Turismo 2022_Marzo-Aprile

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TURISMO

In vacanza nel Paese più bello del mondo

Alla corte di poeti e scrittori Settima parte

In vacanza nel Paese più bello del mondo

Insieme a loro abbiamo viaggiato con la fantasia, leggendone le poesie, i racconti, i romanzi. Ora vi proponiamo di seguirne, in un certo senso, le orme: visitando i luoghi dove sono passati o quelli dove hanno ambientato i loro scritti. Un’immersione nelle loro storie, tra realtà e fantasia.

La Luino

di Piero Chiara

Lo sfondo alle pagine di letteratura da cui partiamo oggi è quello del Lago Maggiore, in particolare di Luino: sono i luoghi amati da Piero Chiara, prolifico romanziere del Novecento con opere che sono state spesso trasformate in film: da “Venga a prendere il caffè da noi”, trasposto in film da Alberto Lattuada, a “I giovedì della signora Giulia”, fino al suo capolavoro “La stanza del vescovo”, che divenne un film di grande successo diretto da Dino Risi e interpretato da Ugo Tognazzi e Ornella Muti. Piero Chiara era nato proprio a Luino nel 1913 e basta fare una passeggiata sul suo lungolago per immergersi nei suoi romanzi. Cominciando, magari, da Casa Zanella (Due Scale), alla fine di via Cavallotti, dove viveva: «Sono nato all’ultimo piano di una vecchia casa di Luino, in via Felice Cavallotti, dentro una stanza senza riscaldamento e senza luce elettrica... la mia prima casa, un piccolo regno», scriveva. È uno storico e affascinante palazzotto di fine ‘700, dimora di famiglie nobili e illustri, poi sede di un ristorante. Si trova davanti al porticciolo di Luino e a quel Caffè Clerici che fu una sorta di seconda casa dello scrittore, con i suoi «tavolini di ferro e i miei amici seduti intorno fin dalla mattina», come scriveva ne “Il cappotto di astrakan”. Al fianco di Casa Zanella c’è invece il palazzo che ospitava l’Albergo Vittoria, mirabilmente descritto ne “Le avventure di Pierino al mercato di Luino”. Scendendo per il lungolago si incontra il palazzo che era sede della Banca Popolare di Luino, dove il padre e la madre di Chiara avrebbero voluto piazzare il figlio, all’epoca piuttosto “irrequieto”. Siamo a piazza Garibaldi, con la statua del condottiero descritta in modo caricaturale da Chiara in “Una spina nel cuore”: «Un Garibaldi di pietra, ritto sul suo piedistallo in mezzo a un giardinetto erborato, coi pantaloni molli, la camicia rimborsata e l’aria un po’ intontita e sospettosa d’uno che esca, mal rassettato, dai

cespugli dentro i quali ha lasciato un ignobile segno di sé».

Poco più avanti c’è Palazzo Verbania, costruito nel 1905 in stile liberty: quand’era frequentato da Chiara si chiamava Kursaal ed era un salone delle feste, con ampie vetrate e una sontuosa terrazza affacciata sul lago, dove si ritrovava in compagnia della «gente più avventurosa e spendereccia del paese, fannulloni la gran parte, ma anche esercenti, impiegati, professionisti, piccoli industriali, possidenti,

Dal Lago Maggiore di Piero Chiara alla Firenze di Pratolini passando per Vittorio Alfieri e la “sua” Asti

interessante. Fu un viaggiatore incallito, ma qui tornava sempre, appena poteva. Il nostro punto di partenza non può che essere la sua casa-museo nel cui cortile un busto dell’Alfieri dà il benvenuto a chiunque si accinga ad entrare: al piano nobile ospita gli appartamenti natali dello scrittore, più altre sale dove, attraverso manoscritti autografi, quadri, documenti, costumi di scena e bozzetti per le opere teatrali, si raccontano le principali tappe della sua vita e del suo percorso formativo e artistico. Non lontana è la

chiesa di San Martino dove il piccolo Vittorio - che doveva essere piuttosto “vivace”veniva portato in castigo, con la reticella che gli ricopriva i capelli («inreticellato, piangente, ed urlante,(…) lungo le vie abitate»). Approfittatene per visitarla e ammirare l’affresco della cupola raffigurante “La Gloria di Alessandro Sauli”, oltre alla “Fuga in Egitto” e “L’Epifania”, opere di Gian Carlo Aliberti, e due quadri ad olio di Michelangelo Pittatore, uno raffigurante santa Lucia e santa Apollonia, e l’altro san Giuseppe.

Assolutamente da non perdere è la visita alla Cattedrale di Asti dedicata a Santa Maria Assunta, una fra i maggiori esempi del gotico lombardo nel nord Italia e fra le più grandi chiese del Piemonte con i suoi 82 metri di lunghezza e 24 di altezza e larghezza. Qui è sepolta la madre di Vittorio Alfieri, Monica Maillard de Tournon. All’interno sono conservate diverse opere interessanti del pittore Gandolfino da Roreto, come “Lo sposalizio della Vergine” databile ai primi anni del Cinquecento, il polittico “Genealogia della Vergine” e

fra i quali spiccavano dei veri filibustieri, tornati all’ovile dopo aver fatto denaro o riportato condanne in varie parti del mondo» (in “Una spina nel cuore”). Continuando la nostra passeggiata incrociamo l’ex Hotel Simplon e l’ex villa Hussy dalla singolare architettura con torretta introdotta per la prima volta a Luino. Sono tante le belle ville che s’affacciano su viale Dante e guardano il lago, la maggior parte in stile liberty: godetevi entrambi mentre camminate. E, se volete, finite il tour al cimitero dove Piero Chiara riposa.

Vittorio Alfieri e la “sua” Asti

Nella città di Asti, in Piemonte, il 17 gennaio dell’anno 1749, io nacqui di nobili, agiati ed onesti parenti

si presenta Vittorio Alfieri nella “Vita scritta da esso”. E una visita ad Asti sulle orme

questo scrittore precursore

“La Madonna del banchiere”, un certo Oberto Solaro, committente del dipinto e ritratto inginocchiato. Il tour si potrebbe chiudere ammirando l’imponente statua in marmo di Carrara che la città di Asti ha dedicato a Vittorio Alfieri nella piazza a lui intitolata: alta tre metri e mezzo e poggiata su un piedistallo di granito, lo ritrae in posizione fiera e valorosa.

Con Vasco Pratolini ci si immerge nei quartieri popolari di Firenze

Con un salto pindarico ci spostiamo dal Piemonte a Firenze dove Alfieri è sepolto nel Pantheon delle Itale Glorie, cioè nella basilica di Santa Croce: il suo monumento funebre, raffigurante l’Italia turrita afflitta per la morte del poeta, è opera di Antonio Canova.

