Go Valle d'Aosta Arte e Cultura

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Inserto omaggio alle testate del Gruppo Netweek

Ar te e Cultura


LE CENTRALI DI CVA

Roccaforti di energia Oltre a dare un prezioso contributo alla generazione di energia in Italia, le centrali idroelettriche del Gruppo CVA sono parte integrante del paesaggio naturale e delle risorse del territorio, perfettamente in armonia con l’architettura locale. Questo tesoro all’aria aperta è testimonianza dell’intensa attività umana nel quadro dello sviluppo economico, energetico e culturale del XX secolo in Valle d’Aosta.


Indice Valle d’Aosta: un itinerario tra natura, arte, cultura e divertimento

3 4 5 Pubblicazione in abbinamento ai settimanali del circuito editoriale Netweek e/o altre testate edite da Netweek e/o altre testate edite da società controllate e/o collegate a Netweek

SI PARTE!

Valle d’Aosta, un viaggio nella storia

CASTEL SAVOIA

Entriamo nel mondo delle fiabe

FORTE DI BARD Tra storia e cultura

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CHÂTEAU D’ISSOGNE

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CHÂTEAU DE VERRÈS

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CASTELLO GAMBA

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CHÂTEAU DE FÉNIS

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AREA MEGALITICA

Foto fornite da Regione Autonoma Valle d’Aosta

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MAR-MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE

Grafica e impaginazione Clarissa Cangemi

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CRIPTOPORTICO FORENSE

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TEATRO ROMANO

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CHIESA PALEOCRISTIANA DI SAN LORENZO

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EVENTI

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ESTATE AL FORTE DI BARD 2022

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COMMUNÉTÉ ‘22. CHE SPETTACOLO!

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AOSTA, TANTE “AGORÀ” DA VIVERE

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UNA CITTÀ IMMERSA NEL VERDE

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CASTELLO REALE DI SARRE

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CHÂTEAU SARRIOD DE LA TOUR

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CHÂTEAU D’AYMAVILLES

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PONTE - ACQUEDOTTO DI PONT D’AEL

Pubblicità: Publi (iN) Via Campi 29/L - Merate (LC) Testi a cura di Giuseppe Pozzi

Coordinatore dell’iniziativa Michel Henry Stampa: Tiber S.p.A - Brescia Finito di stampare: Giugno 2022

Una raffinata dimora signorile Un’impressionante fortezza militare Un dono d’amore immerso nel verde Il trionfo del medioevo

Un tuffo nella Preistoria... Dove i reperti si “toccano con mano” Da solo può valere un viaggio

Un capolavoro dell’architettura romana Costruita su un’area funeraria più antica

Esperienze, laboratori, percorsi, arte e molto altro... Tanta musica e tre nuove mostre Musica, teatro, cinema, sport...

Eleganti, maestose e ricche di fascino

Tra laghetti artificiali e percorsi pedonali La residenza di caccia del “roi chasseur” A strapiombo sulla Dora Baltea All’insegna dell’eleganza

Usato per l’estrazione del marmo bardiglio



VALLE D’AOSTA, UN VIAGGIO NELLA STORIA

Una piccola ma strategica regione-crocevia in cui lo scorrere dei millenni ha composto un ricco e variegato patrimonio culturale che parte dal Mesolitico, percorre le Età del Rame, del Bronzo e del Ferro, arriva all’epoca romana, prosegue nel Medioevo fino a svilupparsi per l’intera epoca moderna. Dalle imponenti strutture megalitiche alle misteriose incisioni rupestri; dagli sfuggenti Salassi alla fulgida colonia romana di Augusta Prætoria la cui fondazione, nel 25 a.C., segnò l’avvio della romanizzazione del territorio. E ancora, dai multiformi scenari tardo-antichi fino a quell’Età di Mezzo che ha trapuntato la Valle di castelli, torri e campanili. Al di là delle stagioni, un viaggio in Valle d’Aosta non può prescindere dai suoi numerosi e affascinanti castelli: roccaforti severe o nobili dimore punteggiano l’imbocco delle valli rievocando l’immaginario fantastico di un Medioevo magnetico e pervasivo o, in altri casi, di più recenti romantiche atmosfere. Una leggendaria Età di Mezzo che si snoda dall’imperdibile e iconico castello di Fénis, alla sobria e colta eleganza del castello di Issogne; dalla possente fortezza di Verrès, al multiforme Castello Sarriod de La Tour popolato da strane creature, esseri grotteschi e animali fantastici. Un’epoca emblematica, fatta di lotte e contese, di sfide e alleanze, in cui a dominare la scena è la nobile casata degli Challant, il cui stemma biancorosso con banda nera ricorre negli edifici storici e nelle chiese di quasi tutta la regione.

Una famiglia potente ma irrequieta, quella degli Challant, i cui contorti rami principali e cadetti hanno sempre rivaleggiato tanto a colpi di spada e strategia politica, quanto di prestigiose committenze e raffinate maestranze. Se poi usciamo dal Medioevo per avvicinarci a epoche a noi più vicine, impossibile non visitare il fiabesco Castel Savoia di Gressoney-Saint-Jean, eclettica e ricercata dimora estiva della regina Margherita. Altrettanto impossibile non fermarsi al Castello Reale di Sarre, residenza di caccia amata dai primi sovrani d’Italia nota per gli inusuali decori venatori. Appartiene al XX secolo anche il Castello Gamba, aristocratica dimora oggi sede del Museo regionale di arte moderna e contemporanea. Ma non è finita qui! Dal 14 maggio di quest’anno ha definitivamente aperto al pubblico quello che è stato definito “l’ottava meraviglia dei castelli valdostani”: le Château d’Aymavilles. Un’elegante dimora aristocratica resa iconica e riconoscibile dalle quattro torri merlate che la contraddistinguono. Una “fortezza gentile” in cui l’architettura medievale si fonde con le raffinatezze barocche, immersa in un parco terrazzato incastonato tra i vigneti. Nell’Ottocento suo proprietario fu il conte Vittorio Cacherano Osasco, ultimo discendente diretto degli Challant, il cui amore per la storia unito alla passione per i viaggi e alla curiosità per le terre lontane, trasformò la dimora in un vero museo di mirabilia. Una collezione andata perduta che, tuttavia, viene rievocata dal nuovo allestimento di due piani dell’edificio destinati all’esposizione della raccolta d’arte e antichità dell’Académie Saint-Anselme, storica associazione culturale valdostana fondata nel 1855. Scoprire il patrimonio della Valle d’Aosta è questo: un viaggio nel tempo tra storia e arte, immersi in un paesaggio di straordinaria bellezza il cui charme rimane nel cuore!

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alle d’Aosta, terra di montagna; una terra dove la stessa montagna è cultura. Una terra in cui i colli e i valichi hanno visto da sempre il transito di genti, merci e saperi. Alcuni si sono fermati; altri sono solo passati ma, nel farlo, hanno comunque lasciato tracce indelebili.

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CASTEL SAVOIA ENTRIAMO NEL MONDO DELLE FIABE

Nel comune di Gressoney-Saint-Jean si respira la magica atmosfera legata a re e regine, principi e principesse IL MANIERO DELLA REGINA MARGHERITA

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e dici “castello”, a cosa pensi? A me, ma penso anche a voi, viene spontaneo collegarlo immediatamente a qualche fiaba, a re e regine, principi e principesse che hanno affollato le favole della nostra infanzia.

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E quella magica atmosfera la ritroviamo integra visitando il primo maniero che troviamo entrando in Valle d’Aosta. Siamo in località Belvedere, nel comune di Gressoney-Saint-Jean, ai piedi del Colle della Ranzola; e ci siamo arrivati dopo essere usciti dall’autostrada

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A5 a Pont-Saint-Martin e aver risalito la Vallée de Gressoney per poco meno di una trentina di chilometri. Davanti a noi, in mezzo a un bosco di conifere, ecco il fiabesco Castel Savoia che domina tutta la vallata del Monte Rosa fino al ghiacciaio del Lyskamm e che abbiamo facilmente raggiunto a piedi in meno di dieci minuti dopo aver parcheggiato l’auto 500 metri più in basso. Con le sue cinque torrette, una diversa dall’altra, che cingono l’edificio centrale sembra domandarci: da quale torre vedrete scendere la dorata treccia di Raperonzolo?

Beh, lasciamo perdere le fiabe e passiamo alla realtà, che merita di essere conosciuta. Castel Savoia, infatti, era tra le mete di villeggiatura più amate dalla regina Margherita che l’aveva fatto costruire in stile neo-medioevale: la posa della prima pietra avvenne il 24 agosto 1899. La regina era un’appassionata alpinista, tanto che raggiunse il rifugio che porta il suo nome, Capanna Margherita, inaugurato il 18 agosto 1893 e situato a ben 4.554 m di altitudine; un interesse che condivideva con l’amico barone Luigi Beck Peccoz, presso la cui abitazione aveva soggiornato tutte le estati fino al completamento del castello, nel 1904. Entriamo nel castello dopo aver indossato i calzari per preservare i pavimenti originali. L’edificio si articola su tre piani, i primi due visitabili. Al pianterreno si vede la sala da pranzo, dalla ricca decorazione dipinta sulle pareti, sul camino e sul soffitto; la sala è rivestita da una boiserie con intagli a pergamena in stile neogotico. Tutta la decorazione interna è un omaggio alla regina e ai motivi araldici legati a casa Savoia. La regina Margherita saliva al primo piano da un elegante e maestoso scalone in legno di rovere intagliato con grifoni ed aquile, noi, invece, attraverso la scala a chiocciola ricavata all’interno della torre di guardia. Qui troviamo gli appartamenti reali, quelli destinati a re Umberto I, ricchi di foto d’epoca, e quelli della Regina arredati con mobili nello stile eclettico a lei caro.


