa di conoscere il futuro di Salah, rimane vigile. Mario Gomez non è più considerato incedibile e dopo due stagioni potrebbe già lasciare Firenze. Destinazione? Il Monaco ha fatto più di un sondaggio ma al momento ritiene il tedesco la seconda scelta subito dopo Mattia Destro. Se l’affare con la Roma dovesse saltare, allora il club del Principato potrebbe intavolare la trattativa con i viola. La Fiorentina per il momento aspetta, prima di mettere nel mirino proprio lo stesso Destro. ABBONAMENTI A RATE Domani inizia la campagna abbonamenti. Prezzi bloccati e agevolazioni per i vecchi abbonati. Ma la novità più importante riguarda il metodo di pagamento. Grazie alla collaborazione con Findomestic i tifosi potranno pagare l’abbonamento con nove rate a partire da settembre, senza pagare imposte e interessi. Tutti a carico della Fiorentina. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Diego Farias, 25 anni LAPRESSE

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ALTRI AFFARI

offerta della Fiorentina, 8 milioni, non ha convinto Giulini che ne chiede 11

Luca Pessina Duccio Zoccolini

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Il croato Sime Vrsaljko, 23 anni, 22 presenze con il Sassuolo LAPRESSE

1Si tratta col Cagliari: la prima

Ekdal e Farias: la Viola prova il doppio colpo

club ed il giocatore sarebbe prontissimo ad accordarsi con la nuova società. Ma anche in questo caso, De Laurentiis dovrà vincere la resistenza e convincere Enrico Preziosi ad abbassare la pretesa: 12 milioni di euro il prezzo fissato dal presidente genoano.

● NAPOLI (g.m.) Ci sarà un nuovo tavolo tecnico oggi in Comune per discutere della ristrutturazione del San Paolo, ma il Napoli metterà l’accento sul problema del terreno. Di ieri, infatti, le parole dell’agronomo della Lega Calcio, Giovanni Castelli, secondo il quale «il prato di Fuorigrotta non sarà più a cinque stelle». In pratica, c’è stato un difetto di comunicazione tra il Comune e la società che organizza il concerto di Vasco Rossi, in programma venerdì, e così domenica sono stati posti sul manto erboso dei pannelli che hanno bruciato alcune zolle: «Il nostro è un campo particolare - ha spiegato il dirigente azzurro Alessandro Formisano -, ragion per cui avevamo chiesto al Comune di opzionare un certo tipo di zolle entro il 28 maggio ed invece sono state vendute. Dunque, il prato del San Paolo non sarà più lo stesso ed inoltre non potremo disputare amichevoli estive a Fuorigrotta».

SERIE B E LEGA PRO

Genoa scatenato: ecco Mpoku e Obi Pepe all’Udinese 1Atalanta: Bellini non rinnova, Antonio Mirante, 31 anni, ex Parma LAPRESSE

1Saputo: «Stiamo

lavorando, costruiremo un grande Bologna»

Arriva Mirante E il Cda approva il bilancio 2015-16 Luca Acquino BOLOGNA

T

occata e fuga a Bologna per il chairman Joey Saputo, tornato qualche ora in città per il Cda che ha approvato il budget della prossima stagione, mentre Joe Tacopina era in collegamento dagli Usa. Fra i temi trattati anche il mercato: «Abbiamo cominciato in ritardo perché non abbiamo avuto la certezza di essere in A fino al termine dei playoff, però stiamo lavorando e costruiremo una squadra di cui essere fieri», ha detto il patron canadese. La pista più calda è quella del portiere. La prima scelta era Storari, ma lo juventino ha chiesto un biennale a fronte di un’offerta annuale e la trattativa si è raffreddata. Pantaleo Corvino, direttore dell’area tecnica, ha virato su Antonio Mirante e le parti sono molto vicine all’accordo. Il portiere si è svincolato dal Parma e su di lui il Bologna sarebbe disposto a spendere un’offerta biennale con opzione per una terza stagione. Resta in piedi anche il discorso con Josip Ilicic: dipenderà dalla situazione Salah, con la Fiorentina che potrebbe decidere di non privarsi dello sloveno qualora dovesse perdere il trequartista. Un sondaggio è stato fatto su Piccini, esterno del Betis, resta vivo l’interesse per il giovane interista Puscas. © RIPRODUZIONE RISERVATA

piace Donati. Il Sassuolo su Bernardeschi. Chievo: c’è Birsa

Nicolò Schira

I

l Genoa si conferma tra le società più attive in ogni sessione di mercato: così il presidente Preziosi oggi può chiudere per l’attaccante Mpoku (Cagliari) e nel mirino c’è l’interista Obi, pedina chiesta da Gasperini. E non sono i soli affari caldi. L’Udinese è ad un passo dal chiudere il ritorno in Friuli di Pepe (Juventus): positivo l’incontro con Gino Pozzo; si raffredda la pista Feddal (Parma, c’è anche il Frosinone), da Brkic no al Cagliari nel possibile affare per Sau in biaconero. Molto attivo il Sassuolo: rinnovi di Magnanelli (2017) e Pomini (2016), dalla Roma in arrivo Pellegrini e Politano (che rinnoverà coi giallorossi prima di trasferirsi), i neroverdi in pressing per Bernardeschi (Fiorentina) e Nico Lopez (Udinese), che piace pure al Frosinone. MOSSE CHIEVO Ufficiale Lucas Castro dal Catania: triennale. Ora nel mirino gli esterni Renzetti (Cesena) e Marchese (Genoa), che piace al Verona. Per l’attacco in ballo Abel Hernandez (Hull City), sondato pure dal Colonia. Ed è stato acquistato Birsa dal Milan. ALTRI AFFARI L’Atalanta ieri ha fatto sostenere le visite a Valzania che però rimarrà a Cesena, presto Cigarini potrebbe andare allo Swansea, prende piede l’idea Donati (Bayer Leverkusen) nel caso di addio di Zappacosta (che piace al Liverpool e al Torino), infine Bellini non vestirà più la maglia dell’Atalanta come giocatore e sta valutando la proposta dirigenziale ricevuta dal club. Il Verona cerca un difensore e valuta Campagnaro (Inter, c’è anche il Palermo) e Caldirola (Werder Brema). Il Torino segue Sabelli (Bari), se parte Bruno Peres. Il Frosinone sprinta per Falco (Lecce). Viviani (Roma) oggi farà le visite mediche per il Palermo che ha ufficializzato Cassini. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Modena sceglie Crespo Perugia: Rosati Dezi a Pescara ● Irrompe il Pescara sul mercato: pronto un tris di colpi. In arrivo Dezi (Napoli), Lapadula (Teramo) e Corvia (Brescia), abruzzesi vigili anche su Galano (Bari). Il Cagliari non molla la presa per Storari (Juventus): ieri a Milano nuovo incontro per ottenere il sì. Il Perugia è vicinissimo a Rosati (Fiorentina) e Volta (Cesena); Koprivec è destinato al Latina. A proposito di portieri, il Cesena punta Ujkani (Palermo). Lo Spezia ha nominato Giovanni Grazzini come nuovo presidente. La Salernitana punta Maniero (Catania) e Perea (Lazio). Il Novara ci prova per Viola (Palermo, era alla Ternana). L’Avellino ha chiesto Verre all’Udinese. Il Vicenza chiude per Magri (Chievo, era a Lumezzane). Il Teramo pensa a Mogos (Lumezzane). Il Trapani su Accardi (Palermo); il Livorno si fa avanti per Monachello (Monaco, era a Lanciano). Panchine: a Modena è in arrivo Crespo, già nelle prossime ore potrebbe esserci la firma; mentre a Terni è volata fra Gautieri e Toscano. LEGA PRO Feralpi in pressing per Buzzegoli (Novara). Il Padova sorpassa il Cosenza per De Risio (Martina): i calabresi per la porta hanno nel mirino Perina (Melfi). Alla Lucchese piace Lorenzini (Sestri Levante). L’Ancona segue Golubovic (Roma, era alla Pistoiese). La Pro Piacenza chiude per Bertozzi (Parma). Il Pavia punta Siniscalchi (Mantova) e potrebbe prestare Ferretti allo Shanghai. l.p.-ni.sch.


Serie A R Mercato

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L’INTOPPO

IL SOGNO

Gervinho salta Il piano Roma adesso è più complicato 1Il Monaco rilancia per Destro: si tratta

E Sabatini muove i primi passi per Dzeko

fenderlo» urbi et orbi come un’estate fa con la storia del passaporto scaduto? Tutto da dimostrare. Più semplice capire come la mancata cessione complichi nell’immediato i piani della Roma. La società, nei limiti del Fair play finanziario, può chiudere al massimo con una perdita netta d’esercizio complessiva di 30 milioni di euro entro il 30 giugno 2016. Da Trigoria fanno sapere di essere già al di sotto di quota 30. Ma certo la liquidità derivante da Gervinho avrebbe regalato più flessibilità e tranquillità nelle prossime trattative. RILANCIO MONACO Magari sbucherà un altro amatore per l’ivoriano. Intanto ieri sono arrivati i 4,5 milioni per Viviani. Si tratta ancora per i 2,5 di Holebas, che si sta convincendo ad accettare il Watford. E poi c’è Destro, in viaggio di nozze in Polinesia: alla fine di una giornata sull’altalena, in serata ottimismo crescente a Trigoria perché il Monaco si è deciso a presentare un’offerta con il pagamento in un’unica tranche dei 12 milioni (e non 6+6 come inizialmente previsto). Entro oggi è attesa la chiusura dell’affare, in un senso o nell’altro.

All-in su Pato Prende quota la pazza idea della Lazio 1Per l’ex milanista servono 8 milioni

Eder e Borini altre ipotesi per l’attacco

QUI DZEKO Cosa che aiuterebbe la Roma ad avere maggiore liberta d’azione. Detto pure che per Romagnoli c’è una situazione in evoluzione (come si legge in altre pagine), va segnalato che il profilo di Edin Dzeko a Trigoria si è trasformato da «sogno impossibile» a giocatore «al momento inavvicinabile». È il nome in cima alla lista di Sabatini: c’è stato più di un contatto esplorativo con persone vicine al bosniaco. La Roma è fiduciosa di limare con il tempo le richieste economiche dell’attaccante e del City. Che, evidentemente, non sono così «oscene» come quelle di Gervinho. Gervais Lombe Yao Kouassi «Gervinho», 28 anni, è alla Roma dal 2013 LAPRESSE

Davide Stoppini ROMA

S

ulle «richieste oscene» di Gervinho — così le ha definite un dirigente dell’Al Jazira — ieri è cominciato il solito rincorrersi di voci, un mix tra realtà e leggenda in cui sono finiti dentro, nell’ordine: un elicottero fisso a disposizione, una spiaggia privata, una sistemazione adeguata per la famiglia allargata, un numero imprecisato di biglietti aerei per raggiungere la Costa d’Avorio. Di sicuro c’è che ieri a Trigoria si sono udite bene circa 13 milioni di imprecazioni, tante quanti gli euro che non entrano più in cassa. Gervinho all’Al Jazira è un’operazione saltata. Di definitivo sul mercato al 30 giugno

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non c’è nulla. Ma il colpo di scena è clamoroso: le due società, nel fine settimana, si erano pure scambiate via fax i documenti, l’accordo era totale. E lo era pure con Gervinho, prima dell’ultimo rilancio dell’attaccante, che ora non si affida più all’agente Pascal Boisseau. E pensare che l’Al Jazira aveva persino liberato per l’ivoriano la casella dei giocatori stranieri (al massimo 4 i tesserabili). «E ALLORA VIENI IN RITIRO» Peggio per la Roma, che nel pomeriggio ha contattato una persona vicina a Gervinho (praticamente impossibile mettersi in contatto con l’ivoriano) per comunicargli la convocazione per il raduno del 5 luglio. L’attaccante si presenterà? Troverà ancora un Garcia disposto a «di-

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R«Richieste oscene» dell’ivoriano all’Al Jazira: a Trigoria non entrano 13 milioni di euro

RPer l’italiano, i

monegaschi sono disposti a versare 12 milioni in un’unica tranche

San Paolo. Che ha un diritto di riscatto fissato a 14 milioni (uno in meno di quanto spese il Corinthians per prenderlo dal Milan). Il San Paolo ha già fatto sapere che non eserciterà questo diritto, così come lo stesso Corinthians preferirebbe non riprendere Pato al termine del prestito. Entrambi i club arbitri del suo destino, quindi, vedrebbero di buon occhio una sua cessione. Serve però una cifra tra i 6 e gli 8 milioni di euro (la somma andrebbe interamente al Corinthians, che però deve avere una sorta di via libera dal San Paolo). Un investimento non esagerato, ma neppure esiguo, sul quale la Lazio sta riflettendo. Diverso sarebbe stato il discorso se Pato si fosse svincolato. Ci ha provato, il Papero, nelle scorse settimane, motivando la richiesta con il mancato versamento da parte del Corinthians di alcune somme che gli spettavano. Ma il Tribunale gli ha dato torto. La partita non è ancora chiusa, ma la prossima pronuncia è prevista ai primi di settembre. A mercato chiuso, quindi. Se lo vuole, pertanto, la Lazio dovrà pagarlo. Una realtà che pareva averlo allontanato dalla Lazio. Ma negli ultimi giorni la situazione è nuovamente cambiata. Uno sbarco in biancoceleste dell’ex milanista, insomma, non è assolutamente da escludere. PRESO IL BABY SARAC Intanto, mentre in uscita Cavanda è sempre più vicino al Besiktas (ma il Nizza può rilanciare) un acquisto la Lazio lo ha perfezionato, anche se si tratta di un giovane preso per la Primavera. È il diciassettenne austriaco (di origini slave) Dejan Sarac. La Lazio lo ha prelevato dall’Admira Wacker. Il suo agente lo definisce il nuovo Pogba. Se fosse vero...

Alexandre Pato, 25 anni, ex Milan, è dal febbraio 2014 al San Paolo AP

Stefano Cieri ROMA

E

se fosse Pato la sorpresa da regalare a Pioli per il preliminare di Champions? La Lazio ci sta pensando molto seriamente. Una trattativa vera e propria non è ancora partita, ma la pista che porta all’ex milanista è un’ipotesi di lavoro che col passare dei giorni sta prendendo sempre più consistenza. L’accoppiata Lotito-Tare sta cercando un attaccante che faccia salire il tasso tecnico dell’organico. Borini resta l’obiettivo principale, ma il giocatore nicchia e il Liverpool lo sta trattando pure col West Ham che sarebbe

pronto a versare 10 milioni di euro per assicurarselo. C’è poi Eder, opzione molto concreta visto che con la Samp si sta trattando la cessione di Radu. Ma l’idea di riportare in Italia Pato potrebbe alla fine prendere il sopravvento su tutto. IL TRIANGOLO È però un’operazione da ponderare attentamente. Ci sono innanzitutto i dubbi legati alle condizioni fisiche dell’ex rossonero. La sua avventura al Milan finì appunto per i ripetuti guai muscolari che gli impedivano di giocare. Da quando, nel gennaio 2013, è tornato in Brasile, tuttavia, Pato non ha più avuto problemi, giocando con continuità. È di proprietà del Corinthians che, all’inizio del 2014, lo ha ceduto in prestito biennale al

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Champions ed Europa League Via al primo turno ● Prende il via oggi la Champions League 2015 con il primo turno di qualificazione. Tre partite in programma: Pyunik-Folgore, Lincoln-Santa Coloma, Crusaders-Levadia. Domani si gioca B36-Tns, le partite di ritorno si giocano il 7 luglio. Al via anche l’Europa con il primo turno di qualificazione e tre partite in programma: Balzan-Zeljeznicar, ProgresShamrock Rovers, RenovaDacia. Il 2 luglio si giocheranno le altre partite del primo turno di qualificazione dell’Europa League.

«CALCIATORI SOTTO TIRO»

Se le violenze sui giocatori puzzano di mafia 1Un report dell’Aic denuncia 52 azioni

intimidatorie nel 2014-15. Sempre più spesso il confine fra curva e cosca si fa labile

Andrea Luchetta

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ualche goccia nel mare o poco più, ma almeno si inizia a contarle. Il rapporto dell’Aic Calciatori sotto tiro — presentato ieri a Milano — ha censito 52 «azioni intimidatorie» ai danni di squadre e giocatori nel 2014-15, dalla Terza categoria alla Serie A. Il rapporto si limita a conteggiare gli episodi riportati sulla stampa e le segnalazioni delle sedi

locali Aic. Molte denunce sono rimaste segrete per volontà degli autori, e ancor più spesso le vittime tendono a tacere gli abusi. Il risultato , si può sospettare, è che la «cifra oscura» ecceda quella nota. Ma — dice Damiano Tommasi, n. 1 dell’Aic — fondamentale è cominciare a descrivere il fenomeno. ASSUEFAZIONE Per Tommasi il primo nemico è l’assuefazione all’interno degli spogliatoi: l’idea che dopo una sconfitta un

paio di ceffoni faccia parte del pacchetto. «Non è così ovunque, come sa chi ha avuto la fortuna di giocare all’estero». Una china pericolosissima: «Si arriva alla fine di Ciro Esposito perché tutto questo passa per normale». Problema particolarmente delicato al Sud, dove si è registrato il 48% degli episodi (26% nella sola Campania), contro il 30 del Centro e il 22 del Nord. Nel 13% dei casi si è giunti all’aggressione fisica, nel 19 sono state danneggiate strutture dei club o beni dei calciatori. Il 57% degli abusi si è consumato all’interno degli stadi, trasformati in gogne dove al tifo esasperato si somma la volontà di sbandierare la supre-

mazia e l’impunità negli impianti.

I giocatori della Roma minacciati dopo lo 0-3 con la Fiorentina all’Olimpico il 19 marzo scorso ANSA

COSCHE Non sfugge come molti abusi siano compiuti in zone di forte radicamento del crimine organizzato. Sempre più spesso le frange violente del tifo agiscono come gruppi criminali strutturati. Pierpaolo Romani — coordinatore nazionale dell’associazione antimafia «Avviso Pubblico» e responsabile dell’Osservatorio Aic — ricorda il monito del magistrato Antonello Ardituro, secondo il quale i gruppi ultrà tendono a riprodurre caratteristiche proprie delle cosche: «La forte selezione all’ingresso; la condivisione di una serie di regole in cui la

violenza costituisce il pilastro fondamentale; l’omertà trasversale al mondo del tifo, non limitata ai soli compagni di curva; e il ricorso a elementi simbolici, come i tatuaggi, che denotano l’appartenenza al gruppo». Evoluzione non casuale, specie alla luce delle infiltrazioni delle mafie nei club. Il sospetto è che la violenza venga esercitata anche per ragioni diverse dalla competizione sportiva: per accomodare un risultato su cui scommettere, magari. Fa riflettere che il 71% degli abusi sia stato compiuto dai tifosi della stessa squadra colpita. Tutto ciò detto, sottolinea Tommasi, il tifo sano esiste eccome: e nello sforzo di sradicare i gruppi criminali, bisogna stare attenti «a non recidere i legami fra squadre e supporter genuini, che vanno incentivati». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Calcio R Semifinali

Aguero e Messi La coppia di dottori contro il mal di gol 1Argentina in rete 4 volte su 60 tiri

Il Kun sostiene l’amico: «Leo deve stare calmo, siamo sotto pressione»

Giulio Di Feo INVIATO A SANTIAGO (CILE) @fantedipicche

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ieci anni e due giorni fa Leo e Sergio con la maglia dell’Argentina si giocavano un’altra semifinale. A Utrecht era in palio l’epilogo del Mondiale Under 20, c’era da battere il Brasile. Leo era una stella oltre che titolare indiscusso, Sergio, un anno più giovane, ancora no: in attacco giocava tal Oberman. La partita: Leo segnò dopo 7’ con una sberla di sinistro da 25 metri, i brasiliani pareggiarono di testa nella ripresa. Poi a 9 minuti dalla fine il c.t. Ferraro tolse Oberman e mise Sergio, e si accese una scintilla di magia. In pieno recupero Leo ne saltò due sulla sinistra, entrò in area, vide Sergio e lo servì rasoterra, l’altro andò in scivolata ma il difensore lo spostò e il pallone vagante finì a Zabaleta che lo sbatté dentro. L’Argentina andò in finale così e oggi gran parte di quel cast proverà, magari con meno sofferenza, a fare il bis con il Paraguay. PILASTRI Oberman quest’anno ha fatto 13 partite e 2 gol nel

San Marcos qui in Cile, nel frattempo in questi anni Leo è diventato Messi e Sergio è diventato Aguero. Il Tata Martino in avvicinamento a questa Copa ha mantenuto l’idea tattica di Sabella del finale del Mondiale in Brasile, gerarchie solide per consentire agli ingredienti di uno degli attacchi migliori del mondo di amalgamarsi bene: 4-3-3 con Aguero centravanti e Di Maria e Messi ai lati. Leo prova a fare come fa al Barça, va a prendersi il pallone a centrocampo per dialogare o lanciare l’altro lato dove spesso trova la velocità di Angel. Aguero invece è l’uomo dei gol, lo sbocco della manovra, da centravanti atipico per stazza ma coi movimenti giusti. Finora sono arrivati, due in tre partite e da “nove” vero: rapace sull’1-0 regalato dal Paraguay con un retropassaggio sciagurato e nell’aggirare Gimenez sul primo palo per la rete decisiva all’Uruguay. Sono la metà di quelli fatti dalla squadra in totale, fatturato sufficiente se non fosse per un dato di fatto: l’Argentina concretizza poco in base al numero di occasioni che crea, cosa che contro la Colombia stava per costarle una clamorosa eliminazione dal torneo. I

QUANDO NON SEGNA, MESSI COMINCIA A PRENDERSELA CON LA SFORTUNA. MA TUTTI SBAGLIANO SERGIO AGUERO SU MESSI

IL GIOCO DURO? L’ARBITRO MI HA DETTO CHE QUESTO E’ IL SUDAMERICA. COME FOSSE UN ALTRO MONDO SERGIO AGUERO DOPO LA COLOMBIA

numeri parlano di 4 gol su 60 tiri totali per la Seleccion, che pure è la squadra che migliore per qualità e quantità di passaggi, il Cile (al netto della partita di ieri notte), per esempio, si assesta a 11 su 52. La scimmia è più sulle spalle del Pallone d’oro Messi che del Kun, a cui il Tata chiede anche di liberare spazio agli inserimenti altrui, però uno da 32 gol in 42 partite stagionali con il Manchester City non può non percepire l’allarme se la palla entra meno di quanto dovrebbe. PROFUMO D’INTESA Da buon amico Sergio consola Leo, che a numeri sta messo ben peggio: un gol, su rigore, in 4 gare. «Quando non segna – ha detto ieri il Kun -, Leo inizia a prendersela con la sfortuna e gli dico di stare calmo, che continuando così i gol arriveranno. Io e lui siamo sempre sotto pressione se non segniamo, anche se in campo ci sono altri 9 giocatori. Tutti sbagliano, ma ci proviamo». L’intesa tra i due è intatta, in allenamento ieri a Vina del Mar così come nelle tre gare giocate fin qui Leo e Sergio parlano, ridono, si confrontano. E i meccanismi di squadra ci sono, la riprova è stata la gara

con la Giamaica quando Aguero aveva una spalla fuori uso e ha giocato Higuain: «Aqui esta el nueve», dicevano gli argentini, ma anche con lui un solo gol e tante occasioni mancate. Persino i movimenti sono quelli di 10 anni fa, Leo parte da dietro e dipinge calcio e Sergio si apposta sul primo palo aggirando il difensore. Serve solo un filo di lucidità in più, insomma, e magari qualche arbitraggio più clemente. Alla terza entrataccia non sanzionata dei colombiani a La Serena il Kun ha dato di matto col messicano Garcia che l’ha ammonito rispondendo «Esto es America, chicos». «Non capisco, come se venissimo da un altro mondo», farà lui dopo. Siccome il pacchetto arretrato di Ramon Diaz fa pure meno cerimonie dei cafeteros, Aguero a quel giallo dovrà fare attenzione: significa diffida, come per Messi, se si ripete stasera col Paraguay la sua Copa finirà. E la designazione di stasera è stata presa male un po’ ovunque: col Paraguay a Concepcion fischia il brasiliano Ricci, quello di Cile-Uruguay e del dito di Jara a Cavani. Serve calma, insomma, e magari un pizzico della magia di Utrecht.

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PASSAGGIO D’AUTORE di Filippo Conticello

SONO STATO UN UOMO DI PASSIONI, IL CALCIO MI HA CONDOTTO FINO QUASI AL DELIRIO. BASTA GUARDARE UNA PARTITA PER COGLIERE LA BELLEZZA: CI SONO MOMENTI IN CUI È UNA DANZA, ARMONIA DEI MOVIMENTI ERNESTO SABATO SCRITTORE ARGENTINO INTERVISTA DEL 1998

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL PRECEDENTE

I calci piazzati del Paraguay terrorizzano Martino 1Le due squadre si sono già incontrate

in area per mandarli in porta. Così, per esempio, nacque il 2-2 di La Serena: punizione lunga di Ortigoza, torre di Da Silva e Barrios infilò indisturbato. Ecco, sulla torre i difensori di Martino avrebbero potuto fare la guardia meglio.

nella prima fase: la formazione di Diaz rimontò due gol pareggiando al 90’ INVIATO A SANTIAGO

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Vina del Mar, quartier generale dell’Argentina, negli ultimi due giorni stanno stendendo quei 90 minuti sul tavolo per sezionarli e capirli bene. ArgentinaParaguay si è già giocata 16 giorni fa a La Serena, nella prima fase. Era 2-0 con prospettive di goleada dopo 36 minuti e si è trasformata in beffa al 90’ con Barrios, argentino dal-

la parte sbagliata, che infilava un 2-2 festeggiato come un successo. Un pari con lo stesso schema delle altre rimonte di Diaz contro Uruguay e Brasile: il Paraguay parte piano, aspetta, aggredisce, non si scompone se va sotto e sfrutta al massimo ogni pallone. Specie i calci piazzati, particolare che terrorizza Martino al punto di dedicare un allenamento intero su come contrastarli. Diaz ha ottimi colpitori di testa e tante soluzioni e blocchi

Il gol nel finale di Lucas Barrios in Argentina-Paraguay del 14 giugno REUTERS

AI LATI Un altro argine c’è da metterlo sulle fasce. Nel primo incontro il fenomenale Gonzalez entrò nel secondo tempo, si piazzò a sinistra, rischiò l’espulsione per due fallacci ma poi asfaltò Roncaglia. Se, come pare, Diaz confermerà la formazione che ha battuto il Brasile, a Derlis toccherà la destra e quindi Rojo, quello

con meno attitudini difensive del pacchetto arretrato dell’Argentina. Martino conta di chiudere su lui e Benitez (che ha fatto soffrire tanto Dani Alves) con gli aiuti da centrocampo, e forse per questo s’è fatto venire un piccolo dubbio Pastore dietro il quale scalpita il più veloce Banega: all’andata c’era lui e fece bene, ma in quel ruolo è titolare il Flaco che dovrebbe esserci anche oggi. I numeri dicono che l’Argentina su 22 precedenti ne ha vinti 18 in Copa America senza mai perdere. L’esperienza invece suggerisce che anche col pari si può andare a casa. g.d.f © RIPRODUZIONE RISERVATA


MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

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Sergio Aguero, 27 anni, attaccante dell’Argentina e del Manchester City AP

ICA!

AhS,UDAMER LIETO FINE

La festa dei giocatori del Paraguay dopo il successo ai rigori contro il Brasile nei quarti LAPRESSE

I sassolini di Diaz «Giochiamo pulito» E zittisce Chilavert 1Il tecnico del Paraguay contro il mostro sacro «Chissà se ora ha capito la bontà del lavoro» Stefano Cantalupi

COSÌ QUESTA NOTTE, ORE 1.30 ARGENTINA 4-3-3 16 ROJO

6 BIGLIA

PARAGUAY 4-2-3-1 7 DI MARIA

15 V. CACERES 14 DA SILVA

14 MASCHERANO

11 AGUERO

9 18 SANTA CRUZ N. VALDEZ

1 VILLAR

2 GARAY

4 ZABALETA

U

5 B. VALDEZ

10 GONZALEZ

17 OTAMENDI 1 ROMERO

INVIATO A SANTIAGO (CILE) @scantalupi

4 P. AGUILAR 21 PASTORE

ALLENATORE MARTINO

13 ORTIZ 10 MESSI

11 BENITEZ

2 PIRIS

ALLENATORE DIAZ

PANCHINA: 12 Silva, 23 A. Aguilar, PANCHINA: 12 Guzman, 23 Andujar, 6 Samudio, 3 M. Caceres, 19 Balbuena, 3 Roncaglia, 13 Casco, 15 Demichelis, 16 Molinas, 17 Martinez, 21 Romero, 5 Gago, 8 Pereyra, 19 Banega, 7 Bobadilla, 8 Barrios, 22 Aranda 20 Lamela, 18 Tevez, 9 Higuain, SQUALIFICATI: nessuno 22 Lavezzi DIFFIDATI: Martinez, B. Valdez, SQUALIFICATI: nessuno P. Aguilar DIFFIDATI: Messi, Mascherano, INDISPONIBILI: Ortigoza Aguero INDISPONIBILI: nessuno ARBITRO Ricci (Bra) GUARDALINEE Carvalho (Bra)-Pereira (Bra) QUARTO UOMO Roldan (Col) TV Diretta Gazzetta Tv, canale 59, alle 1.30 questa notte INTERNET www.gazzetta.it GDS

na settimana fa, a nordest di Asuncion, è decollato il primo aereo a motore totalmente elettrico: ha un’autonomia di un’ora e mezza, giusto la durata di una partita di calcio senza tempi supplementari. Il Paraguay di Ramon Diaz ha fatto lo stesso in Copa America con una decina di giorni d’anticipo, ma a differenza di quel gioiellino meccanico non è ancora atterrato. Questa notte cercherà di prolungare il suo volo con destinazione Santiago, altrimenti scenderà a Concepciòn e lì si riposerà nell’hangar fino alla finalina di consolazione, che in realtà non ha mai consolato nessuno. A proposito di motori, El Pelado fa rotta verso l’Argentina senza poter contare sul suo propulsore abituale: Ortigoza, che concede qualcosa alla bilancia ma poco agli avversari, è out per infortunio. ATTENTI A QUEI TRE L’assenza del Mutante (lo chiamano così) è una buona notizia per Gerardo Martino, che già dovrà impegnarsi per tenere a bada i senti-

menti: un conto è incontrare il «suo» Paraguay all’esordio nel girone, come è accaduto il 13 giugno a La Serena, un altro è ritrovarselo di fronte quando in palio c’è un posto nella finale del torneo. A ricordare al Tata il passato da c.t. dell’Albirroja ci saranno tre pro-memoria in carne e ossa: il portiere Villar, il centrale Da Silva e la punta Santa Cruz. In tre sommano 100 anni tondi tondi, un’età sufficiente per riproiettarsi indietro fino al 28 giugno 2007, giorno in cui Martino, fresco selezionatore del Paraguay, debuttò a Maracaibo in Coppa America. Fu un trionfo: 5-0 alla Colombia, Villar e Da Silva tennero inviolata la porta e Santa Cruz impazzò con una tripletta. Gli altri due gol li segnò Cabañas, che una trentina di mesi più tardi verrà colpito da un proiettile alla testa in Messico e che oggi fa il panettiere nel negozio dei genitori a Itaugua. DIAZ CONTRO CHILAVERT Martino contro la nostalgia canaglia, Diaz contro i pregiudizi. «Non giochiamo sporco», replica Ramon a chi gli ricorda i 22 falli commessi nel quarto di finale col Brasile. L’arbitro Ricci, quello del caso Jara, avrà gli oc-

chi del mondo addosso anche quando si tratterà di disinnescare subito qualsiasi velleità di jugar sucio. Poi, sfruttando l’occasione di un’intervista con l’emittente paraguaiana TN, Diaz mette a sedere il monumento nazionale Chilavert e insacca: «Chissà se adesso che siamo in semifinale avrà iniziato a comprendere la bontà del lavoro che abbiamo fatto – graffia riferendosi all’ex portiere, da sempre iper-critico sull’attuale gestione della nazionale -. Non era semplice prendere in mano una squadra precipitata al numero 80 del ranking mondiale e arrivare fin qui. Se abbiamo convinto José Luis, piano piano faremo lo stesso con tutto il mondo». Intanto, pare che Ortiz abbia convinto lui ad affiancare Caceres in mezzo al campo, almeno a giudicare da quante attenzioni gli ha rivolto El Pelado nell’ultimo allenamento. Non sarebbe Aranda, dunque, il sostituto di Ortigoza dal primo minuto. Decollo previsto per l’una e mezza, ora italiana: motore da registrare per questo Paraguay, ma quando hai due ali come Derlis Gonzalez e Benitez, puoi anche sognare di volare fino alla finale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Rapito in Nigeria invoca Messi E lo liberano ● Quando Messi salva la vita. E’ successo in Nigeria, dove una banda aveva sequestrato l’ingegnere argentino Santiago Menendez. Rilasciato dopo tre giorni, ha raccontato: «I sequestratori mi hanno chiesto di dove fossi. Hanno capito americano e hanno cominciato a essere violenti. Poi ho urlato “Messi! Messi!”, e sono diventati più cordiali». E dopo il pagamento del riscatto, Menendez è stato liberato.

SOLIDARIETÀ

Osvaldo dona 17 mila euro a bimbo malato ● In attesa di trovare squadra, bel gesto di Pablo Daniel Osvaldo. L’ex attaccante di Juve e Inter ha donato 170mila pesos argentini (17mila euro) a Jeremias Care, un bimbo di 5 anni affetto da paralisi cerebrale dalla nascita che con questi soldi può andare in Thailandia per un trattamento speciale. «E’ stato gentilissimo - dice la mamma , non lo conoscevamo ma dal primo momento ci ha aiutati».

CILE

Jara, ridotta la squalifica: da 3 a 2 turni ● Gonzalo Jara ha finito la sua Copa America, ma la squalifica al difensore cileno per la scorrettezza ai danni di Cavani in Cile-Uruguay passa da 3 a 2 giornate. Lo ha deciso la disciplinare della Conmebol, dopo che la federazione di Santiago si era decisa a presentare appello sperando di poterlo recuperare almeno per la finale. Ridotta anche la multa, da 7.500 a 5.000 dollari americani.


Calcio R La Guida

20

MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Brasile, c’è il vuoto oltre le macerie

1Tifosi ancora sotto shock per i verdeoro. Al rientro, fischi per tutti meno David Luiz. Luci per il futuro? Poche Stefano Cantalupi INVIATO A SANTIAGO (CILE) @scantalupi

«D

evo rivedere il mio modo di saltare». Se a dirlo fossero Wallace, Wendell o qualche altro ragazzino delle Under sarebbe anche accettabile, ma queste sono parole di Thiago Silva. E simboleggiano le certezze minate della Seleçao. Fallo di mano da rigore in Psg-Chelsea, bis in Copa America nel disgraziato quarto di finale col Paraguay. Con fischi al ritorno nell’aeroporto di Guarulhos, San Paolo, per Thiago come quasi tutti i verdeoro, con la bizzarra eccezione di David Luiz. La peggio l’hanno avuta il c.t. Dunga («vattene») e Firmino, il carissimo neoacquisto del Liverpool («sei un mercenario»). Facciano gli scongiuri gli interisti, ma la faixa de capitão in-

dossata a Concepción da Miranda sembra maledetta: di Thiago Silva che la sfoggiava nell’era pre-Dunga si è detto, Neymar non ne ha retto l’impatto emotivo. Dopo il Mineirazo in sua assenza, O Ney deve aver pensato che fosse necessario caricarsi tutto il Brasile sulle spalle, ma il vestito da vendicatore non gli dona. ROMARIO E FELIPE Proprio sulla maxi-squalifica a Neymar è intervenuto in tackle un ex bomber, oggi deputato. «Dimostra che la nostra federcalcio, corrotta e incapace, a livello internazionale non conta nulla», ha affondato Romario, che vuole le dimissioni di Del Nero, presidente CBF. E ancora: «Una volta il Brasile avrebbe potuto schierare due nazionali competitive, ora fatica a metterne in piedi una decente». Neymar e Romario sono esempi del fuoriclasse ortodosso: come Ronaldo e Rivaldo, si formano in patria, decollano al Barça e si abituano a dominare i palcoscenici più MATTINA 7 Gazzetta News 8 Gazzetta News - Copa America 9 Cile - Perù 11.05 Perfection: momenti di gloria 11.30 Campioni a confronto 12.05 Bomber - Shevchenko 13 Gazzetta News 13.30 Gazzetta News

GRUPPO A CILE MESSICO ECUADOR BOLIVIA

GRUPPO B ARGENTINA URUGUAY PARAGUAY GIAMAICA

GRUPPO C BRASILE COLOMBIA PERÙ VENEZUELA

PARTITE Cile-Ecuador Messico-Bolivia Ecuador-Bolivia Cile-Messico Messico-Ecuador Cile-Bolivia

(ora italiana)

PARTITE Uruguay-Giamaica Argentina-Paraguay Paraguay-Giamaica Argentina-Uruguay Uruguay-Paraguay Argentina-Giamaica

1-0 2-2 1-0 1-0 1-1 1-0

PARTITE Colombia-Venezuela Brasile-Perù Brasile-Colombia Perù-Venezuela Colombia-Perù Brasile-Venezuela

0-1 2-1 0-1 1-0 0-0 2-1

CILE

7 3 2 1 0 10 3

BOLIVIA

4 3 1 1 1 3

7

ECUADOR

3 3 1 0 2 4

6

MESSICO

David Luiz, 28 anni, si trattiene con alcuni tifosi all’aeroporto di San Paolo al ritorno dal Cile REUTERS

© RIPRODUZIONE RISERVATA

POMERIGGIO 14 Gazzetta News 14.15 Gazzetta News CorriAmo 14.30 Diario cileno - Dentro la Copa America 15 Cile - Perù 17.05 Bomber - Vieri 18 Perfection: momenti di gloria 18.30 Campioni a confronto 19 Calcio Mercato

CLASSIFICA PT G V N P GF GS

2-0 0-0 2-3 3-3 1-2 5-0

prestigiosi. Ora, invece, vestono la Canarinha giocatori che battono le nuove vie del denaro e vanno in Cina (Tardelli) o negli Emirati (Everton Ribeiro) men che trentenni. Ritorno al jogo bonito? Servono anni, mentre in ottobre cominciano le qualificazioni al Mondiale e il Brasile non spaventa più nemmeno Venezuela o Bolivia. Da dove ripartire, allora? Dagli assenti Oscar, Luiz Gustavo e Danilo? O dalla lista degli esclusi eccellenti (Ramires, Paulinho, Lucas Moura, Hulk, Luiz Adriano)? A livello giovanile c’è poco di pronto: forse Lucas Silva e Rafinha, che hanno già assaporato Real Madrid e Barça. Più probabile che sia giunta l’ora di Felipe Anderson, se in Champions farà l’ultimo salto. La torcida ci spera, perché qui, dopo il Mineirazo e il Concepcionazo, rischia di essere ribattezzato con la desinenza «azo» ogni stadio in cui il Brasile dà un calcio alla sua storia.

2 3 0 2 1 4

QUARTI DI FINALE CILE

1

URUGUAY

0

SEMIFINALI Santiago

5 BOLIVIA

7 3 2 1 0 4

2

PERÙ

PARAGUAY

5 3 1 2 0 4

3

Temuco ARGENTINA

4 3 1 1 1 2

2

0 3 0 0 3 0

3

CLASSIFICA PT G V N P GF GS BRASILE

6 3 2 0 1 4

3

PERU'

4 3 1 1 1 2

2

COLOMBIA

4 3 1 1 1

1

1

VENEZUELA

3 3 1 0 2 2

3

-

1

PERÙ

-

FINALE

Santiago

ARGENTINA

GIAMAICA

CILE Nella notte

CLASSIFICA PT G V N P GF GS

URUGUAY

SERA 20.30 Diario cileno - Dentro la Copa America 21 Cile - Perù 23 Gazza Summer Show Anteprima 23.30 Calcio Mercato 24 Fuori Campo - Prima Tv 0.30 Calcio Mercato 1 Gazzetta News - Copa America 1.30 Argentina - Paraguay - Diretta

3

-

5

-

d.c.r.

COLOMBIA

4

Viña del Mar BRASILE PARAGUAY Concepción

-

4/7 ore 22 -

Santiago ARGENTINA

-

FINALE 3° posto

Questa notte 1.30 4

PARAGUAY

d.c.r.

Concepción

-

-

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4/7 ore 1.30

5

Concepción

-

Quarti e semifinali (e finalina per il 3° posto) non hanno i supplementari ma subito i rigori; in finale, invece, si disputano prima i supplementari come sempre.