Ma nel capoluogo toscano vogliamo metterci sulle tracce dei luoghi che hanno fatto

capolino nelle opere dello scrittore Vasco Pratolini. «Panni alle finestre, donne discinte. Ma anche povertà patita con orgoglio, affetti difesi con i denti. Operai, e più propriamente falegnami, calzolai, maniscalchi, meccanici, mosaicisti. E bettole, botteghe affumicate e lucenti, caffè novecento. La strada, Firenze. Quartiere di Santa Croce». È la descrizione, appunto, che Pratolini fa del delicato passaggio dall’adolescenza alla prima giovinezza di alcuni ragazzi del rione di Santa Croce nel romanzo corale del 1944 “Il Quartiere”. Lo scrittore nacque non lontano da lì nel 1913: una targa, collocata in via dei Magazzini 1, indica la casa natale. Infatti, sono i suoi ricordi d’infanzia, trascorsi insieme alla nonna, che hanno ispirato il suo racconto autobiografico intitolato proprio “Via de’ Magazzini”. Tanti altri sono i luoghi di Firenze che hanno influenzato la produzione di uno dei più grandi autori del Novecento: da via del Corno, ricordata in “Cronache di poveri amanti”, al quartiere di San Niccolò, dove nasce uno dei più grandi personaggi creati dallo scrittore, Metello, fino al quartiere di San Frediano, ambientazione del libro “Le ragazze di San Frediano”. «Il rione di San Frediano è “di là d’Arno”, è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo; dall’alto, simili a contrafforti, lo circondano Palazzo Pitti e i bastioni medicei; l’Arno vi scorre nel suo letto più disteso, vi trova la curva dolce, ampia e meravigliosa che lambisce le Cascine». (da “Le ragazze di San Frediano”).

Un tour tra queste vie è il modo migliore per immergersi in quella Firenze popolare che, alla fine, è la vera protagonista dei racconti di Pratolini.

Se, infine, volete lasciargli un saluto, recatevi al Cimitero delle Porte Sante presso la basilica di San Miniato al Monte, dov’è sepolto. E approfittatene per visitare anche questa straordinaria chiesa, uno dei migliori esempi di stile romanico fiorentino e da cui si gode un panorama straordinario di Firenze.

TURISMO
� Così
di
del romanticismo è a dir poco
Asti, Palazzo Alfieri Luino e il lungolago tanto caro a Piero Chiara Luino, il Caffè Clerici frequentato da Piero Chiara Firenze, il Cimitero delle Porte Sante dov’è sepolto Vasco Pratolini

TURISMO

L’Italia possiede un patrimonio industriale preziosissimo. Non parliamo di vecchie fabbriche, bensì di edifici e strumentazioni che testimoniano ingegno e capacità dell’uomo.

Le

Alla scoperta del patrimonio industriale – Prima parte

centrali idroelettriche sulle sponde dell’Adda

Sono state alla base dello sviluppo industriale quando ancora l’energia delle aziende non dipendeva da gas e petrolio. Parliamo delle centrali idroelettriche realizzate presso fiumi o torrenti per poter sfruttare la forza motrice dell’acqua. Nel Parco Adda Nord, lungo le sponde del fiume, tra le province di Monza e Brianza, Lecco e Bergamo se ne trovano diversi e interessanti esempi che meritano di essere viste.

La più antica è la centrale idroelettrica Bertini, inaugurata dalla Edison nel settembre del 1898, a Porto d’Adda, una frazione di Cornate. A quell’epoca, era il più grande impianto elettrico d’Europa e secondo nel mondo solo a quello delle cascate del Niagara. Con la costruzione di questa centrale si puntava ad avere potenza ed energia per procedere all’elettrificazione della rete tramviaria di Milano, servizio pubblico che Edison aveva preso in concessione dal Comune: allora Milano era una delle prime città europee con linee interamente trasformate a trazione elettrica.

Il fabbricato centrale ha un volume di circa 30.000 m�, è decorato con motivi ornamentali all’interno e rivestito di pietra locale all’esterno, ed è stato perfettamente conservato nelle sue originali forme architettoniche. Si possono visitare la sala macchine dove sono installate quattro turbine Francis ad asse orizzontale della potenza di 3,125 MW ciascuna, i locali con i quadri di controllo e comando e il museo a fianco della centrale con tutti i documenti, progetti e storia della Edison.

Successivamente, nel 1906, venne deciso da Edison di costruirne un’altra, a 500 metri più

a valle, sempre a Cornate d’Adda; e nel 1914 venne inaugurata la centrale idroelettrica Esterle.

Presenta una diga che per l’epoca era un’opera assai notevole: 85 m di lunghezza, divisa in cinque arcate che sovralza il fiume di quasi 10 m e crea uno specchio d’acqua lungo parecchi chilometri. L’edificio fu particolarmente curato dal punto di vista architettonico, al punto

che assomiglia più a una villa che a un impianto industriale, ed è stato costruito in uno stile ricavato dalla tradizione eclettica lombarda, con i suoi ornamenti a motivi geometrici e floreali, con le sue colonne e i capitelli all’ingresso, lampioni e gronde di ferro battuto e le imponenti vetrate goticheggianti. E altrettanto curato e decorato è il suo interno che ospitava sei

gruppi da 5.150 kW ciascuno, con un’impressionante, per l’epoca, potenza complessiva di 30.900 kW.

C’è una terza, più piccola, centrale idroelettrica costruita da Edison sul fiume Adda, sulla sponda bergamasca: è quella dedicata al suo progettista, l’ingegner Guido Semenza, inaugurata nel 1920 a Calusco d’Adda, immediatamente a valle dello

sbarramento di Robbiate, costruito per alimentare la centrale Esterle. La sua particolarità è quella di essere una centrale “sommersa”, nel senso che tutta la zona delle turbine si trova al di sotto del livello delle acque e non sfrutta il dislivello di 8 metri creato dallo sbarramento della diga, perché l’acqua è convogliata direttamente in una vasca lunga oltre 100 metri.

Ivrea, la città ideale di Olivetti

Sulla bontà della visita che vi proponiamo non si discute: è stata inserita nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco. Si tratta di Ivrea città industriale del XX secolo, realizzata negli anni tra il 1930 e il 1960 da Adriano Olivetti: un’area di oltre 71 ettari, di proprietà quasi esclusivamente privata, caratterizzata da 27 beni tra edifici e complessi architettonici, progettati dai più famosi architetti e urbanisti italiani del Novecento, una sorta di città industriale modello con una una visione moderna dei rapporti produttivi. Si tratta

rimentale delle teorie e del dibattito urbanistico del XX secolo. Gli edifici su cui si intervenne sono perfettamente integrati col resto della città, per cui hanno mantenuto nel tempo i loro caratteri architettonici originari e gli originari spazi esterni; infatti, il cambiamento del tipo di produzione che ha investito Ivrea negli ultimi anni ha comportato per alcuni edifici modifiche meramente funzionali che non hanno alterato il progetto originario, le qualità architettoniche e compositive, oltre che il valore altamente simbolico dell’esperienza industriale e socio-economica di Ivrea nel suo complesso. L’area interessata è identificabile principalmente lungo l’asse di via Jervis, sede degli edifici per la produzione, per i servizi sociali destinati alla fabbrica e alla città e per le residenze che sono da considerarsi tra gli esempi più significativi della politica innovativa varata dalla Olivetti.

di edifici che avevano diverse destinazioni, dalla produzione ai servizi sociali fino a quelli destinati alla residenza dei dipendenti dell’industria Olivetti.