FORTE DI BARD TRA STORIA E CULTURA

Un ambiente da… film, che ospita il Museo delle Fortificazioni e delle Frontiere e il Museo delle Alpi

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orniamo a valle e da PontSaint-Martin ci dirigiamo verso Hône seguendo la strada statale 26. Il Forte di Bard si vede già dopo la prima curva alla fine di Donnas. A quel punto lasciatevi andare alla fantasia e immaginatevi nella scena iniziale del film del 2015 “Avengers: Age of Ultron”, diretto da Joss Whedon: siete nella base segreta della fittizia organizzazione nota come HYDRA, nell’immaginaria nazione europea di Sokovia… Potete svegliarvi: siete al Forte di Bard dove sono state girate alcune scene di quello straordinario film.

I TRE CORPI PRINCIPALI CON MUSEI E PRIGIONI Partendo dal basso si incontrano: l’Opera Ferdinando, che ospita il Museo delle Fortificazioni e delle Frontiere, un viaggio attraverso l’evoluzione delle tecniche difensive, dei sistemi di assedio e del concetto di frontiera; l’edificio mediano, l’Opera Vittorio; fino ad arrivare alla sommità dove sorge l’Opera Carlo Alberto che ospita la maggior parte degli spazi fruibili. Qui troviamo il grande cortile quadrangolare della Piazza d’Armi, palco di numerosi eventi culturali, rappresentazioni musicali e teatrali, circondato da un ampio porticato, dove si collocano gli spazi dedicati alle mostre temporanee. All’interno ci sono due ambienti imperdibili: il Museo delle Alpi, uno spazio museale all’avanguardia che racconta una montagna “vissuta” e trasformata dalla mano

dell’uomo, 25 sale che affrontano la montagna dal punto di vista naturalistico, geografico, antropologico e meteorologico, coinvolgendo i visitatori di tutte le età, grazie alla fusione fra tradizione e nuove tecnologie, con suoni, video e proiezioni che danno forma a scenografie, ricostruzioni e giochi multimediali, accompagnando il visitatore lungo un viaggio di esplorazione da vivere con i cinque sensi, per educare, divertire e immergersi nella cultura alpina; e le Prigioni con le anguste celle dove venivano rinchiusi i prigionieri e che oggi ospitano un percorso tematico multimediale sulla storia del Forte. Per accedere alla sommità della fortezza è possibile seguire il percorso pedonale che si sviluppa fra possenti muraglioni partendo dall’interessante borgo medievale a lato del parcheggio, oppure ci si può servire degli avveniristici ascensori panoramici attraverso cui si può godere di una meravigliosa vista sulla valle circostante.

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Lo scenario è meraviglioso. Realizzato tra il 1830 e il 1838 per volontà dei Savoia là dove si erano succeduti diversi sistemi difensivi (nel 1034 fu definito “inexpugnabile oppidum” e le prime testimonianze risalgono appunto all’Alto Medioevo, poi appartenuto ai Signori di Bard e ai Savoia), si presenta oggi come una fortezza di sbarramento suddivisa in diversi corpi nei quali trovano spazio molteplici e interessanti strutture.

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CHÂTEAU D’ISSOGNE UNA RAFFINATA DIMORA SIGNORILE

Si resta incantati davanti alla Fontana del Melograno e agli affreschi delle eleganti lunette del porticato

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INTERNI DECORATI IN STILE FRANCOFIAMMINGO

orniamo a valle e ci reimmettiamo in autostrada fino all’uscita di Verrès da cui possiamo raggiungere altri due castelli entrambi distanti un paio di chilometri o poco più. Cominciamo con le Château d’Issogne, appartenuto per secoli alla famiglia Challant, la cui struttura si deve principalmente al colto Giorgio di Challant che, tra la fine del XV secolo e l’inizio di quello successivo, trasformò il castello in una raffinata dimora signorile.

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Oggi, guardandolo da fuori, non fa entusiasmare: si presenta come un edificio fortificato poco appariscente, senza particolari decorazioni… Vogliamo mettere col fiabesco Castel Savoia che abbiamo appena visto? Ma basta varcarne i cancelli ed entrare nel cortile per ricrederci e restare a bocca aperta: questa dimora signorile lascia, infatti, incantati davanti alla celebre Fontana del Melograno in ferro battuto,

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ricca di significati simbolici, posta al centro del cortile e attorniata da edifici sulle cui pareti sono ritratti gli stemmi del casato Challant e delle famiglie con esso imparentate. Così come lasciano affascinati gli affreschi delle eleganti lunette dell’ampio porticato con le arcate a tutto sesto e soffitto con volta a crociera, raro esempio di pittura alpina medievale, che presentano scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, raffigurate con realismo e umorismo: si pensi, ad esempio, alla lunetta che ritrae il fornaio che inforna il pane e il beccaio che gira lo spiedo mentre un gatto cerca di rubargli la carne…

La meraviglia continua con la visita degli ambienti interni, molti dei quali decorati con affreschi: il castello comprende in tutto circa cinquanta locali, di cui almeno una decina è visitabile. Al pianterreno vediamo la sala da pranzo, ricca di suppellettili, riproduzioni di originali tardomedievali, e la cucina, suddivisa da una cancellata lignea in due zone. Molto bella la sala baronale interamente affrescata con scene e motivi riconducibili alla cultura figurativa franco-fiamminga del XV secolo, con paesaggi e scene di vita contadina e di caccia, case con tetti molto spioventi e mulini a pale tipici, appunto, dei paesi del nord Europa. Al primo piano, che raggiungiamo attraverso una scala a chiocciola in pietra, è di rilievo la cappella posta nell’ala orientale del castello: è suddivisa in cinque campate con il presbiterio delimitato da una cancellata lignea. Le pareti sono affrescate, probabilmente dallo stesso “maître Colin” che ha dipinto le lunette del porticato, con le rappresentazioni dei Dottori della Chiesa, degli Apostoli, dei Profeti, della Morte della Vergine e con figure di santi.


CHÂTEAU DE VERRÈS UN’IMPRESSIONANTE FORTEZZA MILITARE

Così lo volle Ibleto di Challant, un possente cubo inespugnabile di trenta metri di lato

Dal parcheggio saliamo lungo una mulattiera che porta all’ingresso della cinta muraria. Ci accorgiamo subito di quanto non fosse per niente facile entrare in questo maniero che una volta era accessibile tramite un ponte levatoio. Superato l’edificio destinato al corpo di guardia, siamo di fronte all’ingresso

vero e proprio, un portale in legno ricostruzione di quello originale, rinforzato da chiodi di ferro. Varchiamo il portale e ci troviamo in un androne con una seconda porta, posta in salita e in curva per rendere difficoltoso l’eventuale uso di un ariete.

IL MONUMENTALE SCALONE IN PIETRA VALE LA VISITA Entriamo, finalmente, nel cortile, quadrato, attorno a cui sono disposti, ad anello, i tre piani dell’edificio collegati da un monumentale scalone in pietra impostato su archi rampanti che da solo vale la visita: è davvero imponente in mezzo alla regolarità geometrica della struttura e all’essenzialità della decorazione e incute un po’ di soggezione. Attorno si aprono due grandi saloni simmetrici che occupano per intero i lati est e ovest del castello: quel-

lo occidentale, dove in alcuni punti emerge anche la roccia su cui è fondato il castello, ha una volta a sesto acuto, è riscaldato da due monumentali camini ed era probabilmente adibito ad alloggi e sala da pranzo per i soldati e per il personale di servizio; il salone orientale, invece, coperto da una volta a botte e non riscaldato, doveva quasi certamente servire come magazzino ed armeria. Al primo piano, che raggiungiamo salendo timorosi lungo l’imponente scalone largo un paio di metri, troviamo gli ambienti riservati ai signori del castello illuminati da eleganti bifore di gusto trecentesco. Qui è conservata l’unica copertura originale ancora esistente nel castello, risalente ai tempi di Renato di Challant. Si tratta di una volta in pietra a vele multiple che sovrasta la cucina padronale caratterizzata da tre grandi camini: quello sul lato nord, originariamente destinato alla cottura di animali interi, ha dimensioni eccezionali ed è riccamente decorato da modanature e pilastrini.

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all’altra parte della valle, quasi di fronte, troviamo le Château de Verrès. Da Issogne ci arriviamo in meno di dieci minuti. Parcheggiamo l’auto e l’ammiriamo: costruito su un picco roccioso, che domina il borgo sottostante, è sbalorditivo nella sua possanza di fortezza militare, un impressionante cubo di trenta metri di lato praticamente inespugnabile. È unico in tutta la Valle e così lo volle Ibleto di Challant alla fine del XIV secolo quando lo ricevette in dono dai Savoia; e alla roccaforte venne poi fatta aggiungere da Renato di Challant, nel 1536, una cinta muraria munita di contrafforti e di torrette poligonali, adatte all’uso dei cannoni.

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CASTELLO GAMBA UN DONO D’AMORE IMMERSO NEL VERDE

Trasformato in sede museale, ospita una ricca collezione di arte moderna e contemporanea regionale

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’amore può generare persino castelli. Ora, non vorremmo esagerare, però l’elegante Castello Gamba, arroccato su un promontorio roccioso che domina Châtillon, fu fatto costruire, tra il 1903 e il 1905, dal barone torinese Carlo Maurizio Gamba per offrire all’amatissima sposa Angélique Passerin d’Entrèves la possibilità di trascorrere lunghi periodi all’anno vicina agli affetti della famiglia di origine, che risiedeva nel castello di Châtillon. Purtroppo, Angélique non potè godere a lungo di questa splendida dimora dotata di tutti moderni comfort, tra cui persino un ascensore, perché morì di lì a poco, nel 1909, a soli 37 anni. Qui arriviamo dopo aver ripreso, da Verrès, l’autostrada e aver percorso pochi chilometri fino all’uscita, appunto, di Saint-Vincent – Châtillon. Da qui al Castello Gamba occorrono meno di dieci minuti in auto.