L’ALBO D’ORO 1916 1917 1919 1920 1921 1922 1923 1924 1925 1926 1927 1929 1935 1937 1939

URUGUAY URUGUAY BRASILE URUGUAY ARGENTINA BRASILE URUGUAY URUGUAY ARGENTINA URUGUAY ARGENTINA ARGENTINA URUGUAY ARGENTINA PERU

1941 1942 1945 1946 1947 1949 1953 1955 1956 1957 1959 1959 1963 1967 1975

clic

I MARCATORI ARGENTINA URUGUAY ARGENTINA ARGENTINA ARGENTINA BRASILE PARAGUAY ARGENTINA URUGUAY ARGENTINA ARGENTINA URUGUAY BOLIVIA URUGUAY PERU’

1979 1983 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2004 2007 2011

PARAGUAY URUGUAY URUGUAY BRASILE ARGENTINA ARGENTINA URUGUAY BRASILE BRASILE COLOMBIA BRASILE BRASILE URUGUAY

Il Kun scalda i motori Ma occhio pure a Vargas e Aranguiz 3 gol Vidal (2 rig, Cile), Guerrero (Perù) 2 gol Aguero (Arg), Vargas, Aranguiz (Cile), Vuoso (Mes), Barrios (Par), Moreno (2 rig, Bol), Bolanos, Valencia (Ecu), Jimenez (Mes) 1 gol Messi (1 rigore), Higuain (Arg); Neymar, D. Costa, T. Silva, Firmino e Robinho (Bra), Valdez, Benitez e D. Gonzalez (Par), Cueva, Pizarro (Perù), Rodriguez (Uru), Miku, Rondon (Ven), Raldes, Smedberg (Bol); Murillo (Col); Isla, Sanchez, Medel (Cile); Gimenez (Uru) 1 autorete Raldes (Bol)

COME SINTONIZZARE IL VOSTRO TELEVISORE E VEDERE IL CANALE 59

Sergio Aguero, 27 anni LAPRESSE

● SEGUIRE LE SEGUENTI PROCEDURE Se possiedi Tv o Decoder Digitale Terrestre 1. Premere il tasto MENU sul telecomando 2. Selezionare Impostazioni/Avanzate 3. Posizionarsi sulla Sintonizzazione automatica 4. Impostare modalità di sintonia dei canali su DTV 5. Posizionarsi sul pulsante Avvia scansione e premere il tasto OK per avviare la ricerca Se possiedi una Sky Digital Key 1. Premere il tasto MENU del telecomando Sky e premere OK per accedere al digitale terrestre 2. Premere il tasto rosso (Ricerca) e lasciare invariata la configurazione 3. Premere due volte il tasto rosso (Avvia ricerca)

ASCOLTI

GazzettaTv vola con Argentina e Seleçao 1 Share del 7,43% per la sfida contro la

target maschile dai 15 ai 64 anni.

finita ai rigori, che ha conquistato il 7,43% con picchi del 17% nel secondo tempo. Bene anche Brasile-Paraguay, sabato alle 23.30, con una media di 264.105 telespettatori (3,06%). E questa notte non perdetevi l’attesa semifinale ArgentinaParaguay. Gli ascolti hanno premiato anche il calciomercato, domenica è partita l’edizione delle 23 con gli approfondimenti e si è mantenuta sull’1,4% sul

COLLOVATI E POZZECCO E nascono nuovi programmi. Giovedì, alle 21.15, scatterà Gazza Summer Show, con Enrico Bertolino (oggi e domani l’anteprima) un talk di infotainment a tema sportivo. Attualità calcistica, ritiri e mercato trattati con tono leggero e divertente. Faranno parte della squadra anche un giornalista della Gazzetta, il primo sarà il direttore Andrea Monti, un ex calciatore e un personaggio dello spettacolo. Collovati, Pozzecco, Rizzoli e Cabrini sono alcuni nomi che vedremo a

Colombia e del 3,06% per quella contro il Paraguay. E da giovedì c’è Bertolino

Gabriella Mancini

C

ontinuano gli ascolti positivi di GazzettaTv sul canale 59. Sabato la media di share è stata dello 0,90% per cento, gli uomini dai 25 ai 34 anni hanno particolarmente gradito con il 2,63%. I dati più alti sono stati registrati nella notte tra venerdì e sabato per la partita dei quarti Argentina-Colombia,

Messi e James Rodriguez in Argentina-Colombia: share del 7,43% LAPRESSE

Gazza Summer Show che aprirà anche delle finestre ironiche con comici e imitatori. Non mancheranno collegamenti con la redazione della Gazzetta, in particolare sul calciomercato, e servizi da Expo, dalle spiagge e dai ritiri. OKAKA Intanto ieri è partito Fuoricampo. Il vicedirettore Andrea Di Caro incontra i protagonisti del calcio che si raccontano al di là di partite e allenamenti: vita privata, aneddoti e retroscena in primo piano. Ieri Claudio Ranieri ha aperto la serie, oggi l’appuntamento è con l’attaccante della Samp Stefano Okaka, poi sarà la volta di Pierluigi Collina e di Patrizia Panico. L’appuntamento è a mezzanotte. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Under 21 R Europeo in Repubblica Ceca L’ALBO D’ORO ITALIA PRIMA

MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Con 5 titoli, l’Italia è la federazione che ha vinto più europei Under 21 1978 Jugoslavia 1980 Urss 1982 Inghilterra 1984 Inghilterra 1986 Spagna

1988 Francia 1990 Urss 1992 ITALIA 1994 ITALIA 1996 ITALIA 1998 Spagna 2000 ITALIA

21

2002 Repubblica Ceca 2004 ITALIA 2006 Olanda 2007 Olanda 2009 Germania 2011 Spagna 2013 Spagna

L’Europeo sa di Mondiale con finaliste multietniche

LA STORIA

1A Praga ultimo atto del biennio Under 21: in Svezia e Portogallo

c’è un po’ di Angola, Palestina, Ghana, Francia, Inghilterra e Italia...

Luca Bianchin INVIATO A PRAGA (REP. CECA) @lucabianchin7

L

a finale del Mondiale Under 21 inizia stasera alle 20.45. Giocano Svezia e Portogallo ma è come se fossero in campo Angola, Palestina, Ghana, Francia, Inghilterra, Croazia e – minima botta di orgoglio – Italia. L’Europa fuori dall’Europa. Il calcio è sempre più un gioco senza frontiere e i cognomi aiutano a capire. La Svezia mette in lista Quaison, che ha un genitore ghanese, Hrgota, cercato anche dalla nazionale croata, e Guidetti, mezzo italiano. Il Portogallo può costruire un’azione sull’asse Raphael Guerreiro-William Carvalho. Uno è così francese che lo scorso anno, in ritiro, fati-

1

● gol subito dal Portogallo in questa fase finale dell’Europeo: quello di Tibbling proprio contro la Svezia che ha condannato l’Italia all’eliminazione

cava a parlare portoghese. L’altro è nato in Africa e viene da una famiglia di calciatori. Il nonno e lo zio hanno giocato a calcio, certo non per il Portogallo: angolani. POLO NORD E POLO SUD Le scuole di calcio però per fortuna mantengono una identità. Puoi trapiantare il calcio olandese in Catalogna ma alcune certezze resistono: i portoghesi saranno sempre dei benedetti palleggiatori e gli svedesi continueranno a lanciare per due attaccanti alti e grossi. Le finaliste dell’Europeo Under 21 sono così. Il Portogallo è stata nettamente la migliore squadra: è arrivata in Repubblica Ceca con 10 vittorie in 10 partite e non ha mai perso. Wiliam Carvalho e Bernardo Silva sono il Polo Nord e il Polo

Sud della squadra: uno distrugge davanti alla difesa, l’altro inventa gioco dall’altra parte. Se si votasse ora per il miglior giocatore del torneo, finirebbero primo e secondo. In quale ordine, dipende dai gusti. Il controllo del gioco invece non è in discussione: i portoghesi tengono palla per il 60% del tempo e la spostano con una certa maestria. In quattro partite, solo l’Italia li ha messi davvero in difficoltà, mentre la Germania non ci ha neanche provato: dopo 46’ della semifinale, perdeva 4-0. La concretezza, trattandosi di calcio portoghese, è l’unico aspetto sempre in discussione. Per questo Guidetti ha una chance. L’ULTIMA VITA La Svezia è la classica squadra da amare e odiare nello spazio di 10 secondi. Raramente gioca un tempo spettacolare ma un appassionato del gioco non può evitare di commuoversi per il suo spirito di gruppo. I gialli sono la storia dell’Europeo come i loro tifosi, l’unica vera curva del torneo. A settembre hanno superato il girone con un gol di Hiljemark al 92’ e al playoff hanno fatto saltare la Francia, la più forte d’Europa, con un destro di Lewicki al minuto 88. In Repubblica Ceca hanno battuto l’Italia con il rigore di Thelin a quattro dalla fine e raggiunto il Portogallo a 60 secondi dal recupero. Hanno sempre una vita di scorta. SPORTING PORTUGAL L’ultimo miracolo è in programma questa sera, contro mezzo Sporting Lisbona. Cinque titolari del Portogallo hanno vissuto anni decisivi in biancoverde e il dettaglio non è di poco conto: siamo a livelli di eccellenza assoluti. Forse siamo al sorpasso su altre grandi scuole europee. La certezza, invece, è che questi saranno gli ultimi 90’ di una stagione infinita. Oggi, per paradosso, iniziano anche i preliminari della Champions 2016. La giostra gira così veloce che non si ferma mai.

Abdul Khalili, 22 anni, centrocampista dei turchi del Mersin REUTERS

Khalili si sacrifica per la Svezia e rinvia il Ramadan 1L’esterno di origine palestinese ha scelto di posticipare il rito musulmano per vincere l’Europeo

INVIATO A PRAGA

L’«italiano» Guidetti (Svezia) e l’angolano William Carvalho (Portogallo) REUTERS

COSÌ A PRAGA, ORE 20.45 SVEZIA 4-4-2 5 AUGUSTINSSON

PORTOGALLO 4-3-1-2 8 KHALILI

2 ESGAIO 11 THELIN

4 HELANDER

4 P. OLIVEIRA 10 B. SILVA

7 HILJEMARL

6 CARVALHO

1 JOSÈ SÀ 14 FIGUEIREDO

10 GUIDETTI 2 LINDELOF

21 PEREIRA

6 LEWICKI

1 CARLGREN 3 MILOSEVIC

23 MARIO

16 TIBBLING

ALLENATORE ERICSON PANCHINA: 12 Rinne, 23 Linde, 17 Baffo, 18 Holmen, 21 Pa Konate, 13 Zeneli, 15 Olsson, 19 Larsson, 20 Quaison, 22 Gustafson, 9 Hrgota, 14 Ishak SQUALIFICATI: nessuno DIFFIDATI: nessuno INDISPONIBILI: nessuno

18 CAVALEIRO

8 S. OLIVEIRA

5 GUERREIRO

ALLENATORE RUI JORGE PANCHINA: 12 Fernandes, 22 Varela, 13 Cancelo, 15 Venancio, 7 Rafa Silva, 16 Ruben Neves, 20 Tozé, 9 Gonçalo Paciencia, 11 Medeiros, 17 Carlos Mané, 19 Ricardo Horta SQUALIFICATI: nessuno DIFFIDATI: nessuno INDISPONIBILI: Tiago Ilori

ARBITRO Marciniak (Pol) GUARDALINEE Sokolnicki e Listkiewicz (Pol) QUARTO UOMO Turpin (Fra) ADDIZIONALI Raczkowski (Pol) – Musiał (Pol) TV Diretta su RAI 2, ore 20.45 INTERNET www.gazzetta.it GDS

© RIPRODUZIONE RISERVATA

A

bdul Khalili ha i capelli più assurdi dell’Europeo – platinati da una parte, neri a strisce con effetto ricrescita dall’altra – ma in Svezia non hanno parlato di lui per questo. Abdul Khalili ha sfilato la maglia di esterno titolare a Quaison del Palermo, che non dev’esserci rimasto benissimo, ma in Svezia non hanno parlato di lui per questo. In Svezia tutti i giornali prima o poi hanno scritto di Abdul Khalili perché per la sua nazionale ha fatto una scelta religiosa: per la prima volta nella vita, ha scelto di non fare il Ramadan. ZIZOU E WEAH Khalili ha origini palestinesi ed è musulmano. Il blog footballpalestine lo ha inserito tra i calciatori che potrebbero giocare per la Palestina ma lui ha sempre scelto la Svezia e in questa nazionale da barricata è importante, un esterno sinistro di equilibrio. Il 18 giugno sono iniziati l’Europeo della Svezia e il Ramadan, il mese in cui i musulmani non possono mangiare, bere, fumare e avere una vita sessuale dall’alba al tramonto. Khalili ha scelto di fare una vita regolare: recupererà i giorni perduti a fi-

ne torneo. La decisione ha ampi precedenti nel calcio. Zidane in una delle prime interviste alla Gazzetta disse: «Osservo il Ramadan solo qualche volta, per far contento mio padre. Come potrei digiunare col mio lavoro... E poi, Weah fa il Ramadan?». No Zizou, Weah per la Coppa d’Africa 1996 posticipò l’astinenza, proprio come Khalili, e in quegli anni fece sorridere perché – verità o leggenda – si è detto convincesse un amico a digiunare per lui. VIA DALLA TURCHIA Qualcuno, ovviamente, ha fatto la scelta opposta. Hakeem Olajuwon osservava regolarmente il Ramadan, anche durante i playoff Nba. Nel 1995 il mese di astinenza cominciava il primo febbraio e Hakeem non derogò. Domanda: chi fu il giocatore del mese a febbraio? Lui, ovviamente, superiore a tutto. Ruud Krol, da c.t. dell’Egitto, addirittura si adeguò alla squadra: nonostante fosse olandese e calvinista, evitò acqua e cibo dall’alba al tramonto. Spirito di gruppo, come quello che sta portando avanti la Svezia: «Penso che sia una delle chiavi – ha detto Khalili nei giorni scorsi - Non credo che le altre squadre siano unite come noi». Ha ragione. Ai lati dei due Oscar – Hiljemark e Lewicki, la coppia di centrocampo - Abdul sta facendo un buon Europeo e probabilmente lascerà il Mersin Idman Yurdu. Via dalla Turchia, ha già fatto sapere che gradirebbe Spagna e Inghilterra. Se qualcuno volesse fargli cambiare idea, controlli il calendario: nel 2016 il Ramadan inizia il 7 giugno. A stagione finita. l.b. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mondo R Mercato

Cech all’Arsenal, minacce di morte via twitter 1Ramos : «Voglio lo United». Paulinho va al

tro il Chelsea, il 2 agosto, nella Community Shield, a Wembley. Lo storico numero uno dei Blues, prima di ricevere le minacce di morte, aveva inviato una lettera aperta ai tifosi del Chelsea per ringraziarli e spiegare le ragioni del trasferimento. Cech, 33 anni, lascia il Chelsea dopo 11 stagioni e 13 trofei. Per sostituirlo, il favorito è Asmir Begovic dello Stoke City.

Guanghzou. Hiddink lascia l’Olanda a Blind

Stefano Boldrini CORRISPONDENTE DA LONDRA

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inacce di morte via twitter: è stata questa la reazione di alcuni incivili travestiti da tifosi del Chelsea all’annuncio che Petr Cech ha lasciato i Blues dopo 11 anni per trasferirsi all’ Arsenal. Qualcuno ha scritto: «Saluta per l’ultima volta la tua famiglia». Cech ha firmato un contratto valido fino al 2019. Gua-

dagnerà 100.000 sterline lorde la settimana. I Gunners verseranno 14 milioni di euro nelle casse dei Blues. «Non pensavo che sarebbe mai accaduta una cosa del genere, ma il calcio è anche questo – le parole del portiere -. Ho parlato con Wenger e il suo progetto mi ha subito convinto. L’Arsenal è famoso per il bel calcio ed è uno dei club più prestigiosi al mondo. Non serviva altro per convincermi». Il destino vuole che Cech debutterà con l’Arsenal proprio con-

Petr Cech, 33 anni EPA

PAULINHO Il centrocampista del Tottenham saluta l’Inghilterra per approdare ai cinesi del Guangzhou. Paulinho fu acquistato dagli Spurs nel 2013. In entrata, il Tottenham ha piazzato il colpo Konoplyanka.

DERBY RAMOS I due club di Manchester si stanno contendendo il difensore del Real Madrid. Fino a due giorni fa, lo United sembrava in vantaggio, ma nelle ultime 48 ore si è fatto sotto il City. Ieri sera però Ramos ha lanciato un messaggio chiarissimo: «Voglio lo United». E intanto Jones prolunga con i Red Davils fino al 2019. OLANDA Novità in vista per la panchina degli Orange. Secondo il quotidiano Telegraaf, Guus Hiddink sta per rassegnare le dimissioni. La nazionale olandese potrebbe essere affidata al suo secondo, Danny Blind. © RIPRODUZIONE RISERVATA

MONDIALE FEMMINILE

C’è l’Inghilterra tra il Giappone e la finalissima ● Nella notte si è giocata la prima semifinale del Mondiale femminile (in Canada) tra Stati Uniti e Germania. Dopo la caduta di numerose favorite tra ottavi e quarti - tra cui il Brasile, la Norvegia e le padrone di casa sono rimaste in gara americane e tedesche (nella partita giocata a Montreal) e InghilterraGiappone (si gioca questa notte all’una italiana a Edmonton). Le finali nel fine settimana: sabato (ore 22) per il 3° posto; nella notte tra domenica e lunedì (all’una) la gara per il titolo.


22

Calcio R Si è spenta una stella

MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

fSCOMPARSO A 84 ANNI UNO DEI GRANDI DEL CALCIO

LA SCHEDA

IL LUTTO

JOSEF MASOPUST

Addio a Masopust, fece tremare il Brasile e vinse un Pallone d’Oro 1Segnò nella finale Mondiale ‘62 persa dalla Cecoslovacchia

Josef Masopust, morto a 84 anni

La carriera si fermò: il regime gli impedì di giocare all’estero

chiuso per sempre la porta, dopo aver salutato tutti, e ha chiesto di essere lasciato in pace. Ma, a essere sinceri, aveva cominciato a morire qualche mese passato come una nuvola spinta dal vento, fa, quando un amico gli disse che dalla sua statua, veloce, forse troppo veloce per poterne fis- che troneggia davanti allo stadio del Dukla a Prasare l’immagine nella memoria. E ora che ga, avevano rubato il pallone. Era come se gli avesse n’è andato, per rivedere il suo sero portato via una parte di esivolto di gentiluomo, prima che di stenza, non riusciva a concepire, campione, ci si deve tuffare negli Rimase sconvolto lui sempre così educato e signoarchivi, cartacei o digitali che sinei modi, che un manipolo di quando seppe che rile ano. Josef Masopust è stato un vandali potesse rovinare una stofuoriclasse, su questo non vi è alria gloriosa. Senza pallone, codalla sua statua cun dubbio, ma la sua parabola è me avrebbe potuto vivere Masoavevano rubato durata poco in confronto alle pust? Si era fatto un nome e una enormi qualità che possedeva: carriera, correndo avanti e inil pallone un terzo posto all’Europeo del dietro per il campo, aveva porta1960, un secondo posto dietro al to la Cecoslovacchia là dove non Geniale in campo, era mai stata: in finale al camBrasile nel Mondiale del 1962 e, nello stesso anno il Pallone pionato del mondo. E quello reumile nella vita d’Oro, primo europeo dell’est a sterà il momento più alto della «Io famoso? conquistarlo. Avrebbe potuto sesua avventura: stadio Nacional gnare un’epoca, e se non ci è riudi Santiago del Cile, 17 giugno In fondo ho solo scito bisogna prendersela con il 1962, avversario il Brasile. Che, giocato a calcio» regime cecoslovacco, schiavo dei però, non aveva Pelè, infortunadiktat di Mosca, che nel tempo to. La vigilia fu tormentata perdella Guerra Fredda impediva ai ché nella semifinale tra il Brasile campioni di trasferirsi all’estero: l’espatrio equiva- e il Cile, terminata 4-2 per la Seleçao, l’arbitro aveleva al tradimento. Così Masopust ha continuato a va espulso Garrincha che, da regolamento, avrebincantare il suo pubblico ristretto, quello del Dukla be dovuto saltare la finale per squalifica. IntervenPraga: otto scudetti e 3 coppe nazionali. ne la federcalcio brasiliana, e anche i militari fecero sentire la loro voce: non si doveva favorire la GOL IN FINALE A 81 anni, stanco e malato, ha Cecoslovacchia, cioè la nazionale di un Paese che

NATO A MOST, IN BOEMIA, IL 9 FEBBRAIO 1931, CENTROCAMPISTA OFFENSIVO, HA VINTO 8 TITOLI NAZIONALI COL DUKLA PRAGA E IL PALLONE D’ORO NEL 1962

Andrea Schianchi

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I CECHI NEL 1962 SCHROJF

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Josef Masopust (a sin.) e Amarildo nella finale mondiale 1962 PRESSESPORTS

apparteneva al blocco comunista. La Fifa appoggiò l’iniziativa brasiliana e così Masopust, in finale, si trovò di fronte lo «squalificato» Garrincha. Non se ne preoccupò, perlomeno all’inizio, tanto che andò a segnare il vantaggio. Poi, però, quella Seleçao, con o senza Pelè, con o senza Garrincha, era talmente forte da annichilire chiunque: la Cecoslovacchia si piegò sotto i colpi di Amarildo, Zito e Vavà. Ma Masopust, ritirando la medaglia d’argento, pensò di aver realizzato il suo sogno di ragazzino: un gol in una finale mondiale. TROFEO Centrocampista tuttofare, sapeva contrastare e rilanciare l’azione con rapidità. Oggi sareb-

RCS

be una splendida mezzala. Pelè gli spedì una lettera il giorno del suo ottantesimo compleanno. Scrisse, tra l’altro, che «per le sue doti tecniche sembrava una mezzapunta nata in Brasile e non in Europa». Detto da O Rei... Nel 1962, quando gli consegnarono il Pallone d’Oro, lo mise in una sporta di plastica e se ne tornò a casa. Poi, qualche giorno più tardi, lo portò allo stadio del Dukla e condivise quella gioia assieme ai suoi tifosi. Era orgoglioso di quel trofeo, ma non lo dava a vedere. E quando gli dicevano che lui, Masopust, era ormai una gloria nazionale, scuoteva la testa e rispondeva: «Non scherziamo, ho soltanto giocato a pallone!». © RIPRODUZIONE RISERVATA


MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

OPINIONI La vignetta

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Lo scandalo e il destino di una città

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C’

è da chiedersi se sia stata imbecillità, incoscienza o solo uno spudorato senso di impunità. La lucida follia di un uomo avviato verso il tracollo finanziario o il colpo maldestro di una banda di nuovi mostri. Le facili ammissioni di Nino Pulvirenti davanti ai magistrati, nel dubbio, segnano un punto di non ritorno per il calcio italiano: la quasi certezza che la “sofisticazione” e l’intrallazzo, ne hanno preso possesso a livelli impensabili. «Lo ha fatto per salvare il Catania, ha negato di avere fatto scommesse», ha comunicato al termine dell’interrogatorio, il procuratore capo Giovanni Salvi: uno avvezzo a strizzare ben altri gaglioffi dal pelo lunghissimo. Eppure, nelle intercettazioni che lo inchiodano, Pulvirenti tra il tanto blaterare si era lasciato sfuggire anche un «adesso ho inquadrato la serie B, l’anno

prossimo arrivo primo». La pecora che si fa lupo, lo stolido che si fa furbo, l’ammissione disinvolta di chi ha capito le regole del gioco. Confessa Pulvirenti: «Ho comprato cinque partite a 100 mila euro l’una», che così detto sembra una gran cifra, tanto da giustificare investimenti occulti in scommesse che rendano il doppio. Ma anche se così non fosse, sarebbe egualmente un tornar di conti. A 100 mila euro l’una, e a comprarle tutte, le partite di serie B sarebbero costate 4 milioni: a ben vedere, tanto quanto un paio di buoni giocatori di categoria. È altro che nella rovinosa, infame e a suo modo straordinaria parabola di Pulvirenti, però, ci inquieta. Il destino da vinti verghiani toccato a un’intera città che per un decennio si è specchiata nella sua squadra di calcio, vivendone in simbiosi, con l’illusione che la serie A economicosociale fosse data in sorte nonostante la mafia, la crisi, le impietose tabelle sulla qualità della vita, i viadotti delle autostrade che si accartocciano. E che oggi rivede l’incubo del 1993: il

dover ripartire da zero. Un colpo di spugna su otto campionati vissuti tra le grandi, con quella colonia di argentini sempre più numerosa, quei giocatori venduti bene o benissimo uno all’anno («Perché qui non si smobilita, si costruisce»), quelle gare a tu per tu con Juve, Milan e Inter, quella penultima stagione terminata all’ottavo posto, quella collezione di allenatori poi divenuti importanti (Zenga, Simeone, Mihajlovic, Montella), quel centro sportivo di Torre del Grifo «che averne al Nord...». E quel presidente uomo-disuccesso che apriva supermercati, sfidava i colossi dell’aria col sogno di una compagnia tutta siciliana (anch’essa miseramente fallita) e nei suoi alberghi a Taormina ospitava da pari Galliani e Lotito. Ieri al Tribunale di Catania si attendevano tifosi inferociti, il dispiegamento di forze era imponente, lo stesso Pulvirenti era arrivato “scortato” dai vigilantes di Torre del Grifo. Ma ad aspettarlo non c’era nessuno o quasi. Più della rabbia potè la rassegnazione. Verghiana. © RIPRODUZIONE RISERVATA

TEMPI SUPPLEMENTARII RUTI di ALBERTO CERRUTI email: acerruti@rcs.it

Caro Cerruti, leggo sulla Gazzetta che potrebbe essere rinnovato il contratto a Mexes, ma io dei centrali che abbiamo non ne terrei nemmeno uno. Li darei via tutti e prenderei giovani tipo Rugani o Romagnoli o anche stranieri. Bacca è un grande giocatore, ma se l’allenatore non fa giocare la squadra in funzione del centravanti non serve. Lui, Witsel e Luiz Adriano sono seconde scelte che non valgono i giocatori persi in passato per incapacità dirigenziale. Come al solito, quindi, si aspetterà l’ultimo momento per prendere a prezzi folli giocatori che si riveleranno degli insuccessi. La tattica di Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore non funziona più. La Juventus insegna… Attilio Seno, Milano

LA SAMP E LA DOPPIA SFIDA DI ZENGA

L’

approccio, innanzitutto. Da qui bisogna ripartire. Un anno e mezzo fa Sinisa Mihajlovic arrivò al capezzale di una Samp malata per restituirle prima sicurezza, poi dignità e gloria. Il massimo segno di riconoscenza verso quella società che vent’anni prima – da calciatore - gli aveva voluto bene, ma anche di fatto un approdo temporaneo per la sua futura vita in panchina. Onestà morale, ma anche misurata ambizione. Stavolta la storia è diversa. Walter Zenga ha messo la prua verso il suo vecchio porto blucerchiato identificandolo come un potenziale punto d’arrivo della sua carriera, con una consapevole dose di rischio implicita nella successione a un allenatore ingombrante come il serbo,

con la complicazione di un presidente fuori dagli schemi come Massimo Ferrero. Il Viperetta è l’elogio della follia blucerchiata, e in questo senso Coach Z, versione 2.0 dell’Uomo Ragno, ha molto da perdere. Mihajlovic ha fatto sfracelli sino a quando la squadra ne ha retto i ritmi altissimi, in campo e fuori. Zenga non cerca il confronto con Sinisa, ben sapendo tuttavia che non potrà sottrarsene, ma possiede al tempo stesso il carisma e quel pizzico di pazzia da lui spesso evocata, che potrebbe permettergli di scalare la montagna della Serie A in arrampicata libera. Fra l’altro, concessi a Mihajlovic tutti i grandi meriti della sua gestione, lui partiva da una posizione di vantaggio. C’era una Samp alla deriva, destinata a naufragio certo. Ora no, caro Walter: hanno rifatto lo scafo, corretto la rotta, scelto un equipaggio esperto. L’ex portiere della Samp pare più attratto dal gusto di misurarsi di nuovo con la Serie A, che non dal timore di dover far meglio dei numeri

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KEVIN-PRINCE BOATENG Ex calciatore del Milan ● Vita da barca #me #singing #dancing #barrywhite #1lasteverything @KPBofficial

IL RINNOVO A MEXES MILAN, MA È IL CASO?

I blucerchiati ripartono

LO SPUNTO di FILIPPO GRIMALDI

FEDERICA PELLEGRINI Stella del nuoto azzurro ● Ho sempre diffidato dalle persone che ridono in continuazione....ogni tanto il broncio serve!! @mafaldina88

Lettere alla Gazzetta

PULVIRENTI HA SPENTO I SOGNI DI CATANIA IL COMMENTO di MASSIMO ARCIDIACONO

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di Sinisa. Perché Miha è il passato: più carota e meno bastone, più democrazia e condivisione del progetto, sperando nel medesimo risultato. Nessuna lista della spesa sul mercato: spetterà a Carlo Osti mediare fra il portafoglio e una rosa da completare. Zenga uomo dell’azienda, ma non necessariamente aziendalista. Lavorerà su ciò che gli metteranno a disposizione, pronto anche a cambiare modulo, visto che per ora il tridente è utopia. S’è circondato di uno staff che profuma intensamente di Sampdoria. Cagni incarna la saggezza del fratello maggiore, Bellucci è il miglior gregario che potesse scegliersi per una corsa a tappe. Il preliminare di Europa League fra un mese esatto è una roulette, ma si tratta di un rischio consapevole. Zenga è stato chiaro: pazzo, ma sino a un certo punto. Perciò a oggi l’idea di un Fantantoniobis a Bogliasco pare un’ipotesi molto remota.

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videntemente non bastano gli acquisti di Bacca e Bertolacci per soddisfare i tifosi milanisti più scettici, scottati da troppe delusioni negli ultimi anni. Finita l’epoca triste dei «parametri zero», sembra tornata quella più allegra delle grandi spese, ma le squadre non si costruiscono vincendo gli scudetti d’estate, o facendo i dispetti alle concorrenti. Nel calcio l’equilibrio tra i reparti spesso è più importante del livello dei singoli. In questo senso bisogna interpretare l’arrivo di Bacca e Bertolacci, che saranno anche due seconde scelte ripensando a Jackson Martinez e Kondogbia, ma rimangono due ottimi giocatori. Il problema, quindi, è vedere chi avranno attorno, e soprattutto dietro, nel nuovo Milan di Mihajlovic, che ovviamente ha dato il suo consenso al loro arrivo. Facendo finta, con molta fantasia, che Bacca diventi il nuovo Van Basten e Bertolacci il nuovo Gullit, in attesa di Witsel che con altrettanta fantasia potrebbe trasformarsi nel nuovo Rijkaard, quali difensori copriranno le spalle ai nuovi acquisti arrivati o in arrivo? Quando Berlusconi e Galliani costruirono il primo grande Milan si

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concentrarono quasi esclusivamente su attaccanti e centrocampisti, prendendo anche Massaro e Donadoni oltre ai tre campioni olandesi, perché in difesa Liedholm aveva lasciato in eredità Tassotti, Galli, Baresi e Maldini, con Costacurta pronto a fare il salto tra i titolari. Adesso, invece, nessuno sforzo di fantasia può trasformare i difensori a disposizione di Mihajlovic in quelli diventati campioni d’Italia e d’Europa, prima con Sacchi e poi con Capello. E ciò che deve preoccupare in prospettiva è proprio il silenzio sulla rincorsa agli urgenti rinforzi per il reparto arretrato. Nella scorsa stagione la difesa del Milan ha fatto scena muta, incassando ben 50 gol in 38 partite di campionato, più del doppio rispetto ai 24 subiti dalla Juventus. E meno male che Diego Lopez è stato spesso il migliore in campo, rivelandosi l’acquisto più azzeccato, l’unico da salvare grazie al prezioso suggerimento dell’ex portiere rossonero Vecchi che lo aveva allenato nel Real Madrid di Ancelotti. Un’intera stagione non è bastata per trovare una coppia centrale affidabile, malgrado Inzaghi le abbia provate tutte, dalla A di Alex alla Z di Zapata, passando per Bonera, Rami, Mexes, Zaccardo e Paletta. Mentre la Juve che vince gli scudetti con la migliore difesa del campionato ha regalato anche il promettente Rugani ad Allegri e mentre l’Inter ha già cambiato tre quarti della sua difesa, traballante quanto quella del Milan, prendendo i vari Murillo, Miranda e Zukanovic, venerdì Mihajlovic ripartirà da Alex, Paletta e Zapata, ai quali dovrebbe aggiungersi Mexes. E se, come pare, fosse davvero così, sarebbe un passo avanti per il francese che strapperebbe un altro contratto (anche se ridotto) ma non per il Milan, ricordando i gravi limiti caratteriali del difensore, tra l’altro già oltre la soglia dei 33 anni. Ben vengano altri attaccanti e centrocampisti, ma se De Jong sarà l’unico incontrista dietro due punte e un trequartista, e soprattutto davanti a una difesa ballerina, non basteranno nemmeno il carisma e l’esperienza di Mihajlovic per tornare a respirare il profumo della Champions.

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MotoGP R Il difficile momento della rossa

MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Ducati, e il podio? «Niente panico, siamo giovani» 1 Ciabatti dopo 2 GP sotto tono: «La moto ha solo 4 mesi, sarebbe troppo bello essere già vincenti» Giovanni Zamagni

A

lla presentazione di febbraio, l’ingegnere Gigi Dall’Igna era stato chiaro: «L’obiettivo è vincere un GP». Sembrava un’esagerazione, ma dopo la prima gara — Andrea Dovizioso in pole position e secondo al traguardo a 0”174 da Rossi, Andrea Iannone terzo a 2”250 — pareva perfino un risultato riduttivo, con la GP15 competitiva oltre ogni aspettativa. Si è andati avanti così fino al Mugello, con prestazioni in linea rispetto a quelle della Yamaha e addirittura superiori a quelle della Honda. La conseguenza sono stati risultati da sogno, con Dovizioso tre volte secondo nei primi tre GP e con tre Ducati nelle prime due file al GP d’Italia: Iannone in pole, Dovizioso terzo, il collaudatore Michele Pirro sesto. «Diciamo che stiamo facendo più velocemente quello che ci eravamo proposti: dare ai nostri piloti una Ducati da podio. Ci manca solo qualcosa per giocarci la vittoria fino all’ultima curva: possiamo considerarci degli outsider di lusso», aveva detto soddisfatto l’amministratore delegato Claudio Domenicali dopo il secondo posto di Iannone dietro a Lorenzo. DIFFICOLTÀ Poi, però, sono iniziati i problemi e sia a Montmelò sia ad Assen i piloti Ducati hanno faticato oltre ogni aspettativa, con Iannone quarto in entrambe le occasioni, ma piuttosto staccato dal primo: 24”925 nel GP di Catalunya, 19”109 in Olanda. Risultati allarmanti, ma i piloti continuano a professare ottimismo. «Resto

fermamente convinto che la GP15 sia una moto competitiva e con un grande potenziale. Ci sono inevitabili problemi di gioventù, dobbiamo solo avere pazienza», è l’analisi di Iannone, ancora terzo nel Mondiale. «Se ripercorriamo il campionato, sembra che i nostri rivali abbiano migliorato più di noi nelle prime otto gare, ma la nostra situazione non è preoccupante, ci possono stare degli alti e bassi», ribadisce Dovizioso. Il forlivese non sembra nemmeno troppo turbato dai problemi tecnici: dopo il guaio nei primi giri a Jerez al controllo di trazione e la rottura della corona al Mugello, ad Assen è stato rallentato da un anomalo inconveniente alla parte posteriore della moto, con ripercussioni sulla guida. «Non siamo fragili, può capitare, in una MotoGP ci sono milioni di particolari. Dobbiamo rimanere tranquilli e continuare a lavorare come abbiamo fatto fino adesso», ribadisce Dovi, che al Montmelò è caduto mentre era in terza posizione. SOTTO CONTROLLO Rimane il fatto che negli ultimi due GP il risultato della GP15 sia stato nettamente inferiore alle aspettative, non solo in gara, ma anche in prova. Anche la Suzuki si è rivelata più efficace della Ducati. «Complessivamente — è l’analisi del responsabile del progetto MotoGP Paolo Ciabatti — continuo a pensare che dobbiamo essere soddisfatti di quanto abbiamo fatto finora: dopo aver rischiato di vincere la prima gara, un quarto posto può essere considerato deludente, ma non bisogna dimenticarsi contro chi stiamo lottando. È chiaro che non siamo contenti degli ultimi risultati, ma la situa-

Le Ducati di Andrea Iannone e Andrea Dovizioso durante il GP d’Olanda: il primo è finito 4O, il secondo 12O CIAM

zione è sotto controllo: sarebbe stato troppo bello lottare per la vittoria in ogni GP con una moto scesa in pista per la prima volta a febbraio».

NON C’È ALLARME AFFIDABILITÀ DOBBIAMO STAR TRANQUILLI E LAVORARE ANDREA DOVIZIOSO DUCATI NUMERO 4

RESTO CONVINTO CHE LA GP15 SIA DOTATA DI UN GRANDE POTENZIALE ANDREA IANNONE DUCATI NUMERO 29

TEST In Ducati si lavora senza sosta: da oggi a giovedì Pirro sarà in pista al Mugello per provare novità di telaio, motore ed elettronica. «Stiamo facendo di tutto per mettere i nostri piloti nella migliore condizione tecnica possibile e credo che al Sachsenring potremo partire più competitivi rispetto agli ultimi GP, dove abbiamo sofferto mancanza di grip e per qualche problema sull’anteriore». Insomma, anche secondo Ciabatti si tratta solo di «normali problemi di gioventù». Compresa la mancanza di affidabilità: «Il supporto sella che si è rotto sulla GP15 di Dovizioso fa parte degli inconvenienti che possono capitare a una moto che ha solo 4 mesi: dobbiamo restare sereni, avevamo messo in preventivo dei momenti difficili». L’obiettivo, quindi, non cambia: «Vincere un GP», conferma Ciabatti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Auto R f DOPO IL TRIONFO DI PIQUET JR. A LONDRA

IL COMPLEANNO

Una Formula da città per genitori e figli L’elettrico ha futuro L’

PROMOZIONE La Formula E, che ha assegnato domenica il primo titolo a Nelsinho Piquet, di strada però ne ha fatta. Alejandro Agag, il promoter, ha messo in macchina anche il sindaco di Londra Boris Johnson,

IL NUMERO UNO DELLA FIA

Todt: «Vorrei i GP europei alle 18»

Facetti 1o con l’Alfa 33 a Monza nel ‘74 COLOMBO

Facetti, fa 80 anni l’uomo simbolo dell’Alfa di Chiti

Umberto Zapelloni importante è non fare paragoni. La Formula 1 è una cosa, la Formula E un’altra, anche se in comune hanno quattro ruote e parecchi sponsor. Sir Richard Branson, l’uomo che con Virgin ha moltiplicato i suoi milioni, prevede che nel giro di 4-5 anni la Formula E avrà scavalcato come interesse la Formula 1. Jean Todt, il numero uno del motorsport mondiale, non lo prende a male parole soltanto per rispetto. Per il presidente della Fia «non si possono paragonare due mondi così diversi. La F.1 resterà il vertice dello sport, anche se dovrà darsi una svegliata, negli ultimi anni si è preoccupata troppo di aspetti marginali e non della sostanza. Tutti sanno che la Porsche ha vinto l’ultima 24 Ore di Le Mans, ma nessuno sa quanti cilindri aveva il suo motore. Beh in F.1 perdono mesi a discutere sul numero dei cilindri...».

TACCUINO

Pino Allievi

pista senza rischi per i timpani. Una Formula per famiglie. Serve per promuovere il motorsport tra i ragazzi e come banco di prova di una nuova tecnologia. E, secondo i promoter, sta anche per Emotion. E di emozioni ce ne sono state fino all’ultimo, anche se su una pista come quella di Londra i sorpassi sono rimasti merce rara. Come per ogni novità ci saranno dei ritocchi e dei miglioramenti da applicare. Ma se pensiamo che tutto è nato da zero e in pochi anni... Beh, la parte più difficile forse è passata. E forse anche per questo si mormora che la Cvc sia interessata al business elettrico...

arlo Facetti, uno dei piloti più versatili della storia dell’automobilismo, ha compiuto sabato 80 anni. Una lunga avventura che lo ha visto competere in ogni categoria, dalle monoposto alle auto a ruote coperte, ovvero le Turismo e GT con le quali ha ottenuto una valanga di affermazioni e titoli italiani. Collaudatore e uomo simbolo dell’Alfa Romeo degli anni di Carlo Chiti, ha gareggiato con l’Alfa 33 nel Mondiale Sport Prototipi (a Le Mans ha pure vinto la classe nel 1980 con una Lancia), dopo le esperienze in monoposto dalla F.3 sino alla F.1 (un tentativo di qualifica, andato male, a Monza). Innumerevoli le vittorie nell’Europeo Turismo, titolo compreso, insieme con Martino Finotto, scomparso un anno fa, col quale poi ha dato vita alla Carma che ha prodotto motori da corsa che lo stesso Facetti ha progettato e costruito. Salvo poi diventare l’uomo ombra dei successi della scuderia svizzera di Loris Kessel nelle gare iridate (e non) Gt. Figlio d’arte (il padre fu meccanico di Ascari e Villoresi), pure il fratello (Giuliano) e la sorella (Rosadele) hanno preso parte a importanti competizioni.

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C’era tanta gente lungo il tracciato a Battersea Park per la Formula E AP

quello che una volta qualcuno scambiò per Becker. Una bella promozione. Come tutti quei banchieri della City con pargoli al seguito che si sono visti a Battersea Park in questi giorni. BIMBI Il mondo elettrico ha un suo fascino, anche se per completare un GP bisogna ancora cambiare macchina (problema di durata delle batterie) a metà gara. Si gareggia nel centro di città come Pechino, Miami, Mosca, Buenos Aires, Punta del Este, Long Beach e Londra e l’anno prossimo arriveranno Parigi e Città del Messico. Si corre facendo meno rumore degli uccellini del parco. I bambini possono stare a un metro dalla

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● Jean Todt mette in riga Bernie Ecclestone e lancia l’idea dei GP al tardo pomeriggio. «Se Ecclestone ha delle critiche da fare alla F.1, bisogna discuterne internamente e non renderle pubbliche», ha detto il presidente Fia ad «Autosport» riferendosi ad alcune dichiarazioni del patron, che ha definito gli attuali motori V6 da 1,6 litri come «un prodotto di merda». «Se chiedete il mio parere, in estate, in Europa, piuttosto che all’una o alle due, preferirei avere le gare alle sei del pomeriggio. Così la gente può andare al mare e tornare a casa per vederle».