La città industriale di Ivrea era la concretizzazione delle idee di comunità portate avanti da Adriano Olivetti, che avevano ispirato anche il Movimento Comunità, fondato a Ivrea nel 1947, e diventò un laboratorio spe-

Sono tanti gli edifici interessati, dalle Officine ICO alla mensa aziendale progettata dall’architetto Ignazio Gardella e situata nella parte retrostante del complesso industriale, dal Palazzo Uffici Olivetti, con la pianta a stella costituita da tre bracci incernierati a 120 gradi sul blocco centrale che doveva fungere da sede di rappresentanza, fino all’Unità residenziale Ovest, colloquialmente nota come “Talponia”, che ha la particolarità di presentare una pianta semicircolare, dal raggio di 70 metri, completamente interrata fatta eccezione per la facciata rivolta verso la grande corte interna.

Ivrea, l’Unità residenziale Ovest, nota come “Talponia” Le turbine della Centrale Bertini Porto d’Adda, la Centrale Esterle Cornate d’Adda, la Centrale Bertini Paderno d’Adda, la Centrale Semenza

Torna l’antica Fiera di Sant’Orso. E per la prima volta nel corso della sua millenaria storia si svolgerà in primavera. Dal 2 al 3 aprile gli artigiani e gli artisti valdostani esporranno per le vie del centro di Aosta le invenzioni, l’ingegno e la creazione del loro lavoro, come da tradizione. L’antica manifestazione cambia quindi nella data, ma non nella sostanza, confermandosi una festa senza tempo, portatrice di

Fiera di Sant’Orso

una tradizione granitica, come le montagne della regione alpina. La Fiera affonda le sue antiche radici in epoca medioevale, all’interno del Borgo di Aosta, nell’area circostante la Collegiata che porta il nome di Sant’Orso. Racconti leggendari narrano che tutto ha avuto inizio proprio di fronte alla chiesa dove il Santo, vissuto precedentemente al IX secolo, sarebbe stato solito distribuire ai poveri indumenti e sabot, tipiche calzature in legno ancora oggi presentate alla fiera. Oggi tutto il centro cittadino è coinvolto nella manifestazione, che celebra la storia valdostana, grazie alla presenza di artigiani e aziende locali, che espongono prodotti frutto di attività tradizionali come la scultura e l’intaglio su legno, la lavorazione della pietra ollare, del ferro battuto e del cuoio, la tessitura del drap (stoffa in lana lavorata su antichi telai di legno), e

ancora merletti, vimini, oggetti per la casa, scale in legno, botti.

In una sezione specifica allestita sulla centrale Piazza Chanouxl’Atelier des métiers, - è inoltre possibile visitare l’esposizione

delle opere degli artigiani di professione.

L’atmosfera primaverile, le giornate che si allungano e il clima più mite amplificano lo spirito conviviale di condivisione

e socialità, che caratterizza la storica manifestazione. La visita alla Fiera di Sant’Orso non è, quindi, solo un’occasione per fare acquisti, ma un’esperienza immersiva unica nell’atmosfera della città di Aosta, tra musica e folklore, alla scoperta delle eccellenze della Valle d’Aosta, all’insegna della voglia di ritrovarsi e di stare insieme.

La Fiera di Sant’Orso è da sempre anche un appuntamento per buongustai: nel padiglione enogastronomico, allestito in Piazza Plouves si potranno infatti degustare e acquistare vini e prodotti tipici della Valle d’Aosta e lungo il percorso dell’intera manifestazione saranno disponibili menu tipici proposti dalle pro-loco regionali e dai ristoranti del centro.

Per ulteriori informazioni:

Il programma

2 aprile

• Ore 8.00 - Inaugurazione con la banda municipale di Aosta all’Arco d’Augusto

• Dalle 14.00 alle 18.00 -

Spazio dedicato ai più piccoli con il Mini atelier della Falegnameria Didattica del MAV dove i bambini dai 3 ai 12 anni possono mettere alla prova la propria manualità e creare un oggetto in legno come “veri” artigiani. Attività gratuitaPrenotazioni in loco il giorno stesso dell’evento.

• Ore 18.00 - Aosta, Chiesa di Sant’Orso: Messa solenne dedicata agli artigiani di tradizione

2-3 aprile 1022ª Fiera di Sant’Orso

• Dalle 8.00 alle 18.00Esposizione di 1.000 artigiani lungo il centro storico di Aosta. Per la Saint Ours 2022 è stato scelto come simbolo che contraddistingue ogni artigiano espositore Le sécateur (cesoia per potatura). È stato realizzato dalla falegnameria Lo Tzapoteun di Christian Chamonin.

• Punti rosso neri Somministrazione di piatti della cucina regionale nei padiglioni gestiti dalle pro-loco valdostane.

• Dalle 8.30 alle 18.00 – Alla sede Poste Centrali, in via Ribitel, 1, Ricordo filatelico speciale Fiera di Sant’Orso, gestito dalle Poste Italiane.

www.lasaintours.it
Dal 2 al 3 aprile, Aosta in festa per la “Millenaria” TURISMO www. lasaintours .it Visual: VisaMultimedia | Seghesio Grivon 1022° Fiera millenaria dell’artigianato valdostano di tradizione AOSTA 2-3 APRILE 2022
Per la prima volta la rassegna dell’artigianato e delle tradizioni della Valle si svolge in primavera

L’Italia possiede un patrimonio industriale preziosissimo. Non parliamo di vecchie fabbriche, bensì di edifici, strumentazioni e macchine che testimoniano ingegno e capacità dell’uomo.

Alla scoperta del patrimonio industriale – Seconda parte

Là dove si colava acciaio e picchiavano i magli

L à dove una volta si movimentavano ferro e rottami, dove si colava acciaio e il rumore di magli e martelli non smetteva mai, oggi si può passeggiare nella natura e, magari, assistere a qualche spettacolo musicale anche di livello internazionale. Siamo a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, nel Parco Archeologico Industriale ex Breda, nello spazio un tempo occupato, appunto, dalle acciaierie Breda.

IL CARROPONTE

L’area è dominata dall’imponenza del Carroponte, una ‘gabbia’ metallica alta 20 m, larga 60 e lunga 200, rimasta in attività fino agli anni ’80, restaurata e trasformata in un’arena sede di concerti estivi e di esposizioni artistiche: sotto queste volte d’acciaio si sono esibiti grandissimi nomi della scena italiana e internazionale, da Francesco De Gregori a Emis Killa, da Lo-

redana Bertè agli Afterhours. Oltre al carroponte, costituito da due file di colonne e di travi che un tempo sorreggevano sette gru a ponte della portata di tre, dieci e quaranta tonnellate, il Parco raccoglie anche altre testimonianze del passato industriale di Sesto San Giovanni. Lì a fianco, infatti, c’è una Locomotiva FS 830 (unità 017) di produzione Breda. Costruita nel 1906, ha viaggiato per trent’anni, fino al 1936, sulla rete delle Ferrovie dello Stato Italiane e nel 2006, centenario della sua costruzione, dopo essere stata restaurata è stata collocata all’interno del parco e protetta da una copertura in plexiglass. Lì vicino c’è un carro utilizzato per il trasporto delle lingottiere che, insieme alla locomotiva, testimonia l’importanza del sistema ferroviario all’interno del contesto industriale urbano, soprattutto per il servizio di collegamento fra i diversi siti cittadini di lavorazione.