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Nel 1982 la Regione autonoma Valle d’Aosta venne in possesso del castel-

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lo e, dopo un importante intervento di restauro per trasformarlo in sede museale, oggi ospita la ricca collezione di arte moderna e contemporanea regionale: 13 sale in cui sono esposte oltre 150 opere tra dipinti, sculture, installazioni, raccolte grafiche e fotografiche che vanno dalla fine dell’Ottocento ai nostri giorni. A fianco delle opere dei maestri del ‘900 tra cui le sculture di Martini, Mastroianni, Manzù, Arnaldo e Giò Pomodoro e dipinti di Casorati, De Pisis, Carrà, Guttuso, la collezione documenta la produzione figurativa italiana della seconda metà del secolo sino ad esponenti della ricerca contemporanea come Schifano, Baruchello, Rama, Mainolfi.

IL PARCO, RICCO DI PIANTE UNICHE, È INDIMENTICABILE Ma non si può minimamente trascurare lo splendido parco “all’inglese”, concepito agli inizi del ‘900 in un progetto organico con la dimora, dove, il 18 giugno 2008, si sono radunati oltre 4.000 spettatori per l’ultimo concerto in Italia tenuto da Bob Dylan. Oltre 50mila metri quadri strutturati in un insieme armonioso di viali, rocce montonate levigate dal ghiacciaio, prati e boschi dove possiamo ammirare una sequoia gigante originaria della California, risalente al 1888 e piantata nel 1905, che con i suoi 37 metri di altezza domina tutto il parco, una Gleditsia Triacanthos - o Spino di Giuda -, una leguminosa di 120 anni, un cipresso calvo, di 121 anni, originario dei terreni paludosi della Florida, oltre a pregevoli faggi, ubicati tra le scuderie e il castello, e alcuni pini austriaci, tra i più vecchi della Valle d’Aosta. Tutte le piante monumentali sono identificabili dalle targhe poste nelle vicinanze, contenenti i dati essenziali di riconoscimento.


CHÂTEAU DE FÉNIS IL TRIONFO DEL MEDIOEVO

Quel «fascio di torri» simbolo di potenza e prestigio della casata degli Challant

Le Château de Fénis è la sintesi di diverse campagne costruttive succedutesi negli anni, dovute ai più importanti esponenti della casata degli Challant che lo arricchirono di eleganti decorazioni pittoriche per adeguarlo a sede di rappresentanza e lo dotarono dell’imponente apparato difensivo, a testimonianza di potenza e prestigio. L’esterno del castello è ben descritto da Giuseppe Giacosa nel suo

“I Castelli Valdostani”: «Di fuori è un fascio di torri che si accavalcano, le une quadrate e tozze, le altre rotonde, sottili, tutte merlate, armate, imbertescate, irte di aggetti d’ogni maniera, che sembrano minacciare soprusi e violenze, che sfidano il viandante...».

I PREGEVOLI AFFRESCHI DEL CORTILE E DELLA CAPPELLA Ma entriamo e subito restiamo stregati dal piccolo cortile interno di forma quadrangolare: ci attira, innanzitutto, lo scalone semicircolare sovrastato dal pregevole affresco raffigurante San Giorgio che uccide il drago; ma anche le balconate in legno al piano superiore, decorate da un gruppo di saggi e di profeti recanti dei cartigli sui quali si leggono proverbi e sentenze morali in francese antico; così pure i dipinti

dell’Annunciazione e di San Cristoforo, datati intorno al 1456, in stile gotico internazionale, che ornano la parete orientale. Al piano terra visitiamo la sala d’armi, il refettorio per soldati e servitori, la dispensa e la cucina dotata di un grosso camino, mentre al primo piano, riservato ai signori del castello, è particolarmente suggestiva la cappella con le pareti laterali completamente affrescate con figure di santi e apostoli disposte su due file sovrapposte. Sulla parete orientale, invece, sono dipinte, sulla destra, una scena della Crocifissione e, sulla sinistra, la Madonna di Misericordia che accoglie sotto il proprio mantello una folla di fedeli: tra questi si possono identificare probabilmente dei personaggi della famiglia Challant. Ci sono poi la sala di rappresentanza, la camera del signore, la cucina nobile, la sala da pranzo dei signori e la sala di giustizia.

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on le sue mura merlate e le sue torri è probabilmente “il castello” della Valle d’Aosta per antonomasia, quello più conosciuto e visitato, e uno dei manieri medievali meglio conservati in Italia. Parliamo, naturalmente, dello Château de Fénis, uno dei pochi castelli valdostani non costruito su una posizione dominante e che raggiungiamo in una quindicina di minuti seguendo la Statale 26 e passando vicini ad altri castelli, come quello di Cly, costruito su un picco roccioso a strapiombo sul borgo di Chambave.

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AREA MEGALITICA UN TUFFO NELLA PREISTORIA…

Si parte dal Neolitico e dai solchi rituali tracciati nel terreno. Il ritrovamento risale al 1969

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ochi chilometri ancora, lungo la Statale 26, e siamo nel capoluogo valdostano. Qualcuno l’ha definita la “Roma delle Alpi”. Certo è che Aosta, l’Augusta Prætoria di romana memoria, di quell’epoca è fortemente impregnata. Fondata nel 25 a.C., dopo che il futuro console Aulo Terenzio Varrone Murena inviato da Cesare Augusto sconfisse i Salassi che abitavano da oltre un millennio questi territori, Aosta conserva numerosi monumenti e resti di quell’epoca e degli anni immediatamente successivi: l’Arco d’Augusto, la Porta Prætoria, il Teatro, il Criptoportico forense, l’Anfiteatro, le domus urbane, la cinta muraria quasi interamente conservata... e chissà cos’altro giace coperto sotto gli edifici moderni. Ma ad Aosta trovia-

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mo tracce di tanti, tanti anni prima…

PARTIAMO DAL NEOLITICO Andiamo allora a farci un tuffo nella Preistoria. O meglio verso la fine del V millennio a.C., periodo del Neolitico. Quantomeno partiamo da lì e poi ci spostiamo verso l’Età del Rame, del Bronzo, del Ferro… fino al Medioevo, all’epoca moderna e ai giorni nostri. Il posto giusto per farlo è l’area archeologica di Saint-Martinde-Corléans ad Aosta, un sito pluristratificato le cui tracce storiche vanno dalla chiesa romanica, sorta su resti romani e gallici, alle evidenze dell’Età del Rame, sino ai rituali di

consacrazione risalenti, appunto, al medio Neolitico. È definita “Area Megalitica” non tanto, o non solo, per la presenza di testimonianze monumentali megalitiche di menhir o di stele antropomorfe, ma anche per la presenza di una necropoli o di singole tombe dolmeniche. I ritrovamenti, infatti, mostrano l’esistenza di un’area sacra destinata sin dall’inizio a essere sede di ricorrenti manifestazioni legate al culto e alla sepoltura. Qui troviamo i primi segni della presenza dell’uomo agricoltore-allevatore sul territorio valdostano nella seconda metà del V millennio a.C.: una serie di solchi rituali tracciati nel terreno. Il ritrovamento dell’Area Megalitica di Aosta risale al giugno 1969. In occasione di scavi iniziati a scopo edilizio, si individuò un vasto giacimento archeologico nel quale si poté riconoscere immediatamente l’importanza delle testimonianze preistoriche che si andavano mettendo in luce.


Oggi, su quest’area di circa diecimila metri quadrati, è stato costruito un museo inaugurato nel 2016, ed è considerato uno dei più interessanti siti megalitici in Europa. Il percorso espositivo inizia con delle passerelle che dall’ingresso del museo conducono il visitatore al livello del sito archeologico vero e proprio (a circa 6 metri sotto il

livello stradale). Nel sottosuolo ci imbattiamo in un ambiente grandioso: attraverso un suggestivo gioco di luci (sono impiegati 500 corpi illuminanti a LED) che muta gradatamente con riferimento alle diverse ore del giorno, si crea una visione d’insieme davvero emozionale che, oltre agli occhi, riesce a coinvolgere anche la dimensione spirituale. Grazie a particolari allestimenti e dispositivi digitali, è possibile capire lo sviluppo dell’Area Megalitica di Saint Martin-de-Corléans in epoca preistorica e conoscere tutte le azioni che si sono succedute su quest’area: dall’ara-

tura, riconducibile a un momento precedente al 4.200 a.C., ai pozzi scavati tra il 4.100 e il 3.950 a.C., all’innalzamento dei pali che si segnala tra la fine del IV e gli inizi del II millennio a.C., fino all’utilizzo delle stele e dei dolmen e nella fase funeraria con la costruzione delle prime tombe megalitiche, probabilmente occupate da membri di eminenti famiglie della comunità, costruite totalmente fuori terra. Protagonista esemplare è la cosiddetta “Tomba 2”, eretta su un’insolita piattaforma triangolare di pietrame, utilizzata per quasi un millennio come sepoltura collettiva ospitante i resti di ben 39 individui.

AOSTA CULTURA

UN MUSEO CHE RIPORTA AL V MILLENNIO A.C.

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MAR-MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE DOVE I REPERTI SI “TOCCANO CON MANO”

L’edificio sorge sui resti romani della Porta Principalis Sinistra. Si parte dal Mesolitico

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ai ritrovamenti più antichi risalenti al Mesolitico fino alla ricostruzione della navata di una chiesa dove troneggia l’ambone proveniente dagli scavi della Cattedrale. È il percorso cronologico che propone il MAR-Museo Archeologico Regionale che offre testimonianze significative della presenza dell’uomo nel territorio valdostano, dalla Preistoria al Medioevo. Queste permettono di analizzare al meglio, grazie anche ai supporti multimediali interattivi, le varie tematiche. Un approfondimento che in questo caso si può persino “toccare con mano”, visto che le vetrine sono dotate di cassetti con copie dei reperti destinati all’esperienza tattile e alla comprensione della loro funzione.