INAUGURAZIONE MUSEO DI ARESE

Maroni: «La Ferrari aiuterà Monza» ● Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, ha inaugurato ieri il Museo dell’Alfa Romeo di Arese, annunciando: «Abbiamo raccolto oltre 1700 firme in un giorno e mezzo in difesa della Formula 1 a Monza. A Sergio Marchionne ho chiesto l’impegno della Ferrari a favore del GP e lui mi ha garantito che ci sarà».

ABARTH 695 DA 215 CV ESORDIO DA APPLAUSI Brillante il debutto nel tricolore della Abarth 695 Assetto Corse Endurance domenica a Imola: Bertolini (sopra) ha chiuso 2o di classe. Il motore è il T-Jet di serie portato a 215 Cv


MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

A TU PER TU CON...

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CONTENUTO PREMIUM

Il giudice Agostini «ROSSI E MARQUEZ COLPEVOLI» L’INTERVISTA di PAOLO IANIERI

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i era già stato e sapeva che cosa aspettarsi. Ma era curioso di vedere come Valentino Rossi avrebbe vissuto la sua prima volta al Goodwood Festival of Speed. «E secondo me si è divertito parecchio», racconta Giacomo Agostini, un veterano della celebrazione che dal 1993 si tiene ogni fine giugno nella spettacolare tenuta del conte Charles March. «L’ho portato un paio di volte sulla collina, abbiamo incontrato tantissima gente. Alla fine eran tutti lì, Jackie Stewart, Stirling Moss, John Surtees, Phil Read e tanti altri, è stato bello incontrarsi. E poi la scenografia è spettacolare, solo domenica ci saranno state centomila persone. Una cosa che, se la provi a fare da noi, non ci riesci. Spendono per farla, sia chiaro. Ma incassano anche. Alla cena di gala del sabato c’erano oltre mille persone. Eppoi il concerto, i fuochi d’artificio. Goodwood è qualcosa di unico». Parla e racconta, Ago, ma sa già dove il discorso andrà a parare. Basta chiedergli un generico «ma l’ha vista sabato la gara?», che il 15 volte campione del mondo è già partito. «Certo, Valentino è stato bravissimo. E so già qual è la domanda che vuol farmi». Ok allora come giudica quel duello all’ultima curva? «Che tu, Valentino, non puoi tagliare la chicane. Ma, al tempo stesso, tu Marc non mi puoi venire addosso». Quindi chi ha ragione? «Io che sono la Direzione gara in una situazione del genere do l’arrivo prima dell’ultima curva. Perché se guardiamo a quello che è successo hanno sbagliato tutti e due e allora in quel modo io decido che chi era davanti in quel momento ha vinto. E quindi in questo caso Valentino».

Per la Direzione gara, Valentino non poteva fare altro. «Sia chiaro, Rossi non ha rubato. Però dovevano dire che una manovra così non poteva farla. Ma siccome è stato buttato fuori da Marquez, o penalizzi tutti e due per la... “cazzata” che hanno fatto, e quindi dai la vittoria al terzo al traguardo (Lorenzo; n.d.r.), che però non ha fatto niente per meritarsela, oppure decidi l’arrivo in base alla posizione all’ultima curva. E rivince Valentino». Marquez adesso ha scoperto cosa significa prendersela con Rossi. «Marc a me ha sempre detto che Valentino è Valentino. Che per inciso sabato ha guidato al 110 per cento, avesse mollato appena, sapeva che alle sue spalle c’era quell’osso duro…». Valentino Rossi, 36 anni, con Giacomo Agostini, 73, domenica al Festival di Goodwood dove si sono riuniti tutti i miti del motorismo sportivo MILAGRO

Il rapporto tra i due è destinato a peggiorare? «Amicizia tra piloti non ce ne può essere, perché tutti vogliono quella torta, e se la vinco io, la perdi tu. Non c’è mai stata amicizia in questo sport. Il rispetto sì, quello è importante, ma finisce lì. Ha mai visto i piloti uscire a cena assieme, andare a divertirsi? Valentino e Lorenzo li vedi assieme se devono fare qualcosa di ufficiale, altrimenti ognuno per la sua strada. Anche ai miei tempi era così, non è che Agostini andasse a cena con Hailwood. Anzi sì, ogni tanto ci andavamo». Senta, ma a questo punto Rossi il Mondiale lo può conquistare? «Vincendo ad Assen, Valentino è tornato ad allungare su Lorenzo. E 10 punti di distacco da un Vale così hanno un grande peso. Non trascuro che questa gara possa aver dato un indirizzo al campionato e che lui in questo momento sia in una posizione di vantaggio rispetto agli altri. Però il campionato è lungo e Valentino per primo sa che non sarà facile. Certo, però, che se continua a guidare così…». © RIPRODUZIONE RISERVATA

IANNONE: «MARC STIA PIÙ CALMO» Andrea Iannone, ospite a Virgin Radio, è tornato sul contatto Rossi-Marquez (nella foto sopra): «Marc ha provato a vincere, ma non ci è riuscito neanche così. La prossima volta deve stare più calmo con queste carenate che dà sempre a tutti» IPP

«VALE AD ASSEN NON POTEVA FARE QUEL TAGLIO PERÒ MARC LO HA BUTTATO FUORI. DOVEVANO CONGELARE IL RISULTATO ALL’ULTIMA CURVA O...»


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Ciclismo R Sabato da Utrecht scatta la 102a edizione

MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Tour, quei nove giorni da incubo 1Che inizio: vento, mare, Muro di Huy, pavé e cronosquadre in salita. Chiude l’Alpe d’Huez 1

IL PERCORSO SOLO 42 KM A CRONOMETRO, IN DUE PROVE 21 tappe, 3360 km A Plateau de Beille vinse Pantani 1998

OLANDA 1

UTRECHT

PARTENZA

Il 102° Tour de France scatterà sabato da Utrecht, Olanda, per terminare il 26 a Parigi dopo 21 tappe e 3360 km. Al via, 198 corridori e 22 squadre: unica italiana la Lampre-Merida.

ZÉLANDE 2 Anversa BELGIO

Seraing

Arras Abbeville

3 HUY

4 CAMBRAI 5 AMIENS

LE HAVRE 6 Livarot

FOUGÈRES MÛR DE 8 BRETAGNE

1a sabato 4/7 Utrecht-Utrecht, cronometro individuale di 13,8 km 2a domenica 5/7 Utrecht-Zélande 166 3a 6/7 Anversa-Muro di Huy 159,5 km e arrivo in salita 4a 7/7 Seraing-Cambrai 223,5 km 5a 8/7 Arras-Amiens Métropole 189,5 6a 9/7 Abbeville-Le Havre 191,5 km 7a 10/7 Livarot-Fougères 190,5 km 8a 11/7 Rennes-Mur de Bretagne 181,5 km e arrivo in salita 9a 12/7 Vannes-Plumelec 28 km

ARRIVO

7

Rennes 9 PLUMELEC

PARIGI Campi Elisi

Sevres

DE-MAURIENNE

Riposo e partenza Arrivo e riposo

19 LA TOUSSUIRE

VALENCE 15

Cronometro

20

RODEZ 13

14

Muret Pau Tarbes Lannemezan LA PIERRESAINT-MARTIN

Modane

Bourg-de-Péage

Arrivo e partenza

GAP 16

MENDE

17

ALPE-D’HUEZ PRA-LOUP

DigneLes-Bains

10 11

CAUTERETS

12

PLATEAU DE BEILLE

MARTEDÌ 21, GIORNO DI RIPOSO 17a 22/7 Digne les Bain-Pra Loup 161 km e arrivo in salita 18a 23/7 Gap-Saint Jean de Maurienne 186,5 km 19a 24/7 Saint Jean de MaurienneLa Toussuire 138 km e arrivo in salita 20a 25/7 Modane Valfrejus-Alpe d'Huez 110,5 km e arrivo in salita 21a 26/7 Parigi-Campi Elisi 109,5 km GDS

Luca Gialanella

L’

ultima doppietta Giro-Tour risale a Marco Pantani, 1998. Ed è l’obiettivo di Alberto Contador, cresciuto con il Pirata come idolo. L’unica doppietta consecutiva di un italiano è di Ottavio Bottecchia: 1924 e 1925. Ed è l’obiettivo di Vincenzo Nibali. Mai un colombiano ha vinto la Grande Boucle, ed è l’obiettivo di Nairo Quintana, lo scalatore più forte. Da due anni il Team Sky non vince più una grande corsa a tappe, e sembra quasi un’eresia: tanto basta a Chris Froome per voler cancellarla. MUSICA Sul palcoscenico del Tour 2015 salgono i Fab Four dei grandi giri. Il numero 1 ce l’abbiamo noi italiani, Lo Squalo di Messina. E il percorso è stato disegnato apposta per scatenare la battaglia. Romain Bardet, una delle grandi speranze del ciclismo francese, ha detto: «I primi nove giorni saranno un mattatoio». Sabato si

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10a 14/7 Tarbes-La Pierre Saint Martin 167 km e arrivo in salita 11a 15/7 Pau-Cauterets 188 km 12a 16/7 Lannemezan-Plateau de Beille 195 km e arrivo in salita 13a 17/7 Muret-Rodez 198,5 km 14a 18/7 Rodez-Mende 178,5 km 15a 19/7 Mende-Valence 183 km 16a 20/7 Bourg de Péage-Gap 201 km

18 SAINT-JEAN-

F R A N C I A

ARRIVO

Arrivo in salita

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LUNEDÌ 13, GIORNO DI RIPOSO

Vannes LEGENDA Partenza

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parte per la sesta volta dall’Olanda: Utrecht, la città di Marco Van Basten. Cronometro di 13,8 km con non meno di 20 curve. Il sogno di Adriano Malori. E poi? Si entra nel frullatore.

● 1. Dune, sabbia, Mare del Nord e vento nella 2a tappa, con arrivo sulla diga di Zelande: qui è passato il Giro 2011 BETTINI ● 2. Il Muro di Huy, 3a tappa BETTINI ● 3. La salita più famosa: l’Alpe d’Huez, 13 km all’8.1% BETTINI ● 4. Tour 2014, Nibali in giallo scatenato sul pavé ACTION IMAGES

ti temporali. Sette settori, di cui sei inseriti nella Roubaix: 13,3 km. Ci sono le pietre in salita di Saint-Python, c’è quello finale di Carnieres, che la Roubaix non fa, paragonato alle montagne russe, con due tratti che tirano alTECNICA Al secondo giorno si col’insù. Insomma, una tappa più LA CHIAVE steggia il Mare del Nord e si arriva dura di quella che Nibali, in maa Zelande, su una diga: potrebbe glia gialla, trasformò in un terribianche piovere. Negli ultimi 70 km le terreno di sfida. Domani Contasolo vento e mare. Il Giro 2011 ci dor e la sua Tinkoff andranno di passò nella tappa di Middelburg, nuovo a provarla. quella vinta dal povero Weylandt. Il quinto giorno, Amiens potrebbe Il terzo giorno il traguardo è in Italiani al via, 1 in meno essere un momento di pausa, poi Belgio: da Anversa, la città dei del 2014: ci sono Nibali, Le Havre: oltre 100 km a bordo mare, con il vento di lato, ventadiamanti, al Muro di Huy, uno dei gli, cadute, tensione. Poi arriva la luoghi mitici del ciclismo: 1,3 km Scarponi, Pozzato, Basso, Trentin, Malori, Bretagna, con quel Muro (2 km al al 9,6% medio, punte del 20%, Tosatto e Bennati 9,6% e punte del 18%) dopo stradove si conclude la Freccia Vallode strette, e infine il nono giorno ne. E la battaglia comincerà sulle tre côte che l’anticipano: qui ci fu il primo scatto la cronosquadre di Plumelec: 28 km che si condi Nibali della stagione. Il quarto giorno, come cluderanno in salita (1,7 km al 6,2%). Percorso nel 2014, è dedicato al pavé. Bagnato, annuncia- molto impegnativo, che può provocare distacchi

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sensibili. Il primo riposo sarà una benedizione. Che cosa succederà in quei nove giorni? Nibali sa che qui può mettere alle corde sia Froome sia Quintana, e infatti ha scelto un gruppo solidissimo di uomini da nord. Il britannico si è circondato di passisti da classiche come Thomas, Stannard e Rowe per sopravvivere all’incubo che gli costò il ritiro nel 2014. Quintana è più scaltro, ma meno esperto, mentre Contador proverà a inventare qualcosa ispirato dalle sue «guardie»: Tosatto e Bennati, maestri di ventagli. SALITE Poi dopo il riposo subito le salite, che Quintana aspetta come casa sua. La tripletta dei Pirenei, Aspin e Tourmalet, Plateau de Beille, quindi le Alpi: il Col d’Allos, dove Thevenet mise in crisi Merckx nel 1975, e la sua discesa, forse la più difficile della corsa. Poi le due tappe più dure, La Toussuire (dopo la Croix de Fer) e L’Alpe d’Huez, cortissime: 138 e 110 km, quest’ultima con metà del tracciato in salita. Auguri. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LE PAGELLE DEL C.T.

Cassani giudica le supersquadre «Sky la più forte Astana d’assalto» 1Annunciati i 9 titolari: scelte e filosofie opposte. «La Movistar fa paura perché ha un blocco fortissimo per la pianura»

TEAM SKY

MOVISTAR

TEAM ASTANA

TINKOFF-SAXO

GRAN BRETAGNA

SPAGNA

KAZAKISTAN

RUSSIA

9

8,5

8,5

8

«Froome si gioca tutto in salita»

«Crono a Plumelec Quintana stupirà»

«Nibali e i passisti per pavé e vento»

«Contador punta sugli amici»

«E’ questa la squadra più forte perché ci sono corridori, come Thomas, Roche, Poels e Kennaugh, utilissimi in pianura e in media montagna. In ogni caso, Froome si giocherà il Tour in salita, e ha voluto Porte e König: quando si resterà in 15, loro ci saranno»

«Quintana è lo scalatore più forte del Tour, e in salita non avrà tanto bisogno di aiuto. La Movistar è stata costruita per difenderlo in pianura e stupire nella cronosquadre di Plumelec, che può vincere. Valverde, Malori, Dowsett (ex recordman dell’ora) e Castroviejo valgono tanto»

«Del Giro c’è solo Kangert. Nibali ha voluto nell’Astana un gruppo fortissimo sul passo: Gruzdev, Boom, Westra, Taaramae, Grivko, per sfruttare al meglio la prima settimana. E trasformare i pericoli del percorso (e i punti deboli di Quintana e Froome) in vantaggio per sé»

«Mi incuriosisce la scelta della Tinkoff, esattamente all’opposto degli altri team: Contador ha portato 5 reduci del Giro, e ha puntato più sull’esperienza (anche fuori corsa) del suo gruppo che sulle forze fresche. Come dire: io il Giro l’ho vinto, tocca a voi, non devo fare io la corsa»

● FROOME (GB) ● THOMAS (GB) ● STANNARD (GB) ● ROWE (GB) ● PORTE (AUS) ● KONIG (REP. CECA) ● ROCHE (IRL) ● POELS (OLA) ● KENNAUGH (GB)

● QUINTANA (COL) ● VALVERDE ● DOWSETT (GB) ● ERVITI (SPA) ● IZAGIRRE (SPA) ● CASTROVIEJO (SPA) ● HERRADA (SPA) ● ANACONA (COL) ● MALORI (ITA)

● NIBALI (ITA) ● BOOM (OLA) ● SCARPONI (ITA) ● GRIVKO (UCR) ● GRUZDEV (KAZ) ● WESTRA (OLA) ● KANGERT (EST) ● FUGLSANG (DAN) ● TAARAMAE (EST)

● CONTADOR (SPA) ● KREUZIGER (REP. CECA) ● SAGAN (SLK) ● BASSO (ITA) ● TOSATTO (ITA) ● MAJKA (POL) ● ROGERS (AUS) ● BENNATI (ITA) ● VALGREN (DAN)


Atletica R Dopo i Trials Usa

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Gatlin: si può esplodere a 33 anni? 1Il 19”57 sui 200 sbalordisce. Frinolli: «O prima si sottovalutava o c’è qualcosa di strano» Andrea Buongiovanni

Dopo lo stop tornò a 20”63

S

ubito dopo l’arrivo della finale dei 200 si è girato verso il display del cronometro e lo ha indicato, così che tutti (i 10.746 dell’Hayward Field e i tanti davanti a uno schermo) cogliessero appieno il senso dell’impresa: 19”57, un tempo che — ottenuto con un modesto 0.4 m/s di vento a favore — lo inserisce al quinto posto della lista mondiale alltime. Là dove, col 9”74 di maggio, già si collocava in quella dei 100. Sbalorditivo, soprattutto per l’impressione di potenza destata. La volata che domenica, nel primo pomeriggio di Eugene, quasi allo scoccare della mezzanotte italiana, ha di fatto concluso i campionati statunitensi validi quali Trials per i Mondiali di Pechino, ha definitivamente consacrato Justin Gatlin, il controverso Justin Gatlin. Nell’occasione capace anche di limare il primato della rassegna (19”62) firmato da Tyson Gay nel 2007. Meglio di lui, nella storia della specialità, han fatto solo i giamaicani Usain Bolt (sei volte, con la punta del record del mondo di 19”19) e Yohan Blake (tre, con un personale di 19”26), nonché i connazionali Michael Johnson (un 19”32) e Walter Dix (un 19”53). L’ultimo ad andare più forte era stato Blake, che al meeting di Bruxelles del settembre 2012, corse in 19”54.

2004 Ad Atene Gatlin è oro olimpico sui 100, bronzo sui 200 e argento con la 4x100. In quella stagione ha 9”85 e 20”01 come personali

Justin Gatlin, 33 anni. Il 12 maggio 2006 a Doha corse i 100 in 9”77, primato mondiale eguagliato, poi cancellato per la seconda squalifica per doping AFP

100-200 IN UN ANNO: PRIMO È BOLT (si.g.) Nella classifica delle migliori accoppiate sui 100 e 200 nello stesso anno, Justin Gatlin

I DUBBI «Sono stravolto — ha detto felice dopo il traguardo — non avevo mai spinto il mio fisico a questi limiti, ma ho voluto tirare fino in fondo per chiarire come stanno le cose. Tecnicamente credo di aver interpretato il 200 più completo della mia carriera. In molti mi chiedevano di dare il massimo,

RIl 5° tempo all time e un messaggio: «Stravolto, ma ho tirato per mettere in chiaro le cose»

RIl tecnico dei

velocisti azzurri: «Frequenze altissime, non so come sia possibile»

sale coi risultati di questa stagione al quarto posto. Questa la graduatoria (tabella Iaaf). ATLETA

ANNO

100

200

1. BOLT (Giam)

2009

9”58 (1356)

19”19 (1351)

2707

2. BLAKE (Giam)

2012

9”69 (1316)

19”54 (1293)

2609

3. GAY (Usa)

2009

9”69 (1316)

19”58 (1287)

2603

4. GATLIN (Usa)

2015

9”74 (1298)

19”57 (1289)

2587

5. FREDERICKS (Nam)

1996

9”86 (1255)

19”68 (1271)

2526

6. POWELL (Giam)

2006

9”77 (1287)

19”90 (1236)

2523

così ho fatto e il bello è che ho ancora margini di miglioramento. Intanto è un onore essere nella schiera dei più veloci di sempre». Una partenza da urlo, una splendida accelerazione in curva, solo un lieve sbandamento all’ingresso in rettilineo e poi un finale da capogiro. Gli avversari sono finiti lontano: il compagno di allenamenti Isiah Young (secondo con 19”93), olimpico a Londra 2012, a circa tre metri, il redivivo Wallace Spearmon (terzo con 20”10) a circa cinque. Nessuno pare poterlo impensierire. Justin, oggi — imbattuto dal settembre

Punti

2013, quando Bolt lo precedette nei 100 dello stesso meeting di Bruxelles nell’ultima sfida diretta — vanta le due migliori prestazioni mondiali stagionali sia sui 100, sia sui 200. E i dubbi degli scettici aumentano. Com’è possibile che uno sprinter, con alle spalle un doppio stop per doping (il secondo di quattro anni, tra il 2006 e il 2010, per positività al testosterone), raggiunga i migliori risultati della sua vita a 33 anni? L’ESPERTO Giorgio Frinolli, semifinalista olimpico nei 400 hs a Sydney 2000 e poi allenatore,

è il referente tecnico della velocità azzurra. «Non credo agli effetti del doping a lungo termine — dice il figlio dell’ex c.t Roberto, nella sua stessa specialità oro europeo a Budapest 1966 e della nuotatrice Daniela Beneck — perché nella stragrande maggioranza dei casi, da Ben Johnson in giù, chi è tornato dopo una squalifica, è andato più piano di prima. Lo stesso Justin, nel 2010, suo primo anno post sospensione, non era certo un fulmine assoluto». Gatlin, in quella stagione, fece 10”09 nei 100 e 20”63 neo 200. «Il fatto che ora vada forte come mai — sostiene il 44enne romano — è molto particolare. Mi impressiona l’esplosività con cui esce dai blocchi, la dimostrazione di super potenza in tempi brevissimi. Esprime nettamente più forza di chiunque altro. Rispetto alla carriera precedente alla squalifica, a discapito dell’ampiezza, mantiene frequenze più alte e mi domando come sia possibile, visto che le frequenze sono “figlie” del sistema nervoso, insieme di organi la cui funzionalità, negli anni, dovrebbe via via diminui-

2010 Dopo i quattro anni di stop scontati per la seconda squalifica-doping, rientra in agosto: 10”09 sui 100 e 20”63 sui 200 i personali stagionali

re». La sintesi è chiara: «Non ho certezze — dice Frinolli — ma la situazione fa riflettere. O ha ingenuamente “perso del tempo” prima, sottovalutando le proprie qualità e dopandosi quando non ne avrebbe avuto bisogno, o c’è qualcosa di strano adesso». IL FUTURO Resta che Gatlin, in attesa che gli studiosi in materia, attualmente divisi, si esprimano con certezza sull’argomento, viaggia verso Pechino col vento in poppa. Con Bolt mai apparso così vulnerabile, in Cina sarà l’uomo da battere nei 100 (per partecipare sfrutterà la wild card conquistata vincendo la Diamond League 2014), nei 200 e anche con la 4x100. Intanto è atteso in Europa. Accantonati i 200 fino ai Mondiali, si concentrerà sui 100. A cominciare dal meeting ungherese di Szekesfehervar di martedì 7 luglio a da quello svizzero di Losanna di due giorni dopo, dove troverà Tyson Gay e Asafa Powell. «Valgo meno di 9”70» spara. Non ce ne sarà per nessuno.

2015 Già in cima alle liste stagionali di 100 e 200 nel 2014 con 9”77 e 19”68, quest’anno Gatlin è ai vertici delle due specialità con 9”74 e 19”57.

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LA GUIDA

LA GUIDA

Craddock, gran triplo a 17.53. Suhr nell’asta tocca i 4.82. Nei 110 hs Oliver vince in 13”04

Giamaica ventosa: Ashmeade, 200 in 20”36 Trinidad, Walcott a 84.84 nel giavellotto

A Eugene, nelle ultime gare di domenica, dopo anche il 17.53 (+1.0) della novità Omar Craddock nel triplo e il 4.82 di Jennifer Suhr nell’asta, miglior prestazione mondiale stagionale, David Oliver, iridato uscente, ha vinto i 110 hs in un eccellente 13”04 (+0.4). Con quattro uomini ammessi, Jeff Porter, quinto, è escluso da Pechino per 5/1000. Uomini. 110 hs (+0.4): 1. Oliver 13”04; 2. Ash 13”13; 3. A. Merritt 13”19; 4. Harris 13”25; 5. Porter 13”25; 6. Richardson 13”31. Donne. 1500: 1. Simpson 4’14”86; 2. Rowbury 4’14”99; 3. Gallagher 4’15”81.

(si.g.) Il vento contrario condiziona l’ultima giornata dei Trials giamaicani a Kingston: i titoli dei 200 vanno rispettivamente a Nickel Ashmeade (20”36/-2.6) e a Elaine Thompson (22”51/-2.4), con promosse ai Mondiali di Pechino anche le veterane Sherone Simpson e, come già era successo nei 100, Veronica Campbell. Ai Trials di Trinidad e Tobago, l’olimpionico di Londra 2012 Keshorn Walcott, raggiunge gli 84.84 nel giavellotto. A Kingston (Giam). Uomini. 200 (2.6): 1. Ashmeade 20”36; 2. Weir 20”39; 3. Forte 20”51; 4. Tracey 20”66. 400: 1. Francis 44”70; 2. R. McDonald 44”73; 3. Matthews 45”24; Steele 45”25. Donne. 200 (-2.4): 1. E. Thompson 22”51; 2. Simpson 22”77; 3. Campbell 23”02; 4. Dacey 23”05. 400: 1. Day 50”16; 2. S. Jackson 50”31; 3. McPherson 50”49. 100 hs (-1.1): 1. D. Williams 12”71; 2. S. Williams 12”84; 3.

EUROPEI JUNIORES: BALDINI NE CONVOCA 74 Diramati ieri dal tecnico delle nazionali giovanili Stefano Baldini i convocati per gli Europei juniores di Eskilstuna (Sve, 16-19/7), per i Mondiali cadetti di Cali (Col, 15-19/7) e per l’European Youth Olympic Festival di Tbilisi (Geo, 26/7-

1/8). Tra i 74 juniores (34 uomini e 40 donne) che andranno in Svezia c’è anche Yema Crippa, oro agli ultimi Europei juniores di cross. Trentasei gli allievi in partenza per il Sudamerica (15 uomini e 21 donne), 24 cadetti per la Georgia (14 uomini, 10 donne). REGIONALI (si.g.) A Caprino Veronese, 6.39 in lungo di Martina Lorenzetto. Completamento campionati regionali. A Biella. Uomini. 800: El Kabbouri 1’49”18. Asta Capello (j) 5.00. A Busto Arsizio (Va). Uomini. 800: Seck (Sen) 1’48”67. Donne. 200 (+0.1): Bonfanti 24”24. 400 hs: Verderio (a) 59”22. Lungo: La Tella 6.05 (-0.4). Disco: Capoferri 52.86. Marcia 5000: Trapletti 22’13”83. A Caprino (Vr). Donne. Lungo: Lorenzetto 6.39 (+1.6). A Gorizia. Donne. 400 hs: Ila. Vitale 58”86. A Rieti. Donne. Disco: 2. Strumillo 54.41. A Napoli. Marcia 10.000: Fortunato 42’11”56. A Messina. Uomini. 200 (+1.0): Ragunì 21”21.

FAVOLA MONTANO: NEL 2014 CORSE INCINTA, ORA È PRIMA SUGLI 800 Alysia Montano, un anno fa, ai campionati nazionali, fece scalpore, correndo la batteria degli 800 in 2’32”13 incinta di sette mesi e mezzo. Domenica, con 1’59”15, ha vinto il titolo di specialità per la sesta volta. Festeggiando, sul podio, con in braccio la piccola Linnea...

Laing 12”89. Triplo: 1. K. Williams 14.34 (+1.9). A Port of Spain (Tri). Uomini. 200 (+1.7): Greaux 20”42. Donne. Peso: Borel 18.46. A Nassau (Bah). Uomini. 200 (0.0): Hart 20”45. Alto: Ingraham 2.28; Barry 2.28; Thomas 2.28. Donne 200: Strachan 22”84.

Keshorn Walcott, 22 anni REUTERS


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Tennis R Wimbledon

PILLOLE Djokovic ok all’esordio Pennetta e Vinci: crolli Luca Marianantoni

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opo 3 settimane trascorse nel doloroso ricordo della finale persa al Roland Garros, Novak Djokovic è tornato al tennis giocato superando con un tiplice 6-4 il pericoloso Philipp Kohlschreiber. «Penso di aver giocato molto bene contro un avversario che sull’erba sa esprimere un tennis di qualità. La sconfitta di Parigi mi ha reso ancora più forte e determinato, e oggi ne ho avuto la conferma». HAAS Giorno decisamente indimenticabile per Tommy Haas, numero 861 del mondo, tornato al tennis da 3 settimane dopo l’ennesimo stop per infortunio durato 12 mesi. Il tedesco, a 37 anni e 2 mesi, ha battuto in 4 set il serbo Dusan Lajovic, sfiorando il record di Jimmy Connors che nel 1991 aveva passato due turni a Wimbledon battendo Aaron Krickstein a 38 anni e 9 mesi. «E’ una grande gioia dimostrare a me stesso di essere in grado di esprimermi a questi livelli». WILLIAMS SISTERS Avanti Venus Williams, cinque volte regina a Wimbledon (come la sorella), che ha rifilato un

Sara Errani, 28 anni, finalista al Roland Garros 2012 LAPRESSE

Bolelli con Nishikori sfiora la rivincita Errani, il derby è tuo 1Il bolognese perde al 5° set: «Devo essere più concreto». Schiavone k.o. con Sara: «Il mio futuro sarà con i giovani»

Riccardo Crivelli

luso prima di sbattere contro la realtà.

INVIATO A LONDRA

A

Flavia Pennetta, 33 anni ACTION

doppio 6-0 alla connazionale Madison Brengle. Per Venere è il sesto 6-0 6-0 della carriera. E’ la vittoria numero 74 a Wimbledon per Venus, una in più di quelle di Serena che ha aperto le danze sul campo n° 1 recuperando un break di svantaggio alla russa Margarita Garparyan. ACEMAN Ha esordito a forza di ace John Isner, l’eroe che nel 2010 vinse un match in 11 ore e 5 minuti contro Nicolas Mahut. Il bombardiere di Greensboro ha distrutto il giapponese Go Soeda sotto 38 ace piazzati in appena 16 turni di battuta; come a dire partire in ogni game qualche volta da 30-0 e qualche volta da 40-0. AZZURRE KO Giornata da dimenticare per le pugliesi Flavia Pennetta e Roberta Vinci: la brindisina ha ceduto alla distanza alla kazaka Zarina Diyas, la tarantina invece si è sciolta da subito contro la serba Aleksandra Krunic. «Sapevo che era una giocatrice tosta - ha detto Flavia molto ordinata, con un tennis pulito e preciso. Mi sono brekkata da sola ad inizio di terzo set commettendo, 3 doppi falli e poi mi sono deconcentrata». Delusa anche Roberta Vinci: «Ho giocato male, non sono mai stata aggressiva, molto bloccata di testa e di gambe». © RIPRODUZIONE RISERVATA

ncora una volta lì, a un passo dal crac che ti cambia la settimana e magari la carriera. Ancora una volta lì, a sentir parlare di una bella sconfitta mentre è un altro a far festa. Vince Nishikori, come un anno fa, e a Bolelli restano solo gli applausi che si devono a chi ci ha creduto, sperato e si è perfino il-

BREAK DECISIVI Cinque set, di nuovo, dodici mesi dopo. Solo che stavolta il figlio del Sol Levante diventato tennista partendo per la Florida a 13 anni con la valigia carica soltanto di tanta voglia di farcela e due parole di inglese (thank you) nel vocabolario è il quinto giocatore del mondo, uno Slam contender, come lo definiscono da queste par-

ti e batterlo avrebbe il sapore dell’impresa, il gusto di un gesto sportivo straordinario e finalmente adeguato al talento del bolognese, fermato da troppi infortuni e talvolta anche dai modi fin troppo da bravo ragazzo, quando invece servirebbero i denti da squalo. E i due break che sostanzialmente indirizzano e decidono la sfida ne sono la rappresentazione più plastica: nell’ottavo game del primo set, sotto 4-3, Simo è avanti 40-0,

ma offre due gratuiti e finisce per immolarsi a un favoloso passante di rovescio in corsa del nipponico; nel quarto gioco del quinto set, dopo aver riequilibrato la sfida con una feroce applicazione al servizio e la costante aggressione da fondo con il dritto, il numero 56 del mondo su una delicatissima palla del 3-1 per l’altro gli spara addosso un dritto che chiederebbe soltanto di essere spinto delicatamente all’angolo opposto, a

BATTUTO 11-9 AL 5° SET

L’

eco dell’ultimo «c’mon» si spegne dopo 4 ore intensissime di sudore e sangue, in quel clima da battaglia che Lleyton Hewitt, l’ultimo dei mohicani in un tennis ormai popolato solo da artiglieri, Federer a parte, ha sempre considerato il mare ideale in cui sguazzare con la sua inestinguibile carica agonistica. Finisce qui per «Rusty», il biondo di Adelaide senza un colpo che spaccasse ma con cuore e gambe infiniti, capace di infilarsi nell’interregno tra Sampras e il Divino Roger per prendersi due Slam (Us Open 2001 e Wimbledon 2002) e il numero uno del mondo. GUERRIERO Certo, Il copione ideale prevedeva un 2° turno contro Djokovic con l’onore del Centrale, per salutare per l’ultima volta i prati dell’antica glo-

MIGLIORAMENTI Sipario. E con quanti rimpianti, accidenti. Da lì, Nishikori è una sentenza in battuta e non si concederà più rischi, ribadendo la vittoria dell’anno scorso pur con l’incognita della solita tibia sinistra menomata, che richiede l’intervento medico. Simone, se mastica amaro, almeno non lo dà a vedere: «La partita si è decisa su pochi punti, sicuramente quei due break hanno inciso molto. Rispetto a un anno fa, lui è migliorato ancora, è più rapido da fondo, gioca di più con i piedi sulla riga e con il rovescio non ti dà angoli». Ma anche Simone è cresciuto, tanto da rimanergli vicinissimo per più di tre ore, e la stagione della rinascita ora avrebbe solo bisogno di un po’ di buona sorte: «Non è stato un sorteggio fortunato, ma non penso di essere in credito con il destino. Per vincere partite come queste devo essere più concreto nella risposta, con i primi del mondo devi trovare il modo di farli giocare di più. Verrà la settimana in cui riuscirò finalmente a mettere insieme quattro o cinque grandi match, so di valere di più della mia classifica».

DAVIS: LETTERA APERTA

Spagna: 44 tennisti contro la federazione

Nieminen nega l’ultimo ruggito al leone Hewitt LONDRA

campo aperto, perché la ribattuta sghemba che ne esce sorprende Bolelli e gli incolla la volée alla racchetta.

ria. Non ci sarà più, infatti, un viaggio a Church Road per Lleyton, battuto ma non sconfitto (11-9 al 5°) dall’altro veteranissimo Nieminen, pure lui sui passi del ritiro: l’australiano giocherà ancora fino a Melbourne, chiudendo nello Slam di casa una carriera costruita sull’esaltazione spinta all’estremo dello spirito da combattente, così da andare ben oltre i limiti tecnici e fisici. Come ebbe a dire Roy Emerson, suo grande connazionale, Hewitt ha sempre giocato ogni punto come se andasse alla Seconda Guerra Mondiale. ANGELO E DEMONE Per questo, come era già successo ad altri «cattivi» come Connors e McEnroe, ha diviso avversari e pubblico: amato oppure odiato, senza mezze misure. Due persone diverse nello stesso corpo, lo ha ammesso lui stesso: lottatore in campo, perché serviva per fare più punti possibili, ragazzo tran-

quillo fuori, oggi padre affettuoso di 3 figli. Fedele a sé stesso fino all’ultimo colpo dell’ultima esibizione nel Tempio, perché nel 4° set contro Nieminen ha preso una stesa (6-0 con soli 4 punti fatti) che avrebbe ammazzato un toro e poi nel 5° si è arreso dopo 20 game e 3 match point annullati. Del resto, non sarebbe stato da Lleyton arrendersi senza spremere l’ultima stilla di sangue: «Questa è la casa del tennis, dovevo onorarla dando tutto me stesso». Il motto di una vita. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lleyton Hewitt, 34enne australiano, al suo ultimo Wimbledon AFP

● Ormai è guerra. Senza quartiere. Iniziata nel momento in cui la federazione spagnola, a settembre del 2014, dopo il k.o. con il Brasile e la retrocessione in B, scelse una donna, Gala Leon Garcia, come capitano di Coppa Davis. Una decisione osteggiata fin dalla prima ora da tutti i giocatori più forti e anche, con argomenti piuttosto rudi e sessisti, da Toni Nadal, zio e coach di Rafa. Tra 21 giorni la Spagna gioca il playoff per risalire nel Gruppo Mondiale contro la Russia in trasferta, ma intanto, da Wimbledon, 44 tennisti, in attività e no, tra i quali Nadal, Ferrer, Lopez, Verdasco, Suarez Navarro e vecchie glorie come Manolo Santana, Corretja e Moya, hanno scritto una lettera aperta in 7 punti alla Federazione, criticandola per la poca trasparenza e la cattiva gestione dei rapporti con i vari staff. Un altro attacco al presidente Escanuela, questa volta supportato dalla sospensione inflittagli per un mese dal Ministero dello Sport, con l’accusa di aver utilizzato fondi pubblici a fini personali e soprattutto di aver scelto la Leon Garcia nonostante il parere contrario del consiglio direttivo della Federazione. Se gli addebiti saranno confermati, Escanuela rischia di dover lasciare il posto per sempre. Dopo aver affermato che sarebbe stata sicuramente in panchina contro la Russia (con il solo GimenoTraver, tra gli 11 spagnoli nei primi 100 del mondo, ad aver accettato la convocazione), la capitana avrebbe alla fine offerto le sue dimissioni, ma al momento la federazione le avrebbe respinte.


Pallavolo R Partenza per la Turchia

MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

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L’Italia nelle mani di Lia «Spero di cavarmela»

1Ofelia Malinov a soli 19 anni è regista titolare nel Grand Prix al via

Figlia di Atanas, ex tecnico di Bergamo: «Ho sempre respirato volley»

Valeria Benedetti ROMA

Q Simone Bolelli, 29 anni. Uno Slam in doppio con Fognini: Australian Open 2015 AP

IL DERBY A guardare il ranking, il derby femminile dei prati tra la Errani (numero 19) e la Schiavone (numero 80) non dovrebbe consentire colpi di mano all’ex vincitrice del Roland Garros, peraltro ultima italiana nei quarti a Church Road (anno di grazia 2009). E invece la battaglia impazza per due ore e 16 minuti, nell’opposizione fra stili e in un’altalena di rendimento che dapprima esalta la profondità dei colpi a rimbalzo della Cichi, poi restituisce gloria alla costante ricerca della rete di Francesca (62 discese, 42 punti) e alla fine premia il ritorno di Sarita, più equilibrata e meno fallosa (2115 il saldo vincenti-gratuiti, 5661 quello dell’avversaria). La romagnola continua però a non gradire l’erba («Mi richiede troppe energie fisiche»), mentre la Schiavone per la prima volta allarga gli orizzonti al dopo: «Perdere è qualcosa con cui fare i conti, ma è un processo naturale che non mi spaventa. Per questo il mio obiettivo è centrare il record di Slam consecutivi, ma anche dopo il 62° (è arrivata a 60, eguaglierebbe la Sugiyama, ndr) il tennis sarà la mia vita. Proprio in questi giorni sta cominciando il mio futuro: ho intenzione di insegnare ai giovani». Un progetto appena abbozzato, ma che merita già un inchino.

GAZZETTA.IT NOLE E IL PASSEROTTO Sul nostro sito tutti i giorni cronache e tempo reale dei match in corso sull'erba di Church Road. E poi video, interviste, highlights e fotogallery dei momenti più curiosi. Guardate ieri Nole Djokovic alle prese con un passerotto dispettoso.

QUANTI CAMBI Insomma ricapitolando: Lia, titolare in

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DISCIPLINA E GRINTA D’altronde con un papà come Atanas Malinov è difficile credere che Lia non abbia avuto la sua bella dose di insegnamenti: «La pallavolo si respira a casa mia. E’ un’opportunità: sentire il punto di vista dei miei genitori è servito, mi hanno insegnato cose che probabilmente avrei capito solo dopo molto più tempo». Mai avuto la tentazione di scegliere altro? «No – ride -. Da piccola ho provato a fare qualcos’altro ma è sempre stata la pallavolo il mio sport». Il talento comunque non sempre si trasmette ma nel suo caso non ci sono dubbi: «Mamma e papà sono contentissimi – spiega -, mi hanno detto di fare il meglio che posso e sfruttarlo al massimo perché è importante». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ofelia Malinov, 19 anni, palleggiatrice della Nazionale seniores TARANTINI

Oggi la partenza per Ankara

Scadono i termini per le iscrizioni

● Le convocate: alzatrici Malinov e Orro; opposti Diouf e Sorokaite; centrali Arrighetti, Chirichella, Folie e Guiggi; schiacciatrici C. Bosetti, L. Bosetti, Egonu, Gennari, Sylla e Tirozzi; liberi De Gennaro e Sansonna. Lo staff il tecnico Bonitta, gli assistenti Soli e Lucchi, il preparatore Gardenghi, dallo scoutman Taglioli, dal medico Vannicelli, dal fisioterapista Dailianis e dal team manager Miotti. Prima gara: venerdì con gli Usa ad Ankara (Tur).