Appuntamenti da non perdere

Monza ospiterà la mostra “Antonio Ligabue. L’uomo, l’artista”. Novanta opere, tra dipinti, sculture, incisioni e disegni, che ripercorrono la vicenda umana e creativa di uno degli autori più geniali e originali del Novecento italiano. La mostra propone alcuni dei dipinti considerati tra i suoi capolavori, come Caccia grossa (1929), Circo (1941-42 ca.), Tigre reale, opera realizzata nel 1941 durante il secondo ricovero dell’artista nell’Ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia, oltre a diversi autoritratti.

LO SPAZIO MIL

Si può, inoltre, visitare lo Spazio MIL (Museo dell’Industria e del Lavoro), un grande edificio in mattoni rossi a vista della prima metà degli anni trenta, un tempo adibito a magazzino ricambi della Breda Siderurgica, dove si può ammirare un grande maglio a vapore (alto 5 metri e dal peso di circa 15 tonnellate), costruito dalla Breda tra il 1910 e il 1920 e utilizzato fino alla fine degli anni Ottanta: la grande mazza battente di acciaio poteva sviluppare una forza di millecinquecento chilogrammi per metro quadrato e per il suo funzionamento era necessario l’intervento di due o tre operai.

Tra mulini e turbine

Ci spostiamo in Piemonte e ci immergiamo nella natura dell’Ecomuseo del Freidano. Siamo, appunto, lungo il percorso del rio Freidano, da Torino (Abbadia di Stura) a Chivasso, che si sviluppa per complessivi 12 km e si presenta come un itinerario di archeologia industriale ricco di testimonianze. Sulle sue sponde sono sorti ben nove opifici idraulici, per un numero non inferiore alle venti ruote motrici.

Si trattava di mulini, tornerie d’osso, peste da riso, carta, olio e canapa, centraline elettriche, una conceria e una fabbrica di esplosivi.

IL MULINO NUOVO DI SETTIMO TORINESE

Particolarmente degno di nota è il Mulino Nuovo di Settimo Torinese, un pregevole complesso industriale dell’Ottocento interamente recuperato e divenuto sede centrale dell’ecomuseo, dove si sviluppano progetti di ricerca sul paesaggio e sul patrimonio industriale, laboratori ed eventi per le scuole e le famiglie, attività museali e visite rivolte a un ampio pubblico, non solo locale.

Costruito nel 1806 per sostituire i locali mulini natanti sul

fiume Po, venne trasformato in una fabbrica alimentare tra le più importanti d’Italia su volere di Camillo Benso conte di Cavour.

Chi lo visita per la prima volta si immerge in un’atmosfera di altri tempi e resta colpito dall’imponenza degli edifici un tempo destinati alla produzione di sfarinati.

IL PARCO DELL’ENERGIA

Lungo il canale Freidano è allestito il Parco dell’Energia: un parco tematico dotato di installazioni interattive che illustrano la storia energetica degli ultimi due millenni. Parte integrante del parco sono le attrezzature molitorie e le turbine Francis (prodotte dalla Calzoni di Bologna) originali del mulino e l’allestimento permanente delle caldaie provenienti dalla fabbrica Paramatti. Si tratta del recupero di una coppia di caldaie Lancashire e un economizzatore Green provenienti dallo stabilimento di vernici insediato a Settimo nel 1913 e smantellato nel 2005 per far spazio alla Biblioteca Civica e Multimediale Archimede. Per informazioni: www.ecomuseodelfreidano.it

I CAPOLAVORI DELLA FOTOGRAFIA MODERNA A TORINO

Per gli amanti della fotografia, un appuntamento da non perdere: a Torino, presso CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, fino al 26 giugno, si può visitare la mostra “Capolavori della fotografia moderna 19001940. La collezione Thomas

Walther del Museum of Modern Art, New York”. Si tratta di una straordinaria selezione di oltre 230 opere fotografiche, capolavori assoluti della storia della fotografia realizzati dai grandi maestri dell’obiettivo, dagli americani Alfred Stieglitz, Edward Steicheno Edward Weston agli europei Karl Blossfeldt, Brassaï, Henri Cartier-Bresson, André Kertész e August Sander.

Per informazioni: www.camera.to

LA FAMIGLIA FARNESE

ALLA PILOTTA DI PARMA

“I Farnese. Architettura, Arte Potere” è il titolo della mostra allestita a Parma negli spazi del Complesso della Pilotta e aperta fino al 31 luglio. Propone 300

opere con alcuni prestiti eccezionali come i 2 Globi Coronelli dalla Biblioteca Marciana di Venezia e dall’America l’opera “La Messa di San Gregorio” eseguita dagli Indios messicani e circa 20 opere tra Raffaello, Tiziano, El Greco e Carracci dal Museo di Capodimonte di Napoli.

informazioni:

TURISMO
L’Ecomuseo del Freidano a Settimo Torinese
Il Carroponte di Sesto San Giovanni
Fino al prossimo 1° Maggio l’Orangerie della Villa Reale di
Per informazioni: mostraligabuemonza@gmail.com
Per
www.complessopilotta.it
Antonio
Ligabue L’uomo, l’artista
Lo
Spazio MIL
Ecomuseo del Freidano

TURISMO

L’Italia possiede un patrimonio industriale preziosissimo. Non parliamo di vecchie fabbriche, bensì di edifici, strumentazioni e macchine che testimoniano ingegno e capacità dell’uomo.

Il

Villaggio di Crespi´ l’utopia diventa realtà

a proposta di oggi è abbastanza singolare: vi chiediamo di immergervi in un mondo difficilmente ritrovabile altrove. È quello di Crespi d’Adda, ed è difficile da sintetizzare. Una città operaia? Sicuramente; e non per nulla nel 1995, è stato annoverato tra i patrimoni dell’umanità dall’Unesco. Ma anche il sogno realizzato di un imprenditore; e pure l’utopia della città ideale del lavoro in parte diventata realtà. Senza dubbio un ambiente da visitare.

L

Siamo sulle sponde dell’Adda, in provincia di Bergamo, in una frazione del comune di Capriate San Gervasio, lì dove Cristoforo Benigno Crespi, a partire dal 1877, decise di costruire un villaggio operaio per le maestranze operanti nel settore tessile cotoniero: un’opera poi proseguita dal figlio Silvio. Oltre alla fabbrica, alle casette delle famiglie operaie (complete di

giardino e orto) e alle ville per i dirigenti, il villaggio, tutt’oggi abitato, era dotato di chiesa, scuola, cimitero, ospedale proprio davanti alla fabbrica, campo sportivo, teatro, stazione dei pompieri e di altre strutture comunitarie.