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Il percorso museale prende le mosse dai ritrovamenti più antichi risalenti al Mesolitico (X-VIII/ VI millennio a.C.) e prosegue con la copia di una stele antropomorfa dell’Area Megalitica di

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Saint-Martin-de-Corléans: si tratta di una grande lastra di pietra sagomata che rievoca, in forma stilizzata, un corpo sormontato da una testa con incisioni che riproducono elementi dell’abbigliamento e ornamenti. Importanti le sale successive dedicate prevalentemente alla civiltà romana, con particolare riguardo ai rinvenimenti avvenuti ad Augusta Prætoria. Molto apprezzato, per la comprensione urbanistica della città, è il plastico in scala 1:200 con la ricostruzione dei monumenti pubblici e privati. Diciamo due parole anche sulla sede del MAR, perché si tratta di un edificio sorto sui resti visitabili della Porta Principalis Sinistra, trasformato in casa forte nel Medioevo, in un monastero nel Seicento e ancora in caserma nell’Ottocento. L’attuale facciata neoclassica è decorata con dipinti che riproducono lo stemma Savoia e i ritratti di personaggi della famiglia Challant.

TRA NUMISMATICA E REPERTI EGIZI Per finire in bellezza, ci si può godere (su richiesta) le due collezioni ospitate in un corpo di fabbrica adiacente al museo. Innanzitutto la collezione Pautasso, dedicata alla numismatica, donata dalla moglie dell’illustre studioso piemontese nel 1989: propone 720 monete, suddivise in 21 vetrine, tra cui 84 monete celtiche della Gallia e dell’est Europeo, 292 monete preromane del nord Italia, coniate dal III al I secolo a.C., e 27 monete greche. Tra i pezzi esposti, che ripercorrono un periodo storico di 2.400 anni, spiccano lo statere d’oro degli Ambiani, gli stateri e i tetradrammi d’argento del Norico, lo statere d’oro di Alessandro Magno coniato in Macedonia tra il 336 e il 323 a.C. Infine, c’è la collezione Carugo, frutto dell’appassionata ricerca di reperti relativi all’Egitto e alla Mesopotamia. Il museo è accessibile ai disabili e le sale sono dotate di un percorso pedotattile di pannelli in Braille e di lenti di ingrandimento.


CRIPTOPORTICO FORENSE DA SOLO PUÒ VALERE UN VIAGGIO

Un ambiente seminterrato che sorreggeva un porticato, scenografica cornice a due templi gemelli

SORREGGEVA UN’AREA SACRA Vi si accede dal giardino che si apre sulla piazza Giovanni XXIII, alla sinistra della Cattedrale guardando la facciata. Sorreggeva un porticato che fungeva da scenografica cornice a due templi gemelli, con fronte a sei colonne, uno dedicato ad Augusto divinizzato e l’altro alla dea Roma: quindi, delimitava l’area sacra dedicata al culto. Dei due templi resta solo la fondazione perimetrale del podio, ma è visibile il lato orientale del tempio sotto l’Arcidiaconato.

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a solo può valere un viaggio. Perlomeno per la sua unicità e stato di conservazione. Per vedere qualcosa di simile accessibile al pubblico, infatti, bisogna andare in Francia, ad Arles, a Reims, o a Bavay, oppure a Vicenza, in questo caso, però, si tratta di una struttura appartenente a una domus privata. Stiamo parlando del criptoportico forense di Aosta, un ambiente dotato di una funzione politico-liturgica particolare, una sorta di luogo “cerniera” tra il sacro (l’area sacra e i relativi edifici templari) e il profano (cioè la vera e propria “pubblica piazza”). Quello aostano è un edificio seminterrato dalla forma a ferro di cavallo

quadrangolare, costituito da un doppio corridoio con volte a botte sostenute da robusti pilastri in blocchi di calcare locale, databile tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio di quello successivo. I due bracci laterali misurano 71,80 metri; quello centrale, più esteso, raggiunge una lunghezza interna di 87,10 metri. I muri perimetrali sono in ciotoli spaccati e finemente intonacati, mentre è incerta la definizione del pavimento, non più leggibile a causa del prolungato riuso degli spazi. Le gallerie sono illuminate da una serie di aperture strombate poste a distanza regolare che assicurano anche un idoneo ricambio d’aria; nel corso dell’anno la temperatura all’interno del criptoportico si mantiene

AOSTA CULTURA

Oltre alla funzione di sostegno si ipotizza che la parte seminterrata potesse servire, a partire dal III-IV secolo d.C., anche da magazzino e cantina per le vicine botteghe forensi, mentre il probabile colonnato marmoreo che lo sovrastava, ormai scomparso, fungeva da scenografica cornice ai templi dell’area sacra.

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TEATRO ROMANO UN CAPOLAVORO DELL’ARCHITETTURA ROMANA

La leggenda racconta che venne salvato dallo storico e priore di Sant’Orso Jean-Antoine Gal nel 1833

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e oggi possiamo ammirare le belle arcate del Teatro Romano di Aosta, lo dobbiamo forse allo storico e priore di Sant’Orso Jean-Antoine Gal che nel 1833 si sarebbe recato personalmente a piedi a Torino per chiedere al re di impedire che il Teatro venisse utilizzato come cava di pietra per la costruzione del municipio della città. Così almeno dice la leggenda e, un po’ romanticamente, ci piace pensare che sia andata proprio in questo modo. Sta di fatto che oggi ad Aosta si può ancora ammirare una parte di quello che fu un capolavoro dell’architettura romana. In particolare, collocato lungo la principale strada della città, il Decumano massimo, e in prossimità della Porta Prætoria, si conserva la facciata meridionale, alta 22 metri: costituita da una serie di arcate e da tre ordini sovrapposti di aperture di diversa ampiezza, occupava un’area di 81 m di larghezza e di 64 m di lunghezza e poteva ospitare fino a 3.500/4.000 spettatori. L’apparato murario è costituito da blocchi di calcare travertinoso e, soprattutto, da grandi blocchi parallelepipedi di puddinga, un materiale di origine fluviale,

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largamente impiegato nell’architettura pubblica aostana.

LA VISITA ALL’AREA ARCHEOLOGICA Entrando nell’area archeologica possiamo ammirare quello che resta: innanzitutto i sei gradini inferiori della cavea, la struttura concava a semicerchio destinata ad accogliere il pubblico che era costituita da vari livelli di gradinate che giungevano fino al terzo ordine di finestre del muro perimetrale. Poi l’orchestra e i possenti supporti radiali in muratura sui quali poggiavano le gradinate superiori e l’edificio scenico, di cui rimangono solo le fondamenta, che doveva avere il prospetto ornato in origine da colonne corinzie, marmi e statue, e completato da una serie di locali di servizio retrostanti. Qualcuno ha anche supposto che esistes-

se una copertura che doveva fare dell’edificio un “theatrum tectum”, sul tipo di quello di Pompei realizzato un centinaio d’anni prima e che finì sepolto sotto una coltre di ceneri e lapilli a seguito dell’eruzione del Vesuvio nel 79 a.C. Oltre il muro a nord, si trovano i resti dell’Anfiteatro di Augusta Prætoria, un grandioso edificio di forma ellittica che misurava circa 94x74 m e poteva ospitare fino a 15.000 spettatori, cioè più degli stessi abitanti dell’epoca: sono alcune porzioni delle strutture portanti e, in particolare, otto arcate del settore nord-ovest, inglobate nelle strutture dell’attuale convento di Santa Caterina, occupato dalle Suore di San Giuseppe.


CHIESA PALEOCRISTIANA DI SAN LORENZO COSTRUITA SU UN’AREA FUNERARIA PIÙ ANTICA

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i fronte alla collegiata dei Santi Pietro e Orso e a fianco di un tiglio secolare, c’è un cancello che permette di entrare nella chiesa paleocristiana di San Lorenzo, più volte distrutta e ricostruita. Siamo in un’area, a est della Porta Prætoria, lungo la strada romana proveniente da Eporedia (Ivrea), già nella tarda Età del Ferro utilizzata a scopo funerario; nel V secolo, con l’avvento del Cristianesimo, venne confermata a quest’uso con la costruzione di una basilica destinata a ricevere le sepolture dei primi vescovi aostani. Le sepolture si sono susseguite ininterrottamente dalla sua fondazione sino all’VIII secolo d.C., quando venne distrutta da un incendio di gravi proporzioni. Il modello su cui venne eretta è la milanese Basilica Apostolorum (oggi San Nazaro Maggiore), fatta costruire dal vescovo Ambrogio verso la fine del IV secolo. Gli scavi archeologici hanno permesso di riportare alla luce la basilica cruciforme paleocristiana, indicata come Concilium Sanctorum, Assemblea dei Santi, perché eretta sulle tombe dei primi martiri, sepolti nell’area cimiteriale romana.

LA VISITA NEL SOTTOSUOLO DELLA PARROCCHIALE Ci addentriamo nel percorso proposto che si snoda nel sottosuolo della parrocchiale. Dall’alto si ha una veduta panoramica del braccio settentrionale e di quello occidentale, al centro del quale è visibile la soglia d’ingresso originale della chiesa cruciforme. Una serie di pannelli didattici ci illustrano la storia del sito e le fasi costruttive della chiesa, mentre altri pannelli sono dedicati all’Aosta romana e paleocristiana, alla ritualità funeraria e alle tipologie di sepoltura e alle epigrafi. L’edificio misura 36 m di lunghezza e 32,50 m di larghezza ed è occupato da tombe di varie tipologie. Al centro della chiesa si trova la solea, uno spazio transennato che collega l’ingresso con la zona del presbiterio riservata al clero e che sorge sopra una tomba-reliquiario attorno al quale sono disposte sepolture privilegiate, alcune delle quali hanno ospitato i resti dei primi vescovi aostani. Tra queste, in particolare, quella del vescovo Agnellus (morto nel 528), ritrovata ancora intatta durante lo scavo archeologico, o quelle dei vescovi Gratus (sepolto nel 470) e Gallus (sepolto nel 546).

AOSTA CULTURA

La basilica, a croce latina, venne destinata a ricevere le sepolture dei primi vescovi aostani

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RASSEGNA CULTURÉTÉ

CHÂTEAUX NUITS ITINERARI SERALI TRA SIMBOLI E FORME Ogni castello può essere rappresentato da una forma geometrica o da un segno e ognuno di questi simboli può essere interpretato dalla libertà creatrice dell’arte. Un’occasione unica e irripetibile per scoprire e vedere i castelli valdostani con occhi diversi.