● (m.mar) Si chiude oggi il termine per le iscrizioni alla Superlega. Corsa contro il tempo di Piacenza, ieri impegnata in riunioni su più fronti alla ricerca di fondi per chiudere l’ultima stagione e programmare la prossima. Entro le 12 il Copra, come le altre società, avrà l’obbligo di presentare la fidejussione chiesta dalla Lega, documento che la società biancorossa dovrebbe aver preparato nelle ultime ore.

BEACH VOLLEY

LA GUIDA Wawrinka in tre set con Sousa, Kyrgios ok Oggi esordisce Federer, sei azzurri in campo Primo turno a Wimbledon (Gb, 37.028.000 euro, erba). UOMINI Dimitrov (Bul) b. Delbonis (Arg) 6-3 6-0 6-4; Kudla (Usa) b. Cuevas (Uru) 6-7(4) 4-6 6-3 6-2 6-2; Herbert (Fra) b. Hyeon (S.Cor) 1-6 6-2 3-6 6-2 10-8; Gasquet (Fra) b. Saville (Aus) 6-3 6-2 6-2; Anderson (Saf) b. Pouille (Fra) 6-2 7-5 3-6 6-3; Wawrinka (Svi) b. Sousa (Por) 6-2 7-5 7-6(3); Millman (Aus) b. Robredo (Spa) 6-2 6-3 6-4; Johnson (Usa) b. Lacko (Slk) 6-3 6-7(5) 4-6 6-1 6-4; Nishikori (Giap) b. BOLELLI (Ita) 6-3 6-7(4) 6-2 3-6 6-3; Giraldo (Col) b. Souza (Bra) 6-4 6-3 6-2; Estrella (R.Dom) b. Becker (Ger) 5-7 6-1 6-4 6-4; De Schepper (Fra) b. Smith (Aus) 4-6 4-6 7-6(4) 6-4 6-4; Nieminen (Fin) b. Hewitt (Aus) 3-6 6-3 4-6 6-0 119; Raonic (Can) b. Gimeno-Traver (Spa) 6-2 6-3 3-6 7-6(4); Haas (Ger) b. Lajovic (Ser) 6-2 6-3 4-6 6-2; Tomic (Aus) b. Struff (Ger) 6-3 3-6 2-6 6-2 6-3; Ebden (Aus) b. Rola (Slo) 6-2 6-1 6-4; Monaco (Arg) b. Mayer (Ger) 6-1 6-2 6-4; Verdasco (Spa) b. Klizan (Slk) 4-6 6-2 6-3 6-7(5) 13-11; Djokovic (Ser) b. Kohlschreiber (Ger) 6-4 6-4 6-4; Broady (Gbr) b. Matosevic (Aus) 5-7 46 6-3 6-2 6-3; Isner (Usa) b. Soeda (Giap) 7-6(5) 6-4 6-4; Mayer (Arg) b. Kokkinakis (Aus) 7-6(7) 7-6(3) 6-4; Granollers (Spa) b. Tipsarevic (Ser) 6-3 6-4 6-2; Thiem (Aut) b. Sela (Isr) 2-6 63 6-4 6-4; Cilic (Cro) b. Moriya (Giap) 63 6-2 7-6(4); Goffin (Bel) b. Zeballos (Arg) 7-6(4) 6-1 6-1; Kyrgios (Aus) b. Schwartzman (Arg) 6-0 6-2 7-6(6); Berankis (Lit) b. Haider-Maurer (Aut) 6-2 5-2 rit. DONNE Safarova (R.Cec) b. Riske (Usa) 3-6 7-5 6-3; Putintseva (Kaz) b.

uando è nata suo padre stava inseguendo la doppietta con Bergamo: dopo aver conquistato la Coppa Italia, la squadra di Maurizia Cacciatori, Keba Phipps e Giseli Gavio stava galoppando verso il suo primo scudetto. In mezzo è arrivata Ofelia, nata il 29 febbraio (tanto per distinguersi), figlia di Atanas allenatore e Kamelia giocatrice. Beh insomma, diciamo che era difficile che scegliesse un altro sport. Meno facile da prevedere era che 19 anni dopo avrebbe guidato l’Italia seniores nel Grand Prix da palleggiatrice titolare con una seconda di 17 anni (Alessia Orro). Una prospettiva che metterebbe soggezione a chiunque ma Lia non si tira indietro: «Sono contentissima – racconta alla vigilia della partenza per la Turchia - perché innanzitutto mi sono trovata da un giorno all’altro da essere la seconda a trovarmi titolare. Spero di fare bene». Ti guarda con quegli occhi azzurri seri, poi ammette: «Sono un po’ tesa, sento tutta una serie di emozioni, però già da come sono andate le altre settimane va bene, le altre giocatrici mi hanno aiutato». E nello staff del c.t. Bonitta c’è qualcuno che di palleggio avrà qualche indicazione da darle: Pupo Dall’Olio. «Pupo è una grandissima persona. Sono davvero contenta di averlo potuto conoscere perché mi aiuta moltissimo nei momenti difficili».

Nazionale dopo un’esperienza nel Grand Prix 2014, in cui ha giocato qualche partita. Lia che ha fatto il suo percorso nelle nazionali giovanili da palleggiatrice mentre col suo club, il Bassano, giocava attaccante, fino a dicembre scorso (in squadra con la madre, in campo a 46 anni), quando ha accettato la proposta del Club Italia: «Attaccare mi ha solamente aperto la strada per fare la palleggiatrice perché mi ha arricchito e ho anche un’arma in più». Un anno decisivo nella sua crescita: «E’ stato un anno di tantissimi sacrifici – spiega la giocatrice azzurra - perché ci sono stati tanti viaggi, tante difficoltà, sono stata impegnata con lo studio ma è un’esperienza che mi ha solo arricchito». E già, fra una partita e l’altra (Lia ha partecipato anche al Torneo di Montreux) ha trovato anche il tempo di studiare per la maturità scientifica e venerdì scorso ha fatto l’orale: «Ora mi sento più libera. E’ stata dura conciliare studio e sport ma ce l’ho fatta».

Erakovic (N. Zel) 7-6(5) 7-5; Duque (Col) b. Broady (Gb) 7-6(5) 6-3; Begu (Rom) b. Gavrilova (Rus) 7-6(6) 6-1; Tsurenko (Ucr) b. Gibbs (Usa) 6-3 6-3; Davis (Usa) b. Hercog (Slo) 6-4 7-6(3); Hantuchova (Slk) b. Cibulkova (Slk) 7-5 6-0; Petkovic (Ger) b. Rogers (Usa) 6-0 6-0; V. Williams (Usa) b. Brengle (Usa) 6-0 6-0; Su-Wei (Tai) b. Kanepi (Est) 6-1 6-4; Hogenkamp (Ola) b. Wang Qiang (Cina) 6-4 6-4; Bencic (Svi) b. Pironkova (Bul) 3-6 6-1 6-3; Krunic (Ser) b. VINCI 6-2 6-4;U. Radwanska (Pol) b. Gallovits (Usa) 6-2 6-1; Stosur (Aus) b. Kovinic (Mng) 6-4 6-4; ERRANI b. SCHIAVONE 6-2 5-7 6-1; Friedsam (Ger) b. Diatchenko (Rus) 3-6 6-3 7-5; Sasnovich (Bie) b. Zhu Lin (Cina) 4-6 75 6-1; Ostapenko (Let) b. Suarez (Spa) 6-2 6-0; Mattek-Sands (Usa) b. Van Uytvanck (Bel) 6-3 6-2; Ivanovic (Ser) b. Yifan (Cina) 6-1 6-1; S. Williams (Usa) b. Gasparyan (Russia) 6-4 6-1; Mladenovic (Fra) b. Dulgheru (Rom) 6-2 6-1; Diyas (Kaz) b. PENNETTA 6-3 2-6 64; Flipkens (Bel) b. Beck (Ger) 0-6 6-3 6-4; Pliskova (R.Cec) b. Falconi (Usa) 6-4 4-6 6-1; Vandeweghe (Usa) b. Schmiedlova (Slk) 6-4 6-2; Azarenka (Bie) b. Kontaveit (Est) 6-2 6-1. OGGI Centre Court: Federer (Svi) c. Dzumhur (Bos), Murray (Gb) c. Kukushkin (Kaz). Campo 1: Nadal (Spa) c. Bellucci (Bra), Halep (Rom) c. Cepelova (Slk). Campo 5: KNAPP c. Rybarikova (Slk). Campo 10: LORENZI c. Vesely (R.Cec). Campo 12: VANNI c. Ward (Gb). Campo 15: GIORGI c. Pereira (Bra). Campo 18: SEPPI (Ita) c. Klein (Gbr). Campo 19: FOGNINI (Ita) c. Smyczek (Usa). TV Diretta Sky Sport 2 dalle 14.

Il Mondiale azzurro è in salsa brasiliana Mario Salvini INVIATO A ROTTERDAM (OLA)

D Da sinistra: il ct femminile Lissandro, Marta Menegatti, Viki Orsi Toth, Paolo Nicolai, Daniele Lupo e il ct maschile Paulao GALBIATI

LA SITUAZIONE ROTTERDAM - Dopo i ragazzi, anche le ragazze sono già certe della seconda fase al Mondiale in Olanda. Ieri a Rotterdam Marta Menegatti e Viki Orsi Toth hanno battuto una delle coppie di casa, Remmers-Stiekema, con un netto 21-13, 21-14 e quindi sono già certe della seconda fase a eliminazione diretta. Oggi (alle 14) contro WangYue (Cina) si giocano il successo nel girone (anche le cinesi hanno vinto entrambi gli incontri precedenti)

che significa incroci migliori nel tabellone e la certezza di restare e Rotterdam. Cosa che non è riuscita a Paolo Nicolai e Daniele Lupo: nel match che decideva la leadership nel girone, i nostri avieri campioni d’Europa sono stati battuti dai campioni del Mondo olandesi Brouwer-Meeusen 22-20, 21-18. Gli azzurri oggi riposano, in serata sapranno dove e con chi giocheranno domani nei sedicesimi.

ietro a tutto ci sono Paulao e Lissandro, i c.t. azzurri, tutti e due brasiliani. Prima del loro arrivo, al World Tour, l’Italia aveva fatto tre podi tra il 1989 e il 1991, uno nel 2001 e poi più nulla. Nel 2009 Lissandro Carvalho ha cominciato a guidare le donne e da allora di podi ne sono arrivati 10. Nel novembre 2011 c.t. nel maschile è stato nominato commissario tecnico Paulao Moreira da Costa e a partire dal 2012 siamo saliti su 12 podi, con tre vittorie. BANDITI Paulao è stato prima di tutto un gran giocatore: al primo Mondiale, nel 1997 a Los Angeles,è stato bronzo con Paulo Emilio, già suo compagno nell’indoor (2 anni in SuperLiga da bomber al Guarulios). Con lui ha cominciato a bazzicare il campionato italiano a metà anni ’90, quando Lissandro si divideva ancora tra

pallavolo indoor e il lavoro in una azienda di informatica: «Il beach era solo un hobby», racconta. A fine carriera, con grossi guai alla spalla destra, Paulao si è trasferito a Porto Alegre, città di Lis. I due hanno giocato contro e poi nel 2005 sono arrivati insieme in Italia. Principalmente per allenare Domenghini-Nota, non per niente quell’anno arrivati piuttosto sorprendentemente in finale scudetto. Ma anche per giocare insieme. E qui viene il bello: «Appena arrivati – ridono ora – abbiamo partecipato a un torneo non autorizzato, a Scoglitti, ed è successo un finimondo». I due attuali c.t. esattamente 10 anni fa erano squalificati sia dalla Fipav che dalla Fivb: per un anno! Cosicché Lis per giocare in B-1 a Grottazzolina dovette pagare anche una multa. Poi i due sono diventati c.t. per vie e tempi molto diversi. Ma è evidente che la svolta brasiliana è stata decisiva per il bene del nostro beach. «E’ non è un caso», dicono tutti e due. «Abbiamo metodologie di allenamento, di intensità e di ritmo diverse. E lavorato molto sull’attenzione. Sul ‘gioco-non giocato’, sulla tattica, sull’adattamento a strategie e debolezze degli avversari». E da settembre, sotto la loro guida, partirà il Club Italia di beach, a Formia.


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Basket R Nba: si apre il mercato

MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

I PEZZI PREGIATI MA I VERI SOLDI SI FANNO NEL ‘16 Sono i lunghi l’oggetto del desiderio del mercato. Dalla mezzanotte di oggi (ora costa Est) si possono aprire le trattative: quasi tutti punteranno a un contratto annuale o biennale, visto che dal 2016-17 il tetto salariale si alzerà dai 63 milioni attuali a 90, grazie al nuovo contratto tv da 9 miliardi di dollari

TUTTO MERCATO KEVIN LOVE (CAVS) Reduce da un campionato difficile con Cleveland, ha saltato buona parte dei playoff per infortunio Previsione: Cavs 70%

L. ALDRIDGE (PORTLAND) Ha già fatto sapere ai Blazers che non resterà. Lo vogliono i Lakers, ma dovrebbe finire agli Spurs. Previsione: San Antonio 75%

MARC GASOL (MEMPHIS) I Grizzlies non possono permettersi di perdere il loro centro titolare, anche se i Lakers gli fanno corte spietata Previsione: Memphis 85%

D. JORDAN (CLIPPERS) Il centrone DeAndre, ancora difensiva, potrebbe farsi incantare dalle sirene Mavs mettendo i Clippers nei guai... Previsione: Dallas 60%

LeBron straccia l’accordo coi Cavs Ma solo per aiutarli

Federico Mussini, 19 anni CIAM

Francesco Pioppi

1James ne firmerà uno nuovo lasciando spazio sotto il tetto salariale per rinforzare la squadra Massimo Oriani

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alma e sangue freddo: non ci aspetta un’altra Decision. Non ci saranno lettere strappalacrime su Sports Illustrated. Nonostante LeBron James abbia esercitato la clausola d’uscita dal contratto da 21.6 milioni con Cleveland, la prossima stagione (e per molte altre ancora probabilmente) il Prescelto vestirà ancora la maglia dei Cavs. Molto semplicemente si tratta di una mossa (ampiamente annunciata) che permetterà alla squadra di coach Blatt di avere maggiore flessibilità sul mercato. No, non è solo un gesto magnanimo di King James, è una mossa con lo sguardo al futuro, quando il tetto salariale, come spiegato qui sopra, si alzerà dai 63 milioni della prossima stagione ai 90 del 2016-17 (per arrivare ai presumibili 109 del 2017-18), quando James potrà quindi inchiostrare un quinquennale da 177 milioni. ALL YOU NEED IS... Per ora però, a LeBron interessa riportare un titolo pro’ nel suo Ohio. E per farlo ha bisogno di un cast di comprimari superiore a quello avuto quest’anno, anche al netto degli infortuni. Possibile che Love decida di restare, pure lui con un annuale per gli stessi motivi, anche se il gm David Griffin gli proporrà un massimale da 110 milioni in 5 anni. Cleveland non può prescindere

dall’ex Ucla. Anche i numeri lo confermano: con lui in campo il rendimento di LeBron è stato nettamente superiore, e anche difensivamente, nonostante Love non sia esattamente uno «stopper», i Cavs hanno avuto numeri superiori con Kevin in quintetto. Fondamentale sarà confermare Tristan Thompson, che dopo la straordinaria postseason non chiederà meno di 13 milioni a stagione. SPURS Mentre la maggior parte dei big free agent sul mercato finirà col restare con l’attuale squadra (ai suddetti Love e James si aggiunge Marc Gasol, con la dirigenza dei Grizzlies già in Spagna pronta ad offrirgli il rinnovo all’alba catalana di mercoledì), chi è sicuro di cambiare maglia è LaMarcus Aldridge. E, bruttissime notizie per le altre contendenti nella Western Conference, potrebbe finire col firmare per i San Antonio Spurs. La fedeltà allo Sperone è una delle chiavi che permetterà al gm R.C. Buford di riuscire nella non facile (per gli altri) impresa di ricostruire ma allo stesso tempo restare non solo competitivi, ma da titolo. Se, come pare, Duncan e Ginobili (il ritiro per l’argentino resta però una possibilità concreta) resteranno a cifre favorevoli per i texani, pur confermando Kawhi Leonard con un massimale, è possibile che Buford riesca a recuperare spazio per dare 20 milioni l’anno ad Aldridge, anche senza cede-

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re Splitter (opzione che resta però sul tavolo). Addio però a Marco Belinelli e Danny Green (non si può avere tutto). L’azzurro quest’estate ha intenzione di «monetizzare», parole sue, quindi cercherà un contratto più remunerativo altrove. GALLO E MAGO Restando in tema di italiani, I Nuggets hanno fatto sapere che Gallinari non è incedibile. Memphis si è fatta avanti, ma sta anche trattando Joe Johnson, che Brooklyn scaricherebbe molto volentieri. I Knicks avevano espresso interesse per rifirmare Bargnani, free agent, ma la scelta al draft del lettone Porzingis, giocatore dalle caratteristiche molto simili a quelle del Mago, lo allontana dalla Grande Mela. Un contratto tra i pro’ dopo il buon finale di stagione non dovrebbe comunque sfuggirgli, chiaramente a cifre ben inferiori rispetto ai 12 milioni dell’ultima stagione. MELO A New York tiene banco poi il caso Melo. Anthony non ha gradito l’arrivo di Porzingis, che prolunga i tempi di ricostruzione dei Knicks. Non sarebbe una brutta idea trovargli una nuova casa. I Celtics lo accoglierebbero a braccia aperte, anche se la priorità di Boston è un lungo (Greg Monroe in primis). Chissà mai che alla fine non trovino anche un buco per il buon Gigione Datome...

Mussini va a St.John’s «Arrivederci Reggio Emilia»

LeBron James, 30 anni, in azione durante le ultime finali Nba AFP

verso l’Europeo PIANIGIANI HA SCELTO I 16 AZZURRI : IL RITIRO DAL 21 LUGLIO A FOLGARIA ● Il c.t. Pianigiani ha reso nota la lista dei 16 convocati per il raduno di Folgaria del 21 luglio: Pietro Aradori, Andrea Bargnani, Marco Belinelli, Riccardo Cervi, Andrea Cinciarini, Marco Cusin, Luigi Datome, Amedeo Della Valle, Danilo Gallinari, Alessandro Gentile, Daniel Hackett, Nicolò

Melli, Davide Pascolo, Giuseppe Poeta, Achille Polonara e Luca Vitali. Manca Stefano Gentile, non per scelta tecnica ma costretto a rinunciare per problemi fisici. Primo impegno, la Trentino Cup con Olanda, Austria e Germania dal 30/7 al 1° agosto. Debutto all’Europeo a Berlino il 5 settembre con la Turchia. Nel girone degli azzurri anche Spagna (senza Navarro, infortunato), Serbia, Germania e Islanda.

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ederico Mussini ha scelto: lascia Reggio Emilia per l’avventura dei college Usa, con scelta che è caduta su St.John’s. «Sono stato convinto dal progetto e da coach Chris Mullin – ha detto il 19enne play –, mi ha parlato a lungo, mi apprezza e mi ha detto che mi aiuterà a diventare il miglior giocatore possibile. Ha fatto parte del Dream Team con gente come Jordan, di lui mi fido». Dal PalaBigi al Madison Square Garden, un salto non da poco... «Quando i Warriors verranno a New York voglio assolutamente conoscere Stpeh Curry – prosegue Mussini –, è il mio sogno». Con Reggio il saluto non è definitivo: «Sono cresciuto con questa società e la amo, credo possa essere un arrivederci e non un addio. La finale? Mi ha fatto più male non giocarla che il problema alla caviglia, ho tifato e sperato... Peccato». Cantù ieri ha annunciato l’ingaggio di Amedeo Tessitori, lungo di 2.06, 21 anni, ex Sassari, che ha finito la stagione a Caserta. Pesaro ha ufficializzato il lungo ex Cremona Giulio Gazzotti (biennale), ma perde Judge, che ha firmato per 2 anni all’Hapoel Tel Aviv. Ufficiale anche Green a Venezia. WILD CARD L’Euroleague ha ufficializzato le 4 wild card per la stagione 2015-16: Bayern Monaco, Strasburgo, Lokomotiv Kuban (Rus) e Darussafaka Istanbul. Wild card per l’Eurocup a Brindisi (che la giocherà a Bari): si aggiunge a Reggio Emilia, Venezia e Trento.

Scherma R Il caso

Quondamcarlo, stoccate a Cuomo per il no mondiale 1La spadista bronzo iridato resta fuori

per la Boscarelli: «Lasciata a casa dopo che in questi anni ho dato tutto alla squadra»

Stefano Arcobelli

L

a ribellione per un’esclusione mondiale che considera ingiusta. «Sono tanto, tanto delusa». Si sente trafitta Francesca Quondamcarlo e reagisce sfogandosi, dopo il faccia a faccia di sabato nel ritiro di Mezzana con il c.t. Sandro Cuomo, che ha deciso di lasciare la spadista a casa a fare la riserva. Niente Mosca per la romana,

lontana dal quartetto con cui ha condiviso molte gioie, l’ultimo bronzo mondiale a Kazan 2014, e l’ultimo bronzo europeo a Montreux un mese fa. Cuomo le ha preferito un’altra Francesca, la Boscarelli vincitrice in Coppa del Mondo a Rio, due volte in stagione sino ai sedicesimi, e più costante individualmente dell’ex argento europeo di Zagabria 2013, da dove partì il riscatto della spada a squadra azzurra. «Eravamo decime al

Francesca Quondamcarlo, 30 BIZZI

mondo, ora siamo prime, abbiamo fatto otto podi su 9 e un quarto posto sempre insieme (con la Fiamingo, Navarria e Del Carretto, ndr) e adesso mi trovo fuori. Eppure ero il carro trainante del gruppo, sino a maggio 2014 ero nelle prime 16 del ranking, ho fatto tre finali europee individuali. E’ vero: la Boscarelli meritava la prova individuale rispetto a me ed in questi anni s’è pagata le spese per andare in Coppa, ma a squadre questa scelta non mi ha convinta. Non dico che l’abbia preferita perché si allena a Napoli, ma a questa squadra in questi anni ho dato tanto al punto che a livello individuale

ho talvolta sacrificato me stessa, forse anche adagiandomi, per pensare al gruppo, raggiungere insieme l’obiettivo olimpico: sì, sono una donna-squadra. In quest 3 anni abbiamo fatto una scalata incredibile, e adesso mi ritrovo fuori. Non ero in forma? Agli Europei ho tirato pochissimo, eppure doveva testarmi. Mi ha detto di non abbattermi e pensare alla prossima stagione. Ma io temo di perdere l’Olimpiade, così: è palese che non abbia fiducia in me. Ho paura di un’altra beffa». RISPOSTA La replica del c.t. Cuomo è di «sorpresa, sabato Francesca mi aveva dato tutt’al-

tro impressione, aveva ammesso che la colpa del rendimento in stagione fosse sua: da 2 anni, del resto, non dà segnali forti, e non si può vivere di rendita, dei risultati di 3 anni fa: i risultati mi servono adesso, non si possono premiare i risultati del passato. Anche da riserva si fa parte del gruppo ma non si reagisce così: la riconoscenza si esprime in altri modo, non portando una ragazza meno in forma. Devo pensare ad una squadra che possa combattere ai Mondiali. Sono le polemiche ad allontanarla dal gruppo: non sono io che la faccio fuori, ma deve saper stare in squadra». © RIPRODUZIONE RISERVATA


MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

TUTTENOTIZIE

1SCI NAUTICO - WAKEBOARD (m.l.) A Nurri (Cagliari) si è svolta la 1

tappa dei campionati italiani di categoria. La 2 tappa è in calendario il 18 e 19 luglio a Ravenna. I vincitori. Uomini. Open: Nicolò Caimi. Junior: Lorenzo Soprani. Boys: Igor Colombo. Donne. Open: Giorgia Gregorio. Girls: Julia Molinari. a

a

OLIMPIADI / 1

GRUPPO POTENTE

Colpo di Discovery I diritti dei Giochi per 1.3 miliardi

Dal Sei Nazioni di rugby al calcio Usa: quanti diritti

1Mega accordo con il Cio dal 2018 al 2024: in Italia

le gare olimpiche tutte su Eurosport. La Rai: «Follie» Stefano Arcobelli

I

Giochi olimpici cambiano ancora canale. Come prima di Londra 2012, diventano un affare più gigantesco: da 1.3 miliardi di euro. Una cifra «folle» , la definiscono in Rai. I diritti esclusivi delle edizioni invernali di Pyeongchang 2018 nonché 2022, e di quelle estive di Tokyo 2020 nonché 2024 (Roma candidata) sono stati acquisiti dall’americana Discovery Communications, la casa madre di Eurosport, in tutti gli stati europei meno la Russia (per Francia e Gran Bretagna l’accordo è valido solo per 2018 e 2020), su tutte le piattaforme, inclusa la televisione free-to-air, la Pay-tv, Internet e la telefonia

IPPICA

mobile in tutte le lingue dei 50 Paesi europei. Discovery si è impegnata cioè a trasmettere 200 ore dei Giochi estivi e 100 ore di quelli invernali free durante i Giochi. Discovery concederà in sottolicenza una parte dei diritti in molti mercati. «È un accordo importante per Discovery e per il Cio e siamo lieti che Eurosport, la casa paneuropea degli sporti olimpici, sia nostro partner — commenta il presidente del Cio, Thomas Bach —. L’accordo garantisce un’ampia copertura dei Giochi in tutta Europa, compresa quella free-toair. Gli introiti saranno ridistribuiti a supporto dello sport. Discovery ed Eurosport hanno espresso la volontà ad unirsi col Cio nello sviluppo di un canale olimpico in Europa». GIORNO STORICO Per David Zaslav, presidente e a.d. di Di-

NUOTO: IRIDATO 200 SL

scovery «è un giorno storico. E’ una conferma della posizione di Eurosport come leader nel campo sportivo e incrementerà sensibilmente la presenza di Eurosport su tutte le piattaforme. Le Olimpiadi sono un tassello editoriale e strategico perfetto. Offriremo una quantità di contenuti mai vista prima in modo che la fiamma olimpica risplenda viva tutto l’anno ». I Giochi coinvolgono 700 milioni di spettatori, un bacino perso dall’Eurovisione e dunque anche dalla Rai: una media di 10 canali per Paese e l’offerta online e OTT numero 1 in Europa. Di «investimento impossibile per il servizio pubblico» parla Pier Forleo, direttore acquisizione diritti sportivi della Tv di Stato: «Il Cio ha preferito il mero incasso: se Roma 2024 vincerà? La questione si risolverà e lo stesso sarebbe per Parigi, ma al-

La cerimonia inaugurale dell’ultima Olimpiade estiva a Londra 2012

RLa Rai dovrà

adeguarsi come a Londra. Forleo: «Il Cio ha scelto solo il denaro»

Fly On The Night ok nel Bois FORNI ● In Italia uno sciopero a metà (il galoppo, come sempre in questi casi, corre regolarmente salvo poi passare all’incasso senza sporcarsi le mani) sta bloccando parzialmente l’attività, in attesa dell’incontro col sottosegretario Castiglione di domani. E’ già saltato il Triossi, ma stasera si corre a Cesena e sabato, se tutto tornerà alla normalità, ci sarà il GP Nazionale a Milano, dove sono stati dichiarati i partenti, che saranno ben 19. In questo solito, desolante panorama una bella notizia arriva dalla Francia, dove ieri la nostra Fly on The Night ha conquistato il Prix de Bois, gruppo 3 sui 1000 metri di Chantilly. La cavalla di proprietà di Pietro Sinistri (lo stesso di Sec Mo) e allenata da Attilio Giorgi è così rimasta imbattuta alla terza uscita di una carriera che l’aveva già vista vincitrice del Perrone a Roma. Fly on The Night (da Equiano), pagata solo 6mila sterline alle Tattersalls October Sales 2014, ha preso subito la testa della corsa e nel finale ha dominato con in sella Umberto Rispoli.

Agnel, niente Mondiali: ha la pleurite ● (al.f.) La Francia perde una pedina importante per la 4x100 sl: Yannick Agnel è costretto a fermarsi per un’infiammazione ai polmoni e salterà i Mondiali. L’olimpionico e iridato francese, rientrato a Mulhouse dopo una parentesi americana con Bowman non entusiasmante, è stato messo ko dalla pleurite che lo terrà lontano dalla vasca fino ad agosto: visto che non difenderà il titolo dei 200 sl a Kazan, l’obiettivo è ora spostato verso i Giochi di Rio dove difnederà l’oro nei 200 «I Giochi sono il mio obietitivo prioritario, non aveva senso affrontare un Mondiali in condizioni non ottimali». ● DI GIORGIO TERZO (al.f.) Open ungheresi a Gyor. Uomini: 200 sl Bernek 1’48”93, Cseh 1’49”09, Di Giorgio 1’49”11, 6. Coggi 1’50”17; 100 do Balog 54”64, Cseh 54”72, 4. Bonacchi 55”15; 50 ra Di Lecce 28”07, 5. Ossola 28”53 (s.). Donne: 200 sl Musso 2’00”57 (s.); 100 ra Dzerkal (Ucr) 1’09”72, 4. Gyertyanffy 1’11”53.

Yannick Agnel, 23 anni AFP

meno non sarebbero in Asia. Il Cio continua ad assegnare Olimpiadi in Asia e l’Europa è penalizzata per il prime time. Diteci in quanti si alzano di notte per un slalom: sta succedendo con le Olimpiadi pian piano ciò che è successo per il calcio». E l’offerta gratuita? «Il Cio troverà il modo per ottenere la massima diffusione anche per la visibilità degli sponsor». Infine c’è euforia tra i 1490 commentatori di Eurosport Italia: «Le Olimpiadi tornano a casa — dicono tra i corridoi della tv a

OLIMPIADI/2 BASEBALL

Fly On The Night colpo italiano a Chantilly

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Boston 2024 Presentato il nuovo progetto

PADOVA COMPRA (m.c.) Il Padova, dopo la qualificazione per i playoff, allunga il monte di lancio con il venezuelano Yorkfrank Lopez, 24 anni, fino a marzo ai Detroit Tigers, utilizzato nel 2014 in singolo A avanzato con Lakeland (5-12, 5.04 mpgl) con 26 partenze. ● LIDDI (m.c.) C’è la firma di Alex Liddi sulla vittoria degli Arkankas Natural (doppio A): due fuoricampo contro Tulsa, ha chiuso a 3/4 sale a 7hr, 29pbc e 285 di media. In rookie secondo fuoricampo per il 16enne Marten Gasparini (Idaho Falls) contro Grand Junction. In Major league 21a salvezza di Jason Grilli (Atlanta) con Pittsburgh.

Steve Pagliuca, 60 anni AP ● Il comitato organizzatore di Boston 2024, presieduto da Steve Pagliuca, uno dei proprietari di maggioranza dei Celtics (basket Nba), ha ripresentato ieri il nuovo progetto per la candidatura statunitense ai Giochi. Il primo era stato fortemente criticato dai media locali, l’attuale presenta un quadro diverso, con un ricavo stimato attorno ai 4.8 miliardi di dollari e una previsione di chiusura dei conti con un attivo di 210 milioni, oltre alle innumerevoli migliorie che veranno apportate ai trasporti cittadini, da tempo al centro di critiche in quanto decisamente antiquati. Nel nuovo progetto, circa metà dei 32 impianti è stata ricollocata, ripensando all’idea di «Olimpiade camminabile» con distanze minime tra i vari eventi. ● CARA TOKYO Manodopera e materiali hanno fatto salire del 50% il costo dello stadio olimpico di Tokyo per i Giochi 2020 progettato da Zaha Hadid fino a 252 miliardi di yen, quasi 2 miliardi di euro.

HOCKEY GHIACCIO ● EBEL: BOLZANO DECIDE (m.l.) Oggi il Bolzano deciderà se partecipare all’Ebel 2015/16, campionato austriaco esteso a team di 4 Paesi mitteleuropei. Il club pare aver superato le difficoltà e per il 3° anno di fila dovrebbe esserci: ha vinto nel 2013/14 con coach Tom Pokel, che potrebbe tornare dopo l’esperienza terminata a Vienna.

HOCKEY PRATO ● WORLD LEAGUE (g.l.g.) Quarti di World League oggi per l’Italia donne: alle 15.30 sfida l’Australia, numero 2 al mondo, 2a nel girone B. Incontro da dentro o fuori. Chi vince gioca per i tre posti che portano all’Olimpiade.

BOXE ●

DI LUISA SFIDANTE (r.g.) L’Ebu ha designato Andrea Di Luisa (17-2), titolare Ue supermedi, sfidante ufficiale del campione d’Europa Hadillah Mohummadi (Fra. 19-3-1), alla 1a difesa, dopo averlo vinto contro lo spagnolo Mariano Hilario (12-3) la maggio a Madrid.

CRICKET ●

SERIE A (c. b.) Decima giornata: Kingsgrove Milano-Janjua Brescia 237-51; Pianoro-Capannelle 252-98; Roma-Trentino 197-198. Rip. Bologna. Classifica: Milano 149, Trentino 146, Roma 118, Pianoro* 105, Capannelle 90, Bologna* e Brescia* 58. (*= una gara in meno).

IPPICA ●

OGGI QUINTÉ A PARIGI Anche oggi il quinté è all’estero. A Parigi-Vincennes (partenza della corsa alle 22.40) scegliamo Unica de Chenu (6), Tempo d’Ecajeul (16), Tenor de Vindecy (14), Udako (13), Verbalisee (2) e Ucar Lounai (8). ● SI CORRE A Trotto: Cesena (21). ● LA INCOLINX CAMBIA (e.lan.) Estate tempo di mercato anche per la nostra ippica. Dopo il trasferimento del fantino Dario Vargiu alla corte della scuderia Incolinx, la stessa formazione dell’Ingegner Diego Romeo mette a segno un nuovo colpo. Dal 2 luglio tutti gli effettivi di scuderia passeranno da Raffaele Biondi alla premiata ditta Bruno Grizzetti-Luciano D’Auria che domenica hanno sellato il vincitore del Primi Passi Ottone.

GOLF WATSON VINCE IL TRAVELERS F. MOLINARI CHIUDE 25° Bubba Watson ha vinto con 264 colpi (62 67 68 67, -16) il Travelers Championship (Pga Tour) disputato sul circuito del Tpc River Highlands (par 70), a Cromwell nel Connecticut, dove Francesco Molinari ha chiuso 25° con 273 (67 66 69 71, -7). Watson ha portato a otto i suoi titoli nel circuito, tra cui due major (Masters 2012 e 2014), superando con un birdie alla seconda buca di playoff l’inglese Casey (264 - 67 68 64 65) che lo ha agganciato in extremis con un gran finale.

NUOTO ●

FARFALLA AMERICANA (al.f.) A Mission Viejo (Usa). Uomini: 100 ra Licon 1’01”50, Kitajima (Giap) 1’01”98; 100 fa Condorelli 53”56. Donne: 100 fa McLaughlin 57”87 (7° t. 2015). A Montreal (Can), Katerine Savard vince 50-100 farfalla in 26”50 e 58”12 e nuota i 400 sl in 4’16”73.

PALLANUOTO ●

FELUGO Dopo essere stato nominato d.g. della Pro Recco, Maurizio Felugo si è dimesso per incompatibilità di ruoli da presidente

Con il rinnovamento di DeeJay Tv (canale 9 del digitale terrestre), il gruppo Discovery vuole fare concorrenza a Mediaset e Rai, ma punta sempre forte sullo sport tra Dmax (canale gratuito) ed Eurosport (a pagamento). Ecco le principali acquisizioni. CALCIO Fino al 2018, Eurosport trasmetterà la Major League Soccer americana, anche via Internet, nel suo servizio di streaming online in abbonamento. Ha offerto la Coppa di Spagna. RUGBY Ha i diritti del Sei Nazioni fino al 2017 e sui test match azzurri fino al 2018, su Dmax. Anche se super eventi, non solo di rugby, possono andare su DeeJay Tv. CICLISMO Eurosport propone il Tour de France e la Vuelta, ma anche le Classiche come quella di San Sebastian per 1800 ore. TENNIS Dal 31 agosto su Eurosport gli Us Open con Adriano Panatta commentatore. Trasmette Roland Garros e Australian Open. SPORT INVERNALI Sono 800 ore di dirette su Eurosport della Coppe del Mondo invernali.

Milano —, erano state trasmesse da quando 26 anni nacque la nostra Tv, ad eccezione di Londra e Sochi. Siamo galvanizzati». Come gestirà i rapporti Dicovery? Ha eccellenti rapporti con le altre Tv, compresa la Rai. Ogni Paese farà le sue scelte per trovare accordi di Giochi in Giochi». Chi aveva i diritti e li ha dismessi era Sky: che ora grazie ad Eurosport, si ritrova con i Giochi. Dopo un buco nell’acqua... © RIPRODUZIONE RISERVATA

dell’Agp, l’associazione giocatori. A breve il Consiglio direttivo sceglierà il successore.

PENTATHLON ●

MONDIALE (g.l.g.) Iniziati a Berlino i Campionati del Mondo con la staffetta femminile. Ha vinto la Germania con 1544 punti, sulla Russia 1540, terza la Polonia 1520. L’Italia con Benedetti e De Santis, 2a prima della combinata, è all’11° posto con 1455 punti. Oggi tocca alle ragazze, con Gandolfo e Lontano.

VARIE ●

PALIO Il cavallo, Periclea, 7 anni, è stato abbattuto dopo la frattura all’anteriore destro subita nelle batterie di selezione del Palio di Siena del 2 luglio. Alla prima volta in Piazza del Campo, è inciampato negli arti posteriori del cavallo che lo precedeva: soccorso alla clinica veterinaria, non è stato possibile salvarlo. È il 7° cavallo morto a Siena dal 2000 a oggi. Ieri era il giorno dell’assegnazione in sorte dei cavalli alle dieci contrade che giovedì corrono il Palio: favorite Torre, con Andrea Mari (4 palii vinti) su Morosita Prima, Nicchio, con Giovanni Atzeni (4 palii vinti) su Occolè, e Oca, con Francesco Caria su Oppio; Luigi Bruschelli, il più vincente in piazza (13 successi) è nella Selva su Quit Gold. In serata la Civetta ha vinto la prima prova.

VELA ●

MONDIALE MELGES (r.ra.) Prende il via oggi a Middelfart, in Danimarca, il mondiale Melges 24: sono 111 gli scafi al via da 18 nazioni. Tra i favoriti anche gli italiani Marrakech Express (timoniere Ivaldi) Audi tron di Riccardo Simoneschi (Gabriele Benussi tattico) Altea di Andrea Rachelli, Bombarda di Andrea Pozzi, e Maidollis di Carlo Fracassoli e Blu Moon timonato da Flavio Favini.

La Giunta, il Presidente Onorario, i Delegati Provinciali, i componenti del Consiglio Regionale, i dipendenti e collaboratori tutti del CONI Lombardia partecipano al grande dolore del Presidente Oreste Perri per la perdita della sua cara mamma

Anna Braghieri - Milano, 29 giugno 2015.


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MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

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INCHIESTA FONSAI

DA SAPERE SE SI VIAGGIA

IL FATTO DEL GIORNO DOPO IL NO DI TSIPRAS

PER I TURISTI Quattro consigli per chi va in vacanza in Grecia Verificate la regolarità di servizi come aerei, traghetti, treni, ospedali e banche

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Se avete in programma di restare in Grecia a lungo, portate il passaporto

Partite con il denaro necessario per non prelevare con il bancomat: il limite è 10 mila euro a testa

La folla che ha riempito ieri sera piazza Syntagma ad Atene per sostenere il no al referendum di domenica GETTY

Le Borse precipitano, la Grecia è senza soldi Che cosa d’altro dobbiamo temere? 1La Merkel: «Se fallisce l’euro fallisce la Ue». Ma in attesa

del referendum è già il caos e ad Atene parlano di «ricatto»

di GIORGIO DELL’ARTI gda@gazzetta.it

Le Borse sono andate giù per via della Grecia, hanno cominciato le asiatiche con perdite medie del 2% (lo Shanghai Composite Index ha perso il 7,35%), poi è precipitata l’Europa, con Milano a -5,17% (la peggior giornata dal 2011), Madrid a -4,73, Parigi a -3,74, Francoforte a -3,56. Wall Street ha chiuso in negativo a -1,94 per cento. Gli americani sono molto preoccupati, Atene rischia di finire nell’orbita russa, anche se i due miliardi che Putin sarebbe pronto a versare per il gasdotto sono bruscolini a fronte della voragine greca. Il segretario di Stato americano, Jack Law, ha chiesto di valutare con attenzione ristrutturazione del debito greco e riforme messe in atto da Atene, subito gli ha risposto

Pierre Moscovici, commissario Ue per gli Affari economici, «bisogna trovare un compromesso, la porta per il negoziato è sempre aperta». Anche la Merkel ha detto che la porta per il negoziato è sempre aperta, ha parlato in Parlamento dicendo che la fine dell’euro è la fine dell’Unione europea, poi ha convocato i capi del partiti tedeschi, nelle dichiarazioni la si sente dire che «l’euro è qualcosa di più che una valuta» eccetera eccetera. Gli esercizi di retorica intorno al concetto che non possiamo fare a meno della Grecia, «l’Europa è un’Europa a 19» (cioè con la Grecia, parole di Juncker) si sprecano. Ma si tratta, appunto, di retorica, lacrime di coccodrillo e simili. Non c ‘è nessuno spazio per la letteratura e le nostalgie di Pericle, e la realtà dice invece che stanotte a mezzanotte la Grecia sarà ufficialmente «in arretrato coi pagamenti»

non avendo versato al Fmi 1,6 miliardi di euro. Ancora venti giorni, e «l’arretrato» si trasformerà in fallimento ufficiale. Intanto da domani la Bce non verserà più un euro nelle casse delle banche greche, dato che il Paese è insolvente. Tsipras ieri ha convocato il Consiglio per la stabilità finanziaria e il Consiglio, dando seguito alle indicazioni della Banca centrale greca, ha disposto la chiusura di banche e Borsa fino a tutto lunedì prossimo. Martedì, ammesso che banche e Borsa riaprano davvero, non si potranno prelevare più di 60 euro al giorno. E il movimento dei capitali è bloccato.