I LUOGHI SIMBOLO

L’ingresso del cotonificio di Crespi è oggi l’immagine più nota al grande pubblico con la ciminiera, le palazzine dirigenziali e il cancello in ferro battuto. Poi l’affascinante prospettiva lungo la via principale dei capannoni della fabbrica, caratterizzata da eleganti decorazioni in cotto e mattoni. I suoi capannoni a shed si ripetono in un’affascinante prospettiva lungo la via principale. Suggestiva è la villa padronale dei signori Crespi, simile a un imponente castello medioevale, e poi le file di case operaie disposte ordinatamente, con i loro orti e giardini, che sono il cuore del villaggio e le ville estrose ed eleganti assegnate a direttori, capireparto e impiegati. Fino alla chiesa, perfetta copia di quella di Busto Arsizio da cui proveniva la famiglia Crespi, la scuola, il dopolavoro, punto d’incontro dopo le fatiche del lavoro, il bel lavatoio che permetteva alle lavandaie di lavare i panni vicino alle case, senza dover raggiungere il fiume con le pesanti ceste colme di panni e il cimitero con il famedio della famiglia Crespi, una sorta di piramide a gradoni.

Appuntamenti da non perdere

A LA FABBRICA DEL VAPORE DI MILANO CI SI IMMERGE NEL MONDO DI GERONIMO STILTON

Prendete per mano i vostri bambini e portateli a La Fabbrica del Vapore a Milano, perché ancora per pochi giorni, fino al 18 aprile, si svolge, in anteprima mondiale, la prima grande mostra di Geronimo Stilton. Si tratta di una vera e propria avventura immersiva di intrattenimento, divertente ed educativa, dove i partecipanti saranno coinvolti in un avvincente viaggio nella Storia in compagnia di Geronimo Stilton

con i Ranger del tempo che accompagneranno i visitatori nel percorso espositivo attraverso entusiasmanti giochi interattivi.

MAZZETTI DI ASTI

Ad Asti si può ammirare la pittura dei Macchiaioli. Fino al 1° Maggio, a Palazzo Mazzetti, sono esposti oltre ottanta dipinti firmati, tra gli altri, da Gio-

Amanti dei motori, tutti al MAUTO di Torino!

Per gli amanti dei motori, ecco una proposta che non si può rifiutare: la visita del MAUTO, il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, tra i più importanti e antichi musei dell’automobile del mondo. Avviato di fatto nel 1933, oggi propone circa 150 vetture originali di un’ottantina di marche provenienti da tutto il mondo. Il percorso espositivo ripercorre la continua evoluzione dell’automobile, raccontando progetti realizzati con successo (o conclusi con un insuccesso): dai visionari progetti di Leonardo da Vinci, per proseguire con i primi esperimenti delle carrozze a vapore ottocentesche e le eleganti vetturette di inizio Novecento, che hanno visto l’affermazione di un motore tra tutti, quello a scoppio, fino ai progetti del futuro, alla ricerca di un mondo sostenibile grazie anche a giovani sperimentazioni.

I MODELLI PIÙ RICERCATI

Tra i modelli più ricercati, il Carro a molla di Leonardo,

vanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Giovanni Boldini, protagonisti di questo movimento artistico che ha rivoluzionato la storia della pittura italiana postunitaria. La mostra propone una narrazione visiva dalla nascita all’evolversi e al concludersi dell’esperienza artistica dei Macchiaioli e del loro entourage, dal 1856 fino al ‘900 inoltrato.

FOTOGRAFIA, “LA COLLEZIONE MAST DI BOLOGNA”

Da Salgado a Jodice il MAST di Bologna per la prima volta presenta una straordinaria selezione di oltre 500 immagini tra fotografie, album e video della propria collezione, che

ideato sul foglio 812r del Codice Atlantico, la Lancia Ardea, probabilmente la prima “piccola” di lusso in assoluto, la Bianchina, un successo assoluto, tanto che tra il 1957 e il 1969, venne venduta in 300.000 unità circa, in più versioni, dal modello trasformabile al cabriolet, dalla versione hard top a quelle fuoriserie, e la Ferrari 312 T5, guidata da Gilles Villeneuve nel Campionato Mondiale Costruttori 1980. C’è, poi, un’area mostre, in cui si ospitano esposizioni temporanee di approfondimento, che in questo momento ospita la rassegna “MOTUS. Preistoria dell’Automobile” che permette al visitatore di compiere un vero e proprio viaggio nello spazio e nel tempo alla scoperta delle sfide, di notevole complessità, che segnano il cammino che ha accompagnato l’uomo fino all’invenzione dell’automobile: propone tredici modelli funzionanti, realizzati sulla base di studi e ricerche scientifiche, e istallazioni multimediali che ne illustrano il funzionamento.

occupano tutte le aree dedicate alle esposizioni, negli spazi di MAST. La mostra ha come titolo: “La collezione MAST di Bologna. Un alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia” fino al 22 maggio. Immagini iconiche di autori famosi del mondo, fotografi meno noti o sconosciuti, artisti finalisti del MAST Photography Grant che testimoniano visivamente questo mondo. www.mast.org.

ALLA SCOPERTA DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE – TERZA PARTE
Per info: www.museoauto.com
www.geronimostiltonexperience.it I MACCHIAIOLI A PALAZZO
www.museidiasti.com
Lo Spazio MIL Ecomuseo del Freidano Il Museo dell’Auto di Torino Il Carro a molla di Leonardo Crespi
d’Adda, l’ingresso della fabbrica e a destra, dall’alto, la villa patronale e il mausoleo

Nel 2021 si è vista una crescita degli arrivi particolarmente elevata nell’area lariana rispetto al 2020, con un incremento del 66,4% nel Lecchese e del 71,4% nel Comasco

«IlLagodiComoèunametainternazionale»

COMO (gti) DaVilla Balbianello, gioiello del Fai, inizia una stagione gioiello per il turismo lariano. Una nuovastagione turisticasta perri partire in Lombardia, in particolare sul Lagodi Como.La Regioneha quindi voluto incontrare gli sta keholders delterritorio venerdì8 aprile a Villa del Balbianello per fare il puntodella situazionee con frontarsi.

A introdurre l’appuntamento Alessandro Fermi, presidentedel Consiglio regionale lombardo, che ha sottolineatoquanto questomo mento siaimportante perprepa rarsi adaccogliere nuovamentei turistidatutto ilmondo.«Ilter ritorio lariano ha subito come tutti la pandemia, inoltre ha avuto due eventi eccezionali che hanno creato qualche difficoltà ha detto Fermi Il maltempo dello scorso anno ha condizionato il turismo anche per le immagini dei disastri che sono circolate, poiil cantiereper rea lizzarela VarianteTremezzinaha bloccato la Regina per mesi. La riapertura della viabilità nei giorni scorsi è peròun’ottima notizia e, nonostante la situazione interna zionale che condizioneràil com parto russo,ci sonoelementi po sitivi che fanno bensperare per la stagione turistica. Uno dei problemi del 2019era capirecome gestire l’enorme flusso dituristi, oggi in vece dobbiamo recuperare quei nu meriche hannoresoil Lagodi

Como un riferimento mondiale per il turismo.Questa èla scommessa piùgrande delterritorio, pervin cerlaserviràun lavorodisqua dra».