Château de Fénis

Castel Savoia di Gressoney-Saint-Jean

DEDALO

MOLTEPLICE

Mercoledì 6 luglio

Una raccolta di confessioni intime, registrate su bande sonore, si trasforma in un percorso labirintico in musica nel quale perdersi e ritrovare il tenue filo dei pensieri e delle cose. A cura della Compagnia teatrale Curious Industries

Château d’Issogne

Mercoledì 13 luglio e 24 agosto

OTTAGONO L’otto è il simbolo dell’infinito. Nella cornice del Castello dei sogni, si svolge un racconto epico, site specific, che parte dalla fontana del melograno e si riempie di meraviglia. A cura della Compagnia teatrale Palinodie

Castello Reale di Sarre

Mercoledì 20 luglio e 31 agosto

UNO Uno è l’individuo che si fa portare dal suono, il singolo che porta i molti. Una presenza sola, errante, l’atto performativo di una danzatrice in un percorso attraverso i luoghi del castello. Coreografia e movimenti di Elena Pisu

Mercoledì 27 luglio

Con le parole di Italo Calvino, una narratrice esotica rievoca i resoconti fatti da Marco Polo a Kublai Kan. Teatro e musica originale dal vivo per raccontare multiformi città invisibili, nel castello valdostano riflesso del gusto eclettico. A cura di Nuovababette Teatro

Château d’Aymavilles Mercoledì 3 agosto

QUATTRO TETRAGRÀMMATON Ogni cosa ha il suo opposto: Soprano e Alto, Tenore e Basso. Un viaggio vocale e spazio-temporale in onore delle quattro torri del castello. Quartetto vocale Coraux

Castello Gamba di Châtillon Mercoledì 10 agosto

ASTRA Come riusciamo a stare di fronte alle opere del Museo che ci rapiscono in un vortice di presenze, assenze, suoni e silenzi? Performance teatrale e musicale di e con Paola Zaramella, Luca Favaro, Luca Moccia

STORIE PER

LABORATORI E PERCORSI DIDA PER I PIÙ PICCOLI (6 - 12 ANNI) MAR - Museo Archeologico Regionale di Aosta Venerdì 1°, 15, 22, 29 luglio 5, 12, 19, 26 agosto - ore 15

GIOCA CON LA STORIA I bambini scoprono la storia dei loro antenati romani attraverso gli oggetti del Museo, sperimentando un’attività manuale.

Area Megalitica di Aosta

Giovedì 4, 11, 18 e 25 agosto - ore 15

GIOCA CON LA PREISTORIA Le tracce lasciate dagli uomini del passato ci raccontano storie di tempi lontani. Un invito a scoprirle e a giocare con la Preistoria di Aosta.

Castello Gamba di Châtillon Sabato 2, 9, 16, 23 e 30 luglio 6, 13, 20 e 27 agosto - ore 17

BIMBI IN GAMBA! NEL MONDO DEL COLORE CON MARIO SCHIFANO Percorso di scoperta delle opere di Mario Schifano esposte all’interno del Museo. I bambini si avvicinano all’arte del pittore e ricreano lavori personalizzati secondo il loro gusto e la loro interpretazione.

Château de Verrès Mercoledì 17 agosto

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Orario spettacoli 20.15 e 21.30

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Prenotazione obbligatoria a partire dal giovedì precedente l’evento, al numero 348 3976575 (dal lunedì al venerdì 9 - 13)

CUBO Suoni ed emozioni si muovono e rimbalzano negli spazi interni dell’antico maniero; il timbro caldo del trombone si mescola alla musica elettronica composta per l’occasione. Quartetto di tromboni Quarantine quartett

Prenotazione obbligatoria al numero 0166 563252 (tutti i giorni 9 - 19)


RASSEGNA CULTURÉTÉ

GIOCO

ATTICI

RASSEGNA CULTURÉTÉ

ARCHÉO ÉTÉ VISITE ED ESPERIENZE LETTERARIE NELL’AOSTA ROMANA

MAR - Museo Archeologico Regionale di Aosta Domenica 3 luglio - ore 15,30

Area Megalitica di Aosta

Domenica 7 agosto - ore 15,30

MUSEO IN FAMIGLIA Attività didattiche per condividere un pomeriggio insieme al Museo.

ARCHÉOPROMENADES Domenica 17 luglio e 21 agosto ore 15 Passeggiate aostane nei siti archeologici musealizzati con partenza dal

MAR - Museo Archeologico Regionale di Aosta

Prenotazione obbligatoria al numero 348 8998866 (tutti i giorni 9 - 19) o all’indirizzo mail: museiaosta@gmail.com

Criptoportico forense

SULLE TRACCE DI ULYSSES: JOYCE TIME 1922-2022

Château d’Aymavilles

Sabato 2, 9, 16, 23 e 30 luglio 6, 13, 20 e 27 agosto - ore 17

ALBUM DI FAMIGLIA: DOVE SONO I PERSONAGGI DEL CASTELLO? Viaggio nel tempo all’interno del castello attraverso un percorso dedicato ai personaggi che lo hanno abitato. I bambini vanno alla ricerca di indizi che permettono loro di realizzare una sorta di “album fotografico di famiglia”.

Prenotazione obbligatoria al numero 0165 906040 (tutti i giorni 9 - 19)

A cent’anni dalla sua pubblicazione, l’Ulysses di James Joyce si confronta con la nostra attualità, la osserva e la interroga. Nella scenografica coreografia del Criptoportico, gli appuntamenti offrono al pubblico l’occasione di percorrere nuovi sentieri all’interno di uno dei più importanti romanzi della letteratura del ‘900. Di e con: Barbara Caviglia / Gilles Chéney, Alexine Dayné, Alberto Gratteri, Ivan Vevey, Elvis Pernet (Qu.bì Teatro) / Andrea Damarco (Replicante Teatro) / Alessia De Donno, Alessandra Trapani (TiDA). Musica: Luca Favaro Lunedì 4 luglio:

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Lunedì 11 luglio:

Barbara Caviglia

Lunedì 18 luglio:

Andrea Damarco (Replicante Teatro) e Alexine Dayné (Framedivision)

Lunedì 25 luglio:

Alberto Gratteri, Ivan Vevey, Gilles Chéney (Qu.bì Teatro)

Lunedì 1° agosto:

TiDA

Lunedì 8 agosto:

Andrea Damarco (Replicante Teatro) e Alexine Dayné (Framedivision)

Lunedì 15 agosto:

Alberto Gratteri, Ivan Vevey, Alexine Dayné, Gilles Chéney (Qu.bì Teatro)

Lunedì 22 agosto:

Barbara Caviglia

Lunedì 29 agosto:

Gilles Chéney, Alexine Dayné, Alberto Gratteri, Ivan Vevey, (Qu.bì Teatro) / Andrea Damarco (Replicante Teatro) / Alessia De Donno, Alessandra Trapani (TiDA) / Barbara Caviglia

Orario spettacoli 20.15 e 21.30 Prenotazione obbligatoria a partire dal martedì precedente l’evento, al numero 349 6436018 (tutti i giorni 9 - 19)

EVENTI

Prenotazione obbligatoria entro le ore 12 del giorno dell’attività al numero 348 8998866 (tutti i giorni 9 - 19) o all’indirizzo mail: museiaosta@gmail.com

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RASSEGNA CULTURÉTÉ

ESTATE IN GAMBA ESPRESSIONI ARTISTICHE AL CASTELLO GAMBA MUSEO DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

CHÂTEAU D’A MUSICA, DANZA E RACCONTI Domenica 3 luglio - ore 18 e 19,30

FASTI BAROCCHI AL CASTELLO DI AYMAVILLES Concerto dell’Ensemble Musica Inaudita. Viaggio storico alla riscoperta delle vestigia sonore in armonia con l’architettura della prima metà del Settecento. A seguire, visita guidata al castello e alla collezione dell’Académie Saint-Anselme.

Dal 22 giugno al 25 settembre Tutti i giorni 9 - 19

L’ULTIMA GUERRA DI MARIO SCHIFANO 1988 - 1998 Dall’esperienza valdostana alla rivoluzione mediatica della pittura tra televisione e fotografia. Sabato 2 luglio - ore 16.30

VISITA ALLA MOSTRA L’ULTIMA GUERRA DI MARIO SCHIFANO 1988 - 1998

Venerdì 29 luglio - ore 18

GLI ULTIMI 10 ANNI DI PRODUZIONE ARTISTICA DI MARIO SCHIFANO Conversazione con Luca Ronchi, regista e assistente di Mario Schifano. ore 21.30

PROIEZIONE DEL FILM DOCUMENTARIO MARIO SCHIFANO TUTTO

con il curatore Davide Dall’Ombra.

Regia di Luca Ronchi, documentario, Italia, 2001, durata 77 minuti.

Sabato 16 luglio - ore 18

Domenica 7 agosto - ore 17

CHI È MARIO SCHIFANO?

MAGO PER SVAGO

Incontro con lo storico dell’arte contemporanea Francesco Guzzetti per conoscere l’artista e l’uomo Mario Schifano.

L’abile teatro presenta uno spettacolo che racconta di un mago alle prese con il suo assistente intraprendente. Sabato 20 agosto - ore 17

Giovedì 21 luglio - ore 21.30

SENZA PAROLE (SANS MOTS)

ACCENSIONE DI ORBITA DI MASSIMO UBERTI

Matteo Cionini presenta uno Spettacolo di mimo e teatro gestuale.

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Installazione luminosa vincitrice del bando PAC 2020 del Ministero della Cultura. A seguire

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PHYSIS. L’ARTE INCONTRA LA NATURA Performance musicale e audiovisiva a cura di ColLabForArt.

Prenotazione obbligatoria al numero 0166 563252 (tutti i giorni 9 - 19)

Prenotazione obbligatoria, a partire dal lunedì precedente l’evento, al numero 348 3976575 (tutti i giorni 9 - 13) Giovedì 14 luglio, 4 e 25 agosto - ore 21

DAME E CALICI Visite-racconto al femminile con brindisi sotto le stelle. Attività per adulti.