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Un accordo è ancora possibile? Il ministro dell’Economia Varoufakis aveva chiesto che il programma d’aiuti non cessasse fino a domenica prossima. Ieri Tsipras ha detto che una ri-

Negozi e alberghi potrebbero preferire pagamenti cash invece della carta di credito

GDS

sposta non gli è ancora arrivata. In realtà, è arrivata forte e chiara subito dopo l’annuncio del referendum: il programma è sospeso fino a nuovo ordine. Draghi ha potuto mantenere il livello della liquidità d’emergenza (un fondo speciale) a 89 miliardi, ma da stasera, essendo il Paese insolvente, non potrà più far niente. Le scadenze che attendono Atene sono da brivido: oggi serve un altro miliardo e sei per pagare pensioni e stipendi dei dipendenti pubblici (Tsipras ha detto che questi soldi ci sono), il 13 luglio scadono 450 milioni da restituire al Fondo monetario, il 20 luglio la Grecia dovrebbe ridare 3,5 miliardi alla Bce, il 20 agosto è previsto il rimborso di 3,2 miliardi di debito sovrano. È difficile scommettere sul Paese, anche per la brutta figura fatta finora dal duo TsiprasVaroufakis. Anche se ieri sera in piazza Syntagma erano migliaia i greci riuniti per dire no a quello che ritengono un ricatto.

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Come si presentano i nostri problemi di fronte al crac ellenico? Intanto ieri a un certo punto lo spread è schizzato fino a quota 197, ripiegando poi a 159. Venerdì scorso stavamo a 123. Siccome è parecchio tempo che non ne parliamo, ricordo che lo spread è la differenza tra i titoli decennali italiani e tedeschi. Ogni cento punti base si trasformano in un aumento del costo del debito di 4 miliardi. Ieri il rendimento del debito italiano è salito al 2,39%. Padoan rassicura tutti,

e speriamo che abbia ragione. «Non siamo nel 2011, le istituzioni hanno armi per combattere la speculazione. Non c’è nessun rischio per il debito italiano». Il 2011 è l’anno in cui fu buttato giù Berlusconi non più gradito a Bruxelles e a Berlino. Si dice che fossimo sull’orlo del crac.

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I turisti? Le agenzie di viaggio sostengono che non ci sono rischi per i turisti. Basterà non fare affidamento sulle carte di credito e portarsi dietro più contanti. Rassegnarsi però a qualche furbata più del solito da parte di tassisti, ristoranti, guide eccetera.

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E se gli italiani, spaventati, corrono in banca a ritirare i loro soldi? A questo, se succede, non c’è rimedio, se non la chiusura delle banche e il controllo sui movimenti dei capitali. Ma, nonostante tutto, non mi pare che siamo ancora a questo grado di sfiducia. Che sarebbe, diciamolo chiaro, del tutto ingiustificata.

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E le imprese che hanno crediti verso la Grecia? Sì, per esempio quelle che fabbricano macchine agricole, di cui i greci (gran produttori di olio e latte) hanno bisogno. Il problema c’è, ma riguarda quantitativi di denaro piuttosto ridotti. Le banche di tutto il mondo, poi, sono uscite da un pezzo dalla Grecia, trasferendo in genere la loro esposizione agli Stati.

Ligresti jr si costituisce E ottiene i domiciliari

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al luglio del 2013 lo inseguiva un’ordinanza di custodia in carcere per aggiotaggio e falso in bilancio, frutto dell’inchiesta sul bilancio 2010 del gruppo Fonsai. Ora Paolo Ligresti — classe 1969, figlio di Salvatore, imprenditore ed ex re dell’edilizia — è tornato in Italia: ha accettato l’estradizione dalla Svizzera e si è costituito a Chiasso, ma ha chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari nella sua abitazione milanese. Per i giudici il pericolo di reiterazione del reato si è attenuato perché è trascorso molto tempo dai reati che Ligresti è accusato di aver commesso e il manager non riveste più cariche societarie. ORLO Con lui sono indagati Pier Giorgio Bedogni, ex dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili e Fulvio Gismondi, ex attuario di Unipol e Fondiaria-Sai. L’inchiesta riguarda irregolarità di bilancio (e in particolare la sottovalutazione della voce «riserva sinistri»): secondo i magistrati la famiglia Ligresti e i dirigenti del gruppo avrebbero portato Fonsai sull’orlo del fallimento, provocando un buco di 600 milioni di euro, con presunti dividendi illeciti per 253 milioni oltre ad un danno in Borsa da 300 milioni. Ligresti verrà interrogato domani. Il gup Andrea Ghinetti ha già ammesso come parti civili oltre duemila azionisti danneggiati di Fonsai, Premefin e Milano Assicurazioni. f.riz. © RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo Ligresti, 46 anni ANSA

NOTIZIE TASCABILI L’IRA DELLE OPPOSIZIONI: «SI TORNI AL VOTO»

A LUGLIO SI BOCCHEGGIA

UNA CACCIA ALL’UOMO CON 13OO UOMINI

Il caldo africano e l’afa in arrivo: punte di 40 gradi

Usa, catturato il secondo evaso Trovato al confine con il Canada

● Una intensa ondata di caldo africano è in arrivo sull’Italia, e porterà punte anche di 40 gradi al Centronord da domenica. Le temperature si porteranno sopra le medie del periodo di 7-10 gradi. Tra le città più bollenti nei prossimi giorni: Aosta, Torino, Milano, Sondrio, Bolzano, Trento, Verona, Firenze, Roma, Nuoro.

Il governatore campano Vincenzo De Luca bloccato dalla legge Severino

Campania: ricorso di De Luca E la giunta non c’è ancora... ● Tra il governo della Regione Campania e il commissariamento è solo una questione di giorni: quelli che impiegherà il Tribunale di Napoli per decidere sul ricorso presentato ieri d’urgenza dal neo governatore Vincenzo De Luca per annullare il decreto, emanato venerdì scorso da Palazzo Chigi, che lo ha sospeso dalla carica in base alla legge Severino. Solo una decisione positiva in tempi rapidi consentirà a De Luca di esercitare le sue funzioni e di procedere con la formazione della Giunta regionale senza esporsi al caos istituzionale. De Luca ha preferito al momento non iniziare i lavori, nonostante il parere favorevole dell’Avvocatura dello Stato. La data limite resta il 12 luglio. Le opposizioni protestano e chiedono le dimissioni e il ritorno alle urne.

La cattura di Richard Matt AP

● È stato ferito al torace dagli spari della polizia e catturato domenica notte David Sweat il secondo prigioniero evaso da un carcere di massima di sicurezza il 6 giugno nello Stato di New York. Il compagno di fuga, Richard Matt, era stato ucciso dagli agenti sabato. Sweat è stato preso a pochi chilometri dal confine canadese. Secondo la Cnn, la sarta del carcere che li ha aiutati a fuggire li avrebbe dovuti recuperare, e tutti e tre sarebbero dovuti fuggire verso il Messico. Quando invece la donna non si è presentata perché arrestata, i due hanno dovuto improvvisare e poi dividersi. «L’incubo è finito — ha detto, ieri in conferenza stampa il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo — ed è anche finito nel modo migliore». Nella caccia all’uomo sono stati coinvolti almeno 1300 uomini.

ERRORE NEL NAPOLETANO IL NAUFRAGIO DI APRILE

OGGI IL CDA RIZZOLI

Si frattura femore Migranti annegati Anziano operato Scatta il recupero a gamba sbagliata di 700 cadaveri

Da Mondadori offerta vincolante per Rcs Libri

● Va in ospedale per una frattura al femore ma i medici gli operano la gamba sbagliata: è accaduto a Boscotrecase (Napoli) a un 86enne, Tomaso Stara. Dell’errore si sono accorte subito le figlie, due delle quali medico, che, all’uscita dalla sala operatoria, hanno controllato la ferita. Il medico si è scusato ma nei prossimi giorni, a dimissioni avvenute, la famiglia lo denuncerà.

● Il 18 aprile erano morti in mare circa 700 migranti a bordo di un peschereccio eritreo, ribaltatosi a un centinaio di chilometri dalla costa libica e a 200 da Lampedusa: ieri la Marina Militare ha avviato le operazioni per il recupero dei corpi, impiegando tre unità. I cadaveri sono adagiati a circa 370 metri di profondità: sarà necessario

Migranti nel Canale di Sicilia ANSA inviare veicoli a comando remoto. Non è chiara la dinamica del naufragio: i migranti potrebbero essersi spostati all’improvviso durante l’avvicinamento a una nave portoghese, causando il capovolgimento della loro barca.

● Mondadori ha formalizzato un’offerta vincolante a Rcs per l’acquisto della controllata Rizzoli nel settore libri. La mossa è stata annunciata nell’ultimo giorno della trattativa in esclusiva tra i due gruppi editoriali. Oggi si riunisce il consiglio di amministrazione di Rizzoli, ma non sono attese decisioni sul futuro di Rcs Libri.


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MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

con i vicini. Si accavallano le voci su Rezgui: per Selma Elloumi Rekik, ministro del Turismo tunisino, potrebbe aver lavorato nei resort di Sousse, dove infatti si è mosso con sicurezza, «non era solo e non è arrivato dal mare, bensì con un’utilitaria». Arrestati sette presunti complici, in tre città: indaga anche un aereo-spia Usa che decolla da Catania o da Pantelleria.

Un poliziotto tunisino controlla la spiaggia a Sousse durante la visita di funzionari del governo inglese GETTY

Strage in Tunisia Il killer addestrato dall’Isis in Libia 1L’uomo potrebbe aver lavorato negli hotel colpiti

Cameron: «Pace in Siria e Iraq o resta la minaccia»

Francesco Rizzo

L’

allarme lo avevano lanciato a dicembre gli americani: l’Isis addestra miliziani nell’est della Libia, Paese politicamente in frantumi. Tra loro, secondo fonti di polizia tu-

nisine, per tre mesi c’era anche Seifeddine Rezgui, il kamikaze della spiaggia di Sousse. Dalla Libia arriverebbe anche l’arma della strage. Del resto le ricerche dicono che la Tunisia è il Paese che fornisce più miliziani all’Isis e ieri l’Algeria ha dispiegato 25 mila uomini alla frontiera

3000

● La Tunisia è il Paese che fornisce più miliziani all’Isis: fino a 3000, davanti all’Arabia Saudita (1500-2.500). Dalla Francia ne arriverebbero 1200

WIMBLEDON In Italia, intanto, Confindustria Viaggi suggerisce ai soci di favorire le richieste di rimborso dei turisti italiani che non vogliono più andare in Tunisia (il calo di arrivi dal nostro Paese è stato del 20-40% già dopo la strage a Charlie Hebdo, riferisce la Rekik) e tra le compagnie c’è chi non applica la penale per eventuali cambi di destinazione. E se testimoni raccontano di civili tunisini che hanno cercato di fermare il killer, altri accusano la polizia di ritardi e inefficienza: compagni di università di Rezgui lo dipingono come il capo di una cellula di 5 terroristi. Gli hotel pieni di occidentali sono obiettivi-simbolo ma «è impossibile coprire tutti i luoghi a rischio. Non si può considerare luogo a rischio una spiaggia», a conferma di «come sia facile colpire», spiega Andrea Margelletti, consulente del Copasir. E la paura tocca tuti: a Londra si temono attacchi a Wimbledon o il 7 luglio, anniversario della strage della metropolitana del 2005, tanto che il premier Cameron dichiara «finché l’Isis esiste in Iraq e Siria siamo sotto minaccia». La Francia ha espulso, da gennaio, circa 10 imam radicali, 40 dal 2012. E in Italia il governatore lombardo Roberto Maroni rilancia: «Se la Tunisia ha chiuso alcune moschee, significa che è una strada che dobbiamo considerare». © RIPRODUZIONE RISERVATA

BOMBA AL CAIRO UCCISO IL PM ANTI-ISLAMISTI Quel che resta (foto Reuters) dell’auto del procuratore egiziano Hisham Barakat, figura chiave dei processi contro i Fratelli Musulmani dopo la deposizione di Morsi. L’attentato, avvenuto al Cairo, è stato rivendicato da una cellula vicina agli islamisti. Barakat è morto, nove i feriti.

A BARLETTA

“Ordinato” anche se malato Addio al prete che commosse 1Don Salvatore

è morto a 38 anni per un tumore Il Papa gli telefonò per farsi benedire

A

veva commosso davvero, tutti, dentro e fuori la Chiesa, indipendentemente dal credo religioso. Don Salvatore Mellone, giovane seminarista di Barletta, è morto ieri a 38 anni, ma ha chiuso gli occhi da sacerdote fatto e finito: Papa Francesco lo aveva fatto ordinare il 17 maggio scorso dispensandolo dal completamento degli studi visto il male incurabile che lo stava divorando. Bergoglio lo aveva pure chiamato, chiedendogli di benedirlo proprio nella messa della sua ordinazione, il sogno di tutta una vita. «La vicinanza del Santo Padre mi dà forza e

Salvatore Mellone durante la messa di ordinazione nella sua casa di Barletta

R Accelerate

le procedure per esaudire il sogno: essere sacerdote prima di spegnersi

mi dà forza la vicinanza di tante persone che si uniscono nella preghiera», aveva detto da neo sacerdote. «Questa è la cosa più bella: che si preghi e si preghi e si continui a pregare perché possano venire fuori vocazioni e possano venire fuori anche cose belle nella vi-

ta delle persone», la sua aggiunta piena di fede e di speranza, nonostante tutto. UN BUON PASTORE Consapevole della stadio terminale della sua malattia, Mellone aveva espresso il desiderio purissimo di diventare prete, aveva lasciato tutto per entrare in seminario a Molfetta. Era stato ammesso al diaconato e al presbiterato il 26 dicembre 2014, con il nulla osta del Seminario regionale, il vescovo di Trani, dopo aver consultato la congregazione del clero: una corsa contro il tempo perché il sogno si avverasse. Così, è arrivata la nomina a diacono e la cerimonia in casa, celebrata dall’arcivescovo Giovan Battista Pichierri e seguita nella chiesa del Crocifisso grazie a un maxi schermo. Quel giorno lo stesso arcivescovo si rivolse a lui e, citando le parole del Vangelo di Giovanni, commosse tutti: «Sarai sacerdote per sempre. E un buon pastore non abbandona mai le sue pecore», disse. E don Salvatore aveva sperato fino all’ultimo nel miracolo, voleva ancora aiutare i malati nelle corsie degli ospedali. Purtroppo, non ha fatto in tempo. al.mo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’APP CHE DIVIDE

Uber, pugno duro della Francia Dirigenti fermati «Attività illecita» 1Sentiti a Parigi

due manager. E ora 200 agenti dovranno trovare gli autisti abusivi Daniele Vaira @danvaira

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a morsa su UberPop, l’app di noleggio di autisti privati che ha diviso i consumatori, creato polemiche, proteste e inchieste giudiziarie in diversi Paesi del mondo, si stringe in Francia. Thibaud Simphal e Pierre-Dimitri Gore-Coty, i capi della filiale francese e dell’Europa dell’Ovest sono stati fermati dalla procura per essere interrogati su «attività illecite» in seguito alle indagini sulla controversa applicazione che il prefetto di Parigi ha vietato. L’azienda aveva respinto l’ordinanza, annunciando l’intenzione di proseguire fino a una sentenza definitiva del tribunale. In Francia giovedì scorso erano esplose le proteste dei conducenti di auto pubbliche «ufficiali» contro il servizio dell’azienda californiana che permette a chiunque di trasportare clienti sulla propria auto. Le manifestazioni avevano provocato numerosi blocchi del traffico in tutto il Paese. E non erano mancati i momenti di tensione. Le autorità francesi hanno, intanto, deciso di usare il pugno duro. Il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve ha disposto lo stop dell’app e ha ordinato alla polizia di far rispettare il divieto. A Parigi saranno impegnati

200 agenti per smascherare gli autisti abusivi. L’azienda, intanto, ha fatto sapere di voler collaborare «per dissipare ogni possibilità di confusione o di approssimazione». ATTESA In Italia la situazione è in divenire. Lo scorso 10 giugno il tribunale di Milano aveva costretto l’azienda californiana a disattivare UberPop, tacciandola di «concorrenza sleale». Ma la questione è tutt’altro che chiusa. Giovedì ci sarà una nuova udienza. La multinazionale spera che venga accolto il proprio ricorso, alla luce anche del parere positivo dell’Autorità dei trasporti e dell’appoggio di diverse associazioni dei consumatori. D’altronde la general manager di Uber Italia, Benedetta Arese Lucini, era stata chiara: «Non smetteremo di batterci legalmente affinché le persone possano continuare ad avere un’alternativa affidabile sicura ed economica per spostarsi in tante città. E perché non venga negata a migliaia di driver una risorsa economica». La Rete continua a mobilitarsi. E anche l’app non smette di differenziarsi e a non star ferma in nome del «progresso e dell’innovazione». Nei giorni scorsi ha offerto il servizio di consegna a domicilio dell’aperitivo con l’operazione “Bollicine”. Prima aveva trasportato il sushi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Le proteste anti Uber a Parigi AFP

DIVERSAMENTE AFFABILE di FIAMMA SATTA

LA CARNEFICINA IN SPIAGGIA: ORA LA PAURA È INVINCIBILE

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unedì della scorsa settimana ho fatto il biglietto aereo, ho comprato creme solari ad altissima protezione, una nuova borsa da spiaggia e un costume da bagno blu elettrico, divertendomi all’idea che fosse intonato al colore delle decorazioni della piscina dell’albergo di Hammamet dove ogni estate vado con la mia famiglia. Però stavolta la scelta della Tunisia come meta della nostra vacanza annuale aveva anche un significato solidale: dopo la strage nel museo del Bardo di Tunisi del 18 marzo, il Paese-baluardo della democrazia che ha nel turismo la sua principale fonte economica e che tante volte ci ha accolto con dolcezza, era in difficoltà e andava sostenuto, vincendo i timori. Questo pensavo. Poi, venerdì, la notizia dello sterminio di turisti sulla

spiaggia di Sousse ha azzerato ogni pensiero. La paura ha avuto il totale sopravvento: la morte di quelle persone in un momento di massima spensieratezza, le immagini, i filmati, quell’hotel a pochi chilometri dal «nostro» e così simile al «nostro» perché della stessa catena alberghiera, vedere i «nostri» stessi asciugamani usati a lenzuolo funebre. Mi viene da piangere e mi fa rabbia non partire più. Ma chi se ne frega della mia vacanza, provo rabbia perché la paura è più forte di ogni pensiero. E ogni volta che ho fatto entrare la paura dentro di me, il Male ha avuto la meglio.

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MARTEDĂŒ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Torna Harper Lee L’America ai piedi della scrittrice cult 1Dopo 55 anni il sequel de “Il buio oltre la siepeâ€? Letture ed eventi: il libro in arrivo è giĂ un caso Filippo Conticello @filippocont

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ICTUS Harper Lee è stata colpita da un ictus nel 2007: nella foto, del 2006, è con degli studenti vestiti come nel suo primo libro, Il buio oltre la siepe AP

ra una bimba quando la pellicola in bianco e nero iniziava a fare storia. Cinquanta anni dopo Mary Badham ha la voce piĂš cupa: il 14 luglio al Poetry Center di Manhattan la schiarirĂ per leggere quelle righe che mezzo mondo aspetta. Dopo 55 anni di silenzio mistico, esce Go Set a Watchman, secondo romanzo di Harper Lee, l’autrice di Il buio oltre la siepe che oggi ha 89 anni e adoratori in ogni angolo del pianeta. Quel primo libro del 1960, tradotto in 40 lingue e da 40 milioni di copie vendute, ha ispirato il mitico film del ‘64 con Gregory Peck, nei panni del padre della Bedham. E il

racconto lucido sui pregiudizi contro un nero dell’Alabama è diventato vangelo: inserito nelle scuole, è stato digerito da chi lotta per i diritti civili. E adesso, man mano che si avvicina l’ora X dell’uscita annunciata a febbraio, si moltiplicano gli eventi, a partire dal clou a Manhattan diffuso pure in streaming. Nessuno si è stupito: è il volume piĂš preordinato su Amazon nel 2015 e nella gloriosa storia della HarperCollins. INGEGNO Scritto prima del Buio, eppure ne è il curioso seguito: pare che la Lee sia rimasta fedele al proposito che ha alimentato la leggenda – non aggiungere piĂš mezza riga dopo l’esordio – e Go Set a Watchman sia un vecchio manoscritto che l’autrice credeva perduto. L’ha ritrovato nella dimora natale in Alabama un’amica che, caso strano, è pure il suo avvocato. Protagonista un’adulta Scout, la ragazzina interpretata dalla Bandham che qui torna a trovare il padre. In Italia sbarcherĂ per Natale in edizione Feltrinelli, mentre per i primi due milioni di copie Usa lavoreranno di fantasia librerie e teatri. Anche perchĂŠ la signora Lee continuerĂ nella vita monastica in una struttura per anziani: lucida ma quasi cieca, non partecipa a niente dal sapore pubblicitario. Ci si ingegna, allora, ingolosendo con anticipazioni, letture di gruppo, aperture di mezzanotte, proiezioni, discussioni sparse. Presto, assieme al romanzo, si comprerĂ pure buon cibo del Sud. Š RIPRODUZIONE RISERVATA

UNA FAVOLA MODERNA

Annalisa da Sanremo al set ÂŤChe ansia dover recitareÂť Emanuele Bigi ROMA

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eri è stata l’ultima giornata di riprese di Babbo Natale non viene da Nord. Maria Grazia Cucinotta e la cantante Annalisa Scarrone, per la prima volta nei panni di attrice, sono sedute una di fronte all’altra davanti al bar Il sorpasso, nel cuore di Roma. La prima interpreta una psicologa, la seconda la figlia, aspirante cantante, di un padre assente che ha il volto di Maurizio Casagrande. E Casagrande, che abbia-

mo conosciuto in molti film dell’amico Vincenzo Salemme, è anche il regista della commedia (nelle sale dal prossimo dicembre). ÂŤĂˆ una favola che parla di buoni sentimenti, che si ispira ai film di Frank Capra e strizza l’occhio a Il Grinch — ci racconta l’attore e regista napoletano —. Vorrei che questo film facesse sorridere e allo stesso tempo lasciasse un alone di magiaÂť. Annalisa, l’ex rossa di Amici che all’ultimo Sanremo si era accaparrata il quarto posto con il brano Una finestra tra le stelle, si getta nel mondo della recitazione. ÂŤSul palcosce-

Annalisa sul set con la Cucinotta

OROSCOPO LE PAGELLE di ANTONIO CAPITANI 21/4 - 20/5 TORO

21/5 - 21/6 GEMELLI

22/6 - 22/7 CANCRO

23/7 - 23/8 LEONE

24/8 - 22/9 VERGINE

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Resettaggi imposti, probabili spese e ambiguità altrui fanno emergere il grizzly inside you. Controllatevi e fate i furbi. Guizzetti suini v’animano.

Certa gente considera il cervello come eccedenza bagaglio e non lo usa. Non mordetela. Il sudombelico però s’impegna e riscuote successi.

Burocrazia, cure fisiche, lavoro sono favoriti dalla Luna. E la concretezza paga, in ogni senso. Lodi (anche suine) fomentano l’autostima di tutti voi.

Potete ottenere tanto. PerchĂŠ sapete muovere le leve giuste. Oltre che per merito di un colpetto di glutei. Fornicazione con muche variazioni sul tema.

Stress e ritardi toccano il lavoro e il privato, le vostre ansie peggiorano tutto: state su, ogni cosa si sistemerà presto. Mirabilie suine però stagliansi.

23/9 - 22/10 BILANCIA

23/10 - 22/11 SCORPIONE

23/11 - 21/12 SAGITTARIO

22/12 - 20/1 CAPRICORNO

21/1 - 19/2 ACQUARIO

20/2 - 20/3 PESCI

7+

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7,5

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7+

6-

Fiuto e faccia di glutei si rivelano utili al lavoro, alle p.r., agli studi e alla vita sociale. Sprizzate anche tanta simpatia fornicatoria: sfruttare, please.

I ritmi nel lavoro si profilano skizoidi: ora pacati ora indiavolati. Ma i risultati vi soddisfano. L’amore vi bea, il sudombelico è efficienterrimo.

C’è la Luna nel vostro segno. Ergo: potete seminar bene, gioire per tanti motivi, acquisire puntiimmagine. E fornicare. Il vigore cresce tanto.

Un po’ di solitudo c’è, qualche scorticatina di zebedei pure. Soprattutto a opera di lavoro e familiari. Ma si fornichicchia. Better than nothing...

Il vostro umore è in bolla, voi siete cooperativi e i risultati che ottenete sono super. L’aiuto degli amici conforta, ma ci son modestie suine nell’aere.

Capi, colleghi e affetti vi strinano un cicinĂŹn gli zebedei. PerchĂŠ sono contrari alle vostre idee e al vostro operato. O perchĂŠ pretendono. Tutelatevi.

SHOWBIZ DOPO I 160 MILA ALLO STADIO SAN SIRO

Una foto dal profilo Instagram di Jovanotti del concerto a San Siro

Il tour di Jovanotti fa il pieno ÂŤGrazie, bellissima storiaÂť â—? ÂŤTre giorni nel grande stadio delle leggende del rock’n’roll, tripletta fotonica di 160 mila cuori sincronizzati sullo stesso BPM. Bellissima storia. Alla prossima ragazzi! Grazie!Âť: Jovanotti dai social network ha salutato Milano al termine della sua tre giorni di concerti a San Siro, sold out con la partecipazione di 160 mila persone. Il successo di pubblico proseguirĂ anche nelle altre tappe. Stasera Lorenzo Cherubini sarĂ all’Euganeo di Padova (esaurito). Ăˆ sold out anche la prima data di Firenze (4 luglio).

DIVORZIO FATTO

ÂŤIL RE DELLO STREEETFOODÂť

UN ATTORE CHE CERCA SAPORI FORTI Si chiama Ishai Golan, è un attore israeliano ed è ÂŤil re dello streetfoodÂť: in ogni puntata ha 24 ore di tempo per trovare e assaggiare tutto il meglio del cibo di ogni luogo che visita, da Napoli all’India passando per Parigi. Venditori di strada, ristoratori e chioschi ambulanti gli propongono le tradizioni culinarie piĂš strane e popolari. Su La Effe con 26 episodi da 30 minuti ciascuno. DA VEDERE OGGI SU LA EFFE ALLE 15.05

RECORD DI BIGLIETTI

Clarkson, addio Siracusa, è boom a ÂŤTop GearÂť del teatro classico: con un tweet 115 mila presenze â—? ÂŤSono molto triste e dispiaciuto che sia finita cosĂŹÂť: con questo tweet Jeremy Clarkson saluta e ringrazia i fan di ÂŤTop GearÂť, in Italia in onda su Dmax, di cui è stato uno degli storici conduttori e innovatore. Clarkson, che ha avuto una lite con il produttore Oisin Tymon, lascia con James May Richard Hammond. Il timone passa a Chris Evans.

â—? Oltre 115 mila presenze con un incasso di 3 milioni e 300 mila euro. Numeri record per il 51esimo ciclo di spettacoli classici della Fondazione Inda al teatro greco di Siracusa. Le tragedie ÂŤLe SuppliciÂť di Eschilo, diretta da Moni Ovadia, ÂŤIfigenia in AulideÂť di Euripide con la regia di Federico Tiezzi e ÂŤMedeaÂť di Seneca affidata a Paolo Magelli, sono state un grande successo.

IL SEQUEL INCASSA OLTRE UN MILIONE DI EURO

L’orsetto Ted è il re del box office Si ÂŤmangiaÂť perfino i dinosauri â—? Arriva e si piazza al primo posto l’irriverente orsetto Ted, che al secondo capitolo della saga sogna di diventare padre. Incassa un milione e 300 mila euro, superando Jurassic World (un milione 9 mila) euro ma con un totale di 12 milioni e 100 mila euro al box office per i dati Cinetel. In terza posizione ÂŤTorno indietro e cambio vita (248 mila), in quarta una nuova entrata ÂŤRuth & Alex - L’amore cerca casaÂť (193 mila).

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CONSIGLI

21/3 - 20/4 ARIETE Ci sono schiarite nel lavoro. Che premia impegno e talenti. Belle notizie arrivano da lontano, i viaggi riescono, la fornicazione vi rimette al mondo.

nico l’adrenalina e le emozioni si fondono, sul set c’è piĂš l’ansia da prestazione — commenta la cantante in giro per l’Italia con lo “Splende Tourâ€? —. Ăˆ stata un’esperienza nuova che mi ha formato. Per fortuna che India, il mio personaggio, è una cantante, e per fortuna che ho una buona memoria grazie a mio padre matematico: non mi è mai capitato di dimenticarmi una battutaÂť. Il film di Natale preferito? ÂŤMamma ho perso l’aereoÂť, risponde Annalisa. Maria Grazia Cucinotta produce la commedia e interpreta una piccola parte. ÂŤSono una psicologa — dichiara —. Chi fa il nostro mestiere deve essere un po’ psicologo perchĂŠ devi capire il tuo personaggio e mettere da parte il tuo ioÂť.

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LO SPORT IN TV

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MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT


MINADE LOMBARDIA

Le eccellenze di una Regione

1 pag. 2-3 Intervista al Governatore Maroni «La nostra capacità di reagire in tempo reale alle difficoltà» 1 pag. 5 Il Commissario Sala Un giorno a Expo 1 pag. 6-7 Milano e i Templi dello Sport 1 pag. 10 Bonami e i grattacieli 1 pag. 13 Battisti La cucina lombarda e il campo di grano 1 pag. 14 Il tesoro Franciacorta Parla il presidente Zanella 1 pag. 15 Brescia Terra del bel calcio 1 pag. 16 Gimondi Ci racconta Bergamo 1 pag. 19 Compagnoni «Sondrio e le mie montagne» 1 pag. 23 Rossi e Lecco 1pag. 27 L’Alfa E la nuova Giulia

La locomotiva della nuova Italia


MINADE LOMBARDIA

II

La mia Regione è il me uno spettacolo e un segnale. Non uno squillo isolato. Da Sondrio fino a Mantova passando per Monza, Bergamo e Brescia, qualcosa si muove pur tra molte contraddizioni: un soffio di ottimismo — ok per ora è solo una brezza leggera — potrebbe gonfiare le vele della ripresa e togliere la nave ammiraglia dell’economia nazionale dall’immobilità a cui sembrava condannata.

L’editoriale Andrea Monti

Let’s move Nello sport come nella vita

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er la Gazzetta, raccontare il «Made in Lombardia» è un po’ come guardarsi allo specchio. Deve farlo con orgoglio ma anche con quel pizzico di pudore che evita il peccato capitale della vanità, figlia della superbia e madre di quasi tutti i rompiballe. Sta di fatto che da 120 anni la rosea è nel novero ristretto delle eccellenze milanesi riconosciute nel mondo, e non solo in quello dello sport. Radicata nel territorio e nella sua storia ma proiettata sull’orizzonte nazionale e internazionale. E’ il segreto che accomuna migliaia di imprese lombarde. Le donne e gli uomini che hanno decretato il successo di un modello sociale, prima ancora che economico, molto invidiato e troppo poco imitato nel resto d’Italia. Un sistema non privo di vizi e difet-

ti: bello come il cielo che lo racchiude quand’è bello, grigio e nebbioso quando la cupidigia prevale sui valori e sulla lungimiranza. Ma, tutto sommato, ancora esportabile e pieno di energia. Certo, pure il «Made in Lombardia» ha preso terribili mazzate dalla crisi. Ha sperimentato per la prima volta in decenni la disoccupazione giovanile e intellettuale, il declino di interi comparti industriali. Eppure, nell’anno dell’Expo, si respira aria di riscossa. Milano torna a riconoscersi come metropoli internazionale, un luogo dove esperienze, popoli e conoscenze diverse si incontrano e si parlano. Una grande città, insomma. E persino bella come forse non lo era mai stata. Un raffinato osservatore come Gianni Ferrari, sulle colonne del Corriere, parla di miracolo a Milano e non mi pare esageri: basta uscire alla sera per mescolarsi a un popolo socievole di giovani e diversamente giovani che tra la Darsena e i nuovi grattacieli torna a guardare al futuro. Non importa se la sua grande occasione la gente meneghina — ormai un crogiuolo multietnico — ha dovuto riprenderla per la coda e riscattarla dai ladroni che se l’erano rubata: alla fine c’è riuscita con un recupero che somiglia a un gol allo scadere o a un sorpasso sul traguardo.

No, non è un cattivo momento per chiedersi che cos’è oggi e dove sta andando la Lombardia. E non è una cattiva idea farlo, come l’inserto speciale che avete tra le mani, affidando allo sport il ruolo di filo conduttore tra eccellenze diverse. La Lombardia è una regione che non sta mai ferma. Un vecchio ma attendibile luogo comune dice che è sempre in gara con qualcuno o con qualcosa. Talvolta, aggiungiamo noi, con se stessa. Ed è forse per questo le sue vicende hanno un legame così profondo con lo sport. Non parliamo solo del grande calcio, del basket, del volley, dei motori e di tutte le altre realtà di vertice che riempiono le tribune e il grande libro d’oro dello sport lombardo. C’è un tessuto profondo fatto di 850 mila atleti e 150 mila dirigenti, 10 mila società sportive, un numero record di impianti. E soprattutto ci sono tre milioni e mezzo di persone (il 35% della popolazione) che praticano una qualche attività fisica. Lo sport è collante sociale e strumento di inclusione. Come pensare che tutto questo non produca un nuovo scatto in avanti? Let’s move: il movimento come energia per la comunità. E’ una delle chiavi interpretative più convincenti dell’Expo. E del patrimonio culturale di questo giornale. Tradotto in italiano suona un po’ più brusco ma funziona, nello sport come nella vita. E’ il grido di guerra che ispira questo speciale, il filo conduttore tra molti pregevoli interviste: diamoci una mossa! Buona lettura. © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Esposizione universale si è aperta puntualmente il primo maggio. Niente contrattempi, niente scioperi. E alla Scala è risuonato l’Inno di Mameli. I visitatori che affollano il Decumano e i padiglioni sono insie-

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ROBERTO MARONI «SIAMO FORTI DINAMICI DA IMITARE» Il Governatore e i primati lombardi: «Abbiamo il sciur Brambilla e la nebbia, ma aziende che reagiscono alle difficoltà in tempo reale, che vendono caviale ai russi. Paghiamo a 27 giorni, lo Stato lo fa a 280. E abbiamo 3mila dipendenti contro i 30mila della Sicilia»

Intervista di Gianni Valenti

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residente Roberto Maroni cominciamo subito dall’Expo: quanto peserà sul rilancio della Lombardia? «Abbiamo investito molto, un miliardo e mezzo di euro, per far sì che i venti milioni di visitatori previsti tornino nella nostra regione almeno nei sei anni successivi. Abbiamo voluto presentare la Lombardia in un modo diverso da quella che è l’opinione comune. E cioè di un territorio manifatturiero, industriale dove ci sono i capannoni, il sciur Brambilla, un po’ di nebbia. Noi siamo questo ma anche tanto altro. Pochi sanno, per esempio, che è la prima regione agricola d’Italia come produzione. C’è una città famosa per il rugby, Calvisano, dove opera una società agroittica che alleva 500mila storioni grazie ai quali esporta caviale ai russi. Ma ci sono altre eccellenze come i siti culturali che per l’Unesco sono patrimonio mondiale dell’umanità. Dei 50 italiani, dieci sono nostri. Il più antico è l’iscrizione rupestre della Valcamonica che risale a 5000 anni prima di Cristo. Ma l’investimento non è solo sul turismo. Penso anche ai collegamenti tra le imprese lombarde e il mondo rappresentato in Expo, come a una forte ricaduta degli investimenti esteri su ricerca e innovazione. Quest’ultima è la nostra vocazione. Abbiamo 13 università, 500 centri ricerca, sei parchi tecnologici». C’è anche chi si lamenta. A Milano commercianti e ristoratori si aspettavano una ricaduta più importante. «Se qualcuno pensava che Expo poteva risolvere

tutti i problemi si era fatto delle aspettative eccessive. L’Esposizione è un successo. Siamo riusciti nonostante i gufi a finire i lavori. E allora ognuno deve riuscire a trarre il meglio da questo. Un’altra nota positiva è l’aver evitato l’intasamento della viabilità a Milano e dintorni. Non me l’aspettavo. Evidentemente l’aver investito sul trasporto pubblico ha pagato». È riuscito a vederlo in privato? «Finora no. Ho partecipato a tanti eventi a livello istituzionale. Spero nel mese di agosto di fare il visitatore a tutti gli effetti».

Berlusconi e il Milan Solo lui poteva trovare Mr.Bee che mette i soldi e lo lascia comandare

La sua Lombardia è ancora la locomotiva d’Italia? «Certo, soprattutto in un periodo di crisi. Lo testimonia il fatto che abbiamo dati economici nettamente migliori rispetto a quelli medi italiani. E ciò si spiega per la straordinaria capacità di adattamento alle situazioni di crisi, figlia del fatto che il nostro sistema imprenditoriale si basa sulla piccola e media industria che è molto dinamica e reagisce in tempo reale alle difficoltà. La Lombardia gode di un rating da Standard & Poor’s superiore a quello dell’Italia. Abbiamo tempi di pagamento medi di 27 giorni contro i 280 dello Stato». Appena eletto nel febbraio 2013 manifestò un grande sogno, quello della Macroregione del Nord. Quanto ci siamo lontani? «Direi che il sogno si sta per avverare. Siamo vicinissimi a un’evoluzione dell’idea che ebbe

1Abitanti in 1.530 comuni È la 1° regione italiana per popolazione, 2° per densità (419,16 ab./km²) e 4° per superficie (di 23 863,65 km²). È divisa in 11 province e una città metropolitana (Milano)


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Parla Roberto Maroni ● Presidente della Regione Lombardia

ALESSANDRO MANZONI Milano, scrittore (17851873) ALESSANDRO VOLTA Como, fisico (1745-1827) ANTONIO STRADIVARI Cremona, liutaio (16441737) VALENTINO MAZZOLA Cassano d’Adda, calciatore (1919-1949) EDOARDO MANGIA-ROTTI Milano, schermidore (1919-2012) TAZIO NUVOLARI Castel d’Ario, scrittore (1892-1953)

l motore del Paese 1

dire che bisogna investire meno negli ospedali e più nel post ospedaliero favorendo le cure delle persone che non hanno bisogno di essere operate ma necessitano di qualcuno che le segua nelle terapie. Questo oggi funziona grazie al volontariato. Ma se ne deve occupare il pubblico. La legge che sarà approvata entro fine luglio porterà anche a una riduzione dei costi: saranno dimezzate le Asl e gli appalti verranno concentrati in un’unica stazione regionale per tutte le strutture pubbliche. Il risparmio stimato è di 400 milioni di euro. Inoltre daremo vita a un’Agenzia di controllo indipendente che avrà il compito di verificare il rispetto delle regole» . Passiamo alle infrastrutture. La Pedemontana? «Cinquanta anni fa mio nonno diceva: “Vedrai adesso qui sotto casa partirà la Pedemontana”. Io ho dato il via ai lavori dopo mezzo secolo, ma almeno è partita. Adesso c’è la tangenziale di Varese, quella di Como, la tratta A che unisce A8 alla A9. A novembre sarà la volta della tratta B1 che unisce la A9 Milano-Como con la MilanoMeda. E poi ci saranno la C e la D. La fine dell’opera è prevista per il 2020, ciò mi costringerà a ricandidarmi nel 2018... Da quando sono Presidente abbiamo inaugurato 19 infrastrutture. Le più importanti sono Brebemi e Teem. Investimenti fatti con due criteri. Innanzitutto il coinvolgimento dei privati che permette di utilizzare pochi soldi pubblici con la consapevolezza che poi, inevitabilmente, le strutture saranno a pagamento. Il secondo è quello delle opere compensative. La Teem coinvolge 37 comuni e tutti i sindaci all’inizio erano contrari. Alla fine c’è stato un consenso generale perché hanno ottenuto opere, dalle biblioteche agli auditorium, che non avrebbero mai potuto realizzare».