Dopo il calo dei flussi turistici nel 2020,damarzo 2021sonostati evidenti i segnalidi recupero in tutto ilterritorio lombardo.L’at trattività inprovincia diComo siè

dimostrataeccezionale, infattiha registrato un aumentodel 98% nel mese di giugno, dell’83% a luglio e agosto per quanto concerne i turisti italiani, mentre del 10%per le pre senzedi turististranieri inagosto. Nel 2021 si è vista una crescita degli arriviparticolarmente elevata nell’area lariana rispetto al 2020, con unincremento del66,4% nel

Lecchese e del 71,4% nel Comasco. Perquantoriguarda lepresenze,è statoregistrato unaumentodel 144,5% nel Comasco e del 73,2% nel Lecchese. Ilterritorio lariano,dun que, si conferma ancora una volta un volano per il turismo lombardo e italiano ma anche per l’economia e l’occupazione.

Lara Magoni, assessore regionale

Gli operatori del territorio: «Importante lavorare insieme»

COMO (gti) All’appuntamento non potevano man careglioperatoridelterritorioeleautoritàlocali.A intervenire per prima Guglielmina Botta, as sessoredelComunediTremezzina,chehaportato isalutidelsindaco Mauro Guerra Giuliano Galli, AreaManagerFai LombardiaPrealpina,hasot tolineato l’importanza dellegametrala cittàdi Comoe l’areadellago;concetto ripresosuc cessivamente ancheda Livia Cioffi, assessorea Culturae Turismodelcapoluogo.Per glientiin rappresentanza delle imprese locali sono inter venuti Marco Galimberti,presidente dellaCa mera di Commercio diComo-Lecco, e Roberto Galli, presidentedi ConfartigianatoComo: an ch’essihannoaffermatoche lasinergiaèfon damentale per dare un’offerta diversificata e com pleta al turista,facendo sì che tuttele professioni possano risollevarsi.Ancora, Fabio Dadati, im prenditore e presidente di Lariofiere, ha portato il punto di vista del proprio settore e ha posto una riflessione sullo sviluppo futuro del turismo. E poi Luca Leoni: ilpresidentedegli albergatorico maschi e coordinatore delDistretto turistico del CentroLago harimarcatol’importanza dellade stagionalizzazioneedegli investimentipermi gliorare l’offerta e l’accoglienza.

Presente in rappresentanza del Consiglio pro vinciale comasco Mario Pozzi, sindaco di Centro Valle Intelvi. Infine Daniela Gerosa, presidente del GalLago di Como, Arianna Augustoni per l’Autorità diBacino delCeresio e Pasquale Dio dato,presidente diCna LarioeBrianza. Perla

Regioneeranopresenti ancheilsottosegretario

Fabrizio Turba,che ha evidenziatoquanto il territorio lariano sia sempre in grado di ripartire e dotato digrande resilienza,i consiglieri Gigliola Spelzini e Angelo Orsenigo,che hannosotto lineatol’importanzadellaconoscenzadeibenidel territorio per promuoverli al meglio in un «grande lavoro di squadra».

Unappuntamento perapprofondire lepoten zialità deglieventi sullago saràl’atteso simposio dal titolo«Lake ComoLight: viaggiare,scoprire, stupire»chesiterrà nellasplendidacornicedel Grand HotelTremezzo, giovedì 21 apriledalle 9 alle 14. A quattro annidal progetto unico e

innovativo cheha illuminato 34 borghilacustri e oltre80 puntidiinteresse,sarà un’occasione per rifletteresuirisultati,sull'impatto esulfuturodi questaesperienza natapervalorizzare inchiave turisticail patrimoniopaesaggistico, artisticoe culturaledei borghidellago. Condurràl'evento Anna Migliorati di Radio24 - Sole24ore. Per par tecipare ènecessario iscriversi alsito www.la kecomolight.it.Ilcomitatopromotoredelprogetto è il ConsorzioComo Turistica a nomedei 34 Comuni rivieraschi. Il partner istituzionale la Ca meradiCommercio Como-Lecco.Sponsordi progetto: Amici di Como.Sarà possibile seguire il simposio anche in diretta streaming.

alTurismo, Marketingterritorialee Moda, ha evidenziato proprio que sto punto: «I laghi lombardi ren dono lanostra regioneun’eccel lenza,il Lagodi Comoè unameta ambita a livello internazionale e va quindi valorizzata ha affermatoNonostante l’incertezzadel mo mento, gli ultimi dati a disposizione dicono che i turisti stanno risco prendo laLombardia. ComeRe gione abbiamosempre puntatosu una comunicazione su più canali, creando uno storytelling basato sul confronto con il territorio. Arri vando dal mondo dello sport, ho un senso innato di squadra e so quanto sia importante allearsi con gli sta keholdersper promuovereiltu rismosul lagoe inLombardia. Abbiamo investito risorseper fare comunicazione laddoveci potesse essere una grandevisibilità, al fine di rilanciare i territori.Ci tengo a sottolineare, inoltre,che gliope ratori del lago sono molto ricettivi per quantoconcerne bandie in vestimenti: anche quivediamo co me fare squadra sia fondamentale per migliorarel’attrattività dellago e della regione».

Presente anche Andrea Rurale, presidenteregionale FaiLombar dia, che ha parlato del valore di Villa delBalbianellocome «lacasadi tutti»: «Si tratta di un esempio vir tuoso di come a partire dalla co scienza del valore dei luoghi si fondi la valorizzazione del territorio, mo tore dello sviluppo culturale e an che economicodel Paese.L’espe rienza di questobene Fai testi moniaquanto siaproficuofavorire la sinergiatra lerisorse storico-ar tistiche a livello locale per sostenere la crescitadel turismoe dell’indotto, unvero modellodi riferi mento,anche perla Regione,di come i monumenti possano farsi protagonisti del proprio territorio».

GIORNALE DI LECCO 26LUNEDÌ 11 APRILE 2022
LA REGIONE HA INCONTRATO GLI
STAKEHOLDERS L’8 APRILE A VILLA DEL BALBIANELLO Da sinistra, Andrea Rurale, presidente regionale Fai Lombardia, Alessandro Fermi, presidente del Consiglio regionale e l assessore Lara Magoni

TURISMO

L’Italia possiede un patrimonio industriale preziosissimo. Non parliamo di vecchie fabbriche, bensì di edifici, strumentazioni e macchine che testimoniano ingegno e capacità dell’uomo.