Prenotazione obbligatoria, a partire dal lunedì precedente l’evento, al numero 351 8911081 (ore 18 - 21). Informazioni: info@art-of-guiding.it


RASSEGNA CULTURÉTÉ

D’ALTRI TEMPI AL CASTELLO Mercoledì 10 agosto - ore 21,15

ASTREO. MUSICA PER LE STELLE Una performance ideata da Christian Thoma, un contrappunto a sei voci che avvolge gli spettatori distesi in contemplazione della volta celeste durante la notte di San Lorenzo. Con Christian Thoma (oboe, clarinetto basso, composizioni), Manuel Pramotton (sax), Matteo Cigna (percussioni), Rémy Vayr Piova (trombone), Marco Chenevier (danza), Roberto Giunta (guida naturalistica). Ai partecipanti è richiesto di munirsi di telo per accomodarsi sul prato dove si svolgerà l’evento e di torcia per gli spostamenti al buio. In caso di maltempo, l’evento sarà posticipato al giorno successivo (11 agosto).

MUSICASTELLE IMMERSI NELLA NATURA CONCERTI CON CARMEN CONSOLI, FRANCESCO GABBANI E ROBERTO VECCHIONI Musicastelle Outdoor è una rassegna musicale che si svolge ogni anno durante i week-end estivi in Valle D’Aosta. I concerti, sempre gratuiti, si svolgono in alta quota con una formula acustica e outdoor, a stretto contatto con la natura, senza sedie per il pubblico né palco per l’artista. Solo musica e natura, fuse in un’esperienza unica e speciale. Le location di Musicastelle sono raggiungibili solo a piedi o tramite la funivia. Sabato 18 giugno Domenica 26 giugno

Prenotazione obbligatoria, a partire dal giovedì precedente l’evento, al numero 348 3976575 (dal lunedì al venerdì 9 - 13) Sabato 13 agosto

L’ÉTÉ EN FÊTE. LA GIOIA DELL’ESTATE: VISITE AL CASTELLO, BRINDISI, ASSAGGI, MUSICA E PERFORMANCE Il castello si veste a festa per celebrare la stagione estiva: momenti di svago tra visite accompagnate, appuntamenti eno-gastronomici e intrattenimenti musicali.

Prenotazione obbligatoria a partire da lunedì 1° agosto Per info 348 3976575 (dal lunedì al venerdì 9 - 13) castelloaymavilles.it

La Salle (Loc. Belle Crête): Carmen Consoli Courmayeur (Val Vény – Pré de Pascal): Fulminacci

Sabato 2 luglio

Allein (Loc. PiePaln): La Rappresentante di Lista

Sabato 9 luglio

La Magdeleine (Col Pilaz): Alessandro Mannarino

Sabato 10 settembre

Montjovet (Col d’Arlaz): Francesco Gabbani

Sabato 17 settembre

Introd (Loc. Les Combes): Roberto Vecchioni Da sottolineare le modalità di prenotazione dei biglietti. La partecipazione al concerto è gratuita ma i posti sono limitati e la prenotazione obbligatoria. I biglietti sono prenotabili su Eventbrite a partire dalle ore 18:00 del venerdì della settimana che precede il concerto. La priorità di accesso al concerto e la possibilità di avere il biglietto sin d’ora è riservata a coloro che uniscono al concerto un soggiorno in una struttura ricettiva valdostana prenotata sul portale bookingvalledaosta.it

Tutte le info su: musicastellevda.it

EVENTI

AYMAVILLES

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Suanetia - ai piedi del ghiacciaio Thouber - 1884 Mor von Dechy - © Royal Geographical Society

ESTATE AL FORTE DI BARD 2022 TANTA MUSICA E TRE NUOVE MOSTRE

Tra gli artisti che si esibiranno Arturo Brachetti, Malika Ayane ed Elisa col suo tour Back to the Future

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anta musica nell’estate 2022 del Forte di Bard. E conferenze, spettacoli e intrattenimenti per la famiglia. Artisti di fama nazionale e internazionale impreziosi-

scono il debutto della rassegna Aosta Classica al Forte di Bard, nata dalla collaborazione tra l’Associazione Forte di Bard e l’Associazione culturale Aosta Classica. Otto gli appuntamenti tra fine luglio e fine agosto che vedranno protagonisti big assoluti della musica; tra questi Angelo Branduardi (venerdì 22 luglio), Malika Ayane (domenica 24 luglio), Toquinho (domenica 31 luglio) e Arturo Brachetti che con l’Ensemble Symphony Orchestra, porterà in scena venerdì 26 agosto lo spettacolo “Pierino, il lupo e l’altro”. Le altre date saranno disponibili sul sito fortedibard.it. Le prevendite sono aperte sul portale ticketone.it.

Un’altra grande voce illumina l’Estate del Forte: mercoledì 6 luglio 2022 la fortezza ospiterà la tappa valdostana del Live Tour di Elisa, Back to the Future. Il tour è prodotto e organizzato da Friends and Partners ed è organizzato localmente da Opere Buffe. Musica anche lunedì 15 agosto, con il concerto Carmina Burana, nella versione originale del compositore Carl Orff per solisti, coro, pianoforti e percussioni, eseguito dai solisti, coro ed ensemble strumentale Gli Invaghiti. L’iniziativa è in collaborazione con Kalendamaya, Festival internazionale di Cultura e Musica Antica (ingresso unico 10 euro).


Il ghiacciaio Thouber nel Caucaso georgiano, fotografato a 127 anni di distanza - 2011 Fabiano Ventura - © Associazione Macromicro

Tre iniziative sul cambiamento climatico nell’ambito del progetto ambientale del Forte di Bard Save the Glacier: attraverso mostre di carattere storico, fotografico e scientifico, l’obiettivo è raccontare cosa sta succedendo al Pianeta e in particolare alle aree glaciali.

Quattro gli appuntamenti con la rassegna culturale Forte di Bard Incontri promossa in collaborazione con la libreria Mondadori di Ivrea. Interverranno l’alpinista e scrittore Mario Curnis (sabato 9 luglio), lo storico e saggista Luciano Canfora (lunedì 8 agosto), l’alpinista Hervé Barmasse (giovedì 11 agosto) e la scrittrice Giada Messetti (sabato 20 agosto). Gli incontri avranno inizio alle ore 21 su prenotazione (T. 0125 833811 - prenotazioni@fortedibard. it). E ad agosto per i più piccoli, un ricco calendario di laboratori didattici alla scoperta del Forte, della sua storia e delle mostre in corso. Tutte le date sul sito fortedibard.it.

Da non perdere, dal 17 giugno al 18 novembre, Earth’s memory, i ghiacciai testimoni del cambiamento climatico (vedi foto in alto) che presenta in anteprima mondiale i risultati del progetto “Sulle tracce dei ghiacciai”, il viaggio fotografico-scientifico ideato e diretto dal fotografo Fabiano Ventura. L’esposizione raccoglie un percorso lungo 13 anni nato per documentare e mostrare gli sconvolgenti effetti dei cambiamenti climatici sul pianeta. Dal 9 luglio parte il terzo capitolo del progetto L’Adieu des glaciers dedicato quest’anno al Gran Paradiso. In parallelo, dal 16 luglio sino al 9 ottobre, il Forte di Bard con la Fondation Grand Paradis e il Parco nazionale del Gran Paradiso, presenta Gran Paradiso Film Festival in Mostra: Il Gran Paradiso e il suo Re.

La celebre montagna si racconta attraverso il suo animale-simbolo: lo stambecco alpino. La sua immagine di regalità, forza ed eleganza e la sua vita sulle montagne più alte d’Europa restituiscono al visitatore l’unicità dei luoghi che attraversa, testimoni di un secolo di conservazione e di tutela dell’ambiente. I sorprendenti scatti di Giorgio Marcoaldi e le immagini di Anne ed Erik Lapied conducono in una storia di equilibrio fra uomo e natura e di reciproca salvezza, nel primo Parco nazionale d’Italia. E sino al 9 dicembre, nelle sale del Museo delle Alpi, prosegue la mostra Umberto Mònterin, di ghiaccio di sabbia dedicata a uno dei pionieri della climatologia in Italia, che spese tutta la sua vita allo studio della montagna, concentrandosi in modo particolare sui fenomeni meteorologici che caratterizzano l’alta quota e i ghiacciai.

Umberto Mònterin, di ghiaccio di sabbia

EVENTI

LE MOSTRE

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commun i l piacere di stupi rs i

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COMMUNÉTÉ ‘22. CHE SPETTACOLO! MUSICA, TEATRO, CINEMA, SPORT...

Dal concerto di Jovanotti alla “Foire d’été” fino ad “Asta in Piazza” e a “Le Grenier en Place”

Communété ’22, pubblicato sotto forma di brochure cartacea e online, propone una variegata e saporita ricetta dalle mille sfumature artistiche e culturali che, oltre alle iniziative direttamente organizzate o sostenute dall’Amministrazione comunale, dà conto dei principali eventi che caratterizzeranno i mesi estivi ad Aosta e nel comprensorio, tra cui l’atteso concerto di Jovanotti nell’Area verde di Gressan del 13 luglio o la “Foire d’été” del prossimo 6 agosto, dedicata all’artigianato valdostano di tradizione, e ancora il Giro ciclistico della Valle d’Aosta (15 luglio). Tra gli appuntamenti maggiormente consolidati, l’estate aostana vedrà le conferme, nel mese di luglio, della suggestiva kermesse “Asta in Piazza”, con alcuni dei più quotati specialisti italiani e internazionali del salto con l’asta in gara nel “salotto buono” cittadino di piazza Chanoux, della rassegna di musica colta “AostaClassica” che vedrà la presentazione di una prima assoluta dedicata alla città composta dal maestro polacco Cesariusz Gadzi-

na ed eseguita dal Tamtando Sextet con lo European Saxophone Ensemble (ESE), il festival del cinema muto musicato dal vivo “Strade del cinema” dal 4 al 10 agosto, la kermesse ludica “GiocAosta”, dedicata al gioco in tutte le sue forme (1215 agosto), e il divertente Festival degli artisti di strada, in calendario il 3 e 4 settembre nell’ambito dei festeggiamenti dedicati al patrono di Aosta San Grato, insieme alla tradizionale mostra-mercato “Le Grenier en Place”. Per info: www.aostalife.it

AOSTA EVENTI

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n pieno di musica, teatro, cinema, sport, esposizioni, e tanto altro ancora perché dopo oltre due anni di chiusure forzate Aosta e i suoi cittadini, parafrasando lo slogan dell’edizione 2022 del cartellone estivo delle manifestazioni Communété, hanno un grande desiderio di stupirsi all’insegna di una ritrovata socialità.