● 1. Roberto Maroni è nato il 15 marzo del 1955 a Varese, ed è il Presidente della Regione Lombardia dal 18 marzo 2013 ANSA ● 2. È stato Ministro dell’Interno prima e del Lavoro e delle Politiche sociali poi nei governi di Silvio Berlusconi FOTOSERVIZI ● 3. Da sempre tifoso rossonero, eccolo con Adriano Galliani che gli regala la maglia autografata con il numero 1 FOTOGRAMMA 2 3

Passiamo al tema sicurezza: l’aggressione a un capotreno avvenuta con tanto di macete a Villapizzone ha riproposto il problema. Davvero vuole sostituirsi allo Stato finanziando un sistema di vigilanza sulle tratte ferroviarie lombarde? «Ho il dovere di tutelare i lavoratori delle Ferrovie regionali. Ho chiesto ripetutamente al governo di predisporre un sistema simile a quello che ho realizzato con i militari quando ero ministro dell’Interno con l’operazione strade sicure. Non ho avuto risposte. Abbiamo pronto un pia-

La Pedemontana Mio nonno diceva: “Vedrai, adesso la fanno”. Dopo mezzo secolo ho dato io il via ai lavori

comprare i giocatori ed eccellere in Italia e in Europa. La scelta dell’Inter non è stata delle più felici. E Berlusconi per quello che deve pagare alla ex moglie non ha tanti soldi da mettere nel Milan. Io glielo ho detto: “Lascia perdere la politica ed occupati delle cose serie e cioè del Milan”. Ora è arrivato Mr Bee. L’investimento della sua cordata mi convince perché la società rossonera è un brand importante in Cina. Se le cose stanno come sembra, Berlusconi ha raggiunto l’obiettivo di trovare qualcuno che mette i soldi e lo lascia comandare. È uno dei pochi che può riuscire a fare un’operazione del genere. In altri sport,comunque, la situazione è molto migliore. Cito ad esempio la mia Varese che ospiterà i campionati mondiali di canottaggio perché è riuscita a imporsi come uno dei luoghi più belli al mondo per praticare questa disciplina. O l’Armani che è sempre un’eccellenza nel basket. Da parte nostra abbiamo investito molto sul settore scolastico». Rimaniamo nel calcio e parliamo di stadi. Il suo appello ai club milanesi per una struttura nell’area Expo pare sia caduto nel vuoto. «Pensavo al Milan. Loro però hanno scelto il Portello. Mi pare una cosa da sostenere perché lo stadio di proprietà è importante. Se poi l’Inter rimette a posto il Meazza sono contento. Alla fine questo va bene anche per il futuro di Expo: lì vogliamo realizzare un campus universitario con residenze che possano ospitare 8-10mila studenti e impianti sportivi. La proposta viene dalla Statale di Milano ora dislocata in 14 siti diversi. Lo stadio sarebbe quello di atletica, con una piscina olimpionica e un palazzo del ghiaccio. Ci aspettiamo il sostegno del Coni». Lei ha scelto per lo Sport un campione come Antonio Rossi. Gli ha insegnato a fare il politico? «Non c’è stato bisogno. È venuto con grande umiltà e si è messo a fare la cosa che chiedo ai miei assessori: girare la Lombardia e ascoltare dalla gente quali sono i problemi. Non se la tira affatto, lo apprezzo molto». Il suo rapporto con lo sport? «Sono forte nella scopa d’assi... A parte questo non faccio agonismo, vado in piscina almeno una volta alla settimana. Una cinquantina di vasche mi liberano la mente». C’è un campione lombardo che ammira particolarmente? «Felice Gimondi. L’ho nominato ambasciatore di Expo perché rappresenta un punto di riferimento. È un campione pulito in uno sport che non sempre ha dato buona prova di sé». Ci tolga una curiosità: la vediamo quasi sempre con la cravatta verde stile Lega. Quante ne ha? «Saranno 250, sono molto geloso delle mie cravatte. Me le regalano ovunque».

Gianfranco Miglio tanti anni fa. Il primo gennaio del 2016 nascerà la Macroregione delle Alpi composta da 46 regioni: otto italiane (dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia), Svizzera, Austria, Slovenia, Baviera, Baden Wurttemberg e Rhone Alpes. Diventerà un soggetto istituzionale che potrà trattare direttamente con la Ue saltando i governi nazionali. Per la Lombardia è una grande opportunità di intercettare i fondi europei». Lei è subentrato al governo della Lombardia dopo 17 anni di gestione Formigoni. C’era qualcosa da cambiare, da scardinare? «Da scardinare no, da migliorare sì. Ho ereditato un sistema che complessivamente è un’eccellenza. Ricordo il dato dei pagamenti, di cui ho parlato in precedenza, e aggiungo quello del numero dei dipendenti. La Lombardia con 10 milioni di abitanti ha 3000 dipendenti. La Sicilia

con metà degli abitanti ne ha 30mila per fare le stesse cose. La Cgia di Mestre ha calcolato che se tutte le regioni italiane avessero il nostro sistema si risparmierebbero ogni anno nel Paese 60 miliardi di euro. Per migliorare abbiamo cominciato a lavorare soprattutto sul sistema socio sanitario». Proprio della Sanità volevamo parlare: da una parte l’eccellenza nelle cure, dall’altra la vergogna degli scandali. «Comincio da una cosa importante realizzata: gli ambulatori aperti no-stop per il cittadino. In sette mesi le prestazioni erogate sono state oltre 200 mila. Ora stiamo rivedendo l’intero sistema socio sanitario per adattarlo all’evoluzione della società lombarda che prevede nei prossimi 20 anni un incremento dell’età. Ciò porterà a un aumento della cronicità rispetto all’acuzia. Vuol

40%

no B che potrebbe partire già questa settimana». Sull’immigrazione è andato giù pesante… «Rispondo con altri dati: la media nazionale di presenza di immigrati nelle regioni è dell’8%. Da noi arriviamo al 13%, siamo quelli che ne hanno di più. Dei clandestini giunti in Italia il territorio che ne ha ospitati il numero maggiore è la Sicilia, poi c’è il Lazio quindi la Lombardia col 9%. Pretendo equità di trattamento. Prima di mandarcene ancora caro governo inviali nelle regioni che hanno l’1%. Vorrei aggiungere una cosa importante: da noi gli immigrati in regola e che rispettano le regole sono messi alla pari dei lombardi. Per loro le porte sono sempre aperte». Passiamo allo sport: il calcio è in difficoltà. L’unica città a gioire è Como promossa in B. «E’ un problema di denari. Bisogna investire per

Bossi lo vede ancora? «Certo, l’ultima volta dieci giorni fa a Pontida. Il rapporto di amicizia che c’è tra noi supera qualsiasi cosa. Gli voglio bene e gli perdono tutto. Io sono così, troppo generoso. Ma se ho fatto ciò che ho fatto è perché lui ha avuto questa capacità straordinaria di guidare la Lega». Presidente, c’è un’inchiesta della Procura di Milano che potrebbe portare a un suo rinvio a giudizio anche per “induzione indebita”. Reato che in caso di condanna per la legge Severino la farebbe decadere. Per l’accusa avrebbe favorito due sue ex collaboratrici. Dorme sereno? «È una cosa ri-di-co-la. Sono accusato di un viaggio che non ho fatto. E non ho mai chiesto nulla a nessuno. Sono tranquillissimo, non la considero neanche un problema. Se ne occupano i miei avvocati».

1Industrie a Milano e provincia È il territorio

con il maggior numero di imprese soprattutto nel settore meccanico, elettronico, metallurgico, tessile, chimico, farmaceutico ed editoriale

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MINADE LOMBARDIA

MARTEDÌ 30 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

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GIORGIO SQUINZI Cisano Bergamasco, imprenditore e chimico (1943) ADRIANO CELENTANO Milano, cantantautore, ballerino, regista (1938) GUALTIERO MARCHESI Milano, chef (1930)

Benvenuti all’Expo GUIDA SALA «VI PORTO NEI PADIGLIONI DEL CUORE» Giro ideale nei 1,1 milioni di mq dell’Esposizione Universale con il Commissario Unico: «La poesia dello spazio Zero, la stanza degli specchi di Palazzo Italia, l’arte coreana, la tecnologia kazaka, le Dune di Foster e il messaggio dell’Austria: 6 cose da non perdere»

Intervista di Serena Gentile

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lle dieci del mattino, ora d’apertura, la fila davanti ai tornelli è già schierata. E non è sabato e neanche domenica. Per entrare a Palazzo Italia ci vuole un’ora, 45 minuti nel padiglione del Kazakistan. E non si lamenta nessuno. Chi non ha voglia, cambia area e continente o va a prendersi un caffè. Al ritorno, dribblate delegazioni e gruppi organizzati, si entra in scioltezza. Benvenuti a Expo. Erano 2,7 milioni i visitatori al 31 maggio e 15 milioni i biglietti venduti dei 20 sogno-obiettivo. Non abbiamo dati aggiornati, ma l’impressione sul campo è che proceda per il meglio. Il Commissario unico Giuseppe Sala è qui puntuale tutti i giorni alle 8, cura ogni cosa personalmente, accetta anche di farci da Cicerone. Dicono che si giochi (pure) la poltrona di sindaco di Milano, ma al momento ha altro a cui pensare: sale a bordo della macchinetta elettrica con cui gira per il Sito e noi lo seguiamo. Commissario, la partita è cominciata in salita, ma a due mesi dal via pare si pareggi o forse a sorpresa è passato in vantaggio lei... «Mi accontento del pareggio, del resto siamo solo al primo tempo (sorride). È stato sicuramente importante aprire bene. Le critiche e le polemiche alla fine si sono rivelate vantaggiose, perché hanno creato quell’effetto sorpresa. Del resto è difficile opporsi al giudizio della gente. I numeri sono buoni, la gente è contenta. E per gente intendo bambini come anziani, italiani e stranieri. Expo funziona. Perché architettonicamente e tecnologicamente è davvero un’Esposizione importante e perché c’è un livello di servizi quasi non italiano. Uno standard di ordine, pulizia e funzionalità

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a cui forse non siamo abituati. La gente è contenta. E noi ogni giorno sistemiamo qualcosa perché c’è sempre da migliorare. Così posso dirmi contento anch’io, ma non rilassato. Non mi godo lo spettacolo, ma so che piace».

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Tanto da far pensare sia un peccato che tutto o quasi tra un po’ sarà dismesso. «Lo dicono in tanti, persino i più piccoli hanno questa percezione. Ho visto piangere la figlia di un rappresentante della Comunità Europea, che poi per convincermi a non chiudere tutto mi ha scritto una letterina... È bello che questo accada e sarà bello ed importante salvare tutto quello che si può: Palazzo Italia e Cascina Triulza sicuramente, io dico anche il Padiglione Zero, magari non qui, ma sarebbe un delitto perderlo». E’ tra i cinque posti da vedere assolutamente? «Nella classifica del cuore il Padiglione Zero è al primo posto, per quello che racconta e come lo fa. E’ molto poetico, una prova straordinaria della bravura dei nostri artigiani. Dall’archivio in legno agli animali in gesso, è un viaggio nella memoria che esalta l’artigianalità italiana. Poi Palazzo Italia e la sala degli specchi, dove ci si perde, dove in un attimo si passa da una meraviglia all’altra del Paese. Ora nell’esercizio difficile di non inimicarmi nessuno, andrei nello spazio della Corea, quello delle giare e degli schermi robotici: molto

Giuseppe Sala Dopo Michelle Obama, vorrei tornassero la Merkel e Tsipras, ma insieme...

molto bello. Poi le dune rosse degli Emirati Arabi riprodotte in verticale, l’idea di Norman Foster e la resa dell’opera sono davvero eccezionali. La tecnologia colpisce ovunque, ma nello spazio del Kazakistan è impressionante: è perfetto per i bambini, lascia letteralmente a bocca aperta. Se posso aggiungerne un altro, direi Austria, con il suo bosco simulato, seppur nella linearità dell’architettura, manda un messaggio molto forte». Pensiamo di conoscere quale sia stato il momento più brutto di questa avventura, ci racconti quello più emozionante. «L’8 maggio 2014 è indimenticabile (è il giorno del blitz della Guardia di Finanza e l’arresto dei suoi collaboratori Angelo Paris e Primo Greganti più altre 5 persone, per tangenti e appalti truccati, ndr). Come il primo maggio 2015, per il verso opposto: non sono un freddo, ma è difficile che le emozioni prendano il sopravvento su di me. Eppure, salire

● 1. Agnese Renzi e Michelle Obama nella sala degli specchi a Palazzo Italia dove si riflettono le immagini dei posti più bella della Penisola ● 2. Le dune spettacolari dell’architetto britannico Norman Foster per il Padiglione degli Emirati Arabi. In basso a sinistra il Commissario unico e a.d. di Expo Giuseppe Sala, nato a Milano il 28 maggio 1958 ANSA

sul palco dell’inaugurazione è stato qualcosa di speciale. Ero emozionato, ma per me quella era anche una liberazione. Ho aggiunto solo una parola al discorso che avevo preparato (anche per garantire al meglio la traduzione nelle altre lingue). Dovevo dire: “Oggi è il grande giorno”. Ho aggiunto: “Finalmente!”. Negli ultimi tempi, quando si avvicinava il via, ero convinto che ce l’avremmo fatta, ma non nascondo che la notte del 29 aprile qui in cantiere con i tecnici, sotto una pioggia torrenziale (avevamo i pantaloni bagnati sino alle ginocchia), erano le due e c’era ancora tanto da fare...». Ma alla fine ce l’ha fatta, ce l’avete fatta. Scatto finale all’italiana, dicono. «Lavoro da quando avevo 23 anni, con Pirelli ho girato il mondo. E ho visto da me che non ci sono paesi come quelli latini per cultura del lavoro e quantità. Qui si lavora come in pochi altri posti del mondo. La retorica del miracolo non mi piace, piuttosto esalterei la dedizione al lavoro». Allora mettiamola così: si era perso troppo tempo prima, che è molto italiano anche questo. «Esattamente». Non ha nascosto di aver gradito la visita della signora Obama. Chi le piacerebbe ricevere ora? «L’arrivo di Michelle è stato significativo, per quello che è e che fa, per l’impegno che incarna sui temi dell’alimentazione con il suo Let’s move. Ora se posso dire, vorrei tornassero Angela Merkel e Alexis Tsipras, ma insieme. È questo il mio augurio». Welcome.

1I Paesi che partecipano all’Esposizione Universale:

rappresentano il 94% della popolazione mondiale. Di questi solo 53 hanno costruito un padiglione, mentre gli altri sono raggruppati nei Cluster, divisi per temi e aree geografiche

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MINADE LOMBARDIA

Milano, lo sport DALL’ARENA ALLA MAURA SONO 210 ANNI DI LUOGHI SACRI

Vigorelli VIA ARONA, 19 Nella «pista magica» nel 1942 Fausto Coppi ha conquistato il record dell’ora. Nel 1939, ’51, ’55, ’62 si sono disputati i Campionati del Mondo di ciclismo su pista. I Beatles vi hanno suonato nel '65

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Viaggio in vespa tra gli impianti sportivi milanesi di ieri e di oggi: dallo stadio napoleonico del 1805, il più antico del pianeta all’ultimo del trotto accanto al Parco di Trenno, appena inaugurato. In mezzo imprese epiche, scorci e tesori nascosti Palazzetto di p.zza VI Febbraio Costruito nel 1923 all’interno di un padiglione fieristico, ha ospitato importanti eventi sportivi, come la Sei Giorni negli anni ‘60 e il basket di Simmenthal (’40) ’60 e di All'Onestà (’60). Poi abbandonato, ora è in fase di ristrutturazione

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Testo di Franco Arturi

L’

hanno messo in musica: a Milano è strano fare diverse cose, non soltanto sentirsi innamorati. Il motivo principale è che la città nasconde gelosamente i suoi gioielli: monumenti, scorci, atmosfere bisogna andarseli spesso a cercare con pazienza. Lo sport e i suoi templi non fanno eccezione. Sono favole impastate col cemento. C’è molto da dire, soprattutto criticamente, sulla consistenza degli impianti d’elite della capitale lombarda, ma non è questa la sede. Qui vorrei guidarvi in un percorso soprattutto sentimentale, un po’ casuale e un po’ no, alle preziosità nascoste e alle bellezze spettacolari che sono dedicate allo sport. Mi piacerebbe imbarcarvi sulla mia Vespa, immaginando che visitiate la città per la prima volta. Vi faccio da Cicerone alla Nanni Moretti, senza tirarcela troppo e senza alcuna pretesa di completezza. Da milanese acquisito la prima tappa dove vor-

rei portarvi è l’Arena, detta Napoleonica. Qui, lo sapete, hanno giocato fino agli Anni 20-30 Milan e Inter e hanno avuto luogo gare storiche di atletica leggera. Uno dei più fascinosi impianti del mondo. Un americano impazzirebbe, per esempio, nel sapere che questo è lo stadio sportivo più antico del pianeta che sia tuttora utilizzato. Data infatti 1805 (architetto Luigi Canonica, committente appunto Napoleone Bonaparte), riecheggia gli antichi anfiteatri e circhi romani e fu destinato allo “sport” e a gare varie (comprese battaglie navali) fin dalla sua inaugurazione. Una leggenda lunga 210 anni, scusate se è poco. Il concetto di stadio moderno è nato a Milano.

Nel regno dei runners si alza la Montagnetta, creata con le macerie dei bombardamenti e dei lavori per la metro

Se vogliamo toglierci qualche altro sfizio “archeologico”, ripartiamo e andiamo verso via Sismondi-Piazzale Susa, dove, molto riparato da sguardi indiscreti, c’è attualmente il Tennis Club Lombardo. Chiediamo il permesso al custode, entriamo e andiamo sull’angolo in fondo. Lì sopravvive una bella palazzina in mattoni rossi, d’epoca. È l’unica vestigia rimasta di uno dei primi campi da gioco del Milan, quello “dell’Acquabella”, utilizzato fra il ‘903 e il ‘905, prima del trasferimento in via Fratelli Bronzetti. E sul muro in alto, ben visibile, lo stemma rossonero con colori ancora vivaci. Una chicca per amatori, soprattutto di sponda rossonera. Il traffico con lo scooter ci spaventa poco: in 15 minuti scarsi vi porto alla “Forza e Coraggio”, via Gallura, periferia Sud. La “Forza e Coraggio”

854.908

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Pista della Maura Monte Stella Palalido Galoppo Lido

Area ex Palasport Stadio Meazza

Trotto

Area San Siro È una delle più grandi aree sportive d’Europa con impianti storici di diverse discipline. Comprende lo stadio Meazza, l’Ippodromo del Trotto e del Galoppo, il Monte Stella, il Lido, il Palalido in via il Palasport di ricostruzione e fino al 1985 distrutto il Palasport, dalla nevicatadell'85 distrutto da una nevicata

è la più antica società sportiva milanese, fondata nel 1870, soprattutto per la ginnastica. Ma in questo suo complesso c’è anche una pista d’atletica da 378 metri che vi invito ad osservare religiosamente: è intrisa del sudore di migliaia di atleti che l’hanno percorsa in decine d’anni. La palestra è poi di fatto la culla del basket milanese, e quella del minibasket in particolare: prima del balzo al Palalido, poi al Palasport di San Siro e infine al Forum, tutto nacque esattamente qui. La sto prendendo alla lontana, ma fatalmente le nostre due ruote ci portano in zona San Siro, che è poi una delle più vaste aree dedicate allo sport di vertice del mondo. Sì, lo so, insisto sul tema della grandeur: ma vi sto dicendo la verità. Guardatela con rispetto. Dello stadio, vi dirò poco perché sapete già tanto: il tempio di Rivera e

Mazzola, migliaia di partite, l’urlo di generazioni di tifosi, gli scudetti e le coppe del Milan e dell’Inter, le sue ristrutturazioni e progressivi ingrandimenti dal ’26 agli Anni 90 con i tre anelli in crescita. Di fianco, tribune coperte e pista del trotto, oggi in disuso: ve ne parlerò più avanti. Poi, a perdita d’occhio, le verdissime piste di San Siro galoppo, l’ippodromo liberty monumento nazionale (come l’Arena: trovate altre città nel mondo che abbiano due impianti sportivi moderni monumenti nazionali), dove potete sentire ancora il rumore degli zoccoli di Ribot, il cavallo del secolo, e magari quello dei passi dell’Ernest Hemingway di “Addio alle Armi” che vi passò diversi pomeriggi felici, in convalescenza della sua ferita sul fronte italiano della prima guerra mondiale. L’ippodromo ha una delle piste più selettive d’Europa, con una

1Gli atleti tesserati Coni in Lombardia che

risulta essere la regione con il più alto numero assoluto sia di atleti tesserati che di società sportive (in totale sono 9.936)


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LUIGI GANNA Induno Olona, ciclista (1883-1957) GIUSEPPE MEAZZA Milano, calciatore (1910-1979) GIACINTO FACCHETTI Treviglio, calciatore (1942-2006) GIGI RIVA Leggiuno, calciatore, (1944) PAOLO MALDINI Milano, calciatore (1968) ROBERTO CAMMARELLE Cinisello Balsamo, pugile (1980) DEMETRIO ALBERTINI Besana in Brianza, dirigente sportivo (1971) FRANCESCA SCHIAVONE Milano, tennista (1980)

e i suoi templi A Arena Civica Gianni Brera V VIALE GIORGIO BYRON, 2 È il più antico impianto sportivo d del mondo ancora funzionante. È stato inaugurato il 18 agosto 1805

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Parco Trotter VIA GIUSEPPE GIACOSA, 46 Oggi è un bel parco, ma agli inizi del '900 fino al 1924 ha ospitato l'Ippodromo del Trotto. Da qui il nome dell'area verde

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Triste la storia del Palasport di San Siro: in una notte d’inverno del 1985 cedettero i tiranti della copertura

E quella volta che Coppi ha fatto il record dell’ora del ciclismo su pista al velodromo Vigorelli...

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Tennis Club Lombardo VIA G.SISMONDI, 8 Nella stessa area sorgeva il Campo dell’Acquabella di proprietà del Milan che ha giocato lì tra il 1903 e il 1905

5 S.G.M Forza e Coraggio VIA GALLURA, 8 Atletica e basket da brividi: è una delle più antiche società sportive milanesi fondata nel 1870

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Piscina na Cozzi VIALE TUNISIA, NISIA, 35 Inaugurata nel 1934 è stata la più importante portante frequentata e storicamente s piscina coperta milanese

lunghissima e sfibrante retta d’arrivo, ed è attorniato da un complesso di scuderie che vi invito caldamente a visitare, meglio se accompagnati da bambini: a pochi minuti dal centro c’è un’isola di pace agreste incredibile e insospettabile. Con costruzioni e scuderie nel classico stile anglo-normanno a tralicci, fra cui alcune ville nobiliari, purtroppo in qualche caso in cattivo stato. Restaurare questo angolo di paradiso, che fra l’altro è uno straordinario polmone verde per la cittadinanza, dovrebbe essere un dovere per una buona amministrazione civica. Non ci spostiamo di molto: di fianco al muro di cinta della retta opposta alle tribune del galoppo c’è il complesso del Lido-Palalido, straordinario impianto d’avanguardia negli Anni 30 inglobato in un quartiere di residenza abitativa, il

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QT8 con standard concepiti in modo modernissimo per l’immediato dopoguerra (architetto Piero Bottoni). È tuttora incantevole: come un villaggio nella città. Il Palalido è in ricostruzione: ha visto l’epopea del basket milanese nel momento del boom, dagli Anni 60 agli 80. È uno degli impianti più frequentati ed amati dai milanesi, per le sue dimensioni familiari e la sua multifunzionalità. Ancora duecento metri più in là, ecco il complesso del “XXV Aprile”, dove sono nate le imprese dei Cova e dei Panetta, regno dei runners milanesi. Al centro s’innalza la “Montagnetta”, unico rilievo nel raggio di 30 chilometri e dunque meta di ogni ragazzino in bicicletta da quando fu creata artificialmente con la terra di risulta delle macerie degli edifici bombardati nella guerra,

35,7%

poi quella del boom edilizio e infine degli scavi per la metropolitana. Da discarica che era si è trasformata in parco stupendo: Milano è sorprendente. Come incredibile, ma in senso opposto, è la vicenda del Palasport di San Siro, accanto allo stadio: dove ora c’è un vasto spazio vuoto sorgeva il grande impianto da 15 mila spettatori. Sostanzialmente si trattava di un enorme velodromo coperto (la pista era fissa), che, inaugurato nel 1976, venne utilizzato soprattutto per basket, atletica indoor e altre manifestazioni al coperto. Fino a quella notte d’inverno del 1985: Milano era sotto un’eccezionale nevicata e io per strada che tornavo a piedi, con molta fatica, da una cena a casa di amici. Abitavo non distante da lì e avvertii nettamente un suono sinistro, una specie di gigantesco crac che attribuii là per là al crollo di uno dei tanti alberi schiantati dal peso della neve. Era tutt’altro, come si apprese la mattina dopo: avevano ceduto i tiranti della copertura. Nessun recupero fu possibile: triste demolizione. Una storia sbagliata: nemmeno la Milano dello sport è solo rose e fiori. Da San Siro al Vigorelli impieghiamo non più di 10 minuti sul nostro scooter: velodromo scoperto dove si è scritta la storia del ciclismo su pista, come per il record dell’ora di Fausto Coppi nel 1942. Poco dopo il campionissimo partì soldato e finì la sua guerra in un campo di prigionia in Africa, mentre la città subiva pesantissimi bombardamenti che lasciarono piaghe atroci. A proposito di devastazioni belliche: a uno degli uomini che contribuì maggiormente a restaurare l’edificio più celebre fra quelli pesantemente danneggiati, cioè il teatro della Scala, l’ingegner Luigi Lorenzo Secchi, dobbiamo la piscina coperta “Cozzi” di viale Tunisia. Secchi, che fu conservatore della Scala dal ’32 all’82, ci ha regalato un impianto che da decenni è il fulcro della Milano sportiva acquatica. Le sue linee non sono invecchiate, così come la funzionalità. Ma se parliamo di acqua, facciamo una rapida corsa lungo la cerchia dei Navigli, fino ad approdare, è il caso di dirlo, alla Nuova Darsena, appena recuperata dopo decenni di incuria e di abbandono. Qui “sfocia” il Naviglio Grande, la via d’acqua teatro delle sfide e degli allenamenti dei vogatori delle nobili Canottieri Olona, Canottieri Milano e anche della neonata Canottieri San Cristoforo. In uno degli angoli più belli, e oggi frequentati, della città, ecco una suggestiva versione meneghina della celebre regata OxfordCambridge. Ma acqua e sport a Milano è anche Idroscalo, lo specchio accanto all’aeroporto di Linate, nato nell’anteguerra come scalo per gli idrovolanti e oggi tranquillo bacino per tante discipline e per un turismo vintage ma non per questo meno rilassante.

Siamo finiti un po’ fuori mano, ma non abbiamo scelto il mezzo di trasporto a caso. Torniamo in zona Fiera, oggi occupata da un nuovo quartiere, CityLife. Sulla piazza Sei Febbraio si apre un impianto che era ospitato in un padiglione della Fiera stessa ed era utilizzato negli Anni 50 e 60 per le allora popolarissime Sei Giorni di ciclismo e anche per il basket, ancora in cerca di una fissa dimora. L’impianto sta per essere trasformato in una grande arena per concerti. Una parola, quest’ultima, che ci obbliga ad una rapida ma obbligata digressione: milioni di spettatori, e non solo milanesi, hanno amato molti degli impianti di cui vi ho parlato per avervi assistito a concerti storici: da Bob Marley a Vasco Rossi, da Guccini agli Who. A me, per dire, è capitato di assistere al famoso concerto dei Beatles al Vigorelli (1965, se ne è appena celebrato il cinquantenario), a due dei Rolling Stones (uno al Palalido nel 1967, l’altro a San Siro decenni dopo), a quello di Joan Baez all’Arena, a un Paul McCartney al Forum di Assago. È una vocazione che gli impianti della città naturalmente conservano da decenni e segnano spesso la vita di artisti e spettatori. Benzina ne ho ancora nel serbatoio della Vespa, ma le righe corrono: non vi ho ancora parlato del “Centrale” del Tennis Milano, del Giuriati, del campo Kennedy, della Società del Giardino, del Palaghiaccio di via Piranesi, dello sferisterio di via Palermo, del Tiro a Segno, e di tanti angoli più o meno noti. Ciascuno di questi impianti ha qualche segreto da rivelarvi, storie da raccontare. Se vi ho incuriosito e volete saperne di più, è uscito da poco un libro imperdibile, che vi consiglio caldamente: “Milano nello Sport” (Hoepli editore), preziosa e ricchissima opera di due storici della materia, Gino Cervi e Sergio Giuntini. Ma vorrei congedarvi con un’ultima indicazione. Campi di Milan e Inter a parte, l’impianto sportivo più itinerante di Milano è il trotter, cioè lo stadio ippico del trotto. Prima tappa (anche se un “campo per birroccini” preesistente sorgeva in Piazza d’Armi): piazzale Doria, 1892; fu sloggiato per erigervi l’attuale Stazione Centrale. Seconda: Turro, area oggi detta appunto “Parco Trotter” in zona via Padova. Ora è un giardino pubblico ma riconoscete ancora lo sviluppo della pista da 800 metri se sbirciate dall’alto con Google Maps. Nel ’24 fallimento della società organizzatrice e nuovo cambio di scenario: l’anno dopo balzo in zona San Siro, accanto allo stadio, e realizzazione di tribune e pista da un chilometro, magnifica, presto definita “la Scala del trotto”: la prima bellissima costruzione fu rifatta negli anni 80. La crisi dell’ippica però ha prodotto la chiusura dello splendido impianto (e delle scuderie annesse), ed ecco sorgere l’ultima versione, all’interno della pista di allenamento del galoppo detta “della Maura” accanto al Parco di Trenno. È molto più modesta, ma deliziosa. Il vernissage è di poche settimane fa. È l’ultimo nato fra gli impianti milanesi: il nostro breve viaggio era cominciato con il più antico, l’Arena, giusto concluderlo con una fresca inaugurazione. Milano non si ferma mai, nemmeno in questo campo.

1La percentuale di persone che praticano

sport in Lombardia: di queste, il 25,8% lo fa in modo continuativo, mentre il 9,9 % in modo saltuario. Il 29,9% pratica solo qualche attività

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ELIO FIORUCCI Milano, imprenditore (1935) MIUCCIA PRADAMilano, stilista e imprenditrice (1949) STEFANO GABBANA Milano, stilista e imprenditore (1962)

Milano Moda&Design «SIAMO PICCOLI MA ECCELLENTI UNA BOMBONIERA SENZA RIVALI» Mario Boselli, presidente onorario della Camera della Moda, ci racconta la capitale italiana del bello: «Siamo grandi creativi, nulla da invidiare a NY, Londra o Parigi. Ma servono nuove energie, è ora di sostenere i giovani»

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La moda è il nostro miglior ambasciatore... «Direi di sì: è vero che dobbiamo confrontarci con altre tre capitali, cioè New York, Londra, e Parigi. Milano però è una bomboniera: siamo piccoli ma eccellenti...».

Intervista di Stefania Angelini

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ono passate da poco le 8.30 di mattina e raggiunto al telefono ha la voce squillante di chi si è svegliato già da diverse ore. Del resto il cavalier Mario Boselli, 74 anni, ha davanti una

giornata milanese bella piena, tra le sfilate maschili e gli incontri con le delegazioni internazionali. Nato a Como ed esponente di un’antica famiglia del tessile lombardo, Boselli è l’uomo che ha avuto in mano le redini della Camera della Moda per oltre 15 anni (ora è presidente onorario). E adesso sembra più impegnato che mai.

Cosa ci rende così speciali? «Possediamo un patrimonio unico che nessuna delle altre realtà può vantare. E questo per una serie di fattori. Primo fra tutti perché in Lombardia abbiamo alle spalle un’industria manifatturiera fatta di artigiani e di piccole e grandi imprese che opera lungo tutta la filiera, dal tessile al prodotto finito, passando per gli accessori. Milano, poi, è l’epicentro dei distretti e rappresenta il prêt-à-

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porter alto, quello degli stilisti: insomma, non siamo secondi a nessun’altra grande capitale». Moda e design: la linea divisoria è sottile.... «Design e moda sono legati da un fil rouge. E adesso sempre di più rispetto al passato: basti pensare che oltre alle quattro grandi settimane della moda si è aggiunto un altro appuntamento importante, cioè Milano Moda Design, che durante il Salone del Mobile presenta le collezioni per la casa dei nostri stilisti. Milano, comunque, è creativa anche perché ha sistemi di formazione all’avanguardia, consorzi universitari che ci regalano un altro primato e che ci consentono di aver un ruolo egemone».

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L’Expo può essere un’altra grande occasione di rilancio? «A essere onesti, la moda ha già fatto la sua parte con due grossi eventi: il Silos di Armani, il grande spazio che celebra i quarant’anni di attività dello stilista e la mostra museo della Fondazione Prada che costituiscono due attrattive importanti per chi viene per l’Esposizione. I primi bilanci che non individuano folle di compratori trainati dall’Expo? Dobbiamo considerare che non siamo nemmeno a un terzo della Fiera, quindi stiamo a vedere. Nel mondo ho avuto la possibilità di visitare molte Esposizioni universali e funziona così: all’inizio il grosso dei visitatori è locale, poi arrivano gli stranieri».

● 1. Il cavalier Mario Boselli, 74 anni ● 2. Lo stilista Giorgio Armani, 80 anni ● 3. L’architetto Gio Ponti ● 4. L’architetto Achille Castiglioni IMAGO

Quali sono le carte che Milano deve giocare nel campo della moda e del design? «Dobbiamo assolutamente dare spazio a una nuova generazione di creativi. I grandi hanno già fatto molto e adesso ci vogliono nuove energie. Oggi un giovane che vuole iniziare fa troppa fatica a proporsi sui mercati lontani. Per questo le istituzioni, il Comune, la Regione e anche noi come Camera della Moda dobbiamo sostenere il nuovo che avanza con i mezzi che abbiamo a disposizione». Bilancio delle ultime passerelle maschili? «Le sfilate sono andate molto bene: gli stilisti hanno fatto quel che dovevano in termini di creatività e innovazione per stimolare i compratori...» © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PAOLO CACCIA DOMINIONI Nerviano, scrittore, ingegnere, disegnatore (1896-1992) VICO MAGISTRETTI Milano, designer e architetto (19202006) STEFANO BOERI, Milano, architetto e politico (1956)

Milano e i grattacieli 1

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l’architettura contemporanea ha ritrovato fiato anche se alcuni preferivano la Milano bassa. Nel 2010 la Regione Lombardia apre il suo grattacielo disegnato da Pei Cobb Freed & Partners, 39 piani e 161 metri, il più alto anche se non il più spettacolare. Allo spettacolo ci ha pensato l’architetto argentino Cesar Pelli con il grattacielo Unicredit, 146 metri reali che con il trucchetto dell’antenna arriva a 231 metri diventando lui il più alto ma è come se uno misurasse la propria altezza mettendosi un cappello a cilindro, non vale!

SEMPRE PIÙ SU SEMPRE PIÙ COOL LA METROPOLI TORNA LEADER Era dal 1958, dal Pirellone, che non si alzavano nel cielo edifici così alti. Expo ha dato nuovo vigore all’architettura contemporanea: il bosco verticale, l’Unicredit col trucco dell’antenna... E presto arriveranno Il Dritto Lo Storto e Il Curvo

Testo di Francesco Bonami

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vete mai sentito che un bosco cresce in orizzontale ? Io no. Un albero cresce sempre in verticale le sue radici caso mai sono orizzontali. Eppure il “bosco verticale” da una cosa normale è diventato una cosa molto speciale a Milano essendo il nome dato a due grattacieli, uno di 110 metri e uno di 76 metri, disegnati dagli architetti Boeri, Barreca e La Varra dove crescono sulle terrazze

dei condomini 900 alberi. Non si sa se le zanzare saranno un problema con il passare degli anni. Per ora i due boschetti hanno vinto un sacco di premi internazionali diventando il fiore all’occhiello di quella Milano contemporanea che anche lei come una piccola foresta cresce a vista d’occhio. Era dal 1958 che non si alzavano nel cielo di Milano edifici così alti. Il primo fu il famoso Pirellone disegnato da Gio’ Ponti e Luigi Nervi, 124 metri e 32 piani che nell’aprile del 2002 stava per far la fine di una delle due torri gemelle quando un timido aeroplanino ci si schiantò contro uccidendo due persone. Sempre nel 1958 lo studio BBPR inaugurò la Torre Velasca 26 piani su 106 metri. Fu famoso nel film “Il Vedovo” dove il mitico Alberto Sordi nel tentativo di ammazzare la moglie, Franca Valeri, finisce lui nella tromba dell’ascensore. Da allora Milano non è più cresciuta. Poi finalmente in vista dell’Expo ecco che

Ma non finisce qui presto arriveranno Il Dritto Lo Storto e Il Curvo che non sono i protagonisti di uno Spaghetti Western, ma il nome di tre grattacieli disegnati nell’ordine dal giapponese Arata Isozaki, dall’irachena Zaha Hadid e dal polacco Daniel Libeskind. Uno sarà alto 207 metri, 50 piani più il cappello a tuba dell’antenna fino a 247 metri, il secondo 175 metri, 44 piani e il curvo 168 metri, 34 piani che però se uno lo raddrizzasse chissà quanto diventerebbe alto. Insomma se Milano avesse il Lago Michigan potrebbe diventare una piccola Chicago, ha l’idroscalo che quando fu pensato era veramente contemporaneo. Ma la città dell’oggi e del futuro non cresce solo fra le nuvole ma anche raso terra. Nella zona di via Tortona c’è il bellissimo Museo delle culture disegnato dall’inglese David Chipperfield non troppo soddisfatto di come gli hanno stravolto i pavimenti, ma che rimane uno spazio per l’arte splendido, sicuramente meglio di quel “Guggenheim ma non posso” che è il Museo del 900 nel palazzo dell Arengario in piazza Duomo, disegnato nel 1936 dal grande architetto milanese Pieri Portaluppi, Villa Necchi è sua per intendersi, e nel 2000 malconciato da un restauro di Italo Rota.

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● 1. Il «bosco verticale», gli ultimi due grattacieli che si sono alzati nel quartiere Isola. Uno è alto 110 metri, l’altro 76 e ospitano 900 piante ● 2. Il Pirellone, alto 124 metri e con 32 piani ● 3. Il nuovo palazzo della Regione Lombardia, aperto nel 2010 che conta 39 piani ed è alto 161 metri ● 4. Il Dritto, il grattacielo del giapponese Arata Isozaki, in costruzione ● 5. Il grattacielo Unicredit, 146 metri d’altezza che con l’antenna arriva a 231

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in Breve TRE CAPOLAVORI MADONNINA, CASTELLO E PINACOTECA ● Ecco il podio delle bellezze da non perdere a Milano: la Madonnina, statua di rame dorato alta ben 4 metri che troneggia nella guglia maggiore del Duomo. Il Castello Sforzesco di piazza Cairoli che venne costruito nella seconda metà del Trecento per volere di Galeazzo II Visconti, signore di Milano.

Infine c’è la “cittadella” Prada dove il pirotecnico architetto olandese Rem Koolhaas ha restaurato o costruito ex-novo una serie di edifici in un vecchio zuccherificio in Largo Isarco dove ha appena inaugurato l’omonima Fondazione della famosa casa di moda. Lì il vecchio e il nuovo e il fantastico si mescolano creando un’atmosfera davvero contemporanea. Insomma nonostante italiotiche lamentele e congeniti pasticci, Milano cresce in alto e in basso riconquistando pian piano il ruolo di città leader europea con un atmosfera che di giorno in giorno diventa, come direbbero gli americani, sempre più cool. © RIPRODUZIONE RISERVATA

E poi c’è la “cittadella” di Prada, dove Koolhaas ha restaurato gli edifici di un vecchio zuccherificio

● E la Pinacoteca di Brera che nacque nel 1776 e diventò presto un museo ricco di quadri: ospita anche opere di Modigliani, Morandi, Carrà e Braque.