Design di qualità al Museo Molteni di Giussano

grazie a una struttura nascosta, galleggiano su ghiaia bianca, senza mai toccare terra. Qui è anche lo Spazio QallaM, un gioco di ingrandimento prospettico della gamba del tavolo Diamond, progettato nel 2006 da Patricia Urquiola, è l’hub della conoscenza, uno spazio multimediale di rappresentazione della qualità, dei suoi processi e protagonisti, destinato anche a iniziative di formazione che ospita anche workshop tematici, conferenze e presentazioni. Per info e prenotazioni: www.moltenimuseum.com

L’Ecomuseo Regionale delle Miniere e della Val Germanasca

le stesse sensazioni provate dai minatori: il silenzio assoluto della miniera illuminata dalla sola luce di una lampada ad acetilene, ma anche lo spavento per le forti vibrazioni dei martelli pneumatici o le improvvise esplosioni che si odono in lontananza…

LO SPAZIO ESPOSITIVO

T

ra le eccellenze del made in Italy figura in modo sempre più rappresentativo il design, soprattutto nel campo dell’arredamento. Una straordinaria occasione per approfondirne caratteristiche e contenuti può essere la visita (su prenotazione) del Molteni Museum dell’omonima azienda di Giussano (MB). Nato nel 2015, per celebrare 80 anni di storia, innovazione, ricerca e qualità, e contribuire così alla diffusione della cultura del design, il Museo del Gruppo Molteni ha sede nell’headquarter di Giussano (MB) e ospita una collezione permanente di 50 prodotti-icona e prototipi originali delle aziende del Gruppo: Molteni&C, Dada, Unifor e Citterio. Dal 2021 dispone di una nuova sede, la Glass Cube immersa nel parco del Compound di Giussano, e di un nuovo allestimento completamente riprogettato da Ron

Gilad: uno spazio dedicato alla storia dell’impresa – prodotti, prototipi, storie e immagini –raccontata con uno sguardo al presente e al futuro attraverso un accurato programma di iniziative.

LA NUOVA STRUTTURA

All’interno del padiglione, la nuova distribuzione è data da pareti angolari e speculari che generano due spazi espositivi distinti e dedicati ad accogliere oggetti diversi: centralmente una galleria, maggiormente inscritta nel lucernario e dedicata all’esposizione di contenuti a parete; nel resto del padiglione spazi più ampi, dove esporre oggetti e opere di grande formato.

Nel cortile angolare, chiuso dall’esterno e vetrato all’interno, c’è un giardino per le sculture, ricavato da due pareti che,

Appuntamenti da non perdere

SANREMO, GRAN BALLO DELLE DEBUTTANTI A VILLA NOBEL

Una Villa da sogno, 15 meravigliose ragazze in abiti principeschi accompagnate da altrettanti giovani cavalieri che danzano sulle note dei più famosi valzer magistralmente interpretati dall’Orchestra Sinfonica. Questo è quanto accadrà la sera del 6 agosto 2022 a Sanremo per il Gran Ballo delle Debuttanti.

La location è quella della prestigiosa Villa Nobel e del suo parco affacciato sul mare che, grazie alla Prime Quality di Gianmaria Leto, verrà trasfor-

mata in un luogo magico e fiabesco. Ad accompagnare le giovani ragazze nel loro vero e proprio debutto in società, come detto, i Maestri dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo, fiore all’occhiello della città. Il Gran Ballo delle Debuttanti è da sempre un appuntamento sognato dalle fanciulle che hanno così l’occasione di fare il loro debutto in società accompagnate da eleganti cavalieri.

Per l’occasione la Scuola Danza Città dei Fiori ASD di Sanremo, organizzatrice e promotrice dell’evento, selezionerà 15 ragazze dai 18 ai 25 anni e 15 giovani di pari età. La serata del 6 agosto prevede il Gran Ballo,

la cena di Gala, a cui potranno partecipare fino a un massimo di 180/200 persone, e la premiazione della “Coppia debuttante 2022”.

Per informazioni sui costi e su come partecipare al Gran Ballo delle Debuttanti contattare Simona Maccaferri, presidente Scuola Danza Città dei Fiori

Ci tuffiamo sottoterra per vivere in pienezza l’esperienza dei minatori. La prossima meta è, infatti, l’Ecomuseo Regionale delle Miniere e della Val Germanasca, in Piemonte. Siamo nel comune di Prali a circa 70 km da Torino, dov’è l’accesso alle miniere-museo di talco di Paola e Gianna. Si viaggia a bordo del trenino dei minatori lungo la galleria di carreggio principale della miniera e si percorre un grande anello sotterraneo adiacente ai cantieri di estrazione ora dismessi, per un’estensione complessiva di 1,5 km di gallerie e cunicoli. Il percorso prosegue a piedi, per un tuffo nel passato lungo i cunicoli e i cantieri di lavoro perché si sperimentano

Non solo miniera. A pochi passi dalla biglietteria, in quello che era un deposito per binari e carpenteria pesante, è allestito uno spazio espositivo permanente che introduce le tematiche principali che caratterizzano l’ecomuseo: territorio e paesaggio della valle, storia valdese, parlata occitana. Uno spazio è dedicato agli strumenti utilizzati dai minatori che hanno estratto calco per cent’anni. Non solo: dal 2021 è stata potenziata la sezione multimediale e interattiva del museo che ora, insieme ad animazioni sulla storia geologica della terra e rappresentazioni 3D del bacino minerario, rende disponibili le videotestimonianze di tre generazioni di minatori della Val Germanasca.

ASD 345.8784276; oppure inviare una mail a danzacittadeifiori@gmail.com. Termine ultimo per le iscrizioni 20 maggio 2022.

IMMERSI NEI TULIPANI AL CASTELLO DI PRALORMO (TO)

“Messer Tulipano” è la grande manifestazione nel parco del Castello di Pralormo che da 22 anni annuncia la primavera con la straordinaria fioritura di oltre 100.000 tulipani e narcisi. Fino al 1° Maggio si possono ammirare decine di varietà.

Ogni anno al nuovo piantamento viene affiancato un tema, che per il 2022 è “Farfalle”. Ne viene esposta una importante collezione che comprende la specie più grande al mondo, la cobra, la cometa, quella ri-

cordata da Kipling ne “Il libro della giungla”, quella del bagno penale della Cayenna di “Papillon”, quella dedicata alla regina Elena di Spagna e altre legate a miti e leggende. I bambini trovano allestimenti pensati per loro, come quello dedicato alla filastrocca “La Vispa Teresa” di Luigi Sailer scritta nel 1850. Per informazioni: www.castellodipralormo.com

ALLA SCOPERTA DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE – QUARTA PARTE
L'interno della miniera Ecomuseo del Freidano
Crespi d’Adda, l’ingresso della fabbrica e a destra, dall’alto, la villa patronale e il mausoleo

L’Italia possiede un patrimonio industriale preziosissimo. Non parliamo di vecchie fabbriche, bensì di edifici, strumentazioni e macchine che testimoniano ingegno e capacità dell’uomo.