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AOSTA, TANTE “AGORÀ” DA VIVERE ELEGANTI, MAESTOSE E RICCHE DI FASCINO

Da piazza Roncas, appena riqualificata, a piazza Giovanni XXIII fino alla maestosa piazza Chanoux

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onumenti, aree archeologiche e siti museali fanno di Aosta, l’Augusta Prætoria fondata dai romani nel 25 a.C., uno scrigno di preziosi gioielli che sono valorizzati da un centro storico raccolto intorno all’antica pianta romana in cui spiccano alcune piazze eleganti e maestose, su cui l’Amministrazione comunale sta investendo per un vasto processo di valorizzazione.

AOSTA PIAZZE

È il caso di piazza Pierre-Léonard Roncas, dedicata a un esponente del nobile casato, posta lungo il cardo massimo della città romana. Sulla piazza, i cui lavori di riqualificazione si sono conclusi da poco,

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si ergono Palazzo Roncas e il Museo Archeologico Regionale, già casaforte dei nobili Vaudan poi, dal 1633, Convento delle Visitandine e dal 1802 trasformato in caserma. Per piazza Giovanni XXIII, l’area che accoglie la Cattedrale di Santa Maria Assunta, l’opera di riqualificazione è pressoché terminata. La piazza occupa in parte il sito del Foro romano, di cui si trovano resti nel recinto a fianco della Cattedrale. Da qui si può scendere nel vasto criptoportico che gira su tre lati del Foro, parte del quale è sotto la chiesa. La Cattedrale sorse verso la fine del IV secolo su di un comples-

so preesistente. Infine la storica piazza Émile Chanoux, il “salotto buono” di Aosta, intitolata al martire della resistenza Émile Chanoux. La vasta area ospita l’Hôtel de Ville, il Municipio di Aosta, costruzione di stile neoclassico. Sul lato occidentale dell’edificio sorge l’Hôtel des Etats, storica sede del Conseil des Commis, antico governo della regione, mentre tra gli altri edifici sono da segnalare il palazzo che un tempo ospitava l’Hôtel de la Couronne et de la Poste e, sempre sul lato meridionale, la casa dove abitò lo scrittore Xavier de Maistre.


UNA CITTÀ IMMERSA NEL VERDE TRA LAGHETTI ARTIFICIALI E PERCORSI PEDONALI

Dal Parco Saumont al Parco Fontaine Saint-Ours, dalla Riserva naturale di Tzatelet all’Arboreto di Entrebin

A Nord-Est della città, lungo il torrente Buthier, nel 2009 è stato inaugurato Parco Saumont che su una superficie di oltre 16 mila metri quadrati di verde impreziositi dalla presenza di tre laghetti artificiali, presenta vari percorsi pedonali e ciclabili e un’area gioco per bambini e ragazzi, oltre a spazi per il relax. A Busseyaz, sulla prima collina della città, sorge il Parco Fontaine SaintOurs che deve il suo nome a quello dell’omonima fonte, menzionata sin dal 1299, a cui la leggenda attribuisce un’origine miracolosa: il Santo avrebbe fatto scaturire, in periodo

di siccità, l’acqua da una roccia, toccando quest’ultima con il suo “bourdon” (bordone). L’acqua zampilla ancora oggi. Lungo la strada per Porossan, in direzione del vicino paese di Saint-Christophe, si trova la Riserva naturale di Tzatelet. L’area, istituita nel 1993 e dalla superficie di 140 mila metri quadrati, presenta un campo sportivo polivalente e per gli sport tradizionali, un’area giochi per bambini e ragazzi, un percorso-vita di dieci stazioni ginniche. Infine, in località Entrebin, poco a Sud dell’abitato della frazione di Excenex, a circa 1.000 metri di altitudine, è possibile compiere una suggestiva passeggiata nell’omonimo Arboreto dove sono presenti piante di oltre duecento specie, sia autoctone, sia esotiche.

AOSTA PARCHI

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osta è celebre per le sue ricche vestigia monumentali di epoca romana e medievale, ma non tutti conoscono i parchi e i giardini che la caratterizzano, a pochi minuti a piedi dal centro cittadino, così come nelle frazioni e nei villaggi della collina.

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CASTELLO REALE DI SARRE LA RESIDENZA DI CACCIA DEL “ROI CHASSEUR”

Vittorio Emanuele II lo trasformò in una delle maggiori sedi stagionali dedicata al “loisir” venatorio

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iprendiamo il viaggio dopo una “sana” abbuffata di arte e archeologia che ci ha riservato la città di Aosta. Ci muoviamo ancora lungo la Statale 26 e in meno di 4 km dai confini del capoluogo, poco dopo l’incrocio per Cogne, lo vediamo sobrio e austero con la sua alta torre merlata a base rettangolare, con finestre a crociera, che si innalza al centro della struttura.

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È il Castello Reale di Sarre che fu la principale residenza di caccia del “roi chasseur” per antonomasia, re Vittorio Emanuele II.

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Questo bel maniero passò ai Savoia nel 1869 dopo che, dalla sua costruzione, nel XIII secolo, era passato attraverso molteplici proprietà. Vittorio Emanuele II lo trasformò in una delle maggiori residenze stagionali dedicata al “loisir” venatorio, con battute di caccia a camosci e stambecchi nelle vicine valli di Cogne, Valsavarenche, Val di Rhêmes che diventeranno, nel 1922, parte del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Non fu da meno il suo successore Umberto I che decorò le pareti del castello con i suoi trofei di caccia.

I TROFEI DI CACCIA DOMINANO GLI AMBIENTI INTERNI

funzione di sala da pranzo, mentre oggi è diventato un corridoio di passaggio, arredato con tavolini, sedie, consoles su cui sono collocate piccole statue in gesso e bronzetti.

Al pian terreno, il Castello Reale di Sarre ospita le collezioni reali, una sorta di museo dei ricordi di Casa Savoia con alcune sale dedicate, naturalmente, all’arte venatoria. D’altra parte, all’epoca le campagne venatorie reali davano lavoro a decine di famiglie valdostane e le strade di caccia fatte realizzare allora, sono utilizzate ancora oggi nel Parco, nato proprio da queste riserve. Lungo il percorso di visita si possono ammirare mobili, dipinti, sculture, stampe, oggetti preziosi e curiosi, ambienti fastosamente decorati, testimoni della vita privata degli illustri proprietari.

Il primo piano ospita le sale appartenenti all’Appartamento Reale con alcuni arredi originali e i tessuti minuziosamente riprodotti secondo gli inventari del 1890. Gli ambienti più caratteristici sono senza dubbio la Galleria e il Salone dei Trofei, se non altro per il forte impatto che creano.

Particolare la Galleria di accoglienza che con Vittorio Emanuele II aveva

Il secondo piano in origine ospitava le camere da letto per gli ospiti di riguardo, ma l’attuale allestimento ricostruisce gli ambienti arredati secondo le esigenze degli ultimi sovrani che lo frequentarono tra il 1935 e il 1946, comprendendo anche la loro piccola collezione di tele di autori italiani dell’Ottocento e del Novecento.


CHÂTEAU SARRIOD DE LA TOUR A STRAPIOMBO SULLA DORA BALTEA

Nella cinta muraria un insieme irregolare di edifici con la parte più antica risalente ai secoli XI e XII

Il castello Sarriod de La Tour, che risale nella sua parte più antica ai secoli XI e XII, appare come un insieme irregolare di edifici circondati da una cinta muraria: dall’altra parte siamo praticamente sulla Dora Baltea, anzi, una parte del castello è proprio a strapiombo sul fiume. Si oltrepassa la cinta muraria attraverso un elegante portale a sesto acuto, sopra il quale è scolpito lo stemma dei Sarriod de la Tour. All’interno, gli edifici più significativi sono la cappella, la cosiddetta “sala delle teste” e il massiccio donjon con le sue finestre crociate che si pone come esempio intermedio tra le torri più arcaiche dalle funzioni prevalentemente di tipo

difensivo e segnaletico, come quella di Cly, e quelle appena successive dalle dimensioni più ampie e massicce, con funzioni residenziali.

UN AMBIENTE UNICO E CURIOSO, LA “SALA DELLE TESTE” All’interno, nella visita guidata si incontra la “sala delle teste”. Il nome viene dalle mensole intagliate nel soffitto del salone principale, in tutto 171, fatte realizzare intorno al 1432 dal nobile Giovanni Sarriod de La Tour: offrono un vasto repertorio che si spinge ai limiti del grottesco e che presenta, insieme a volti e personaggi come nobildonne agghindate con copricapi all’ultima moda o gentiluomini con cappucci e berretti di varie fogge, anche figure carnevalesche come il suonatore di piva, i folli sghignazzanti con i tipici copricapi, il leccaculo,

l’irsuto uomo selvatico e vari personaggi raffigurati in pose oscene o con i volti deformati da smorfie feroci e sbeffeggianti. Non mancano figure di animali domestici (il cane, il gatto, l’anatra) e selvatici (il lupo, il cinghiale, lo scoiattolo, il serpente, il cervo) così come creature fantastiche (la sirena, l’unicorno, il drago, il volto trifronte) e una serie di mostri di aspetto capriccioso, bizzarro e diabolico. Nella cappella del castello, invece, si trovano gli affreschi più antichi, una delle rare testimonianze della prima pittura gotica in Valle d’Aosta: si riconoscono, nel locale sotto la volta, una Adorazione dei Magi, negli strombi di una finestra due “figure di Sante” e, sopra la volta, i frammenti di una Crocifissione. Di particolare rilievo anche gli affreschi di un San Cristoforo e di una Crocifissione eseguiti a ridosso del 1478 nel vano che immette nella cappella.