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CARLA FRACCI Milano, ballerina (1936) ROBERTO VECCHIONI Carate Brianza, cantautore (1943) DAVIDE VAN DE SFROOS nome d’arte di Davide Bernasconi, Monza, cantautore (1965)

Milano, musica maestro GIOVANE, POPOLARE E DI QUALITÀ COSÌ LA SCALA ENTRA NEL FUTURO

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Riccardo Chailly, nuovo direttore musicale, sarà impegnato nell’integrale di Puccini. Spiega: «Non saremo mai un teatro di repertorio, i risultati artistici prima di tutto». Le recite della stagione saranno 260, con una novità: i prezzi differenziati

● 1. Il teatro gremito in occasione di una Prima ● 2. Il nuovo sovrintendente Alexander Pereira e il direttore musicale Riccardo Chailly ANSA/SPORT IMAGE

Testo di Mauro Balestrazzi

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el teatro più famoso del mondo il futuro è cominciato poche settimane fa. La «Turandot» andata in scena eccezionalmente il 1° maggio per l’apertura di Milano Expo ha segnato anche l’avvio di una nuova epoca per la Scala. Una specie di manifesto e di dichiarazione d’intenti: per il titolo (un’opera che appartiene alla storia del teatro), per il compositore (Puccini, non sempre valorizzato nelle ultime stagioni scaligere) e per la versione eseguita (quella con il finale scritto da Luciano Berio, segno di una rinnovata attenzione per la musica contemporanea). È significativo che Riccardo Chailly sia partito dalla «Turandot» e da Puccini per cominciare la sua avventura come direttore musicale del teatro. Milanese, 62 anni, Chailly è oggi nel pieno della maturità artistica,anche se buona parte della critica critica italiana gli avrebbe preferito Daniele Gatti, pure lui milanese. Curioso derby calcistico trasferito all’opera: Chailly è milanista, Gatti interista… Apprezzatissimo all’estero (era fra i candidati alla direzione dei Berliner), quanto a titoli, ampiezza di repertorio, esperienza alla guida di grandi orchestre, 1

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● 1. La cantante Mina, nata a Busto Arsizio (Va) nel ‘40 ● 2. Di Milano Mogol (1936) ● 3. Il rapper Fedez (1989) ● 4. Il cantautore Enzo Jannacci (1935-2013) ● 5. Elio delle Storie Tese (1961) ● 6. J-Ax (1972)

Chailly non è secondo a nessuno. Ha anche un invidiabile appeal discografico. Soprattutto, nessun altro direttore può vantare la sua familiarità scaligera. Ha cominciato a frequentare il teatro da ragazzo, quando suo padre ne era il direttore artistico; a 18 anni è diventato assistente di Claudio Abbado; a 25 ha debuttato dirigendo «I masnadieri» di Verdi e da allora il suo rapporto con l’orchestra non si è mai interrotto. Conosce la Scala come le proprie tasche e gli sono noti anche i più segreti anfratti dell’edificio: quelli dove, sorpreso da Carlos Kleiber a spiare di nascosto le sue prove, correva a rifugiarsi per sfuggire al permaloso maestro. L’altro protagonista di questa nuova fase scaligera è il sovrintendente Alexander Pereira: viennese di nascita, 68 anni, da ragazzo ha studiato canto, il che dovrebbe metterlo al riparo da una figuraccia come quella che il suo predecessore Stéphane Lissner ha fatto recentemente alla tv francese. Sottoposto all’ascolto di popolarissimi brani d’opera, Lissner non è stato in grado di riconoscerli: ovviamente sul web si è scatenato il dileggio. Pereira ha fama di essere molto abile nel trovare finanziamenti da sponsor e privati, il che non è pregio di poco conto in tempi come questi. Una prima novità che ha introdotto è stata quella di differenziare i prezzi dei biglietti: ora la tariffa varia da titolo a titolo, con aumenti per quelli più popolari e sensibili riduzioni per i più desueti. Stesso discorso per balletti e concerti. Inoltre, per aprire il teatro a un pubblico sempre più vasto, sei

CELENTANO MINA, FEDEZ LA CAPITALE DELLE VOCI A Milano sono nate le più grandi case discografiche, dalla Rca alla Numero Uno. Ma anche generazioni di cantanti, da Jannacci a Elio delle Storie Tese Testo di Fausto Narducci

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recite sono offerte a metà prezzo. Pereira e Chailly stanno lavorando in perfetta sintonia per dare una nuova impronta alla programmazione. «È importante che la Scala torni a essere un punto di riferimento nel mondo per il grande melodramma italiano – spiega Chailly - . Ecco perché ci sarà un’attenzione particolare ai compositori che hanno fatto grande questo teatro: da Bellini a Rossini a Donizetti, da Verdi a Puccini. Il che non vuol dire, naturalmente, rinunciare all’internazionalità che ha sempre contraddistinto i cartelloni scaligeri, come si può capire anche dai titoli annunciati per la prossima stagione. Quanto a me, in questi anni mi dedicherò soprattutto a Verdi e a Puccini. «Giovanna d’Arco» inaugurerà la prossima stagione il 7 dicembre: è un’opera giovanile di Verdi, poco conosciuta, che lascia già intravvedere segni della maturità verdiana. Non ha senso metterla in scena se non si ha una grande prota-

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ilano capitale della musica italiana? Diremmo proprio di sì considerando che qui hanno messo le basi, prima della desertificazione imposta dalla musica online, le grandi case discografiche italiane dalla Rca alla Numero Uno, costringendo tanti cantautori emigranti (Battisti, Bennato, Battiato) a fare la fila in Galleria per ottenere un contratto e incontrare il Santone Mogol. Ma anche restando ai cantanti che a Milano e dintorni sono effettivamente nati, l’elenco è talmente lungo

gonista, e la Scala l’avrà: Anna Netrebko. Poi dirigerò «La fanciulla del West», nell’ambito del progetto «tutto Puccini» avviato con la «Turandot», che porterà nel tempo alla realizzazione dell’opera integrale di dodici titoli». L’integrale pucciniana sarà documentata in un cofanetto di dvd. Proseguirà il rapporto con la Rai (quest’anno Rai5 ha trasmesso in diretta le prime di «Fidelio» e «Turandot»), ma non sembra per ora che siano alle porte altre forme di ricerca di un nuovo pubblico, come per esempio le dirette nei cinema. In questo siamo ancora molto indietro rispetto a Londra, dove le opere del Covent Garden vengono trasmesse in diretta in circa 40 paesi, con un formidabile risultato di divulgazione culturale. Ci arriverà anche la Scala, con calma… Intanto il più famoso teatro del mondo cercherà di aumentare la produttività, ma senza rinunciare alla propria peculiarità. Su questo, Chailly è molto chiaro: «La Scala non potrà mai diventare un teatro di repertorio come ce ne sono all’estero, dove tutte le sere si fa spettacolo con il rischio inevitabile di cadere nella routine. La ricerca della qualità deve essere il nostro primo imperativo. Giusto cercare di aumentare la produttività, ma senza compromettere i risultati artistici. Ricordo che ai tempi di Abbado per mettere in scena certi titoli si provava anche due mesi. Nella prossima stagione il teatro resterà aperto per 260 serate e questo mi sembra già un ottimo risultato».

e qualificato che c’è il forte rischio di dimenticare qualcuno di importante. La vecchia generazione è rappresentata da Adriano Celentano, Enzo Jannacci, Ornella Vanoni, Roberto Vecchioni, Fabio Concato, Eugenio Finardi, Ricky Gianco per non parlare di gruppi storici come i Dik Dik e la Premiata Forneria Marconi. Ma non possiamo dimenticare che Milano è stata anche la fucina della musica d’avanguardia che, grazie all’etichetta Cramps, produsse il fenomeno (anche di costume) degli Area. Il compianto Demetrio Stratos resta il simbolo di una generazione ribelle che negli anni 70 si ritrovò al festival di Re Nudo al Parco Lambro. Passando a un’epoca

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più recente, Milano è anche la città dell’irriverente Elio che con le sue Storie Tese ha svecchiato un intero genere musicale. Poi di Fedez e J-Ax, capofila della musica rap che oggi ha preso il sopravvento. Senza dimenticare Enrico Ruggeri che si è ritagliato un suo ruolo nel cantautorato italiano. Il resto della regione non è da meno ed è ben rappresentato dall’immortale Mina, la tigre di Cremona che in realtà è nata a Busto Arsizio e vive lontana dalle scene. Spaziando in provincia merita una citazione anche Ron, al secolo Rosalino Cellamare, partito da Garlasco (Pavia) per una carriera che si avvia al giro di boa dei 50 anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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DAVIDE OLDANI Milano, chef (1967) CLAUDIO SADLER Milano, chef due stelle Michelin (1956) ENRICO CRIPPA Carate Brianza, chef tre stelle Michelin (1971)

Milano e il campo di grano BATTISTI, LO CHEF «RIPORTEREMO LA MIETITREBBIA IN PIENO CENTRO»

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● 1.-2. Cesare Battisti, nato a Milano il 13 febbraio 1971, nel campo-opera d’arte Wheatfield ● 3. Ogni scampolo di verde doveva dare frutti: infatti, si mieteva il grano anche in Piazza Duomo durante la Seconda Guerra Mondiale

L’ultima volta fu in Piazza Duomo in tempo di Guerra. Il suo ristorante, il Ratanà, è all’ombra dei grattacieli però adesso ha pure l’orto. «Siamo una città agricola ma contadini e cuochi non si parlano. Dall’Expo la riscossa»

70 chili alla settimana di filetti di trota. In tanti mi hanno seguito. Però non vuol dire che siano cambiati i gusti dei milanesi, solo che i cuochi hanno la tendenza a seguire la moda del momento. Adesso è tutto Redzepi e cucina peruviana. Così trovi ristoranti stellati che cambiano identità e rifanno la carta con schiume, muschi, trifogli e ceviche. E invece se c’è una cosa che mi piace pensare è che Expo ci regali la riscossa sui prodotti italiani che devono riprendersi il posto che meritano per qualità, gusto, biodiversità, eccellenza. Sono frutto dell’ingegno italiano».

Intervista di Daniele Miccione

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alla metà. Però voglio pensare che questo sia un inizio, perché non c’è bisogno dei Governi per recepire questo messaggio, basta indicare i modi giusti per risparmiare acqua e cibo e la gente si adegua »

ll’ombra del Bosco Verticale di Boeri c’è una palazzina dei primi del Novecento che ospita il ristorante Ratanà. Si supera un cancello, a sinistra c’è un orto didattico di 4500 metri quadrati voluto dalla Fondazione Catella, a destra un giardinetto attrezzato che col bel tempo si riempie di mamme e bambini, tutto attorno un campo di grano. E’ Wheatfield, l’opera dell’artista ungherese-americana Agnes Denes. L’idea dirompente è avere un vero campo di grano, con la terra sotto e le spighe sopra, nel cuore della Milano che cambia. Così il Ratanà appare piacevolmente incongruo: ti aspetti di vederlo volare da un momento all’altro attaccato ai palloncini, come nel cartone animato Up. «Stanno crescendo melanzane, peperoni, cipollotti, carote: da qui non si vedono ma ne verranno fuori un casino», dice soddisfatto Cesare Battisti, 44 anni, guardando l’orto. Ambasciatore per il riso di Expo (i risotti sono il suo piatto forte) e fresco papà di Bruno, parla con entusiasmo delle visite didattiche: «L’altro giorno sono arrivati 20 bambini con i genitori. Ognuno ha raccolto l’erba aromatica che preferiva. Le abbiamo pulite e poi abbiamo fatto la granita con il timo limone, la menta, l’origano fresco, le fragole. Erano entusiasti. Più avanti regaleremo tutta la verdura ai milanesi, man mano che cresce». Battisti che vuol dire per lei «Nutrire il pianeta»? «Sono un po’ un sognatore. Mi piacerebbe che nel 2015 la stragrande maggioranza degli abitanti della terra avesse accesso a cibo e acqua. Ma siamo lontanissimi dell’obiettivo, nemmeno

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Lei in che modo rispetta questi temi nel suo ristorante milanese? «Nel nostro piccolo siamo passati all’energia tutta rinnovabile. E compro la maggior parte dei prodotti da piccoli coltivatori. C’è uno scenario nuovo: le persone cercano prodotti etici, sostenibili, di qualità. Semmai il problema è la reperibilità». In che senso? «Ai contadini italiani manca l’idea del consorzio. Da solo nessun piccolo produttore può fornire tutto e invece un ristorante ha bisogno di tanta verdura e di tanti tipi. La soluzione è mettersi assieme e offrire un servizio. In Francia lo fanno, i contadini si riuniscono, comprano un mezzo e forniscono una serie di locali. Diciamo sempre che Milano è la città agricola più grande d’Italia. Ed è vero, ci sono più di 75 mila ettari di parco agricolo dove troviamo cascine, contadini, allevatori. Ma il ristoratore non ha interlocutori. Cosa faccio, li chiamo uno per uno? E se mi serve una sola cassetta di insalata chi me la porta?». Ma non possono consorziarsi anche i ristoratori? «Sì, ogni tanto lo faccio. Per esempio c’è un produttore di Cuneo che fa straordinarie uova bio di cascina. Galline livornesi. Allora chiamo un gruppo di amici che la pensano come me, Taglio, Daniel Canzian, Juan di Mirta, Viviana Varese di Alice e raduno gli ordini. Certo anche i cuochi, come i contadini, alla fine non si parlano. E invece dobbiamo superare questo problema, queste divisioni. In Borgogna si sono consorziati e agli italiani hanno fatto un culo così. Dobbiamo fare gioco di squadra. Queste cose al ministro dell’Agricoltura Martina le ho dette. E poi i ristoranti italiani devono fare promozione ai prodotti italiani...». Perché non succede? «Se andiamo a guardare nei frigoriferi di ristoranti anche famosi troviamo il 70% di prodotti che arrivano dall’estero. Perché vengono forniti in comodi pacchetti da aziende specializzate. E lì

54.000

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Cesare Battisti Sui libri di cucina milanese ci sono solo piatti invernali. Ma abbiamo 4 stagioni pure noi...

non c’è l’imbroglio ma l’omissione sì. Perché io ti dico che ho una ricciola freschissima e tu ti immagini che sia stata pescata in Liguria o in Sicilia. E invece arriva da Brisbane, pescata e abbattuta, freschissima. Peccato che ha fatto 40 mila chilometri per arrivare a Milano. E allora di che sostenibilità parliamo?». Lei che cucina fa Battisti? «Una cucina lombarda sgrezzata. Se guardiamo i libri di cucina milanese si trovano solo piatti invernali: la cassoeula, i mondeghili. Ma anche a Milano ci sono sempre state tutte le stagioni. Così ho cercato di far conoscere gli altri piatti. Posso fare un peccato di orgoglio?». Prego. «Sei anni fa sono stato il primo in città a rilanciare il pesce d’acqua dolce. Ho messo in carta trota, salmerino, pesce gatto. Uscivo io dalla cucina per proporlo a persone abituate al branzino e all’astice. All’inizio è stata durissima. Oggi vendo

Battisti quando ha deciso che da grande avrebbe fatto il cuoco? «Da piccolissimo, avevo 12 anni e la fortuna di avere una mamma che cucinava benissimo e passava le ore in cucina. Quando ho iniziato a studiare però il cuoco non andava di moda. A Milano c’erano 4 istituti e 3 erano in procinto di essere accorpati per mancanza di studenti. Cucinare veniva visto come un lavoro servile, dove faticavi mentre gli altri si divertivano. Una cosa che mi ha dato da pensare. Adesso invece ci sono valanghe di ragazzi che escono dall’Alberghiero con Master Chef nella testa e ci troviamo le cucine piene di stagisti che vogliono rifare i piatti di Ferran Adrià ma non conoscono le ricette della nostra tradizione. E non accettano l’idea di fare la gavetta. Il 70% dopo le prime esperienze molla e cambia lavoro. È un peccato, devono capire che Cracco e Bottura hanno alle spalle anni di gavetta. Che dalle mani di Aimo e Marchesi sono passate tonnellate di materia. Per questo capiscono la qualità solo guardando il prodotto. Ci vogliono decenni per arrivare a quei livelli. Così quando sento dei ventenni che spiegano la loro idea di cucina un po’ resto perplesso...». Qui al Ratanà, grazie alla Fondazione Catella, ora c’è l’orto urbano. «Ci credo tantissimo perché l’orto è vita, verde, speranza e nutrimento. Scatena la voglia di partecipare. Sapesse quante persone si sono offerte di dare una mano... Peccato non poter cucinare questa verdura al ristorante. Anche se cresce sotto i miei occhi non ho la tracciabilità e siccome non sono un’azienda agricola ottenerla sarebbe un incubo burocratico». E poi c’è il campo di grano che diventerà un’opera d’arte. «A metà luglio ci sarà la trebbiatura. La Confagricoltura porterà una gigantesca mietitrebbia. Sarà la prima a tornare a Milano dai tempi della guerra, quando c’era il grano in Piazza Duomo. Faremo una festa e noi del Ratanà parteciperemo con pane e focacce. Poi spunteranno i fiori azzurri perché sotto il grano c’è erba medica». I grattacieli, l’orto, un mare di azzurro: è la Milano che cambia.

1Aziende agricole in Lombardia Ad esempio ci sono 4.415 imprese nel settore lattierocaseario e una su 10 tra quelle che producono latte e formaggi a livello nazionale è lombarda

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VITTORIO MORETTI, proprietario di Bellavoista (1941) ARTURO ZILIANI a capo della cantina “Guido Berlucchi & C” (1960) EMANUELE RABOTTI, produttore del marchio “Monte Rossa” (1956)

Il tesoro Franciacorta LE BOLLE D’ORO CHE VANNO ALLA CONQUISTA DEL MONDO Tra il lago d’Iseo e il Monte Orfano si produce il «metodo classico» di qualità che è l’alternativa allo champagne. Ce ne parla Maurizio Zanella presidente del Consorzio Franciacorta: «Abbiamo tutto per continuare a crescere, puntando più sul valore e l’unicità che sui numeri»

Testo di Pier Bergonzi

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ici Franciacorta e pensi all’allegria del vino con le bolle, al piacere di quello spumante «metodo classico», che in poco più di 50 anni è diventato una vera, e credibile, alternativa allo Champagne. Franciacorta, da Curte Franca (la zona dove non si pagava il dazio), è fin dal medioevo una zona geografica ben definita a Nord-ovest di Brescia, tra il monte Orfano, il fiume Oglio e il Lago d’Iseo. Quelle colline offrono terreni e microclima ideali per la maturazioni delle uve di Pinot (nero e bianco) e di Chardonnay che sono la base dei migliori vini con le bolle del mondo. La mineralità dei terreni e la forte escursione termica offrono uve con acidità e tasso zuccherino che sono in perfetta ar-

monia per fermentare in bottiglia e trasformarsi in quel nettare che si sposa praticamente con tutti i cibi (cacciagione a parte) e fa subito festa.

Scelte con Luca Gardini

LE ETICHETTE CLASSICHE

Questi vini sono gli ormai noti «metodo classico», appellativo che ha sostituito il vecchio e non più utilizzabile «metodo champenoise». La loro storia parte dal 1961, proprio in Franciacorta, quando Guido Berlucchi e il suo enologo Franco Ziliani lanciano il primo esperimento di vino con le bolle rifermentato in bottiglia. Da allora tanto di quel vino è passato sotto i ponti e sulle nostre tavole. Nel ‘90 è nato il Consorzio che radunava le aziende dei pionieri e da 20 anni Franciacorta è un marchio Docg. Oggi ha 113 aziende associate, che coltivano uva e fanno vini rispettando il più severo disciplinare del mondo in 19 comuni bresciani. Sui quasi 3000 ettari vitati comanda lo chardonnay (82%), ma reggono anche Pinot Nero (14%) e Pinot Bianco (4%). La produzione continua a crescere, di pari passo con la qualità, e nel 2014 è stato superato il muro dei 15 milioni di bottiglie vendute, di cui il 10 per cento all’estero. Franciacorta sono anche i vini ufficiali dell’Expo, operazione di cui va fiero Maurizio Zanella, il numero uno della prestigiosa cantina Ca’ del Bosco e presidente del Consorzio Franciacorta. «Se i prossimi mesi saranno come maggio e giugno potremo dire che la nostra scommessa Expo è vinta — dice Zanella —. L’Esposizione di Milano si sta rivelando, come nelle aspettative, un’occasione straordinaria di comunicazione col mondo. Per ironia del destino il nostro stand è tra il padiglione degli Emirati Arabi e quello del Kazakistan. Loro promuovono i loro tesori: petrolio e gas. Noi raccontiamo le storie e le virtù del nostro: il Franciacorta».

Dall’alto: Ca’ del Bosco (Annamaria Clementi); Monte Rossa (Cabochon); Berlucchi (Palazzo Lana); Cavalleri; Bellavista (Vittorio Moretti) e Barone Pizzini

LE EMERGENTI

Nel mondo, però, comanda sempre lo Champagne e tutti i vini con bolle di provenienza italiana sono chiamati Prosecco... «Questo è vero, ma solo in parte. Lo Champagne ha 250 anni di storia in più e il Prosecco ha comunque il vantaggio di aprire nuove strade. Noi puntiamo sulla nostra qualità e per un certo mercato siamo l’unica vera alternativa ai francesi. Siamo cresciuti molto, continuiamo a crescere e all’estero abbiamo grandi margini di miglioramento. In un mercato molto competente come quello giapponese abbiamo però la nostra bella e solida presenza».

Maurizio Zanella, numero uno di Cà del Bosco e presidente del Consorzio Franciacorta (113 soci)

Ora la domanda è: quali sono i margini di crescita del Franciacorta? «Siamo già oltre i 15 milioni di bottiglie e il target dei 20 milioni è certamente alla nostra portata, ma senza fretta — dice Zanella —. Dobbiamo continuare a credere nell’unicità del nostro prodotto puntando a una crescita che propenda più dalla parte della qualità e quindi del valore più che dei numeri. C’è sempre tanto da lavorare, ma abbiamo terroir, cultura del lavoro, tessuto sociale e voglia di innovare per essere più che fiduciosi sul futuro di Franciacorta». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Dall’alto: Biondelli (Premiere Dame); Arcipelago Muratori (Millè); Ferghettina. Sotto: Bersi Serlini; Quadra (Black) e Abrami (Rosè millesimato)


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FAUSTO LEALI Nuvolento, cantante (1944) MARIUCCIA MANDELLI (conosciuta come Krizia) Bergamo, stilista (1925) VANESSA FERRARI Orzinuovi, ginnasta e capitano della Nazionale (1990)

La terra del bel calcio BORN IN BRESCIA DA PIRLO A BALO QUANTI TALENTI DA ESPORTAZIONE

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Beccalossi, Prandelli, Baresi sono nati qui e da qui sono passati anche Roby Baggio, Altobelli, Vicini... È incredibile quanti piedi buoni abbia prodotto la città negli ultimi decenni e come li abbia prestati per i successi di altri

ri della finale contro il Brasile. Un altro lo sprecò Franco Baresi, nato a Travagliato, leggenda del calcio degli anni Novanta, che col Milan vinse tutto. È il paradosso di Brescia: respira da sempre l’aria del grande calcio ma — come squadra — vi resta costantemente lontana, ha quasi sempre giocato in B e deve giusto all’epoca Baggio — durata dal 2000 al 2004 — il più lungo periodo in A della sua storia. Anni felici, allo stadio si andava per il gusto dello spettacolo, Roby era a fine carriera ma non si limitò a buttar dentro le sue deliziose punizioni. Inventò calcio, divertiva la gente, attirava i ragazzini agli allenamenti. Tutto finì nella stagione 2004-05, con la retroccessione in B quando Baggio non c’era più. E da allora — come ricorda una canzone di Cesare Cremonini — non è più stata domenica e i talenti di casa se li godono gli altri.

Testo di Vincenzo Cito 1

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● 1. Evaristo Beccalossi, 59 anni ● 2. Franco Baresi, 55, ai tempi del Milan ● 3. Cesare Prandelli, 57 ● 4. Andrea Pirlo, 37 anni, nato a Flera (Brescia), con la maglia della Nazionale ha segnato 38 gol ● 5. Mario Balotelli, 24 anni, nato in Sicilia ma cresciuto a Brescia con la sua famiglia adottiva LAPRESSE/FORTE

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uel 31 agosto 1997 a San Siro tutti gli occhi erano per Ronaldo, al debutto con l’Inter, il vero fenomeno si rivelò Recoba, un altro esordiente, che decise la partita con una doppietta ma avvenne dell’altro, che passò sotto silenzio. A un certo punto la squadra avversaria decise di mandare in campo uno sconosciuto dal cognome curioso e la preoccupazione — per chi gli voleva bene — era che il suo ingresso fosse accolto dall’ilarità generale, per l’accostamento del cognome a un epiteto molto popolare a Milano e poi reso famoso da Mourinho in tutto il mondo. Invece non si levò una risata, come se la Scala del calcio già annusasse il talento del predestinato, più facile credere che le promesse seminate a livello giovanile dal ragazzino fossero a conoscenza della competente platea milanese. Il futuro campione del mondo, allora appena diciottenne, si chiamava Andrea Pirlo e portava

la maglia del Brescia, la stessa società ora finita in Serie C e che spera nelle disgrazie altrui per acchiappare in extremis un ripescaggio. E ci fosse stato solo lui. Prima che in Germania nove anni fa, l’Italia aveva vinto anche in Spagna nel 1982 e il terzo gol in finale — quello che fece scattare in tribuna il presidente della Repubblica Sandro Pertini al grido «Non ci riprendono più» — lo segnò Andrea Altobelli, per tutti «Spillo». Ormai considerato di casa, anche se è nato a Sonnino (Latina), da anni si è stabilito in città, ed è stato anche eletto assessore comunale. Fu lanciato proprio dalle rondinelle negli anni Settanta prima di passare all’Inter, dove presto lo raggiunse Evaristo Beccalossi — lui che a Brescia ci è nato — per anni idolo della tifoseria nerazzurra, e l’attore Paolo Rossi gli dedicò persino una piece teatrale dopo aver sbagliato due rigori a San Siro. Beccalossi e Altobelli, per anni inseparabili, vinsero assieme lo scudetto del 1979-80. Sempre così, giocatori di casa che poi vanno a vincere altrove.

Andrea Pirlo Sto soffrendo tantissimo per la crisi del Brescia, ho parlato con chi può aiutarlo

Mario Balotelli Ero in punizione, ma per giocare mi feci 50’ a piedi da Concesio a Mompiano

È incredibile vedere quanto talento abbia prodotto la città negli ultimi decenni e come l’abbia disperso a beneficio degli altri. I campioni del mondo non sono certo finiti qui: Luca Toni — un altro degli eroi del 2006 — visse due stagioni fondamentali della carriera proprio a Brescia, dal 2001 al 2003, nella squadra che comprendeva, fra gli altri, Pep Guardiola — tuttora affezionato alla famiglia Corioni — e Roberto Baggio, uno che il Mondiale non lo vinse ma ci andò molto vicino, nel 1994, sbagliando uno dei rigo-

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Come Mario Balotelli — rivelatosi nel Lumezzane — lanciato dall’Inter, sempre legatissimo alla sua provincia, simbolo di tanti ragazzi neri che in città parlano il dialetto bresciano, tifano Brescia eppure — dalle nostre leggi assurde — sono considerati stranieri. Per il suo amore verso la città, spesso Mario si mette nei guai come quando, prima di Verona-Milan, provocò su twitter gli avversari, rivendicando le sue origini bresciane. Molto più discretamente, spesso lo si trova sui campi di provincia a seguire le partite dei suoi vecchi compagni del settore giovanile. Qui la passione è sempre viva, disgrazie, retrocessioni, problemi economici non hanno spento l’interesse per il pallone, che resta vivissimo, testimoniato dalla vitalità del calcio dilettantistico, dalla ricchezza di tornei estivi, dalle ambizioni di società come FeralpiSalò e Lumezzane, radicatesi nella Lega Pro che da anni hanno i conti a posto per non parlare dei tanti club attivissimi nel settore giovanile, da cui regolarmente attingono i club di A. Qui giocano anche le ragazze e sono bravissime. Il Brescia femminile, dopo lo scudetto dello scorso torneo, quest’anno è arrivato a un solo punto dal bis, ha vinto la Coppa Italia e nella prossima stagione parteciperà alla Champions League per la seconda volta consecutiva. Il calcio si pratica, si ama e si insegna: due ex c.t. azzurri sono di queste parti, Azeglio Vicini — nato in Romagna ma bresciano d’adozione — e Cesare Prandelli, originario di Orzinuovi. E anche a un bresciano, Ottavio Bianchi, Napoli deve il suo primo storico scudetto, nel 1987. Brescia soffre, aspetta e non dimentica. Succeda quel che succeda, da decenni per un minuto il tifo allo stadio si ferma per ricordare un vecchio amico: non era un fenomeno, né un campione, però era un generoso e in campo non mollava mai. Si chiamava Vittorio Mero, giocava nei lontani anni 90, morì a soli 27 anni in un incidente stradale al ritorno da un allenamento. Immancabile, per lui a ogni partita si leva un coro. È finita in C, spera di ritrovare la B ma, soprattutto per questo, Brescia è una città da A. © RIPRODUZIONE RISERVATA

1Reti in A segnate da questi

campioni di Brescia e provincia: Beccalossi 30; Baresi 12; Prandelli 2; Pirlo 58; Balotelli 46; Bianchi 27


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GIOVANNI XXIII nato Angelo Giuseppe Roncalli, Sotto il Monte, Papa (1881-1963) GAETANO DONIZETTI Bergamo, compositore (1797-1848) ERMANNO OLMI Bergamo, regista cinematografico (1931)

Bergamo è Gimondi «LA GUARDI E TI INNAMORI LE MANCA SOLO IL MARE...»

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Quali sono le zone preferite da Gimondi? «In testa c’è ovviamente la mia valle, che ha degli angoli stupendi. Sono molto attaccato alla Valle Brembana. Ogni volta che la percorro, per lavoro o per diletto, mi viene in mente la mia infanzia, la mia giovinezza, gli allenamenti che facevo su quelle strade quando preparavo le grandi corse. Tra l’altro per chi ama uscire in bicicletta, e penso anche alla mountain bike, offre l’imbarazzo della scelta. E ci sono le valli laterali, come la Val Taleggio o la Valle Imagna, che hanno percorsi interessantissimi, molto suggestivi, soprattutto non battuti dal traffico, ideali per chiunque. Certo, bisogna avere anche un minimo di allenamento».

Felice in bici si è preso il mondo e con sé ha portato la città dei Mille: «In cambio ricevo ancora tanto affetto. Siamo gente operosa e generosa, forse poco capaci di venderci bene... Vorrei la bacchetta magica per realizzare una ciclabile fino a Zogno»

E la Valle Seriana? «L’ho sempre frequentata di meno. È sicuramente più industrializzata rispetto alla Valle Brembana e forse per questo motivo meno apprezzata. Ma è un errore. E poi ha delle montagne favolose. Pensiamo solamente alla Presolana: è uno spettacolo, sembra di avere davanti le Dolomiti. Ma siamo alle solite».

L’intervista di Paolo Marabini

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● 1. In trionfo davanti a Eddy Merckx nella ventunesima tappa nella sua Bergamo al Giro d’Italia 1976 (il 59°), l’ultimo dei tre vinti. Terzo arrivò Gianbattista Baronchelli. ● 2. Un ritratto di Felice Gimondi oggi: nelle quattordici edizioni della «Corsa rosa» cui prese parte, vestì in totale per ventiquattro giorni quella maglia ● 3. Il panorama della città alta di Bergamo, un borgo con Piazza Vecchia che è il cuore più antico della città FOTOGRAMMA/BOZZANI/ANSA

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ergamo è un gioiello. Ma non ci crederete: è più conosciuta all’estero che in Italia, è più facile che l’abbia vista un turista francese che uno di Verona. Eppure Verona è a un’ora di strada. La colpa è anche di noi bergamaschi, bisogna riconoscerlo. Di indole siamo chiusi. Siamo grandi lavoratori, però un po’ burberi. Non siamo ruffiani, nè tantomeno portati per le pubbliche relazioni. Non siamo mai stati capaci di fare comunicazione, di venderci bene». Parole di Felice Gimondi, ambasciatore dello sport per l’Expo, il campione

simbolo di una provincia che pure ha regalato allo sport italiano tanti personaggi straordinari: da Giacinto Facchetti a Giacomo Agostini, da Carlo Ubbiali ad Angelo Domenghini, da Fausto Radici a Roberto Donadoni, da Paola Magoni ad Emiliano Brembilla. Gimondi, che cosa manca alla sua terra? «Se ci pensate, in pratica soltanto il mare. Per il resto c’è tutto. In un’ora, dalla città si arriva in montagna. In molto meno si raggiunge il Lago d’Iseo o il Lago d’Endine, uno più bello dell’altro. La pianura è a un tiro di schioppo, con le sue vecchie cascine e i suoi ritmi antichi. Le colline sono dietro l’angolo, piene di vigneti. E chi invece avesse voglia di metropoli, in mezzora arriva a Milano. Più di così...». Che cosa ama in particolare di Bergamo? «La qualità della vita, che credo sia seconda a poche altre realtà italiane. Bergamo è una città a misura d’uomo, una città elegante, che assomiglia più a un grosso borgo. Si va ancora nel negozietto di quartiere. Il centro è tutto lì. Il traffico è

Cioè? «La scarsa attitudine dei bergamaschi a valorizzare ciò che fanno e ciò che hanno. Adesso stiamo un po’ cambiando, questo va detto. Viaggiare ci ha aperto la mente. E ce l’ha aperta anche l’arrivo di tanti stranieri negli ultimi anni. Ma paghiamo ancora un po’ lo scotto degli anni passati, la nostra chiusura. E a questo proposito, se proprio devo invidiare una cosa ad altre zone dell’Italia, penso agli altoatesini e alla loro straordinaria capacità di promuovere il turismo». Di Bergamo città che cosa le piace di più? «Beh, Città Alta parla da sola. La vedi da lontano, dall’autostrada, e già te ne innamori. Poi sali e rimani letteralmente stregato, con la sua Cittadella, la Cappella Colleoni, la Basilica di Santa Maria Maggiore, il Battistero, la Piazza Vecchia. E tanto altro ancora. Bergamo Alta ha degli angoli nascosti che sono bellissimi da scoprire a

Felice Gimondi Se perde l’Italia non mi importa molto, quando tocca all’Atalanta ci sto malissimo

RIVALE INDOMITO DI EDDY MERCKX, RE DEL TOUR DE FRANCE 50 ANNI FA È uno dei più grandi campioni di sempre del ciclismo italiano: tre volte trionfatore al Giro d’Italia, campione del mondo a Barcellona nel ‘73, vincitore di una Vuelta, di una Parigi-Roubaix, di una Milano-Sanremo, di due Lombardia e altro ancora. Felice Gimondi è anche lo sportivo bergamasco più amato di tutti i tempi. Profondamente attaccato alla sua terra, ne è anche ambasciatore, in Italia e nel mondo.

«B

ne meravigliosa. Ho imparato ad apprezzarlo soprattutto con il passare del tempo, una volta smesso di correre. Io ho cercato di ricambiare come ho potuto. Per esempio dedicando a Bergamo, e ai miei tifosi in particolare, una granfondo ciclistica (si svolge da 19 anni all’inizio di maggio, ndr). L’ho portata di proposito un po’ dappertutto, per accontentare un po’ tutti. In particolare nelle valli. Del resto i ciclisti vogliono le salite... La pianura si presta meno alle loro esigenze».

aumentato, ma tutto sommato è ancora accettabile. E poi i servizi pubblici funzionano, gli ospedali sono all’avanguardia, i ristoranti sono di grande qualità. Guardate i calciatori dell’Atalanta: quando smettono di giocare, molti non se ne vanno più via da Bergamo. Uno su tutti, Stromberg. Ci sarà un motivo, o no?». Già, l’Atalanta: croce e delizia... «A me lo dite? Io sono legatissimo ai colori nerazzurri. Magari se perde l’Italia non mi importa più di tanto, ma quando tocca all’Atalanta ci resto malissimo. L’Atalanta è uno dei grandi simboli di Bergamo. E nell’Atalanta il bergamasco si identifica. Da sempre». Lei con i suoi trionfi ha regalato molta popolarità alla sua terra, l’ha fatta uscire dai confini dell’Italia. Quanto ha ricevuto, invece? «Dalla gente bergamasca mi è sempre arrivato moltissimo affetto, che non smetto mai di ricevere, anche a tanti anni dalla fine della mia carriera. E sentire il calore sincero e al tempo stesso discreto della tua gente è davvero una sensazio-

piedi. Non bisogna avere fretta». Se avesse una bacchetta magica? «Di sicuro realizzerei una pista ciclabile che da Bergamo porta sino a Zogno, cioè all’inizio della Valle Brembana. Una ciclovia come si deve, sull’esempio di quanto fanno all’estero, nei Paesi scandinavi per esempio. E poi manderei tutti lassù da loro a imparare la cultura della bicicletta. Perché non basta realizzare una pista ciclabile, bisogna anche saperla usare. Ma questo vale per gli italiani in genere, non riguarda solo i bergamaschi». Che cosa la rende più orgoglioso della sua gente e della sua terra? «L’operosità e la generosità. Due qualità che sono radicate in noi bergamaschi, da sempre. Noi non ci tiriamo mai indietro, siamo sempre pronti a dare una mano a tutti. E il lavoro non ci spaventa, forse perché fa parte del nostro dna». Già, parola di chi, macinando migliaia di chilometri in bicicletta, ha conquistato il mondo. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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VALENTINO GARAVANI (conosciuto come Valentino) Voghera, stilista (1932) PUBLIO VIRGILIO MARONE (conosciuto come Virgilio) Virgilio, poeta dell’Impero romano (70 a.C.-19 a.C.) MAX PEZZALI Pavia, cantautore (1967)

La padania e Brera fatto l’Europa e l’Italia artisti e architetti padani di gran nome».

PAVIA AMORE CONTRASTATO E TANTI EROI IMMORTALI Giornalista, scrittore e poeta, Gianni nasce fiero «figlio legittimo del Po», poi si fa adottare da Milano. E conia gioielli: così Riva sarà per sempre Rombo di Tuono, Rivera l’Abatino, Bartali Frate Cipolla... Testo di Claudio Gregori

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o sono padano di riva e di golena, di boschi e di sabbioni. E mi sono scoperto figlio legittimo del Po», dichiara Gianni Brera, nato l’8 settembre 1919, in provincia di Pa-

via, a San Zenone Po, che chiama poeticamente Pianariva. E con fierezza aggiunge: «Uomini della Padania sono stati protagonisti della vita culturale e artistica di Roma. Sono nati in Padania i poeti Virgilio e Catullo, gli storici Tito Livio e Cornelio Nepote, lo storico naturalista Plinio il Vecchio e suo nipote Plinio il Giovane. Hanno ri-

Gianni Brera (1919-1992) è nato a San Zenone al Po FOTOGRAMMA

«Mei de la val padana ghe n’è minga», dichiara. Vantava le radici pavesi. «Intorno al Mille era Pavia il mercato più importante dell’Europa centrale». Poi divenne «la Oxford della Lombardia». I pavesi avevano inventato quasi tutto: il giunto cardanico, il fagotto, l’uva trebbiana, il cembalo scrivano, il riso migliore, il pavese naturalmente, e perfino la lampadina elettrica, che l’ing. Ferdinando Brusotti, lomellino di Rosasco, ha brevettato due anni prima di Edison. Milano? Era solo «un rione industriale di Pavia». Ma col tempo il giudizio cambia. Di fronte alla «femmina Italia», Brera a gran voce afferma «la maschilità di Milano». Poi, con orgoglio, si definisce, come Gerolamo Cardano: «Civis mediolanensis, Papiae ortus«, «Cittadino milanese, pavese di nascita». Anzi confida: «Pavia è incerta memoria, Milano è realtà, vita autentica, amore: e come per tutti i veri lombardi è per me

anche bella, non solo cara». Ama anche la «mirabellissima Bergamo», Sondrio «di cauta e cordiale compostezza», Mantova «simile a quelle ninfee color ruggine di cui è coperto il suo lago»… Ama il Po, «padre ubriacone e malignazzo», «sempre simile a un vecchio e folle viandante», ma anche il Resegone, «il nume indigete dei Lombardi» e Virgilio, «nostro insigne demiurgo padano». Anche Brera ha il dono della poesia. A farla zampillare basta una minestra, «Il brodo è verde oro come il mantello di certe principesse rinascimentali», o un fiume, «il Ticino, su cui tremula gibigiannando il sole». Quando La Gazzetta dello Sport rinasce, il 2 luglio 1945, Brera vi entra. Il 9 gennaio 1950 è già direttore. Poi, col Guerin Sportivo, onora anche Il Giorno, Il Giornale, La Repubblica. Inventa il linguaggio, in polemica con due altri favolosi inventori come Gadda e Pa-

solini. Conia gioielli: delfinare, glugluare, bassaiolo, donneare, uccellare, comprapedate, posaglutei, fregasella, spingipedali, picciapuccia, smandrippato, derbitare, zoneare, sbriciolastinchi, trottapiano, puzzapiedi, oltre a libero, centrocampista, cursore… I suoi eroi – Rombo di Tuono (Riva) e Accaccone (Helenio Herrera), Frate Cipolla (Bartali) e Nuvola Rossa (Gimondi), Schopenhauer (Bagnoli) e Dottor Pedata (Bernardini), Pelasgio (Conti) e Barisonte (Barison), Porthos (Tacconi), Mani di Fata (Carmignani) e Deltaplano (Zenga), Penna Bianca (Picchi) e Einstein (Bertini), Labrón (Toni Bevilacqua) e Rosso Volante (Monti), Abatino o Cosino (Rivera) e Eupalla – sono immortali. Eclettico e paradossale, sa stupire. Per lui «lo storione è un mostro che sta fra il professore di matematica e il frate cercone». Regala scintille polemiche, ma nelle sue pagine abita il sorriso. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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UGO TOGNAZZI Cremona, attore, regista, sceneggiatore teatrale, cinematografico e televisivo (19221990) ANTONIO STRADIVARI Cremona, liutaio (1644-1737) ANTONIO CABRINI Cremona, c.t. della Nazionale femminile ed ex calciatore (1957)

Che vita da bomber LA «CREMO» IL LICEALE VIALLI E UN PEZZO DI TURÒON Quei mitici Anni 80-90, quando a Cremona ci si abbuffava del calcio agile di Mondonico, del talento fresco di Gianluca e dei pranzi al Continental

Testo di Paolo Condò

Q

uando arrivava la designazione per una partita, era sempre una festa. Quando riguardava una gara casalinga della Cremonese, di più. Da giovani giornalisti si cresceva bene, andando a vedere la «Cremo», perché il pacchetto domenicale comprendeva il calcio agile e astuto di Emiliano Mondonico — un mito per noi ragazzi da quando s’era fatto espellere per non perdersi un concerto dei Rolling Stones —, il talento fresco e potente di un liceale che si chiamava Gianluca Vialli e il pranzo all’hotel Continental, dove un paio di tavoli venivano riservati sempre ai giornalisti in arrivo da Milano perché il proprietario della Cremonese e dell’albergo, Domenico Luzzara, disponeva così. Era un uomo gentile e buono, il presidente: s’era preso il club alla fine degli anni 60 perché vantava crediti per vecchi lavori di illuminazione. Pochi anni dopo suo figlio Attilio a 21 anni era morto in un incidente stradale,

e quando ti capita il più orrendo dei lutti o ti incattivisci o rivedi il tuo ragazzo nelle sue passioni, e provi a consolarti coltivandole. Attilio adorava la «Cremo», e Domenico ne aveva fatto il centro della sua esistenza; tutti quelli che la narravano — e una certa simpatia era inevitabile — entravano a far parte della sua famiglia. Succedeva così che a Cremona si arrivasse di buon mattino, perché una passeggiata sino al Torrazzo era un’autentica raffinatezza; considerato che con il conto del riGianluca Vialli, 259 gol con squadre di club, è nato a Cremona il 9 luglio 1964. È uno dei 9 calciatori che ha vinto tutte e 3 le principali competizioni Uefa per club

storante arrivava spesso un torrone, non negheremo che si camminasse sino alla piazza anche per ammirare la terza T del famoso detto cremonese («turòon, Turàs, tetàs»), ovvero le procaci forme delle ragazze della Bassa lombarda. Ci era maestro un certo Ugo Tognazzi, cremonese, milanista e amabile frequentatore del Continental e dello stadio Zini.