Al Musil di Rodengo Saiano

Non si può parlare di archeologia industriale senza pensare alla storia dell'impresa manifatturiera italiana. E il posto giusto per immergersi in questo mondo potrebbe essere il Musil, il Museo dell'Industria e del Lavoro di Rodengo Saiano (BS). Qui sono concentrate le principali collezioni di macchine e reperti che si riferiscono alla storia dell’industria manifatturiera sia bresciana sia nazionale. I reperti di maggiori dimensioni sono collocati a pavimento: come un'autoblinda Ansaldo del 1941, un antico torchio litografico, il prototipo di una roulotte, due grandi modelli di centrali nucleari (Caorso e Trino 2, non realizzato). Le macchine e gli oggetti medio-piccoli sono, invece, collocati su scaffalature industriali e comprendono reperti di numerosi settori produttivi: tipografico, cinematografico, dei mezzi di comunicazione, informatico, meccanico,

tessile, conciario, alimentare, ecc. Una parte degli scaffali ospita fondi archivistici in attesa di sistemazione.

UNA SEDE CHE È UNA VETRINA

La singolare sede del museo, costruita nel 2008, è collocata

Appuntamenti da non perdere

A Palazzo Roverella di Rovigo si può visitare fino al 26 giugno la mostra dedicata a Vasilij Vasil’evi� Kandinskij che presenta l’opera del grande maestro russo tra il 1900 e il 1940, soprattutto durante i suoi soggiorni in Germania e in Francia. Ben 80 opere, oltre a libri in edizione originale, documenti, fotografie, rari filmati d’epoca, cimeli e oggetti d’arte popolare, potranno essere ammirati cercando di cogliere l’evoluzione dell’artista verso l’astrattismo. Fondamentale in questo passaggio il modello musicale ravvisabile anche

nel rapporto con il compositore e pittore Arnold Schönberg. Lo spettatore potrà quindi seguire le orme di un genio lungo un cammino creativo le cui costanti furono il rapporto con la musica e le radici dell’anima russa, la ricerca di un’autenticità interiore, l’irrazionalismo spiritualistico.

al fianco del Franciacorta Outlet Village: la sua facciata, un mix di travi d'acciaio e lastre di vetro che misura circa 40 metri di lunghezza, 11 metri di altezza e 2,50 metri di profondità attira immediatamente l’attenzione di chi vi passa davanti. Al suo interno sono stati collocati, a varie altezze, una serie di reperti di grandi dimensioni e peso che raccontano alcuni capitoli della storia dell'industria a partire dagli inizi del '900 sino agli anni '60 del secolo scorso: alcuni motori diesel, macchine utensili, macchine per la lavorazione delle pelli, grandi reperti del settore elettrotecnico e, soprattutto, gli elementi principali del gigantesco laminatoio Franchi-Gregorini del 1930.

Per info: 340.6086855 rodengosaiano@musilbrescia.it www.musilrodengosaiano.it

"Un suggestivo itinerario storico e sensoriale tra arte, scienza e sapori popolari”. Così si presenta l'originale Museo delle Erbe di Sansepolcro (AR) che propone un percorso in cui viene esaltato il potere terapeutico delle erbe e si tramanda la storia del millenario rapporto tra l’Uomo e le Piante. Diciamo subito che ha sede in un bellissimo edificio, il Palazzo Bourbon del Monte, costruito alla fine del 1600 in forme rinascimentali addossato alla chiesa di San Rocco, ed è il risultato di più accorpamenti realizzati su probabili costruzioni medievali, di cui si conservano tracce negli scantinati. Accolti da un delicato profumo di erbe e piante officinali, i visitatori vengono subito immersi in questo mondo. Salendo le scale, dove si dispiegano preziose collezioni di tavole botaniche tratte dagli erbari conservati nella Bibliotheca Antiqua di Aboca Museum, l’affresco di Atlante che regge il mondo apre la strada del percorso scientifico, storico e sensoriale che racconta l’antica tradizione dell'utilizzo delle erbe officinali.

DAGLI ANTICHI MORTAI AI PREZIOSI ERBARI

Il visitatore attraversa le sale con i preziosi erbari, i libri di botanica farmaceutica, gli antichi mortai, le ceramiche e le vetrerie, accompagnato dal profumo delle piante officinali. A cominciare dalla prima sala del museo dove sono esposti pregiatissimi esemplari di antichi mortai, lo strumento principe del lavoro dello speziale per la cui realizzazione sono stati usati i più vari materiali: alabastro, pietra dura, marmo, ferro, argento, rame, legno, terracotta, ceramica, vetro e, soprattutto, il bronzo.

Uno scrigno d'ineguagliabile ricchezza è la Bibliotheca Antiqua (consultabile solo previo appuntamento e per motivi di studio) situata al terzo piano di Palazzo Bourbon del Monte: nei suoi 2.500 volumi antichi, in particolare negli erbari, vi si legge di piante medicinali, farmacologia, chimica, medicina e si documenta lo sviluppo delle conoscenze dell'uomo sull'uso curativo delle piante E poi la collezione di bilance, la stanza dei vetri, l'antica spezieria, la cella dei veleni… Insomma, da non perdere!

LA MADDALENA AL CENTRO DI UNA GRANDE MOSTRA AI MUSEI DI FORLÌ

grande artista che non

parlato della Maddalena.

grande mito femminile della nostra storia, la figura misteriosa ed equivocata, Maria Maddalena, è al centro della grande mostra allestita a Forlì che la Fondazione Cassa dei Risparmi propone nella sale dei Musei San Domenico fino al 10 giugno. 'Maddalena. Il mistero e l’immagine’ è il titolo di un percorso espositivo, con oltre 200 opere provenienti da tutti i più importanti musei al mondo, che parte dal III secolo d.C. per arrivare al Novecento.

Tra i grandi maestri presenti in mostra, affascinati dalla figura della Maddalena, sono presenti Masaccio, Crivelli, Van der Weiden, Bellini, Perugino, Savoldo, Mazzoni, Tiziano, Veronese, Tintoretto, Domenichino, Mengs, Canova, Hayez, Delacroix, Previati, Chagall, De Chirico, Guttuso, Melotti.

info:

CACCIA AL TESORO NELLE LANGHE

Domenica 1 maggio 2022, i piccoli e incantevoli borghi e le colline delle Langhe saranno il terreno di svolgimento della XII edizione della Caccia al Tesoro nelle Langhe online. L’itinerario lungo il quale “scovare” gli indizi partirà da Alba e si snoderà in un territorio collinare unico al

mondo, fra i vigneti della Langa del Barbaresco e del Barolo, fino ai boschi, ai noccioleti e ai suggestivi paesaggi dell’Alta Langa. Seguendo gli indizi sul territorio legati all’enogastronomia, alle tradizioni popolari e alla storia di queste terre, si visiteranno cantine storiche, castelli, musei, teatri e piccoli borghi che dominano paesaggi di una bellezza emozionante.

Per info: 0173.364030 cacciabarolo@turismoinlanga.it

ALLA SCOPERTA DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE – QUINTA PARTE
Per info: 0575.733589 - www.abocamuseum.it TURISMO
Un viaggio sensoriale al Museo delle Erbe di Sansepolcro
Per info: www.palazzoroverella.com info@palazzoroverella.com
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www.fondazionecariforli.it

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