Mug Magazine #23

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Mug Magazine issue 23, year XIII

Il successo di un capo come la Polo, cominciato molti anni fa, non ha conosciuto finora sensibili inversioni di tendenza e non accenna minimamente ad esaurirsi quanto piuttosto esso fa assurgere ogni giorno di più questa, che ha dimostrato di essere molto di più di una maglietta, ad icona di stile, eleganza e sportività a qualsiasi livello.

L'origine di questo particolare capo si deve tanto ad un gioco antico ed esclusivo come il Polo quanto ad uno sport elegante come il Tennis; dovremo rivolgerci ad entrambi infatti per poter comprendere i diversi momenti dell'evoluzione della polo e giungere alla sua attuale definizione. Dall'antica Persia fino al "Pulu" tibetano (tipica palla di legno) la pratica continua di questo gioco ha appassionato le più diverse popolazioni e ben presto ha trovato svariati estimatori tra le fila delle colonie britanniche in India. Largamente praticato proprio durante il periodo vittoriano il Polo venne ufficialmente inserito tra gli sport nazionali inglesi e la sua rapida diffusione portò allo sviluppo di un abbigliamento dedicato ai suoi giocatori; in principio dunque sopra ai classici calzoni di flanella bianca, sotto ai maglioni, venne adottata una maglia di colore bianco dal collo diritto; poi per i giocatori a cavallo, si poneva la necessità di abbottonare il colletto alle maglie, per evitare che fastidiosamente questo finisse sul loro volto. E per decine di anni questa maglia dalle maniche lunghe, con il colletto ripiegato verso il basso, caratteristicamente abbottonata per una spanna, in senso verticale

dal collo in giù, fu l'uniforme delle sfide sui campi del Richmond Park e di Hurlingham. Quando durante il primo trentennio del secolo scorso ai giocatori di Tennis veniva ancora richiesto di indossare maglie a maniche lunga e cravatte, il pluricampione René Lacoste introduceva l'utilizzo di queste maglie bianche da polo, nella versione a manica corta. La maglietta infatti, nel disegno originale dello stesso Lacoste (vedi foto), si presentava in piqué bianco, con un piccolo colletto a coste, ripiegato e con le maniche corte anch'esse bordate a coste; mostrava, già al primo sguardo, l'introduzione di un accorgimento assolutamente innovativo, aveva questa maglia infatti il lato posteriore appena più lungo di quello anteriore per permetterle di rimanere ben rimboccata nei pantaloni, anche nei movimenti più ampi e bruschi. "Le Crocodile", tale era soprannominato René Lacoste dai giornalisti, per la sua tenacia sui campi da tennis nel non mollare mai la preda, fu la scelta del ricamo da inserire come logo su queste confortevoli maglie, al momento della loro produzione industriale nel 1933. Pochi anni più tardi, il primo inglese a vincere il torneo di singolo a Wimbledon,

Articles and images from the issue #10 of Mug Magazine – December 2005 / 文章とイメージは、 2005年12月発行のMug Magazine 10号に掲載されたものです。

Fred Perry in società con l'ex-calciatore austriaco Tibby Wegner cominciava la produzione delle tipiche magliette con la coroncina d'alloro ricamata sul petto. Le Fred Perry in breve verranno indossate tanto dai campioni di tennis sui campi da gioco quanto dai personaggi del cinema, dello spettacolo e del mondo politico inglese ed americano. In pochi anni questo capo uscito dai campi da gioco, non solo del tennis e del Polo, si evolve in uniforme sportiva anche di altri discipline, quali il rugby ad esempio ed arriva negli anni sessanta a vestire gli stessi "Mods" per le strade londinesi. E mentre Sergio Tacchini introduce i colori nella produzione mondiale dell'abbigliamento tennistico, lo stilista americano Ralph Lauren individua come sinonimo di classe e aristocraticità intrinseca il simbolo del Polo, il giocatore a cavallo, ed oltre a dare il nome di questo sport al suo prodotto, lo sceglie come logo da apporre sulle sue polo-shirt e su tutti i capi della sua linea.


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