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roseguendo sulla Strada Statale 26, ci spostiamo di pochi chilometri e raggiungiamo il castello che appartenne alla famiglia Sarriod de La Tour e che si intravvede appena lasciato alle spalle il castello di Saint-Pierre.

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CHÂTEAU D’AYMAVILLES ALL’INSEGNA DELL’ELEGANZA

Su una collina circondata da vigneti lungo la strada per Cogne, un maniero da scoprire tra arte e storia

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desso andiamo avanti per tornare indietro. Già, perché l’ultimo maniero che ci apprestiamo a visitare l’abbiamo probabilmente già visto al di là della Dora Baltea percorrendo la strada statale 26 dopo Sarre: è il singolare ed elegante castello di Aymavilles, le cui origini risalgono all’inizio del XIII secolo, anche se le quattro torri angolari dotate di merli e beccatelli che lo contraddistinguono sono state aggiunte nel corso del XV secolo. Il castello sorge lungo la strada che sale a Cogne. Bellissima la terrazza che ci accoglie e che circonda l’edificio offrendo una veduta privilegiata sulla vallata centrale: in lontananza si scorge Aosta e più vicino si vedono i castelli appena incontrati di Sarre, Sarriod de La Tour e Saint-Pierre.

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Il castello è stato oggetto di un lungo e articolato intervento di recupero iniziato nel 2000 e che ha interessato sia la struttura architettonica che gli apparati decorativi interni, riuscendo a valorizzare le particolarità delle diverse campagne edilizie e dei numerosi rimaneggiamenti avvenuti nei secoli.

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Durante la scorsa stagione invernale, i primi fortunati visitatori che hanno potuto approfittare dell’anteprima natalizia hanno già avuto modo di apprezzare i nuovi interni; noi ci apprestiamo a farlo ora, dopo la riapertura ufficiale di questa primavera.

LA COLLEZIONE DELL’ACADÉMIE SAINT-ANSELME La ricca collezione Cacherano, andata dispersa, è stata idealmente ricreata attraverso la raccolta d’arte e antichità dell’Académie Saint-Anselme, iniziata nel 1855, ovvero nell’anno della fondazione di questa importante Associazione valdostana di studi storici. La collezione

dell’Académie Saint-Anselme è frutto dei principi di conservazione e valorizzazione del patrimonio locale. Nata con una forte connotazione territoriale, si è sviluppata per più di un secolo e mezzo in relazione alle vicende e ai gusti dei soci donatori, con un’attenzione particolare all’archeologia, alla ricerca delle vestigia antiche e delle opere d’arte, non solo di provenienza locale, tra cui sculture lignee, tele dipinte, frammenti di affreschi, monete, armi, oggetti lapidei, oreficerie.


IL PERCORSO MUSEALE

I

La storia delle famiglie che si sono avvicendate nel castello: al piano terreno le sale illustrano le vicende della casata Challant e dei Bombrini, ultimi proprietari del castello prima dell’acquisto da parte della Regione autonoma Valle d’Aosta.

Livello

II

Il collezionismo ottocentesco, da Vittorio Cacherano della Rocca Challant alla collezione dell’Académie Saint-Anselme: al primo piano il grande salone rappresenta il punto di snodo tra la storia del castello e la nascita della raccolta della associazione culturale valdostana nel XIX secolo a cui sono dedicate tutte le stanze di questa sezione.

Livello

III

Le stanze di Madama Giovane e la collezione dell’ Académie Saint-Anselme: l’esposizione convive con le testimonianze di vita quotidiana al castello nell’Ottocento

Livello

IV

Le fasi evolutive del castello e il soffitto ligneo del Quattrocento: il sottotetto, integrandosi con le testimonianze architettoniche ancora visibili, illustra le trasformazioni dell’edificio nel corso dei secoli con il supporto di tecnologie multimediali.

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Livello

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PONTE ACQUEDOTTO DI PONT D’AEL USATO PER L’ESTRAZIONE DEL MARMO BARDIGLIO

Costruito sul torrente Grand Eyvia, trasportava l’acqua che veniva utilizzata per scopi “industriali”

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n ponte per poter estrarre il marmo: è il ponte-acquedotto di epoca romana sul torrente Grand Eyvia che si incontra in prossimità del villaggio di Pondel. Ci arriviamo salendo da Aymavilles verso Cogne, deviando a destra non molto dopo la località di Caouz, quando incrociamo una strada che scende, percorrendo in totale circa 4 km: all’inizio del villaggio di Pondel c’è un’ampia area dove parcheggiare e il ponte si raggiunge a piedi dopo poche centinaia di metri.

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Non siamo di fronte a un semplice ponte, ma a un vero e proprio capolavoro di ingegneria idraulica romana, una grandiosa opera in

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muratura alta circa 56 metri e lunga più di 50 che anche oggi impressiona per le capacità costruttive note già a quell’epoca. Partiamo dall’iscrizione che troviamo sul lato nord del ponte: ne consente la datazione all’anno 3 a.C. e ci ricorda il promotore e proprietario, Caius Avillius Caimus originario di Patavium (Padova). Esponente di una facoltosa gens di imprenditori (gli Avilli), che possedeva tutti i requisiti sociali ed economici per ambire alla gestione delle locali cave di marmo, e per investire in un’attività estrattiva che sicuramente le avrebbe dato

visibilità e guadagno nell’ambito della giovane colonia di Augusta Prætoria. Si tratta di cave di marmo bardiglio, dal colore che va dal grigio-azzurro al grigio-perla venato, individuate più a valle, in località Pesse del comune di Aymavilles. Questo tipo di marmo è ben visibile in gran parte dei monumenti pubblici e privati di Aosta romana. Dunque il ponte, attraverso poi un acquedotto tecnicamente avanzato lungo in totale 6 km, non aveva una funzione di collegamento bensì di trasporto e utilizzo dell’acqua per scopi “industriali”, in quanto l’acqua serviva all’estrazione e alla lavorazione del marmo bardiglio.


UN’OPERA GRANDIOSA E… SINGOLARE Il ponte-acquedotto di Pont d’Ael si può sicuramente definire una grandiosa opera in muratura e blocchi di pietra da taglio. Il suo unico arco si allunga sulla gola, larga qui solo 12 m, ma profonda 66 m, con una campata di 14,24 m. La volta è costituita da un arco con cunei a una nervatura.

Su entrambi i lati di questo corridoio di controllo alto 3,88 m si trovano ancora oggi due file di piccole finestre, delle quali quelle inferiori illuminavano il pavimento e quelle superiori il tetto, così che il custode del ponte potesse identificare rapidamente le fuoriuscite dell’acqua che, a causa del gelo, avessero danneggiato la muratura.

Recenti indagini archeologiche hanno portato alla scoperta dell’esistenza di un terzo livello, una struttura vuota sottostante il passaggio pedonale, realizzata da una serie di vani ciechi appositamente

cavi, con la funzione di alleggerire e conferire elasticità a un’opera così massiccia e imponente. E oggi questo è possibile anche vederlo grazie all’apposito glassfloor realizzato.

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Ha un assetto piuttosto singolare. Infatti, è strutturato su due livelli: quello superiore, scoperto, col fondo in lastre di pietra originariamente impermeabilizzato da un’apposita malta idraulica, che consentiva il passaggio dell’acqua captata da sorgenti situate sulla riva sinistra del torrente; quello inferiore, largo circa un metro, un camminamento coperto ma aerato e illuminato, che permetteva il transito di uomini e animali e che nell’antichità serviva anche alla verifica della tenuta della soprastante conduttura dell’acqua.

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AOSTA

CARTINA ALLA MANO E SI PARTE! CASTEL SAVOIA

CHÂTEAU DE FÉNIS

FORTE DI BARD

CASTELLO REALE DI SARRE

CHÂTEAU D’ISSOGNE

CHÂTEAU SARRIOD DE LA TOUR

CHÂTEAU DE VERRÈS

CHÂTEAU D’AYMAVILLES

CASTELLO GAMBA

AOSTA

PONTE ACQUEDOTTO DI PONT D’AEL

Dopo l’esperienza invernale che ci ha portato sulla neve delle varie località valdostane, siamo quindi pronti per ripartire e visitare la meravigliosa Valle d’Aosta questa volta in versione estiva. Perché la bella stagione ci propone un altro genere di “immersione”: vogliamo tuffarci non in piscina (beh, se capita, perché no?), ma nel patrimonio culturale di questa regione che è stata crocevia di popoli, di movimenti artistici, di personaggi che hanno fatto la storia. Come avete avuto modo di scoprire sfogliando queste pagine, le tracce non mancano… Addirittura risalenti alla preistoria! Su, su, fino ai romani, di cui soprattutto Aosta è ricca di testimonianze. E poi il Medioevo, il Rinascimento, l’epoca napoleonica… Passate da un castello all’altro per immergervi in tutti questi periodi storici che, alla fine, si sposano con l’epoca moderna e contemporanea dei musei ricchi di opere d’arte che in quelle dimore hanno trovato la loro collocazione migliore.

CHE DIRE? BUON VIAGGIO!

Per ulteriori informazioni consultare il portale turistico della Valle d’Aosta: www.lovevda.it o il canale CULTURA su www.regione.vda.it

AREA MEGALITICA MAR-MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE CRIPTOPORTICO FORENSE TEATRO ROMANO CHIESA PALEOCRISTIANA DI SAN LORENZO

AOSTA, PIAZZE E PARCHI TANTE “AGORÀ” DA VIVERE UNA CITTÀ IMMERSA NEL VERDE



L’ascesa al punto più alto d’Italia.

Funivia rotante a 360°

Cinema Alpino

Osservatorio Monte Bianco

Hangar 2173

Kartell Bistrot Panoramic

Giardino Botanico

Terrazza panoramica

Trekking

Ristorante Alpino

Apertura Annuale


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