Roberto Boninsegna Mantova è la Bella Addormentata, opulenta e affascinante

Anni dopo avremmo accompagnato il privatista Gianluca Vialli a un esame di maturità un po’ tardivo (era già una stella della Juve) ma lodevolmente cocciuto: facile che l’avessero convinto i vecchi amici del gruppo Zyg, una congrega di allegroni che d’estate andava in motorino fino all’argine del Po, e lì passava la notte attorno al fuoco con le chitarre e le prime ragazze. Luca veniva a rimorchio dei fratelli maggiori, fra i leader della compagnia c’era un calciatore di classe purissima ma voglia non eccezionale, Tiziano Ascagni, eroe della «Cremo» e di tante altre squadre sempre e rigorosamente in serie C. Hai visto mai che salendo di categoria ci si dovesse impegnare di più... Centro di una vita cittadina nella quale la «provincialità» era un valore, la Cremonese degli anni 80 e anche 90 (la bella squadra di Gigi Simoni, oggi presidente del club) fu un piccolo miracolo di calcio: lasciato andare Vialli, i cui destini appartenevano a un altro pianeta, Luzzara accolse in cambio uno dei geni assoluti e irrealizzati del nostro futbol, Alviero Chiorri. Suonava di rado, ma quando la luna era in asse con le sue paturnie il vecchio Stradivari, lo straordinario liutaio, avrebbe voluto essere allo Zini. Noi c’eravamo, e ce la siamo goduta. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Roberto Boninsegna è nato a Mantova l’11 novembre 1943. Ha giocato 7 stagioni nell’Inter, segnando 171 reti in 281 partite RCS

BONIMBA I GOL E LE FUGHE DI NOTTE A MANTOVA Ha lasciato la campagna solo per il calcio: «Non sono fatto per la metropoli , ho la testa da contadino. Piangevo e fuggivo dal collegio dell’Inter per respirare aria di casa»

RCS

Gianluca Vialli A Cremona si giocava sempre a pallone. Se sono diventato calciatore lo devo a questo

Testo di Nicola Cecere

M

antova? «È la Bella Addormentata, una città opulenta e affascinante che aspetta di essere ridestata. Lo meriterebbe anche nel calcio, che è sempre un formidabile veicolo pubblicitario. Però, finita malissimo l’av-

ventura di Fabrizio Lori, con lo spareggio per la serie A regalato al Toro da un arbitro scandaloso, non si sono più affacciati dalle nostre parti imprenditori disposti a rischiare. E così vivacchiamo in campionati minori». Roberto Boninsegna non si è mai staccato dal suo adorato nido. «Non sono fatto per le metropoli, mi spaventano. Adoro la campagna e questo borgo ducale intriso di storia. Ho una mentalità da contadino, ho

sposato una concittadina, i miei figli vivono qui, mi diverto a fare il nonno con i miei due nipotini. Abito in un attico in centro e non scordo le case popolari di periferia dove, figlio unico con papà operaio alle cartiere Burgo, sono nato e cresciuto». Mantova è città cordiale, mette a suo agio chi la visita e offre una cucina molto apprezzata. «Cinquantamila anime, si vive tranquilli, sereni. Io ci sto da papa, l’unico rimpianto dei Gonzaga: non averne espresso nemmeno uno. Reggo con disinvoltura persino il clima ostile, le nebbie invernali e l’afa di agosto». Bonimba nelle sette stagioni da centravanti dell’Inter, quelle che lo hanno consegnato alla storia del calcio italiano, ha segnato 113 reti in 197 partite di campionato; 22 reti in 29 partite europee; 36 reti in 55 partite di coppa Italia. Una macchina da guerra formatasi nel vivaio nerazzurro. «Il provino lo sostenni a 15 anni, ricordo che la sera prima, notando la mia apprensione, papà mi sussurrò: “non preoccuparti, male che ti vada un posto alle cartiere salterà fuori”. Il giudice di quel test era Peppino Meazza: mi promosse. Così mi ritrovai a vivere nel collegio dei giovani nerazzurri. Lacrimoni di nostalgia medicati con fughe clandestine in treno per respirare l’aria di casa contraddistinsero quegli anni. Fin lì avevo giocato nel Sant’Egidio, in pratica il mio covo quotidiano dalla prima elementare in poi. Grande cosa l’oratorio… Se il parroco non ti vedeva a Messa, tu poi vedevi il campo dalla panchina… Con i ragazzini di allora ci incontriamo regolarmente: tutti gli anni c’è il raduno alla trattoria Amici Miei. Mentre ogni sera, fra le diciotto e le venti, si scatena l’inferno fra briscola e tressette al bar Veneri. Che in sessant’anni ha cambiato gestioni e denominazioni ma per noi del nucleo storico la parola d’ordine resta “ci vediamo da Mario”, come canta Ligabue, guarda caso tifoso interista». «L’altro posto della mia vita mantovana è il Circolo Canottieri Mincio, dieci campi da tennis, cinque da beach volley e poi le barche con le quali attraversare il fiume fino ai laghetti naturali che crea. Siamo settemila soci, ma la convivenza fila via liscia«. Nessun rimpianto per Milano o Torino, quindi. «Proprio no. Un eccellente ricordo dei tre anni vissuti in Sardegna, sì, ma l’unica casa estiva approvata da mia moglie ce l’abbiamo al Sestriere. Il resto è provincia». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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CESARE BECCARIA Milano, filosofo, economista e letterato dell’Illuminismo (1739-1794) CARLO EMILIO GADDA Milano, scrittore, poeta e ingegnere (1893-1973) GIOVANNI SOLDINI Milano, velista (1966)

Sondrio, le mie montagne COMPAGNONI «IO CHE NON SO STARE SENZA LA VALFURVA» La signora dello slalom gigante ci porta là dove è diventata donna e campionessa: «La Valtellina è meravigliosa. Le salite dello Stelvio, mitiche. In quanti posti del mondo si scia in estate? E si incontrano marmotte e stambecchi come in Val Zebrù?»

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eborah Compagnoni, come Alberto Tomba ci ha portato in casa la neve. Ci ha emozionato per anni rendendoci fieri, con le sue vittorie, di essere italiani. Tre ori olimpici, altrettanti mondiali, 16 vittorie in Coppa del Mondo, ma la sua vittoria più grande è stata quella di aver sdoganato tutto lo sport femminile, portandolo a pari dignità di quello maschile. Debby adesso vive a Ponzano, non lontano da Treviso, ma appena può «scappa» nella sua Santa Caterina Valfurva, sulla strada fra Bormio ed il passo Gavia. Terra di montagna pura, dove il contatto con la Natura è costante in tutte le stagioni. Se le chiedete cosa fa ora vi risponderà con modestia: «La mamma di tre figli, ognuno con le sue esigenze». E non racconta di quel «Sciare con la vita» con cui da nove anni raccoglie fondi per opere benefiche. «Quest’anno 35 mila euro alla Fondazione Verga dell’ospedale S. Gerardo di Monza per la cura delle leucemie infantili». È la Compagnoni a guidarci sulle montagne della Lombardia.

Intervista di Pierangelo Molinaro

Deborah, da dove si parte? «Dalla pianura naturalmente, ci sono le montagne bergamasche e bresciane, ma voglio portarvi nella mia Valtellina. Percorre a nord tutta la regione, da ovest a est e si entra dal lago di Como. Il fondovalle ricorda molto la pianura con i suoi capannoni industriali, ma basta alzare gli occhi per accorgersi che è un mondo diverso e affascinante. Appena si entra la valle si biforca con la Valchiavenna, sino al passo dello Spluga e l’Engadina, ma, superate Sondrio e Tirano, si entra davvero in un altro mondo. La valle si allarga nella piana di Bormio e si divide su tre direttrici, la Valfurva, la valle del Braulio che sale sino al passo dello Stelvio e quella di Livigno. Ma sono molte altre le valli laterali che si diramano». Lei ci parlerà di sci alpino... «Se fosse inverno potrei spiegarvi per ore, ma se si sale al passo dello Stelvio, sul ghiacciaio del Livrio si può sciare anche in piena estate. È un mondo meraviglioso, dove sono cresciuta e mi sono allenata per anni. Ma, rimanendo alla stagione fredda, ci sono possibilità infinite anche di sci alpinismo».

Deborah Compagnoni è nata a Bormio (Sondrio) il 4 giugno 1970, ha vinto tre ori alle olimpiadi invernali ANSA

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Gavia e dello Stelvio per vedere ogni giorno quanti appassionati affrontino queste mitiche salite. Che dire poi del Mortirolo? È una stradina, ma ormai famosa in tutto il mondo. Volete attività più adrenaliniche? Ci sono le palestre di roccia della val di Mello, laterale della Val Masino». Lei cosa preferisce? «La bici mi piace e non dimentico che l’alta valle è nel parco dello Stelvio. Ci sono percorsi splendidi, incontaminati. Non è nella nostra cultura, ma in Valfurva ogni anno vengono turisti tedeschi che in mountain bike, attraversando passi e boschi, arrivano sino al lago di Garda. È un’esperienza che una volta che i figli saranno grandi vorrò vivere». Che rapporto ha ancora con la Natura? «Enorme. Quando apro le finestre a Ponzano e non vedo le montagne mi manca qualcosa, così appena posso scappo qui, in Valfurva. È una cultura che ho dentro e che cerco di trasmettere anche ai mei figli. Perché qui le possibilità sono enormi. In quanti posti al mondo si può camminare su un sentiero ed incontrare marmotte, camosci, cervi e stambecchi come in Val Zebrù? Un ragazzo esperienze come queste le deve fare». E quando si scende della montagna, si fa una doccia, cosa c’è ancora? «Pure in Valtellina c’è l’apres-ski, altri impianti sportivi, locali, pub. Ma penso che a renderci forti è pure la nostra cucina. Una cucina nata povera, con i pochi prodotti che dava la montagna, ma diventata adesso estremamente raffinata. Partiamo dal grano saraceno, che non ha glutine, da cui nascono i pizzoccheri. È il nostro piatto classico, pasta scura, patate, fagiolini, cavolo, burro e il bitto, uno fra i nostri formaggi. Un piatto gustosissimo, poi gli Sciat, pasta fritta con dentro il formaggio fuso, la polenta taragna, quella concia con il formaggio. In fondo credetemi: se questa terra, oltre ad avermi cresciuta, mi è rimasta dentro è perché è piena di valori, di bellezze e di tradizioni che sono diventati una vera e propria cultura. Venite a provarla, vi aspettiamo». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Deborah Compagnoni Penso che a renderci forti sia pure la cucina: i pizzoccheri, gli Sciat, la polenta taragna

Adesso però è estate. «Perfetto per il trakking e la mountain bike. Devo ringraziare il ciclismo che ha fatto conoscere le nostre montagne e basta salire sulle strade del

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ELEONORA DUSE Vigevano, attrice teatrale (1858-1924) RUDY ZERBI Lodi, conduttore televisivo e radiofonico, produttore discografico italiano (1969) BIANCA BALTI Lodi, modella (1984)

Lodi che gioca a basket nazione. A Graffignana non c’è neppure una squadra, Vittorio giocava a basket coi canestri sgangherati dell’oratorio mentre continuava a crescere.

I GALLINARI E UN PAESE DOVE NON C’ERA IL CANESTRO

Un giorno, suo fratello, 10 anni più vecchio, per caso conobbe all’ippodromo di San Siro Massimo Masini, pivot del Simmenthal, grande appassionato di cavalli. Che disse di portare il giovane Vittorio a fare un provino coi ragazzini dell’attuale Armani. La carriera lo ha portato a Milano, Bologna, Verona, Livorno ma dopo il ritiro, forte di una laurea alla Bocconi, quando ha iniziato l’attività di procuratore è tornato nella sua campagna, anche se un po’ scomoda per chi deve continuamente viaggiare: «Provo un legame fortissimo — dice Vittorio — sono figlio di agricoltori da generazioni, sento di appartenere a questo posto ed è qui che mi piace vivere. Per Danilo è diverso, ama stare qui ma mi immagino che se dovesse tornare a vivere in Italia, la sua casa la sceglierebbe a Milano».

A Graffignana non esiste una sola squadra di basket ma lì sono cresciuti due campioni come Danilo e suo padre Vittorio. Lì è nato anche Devecchi, il cugino neo tricolore e dirimpettaio. E quando il Gallo è stato scelto dalla Nba, è arrivato un maxischermo

Crescere in campagna è stato un ulteriore tributo alla passione per far combaciare studi e allenamenti con le distanze: per Danilo, ancora molto giovane, con il trasferimento nella foresteria di Casalpusterlengo, fucina di giovani cestisti sempre in provincia di Lodi, vicina a Graffignana ma non servita da mezzi diretti. Per Vittorio prima e suo nipote Giacomo poi, in trasferimenti in pullman per Milano, con una torcia in tasca da usare per farsi vedere alla fermata nelle giornate di nebbia.

Testo di Luca Chiabotti

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unica prova che tradisce la sua presenza è un canestro davanti a casa. Graffignana, in provincia di Lodi, è il luogo dove Danilo Gallinari, la stella dei Denver Nuggets e della Nazionale è cresciuto. Non nato, perché l’ospedale è a Sant’Angelo Lodigiano e lui, come il padre Vittorio, il più famoso difensore della storia del basket italiano, hanno visto la luce lì. Graffignana è una sorta di scioglilingua per gli americani: quando il nome compare nelle grafiche della Nba in televisione come hometown di Gallo, parte il gioco. Come si pronuncia? Qualcosa tipo Grefig-nena con la G dura. Danilo sta al gioco, è molto legato alla sua famiglia e quindi alla sua casa: «Appena può torna — racconta Vitto-

rio —, è il posto dove può isolarsi un po’ e stare tranquillo, ma negli ultimi anni raramente è riuscito a fermarsi più di qualche giorno, al massimo una settimana». Il paese, 2600 abitanti in mezzo alla campagna e alle aziende agricole, dove i trattori dettano legge sulle strade, non ha solo i Gallinari come celebrità sportive: qui è nato Giuseppe Campari, El Negher, pilota degli anni Venti e Trenta evocato anche da Lucio Dalla in Nuvolari, ma soprattutto Alessandro Matri, il Puma, l’attaccante azzurro appena tornato per la terza volta al Milan. E’ 4 anni più anziano di Danilo, quasi coetaneo e quindi più vicino a un altro giocatore di basket che, partito da Graffignana, col Banco di Sardegna Sassari è passato dalla Legadue allo scudetto e a 2 coppe Italia vinte: Giacomo Devecchi. Basket batte calcio, ma qui c’è il trucco: anche Devecchi è quasi un Gallinari, figlio della sorella di Vittorio, cresciuto di fronte alla casa di Danilo e Federico, il fratello minore che è già riuscito a farsi convocare nelle nazionali giovanili: «Dalla sua casa Giacomo sente il pallone che rimbalza e arriva... Ormai è in Sardegna da otto anni, ma quando può torna» racconta Vittorio. Sul territorio il calcio è padrone, una concentrazione così alta di cestisti si deve solo alla combi-

La costante, per i Gallinari ma anche per la famiglia Matri storiche della zona, è quella di essere rimasti sempre uguali, anche diventando o crescendo dei giocatori famosi. Che è un po’ la qualità della “gente di campagna” che ha avuto un sussulto quando Danilo doveva essere scelto dalla Nba. In quel caso, più che l’interesse per il basket, è contato il fascino della conquista dell’America, della storia di un ragazzo nato e cresciuto in un piccolo centro agricolo italiano che riesce a imporsi sul palcoscenico più grande e luminoso del mondo. Danilo Gallinari è nato l’8 agosto 1988 REUTERS

Vittorio Gallinari Questo è il posto dove Danilo può isolarsi un po’. Ma riesce a venire così poco...

La sera del draft, centinaia di persone si sono riunite davanti a un maxischermo per seguire la favola di Gallinari, chiamato dai New York Knicks e approdato al Madison Square Garden pochissimi anni dopo la sua formazione al campus di Casal, senza Pusterlengo, come dicono qui. Poi tutto è tornato come prima, in questa terra di agricoltori e, casomai, calciatori (e grandi modelle, visto che la lodigiana più illustre al momento è Bianca Balti) . Ma quel piccolo lembo di terra tra le case Gallinari e Devecchi, dove si erge un canestro immortalato anche da un servizio del New York Times, più che lodigiano sembra un pezzo di Indiana rurale, la culla del basket americano, dove Larry Bird guidava il camion della spazzatura per sbarcare il lunario.

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GIANLUCA ZAMBROTTA Como, calciatore (1977) GAIO PLINIO SECONDO (conosciuto come Plinio il Vecchio) Como, scrittore latino (23 d.C.-79 d.C.) ANTONIO ALBANESE Olgina, attore, comico, regista e cabarettista (1964)

Le città olimpioniche A COMO C’È COVA IL PADRONE DEI 10.000 CERCA EREDI L’oro di Los Angeles 1984 oggi organizza format di leadership per le aziende. «L’atletica ha giovani che si accontentano di essere primi fra gli juniores...»

Intervista di Fausto Narducci

Alberto Cova, oro olimpico nell’84, è nato a Inverigo l’1 dicembre 1958

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ici Alberto Cova e ti viene in mente quel cognome intonato come una cantilena dal telecronista Paolo Rosi sui traguardi dei 10.000 metri di Atene, Helsinki e Los Angeles, tre ori consecutivi (Europei, Mondiali e Olimpiade) dall’82 all’84 che restano irripetibili per l’atletica italiana. Ma ti viene in mente anche la provincia comasca, quella in cui il ragioniere d’oro ha costruito la sua fama e ha finito quasi per identificarsi come il simbolo sportivo più famoso di questa terra che lam-

bisce il lago di manzoniana memoria. Allora, Alberto. Partiamo dall’inizio, lei nasce a Inverigo e non a Mariano Comense come comunemente si crede. «Sì, nato e vissuto a Inverigo, più esattamente nella frazione di Cremnago, fino a 11 anni. Poi i miei hanno trovato più conveniente comprare casa nella vicina Mariano, e mi sono spostato di 6 km dove poi dall’82 ho cresciuto le mie due figlie. Non ho avuto difficoltà a conciliare scuola e sport. Il centro della nostra vita era l’oratorio e in genere si restava a Mariano, che ha ancora oggi 25.000 abitanti.. Poi non avevamo la macchina e solo raramente potevamo permetterci di andare a Meda, Lentate, Cantù o al massimo a Milano, che era più raggiungibile di Como». Come è arrivato all’atletica? «Il primo a farmela conoscere è stato il professore di educazione fisica delle scuole medie

Carlo Pozzoli, che era stato azzurro dell’asta. Io però preferivo il basket dell’oratorio o le scorrazzate in bicicletta per le nostre colline. Il salto di qualità è arrivato con Sergio Colombo che all’Atletica Mariano Comense ha affinato le mie qualità nella corsa al campo Camerlata di Como. Le prime gare nel ’72 a 14 anni, ma ricordo che nei Giochi della Gioventù del ’73 a Roma sui 2000 sono arrivato 21°. Poi, dopo la parentesi del militare, sono arrivato a Milano alla Pro Patria nel ’79 e la mia vita è cambiata grazie al celebre pugno di ferro dell’allenatore Giorgio Rondelli. Arrivavo a Milano in treno, mi allenavo e tornavo a casa. Raramente, in casi particolari, dormivo col resto della squadra in via Ugo Bassi. Alla Montagnetta di San Siro è nato un percorso che ha preso il mio nome ma andavo anche al parco di Monza». La sua carriera agonistica si è conclusa nel ’90 alla vigilia degli Europei di Spalato, dopo però è rimasto nell’atletica come consigliere della Fidal dal ’92 al 2002. «Un’esperienza che non rinnego anche se abbastanza problematica. Dal ’91 al ’96 ho anche organizzato il Cross del Gigante a Inverigo e ho toccato con mano com’erano cambiate le cose rispetto ai tempi d’oro. Nei miei ricordi di atleta ci sono il Trofeo dell’Industria di Como o la Cinque Mulini di cui rimango l’ultimo vincitore italiano nell’86. Oggi i giovani non sanno dove vanno, cosa fanno, perché lo fanno. Prevale il provincialismo, si accontentano di essere i primi fra gli juniores. Il nome Cova rimane legato alla Pro Patria grazie a mia figlia Elisa che ha la terza prestazione italiana stagionale nelle siepi». Alberto Cova è anche stato parlamentare con Forza Italia dal ’94 al ’96, eletto nel distretto di Olgiate Comasco. Cosa fa adesso?. «Metto la mia esperienza vincente di sportivo al servizio delle aziende. Organizzo format di leadership e di formazione manageriale. C’è stato un boom, ora la crisi ha ridotto la disponibilità delle aziende. E poi continuo a seguire la grande atletica come voce tecnica di Eurosport». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alberto Cova Vivevo all’oratorio, poi Colombo e Rondelli mi hanno cambiato la vita

ROSSI, IL LAGHÉ «LECCO RINASCERÀ IN ALTURA» Il re del kayak non pagaia più, adesso fa l’Assessore: «Il Lario è parte di me, ma le falesie e i rifugi sono uno scrigno di tesori. Qui il turismo sportivo può fare gol»

Intervista di Sergio Gavardi

Antonio Rossi è nato a Lecco il 19 dicembre 1968 OMEGA

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attina presto, il sole sbuca appena dal Resegone e fa filtrare i primi timidi raggi verso il lago. Da una villetta, una delle ultime alle porte d’ingresso di Lecco, un signore esce dal cancello, inforca la bicicletta e imbuca la via per Milano: 50 km o giù di lì, scavallando tra la Brianza e la metropoli, fino al Palazzo della Regione Lombardia, dove il signore di 46 anni, si presenta in ufficio per guidare l’Assessorato allo sport e alle politiche giovanili. Antonio Rossi, che in 4o Olimpiadi

(Barcellona, Atlanta, Sydney e Atene) si è infilato al collo 3 ori, un argento e un bronzo, con il bel tempo, un paio di volte la settimana, si regala (andata e ritorno) il benefico allenamento che, d’estate, arricchisce con la traversata a nuoto del lago, dalla sponda lecchese a quella di Malgrate. Antonio Rossi è un vero e proprio “laghè”, un incondizionato amante del paesaggio di “quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno”. «Mi è sempre mancato – racconta – quando ero lontano da casa mia e nei momenti di nostalgia ho spesso pensato all’incipit dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, come la miglior fotografia del sentimento di appartenenza a un luogo come questo. Il lago non è malinconia: è ricco di sapori e aromi. È parte di me, come il sospiro della breva e del tivano». Quando gli parli del lago, ma anche delle montagne che fanno da corona alla città, Antonio sembra quel bimbetto che tanti anni fa in

Canottieri, il centro sportivo più antico di Lecco, muoveva i primi passi tra pagaie, canoe e tuffi. Uno speciale dna che è migrato verso il figlio Riccardo, 14 anni, che spende le sue ore e le sue speranze nello stesso ambiente che ha protetto e allevato il padre. E da campione qual è, nonostante ormai non vada quasi più in canoa («sono diventato grasso, i muscoli si sono afflosciati, se salgo in K2 con mio figlio devo stare attento perché mi tira il collo») usa la maturità per affrontare l’impegno amministrativo per la Regione e non solo. Lecco è nella sua testa e lui sa bene quanto questa città, nella sua evoluzione, abbia perso le stimmate di città industriale (anche se la rete delle piccole e medie imprese è combattiva) e non abbia ancora trovato la strada dell’economia turistica. Qui, appena quarant’anni fa, le sirene delle acciaierie scandivano i momenti della giornata e le vie cittadine erano piene di tute blu. «Quel mondo è svanito, pura archeologia – spiega Antonio –. Dobbiamo sostituirlo con un’economia nuova e il turismo, soprattutto quello sportivo, con il ben di dio che ci ha regalato la natura, può farlo agevolmente. Certo, noi lecchesi abbiamo un carattere scontroso, chiuso, forse ancora incapace di aprirsi a una realtà nuova, ma i passi si fanno e camminando si recupera il tempo perduto. Più che sul lago, però, si dovrà puntare sulla montagna. Quella è una fonte inestimabile per il turismo e bisogna riunire le forze, produrre qualcosa che resti, convincendo la gente a venirci a trovare con frequenza». Un “laghè” che punta tutto sulla montagna? «No, io sono diviso a metà. Qualche salita in Grignetta la faccio ancora. Credo che il lago dia tante opportunità, si possono creare strutture , ma destinate a piccoli numeri. La montagna invece è uno scrigno di tesori. Lì vedo un turismo sportivo che può fare centro. La regione ha contribuito a rendere sicure le falesie. E poi la rete dei rifugi: in queste zone ce ne sono numerosi e tutti di qualità, facilmente raggiungibili. Un soggiorno qui è un’emozione inimitabile, come le albe e i tramonti che questo mondo solitario e ancora selvaggio sa regalare». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonio Rossi Quando ero via e il lago mi mancava, ripetevo il Manzoni e risentivo gli aromi


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ADRIANO GALLIANI Monza, a.d. del Milan (1944) DARIO FO Sangiano, premio Nobel per la letteratura, scrittore, drammaturgo, regista, attore, autore e illustratore (1926) IVAN BASSO Gallarate, ciclista (1977)

Province a tutto gas 1950 ad oggi si è persa una sola edizione, quella del 1980 che si disputò a Imola) sembra una assurdità.

L’Autodromo di Monza è stato inaugurato nel 1922 GETTY

CIRCUITO DI MONZA BRIVIDO STORIA E MAGIA Da Nuvolari a Schumacher: imprese, riti, tragedie. L’autodromo più antico della F.1 ha un indotto di 28,5 milioni di euro: un vero asset per la Brianza

Testo di Andrea Cremonesi

Monza ha gioito per le grandi imprese: dell’Alfa Romeo prima, firmate da Antonio Ascari, Brilli Peri e Tazio Nuvolari, negli anni Venti e Trenta e della Ferrari poi. Con Alberto Ascari, primo nel 1951 e ‘52 o Ludovico Scarfiotti nel 1966, l’ultimo pilota italiano a vincere il GP di casa con una marca nazionale. Altre giornate storiche? La conquista dei titoli iridati di Niki Lauda (1975), nel giorno del secondo trionfo di Clay Regazzoni e di Jody Scheckter (1979); la doppietta di Gerhard Berger e Michele Alboreto nel 1988, primo trionfo dopo la scomparsa del fondatore. Poi i trionfi di Michael Schumacher dal primo nel 1996 all’ultimo dieci anni più tardi. Monza ha pianto per le grandi tragedie da quella nel 1928 in cui morirono Emilio Materassi e 27 spettatori a quella di Ronnie Peterson al via del GP del 1978, passando per quella di Von Trips (1961) e 14 appassionati. Monza ha ospitato in tribuna d’onore Umberto di Savoia, quando era principe ereditario, al GP del 1925 e Sandro Pertini da presidente della Repubblica in quello del ’82. Monza ha inaugurato un rito. Nel 1970, quando per celebrare il primo successo di Regazzoni, i tifosi invasero la pista e portarono il ferrarista in trionfo: oggi l’«invasione» è un... must.

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l vero piacere? Varcare il lunedì mattina dopo il GP il cancello d’ingresso in pista e camminare lungo lo Stradale, imitando James Gardner nella scena finale di Grand Prix, il più bel film mai realizzato sulla F.1. Regnano silenzio e calma, laddove soltanto poche ora prima urlavano i motori. Anche questa è magia. L’autodromo costituisce un formidabile biglietto da visita per città e provincia ma non sempre c’è stata sintonia col territorio: la sua forza è anche la sua

Perse col tempo la Mille Chilometri, la Superbike iridata, il Mondiale Turismo, resta come fiore all’occhiello la F.1. Per quanto ancora non si sa, anche se pensare a un Mondiale senza la sua gara più vecchia (dal

Il business del conte Agusta erano gli elicotteri, la sua passione le moto. Nascono così 70 anni fa due miti. Oggi i traguardi sono la MotoGP e il rilancio della Cagiva

Testo di Marco Gentili

Monza protagonista di gesti di grande sportività come nel 1956 quando Peter Collins consegnò la propria Ferrari a Juan Manuel Fangio, appena ritirato (allora ci si poteva scambiare le macchine), rinunciando al titolo iridato a favore dell’argentino. «Io sono giovane ho ancora tempo per vincere il Mondiale», spiegò poi l’inglese. Non fece in tempo, perché Collins morì due anni dopo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

debolezza. Far parte del parco recintato più grande d’Europa costituisce per i tifosi una ulteriore attrattiva, accamparsi lì a bordo pista (anche se adesso è vietato) è un po’ come prolungare le ferie. Ma, proprio perché si è in un luogo protetto da vincoli ambientali, ogni minima variazione di tracciato o vie di fuga costituisce un problema. Auto e moto producono rumore e inquinamento, dicono i detrattori, ma creano pure ricchezza. La camera di commercio di Monza ha stimato un indotto diretto per il GP 2014 pari a 28,5 milioni di euro (14,5 per la Brianza): i primi beneficiari sono gli alberghi con 9,3 milioni; poi i negozianti con 9,2 milioni, mentre il settore della ristorazione ha registrato un incasso di 7,6 milioni.

VARESE AGOSTINI E LA MV I PIÙ FORTI DI SEMPRE

Enzo Ferrari La vittoria e la semplice partecipazione qui hanno un sapore particolare

Giacomo Agostini, motociclista, è nato il 16 giugno 1942 a Brescia

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en prima che Valentino Rossi nascesse, l’Italia delle due ruote aveva un campione e una campionessa. Il campione era Giacomo Agostini, il pilota più vincente di tutti i tempi. La campionessa invece era lei, la MV Agusta, la moto che faceva sognare gli italiani. Il mezzo a due ruote che, a quasi 70 anni dalla sua prima gara, è tuttora il più vincente di tutti i tempi. Nessuna moto ha vinto come la MV. E nel sottile filo rosso che collega Vincenzo Nencioni, vincitore della gara di regolarità a La

Spezia il 6 ottobre 1946, a Jules Cluzel e Lorenzo Zanetti, attuali piloti della moto varesina in Supersport, ci sono 70 anni di storia. La sua vita è stata un romanzo fatto di alti e bassi, discese e risalite, trionfi e fallimenti. Nella testa del conte Domenico Agusta, che la fondò 70 anni fa a Verghera di Samarate, nel Varesotto, doveva essere una soluzione provvisoria, un modo per riconvertire la produzione al termine della Seconda guerra mondiale. Poi però il conte Agusta decise di non rinunciare al suo gioiellino. Il suo business erano gli elicotteri, le moto il suo grande divertimento, una passione dispendiosa che gli dette visibilità e gloria. Per la MV Agusta arrivarono anche i trionfi nel Motomondiale: nel 1952 con Cecil Sandford in 125, 4 anni dopo con Carlo Ubbiali in 250 e John Surtees in 500, nel 1958 sempre con Surtees in 350. Per l’Italia delle due ruote, orfana di Guzzi, Gilera e Mondial, MV Agusta diventò si-

nonimo di velocità: la Casa ha vinto 75 titoli iridati (38 piloti e 37 costruttori) dal 1952 al 1974 grazie a piloti entrati nella leggenda, da Mike Hailwood a Phil Read fino al più grande, Giacomo Agostini, coi suoi 13 titoli. La morte del conte nel 1971 fece precipitare gli eventi: la crisi, il ritiro dalle competizioni, il passaggio alle Partecipazioni statali e un fallimento che metteva l’ingloriosa parola fine alla storia della Casa varesina. Nel 1991 la rinascita grazie a Claudio Castiglioni. Il patron di Cagiva rileva l’azienda e grazie alla collaborazione del più grande progettista italiano (il compianto Massimo Tamburini) dà vita alle moto sportive di serie più belle prodotte in Italia, dalla F4 alla naked Brutale. I semi piantati in quel periodo, nonostante un periodo travagliato e l’ennesima girandola di proprietari, danno ancora oggi buoni frutti. Castiglioni riacquista MV Agusta nel 2010 per non lasciarla più, nonostante una malattia se lo sia portato via l’anno seguente. È stato il figlio Giovanni a tenere saldo il timone dell’azienda, rilanciando una doppia scommessa: il potenziamento della gamma prodotto e il ritorno alle gare. Adesso il piccolo Reparto corse MV Agusta, diretto da Brian Gillen, fa sentire la sua voce sulle piste. La F3 con motore a tre cilindri è in lizza per la vittoria nel Mondiale Supersport con Jules Cluzel e sta facendo bene con Lorenzo Zanetti, mentre la F4 gareggia in Superbike con l’inglese Leon Camier. La scommessa di Castiglioni è stata raccolta da Mercedes, azienda che ha l’occhio lungo per i suoi investimenti. La Casa tedesca (attraverso il marchio sportivo Amg) nel novembre dello scorso anno ha acquistato il 25% di MV Agusta. E chissà se alla fine il cerchio si chiuderà con il ritorno in grande stile della Casa varesina in MotoGP. E un rilancio del marchio Cagiva. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Claudio Castiglioni Al mondo esistono molte, moltissime moto belle, ma la MV Agusta è un’altra cosa


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BERNARDO CAPROTTI Milano, imprenditore e patron di Esselunga (1925) MASSIMO MORATTI Bosco Chiesanuova (dove il padre aveva una villa), a.d. della Saras (petrolio) (1945) GIOVAN BATTISTA PIRELLI Varenna, ingegnere e fondatore di Pirelli (18481932)

Sua maestà l’Alfa Romeo 2

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in Breve NAMED SPORT A LESMO SI BREVETTANO LE FORMULE PER DIVENTARE CAMPIONI

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BELLA CON ANIMA PER BATTERE I TEDESCHI ARRIVA LA GIULIA Sono 7 i modelli che andranno in produzione a Cassino entro tre anni. E per il compleanno numero 105 della casa, si rinnova anche il celebre marchio del Biscione. Se persino Henry Ford si toglieva il cappello al suo passaggio...

Testo di Umberto Zapelloni

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à dove tra qualche anno potrebbe nascere il nuovo stadio del Milan, una volta c’era l’Alfa Romeo. Sono trascorsi 105 anni da quando l’Anonima Lombarda Fabbrica Automobili mise in moto la 24 HP, la prima Alfa della storia che oggi fa bella mostra nel rinato museo di Arese. Milano, area del Portello, periferia della città nel 1910. Lì nasce quello che è destinato a diventare un marchio dell’orgoglio italiano, una casa automobilistica che, tra mille alti e bassi, è rimasta nel cuore di milioni di persone. In Italia, ma anche all’estero. Henry Ford si toglieva il

cappello quando passava un’Alfa Romeo, Enzo Ferrari la considerava una mamma («Ho ucciso mia madre», disse dopo averla battuta in pista a Silverstone il 14 luglio del 1951), Dustin Hoffman la guidava nel Laureato. Juan Manuel Fangio raccontava che guidare per l’Alfa era come essere chiamato a cantare da tenore alla Scala. Tutto questo e molto altro è stata l’Alfa Romeo che oggi il gruppo Fca sta rilanciando e preparando allo sbarco negli Stati Uniti dove il marchio ha resistito alle turbolenze meglio che nel resto del mondo. L’Alfa, diventata Romeo quando l’ingegner Nicola acquistò il controllo della società nel 1918, cambiandone il marchio l’anno successivo. L’atto ufficiale della nascita dell’Alfa Romeo è datato 3 febbraio 1918. L’Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, divenne così Alfa Romeo. Cuore milanese e capitali napoletani grazie all’ingegner Romeo originario di Sant’Antimo. Dalla fabbrica del Portello uscirono le prima Alfa Romeo della storia. Vetture nate per correre, ma anche per scarrozzare i primi a potersi permettere un’automobile. Un migliaio di vetture all’anno con clienti disposti a pagare 35 mila lire per una RL e addirittura 55 mila per il telaio dell’ammiraglia G1.

Lo stemma di Milano, la croce rossa in campo bianco e il biscione visconteo sono stati nel marchio della Casa fin al 1910. La scorsa settimana, nel giorno del compleanno numero 105, John Elkann, Sergio Marchionne e Harald Wester hanno presentato l’ultimo restyling, quello che si legherà alle Alfa del futuro, non più made in Milano (o in Arese) ma in arrivo dagli stabilimenti di Cassino. Milano, con il museo di Arese finalmente riaperto, resterà il cuore della passione alfista, una casa che nella sua storia ha visto passare, crescere, andarsene gente come Enzo Ferrari, Nuccio Bertone, Battista Pininfarina, Ugo Zagato, Giorgetto Giugiaro e Marcello Gandini. Il meglio dell’Italia dell’automobile è passato da qui, come testimonia Lorenzo Ramacciotti, il responsabile dello stile della Giulia. Non per niente l’Alfa Romeo è stata il sogno di tanti signori dell’automobile. L’aveva voluta ed era quasi riuscito a compararla Henry Ford. L’ha corteggiata a lungo Ferdinand Piech, l’ex numero uno del gruppo Volkswagen. Piaceva agli americani, piaceva ai tedeschi. I giapponesi la collezionano. Alfa Romeo è spesso stato un marchio più forte dei suoi prodotti. Ma se una casa riesce a sopravvivere all’Alfasud, può ripartire tranquillamente verso nuove sfide. Nuove sfide che ripartono dal progetto 952, studiato e realizzato in grande segreto nei capannoni di Modena dagli skunk, il gruppo che da due anni pensa soltanto a quello. Progetto che dal 24 giugno possiamo anche ufficialmente chiamare Giulia e declinare nei 7 modelli già programmati che entro tre anni andranno in produzione con un investimento di 5 miliardi di euro. Oggi l’Alfa Romeo vende 68 mila auto all’anno, ma nel 2018, secondo il piano presentato dai vertici del Gruppo un anno fa a Detroit, dovrà arrivare a 400 mila unità, di cui due terzi all’estero, soprattutto negli Usa. L’obbiettivo è di conquistare spazio nel settore premium, quello dominato dai tedeschi, là dove i margini restano belli alti. È la sfida personale di Sergio Marchionne che la ritiene quasi un obbligo morale per quanto ha rappresentato Alfa Romeo nella storia dell’automobile. Tecnologia, performance e stile sono i punti di forza del brand Alfa tenuto in vita in questi anni dalla Giulietta, ma anche dalla 4C che è forse la più pura delle Alfa nate negli ultimi anni. «Senza cuore saremmo solo macchine», diceva riprendendo Shakespeare, una campagna pubblicitaria della Giulietta. Ed è proprio quello che l’Alfa non può permettersi. Perché di auto, fatte anche bene, magari pure meglio, è pieno il mondo. Di auto con un cuore e un’anima no. È lì che la nuova Alfa Romeo cercherà lo spazio per ritornare a correre. E provare a battere i tedeschi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

● 1. La Giulia, ultima nata Alfa Romeo, presentata il 24 giugno, in occasione del 105esimo compleanno della Casa LAPRESSE ● 2. John Elkann, presidente Fca, fotografa Sergio Marchionne e la squadra che ha lavorato al progetto ● 3. Le Alfa Romeo vintage nel museo di Arese e sotto il nuovo logo LAPRESSE

● Gli scienziati del laboratorio di Named Sport hanno scoperto che gli sportivi che si allenano a lungo hanno carenza di proteine. Nemmeno la migliore alimentazione possibile può risolvere del tutto il problema. Così i ricercatori hanno creato Star Whey Perfect Isolate che contiene il brevetto «4 Protein Matrix», che serve per costruire e mantenere la massa muscolare. Ed è solo uno dei 100 prodotti in commercio. Named esiste da 28 anni, nata a Lesmo (MB), produce integratori alimentari di alta qualità. La branca Named Sport poi è diretta al mondo degli sportivi: Vincenzo Nibali e molte squadre che hanno partecipato al Giro d’Italia e al Tour de France ne fanno uso. Ma è utile anche a chi vuole sentirsi in forma per fare una corsa nel parco.

POOL PHARMA E I PRODOTTI STUDIATI PER «STARE BENE» ● C’è Camilla che è farmacista e il fratello Sandro che si occupa del marketing. Sono loro le anime di Pool Pharma, l’azienda di famiglia nata negli Anni 90 nella provincia di Milano che sviluppa integratori alimentari, nutrizionali e funzionali. Tutto parte dalla ricerca di elementi che si trovano in natura, si studiano le proprietà e si lavorano per trovare l’equilibrio perfetto. Negli anni sono nati due marchi nell’area dell’integrazione di sali minerali e del controllo calorico: MG.K VIS «l’idrosalino energetico» e KILOCAL «la compressa del dopo-pasto». Si pensa a fare «stare bene» con prodotti specifici per la ritenzione idrica, gli inestetismi della cellulite. E poi le irregolarità intestinali, i disturbi del sonno e, più recentemente, le dislipidemie.


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