Lettera aperta ai cittadini di Cantù

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LETTERA APERTA AI CITTADINI CANTURINI Scrivo questa lettera a tutti voi, perché dopo cinque mesi dalla mia elezione alla carica di sindaco della nostra città, sono oggi molto più arrabbiato di quanto non lo fossi cinque mesi fa e con questa lettera voglio dunque spiegarvene le ragioni. Nel corso di questi cinque mesi non ho passato giorno senza ricevere richieste d’aiuto da parte di imprenditori con l’acqua alla gola o sull’orlo del fallimento, cassaintegrati e disoccupati allo stremo delle forze, padri e madri di famiglia che non riescono più a pagare il mutuo, le bollette sempre più salate, l’affitto, e persino i beni di primaria necessità. Storie quotidiane di nuova dilagante povertà che mi tolgono letteralmente il sonno. Ne cito una, l’ultima, per ora, di una lunga serie: una giovane donna sola, che a gennaio ha perso il lavoro, e da allora tenta di sopravvivere, insieme alla sua bambina di sette anni, con 200 euro mensili, appena sufficienti per comprare pane, pasta e riso. Nel contempo, in questi stessi mesi, ho continuato, come nei vent’anni precedenti, a leggere sui giornali di indecenti finanziamenti ai partiti ed ai loro giornali e fondazioni, e di parlamentari, ministri, consiglieri e assessori regionali, di tutti i partiti, senza distinzione fra destra, centro e sinistra, che oltre a beneficiare, tutti quanti, onesti e disonesti, di privilegi vergognosi, si appropriano spesso di denaro pubblico per acquistare ostriche, barche, macchine di lusso, o per pagarsi il dentista o la vacanza per sé e per i propri familiari ed amici. E come se non bastasse, taluni fanno addirittura affari con la criminalità organizzata. Infine, in questi stessi cinque mesi, io e gli altri componenti di Giunta siamo stati costretti a fare continuamente salti mortali, alzando le imposte locali e tagliando servizi ai nostri cittadini, per tentare di far quadrare un bilancio comunale ridotto all’osso dai continui tagli, lacci e gravami che il governo impone, praticamente quotidianamente, al nostro come a tutti gli altri comuni italiani. Queste cose io credo che un sindaco abbia il diritto e, soprattutto, il dovere di denunciarle a voce alta. E non accetto che taluni rappresentanti di partito dicano che il mio ruolo istituzionale richiederebbe, come è stato scritto, “maggiore responsabilità”. Al contrario io credo che sarei un irresponsabile se tacessi. Il silenzio istituzionale su queste vergogne è infatti, a mio avviso, la causa principale del disastro in cui versa oggi il paese. E dunque io non intendo affatto tacere. Ma non mi sorprende, ovviamente, che siano uomini di partito a pensare che un sindaco debba stare buono buono in un angolo ad ingoiare rospi. Loro sono abituati a ragionare con una mentalità distorta dalla faziosità. Io credo, al contrario, che sia irresponsabile ed anzi addirittura immorale stare dentro un partito, qualsiasi partito, che benefici di finanziamenti per i quali il popolo italiano con referendum aveva manifestato la sua totale contrarietà, ed usufruisce di privilegi veramente immorali. Non accetto dunque suggerimenti e, meno che meno, lezioni da chi sta dentro un partito e ritengo invece che questa gente, piuttosto, considerando quanto danno i partiti hanno prodotto in questo paese, dovrebbe avere il pudore di nascondersi o, quantomeno, di starsene zitta invece di dispensare lezioni al prossimo. Ma evidentemente c’è gente, nei partiti, che non ha il senso del pudore né della decenza. Io la penso in maniera del tutto opposta rispetto a questa gente e per questo, nei giorni scorsi, ho voluto dirlo con chiarezza toccando il solo tasto rispetto al quale, ovviamente, i partiti ed i loro lacchè risultano molto sensibili: il tasto delle imposte. Tasto dolente, perché ridurre, per legge o per scelta popolare, il livello delle imposte, significa togliere ossigeno al sistema corrotto dentro il quale i partiti sguazzano da decenni.


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